Fashion 9 2015

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Il magazine di news, business e trend Nella foto: Gucci Menswear reloaded Alla vigilia della settimana della moda uomo per la primavera-estate 2016 i creativi ripartono dalle contaminazioni Focus Dal formale allo sportswear: a ogni segmento la sua strategia Marco Boglione Un re del casualwear appassionato di byte Interviste Carlo Capasa, Nicola Formichetti, Enzo Fusco, Jeremy Scott, Thomas Tait ENGLISH VERSION INSIDE Anno 46 | N ° 9 del 12.06.2015 | quindicinale | 5,50 | www.fashionmagazine.it Inchiesta Viaggio nel mondo del parallelo

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Il magazine di news, business e trend

Nella foto: Gucci

Menswear reloadedAlla vigilia della settimana della moda uomo per la primavera-estate 2016 i creativi ripartono dalle contaminazioni

FocusDal formale allo

sportswear: a ogni segmentola sua strategia

Marco BoglioneUn re del casualwear appassionato di byte

IntervisteCarlo Capasa, Nicola Formichetti, Enzo Fusco, Jeremy Scott, Thomas Tait

ENGLISH

VERSION INSIDE

Anno 46 | N°9 del 12.06. 2015 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it

InchiestaViaggio nel mondodel “parallelo”

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7 L’Editoriale

NEws

8 Men’s fashion week Tutte le novità di Londra e Parigi

BusiNEss

11 Marco Boglione/BasicNet «La nostra fessibilità ci rende tenaci»

12 Le inchieste di Fashion Il parallelo, si fa ma non si dice

16 Pitti uomo 88 Porte aperte alla moda after-gender

18 O&A/Thomas Tait A Pitti mi riprogetto

20 C.P. Company a Firenze Sul flo di lana dei 40 anni

22 Lardini «Prima la manifattura. Il monomarca può attendere»

n°9 12 GIUGNO 2015

www.fashionmagazine.it

in copertina Collezione Gucci Cruise 2016 (photo courtesy of Gucci)

sommario

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76 Lectra Vi stupiremo con effetti speciali

81 sondaggio/Vendite menswear primavera-estate 2015 L’uomo cresce grazie agli stranieri

88 Buyer’s opinion Sempre più formale, ma con classe

TrENd

90 spring/summer 2016 New menswear inspirations

95 spring/summer 2016 Menswear preview

112 store to watch The Corner Berlin

114 Brand to watch

116 Visti in showroom Più underground di così

24 Milano Moda uomo Carlo Capasa: «Il rinnovamento non può fermarsi a sflate e calendari»

26 Fashion week Uman apre il monomarca e Caruso si dà al cinema

33 Focus formalwear In gara per il record. Di qualità

39 Focus upper casual Elegante senza bisogno del sarto 45 Focus smart casual Ok, il prezzo è intelligente

51 Focus outwear High tech più heritage uguale valore

57 Focus denimwear C’è posto per tutti al vertice?

61 Focus camiceria Questione di stoffa

66 Menswear news Gruppo Paoloni: cocktail di risultati positivi

68 gta Si fa presto a dire pantaloni

PEOPLE

119 Fashion people Creare un brand online si può. Parola di infuencer 120 Cannes people L’onda social si forma qui

122 digital people Nicola Formichetti: «Connesso sì. Ma per due giorni al mese spengo la corrente» 124 spotlight people

126 Portraits people Per Mary-Kate e Ashley Olsen l’Oscar è arrivato con la moda

128 Question&Answer people Christian Pellizzari

130 red Carpet people Gucci cruise 2016 dinner party

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sommario n°9 12 GIUGNO 2015

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La ripetizione a catena, stagione dopo stagione, degli stessi eventi clou, l'in-cessante susseguirsi di collezioni con l'ambizione di rappresentare un apice di innovazione, l'andirivieni senza fne di celebrity e starlet del momento: nul-la potrebbe essere più lontano dalla re-

altà del fashion system che la percezione di un pesante carrozzone imprigionato in uno stan-co rituale che si ripete all'infnito in una spe-cie di inarrestabile moto perpetuo. Per quanto questa immagine, dal sapore caricaturale, sia l'esatto opposto di ciò che la moda in realtà rappresenta, questo non signifca che i player al suo interno, anche quelli grandi, siano im-muni dal rischio di trasformarsi in dinosauri avviati a un possibile destino di estinzione. Gli scenari di mercato stanno mutando con ra-pidità ed è soprattutto chi è agile a riuscire ad adattarsi con maggiore successo. È per questo

Un sistema in piena evoluzione

Marc SondermannDirettore/Editor-in-Chief

motivo che Fashion ha scelto di intervistare nella consueta chiacchierata di approfondi-mento Marco Boglione, un antesignano della cosiddetta azienda virtuale, perfettamente di-gitalizzata fn dagli albori di Internet, capace di cavalcare trend e opportunità senza essere oberata da un apparato gestionale lento e ine-sorabilmente ingessato in tempi in cui basta un tweet per scardinare interi sistemi di potere, come il caso Fifa insegna. Dal fenomeno del parallelo, cui dedichiamo un'esclusiva inchie-sta alla nascita di nuovi blogger-stilisti, il nostro mondo sta dando contemporaneamente segna-li di evidente stanchezza e di fervido rilancio creativo. È il caso di lasciare libere le briglie e di attrezzarsi per il futuro - con l'aiuto di mo-delli organizzativi snelli, veloci, fortemente in grado di mordere. Lasciando perdere, strategi-camente, la miopia del proftto facile per tor-nare a investire veramente sul futuro. ●

In times of rapid change, the leaner and more effcient organization wins. That is why we chose to interview Marco Boglione for this issue, who spearheaded the concept of a virtual

enterprise when the Internet was not even invented yet. As markets evolve with lightning speed, his business model can serve as an important source of inspiration.

L’ EDITORIALE

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news in primo piano

Buone notizie per la moda made in Italy. La Cina ha

deciso di tagliare i dazi imposti sulle importazioni

di abbigliamento, calzature e cosmetici. Il

provvedimento, scattato all’inizio di giugno, è

parte di un piano del governo di Pechino volto

a innalzare i consumi interni e dare stabilità a

un’economia in decelerazione. Più in dettaglio, la

nuova regolamentazione prevede una riduzione dal

22/24% al 12% per calzature come stivali e scarpe

sportive. Per capi di abbigliamento come cappotti,

maglioni, giacche e tailleur si passa dal 14/23% al

7/10%. «Si tratta di una buona notizia - commenta

Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda

Italia - per il tessile-moda italiano, che negli ultimi

anni ha benefciato di una crescita a due cifre

dell’export in Cina. Tuttavia l’Italia vende il 35% dei

suoi beni di lusso ai turisti cinesi. L’intenzione della

Cina di realizzare dei duty free sul suo territorio

rischia di danneggiarci». Armando Branchini,

vicepresidente di Fondazione Altagamma, ha

evidenziato altri due nodi da sciogliere. «In Cina

- anticipa - dovrebbe essere introdotta una tassa

locale sul lusso per spese oltre i 30mila renminbi

(circa 4.400 euro). In più è in discussione una

seconda fase della riforma dell’Iva».

Un giugno ricco di appuntamenti e novità per il

menswear europeo. London Collections: Men (dal

12 al 15 giugno) ospita il brand Tommy Hilfger,

che compie 30 anni e si concede un doppio fashion

show: in UK il 14 giugno e a New York il 15 luglio,

nell’ambito della nuova settimana della moda

(vedi a pag.28). Prima volta in pedana per House

of Holland, Berthold, Lathbridge by Patrick Cox

e Tourne de Transmission (foto 1). Tra gli eventi

chiave, spiccano i festeggiamenti per i 20 anni di

Dsquared2. La fashion week parigina apre con

una new entry come Strateas Carlucci (il 24

giugno, foto 2), marchio di Melbourne disegnato da

Mario-Luca Carlucci e Peter Strateas, e chiude

con la moda underground di Hood by Air (il 28).

Da tenere d’occhio il debutto di John Galliano (il

26) per il menswear Maison Margiela e il primo

déflé maschile di Balmain (il 27, frmato Olivier

Rousteing). Assenti Damir Doma, che sflerà a

Milano, e Kris Van Assche, che ha congelato il suo

marchio per concentrarsi su Dior Homme. Secondo

le stime di Euromonitor nel 2014 il menswear ha

originato nel mondo 440 miliardi di dollari di ricavi

(+4,5%, contro il +3,7% della moda donna).

Previsto un aumento a 480 miliardi nel 2019.

men’s fashion week

Tutte le novità di Londra e Parigi

Eleventy si espande all’estero con nuovi partnerEleventy plans to expand in Usa, South Korea, China and Middle East. Target sales: 50 million by 2019.

PT - Pantaloni Torino vale 18,6 euro sull’AimPT - Pantaloni Torino brand has been listed on Aim market. The market capitalization is near 85 million euro.

Nuovi progetti retail per il marchio del lusso

eccessibile Eleventy, fondato da Marco

Baldassari, Paolo Zuntini e Andrea Scuderi.

Questo mese ha inaugurato una showroom a

Milano, a breve distanza dall’avvio di quella di

New York, che ha siglato l’inizio dell’espansione

negli Usa in jv con Earl Rotman, ex Goldman

Sachs. Nel mirino anche il Sud Corea (in

partnership con Handosome), la Cina (con

Pailameng) e il Medio Oriente. Lo sviluppo estero

è supportato da Vei Capital - fondo di Palladio

Finanziaria, socio dal 2014 - che pensa a un’Ipo

o a un’aggregazione come futura exit strategy.

Nelle stime, i ricavi 2015 dovrebbero superare

i 16 milioni di euro (+35%), ma l’obiettivo del

management è salire a 50 milioni entro il 2019.

Lo scorso 13 maggio Cover 50, società di

Pianezza (To) che realizza i pantaloni di alta

gamma PT - Pantaloni Torino, ha debuttato

sul mercato azionario Aim di Borsa Italiana

al prezzo di collocamento di 18,60 euro per

azione. Valore che mantiene anche mentre

scriviamo e che valorizza l’azienda circa 85

milioni di euro (quasi quattro volte il fatturato

2014 di 23,9 milioni). Al comando la famiglia

fondatrice dei Fassino, che resta la maggiore

azionista. I progetti post-collocamento vanno

dalla conquista di nuovi mercati (con focus

sugli Usa) a un maggiore sviluppo della linea

donna fno a una comunicazione mirata al

consumatore come pure al wholesale.

scambi internazionali

La Cina dimezza i dazi sull’import di moda

London fashion week will be a bit American with Tommy Hilfger. Paris will appear more underground with Hood By Air show.

China cuts taxes by half on some imported luxury goods, to boost spending at home, where the economy is slowing.

a cura di Elisabetta Fabbri

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Un modello PT01 Ghost Project

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Marco Boglione, presidente di BasicNet, spiega a Fashion come è riuscito in 20 anni a creare un

gruppo che nel 2014 ha fatturato 446 milioni di euro (+12,9%). Partendo dal-la passione congenita per l’informatica, l’imprenditore torinese coordina oggi, a livello mondiale, una rete di marchi che spazia da K-Way a Robe di Kappa, pas-sando per Superga e Jesus Jeans.Signor Boglione, come nasce un model-lo innovativo di azienda come il suo?Si tratta forse di una questione gene-razionale. Appartengo senz’altro a quella giusta, avendo all’incirca l’età di Bill Gates o, se vuole, di Steve Jobs. Ho avuto la fortuna di vivere durante il periodo della rivoluzione informati-ca, creata dalle nuove tecnologie, che trovavo molto più interessanti di Mick Jagger. Essendo appassionato a quel genere di cose, e portatore di una de-viazione genetica che comporta l’im-prenditorialità, mi sono chiesto come utilizzarle, affascinato dalla loro por-tata di innovazione.C’è stato un momento clou nel suo iter? Fu nel 1994, quando arrivò il modello Internet, che comportò la trasmissio-ne universale di dati. Appena ho visto che funzionava, sono stato colto dalla sindrome di Stendhal. Ho immagina-to tutto il progetto BasicNet, da cima a fondo. E come tutti i buoni proget-ti fu all’inizio ignorato, perché senza riferimenti. È iniziato un bellissimo calvario, appassionante, ma anche un po’ frustrante: all’inizio non ci credette nessuno, ma con il tempo - sono pas-sati 20 anni - hanno iniziato a pren-derci ad esempio. Il nostro è un mo-dello di business a rete, non verticale,

che permette gestioni veloci e affdabi-li delle catene dell’offerta.Quale la più grande soddisfazione?Essere riuscito, nel bene e nel male, a realizzare il motto «piano piano che ho fretta». Siamo stati in grado di so-stenere negli anni quella che Brunello Cucinelli defnisce crescita garbata, a cui tutti gli imprenditori veri ambisco-no. Certo, prima siamo sopravvissuti ad anni diffcili. Ce l’abbiamo fatta autofnanziandoci, rischiando i nostri soldi e affdandoci a un modello so-stenibile, non centralizzato e alimen-tato da tutti gli elementi della catena. Come BasicNet vendiamo infatti so-prattutto opportunità di fare affari. Si tratta, me lo lasci dire, di un prodotto che va di gran moda.In concreto, questo che cosa signifca?Signifca che facciamo da nesso fra i due tipi di imprenditori predominan-ti, tra chi per propensione preferisce produrre e chi predilige la vendita. In effetti ciascuno dei due ha un dispera-to bisogno dell’altro, anche quando è bravissimo a fare ciò che fa. Noi ci sia-mo prodigati fn da subito ad automa-tizzare, tramite concessionari, la pro-duzione e a dare la vendita in mano a licenziatari.Com’è riuscito a forgiare legami pluri- decennali con personalità così diverse?I nostri legami sono fortissimi, ma de-rivano da una flosofa particolare. La miglior garanzia per essere legati è es-sere liberi. I nostri licenziatari stanno con noi fnché conviene, noi li incitia-mo quotidianamente a “mandarci a stendere”, non ambiamo a nessun al-tro parametro se non il mercato. L’in-tero business è informatizzato e gra-

Seguendo un modello di business a rete, non verticale, con gestioni veloci e affdabili delle catene d’offerta, Marco Boglione ha fatto di BasicNet una realtà da 446 milioni di ricavi (+12,9% nel 2014)

di Marc Sondermann

K-Way, Robe di Kappa, Superga, Jesus Jeans: brands belonging to BasicNet, the group headed by Marco Boglione, with sales around 446 million euro (+12,9% in 2014). Flexibility and sustainable growth are his keywords.

«LA NoStrA FLESSIBILItà CI rENdE tENACI»

protagonisti

fcizzato, come si usa fare con Google Analytics. Vediamo tutti le stesse curve, possiamo aggregarle in andamenti ma-cro. È così che la trasparenza mette tutti d’accordo.In un contesto del genere, l’interazione personale quanto conta ancora?Conta ovviamente moltissimo, per que-sto abbiamo 120 ragazzi che non fan-no altro che girare in continuazione. Il face-to-face serve però solo all’appro-fondimento. Il resto è noto, si basa su uno scambio di informazioni rapido e oggettivo.Il suo quartier generale di Torino di che cosa si occupa?Le mansioni delle nostre 400 persone si suddividono in cinque ambiti. Primo, possediamo il marchio e lo affttiamo. Questo comporta un’attività di contrat-tualizzazione non banale. Secondo, svi-luppiamo tutte le collezioni dei nostri brand. 200 stilisti creano 6mila articoli l’anno. terzo, industrializziamo il pro-dotto, rendendolo a tutti gli effetti ac-quistabile come una commodity. Quar-to, gestiamo tutte le informazioni senza un pezzo di carta. Amiamo defnirci a gravità zero. Quinto, generiamo quella spinta in più, che può solo nascere dalla pubblicità.Come vi suddividete i compiti in questo campo con i licenziatari?dal nostro canto investiamo circa il 40% dei proventi delle licenze in mar-keting, chiedendo però ai nostri licen-ziatari di controbilanciare il tutto con un investimento equivalente da parte loro. Mentre noi qui da torino coor-diniamo il worldwide strategic adverti-sing, loro si occupano del local direct advertising nei territori di riferimento. ●

1. Anti-pioggia e confortevole, un modello K-Way 2. Marco Boglione, presidente di BasicNet

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È l’altra faccia del business della moda. Quella più nascosta. Di cui tutti san-no, ma di cui nessuno vuole parlare.

Anche perché contravviene all’esclusiva di zona, che da sempre regola i rapporti tra aziende e wholesale. Adesso però il parallelo, chiamato anche gray market o daigou channel (riferito alla Cina), o ancora più modernamente B2B, ha rag-giunto volumi tali da non poter essere più ignorato. Trasmette una percezione errata dell’andamento dei singoli mercati e si basa su regole diverse da quelle del com-mercio comunemente inteso. Il rischio, in special modo per l’Italia, è che sull’onda di questo business, molto allettante ma non di facile gestione, si perda il saper fare tipico dei dettaglianti: quello giocato sul contatto diretto con la clientela locale e con le sue esigenze. Oltretutto il parallelo è appannaggio solo di una fetta di mul-timarca che, così facendo, penalizza chi non lo pratica. È altrettanto vero che per molti rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza, in un mercato interno an-cora sofferente. Un affaire che, tra l’altro, piace anche a diverse aziende. Da sempre evidentemente colluse, le griffe - alcune da tempo lo praticano direttamente o tra-mite partner - con una mano lo vietano e con l’altra lo permettono. Ultimamente hanno anche incominciato a mettere nuo-vi paletti, creando delle sorte di gruppi d’acquisto. Quantifcare il parallelo non è facile, perché mancano dati uffciali. In Italia, tra i Paesi più attivi, Fashion stima

che il suo giro d’affari complessivo, con-siderando le tre formule di “pronto”, di “programmato” e la variante online - con circa un centinaio di multimarca dell’alto di gamma coinvolti in vario modo - arri-vi a due miliardi di euro, senza contare il “gray” gestito direttamente dalle aziende (nel 2014, secondo l’Osservatorio Al-tagamma, i consumi mondiali dei beni personali di lusso hanno raggiunto i 224 miliardi di euro). Ormai questa attività

Ormai le vendite non uffciali, ovvero da negoziante a negoziante, hanno raggiunto volumi tali da non poter più essere ignorate. Il parallelo si fa sul pronto, sul programmato e online. E molte aziende, che a volte lo praticano direttamente, da un lato lo vietano e dall’altro lo consentono. Ma le regole del gioco stanno cambiando

di Elisabetta Campana

Our focus is on gray market exports: bags, shoes, accessories, clothing sold through a distribution channel which is unoffcial but isn’t illegal. The business is growing so fast that it’s impossible to ignore it.

IL PARALLELO,SI fA mA NON SI DICE

Lo shopping dei cinesi neL 2014

Il “daigou” rappresenta il 15% degli acquisti del lusso

Acquisti oltreoceano

Vendite in Cina mainland

Acquisti tramite daigou (parenti e amici), taobaoagency e agenzie professionali

Sources: Bain & Co. (2014, China Luxury Market Study)

Il primo mercato di sbocco del paralleloè la Cina, seguono Corea e Giappone. Hong Kong è una piattaforma strategica pure per il resto del Far East. Il lusso prende anche la strada della Russia, del Medio Oriente e del Nord Africa

coinvolge molti retailer e brand, non solo nel nostro Paese, che comunque si pre-sta di più visto l’elevato numero di mul-timarca esistenti - ma anche in Europa e negli States. La controparte sono retailer e importatori che non riescono a ottene-re alla “luce del sole” i brand più richiesti dai consumatori. Sono prevalentemente asiatici, in special modo cinesi - in secon-da battuta coreani e giapponesi e, a segui-re, malesiani, indonesiani e singaporiani -, ma anche russi e mediorientali, oltre a qualche nordafricano, sudafricano e su-damericano. Nella Repubblica Popolare il fenomeno è tale che è stato coniato il termine “daigou”, ovvero “acquistare per conto di”. Nasce dalla consuetudine dei turisti cinesi di comperare all’estero, a costi più convenienti, prodotti griffati e del lusso per amici e parenti: una prassi che nel tempo si è sviluppata e struttura-ta diventando un’attività a tutti gli effetti, alimentata anche dall’online e dai social network come Wechat, che di recente ha

La “gray road” daLL’itaLia aLLa cina

Le iNCHieSTe di faSHioN

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lo pratica. «Se realizzato in grandi quanti-tà può rendere anche il 7-8% del capitale investito - dichiara un dettagliante che preferisce restare anonimo (come tutti gli altri interpellati) - e pertanto attira part-ner importanti anche al di fuori del setto-re». Non a caso di recente, grazie a questo tipo di supporto economico, «alcune in-segne - precisa - sono esplose in termini di fatturati e di negozi, aprendo anche in località sperdute della Penisola pur di po-ter aumentare i propri budget e quindi il volume del parallelo». Certo, non è tutto oro ciò che luccica: il guadagno è diretta-mente proporzionale al rischio. Basta che la controparte venga meno agli impegni presi, non ritirando ordini milionari, per creare non poche diffcoltà a chi comun-que la merce l’ha già pagata. Questa pri-mavera un dettagliante francese ha fatto tremare il fashion system riversando sul gray market, a prezzi stracciati, 22 milioni di euro di prodotti, annullati da un ope-ratore asiatico. «D’altra parte come tutto

il sistema moda che si regge sempre più su dinamiche fnanziarie piuttosto che commerciali - commenta un addetto ai lavori - anche questo business sottosta a regole più simili al gioco in Borsa, quin-di d’azzardo, che alla vendita tradizio-nale». Ciò detto, il parallelo non è certo una novità. Nasce negli anni Ottanta con l’affermazione del prêt-à-porter e la sua conseguente diffusione internazionale. Nel tempo ha preso sempre più piede, alimentato da un lato dall’apertura del fashion a importanti mercati come Rus-sia, e Cina e, dall’altro, dalle crisi che periodicamente coinvolgono varie par-ti del mondo, costringendo a smaltire quantitativi di merce in eccesso: emble-matico quanto accaduto nel 2008 dopo il fallimento di Lehman Brothers. L’onda d’urto dello tsunami fnaziario ha inciso negativamente sul potere d’acquisto di europei e americani, inducendo il siste-ma moda a guardare ancor più a Orien-te. Si è così creato un circolo vizioso. In

lanciato anche un App apposita o Tao-bao, l’equivalente cinese di eBay e Ama-zon (vedi tabella a pagina 14).

Il “gray” busIness È dIventato

a tuttI glI effettI un canale dI vendIta

Secondo la società di consulenza Bain&Co. nel 2014 il daigou ha rappre-sentato il 15% del totale spending cinese del lusso (vedi tabella a fanco), di circa 65 miliardi di euro, pari a un valore di poco meno di 10 miliardi di euro (di cui circa la metà riguarda il beauty). Un dato che però sottostima il giro d’affari complessi-vo del parallelo cinese riguardo al fashion - probabilmente quasi il doppio - perché considera solo gli acquisti effettuati al di fuori della Repubblica Popolare, preva-lentemente nei negozi europei e di Hong Kong. Con questi numeri il gray market è diventato a tutti gli effetti un canale di vendita, posizionato tra reale e virtuale in una sorta di interregno, che può regalare buone, se non ottime, soddisfazioni a chi

giapponecina

russia

nord africa

corea

dubai

singaporeindonesia

maLesia

hong kong

itaLia

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Borse p/e 2015

LE PIù AmBITE DAL PARALLELO

Italia, con i prezzi delle collezioni sempre più inarrivabili per i nostri connaziona-li, i negozianti hanno dovuto (e devono) contare solo sugli stranieri. «Arrivando ai giorni nostri, il parallelo ha acquisito tre diverse connotazioni - spiega un addetto ai lavori di lunga esperienza - quella del “pronto” (o microparallelo), del “pro-grammato” e dell’online». Il pronto, è il parallelo più tradizionale, che avviene in corso di stagione: è fortemente sostenuto dai cinesi, più o meno legati alle daigou agency. «Sono prevalentemente giovani - spiega un commer-ciante - che entrano in negozio, fotografano soprattutto borse e calzature, più facilmente tra-sportabili dell’abbigliamento, chiedono di tenere da parte gli articoli più interessanti (alcuni mettono dei bollini colorati per segnalarli) e poi tornano il gior-no stesso o l’indomani con la li-sta». Spendono cifre che vanno dai 5mila ai 50mila euro, «con uno sconto sul prezzo di vendi-ta del 10-15% - dice -. ma c’è an-che chi applica ribassi maggiori, rovinando così la piazza». Il pa-rallelo programmato è quello più criticato, perché più struttu-rato. I negozianti includono nei propri ordini, anche di milioni di euro, quelli degli altri retailer e distributori trasformandosi

si fanno solo sui grandi numeri. La corsa è talmente al ribasso, che anche le azien-de stanno prendendo dei provvedimenti, affnché la merce non perda d’immagine e d’esclusività. Di recente un noto brand italiano (ma non è il solo) ha creato una sorta di gruppo d’acquisto con cinque multimarca, per regolamentare il paralle-lo, riducendo del 70% gli ordini di tutti gli altri e aumentando di conseguenza i loro. Ai prescelti è però stato imposto un listi-no maggiorato del 15-20%, per obbligarli

a non svendere i prodotti. Il parallelo ha trovato anche la strada dell’online, non neces-sariamente attraverso l’e-com-merce: da quando i magazzi-ni dei multimarca sono stati digitalizzati, i partner esteri possono accedervi con una semplice password e attingere direttamente alle loro scorte. E in futuro? Il “programma-to” sarà sempre più appan-naggio di pochi gruppi di insegne multimarca (con le spalle ben robuste), mentre il “pronto” rimarrà più acces-sibile a tanti. L’infuenza del canale virtuale aumenterà. E le aziende, fnché vorranno sostenere piani di svilup-po sempre più ambiziosi, dovranno continuare a fare buon viso a cattivo gioco. ●

doVe acQuistano onLine i consumatori cinesi deL Lusso?

Sul web il 35% compra attraverso il canale daigou

Website locali cinesi Daigou service Website stranieri Luxury brand website

Source: Exane BNP Paribas (marzo 2015)

CéLINE

FENDI

GIVENCHY

SAINT LAURENT PARIS

VALENTINO

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di fatto in grossisti. I referenti sono prin-cipalmente operatori con sede a Hong Kong, che smistano la merce soprattutto nella Cina mailand (senza pagare i dazi, o quasi, riuscendo così a mantenere i prez-zi più bassi di quelli uffciali), ma anche nel resto del far East. Nel programmato la concorrenza è spietata: ormai si ven-dono i prodotti al prezzo di costo più il 10% - c’è chi per incassare di più paga le aziende al momento dell’ordine, ottenen-do così uno sconto - e pertanto i guadagni

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MENSWEAR A FIRENZE

Cambia la geografa interna di Pit-ti Uomo. La kermesse forentina torna in scena dal 16 al 19 giu-

gno con una serie di novità, messe a punto dagli organizzatori, in sintonia con l’evoluzione degli scenari e con le esigenze del mercato. Prima fra tutte la nascita della sezione Open, che prende il posto di Pitti_W. «Pitti Uomo è uno show in progress, che non ha paura di togliere per accogliere il nuovo - spiega Agostino Poletto, vice-direttore gene-rale di Pitti Immagine -. Questa volta superiamo la formula Pitti_W, troppo ancorata all’idea di genere, dando vita a Open. Ecco che il no sex diviene un driver di mercato importante». Lo spa-zio riunirà nella Sala del Rondino 20 collezioni, fra cui Caterina Belluardo, Dalton Bros, Sunglasses e Mother-sons. Per una sezione che nasce, altre cambiano pelle. È il caso di Futuro Maschile, dedicato alla moda clas-sica contemporanea, che raddoppia lo spazio, aggiungendo alla consueta Sala delle Nazioni la Sala della Ronda, dove sono riunite aziende e collezio-ni selezionate con attezione, con un twist più moderno. Tra i nomi, Alden Usa, Camoshita United Arrows, Dita Eyewear e Thom Browne, per un to-tale di oltre 80 espositori. Tempo di trasloco per Touch: l’area che esprime l’eclettismo del guardaroba maschile contemporaneo, tra ricerca e interna-

zionalità, si trasferisce all’Arena Stroz-zi, dove presenta su una superfcie di oltre 2mila metri quadri 100 aziende, di cui il 70% provenienti dall’estero.

InIzIatIve specIalI, debuttI e rIentrI:

cosa sI muove sulla scacchIera

A proposito di estero, è sempre più nu-trita la presenza degli operatori stranie-ri: dei 1.150 espositori, il 40% proviene da oltre 30 Paesi. La percentuale sale, se si considerano le new entry, «170 in totale, di cui il 60% in arrivo da oltre-confne», come puntualizza Poletto. Fra le iniziative speciali all’interno del salone, spicca il lancio del progetto North Sails Black Line, in cui l’ele-mento nautico, che fa parte del dna della label, viene interpretato nel suo aspetto più wild e autentico. Tempo di brindare per Wp Store, che celebra 30 anni di attività, lanciando in anteprima la 30th anniversary BlueBlack Collec-tion: 20 prodotti limited edition rea-lizzati in collaborazione con 18 brand che hanno fatto parte della storia di Wp, tra cui Woolrich, Barbour, Bara-cuta, Paraboot, Spiewak, Engineered Garments, Nanamica, Mark McNairy New Amsterdam. Fra i rientri ci sono Geox, in uno spazio indipendente nel Cortile dei Medici e Dirk Bikkembergs, che presenta la prima collezione di un-derwear, beachwear e socks, prodotta e distribuita da Perofl. Tra le conferme

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Pedine in movimento sulla scacchiera di Pitti Uomo che, al posto di Pitti_W, avvicina menswear e womenswear nella nuova sezione Open, abbattendo le frontiere tra i generi. Nutrita la schiera di eventi e special guest. In pole position il menswear di Moschino e il womenswear di Thomas Tait.

di Carla Mercurio

Moving pawns on the Pitti Uomo chessboard. The trade fair replaces Pitti_W with Open, a new section that breaks down the borders between genres. The list of events and special guests is manifold, with Moschino menswear and Thomas Tait womenswear in pole position.

Pitti Uomo 88

PORTE APERTE ALLA MODA AFTER-gENDER

Furla, che dopo il lancio mondiale degli accessori uomo, lo scorso gennaio, tor-na in uno spazio esclusivo della Fortezza con il progetto social media “The Mo-dern Man”. Confermato l’appuntamento con Who is on Next? Uomo, giunto alla settima edizione, che vede tra i fnalisti Ilaria Lepore, L72, Miaoran, Omogène e Vittorio Branchizio per il prêt-à-porter, Mani del Sud e Marco Laganà per gli ac-cessori. A far da flo conduttore al salone, con i suoi stand e le sue sezioni, il tema guida dell’edizione di giugno, con lo slogan That’s Pitticolor!, che diviene an-che lo spunto per una capsule collection speciale ispirata al color oro e battezzata #goldmaniac, realizzata in collaborazio-ne con Antonia, che sarà in vendita in uno speciale temporary store nella Sala della Ronda, nuova estensione di Futuro Maschile.

Fra glI eventI specIalI, anche una partIta

dI calcIo storIco FIorentIno

Fuori dai confni della Fortezza, nelle location più belle della città, va in scena l’aspetto più social della manifestazio-ne: la parata di special event. Numero-si i nomi sotto i rifettori: fra gli ospiti speciali, il menswear guest designer, Moschino Menswear (il 18 giugno a Palazzo Corsini), il womenswear guest designer Thomas Tait (il 17 giugno alla Limonaia di Zanobi del Rosso), il desi-gner project focalizzato su Carlo Bran-

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delli per Kilgour (il 17 giugno a Palazzo Medici Riccardi), la mostra dedicata a Nino Cerruti (al Museo Marino Mari-ni dal 16 giugno al 7 luglio), i tre Pitti Italics (Arthur Arbesser, Casamadre e Louis Leeman) e C.P. Company, special event in occasione dei 40 anni della la-bel (il 16 giugno alla Dogana). Emble-matico il fatto che Emilio Pucci abbia scelto proprio i giorni della kermesse per dare una prima visione del new deal della griffe, sotto l’egida creativa di Mas-simo Giorgetti: l’appuntamento è il 17 giugno, alle Pagliere, nel giardino delle ex Scuderie Reali. Un “pilot episode” in vista della sflata di settembre, a Mila-no. Non solo: Ports 1961, con il nuovo direttore creativo del menswear, Milan Vukmirovic, presenta il 17 giugno, in piazza Ognissanti, la collezione della prossima estate, mentre la maison Ghe-rardini celebra il traguardo dei 130 anni con l’esordio della gamma maschile Mr. Gherardini e un concerto di Ariel Pink, il 18 giugno nelle Serre Torrigiani. E que-sta volta c’è anche un evento legato alla tradizione storica di Firenze; una rappre-sentazione del Calcio Storico Fioren-tino, in programma la sera della vigilia della manifestazione, il 15 giugno, in piazza Santa Croce. ●

«Il mio uomo Moschino è crazy e punta sui contrasti»

Tra i meriti di questa edizione di Pitti

Immagine Uomo c’è quello di aver portato in Italia per la prima volta il menswear Moschino, disegnato da Jeremy Scott. Dopo alcune stagioni a Londra, la sera del 18 giugno la maison del gruppo Aeffe è special guest del salone forentino, con la collezione spring-summer 2016 negli spazi Barocchi di palazzo Corsini, «che ho scoperto con Björk al Ballo di Cenerentola», rivela Scott, mente e motore della nuova Moschino.

Cosa l’ha portata a scegliere Pitti per

il debutto in Italia della collezione

maschile di Moschino?

Non sono mai stato a Pitti prima d’ora ed è un onore per me che il mio esordio in Italia con il menwswear sia proprio

a Firenze. Sarà un occasione unica per mostrare la nuova visione della linea. Cosa può anticiparci dello show?

La collezione è davvero eccitante e mescola vari elementi, dallo sportswear al formale, giocando in maniera ironica e beffarda sui contrasti tra i due generi. Ho scelto di presentarla a palazzo Corsini, dove sono stato per la prima volta un anno fa al Ballo di Cenerentola con Björk, e penso che le sue grotte e gli affreschi barocchi convivranno benissimo con gli elementi disco del fashion show. Anche la sflata di Pitti avrà un côté

digital, come accade nei vostri show

femminili?

Ovviamente: lo show sarà trasmesso live sul nostro sito. E non solo.

Come sono stati questi suoi primi

anni in casa Aeffe/Moschino? Bellissimi, adorabili e pieni di lavoro. Se penso a quante cose abbiamo fatto e a quanti risultati abbiamo raggiunto in poco più di un anno con la grande famiglia di Aeffe (a cui ha affdanto

anche la licenza del suo marchio, ndr), quasi non ci credo. Qual è l’ispirazione della sua

collezione uomo?

Inizio sempre il mio lavoro pensando a cosa mi piace indossare e a ciò che manca nel mio guardaroba. Ho uno stile personale molto forte e questo è sempre stato un aspetto a cui attingere. Tre aggettivi per descrivere l’uomo

che veste Moschino by Jeremy Scott.

Crazy, sexy, cool.

Q&A/Jeremy Scott

di Andrea Bigozzi

1. La maison Emilio Pucci ha scelto Firenze per portare sotto i rifettori la prima visione del new deal della griffe, sotto l’egida creativa di Massimo Giorgetti 2. La Fortezza da Basso

Al SAlone

Per gli special project si guarda fuori dall’Italia

La vocazione internazionale della manifestazione vede gli organizzatori sempre più impegnati a

proporre iniziative che guardano fuori dall’Italia. Da non perdere, all’edizione numero 88, il progetto promosso da Saks Fifth Avenue in collaborazione con Agenzia Ice di New York, che celebra l’Italian Sartorial Style con la promozione di alcuni marchi italiani, molti dei quali presenti a Pitti Uomo. Per tre settimane, a partire dal 21 giugno, sei vetrine del fagship store di New York e quelle dei 39 store dell’insegna negli Usa saranno dedicate all’iniziativa. Dal Giappone, Isetan

Shinjuku-Tokyo rinnova per la quinta edizione il progetto che dà ai suoi clienti la possibilità di fare pre-ordini in esclusiva di una selezione di brand di Pitti Uomo. È l’Africa infne la Guest Nation, con una sflata realizzata in collaborazione con Ethical Fashion Initiative, per promuovere i giovani designer del continente. Sotto i rifettori le collezioni di Dent de Man, MaXhosa by Laduma, Orange Culture e Projecto Mental. (c.me.)

From Africa as a guest nation to the Saks Fifth Avenue and Isetan Shinjuku initiatives: Pitti Uomo is becoming increasingly international.

The designer talks about his frst Italian menswear fashion show. «The collection is exciting and diverse. It also mixes various elements from sportwear and formal»

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MENSWEAR A FIRENZE

Si è fatto notare fno dalla sua prima collezione, presentata a Londra nel 2010, tanto da essere subito scelto

da asos.com per una collaborazione. Nel 2014 è stato il vincitore della prima edizione dell’Lvmh Prize e da allora il suo lavoro ha suscitato crescente inte-resse tra stampa e buyer. Adesso, il non ancora trentenne Thomas Tait (è nato a Montreal 27 anni fa) è stato chiamato dagli organizzatori di Pitti Uomo, che il 17 giugno gli hanno riservato una serata-evento alla Limonaia del giardino di Boboli in qualità di womenswear guest designer. Per l’occasione lo stilista con-fezionerà una performance multisenso-riale, dove (tra luci, specchi e profumi) presenterà gli abiti più iconici delle pas-sate collezioni, ma “riprogettati”. Con una sorpresa: nella performance sono coinvolte quattro muse del designer, che tra le sue ambasciatrici annovera perso-naggi come Zaha Hadid e Cathy Horyn.

Può anticiparci l’iniziativa che presenta?Mostrerò una combinazione di capi pro-venienti da stagioni passate. Ogni pezzo sarà affancato da un altro, riprogettato grazie all’aiuto di Pitti. È il sogno di ogni designer: tornare indietro nel tempo e avere l’opportunità di rifare il proprio la-voro, ma meglio! Sono elettrizzato. Cosa è cambiato dopo l’Lvmh Prize? Lo scorso anno ho lavorato con il grup-po Lvmh che mi ha fornito due fantastici tutor, a Londra e a Parigi. grazie a loro sono riuscito ad aprire nuovi canali di

Thomas Tait

vendita e di produzione. Poi con la vitto-ria sono arrivati anche i 300mila euro del premio, davvero utili.Commercialmente, ci sono stati benefci? Fortunatamente sono riuscito a raddop-piare il numero dei clienti. È stato un balzo improvviso da gestire, ma necessa-rio per la crescita del brand.Come defnirebbe la sua estetica?Le mie collezioni sono il risultato di uno studio sulle forme e sulle proporzioni. Mi capita spesso di fare scelte progettuali paradossali per quanto riguarda i tessuti, le proporzioni e i colori. Molti vedono in me un tocco minimalista, ma non sono d’accordo. Ogni stagione segue un corso diverso, a seconda dell’ispirazione e dell’istinto. Quindi è diffcile per me indicare quale aspetto creativo prenda il sopravvento sugli altri. Chi sono stati i suoi ispiratori nella moda?Direi Azzedine Alaïa, Alexander Mc-Queen, John galliano, Chalayan. Dove produce le sue collezioni?Principalmente in gran Bretagna, anche se grazie a Pitti e a Lvmh sto lavorando anche con aziende italiane e francesi. Le piace la moda italiana? Sono sempre molto entusiasta di vedere lo show di Prada. Chi apprezza di più tra i colleghi della sua generazione?Simone Rocha è un’amica e penso che il suo lavoro sia brillante. Sono anche mol-to felice per Paolo e Marta di Marques Almeida, che hanno appena conquistato la nuova edizione dell’Lvmh Prize. ●

Per Thomas Tait l’esperienza di Firenze è una doppia opportunità: «Miglioro il lavoro del passato e scopro la produzione italiana». Così il designer racconta la sua performance, fatta di abiti iconici “riprogettati” made in Italy

di Andrea Bigozzi

Thomas Tait talks about his Pitti project and the business. «I’ll show items from various seasons, re-done with the help of Pitti. After the Lvmh Prize I doubled my client list».

Q&A/tHomAS tAit

A PITTI MI RIPROgETTO tHe Wool lAB

Il lato più creativo della lana

The Woolmark Company presenta a Pitti Uomo la nona edizione di The Wool Lab,

la guida alle tendenze più interessanti e ai migliori tessuti in lana per l’autunno-inverno 2016/2017, realizzata in collaborazione con i flatori e i tessitori più innovativi. Quattro dei sette temi proposti fanno riferimento all’abbigliamento femminile, a dimostrazione del fatto che questa fbra continua a essere sempre più utilizzata al di fuori del tradizionale ambito maschile. Si parte con il tema Normdecor, che rimanda a una consumatrice contemporanea e cosmopolita, per proseguire con Metropolitan Chalet, riservato alle amanti di uno stile classico ma confortevole. Poi ci sono Androgyne, legato alla tradizione del made-to-measure e Complements, ossia l’accessorio in lana che diventa parte integrante del guardaroba. Due i floni individuati per il menswear: il mondo dell’eleganza con un tocco più fresco e contemporaneo, rappresentato da Posh, e uno stile più rilassato che parla di ritorno alla natura e alle sue risorse, simboleggiato da Into the Wild. Il tema New Makers mette in risalto il talento emergente, celebrando il mix tra mondo moderno e classicità. Dopo il lancio a Firenze, la guida sarà presentata ai più importanti show di tutto il mondo e attraverso il network globale di The Woolmark Company. (c.me.)

The Wool Lab, a guide to the most interesting trends in wool for autumn-winter 2016-2017, is at its ninth edition.

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MENSWEAR A FIRENZE

ÇC.P. Company è un marchio che amo tantissimo. Ha una storia vera alle spalle,

un fascino particolare ed è molto ap-prezzato e consciuto all’estero». Enzo Fusco, patron di Fgf Industry, racconta del brand che ha rilevato nel 2010 dalla Sportswear Company di Carlo Rivetti, che festeggia i 40 anni a Pitti Uomo, con uno special event. «Non è stato un percorso facile, perché subito dopo è iniziata la crisi - spiega -. Abbiamo attraversato anni diffcili ma alla fne l’ho spuntata e sono riuscito a portare il giro di affari da 7 milioni di euro del 2010 ai 9 milioni del 2014, su un totale di 43 milioni realizzati con le altre eti-chette in scuderia: Blauer, Ten C, Prin-ce Tees e Bpd Be Proud of this Dress. Per il 2015 la prospettiva è di crescere ancora, sforando quota 12 milioni». Merito dell’attenzione al prodotto: un outdoor di alto livello che si avvale del patrimonio di 20mila capi in archivio,

SUL FILO DI LANA DEI 40 ANNI

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analizzati e studiati con attenzione per arrivare a una collezione moderna, ma rispettosa del dna dell’etichetta, fon-data da Massimo Osti. Un total look realizzato interamente in Europa, per l’80% in Italia, che vanno in vendita a partire da 350 euro, fno ai 700 circa dei capi di punta, in 550 punti vendi-ta e in tre monomarca, a Londra, in Corea e a Bari. Un brand solo maschi-le, che Fusco conta presto di arricchi-re con il womenswear e gli accessori («Spero di farcela entro la fall-winter 2016/2017»). E puntualizza: «I risultati che abbiamo avuto in questi anni sono anche il frutto dell’attenzione rivolta alla distribuzione mondiale. Oggi C.P. realizza l’85% del giro di affari all’e-stero, con il Regno Unito in pole po-sition. In questi anni abbiamo creato una Fgf Japan e una Fgf Corea, Paesi molto importanti per noi. E dall’inver-no partiremo con gli Stati Uniti, dove apriremo le porte della nostra Fgf Usa

1. Enzo Fusco, patron di Fgf Industry, cui fanno capo, oltre a C.P. Company, le etichette Blauer, Ten C, Prince Tees e Bpd Be Proud of this Dress2. Un giaccone di C.P. Company della spring-summer 2016

lo SPeciAl eVent Di c.P. comPAny

Special Event a Pitti Uomo, C.P. Company festeggia i suoi primi 40 anni il 16 giugno, con un evento alla Dogana. Enzo Fusco, patron di Fgf Industry, guarda al passato del marchio e annuncia i progetti futuri

di Carla Mercurio

Special Event at Pitti Uomo: C.P. Company celebrates its 40th anniversary on June 16, with an event at the Dogana. Enzo Fusco, owner of Fgf Industry, looks at the past and announces the future plans for the brand.

Firenze chiama e Milano risponde. Da gennaio Via Gesù, nel cuore del Quadrilatero della moda

milanese, è diventata la Via dellÕUomo, o meglio, per dirla col nome uffciale, #la via dellÕuomo, nuovo centro internazionale del menswear. Mese dopo mese il progetto si sta arricchendo di nuove iniziative, prima fra tutte la trasferta di questi giorni a Pitti Uomo della strada lunga 270 metri e dei partecipanti al progetto (quasi 20 tra marchi di moda, sartorie e multibrand ) tra cui Caruso, Stefano Ricci e Kiton. «Dopo l’inaugurazione alle sflate di Milano di gennaio - racconta Umberto

Angeloni, ideatore dell’iniziativa, nonché fondatore del marchio Uman e ceo di Caruso - ora portiamo il nostro biglietto da visita anche a Firenze, in virtù del patrocinio che ci lega a Pitti Uomo, oltre che alla Camera Nazionale della Moda

Italiana e ben presto anche a Smi-Sistema

Moda Italia». Così per farsi conoscere dai buyer di tutto il mondo, la “nuova” via del Gesù ha deciso di riprodurre la sua street map, battezzata “A Gentleman Notes”, in un luogo chiave della Fortezza da Basso: nell’ingresso del piano Attico del Padiglione centrale (nella foto un rendering). «Gli organizzatori di Pitti - informa Angeloni - celebreranno ad ogni stagione le principali strade della moda maschile sparse per il mondo e hanno scelto di partire proprio da via Gesù» (an.bi.)

Al SAlone

La Via dellÕUomo in trasferta in FortezzaThe #laviadelluomo project, dedicated to Via Gesù in Milan, presents a special installation in Florence

a un partner locale». Poi sarà la volta del retail: «Puntiamo ad aprire a Tok-yo, New York e Parigi: le grandi capitali mondiali». A Pitti Uomo Fusco è prota-gonista di uno special event di scena il 16 giugno alla Dogana, dove vengono esposti 40 capi dell’archivio in un al-lestimento suggestivo, in cui spiccano anche le proposte di una limited edi-tion di goggle Jacket, capo iconico del brand, declinato in tre nuovi materiali, ciascuno in soli 40 pezzi. Rigorosa-mente da prenotare. ●

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MENSWEAR A FIRENZE

ÇPrima la manifattura. Il monomarca pu˜ attendereÈ

Primo: rafforzare la struttura industriale.

Secondo: avviare (ma non prima del

2016) il piano retail monomarca, partendo

da Milano. Terzo: andare alla conquista di

nuovi mercati. Da Firenze Andrea Lardi-

ni (fresco di laurea honoris causa) presen-

ta l’offensiva per il futuro dell’azienda di

famiglia, che dopo aver archiviato il 2014

a 71 milioni di euro, nel primo semestre

dell’anno in corso ha già toccato quota 40

milioni di giro d’affari. «In questi mesi

abbiamo fatto +20% e sono arrivati clienti

nuovi», riassume l’imprenditore marchi-

giano. In questi giorni le luci sono puntate

sulle collezioni primavera-estate 2016 dei

marchi del gruppo, presenti nel grande

stand allestito in Fortezza da Basso (Lar-

dini, Rvr e Gabriele Pasini e la capsule

collection Wooster + Lar-

dini), ma anche sulla nuo-

va sede di Filottrano nelle

Marche. Prima ancora di

lanciare il piano retail, Lar-

dini ha infatti scommesso

sulla manifattura (la produ-

zione conto terzista centrale

nel fatturato dell’azienda),

aggiungendo 10mila metri

quadrati allo storico sta-

bilimento di 15mila metri

quadri, per un investimento

totale che sforerà i 10 milioni di euro. «Siamo molto soddisfatti dei

risultati - ricorda Lardini -. Nella nuova sede potenzieremo il taglio e

la logistica per essere ancora più veloci con i clienti, mentre ristruttu-

reremo i vecchi uffci per ampliare uffcio stile e linee di produzione.

Realizzeremo anche una mensa e la palestra». L’altra ambizione di

Lardini resta il retail, ma senza fretta. «La scelta di concentrarsi sul

wholesale di alta gamma - dice - ha pagato e non l’abbandoniamo, ma

i negozi monomarca arriveranno. Probabilmente partiremo da Milano

nel 2016». Ma prima proseguiamo la strategia di internazionalizzazione

- conclude -. Il Giappone resta il primo mercato, gli Usa sono in ascesa:

il progetto con Nick Wooster funziona e il cambio euro-dollaro favori-

sce la penetrazione di prodotti made in Italy come il nostro».

lArDini

L’ampliamento del sito produttivo appena concluso rappresenta un nuovo step nella strategia di crescita dell’azienda marchigiana che nel primo semestre ha registrato 40 milioni di fatturato Non solo retail, non solo Italia e non solo uomo. Harmont &

Blaine punta con decisione sul wholesale, sui mercati esteri e sul womenswear. È con questi obiettivi che il marchio fondato dalla famiglia Menniti-Montefusco e dove da sette mesi è entrato con una quota del 35% il fondo Clessidra, torna a presentare le sue collezioni a Pitti Uomo, dove mancava da tre anni. «Torniamo a Firenze - spiega il neo a.d. Giulio Guasco - per rafforzare la nostra presenza wholesale, che per noi rappresenta un canale distributivo importante accanto a quello retail. Pitti è il vero punto di riferimento per i clienti multimarca internazionali e per i department stores: il rientro non sarà solo per una stagione». La collezione primavera-estate 2016 sarà sempre molto colorata ma più compatta, con la presenza di diversi capi iconici, mentre il nuovo stand, nel padiglione Centrale, sarà un’anteprima dell’inedito retail concept del brand. In più, fuori dalla fera, il marchio del Bassotto farà notare la sua presenza con una campagna outdoor e iniziative di marketing alternativo. Oltre al canale wholesale, si continuerà a potenziare anche il retail diretto, che assorbirà buona parte degli investimenti del gruppo, soprattutto all’estero. Oggi il brand realizza in Italia l’80% dei suoi 75 milioni di euro di fatturato (dato 2014), ma per il futuro la percentuale del fatturato estero è destinata ad aumentare «perché il marchio vivrà anche di notorietà internazionale», dice il ceo. Per completare la mappa delle località italiane mancherebbero ancora Roma, Firenze, Venezia, ma Guasco (che ha un passato in Ralph Lauren e TodÕs group) punta prima a Parigi, con un occhio anche a Londra e New York. «L’ importante - precisa - è esserci dove conta. Per questo in Europa investiremo innanzitutto in Spagna e in Francia, nelle capitali e nei migliori resort». Previsto anche lo sviluppo dell’abbigliamento donna. «Il womenswear sarà sempre più centrale - conclude Guasco - abbiamo completamente rinnovato il team stilistico. Una piccola anticipazione sarà data a Firenze, ma il nuovo corso verrà svelato a settembre alla fashion week donna di Milano. Vogliamo dare alla donna uno spazio tutto suo». (an.bi.)

1. Giulio Guasco, ceo di Harmont & Blaine 2. Il rendering dello stand di Pitti, che anticipa il nuovo retail concept

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Lardini is investing in the expansion of the company, based in Filottrano, near Ancona. In the frst half of 2015 sales went up 20%.

HArmont&BlAine

A Pitti per sostenere il wholesale. Poi focus su retail e womenswear The Italian casualwear frm brings its men’s collection back to Pitti and plans to expand its womenswear line and retail network.

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1. Un look Lardini primavera-erstate 2016 2. Ecco come sarà la nuova sede di Filottrano

di Andrea Bigozzi

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24 12_06_2015

fashion week

‘‘ La Camera sarà un facilitatore per i giovani, aiutandoli sulle sflate ma anche con le banche, i buyer e la stampa

Carlo Capasa

Carlo Capasa da due mesi guida la Camera Nazionale della Moda Italiana, che oltre a organizza-

re le quattro fashion week di Milano vuole essere sempre più attiva anche in altri campi e battere così la con-correnza agguerrita delle altre capitali della moda, a cominciare da Londra e soprattutto New York, che a luglio de-butterà con la settimana del menswe-ar. Capasa conosce bene i mercati e altrettanto bene il lusso, guidando da oltre 20 anni la società fondata con il fratello Ennio, Costume Natio-nal. Proprio questo suo intreccio di esperienze internazionali (l’Asia e il Giappone sono una seconda casa per l’imprenditore) e di familiarità con le altre capitali della moda (per 23 anni il suo brand ha sflato a Parigi) è utile per ragionare con lui sui cambiamenti che stanno condizionando le strategie dell’associazione, di cui è il nuovo nu-mero uno. «Il 2015 è l’anno giusto per fare progetti - racconta - anche perché prevediamo uno scenario positivo dal punto di vista economico, con una crescita di fatturato nel secondo seme-stre dell’8,5%, che porterà il settore a sforare i 65 miliardi a fne anno. Pen-so che per il menswear l’incremento

«IL rINNovAMeNto NoN PuÒ ferMArsI A sfILAte e CALeNdArI» Promuovere l’Italia della moda attraverso la narrazione effcace di ciò che viene fatto. Dall’asse con Pitti al sostegno ai giovani. È la ricetta di Carlo Capasa, alla sua prima fashion week da presidente di Camera Moda. Nessun timore per la nuova settimana della moda uomo di New York: «Loro sono l’avant-contemporary, noi il luxury creativo». Sul 2015 non ha dubbi: «Sarà un buon anno, specie per il menswear»

di Andrea Bigozzi

Carlo Capasa outlines his plans for the Italian Chamber of Fashion. The new president makes his debut during Milano Moda Uomo and maps out his strategic vision, with a focus on manufacturing districts, internationalization and support to young designers. Capasa says he is not worried about competition by the upstart New York Fashion Week: Men’s. «They are avant-contemporary, we are creative luxury».

sarà ancora più signifcativo». L’occa-sione per lanciare i primi segnali di cambiamento è proprio Milano Moda Uomo, che prende il via la sera del 18 giugno con un programma fatto di 38 sflate e 34 presentazioni dedicate alla primavera-estate 2016 e una manciata di eventi.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla sua Camera della Moda? Come ho detto il 14 maggio, presen-tando il nuovo piano operativo, do-

vete aspettarvi molto. Almeno una novità al mese. Ma abbiamo appena iniziato il lavoro, dateci ancora qual-che tempo per il rodaggio. I nostri obiettivi sono a medio-lungo termi-ne. di certo ci focalizzeremo su pochi aspetti, ma centrali: l’internazionaliz-zazione, la fliera e soprattutto i giova-ni. Ci piacerebbe fare cose signifcati-ve per sostenere i designer emergenti e non parlo di dar loro un bel posto in calendario (anche se certo ci impe-gneremo sempre più in tal senso), ma di sostenerli fnanziariamente, dando vita a una “Banca della Moda”. voglia-mo essere dei facilitatori, aprendo ca-nali con i grandi department store e la stampa internazionale. Insomma, quando si parla della Camera si fa ri-ferimento solo alle sflate e ai calen-dari, che rappresentano due aspetti importanti, ma non sono tutto.

Intanto però anche per l’uomo il calendario è stato uffcializzatoin grande ritardo...Ma solo perché volevamo mettere a punto un paio di iniziative speciali, come quella dell’ultimo giorno la gita all’expo e le visite al silos di Armani e alla fondazione Prada. È importante

Milano Moda UoMo

‘‘

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25 12_06_2015

Con un calendario sflate all’insegna delle

conferme, le vere novità della settimana della

moda uomo vanno cercate nelle location scelte

per ospitare le passerelle. Il caso più eclatante

è quello di Gucci che, lunedì 22 giugno,

presenterà la prima collezione maschile frmata

da Alessandro Michele nell’ex scalo ferroviario

di via Valtellina e non più nello spazio di Piazza

Oberdan, utilizzato sia da Frida Giannini sia da Tom Ford. Tra gli indirizzi più nuovi di

questa edizione spiccano anche le Terme delle

mura spagnole in Porta Romana, scelte da

Bikkembergs per inaugurare, il 19 sera, la

quattro giorni di moda. Tra i luoghi di forte

appeal ci sono il Conservatorio e Palazzo Litta,

scelti rispettivamente da N° 21 e Corneliani. Per Philipp Plein si aprono i gate di un altro

ex scalo ferroviario, quello di Porta Romana,

mentre Pringle of Scotland festeggerà i 200

anni con una sflata-performanca da 10 Corso Como. Curiosamente Diesel Black Gold sceglie la Pelota di via Palermo, approfttando

dell’assenza della sflata di Iceberg,

proprietaria dello spazio. (an.bi.)

Milano da scoprire

Gucci sfla sui binari e Bikkembergs in Spa: i nuovi spazi modaMany new locations for the fashion shows: Gucci unveils the collection in a former railway station, Bikkembergs in a wellness centre.

Dolce&Gabbana

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26 12_06_2015

fashion week

che la stampa internazionale conosca questi aspetti di Milano. Quanto al calendario, questa volta non ci sono state tensioni sulle assegnazioni delle sflate. Per il futuro, e penso soprattut-to alla donna, dovremmo darci regole più certe, come avviene a Parigi, dove se una maison vuole prendersi l’orario di un’altra può farlo solo con il suo consenso.

È soddisfatto di questa tornata di déflé, che segna il suo debuttto da presidente? Il programma rispecchia abbastanza quello della scorsa stagione, con in più quattro interessanti novità (a cui si aggiungono alcune new entry fuori ca-lendario, come il primo show di Pal Zi-leri, ndr). Marcelo Burlon debutterà nel calendario uffciale e Marni, dopo l’evento a Pitti sei mesi fa, farà ritorno in passerella con la collezione uomo. Ma non solo: damir doma e Pringle of scotland hanno scelto di lasciare ri-spettivamente Parigi e Londra per sfla-re in Italia. È la conferma che Milano è considerata un luogo ideale per pre-sentare progetti alternativi, nonostan-te a volte si scriva che il fermento è a Londra o a New York.

In occasione di Milano Moda Uomo, doppio

appuntamento con i marchi che portano la

frma imprenditoriale di Umberto Angeloni. Si comincia sabato 19 con

l’inaugurazione del primo

monomarca Uman, al civico 10 di

via Gesù (nuova Via dell’Uomo),

per proseguire la sera successiva

con la presentazione, direttamente

dalle vetrine dello store Caruso,

di uno short movie con Giancarlo Giannini. Ma è forse il primo

dei due happening a stare a

cuore ad Angeloni, che in questa

occasione corona un sogno:

aprire il primo monomarca del

brand da lui fondato nel 2009.

«Lo spazio - racconta - sarà tre

cose in una: in certi momenti

showroom, all’occorrenza sartoria e sempre

negozio». Il progetto Uman, caratterizzato da

una distribuzione iper esclusiva, è diventato

così articolato da rendere improrogabile il

passo dell’apertura negozio su strada: partito

con l’idea di ridefnire il guardaroba maschile,

concentrarsi sul tema del capospalla, nel

giro di poche stagioni si è arrivati al total look

completo. Il lavoro sulla collezione è dimostrato

proprio dalla nuova capsule collection, che sarà

presentata il 19 in negozio: dedicata al Giappone

e alla giacca chimono, comprenderà anche

l’intimo. E siccome, come ricorda Angeloni,

«vendiamo abiti, ma facciamo anche cultura»,

durante l’opening sarà presentato un volume

curato dallo stesso imprenditore, dedicato al

tema del Blu nella letteratura e nella pittura

dalla fne dell’800. Archiviati i festeggiamenti,

per Uman sarà poi il tempo di accendere, a

24 ore di distanza, i rifettori su Caruso, che in

attesa di nuove aperture nel 2016 (confermata

Shanghai e quasi certamente Tokyo) ha deciso

di dare consistenza al dialogo con i propri clienti

aprendo al web e ai social media attraverso uno

short movie, ambientato proprio a Soragna in

provincia di Parma, dove Caruso ha la sua sede,

la Fabbrica sartoriale italiana. «Non si tratta

di un commercial mascherato da flm - assicura

Angeloni - ma nei cinque minuti di durata

parliamo di “good Italians”, un’espressione che

riassume un mondo, quello del gentleman che

Un evento che da 12 anni non si ripeteva

a Milano: Ralph Lauren sarà protagoni-

sta della fashion week. La presentazione

della collezione spring-summer 2016

della Purple Label il 20 di giugno sarà

l’occasione per presentare la nuova

immagine della sede di via San Barnaba,

che diventa Ralph Lauren Palazzo con

tanto di ristorante e “sartorial room”, che

prende il posto (almeno momentanea-

mente) dello store in via Montenapoleone,

chiuso il 13 di giungo. Non è chiaro se

la presentazione milanese diventarà un

appuntamento fsso per il marchio Usa.

Quel che è certo è che dopo la trasferta in

Italia Ralph Lauren sarà tra i protagonisti

dell’edizione inaugurale della New York

Fashion Week: Men’s, dove sflerà con la

collezione Polo (vedi pag 34).

proTaGonisTi/02

Ralph Lauren, gran ritorno

vive, mangia e si veste con quello stile inimitabile

italiano». Tutti i capi indossati nello short movie

online dal 18 giugno) saranno acquistabili,oltre

che nei fagship store Caruso

di New York e Milano, anche su

thecorner.com. (an.bi.)

proTaGonisTi/01

Uman apre il primo monomarca e Caruso si dà al cinemaOn June 20th, Caruso’s Milan fagship store presents the short movie The good Italian. The day before Uman opens its frst fagship store in via Gesù.

Gli americani a luglio lanceranno la prima edizione della Fashion Week al maschile, siete preoccupati? Il sistema moda è una grande famiglia: dobbiamo essere aperti e non temere le iniziative prese dai nostri “colleghi”. New York delle quattro capitali era l’u-nica a non avere una sua fashion week maschile ed era prevedibile che prima o poi ci sarebbe arrivata. sono convin-to che non ci saranno sovrapposizio-

1. Un look Caruso spring/summer 20162. L’ingresso del nuovo store Uman

21

This summer Ralph Lauren will present both its Purple Label and Polo men’s collections in Milan e NYC

Marni

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fashion week

ni (per ora solo John Varvatos ha scelto di lasciare Milano per New York, ndr): loro si focalizzeranno su di un flone avant-contemporary, mentre Milano è la capitale del luxury creativo.

A Milano servirebbe un giorno di sflate in più? Non credo. La settimana della moda maschile italiana, fatta da Pitti e da Milano insieme, dura già sette giorni pieni. Non ne servono altri. La colla-borazione tra le due manifestazioni è un progetto forte: coinvolge sia gli stilisti delle passerelle milanesi che i brand presenti a firenze. Ci aiuterà a ristabilire la centralità della moda italiana. Insieme siamo una potenza: nessuno ha tanti espositori e visitato-ri. Per sottolineare questo asse di ferro abbiamo organizzato il “treno della moda”, che il 19 pomeriggio porterà i buyer da firenze a Milano, dove li aspetta da subito un grande evento: la sflata di dirk Bikkembergs, che il venerdì sera inaugura la fashion week. Qual è secondo lei la ricetta per far vincere la moda italiana nel mondo? Credo che la parola d’ordine debba es-sere raccontare meglio quello che si fa. dobbiamo impegnarci a organizzare meglio le nostre fashion week, renden-dole più attraenti per le case di moda che sflano altrove e per i buyer di tutto il mondo. Poi lavorare sullo scouting, sulle location e sugli eventi, facendo da traino delle iniziative prese dalle sin-gole maison e dagli stilisti. Ma se alla fne non c’è un adeguato storytelling è diffcile che Milano riconquisti il ruo-lo di protagonosta della moda che le compete». ●

Sflate, ma non solo: alla settimana

della moda milanese si confermano

centrali per il made in Italy anche le fere,

ciascuna le proprie peculiarità. White,

rassegna della moda contemporary,

torna dal 20 al 22 giugno con un’edizione

che dà sempre più spazio alle pre-

collezioni donna (dopo la cancellazione

di Pitti_W) e ai giovani designer grazie

al contest Time realizzato con la Camera dei Buyer e da questa edizione con

Farfatch. Terzo appuntamento per

Denim Boulevard, in programma con

le stesse date. Confermata la location:

l’ottocentesca Fonderia Napoleonica

all’Isola (foto). Nata nel 2012 da un’idea

di Jpg Edizioni, collettivo di professionisti

della comunicazione e dell’editoria del

settore moda street-style/action sport,

la manifestazione riunisce aziende del

settore denim italiane ed europee, ed

è visitata da negozi al top nel settore

dell’heritage, ma anche da consumatori

fnali. Novità di stagione: My Archive Museum, un museo del denim che

ospiterà una selezione di capi dall’archivio

storico di Antonio Di Battista. (c.me.)

New York non è da meno di Parigi, Milano, e

Londra: per questo a partire da luglio avrà la

propria settimana della moda maschile. La prima

edizione della New York Fashion Week: Men’s andrà in scena dal 13 al 16 luglio, in coda a tutte

le fere di settore e alle campagne vendite europee

di giugno e inizio luglio. «Il calendario della New

York Fashion Week: Men’s - ama ripetere in

queste settimane Steven Kolb, ceo del Cfda che

organizza l’evento - rispecchia la varietà della

panorama americano del menswear, che va dai

grandi marchi affermati agli emergenti». Sarà

Thom Browne a dare il via alla settimana della

moda e John Varvatos (in arrivo da Milano),

a concluderla. Tra i brand partecipanti Polo Ralph Lauren, Michael Kors, Calvin Klein

(che conferma lo show a Milano e a Manhattan

organizza una presentazione), Rag & Bone,

Michael Bastian, Tommy Hilfger (presente

anche a Londra), Coach e Perry Ellis. La location

scelta dal Cfda per gli show sarà la stessa di

settembre: Skylight Clarkson Sq. Finora le

collezioni uomo erano ospitate in piccola parte

durante le sflate americane di settembre. (an.bi.)

capiTali del MensWear

New York irrompe nel calendario

saloni in ciTTÀ

White spinge la donna e Denim Boulevard apre al “museo” Concerning Milan’s trade fairs at White, women’s pre-fall collections take more space. Meanwhile Denim Boulevard confrmes its dates and locations.

With the new spring season the NYFW: Men’s showcase makes its debut. Participants: John Varvatos, Ralph Lauren, Michael Kors, Calvin Klein and Tommy Hilfger.

Damir Doma Calvin Klein Collection

John Varvatos

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«Il nostro posizionamento? Si fa pre-sto a dire. Siamo i più cari del mer-cato». Antonio De Matteis, ammi-

nistratore delegato della Kiton, nome blasonato del menswear con 47 anni di storia alle spalle, parla di una vocazione, quella all’«eccellenza assoluta: l’unica strada in cui crediamo». Ogni giacca Kiton richiede 21 ore di lavorazione e 25 mani diverse per realizzarla. Il modello più pre-stigioso, “Lasa”, necessita di 40 ore di la-voro e deve essere seguito, in tutte le sue parti, da un solo sarto. «Il nostro unico diktat - dice De Matteis - è, e sarà anche in futuro, la qualità, quella vera. E la qualità costa. Come manodopera, come servizio. Impossibile abbassare i prezzi». Regalarsi un capospalla Kiton vuol dire sborsare da 4 a 5mila euro, «ma si può arrivare fno ai 30-40mila euro. Dipende soprattutto dai tessuti». Che sono esclusivi: per ottimiz-zare sinergie e fare tutto in casa, cinque anni fa l’azienda di Arzano, in provincia di Napoli, si è anche comprata il Lanif-cio Carlo Barbera di Biella. «Meglio del meglio, più 1. È questo il nostro motto», dice l’a.d., che anticipa: «A settembre al-zeremo l’asticella anche per quanto ri-guarda l’abbigliamento informale (che vale metà del fatturato, ndr) e lanceremo il jeans su misura». Si partirà proprio con

FOCUS FORMALWEAR

Alcune proposte della pre-collezione 2014/2015. Uno zaino MoschinoLa sflata Corneliani per l’autunno-inverno 2015/2016

IN gARA pER IL RECORD. DI quALItàIl formalwear alza l’asticella e spinge verso l’alto,non solo sul fronte prezzi. Ma l’esclusività non pregiudica l’interattività: anche nel lusso è il momento dei social

di Angela Tovazzi

The formal menswear rises the bar and trades up: it’s not only a matter of price. But exclusivity does not affect interactivity. Even in luxury is time for social

posizionamenti a confronto

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FOCUS FORMALWEAR

l’uomo, che potrà defnire i propri pan-taloni tailor made scegliendo lavaggi, colore, impunture, bottoni. prezzo? «Al pubblico - risponde De Matteis - arrive-rà sotto i 1.000 euro». L’upgrading è un imperativo costante per le aziende leader nel settore di fascia alta, «ma è come nel-la Formula uno - scherza Massimiliano Attolini, presidente della Cesare Atto-lini Napoli - i miglioramenti non pos-sono che essere nell’ordine di decimi di secondo». «Il nostro posizionamento - continua - non è alto, è altissimo. Come la nostra reputazione. Che conserviamo restando fedeli a principi come qualità e tradizione, ma facendo anche rinunce. perché facciamo a meno di una distribu-zione ampia a favore di pochi negozi. prediligiamo una produzione moderata, invece che grosse quantità. Investiamo senza spingere troppo su vendite e fat-turato». Nel sito produttivo di Napoli, dove ha sede l’azienda, ci sono 150 sarti. All’anno vengono prodotti solamente 10mila abiti e «di ogni modello bespo-ke, più di 20 pezzi simili al mondo non se ne trovano». Naturale che i prezzi non

siano per tutti: «In Europa una giacca viene venduta dai 4.500 euro in su, ma a New York - dice il manager - un abito può arrivare a costare 8mila dollari».

SEMPRE PIô IN ALTO, MA CON PREZZI CORRETTI «I nostri sforzi stanno andando nella di-rezione di un rafforzamento del marchio nella fascia alta del mercato, attraverso le linee guida di sempre: tradizione, qua-lità, modernità», interviene Cristiano Corneliani, global sales director di Cor-neliani. Signifcativo, da questo punto di vista, l’ingresso della realtà mantova-na, qualche mese fa, nell’”enclave” della Fondazione Altagamma, l’organismo

1. Cesare Attolini al lavoro 2. In un’immagine di Corneliani, i “ferri del mestiere” per l’abbigliamento sartoriale 3. La nuova frontiera del bespoke frmato Ermenegildo Zegna: il progetto su misura Casual Luxury, lanciato nell’autunno-inverno 2014/2015

Giugno è un mese caldo per Pal Zileri. Controllato da Mayhoola Investements (il fondo del Qatar entrato nel capitale della vicentina Forall, a cui fa capo il marchio, nel febbraio 2014), il brand di abbigliamento maschile è pronto a dare un’accelerata al programma di rilancio uffcializzato con l’evento “Avant Craft” dello scorso gennaio. «Questo sarà un mese topico per Pal Zileri», anticipa il direttore creativo Mauro

Ravizza Krieger (nella foto), che racconta come la label sia partita dal proprio heritage per sviluppare una nuova mentalità, in termini produttivi e distributivi: «Come primo step abbiamo rimappato il nostro potenziale cliente, modellando l’offerta sulle esigenze della nuova generazione di quarantenni che amano l’abito sartoriale ma lo portano in maniera diversa rispetto al passato. Alla messa a punto di

paL ziLeri

«Siamo pronti a sflare»

volumi e silhouette ad hoc, è seguito lo sviluppo del côté sportswear, dell’abbigliamento in pelle e degli accessori ». E ora è pronta al via un’altra fase di ridefnizione del business, oltre che di raccolta dei primi frutti: «Il 22 giugno (alle 16.30, ndr) Pal Zileri salirà in passerella, sflando negli spazi milanesi di via Morimondo». Parallelamente sarà presentato il nuovo website e riaperto dopo il restyling, il 15 giugno, lo store milanese di via Manzoni. Quello del retail è un altro argomento-chiave del nuovo corso di Pal Zileri. L’apertura della showroom di via Morimondo, avvenuta a gennaio, ha infatti coinciso con il debutto di un concept che farà da flo conduttore alle prossime iniziative commerciali a livello worldwide, a partire appunto dal capoluogo meneghino. Ravizza Krieger snocciola le tappe salienti: «Ai primi di agosto ci sarà la riapertura del monomarca londinese in New Bond street, a ottobre la relocation del negozio presso il Mall of Emirates di Dubai, a novembre l’inaugurazione di uno store a Beirut». Step fondamentale sarà anche l’avvio, il prossimo gennaio, di una showroom a New York, al 681 di Fifth avenue: «Un pied-à-terre per l’espansione negli Stati Uniti - dice il direttore creativo - che stanno diventando una delle aree clou per il brand. Il 2016 sarà dedicato soprattutto a questo mercato. Mentre a partire dal 2017 cominceremo a guardare a Oriente». (a.t.)

As Pal Zileri’s relaunch continues, the brand will be on the catwalks in Milan and pursues new openings.

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FOCUS FORMALWEAR

che riunisce le imprese più rappresen-tative dell’eccellenza made in Italy. Mis-sion del brand - che durante la sflata del prossimo 20 giugno, in occasione di Mi-lano Moda Uomo, presenterà anche una “capsule” di capi iconici che mescolano mondo formale e informale - è quella di «continuare a selezionare i punti vendita coerenti con il nostro target e puntare sul canale monomarca, espressione diretta del dna Corneliani». Nessuna variazio-ne nei prezzi negli ultimi anni: «per un abito si parte dai 1.100-1.400 euro - dice Corneliani - ma uno dei nostri punti di forza è il mantenimento di un giusto rapporto qualità-prezzo, nonostante i grandi investimenti in ricerca, stagione dopo stagione. Non ci accontentiamo mai, amiamo complicarci la vita». Deve essere della stessa opinione Pino Lera-rio, direttore creativo della maison pu-gliese Tagliatore, che da qualche anno a questa parte ha impresso una nuova rot-ta - verso l’alto - al brand. «Abbiamo mi-gliorato la qualità, soprattutto le perfor-mance dei tessuti - spiega - e siamo ap-prodati in tutti i più bei negozi d’Italia, da Sugar ad Arezzo a Tessabit a Como, da Eral 55 a Milano a Massa nella nostra Martina Franca». «Se prima - aggiunge - avevamo il 70% dei negozi nella fascia media e il 30% in quella alta, adesso le quote si sono ribaltate». Ma senza alte-rare troppo i listini: «Certo, i prezzi li abbiamo leggermente alzati, ma stando

sempre molto attenti: di questi tempi il cliente non accetta carichi eccessivi». Co-sto di una giacca, dai 500 ai 750 euro, «però ribadisco: è tutto made in puglia, anzi made in Martina Franca».

LUSSO E SOCIAL: LA STRANA COPPIA FUNZIONAL’evoluzione verso l’alto, in direzione di prodotti e servizi sempre più high le-vel, sembra essere dunque un minimo comune denominatore per le griffe del formalwear. Ma come si coniuga questa immagine esclusiva, in molti casi elita-ria per via del prezzo, con la tendenza alla “democratizzazione” della moda, coadiuvata anche dalla progressiva af-fermazione di modalità comunicative improntate alla condivisione e veicolate

dai social network? uscire dalla propria torre eburnea e instaurare un flo diretto con i clienti, acquisiti e potenziali, sem-bra essere un input irrinunciabile, anche per le aziende meno “pop”: «Mante-niamo la nostra presenza nei canali di comunicazione tradizionali, ma paralle-lamente stiamo esplorando quelli social con il presidio dei principali siti di net-working, perché hanno ormai raggiun-to un’assoluta dignità», dice Cristiano Corneliani. E poi, c’è un dato di fatto: «Nel mondo una buona fetta dei nostri interlocutori rientra in una fascia d’età giovane, naturalmente attratta dai lin-guaggi della Rete». L’esclusività, insom-ma, non fa a botte con l’interattività: ne è convinto anche Massimiliano Attolini, che anticipa: «Da fne giugno sbarchere-mo su Facebook, Twitter e Instagram. Avremo un flo diretto con i consuma-tori attraverso notizie continue, foto di tessuti esclusivi e di capi in fase di la-vorazione». «È un investimento serio - puntualizza - con un team di persone dedicate». In pieno rinnovamento di-gitale anche tagliatore, che ha appena svelato al pubblico il suo nuovo website e i propri profli Facebook e Instagram, con immagini di prodotto e ispirazio-nali, video e contenuti notizia. testi-monial del “new deal”, l’inglese Ricki Hall: un modello in linea con lo stile tagliatore sì, ma soprattutto una star dei social network. ●

1. Un sarto Kiton prende le misure per la realizzazione di un abito bespoke2. Un insieme per la primavera-estate 2016 di Tagliatore, che sarà presentato a Pitti Immagine Uomo3. Un outft Canali per l’autunno-inverno 2015/2016

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Da qualche stagione, tra gli addetti ai lavori, cresce il fronte di che profe-tizza la voglia dell’uomo di sfuggire

all’upper casual, che mescola sartorialità e sportswear, per tornare ad andare a lavora-re (e non solo) dentro un abito formale. Siccome l’industria della moda non vive di profezie ma di numeri, è abbastanza palese che questa inversione di tendenza al momento non si è registrata. Lo dimo-strano i risultati conseguiti dalle aziende che in queste stagioni hanno contribui-to alla supremazia dell’upper casual sul formale. Casi come Brunello Cucinel-li, che dal 2009 al 2014 ha più che rad-doppiato il fatturato passando da 158 a 357 milioni di euro, ma anche Lardini e Harmont&Blaine, cresciuti di gran fretta in pochi anni. Ne approfttano anche gli evergreen come Loro Piana e Lanifcio Colombo, sempre sulla cresta dell’onda, fno alle start-up di successo (caso The Gigi docet). «Il ritorno al classico ci sarà, ma solo su pezzi dall’identità molto for-

La contaminazione tra lavoro e tempo libero pervade il mercato della moda uomo, determinando una serie di reazioni a catena. «Altro che ritorno al formale, l’uomo chiede upper casual», assicurano i fratelli Boglioli. Per Andrea Lardini e Roberto Colombo la ricetta è spingere la sportività verso la sartorialità. Vincono la nonchalance e il no logo

Un look The Gigi, marchio lanciato dai fratelli Luigi e Mario Boglioli il cui slogan è Never look back

ELEgaNtE SENza bISogNo dEL Sarto

di Andrea Bigozzi

The shift towards an upper casual wardrobe gathers pace and luxury sports chic is a key business trend in 2015. In this consumer cosmos, the fabrics are all super-fine and the finish is alluringly artisanal.

I NUOVI CANONI DEL MENSWEAR

FOCUS UPPER CASUAL

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FOCUS UPPER CASUAL

te, scelti per occasioni particolari, quasi uniche», è convinto Andrea Lardini, a capo dell’azienda di famiglia. ancora più categorico Mario boglioli: «Il formale un tempo era praticamente un settore, ora è una nicchia. E tale resterà». Nulla che possa offuscare il successo commerciale dell’uomo vestito a strati leggerissimi, con linee asciutte, giacche svuotate e maglie in cashmere, protagonista tra gli stand di Pitti Immagine e alle presentazioni di Milano Moda Uomo.

materiali di pregio e prezzo adeguato:

la ricetta per essere premiati sul mercato

Materiali rigorosamente di pregio, parti-colari che rendono unico il capo, prezzo adeguato. «Ecco la ricetta per essere pre-miati dal mercato», assicura Lardini. la cui azienda oltre a produrre per sé con-feziona capi per molte griffe. «oggi - pro-segue - vince la personalità di un capo, ma senza qualità non si va da nessuna parte. I nostri capi sono richiesti in giap-pone perché made in Italy, una garanzia per gli stranieri». E il fattore chiave del successo dell’upper casual sta nella sua vocazione internazionale. Non solo, le aziende attive nel segmento da sempre hanno privilegiato mercati che in questo momento stanno attraversando una fase di ritrovata crescita, ovvero gli Usa e il giappone, bacini naturali per questioni

di gusto. «Il core business ormai è all’e-stero - conferma Mario Boglioli, che con il fratello Pierluigi per la quarta stagione porta a Pitti Uomo la griffe the gigi - che per noi signifca giappone e Corea, dove si ricercano prodotti alti di gamma, do-tati di riconoscibilità». Quanto al nostro Paese, nonostante la ripresa dei consumi sia all’orizzonte, è diffcile immaginare che si torni a macinare gli ordinativi di un tempo. «In Italia - prosegue boglioli - ci sono ancora dettaglianti che ricercano l’alta qualità, ma poi subentra il proble-ma del prezzo, sempre più determinante. Il problema è che il negoziante applica un moltiplicatore del 3,0 ma il consuma-tore fnale italiano, in particolare quello maschile, non è disposto a investire certe somme nel guardaroba». L’eterna stagio-ne dell’upper casual non esclude però una serie di “mutazioni” all’interno del flone dell’informale di qualità nel segno della leggerezza e del confort. «Più che un ritorno all’abito sartoriale c’è voglia di un upper casual sempre più sofsticato, di qualità. da indossare non solo nel ca-sual friday o nel tempo libero», riassume il numero uno del Lanifcio Colombo, Roberto Colombo, che si dichiara primo testimonial del genere informale di lusso, avendo rinunciato alla cravatta dagli anni ottanta. «I nostri blazer - prosegue - as-solvono un compito formale per il nostro cliente, ma pesano 250 grammi, per asse-condarne la voglia di comfort». La separa-zione tra lavoro e tempo libero si fa sem-pre più sottile e gli affari, che sfociano e si intrecciano con il fne settimana, hanno impattato anche sul flone dei capispalla dall’animo più sportswear, sempre più sofsticati. Lo dimostra il caso di Moncler, che ha spinto i suoi piumini talmente “in

1. Un look autunno-inverno 2015/2016 Brunello Cucinelli 2. Preview Allegri spring-summer 2016

PAOLO PECORA

Il business dell’understatment

alto”, da farli sflare alle fashion week di Parigi, Milano e New York tra i bei nomi della moda. «Il capospalla - fa il punto Mario Mansi, direttore generale di Al-legri - si è dimostrato più al passo con i tempi dell’abito formale, forse per la sua stessa funzione d’uso. Sta di fatto che in queste stagioni, che fosse di lana, di piu-ma o di nylon, ha sempre aumentato le sue prestazioni e migliorato i materiali. Perché oggi contano soprattutto legge-rezza, ricerca, performance. che tra l’altro sono i cardini del nostro mondo».

After the deal with Gilmar, the brand will showcase its spring/summer 2016 collection at Pitti Uomo

Al marchio Paolo Pecora, prodotto e distribuito da Gilmar, si arriva per gusto, affnità, ricerca e non perché conquistati da vistose campagne pubblicitarie e testimonial dai look appariscenti. L’understatment creativo che contraddistingue il brand combacia con quello imprenditoriale del suo fondatore. «I segnali sono positivi - dice Paolo Pecora -. La campagna vendita invernale ha portato a un raddoppio dei clienti stranieri. In Italia siamo distribuiti in 400 multimarca e cresciamo del 20%. Ci aspettiamo risultati importanti anche nel secondo semestre 2015, concentrandoci su Pitti come trampolino commerciale». L’obiettivo è di proseguire la strategia di internazionalizzazione. «Vogliamo andare - prosegue - in quei mercati, dove la nostra idea di moda pacata può funzionare: Nord Europa, Usa e Giappone». Certo, per fare il grande salto ci vorrebbero il retail e la donna. «Entrambi i progetti - assicura Pecora - sono in fase di valutazione. Prima ci godiamo il successo del profumo, appena creato con Waka,

e prepariamo il lancio del vino». (an.bi.)

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Una preview Paolo Pecora estate 2016

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FOCUS UPPER CASUAL

tramoNtato il treNd “Vissuto”

ora si puNta su NoNcHalaNce e No-logo

altro aspetto da tenere in considerazione: sembrerebbe defnitivamente tramonta-to il tempo del casual effetto “trasanda-to” e stropicciato o del troppo fashion. Ne è convinto Massimo Piombo, stori-co outsider del fashion system, la cui eti-chetta oggi si chiama M.P. «a mio avviso - dice - il mondo del décontracté e del “lavato” è sempre meno interessante. Per quanto mi riguarda, il trend va verso una new couture, come dimostra l’offerta di negozi come 10 Corso Como, Colette, Dover Street Market, con cui noi lavo-riamo con successo». C’è chi è pronto a giurare che la moda della prossima estate sarà elegante e pudica per un uomo che aspira a sembrare sempre meno “minac-cioso”. Un interlocutore più raffnato dei personaggi che tengono banco oggi nell’attualità mondano-politica e che riassume gli stilemi dell’upper casual. «Questo desiderio di informalità - chio-sa Massimo Alba, titolare dell’omonimo marchio di abbigliamento, nonché ex di-rettore creativo di marchi che hanno in-ventato l’upper casual come Malo e Bal-lantyne - sta prendendo piede, specie in Europa, in una chiave sempre più colta e raffnata. Negozi come il nostro a Milano stanno riscoprendo un nuovo successo, perché fnalmente si sta riscoprendo che una camicia è più bella se non c’è nessu-na scritta sopra e che su di una polo può anche non esserci alcun logo». ●

1. La nuova campagna pubblicitaria di Massimo Alba 2. Il blazer maschile di Lanifcio Colombo3. Un look frmato M.P. di Massimo Piombo

«Siamo stati fra i primi a capire che gli anni Ottanta erano fniti e che si era abusato della parola lusso». Mario Griariotto, ceo marketing e retail di Slowear, spiega la flosofa dell’azienda veneta, con quattro etichette che rimandano ad altrettante categorie di prodotto: i pantaloni Incotex, le camicie Glanshirt, la maglieria Zanone e l’outerwear Montedoro. «Uno smart casual internazionale prevalentemente maschile, studiato per sopravvivere alle tendenze stagionali e al consumo rapido, venduto per il 70% all’estero, con il Giappone al primo posto, seguito da Italia e Usa». Un prodotto dedicato a un consumatore di età compresa tra i 30 e i 42 anni, realizzato in Europa e, nel caso di Zanone, quasi tutto made in Italy. Proposte che si legano a tessuti e flati studiati in esclusiva come l’Ice Cotton, esposto tra i materiali più innovativi al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. «La collezione non si ferma al prodotto ma contempla il customer service e una supply chain in grado di soddisfare le esigenze dei mercati esteri». Con queste credenziali, cinque anni fa è nato il primo The Slowear Store, in via Solferino: «Siamo andati controcorrente, aprendo uno spazio lontano dal Quadrilatero - spiega Griariotto - . Un punto vendita accogliente, caldo, dove sorseggiare Prosecco, seguiti da personale disponibile e competente». Un negozio che da settembre si arricchisce di altri 40 metri quadrati e di una vetrina in più. La formula in quattro anni è stata replicata in 23 punti vendita nel mondo: negozi diretti a Milano, Roma, Parigi, Londra,

SLOWEAR

«Lontani dalla frenesia dei trend. Ma il retail corre»

ma anche franchising e shop in shop. «Un network di monomarca -sottolinea il ceo - cresciuto del 12% nel primo quarter dell’anno». Risultati che spingono a proseguire il cammino: ad agosto sarà la volta di New York, in Prince street (Soho) e di Tokyo, a Matsuya Ginza; a novembre si fa rotta verso Città del Messico, per proseguire con Vienna, a gennaio 2016. Oggi il retail pesa per il 20% sul giro di affari dell’azienda (50 milioni di euro nel 2014), con il restante 80% generato dai 1.000 negozi plurimarca (realtà come Gio Moretti, Biff, Dell’Oglio). Ma l’obiettivo di Griariotto è arrivare al ffty/ffty. «Nel frattempo è in via di ultimazione l’e-commerce: oggi siamo partner di Mr Porter, ma dal 2016 avremo un nostro e-store». Tra gli altri progetti in cantiere c’è lo sviluppo del womenswear: «Per il momento - conclude Griariotto - genera numeri piccoli e non è venduto nei The Slowear Store. Avremmo dovuto già dare nuovo slancio alla collezione, ma la crescita del menswear ci ha presi in contropiede».

Slowear’s mantra is to grow steadily. Nonetheless, thanks to retail the Italian menswear specialist is expected to run in 2015. With three openings in the pipeline: Tokyo, New York and Mexico City.

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di Carla Mercurio

Pantaloni Incotex, giacca Montedoro e camicia Glanshirt per il look Slowear della primavera-estate 2015

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focus smart casual

lo chiamano “smart” casual perché nulla in questo segmento, declina-to al maschile solo in tempi recen-

ti, è lasciato al caso. Tutta la strategia che si cela dietro le collezioni dei maggiori brand italiani del settore, identifcato come il “casual ma curato”, è intelli-gente e si può sintetizzare con un giusto mix di know-how, creatività, qualità, servizi e, non ultimo, prezzi contenuti. Nell’alchimia ogni label aggiunge i suoi ingredienti segreti, ma gli effetti sono gli stessi: uno shopping al maschile più “spensierato” - nell’attuale situazione di mercato, dove la sobrietà è ormai di rigore - e margini per i wholesaler che diffcilmente si possono conseguire in altre categorie della moda uomo.

il segmento più in vista, tra fast fashion e alta gammaLello Caldarelli è uno dei pionieri del settore in Italia. Il suo marchio Antony Morato, con base a Nola (Na), ha supe-rato i 90 milioni di euro di giro d’affari e oggi vanta un network di 3.200 negozi multibrand e 70 monomarca nel mon-do (il 70% delle vendite è realizzato all’estero). «Abbiamo iniziato circa otto anni fa - racconta il titolare e direttore creativo dell’azienda - quando lo smart casual era già sviluppato nel womenswe-ar ma assente nel menswear italiano. Ed è stata un’intuizione che ancora oggi si rivela vincente, nonostante l’avanzata di nuovi competitor. Adesso è il segmento più in vista, quello che copre il nuovo mercato medio: lo stesso che in molti davano per morto, ipotizzando il vuoto fra il fast fashion e l’altissimo di gam-ma». «Il nostro prodotto - specifca Cal-darelli - rappresenta una moda updated a prezzi contenuti, pur avendo carat-teristiche qualitative che provengono dal mondo del medio-alto di gamma. Di fatto è “l’accessibile” presso i clienti di fascia medio-bassa e “la via di fuga” per quelli del medio-alto di gamma, perché le proposte sono coerenti con il loro modo di interpretare la moda, ma il pricing conferisce all’offerta in assorti-mento tutto un altro appeal». «Il consu-matore con alta capacità di spesa - sin-tetizza Caldarelli - abituato a comprare

ok, Il prEzzo È INTEllIgENTE!Lo smart casual vive un vero e proprio boom. Le aziende di settore spiegano come è possibile - e non è cosa da poco - combinare design appealing+qualità a un prezzo che piace a buyer e consumatori

di Elisabetta Fabbri

Smart casual is the menswear current of the moment, as it bridges the gap between fast fashion and high-end products. Mixing design, quality and appealing prices.

Un look primavera-estate 2016 Antony Morato

strategie vincenti

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focus smart casual

Havana&cO.

Arrivano i primi monomarca. Si parte dalla Cina

Un nuovo showroom da 500 metri quadrati in via

Rezia a Milano - a un passo da grandi griffe come

Prada ed Etro e da showroom come Studiozeta.org -

e un piano retail in via di defnizione, pronto a partire

dal 2016. La pugliese Gst-Gruppo Sviluppo Tessile accelera

sul terreno commerciale, con l’obiettivo di portare il suo brand

ammiraglio Havana&Co. (gli altri sono la linea cerimonia Angelo

Toma e Julian Keen) a raddoppiare i ricavi nel giro di tre anni. «Il wholesale resterà centrale per

il nostro brand - racconta Sergio Toma, che guida l’azienda insieme al fratello Salvatore - ma

nell’immediato futuro vorremmo espanderci con negozi monomarca, iniziando dalla Cina, dove

vedo ancora grandi potenzialità». «Stiamo defnendo - prosegue - una trattativa con un partner

locale che dovrebbe portare a sei aperture entro le prime due stagioni. Poi, il passo successivo sarà

guardare al mercato globale, Medio Oriente e Americhe in testa». Nel frattempo Havana&Co. punta

a consolidare la posizione in Italia e nel resto d’Europa con la collezione primavera-estate 2016

di scena a Pitti Uomo che rivela un ulteriore ampliamento della gamma. Proprio grazie ai mercati

maturi (420 clienti solo in Italia), Gst ha raggiunto un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro, in

crescita a doppia cifra nelle stime per il 2015. «Non nego - conclude Toma - che il mercato italiano

stia soffrendo, ma la nostra formula distributiva tiene: con i nostri shop in shop rafforziamo il

rapporto con i big player del settore, come la catena Sorelle Ramonda».

The new chapter of Havana&Co.: a showroom in Milan and a retail plan starting next year in China.

un solo capo di certi brand, con noi si può fare il guardaroba». Tanto per avere un’idea, i prezzi sell in di una camicia oscillano tra 15 e 39 euro (31-79 euro circa il sell out). Il pantalone si colloca tra 26 e 40 euro. Il contenimento dei listini, come spiega Caldarelli, è il ri-sultato di una produzione selettiva, nei paesi dove viene realizzato «il prodotto migliore al prezzo migliore», a seconda delle tipologie merceologiche. le cal-zature in Italia, il denim in Turchia, le camicie in Cina: una questione di costi «ma pure di know how». Anche la co-municazione gioca un ruolo di rilievo nel rendere smart Antony Morato. «È il tassello di un puzzle complicato - os-serva - perché si dovrebbero seguire logiche di massa, ma attraverso leve di marketing che tengano alto lo standing del marchio. Il digital ci aiuta in tal sen-so: si può raggiungere un vasto pubbli-co, però andando mirati. I social sono solo una parte della comunicazione di-gitale. Ci affdiamo a determinate fgure che reputiamo trend setter, come alcuni blogger, e anche alle testate online». Un concetto ben diverso da quello di te-stimonial che, secondo l’imprenditore partenopeo «garantisce per te qualcosa che tu non sei in grado di garantire». «Il blogger - dice - è un fashion addicted che dà la sua testimonianza sul prodot-to e permette di avviare un dialogo tra il brand e altri estimatori». per avvicinar-si al cliente fnale, Antony Morato non si muove solo nello spazio virtuale. Al momento il wholesale rappresenta il 90% del business ma la quota è desti-nata a meglio bilanciarsi con il retail. «per l’autunno inverno prossimo - an-ticipa Caldarelli - abbiamo in program-ma aperture a Torino, Amsterdam e in centri commerciali italiani e spagnoli».

i giovani sanno riconoscere i prodotti “intelligenti”la Angelo Nardelli di Martina Fran-ca (Taranto), sinonimo di formalwear maschile, è entrata nel segmento smart cinque anni fa con la linea Cinquan-tuno. Il business è cresciuto così velo-cemente che ora rappresenta l’80% del fatturato totale (16 milioni nel 2014, in aumento del 10% sull’anno prima). Con una presenza capillare in Italia ed estimatori all’estero (giappone in testa) ora punta al Nord Europa e al mercato statunitense. «Il ragazzo gio-vane - spiega l’imprenditore Angelo

Nardelli - varia di più dell’adulto, ab-bastanza statico di natura, e riconosce i prodotti “intelligenti”. oggi stiamo ampliando la collezione proseguen-do il discorso dell’abito patch, avviato con l’invernale, che assembla vari tipi di tessuti e motivi». I prezzi? Un abito Cinquantuno va dai 160 ai 180 euro sell in, una giacca oscilla tra 140 e 150 euro e il pantalone tra 40 e 50 euro (di media si tratta del 10-15% in meno ri-spetto al formalwear Angelo Nardelli 1951). «la nostra - precisa Nardelli - è una produzione di contiguità, dove si ottimizzano i costi dal monte al valle, si lavora gli uni in stretto contatto con gli altri e si va tutti d’accordo: dallo sti-le alla logistica». la linea piace anche ai buyer: il brand garantisce consegne veloci, la sostituzione dei capi («un ar-ticolo bestseller in Veneto, a volte non si vende in puglia») e un magazzino assortito. Sostituzioni di prodotto e ri-assortimenti tempestivi sono anche un plus di Fred Mello, in capo alla Five Seasons. «Dopo avere investito mol-to in comunicazione abbiamo deciso

L’abito patch della linea Cinquantuno di Angelo Nardelli: giacca a quadri, gilet a righe e panta unito

Un parka in canvas Havana & Co. con mantella parapioggia

di Andrea Bigozzi

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focus smart casual

di mettere al centro dell’attenzione il punto vendita e di creare più sinergie con i wholesaler - dice Mario Stupel-li, presidente dell’azienda di Cernusco sul Naviglio (Mi) -. Vogliamo offrire condizioni particolari, in particolare al cliente con grandi metrature». Tra queste «condizioni» c’è anche una co-municazione ad hoc nel punto vendita e la realizzazione di format «tipo shop in shop». In più la Five Seasons sta per-fezionando il prodotto, che torna sotto i rifettori di Pitti Uomo dopo un pe-riodo di stand by. le collezioni sono in parte realizzate all’estero, in paesi come Cina, Turchia, Bangladesh, e in parte in Italia. «In Toscana e in Abruz-zo - precisa Stupelli - sono abili nella confezione. Teniamo molto a una for-nitura di prossimità che sta diventan-do sempre più importante, dal mo-mento che rivolgersi all’estero costrin-ge a programmare il business con largo anticipo». Il risultato è un prodotto dal prezzo allettante: tra 22 e 24 euro sell in per un paio di bermuda (59-69 euro al pubblico) e 24 ai 26 euro per una

camicia. Valori smart anche perché le aziende fornitrici «amiche» hanno ab-bassato a loro volta i ricarichi. Quanto all’immagine del marchio, Fred Mello sta sponsorizzando la squadra di ci-clismo Lampre-Merida («a pitti, dove il brand festeggia 10 anni di storia, ci sarà pure la bicicletta protagonista del giro d’Italia») ma in futuro «è probabi-le anche una liaison con il mondo dei motori».

un business vincente se si va controcorrenteUn altro marchio dello smart casual in accelerazione ha sede in lombardia. Si tratta di AT.P.CO, etichetta di punta della bresciana Golden Season (le altre sono Cochrane e People of Shibuya), che ha chiuso il 2014 con vendite pari a 20 milioni di euro (dai 14 del 2012), stima di raggiungere i 26-27 milioni a fne 2015 e di salire a quota 40 milioni con la stagione fall-winter 2016/2017. A sostenere la crescita sarà in primis un piano di sviluppo retail, appena parti-to con tre monomarca in Italia (a Salò,

1. Un total look a marchio Fred Mello 2. Il denimwear, tra le new entry del brand AT.P.CO

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Brescia e Como), per scelta strategica sviluppati in partnership con i buyer più “affezionati”. In più l’azienda sta estendendo la gamma con un appro-fondimento del discorso womenswear, che ha debuttato con la stagione inver-nale (triplicando le vendite), e il lan-cio del denimwear. la chiave vincente, come spiega il direttore generale Ange-lo Loffredo, è che tutto il business è ge-stito, come suggerisce il logo, in modo “atipico”. «Noi facciamo magazzino - dice - con 30mila capi a stagione, gli altri no. Ampliamo le collezioni, men-tre i competitor le stanno riducendo. Chiudiamo la campagna vendite il 31 agosto, mentre il termine, di solito, è il 30 settembre. pure le consegne sono anticipate, perché la regola in negozio è “frst in, frst out”». Il mark up non fa eccezione alla regola. «Quando siamo partiti, circa cinque anni fa - racconta il manager - proponevamo il 3,3: chi allora era bravo, riusciva a proporre il 2,6. ora che il margine è davvero fon-damentale, sforiamo quota 3». Un li-vello possibile perché golden Season controlla tutta la fliera produttiva (per lo più all’estero) e ha maturato un know how ventennale nella produzio-ne di casualwear per noti marchi inter-nazionali. «Nasciamo come produttori - dice loffredo - e non dobbiamo com-prare da nessuno. Inoltre nel fssare i prezzi partiamo da un’analisi di mer-cato “vera”, che ci porta all’obiettivi-tà». Un pantalone può arrivare a un prezzo sell in di 33-38 euro, una giacca varia tra i 64 e i 79 euro. Anche con un margine “atipico”, il prezzo resterà comunque allettante per il «giovane professionista disposto a spendere ma non troppo», principale target maschi-le del casualwear “intelligente”. ●

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Stone Island, Herno, K-Way, Bara-cuta, Brema, Bosideng: marchi di-versi, accomunati da un settore d’e-

lezione, il capospalla di impronta spor-tiva. In giro se ne vedono tanti, delle più disparate fasce prezzo. L’impressione è che, nonostante le preferenze soprattut-to maschili privilegino parka, giacconi e piumini rispetto al cappotto, la torta non basti per tutti. È davvero così? «Le fette saranno anche più piccole - rispon-de Carlo Rivetti, presidente di Sport-swear Company (Stone Island) - ma noi abbiamo chiuso il 2014 con un +13% di ricavi, sforando gli 80 milioni di euro e con un ebitda a 13 milioni, +36,45% sul 2013. Numeri che fanno da leva per nuovi progetti, già realizzati (vedi lo sto-

sonalizzandolo con una stampa ad hoc. Piacerà ai giovani, «che in tempi di crisi stanno riscoprendo il valore della quali-tà e sono disposti a investire in un nostro prodotto quanto spenderebbero per una settimana di vacanza in Grecia. Questo spinge Stone Island a guardare avanti: intorno al capospalla si sta sviluppan-do un mondo». A sua volta in crescita (+15-20%) e a sua volta pronto ad acce-lerare negli States - dove ha aperto una fliale nel New Jersey -, Herno affronta la prova di Pitti presentando la Herno Rain Collection, che riedita i modelli degli anni Quaranta rivedendo le pro-porzioni e utilizzando nuovi materiali, tra cui i cotoni anti-pioggia di ultima generazione e il poliestere peso piuma.

FOCUS OUTERWEAR

HIGH TECH PIù HERITAGE uGuALE vALoRE

la sfida dell’innovazione

Esperienze e progetti diversi, su un unico flo conduttore: il capospalla di impronta sportiva. L’uomo lo apprezza, il mercato lo premia. Ma non basta che sia protettivo, high tech e di qualità: fondamentale è che racconti una storia e che esprima un patrimonio di valori. A quel punto, il prezzo può passare in secondo piano

di Alessandra Bigotta

Functionality, high tech materials and weather protection are not enough for men’s outerwear to win the attention of the consumer: a coherent brand strategy is necessary.

re romano di 400 metri quadri in via del Babuino 174) o da realizzare, in primis i futuri opening di New York e Los An-geles, parte di una strategia d’attacco agli usa, territorio che dà buoni segnali: se un nome di spicco della cultura skate newyorkese come Supreme è venu-to a cercarci per una collaborazione ci sarà un motivo. Idem se il fdanzato di Rihanna si fa fotografare con un nostro giaccone e raccoglie 400mila like in un batter d’occhio». L’anorak, uno dei capi frutto dell’intesa con Supreme, è la sinte-si di un know how solido che si proietta nella contemporaneità: riedita un mo-dello d’archivio di Stone Island nell’ico-nico tessuto Stone Island Nylon Metal 5 C dall’aspetto metallico/cangiante, per-

1. Il flagship romano di Stone Island, 400 metri quadri in via del Babuino2. Un’anticipazione della Herno Rain Collection della primavera-estate 20163. Lo stile di Baracuta, brand in capo alla 460 West Broadway, che tra le novità di Pitti presenta una mini-collezione donna 3

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«Il lavoro sul prodotto è il fulcro di tutto - commenta il numero uno dell'azienda, Claudio Marenzi -. Puntiamo in alto, ma siamo attenti al price mix». «In ogni caso, quello che notiamo - dice - è che lo sbilanciamento del consumatore sui co-siddetti "primi prezzi" si sta allentando. È il brand a fare da traino, non solo nei mercati in cui siamo già ben posizionati (come il Giappone, dove apriremo un monomarca a Kobe e il secondo fagship a Tokyo), ma anche in zone come la Co-rea, dove progettiamo un freestanding store. L’e-commerce? Non lo facciamo: rischieremmo una concorrenza sleale verso i nostri clienti». Al traguardo dei 50 anni, K-Way (una delle label di punta di BasicNet) di strada ne ha fatta tanta. «Agli esordi, il K-Way era l’antipioggia d’emergenza - racconta Lorenzo Boglio-

ne, direttore commerciale del gruppo -. oggi, forte di nuovi contenuti di design, ha conquistato il fashion. K-Way ormai signifca anche maglieria, polo, borse e valigie. E il classico capo impacchettabi-le è alla sua terza evoluzione, il Le Vrai 3.0, in tessuto traspirante, antistrappo e con un design 100% italiano». Per anda-re alle origini di Baracuta bisogna invece risalire al 1937, anno di fondazione del brand di abbigliamento British, noto per le giacche indossate da James Dean, ma anche da Liam Gallagher. ora, sotto l’egida della 460 West Broadway, Bara-cuta è in pieno rilancio. «Nell’inverno 2015/2016 - informa il ceo Luca Levi - siamo cresciuti del 30% rispetto all’a-naloga stagione dell’anno precedente. I perni strategici sono la forte identifca-bilità della collezione (lo stile British, i tessuti protettivi, gli interni in fraser tar-tan, il design del collo, l’umbrella cut sul retro dei capi) e una segmentazio-ne del prodotto, con focus sul target medio-alto». «La brand awareness - prosegue - passa anche attraverso la distribuzione, presidia-ta tramite partnership con selezionati nego-zi internazionali e un progetto retail: il primo step sarà un Baracuta store nell’area di Car-naby street a Londra. A settembre toccherà

a Milano e nel 2016 sbarcheremo over-seas». Baracuta ha inserito nella nuova collezione il progetto Archives, che ri-porta alla luce i suoi “best of”. Paralle-lamente proporrà Baracuta+, pacchetto stretch che si rifà alle matrici golf del brand. Non ultimo, Baracuta Woman: in anteprima 15 capi donna, in tessuti come la “tonic wool” accoppiata a una membrana impermeabile. James Dean avrebbe apprezzato anche le creazioni di Brema, marchio associato ai successi dei campioni dell’Enduro e del Moto-rally, nel cui dna è rimasta indelebile la passione del fondatore, Bruno Gioli, per la moto. Sono passati 46 anni, ma Giovanni Barocci, al timone dell’azien-da dal Duemila, ha mantenuto intatto lo spirito di un tempo. «Bisogna però guardare avanti - afferma - e sfruttare la nostra riconoscibilità anche nella moda: da uno studio è emerso che il 60% di chi gravita intorno al fashion conosce Bre-ma. È il momento di valorizzare questo patrimonio 100% made in Italy, perché i trattamenti a cui sottoponiamo giacconi e giubbotti, di prezzo comunque acces-sibile (dai 350 ai 700 euro sell out), non potrebbero che essere fatti qui». «Con la primavera 2016 - informa - daremo seguito alla collezione Archivio, partita due stagioni fa, rileggendo i modelli 307 e Silver Vase, tinti in capo con tintura old e di aspetto “super-used”. Puntiamo anche sull’inedita capsule X-treme, che porta la grinta dell’offroad nella vita di ogni giorno». Creare valore è il leitmo-tiv per tutti e ognuno lo declina a modo suo. Bosideng, nato in seno al colosso cinese Bosideng International Hol-dings (leader nei piumini), è comun-que radicato sul nostro territorio. Come spiega il general marketing manager worldwide di Bosideng Italy, Giancarlo Tafuro, «i concetti, lo stile, la modellisti-ca, il controllo qualità e la fattura sono italiane, mentre la produzione è in Cina. Contenuti moda e qualità sono elevati

ma i prezzi competitivi». Il percor-so di Bosideng è cominciato con l’inverno 2014: il fatturato de-gli ordini della prima stagione è stato di 1,6 milioni di euro, passati a 2,4 milioni con la seconda e a 3,2 milioni con la terza. «Cresceremo ancora - conclude Tafuro - e nel 2016 apriremo il primo monomar-ca nel Quadrilatero. A seguire

Parigi e New York». ●

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1. Un giubbotto K-Way: il marchio è al traguardo dei 50 anni 2. Una proposta di Bosideng: in vista per il brand un opening nel Quadrilatero 3. Un capo della collezione Archivio di Brema, che lega il mondo della moto a quello del fashion

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Wp Store

30 anni, 20 prodotti, un libro, un sito, i relais. E il nuovo avanza nel retail

Colmar

Active e più fashionper aggredire l’estero

Quella di giugno non è un’edizione qualunque di Pitti Uomo per WP Lavori in Corso: correva il 1995 quando il primo WP Store (insegna che seleziona nel mondo marchi accomunati da innovazione e heritage) veniva aperto a Bologna con un concept all’avanguardia. Dopo 30 anni, i valori di WP Store - sinonimo di 12 boutique, di cui dieci in Italia, una a New York e una a Seoul, ma anche di una nuova catena di hôtellerie - sono gli stessi. È il momento di festeggiare a Firenze, il 16 giugno nel punto vendita di via della Vigna Nuova 75/R, con una serata in cui viene presentata la Blueblack Limited Edition Collection, 20 prodotti esclusivi realizzati con 18 brand: Woolrich, Woolrich Woolen Mills, Barbour, Baracuta, Spiewak, Paraboot, Palladium, Blundstone, Beams+, Engineered Garments, Nanamica, New Amsterdam

by Mark McNairy, Barens, Avoncelli, Kenneth Field, BD Baggies, Bags in Progress e Let Me See. La capsule - celebrata con un libro realizzato insieme a Inventory Magazine e un sito, oltre che con le illustrazioni di Filippo Scozzari, che collaborò con WP negli anni ‘80 - sarà venduta nei WP Store e in alcune boutique, come Merci a Parigi. Intanto per Woolrich sono in arrivo fagship ad Amsterdam, Varsavia, Berlino e nella Penisola, più sei new opening entro il 2016. Tra i mercati chiave gli Usa, con il secondo monomarca (a Boston), dopo quello di New York. Obiettivo, 50 vetrine entro il 2020. Quanto a Barbour, il negozio italiano numero due, a Roma, aprirà in autunno. (a.b.)

Colmar Originals - collezione di Colmar dalle radici active, ma dallo spirito fashion - ha scelto a fne maggio il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano per la sua prima sflata. Un appuntamento che, nelle intenzioni dei vertici dell’azienda produttrice (la Manifattura Mario

Colombo, nata a Monza nel 1923 e tuttora gestita dalla famiglia fondatrice), dovrebbe ripetersi ogni sei mesi. In pedana modelli spring-summer 2016 che interpretano lo stile biker in un’ottica futuristica, con la gamma Research a presidiare il segmento più alto, grazie a capi in tulle pesante con applicati “polmoni” in nylon imbottito di piuma, giacche in stoffe windbreaker stretch e a una capsule che prende spunto dal mondo della moto. Colmar ha chiuso il 2014 con un fatturato di 85 milioni di euro (erano 42 milioni nel 2010), in crescita del 30% e con la prospettiva di un +10% nel 2015. La sfda numero uno, per una realtà le cui vendite sono tuttora realizzate per il 70% in Italia, è l’internazionalizzazione: in vista una presenza più forte in Europa, la penetrazione del Far East - partendo da Giappone e Corea - e la conquista degli Usa. (a.b.)

WP Store celebrates its 30th anniversary in Florence during Pitti Uomo, with the Blueblack Limited Edition Collection: 20 exclusive products, made with 18 brands.

With the Originals collection on catwalk, Colmar goes international.

La Rainforest Luminar Jacket di Napapijri, frutto di una partnership con T&C, viene presentata in anteprima a Firenze, presso Gerard Loft, in occasione dell’edizione estiva di Pitti Uomo

Colmar Originals in passerella a Milano

Un’illustrazione di Filippo Scozzari, che ha creato tre opere esclusive legate alle aree geografche in cui sono presenti i marchi di WP Store: Europa, Usa, Asia

Napapijri

La Rainforest Luminar Jacketfa brillare il talento italianoThe Rainforest jacket, an iconic model by Napapijri, is reinterpreted in a “luminescent” high-tech version, presented at the multibrand boutique Gerard Loft during Pitti Immagine.

Napapijri si proietta nel futuro con la nuova Rainforest Luminar Jacket, presentata in anteprima presso Gerard Loft, in via de’ Pecori 36 Rosso durante Pitti Uomo. Ideata e prodotta nel nostro Paese, la giacca è una riedizione speciale di un modello iconico, la Rainforest, reinterpretata accoppiando il nylon anti-vento e anti-pioggia con un esclusivo tessuto luminescente, che la rende visibile anche di notte. Il capo è frutto della partnership tra Napapijri - uno dei marchi di punta di VF Corporation, leader mondiale nel settore dell’abbigliamento lifestyle - e T&C, laboratorio specializzato nello sviluppo di pigmenti fotoluminescenti. Il particolare tessuto tecnico con il quale è realizzata la Rainforest Luminar Jacket deriva dall’utilizzo di cristalli resistenti ai raggi UV, con un ciclo vitale molto lungo e caratterizzati da un “glow” (bagliore iniziale) molto intenso, ma con un “afterglow” della durata di tre giorni. La base di tutto sono le “terre rare”: minerali di altissima qualità, capaci di assorbire, immagazzinare e ri-emettere l’energia luminosa. La “special version” dell’iconico capospalla del marchio sarà esposta in vetrina e all’interno del negozio, in una “mirrored dark room” dove gli ospiti potranno indossarla e testarne dal vivo le performance. (a.b.)

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Focus denimwear

con percentuali di crescita che si aggirano intorno al 16% a livello mondiale, il segmento del pre-

mium denimwear (prezzi superiori ai 70 euro) è il più vitale del settore, di cui rappresenta una quota del 37% su un totale 2013 di 51 miliardi di dolla-ri, previsti in crescita a 56 entro il 2018. Lo rivela un sondaggio di Editd e Npd Group, che mette l’accento su un altro dato signifcativo: nell’ambito delle ven-dite online, che evolvono sensibilmente, è il settore premium a fare la parte del leone, con una progressione del 17% nel 2014. Non è un caso il fatto che in que-sto momento, per molti player del com-parto, la parola d’ordine sia upgrading. Un passaggio obbligato in un mercato polarizzato tra l’offerta low cost delle grandi catene e quella di lusso dei mar-chi di nicchia. «I pantaloni in tela indigo generano grossi volumi e oggi è molto facile riuscire a reperire jeans di qualità a prezzi abbordabili - spiega Antonio

c’È posto per tUttI aL vertIce?

Cristaudo, marketing development ma-nager di Pitti Immagine -. al vertice della piramide, invece, ci sono i nomi di super-nicchia, quelli che vanno in vendita a prezzi che raggiungono i 400/500 euro, realtà come Prps o MasterCraft Union, per fare qualche esempio». In questo sce-nario «molti produttori hanno capito di essere troppo commerciali per la nicchia e troppo costosi per la base. e hanno de-ciso di lavorare all’innalzamento dell’of-ferta». «I brand che qualche stagione fa sembravano aver sofferto, compressi tra le proposte low cost e quelle di lusso,

sembrano in ripresa - ha dichiarato nel corso di un’intervista Chantal Malin-grey, direttrice del salone Denim Pre-mière Vision-. Merito di un ripensamen-to della distribuzione, che ha aperto le porte a un concetto di lifestyle, in grado di fdelizzare la clientela con idee stimo-lati e nuovi concept». portabandiera di questo trend è senz’altro Diesel, che in nome dell’upgrading ha deciso di sacri-fcare 85 milioni di fatturato wholesale, ossia quasi 250 milioni al retail (il grup-po Otb ha un fatturato 2014 di 1,56 mi-liardi di euro, di cui il 65% rappresentati

L’universo del denimwear affronta le insidie delle catene low cost, spingendo sempre più in alto l’asticella della ricerca e della qualità. Ma fno a che punto è giusto seguire le correnti ascensionali? Diversi i pareri dei player. Uno solo il presupposto: è l’innovazione a fare la differenza

di Carla Mercurio

The universe of denimwear faces harsh competition from low cost chains, pushing the bar higher and higher on research and quality. But to what extent is it right to be guided by upgrades? Opinions differ. But the starting point is innovation as the real driver.

La campagna Diesel della primavera-estate 2015

strategie e posizionamenti

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Focus denimwear

dall’etichetta del mohicano), nell’ottica di una strategia più selettiva. «abbiamo tagliato la distribuzione non qualifcata e ci stiamo riposizionando verso l’alto, come alternativa casual al mondo del lusso - spiega Renzo Rosso, fondatore del marchio e patron del gruppo Otb -. Basti pensare che in cina ci chiedono i jeans a 1.000 euro! Ma poi in collezione ce ne sono a partire da 120 euro, con una media di 190». In cantiere grandi proget-ti: «stiamo trasferendo i fagship in lo-cation più mirate, come quello di New York, che da Fifth avenue riaprirà in Ma-dison avenue il prossimo settembre. o come quello di roma, che è stato trasfe-rito da via del corso a piazza di spagna. e dal prossimo gennaio a Milano parto-no i lavori di ristrutturazione dello store di piazza san Babila, a cura dello studio giapponese Wonderwall». La nuova Six-ty Distribution sta lavorando al rilancio del marchio Miss Sixty nella medesima ottica. «L’obiettivo è posizionare la label in una fascia premium-luxury, per una clientela che va riconquistata - spiega il direttore generale Domenico Gentile -. attualmente la collezione ha una forte componente fashion, con elaborazioni importanti a livello di tessuti e tratta-menti. ovviamente il prezzo è salito: se

prima la media dei listini per il denim era da 99 a 119 euro, oggi si parte da 120 per arrivare a superare i 200 euro, con punte di 300 per i capi più ricercati». In sintonia le strategie legate al retail. chiu-si i negozi non in linea con il posizio-namento, è stato riaperto pochi mesi fa lo storico punto vendita di roma,

cui faranno seguito nuove inaugura-zioni. si parte dal regno Unito, dove a settembre si inaugura uno spazio a Londra White Westfeld city, per prose-guire con un punto vendita nell’area di Knightsbridge e con un’altra boutique in arrivo nella primavera del 2016.

il servizio custom made

conquista terreno

In questa corrente ascensionale si inse-riscono le strategie di Roy RogerÕs, che ha appena aperto una boutique a Mila-no, in corso venezia, nel Quadrilatero. Il punto di approdo di un percorso partito da tempo, come rivela Patrizia Biondi, presidente del Gruppo Sevenbell, cui fa capo l’etichetta (24 milioni di euro il giro di affari nel 2014, in progress dell’8% sul 2013): «Grazie a un’importante opera-zione di marketing in atto da 15 anni, abbiamo consolidato il posizionamento del nostro brand in una fascia di mer-cato medio alto». e prosegue: «Il nostro è stato il primo denim made in Italy e 60 anni di storia per i consumatori sono una garanzia di qualità e artigianalità». oggi i capi in tela indigo dell’etichetta si vendono a un prezzo medio tra i 160 e i 190 euro, ma si arriva anche ai 250/300 della collezione rugged in denim cimo-sato. Fiore all’occhiello di questo pro-cesso è il servizio custom made rr_cM: in tutti gli store della label, all’interno di un’area dedicata, il cliente può decidere tessuto, colore (secondo i diversi lavag-gi), dettagli e modello, scegliendo tra un’ampia selezione, assitito da personale specializzato. Nell’arco di 15 giorni il je-ans, personalizzato con le cifre ricamate sul quinto taschino, è pronto per essere indossato. anche un colosso come Levi’s ha sposato la causa e la rinvigorisce con

1.La capsule di Gas, di scena a Pitti Uomo 2. Il servizio custom made di Roy Roger’s, battezzato RR_CM

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Denim premiÈre Vision

Sempre più performanti

I nuovi tessuti in denim per l’autunno-inverno 2016/2017, presentati alla scorsa edizione di Denim Première Vision, si concentrano su effetti invecchiati, superfci lucide, mani laniere e aspetti mélange. Grande l’attenzione alla tecnologia e alla performance, così come è sempre più forte il focus sull’ambiente. Molti produttori hanno realizzato proposte stretch sempre più performanti. È il caso di Isko Blue Skin di Isko: un articolo che, grazie alla sua nuova costruzione, può seguire i movimenti del corpo in quattro direzioni e al tempo stesso garantire sostegno. Di recente il big turco del denim ha registrato il brevetto per Isko Future Face a livello europeo. Questo materiale garantisce il comfort di una maglia circolare, ma ha l’aspetto di un denim ed è stato utilizzato da marchi leader tra i quali Diesel, Gucci, Hugo Boss e 7 For All Mankind. Altra novità sotto i rifettori è Emana, fbra sintetica del Gruppo Solvay, flata e distribuita da Fulgar, specialista nella produzione di flati sintetici. Questo flato incorpora una tecnologia a raggi infrarossi che garantisce una miglior circolazione sanguigna, dando ai jeans proprietà antifatica, anticellulite e cosmetiche. Grande attenzione viene rivolta anche all’ambiente. La tessitura turca Calik ha presentato Oxygen by Calik Denim che, grazie a un particolare trattamento del flato, può essere invecchiato in tempi pari alla metà di quelli richiesti dai normali trattamenti, usando meno acqua e sostanze chimiche. (m.c.p.)

Great attention to technology and performance, as well as an increasingly strong focus on the environment for the new denims for Autumn-Winter 2016/2017.

Un’immagine di Isko Blue Skin

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il nuovo servizio di customizzazione Levi’s Tailor Shop, che consente a tutti di apporre la sigla stilistica sul proprio capo in denim, scegliendo presso gli sto-re selezionati borchie, lettere in tessuto, patch ricamati. Un plus che completa le opzioni già esistenti: orlo, restringimen-to della gamba, strappi e riparazione, abrasione e decolorazione.

Fino a che punto puÒ salire

l’asticella dei prezzi?

Ma l’interrogativo sorge spontaneo: fno a che punto può salire l’asticella dei prezzi? c’è posto per tutti nella fascia del luxury denim? «Di sicuro non c’è spazio a suffcienza al vertice della piramide -. è categorica la risposta di antonio cri-staudo -. È giusto che all’interno di una stessa collezione ci siano capsule di ri-cerca e prodotti di livello più elevato, ma poi la battaglia si gioca nella fascia affordable. È lì che è importante essere competitivi». Non ha dubbi in propo-sito Barbara Grotto, head of marketing and communications di Gas (circa 100 milioni di euro il turnover nel 2014, con una progressione del 3%). «Il nostro marchio gravita in un ambito giovane, casual e urbano. Qui abbiamo sempre ancorato i nostri valori e qui vogliamo restare. Non credo proprio che il denim possa diventare tutto inaccessibile». «an-che noi - spiega - abbiamo fatto il nostro upgrading, puntando a dare emozionali-tà al prodotto, rendendolo appetibile an-che per la sera e le occasioni importanti e impeccabile dal punto di vista qualita-tivo ma il value for money resta un asset importante: il denimwear non può supe-rare determinate cifre. Nel nostro caso, il range va dai 100 ai 130 euro, con pun-te di 180 per le proposte made in Italy, come quelle della nuova capsule che pre-sentiamo a Pitti Uomo: 15 pezzi uomo e donna, caratterizzati da grande cura dei dettagli e delle rifniture». Lunghezza d’onda analoga per Replay. come spiega l’a.d. del brand da 205 milioni di euro, Matteo Sinigaglia: «abbiamo introdotto il concetto di smart premium, un lusso accessibile per un prodotto come il je-ans, il più democratico in assoluto. I no-stri modelli in denim hanno prezzi che oscillano dai 139 ai 159 euro al consu-matore: sono capi trasversali, come lo è il ristorante che abbiamo appena aperto a Milano, in piazza Gae aulenti, all’inter-no del nostro megastore». c’è anche chi ha scelto di non superare la fatidica so-

glia dei 100 euro, pur svolgendo un lavo-ro attento sul prodotto. È il caso di Rife, marchio che lo scorso anno è stato ca-ratterizzato dalla discontinuità societaria tra la Super Rife, oggi in liquidazione, e la new company, Rife srl (30 milioni il turnover nel 2014). «sul denim - spiega l’a.d. Antonio Arcaro - che oggi copre il 25% del business, il nostro lavoro si è focalizzato principalmente su tre punti chiave: vestibilità, qualità e differenzia-zione. L’obiettivo è dare alla proposta un maggiore contenuto fashion, realiz-zando un prodotto di ottima qualità, con un prezzo abbordabile, supportato da strategie di marketing e comunica-zione innovative, aperture di fagship store e testimonial non convenzionali». «oggi - sottolinea - il prezzo medio sul jeanswear è tra i 69 e i 79 euro, un range rimasto costante negli ultimi anni».

il vero driver È la creativitÀ.

sono le novitÀ che premiano

In questo altalenare di prezzi, vale un assunto fondamentale: sono le novità il vero motore del successo. Ne è convinta Anna Maria Brivio, contitolare del pun-to vendita Norrgatan a Monza e della showroom Baltimora Studio: «Il jeans non è questione di prezzo. Quello che conta sono le proposte speciali e di qua-lità. capi innovativi. come il pantalone-coulotte di Wåven, marchio londinese con un’immagine alta, che va in vendita a un prezzo di circa 75 euro: un successo incredibile per la label, che ora portiamo a White con il menswear». e chiarisce: «La nostra flosofa privilegia un mix di etichette di fasce diverse. oltre a Wåven, abbiamo realtà più note come Frame Denim (prezzi da 230 a 280 euro), Anine Bing (195-205 euro) e One Tea-spoon (130-140 euro)». In sintonia con la tesi di anna Maria Brivio è il punto di vista di Lynne Koplin, presidente di J Brand, marchio californiano premium, in vendita in europa a prezzi che par-tono da 220 euro: «È imprescindibile puntare sulle novità e sul design, inno-vando silhouette e tessuti». «vogliamo continuare a mantenere gli standard elevatissimi del nostro prodotto e tra-smettere il messaggio tramite pubblici-tà, pubbliche relazioni, social media e il nostro sito di e-commerce, di recente oggetto di una politica di upgrading, con l’inserimento di prodotti esclusi-vi, link ai social media e operazioni di marketing mirate», conclude. ●

notiFY a pitti Uomo

ÇUn segnale forte per il mercato italianoÈ

Torna a Pitti Uomo dopo anni di assenza Notify, il brand premium di denimwear francese, che ha scelto l’arena forentina per rimarcare la presenza sul mercato italiano, dove ha in programma di aprire punti vendita monomarca e corner nei grandi magazzini entro il prossimo anno. La collezione (che sarà presentata nella sezione Futuro Maschile, alla Sala della Ronda), si arricchisce di una linea di sneaker uomo, in chiave slip-on, completamente ricamate, made in Italy 100% e in vera pelle. Il marchio (12 milioni di giro di affari nel 2014) si è mantenuto fedele nel tempo al posizionamento premium, che vuol dire jeans in denim in vendita tra i 200 e i 240 euro, con il womenswear a fare la parte del leone, con una quota del 60%. «Il consumatore oggi desidera autenticità, unicità, know how e qualità - spiega Maurice Ohayon, ceo del brand -. Bisogna essere innovativi e anticipare i nuovi segnali in arrivo da clienti alla ricerca di un prodotto ben fatto». «Crediamo che oggi sia importante sviluppare il servizio clienti - precisa -. Per questo abbiamo messo a punto il concetto del “sur-mesure” all’interno del nostro Flagship Atelier Notify, a Parigi, in rue Saint Hyacinthe: un servizio in linea con la più pura tradizione sartoriale, che va incontro ai desideri e alle richieste dei clienti». (c.me.)

Back to Pitti Uomo, Notify has chosen the arena in Florence to mark its presence in the Italian market.

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«La camicia è di nuovo protago-nista a 360 gradi: l’uomo ha capito che dà valore aggiunto

all’abito e che, anche nel tempo libe-ro, regala un tocco di eleganza e raf-fnatezza irrinunciabili»: Alessandra Inghirami, responsabile della cami-ceria del gruppo Inghirami (marchio di punta nella camicia Ingram), è ot-timista e piena di entusiasmo. La pri-mavera-estate 2016 si preannuncia una stagione molto promettente per questo capo cult del guardaroba maschile. Se è vero che quando un uomo sceglie una camicia deve provare un’emozio-ne, i protagonisti del settore ce l’hanno messa tutta per far scattare il feeling con il consumatore fnale: le proposte sono tantissime e variegatissime. Ciò non toglie che si possano individuare alcuni mega-trend nella primavera-estate 2016, indispensabili per capire dove sta andando il settore. Partiamo dai tessuti. Va ricordato infatti che, se-condo gli esperti, il 70% della qualità di una camicia è data dalla materia pri-ma con cui è fatta. «Vanno i tessuti ric-chi, che danno l’impressione di essere

Dalle micro-armature alle stampe foreali coloratissime, la camicia è protagonista della stagione. Tutte le novità di un capo cult del guardaroba maschile, tornato prepotentemente alla ribalta. Le realtà italiane del comparto mostrano dinamicità

queStione di StoFFA

di Elena Azzola

The shirt is the star of the show for spring-summer 2016. Brands in the sector are showing dynamism by targeting foreign markets and making well-researched choices in Italy

sPeCiALe CAMiCeRiA

parlano i protagonisti del settore

Bagutta

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SPECIALE CAMICERIA

pesanti ma che in realtà sono leggeri - informa inghirami -. Piacciono, in particolare, le micro-armature, i mi-cro-disegni, gli effetti traforati, quasi a nido d’ape: dal nostro archivio abbia-mo ripescato tessuti bellissimi, come il fl coupé, jacquard o il giro inglese, che riproponiamo in chiave contempora-nea». Conferme arrivano da Confe-zioni Gallia, realtà della provincia di Padova, attiva con i marchi Guiducci e Gallia. quest’ultimo è in fase di ri-lancio nella primavera-estate 2016, in seguito anche a cambiamenti societa-ri avvenuti in azienda, che spingono a valorizzare tradizione e savoir-faire della storica manifattura, produttrice, tra l’altro, per le migliori griffe inter-nazionali. «Protagonisti della stagione sono le micro-fantasie, le fantasie jac-quard e il fl coupé», fa sapere Marco Capra, socio e amministratore delega-to. «La ricerca creativa nei tessuti è fon-damentale - ribadisce Antonio Gavaz-zeni, alla guida di Bagutta, nome di

spicco nella camiceria uomo e donna -. La maggior parte di quelli che utiliz-ziamo noi sono italiani. Ci serviamo in particolar modo presso il gruppo Albini, le cui collezioni sono in asso-luto fra le più belle. Mussola di cotone e lino sono i due grandi floni nella gamma d’offerta per lui. Per Bagutta, inoltre, nella primavera-estate 2016 sono importantissime le stampe, il 70% delle quali in esclusiva. di queste, il 30% sono in comune tra la donna e l’uomo». La stampa di punta di Ba-gutta è rappresentata da piccole foche che giocano a palla, ma in collezione si trovano anche pois, frutta esotica e

1. La camicia “Iacarino” (ispirata alla cucina dello chef Ernesto Iacarino) della capsule collection Xacus Gusto: un nuovo progetto di Xacus, presentato in occasione dell’88esima edizione di Pitti Immagine Uomo2. Un modello in tessuto micro-armato di Ingram3. Particolare di una camicia Alessandro Gherardi 4. Uno scorcio della showroom Danolis in via Carlo Poma a Milano5. Una camicia con fantasia “ludica” di Bagutta

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forellini. «il grande tema dell’unisex ha coinvolto anche la camicia - rifette Alessandra inghirami -. Anche qui c’è un forte scambio tra uomo e donna. Complice la stagione estiva, anche noi proponiamo stampe foreali coloratis-sime per lo stesso uomo che, quando lavora, indossa la camicia classica, ma che nel tempo libero osa fantasie d’im-patto. quello che vorremmo comuni-care è che le collezioni che presentiamo a Pitti Uomo sono sempre più ampie e ricche e permettono al dettagliante di sperimentare: la camicia ingram è sempre meno solo camicia classica. i 40 monomarca ingram nel mondo (tra negozi diretti e affliati) ci permettono di toccare con mano il mercato quoti-dianamente. e ci danno una marcia in più nel rispondere alle sue richieste». Per completare il quadro delle tenden-ze della stagione, gli addetti ai lavori informano che stanno tornando anche le righe, vanno forte il lino délavé, qua-

dri e check sempre délavé, quasi effetto denim, il denim stesso e che gettonatis-sime sono le piccole stampe sulla tela blu per eccellenza. La palette cromatica, accanto ai super classici che non pos-sono mancare in collezione, privilegia i pastello (celesti e rosa polvere), anche in versione più calda e solare e, infne, i colori accesi, come il giallo, l’arancio, il verde mela e il bluette.

Export Ma non solo: lE stratEGIE

DEllE aZIEnDE DEl sEttorE

Secondo Gigi Palomba - socio insieme a Gino Quitadamo di Danolis, sino-nimo di camicie prodotte in Lombar-dia dal 1988 - sulla camicia c’è «trop-pa confusione». «dell’uomo elegante e raffnato di ieri non è rimasto nulla - sostiene -. e danolis, in controten-denza, vuole dire la sua, proponendo nella primavera-estate 2016 uno stile sobrio, solo un po’ vissuto, anche nel tempo libero». in collezione spiccano i

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tintoria Mattei

Sperimentazioni sul tema camicia

Fantasie di ispirazione etnica, gusto décontracté, tessuti esclusivi e tagli contemporanei connotano la nuova collezione di Tintoria Mattei (marchio di camiceria del gruppo bresciano Giemme Brandscorporate) presentata a Pitti Immagine Uomo. Spiccano le macro stampe laserate su denim leggeri o le stampe a corpo fnito su basi leggere e mussole. La modellistica esplora nuove forme, come nella camicia baseball con taschino work. Inusuali per questo capo anche alcune lavorazioni, come la termosaldatura che elimina le cuciture da polsini e taschino.

The Giemme group’s shirt brand is experimenting with fabrics, cuts and production techniques.

B.d. Baggies

Un capo da vivere “intensamente”

Il marchio americano B.D. Baggies conferma la sua flosofa nella collezione per la primavera-estate 2016: produrre camicie nei materiali migliori, pratiche, comode, facili da indossare in ogni occasione. Tra i nuovi tessuti troviamo il twill tinto capo e quello double, in check e tinta unita, per il modello reversibile. Le famiglie di prodotto comprendono capi in popeline stretch tinto capo, quadri e check, superoxford, cambray e una parte importante di fantasie in indigo o smerigliato riga con garzatura. La cartella colori è amplissima, fno a includere gli “estivi” pastello e foreale. Due le vestibilità: slim ft e regular. Estesa la proposta di colli e modelli con l’inserimento di un open collar, oltre al button-down. La collezione prevede una capsule completa per la donna. Ogni camicia viene presentata nel suo classico sacchetto, di cotone per l’uomo e di iuta per la donna.

The American brand’s range is as wide as it is versatile and views shirts as a “moment of pleasure”.

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SPECIALE CAMICERIA

modelli in lino e in denim. Prevalgo-no i bianchi, i bianchi-beige, il kaki e alcuni pastello caldi e solari, come un rosso particolare, un verde, un giallo e un cuoio. danolis affanca alle camicie una giacca-camicia decostruita tinta in capo, un gilet in canvas pure tinto in capo, alcune polo e una sciarpa in puro lino tinta unita, in 12 nuance. questa la sua ricetta “semplice” di eleganza maschile. Passando alle vestibilità, tutti d’accordo sul fatto che i modelli trop-po slim non siano più così di moda. La camicia indossata deve avere la giusta morbidezza. inoltre, riuscire a soddisfa-re anche gli uomini non proprio flifor-mi si traduce in opportunità di vendita, considerato che in alcuni monomar-ca delle griffe il cliente “corpulento” non trova la taglia. i colli sono piccoli, morbidi con stecchetta o svuotati. Sul fronte del business, le realtà italiane della camiceria mostrano una certa dinamicità. Considerata la prolungata crisi del mercato nazionale, le strategie aziendali hanno mirato nelle ultime stagioni (e continuano a mirare) all’in-cremento dell’export, ma non solo. «La scorsa stagione è stata diffcile in italia, in Russia e in Giappone - ammette An-tonio Gavazzeni di Bagutta -. tuttavia,

facendo le giuste scelte a livello retail nella Penisola, tagliando cioè i rami secchi e privilegiando solo i negozi che funzionano davvero, nell’autunno-inverno 2015/2016 abbiamo tenuto, grazie anche alla nuova licenza Robert Friedman, forte soprattutto nella don-na». All’estero Bagutta ha siglato nuo-vi accordi di distribuzione per Medio oriente e Russia e ha trovato un agente/distributore per gli Stati uniti, mercato che ritiene particolarmente prometten-te. inoltre, ha varato alcune iniziative f-nalizzate a migliorare la visibilità inter-nazionale del marchio: Bagutta uomo può contare su un corner da Printemps a Parigi e a novembre debutterà quel-lo berlinese presso KaDeWe. da luglio sarà attivo, infne, l’e-commerce azien-dale, progettato per recapitare le cami-cie Bagutta in tutto il mondo. in fase di espansione anche danolis e Con-fezioni Gallia. La prima sta cercando agenti per Russia, Stati uniti e Paesi Scandinavi. La seconda ha individuato come priorità la Cina e gli Stati uniti e si prepara ad affrontare fere a Shanghai e new York. dalla loro, sicuramente, il valore del made in italy, una carta da giocare bene all’estero, anche sul fronte della camicia. un’altra leva può essere il “su misura”: un servizio sempre più richiesto dai consumatori più esigenti, alla ricerca del massimo comfort, di un certo tipo di manifattura e di un capo personalizzato. ●

1. La showroom multibrand DuediDue di Roma, a cui è stata affdata dalla primavera-estate 2016 la distribuzione di Bagutta donna per il Centro-Sud Italia2. Alcune proposte di Brooksfeld

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alessandro gHerardi

Uno spazio tutto suo nel centro di Milano

Alessandro Gherardi - lo specialista della camicia, noto per l’utilizzo di 800 tessuti diversi e la cura dei dettagli - ha aperto una showroom di oltre 100 metri quadri in via Vivaio 4 a Milano. Progettato da Marta Bernicchi in collaborazione con Andrea Bassi, lo spazio si contraddistingue per un’atmosfera rigorosa e sofsticata: gli arredi lineari in light walnut rovere si contrappongono ai complementi d’arredo vintage, alle pareti grigio tortora e ai tendaggi grezzi. Qui sono esposte le tre linee del brand: Classico, Soft e Vangher N¡

7. Camicie con carré tagliato e maniche applicate a busto chiuso e rifnite con sottopunto a mano, fatte con «anima e passione», come ama dire Alessandro Gherardi. (e.a.)

The tailored shirt specialist has opened a 100m2 showroomin Milan

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menswear news

Con oltre 20 anni di esperienza nella moda, Andrea D’Amico è l’ideatore e fondatore di D’Amico, azienda di accessori di alta gamma per la quale il fatto a mano è un plus. A Pitti, presso lo stand alla Sala delle Nazioni, il brand lancia D’Amico D’Easy, un inedito concept di cintura, con una fbbia dall’apertura semplifcata: basta la pressione di un dito e il gioco è fatto. Realizzata in diverse fniture, per gli uomini più esigenti è disponibile su richiesta anche in versione oro 18 carati e argento 925. Massima funzionalità, dunque, e la consueta ricerca sui materiali: dal cuoio al coccodrillo, fno al camoscio e alla pelle di razza, solo per citarne alcuni. (a.b.)

GRUPPO PAOLONI

Cocktail di risultati positivi: e a Firenze brindisi con Eataly

L.B.M. 1911

Dal Quadrilatero parte un world tour quinquennale

Il 2014 è stato un anno di crescita per il Gruppo Paoloni, nome storico del made in Italy - è nato oltre 30 anni fa, con un focus sulla moda maschile -, nella cui orbita gravitano i marchi Manuel

Ritz (un mix di sartorialità e anticonvenzionalità), Paoloni (sinonimo di un’eleganza discreta e raffnata), Msgm (fashion brand creato nel 2009 da Massimo Giorgetti in collaborazione con l’azienda) e Montecore, capispalla uomo e donna di alta gamma, sintesi di ricercatezza e funzionalità. Il fatturato consolidato del fscal year si è aggirato sui 65 milioni di euro, +10% sul 2013: a premiare le strategie aziendali è arrivato, a fne anno, il Cribis D&B Rating 1 “Most

Reliable”, la più alta valutazione della solidità fnanziaria e dell’affdabilità commerciale di un’organizzazione, rilasciata a realtà che mantengono costantemente un’elevata affdabilità economico-fnanziaria e hanno buone performance nei pagamenti delle transazioni B2B. Entrando nel dettaglio delle collezioni, Paoloni ha archiviato il 2014 in trend con i ricavi del gruppo e per la stagione fall-winter 2015/2016 ha messo a segno un +10%, con prospettive interessanti in Russia, Est Europa, Giappone e anche Italia. Un mercato, quest’ultimo, dove Manuel Ritz ottiene un incremento del 10%, a fronte di una selezione dei punti vendita, mentre in Europa spiccano i risultati in Spagna (+30%) e Francia (+90%). La label rinnova, in occasione di Pitti Uomo, il sodalizio con Eataly, già sperimentato a Milano, grazie alla presenza di Enrico Panero, chef vincitore del premio “Il piatto dell’anno” a Identità Golose 2015, che ha inaugurato lo spazio Identità Giovani a Expo 2015. Al salone Panero porta un cocktail “su misura”, ispirato alle novità della primavera-estate 2016. In fera viene uffcializzato il lancio del Tailoring Modular System, progetto di retail marketing basato su shop in shop e corner customizzati. Ma anche l’e-commerce è in primo piano per l’azienda, grazie all’e-shop inaugurato il 16 maggio. (a.b.)

L’apertura del monomarca al 30 di via della Spiga, in pieno Quadrilatero milanese, rappresenta una pietra miliare per l’espansione retail di L.B.M. 1911. «L’apertura di quello che è il primo fagship mondiale di questa label - commenta Luigi Bianchi, a.d. del Gruppo Lubiam e responsabile dell’uffcio stile - segna un momento fondamentale nella storia della nostra azienda e rafforza l’identità del marchio». Lo spazio, di 150 metri quadri su due livelli, è stato progettato da Paolo Giachi, che è partito dal concetto di fusione tra passato e presente per sviluppare un concept all’insegna della “urban jungle”, la coesistenza tra naturalità e allure metropolitana. Bianchi defnisce lo store una «seconda casa» del brand, al centro di obiettivi ambiziosi per il prossimo futuro. «Vogliamo approcciare mercati dall’altissimo potenziale - spiega l’imprenditore - tra cui India e Sud America. Milano rappresenta il calcio d’inizio di un piano quinquennale». L’inaugurazione uffciale dello store è prevista il 22 giugno, in occasione di Milano Moda Uomo. (a.b.)

D’AMICO D’EASY

Le nuove cinture D’Amico D’EasyIl fagship L.B.M. 1911 in via Spiga: da qui inizia un piano di espansione internazionale del marchio

Manuel Ritz per la primavera-estate 2016

In Fortezza arriva la cintura intelligenteThanks to a smart buckle, the new D’Amico D’Easy belts are easy to open and close.

In 2014 the turnover of Gruppo Paoloni has grown by 10%. At Pitti the brand Manuel Ritz welcomes chef Enrico Panero and launches the Tailoring Modular System.

The opening of the frst L.B.M. 1911 fagship store is scheduled during Milano Moda Uomo. It is the frst step of the international retail development plan.

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Del network operoso delle aziende venete del tessile-abbigliamento fa parte anche GTA, una realtà sto-

rica - è nata 60 anni fa a Tencarola di Selvazzano (Pd), su iniziativa dei fratel-li Tognolo, con un focus sui pantaloni uomo - al centro di importanti investi-menti da parte del gruppo di imprendi-tori che ne hanno acquisito il 70% a fne 2014, lasciando il 30% a Giorgio To-gnolo. A capo della cordata c’è Alberto Baban, presidente della Piccola Indu-stria di Confndustria, associazione di cui è vice-presidente a livello nazionale. Ai vertici siedono anche Tiziano Busin, Pierangelo Bressan, Paolo Bastianel-lo (vice-presidente tesoriere di Smi) e Giorgio Tognolo. «Dopo una stagione di transizione, l’inverno 2015/2016 - spiega Cristian Cappozzo, world sales executive con trascorsi presso aziende di primo piano del made in Italy - siamo pronti a spiccare il volo, con una squa-dra rinnovata». Preceduta da una pre-collezione, «la primavera-estate 2016 si basa sul forte appeal di GTA, marchio di impronta casual-chic anglosassone, e della GTA Metrico Capsule, il chino

riveduto e corretto, grazie a stoffe inu-suali come i misti lana lavati». La ricerca è il leitmotiv dei 60 capi GTA: «Utiliz-ziamo lane triple ritorte e stretch, cotoni délavé, operati e tinti, mischie di lane e cotoni pregiati e altri materiali d’elezio-ne, tra cui un jersey perfetto per mercati esigenti come il Giappone. Non ci sfug-gono i dettagli: siamo quasi gli unici a usare le zip “insertate”, i bottoni cuciti incrociati e con gambetto e “cavallino” lavorato senza cuciture, i passanti da 8 millimetri, con tick sartoriale». Modelli presentati nello stand di Pitti Uomo, al piano inferiore del Padiglione Centra-le, «studiato in linea con il mood delle proposte». Controcorrente l’approccio all’e-commerce: «Partiamo entro fne anno - informa il world sales executive - con un progetto il cui fulcro è un la-boratorio situato in Veneto, in grado di sfornare pantaloni 100% made in Italy, anche su misura. Un’iniziativa supervi-sionata da Giorgio Tognolo». GTA fat-tura, tra brand propri e produzione di alto livello conto terzi, 9 milioni di euro (di cui il 60% con l’export). «Nel giro di quattro-sei stagioni - informa Cappozzo

Celebrazioni per i 130 anni di Gherardini,

che lancia a Pitti Uomo la prima collezione di

accessori maschili, Mr. Gherardini (nella foto),

con l’obiettivo di raggiungere in tre anni con questo

marchio un fatturato di 4 milioni di euro. «Abbiamo

pensato a quali borse usano gli uomini di stile -

spiega Riccardo Braccialini, a.d. del Gruppo

Braccialini, cui la griffe fa capo, artefce di

questo debutto -. Ne è nata una collezione di 20

pezzi circa tra bag, zaini e portafogli, in grado di

assolvere alle esigenze della vita di un uomo:

uffcio, palestra, weekend, viaggi. L’interlocutore?

Un professionista, che però non disdegna lo sport e

la vita all’aria aperta». Si è partiti dal tessuto icona

Softy della griffe, per esprimere l’anima tech, con

il logo un po’ “mimetizzato”, e quella “old style”.

I prezzi vanno dai 300 ai 400 euro circa, per una

collezione venduta nei monomarca Gherardini e

nei concept store. Il brand organizza una serie di

eventi a Firenze, a partire da un’installazione al

museo Bellini, la cui facciata viene rivestita con

il tessuto icona Softy con logo stampato all over.

Prevista l’apertura di sale inedite del palazzo. Non

solo: il marchio chiude la kermesse il 18 giugno,

con il concerto al Giardino Torregiani dell’esponente

del pop alternativo californiano Ariel Pink. (e.a.)

gherardini

Lancia l’uomo e festeggia i 130 anniGherardini celebrates its 130th anniversary in Florence and launches the Mr. Gherardini collection.

- vogliamo raggiungere questa cifra solo con i nostri marchi. Alla voce distribu-zione, siamo arrivati a 250 punti vendi-ta (il 35% in più rispetto allo storico di GTA) e cresceremo ancora, forti in Italia e nel Sol Levante ma con prospettive in Germania, dove siamo passati da zero a 20 clienti, Spagna, Belgio e Usa. Stiamo approcciando Dubai e il Medio Oriente e prioritarie sono anche Cina, Russia e Corea». E il retail? «Ci piacerebbe creare, con altre label produttrici di merceolo-gie complementari alla nostra, “vetrine ideali” sul bel vestire italiano». ●

1. L’imprenditore Alberto Baban, a capo della cordata che ha rilevato il 70% di GTA2. Il world sales executive di GTA, Cristian Cappozzo3. Massima cura dei dettagli per i pantaloni del brand4. Un bozzetto della linea “Design” di GTA, che utilizza il jersey in modo del tutto innovativo

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SI fA PRESTO A DIRE PANTALONICon il brand GTA e con GTA Metrico Capsule, l’azienda presenta il nuovo corso a Pitti. E lancia un format di e-commerce made in Italy

di Alessandra Bigotta

GTA is a specialist in trousers at its turning point, with its namesake and Metrico Capsule collections and a made in Italy approach to e-commerce.

gta

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menswear news

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menswear news

sun68

Il brand del colore pronto a spiccare il volo in Europa

AmericAn vintAge

Una “sorpresa” a Pitti per i primi dieci anni

brAcciAlini

In pista con Ducati per conquistare anche lui

ports 1961

L’uomo con Vukmirovic e lo store a Hong Kong: i nuovi traguardi

Per la prima volta Sun68 presenta a Pitti

Immagine Uomo le running shoe “Run Faster Than You Can”: una gamma di sneaker composta da tre modelli basici (rosso/blu, blu/grigio, verde inglese/beige) e da tre special edition (fuo, camoufage e denim). Il progetto scarpe del marchio italiano, il cui tratto saliente è sicuramente il colore, è iniziato da un anno e con la primavera-estate 2016 si colgono i risultati più compiuti. Nel suo complesso, la collezione di scena al salone forentino è ricca e vivace. In primo piano le

micro stampe ma anche un forte ritorno ai basici. L’ispirazione viene come sempre dal mondo dello sport e del college, con un tocco vintage. L’idea è di creare un mondo di riferimento, in cui chi sceglie Sun68 possa riconoscersi e sentirsi parte di una squadra. Sul fronte business, l’azienda ha attivato un agente in Spagna e uno in Germania per iniziare a distribuire il brand oltre i confni della Penisola, dopo la positiva esperienza registrata in Benelux. Attualmente Sun68 è presente in 1.310 multimarca in Italia e circa 100 in Europa. Sul territorio nazionale conta anche dieci monomarca gestiti direttamente dalla società. Tra la fne del 2015 e il 2016 prevede altre cinque aperture in Italia. Il prossimo anno potrebbe anche essere quello del test di un negozio a Barcellona e di uno a Berlino. L’e-commerce sta confermando le attese, attestandosi in termini di vendite su quelle di un negozio tradizionale. Sun68 ha sforato i 30 milioni di euro di fatturato nel 2014: un traguardo che si avvia a superare nel 2015. (e.a.)

Il brand francese American Vintage festeggia a Pitti

Immagine Uomo i suoi primi dieci anni di attività con un progetto speciale, tenuto fino all’ultimo “top secret” dalla casa di moda. Proprio al Pitti aveva, del resto, debuttato lo scorso anno, presentando la collezione uomo. American Vintage rappresenta una “success story”: nata nel 2005 da un’intuizione di Michaël Azoulay come collezione donna, già dall’anno successivo ha conquistato notorietà a livello internazionale, grazie alla sua originalità. Il progetto si basa infatti sulla reinterpretazione dei classici del guardaroba in chiave moderna, con uno stile disinvolto, a tratti bohémien, utilizzando tessuti di qualità e curando la vestibilità dei capi. Una chiave di lettura della moda che dal 2008 è stata trasposta anche in una linea maschile, tutta da scoprire al Pitti, sorpresa inclusa. (e.a.)

Braccialini ha siglato un accordo di licenza della durata di tre anni con Ducati

Motor Holding per la produzione delle linee di borse, zaini e accessori da uomo a marchio Ducati e Scrambler Ducati, presentate in anteprima a Pitti

Immagine Uomo. La prima è caratterizzata da uno stile più classico e tecnico, la seconda giovane e sportivo. Colori e materiali riprendono i mondi delle rispettive linee di moto: nero, rosso e crosta cerata per Ducati, verde militare e tessuto con cuoio vegetale per Scrambler Ducati. Per la maison forentina si tratta di un’opportunità per entrare in un segmento di mercato nuovo e interessante e allargare il proprio target al pubblico maschile. (e.a.)

Ports 1961 ha festeggiato il lancio della nuova collezione uomo disegnata da Milan

Vukmirovic e l’apertura di un fagship store di 1.200 metri quadri in Canton Road a Hong Kong con un party esclusivo in negozio e, a seguire, presso il Central Pier 4 della metropoli asiatica. Al taglio del nastro della boutique erano presenti il ceo Salem Cibani, il neo direttore creativo dell’uomo Vukmirovic e l’artista di Hong Kong Micheal Lau, con il quale la casa di moda canadese ha scelto di collaborare per l’occasione: Lau ha realizzato una statuetta in edizione limitata, partendo dagli elementi chiave della collezione maschile per l’autunno-inverno 2015/2016, che sarà disponibile presso rivenditori selezionati da Ports 1961 in tutto il mondo, per estendere le celebrazioni a livello globale. Inoltre, una capsule collection ispirata dalla liaison con Lau sarà disegnata da Milan Vukmirovic. «L’inaugurazione di questo store dimostra il nostro impegno a espandere la presenza di Ports 1961 in una delle principali capitali della moda asiatiche. Assieme a Milan Vukmirovic, che ha disegnato la collezione uomo autunno-inverno 2015/2016, Ports 1961 è senza dubbio il brand da tenere d’occhio al momento», ha dichiarato Salem Cibani. (e.a.)

Lo stile di American Vintage in un’immagine pubblicitaria

The company has acquired an agent in Spain and one in Germany to start distributing the brand abroad.

The French brand American Vintage celebrates its tenth anniversary at Pitti Immagine Uomo.

Thanks to an agreement with Ducati, Braccialini created two new lines of leather goods for men.

The Canadian brand celebrated the launch of the new men’s collection designed by Milan Vukmirovic and the opening of a fagship store of 1,200 square meters in Canton Road in Hong Kong.

La boutique di Ports 1961 a Hong Kong

La classica Rain Jacket di Sun68

Una borsa della linea Ducati realizzata da Braccialini

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AT.P.CO FOR

AT.P.CO - marchio di punta della Gol-

den Season di Brescia - cresce a ritmo

veloce e ora pensa anche al retail. Con

650 wholesaler all’attivo in Italia e 250

all’estero (concentrati principalmente in

Spagna, Francia, Germania, Scandinavia,

ma anche Russia, Corea del Sud, Giap-

pone, Australia e Canada) per il brand del

menswear è venuto il momento di espan-

dersi attraverso il format dei monomarca.

L’idea non è quella di far prevalere la for-

mula della gestione diretta, ma di aprire

nuovi store in partnership con i clienti più

importanti, con i quali si è già consolidato

un rapporto di fducia ed è praticamente

impossibile commettere errori, grazie alla

loro conoscenza del territorio e del con-

sumatore locale. Per il recente debutto,

AT.P.CO ha scelto Salò, Brescia e Como

(quest’ultimo in collaborazione con il part-

ner Tessabit). Prima della fne del 2015

sono in programma tre ulteriori aperture,

a cui si aggiungeranno 10 negozi entro

l’autunno-inverno successivo. Questa

prima tornata di inaugurazioni dovrebbe

portare, in breve, a un network di una

ventina di punti vendita monobrand. Tra

i punti di forza dell’azienda presieduta

da Luca Orsatti, il fatto di proporre un

vero total look - dalla camicia alle scarpe

- e di essere sempre pronta a perlustra-

re strade nuove, come il womenswear e

il denimwear, per citare alcune delle più

recenti iniziative. La scelta, poi, è sempre

più ampia: sono quasi 600 i capi in as-

sortimento, tra collezioni (e precollezioni)

uomo e la linea donna, oggi disegnati da

nuovo team di designer. Al retailer è ga-

rantita un’assistenza costante, consegne

tempestive e la possibilità di effettuare ve-

locemente cambi o riassortimenti, grazie

a un magazzino ben fornito allo scopo.

AT.P.CO garantisce inoltre livelli di mar-

ginalità sopra la media: un plus sin dai

tempi del debutto, cinque anni fa, che ha

contribuito a decretarne il successo, in-

sieme al giusto mix di creatività e qualità.

Pronti per lo sviluppo del retail, in partnership con i buyer più fedeliIl casualwear di AT.P.CO farà tappa in nuove città, in Italia e all’estero, con la formula del monobrand. Un’operazione pensata in tandem con i clienti più importanti.

Golden Season Srl

Via Corfu’66 - 25124 Brescia - uffici: Via Dell’Industria 61 - 25030 Erbusco (Bs) - www.atpco.it

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74 12_06_2015

business news

iBlues

Rivoluzione in negozio e nelle collezioni con un team giovaneThe Max Mara group relaunches iBlues. The brand is at the center of a restyling of the product, images and creative concept of store.

Dalla primavera-estate 2016, iBlues cambia volto: nuovo direttore creativo, nuova modalità di vendita ai buyer e nuovo store concept. Un rivoluzione che, nei piani gruppo Max Mara, porterà la sua griffe (la distribuzione è affdata alla società controllata Marella) a incrementare il fatturato del 30%, puntando soprattutto sulla distribuzione attraverso corner e wholesale. Il primo passo della rivoluzione è stato quello di concentrare l’offerta: non più tre linee (iBlues, iBlues Club, iBlues Up), ma un unico brand: iBlues appunto. «Nell’ottica della semplifcazione e della chiarezza - fanno sapere dall’azienda - è stato deciso di presentare al cliente multimarca una collezione total look dall’identità precisa e coerente, frutto del forte lavoro di un team che conta una decina di persone, giovani e motivate, sotto la guida di una nuova creative director, arruolata da iBlues proprio dalla primavera-estate 2016». La nuova modalità di vendita della collezione prevede che insieme alla parte total look, ogni stagione ci sia una proposta “easy shopping”, fatta di quattro key project con una gamma prezzi dai 79 ai 149 euro. Per l’estate 2016, i quattro progetti sono focalizzati su pantaloni, denim, maglieria e jersey, più un quinto progetto accessori che per questa volta riguarderà le borse. «Lo scopo - proseguono dal team di iBlues, proprio in questi giorni impegnato nella campagna vendita - è quello di facilitare i buyer a individuare e comprare capi performanti in termini di sell out». (an.bi.)

Nicolussi

Nel womenswearcon il marchio MIIANicolussi Distribuzione, focused on fashion leather apparel, extends its portfolio with the new brand MIIA: a women’s outerwear line, very «bohémien-rock».

Con un evento in programma il 16 giugno a Milano, presso la showroom del Gruppo Flavio

V. Massa, debutta un nuovo marchio di outerwear femminile di fascia alta. Si tratta di MIIA - Made in Italy Affair e a realizzarlo è la Nicolussi Distribuzione di Mori (Tn). Da più di 20 anni la società fondata da Franco Nicolussi è specializzata nella produzione di abbigliamento in pelle per note realtà del fashion di alta gamma, ma in parallelo sta creando un proprio portafoglio marchi variegato. Oltre a MIIA, che esordisce con la primavera-estate 2016, ha già all’attivo il marchio di capispalla, borse e accessori in pelle Rehard, il brand del denimwear Take Two e il suo omologo in taglie mini Take Two Teen (rilevati a inizio 2014). Il design di MIIA è stato affdato a Marisa Pagliarusco, ex Nolita, Fashion Box Industries e Belfe, che dichiara: «La linea è dedicata a donne dallo stile indipendente, che seguono il proprio istinto: osservano con attenzione la moda ma indossano ciò che le diverte, senza compromessi». «La collezione - anticipa - è composta da una settantina di pezzi connotati da uno stile bohémien, con forti accenni rock. Sono tutti capi curati, frutto della preziosa manodopera di piccoli laboratori semi-sartoriali del territorio e che prevedono, all’occorrenza, lavorazioni artigianali da altri Paesi». Le linee sono «pulite ma mai rigorose, le vestibilità morbide e fuide». I capi must have? «Senza dubbio - risponde Pagliarusco - il completo maschile, il pantalone rock, la camicia con stampa botanica, la vestaglia ricamata e il giubbino motorbike». (e.f.)

Un insieme spring-summer 2016 frmato iBlues

Due proposte frmateHoss Intropia

Un look di Roberto Collina sviluppato in tandem

con Barneys New York per il mercato giapponese

cocÒ

Nuova casa milanese per Hoss IntropiaCocò, the exclusive distributor of the Spanish brand in Italy, moved to a new space.

Hoss Intropia cambia casa. Cocò, che distribuisce il brand spagnolo in esclusiva sul mercato italiano sin dalla sua fondazione (avvenuta nel 1994), si trasferisce in una nuova sede, in via Pier Candido Decembrio 27 a Milano: uno spazio dei primi del Novecento di circa 500 metri quadri, con ampie vetrate e materiali originali, reinterpretati in stile industriale. Un nuovo pied-à-terre per lo sviluppo nel Belpaese del marchio di womenswear, attualmente commercializzato in oltre 250 multimarca e attraverso il fagship

store in via Dei Due Macelli a Roma, a due passi da piazza Di Spagna. Accanto alle proposte Hoss Intropia, Cocò distribuisce in Italia dal 2013 anche BeckSöndergaard, marchio di Copenhagen lanciato nel 2003 da Lis

Beck e Anna Søndergaard: una collezione di accessori (sciarpe, borse, cinture e gioielli) che vanta una presenza mondiale in 1.600 punti vendita, tra Europa, Giappone e Stati Uniti. (a.t.)

RoBeRTo colliNA

I love JapanThe brand specialized in knitwear launches a customized collection for the Japanese market with Barneys New York.

Marchio di knitwear con una produzione 100% made in Italy, che unisce savoir faire artigianale e immagine contemporanea, Roberto

Collina lancia un nuovo progetto con Barneys New York, destinato al Giappone. Si tratta di una linea customized, con capi realizzati ad hoc per il pubblico nipponico. La divisione Barneys Japan, oltre che online, vende nei propri negozi di Shinjuku, Ginza, Yokohama, Kobe e Fukuoka. (a.t.)

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… non basta saper cucire, bisogna saper incantare …

Gallia è un heritage di autenticità che viene dal lontano 1958, che si evidenzia in finiture speciali e modelli appositamente studiati.Una camicia “alto di gamma” che, nel solco della migliore tradizione sartoriale Italiana, coniugando insieme la qualità dei materiali, la sapienza e la maestria delle lavorazioni, esprime un eccellente mix di creatività, sensibilità stilistica e formale rigore.Nell’ambito di un nuovo servizio esclusivo “fatto su misura” Gallia ripropone la storica scatola che

Confezioni Gallia s.r.l.

Viale Venezia n. 41

35015 GALLIERA VENETA (PD)

Tel. 049 9470686 - Fax 049 5968105

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www.gallia.it

Showroom STUDIOFINOROSSI - via Montenapoleone, 1 - MILANO

LE INIZIATIVE A FAVORE DELLE PMI ITALIANE

Se la Russia è ancora in una fase interlocutoria, «abbiamo proposte alternative». È questo il senso del discorso di Alberto Scaccioni,

amministratore delegato di Ente Moda Italia, presentando le iniziative feristiche per il secondo semestre 2015 della società che promuove l’internazionalizzazione delle Pmi della moda. Non che Cpm di Mosca del prossimo settembre (dal 2 al 5) sia una manifestazione da abbandonare. Tutt’altro. «Rimaniamo “confdent” sul mercato russo - chiarisce Scaccioni -. Il business sta lentamente ripartendo. Settembre sarà ancora un’edizione in tono minore, anche per la stagionalità “debole” (la primavera-estate, ndr), ma da febbraio 2016 prevediamo un nuovo slancio». Guardando oltre

Mosca, il manager segnala il Kazakistan come opportunità con Italian Fashion @

Central Asia Fashion, dal 14 al 16 settembre: si tratta di un mercato ancora piccolo ma più stabile rispetto alla Russia, sul quale Emi continua a investire. Proseguono inoltre i progetti in Corea del Sud (La

moda italiana a Seoul, dal 13 al 14 luglio): un Paese in cui funzionano bene sia la moda

donna che quella uomo, anche se si è ancora troppo legati a logiche “monostagionali”. A Tokyo Emi organizza la presenza di aziende del made in Italy al salone Rooms (Italian Fashion @ Rooms dal 9 all’11 settembre). In questo contesto si incontrano retailer multimarca indipendenti che normalmente non vengono in Italia per fare ordini. Ma il mercato del momento sono gli Stati Uniti. A settembre è previsto un upgrading della presenza italiana al salone Coterie di New York (Italian Fashion @ Coterie, dal 19 al 21 settembre). Le aziende della Penisola, in precedenza in parte sparpagliate per le varie sezioni della fera, saranno riunite in un’unica area, realizzata con il supporto di Ice, caratterizzata da un’immagine nuova e dal potenziamento dei servizi offerti agli operatori. Sull’area italiana a Coterie si farà inoltre un intenso lavoro di promozione. C’è poi Shanghai. Qui, dopo la prima esperienza di Chic a marzo (che in precedenza si svolgeva a

Pechino, ndr), si replica a ottobre (dal 13 al 15) con il debutto del secondo appuntamento annuale del grande hub della moda cinese, che ha scelto di rappresentare le due stagionalità canoniche della moda, su modello occidentale. Dopo il passo indietro di TheMicam

Shanghai - una formula non più ritenuta idonea a mettere in scena in modo armonico e compatto tutte le merceologie del fashion made in Italy - sarà Emi a organizzare la collettiva dal nostro Paese a Chic. «Pensiamo a una piattaforma per tutti i comparti della moda nazionale in collaborazione con Ice - anticipa l’a.d. -. Vogliamo dare inoltre continuità all’asse con Milano Unica China sui tessuti, che si svolge nelle stesse date e nel medesimo complesso feristico. (e.a.)

Stand di aziende italiane a Cpm di Mosca sotto l’egida di Emi

Emi “diversifca”: tutte le opportunità da cogliere

Russia, Kazakhstan, South Korea and Japan are in. But the market of the moment is the United States. Emi has also China on its radar.

Russia, Kazakistan, Corea del Sud e Giappone. Il mercato del momento sono però gli Stati Uniti. In Cina Emi assume la regia

nuovi orizzonti

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76 12_06_2015

tecnologie per la moDa

gran fermento nel dipartimento R&D di Lectra. Gli ingegneri del gruppo francese - con 210 milioni

di ricavi l'anno, tra i leader nelle soluzio-ni tecnologiche per l'industria che utiliz-za materiali soffci (moda, arredo e auto-motive) - stanno lavorando a un nuovo progetto, che potrebbe rivoluzionare la realizzazione dei prototipi, sfruttando le tecnologie della realtà aumentata. Pro-prio quella portata alla ribalta da flm come Minority Report e, più di recente, dal lancio dei Google Glass. Abbandonati computer, tastiera e mouse, gli attrezzi del mestiere del designer evoluto saran-no speciali lavagne e penne hi-tech, da utilizzare indossando un paio di occhiali AR (Augmented Reality), come mostrato alla stampa e ai clienti internazionali nel-la sede di Cestas, a Bordeaux, all'appun-tamento annuale (19-20 maggio) dedi-cato alle novità della casa. Non è futuro bensì presente, invece, la progettazione dei prototipi in 3D (lanciata in Italia nel 2012) anche in mobilità, come illustrato dai tecnici di Lectra, con smartphone e iPad alla mano. «Una delle prossime evo-luzioni della prototipazione "virtuale" interesserà la rappresentazione tridimen-sionale non solo del vestito ma anche dei tessuti - ha anticipato Philippe Ribeira,

VI stUPIRemo CoN effettI sPeCIALI

LECTRA

Il gruppo francese punta sulla ricerca per andare incontro agli operatori della moda, mentre le evoluzioni sul fronte macroeconomico e nella geografa dei mercati impongono un cambiamento

di Elisabetta Fabbri

Augmented Reality for prototyping, PLM to reduce time to market: integrated technology solutions provider Lectra reveals new projects in Bordeaux.

1. Occhiali AR, penna e lavagna hi-tech per il creativo evoluto 2. La soluzioni Lectra per il design 3. L'avatar per lo sviluppo prodotto in 3D1

marketing director dell'area software - per una simulazione ancora più aderen-te alla realtà». «L'altra sfda - ha aggiun-to - riguarda il manichino/avatar in 3D, che da "statico" si trasformerà in "dina-mico"». «L'idea - ha spiegato Ribeira - è quella di arricchire il data base delle con-formazioni, per renderlo il più coerente possibile con i consumatori nei singoli mercati di riferimento, di pari passo con il diffondersi del "made to measure"». La terza dimensione si presta anche a svilup-pi interessanti in un altro ambito, quello della comunicazione B2B, permettendo, in un futuro molto vicino, la realizzazio-ne di iperrealistici look book digitali.

pianificazione delle linee e gestione del calendario: più easy con il plmLe ricerche continuano a concentrarsi anche sul PLm (Product Lifecycle ma-nagement), cioé la gestione del ciclo di vita del prodotto. Dal 2006 è possibile con la piattaforma Lectra Fashion PLM che, nella versione V4 lanciata lo scorso marzo, è stata aggiornata soprattutto a livello di pianifcazione delle collezioni e gestione del calendario, anche grazie alla stretta collaborazione con le aziende clienti (dal produttore di pronto moda Imperial al luxury brand Brioni, per ci-tare due casi italiani). sin dall'origine la soluzione è stata pensata per creare siner-gie tra gli addetti ai lavori, dal design alla produzione, per ridurre il time to market e, di conseguenza, migliorare le perfor-mance aziendali. e oggi alla Lectra sono convinti che sia uno strumento quanto

mai opportuno, in un mercato sempre più complesso da gestire, sul fronte sia dei consumi che delle forniture. Edward Macquin, executive vp per le global sales, ha fornito alcuni dati in merito. L'eco-nomista di lungo corso Arvind Subra-manian stima che nel 2030 la maggiore economia mondiale sarà la Cina, seguita da stati Uniti e India (nel 2010 in testa c'erano gli Usa seguiti da Cina e Giappo-ne, nel 1973 svettavano davanti a sol Le-vante e Germania). Quanto alla geografa dei consumi, un'analisi di Itmf-Interna-tional Textile Manufacturers Federation prospetta che nel 2020 il mercato mon-diale dell'abbigliamento avrà raggiunto la cifra di 1.750 miliardi di dollari, dai 1.170 del 2010 (+47%). La quota di Cina, India e Brasile sarà complessivamente pari al 29%, mentre europa, Usa e Giap-pone avranno un peso pari al 44% (nel 2010 la share era rispettivamente del 20% e del 55%). Qualcosa sta cambiando an-che se si osserva l'andamento del manu-facturing Cost Index. Nelle previsioni per il 2018 del Boston Consulting Group l'indicatore sarà a quota 100 negli Usa al cambio attuale (in linea con il 2014), in salita a 101 in Cina (dal 96 del 2014), a 124 in Italia (da 123) e a 126 in francia (da 124). «Il fashion - dicono alla Lectra - dovrà allontanarsi dai modelli tradizio-nali e aprirsi al cambiamento». Per sup-portare il settore la società d'oltralpe in-veste massicciamente: 50 milioni di euro solo nel quadriennio 2012-2015 e 200 nuove assunzioni, tra cui 40 ingegneri dedicati all'R&D. ●

2 3

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MMX GERMANY 2010 FOR

Chiamarli pantaloni sarebbe riduttivo. Perché gli MMX sono

l’apologia artigianale e responsabile del calzone. Quando

sono nati, cinque anni fa (il brand ripropone infatti l’acronimo del

numero romano 2010), qualcuno pensò si trattasse del classico

lancio celebrativo per i 50 anni della Meyer-Hosen, tra le aziende

leader in Europa per la produzione di pantaloni da uomo. Invece

si apriva una nuova era. Quella del capo perfetto, esempio di stile,

qualità, vestibilità, esclusività e al tempo stesso paladino convinto

dell’eco-sostenibilità, progettato per un pubblico sensibile alla moda

e attento alle tematiche socio-ambientali. Declinate in tre linee di

prodotto - Casual, Style e Collection - le collezioni MMX Germany

2010 presentano modelli nati da lavorazioni artigianali, tipiche del

su misura: ft ottimale, applicazione di bottoni in vero corno o in

metalli vintage, logo ricamato a mano, fodere interne e tasche

cromaticamente armonizzate. Ogni capo utilizza pregiati tessuti italiani

e tedeschi: kapok, seta, lane e cashmere, con fornitori del calibro

di Loro Piana ed Ermenegildo Zegna, nonché cotoni equo-solidali

certifcati Fairtrade. La produzione - che avviene nelle sedi europee

di proprietà Meyer, dotate di sistemi di depurazione integrati -

garantisce il rispetto degli standard etici ed ecologici nei vari processi.

La distribuzione avviene secondo un puntuale programma Stock-

Service, che garantisce forniture fessibili, con articoli NOS (never

out of stock), disponibili tutto l’anno in magazzino, e Depot, articoli

stagionali, velocemente riassortibili.

Il pantalone perfetto e responsabileStile, ft, sartorialità, produzioni socialmente sostenibili, tracciabili, ecofriendly, e qualità certifcata: c’è tutto questo dietro il pantalone mmx, che fa capo alla tedesca Meyer-Hosen, tra i leader in europa nella confezione del capo maschile per eccellenza.

The perfect, responsible trousersStyle, ft, tailoring, socially sustainable production, traceability, eco-friendly and certifed quality: all of these qualities come together to create MMX trousers, a brand which forms part of Meyer-Hosen, one of the leading European names in the manufacture of quality men’s clothing.

Merely calling them trousers would be to do them a

disservice. Because MMX trousers are defenders of

craftsmanship and responsible production in the trouser

world. When the brand was established fve years ago (the

name MMX is in fact the Roman numerals for 2010), some

thought it was just another commemorative launch to mark

50 years of Meyer-Hosen, one of the European leaders in

men’s trouser production. In actual fact, it was the beginning

of a new era. The era of the perfect garment, of an example of

style, quality, wearability, exclusivity and, at the same time, the

epitome of environmental sustainability designed for a fashion-

conscience audience hot on socio-environmental issues.

Spread over three product lines – Casual, Style and Collection

– the MMX Germany 2010 collections showcases garments

borne of artisanal production techniques that result in a truly

bespoke fnished article: impeccable ft, buttons in real horn of

vintage metal, hand-stitched logos, internal lining and colour-

coordinated pockets. Each pair uses fne Italian and German

fabrics: kapok, silk, wools and cashmere, with suppliers of

the calibre of Loro Piana and Ermenegildo Zegna as well as

ethically sourced Fairtrade-certifed cotton. MMX’s production

processes – which take place in Meyer’s European bases,

ftted with integrated purifcation systems – guarantee that

the brand’s ethical and ecological standards are respected

throughout the chain. Distribution takes place via a prompt

Stock-Service programme, which ensures fexible supply, with

NOS (never out of stock) garments available all year round

in the warehouse and Depot, a stock of seasonal garments

which can be easily modifed.

Meyer-Hosen AgHauptstraße 30 - 51580 Reichshof-Denklingen - Tel. +49 2296 9812-318

Fax +49 2296 9812 113-33 [email protected] - www.meyer-hosen.com

PITTI IMMAGINE UOMO

FIRENZE 16-19 GIUGNO 2015

Padiglione centrale

Stand J11 - PIANO TERRA

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88° PITTI IMMAGINE UOMO

Firenze 16/19 Giugno 2015Padiglione Centrale Piano Terra - Stand A5-B9

angelonardelli.it - store.angelonardelli.it

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81 12_06_2015

Il sell out di abbigliamento e accessori maschili dell’alto di gamma registra il primo signifcativo incremento dall’inizio della crisi. Il merito però, più che degli italiani, è dello shopping degli stranieri, dell’e-commerce e del parallelo. Lo testimoniano oltre 70 luxury multibrand della Penisola

Per la prima volta dall’inizio della crisi, le vendite di moda maschile dell’alto di gamma in Italia inver-

tono la tendenza, mostrando segnali di chiara ripresa. È quanto emerge dal sondaggio di Fashion effettuato con la collaborazione di una settantina di multimarca al top sparsi in tutta Italia. Circa il 40% dei negozianti interpel-lati dichiara un sell out in crescita sia per l’abbigliamento uomo, sia per gli accessori e un terzo del panel confer-ma di voler aumentare i propri budget per la primavera-estate 2016. Dati che senza dubbio rincuorano, ma che non rispecchiano un’effettiva rinascita dei consumi interni. È vero che i nostri connazionali, dopo anni di pressoché totale disinteresse nei confronti di ab-bigliamento e accessori, sono tornati a comprare per un fsiologico bisogno di rinfrescare il guardaroba o perché invo-gliati dai capi allettanti proposti da bra-vi negozianti. È altrettanto innegabile però che il grosso dell’incremento dei fatturati sia dovuto agli stranieri: circa l’80% di questo sell out è prodotto ol-

treconfne, grazie all’e-commerce, al parallelo e allo shopping dei turisti, soprattutto cinesi.

Il nuovo busIness sI gIoca tra onlIne, b2b e mercato nazIonalePer meglio comprendere le comples-se dinamiche in atto nel mercato del-la moda, non solo del menswear, viene in aiuto la testimonianza di un negoziante, di certo all’avanguardia, che descrive la propria attività come «un business circo-lare composto da online, B2B e sell out domestico». Sono tre gli sbocchi che oggi garantiscono importanti fussi di cassa ai multimarca italiani del lusso e, fra que-sti, lo shopping dei nostri connazionali offre le soddisfazioni minori. Le vendite all’estero sono invece fonte di indiscussi guadagni. L’e-commerce dei multibrand - in continua crescita e gestito attraverso la piattaforma Farfetch e/o in proprio - si rivolge prevalentemente a una clientela internazionale (il nostro Paese assorbe meno del 10%) e Fashion stima valga circa 450 milioni di euro, con previsioni di crescita a doppia cifra per il 2015. C’è

di Elisabetta Campana

According to our exclusive survey, carried out with a panel of 70 leading multi-brand stores across Italy, high-end menswear sales have increased for the frst time since the beginning of the crisis, thanks mostly to tourist shopping, e-commerce and grey exports.

Il SondaggIo

L’uomo CreSCegrazIe agLI StranIerI

vendite Primavera-estate 2015

GIVENCHY è il brand più venduto dai multimarca italiani questa primavera-estate, sia per l’abbigliamento maschile, sia per gli accessori

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82 12_06_2015

Il SondaggIo

La parola ai negozi multibrand

Comelo scorso anno

Come sono andate le vendite di abbigliamento maschile in questa primavera-estate?

In base al sell out della stagione, come prevedete andranno

i salDi esTiVi di moda maschile?

Come sono andate le vendite di di accessori maschili?

Quali sono i BRaND uomo che avete venduto di più a livello di abbigliamento?

tra i NuoVi maRchi uomo quali stanno avendo più successo?

Meglio

Peggio

47%

36%

17%

Comelo scorso anno

61%

Quali i marchi uomo che avete venduto di più sul fronte accessoRi?

Peggio

10%

Meglio

29%

1 Givenchy 2 Golden Goose, Valentino3 Adidas

1 Givenchy 2 Dsquared2, Valentino3 Dolce&Gabbana, Tagliatore

1 Marcelo Burlon 2 Hood By Air

3 Ami Paris, Off-White

Valentino

Dsquared2

Ami Paris

Peggio

21%

Meglio

40%

Come loscorso anno

39%

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poi il parallelo di cui tutti sanno, ma di cui nessuno uffcialmente parla, ormai sdoganato al punto da essere paragonato al commercio all’ingrosso, e che nella for-ma più evoluta viene realizzato attraverso il web (al “grey market” dedichiamo un ap-profondimento a pagina 12). Ciò premesso, il più grande errore che il fashion system italiano possa commettere è dimenticarsi del proprio mercato. Innanzitutto, perché nessun multimarca vive unicamente degli introiti stranieri e, al contempo, perché molte boutique si rivolgono ancora, con grandi sforzi, agli italiani. Inoltre, come sottolinea Beppe Nugnes di Nugnes 1920 a trani (Bt): «In questo modo si rischia concretamente di perdere un patrimonio inestimabile, quello del saper fare tipico dei negozianti della Penisola, che li rende unici al mondo». Per vendere agli italiani «tradizionalmente esigenti e con il palato raffnato bisogna essere bravi - precisa il commerciante pugliese -. Soddisfare in-vece le richieste di una clientela straniera, con una minore conoscenza della moda, è molto più facile».

sono le sneaKer sPecIal eDItIon I best seller DI Questa PrImavera-estateentrando nel merito dei risultati del no-stro sondaggio, sul fronte abbigliamento il 47% dei negozianti dichiara un fattu-rato in linea con quello della primavera-estate 2014, il 36% vanta un incremento, mentre solo il 17% lamenta una fessio-ne (contro il 43% della scorsa stagione). migliori i risultati degli accessori maschili, trainati dalle vendite delle sneaker: il 40% del panel conferma una turnover in cresci-ta, il 39% stabile e il 21% in contrazione (41% nella passata rilevazione). In tema di best seller, ma questo non può stupire, dominano i brand più amati dagli stra-nieri e non dagli italiani: Givenchy la fa da padrone sia per il vestiario (richieste in special modo t-shirt e felpe), sia per i complementi. Pure Valentino guadagna il secondo posto in entrambe le catego-rie, anche se le sneaker camoufage sono un must have indiscusso, nonostante il prezzo nell’ordine dei 600 euro. Sempre in tema di abbigliamento, si mettono in luce Dsquared2, al secondo posto, di cui piacciono in particolar modo i jeans e Dolce&Gabbana insieme a Tagliatore, sul terzo gradino del podio. a tagliatore i negozianti riconoscono il merito di sod-disfare la clientela maschile italiana grazie ad abiti e giacche con un buon rapporto

1. Colognese 1882, Montebelluna (Tv)2. Progetto Moda/Arteni, Tavagnacco (Ud) 3. La Boutique di Adani, Modena 4. D’Aniello, Villaricca (Na) 5. Ratti, Pesaro 6. Divo, Santa Maria a Monte (Pi)

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Il SondaggIo

prezzo-qualità, mentre al brand frmato da Domenico Dolce e stefano Gabbana alcuni muovono la critica di aver aumen-tato troppo il prezzo dei completi, che superano abbondantemente il tetto dei 1.000-1.200 euro, oltre al quale i nostri connazionali diffcilmente acquistano. a livello di accessori spadroneggiano le sneaker e se gli stranieri preferiscono le frmatissime di givenchy e Valentino, gli italiani puntano sulle Golden Goose o, ancora meglio, sulle special edition di sto-rici marchi sportivi come adidas, Nike e Reebok. «Piacciono molto ai giovani per-ché, oltre a essere limitate, costano circa 100 euro e quindi invogliano allo shop-ping frequente - spiega alberto Ferrante di eraldo a Ceggia (Ve) - mentre prima se spendevano solo per un paio griffato 300-400 euro, l’acquisto bastava per tutta la stagione». Per quanto riguarda i nomi emergenti (o considerati tali) che si stan-no affermando nei multimarca italiani, le preferenze della clientela cadono su mar-cel Burlon, hood By air, ami Paris e off-White. «anche se in generale il rischio che i marchi giovani, spesso legati ai social, siano una meteora è concreto» commen-tano alcuni retailer.

I PrezzI troPPo elevatI renDono InaccessIbIlI le grIFFe aglI ItalIanISempre più sentito nel nostro Paese è il problema dei prezzi: come confermano gli oltre 70 intervistati, i cartellini esor-bitanti, e in continua crescita, rendono le griffe inaccessibili alla maggior parte degli italiani. adesso poi che le aziende tendono a riallineare i listini tra euro-pa e resto del mondo la situazione non può che peggiorare. I nostri connaziona-li premiano solo, o quasi, le collezioni con un giusto value for money. ricerca-no anche capi con una giusta compo-nente di creatività, che molti dettaglianti lamentano si sia persa sulla strada del Far east. È infatti ricorrente la critica nei confronti di proposte che in tanti repu-tano disegnate più per i mercati orien-tali, Cina in testa, che per quelli euro-pei. Come ribadisce amos adani de la Boutique di adani e Tip Tap di adani a modena, esprimendo un parere con-diviso da diversi suoi colleghi, «i brand del lusso in Italia stanno subendo un forte rallentamento, mentre vanno me-glio marchi come siviglia White, The Gigi, tagliatore, Barba ed herno». Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Pessina

1. Marcos, Mondovì (Cn)2. Guelfa, Santa Maria a Monte (Pi)3. Vinicio, Legnano (Mi) 4. Guidi Cult, Cattolica (Rn) 5. Galiano, Napoli 6. Paolo Pessina, Monza

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Come sarà il vostro budget per la

moDa maschile della prossima

primavera-estate?

59% Stazionario

30% In aumento

11% In fessione

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Il SondaggIoIl SondaggIo

dell’omonimo negozio a monza: «Il consumatore italiano, ormai evoluto nell’acquisto, privilegia i prodotti con-traddistinti da elevata qualità, ricerca del particolare e costi coerenti».

tra venDIte onlIne, outlet e scontI selvaggI non Ha PIÙ senso Parlare DI salDIa livello distributivo, il proliferare di vendite online, diffcilmente controlla-bili, di outlet sempre più forniti di merce (spesso, tra l’altro, realizzata ad hoc per questo canale) e di sconti selvaggi non rende facile la vita dei negozianti ligi alle regole di mercato. «Il sistema moda italiano è malato e pertanto siamo co-stretti a sopportare concorrenze sleali da parte di competitor (anche blasonati), che non rispettano le esclusive di zona - dichiara un dettagliante del Sud Italia - oltre alla distribuzione troppo aggres-siva messa in atto da alcune aziende. un sano realismo sarebbe il primo passo da cui ripartire per una vera ripresa del settore». Concordi angelo Pio e marcel-lo Pio camalleri di camalleri Group a Caltanisetta: «Si soffre tremendamente l’eccessiva offerta di prodotto in vendi-ta su Internet, sui social media e in tut-te le varie forme di discount - dicono -. Questa overdose di proposte riduce fortemente l’esclusività dei brand, che di conseguenza perdono appeal agli oc-chi dei clienti». D’altra parte, quando si affronta l’argomento dei saldi uffciali, buona parte degli interpellati commen-ta che non ha più senso parlarne. tra l’e-commerce che sconta in anticipo su altri mercati (al momento in cui scri-viamo negli usa stanno ribassando da un mese) e le aziende, ma anche alcuni negozianti, che nei loro punti vendita fanno i pre-saldi (nemmeno più sotto-banco), regna il caos ed è diffcile fare delle previsioni sull’andamento delle “special sale”: il 61% del panel stima che andranno come lo scorso anno. In tan-ti comunque sostengono che gli italiani ormai comperano solo a prezzi sconta-ti. È un circolo vizioso dal quale diff-cilmente si uscirà. Confdare solo sugli stranieri per le vendite full price è un po’ come giocare alla roulette russa. e pro-prio gli abitanti dell’ex urss ne sono una testimonianza, visto che nella Penisola i loro acquisti sono in calo del 60-70%. Varrebbe proprio la pena coltivare di più il mercato interno, tanto amato dagli stranieri, meno da noi italiani. ●

Ringraziamo IL NOSTRO PANELAndrea Agnetti – AGNETTI – Villa Potenza (Mc); Clau-dio Antonioli – ANTONIOLI – Milano; Rosi Biff – BIFFI – Milano e Bergamo; Silvia Bini – BINI SILVIA PAS-SEGGIATA – Viareggio; Carlo Saponaro – BONSAI UOMO – Bari; Andrea Bonvicini – BONVICINI FASHION GALLERY – Montecatini Terme (Pt); Luisa Severi – BOU-TIQUE LUISA – Rimini; Giancarlo Stella – BOUTIQUE STELLA – Asiago; Angelo Pio e Marcello Pio Cam-

malleri – CAMMALLERI GROUP – Caltanissetta; Vito

Nurchi – CASTANGIA 1850 – Cagliari; Paolo Co-

lognese – COLOGNESE 1882 – Montebelluna (Tv);

Marzio Torcianti – COLTORTI BOUTIQUES – Ancona, Jesi (An) , Macerata e San Benedetto del Tronto; Gianni Cortecci – CORTECCI – Siena; Antonio D’Aniello – D’A-NIELLO – Aversa (Ce), Giugliano (Na) e Villaricca ( Na); Mauro Sighinolf – DELLA MARTIRA – Carpi, Sassuolo (Mo), Cesena e Mirandola; Mario Dell’Oglio – DELL’OGLIO – Palermo; Gaetano De Florio – DE FLORIO – Noicattaro (Ba); Marco Cateni – DIVO – Santa Maria a Monte (Pi); Eleonora Bonucci - ELEONORA BONUCCI – Viterbo; Al-berto Ferrante – ERALDO – Ceggia (Ve); Gianluca e Rita

Castellucci – ESA BOUTIQUE – San Benedetto del

Tronto e Ascoli Piceno; Franco Fargetta – FARGETTA – Caltagirone (Ct); Piero Marchesani – FILIPPO MAR-CHESANI – Cupello (Ch); Raffaele Galiano – GALIANO – Giugliano (Na); Gianni Peroni – G&B, NEGOZIO – Flero (Bs), Aosta, Courmayeur e Ponte di Legno; Gigi Tropea – GIGI TROPEA – Catania; Federico Giglio – GIGLIO – Palermo; Giovina Moretti – GIO MORETTI – Milano; Anna Giordano – GIORDANO BOUTIQUE – Pompei (Na); Toni Tanfani – GISA BOUTIQUE – Ancona e Chiaravalle (An); Fausto Vanni – GUELFA – Santa Maria a Monte (Pi); Tiberio Pellegrinelli – GUIDI CULT – Cattolica (Rn); Sa-bina Zabberoni – JULIAN FASHION – Milano Marittima (Ra); Luca Italiani – ITALIANI – Pescara; Mario Zucchelli – IRENE E MARIO – Ardesio e Clusone (Bg); Cesare Tado-lini – L’INCONTRO 2 – Modena; Amos Adani – LA BOU-TIQUE DI ADANI e TIP TAP ADANI – Modena; Tommaso D’Ambrosio – LA COUPOLE – Venezia e Padova; Gianni Amati – LEAM – Roma; Piero Loschi – LOSCHI – Treviso e Conegliano Veneto; Paolo Mantovani – MANTOVANI – San Giovanni Valdarno (Ar); Antonio Errico – MARCELLO UOMO – Benevento; Paolo Marini – MARCOS – Mondovì (Cn); Massimiliano Coppola – MAXI HO – Napoli;

Massimo Zanardi – MELCHIONNI – Alessandria; Mirko Moras – MORAS – Intiminiano (Co); Salvatore D’Ales-sandro – NIDA – Caserta; Natale De Stradis – NOHA – Brindisi; Beppe Nugnes - NUGNES 1920 – Trani (Bt); Giordano Ollari – O’ – Parma, Reggio Emilia; Paolo Pessina – PAOLO PESSINA – Monza; Battista Martilotti – PAPILLON – Corigliano Scalo; Chicco Amato – PA-PINI – Catania; Salvatore Parisi – PARISI – Taormina (Me); Roberta Valentini – PENELOPE – Brescia; An-namaria Polci – PRESTIGE BOUTIQUE – Arezzo; Gianni Arteni – PROGETTO MODA/ARTENI – Tavagnacco (Ud); Nicola Raimondi – RAIMONDI DRESS – Ravenna; Matilde d’Ovidio Ratti - RATTI – Pesaro; David Turchetti – RIGHI – Foligno (Pg); Rossella e Stefania Zocchi – ROS-SELLA BOUTIQUE - Vicenza; Alessandro De Crescenzo – SOLOUOMO – Cagliari; Claudio Betti – SPINNAKER – Alassio, Sanremo e Portofno; Aldo Carpinteri – STEFANIA MODE – Trapani; Beppe Angiolini – SUGAR – Arezzo; Tiziana Fausti – TIZIANA FAUSTI – Bergamo; Valentino Cesareo – TONY BOUTIQUE – Magenta (Mi); Ernesto Tufano – TUFANO – Pompei; Andrea Diaz – VELA SHOP – Cagliari; Vinicio Ravagnani – VINICIO – Legnano (Mi); Omar Concu – VOLONTÈ – Cagliari; Veronica Vincenzi – WISE – Cremona

1. Noha, Brindisi2. Parisi, Taormina (Me)3. Bonvicini Fashion Gallery, Montecatini Terme (Pt)

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BUYERS’ OPINION

Sempre più informale, ma con classe Quattro top buyer internazionali fanno il punto sul menswear della primavera-estate in corso, anticipandoi trend del 2016. Il mondo dello sport infuenza sempre più anche il “bel vestire”. Budget in aumento

1Quali i best seller di abbigliamento uomo della primavera-estate 2015?

2Quali i best seller di accessori uomo della stagione in corso? 3

Quali le novità nell’assortimento maschile della primavera-estate 2016?

di Elisabetta Campana

KiyohiKo TaKaTa

Isetan-MitsukoshiTokyo

Best seller di questa primavera-estate sono le proposte di Saint Laurent Paris. Un brand che piace molto alla clientela maschile ma anche a quella femminile.

Protagoniste indiscusse della primavera-estate 2015 sono le sneaker: sia le proposte dei brand del lusso sia quelle dei marchi sportivi, tornati in primo piano.

L’assortimento terrà conto di alcuni cambiamenti moda in atto. Da un lato, nell’abbigliamento più formale, lo stile clean e smart sostituisce le proposte dal tocco vintage, così come il sartoriale si mixa con l’active sport. Dall’altro lato, nell’informale, domina lo stile più naturale e sofisticato.

Nell’assortimento menswear di Lane Crawford restano vincenti le maglie in jersey e i pantaloni stampati, così come il trend jogger continua a guidare lo styling più creativo.

L’accessorio più acquistato dalla clientela maschile è stato la borsa, in special modo lo zaino.

Con lo sviluppo dei nostri marchi contemporary arricchiremo l’offerta con frequenti novità, grazie a collaborazioni speciali e a prodotti in esclusiva. Rafforzeremo ulteriormente l’assortimento di pantaloni e anche quello delle calzature da ginnastica, che continuano a essere di forte tendenza, scarpe da skate in primis.

Eric JEnnings

Saks Fifth AvenueNew York

Questa primavera abbiamo venduto molto bene le giacche in pelle leggera e le camicie con stampe micro. Anche le proposte in baby blue denim sono best seller.

Joo Woo

Lane Crawford Hong Kong

Vinicio raVagnani

VinicioLegnano (Milano)

I brand uomo più venduti di questa stagione sono Givenchy, Dolce&Gabbana, Numero 00, Saint Laurent Paris, Neil Barrett e Hood by Air.

Aumenteremo l’assortimento di sportswear per quanto riguarda i pezzi casual, ma anche quelli di gusto più elegante. Incrementeremo inoltre le proposte di athletic apparel.

Nell’universo calzature e accessori, i clienti hanno premiato le proposte di Givenchy, Hood by Air, Neil Barrett e Numero 00.

Punteremo su un look maschile che predilige praticità, comfort e libertà, senza però cadere mai nel banale. Anche con un look un po’ informale si può essere estremamente ricercati.

Tra i piccoli accessori hanno prevalso i porta carte di credito sottili e, più in generale, tutti gli articoli contraddistinti dai “mostri” di Fendi. Sul fronte calzature, sono piaciute le sneaker bianco candido, così come gli zaini continuano a performare bene. Tra gli orologi, i più richiesti sono gli Shinola.

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Lo stile moderno e pulito sarà la tendenza vincente della prossima primavera-estate.

Nel guardaroba maschile della prossima stagione calda non mancheranno gli abiti realizzati con materiali high-tech e gli accessori bianchi.

Aumenteremo il budget, soprattutto per quanto riguarda le nostre private collection.

Proseguirà la tendenza “sartoriale soft” che garantisce agli uomini un’immagine smart, ma informale. Il blazer destrutturato in misto lino sarà un must. Continuerà anche il trend “athletic” in versione più raffinata e pregiata. I designer hanno reso preziosi i capi da atletica, come i pantaloni da jogging e le felpe con cappuccio, utilizzando materiali come pelle, lane e tessuti tecnici.

Gli uomini non mancheranno di indossare outerwear in pesi leggeri come i blouson e le felpe con cappuccio, anche in pelle.

Il nostro business uomo aumenta in modo stabile di anno in anno. Continueremo pertanto a investire nelle collezioni che hanno le maggiori potenzialità di sviluppo.

Fra le tendenze più forti spiccherà lo sportswear street-inspired dei designer a livello sia di pezzi casual, sia di quelli dal gusto più elegante. Le T-shirt e le felpe degli stilisti giocheranno un ruolo sempre più importante.

Senza dubbio i colori chiari (ma non brillanti) torneranno a essere un must di stagione.

Andranno forte i capi d’ispirazione fashion street come i bomber ricamati, stampati o con inserti in pelle e neoprene e le felpe in cotone o neoprene che si trasformano in giubbini leggeri, dai volumi over e con lunghezze decisamente aumentate. In tema di calzature le espadrillas e le slip-on (per esempio di Givenchy) saranno gettonatissime.

Il cliente non rinuncerà alle T-shirt morbide, ai pantaloni con cavallo basso in felpa o cotone, alle espadrillas e alle slip-on semplici o molto luxury.

Il business di Saks Fifth Avenue nell’ambito del menswear continua a crescere e, di conseguenza, gli ordini.

Incrementeremo in modo considerevole il nostro budget, perché apriremo all’inizio del 2016 un nuovo multimarca Vinicio, di oltre 500 metri quadri, nel centro storico di Novara. La boutique sarà in linea con la filosofia, l’immagine e la selezione di brand al top della nostra insegna.

Quali i trend vincenti della prossima stagione calda?

A cosa l’uomo non rinuncerà delle proposte che vedremo a Pitti e a Milano?

Il budget uomo è in aumento, in diminuzione o stabile?

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The quotes of four top buyers from the United States, Hong Kong and China, Japan and Italy highlight the growing importance of the sport-tailoring combo. Suits with high tech materials, fashion street inspired bomber jacket, hoodies, designer T-shirts, sweatshirts and white accessories will be some of the must haves of spring-summer 2016, a season with growing budgets.

saint LaurEnt Paris

FEnDi

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anticipazioni d’autore

di Alessandra Bigotta

SPRING-SUMMER 2016

Nel guardaroba maschile c’è troppo di tutto, ma stilisti e brand del settore riescono ancora a trovare spunti originali. Il classico si contamina con lo sportswear e viceversa: si stringono i revers delle giacche, si ammorbidiscono le proporzioni, ci si concede un pizzico di informalità ma con un punto fermo, mai rinnegare le regole auree del made in Italy. Sul fronte materiali è in atto una “rivoluzione lenta”: tanti naturali, ma anche una costante ricerca di nuove performance funzionali, tattili e visive.

In men’s new spring-summer 2016 collections classic and informal styles are carefully blended, to create something new and unexpected. The golden rules of Made in Italy are respected but the style is looser, nonchalant, stylishly sporty. Among the materials, the natural ones are as usual in pole position, but there is a constant research of new functional, tactile and visual performances.

NEW MENSWEAR INSPIRATIONS

Ermanno ScervinoLe regole della sartorialità e gli echi dell’upper casual si fondano nel completo formato da una giacca doppiopetto decostruita e tinta in capo in tela yuta, con revers a lancia, abbinata a un paio di pantaloni di vestibilità slim, realizzati in canvas di cotone.

IcebergIl giubbotto in tricot de chine, accoppiato con la mussola di cotone, si accompagna con una maglia in lino, una camicia in mussola e con il pantalone in tessuto chambray in mista di seta e cotone. Tocchi fnali, il foulard in pura seta e i sandali in vitello bottalato.

Diesel Black GoldIl dna rock della collezione disegnata da Andreas Melbostad resta, ma si arricchisce di suggestioni stile “urban safari”, interpretate come di consueto con la massima focalizzazione sui contenuti di ricerca e innovazione.

Dirk BikkembergsL’active-poncho in nylon trasparente, con elastici logati a contrasto e tasconi portatutto, è l’emblema di un urbanwear evoluto. Lascia intravedere una T-shirt stampata con tecnica digitale, caratterizzata dalla texture “red bamboo”. Completano il look i bermuda al ginocchio.

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Bertoni 1949“B-Side#American Dream”: così Gaia Bertoni, ultima generazione di Bertoni 1949, riassume lo spirito delle nuove proposte della storica azienda pellettiera, artefce di una rilettura in chiave originale del sogno americano, frutto di un mix creativo e vitale di culture, colori e suggestioni, all’insegna dell’autenticità.

Massimo RebecchiUna disegnatura “quadrifoglio” all over, effetto microcravatteria, e un colore che non passa inosservato conferiscono una personalità d’impatto all’outft composto dalla giacca regular due bottoni in gabardine sottoposto a trattamento “old”, con fodera stampata cachemire a contrasto, e dai pantaloni con pince e cinturino basso nello stesso materiale. Stampe digitali vivacizzano la camicia.

DaksFonte di ispirazione del direttore creativo Filippo Scuff sono i ginnasti degli anni Trenta, simbolo di rigore, raffnatezza e disciplina. Coerentemente, la sflata si avvarrà del bianco come colore predominante, del parquet per la passerella e di sonorità lente, quasi mistiche. Protagonisti della collezione sono i cotoni spessi e compatti per i pantaloni, la viscosa morbida per le camicie, le lane secche e ruvide ma leggere, il crêpe di seta e, per la maglieria, cashmere, cotone e seta. Un rimando alle palestre dell’epoca è il cuoio naturale, da cui nascono capispalla handmade a taglio vivo, cinture, borse con impressi i loghi Daks e DD.

Christian Pellizzari«Ho voluto unire l’esotico all’aristocratico, il militare al sartoriale»: così Christian Pellizzari spiega le linee guida della sua collezione uomo, che si rifà agli stilemi della più sofsticata borghesia italiana, attenta alla grande tradizione del vestire ma aperta al nuovo. «Mi interessano - dice lo stilista - la ricchezza della materia e l’eccellenza del taglio». Pilastri del made in Italy, interpretati attraverso l’uso di tessuti jacquard, ricamati e moiré, «che guardano a Oriente ma sembrano usciti da una dimora storica del Belpaese», mentre bomber, trainer pant e feld jacket rivelano un’anima elegante.

LeitmotivQuello a cui si rivolge il duo composto da Juan Caro e Fabio Sasso è un uomo anticonvenzionale: nei modelli della primavera 2016 paillette tessute su canvas danno forma a disegnature di fori iper-realisti e frutta, con effetti di serigrafa sulla rete di cotone e ricami a flo pieno sul denim. In primo piano gli intrecci di corde, stampati, tridimensionali o accennati, come nella variante “Roller Coaster”, e la rilettura in versione 3D del lettering del brand.

CornelianiAll’insegna della “relaxed elegance”, il completo in cotone e cashmere è composto da una giacca monopetto sfoderata, tre bottoni stirata a due, con revers stretti e pattine, da abbinare ai pantaloni senza pince. L’impermeabile monopetto, con cinture interne termonastrate, è in una stoffa three-layer di lana, cotone e seta. Materiale, quest’ultimo, che in mischia con il lino fnezza 12 dà vita alla polo, in tonalità naturali come il resto del look.

BarkIl blazer è realizzato in punto Bark fnezza 7 con un flato Indigo e ha una chiusura con alamaro, dettaglio ricorrente in tutta la collezione. L’aspetto è quello tipico del jeans, ma con il comfort della maglia.

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INDIVIDUAL FOR

Individualdenim.it

Individual si presenta per la prima volta

a Pitti Immagine Uomo con la collezione

primavera-estate 2016, che segna una

nuova tappa nel percorso di ricerca su

stile e prodotto, che il brand persegue

con coerenza sotto la direzione stilistica

di Andrea Cantini. Dal 2012 Individual

esprime uno gusto unico e sofsticato, ca-

pace di combinare con originalità il capo

elegante con quello casual. Normalmente

ispirato allo streetwear con richiami vinta-

ge, il marchio si arricchisce ora di spunti

cosmopoliti che mettono d’accordo sti-

le internazionale e italianità. «Attraverso

l’importante vetrina internazionale di Pitti

Uomo - spiega Andrea Cantini - vogliamo

che l’uomo Individual si identifchi con un

gentleman dinamico, un esploratore ide-

ale dell’eleganza, capace di alternare stili

diversi con libertà e personalità. Le novità

del guardaroba estivo sono rappresenta-

te dai tessuti tinto flo, tinto capo e indigo

proposti nella palette dei fondali marini. La

gradazione di ciano, in un delizioso ibrido

tra il verde e il celeste, rappresenta infatti

il leitmotiv della stagione». Anticonformi-

sta, eclettica, autenticamente fashion,

con una vestibilità slim, asciutta, la nuo-

va collezione Individual si caratterizza per

la ricchezza e la mescolanza di tessuti e

fantasie - quadretti, pois, rigati, famma-

ti, stampati, sovrastampati, spinati - che

spesso richiamano le atmosfere degli

anni Trenta-Quaranta. «Quello proposto

da Individual - continua Cantini - è un look

casual e originale, pensato per l’uomo

che rifugge l’ostentazione ma cura il par-

ticolare. Vale la pena analizzare infatti uno

a uno i nostri capi simbolo per scoprire la

ricercatezza dei dettagli e la cura estrema

dedicata alle fniture interne».

Debutto in FortezzaL’esploratore cosmolita di Individual fa il suo ingresso a Pitti Immagine Uomo con un guardaroba di gusto internazionale, che rilegge il classico in chiave avant-garde, generoso di richiami streetwear e pennellate vintage - uno stile da vivere in libertà e da interpretare con personalità.

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PITTI IMMAGINE UOMO 88

FIRENZE 16-19 GIUGNO 2015

Sezione: Urban Panorama

Stand 1 QUINTE TEATRO - PRIMO PIANO

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ABOUT

MENIn diretta dalle aziende le coordinate per il guardaroba maschile della prossima primavera-estate. Dal formale allo streetwear, otto stili per otto modi di essere.

Direct from the fashion brands, we bring you the must-have menswear pieces for the coming spring-summer season. From formal to streetwear: eight looks for eight different styles.

LARDINI

SPRING/SUMMER 2016

MENSWEAR pREviEW

di Angela Tovazzi

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MENSWEAR pREviEW

ELEGANTCODEDoppiopetto, gilet, cravatta: gli ingredienti del vestire sartoriale ci sono tutti, ma con proporzioni e ftting contemporanei. Slim & sharp.

Double-breasted jacket, waistcoat, tie: all the ingredients for sharp dressing are here, but with more contemporary sizing and fts.

LUIGI BIANCHI MANTOVA PAOLONI

MANUEL RITZ

GABRIELE PASINI

A.TESTONI

colombo via della spiga

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MENSWEAR pREviEW

URBAN TAiLORiNGSì alla giacca classica, ma con pantaloni casual e scarpe comfort. Irrinunciabile la borsa-zaino, per muoversi in città 24 ore su 24.

Classic jackets are juxtaposed with casual trousers and comfortable shoes. Don’t miss the backpack either, to keep you on the move in the city 24 hours a day.

BROOKSFIELD PTO1 PANTALONI TORINO

HAVANA&CO.

BOSIDENG

CAMPOMAGGI

SUPERGA

JECKERSON

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MENSWEAR pREviEW

RAiNMAKERImpermeabili e trench in primavera restano un atout. Protagoniste giacche tre quarti in versione full color e tartan.

Waterproofs and trenchcoats need not be stashed away when spring arrives. Three quarter-length jackets in full-colour tartan take centre stage.

LA MARTINA MOORER THE BRIDGE

ALLEGRI

TAGLIATOREWOOLRICH

K-WAY

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MIIA FOR

Nicolussi DistribuzioneVia G. Matteotti, 6/A - 38065 Mori (Trento) - Italy - Tel. +39 0464 913292 - www.nicolussimoda.it

Un nuovo brand del womenswear

debutta nel fashion system con la

primavera-estate 2016. Si chiama MIIA

- Made in Italy Affair, a sottolinea-

re le origini, l’alta qualità e l’artigianalità

dei suoi contenuti e spazia nel mondo

dell’outerwear e del tempo libero, in una

fascia di prezzo medio-alta. La linea ve-

ste una donna che, di fatto, non ha età,

ha le idee ben chiare su quello che deve

essere il suo stile, è aggiornata sulle ten-

denze ma non si lascia condizionare e fa

shopping lasciandosi guidare dall’ironia.

A realizzarla è la Nicolussi Distribu-

zione Srl, realtà con quartier generale a

Mori (Trento) e una lunga tradizione nel

fashion, che ha affdato il design a un’e-

sperta del settore, Marisa Pagliarusco,

ex creativa di Nolita, Fashion Box Industri-

es e Marlboro. MIIA è solo la tappa più

recente di un percorso alternativo che la

società fondata da Franco Nicolussi sta

intraprendendo, dopo avere maturato un

know-how ultraventennale nell’abbiglia-

mento, principalmente in pelle, realizzato

per noti marchi della moda italiana e este-

ra. Infatti, a inizio 2014 ha rilevato i brand

Take Two (denimwear maschile e fem-

minile) e Take Two Teen (childrenswe-

ar). Prima ancora ha creato il marchio

Rehard, che frma capispalla, borse e

accessori in pelle. Ora la nuova avven-

tura nel womenswear, il cui sviluppo sul

mercato italiano è affdato a tre agenzie

specializzate (a Milano, Bologna e Roma)

e oltreconfne conta già partner distribu-

tivi in Spagna, Scandinavia, nei Paesi di

lingua tedesca, in Olanda, Belgio, come

pure in Turchia e Cina. Tra i plus della re-

altà trentina, quello di essere una start up

gestita da un’azienda familiare, dove la

fessibilità è all’ordine del giorno e si fa di

tutto per accontentare il buyer.

Se l’affair è tutto made in ItalyLa trentina Nicolussi Distribuzione lancia un nuovo marchio di casualwear femminile di fascia medio-alta. Per vestire una donna che ha le idee chiare quando si tratta di stile, non accetta condizionamenti e guarda la moda con ironia.

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MENSWEAR pREviEW

MYTHS

FULLSTRIPES L’estate mette in riga giacche, camicie e pantaloni, per look à la marinière e leisure chic. In pole position i toni del rosa e del blu.

Summer brings stripes to jackets, shirts and trousers for a look that’s both naval-inspired and leisure chic. Pride of place goes to tones of pink and blue.

BAGUTTA

JCM JEY COLE MAN

ALTEA

CONVERSE

SUNHOUSE

PENCEDIADORA

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MENSWEAR pREviEW

NATURALKNiTPezzo clou del guardaroba maschile, la maglia sposa le tonalità naturali del cielo e della terra, per un’immagine ancora più dégagé.

A big hitter in any man’s wardrobe, knitwear fuses with the natural shades of the sky and the land for an even more laid-back image.

ROBERTO COLLINA PASHMERE

PEPE JEANS LONDON

CLARKS

JAPAN RAGS

MINORONZONI 1953

ALPHA STUDIOORCIANI

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MENSWEAR pREviEW

UppERDENiMLa tela indigo in versione inaspettatamente chic. Per completi dall’immagine sartoriale, camicie patchwork e bomber preppy style.

Indigo jeans get a chic makeover. From tailored suits to patchwork shirts and preppy bomber jackets.

L.B.M. 1911

DESIGUAL TINTORIA MATTEI

MARINA YACHTING

CASTORI

FERRANTEHENRY COTTON’S

GABS BLUE

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MENSWEAR pREviEW

CiTY pROOFAntivento, antipioggia, pensati per il tempo libero ma insostituibili in città: i nuovi giubbotti scelgono tinte neutre, stampe batik o quadretti Vichy. Ai piedi, comode sneaker.

Windproof, rainproof, designed for leisurewear but a must-have in the city, the new jackets opt for neutral tones, batik prints,Vichy checks. And comfortable sneakers.

NEW BALANCE BLAUER

LOW BRAND

SEVENTY

C.P. COMPANY

PAUL&SHARK

PEUTEREY

BARACUTA

TATRAS

BREMA

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MENSWEAR pREviEW

STUDSWAR

LEiSURETiMEBastano un paio di jeans, magari strappati, per un’immagine street. Da abbinare a felpe, camicie colorful e giubbini trapuntati.

Take a pair of jeans - ripped, perhaps - and what you get is an instant street look. To be combined them with sweatshirts, colourful shirts and quilted jackets.

GAS

MCS

BPD U.S. POLO ASSN. BOMBOOGIE

SUN 68

JACOB COHËN

ROY ROGER’S

NORTH SAILSFRED MELLO

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una filosofia, trestore. e focus sul webEsperienze complementari nella moda, ma non solo, hanno portato Emmanuel de Bayser e Josef Voelik ad aprire nel 2006 il primo The Corner Berlin nella capitale tedesca. Oggi le location sono tre, impostate su un concetto di lusso dagli orizzonti ampi e variegati, mai standardizzato. A Berlino arrivano clienti da tutto il mondo. Merito anche di Internet

di Alessandra Bigotta

With complementary experiences in the fashion world, in 2006 Emmanuel de Bayser and Josef Voelik founded the frst The Corner Berlin in the German capital. The business grew to encompass three luxury stores, open to new and eclectic lifestyles. Nowadays, they are a reference point for international customers and are kept constantly updated through the use of the web and the social media.

the corner berlin

store to watch

‘‘ Abbiamo unito le esperienze nel retail e nella omunicazione di alta gamma per lanciare il nostro progetto: oggi The Corner Berlin • sinonimo di tre Ògo-to-storeÓ basati sul lusso, ma anche su una precisa personalitˆ

Emmanuel de Bayser e Josef Voelik

‘‘

un negozio, ma un concept store raf-fnato e curioso, The Corner Berlin. «tutto è partito nel 2006 con la bouti-que di französische straße - prosegue emmanuel - che ha fatto da apripista ad altri due punti vendita, di cui uno dedicato all'uomo». oggi the corner berlin è sinonimo di tre location: oltre a The Corner Berlin East (800 metri quadri in französische straße 40, ini-zialmente uomo e donna e ora solo donna), sono stati aperti The Corner Berlin West, 260 metri quadri in wie-landstrasse 29 (donna), e, focalizza-ta sul menswear, The Corner Berlin Men, 150 metri quadri in Markgrafen-straße 45. «coadiuvati da uno staff di una trentina di persone - informa Josef Voelik - mettiamo quotidianamente in pratica la nostra flosofa: proporre i marchi migliori in fatto di fashion, arte, lifestyle e arredo». «in breve tem-po - interviene emmanuel - i nostri sono diventati veri “go-to-store”. cre-diamo in un lusso personalizzato». i brand spaziano da classici che hanno saputo rinnovarsi, tra cui Valentino e Saint Laurent, a nomi meno altiso-nanti ma ricchi di spunti, vedi Woo-youngmi per l’uomo e, per la donna, Faith Connexion. Josef ed emmanuel hanno capito in anticipo l’importanza

appartengono a generazioni di-verse ma questo, più che un pro-blema, per Emmanuel de Bayser

(42 anni) e Josef Voelik (69) è un ar-ricchimento, non certo un problema. a farli incontrare, e a far scattare l’idea di un progetto importante nel retail, è stata l’esperienza per Giorgio Armani. «ero ceo di questa griffe per il merca-to tedesco - spiega Josef - e provenivo da un background, sempre per questa griffe, come retail manager sulla west coast americana. Prima ancora avevo lavorato per Bottega Veneta, con il ruolo di us retail manager, e non mi ero fatto mancare un passaggio che ritengo fondamentale per la mia for-mazione, il ruolo di assistente per il regista italiano Luchino Visconti». il curriculum di emmanuel de bayser è più sbilanciato sul mondo della co-municazione. «avevo il ruolo di in-ternational communication director presso L'OrŽal Paris per i prodotti Giorgio armani - racconta -. a Mo-naco di baviera ho conosciuto Josef. ci siamo detti che, se avessimo mes-so insieme i nostri percorsi comple-mentari, avremmo potuto fare grandi cose. soprattutto, qualcosa di nostro». nasce così l'idea di lanciare a berlino, crocevia delle nuove tendenze, non

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1. Il menswear allÕinterno di The Corner Berlin 2. Una panoramica del punto vendita The Corner Berlin pi• grande, 800 metri quadri sulla Franzšsische Stra§e

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2

dell’omnicanalità. «a parte la presen-za su farfetch.com - dicono - internet è utile per tenere informati i nostri clienti internazionali, per esempio via WhatsApp. Da poco abbiamo reclu-tato un media director e un fotografo per dare al nostro online store nuovi contenuti. tra i social, stiamo spingen-do su Instagram: curioso e, soprattut-to, “shoppable”». ●

STELMAR FOR

Stelmar Srl: tutto per la confezioneDal 2014 una nuova pagina della storia

Stelmar si apre alle necessità e ai bisogni

degli Uffci Stile più sofsticati ed esigenti.

Nasce così Stelmar hangtags,

labels, fashion accessories and packaging.

Stelmar Srl

Contrada Santa Croce snc - 64010 Civitella del Tronto (Te)

Tel. 0861 910292 - [email protected] - www.stelmar.it

La Stelmar Srl è un’azienda che da oltre 40 anni

produce e commercializza accessori ed articoli

packaging per l’industria del tessile e dell’abbigliamento.

Fondata nel 1970, in provincia di Teramo, dall’esperienza

del Rag. Vito Pierini, viene oggi gestita dal fglio Stefano

Pierini, amministratore unico della società. Grazie ad una

esperienza pluriennale, l’azienda si occupa di rifornire le

imprese di confezione dei prodotti e accessori necessari,

come scatole di vario genere e materiale, lavorazioni in

pvc (girocolli, farfalline e stecchini), etichette, cartellini e

buste. Inoltre è rivenditrice delle migliori marche di flati

cucirini, chiusure lampo, appendini e bottoni. Da sempre

presente sul mercato nazionale, recentemente ha iniziato

a prestare sempre più attenzione anche a quello estero,

contribuendo alla valorizzazione del Made in Italy. La

Stelmar Srl sarà presente a settembre alla Milano Unica e

a Premier Vision di Parigi.

Stefano Pierini amministratore di Stelmar Srl

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brand to watch

di Angela Tovazzi

barenaThe brand is inspired by the Venetian tradition of the early twentieth century, with clean and contemporary clothes.

La “Barena” è quella zona veneziana tra la terraferma e il mare, punteggiata di isole e fordi e periodicamente sommersa dall’acqua, dove anticamente vivevano cacciatori e pescatori. Il mood Barena prende spunto da lì, dalla tradizione lagunare di inizio Novecento. Molti modelli si ispirano agli abiti esposti nei musei o ritratti nei libri di questo periodo, alcuni disegni dei tessuti (tutti naturali e rigorosamente made in Italy) arrivano dagli archivi di lanifci veneti ormai non più in attività. Una passione di famiglia nata nel 1961 con Sandro Zara e continuata con i fgli Giovanni e Francesca, affancati da Massimo Pigozzo, che si occupa della progettazione delle collezioni. Oggi Barena, grazie a capi uomo e donna di alta qualità e all’immagine sobria e contemporanea, ha conquistato le vetrine di top shop in 26 Paesi del mondo, come Sugar ad Arezzo, San

Carlo a Torino, Barneys a New York, Isetan e United Arrow a Tokyo, Liberty a Londra, Maxfeld a Los Angeles, oltre a essere venduto su Mr. Porter. Con prezzi sell out tra i 370 e i 400 euro, il marchio veneto è disponibile nella showroom aziendale di via Bigli a Milano.

mario bemerMario Bemer writes the second chapter of the Bemer

story: tailor made shoes, devoted to excellence.

Quello dei Bemer è un nome conosciuto nel mondo della calzatura di lusso. Un marchio che inizia a circolare nel 1999 con i fratelli Stefano e Mario, che dal laboratorio artigianale nel centro storico di Firenze frmano scarpe fatte a mano destinate ai cultori del su misura. Una storia interrotta dalla scomparsa improvvisa di Stefano Bemer nel 2012 e che oggi riprende con un secondo capitolo frmato da Mario Bemer, affancato dal maestro giapponese Seiji Miyagawa (il Giappone è l’unico Paese ad avere un’università dell’arte calzaturiera) e dal socio Luca Nardini. La forza del marchio è ancora il tailor made: ogni calzatura è il risultato di una serie rigorosa di passaggi, che parte dalla misurazione del piede del cliente alla preparazione della forma in legno (che potrà essere utilizzata per successivi “restauri”), per arrivare alla realizzazione della “scarpa prova” e, infne, di quella defnitiva. A Firenze, dove ha sede il negozio, arrivano clienti da tutto il mondo, tra cui vip come Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese, Jude Law e Andy Garcia. Il prezzo? Tra i 2mila e i 3mila euro al paio, a seconda dei materiali utilizzati.

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pauraA brand that is not afraid to dare. On stage we see an ironic and irreverent total look.

Il designer Danilo Paura non ha certo paura di osare. Il suo è un linguaggio irriverente che parte dalla rivisitazione delle forme, decontratte e spesso oversize, per arrivare a scelte cromatiche audaci e motivi lettering che non lasciano spazio all’interpretazione. Fondato nel 2009 insieme a Cristian

Mignaniello (che cura il côté amministrativo e commerciale), Paura, come spiega Danilo, «unisce manifattura italiana e vestibilità non convenzionali, per un made in Italy dalla visione internazionale e contemporanea». Distribuita in Italia da un network di sei spazi di rappresentanze (tra cui Baco, Altro Studio e After All), la label ha conquistato le vetrine di multimarca come 4 Store a Milano, Bottega

Back Door a Bologna, Maxim a Rimini e Degli Uberti a Roma. I prezzi sell out sono compresi tra i 59 euro di una T-shirt e i 669 euro per un chiodo in pelle.

les bohÉmiensMultidisciplinary approach, made in Italy manufacture, unconventional design.

Arte, cinema, musica, fotografa, architettura: l’approccio multidisciplinare è il tratto distintivo di Les

Bohémiens, marchio lanciato nel 2013 da Francesco

De Falco e Pasquale Vittorio D’Avino, compagni alla Luiss di Roma, che dopo l’università hanno deciso di trasferire le loro passioni in progetto imprenditoriale, coinvolgendo giovani talenti italiani nel campo del design, della comunicazione, del business e delle pr. Il risultato? Una collezione uomo e donna di abbigliamento, scarpe e accessori che celebra l’arte contemporanea, combinando manifattura sartoriale e design anticonvenzionale (bohémien appunto), e che spesso si lega come sponsor a eventi d’arte e di musica elettronica. Distribuito dalla showroom Spazio

38, è presente in una quarantina di punti vendita, come Inner Antonioli a Milano, Anteprima a Bari e S/HW-Strike a Napoli. I prezzi sell in sono compresi tra i 45 euro e i 185 euro.

alberTo premiColorful, futuristic, high-impact: at Pitti Uomo the Alberto

Premi’s fourth collection is being presented.

Classe 1992, Alberto Premi si è messo in luce con il concorso Who is

On Next? 2014 e ha ottenuto la ribalta di Pitti Uomo dello scorso gennaio, dove ha presentato la terza collezione. La sua è una passione nata in

famiglia: il padre per 30 anni ha lavorato come modellista di scarpe ed è stato il primo a instillare in lui il desiderio di sperimentare colori, forme,

materiali. Nel 2013 Alberto si laurea all’Istituto Its Machina Lonati e comincia a disegnare. Oggi è alla quarta collezione (che sarà nuovamente

in Fortezza da Basso a Firenze) e ha cominciato a conquistare i primi clienti, tra cui l’Eclaireur a Parigi, Wise a Cremona e Rail a Brescia. Punto

di riferimento per le sue sneaker colorate e avveniristiche, vendute con prezzi tra i 320 e i 400 euro, è la showroom Tomorrow di Milano.

❝Un nome da tenere d’occhio è Paura, uno streetwear ideato dal designer Danilo Paura. Linee pulite, poche fantasie, immagine d’impatto: la collezione sta riscontrando ottimi feedback, con un sell out altissimo

4STORE (Milano)DANIELE BALTIMORA

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visti iN sHOWROOM

Abbiamo chiesto alle showroom quali sono i brand emergenti su cui scommettere per le prossime stagioni. In un ambito molto selezionato però: quello del menswear underground. Ne è emerso un mix variegato: dal pantalone slim ftted “politicamente impegnato”, al total look che unisce la cultura sartoriale occidentale a quella orientale, dalle sneaker preferite dalle band di garage rock fno allo streetwear alla francese, un po’ bon ton.

Infuential showrooms point out innovative brands within a specifc fashion segment: the underground current of menswear.

STUDIOZETA.ORG

LES MARAISIENS E IZREELPolite and tailor made approaches characterize these two fresh brands from Paris and Japan.

Prodotta a Parigi e nella Ville Lumière, la linea Les Maraisiens ha debuttato lo

scorso anno. Il suo è un approccio “garbato” al mondo street, senza esagerazioni,

puntando più alla ricerca nei dettagli che a stupire con costruzioni ardite e stampe

squillanti. L’input creativo arriva, come si può intuire dal nome, dalla storia e dalla

cultura del Marais, quartiere della capitale francese diventato un polo d’attrazione

dello shopping di moda contemporanea. Tra i pezzi forti le giacche (da 130 a un

massimo di 190 euro, come prezzo sell in) e i pantaloni (50-60 euro). Da tenere

sotto osservazione anche la label giapponese Izreel, sinonimo di streetwear

raffnato, dal sapore sartoriale, che già furoreggia nei più importanti store del Sol

Levante. Lontano dai volumi over cui ci ha abituati un certo urbanwear, predilige

giocare con i tessuti - nobili e meno nobili, uniti e fantasie - per creare insoliti

contrasti. Il prezzo medio sell in di un completo si aggira intorno ai 260 euro.

ARETÈ SHOWROOM

DISARMEDDisarmed brand comes from the partnership betweeen a US young design team and a structured denimwear company.

Nasce circa un anno fa dall’incontro tra un gruppo di giovani creativi

americani e un’azienda del denimwear molto strutturata. E da subito,

scegliendo di chiamarsi Disarmed, il brand prende posizione sul disarmo.

Il logo stesso fa rifettere: è una pistola, simbolo quasi “cool” in svariati

contesti ma di fatto - come vogliono sottolineare i designer di Disarmed

- negativo e pericoloso. Declinato anche al femminile, il marchio punta a

intercettare un consumatore attento a qualità e dettagli. Plus per i buyer

sono i riassortimenti veloci, grazie a un magazzino “never out of stock”.

Prezzi sell in tra 50 e 80 euro.

pIù uNDERGRouND DI coSì...

di Elisabetta Fabbri

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TOMORROW

D.GNAKIn an accelarated and interconnected globalized world, D.Gnak

is the suitable total look for men living in megacities.

Il total look ideale per chi abita in una megalopoli? Lo propone il designer coreano

Dong-Jun Kang con il marchio D.Gnak: un nuovo concetto di estetica, nell’era

della globalizzazione e della interconnessione, frutto di un’ibridazione di stili,

proprio come le contaminazioni di gusti, lingue, musica e cibo nelle super-

metropoli. Tra le fonti d’ispirazione, lo stilista (diplomato alla Parsons School of

Design di New York) cita il design geometrico e minimalista, i colori desaturati e

la grana delle pellicole fotografche analogiche. Già distribuita da noti multimarca

italiani come Antonioli, Dantone, LÕInde Les Palais e LuisaViaRoma, la

collezione ha prezzi wholesale che variano da un massimo di 275 euro per un

cappotto a 80-125 euro per i pantaloni e 45-60 euro per polo e T-shirt.

DANIELE GHISELLI DIFFUSIONE

SWEAR LoNDoNCreated by José Neves, founder of farfetch.com, Swear London is one

of the most relevant brands within contemporary fashion footwear.

Swear London è un brand inglese di calzature uomo-donna creato nel 2001 da

JosŽ Neves, fondatore della piattaforma di moda farfetch.

com. Con il suo mood techno-casual si colloca a pieno

titolo nell’universo del contemporary fashion footwear.

Segno distintivo: la suola in gomma. Il resto è un sapiente

mix di design, materiali speciali, dettagli originali e

artigianalità. Amato da garage rock band come

The Strokes, White Stripes e The

Hives, con il suo più celebre modello,

“Dean”, ha venduto nel mondo un

milione di paia.

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Un fenomeno nuovo tiene banco nel variegato e colorato mondo della moda. Tra blogger e protagonisti che si affacciano all'universo social, non ci si limita più a proporsi in pose accattivanti, a margine di sflate e party, protesi verso gli

obiettivi dei fotograf e, magari, presi dalla spasmodica caccia a qualche centinaio di follower in più. Tra viaggi pagati, giveaway di pregio ed emolumenti a cinque cifre (per singolo post, ndr), emerge al contrario la consapevolezza di far parte di una nuova, variopinta élite che sta iniziando a contare. Sul serio e in termini di soldoni. Si fa stra-da una schiera di autentici professionisti del fashion system, gli infuencer 2.0. Oltre al proprio blog, di rigore, e all'account su Instagram, sempre più imprescindibile, si tratta di personaggi poliedrici e cosmopoliti. Capaci di assemblare look irresistibili a livello internazionale, certo, ma anche di stilare articoli e servizi per le più accreditate testate tradizionali, oltre che di diventare personal stylist per alcune delle celebrity più in vista del pianeta. Non ultimo, questi personaggi, da Chiara Ferragni e Maria-no Di Vaio in giù, disegnano e commercializzano linee di moda a propria immagine e somiglianza, contrassegnate dal loro personalissimo brand. È a questi volti freschi che la nuova sezione Fashion People è dedicata. Perché per capire la moda bisogna conoscerne intimamente i protagonisti: soprattutto quelli più giovani. ●

Tra blogger e nomi attivi nell'universo social, si fa strada una schiera di autentici professionisti 2.0. Sono i nuovi infuencer, un'élite che sta iniziando a contare nel variopinto mondo della moda

Il magazine di news, business e trend people

di Marc Sondermann

Beyond the bloggers as we knew them so far, a new generation of 2.0 professionals is quickly growing. These new infuencers are beginning to truly count in the multicoloured fashion world.

Creare un brand online si può. Parola di infuencer

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FeSTIVAl people

Come generare una pioggia di like quando si è un giovane brand alle prime armi? Fashion ha assistito a un evento clou.

How to generate a lot of likes when you are a young brand? Fashion did some research on the ground.

Nell'universo della fsica nucle-are il concetto chiave dietro a una reazione a catena si chia-

ma massa critica. Nel mondo della moda contemporanea vige più o meno lo stesso principio. Prendi un'occasione ad altissima densità di celebrity come il Festival di Cannes, inviti le stylist delle star più in auge del momento, aggiungi una serie di promettenti infuencer creativi tratti dalla blogosfera, attivi anche sui media tradizionali, e perfezio-ni il tutto organizzando un evento di live tagging, dunque di persona-lizzazione dei capi tramite street artist, in una delle locali boutique

L'onda sociaLsi forma qui

La designer milanese di origini giordane e rumene si è imposta con il brand di footwear Oscar Tiye. Dopo aver partecipato nel 2013 ai "Vogue Talents" di Milano, è diventata fornitrice uffciale di star come Zoe Saldana, Hailee Steinfeld ed Eva Longoria. I post delle celebrity con le sue scarpe ai piedi generano decine di migliaia di like in pochi minuti. LuisaViaRoma.com e Antonioli a Milano sono stati tra i primi a credere in lei.

Palermitano, con radici franco-tunisine e spagnole, dopo anni di apprendistato da Costume National non ha faticato a inventarsi il brand An Italian Theory, centrato sull'aspetto "culinario" del made in Italy. Al tema ha dedicato anche una collezione di interior design. Collaboratore di media come grazia.it, Elle e Marie Claire, i suoi immaginifci morceaux su Instagram sono ammirati quanto temuti dagli addetti ai lavori.

Amina Muaddi

Alessandro Enriquez

di Marc Sondermann

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di assoluto riferimento. Il risultato consiste in un'infnità di suggestivi post, dal forte potenziale virale, in viaggio nei circuiti social nel giro di pochissimo tempo. Una vera e pro-pria operazione di brand building da manuale, anche se il manuale di questa nuovissima disciplina è anco-ra tutto da scrivere. Di ineguagliabile importanza è senz'altro la carica di empatia emotiva che le personalità coinvolte riescono a sprigionare. Nel caso di Amina Muaddi, Alessandro Enriquez ed Erica Pelosini, radu-nati dalla sapiente mano di Maria Buccellati, madrina d'eccezione del brand Faith Connexion, il successo

1. Amina Muaddi, EricaPelosini e Maria Buccellati all'Hotel du Cap-Eden-Roc 2. Due proposte Oscar Tiye, marchio frmato da Amina Muaddi 3. Un look della collezione 10X10 An Italian Theory di Alessandro Enriquez

A lato, lo stile Faith Connexion

Il brand di graffti couture con sede a Parigi è una delle realtà più effervescenti del momento. Amalgamando la street art con tanto di bomboletta spray alle intuizioni stilistiche di un team creativo proveniente da griffe come Balmain, coniuga il glamour delle celebrity che ne vanno pazze con l'animo ribelle della cultura underground. Multimarca di tendenza come Antonia a Milano e The Corner a Berlino segnalano Faith Connexion come topseller di stagione.

street art in saLsa gLam

Instancabile presenza dietro le quinte, la cubano-americana di origini spagnole, andata in sposa a una delle più grandi famiglie del luxury milanese, è oggi una delle signore meglio connesse dietro le quinte della moda. Ex musa di Dolce&Gabbana, promuove il brand Faith Connexion, di cui è presidente per gli Usa. La sua naturalezza ed eleganza la accreditano presso i più blasonati interlocutori, tra cui non mancano alcuni tra i più importanti esponenti dell'alta fnanza anglosassone.

La socialite, forentina purosangue trapiantata a Beverly Hills, è tra le più ambite presenze alle feste e sui red carpet. Già braccio destro di Anna Dello Russo presso Vogue Japan, con il neo-marito Louis Leeman ha coniato l'omonimo luxury footwear brand, protagonista a Pitti Italics. Tessitrice di relazioni tra gli infuencer più cool, negli Usa la si apprezza come fautrice di una "up and coming power couple". Appena entra in scena, fa da magnete per fotograf e crowdwatcher.

Maria Buccellati

Erica Pelosini

Chi è Faith Connexion

Seasonal top seller at stores as Antonia in Milan and The Corner in Berlin, Faith Connextion mixes glamour and underground culture.

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è garantito. Fosse anche solo per la visita all'Hotel du Cap-Eden-Roc, mitica meta descritta da Francis Scott Fitzgerald in "Tenera è la notte", dove alla vigilia del roboante chari-ty party di De Grisogono è tutto un via vai di magnati, yacht e starlet, e dove nascono ulteriori scatti memo-rabili. Da non dimenticare anche la scelta del multimarca coinvolto: trat-tasi di Croisette 55, situato a pochi metri dall'albergo-icona del festival, il Ritz-Carlton, gestito da uno dei commercianti più abili della Côte, e dove magneti di pubblico come Ian Somerhalder e Mary J. Blige fanno regolarmente capolino. ●

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digital people

«Bisogna cercare di superare le paure. Agire, punto e basta. Io ho fatto tanti sbagli ma tutte

le esperienze sono state una scuola im-portante per me». Nicola Formichetti, direttore artistico di Diesel, noto anche per le collaborazioni con Uniqlo e Lady Gaga, non ha dubbi: «Il segreto è im-parare dagli errori. Due anni fa Diesel mi ha offerto una grande opportuni-tà: un marchio globale, con una storia alle spalle. Un'etichetta che amo e che mi consente di mettere all'opera gli skill che ho acquisito, con tutte le mie esperienze: dal retail al design, fno al marketing». 38 anni, quest'anno il cre-ativo italo-giapponese è stato nomina-to Global Design Ambassador per il 2015 di Pepsi Challenge, la campagna di marketing concentrata sulla respon-sabilità sociale, interamente rivolta alla generazione dei social media, che vede il coinvolgimento di personaggi del ca-libro di Usher, Serena Williams, Usain Bolt: «Una vera sorpresa trovarmi in compagnia di super-eroi di questo ca-libro». L'iniziativa lo ha visto all'opera nella creazione del Dress of Light, un abito-scultura realizzato interamente con bottiglie di Pepsi, svelato a Hong Kong, prima tappa di un tour che poi vedrà all'opera l'ingegno di giovani ar-tisti locali in tutto il mondo: «Una sfda anche per me, dal momento che non ho mai fatto una scultura». A seguire, è stata la volta della sua reinterpretazione della lattina di Pepsi, punto di partenza di un contest internazionale via web, che ha coinvolto i consumatori di tutto il mon-

«connesso, sÌ. ma due giorni al mese spengo la corrente»all'avanguardia nell'utilizzo del web e dei social media, il direttore artistico di diesel sa come sottrarsi ai rischi di chi è perennemente online. la sua passione? Scovare talenti in giro per il mondo e dare loro la chance di esprimersi. Una missione che porta avanti anche nel nuovo ruolo di global design ambassador di pepsi Challenge

di Carla Mercurio

Fond of the web and social media, the artistic director of Diesel knows how to avoid the risks of those who are perpetually online. His passion? To discover talents around the world and give them the chance to express themselves. A mission he carries on also in his new role of Global Design Ambassador for Pepsi Challenge.

do e che dà l’opportunità al più geniale di vincere uno stage al Pepsico Design & Innovation Center di New York. E poi ne arriveranno delle altre. «Sono affasci-nato dal signifcato di quello che stia-mo facendo con Pepsi. Il senso di que-sto progetto è proprio andare a scovare giovani talenti e dare loro la chance di esprimersi». E prosegue: «Come è acca-duto due anni fa, quando sono appro-dato in Diesel, dove ho creato una com-munity online, portando avanti nuove sfde creative. Un compito molto im-pegnativo». «Inizialmente - spiega - ho dovuto ridefnire il proflo del marchio, lavorando all'interno dell'azienda. Ora è tempo di uscire allo scoperto, metten-

domi in gioco con il retail, i negozi, la presentazione delle collezioni ai clienti e la comunicazione». Indubbiamente Formichetti è un uomo dei nostri gior-ni: sempre connesso, sempre al passo con le tecnologie. Ma anche lui ha bi-sogno dei suoi spazi di "silenzio" me-diatico: «Il pericolo di essere interamen-te fagocitati dal web e dai social media esiste - ammette -. Se non si sta attenti, si rischia di essere ossessionati da mil-le cose inutili. Io, personalmente, ho la mia escape strategy: una volta al mese mi disintossico, "spegnendo la corren-te" per due giorni». Un altro aspetto di Formichetti che sorprende è il suo rap-porto con l'e-commerce: «Sono molto digital forward ma per lo shopping amo andare in negozio. Non mi piace aff-darmi a una semplice foto - puntualizza - È proprio questa la sfda con Diesel, con cui lanciamo la nuova piattaforma di e-commerce dal prossimo settembre-ottobre: presentare il prodotto in modo verosimile, lavorando su tutti gli aspetti, dalle foto al modello, fno alle taglie». ●

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1. Nicola Formichetti, direttore creativo di Diesel e Global Design Ambassador per il 2015 di Pepsi Challenge 2. Un'immagine della campagna Diesel primavera-estate 2015 3. The Dress of Light, realizzato per il Pepsi Challenge

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spotlight pEoplE

Lo stilista dei Vip frma anche gli abiti sacri Riccardo Tisci took on a very different project designing a precious cape for Our Lady of Grace of Palagianello.

Nel suo curriculum Riccardo Tisci ha diverse medaglie: nel 2005, dopo aver presentato a Milano l’omonima collezione, viene scelto da Givenchy come direttore creativo e nel giro di poche stagioni ne rilancia il prestigio. Nel 2008 la popstar Madonna lo vuole per i costumi del suo Sticky and Sweet

Tour e il risultato è tale che la cantante ricorrerà spesso ai suoi look. Nel 2013 è l’Opéra de Paris a ingaggiarlo per i costumi di scena del Bolero di Ravel. Ora per il fashion designer è il momento di confrontarsi con l’arte sacra. Tisci ha realizzato un manto per la Madonna delle

Grazie di Palagianello, comune della provincia di Taranto e terra di origine dei genitori. «Tengo molto alle mie radici e la mantella della Madonna delle Grazie è un simbolo a cui sono affezionato», ha spiegato lo stilista quarantenne. Un omaggio che ha lasciato senza parole la comunità di Palagianello e mandato in visibilio i presenti alla cerimonia di benedizione, alla quale lo stesso Riccardo ha partecipato.

Re Giorgio sceglie FacetasmGiorgio Armani is lending his support to Facetasm this season. The Japanese brand will show at Armani’s theater.

Questa volta tocca a Hiromichi Ochiai. Giorgio Armani ha scelto il fondatore del brand giapponese Facetasm per continuare il suo progetto di sostegno alle nuove generazioni di stilisti, giunto alla nona stagione. L’etichetta nipponica fondata nel 2007 si era già fatta notare a Pitti Uomo nel 2010 all’interno del progetto Versus Tokyo, ora però i suoi look da silhouette avant-garde e ispirazioni streetwear sono pronti a calcare la prestigiosa passerella dell’Armani/Teatro durante Milano Moda Uomo. «È un grande onore e una bella sfda per il nostro piccolo e indipendente team sflare nell’Armani/Teatro. Mi auguro che la nostra originalità venga apprezzata», ha commentato Ochiai.

Lvmh punta su Marques’Almeida e JacquemusDesigners Marta Marques and Paulo Almeida of the label Marques’Almeida wins 2015 Lvmh Prize and Jacquemus is the second prize winner.

Sono Marta Marques e Paulo Almeida, il duo portoghese del brand Marques’Almeida, i vincitori della seconda edizione dell’LVMH Young Fashion Designer Prize. Apprezzati per «l’abilità tecnica e l’approccio originale nell’uso del colore e della texture», come ha spiegato Delphine Arnault

(presidente di giuria), si sono aggiudicati i 300 mila euro del primo premio e il sostegno per un anno da parte di Lvmh sul piano strategico. Un premio fuori programma è andato anche a Simon Porte di Jacquemus. A lui 150mila euro e lo stesso mentoring da parte del gruppo.

Frida Giannini sposa in Valentino Frida Giannini wore a wedding dress designed by friends Maria Grazia Chiuri and Pierpaolo Piccioli.

Per le sue nozze del 5 giugno con Patrizio

Di Marco, Frida Giannini, ex direttore creativo di Gucci, ha scelto un abito haute couture di Valentino, disegnato appositamente per lei dai direttori creativi della maison Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli. I tre designer sono amici di lunga data, avendo tutti iniziato a lavorare nell’uffcio stile di Fendi.

Bastian testimonial a quattro ruote Michael Bastian will make a cameo appearance in a new 30-second TV ad for line of premium SUV.

Michael Bastian sarà impegnato con un doppio ruolo nella prima edizione della New York Fashion Week: Men’s (13-16 luglio). Non solo come stilista, visto che presenterà la sua collezione spring-summer 2016, ma anche come attore. Il designer ha accettato di recitare nella nuova campagna pubblicitaria televisiva della casa automobilistica GMC, specializzata in suv e crossover di lusso, che debutterà in Tv proprio nei giorni della fashion week.

a cura di Andrea Bigozzi

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PORTRAITS PEOPLE

Le gemelle oLsen

� Mary-Kate e Ashley Olsen nascono il 13 giugno 1986 in California, a Sherman Oaks.

� Nel 1987, all'età di un anno, diventano famose alternandosi nel ruolo della piccola Michelle Elizabeth Tanner, fglia del protagonista della sit-com Full House.

� Nel 1993,a soli sette anni, diventano "proprietarie" di Dualstar Entertainment, un gruppo nato principalmente per gestire il business e i progetti di marketing sviluppati intorno alla loro attività.

� A cavallo tra gli anni Novanta e l'inizio del Duemila si impongono come idoli delle teenager, grazie a serie televisive di successo ma anche al loro stile molto personale.

� Da sempre appassionate di moda, nel 2006 lanciano il marchio The Row, ispirato alla leggendaria Savile Row. Nel 2007 è la volta di Elizabeth and James. Nel 2011 Forbes le inserisce al 25esimo posto nella lista dei "30 under 30" più infuenti.

� Nel 2012 vincono per la prima volta il premio per il Womenswear ai Cfda Awards. Fanno il bis nell'edizione 2015, sbaragliando tra gli altri Marc Jacobs.

Quando nel 2006 hanno debuttato nella moda, appena ventenni, in molti hanno pensato che si trat-

tasse della solita operazione di marke-ting, destinata a esaurirsi nel giro di po-che stagioni. Hanno dovuto ricredersi. Perché le sorelle Mary-Kate e Ashley Olsen, nate come bimbe prodigio nel cinema, di talento nella moda ne han-no da vendere e lo hanno dimostrato con il successo di due collezioni, The Row ed Elizabeth and James, quest'ul-tima ispirata al nome dei due fratelli. Soprattutto con The Row, per la quale si sono avvalse tra gli altri della colla-borazione di Nadège-Vanhee Cybuski (ora direttore creativo di Hermès), si sono ritagliate una nicchia che pia-ce tanto alle star losangeline, dove il marchio è nato, quanto al pubblico più snob di New York, città nella quale si sono trasferiti gli headquarters. Con la sua immagine senza fronzoli ma di forte personalità, The Row è il marchio giusto al momento giusto: giovane e sofsticato, è "very cool" e per niente trash. Jennifer Aniston, Reese Whiter-spoon, Scarlett Johansson e Gwyneth Paltrow, solo per citarne alcune, lo adorano. Le fashioniste ne apprezzano il twist contemporaneo. Non stupisce quindi che il primo giugno Mary-Kate e Ashley abbiano conquistato il pre-mio per l'abbigliamento femminile ai Cfda Awards, gli "oscar" americani della moda, sbaragliando concorrenti del calibro di Marc Jacobs e del duo McCollough/Hernandez di Proenza Schouler. Competitor con i quali si erano già confrontate e che già aveva-

Per mary-kate e ashley Olsen l'Oscar è arrivatO cOn la mOdaIl loro percorso sembrava segnato: attrici dall'età di un anno, le gemelle Olsen hanno fatto una fulminante carriera come protagoniste di sit-com e idoli delle teenager. Avrebbero potuto restare nel movie business, vivendo di rendita su una grande celebrità e su ruoli di medio livello in tv e al cinema. Invece, come stiliste, hanno fatto un vero salto di qualità. Già premiato con due "oscar" dal Cfda.

di Alessandra Bigotta

Known as actresses and teen idols, the Olsen twins reinvented themselves as fashion designers and entrepreneurs. On 1st June they were awarded for the second time with the Womenswear Designer of the Year award by Cfda for their The Row brand.

no surclassato nel 2012, la prima volta che avevano conquistato il podio della manifestazione. Il futuro delle "Olsen twins" è sempre più nel fashion: alla proposta di recitare in Fuller House, il sequel della serie Full House che le aveva portate al successo quando avevano appena un anno, hanno ri-sposto con un garbato ma deciso no. Tra i progetti, il lancio del primo pro-fumo Elizabeth and James il prossimo settembre, insieme a Sephora. Il loro è un percorso che ricorda da vicino

la trama del flm Sliding doors, con una porta che probabilmente si chiu-de, una che si apre. Di rischi ne hanno corsi: restare imprigionate nel cliché televisivo delle eterne adolescenti op-pure farsi schiacciare da ingranaggi più grandi di loro, se si pensa che a sette anni erano già proprietarie di una casa produttrice, la Dualstar. Hanno sapu-to coltivare le proprie vere inclinazio-ni e per questo si sono aggiudicate due meritatissimi "oscar", che come attrici non avrebbero mai ottenuto. ●

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Q&A people

Dov’era a 18 anni?Ero al Polimoda a Firenze e studiavo

la mia passione: la moda.

Ho fatto modellistica perché volevo

imparare la costruzione dei capi,

cosa c’era dietro.

Chi erano i suoi idoli?Da sempre Yves Saint Laurent, Valentino

e in seguito Dries Van Noten.

Quando la moda è entrata nella sua vita?Da sempre... Quando ero piccolo vedevo

mia mamma e mia nonna cucire ed ero

curioso e affascinato. Da qui il sogno

di poter fare della creazione di vestiti

il mio lavoro.

Quali sono state le tappe fondamentali del suo percorso?La scuola è stata sicuramente il primo

passo importante. Poi Londra, la

sartoria veneta e Parigi, dove ho

potuto confrontarmi con la dimensione

dell’atelier: sarte preparatissime, pronte

a seguire ogni mia indicazione.

A chi deve dire grazie?A tutte le persone che hanno creduto in

me dall’inizio, spronandomi a prendere

il volo e a essere me stesso.

Per essere creativi ci vuole…

Creativi si nasce: è il saper cogliere

in ogni aspetto della vita qualcosa

che ispiri. E che sia correlabile

con il lavoro svolto.

Quanto è importante la formazione nel suo lavoro?Sicuramente è una bella base di partenza,

poi ognuno si crea il proprio percorso.

Io ho scelto di partire da come si costruisce

un capo d’abbigliamento. Questo mi è

servito moltissimo quando ho deciso

di creare il mio marchio.

Quanto hanno infuito le esperienze presso maison e designer internazionali?Il mio percorso a Parigi, da Vionnet

prima e da Jay Ahr poi, con il confronto

con le sarte, è stato come un master:

ho capito che era un reciproco

accrescimento.

Come è la sua giornata di lavoro tipo?Non ho giornate tipo in quanto, pur

avendo un marchio piccolo, abbiamo

sei uscite l’anno e c’è molto da fare.

In generale, la mattina sono in uffcio

stile per fare il punto della situazione.

Ma ogni giorno c’è qualcosa di nuovo:

la visita di un fornitore, andare in

laboratorio con le modelliste... In una

griffe in crescita siamo tutti molto

fessibili a confrontarci con ogni tipo

di necessità.

Qual è il suo attuale stato d’animo, alla vigilia della fnale regionale del Woolmark Prize, per il quale è in lizza come stilista italiano nella categoria uomo?L’essere in fnale è sicuramente una

gratifcazione enorme ma allo stesso

tempo una grande responsabilità.

Il mio percorso creativo nasce dalla

ricerca dei tessuti, visitando gli archivi

delle aziende tessili. Sono sempre di più

un fan del made in Italy e della grande

artigianalità italiana, che mi sento

di rappresentare e che vorrei venisse

riconosciuta nell’epoca 2.0

in un contesto così importante. (e.a.)

ChristianPellizzari

L’ALFIErE DEL MADE IN ItALY

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Christian Pellizzari was born in Treviso in 1981. After his studies at Polimoda of Florence has worked for four years at Tonello. He then moved to Paris, where he made experiences at Vionnet and Jay Ahr. Later he launched his men’s and women’s label.

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Il bel mondo newyorchese si è dato appuntamento al dinner party tenutosi a The Bowery Bar and Grill il 4 giugno, dopo la sflata della cruise 2016 di Gucci: una serata allietata, tra l’altro, dalla performance live della top model Karen Elson

alviero martini 1a Classe

Lunga vita aLLa stampa geo

GianfranCo lotti

sbarco in montenapo

GuCCi

Dinner party Dopo La cruise

Alviero Martini 1A Classe ha celebrato il 25esimo anniversario della sua iconica stampa geo con un esclusivo cocktail party presso il fagship store milanese

Il luxury brand forentino di borse e accessori ha inaugurato una boutique al civico 14 della più famosa via milanese dello shopping

Karen Elson

Luisa Ranieri

La boutique di corso Matteotti 1

Stefania Rocca

Il ceo di Gucci Marco Bizzarri Alessandro Michele e Jefferson Hack

Laura Love Rachel Zoe

Guido Carissimo, Mario Boselli e Pascal Mourier

Laura Chiatti Gianfranco Lotti e Sandra Ahrabian

A party in New York to celebrate the 2016 cruise collection of Gucci and two events in Milan: the celebrations for the 25th anniversary of the geo print by Alviero Martini 1A Classe and a new store in via Montenapoleone for Gianfranco Lotti.

Red caRpet people

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