Fashion 14 2015

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Il magazine di news, business e trend Nella foto: Victoria Beckham American Dream Dalle maison alle showroom, gli occhi di imprenditori e stilisti sono puntati sugli Stati Uniti Tory Burch «Così ho costruito il mio impero» Contemporary Come si muovono i player del segmento più hot ENGLISH VERSION INSIDE Anno 46 | N ° 14 del 22.09.2015 | quindicinale | 5,50 | www.fashionmagazine.it Mercato del lusso Quando la massima aspirazione si chiama no logo

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Il magazine di news, business e trend

Nella foto: Victoria Beckham

American DreamDalle maison alle showroom, gli occhi di imprenditori e stilisti sono puntati sugli Stati Uniti

Tory Burch «Così ho costruito il mio impero»

ContemporaryCome si muovono i player del segmento più hot

ENGLISH

VERSION INSIDE

Anno 46 | N°14 del 22.09. 2015 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it

Mercato del lussoQuando la massima aspirazione si chiama no logo

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7 L’Editoriale

PROTAGONISTI

8 Tory Burch «Perché dico (quasi sempre) no»

NEWS

10 In primo piano Rosso punta ai 100 milioni con Diesel Black Gold

BUSINESS

15 Milano Fashion Week Makeover edition

16 Arthur Arbesser L’italian dream, da Armani a Iceberg

18 Daizy Shely «Milano ha bisogno di giovani»

20 Laura Biagiotti 50 anni di moda

21 Jd.com Il rivale di Alibaba apre al made in Italy 22 New opening Milano sempre più kolossal

N°14 22 SETTEMBRE 2015

www.fashionmagazine.it

In copertina La primavera-estate 2016 diVictoria Beckham in passerella a New York(photo Imaxtree.com)

SOMMARIO

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62 Brandy a Milano Marketing: ora è il cliente a dettare le regole

64 Who’s Next & Première Classe Posticipare i tempi paga

68 Focus accessori TheMicam e Mipel: voglia di rialzare la testa

TREND

78 Designers’ collections primavera-estate 2016 Reinventing glamour

80 Buyers’ opinion Dal vintage al casualwear, i nuovi trend

83 Anticipazioni womenswear primavera-estate 2016 Fashion parade

100 Store to watch Milaura a Milano: «L’eleganza deve essere trasversale»

102 Brand to watch

106 Opening

108 Ritratti Ercole Botto Poala: «Da piccolo volevo essere un supereroe: l’imprenditore»

24 Super «Creativi e più smart»

26 Strategie delle luxury company Heritage e logo: da dosare con cura

32 Strategie del contemporary Una parola, tanti signifcati

38 Business news Sfde da cogliere al volo

51 Sondaggio vendite donna primavera-estate 2015 L’autunno promette bene

58 Zalando Viaggio nella Silicon Valley della moda

109 Persone e poltrone C’è Roopal Patel dietro la brand list di Saks

110 Q&A Giusi Ferré: «Milanese, rigorosa. Per questo parlo di moda»

111 Bloc notes

PEOPLE

112 Constanza Cavalli Etro «Non smetterò mai di sognare»

113 Red carpet

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SOMMARIO N°14 22 SETTEMBRE 2015

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Se vogliamo trovare una cifra a questo specifco momento economico del set-tore moda italiano, è senz’altro un’irre-frenabile corsa a sbarcare sul continen-te nordamericano, gli USA in primis. Quando il viceministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, si dice sicu-

ro che «compenseremo il calo in Russia e in Cina con qualche punto percentuale negli Stati Uniti in più», come ha fatto sapere a latere della fera tessi-le Milano Unica, si fa portavoce di questa diffusa aspirazione. In realtà, come i nostri imprenditori ben sanno, è tutt’altro che semplice imporsi su un mercato mastodontico in cui la concentrazione dei canali di vendita è forte, le modalità contrattuali sono piuttosto spicce, la sensibilità per il made in Italy rimane limitata ad alcuni ambiti merceologici e il divario tecnologico con le nostre realtà azien-dali non si prospetta indifferente. Bisogna dunque

Alla conquista degli States

Marc Sondermann Direttore/Editor-in-Chief

attrezzarsi, prima di tentare di colpire: ma il gioco vale la candela, soprattutto in una fase di dollaro forte. Non è comunque un gioco da tutti, ed ecco allora chi, la sua America, la cerca in casa, nei no-stri mercati di sbocco tradizionali, che poi sono quelli limitrof di matrice europea. Anche qui, in ogni caso, la ricetta americana risulta vincente. In primo luogo, perché il segmento più premiante del momento rimane la moda contemporary, la cui culla nonché luogo ideale di provenienza è sen-za dubbio New York. In secondo luogo, perché il gusto che sulle passerelle sembrerebbe prevalere è quello più sobrio, alla Mayfower per intenderci, che risulta essere lontano anni luce dall’opulenza e dalla caleidoscopica esplosione di colori tipiche della fase più espansiva del miracolo economico russo e cinese. Mentalmente siamo ora tutti alla ricerca della nostra America, interiore o esteriore. Lasciamo allora che il sogno si avveri.

The Italian fashion system is now living its American moment, in the sense that its players truly aspire to take in the US market by storm. However unlikely this may appear for smaller and less

strongly capitalized brands, big ones do stand a chance. For everybody else, the American paradigm of New York-inspired contemporary collections, as a key driver of growth, still holds true.

Especially if fashy tendencies are fenced in, and sobriety reigns supreme.

L’ EDITORIALE

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PROTAGONISTI

Metodo, pazienza e la forza di saper dire “no” alla maggior parte delle

occasioni di business che il mercato offre. È così che è esploso il fenomeno Tory Burch, la stilista e imprenditrice statunitense che, prima di lanciare il suo marchio, che oggi fattura oltre 1 miliardo di dollari e conta 59 negozi in 50 Paesi, ha rifutato una poltrona importante in Lvmh. La società cresce a ogni stagione, tra opening e lanci di prodotto, come la linea Sport pre-sentata a New York, tanto da fnire regolarmente in cima alla lista delle aziende quotabili. Fino a quando la designer saprà dire no anche a Wall Street? Lei, per il momento, sembra non aver dubbi: «Siamo cresciuti come una private company e siamo felici di continuare a esserlo».

Mai come in questo periodo Tory Burch sembra concentrata sul futuro: new opening, sflate sempre più importanti e ora anche il lancio della collezione sportiva. Perché proprio adesso? Anche se dall’esterno può non sem-brare così, siamo un marchio “pazien-te” e molto attento, con un approccio strategico decisamente cauto. Diciamo

no a oltre il 90% delle opportunità che si presentano: ad esempio, avremmo potuto espanderci in Europa molto più rapidamente, ma abbiamo preferi-to far crescere la nostra brand aware-ness attraverso il wholesale e le attività di p.r. e trovare una serie di location perfette, prima di aprire la boutique a Milano e, più recentemente, quelle di Parigi e Praga. Anche sul fronte del prodotto, siamo sempre concentrati sulla costruzione delle nostre collezio-ni: dal prêt-à-porter agli accessori (che rappresentano la fetta più importante del business del marchio, ndr), passando per la casa e gli orologi. Nulla è lasciato al caso. Anche la collezione sport, che per il momento sarà lanciata solamen-te negli Stati Uniti, è una cosa a cui pensavo da anni. Si tratta di un passo naturale per la nostra azienda e ne sia-mo entusiasti.

Avete appena sflato a New York. Che cosa pensa dei fashion show? Per noi sono uno strumento incre-dibilmente importante. Credo siano ancora il modo migliore per mostrare una collezione. Anche se durano pochi minuti, riescono a riassumere alla per-

A tu per tu con Tory Burch, fresca protagonista delle passerelle di New York dove, oltre a sflare con la prima linea, ha presentato al collezione Sport. Dopo lo store di Parigi, la designer e imprenditrice progetta altri nuovi opening per il suo marchio da 1 miliardo di dollari. Ma senza fretta: «Diciamo no al 90% delle opportunità che si presentano»

di Andrea Bigozzi

American fashion designer and entrepreneur Tory Burch reveals how she has built one of the hottest “accessible luxury” brands, from the new fagship stores all over the world, to the new Sport line. «We are a patient brand: we say no to more than 90% of the opportunities that come our way».

«PERCHÉ DICO (QUASI SEMPRE) NO»

INTERVISTA/TORY BURCH1

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che arrivano dalla nostra nuova bouti-que in via della Spiga.

Avete mai preso in considerazione di produrre in Italia? Acquistiamo già in Italia alcune materie prime. Specie per la parte più alta della produzione. Le decorazioni di piume utilizzate per la nostra Paris Collection (l’edizione limitata che abbiamo creato per celebrare l’apertura della boutique) sono state tinte a mano e applicate in Italia presso uno dei pochi artigiani al mondo specializzato in disegni sul piu-maggio.

Si vocifera spesso dell’imminente lancio di una linea uomo. È vero? Con tre fratelli, tre fgli maschi e tre nipotini, devo ammettere che in fa-miglia non mancano le pressioni per spingermi a disegnare anche il menswear. Ma per ora non se ne par-la. È un altro mondo.

Pensa che l’Europa debba temere lo strapotere della Cina? Oggi tutti i brand vogliono investire lì o negli Usa...Per noi è importante non tralasciare nessuna di queste aree. L’Europa non deve temere per il suo futuro: sarà sempre un mercato incredibilmente importante per il settore. Come po-trebbe non esserlo? È il cuore dell’in-

dustria della moda, con tutti i suoi ate-lier storici e i designer infuenti.

Lei ricopre due ruoli in azienda: direttore creativo e ceo. Ha mai pensato di fare un passo indietro e rinunciare a uno dei due incarichi?Certo, ricoprire entrambi i ruoli è inso-lito e ti mette decisamente alla prova. Ma per me ha un senso. Io amo mesco-lare il lato creativo del lavoro con quello manageriale e operativo. Un’attitudine che non pensavo di possedere. Nel pas-sare dalla fase creativa alla soluzione di un dilemma operativo guadagno ener-gia e una prospettiva nuova. E viceversa.

All’inizio della sua carriera, il gruppo Lvmh le offrì di diventare il presidente americano di Loewe. Si è mai pentita di non aver accettato? Rifutai l’opportunità per poter stare con la mia famiglia e non mi sono mai pentita di questa scelta. Essere a casa con i miei fgli signifcava molto per me e mi ha dato anche la lucidità mentale per pensare al mio futuro. È in quella occasione che ho immaginato lo svilup-po della nostra azienda.

Quali saranno i nuovi progetti per il prossimo futuro?Il 2015 è già stato un anno incredibi-le con gli opening di Parigi e Praga, ma anche de Il Cairo e Santiago. Poi c’è stato il debutto della linea Sport. Abbiamo anche lanciato il nuovo sito della nostra fondazione, dedicata alle donne imprenditrici e alle loro fami-glie. Nel 2016 continueremo sulla stes-sa strada, investendo sull’espansione in nuovi mercati e sullo sviluppo delle collezioni. ●

1. Tory Burch ha fondato il suo marchio nel 20042. e 3. A New York durante le sflate, oltre alla collezione spring-summer 2016 (foto), la stiista ha presentato la linea Sport 4. Lo store di Parigi è stato inaugurato a luglio 2 3

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fezione tutto il nostro senso estetico e ci aiutano a migliorare le collezioni, stagione dopo stagione.

Come descriverebbe le nuove proposte primavera-estate 2016? Ci siamo ispirati ai concetti di tempo e di natura. Abbiamo messo l’accento sui contrasti: tessuti naturali e iridescen-ti che si abbinano tra loro, abiti dalle forme semplici, ma con ricami molto lavorati. Tra gli accessori abbiamo in-serito gioielli ossidati per ottenere un effetto “vintage”, borse con proflature opalescenti e scarpe con tacchi scultorei, ispirate alle cortecce degli alberi.

Ha mai pensato di prendere parte alla settimana della moda di Milano?Sono solo pochi anni che sfliamo (a lungo il marchio ha utilizzato presentazio-ni in showroom, ndr) e per il momento, visto che siamo un marchio statuniten-se con sede a Manhattan, per noi ha più senso concentrarci sulla New York Fashion Week.

Quanto conta l’Italia per il marchio? L’Italia è la pietra angolare su cui poggia il nostro business in Europa; abbiamo boutique a Roma e Milano e una forte presenza nel wholesale. Vediamo straor-dinarie opportunità per il nostro brand qui, visti anche i dati molto incoraggiati

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NEWS IN PRIMO PIANO

UN ANNO IN BORSA

Numeri in fessione ma segnali di miglioramento per il Gruppo Prada, che ha archiviato il primo semestre

terminato il 31 luglio con un ebitda di 440 milioni, in calo dell’11%, dopo che i ricavi hanno raggiunto gli

1,8 miliardi di euro (+4%). L’ebitda margin della società, che controlla anche i marchi Miu Miu, Church’s

e Car Shoe, è risultato pari al 24%, benefciando del miglioramento dei margini del secondo trimestre

(27,8%, dal 19,6% del primo quarter). L’ebit ha subito un calo del 21% a 293,2 milioni. L’ebit margin si è

attestato al 16%, grazie al recupero nel secondo quarter (20,3% dall’11% del trimestre precedente). I proftti

di metà esercizio sono scesi del 23% a 188,6 milioni di euro: valore sopra le attese degli analisti interpellati

da Bloomberg, che avevano ipotizzato la cifra di 175,4 milioni di euro. «I margini - spiega il management -

hanno benefciato dei primi effetti derivanti dall’incisiva revisione dei principali processi aziendali, fnalizzata

al recupero di effcienza». Il primo trimestre dell’esercizio, invece, ha accusato i colpi del rallentamento

dei consumi a Hong Kong e Macao. «Il mercato dei beni di lusso - ha commentato Patrizio Bertelli, ceo di

Prada Spa - evidenzia un profondo mutamento che richiede una strategia di ampio respiro in un’ottica di

lungo termine». «Al centro del nostro impegno - ha proseguito - restano la dinamica creativa e lo spirito

d’innovazione, volti al costante superamento dei livelli di eccellenza del prodotto. Sul piano operativo

continueremo un’articolata revisione dei processi, per migliorarne l’effcienza». A proposito del mercato

del lusso, Bertelli si è detto fducioso, «nonostante l’attuale scenario non mostri cenni di miglioramento e le

condizioni economiche e geopolitiche continuino a infuenzare l’approccio ai consumi». Per il prossimo anno

è stato prospettato un rallentamento degli opening, mentre tra giugno e settembre il gruppo ha inaugurato

il suo terzo negozio Prada a Hangzhou, all’interno del shopping mall Hangzhou Tower e Miu Miu ha aperto

il quarto punto vendita di Mosca, nei grandi magazzini Gum. Entrambe le insegne sono arrivate anche nel

mall Pacifc Place di Jakarta (Indonesia). Prada ha pure inaugurato il suo quinto negozio alle Hawaii

nell’isola di Maui. Sulla base dei risultati semestrali, gli analisti di Barclays hanno confermato il rating

“underweight” (“sottopesare” in portafoglio) sul titolo Prada che, al momento di andare in stampa, registra

una performance annuale pari al -34% alla Borsa di Hong Kong, dove capitalizza quasi 10 miliardi di euro.

Gli analisti ritengono che l’impatto negativo sugli utili proseguirà, a causa delle diffcoltà sul fronte retail e della

crescente competitività nel mondo degli accessori.

GRUPPO PRADA

L’utile semestrale scende ma meno delle attese Prada net income fell 23% to 188,6 million euros in the six month trough July, which was

less than expected, according to analysts. Sluggish business in Hong Kong and Macau weighed on sales, but second quarter gross margins increased, due to internal effciencies.

a cura di Elisabetta Fabbri

ROBERTA BENAGLIA LANCIA

IL FONDO STYLE CAPITAL

Roberta Benaglia is closing fundraising for Style Capital, her new private equity fund focused on Italian small companies.

Nuova avventura nel private equity

per Roberta Benaglia, ceo di Dgpa Sgr

e alla guida del brand Golden Goose.

La manager ha dato vita al fondo Style

Capital, focalizzato sulle eccellenze del made

in Italy nei segmenti moda, cibo e arredo,

con alto grado di digitalizzazione e ricavi

tra i 20 e i 30 milioni di euro. L’obiettivo

è farle crescere, grazie a investimenti nel

retail e nell’espansione internazionale. La

dotazione di Style Capital dovrebbe arrivare

a 100 milioni di euro. Nel mirino, secondo

i rumors, vi sarebbero realtà come Msgm,

Paula Cademartori e Aquazzura. Il progetto

coinvolgerebbe anche Gaetano Marzotto e il

barone Albert Frère.

ROSSO PUNTA AI 100 MILIONI

CON DIESEL BLACK GOLD At the Diesel Black Gold show in New York, Renzo Rosso estimated the label will reach the target of 100 million

euros within fve years.

Renzo Rosso ha “dato i numeri”, in

occasione della recente sflata di Diesel

Black Gold, a New York, sotto la direzione

creativa di Andreas Melbostad. Il brand,

che fa capo alla Otb di Rosso, oggi fattura

37 milioni di euro l’anno, ma l’obiettivo è

raggiungere i 100 milioni in cinque anni.

«Se siamo bravi, in tre anni», ha detto alla

stampa finanziaria. Nella Grande Mela

l’imprenditore ha festeggiato i 60 anni, ha

annunciato che presto diventerà nuovamente

papà e nonno e che i progetti per la Otb

non finiscono mai. Una nuova acquisizione

potrebbe concludersi forse entro fine anno.

Uno scatto di Steven Meisel

per la campagna Fall-Winter

2015/2016

Fonte: Bloomberg

Ott 2014 Nov Dic Gen 2015 Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set

45 HK$

40 HK$

35 HK$

30 HK$

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NEWS IN PRIMO PIANO

Milano Unica - il maggiore appuntamento feristico

del tessile italiano, terminato il 10 settembre - ha

totalizzato 404 espositori (di cui 333 italiani) e

6.322 visitatori. Per quanto riguarda l’affluenza,

spicca il -10%degli italiani, «ma occorre tener conto

- precisano gli organizzatori - che numerosi buyer

erano intervenuti a Prima MU», un format dedicato

alle precollezioni, che ha debuttato a feramilanocity

lo scorso luglio. La rassegna, infatti, non è più

un evento singolo, ma il «fulcro di un network di

eventi di respiro sempre più internazionale»: oltre

a Milano Unica e Prima Mu, Milano Unica New

York (lo scorso luglio) e Milano Unica Shanghai (in

agenda dal 13 al 15 ottobre). La 21esima edizione

è stata l’occasione per annunciare il passaggio

del testimone alla presidenza: da Silvio Albini

(Gruppo Albini) a Ercole Botto Poala. Il ceo

dell’azienda tessile Reda prende il comando mentre

il settore attraversa una fase interlocutoria. Dopo un

incremento del fatturato 2014 del 3%, a 8 miliardi

di euro, l’industria tessile italiana archivia i primi

sei mesi del 2015 con un -4% della produzione

(dati Istat). Anche l’export delude: nelle stime di

Smi-Sistema Moda Italia da gennaio a maggio

2015 ha accusato un -2,3%.

Con l’edizione aperta il 9 settembre scorso, la New

York Fashion Week scrive un altro capitolo della

sua storia. Il nuovo logo in bianco e nero della

manifestazione non si vedrà più al Lincoln Center

bensì in due location alternative: lo Skylight di

Moynihan Station (al 360 della 33esima strada)

e lo Skylight Clarkson Sq (al 550 di Washington

street). Anche lo sponsor cambia: Lexus - marchio

di lusso di casa Toyota - ha preso il posto

di Mercedes-Benz, dopo sei anni di stretta

collaborazione. Oltre 70 i nomi in calendario e

numerosi gli eventi di richiamo. Come quello

organizzato da Riccardo Tisci per Givenchy,

che in via del tutto eccezionale, in occasione

dell’opening del monomarca di Madison avenue,

ha voluto uno show fuori calendario e aperto al

pubblico (nella foto). Prova del fuoco per Dao-Yi

Chowe e Maxwell Osborne, fondatori di Public

School, in aprile chiamati alla guida creativa di

Dkny. Zac Posen ha presentato la prima collezione

per Brooks Brothers. Assenti, invece, MM6

(casualwear di Maison Margiela), che ha lasciato

la fashion week newyorchese per sflare a Londra.

Mary-Kate e Ashley Olsen, alias The Row, sono

invece pronte a fare le valigie per Parigi.

NEW YORK FASHION WEEK

Con il womenswear l’edizione della svolta

SALONI TESSILI

Calo di visitatori italiani a Milano Unica

A new logo, new locations and a new sponsor for New York Fashion Week. One of the hottest events was free Givenchy show.

6.322 visitors came to the XXIst edition of Milano Unica. Italians decreased (-10%), but visited pre-collection event Prima Mu in July.

Era dal 2012 che Hedi Slimane, direttore creativo

di Saint Laurent, lavorava per dare una sua

identità al palazzo, al 24 di rue de l’Université, a

Parigi, che ora ospita la “couture house” del brand

(nella foto, un interno come appare nella campagna

“Rue de l’Université”). Prima, invece, l’atelier era

in avenue Marceau 5, ora sede della Fondazione

Pierre Bergé-Yves Saint Laurent. Noto come

Hôtel de Sénecterre, l’edifcio è stato costruito

nel 1685 dall’architetto della corte di Luigi XIV,

Thomas Gobert. Qui saranno realizzati capi fatti

a mano su commissione di star del cinema e della

musica. Da questi spazi usciranno anche dei pezzi

couture per uomo e donna, daywear e eveningwear,

«più esclusivi di una couture collection», come

spiegano dalla maison francese. Ogni creazione

verrà identifcata da una speciale etichetta in seta,

numerata, con ricamato “Yves Saint Laurent”. Lo

stesso Slimane deciderà, di volta in volta, a quali

proposte apporre la nuova label, che in seguito

saranno annotate in un apposito “registro”. «Lo

stilista - puntualizzano dalla maison del Gruppo

Kering - non accetterà ordinativi privati o custom

made. L’etichetta sarà utilizzata solo per i “friends

of the House”» .

LUSSO FRANCESE/YSL

L’ultra-esclusivo è solo per gli amiciSaint Laurent opened a new “couture house“ in Paris, where very special daywear and eveningwear will be created.

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Makeover sulle passarelle di Milano. Sì, perché la fashion week che si

apre il 23 settembre per chiudersi il 28, si annuncia davvero ricca di novità. E non si tratta dei soliti piccoli “rifacimen-ti” ma di mutamenti veri, segno di un cambio di strategia, che tocca le aziende del made in Italy protagoniste del calen-dario, ma anche la Camera Nazionale della Moda Italiana, che il calendario ha il compito di organizzarlo. Per prima cosa queste saranno le sflate dei nuovi direttori creativi: Peter Dundas per Ro-berto Cavalli, Arthur Arbesser per Ice-berg (vedi intervista nelle pagine successi-ve) e Massimo Giorgetti per Pucci. Tre designer giovani scelti da altrettanti mar-chi dalle storie decennali per mostrare un’idea di modernità. A questo elenco di debutti eccellenti non si può non aggiungere anche il nome di Alessan-dro Michele, direttore creativo di Gucci da poco più di sei mesi, che con le sue

Era già da qualche stagione che il sistema moda

studiava l’ipotesi di spostare il baricentro della fashion week dal

centro al polo che ruota attorno a piazza Gae Aulenti.

Questa volta l’operazione è andata in porto: si sfla al The Mall (nella foto),

mentre il Fashion Hub trasloca nel Pavilion

di Unicredit, nuovo sponsor della manifestazione

MAKEOVER EDITION

FASHION WEEK

Gli stilisti e la città che cambiano. Per cercare di dare un’immagine più fresca del fashion system, questa edizione di Milano Moda Donna sarà ricordata come quella dei neo direttori creativi. In tre sono chiamati a scatenare lo shock del nuovo su brand storici come Pucci, Cavalli e Iceberg. E sempre per trasmettere voglia di nuovo, le sflate dicono addio al centro e scelgono la periferia.

di Andrea Bigozzi

Milano fashion week is getting a makeover. The Chamber of Italian Fashion has made several major changes this season, creating an event more focused on young designers. The center of gravity of the fashion shows is shifting. Key events have moved from the downtown area to the Porta Nuova district. Under the spotlight are also the frst collections by top designers as new creative directors of leading fashion houses - namely Peter Dundas at Roberto Cavalli, Massimo Giorgetti at Emilio Pucci and Arthur Arbesser at Iceberg.

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FASHION WEEK

prime prove per la maison forentina è riuscito a scatenare, forte anche di una gavetta nelle seconde fle di un uffcio stile, lo shock del nuovo. Già da subi-to, quindi, la tornata di sflate dedicate alla primavera-estate 2016 si annuncia ricca di sorprese. Tra buyer e addetti ai lavori, c’è un senso elettrico di aspetta-tiva, e l’idea è che a Milano si sia fnal-mente vicini alla svolta. Mantenendo la cautela nell’attesa (l’ultima paro-la spetta sempre al mercato, tra sei mesi circa), va fn d’ora registrato un dato di fatto: le novità di que-sta settimana - in cui andranno in scena 70 sflate, 83 presentazioni e 26 eventi - non si esauriscono in una serie di designer al debutto, pur tenendo presente che «siamo arrivati a quota 170 collezioni rispetto alle 137 di settembre 2014», ricorda il presidente di Cnmi Carlo Capasa. Da questa edizione infatti cambia la geogra-fa delle sflate. La moda infatti si allarga: esce dalla zona 1 e cerca alternative al centro storico. Non si tratta di una questione di prez-zi, quanto piuttosto del tentativo di dare un ‘immagine più “fresca” e alternativa al prêt-à-porter made in Italy. Per prima cosa, la Camera

In queste pagine tre bozzetti di anticipazione della primavera-estate 2016 di Stella Jean (1), Simonetta Ravizza (2) e Vivetta (3)

DA ARMANI A ICEBERG, L’ITALIAN DREAM DI ARTHUR ARBESSER

Esordio alla direzione creativa del marchio di casa Gilmar e prima sflata per la sua linea: due traguardi speciali per lo stilista “scoperto” da Re Giorgio. «La collezione per Iceberg? Fresca». «Per i miei abiti sogno Dover Street market». E di Milano dice: «Finalmente c’è energia nuova» di Andrea Bigozzi

Raised in Vienna, based in Milan, hand picked by, Arthur Arbesser talks about his

new challenge with Iceberg and about the brave decision to show for the frst time with his own line at Fashion Week. The designer is not afraid of the future of Milan: «Finally there is fresh blood».

Arthur Arbesser, che effetto fa, dopo averlo sognato sui banchi

di scuola, ritrovarsi tra i protagonisti della fashion week milanese non con una ma con due sflate in program-ma? «Dopo una serie di presentazio-ni, volevo testare la forza della mia collezione su una passerella e così all’inizio dell’estate mi sono detto “o adesso o mai più”. Subito dopo, però, è arrivata a sorpresa la nomina di Iceberg. Così le sflate da fare sono diventate improvvisamente due (il 25 e il 28 settembre, ndr). Da quel mo-

mento ce l’ho messa tutta, ho lavora-to praticamente 20 ore al giorno, al punto da sognare il colore giusto per un tessuto e la lunghezza di un abi-to». L’understatement del designer viennese è già proverbiale. Eppure dopo il diploma alla Central Saint Martins di Londra e i sette anni di gavetta alla Giorgio Armani, Arthur non ha mai smesso di far parlare di sé, con la vittoria a Who Is On Next?, la fnale del LVMH Prize e la nomina a direttore creativo della linea donna di Iceberg.

ha traslocato il suo quartier ge-nerale da piazza dei Mercanti a piazza Gae Aulenti, passando dallo storico Palazzo Giure-consulti al nuovissimo Pavi-lion appena inaugurato, dove sarà ospitato il Fashion Hub Market, progetto a sostegno dei nuovi designer. Poco lon-tano, sempre in Porta Nuova, il The Mall sarà sede di al-cune sflate (Simonetta Ra-vizza, Gabriele Colangelo, Aigner, più una serie di even-ti). Si infttisce anche l’elenco di marchi che, sulla scia del precursore Giorgio Armani,

ha scelto aree più periferiche

per le sflate. Gucci conferma lo Scalo Farini in via Valtellina, Versace lascia la sede di via Gesù per approdare in piaz-za VI Febbraio al Palazzo delle Scintille. Per l’esordio uffciale alla guida di Puc-ci, Massimo Giorgetti, oltre a rinunciare alla sflata serale, tradisce corso Venezia per via Orobia, in zona Ripamonti a un passo dalla Fondazione Prada, così come Arthur Arbesser per Iceberg non sflerà alla solita Pelota di corso Gari-baldi, ma in via Piranesi. Ma cambiare il volto della capitale del prêt-à-porter in una sola stagione non sarebbe pos-sibile, anche perché non è scontato che gli operatori internazionali apprezze-ranno, visti i tempi per gli spostamenti destinati ad allungarsi. Il Duomo e din-

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A Milano Moda Donna esordirà con il marchio Gilmar. Per lei si tratta della prima direzione creativa. Ha usato due metodi di lavoro diversi tra la sua linea e Iceberg o segue lo stesso approccio per entrambe?Certo, è molto complicato dividersi in due e adottare percorsi creativi differen-ti. Per fortuna ci sono aspetti importanti, come il colore e le grafche, che apparten-gono a entrambi i progetti, e questo mi consente di non dover “cambiare testa” tutte le volte. In Iceberg si riconoscerà il mio lavoro, ma sarà molto diverso da quello che si è visto frmato da Arthur Ar-besser. Questa è la mia sfda professiona-le. Dimostrare che so viaggiare contem-poraneamente su due binari.

Iceberg è un nome storico del made in Italy, con caratteristiche precise. Come si sente in questa avventura? Come sarà la collezione?A Vienna, dove sono nato, Iceberg era mol-to forte negli anni 80 e 90. Quindi sono stato subito consapevole del mio compito e l’idea di cosa fare è stata chiara sin dall’i-nizio: colore, una forte carica di freschezza e ovviamente la maglieria. Anche se l’esti-vo si presta meno a privilegiare il knitwear, devo dire che ci siamo riusciti. La collezio-ne è davvero forte.

Qualche anticipazione sulla collezione estiva di Arthur Arbesser? La mia collezione sarà molto più roman-tica e femminile rispetto al passato. Non aspettatevi però niente di “cheesy”, anche se il lato androgino della mia moda sarà meno marcato.

Un bozzetto Iceberg primavera-estate 2016 e un look della resort 2016 di Arthur Arbesser presentato a Pitti

UN SUMMIT SUI CALENDARI

A ottobre si incontrano i presidenti delle fashion week internazionali Next October the Presidents of the international fashion chambers will meet to fnd an agreement about calendars. Capasa hopes that the fashion shows will not coincide with the Jewish festivity of Yom Kippur.

Archiviata, a ottobre, la maratona delle sflate per le collezioni femminili della primavera-estate 2016, per i presidenti delle quattro principali fashion week (New York, Londra, Milano e Parigi) sarà tempo di incontrarsi per parlare dei calendari delle prossime edizioni. «Ci vuole un maggiore coordinamento», sottolinea Carlo Capasa, numero uno della Camera Nazionale della Moda

Italiana. L’obiettivo è quello di evitare sovrapposizioni nel calendario e coordinare meglio alcune date, specie dopo la polemica esplosa sullo Yom Kippur, che quest’anno coincide con Milano Moda Donna (ma in passato era caduto durante Londra e Parigi), mettendo a rischio il 23 settembre la presenza dei buyer che vorranno rispettare la festività ebraica e che quindi non potranno lavorare. «Una soluzione si può trovare, ma ci deve essere l’accordo di tutti». (an.bi.)

torni resteranno nella mappa delle sfla-te: la Sala della Cariatidi di Palazzo Rea-le continuerà ad accogliere nuovi talenti e una nuova tensostruttura è stata alle-stita in piazza Castello. E la Roberto Ca-valli ha voluto l’esclusiva di Palazzo del Senato per il debutto di Peter Dundas. Infne, c’è un’altra novità che riguarda la Camera della Moda, che ha dalla sua il merito di aver dato alla rassegna una forte spinta innovativa: la conquista di un nuovo sponsor: Unicredit Banca. «Con cui - rivela Capasa - stiamo stu-diando una serie di progetti per aiutare i giovani designer. Per sostenere gli sti-listi di domani ci vogliono azioni con-crete: lo slot in calendario non è certo la loro prima preoccupazione» ●

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Che differenza c’è tra designer e direttore creativo? Sono sicuramente due fgure diverse. Con il mio marchio disegno selezionando le idee di Arthur, raccontando ogni stagio-ne una storia diversa. Su un brand come Iceberg si concentrano più punti di vista, più visioni, non si tratta più di un percorso personale. Il mio compito è selezionare i vari input. E poi le cose da decidere vanno ben oltre il disegnare, riguardano aspetti più “business”. Credo che essere un buon direttore creativo mi permetterà di svilup-pare il mio lato imprenditoriale.

A proposito di business, come procede la sua linea? Voglio fare tutto con calma, senza fretta. In Italia sono già venduto in negozi molto belli. Dopo l’ultima presentazione a Mi-lano sono arrivati ordini importanti dagli Stati Uniti. Mi piacerebbe entrare nel mer-cato tedesco e in Giappone. In cima alla lista dei sogni c’è inoltre essere venduto in un negozio come Dover Street Market. Al monomarca per ora non ci penso, ma se e quando arriverà non sarà uno spazio solo per la vendita della mia collezione.

Quest’anno Milano gioca la carta dei neo-direttori creativi. Lei, Massimo Giorgetti, Peter Dundas siete tutti chiamati a guidare maison storiche. Pensa che da questa edizione arriverà la scossa? La situazione a Milano sta cambiando: la città è più frizzante. Anche la settimana della moda e le aziende che vi partecipa-no sono di nuovo al centro dell’interes-se internazionale. Certo, conta l’effetto Expo, ma c’è dell’altro. Dalla nomina di Carlo Capasa al vertice di Cnmi l’atmo-sfera è cambiata: si è capito che bisogna fare proposte interessanti, essere coesi, favorire il contatto tra aziende storiche e designer giovani, ma che ormai cono-scono il mercato, come quelli della mia generazione. Il modo migliore di reagire è agire: costruire eventi signifcativi, aiu-tare i nuovi stilisti in maniera concreta, creare link forti tra il mondo della moda, dell’arte e della cultura. Forse mi sbaglie-rò, ma sento che Milano è davvero vicina alla svolta. ●

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FASHION WEEK

«Sono felice di sflare a Milano nel momento in cui la città dimostra di

avere a cuore il futuro dei giovani designer. Noi nomi nuovi abbiamo bisogno di Mila-no, così come lei ha bisogno di noi». In oc-casione della settimana della moda, Daizy

Shely sarà l’ospite di Giorgio Armani negli spazi dell’Armani/Teatro. La sua collezio-ne primavera-estate 2016 sflerà sabato 26 settembre in via Bergognone: un privilegio che nelle precedenti nove occasioni è toc-cato a emergenti tra cui Andrea Pompilio, Stella Jean, Angelos Bratis, Vivetta. La scel-ta di Re Giorgio sarà una spinta alla carriera della stilista nata nel 1985 in Israele, e tra-sferita a Milano nel 2009, dove ha studiato all’Istituto Marangoni e ha creato nel 2011 la sua linea. Nel 2013 ha aperto il suo ate-lier e nel 2014 è stata tra i vincitori di “Who Is On Next?”.

Come si sente all’idea di sflare

all’Armani/Teatro?

Prima di tutto sono onorata di presentare la mia nuova collezione in questo luogo. Si tratta di una delle passerelle più presti-giose al mondo: la “casa” di una leggenda. L’opportunità che mi ha concesso Giorgio Armani è incredibile. Mi sento fortunata, emozionata e felice. Ma non posso nascon-dere di avvertire anche un forte senso di responsabilità.

CARLO CAPASA

La crescita c’è, più lenta del previsto. A fne anno +4%Commercially 2015 will be a good year for the Italian fashion industry: «But I dont’ feel like confrming a growth forecast of 5,5%».

Aggiornamenti “certifcati” sul giro d’affari della settore per ora non ce ne sono, ma pare ormai certo che le previsioni di crescita per il 2015 fatte a giugno dalla Camera Nazionale

della Moda (+5,5% a 65 miliardi) dovranno essere riviste al ribasso. Colpa del rallentamento della Cina e del persistere della crisi russa. «Ma questo - assicura il presidente Carlo Capasa - resterà un ottimo anno: il primo semestre è stato positivo, con una crescita tra il 3,8% e il 4%, ma non possiamo più garantire che il secondo sarà più dinamico». Capasa si mostra dunque prudente. «Alla fne - conclude - il 2015 si chiuderà con un aumento simile a quello del 2014, intorno al 3%». (an.bi.)

Dopo la notizia della sflata in via

Bergognone ha cambiato qualcosa nella

collezione?

A dire il vero niente. Disegno sempre le mie collezioni con l’idea di vederle sflare su una passerella. Mi serve per trovare l’ispira-zione e per esprimermi al meglio.

Per te si tratta della prima volta a Milano:

cosa ne pensi dello sforzo che la città sta

compiendo per sostenere i giovani designer?

In effetti professionalmente è la prima volta che presento il mio lavoro qui, dopo l’esperienza ad AltaRoma con Who’s On Next. Ma Milano è anche la città dove ho deciso di vivere e lavorare. E’ qui che ogni giorno trovo stimoli per la mia creatività. Spero davvero che la fashion week prose-guirà a tenere alta l’attenzione sulle nuove generazioni.

Ha deciso, ancora giovanissima, di creare il

suo marchio anziché lavorare per quello di

altri. Pensi che sia stata la decisione giusta?

La migliore decisione che ho preso nella mia vita è stata quella di lasciarmi tutto alle spalle e trasferirmi da sola a Milano. Tutta la mia storia è iniziata in quel momento.

La sua moda è molto giocosa, colorata e

divertente. Quanto della sua personalità si

rispecchia nel suo lavoro?

Nelle mie collezioni c’è tutta me stessa. Spes-so le persone che mi stanno vicino passano un sacco di tempo a cercare di capire certi aspetti della mia personalità, ma se invece si soffermassero sul mio lavoro e la mia creati-vità capirebbero molto più di me. ●

ROSSELLA JARDINI

Un debutto a misura di buyer Rossella Jardini will launch her namesake brand at the fashion week. The line will be presented to buyers only.

Rossella Jardini, icona di stile e seguitissima sui social media, torna alla moda. Dopo l’uscita da Moschino nel 2013, dopo quasi 20 anni alla guida del marchio, la designer è pronta per lanciare la linea di abbigliamento donna che porta il suo nome. Per la prima stagione non è prevista alcuna presentazione alla stampa: solo i buyer potranno vedere la collezione prodotta dalla Cieffe e distribuita da L.A. Distribuzione.

DAIZY SHELY

MILANO HA BISOGNO DI GIOVANILa designer israeliana sflerà negli spazi dell’Armani/Teatro. «Quando ho saputo della sua scelta non ho cambiato niente della collezione. Disegno sempre con l’idea di vederle sflare».

di Andrea Bigozzi

Daizy Shely will be the guest designer at Giorgio Armani’s theater during fashion week. «I always design my collections with the idea to see it on a catwalk, as if I had a show where to present it».

Daizy Shely (a sinistra) con una modella

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FASHION WEEK

Laura Biagiotti quest’anno festeggia 50 anni del suo

marchio. La stilista, la cui storia imprenditoriale è partita dalla sartoria della madre Delia nel 1965, spesso dice di prendere in considerazione «il ritiro dalle scene», cedendo defnitivamente il testimone alla fglia Lavinia. Ma c’è da scommettere che non ci creda fno in fondo. Oggi nel mondo esistono 35 linee a marchio Laura Biagiotti, nella sede di Castello Marco Simone alle porte di Roma lavorano 50 persone: da qui escono bozzetti e idee, mentre lo sviluppo è affdato a partner esterni. Fashion

ha incontrato Laura Biagiotti alla vigilia di Milano Moda Donna: la stilista è concentrata sulla sflata del 27 settembre al Piccolo Teatro Studio, dove presenta le sue collezioni dal 1999. «Tagliare il traguardo dei 50 anni di attività del marchio Biagiotti - racconta - mi rende molto orgogliosa. Un anniversario ti porta a fare un bilancio della vita lavorativa e ti fa pensare al futuro. Il mio prossimo

impegno è pensare alla collezione primavera-estate 2016, che è in fase di ultimazione ed è ispirata alla quintessenza della “Biagiotti Story”. Sarà un vero Giubileo del mio stile!».

L’anniversario dei 50 anni ha condizionato la collezione che vedremo sflare? Per la creazione dei miei capi mi sono sempre ispirata a una donna libera da condizionamenti e dai diktat della moda. Sicuramente in questa sflata riproporrò in chiave contemporanea alcuni capi

50 ANNI DI MODA LAURA BIAGIOTTI

LA SFILATA?SARÀ IL GIUBILEO DEL MIO STILEpagine a cura di Andrea Bigozzi

Laura Biagiotti prepares for the 50th anniversary of her brand: «The fashion show will be the Jubilee of my style».

In alto, Claudio Marenzi. A destra, un capo della Rain Collection 2016, che rappresenta l’anima più vintage di Herno, con l’etichetta ripresa direttamente dagli anni ’40

HERNO

Prima volta in calendario per la linea donnaThe fashion week will also showcase the debut in the offcial celendar of Herno. The brand, that will show its womenswear collection for the frst time.

Per la prima volta Herno avrà la sua presentazione

nel calendario della moda donna. Sembra

impossibile, ma lo storico marchio di trench e

capispalla ad alto tasso di innovazione tecnica

nato a Lesa nel 1948 non aveva mai avuto un

evento tutto suo durante le sflate femminili. Certo

non perché il business del womenswear non lo

interessasse: il 60% del fatturato di Herno arriva

proprio dalla vendita delle collezioni donna. «Le

consumatrici di tutto il mondo - racconta Claudio

Marenzi, il numero uno dell’azienda - percepiscono

la nostra peculiare modernità mista a funzionalità.

Per noi è il momento giusto per consolidare questa

percezione con un messaggio importante. Ecco

perchè abbiamo preso la decisione di entrare in

calendario». Così venerdì 25 settembre stampa e

buyer avranno un indirizzo in più da segnare nelle

loro ftte agende: via Savona 19/A, dove si trova la

showroom milanese del brand. In quell’occasione

saranno svelati in anteprima tutti i capi della

collezione primavera-estate 2016 con un focus

speciale sulla Rain Collection. «Siamo più sbilanciati

sulla donna - prosegue Marenzi - e dobbiamo

spiegarlo incisivamente ai media. Per

questo da ora in poi diventeremo una

presenza fssa in calendario».

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All’estero è meno nota di Alibaba, ma non per questo può essere considerata

una realtà di secondo piano. E non solo perché nel 2014 ha fatturato qualcosa come 42 miliardi di dollari (pari a circa 37 miliardi di euro). JD.com è a tutti gli effetti il principale concorrente di Alibaba, con l’obiettivo dichiarato di sottrargli la leadership cinese nell’e-commerce. Per riuscirci l’e-company, fondata da Richard Liu e quotata dal 2014 a Wall Street, ha deciso di puntare sul made in Italy: a maggio ha siglato una partnership con Luxottica per vendere in Cina gli occhiali del brand italiano e ora si presenta agli operatori di settore durante la fashion week milanese. L’occasione uffciale è l’evento Fashion Shiner: in programma il 27 settembre a Palazzo Clerici, prevede la sflata collettiva di quattro designer cinesi. Ma l’intenzione di JD.com è quella di raccontare l’imminente lancio, grazie alla collaborazione con Europe Design Center, di una nuova sezione tutta dedicata ai prodotti made in Italy (abbigliamento e accessori inclusi). A parlare con Fashion di come la rodata impalcatura digitale di JD.com (vanta circa 118 milioni di clienti) potrà spalancare le porte dell’Oriente al made in Italy è Lijun Xin, vice president del gruppo e a capo della divisione Fashion&Home della e-company.

Siete a Milano per presentare una nuova piattaforma dedicata al made in Italy: di che cosa si tratta esattamente? Abbiamo intenzione di lanciare un’area dedicata alla moda italiana sia sul nostro sito principale, JD.com, sia su JD Worldwide (riservato ad aziende straniere

che vendono in Cina, ndr). Sarà una

sezione con un ampio assortimento. I nostri clienti possono già acquistare una selezione di prodotti made in Italy, ma era ora di ampliare l’offerta. Questo progetto porterà l’esperienza di acquisto a un livello superiore.

La piattaforma sarà uno strumento per sostenere le piccole medie imprese, per molte delle quali la Rete e la Cina restano ancora un territorio inesplorato? Il nostro obiettivo è quello di portare l’alta qualità dei prodotti italiani ai clienti di JD.com. I cinesi adorano i marchi italiani, indipendentemente dal fatto che siano grandi o piccoli. Abbiamo 118 milioni di persone registrate ed è facile quindi immaginare quali opportunità potrebbero nascere per i piccoli brand. Ovviamente vogliamo anche assicurare ai nostri utenti un facile accesso ai prodotti delle grandi fashion house.

Quanti soldi vengono spesi ogni anno sul vostro sito in articoli fashion? Non riveliamo mai i numeri, ma la moda è tra le categorie che stanno crescendo più rapidamente in questo momento.

Come procede il deal con Luxottica? Abbiamo siglato un accordo per commercializzare online i marchi di proprietà di Luxottica, Ray-Ban, Oakley e Vogue, ma anche le collezioni di una serie di brand in licenza. Le vendite stanno andando bene. Per esempio, durante la nostra Anniversary Sale di quest’anno abbiamo venduto in meno di tre ore oltre 3mila paia di un singolo modello Ray-Ban. In futuro la collaborazione crescerà per sviluppare altri marchi, a cominciare da Paul Smith.

evergreen delle mie precedenti ricerche estetiche, aggiornandole secondo nuovi canoni e nuove funzioni d’uso.

Il capo icona del marchio resta sempre l’abito Bambola?Sì. L’abbiamo creato nel 1975 ed è ancora attuale. Continuerà a raccontare nuovi sogni di leggerezza delle donne Biagiotti del futuro.

La parola anniversario si accompagna sempre ad un’altra: regalo. Lei cosa pensa di regalarsi per i 50 anni di attività? Per festeggiare i miei 50 anni di carriera sto valutando l’opportunità di poter regalare al pubblico, ma anche a me stessa, un nuovo importante restauro legato alla mia amata Roma. Ma ancora non abbiamo deciso che cosa. Per noi non sarebbe la prima volta: nel 2003 avevamo donato il nuovo Grande Sipario al Teatro La Fenice di Venezia, distrutto da un incendio, e nel 2007 abbiamo portato avanti il restauro delle Fontane di Piazza Farnese a Roma.

JD.COM

IL RIVALE DI ALIBABA APRE AL MADE IN ITALYThe Chinese e-tailer JD.com opens its doors to made in Italy. The competitor of Alibaba will attend Milano fashion week to present 4 new chinese designers and to launch a new platform to connect Italian fashion brands with Chinese Consumers.

Lijun Xin, vice president di JD.com e Mario Boselli presentano i giovani designer cinesi protagonisti dell’evento Fashion Schiner a Milano: Lin Gu, Ali Tan, Xiaoyan Xu e Ivy Hu

Al centro, Laura e Lavinia Biagiotti. In alto un bozzetto della collezione spring-summer 2016. A sinistra, un’immagine storica della sflata del marchio in Cina nel 1988

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FASHION WEEK

SANDRO

L’Italia ancora al centro del businessThe Parisian brand will open up its second boutique in Milan in Corso Como and is also planning a third store dedicated to menswear.

Sandro corre nel retail in Italia e all’estero. Non contento del suo piano di sviluppo internazionale, il brand parigino che fa capo al gruppo Smcp inaugurerà durante la fashion week la seconda vetrina milanese, confermando il nostro Paese fra i propri mercati strategici, come ha raccontato il ceo del brand, Jean Philippe Hecquet.Perché, dopo via Manzoni, avete scelto Corso Como per il secondo

opening cittadino?

Quella di corso Como (foto) è una location incredibile. La vicinanza al concept store 10 Corso Como ci porterà una clientela internazionale. La boutique sarà solo donna: quando aprirete a Milano un

menswear store, come a Firenze?

Abbiamo pianifcato di avviare punti vendita 100% uomo a Milano e Roma. Stiamo valutando alcune opzioni dal punto di vista immobiliare. Aspettiamo di trovare il luogo ideale per città cosi importanti. Con questo sono cinque i monomarca italiani. Ne prevedete altri?

Ci sono tante città d’Italia dove vorremmo svilupparci. Questo è un mercato dal forte potenziale per il marchio Sandro, in costante crescita anno dopo anno. Abbiamo una grande richiesta da clienti sia locali che internazionali.

NEW OPENING

MILANO SEMPRE PIÙ KOLOSSAL: ARRIVA ANCHE GIVENCHYpagina a cura di Andrea Bigozzi

Inside downtown Milan’s retail boom. The fashion week confrms to be the coolest moment for fashion brands to open a store.

KRIZIA

Il rilanciopassa dal retailKrizia hosts an exclusive event to celebrate the re-opening of its via Spiga fagship store in Milan.

Torna a nuova vita lo storico negozio milanese di Krizia, importante passo di rilancio dopo l’acquisizione da parte dell’imprenditrice/stilista cinese Zhu Chongyun della storica griffe nel 2014. Lo store di Krizia (circa 400 metri quadrati), si trova sempre in via Spiga 23, dove la casa di moda fondata da Mariuccia Mandelli

aprì la sua prima boutique nel 1974. Lo spazio, chiuso da alcune stagioni, è stato affdato all’architetto Vincenzo De Cotiis e riaprirà il 27 settembre (foto), in occasione della fashion week. Come è stato questo primo anno di Krizia, Mrs. Zhu?

Sono stati decisamente mesi di intenso lavoro. Ma tutto è andato bene. Aprirete anche nuove vetrine?

Sicuramente. La prossima sarà in Cina, probabilmente alla fne del prossimo anno. È importante agire con calma e trovare la location perfetta. Come è andata la prima campagna vendita della nuova Krizia? Per la prima stagione siamo voluti ripartire dalla ricostruzione del network di vendita. L’importante è che i buyer tornassero a prestare attenzione al marchio e costruire il giusto team commerciale. E ci siamo riusciti. Sta ancora cercando un ceo italiano che l’affanchi nella gestione?

Non soltanto un ceo. Ci stiamo riorganizzando e siamo sempre in cerca di professionisti di talento (esperti di marketing, venditori e designer).

Ristrutturazioni e nuovi arrivi. Il Quadrilatero, Brera, Porta Nuova, corso Buenos Aires: sono molte le aree di Milano a essere interessate da

nuove aperture. Una dozzina i cantieri che dovranno essere ultimati entro la settimana della moda donna, in programma dal 23 settembre. I primi a inaugurare, giocando un po’ di anticipo sulla fashion week, sono stati MP Massimo Piombo, Ovs e la nuova pasticceria Marchesi “by Prada”: aperture rispettivamente in via San Marco 4, in corso Buenos Aires 21 e in via Montenapoleone 9. A metà settembre è stata la volta di Ash (in corso Como 9), e del multibrand Milaura (in corso Garibaldi 35). Ma la massima concentrazione di opening con relativi vernissage, riguarderà il Quadrilatero. L’apertura più attesa è quella di Givenchy. Il negozio, in via Sant’Andrea 9, è attivo da fne agosto, ma attende l’arrivo del direttore creativo Riccardo Tisci durante la fashion week per essere battezzato uffcialmente. Dall’altro lato di via Sant’Andrea, al civico 8, la sera del 24 settembre sarà inaugurato Chiara Boni La Petite Robe. In via della Spiga durante la fashion week è previsto il taglio del nastro dei monomarca di Gusella (al civico 31), Krizia (vedi

intervista) ed Ermanno Scervino, che sempre in partnership con Gio Moretti ha trasformato lo storico shop in shop del multimarca in un monobrand vero e proprio su due piani, che sarà svelato il 26 settembre. In Montenapoleone, new look per il fagship di Gucci, che presenterà il nuovo retail concept messo a punto dal direttore creativo Alessandro Michele. Ha già aperto al pubblico, ma sarà celebrata il 26 settembre la nuova casa di Iceberg in via Verri all’angolo con via Bigli. Due gli opening annunciati in via Manzoni: Giorgio Grati e Antonio Croce. Mentre ancora in corso Como (al centro di una rivoluzione retail) il 26 è in programma l’opening di Sandro (vedi intervista). «Sono tutti buoni segnali - commenta Guglielmo Miani, presidente dell’Associazione MonteNapoleone - che confermano Milano capitale dello shopping. Anche nel 2015 le vendite in

via Montenapoloene crescono a doppia cifra: i primi acquirenti restano i cinesi, ma gli italiani sono tornati a crescere». ●

1. La pasticceria Marchesi, controllata da Prada 2. Le vetrine del nuovo store Givenchy in via Sant’Andrea 3. Prima delle sflate, Ovs ha aperto a Milano il suo store più grande

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C O L L E C T I O N

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FASHION WEEK

MIPAP

Dna italiano, vocazione internazionaleThe percentage of international exhibitors at Mipap is growing (from 25% to 30%), but made in Italy is always in the foreground.

Aumenta la percentuale di nomi internazionali (al 25% al 30%) fra i circa 170 espositori di Mipap, nel

capoluogo lombardo dal 26 al 28 settembre. Il salone del womenswear e degli accessori di Fieramilanocity

si muove su un doppio binario: da un lato la valorizzazione del made in Italy, dall’altro l’apertura a realtà

nuove e cosmopolite. Da citare, tra i partecipanti, brand come Elisa Cavaletti, Eklé, Club Voltaire, Ean

13, Daniela Dallavalle e Le Fate, mentre tra le new entry spiccano, solo per citare alcuni marchi, Joseph

Ribkoff, Severi Darling, Gemy Couture e Akhesa. Eclettica l’offerta: collezioni total look, capsule,

accessori e, più in generale, prodotti complementari per target e fasce di prezzo. (a.b.)

«La sesta edizione di Super, al Padi-glione 3 di Fieramilanocity dal 26 al

28 settembre, sarà all’insegna non solo dello scouting, ma anche dell’high tech»: esordisce così Agostino Poletto, vicedirettore generale di Pitti Immagine, che organizza la mani-festazione dedicata agli accessori e al wo-menswear di ricerca insieme a Fiera Milano. «Grazie al supporto della Regione Lombar-dia, che ci è accanto anche in un’operazione di incoming dei buyer russi - informa - lan-ciamo la app Super Smart, che ci permette, al di là dei plus funzionali, di raccontare la rassegna». «Crediamo molto in questa app - aggiunge - anche in base al riscontro ottenuto con quella di Pitti Immagine, che in sole due edizioni ha totalizzato oltre 30mila down-load». La rassegna continua il suo percorso di valorizzazione del nuovo, di quello che i

negozi cercano ma spesso non sanno dove trovare. Dei circa 180 espositori, il 40% dei quali dall’estero, una settantina sono new entry, il 50% delle quali straniere. Elevata la componente accessori, al 60% del totale. Al di là delle cifre, la manifestazione vive di progetti, contaminazioni. Continua la colla-borazione con Sara Maino di Vogue Talents, che porta alla ribalta nuovi “Super Talent” da Francia, Olanda, Ucraina, Armenia, Estonia e Hong Kong, mentre insieme alla piattaforma multibrand VDS, che opera in sinergia con le fashion week di Shanghai e Pechino, si ac-cendono i rifettori su otto brand cinesi. Non mancano le aree pop up e le installazioni, di cui una focalizzata su Kartell à la Mode e sul-le capsule frutto dell’intesa con N.21 e Chri-stian Lacroix, l’altra sul footwear infuenzato dalla street art di Monkey Art & Co.. ●

WHITE MILANO

Via Tortona, hub dell’innovazioneThree locations in via Tortona 27, 35 and 54 for White Milano, the not-to-miss fair for those who search innovative, contemporary collections.

White Milano continua il suo percorso

all’insegna della ricerca e dell’innovazione,

tornando dal 26 al 28 settembre nelle tre

location disseminate lungo via Tortona:

il Superstudio Più al numero 27, dove si

presentano circa 230 marchi, l’hotel Nhow al

numero 35 con 80 linee e l’ex Ansaldo, al 54,

che fa da vetrina per altre 180 realtà. Nomi

d’avanguardia si insediano nelle tre aree del

Superstudio Più: White Select, dedicata ai

progetti internazionali più innovativi; Basement,

un “privé” aperto alle realtà sperimentali;

Special Areas, con focus su player come

Bonomea, sinonimo di pelletteria e gioielleria

luxury, e le showroom Baltimora Studio e

Six London. Completa il quadro Inside White,

trampolino di lancio degli emergenti. Se al

Nhow, accanto all’abbigliamento femminile, si

presenta l’universo del gioiello contemporaneo

con il supporto dell’e-store Birik Butik, l’ex

Ansaldo dà voce e visibilità a sportswear e

casualwear, ma anche al beauty, con un occhio

di riguardo verso la profumeria artistica. (a.b.)

SUPER

«CREATIVI E PIÙ SMART»Oltre che dell’arma dello scouting, il salone Super si avvale della tecnologia, lanciando un’app. Sempre alto il tasso di creatività dei circa 180 marchi presenti, tra cui una settantina di new entry

di Alessandra Bigotta

Scouting, creativity and now also a new app for mobile devices: Super goes technological. At its sixth edition, from 26 to 28 September at Fieramilanocity, among 70 out of 180 exhibitors are new entries.

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Alla vigilia di Super, Mipap e White, è tornato alla ribalta il

dibattito sul ruolo dei saloni fem-minili nel capoluogo lombardo. In occasione della presentazione di Super, l’argomento è salito in primo piano attraverso le testimonianze dei portavoce di Camera Moda, Fiera Milano e Pitti Immagine. Tutti d’accordo sul fatto che le rassegne del womenswear sotto la Madonnina possono dare di più. «Nei prossimi mesi - ha detto Cristina Tajani, assessore del Comune di Milano alle Politiche per il Lavoro, Svilup-po Economico, Moda e Design - occorrerà lavorare sulla defnizione strategica di cosa si-ano esattamente le manifestazioni della moda (soprattutto femminile), non solo a Milano ma anche nel nostro Paese. Un lavoro che si focalizzi anche sul tema dei calendari». Se tra Pitti Uomo e la fashion week al maschile del capoluogo lombardo è già cominciato un per-corso di collaborazione, il caso degli eventi de-dicati al womenswear è diverso, anche perché manca l’asse Firenze-Milano. «Però Pitti - ha osservato Tajani - deve essere considerato un apripista, una pista che deve continuare a es-sere battuta a livello sistemico». Più esplicite la parole di Carlo Capasa, presidente di Cnmi, che ha osservato: «Se non abbiamo fere forti a Milano, durante la fashion week, non met-tiamo a frutto il nostro potenziale». Capasa ha ricordato una semplice percentuale, il 20%, che equivale ai buyer stranieri presenti ai sa-loni della donna durante la fashion week. È evidente che si tratta di una quota troppo bas-sa, che secondo il numero uno della Camera della Moda «deve salire all’80%». Corrado Peraboni, a.d. di Fiera Milano (che organizza Mipap e che collabora con Pitti Immagine per

MODA DONNA

«+5% nel primi cinque mesi dell’anno»The frst fve months of 2015 show a 5% increase for Italian women’s fashion: an important signal.

«Dopo un 2014 chiuso a quota 12,5 miliardi di

euro di fatturato (+2,5%), i primi cinque mesi del

2015 evidenziano per la moda femminile made

in Italy una crescita del 5% - sottolinea Gaetano

Marzotto, presidente di Pitti Immagine -. Torna

la fducia dei consumatori in Europa e negli Stati

Uniti, ma sono buone le performance anche da

Cina e Hong Kong». Le perdite della Russia sono

state più che bilanciate dai risultati negli Stati

Uniti, in Francia, Germania e Regno Unito e da

Cina e Hong Kong, che insieme rappresentano

il nostro terzo mercato. «Dopo i grandi benefci

derivati dal calo del dollaro, grandi vantaggi

potrebbero arrivare dal Patto Transatlantico, che si

aspetta da tanti anni, e che dovrebbe liberalizzare

il commercio tra le due sponde dell’oceano -

sottolinea il presidente dell’ente forentino, che

evidenzia anche un altro aspetto importante - . In

Italia i consumi sono scesi, ma in maniera meno

marcata, e sembra che negli ultimi mesi ci siano

segnali di ripresa. Un aspetto molto importante,

perché il 40% dei nostri prodotti si vende nel

Bel Paese». I dati Istat relativi al gennaio-

maggio 2015 confermano il trend favorevole

sul fronte import-export: le vendite estere di

womenswear hanno evidenziato un aumento pari

al 5,2%, mentre l’import accelera al 12,9%. Le

esportazioni verso l’Ue segnano un incremento

dell’8,5%, con Francia e Germania in pole position

e il Regno Unito che mette a segno un +12,1%.

Bene la Spagna con il +19,9%. Le aree extra

Ue non superano complessivamente il +2%.

Fuori dai confni europei, la Russia scende al

settimo posto, con una perdita del 33,4%, mentre

l’America, terza destinazione e prima non Ue,

potenzia lo sviluppo, complice l’euro debole, con

un +27,4%. Sia Hong Kong, sia la Cina risultano

caratterizzate da dinamiche prossime al +30%,

mentre il Giappone torna positivo con un +5,1%.

Sul fonte dell’import, si registra una dinamica del

+6,5% dal mercato comunitario e del 18,5%

dall’area extra Ue. La Repubblica Popolare

mette a segno una variazione pari al +20,6%,

accaparrandosi il 21,9% delle importazioni del

comparto. Francia e Bangladesh, rispettivamente

secondo e terzo fornitore, evolvono a ritmi vivaci

(rispettivamente +20,6% e +38,9%). La

Romania, al quarto posto, perde l’1,9%. (c.me.)

SALONI DEL WOMENSWEAR/UN DIBATTITO APERTO

«CI VUOLE UN SALTO DI QUALITÀ»Allo stato attuale, le rassegne milanesi del womenswear attraggono in media un 20% di visitatori internazionali, contro lo schiacciante 60% di quelle francesi. Tutti d’accordo sul fatto che bisogna correre ai ripari: una sfda tutt’altro che facile

di Carla Mercurio

Womenswear exhibitions in Milan attract about 20% of international visitors, against the overwhelming 60% of those in France. It’s necessary to run for cover: not an easy challenge.

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Sono solo 20% sul

totale i visitatori

stranieri alle

manifestazioni del

womenswear a Milano

la realizzazione di Super) ha parlato di uno «strappo feristico, derivante dalla mancata sinergia con le eccellenze del nostro Paese». «Alla lunga - ha chiarito - se non c’è un fuori-salone, non c’è neanche un salone». La ricetta di Peraboni è chiara: creare una nuova massa critica, per intercettare la domanda interna-zionale. «Ma per poterlo fare - ha concluso - è necessario un polo di attrazione convincente e signifcativo». Raffaello Napoleone, a.d. di Pitti Immagine, ha ammesso che, considerato lo scollamento tra il 20% di visitatori inter-nazionali alle kermesse femminili milanesi e il 60% e oltre della Francia, «il percorso da affrontare durerà anni». «Non esiste - è inter-venuto Gaetano Marzotto, al vertice dell’ente forentino - che un settore con circa 12,5 mi-liardi di giro di affari contro gli 8,5 miliardi dell’uomo, abbia una presenza feristica così modesta. Le nostre rassegne non riescono a esprimere la forza del sistema moda italia-no. Dobbiamo puntare ad attrarre i grandi compratori internazionali». «Prioritario - ha concluso - stilare un programma molto forte per i prossimi anni, in cui non si dovrà orga-nizzare solo una fashion week maschile, ma anche una riservata al womenswear. Dobbia-mo lavorare bene insieme. E anche l’ammini-strazione comunale deve aprire la città, come fa con il Salone del Mobile e come ha fatto con l’Expo». Una rifessione che non può prescindere da un confronto più ampio che coinvolga anche White. ●

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STRATEGIE

HERITAGE E LOGO: DA DOSARE CON CURA

Il logo ha ancora un suo peso sulle scelte d’acquisto di beni di lusso del

fashion shopper contemporaneo? E fno a che punto un marchio si può permet-tere di rivedere le regole del suo herita-ge? Per chi ne vanta uno, perché non è così scontato. Per i vertici delle griffe si tratta di scelte delicate, come conferma-no alcuni esperti del settore, e dall’esito sempre più incerto, se non si rispetta il giusto mix o non si è coerenti con una certa strategia. Intanto le aziende della moda si trovano a fronteggiare crisi a ripetizione (vedi box a pag. 30) e a gesti-re margini di errore sempre più risicati, nonostante sembrino reggere bene (vedi tabelle pagina accanto).

I CONSUMI DI LUSSO VIVONO

UN CAMBIAMENTO CULTURALE E SOCIALE

Anche il consumatore si evolve. «Non si tratta solo di una questione generazio-nale, come l’emergere dei ‘Millennial’, ma di un cambiamento culturale e socia-le - dice Patrizia Arienti, Emea Fashion and Luxury leader di Deloitte Touche Tohmatsu Ltd. -. I brand del lusso de-vono fare i conti con un nuovo sistema valoriale, che condiziona il comporta-mento d’acquisto, anche dei clienti più tradizionali. Al di là della curiosità verso prodotti innovativi, emerge l’esigenza

Il lusso resiste ai colpi della crisi e alle evoluzioni del consumatore. Premia la coerenza al proprio heritage o la trasgressione? E il logo vende ancora? Gli esperti del settore si dividono sulle strategie intraprese dalle maison

LE NUOVE SFIDE DELLE LUXURY COMPANY

di Elisabetta Fabbri

di accedere a un prodotto esclusivo. Il nuovo shopper ha bisogno di una espe-rienza di acquisto unica e di una qualità del prodotto superiore, non sempre le-gata alla presenza o meno di un logo». Sensibile agli impatti dei marchi di alta gamma sulla società, il nuovo consuma-tore è sempre meno propenso ad acqui-stare prodotti che ostentano ricchezza e status. «In questo scenario - osserva l’esperta di Deloitte - non c’è da stupirsi se, ormai da qualche, anno le aziende di settore stanno rivedendo le proprie stra-tegie di prodotto, orientandosi sempre più verso una differenziazione che pre-

Luxury groups resist the blows of the crisis and the evolution of consumer taste. Logo or no-logo? Consistency of brand heritage or stylistic innovations? Industry experts are divided on the strategies undertaken by the most eminent European fashion houses.

scinda dal logo». «Alcuni luxury brand - chiarisce - sono riusciti a costruirsi un heritage tale, che il prodotto viene rico-nosciuto per i suoi tratti distintivi e non per la presenza o meno di una sigla». Un esempio è Burberry, che ha saputo riva-lorizzare prodotti iconici come il trench. «L’inconfondibile trama scozzese - so-stiene Arienti - rimane il cuore della stra-tegia, anche se è sempre meno evidente nei prodotti nuovi. In Italia, Bottega Veneta vanta un prodotto riconosciuto per qualità e tratti distintivi unici, come l’intreccio della pelle delle borse, pro-posti anche quando non in linea con il mercato». «Vince per il fatto di essere un marchio poco trasgressivo, di proseguire una strada chiara e coerente con Tomas Maier - conferma Tiziana Fausti, buyer e designer di borse, proprietaria di quat-tro luxury store a Bergamo -. È sinonimo di eleganza, raffnatezza e non delude mai». «Bottega Veneta ha un heritage chiaro, apprezzato soprattutto all’estero, di nicchia - afferma Silvia Bini, titolare del noto multibrand store Bini Silvia di Viareggio -. Nell’armadio si può avere una borsa Bottega Veneta, non di più, ma lo vendo bene da una vita. Stimo l’a-zienda per la coerenza. Attualizzare un po’ il marchio è un processo complesso e, forse, un’esigenza non così pressante: un passo così va fatto solo se il risultato è eccelso». «Chi segue la rotta del no logo e dell’heritage - spiega Salvo Testa, pro-fessor in Fashion & Luxury Management all’Università Bocconi - solitamente vanta una crescita più organica e saluta-re, oltre a consumatori intellettualmen-te più evoluti, rispetto a chi punta tutto

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su innovazione e logo, un binomio for-se cool nel breve termine ma rischioso a lungo andare. Un caso illuminante è quello di Michael Kors che, dopo una forte accelerazione, ora paga il prezzo dell’infazione del brand e del prodot-to, della diluizione della brand equity e della stanchezza del consumatore». «Normalmente - prosegue - per le gran-di griffe del lusso, con una storia negli accessori, il logo è quasi indispensabile nel core business ma pressoché assen-te nell’abbigliamento. Bottega Veneta è un’eccezione: potrebbe quasi essere considerato il nuovo Hermès, anche se il marchio del Gruppo Kering è nato

1. Uno dei best-seller di stagione di Gucci, ideato da Alessandro Michele2. La donna Saint Laurent autunno-inverno 2015/2016 disegnata da Hedi Slimane 3. La femminilità più bon ton di Valentino, espressa dal duo Chiuri-Piccioli

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2014: lepri e tartarughe del lusso Ricavi 2014 Var. %

Valentino 664 +36%

YSL 707 +27%

Christian Dior Couture (*) 1.770 +18%

Armani 2.535 +16%

Versace 549 +15%

Bottega Veneta 1.130 +11%

Hermès 4.119 +10%

Burberry (°) 3.406 +8%

Dolce & Gabbana (°) 1.030 +7%

Ferragamo 1.332 +6%

Gruppo Prada (§) 3.552 -1%Gucci 3.497 -2%

Valori in milioni di euro, variazioni a cambi correnti(*) Bilancio chiuso il 30 giugno 2015(°) Bilancio chiuso il 31 marzo 2015. I ricavi del gruppo Dolce & Gabbana sono stimati (§) Bilancio chiuso il 31 gennaio. Il brand Prada rappresenta oltre l’80% dei ricavi totali

Valentino mette il turbo nel semestre Ricavi I° Sem. 2015 Var. %

Valentino 478 +59%

YSL 443 +38%

Christian Dior Couture (*) 911 +22%

Hermès 2.299 +22%

Bottega Veneta 629 +20%

Gucci 1.874 +12%

Ferragamo 722 +10%

Gruppo Prada (§) 1.823 +4%

Valori in milioni di euro, variazioni a cambi correnti

(*) Secondo semestre fscale chiuso il 30 giugno. (§) Primo semestre chiuso il 31 luglio.

3

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28 22_09_2015

STRATEGIE

soltanto nel 1967 (il brand francese è stato invece fondato nel 1837, ndr)». In realtà ci sono diversi modi d’intendere l’heritage. «Bernard Arnault (patron di Lvmh, casa madre del marchio Louis Vuitton, nato nel 1854, ndr) sostiene che un marchio con meno di 30 anni di vita non ha un vero heritage», ricorda Salvo Testa. Per altri come Prada - nato nel 1913, ma di fatto esploso alla fne degli anni Ottanta/inizi Novanta, grazie a Miuccia Prada - l’ere-dità storica è più che altro una «sensa-zione» a livello di marketing. «In questo caso si deve parlare di modernità e inno-vazione, quasi di eccesso della trasgres-sione, dettato dall’ironia, dove il logo non è mai abusato». Dice Tiziana Fausti: «Miuccia Prada è un personaggio stra-ordinario, culturalmente avanzato, che propone collezioni sempre più diffcili da capire, perché colte. Patrizio Bertelli (marito di Miuccia e ceo del Gruppo Pra-da, ndr) è un grande esperto di accessori,

sa ascoltare i suggerimenti dei buyer. Il trend delle vendite è sempre stato alta-lenante perché di regola loro “sfdano” il momento». Un’altro marchio che ha le proprie radici negli accessori, Gucci, oggi è sotto la lente del fashion system e al banco di prova delle vendite, con la guida creativa affdata ad Alessan-dro Michele. «Ho avuto fn da princi-pio una percezione positiva - sostiene Silvia Bini -. Si vende bene in negozio: per esempio, i mocassini/pantofola con il pelo sono andati sold out. Tra l’altro, per scelta del gruppo non saranno più riassortiti. Ho ricominciato a fare vetri-ne con il marchio, anche perché si sposa bene con il resto della nostra offerta». «Gucci dovrebbe rappresentare la tradi-zione - ribatte Tiziana Fausti - anche se al momento non è ancora chiaro cosa intenda comunicare. Ma sono convinta che ce la farà». Opinioni contrastanti anche nel caso di Valentino, marchio classe 1957, dal 2008 disegnato da Ma-ria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli. «Le linee e i colori degli abiti Valentino - osserva Patrizia Arienti - sono riconosci-bili. La strategia di prodotto della mai-son non si è mai basata sul logo e non lo è tuttora. Lo stile valorizza l’heritage della marca, pur rendendola innovativa e contemporanea». «Quello di Chiuri-Piccioli - replica Salvo Testa - mi sem-bra un rilancio secondo uno stile che non segue i codici della casa di moda.

1. La Prada Inside bag, amata da buyer e fashion victim 2. Intreccio giallo Tweety per Bottega Veneta3. La Kelly II Retourné di Hermès, rivisitazione di un’icona

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3

Però piacciono a un mercato nuovo, che prima non c’era». «Li trovo geniali - afferma Tiziana Fausti -. Il marchio sta seguendo per certi versi il percorso di Saint Laurent, anche se fa riferimento a una donna più bon ton». A proposito della griffe parigina, Fausti si sofferma sull’estrema trasgressione, che rifette del tutto l’immagine del designer Hedi Slimane, arruolato nel 2012. «È ripeti-tivo ma poi, in ogni collezione, spun-ta sempre qualcosa di straordinario». «Con lui - dichiara Bini - il prêt-à-porter è diventato l’alta moda di una volta. È un successo di vendite, santo Slimane!». C’è chi non pensa che le performance della griffe siano imputabili al designer ex-Dior. «Non credo - spiega Testa - che la crescita dinamica di YSL sia sostenuta dalla moda, che ha rinunciato del tutto all’heritage. Il problema della maison è che è stata “saccheggiata” da tutti gli stilisti che sono passati di lì. A ogni av-vicendamento il fashion system impaz-zisce. Ma a mio avviso, alla lunga, il ri-sultato non sarà vincente». A proposito di Dior, il docente della Bocconi dice: «È presto per giudicare l’operato di Raf Simons. Penso abbia la capacità di rein-terpretare il brand, ma che sia costretto a puntare più sulla sua immagine, per ottenere dei risultati in breve tempo. «La scelta di Simons - commenta Bini - è stata un azzardo per Dior, ma sta dando buoni risultati. In negozio si vendono le proposte più “normali” e sofsticate».

SE SI ECCEDE IL MONOGRAMMA

PUÒ TRASFORMARSI IN UNA TRAPPOLA

Anche Louis Vuitton sta mettendo alla prova un nuovo designer, Nicolas Ghe-squiere. «La maison ha un patrimonio e gioca con il logo - dichiara Testa -. Sta cercando di uscire dalla trappola del monogramma con fatica: alla lunga, se eccede, rischia di perdere appeal e valo-re». Invece Hermès è «un integralista», del tutto fedele alla sua eredità storica. «Che Dio ce lo conservi sempre! - escla-ma Bini -. È un po’ “vecchio”, ma ben venga il vecchio in un momento di ec-cessi e confusione come quello attua-le». L’altro simbolo del lusso francese, Chanel, secondo la buyer toscana è at-tualizzato soprattutto grazie alle geniali passerelle inventate dal creative director Karl Lagerfeld: «Poi si vende l’heritage, la normalità». «Lagerfeld - concorda Sal-vo Testa - ha un “approccio mentale”

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Marc Cain Store | Via Borgospesso 21 | 20121 Milano | www.marc - cain.com

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STRATEGIE

Crisi, incertezze e nuove sfde: la visione di Deloitte

all’heritage. Non si limita a riprendere l’archivio ma lo reinterpreta senza scor-dare ciò che le donne desiderano da sempre: la camelia, le catene, la doppia C, il matelassé». «Un altro dei suoi mi-racoli - ricorda Tiziana Fausti - è Fendi: a Parigi si sono viste pellicce spettaco-lari. Nell’uomo, gli zainetti e i ciondoli stanno piacendo molto». Restando in Italia, chi non si muove dai canoni è Giorgio Armani, «ma il tempo gli sta dando ragione: più solido di lui non c’è nessuno». Analogo discorso per il mar-chio Dolce&Gabbana. «Non ha mai intrapreso strade alternative, lontane dal suo background: l’apoteosi forse si è raggiunta con le nonne in passerella - dice Fausti -. Alla fne il brand si stra-vende, anche online, perché la donna Dolce&Gabbana è fedele al marchio». Versace, invece, dovrebbe restare quan-to più possibile in sintonia con la sua storia, nel parere di Silvia Bini. «Sta risalendo faticosamente la china e ora mi sembra che ci siamo - prospetta Fau-sti -. Solo per Versus si può parlare di trasgressione: la collezione di Anthony Vaccarello non è male». Su un’eccel-lenza del made in Italy come Ferraga-mo dice: «Classico e un po’ ripetitivo nell’abbigliamento, intramontabile e di grande qualità nelle borse e nelle scarpe». Un’altra declinazione dell’he-ritage: «rivisto, con sprazzi di luce». ●

L’economia mondiale continua a espandersi a ritmi diversifcati e non sempre

soddisfacenti, nonostante le politiche monetarie accomodanti dei Paesi avanzati

e il calo dei prezzi del petrolio. L’Eurozona mostra deboli segnali positivi, con una

lieve accelerazione della crescita, un moderato miglioramento del clima di fducia e

indicazioni di ripresa dei consumi. Tuttavia si trova a fare i conti con il rallentamento

dell’economia mondiale e l’elevata incertezza geopolitica, in particolare nel

Mediterraneo, Est Europa e in Grecia, con potenziali rischi di contagio per l’area euro e

di volatilità dei mercati. Il piano di stimoli monetari (quantitative easing) adottato dalla

Bce prosegue ma, da solo, non sembra suffciente a innescare un processo di crescita

virtuoso e sostenibile. L’Italia, dopo i dati positivi del primo trimestre (+0,3% la

crescita del Pil), dovrebbe mantenere lo stesso ritmo di sviluppo per il resto dell’anno.

Negli Usa il comparto industriale risulta ancora debole, mentre il mercato del lavoro

continua a migliorare. Superato il primo trimestre negativo, l’economia ha continuato

a crescere grazie al calo dei prezzi dell’energia, che ha facilitato la spesa per i

consumi. In Cina, i dati sul Pil hanno confermato una variazione tendenziale (solo) del

7%, nonostante i provvedimenti espansivi adottati dal governo. Mentre la domanda

interna rimane debole, le autorità hanno svalutato la moneta per sostenere l’export.

Il mercato azionario ha subito pesanti e repentini ribassi (situazione che potrebbe

continuare anche nel prossimo futuro), condizionando i mercati mondiali e generando

volatilità e incertezza sui cambi. Quanto al Giappone, ha proseguito con una politica

monetaria e fscale espansiva, che ha mantenuto la valuta debole. La ripresa appare

consolidata, con due trimestri consecutivi di incremento del Pil. Nel complesso, la

situazione in Asia-Pacifco, specialmente a Macao ed Hong Kong, continua a rimanere

instabile. Inoltre, arrivano indicazioni negative da Brasile e Russia e una contrazione

signifcativa in Corea del Sud. In questo contesto il lusso continua a dimostrare

una certa resistenza alle crisi. Le previsioni per fne 2015, anche se di incremento,

sono state riviste al ribasso. Le sfde in questi mesi riguardano principalmente la

contenuta crescita economica e, in particolare, il forte rallentamento della Cina, oltre

all’impatto negativo di crisi socio-politiche (Ucraina, Russia, Grecia e Medio Oriente).

In base al consensus elaborato da Fondazione Altagamma, nel 2015 Europa e

Giappone saranno i mercati del lusso più dinamici: +5% a cambi costanti, mentre le

aspettative per l’Asia sono state riviste da +6% a +2%. Per le Americhe è stimato

un +3%, mentre il Middle East e i restanti Paesi realizzeranno un +4%. Alta qualità,

artigianalità, manualità, esclusività e contemporaneità resteranno fattori critici.

Analysts at Deloitte think that the world economy continues to expand at different and not always satisfactory rates. European luxury companies resist, but must face to new challenges, such as China’s economic slowdown.

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LOGO

NO LOGO

• Bottega Veneta

• Armani

• Ferragamo •

Burberry•

Prada

• YSL

• Versace

• Gucci

• LV • Chanel

• Dior

• Hermès• Valentino

• Dolce&Gabbana

LOGO ED HERITAGE: UN MIX MOLTO VARIABILE

Nel grafco (non esaustivo e senza pretese scientifche), il posizionamento di noti brand del lusso europeo, sulla base

delle risposte di un campione di esperti della materia. Da notare che Hermès e Bottega Veneta sono cresciuti del 20%

circa nel primo semestre 2015 e del 10% in tutto il 2014 (vedi a pag. 27), con la strategia della massima coerenza

all’heritage. Valentino, il più dinamico, cattura nuovi clienti con un mix tra tradizione e innovazione e il “no logo”.

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corso matteotti 14, milano

www.rodo.it

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STRATEGIE

UNA PAROLA, TANTI SIGNIFICATI

Alternativa sostenibile alle griffe del lusso e, d’altro canto, via d’uscita

all’omogeneizzazione del mass mar-ket, la moda contemporary rappre-senta un vasto universo in costante evoluzione. La defnizione rimanda al piano intermedio dei department store, in primo luogo americani, de-dicato alle label che hanno l’allure del design ma occupano un’area più commerciale. Quelle che, «grazie al giusto mix tra accessibilità (garantita da un prezzo competitivo rispetto ai

America, Francia, Italia, Inghilterra: la moda contemporary è un universo vastissimo, che assume sfaccettature diverse a seconda dei mercati in cui nasce. In arrivo la wave orientale: brand coreani e giapponesi, che piacciono anche in Europa e nel mondo

gione in una proposta vastissima, che mantiene vari floni di stile, a volte vere e proprie collezioni nelle collezio-ni, sempre riconducibili a una visione creativa unitaria».

UN UNIVERSO

DAI MILLE VOLTI

L’universo della moda contemporary non è facilmente imbrigliabile in una de-fnizione unica, proprio per i fattori mol-teplici che lo connotano. Una discrimi-nante signifcativa è l’aspetto geografco, come puntualizza Stefano Martinetto, titolare di Tomorrow, distributore glo-bale di marchi di questo segmento, con showroom a Londra, Milano, Parigi e

IL CONTEMPORARY SOTTO LA LENTE

di Carla Mercurio

luxury brand) ed esclusività (suffra-gata da ricerca estetica e distribuzione selettiva), risultano appetibili sia per i luxury shopper, sia per i consumatori aspirazionali», come spiega Marco Di Dio Roccazzella, partner e managing director della practice Fashion & Luxu-ry di Value Lab, società di consulenza di management e information techno-logy. «I brand contemporary hanno un’identità ben precisa e sono in gra-do di cogliere al volo le microtendenze stilistiche dell’ultimo minuto per tra-durle con immediatezza in proposte di stile - chiarisce Mario Dell’Oglio, presidente della Camera dei Buyer -. Sono realtà dall’appeal internaziona-le, in grado di esprimere un lifestyle completo: proposte per più occasioni, dal giorno alla sera. Per essere precisi, almeno 15 outft completi a stagione, che signifca 500/600 item, suddivisi in più uscite nel corso della stagione». Signifcativo il percorso di Kenzo, che il gruppo Lvmh ha rilanciato proprio con un’ottica contemporary, partendo da un’intuizione molto forte: un’idea di lifestyle giovane e riconoscibile che, sottolinea Dell’Oglio, «grazie ai due designer Carol Lim e Humberto Leon, si è evoluta di stagione in sta-

‘‘ I brand contemporary sono realtà in grado di esprimere un lifestyle completo: almeno 15 outft completi a stagione, ossia circa600 item

Mario Dell’OglioCamera dei Buyer

‘‘

America, France, Italy, England: contemporary fashion is a vast universe, that assumes different facets depending on the markets where it comes from. The incoming wave arrives from the East: Korean and Japanese brands are now highly appreciated in Europe and the world too.

L’autunno-inverno di Kenzo, griffe che ha affrontato un percorso emblematico di rilancio nel segmento contemporary, con gli stilisti Carol Lim e Humberto Leon

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New York. «Il mondo contemporary - af-ferma - tende ad assumere connotazioni diverse a seconda dei vari mercati di pro-venienza». Negli Stati Uniti si caratteriz-za per i prezzi aggressivi e la ricchezza di uscite nel corso dell’anno, ben 12: «Sono etichette tendenzialmente più appiattite sul fronte del design, piuttosto simili fra di loro». Realtà come Rag&Bone, Hel-mut Lang, Alice and Olivia, 10 Crosby Derek Lam, Vince e Rebecca Minkoff. La scuola francese spicca invece per i contenuti più sofsticati e il design più ricercato, con meno consegne nell’anno e prezzi più cari. Emblematico il caso di Kenzo, come si diceva, ma anche di Étoile di Isabel Marant, Iro, Paris, Maje,

Un outft di Msgm, linea partita con una pillola di stile e divenuta una collezione completa

‘‘ Imprescindibile per un brand contemporary la presenza nelle boutique delle prime linee. Fondamentale il lancio di e-store, per penetrare in aree geografchelontane

Marco Di Dio RoccazzellaValue Lab

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Un insieme di Markus Lupfer, noto per il suo stile sovversivo e, al tempo stesso, divertente

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STRATEGIE

AFFORDABLE LUXURY

Il caso Versus

La boutique Versus Versace di Aoyama

‘‘ Se i contenuti cambiano da Paese a Paese, il flo conduttore sono le tante uscite stagionali e un retail price tra i 250 e gli 800 euro

Stefano MartinettoTomorrow

Zadig & Voltaire. In Inghilterra è l’aspet-to della “quirkiness”, la stravaganza, ad emergere con un focus su stampe, colori, embellishment e proposte divertenti, irri-verenti, come nel caso di Markus Lupfer, un tedesco che vive a Londra da 20 anni. In Italia a imporsi è il tocco più stylish e femminile. Fra gli esempi ci sono Au Jour Le Jour e Msgm, «collezione partita con un’intuizione iniziale vincente, una “pil-lola” di stile - chiarisce Dell’Oglio - e in grado di raggiungere, con il passare delle stagioni, una dimensione molto più vasta, con una collezione completa, cavalcando la crescita del fatturato». «Ma a sorprende-re in questo momento - sottolinea Mar-tinetto - è l’avanzata degli asiatici: label come i coreani D.Gnak per l’uomo, che piace per le proposte in bilico tra avant garde e streetwear americano, e Steve J &

Yoni P per la donna, caratterizzata dallo stile funny, estroso e colorato». In Giappo-ne, infne, a colpire è l’attenzione ai detta-gli, alla qualità, ai tessuti accoppiati e ab-binati che si traduce in prezzi più alti e che si ritrova appieno nella linea Luck di Sa-cai oppure nelle proposte frmate Muller dello stilista Yoshio Kubo o nel marchio Enföld. Freschezza di offerta, dinamismo, sigla stilistica forte rimandano al ruolo determinante degli artefci delle linee con-temporary. Menti ricettive e propositive, che fanno sempre più gola alle maison del prêt-à-porter. Non è un caso che Massimo Giorgetti di Msgm sia divenuto di recente il direttore creativo di Emilio Pucci, che Jonathan Anderson raccolga consensi al timone stilistico di Loewe o che Arthur Arbesser sigli la collezione donna di Ice-berg (vedi intervista in questo numero) Un fenomeno che, spiega Di Dio Roccaz-zella, «sancisce il riconoscimento formale del valore del brand contemporary da par-te di addetti ai lavori, stampa specializzata e consumatori più informati».

WHOLESALE IN PRIMO PIANO.

E-COMMERCE NEL MIRINO

Le etichette della moda contemporary sono principalmente femminili, dato che il menswear vive prioritariamente di monoprodotto, e hanno alle spalle mac-chine organizzative in grado di garantire almeno tre uscite a stagione (ancora me-glio se sei) e consegne ultrarapide. «Im-prescindibile- chiarisce Stefania Saviolo, docente lecturer del Dipartimento di Ma-nagement e Tecnologia dell’Università

1. Un outft del brand coreano Steve J & Yoni P2. Donatella Versace con il direttore creativo di Versus, Anthony Vaccarello. ”Show now, buy now, wear now” è il concept della label: ossia i capi della collezione, in passerella lo scorso 19 settembre a Londra, si possono acquistare subito dopo la sflata

“Show now, buy now, wear now”: Versus collection items can be bought immediately after the fashion show

Anche le linee giovani degli stilisti rientrano nell’ambito della moda contemporary. Ma, come sottolinea Mario Dell’Oglio, presidente della Camera dei Buyer, «è fondamentale che seguano un percorso creativo molto originale. Altrimenti il rischio è la cannibalizzazione della griffe ammiraglia». Emblematica da questo punto di vista la scommessa della maison Versace con la label Versus, il cui stile è stato affdato di recente ad Anthony Vaccarello e che ha sflato a Londra lo scorso 19 settembre. «Una collezione dal forte spirito contemporary - come ha spiegato a Fashion il ceo della maison, Gian

Giacomo Ferraris - con la quale andiamo a colpire la fascia affordable. Non c’è più la classica stagionalità del ready to wear ma parliamo di approvvigionamenti molto più rapidi, orientati a una galassia di monomarca gestiti da noi o da franchisee. Non a caso abbiamo affdato la divisione, che ha sede a Londra, a un ceo dedicato, Howe Chegne, proveniente da questo mondo». «La collezione - spiegano dalla maison - rimescola le icone Versace (stampe, glamour, pelle e denim), creando uno stile nuovo e audace». A fare la netta differenza è il concept «show now, buy now, wear now»: i capi si possono acquistare in live streaming, a fne sflata, sul sito versusversace.com e l’indomani nei punti vendita più importanti. Una scelta che va incontro alle esigenze di immediatezza di un pubblico giovane, e non solo. Versus Versace è insegna di 14 boutique nel mondo. (c.me.)

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STRATEGIE

‘‘ Importante è che con il tema stilistico si fondano strategie di prezzo, di comunicazione ed espositive mirate e politiche ragionate a livello di distribuzione

Stefania SavioloUniversità Bocconi

‘‘

UN PUNTO DI VISTADIVERSO

Massimiliano Bizzi

«Non contano le uscite, ma passione e ricerca»

Bocconi di Milano – è che con il tema stilistico si fondano strategie di prezzo, di comunicazione ed espositive mirate e politiche ragionate a livello di distribu-zione». Condicio sine qua non per rien-trare in questo segmento è la presenza nelle boutique delle prime linee. «Per i contemporary brand la preponderanza del canale wholesale nel mix distributi-vo, soprattutto in fase iniziale, è un as-set basilare per due motivi – conferma Marco Di Dio Roccazzella -. La diffcoltà di sostenere un’espansione retail imme-diata a livello fnanziario e operativo e la validazione esterna garantita dalla presenza in canali ad alto valore sim-bolico». «In ogni caso - prosegue - un

presidio retail iniziale permette di soste-nere il processo di creazione della brand identity e di recepire feedback diretti dal consumatore». Importante, invece, è il lancio di e-store, per penetrare in aree geografche altrimenti non raggiungibili senza investimenti economici ingenti.

CON IL PREZZO

NON SI PUÒ SCHERZARE

La presenza nel gotha del wholesale, tuttavia, ha senso a patto che la politica di pricing sia ben calibrata. Per inten-derci, si parla di un 40 al 50% sotto i benchmark di riferimento delle desi-gner line. Ossia, come chiarisce Stefano Martinetto, «la fascia prezzi deve essere al di sotto degli 800 euro retail price». Spesso, invece, con l’evoluzione della collezione i listini tendono a salire e la forbice a ridursi. In questo caso alla parola contemporary subentra la de-fnizione di “advanced contemporary designer”, con un retail price dai 350 ai 1.500 euro. Per fare qualche esempio, parliamo di marchi come il francese MM6 Maison Margiela, l’americano Tibi, lo svedese Acne Studios e l’italia-no N°21. Bisogna però fare attenzione, perché nel percorso di upgrading è in-sito un grande rischio, ossia la perdita di competitività e appeal, se l’aumento dei listini non va di pari passo con una percezione più alta del valore del brand da parte dei consumatori. ●

Menti propositive fresche e dinamiche, i direttori creativi delle linee contemporary fanno gola al mondo delle griffe. Da sinistra, Arthur Arbesser, nominato di recente direttore creativo della linea donna di Iceberg, Jonathan Anderson, al timone stilistico di Loewe, Massimo Giorgetti, direttore creativo di Emilio Pucci

«The main assets of contemporary brands are passion and research. No matter how many times a collection comes out every season».

Non per tutti la parola contemporary ha lo stesso signifcato. A volte le defnizioni non sono perfettamente sovrapponibili, per la natura stessa di un settore vasto e in continua evoluzione. È il caso del parere di Massimiliano Bizzi, fondatore della rassegna milanese White, salone con un dna fortemente contemporary, come tiene a sottolineare. «I brand di questo segmento sono realtà medio-piccole, aziende giovani con una grande passione per il prodotto, che spesso è frutto di lavorazioni artigianali e di notevole ricerca. Il numero delle uscite non è fondamentale ma è imprescindibile la presenza nei negozi che vendono le griffe, come alternativa alle label già note e affermate». Realtà come gli inglesi Ktz, Barbara Alan, Cottweiler e Toga Pulla

Footwear, i nordeuropei Iris van Herpen, Henrik

Vibskov e Kuboraum, gli orientali Uma Wang e

Losers o gli italiani Lucio Vanotti, Coliac Martina

Grasselli, Peter Non, Ultràchic e Bonomea. (c.me.)

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BUSINESS NEWS

SFIDE DACOGLIERE AL VOLOMentre gli scenari macro-economici

cominciano a schiarirsi, gli ultimi dati sul

womenswear indicano feedback positivi

provenienti da Europa e soprattutto da

Stati Uniti, dove si evidenziano importanti

segnali di risveglio nella fducia dei

consumatori. Un momento da cogliere

al volo per il made in Italy, nonostante

le perdite subite sul mercato russo,

nel quale tuttavia non vengono meno gli

investimenti. Direttamente dalle aziende,

i progetti e le strategie messe in atto

per vincere le prossime sfde. Parole

d’ordine: internazionalizzazione, digital

innovation, collezioni (anche ex novo)

in linea con le nuove generazioni 3.0.

IN DIRETTA DALLE AZIENDE

Nella storia recente di Peserico c’è un anno spartiacque: il

2011. «È il periodo che sigla il nostro ingresso negli Stati Uniti», racconta Riccardo Peruffo, seconda generazione della famiglia e attuale a.d. dell’azienda di Cornedo Vicentino, partita nel 1962 con i pantaloni e oggi sinonimo di un total look made in Italy di alta qualità. «Riuscimmo a entrare da Saks e Neiman Marcus e per noi cambiarono molte cose - prosegue -. Gli standard richiesti negli States sono molto alti, così cominciammo a

investire in ricerca, innovazione e tecnologia, passando a sfornare sei collezioni l’anno. Un’esperienza che ci ha fatto crescere». Tanto che oggi i clienti sono arrivati a oltre un centinaio e il mercato ha offerto nuove prospettive. «La prossima mossa - anticipa - sarà un negozio su strada. Abbiamo già individuato la location: apriremo sulla Madison avenue entro il 2016». Le ambizioni internazionali non si limitano a considerare solo gli Usa, dove l’export italiano è in forte ripresa: nel business plan fgurano la Russia, la Corea e la

Peserico

DA VICENZA A NEW YORK:

«LA MADISON CI ASPETTA»

As the macro-economic situation begins to brighten, the latest fgures on womenswear show a positive feedback in Europe and the United States, where there are notable signs of a return of consumers’ confdence. This represents an opportunity for Italian producers, despite the losses on the Russian market, though investments are not missing there either. Directly from the companies, the plans and strategies implemented in order to overcome future challenges. The key words are internationalisation, digital innovation and collections (including completely new ones) able to refect the new 3.0 generations.

di Angela Tovazzi

New challenges for the Venetian brand: from Europe to Russia, from China to Korea, up to the US, with its frst fagship store.

Un’immagine del nuovo monomarca Peserico aperto in piazza dell’Olio a Firenze

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Cina. «Nell’ex Urss abbiamo avviato in agosto il nostro primo fagship store a Mosca - spiega l’imprenditore - e ne inaugureremo altri quattro entro i prossimi cinque anni». Stesso ritmo serrato per la Repubblica Popolare, dove sono attivi già quattro negozi, «con altri sei punti vendita entro il 2020» e in Corea, «Paese che conta per il momento sei vetrine e che nel giro di un lustro accoglierà altri quattro monomarca». Insomma, un vero tour de force internazionale a livello retail, che però non tralascia il mercato domestico. Il mese di settembre ha visto l’opening di una boutique nel cuore di Firenze, 150 metri quadri in piazza dell’Olio 6 - «La più grande in assoluto» - che va a completare un network con vetrine a Milano, Roma, Torino, Verona e Santa Margherita Ligure. «A cui presto si aggiungerà un corner alla Rinascente di Milano - aggiunge Peruffo -. Partiremo con la primavera-estate 2016».

Silvian Heach

LE NUOVE MOSSE

DEL SUCCESSO

SH, a new collection dedicated to the teen segment, is ready to start. With a specifc style and retail concept.

Nuove strategie per continuare a crescere. Obiettivo: portare il

fatturato a quota 113 milioni di euro in cinque anni, con esportazioni pari al 35%. Per arrivare ancora più in alto, il gruppo Arav (oggi vale 77 milioni) ha lanciato un piano strategico che va in tre direzioni: prodotto, distribuzione e comunicazione. Per realizzarlo sono già stati investiti 22 milioni. «La prima novità - annuncia il ceo Mena

Marano - è sul fronte delle collezioni: alla linea Silvian Heach affancheremo SH, per andare incontro alle esigenze di due target differenti fra loro». Con Silvian Heach l’azienda continuerà a puntare su un target femminile medio-alto grazie a una collezione raffnata e contemporanea, mentre SH si posizionerà come marchio di riferimento per una clientela teen, attenta alle tendenze moda e al rapporto value for money. «Teniamo molto al nuovo progetto SH - prosegue Marano -. Per conquistare le consumatrici più giovani (target dai 18 ai 25 anni,

ndr), integreremo i modelli produttivi del programmato e del fast fashion, garantendo al tempo stesso ricerca stilistica e frequenti iniezioni di prodotto in negozio». Per diversifcare al massimo i due progetti, Arav non solo ha deciso di affdare la creatività a due diversi uffci stile, ma di utilizzare concept indipendenti anche per gli store. «A differenza del format di Silvian Heach, che punta su oro e marmi, per SH abbiamo voluto creare ambienti caldi, con luci al neon». La prima importante apertura che metterà in evidenza il nuovo corso dell’azienda è programmata a dicembre 2015 a Milano in via Dante. Una location di 700 metri quadrati che sarà divisa in due spazi con ingressi differenti per le due etichette. In generale per Silvian Heach, nei prossimi cinque

anni, è stato messo a punto un piano di 19 aperture sulle maggiori piazze italiane e internazionali, raggiungendo così 40 negozi monomarca. Nello stesso arco temporale sono programmati altri 48 opening SH concentrati sul mercato domestico, che porteranno il brand a 81 punti vendita complessivi. Il tutto grazie a un budget retail di 8 milioni di euro. Per sostenere i progetti SH e Silvian Heach, inoltre, l’azienda ha stanziato 14 milioni di euro in cinque anni, da investire in marketing e comunicazione, con campagne attente anche ai nuovi media. La prima della serie è già on air ed è dedicata a SH con Aurora Ramazzotti come testimonial, la fglia rampante di Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker, fresca di carriera televisiva con X Factor.

A sinistra, Riccardo Peruffo, classe 1974, a.d. di Peserico: l’azienda occupa 150 persone a Cornedo Vicentino e collabora con oltre 15 laboratori veneti per la confezione. Nel 2010 ha acquisito un maglifcio a Carpi per sviluppare il knitwear. A lato, un look per la primavera-estate 2016: nel nuovo logo dell’etichetta compare l’Apollodoro, premio internazionale vinto dalla maison nel 1979

Qui sopra, il concept retail Silvian Heach e Aurora Ramazzotti, testimonial della nuova linea SH

di Andrea Bigozzi

Mena Marano, ceo del gruppo Arav

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BUSINESS NEWS

Atos Lombardini

DOPO L’ITALIA, ADESSO TOCCA ALL’ESTEROThe retail expansion of the brand continues: after seven new stores in 2014, other international openings are at a starting point.

Non sono stati anni qualsiasi, gli ultimi due, in casa Atos Lombardini. L’azienda bolognese guidata dalle sorelle Alessandra (responsabile dello stile e della produzione) ed Elena (al timone della divisione commerciale e media)

non ha ancora tirato il fato dopo gli investimenti fatti sul fronte prodotto con la nuova label Atos e, a livello retail, con l’apertura di sette monomarca, che già pensa ai prossimi impegni. «Dopo l’opening dello scorso luglio in centro a Verona - spiega Alessandra Lombardini - abbiamo completato la copertura che ci eravamo prefssi per il mercato italiano: un negozio che va ad aggiungersi a quelli avviati nel primo semestre 2014 a Milano, Roma, Firenze, Bari e Forte dei Marmi». «Ora ci prendiamo fno alla metà del 2016 per consolidare le posizioni, mentre spostiamo le energie oltreconfne, dove abbiamo progetti altrettanto importanti». Dopo Nizza e Anversa, vetrine inaugurate anch’esse l’anno scorso, il percorso retail prosegue su binari ancora più globali: «Appoggiandoci a partner locali stiamo sviluppando la Cina, con le prime aperture a Shenzen, Chengdu e Dalian, mentre a novembre sarà la volta di un monomarca a Dubai, presso il CityWalk Mall, e di un fagship a Mosca, all’interno dell’Aviapark Shopping Center». Due tappe strategiche verso l’internazionalizzazione di Atos Lombardini, che recentemente ha approcciato anche gli Usa: «Abbiamo conquistato circa 25 clienti. Un primo passo - dice l’imprenditrice - per far conoscere la nostra realtà». Realtà che con l’autunno-inverno 2015/2016 si è arricchita della nuova collezione Atos, «un womenswear under 35, con prezzi inferiori del 20-30% rispetto alla prima linea, ora alla prova del

mercato», e con l’ampliamento del côté accessori: scarpe e borse stanno diventando delle collezioni strutturate, complementari ma indipendenti dall’abbigliamento. Una scommessa sul total look per sostenere l’offerta dei

monomarca fsici ma anche quella dello store online, lanciato nel gennaio scorso: «Uno strumento essenziale - dice Alessandra Lombardini - per testare il gradimento delle nuove categorie merceologiche». (a.t.)

Jacob Cohën

UNA CASA PIÙ GRANDE A MILANO PER CRESCERE ANCORAThe luxury denim brand moves to a larger space in via Morimondo and launches a series of new international openings.

«Go to bed with a dream, wake up with a purpose». Appena entrati nei nuovi headquarters milanesi di Jacob Cohën è questa massima tanto amata dal fondatore Nicola Bardelle,

incorniciata in un quadro, a catturare l’attenzione. Una sorta di mantra fatto proprio dall’azienda veneta, che anche dopo la prematura scomparsa dell’imprenditore (nel 2012) ha continuato a guardare avanti nel segno della crescita, seppur fedele a un concept di nicchia, quello del “luxury jeans” e della “denim couture”. In quest’ottica si inserisce l’inaugurazione della showroom di via Morimondo 26, 1.500 metri quadri negli ex spazi Richard Ginori. Progettato dallo studio Area 17 Architecture&Interiors, lo spazio è un contenitore multifunzionale e dinamico, con le collezioni al primo piano e la riproduzione di un fagship store Jacob Cohën, insieme a una grande sala dedicata alla stampa al secondo. «Questa scelta si è resa indispensabile a fronte di una crescita continua del brand (da 1,14 milioni di fatturato del 2004 a 62 milioni del 2014,

ndr) e dei progetti di espansione», spiega il direttore commerciale e marketing Marco Tiburzi. L’internazionalizzazione e l’avanzata nel canale retail, che hanno guidato le strategie degli ultimi anni con le aperture di Saint-Tropez, Courchevel, Montecarlo, Anversa, Knokke-Heist, Taormina, Doha e Tokyo continueranno anche nei prossimi anni: «In primavera è stata la volta di un monomarca a Mosca, all’interno del Vremena Goda mall - racconta il manager - e ora puntiamo a fare il bis a Doha e Tokyo». Ampliando gli orizzonti: «Stiamo facendo i primi passi negli Usa e con la primavera-estate 2016 raggiungeremo la ventina di clienti». Tra gli impegni più a breve termine, invece, c’è l’inaugurazione della showroom, in agenda il 26 settembre con la presentazione di due progetti: un volume che suggella la collaborazione del marchio con il maestro della fotografa Steve McCurry, artefce delle ultime campagne, e uno con la storia di Jacob Cohën, «oltre a un’iniziativa charity - anticipa Tiburzi - ancora top secret». (a.t.)

A lato, una proposta frmata Atos per la primavera-estate 2016

Uno scorcio della nuova showroom Jacob Cohënin via Morimondo 26 a Milano: 1.500 metri quadri su due livelli, con arredi personalizzati e dallo stile vintage

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BUSINESS NEWS

Deha

SEMPRE PIÙ FEMMINILE, SEMPRE PIÙ LIFESTYLEA new brand strategy, the reorganization of management and internationalization are among the cornerstones of the revival of Deha, who is betting strongly on lifestyle and femininity.

Ottiene i primi riscontri la politica di rilancio di Deha,

brand femminile legato al mondo della danza e approdato alla dimensione dell’activewear e del lifestyle. «Disegnare la nuova brand strategy, adeguare l’organizzazione manageriale e di processo, crescere nei mercati internazionali e guidare il passaggio generazionale: questi i capisaldi di un iter

che durerà due anni», racconta Carlo Fei, international advisor nell’area della brand strategy e docente di marketing e fashion management alla Luiss di Roma. A lui è stato affdato il coordinamento di un team di consulenti che accompagneranno il percorso del Gruppo Meeting, azienda trevigiana cui fa capo il marchio, controllata dalle famiglie Tauro e Vendramel. «Una strategia - prosegue - che ci ha già portati a identifcare il nuovo posizionamento, a costituire un team di marketing e comunicazione e a iniziare la collaborazione con Elisabetta Canalis, ambasciatrice del posizionamento attuale». Oggi Deha si caratterizza per uno slancio verso la femminilità che trova espressione in un’offerta lifestyle articolata nelle linee Dance, Easy, Harmonic, Active ed Expression. «L’attenzione al dettaglio e alla qualità dei materiali utilizzati è alta, per un brand che si posiziona nell’area premium del mercato», chiarisce Brenno Tauro, responsabile marketing di Meeting Group. Prodotti in vendita in un network wholesale di circa 1.100 negozi nel mondo, di cui circa 600 in Italia e in 20 canali retail in Italia ed Europa: un network, quest’ultimo, oggetto di ottimizzazione, con l’idea di privilegiare spazi coerenti con il posizionamento. Con un giro di affari di 28 milioni di euro nel 2014, che si manterrà costante nel 2015 («con un miglioramento degli indici di effcienza economica», evidenza Fei) l’azienda conta di vedere i risultati del new deal a partire dall’esercizio 2016. Oggi l’export rappresenta il 45% del giro di affari, con l’Europa in pole position. Strategica anche la Russia, mentre la scommessa dei prossimi anni sarà il mercato nordamericano. Grandi aspettative infne dall’e-shop, che muove i primi passi: «Puntiamo a un’incidenza a due cifre dell’online sul giro di affari totale, tra le fne del 2016 e l’inizio del 2017». (c.me.)

Tychemos

ABITI COME OPERE D’ARTE: TYCHEMOS ARRUOLA DANIELE CALCATERRADesigner Daniele Calcaterra signs the Tychemos collection, that turns into clothes artworks of the Sorlini collections: paintings from 14th to 18th century.

Ci voleva una mano sensibile e colta come quella di Daniele Calcaterra per trasformare in realtà il sogno

dell’imprenditore Stefano Sorlini, quarta generazione della famiglia di industriali bresciani: «Gettare un ponte tra arte pittorica e moda, trasferendo sugli abiti le emozioni estatiche e travolgenti tipiche della sindrome di Stendhal». Al designer, con trascorsi in storiche maison italiane e dal 2007 titolare di una sua linea, è stato affdato il compito di trasformare in prêt-à-porter alcune opere delle collezioni Sorlini, oltre 200 dipinti di ambito veneziano, veneto e lombardo, dal 14esimo al 18esimo secolo. Nasce così Tychemos (nome frutto dell’unione di Tyche, dea tutelare della fortuna e della prosperità, e Mos, moda in latino), una couture dove i capolavori lagunari di Giovanni Bellini, Tiepolo e Tintoretto diventano l’input creativo per un’offerta d’autore, sartoriale ma contemporanea, naturalmente 100% made in Italy, come l’ispirazione del progetto. «I dipinti - racconta lo stilista - sono stati riprodotti fedelmente sui tessuti. È la materia stessa che ne ha a volte alterato l’immagine». Una materia non qualunque: per Manifesto, una sorta di collezione “zero” in omaggio a otto dipinti, sono state utilizzate mischie di cotone, lino e seta per richiamare la tela di un quadro, cotoni-tela da paracadute in mussola e seta, abbinate a organze stampate. Oppure la pelle velata da un chiffon ultraleggero, utilizzata come sfondo della “Madonna in Rosso” del Bellini o “L’incoronazione dell’Immacolata” di Jacopo Amigoni. Una collezione di alta gamma che punta a conquistare i multimarca top del mercato internazionale. Alleati in questa avventura imprenditoriale sono lo Studio Poggio di Milano e l’Omarais Paris Showroom, nella capitale francese. (a.t.)

Un outft di Deha,primavera-estate 2016

Due creazioni della collezione Manifesto di Tychemos

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BUSINESS NEWS

AT.P.CO

«E ORA SCOMMETTIAMO SUL WOMENSWEAR»Born with the winter 2015/2016 collection, At.P.Co womenswear is a casual and glam total look, characterized by the search for new volumes and the mix of materials.

Gaudì e Almagores

CON UN BUSINESS CONSOLIDATO E UNO IN ASCESAPIÙ FORTI SUI MERCATI INTERNAZIONALINot only Gaudì: for Gaudì Trade, based in Carpi (Modena), a new challenge is Almagores, a brand launched last January.

L’internazionalizzazione è più che mai al centro dei progetti di Gaudì Trade, società di Carpi (Modena) cui fa capo il marchio Gaudì, declinato sia al maschile

sia al femminile e caratterizzato da uno stile contemporaneo, insieme all’ultimo nato Almagores, una fast fashion 100% made in Italy, lanciata a gennaio. «Nel caso di Gaudì - sottolinea l’amministratore unico Stefano Bonacini - dopo aver archiviato il 2014 con investimenti negli Emirati Arabi, tra cui l’opening del secondo monomarca ad Abu Dhabi, con il 2015 il focus si è spostato anche su aree come la Corea, la Cina e il Vietnam». «Attualmente - precisa - per Gaudì l’Italia è al 50%-55% del fatturato, ma l’equilibrio perfetto sarebbe un 30% nella Penisola e un 70% oltreconfne. Ci stiamo lavorando, pur tenendo presente che è quasi impossibile, data la volatilità dei mercati, essere “scientifci”». Oltre che sul brand ammiraglio, commercializzato fra tutte le linee in circa 4mila punti vendita, Bonacini si sofferma sulla sfda più recente, Almagores, «un logo che nasce dall’unione di “Alma”, “anima” e “Gores”, che signifca “spicchi”, a rappresentare una donna versatile e multitasking». «Con Almagores - afferma - siamo già a quota 300 multibrand nella Penisola e 120 all’estero. Grazie a 120 capi a collezione e a uscite frequenti, arricchite da fash mensili, andremo all’attacco di altri territori mantenendo comunque, almeno per ora, il nostro Paese come fulcro del business». (a.b.)

Un insieme di At.P.Co per la primavera-estate 2016

1. Lo stile del nuovo marchio Almagores2. Gaudì per la primavera-estate 2016

A una stagione dallo start, la collezione At.P.Co donna ha già assunto una precisa identità.

Una fsionomia casual e glam al tempo stesso, in cui la ricerca di nuovi volumi e il mix di materiali sono due tratti salienti. «Il womenswear di At.P.Co - spiega il direttore commerciale, Giacomo Melchiorre - è sempre esistito come un’appendice del menswear, con un’offerta principalmente focalizzata sui pantaloni e il capospalla. Dall’autunno-inverno 2015/2016 abbiamo deciso di fare un investimento importante, dando autonomia alla collezione». «A tal fne - prosegue - ci siamo affdati a un uffcio stile autonomo, creando un network distributivo prettamente donna». Una rete di circa 260 negozi in Italia e 40 all’estero, destinata a crescere con la primavera-estate 2016. Oggi la linea femminile di At.P.Co è un total look completo, dedicato a una consumatrice dall’immagine sportswear e

raffnata, con un markup da 2,7 a 3,2 e prezzi medi sell in nell’invernale che si aggirano intorno ai 50 euro. Per citare qualche esempio, un giubbotto in piuma costa dai 49 ai 69 euro, mentre un pantalone si aggira sui 30. Una proposta in vendita anche nei monomarca della griffe, che ha esordito di recente con i primi punti vendita a Salò, Como e Brescia. Esperienze che preludono agli imminenti opening in Italia e all’estero. Per il womenswear di At.P.Co l’obiettivo è evolvere rapidamente, per arrivare a raggiungere i risultati numerici del menswear. Attualmente il brand rappresenta il marchio ammiraglio di Golden Season (azienda di Brescia cui fanno capo anche le linee Cochrane e People of Shibuya) di cui copre una percentuale di circa l’80% su un giro di affari di 20 milioni di euro nel 2014, che dovrebbe raggiungere quota 24 a fne del 2015. (c.me.)

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1st Floor Showroom

3, via Marcona

20129 Milano, Italy

T.: +39 02 5515 446

[email protected]

www.1stfloor.it

Dassios Showroom

35 Vasilissis Sofias Avenue

10675 Athens, Greece

T.: +30 210 95 73 582, +30 6944 503 508

[email protected]

www.dassios.com

t h e a u t h e n t i c s

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BUSINESS NEWS

Joseph Ribkoff

«NESSUNO VI CONOSCE

MEGLIO DI NOI»From 1957 Joseph Ribkoff is synonymous with a womenswear collection that puts great emphasis on femininity. A total look born and made in Canada, that is going very strong in 55 countries worldwide.

Nata in Canada nel 1957, Joseph Ribkoff è una collezione

di abbigliamento femminile frutto dell’intuizione

dell’imprenditore omonimo, ancora oggi attivo in azienda.

Il brand è affermato a livello internazionale, con una

distribuzione in 55 Paesi. «Merito di un prodotto che ha come

capisaldi la femminilità, il pregio dei materiali - in arrivo da

Europa, Canada, Stati Uniti, Asia e Sudamerica - e la cura attenta

della confezione, garantita dalla produzione made in Canada al

100%», spiega il ceo dell’azienda, John Ferraro. Un total look

che si compone di capi “travel friendly”, ideali dal giorno alla

sera: pezzi base da mixare con facilità e creatività, con l’abito

a fare la parte del leone. «Un’offerta caratterizzata dallo slogan

“No one knows me like Joseph Ribkoff”, che si colloca in un

segmento di mercato medio-alto, con un prezzo medio sell out

di 200 euro», prosegue Ferraro. Design, vendita, produzione,

customer service: l’iter in azienda segue un percorso ciclico che

parte dall’ideazione della collezione, per arrivare al servizio, che

tiene in gran conto gli input provenienti dai consumatori, con

il tramite dei clienti wholesale e dei social network. «Facebook,

Twitter e Instagram sono strumenti importanti per accrescere

la visibilità del brand ma anche per capire meglio quali sono le

esigenze del mercato», chiarisce John Ferraro. A oggi l’azienda

conta su un vasto network di negozi plurimarca ed esclude

dalle proprie strategie, almeno per il momento, il retail e l’e-

commerce. L’obiettivo è concentrarsi sul rapporto con i clienti,

con cui intrattiene un dialogo fruttuoso e duraturo. L’Europa,

con l’Italia, è tra i focus del player canadese, che nel nostro Paese

mira a dare il massimo del servizio alla clientela e il top della

disponibilità, presidiando appuntamenti importanti come Miss

Italia o organizzando trunk show. (c.me.)

Inniu

PARTE DA FIRENZE IL PIANO

DI ESPANSIONE IN EUROPAWith the opening of the Florentine store, Inniu, the fur, accessories and bijoux brand based and produced in Tuscany and owned by a Chinese company, starts an expansion plan in Italy and Europe.

Ha già all’attivo 15 boutique in Asia ma ora per Inniu - marchio

di pellicce, accessori e bijoux - è arrivato il momento di aprire a

Firenze, in piazza Strozzi. La particolarità del brand è che sin dalla

nascita, nel 2000, il quartier generale è a Firenze e la produzione è

affdata unicamente a esperti artigiani toscani, mentre la proprietà

è cinese: si tratta del gruppo Kwok Hang, con base a Hong Kong,

dagli anni Settanta partner di noti marchi per lo sviluppo sul

mercato asiatico e da sempre grande estimatore del made in Italy.

Fondato nel 2000, con l’opening forentino Inniu avvia un piano

di espansione in Italia ed Europa che prevede in un prossimo

futuro l’arrivo a Milano, Venezia, Roma, ma anche lo sbarco a

Londra e Parigi. Lo store, che occupa una superfcie di 400 metri

quadrati, è disposto su tre livelli: al piano inferiore si trovano i

magazzini, il ground flor è riservato al negozio, mentre al primo

piano ci sono gli uffci amministrativi. Curato dall’architetto Irene

Peruzzi, il concept vuole fondere l’ispirazione umanistica della

città all’architettura di tradizione italiana. Una vip lounge riserva ai

clienti un’esclusiva shopping experience. (e.f.)

Due immagini della boutique Inniu di Firenze, in piazza Strozzi:

il marchio di pellicce, accessori e bijoux è fatto in Toscana,

ma fa capo al gruppo Kwong Hang di Hong Kong

Un’immagine della campagna invernale di Joseph Ribkoff e il ceo dell’azienda canadese,

John Ferraro

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BUSINESS NEWS

Vdp-Via Delle Perle

INIZIA L’ERA CHRISTIAN BLANKEN: «ECCO LA MIA VDP»A new era is beginning for Vdp-Via delle Perle. Under the creative direction of Christian Blanken the brand is facing new challenges, while its retail network is growing with joint ventures in Russia and China and investments in the Usa.

In alto a sinistra, Christian Blanken. Sopra, un abito di Vdp-Via delle Perle per l’estate 2016

Julian Keen

ITALIA E CINA AL CENTRO DELL’ESPANSIONEImportant projects for Julian Keen during the current year. The brand, belonging to the Italian company Gst, aims to strengthen its wholesale network, doubling its clients, with a focus on the Italian market and China.

Julian Keen punta a chiudere l’anno in corso raddoppiando il numero di clienti. L’obiettivo del brand high-contemporary è posizionarsi nelle vetrine multimarca e

nei department store più qualifcati tra Italia e Cina. Lo spiega Salvatore Toma, numero uno di Gst (Gruppo Sviluppo Tessile), proprietario del marchio, specifcando che la crescita sarà accompagnata da una nuova strategia distributiva. «Da quest’anno - racconta l’imprenditore di Sava, in provincia di Taranto - abbiamo deciso di affdare a Pink Showroom di Milano la distribuzione italiana, mentre per quanto riguarda il mercato asiatico saremo seguiti da My Showroom di Shanghai. Con entrambe le realtà il 2015 è iniziato bene e ci aspettiamo performance analoghe per questa campagna vendita». La base da cui si parte sono i 50 punti vendita nella Penisola e i quasi 20 in Cina. L’idea di fondo è affermare - attraverso un distribuzione centrata più sull›esclusività che sui numeri - l’identità autonoma della linea rispetto agli altri brand del gruppo (Havana & Co e Angelo Toma). Per potenziare in chiave selettiva il wholesale, le nuove collezioni Julian Keen saranno presentate dal 20 al 22 settembre anche al salone Scoop London. «La linea è il nostro fore all’occhiello - precisa Toma -. Si tratta di un prodotto 100% made in Italy, destinato a un target contemporaneo ed elegante e con un buon rapporto qualità prezzo. Le nostre ambizioni di crescita sono in Italia, bacino naturale per questione di gusto, e in Cina, particolarmente attenta a progetti come il nostro». (an.bi.)

Olandese naturalizzato inglese, trascorsi a New

York con Michael Kors e Diane von Furstenberg, un’esperienza pluriennale come direttore creativo

delle collezioni Max&Co. del gruppo Max Mara. Questo l’identikit di Christian Blanken, arruolato da Vdp-Via delle Perle al timone stilistico della casa di moda carpigiana. La sua prima collezione, quella per la primavera-estate 2016, viene svelata durante Milano Moda Donna (il 24 settembre) e segna uno step importante nella crescita dell’azienda, dal 2013 partecipata al 75% dal fondo franco-svizzero Argos. «Quando sono arrivato ho trovato una realtà sana, con un grande know how - racconta il designer -. La mia mission è stata quella di sintonizzare maggiormente la linea sulle richieste del mercato, abbinando al made in Italy un gusto più internazionale». Un processo che è andato di pari passo con l’ampliamento dell’offerta, con l’introduzione di una capsule in denim - «realizzata da un team specializzato» - e lo sviluppo di maglieria e accessori, con un assortimento di calzature e una vera

collezione di borse. Senza dimenticare il childrenswear, con una linea bimba, affdata su licenza dalla primavera-estate 2015 a Mafrat. Un’iniezione di prodotto fnalizzata a «completare le vetrine dei nostri negozi monomarca», altra leva di sviluppo su cui l’azienda scommette. Con 16 fagship store all’attivo (e circa 700 multimarca clienti), Vdp ha recentemente stretto due joint venture per rafforzare la presenza retail in Russia e Cina, dove sono presenti rispettivamente già cinque e tre punti vendita, muovendo altre pedine per conquistare ulteriori posizioni sullo scacchiere internazionale. «Accanto alla Russia, dove oggi la situazione è più sostenibile per l’export italiano rispetto ai primi mesi del 2015, e a Paesi dell’ex Urss come l’Azerbaigian, con molte potenzialità da sfruttare - spiega l’a.d. Christopher Bizzio - per Vdp rimane strategico il Medio Oriente, dove abbiamo inaugurato un negozio all’interno dell’Esentai Mall di Almaty in Kazakistan ed è in arrivo il terzo store in Arabia Saudita». Con un’importante sfda per gli anni a venire, dall’altra parte del globo. «A luglio - informa il manager - il marchio ha debuttato negli Stati Uniti con una presentazione a New York. Ora l’obiettivo è di inserire le collezioni Vdp-Via delle Perle in più di 200 multimarca di lusso». (a.t.)

La primavera 2016 secondo Julian Keen

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hanita.it

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Transform your bag!

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Grazie alla richiesta di borse e calzature, ma anche a una tenuta dell’abbigliamento, la moda donna in Italia archivia la stagione estiva migliore degli ultimi anni. Sul mercato interno qualcosa si muove, ma il vero business si fa con l’e-commerce e il parallelo. Lo ribadiscono oltre 70 luxury multibrand in tutta la Penisola

Si chiude la stagione estiva per le vendite di moda donna in Italia, con un bilan-

cio migliore del previsto, in special modo per quanto riguarda gli accessori. Inizia l’autunno, con qualche segnale positivo. La nuova Gucci di Alessandro Michele piace e fa tornare interesse nei confronti di una griffe che aveva perso un po’ d’appe-al negli ultimi due/tre anni. «La clientela ha già percepito il cambiamento stilistico - conferma un negoziante che preferisce mantenere l’anonimato - ed entra in nego-zio appositamente per chiedere il marchio, come non accadeva da tempo». Sull’onda di questo new deal, la maggior parte de-gli oltre 70 buyer intervistati da Fashion si esprime favorevolmente nei confronti dei debutti attesi per questa tornata di Milano Moda Donna. Oltre al brand della doppia “G”, in passerella il 23 settembre, c’è attesa per Emilio Pucci reinterpretato da Massi-mo Giorgetti (in programma giovedì 24) e per Roberto Cavalli frmato Peter Dun-das (sabato 26). «Ben vengano iniezioni di novità: anche altri brand dovrebbero innovare il loro corso» commenta Claudio Antonioli di Antonioli a Milano e del sito antonioli.eu. «Dundas è l’uomo giusto al posto giusto», aggiunge Giovina Moretti di Gio Moretti, nel capoluogo lombardo. Sempre in tema di stretta attualità, entram-bi i dettaglianti concordano nell’afferma-re che l’Expo non ha portato alcun gio-vamento alla città. «Parlo anche a nome

dell’associazione Amici di Via della Spiga che presiedo - tiene a precisare Moretti -. Non abbiamo avuto alcun benefcio tangibile: è mancato il coinvolgimento di Milano».

I RUSSI SONO PRESSOCHÉ SCOMPARSI

Nella capitale italiana della moda, così come nel resto del Paese, i negozianti con-tinuano a fare i conti con la drastica contra-zione dello shopping dei russi, con cali del venduto a partire dal 40%-50%. «Questa estate non solo sono dimi-nuiti a livello numerico - precisa Gino Cuccuini di Cuccuini a Livorno, Forte dei Marmi, Punta Ala e Massa - ma in media spendono decisamente meno». «Purtrop-po - aggiunge il commerciante toscano - lo scontrino medio è calato in generale: ulti-mamente è molto diffcile, anche tra gli italiani, avere clienti da 20-30 mila euro. Adesso si arriva a 5-6mila euro». Così come si tende sempre più ad acquistare in stagione: «Prima in luglio vendevamo già il 50% dei piumini, ora non è più così - aggiunge Cuccuini -. Inoltre in agosto il tempo è stato così bello, che in molti hanno preferito godersi il mare piuttosto che anticipare lo shopping autunnale». Se nella Penisola sono scomparsi, o quasi,

di Elisabetta Campana

According to our exclusive survey, carried out with a panel of 70 leading Italian multi-brand stores, high-end spring-summer womenswear sales have performed better then expected, thanks mainly to handbags and shoes. The domestic market is not stagnating anymore, but the real business comes from e-commerce and the grey market.

IL SONDAGGIO

DONNA IN RIPRESA, L’AUTUNNO PROMETTE BENE

VENDITE PRIMAVERA-ESTATE 2015

DOLCE&GABBANA è il brand più venduto dai multimarca italiani, questa primavera-estate, per l’abbigliamento femminile

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IL SONDAGGIO

La parola ai negozi multibrand

Comelo scorso anno

Come sono andate le vendite di abbigliamento DONNA nella primavera-estate 2015?

In base al sell out della stagione, qual è il riscontro sui

SALDI ESTIVI di moda femminile?

Come sono andate le vendite di accessori FEMMINILI?

Quali sono i BRAND DONNA

che avete venduto di più a livello di abbigliamento?

Tra i NUOVI

MARCHI donna quali stanno avendo più successo?

Meglio

Peggio

45%

39%

16%

Comelo scorso anno

51%

Quali i marchi donna che avete venduto di più sul fronte ACCESSORI?

Peggio

21%

Meglio

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Come loscorso anno

37%

Peggio

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Meglio

28%

1 Fendi 2 Givenchy3 Michael Michael Kors

Valentino

1 Dolce&Gabbana2 Valentino3 Givenchy

1 Msgm 2 Faith Connexion

3 Aquazzura

Fendi

Valentino

Msgm

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gli abitanti dell’ex Unione Sovietica, sono aumentati i cinesi (diventati top spender secondo Global Blue), anche se i loro ac-quisti per gusto e tipologia non possono ancora essere paragonati a quelli dei russi. «Italiani o stranieri che siano - commen-ta Cesare Tadolini de L’Incontro a Mo-dena - vendere è comunque sempre più diffcile. Bisogna essere veri professionisti perché la clientela è diventata molto esi-gente, attenta alla qualità: pretende capi speciali, che però devono valere quel che costano». «Pure l’e-commerce, checché se ne dica, non è certo la soluzione di tutti i problemi - interviene Luisa Severi di Lu-isa a Rimini (che ha appena rinnovato la boutique donna) -. é indispensabile orga-nizzarsi nel migliore dei modi, anche per gestire i resi e i pacchetti da inviare. Ci si dimentica di quanto era facile vendere in negozio qualche anno fa: le clienti entra-vano, sceglievano e, a volte, per far prima, inflavano il capo direttamente in borsa». «Abbiamo archiviato una buona stagione estiva, tra la boutique e l’online, grazie in special modo agli accessori - dichiara Sabina Zabberoni, di Julian Fashion a Milano Marittina -. Le aziende hanno la-vorato molto bene, con articoli iconici e divertenti, premiati dalla clientela.

GLI ACCESSORI FANNO LA DIFFERENZA

Facendo la media delle testimonianze di dettaglianti più o meno soddisfatti - d’altra parte, le varie insegne multimarca hanno imboccato percorsi differenti per affronta-re le diffcoltà di mercato - si può affermare che la primavera-estate 2015 si chiude con la migliore performance degli ultimi anni. Lo conferma il nostro sondaggio, con una serie di percentuali che non lasciano adito a dubbi. Sul fronte abbigliamento, il 45% del panel testimonia vendite in linea con quelle della scorsa stagione calda, il 39% dichiara un aumento del sell out e il 16% lamenta una diminuzione. Top dei top estivi le proposte di Dolce&Gabbana, che conquistano il gradino più alto del podio, mentre quelle di Valentino e Givenchy occupano la seconda e la terza posizione. Migliori i risultati a livello di borse, calza-ture e piccola pelletteria: in questo caso è il 52% degli interpellati a vantare una cre-scita del giro d’affari, il 37% parla di valori simili a 12 mesi fa e l’11% chiude in ros-so. Tra gli accessori più richiesti spiccano quelli di Fendi, al primo posto, seguiti da Givenchy,al secondo e dal Michael Mi-chael Kors e Valentino al terzo. Dati che

1. Luisa, Rimini2. Suit, Lecce 3. Coltorti, Pescara4. Arteni/Progetto Moda, Tavagnacco (Ud) 5. Carbone, San Giuseppe Vesuviano (Na)6. Ratti, Pesaro

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IL SONDAGGIO

devono essere comunque interpretati in un’ottica internazionale. Pensare infatti che questi risultati - compresi quasi tutti quelli sui best seller, che sono tra gli arti-coli più amati dai cinesi e in generale dagli stranieri - siano dovuti a una ripresa dei consumi interni è fuorviante. La maggior parte degli intervistati che dichiara turno-ver in crescita, anche signifcativa, lo deve all’e-commerce (i cui clienti sono al 95% oltreconfne) e/o al parallelo - due canali che, peraltro, di frequente si sovrappongo-no - ma non certo alle vendite in negozio.

IL PARALLELO ADESSO SI CHIAMA “B2B”

Il parallelo è stato sdoganato al punto da essere chiamato comunemente “b2b”. «Ormai quando ti siedi a fare un ordine nelle showroom di almeno sei/sette azien-de di primaria importanza - confda un dettagliante - il direttore commerciale di turno chiede, con nonchalance, quale sarà la percentuale che verrà dedicata al “nor-male” (ovvero al business locale), all’onli-ne e al b2b». «é comunque vero - aggiunge un collega - che il parallelo sta diventano una soluzione per pochi, perché gli sconti effettuati sono sempre più bassi e si riesce a guadagnare solo sui grandi quantitativi». Inoltre, i brand cominciano a fare dei di-stinguo: «Il via l’ha dato una storica griffe italiana, di proprietà francese, riducendo a cinque multimarca i referenti per il b2b, con la motivazione di voler tutelare l’im-magine della propria collezione anche in questo business - prosegue il commercian-te -. Pure Farfetch.com ha adottato, per questo marchio, la stessa strategia, ridu-cendo a sei - quattro italiani, un francese e l’inglese Browns (adesso di sua proprietà) - i multibrand che possono venderlo. Non è escluso che lo faccia per altre aziende». Non a caso, nonostante la piattaforma di José Neves resti fondamentale per il bu-siness online del dettaglio indipendente italiano, molti commercianti si stanno at-trezzando con un proprio e-commerce, in modo da proteggersi le spalle da eventuali altre scelte penalizzanti di Farfetch. Sem-pre in ambito web, alcuni dettaglianti si chiedono come mai diverse aziende non concedano loro di vendere sui siti: «Vor-remmo una maggiore disponibilità - dico-no - visto che le aziende stesse lo fanno nei propri». Sta di fatto che il lavoro del detta-gliante è diventato sempre più complesso tra parallelo, e-commerce (comprese le vendite online è il b2b effettuato diretta-mente dalle aziende), outlet center e scon-

1. Marcos, Mondovì (Cn)2. Filippo Marchesani, Cupello (Ch)3. Valtellini, Rovato in Franciacorta (Bs)4. Biff, Milano5. Raimondi Dress, Ravenna6. Divo, Santa Maria a Monte (Pi)

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Come sarà il vostro budget per la MODA

DONNA della primavera-estate 2016?

55% Stazionario

31% In aumento

14 % In fessione

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via Sant’Andrea, 8 - Milan

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IL SONDAGGIOIL SONDAGGIO

ti selvaggi. D’altra parte è evidente che, in generale, la crisi di mercato ha portato a una forte selezione delle insegne indi-pendenti. Molti interpellati lamentano il fatto che le aziende siano indifferenti a tutto ciò e guardino altrove. «L’Italia è sempre stata una grande palestra: i brand si sono fatti, e continuano a farsi, le ossa qui, per poi andare all’estero - sostiene Gianfranco Bray di Suit a Lecce -. Ma chi ha trascurato il nostro mercato alla fne pagherà la mancanza di un contatto diretto con noi negozianti e del feedback in termini di conoscenze della clientela e del prodotto che siamo in grado di assi-curare». Altro argomento molto sentito e diretta conseguenza della mancanza di un dialogo costruttivo con i marchi è la gestione dei saldi, considerata un po’ anacronistica. Tra i ribassi sotto-banco anticipati, come avviene spesso nei monomarca che avendo ricarichi maggiori guadagnano ugualmente e gli sconti online che partono in maggio (o novembre) negli Usa, il periodo uffciale degli sconti ha perso il suo valore. Dal nostro sondaggio emerge che per oltre la metà del panel i saldi estivi si sono man-tenuti stabili, per quasi un terzo sono di-minuiti e per il 21% aumentati.

SU BORSE E CERIMONIA SI PUÒ FARE DI PIÙ

Fra le tante richieste che i negozianti fanno alle aziende - compresa la pos-sibilità di una parte di reso e una di-lazione dei pagamenti - ciò che salta agli occhi questa stagione riguarda due tipologie specifche: le borse e la ceri-monia. Per le prime, diversi negozianti sottolineano che i prezzi sono esagerati: «Ormai una bag griffata costa almeno 2.000-2.500 euro - spiegano - ed è pres-soché scomparsa la fascia prezzo dei 1.000-1.500 euro. Inoltre le proposte sono spesso ripetitive: perché non in-vestire un po’ di più in creatività?». In tema di feste e cerimonie, che sono an-cora un’occasione di shopping signif-cativa per gli italiani, soprattutto al Sud, «manca - dice Chicco Amato di Papini a Catania e Siracusa - una proposta ag-giornata e completa: a volte c’è l’abito, ma non il coprispalla oppure lo spolve-rino oppure l’accessorio ad hoc e senza il total look salta la vendita». Chissà che in questa tornata di sflate, anche grazie al nuovo corso di alcuni brand, si tenga conto un po’ di più delle esigenze del mercato italiano. ●

Ringraziamo IL NOSTRO PANELAndrea Agnetti – AGNETTI – Villa Potenza (Mc); Massimiliano Giusti – ANTONIA BOUTIQUE – Riccione; Claudio Antonioli – ANTONIOLI – Milano; Tiziana Arteni – ARTENI/PROGETTO MODA – Tavagnacco (Ud);Rosi Biff – BIFFI – Milano e Bergamo; Carlo Saponaro – BONSAI – Bari; Lorenzo Selmin – BOUTIQUE CINZIA – Abano Terme (Pd); Giancarlo Stella – BOUTIQUE STELLA – Asiago; Elena e Franco Carbone – CARBONE BOUTIQUE – San Giuseppe Vesuviano (Na); Vito Nurchi – CASTANGIA 1850 – Cagliari; Paolo Colognese – COLOGNESE 1882 – Montebelluna (Tv); Marzio Torcianti – COLTORTI BOUTIQUES – Ancona, Jesi (An), Macerata, San Benedetto del Tronto e Pescara; Gianni Cortecci – CORTECCI – Siena; Santina Cumini – CUMINI MODA – Gemona del Friuli (Ud); Gino Cuccuini – CUCCUINI – Livorno, Massa, Forte dei Marmi e Punta Ala (Gr); Mauro Sighinolf – DELLA MARTIRA – Carpi, Sassuolo, Cesena e Mirandola; Mario Dell’Oglio – DELL’OGLIO – Palermo; Gaetano De Florio – DEFLORIO – Noicattaro (Ba); Marco Cateni – DIVO – Santa Maria a Monte (Pi) e Pontedera (Pi); Eleonora Bonucci – ELEONORA BONUCCI – Viterbo; Maria Teresa Candidori – ESA BOUTIQUE – San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno; Fabrizio e Alessandro Fagni – FAGNI – Pistoia; Franco Fargetta – FARGETTA – Caltagirone (Ct); Piero Marchesani – FILIPPO MARCHESANI – Cupello (Ch); Raffaele Galiano – GALIANO – Giugliano (Na); Giovanna Gaudenzi – GAUDENZI – Riccione e Cattolica; Gianni Peroni - G&B, NEGOZIO – Flero (Bs), Aosta, Courmayeur e Ponte di Legno; Emanuele Gemelli – GEMELLI – Milano; Gigi Tropea – GIGI TROPEA – Catania; Federico Giglio – GIGLIO – Palermo; Giovina Moretti – GIO MORETTI – Milano; Anna Giordano – GIORDANO BOUTIQUE – Pompei (Na); Toni Tanfani – GISA BOUTIQUE – Ancona e Chiaravalle (An); Fausto Vanni – GUELFA – Santa Maria a Monte (Pi); Sabina Zabberoni – JULIAN FASHION – Milano Marittima (Ra); Cesare Tadolini – L’INCONTRO – Modena; Laura Nardulli – L’INDE LE PALAIS – Bologna; Amos Adani – LA BOUTIQUE DI ADANI – Modena; Tommaso D’Ambrosio – LA COUPOLE – Venezia e Padova; Simona Pessina – LAURA PESSINA – Monza; Gianni Amati – LEAM – Roma; Piero Loschi – LOSCHI – Treviso e Conegliano Veneto; Antonella Anelli – LUCIANA BOUTIQUE – Bari; Luisa Severi – LUISA – Rimini; Paolo Mantovani – MANTOVANI – San Giovanni Valdarno (Ar); Paolo Marini – MARCOS – Mondovì (Cn); Irene Scagliola – MELCHIONNI – Alessandria; Mirko Moras – MORAS – Intiminiano (Co); Salvatore D’Alessandro – NIDA – Caserta; Elisabetta Nugnes - NUGNES 1920 – Trani (Bt); Giordano Ollari – O’ – Parma, Reggio Emilia e Salsomaggiore Terme; Battista Martilotti – PAPILLON – Corigliano Scalo; Chicco Amato – PAPINI – Catania e Siracusa; Pancrazio Parisi – PARISI – Taormina (Me); Nicola Raimondi – RAIMONDI DRESS – Ravenna; Matilde d’Ovidio Ratti - RATTI – Pesaro; Elisa Turchetti – RIGHI – Foligno (Pg); Rossella Zocche – ROSSELLA BOUTIQUE – Vicenza; Claudio Betti – SPINNAKER – Alassio, Sanremo e Portofno; Aldo Carpinteri – STEFANIAMODE – Trapani; Beppe Angiolini – SUGAR – Arezzo; Gianfranco Bray – SUIT – Lecce; Giuseppina Mutti – TARTARUGA – Sassuolo (Mo); Giampiero Molteni – TESSABIT – Como; Tiziana Fausti – TIZIANA FAUSTI – Bergamo; Valentino Cesareo – TONY BOUTIQUE – Magenta (Mi); Ernesto Tufano – TUFANO – Pompei; Didi Corbetta – VALTELLINI – Rovato in Franciacorta (Bs); Andrea Diaz – VELA SHOP – Cagliari; Vinicio Ravagnani – VINICIO – Legnano (Mi); Alessia Concu Volontè – VOLONTÈ – Cagliari; Anna Coruzzi – WISE – Cremona

1. Loschi, Conegliano Veneto2. La Boutique di Adani, Modena3. Laura Pessina, Monza

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DIGITAL FASHION

Le “urla di piacere” che, in un azzec-cato spot tv, hanno contribuito a far

conoscere Zalando in Italia, sono simi-li alla reazione della cronista all’invito ricevuto dal retailer online a visitare i suoi headquarters a Berlino. Il viaggio si rivelerà piuttosto intenso e impegna-tivo, ma l’entusiasmo della giornalista non verrà mai meno nel conoscere da vicino una realtà che dal cuore dell’Eu-ropa sta defnendo i paradigmi di un nuovo modo di comunicare e ven-dere la moda. Il momento clou della trasferta è l’intervista a Robert Gentz, fondatore di Zalando, insieme a David Schneider, nell’ottobre 2008. Gentz, 32 anni, racconta con tono pacato, quasi distaccato, una rapida e intensa parabo-la. Da sito per la vendita delle infradito Flip Flop a leader europeo dell’e-com-merce di moda, la cui quotazione alla Borsa di Francoforte nell’ottobre dello scorso anno è stata la più importante Ipo tecnologica degli ultimi 15 anni nel Vecchio Continente. Integrando com-petenze moda, marketing e tecnologia (tre anime che, come vedremo nel cor-so del viaggio, sono rappresentate da altrettanti building berlinesi), Zalando è oggi una piattaforma per la vendi-ta online di abbigliamento e accessori donna, uomo e bambino, in grado di attrarre più di 130 milioni di visite al mese. Alla fne del primo trimestre del 2015 i clienti attivi erano oltre 15 milio-

ni. Consegne e resi gratuiti, un’offerta localizzata per ciascuno dei 15 Paesi eu-ropei presidiati e una logistica all’avan-guardia, basata sui tre centri tedeschi di Brieselang, Erfurt e Mönchengladbach, sono i punti di forza di un’azienda che impiega 8mila dipendenti in Germa-nia, di cui oltre 3.500 negli headquar-ters di Berlino, dove l’età media è di 30 anni e le nazionalità sono le più dispa-rate. Ma non ci si ferma qui. «Diventare una fashion destination a 360 gradi è il nostro obiettivo da qui al 2020 - spiega Gentz -. Grazie alla tecnologia possia-mo mettere in contatto le aziende e i consumatori, ma anche gli intermedia-ri, ossia i negozianti». Gentz fa un esem-pio concreto: se una persona vede una borsa di suo interesse su un sito, magari

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A Berlino abbiamo visitato gli headquarters dell’e-tailer che cresce a un ritmo di oltre il 30% e fa ingenti investimenti in ricerca e sviluppo: una realtà che nel cuore dell’Europa sta tracciando le nuove frontiere dell’industria del fashion

di Elena Azzola

In Berlin we visited the headquarters of Zalando, the e-commerce clothing company currently growing at a rate of over 30% and making huge investments in research and development. The brand is blazing new fashion industry trails in the heart of Europe.

VIAGGIO NELLA SILICON VALLEY DELLA MODA

ZALANDO

su un fashion blog, il sistema potrebbe permettere di riconoscere marca e mo-dello della bag, acquistabile in pochi passaggi su Zalando. Oppure la piat-taforma potrebbe segnalare il negozio più vicino in cui la borsa è in vendi-ta e magari mandare un fattorino che la prelevi e la consegni alla cliente a casa o in uffcio. Un team tecnologico composto da più di 800 persone, tra la sede di Berlino, che ne conta 750, e i nuovi poli da poco avviati a Dublino e Helsinki, è al lavoro per concretizzare questi obiettivi.

NELLE STANZE DOVE PRENDE

FORMA IL BUSINESS DIGITALE

Il viaggio stampa include un cocktail party presso la Zalando Fashion House, allestita dall’e-tailer presso la Kaufhaus Jandorf in occasione della settimana berlinese della moda: uno spazio in cui presentare alcune delle nuove collezio-ni in vendita sul sito e ospitare una serie di incontri e seminari. Del resto, Zalan-do è sempre più impegnata sulla scena cittadina del fashion. Lo scorso giugno ha acquisito la fera Bread & Butter, fnita in fallimento, con l’intenzione di trasformarla in un happening della moda, rivolto ai consumatori fnali. A inizio settembre l’annuncio del cambio di prospettiva: per dare un contributo all’emergenza profughi in Europa, a gennaio la prima Bread & Butter frmata Zalando sarà un evento di benefcenza. La trasferta berlinese prosegue con la visita allo Zalando Fashion Hub: qui nascono le collezioni delle numerose

‘‘ Diventare una fashion destination a 360 gradi è il nostro obiettivo da qui al 2020. Connectingfashion with people è la nostra mission

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Zalando si prepara ad aprire un magazzino satellite nel Nord Italia (si dice nel Piacentino), attraverso un fornitore, con cui è in fase di appalto. Il centro logistico sarà operativo entro la primavera 2016 e avrà una capacità di un milione/un milione e mezzo di articoli. Nel nuovo polo sono previste un centinaio di assunzioni. Il mercato italiano è cresciuto del 100% dal 2013 al 2014 e nel 2015 le attese sono di una performance a doppia cifra. Gli ordini arrivano più dalla provincia e dalle isole che dalle grandi città. Per superare le ritrosie dei nostri connazionali verso l’e-commerce è stato introdotto il pagamento in contrassegno in contanti alla consegna. Nel nostro Paese sono stati fondamentali inoltre gli investimenti in pubblicità in tv, con testimonial Vanessa

Incontrada. L’attrice è stata confermata per la nuova campagna “È facile trovare quello giusto”, in onda dal 6 settembre. (e.a.)

LO SBARCO IN ITALIA

Dopo la crescitadel 100%, arriva il centro logisticoZalando is preparing to open a warehouse in northern Italy.

private label di Zalando. Da questa sede i team di buyer fanno scouting e deci-dono cosa acquistare per la piattaforma di e-commerce. Ci trasferiamo al Zalan-do Country HQ, dove incontriamo i manager che si occupano del mercato italiano. Sono giovani connazionali en-tusiasti di lavorare a Berlino, di essere al centro di una rivoluzione tecnologica che investe il mondo della moda e di avere la possibilità di fare un’esperienza professionale stimolante e qualifcante. Non può mancare la tappa alla Zalan-do Content Creation, dove si svolge la parte di shooting e di post-produzione delle foto, ospitata in un bellissimo edi-fcio di archeologia post industriale. Si passa infne allo Zalando Tech HQ. Ci introduce nel regno dei nerd (ma quali nerd: si vedono bei ragazzi dall’abbigia-mento super informale, maglietta, short e infradito, ndr) il vice president Engi-neering Eric Bowman. Ci spiega che il lavoro è organizzato in team, stimolati ad agire autonomamente con una logi-ca imprenditoriale. Tra le soluzioni già rilasciate c’è Brand Solutions, che dà

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l’opportunità ai marchi di creare il pro-prio e-shop personalizzato su Zalando, da poter gestire direttamente, basandosi sui dati relativi alle performance messi a disposizione dal gruppo berlinese alle case di moda. Tra le novità anche Za-lon, un servizio di consulenza al con-sumatore fnale, lanciato in Germania alcune settimane fa, che si avvale at-tualmente di 150 esperti di moda free lance, selezionati per guidare gli uten-ti nella messa a punto dei look e nelle scelte d’acquisto su Zalando. Amaze è invece una app, caratterizzata da una navigazione diversa rispetto a quella principale di Zalando: consente infatti di sfogliare le offerte presenti sulla piat-taforma. Dal punto di vista tecnologi-co, l’e-tailer è particolarmente attento allo sviluppo del mobile, che già oggi genera il 57% del traffco ed è destina-to a diventare il punto di interazione primario del consumatore. Le app, del resto, sono considerate la scommessa del commercio al dettaglio del prossi-mo futuro. E in Zalando non si sta certo perdendo tempo. ●

1. Robert Gentz, fondatore di Zalando insieme a David Schneider2. Un’area relax nello Zalando Fashion Hub3. Un evento alla Zalando Fashion House durante la settimana berlinese della moda4. Buyer al lavoro5. Gli uffci dello Zalando Tech HQ6. Shooting fotografco alla Zalando Content Creation

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SHOWROOMPRIVE.COM

In Borsa per crescere Showroomprive.com has announced plans to go public this year, in order to accelerate its expansion.

L’e-tailer francese Showroomprive.com ha annunciato l’intenzione di sbarcare in Borsa entro quest’anno, al fne di accelerare la sua espansione. L’Ipo potrebbe includere un aumento di capitale di 50 milioni di euro e la vendita di azioni esistenti, per un’operazione dal valore complessivo di 200 milioni di euro. Fondata nel 2006, Showroomprive.com distribuisce articoli di moda ai suoi 20,2 milioni di membri attraverso fash sale, un modello lanciato dal rivale, pure francese, vente-privee. «Questa operazione ci darà maggiore visibilità, oltre che liquidità e opportunità di crescita interna ed esterna», ha detto Thierry Petit, co-fondatore della società insieme a David Dayan. Petit e Dayan, che detengono il 60% del capitale, manterranno una quota di maggioranza, mentre il fondo di investimento statunitense Accel Partners venderà la maggior parte della sua quota di partecipazione del 30%. Showroomprive.com ha realizzato nel 2014 un fatturato di 350 milioni di euro e un margine operativo lordo di 16 milioni. Negli ultimi tre anni ha registrato una crescita annuale delle vendite del 30%, guidata dall’espansione all’estero. Già presente in sette Paesi europei, in particolare in Portogallo e Italia, ha in programma di sviluppare il business in Germania. Il gruppo conta di collocarsi sul mercato azionario francese tra la fne di ottobre e l’inizio di novembre.

THE FASHION PITCH

Start-up, fatevi avantiThe Fashion Pitch contest is focused on fostering innovation in the world of fashion-tech. The winners will be presented during Decoded Fashion Milan by e-Pitti.com.

Decoded Fashion Milan by e-Pitti.com non è solo un summit internazionale dedicato alle start-up digitali, in programma nel capoluogo lombardo al Magna Pars il 17 e 18 novembre, con Fashion in prima linea come media partner. È anche l’organizzatore, in partnership con Fta-Fashion Technology Accelerator, di The

Fashion Pitch, contest focalizzato sull’innovazione nel mondo fashion-tech. Fino al 18 ottobre, la call to action si rivolge ai giovani imprenditori che propongono idee o soluzioni basate su tecnologie e media digitali, con un aggancio al mondo della moda. «Giunti alla terza edizione, quest’anno possiamo offrire alle start-up che si candideranno un parterre d’eccezione e un portafoglio premi ricco e articolato», assicura Francesco Bottigliero, a.d. di e-Pitti.com. Ci si iscrive online, compilando un form sul sito milan.decodedfashion.com. Il requisito necessario è essere “pre round A” e non aver superato un milione di euro in fnanziamenti. A giudicare i progetti saranno manager attivi nei settori coinvolti dall’iniziativa. Alla società vincitrice, premiata durante la due giorni del 17 e 18 novembre, andrà una somma di 10mila euro, offerta da Fta-Fashion Technology Accelerator, insieme al programma di accelerazione Fast Growth: ideato in esclusiva per l’evento, comprende il check-up dell’azienda, incontri strategici con advisor e l’utilizzo degli spazi milanesi di Fta. I primi tre classifcati, inoltre, si avvarranno di uno stand dedicato alla prossima edizione del salone forentino Pitti Immagine Uomo, dal 12 al 15 gennaio prossimi.

DIGITAL FASHION

di Elena Azzola

Thierry Petit, co-fondatore di Showroomprive.com

La copertina dell’e-book “20 di passioni” e Claudio Raimondi, general manager di eBay in Italia

Francesco Bottigliero, a.d. di e-Pitti.com

EBAY

In Italia 88 “milionari” grazie alla piattaforma, che compie 20 anniWith an e-book and the release of a new app, eBay celebrated its frst 20 years in Italy. In our country, 88 vendors have achieved a turnover of more than a million dollars.

Con un e-book basato sulle storie più curiose degli utenti italiani, raccontate da Pulsatilla e illustrate da Carlo Stanga, e il rilascio della nuova app eBay 4.0, la piattaforma che connette milioni di venditori e acquirenti in tutto il mondo ha voluto festeggiare anche nel nostro Paese i suoi primi 20 anni di vita. Nata dall’hobby di un programmatore di software, eBay raccoglie oggi 25 milioni di venditori e 157 milioni di acquirenti attivi a livello globale, sulla base della flosofa del “connected commerce”: «Un commercio reso possibile dalle persone, alimentato dalla tecnologia e aperto a tutti», come spiega Claudio Raimondi, general manager di eBay in Italia. La community di eBay è cresciuta anche nel nostro Paese, dove attualmente conta oltre 4,5 milioni di shopper e 26mila vendor professionali. Il portale ha offerto a molte imprese la possibilità di svilupparsi e avere successo. Un dato è signifcativo: 88 venditori italiani hanno realizzato un fatturato pari o superiore al milione di dollari nel corso dell’ultimo anno sul sito (circa il 20% in più rispetto allo scorso anno). Un percorso che eBay ha voluto celebrare attraverso “20 di passioni”: un e-book (scaricabile gratuitamente da eBay.it) che racconta i casi di 20 utenti italiani che hanno scelto di comprare, vendere o raccogliere fondi per progetti di benefcenza tramite il sito, affdato alla penna ironica della scrittrice e sceneggiatrice Pulsatilla e alla matita visionaria di Carlo Stanga. In occasione del 20esimo anniversario eBay ha presentato anche eBay 4.0, la nuova app per iOs e Android, che permette di curiosare e comprare online in modo facile e personalizzato. Nel futuro dell’e-commerce si impone sempre più il mobile: nei primi sei mesi del 2015 eBay ha realizzato, in tutto il mondo, transazioni pari ai 16 milardi di dollari attraverso questo tipo di dispositivi.

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VENTE-PRIVEE

Una porta sul Nord EuropaVente-privee has acquired a majority stake in the leading sales event in Belgium and appointeda new general manager.

Vente-privee rafforza la sua presenza nell’Europa del Nord,

acquisendo la quota di maggioranza del leader delle vendite evento

in Belgio: vente-exclusive.com. Fondata nel 2006 dagli imprenditori

Léon Seynave e Stefan Tournoy e diretta da Peter Grypdonck (che

entrano a far parte della direzione di vente-privee), la società è stata

pioniere in questo tipo di business in Belgio e Lussemburgo. Ora i due

pure player uniscono le forze. In partnership con il management di

vente-exclusive.com, che continuerà a condurre in maniera autonoma

l’azienda, l’ambizione di vente-privee è di applicare il suo modello

di vendite evento a servizio delle marche e dei consumatori in questi

nuovi mercati. «Questa acquisizione è non solo una porta che si

apre sul Nord Europa, ma anche la conferma del passo deciso che

abbiamo impresso all’espansione nel Vecchio Continente, basandoci

su una strategia di crescita sia organica che esterna», commenta

Jacques-Antoine Granjon, fondatore, presidente e direttore generale

di vente-privee. Il pure player di Internet per dar corso ai piani di

sviluppo internazionale ha nominato un nuovo direttore generale:

Charles-Hubert de Chaudenay.

DEMANDWARE

Un incontro sull’omni-canalità per presentarsi in ItaliaThe company specialized in retail cloud solutions is organizing a meeting in Milan about the omni-channel commerce.

Dopo aver partecipato al World Retail Congress

di Roma, Demandware è pronta all’evento uffciale

di lancio in Italia, programmato per il 15 ottobre

all’hotel Boscolo di Milano (dalle 17 alle 20.30).

Demandware è tra le principali aziende al mondo che

offrono soluzioni cloud per il retail. Permette ai brand

della moda, del lusso, del beauty e dell’abbigliamento

sportivo, tra cui L’Oréal, Lacoste e in Italia Ovs, di

realizzare l’integrazione tra canale fsico e digitale,

per una customer experience omni-canale, senza soluzione di continuità, in cui il cliente

fnale può concretizzare i propri acquisti come vuole e quando vuole. “La rivoluzione

omni-canale per lo stile italiano nel mondo” è il titolo dell’incontro, a cui parteciperanno

Maurizio Capobianco, director sales Demandware Italia, Giulio Finzi, segretario

generale di Netcomm, Monica Gagliardi, e-commerce, crm, web & digital marketing

director di Ovs, che illustrerà i frutti della collaborazione con l’azienda, oltre ai

responsabili It di realtà come Vibram e Artsana. Fashion è media partner dell’evento.

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Un’immagine tratta dalla brocure di Demandware

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INNOVAZIONE E MARKETING

Si chiama Brandy un summit senza pre-cedenti in Italia. Il 7 e 8 ottobre agli East

End Studios di via Mecenate a Milano si parla di strategie pensate per i marchi life-style della moda, del living e del food, che vivono di contaminazioni a livello di pro-dotto, comunicazione, strategie distributi-ve. A organizzare la due giorni è Quinte-gia, società fondata a Treviso nel 2003 con l’obiettivo di creare tramite eventi, attività di formazione ed elaborazione di ricerche nuove interazioni tra persone, aziende, competenze e informazioni, fnalizzate a processi di cambiamento e innovazione. Fa capo a Quintegia, da oltre dieci anni, il principale incontro europeo B2B destina-to agli operatori del marketing e della di-stribuzione in ambito automotive. Perché Brandy? A rispondere è Leonardo Buz-zavo, presidente di Quintegia e ideatore della manifestazione, oltre che docente di Imprenditorialità e Strategie all’università Ca’ Foscari di Venezia. «La cosiddetta crisi economica - afferma - è il prodotto di una crisi di signifcati. Per i marchi che puntano a vendere esperienze, la partita da giocare è ripensare in modo nuovo e autentico le connessioni emotive e l’esperienza con il cliente, basandosi su una visione d’insie-me che va dal brand design al channel de-sign». In primo piano a Brandy, attraverso gli interventi di esperti internazionali, sce-nari e prospettive legati all’omnicanalità, all’e-commerce e al coinvolgimento pro-fondo di un consumatore che, come fa no-tare uno dei relatori, Andreas Schmeidler (country manager Italia di Vente-privee) «è stato messo ‘al centro’ dal digitale ed è oggi libero di informarsi, scegliere e acquistare, in modo sempre più multicanale e integra-to». Il branding non può che riconfgurar-

si, «disegnando emozioni ed esperienze, momenti di magia: un’arte che nasce dall’ascolto delle perso-ne, arrivando alle cose che hanno perfettamente senso per loro», osserva Massimi-liano Ventimiglia, artefce e ceo di H-Art e chief digital offcer per l’Italia del grup-po WPP, uno dei principali player del mondo nel bran-ding e nella comunicazio-ne. «La gestione virtuosa della customer experience omnicanale genera nume-rosi benefci» dice Marco Di Dio Roccazzella, equity partner e managing direc-tor della Fashion e Luxury Practice di Value Lab. «Ab-biamo calcolato che solo così si ottiene un incremento della reten-tion - puntualizza - giungendo a una ridu-zione del 20-28% dei clienti ‘defezionati”, con un balzo in avanti dell’acquisto medio, che può raggiungere il +40%. Le aziende che gestiscono al meglio la customer expe-rience sono caratterizzate da maggiori op-portunità di vendita, con una crescita degli indici di cross-selling dal 13% al 22%». A nome delle imprese, Carlo Urbinati (pre-sidente di Foscarini) evidenzia una diff-coltà sostanziale da superare, «che non sta tanto nel riconoscere l’importanza decisiva della comunicazione, quanto nell’evitare il rischio di credere che il prodotto trasmetta da solo tutta la gamma delle scelte proget-tuali con le quali lo abbiamo arricchito». Un discorso che vale per il design come per l’automotive. «Noi di Smart - afferma

Lucio Tropea, direttore di Smart Italia - abbiamo in mano il marchio più gio-vane e dinamico del mer-cato automobilistico, che vive di contaminazioni e genera nei tanti appassio-nati un legame ben oltre il possesso o l’utilizzo del-la vettura». Vente-privee, Smart e Value Lab sono solo alcuni dei partner di Brandy, che si avvale an-che di media partner come Beesness, Il Quotidiano Immobiliare, Technopo-lis e il nostro magazine Fashion, il cui direttore e a.d. Marc Sondermann è tra i relatori, insieme ai nu-meri uno di realtà di spicco del design, dell’e-commer-

ce, della moda e del lifestyle (per l’elen-co completo si veda il sito brandyspace.com). Non è un caso che Brandy si svol-ga in Italia, a Milano. «Il nostro Paese ha una grande vocazione manifatturiera ma non commerciale, settore che spesso viene guardato con diffdenza - conclude Alberto Mattiacci, professore ordinario di Econo-mia e Gestione delle Imprese all’università La Sapienza di Roma, oltre che presidente della Società Italiana di Marketing e diret-tore scientifco di Eurispes -. Ora però le regole sono cambiate e occorre una visione di mercato, e di gestione, ad alta intensi-tà culturale. Appuntamenti come Brandy servono da cavallo di Troia per introdurre sul nostro territorio la “cultura progredita”, della quale anche le piccole imprese non possono più fare a meno». ●

BRAND: ORA È IL CLIENTE A DETTARE LE REGOLE

BRANDY/UNA DUE GIORNI A MILANO

I marchi, soprattutto lifestyle, che gestiscono in modo ottimale la customer experience sono avvantaggiati rispetto agli altri. Ma noi italiani siamo indietro e perdere tempo signifca lasciarsi sfuggire quote di mercato. Se ne parla a un evento unico nel suo genere: Brandy, a Milano il 7 e 8 ottobre con relatori di alto livello

di Alessandra Bigotta

The end consumer quickly assimilates innovation, mostly in the digital sector. But not all brands are equally fast: this being a gap that must be flled as soon as possible. A two-day summit in Milan, Brandy, explores the new challenges of the lifestyle brands

Sopra, Leonardo Buzzavo, presidente di Quintegia e ideatore di Brandy. Sotto, il logo del summit milanese

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SALONI

Non è vero che chi prima arriva, meglio vende. Intorno a questa equazione nel

2009 Who’s Next e Première Classe ave-vano deciso di anticipare le date a luglio, ma a sei anni di distanza i saloni parigini fanno marcia indietro e tornano in scena a settembre. Un ripensamento subito pre-miato dai buyer, che rispetto a luglio 2014 sono aumentati del 12%, facendo registra-re a Porte di Versailles oltre 41mila visita-tori, con una crescita del 13,5% dei fran-cesi e del 9,5% degli stranieri. Sul fronte internazionale è andata bene la Germania (+45%, con un numero di compratori maggiori, rispetto alle edizioni estive del 2011 e del 2012). Dinamica anche l’Italia, con un progresso del 17% e la presenza di retailer (specie nelle sezioni Studio, Urban e Trendy) di prim’ordine: LuisaViaRoma, Penelope, San Carlo Dal 1973. Un tema, quello della rivoluzione del calendario, in voga fra gli stand degli espositori, che ne hanno parlato chi a mezza voce e chi apertis verbis. L’idea di scattare in avanti ha trovato il consenso generale degli im-prenditori italiani, che hanno puntato i ri-fettori anche su un altro aspetto forte dei due saloni parigini: la capacità di mixare l’offerta (uomo e donna, abbigliamento, accessori, calzature e anche bijoux), per un totale di circa 1700 marchi: « È quel-lo che manca in Italia». Fra i principali sostenitori dell’anticipazione ci sono gli imprenditori di scarpe e borse. «Settembre

- osserva Gianni Chiarini nel suo stand,

tra i più affollati a Première Classe - si è confermato il momento ideale per una fera di accessori. Questo è il momento i cui i buyer scrivono gli ordini. La temuta vicinanza con Mipel e The Micam (i sa-loni milanesi si sono conclusi rispettivamen-te il 3 e il 4 settembre, ndr) non ha creato problemi. A Parigi vengono soprattutto francesi e giapponesi». A pochi stand di distanza altri imprenditori e manager ita-liani confermano l’analisi positiva sullo spostamento in calendario. «L'anticipato a luglio - è convinto Alessandro Marzoc-chi, export manager di Beatrice B - aveva

portato maggiore internazionalità tra i vi-sitatori, ma per noi che vogliamo svilup-pare il mercato francese, la nuova collo-cazione è perfetta». Sulla stessa lunghezza d’onda Franco Marchesi, responsabile comunicazione di Daniela Dallavalle: «I nostri agenti francesi - informa - stanno lavorando. Credo che col tempo questo diventerà un appuntamento più locale». Alle accuse di un’impostazione “franco-centrica” hanno risposto gli organizzato-ri della manifestazione, ricordando che le presenze straniere a Porte di Versailles sono state il 37% del totale e che la pur preventivata perdita di ingressi dall’Asia e del Medio Oriente, dovuta allo slittamen-to a settembre, è stata inferiore al previsto. I grandi nomi non sono mancati, specie dal Giappone, con le adesioni di United Arrows e Tomorrowland. Conferme an-che dal mondo dell'e-commerce: i buyer "virtuali" sono stati il 10% del totale. E per le aziende a cui la sola Francia sta stretta? A loro non resta che presidiare anche gli altri appuntamenti internazionali di que-ste settimane: dal Cpm di Mosca al Co-terie in America, fno a Mipap, Super e White a Milano. Per fortuna, la moda è un mercato worldwide. ●

POSTICIPARE I TEMPI PAGA: PRESENZE +12%

WHO’S NEXT & PREMIÈRE CLASSE

Il passaggio da luglio a settembre premia i saloni parigini, che registrano oltre 41mila visitatori. Gli imprenditori italiani: «Se gli stranieri frenano, compensiamo con i francesi». Boom dei buyer dell'e-commerce: sono il 10% del totale

di Andrea Bigozzi

The trade fair registers +13,5% and +9,5% increases in the number of French and international buyers respectively, with a total of 41,198 visitors, up 12% on last year. The number of buyers from China decreased, and this was due to the new date posticipated from July to September. Record attendance for the e-commerce buyers.

Visitatori 41.198 (+12%)

• francesi (+13,5%) • internazionali (+9,5%), il 37% del totale

Buyer italiani +17% con presenze qualifcate come LuisaViaRoma, Penelope, San Carlo Dal 1973.

Nuovi mercati La Tailandia (con the Mall Group) e la Malesia (con Melium) sono le new entry di questa edizione

E-commerce I buyer legati alle realtà virtuali sono ormai il 10% del totale

Fonte: Who’s Next e Première Classe, elaborazione fashion

CLOSING FIGURES

L'ingresso a Porte de Versailles di Who's Next e Première Classe. Tra gli stand dei saloni parigini, numerosi i fashion blogger e buyer online

Page 65: Fashion 14 2015

Le parole più belle sono al femminile.Gioia, poesia, natura, energia, cultura, libertà, musica, intelligenza, fantasia,

amicizia, vita. Le parole che amiamo di più sono al femminile. Così come

le nostre collezioni, che interpretano tutte le donne che sono in ogni donna.

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TradeGlobal e Demandware for

TRADEGLOBAL

5389 EAST PROVIDENT DRIVE, CINCINNATI, OHIO 45246 USA

Essere digitalmente competitivi, per le aziende made in Italy, non

è (più) un optional. Di fronte a un set-tore, come quello dell’e-commerce, che sta crescendo esponenzial-mente e diventando una leva fonda-mentale per l’internazionalizzazione, avvalersi di specialisti che sappiano accompagnare step by step le im-prese nel mercato interattivo risulta una scelta strategica imprescindibi-le. Soprattutto quando si affrontano zone geografche dal forte potenzia-le e al tempo stesso esigenti, dove un approccio semplicistico può vanifcare investimenti e risultati. È il caso degli Stati Uniti, che negli ultimi anni hanno riconquistato un ruolo chiave per l’export italiano. Ad aiuta-re i marchi nostrani a farsi strada nel mondo dello shopping digitale di quest’area, o a cre-

scere a ritmi più sostenuti, sono due alleati che operano con successo sul posto e conoscono dall’interno il mercato di riferimento: TradeGlo-bal e Demandware, che insieme offrono servizi end-to-end e studiati su misura per accelerare l’espansio-ne internazionale delle griffe. Dalla sua il service provider TradeGlobal, che ha mosso i primi passi sul mer-cato a partire dal 2001, ha un quar-tier generale di circa 100mila metri quadri a Cincinnati con quasi 3mila dipendenti, fliali in Cina e a Hong Kong e, soprattutto, un’offerta di servizi con le soluzioni più innovati-ve per coordinare in modo effciente tutti gli aspetti del business online, in chiave omni-channel e cross-

border: primi fra tutti la gestione dell’e-store e del digital marketing, ma anche di contenu-

Dietro le quinte di un e-commerce vincente c’è sempre un progetto forte e articolato, dove niente

è lasciato al caso. Questo lo stile dell’americana TradeGlobal, che in tandem con la piattaforma Demandware,

supporta i brand della moda nella creazione dei loro e-shop e nella gestione effciente del business

in Rete, con servizi end-to-end e logiche tailor made. E un focus su Usa e Asia.

Alla conquista degli States con TradeGlobal

ti, pagamenti, fulfllment e customer service. Una flosofa sposata da una sessantina di clienti del segmento fashion, con big come Versace, Hugo Boss, Tory Burch, Calvin Klein, Tommy Hilfger, Giuseppe Zanot-ti, MCM, Cole Haan e Tretorn. Quanto a Demandware, con cui TradeGlobal collabora dal 2008, per la community online non ha bi-sogno di presentazioni: quotato al New York Stock Exchange, è leader nelle soluzioni di cloud commerce per le imprese, grazie a un’offerta completa e sempre aggiornata per l’omni-channel e il bu-siness internazionale e a un’unica piattaforma capace di semplifcare i processi e ridurre il ti-me-to-market. All’inse-gna dello slogan “Move faster, grow faster”.

Dave EckleyCEO

Dave CookExecutive Chairman

Andreas du PlessisVP global Business Development

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ACCESSORI

Prevedibile calo di presenze ma con-creti segnali della volontà di cam-

biare e innovare, nella formula e nel-le date, sono arrivati da TheMicam e Mipel, i saloni degli accessori, che dal primo al 4 settembre, nei padiglioni di Fieramilano Rho, hanno presentato in anteprima agli operatori interna-zionali le collezioni per la primavera-estate 2016. La fera della calzatura, TheMicam, si è chiusa con un bilan-cio di 30.801 visitatori, di cui 16.480 stranieri. Il consuntivo di un anno fa era di 34.176 ingressi. Quello di set-tembre 2013 di 38.621. Un trend non certo incoraggiante, da mettere in re-lazione alle crisi e alle incertezze che coinvolgono molte aree del globo. Lo spaccato delle presenze dei buyer all’ultima edizione mostra una tenuta del Far East, del Middle Est, degli Stati Uniti e dell’Europa, a esclusione del-la Francia, ma drammatici sono i cali dalla Russia, importantissimo mercato di sbocco per le produzioni made in Italy. Defezioni anche dal Giappone e soprattutto dall’Italia, che continua a risentire di una situazione di diff-

Accompagnate da un rinnovo ai vertici delle associazioni di categoria che rappresentano, le rassegne milanesi degli accessori ricalibrano le date e puntano su formule in grado di valorizzare maggiormente il made in Italy. Obiettivo, affrontare l’impasse dei mercati in un’ottica vincente

di Elena Azzola

The accessories shows TheMicam and Mipel, which took place in Milan between 1 and 4 September, responded to the drop in buyers and enduring problems affecting some markets by postponing their dates until September and focusing on a strategy designed to put greater emphasis on Italian production.

VOGLIA DI RIALZARE LA TESTA

LE NUOVE SFIDE DI THEMICAM E MIPEL

sultano positivi, invece, gli ordini della Germania (+2,5%), degli “Altri merca-ti” (+4,8%, in cui rientrano Medio ed Estremo Oriente) e, soprattutto, degli Usa (+8%).

IL NODO DELLE DATE CENTRALE

PER GLI IMPRENDITORI

Se questa è la fotografa del settore, la necessità dei calzaturieri italiani è di essere supportati al massimo nel loro lavoro, anche attraverso un TheMicam più forte e soprattutto con date più favorevoli. Molti di loro hanno mal digerito l’anticipo del timing del salo-ne, in modo particolare a settembre, deciso dalla precedente presidenza di Cleto Sagripanti. Soprattutto per le re-altà del made in Italy che si collocano

coltà dei negozi. I dati sull’andamen-to del settore della calzatura italiana, del resto, parlano chiaro: nel primo semestre del 2015 si registra una fre-nata della produzione pari al 3,2% in quantità. Le esportazioni crescono del 3,1% in valore, ma subiscono una fessione del 5,2% in volume. Pesan-te l’andamento dei Paesi Csi, dove le vendite si sono ridotte nel complesso di oltre un terzo, sia in quantità che in valore, rispetto ai livelli già insod-disfacenti dell’anno precedente: - 36% il dato della Russia, - 54% dell’Ucraina e - 20% del Kazakistan. Per i prossimi mesi le indicazioni circa la raccolta or-dini, emerse della consueta indagine di Assocalzaturifci, sembrano segnalare la fne della caduta: gli input dall’e-stero registrano complessivamente un aumento (+1,2% in volume), pur con andamenti disomogenei tra i mercati. Accanto al perdurare delle diffcoltà sul mercato russo (-12,6% in volu-me), un calo degli ordinativi si riscon-tra in Giappone (-1,4%) e, in misura minore, nei Paesi della Ue (Germania esclusa), con un trend dello 0,4%. Ri-

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1. Una sflata al padiglione 7 di TheMicam2. Il talk show inaugurale del salone della calzatura, con Annarita Pilotti al centro3. Visitatori su corso Italia a Fieramilano Rho 4. Un modello di Apepazza Stories: “contenitore” di nuovi progetti di Apepazza, alla sua prima stagione con la primavera-estate 2016

nella fascia alta del mercato, presentare le collezioni a fne agosto-inizio settem-bre è stata una scelta discutibile, come spiega, ad esempio, Massimo Sarti di Baldinini: «Per i marchi luxury le usci-te sono quattro: gennaio e marzo per l’autunno-inverno e luglio e settembre per la primavera-estate. Queste tempi-stiche e gli orientamenti dei buyer ne-gli acquisti ci spingono a invocare date classiche: indicativamente intorno al 15 marzo e al 15 settembre». Sulla base di questo comune sentire delle aziende si è costruito, tra l’altro, il consenso che ha portato all’elezione della nuova pre-sidente di Assocalzaturifci e TheMicam Annarita Pilotti, imprenditrice insieme al marito di Loriblu, che ha fatto il suo esordio a livello mediatico proprio in

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ANTICIPAZIONI

PRIMAVERA-ESTATE

2016

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ANTICIPAZIONI

PRIMAVERA-ESTATE

2016

ACCESSORI

BALLIN

questa sessione del salone. Visibilmente emozionata ma molto “carica” nel suo intervento al talk show che ha inaugu-rato la manifestazione (a cui hanno partecipato anche il presidente di Con-fndustria Squinzi, il vice presidente della Regione Lombardia Mantovani e l’eurodeputata Bonafè), Annarita Pilotti è parsa particolarmente vicina alle istan-ze dei colleghi e determinata a farsene interprete. «TheMicam, pur risentendo della crisi internazionale, continua a essere un punto di riferimento a livello globale - sottolinea la neo presidente - e questo è merito degli imprenditori, che eroicamente continuano a investire in creatività e innovazione, nonostante il contesto non facile». «Stiamo lavoran-do a un progetto di rinnovamento di TheMicam - anticipa - che ci auguriamo possa vedere la luce alla fne del prossi-mo anno, nel quale daremo particolare risalto alle eccellenze del made in Italy. Abbiamo inoltre ridefnito il posiziona-mento del salone nel calendario. Le date per il 2016 saranno dal 14 al 17 febbra-io, da domenica a mercoled“, e dal 3 al 6 settembre, quando lo svolgimento sarà da sabato a marted“: ci auguriamo che il posticipo di alcuni giorni a settembre e la presenza della domenica possano ri-portare in fera i dettaglianti italiani che sono mancati a questa edizione». Pilotti è riuscita a cambiare gli slot temporali già opzionati per fne agosto anche per il 2017 e per il 2018, ottenendo gli spazi di Fieramilano Rho rispettivamente dal

2 al 5 settembre e dal 7 al 10 del mese. La presidente e il suo team valutano molto positivamente la sinergia messa in cam-po questa tornata con Mipel sulla pel-letteria, che per la prima volta si è pre-sentato al padiglione 10, in continuità dunque con i padiglioni di TheMicam.

MIPEL LANCIA UN MESSAGGIO:

SERVONO PIÙ QUALITÀ E IMMAGINE

A Mipel si è già iniziato a respirare un vento di rinnovamento, grazie alle iniziative messe in campo del nuovo presidente del salone, Riccardo Brac-cialini, e di Mipel, Roberto Briccola. Una cinquantina tra buyer, giornalisti e blogger, soprattutto asiatici, sono

stati invitati a Milano per la fera: un’azione di incoming resa possibi-le dal supporto offerto dall’Ice e dal Ministero dello Sviluppo Economi-co. Più compatta ma al tempo stesso più curata e raffnata, con allestimenti ispirati a un bosco incantato, Mipel ha scelto di puntare sui giovani designer. Badura, Barbara Bonner, Benedet-ta Bruzziches, Alessandro Enriquez, Filippo Fanini, Gedebe, Azzurra Gronchi, Giancarlo Petriglia, Salar e V°73 sono stati protagonisti dell’area The Glamourous, posta al centro della scena. Chiamati a creare una speciale bag per l’occasione, i new talent hanno avuto modo di approfondire contatti anche durante il dinner party al risto-rante “Carlo e Camilla in Segheria” di Carlo Cracco, nella prima giornata di manifestazione, a cui erano presenti il gotha della moda italiana (in primis esponenti delle istituzioni e delle asso-ciazioni) e gli ospiti invitati dalla fera a Milano. A inizio serata è stato pro-iettato il video realizzato dalle fashion blogger Candela Novembre, Linda Tol, Veronica Ferraro, Paula Turani ed Elisa Taviti, coinvolte nel progetto The Glamourous Shopper: le specia-li borse sono state interpretate dalle nuove, seguitissime icone della moda in un “corto” girato in città. «Finora Mipel ha tenuto un proflo troppo basso rispetto al suo ruolo di fera più importante al mondo della pelletteria - sostiene Riccardo Braccialini -. Que-sta edizione è un primo messaggio di quello che vogliamo fare: un Mipel più di qualità e d’immagine, un punto di incontro fsico dove circolino le idee». ●

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1. Il dinner party di Mipel da “Carlo e Camilla in Segheria”2. L’area “The Glamourous” al salone 3. La speciale bag “Shopping in Capri”, frmata 10x10 AnItalianTheory di Alessandro Enriquez

VALENTINO ORLANDI

JF LONDON

LIU JO

VIC MATIÉ

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CAMPOMAGGI & CATERINA LUCCHI

«Investiamo ancora di più sul territorio»The Campomaggi & Caterina Lucchi group continues to grow, investing in its Cesena headquarters in confrmation of the strategic decision to focus on authentic Italian production.

Grazie a un prodotto artigianale made in Italy, il gruppo

della pelletteria Campomaggi & Caterina Lucchi

continua a crescere e fare investimenti, anche in tempi di

debolezza dei consumi interni e di crisi di alcuni mercati

internazionali. Nel 2015 pronostica un fatturato di 40

milioni di euro, in aumento rispetto ai 35 milioni di euro

messi a segno nel 2014, ripartito tra un 60% estero e

un 40% Italia. Oltre ai marchi Campomaggi (uomo e

donna) e Caterina Lucchi (donna), produce e distribuisce

da 10 anni Gabs Franco Gabbrielli (uomo e donna),

un caso di successo nel mondo delle borse e degli

accessori. Il sodalizio con il designer forentino ha dato

un notevole impulso all’azienda. Tant’è vero che nella

sede di Cesena, circondata dal verde, sta per nascere un padiglione aggiuntivo, in grado di aumentare la capacità

produttiva di questo polo virtuoso, attento, oltre che all’originalità e alla qualità dei suoi articoli, a una serie di

aspetti che ne nobilitano l’immagine: inserimento dei giovani, ambiente di lavoro confortevole per i 130 dipendenti,

sensibilità green. «Crediamo fortemente che investire nel territorio signifchi fare un doppio affare, per sé e per

chi ci vive - dichiara Marco Campomaggi -. L’impegno mio e di Caterina è di rimanere saldamente qui: una scelta

imprenditoriale precisa e consapevole per promuovere un luogo vivo, attivo e ricco di eccellenze». Nelle ultime

stagioni, soprattutto per Caterina Lucchi, sono stati creati modelli luxury in pellami pregiati, come il vero alligatore

e il pitone: un innesto di capsule in una collezione di borse sempre e comunque dalla forte personalità, in grado di

farsi apprezzare lentamente dalle consumatrici, in virtù anche delle imperfezioni e dell’usura del tempo. Con questa

flosofa il gruppo si appresta ad affrontare nuovi mercati, come la Cina, la Corea, il Medio Oriente, i Paesi balcanici,

Singapore, Hong Kong, il Sud America, l’Australia e Taiwan. (e.a.)

PREMIATA

La sneaker cresce del 150% a stagioneA brainchild of shoe guru Graziano Mazza, the Premiata sneaker has been a real success story in recent seasons.

L’idea, balenata nel 2008 nella mente del guru delle calzature

Graziano Mazza, si è rivelata vincente. Partendo dall’esperienza di

Premiata, azienda storica specializzata in scarpe di ricerca uomo

e donna, l’imprenditore e stilista ha deciso quell’anno di mettere

a punto una linea di sneaker evolute. Ha pensato di utilizzare pellami, tessuti e accessori made in Italy per le tomaie

e fondi fatti in Cina (i migliori per questa tipologia di modelli) e di far assemblare il tutto in Vietnam, Paese con una

forte expertise nelle scarpe ginniche, dove ha aperto una fabbrica: la Premiata Vietnam. Il risultato è un prodotto

originale, fresco e colorato, in grado di distinguersi sul mercato, grazie anche a una distribuzione selezionata e a una

comunicazione d’impatto, un po’ sopra le righe. Negli ultimi tre-quattro anni la “White” di Premiata (così chiamano in

gergo in azienda la parte sneaker) è cresciuta a un tasso del 150% ogni stagione, raggiungendo 750 punti vendita al

top nel mondo e un fatturato di 20 milioni di euro nel 2014. Italia, Corea, Russia (dove sono state create anche delle

special edition per alcuni negozi), Giappone, Cina, Germania e Benelux sono i principali mercati. Attualmente l’azienda

punta agli Stati Uniti, dove sta creando una struttura commerciale ad hoc. Il target non è di giovanissimi, ma dai 35

anni in su, per il 50% donne e per il 50% uomini. Il pezzo sell out di queste calzature va dai 180 euro in su. (e.a.)

ACCESSORI

NEWS

Il giro del mondo di Florens ShoesA tour around the world for the new spring-summer 2016 children’s collection by Florens Shoes.

TheMicam signifca anche calzature per i

più piccoli. Tutte al femminile, per bimbe e

ragazzine, le proposte di Florens Shoes: un

marchio con 40 anni di esperienza che, per

la primavera-estate 2016, si è ispirato a un

viaggio nelle culture di popoli diversi - dal Far

West all’Oriente - giocando su intrecci materici

e stampe. Si candidano a best seller gli

infradito in tinte vivaci e glitter, con grandi fori

come motivo decorativo.

Un modello di Caterina Lucchi per la primavera-estate 2016

J-Poppy, la nuova must have di Ju’StoMore customisable and colourful than ever, Ju’Sto reveals its new star for the winter: J-Poppy.

J-Poppy è la nuova must have di Ju’Sto per

l’autunno-inverno 2015/2016, disegnata da

Emanuele Magenta. L’accostamento tessuto/

gomma la rende moderna e all’avanguardia,

seppure la forma classica richiami i modelli

degli anni Sessanta. I suoi elementi sono

facilmente intercambiabili con pezzi di altri

colori, sulla base della flosofa trasformista

che contraddistingue questo marchio.

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KEYS

Cinquant’anni “calzati” alla grandeMiber, which counts the Keys brand as part of its group, is celebrating its 50th anniversary. It represents a chance to inject renewed vigour into a product already widely loved for its convenience and value for money.

Con la collezione per la primavera-estate 2016, presentata a TheMicam, Keys inizia i festeggiamenti per i 50

anni dell’azienda a cui fa capo: la bresciana Miber, la cui proprietà in tutti questi anni è rimasta saldamente

nelle mani di una delle due famiglie fondatrici, i Bertini. Nata nel 1966 come realtà produttiva, nel corso della

sua storia Miber è passata a concentrarsi sul design e gli aspetti commerciali, delegando la fabbricazione a

calzaturifci di sua fducia. Nel 1992 ha dato vita al marchio Keys che, stagione dopo stagione, si è imposto

sul mercato italiano con i suoi modelli comodi e dal valido rapporto qualità/prezzo. Con l’autunno-inverno

2015/2016 si è affrontato il restyling del logo, caratterizzato dall’iconica linea verde e dal payoff “Una storia

italiana fatta di scarpe” (la campagna pubblicitaria punta invece sul messaggio “Distinguiti”). L’upgrading non

è stato solo di immagine, ma sostanziale: il team stilistico, che lavora alla messa a punto di un campionario

molto ampio, è stato rinnovato e il risultato è tangibile nella collezione per la primavera-estate 2016 vista

a TheMicam: una gamma d’offerta caratterizzata dalla ricerca nei materiali, particolarmente leggeri, e

dall’attualità e dall’originalità dei modelli proposti, pur restando nell’ambito di una calzatura comoda e adatta

a un target trasversale. Keys è un marchio forte in Italia (sono più di mille i punti vendita raggiunti) e richieste

di ordini arrivano ultimamente anche dall’estero. Attivo pure l’e-commerce del brand, che su Facebook può

contare su circa 42mila follower. (e.a.)

ACCESSORI

NEWS

Anche noi con Braintropy per le donne di KabulOur magazine takes part in the charity initiative launched by Braintropy in support of the project “Jamila” of Pangea onlus.

«La moda può aiutare una donna a cambiare

in meglio il proprio destino»: con questa

convinzione il marchio di borse Braintropy

ha chiesto a 15 testate, tra cui Fashion, di

creare la propria Patty Toy Madly, modello

iconico del brand, scegliendo colori e

materiali in libertà. Il nostro magazine ha

optato per il vitello stampato karung nei toni

del verde e una pattina ton sur ton con fascia

cocco, intercambiabile con un’altra pattina

stampa vipera laminato bronzo, con logo

nero di Fashion (nella foto). Un pezzo unico

che, insieme alle 14 borse personalizzate da

altrettante testate, sarà messo in vendita

in occasione di un’asta benefca, in agenda

a Milano il prossimo autunno. Il ricavato

delle esclusive Patty Toy Madly - esposte in

anteprima durante il salone White - sarà

destinato interamente al progetto “Jamila” di

Fondazione Pangea, dedicato a sostenere

le donne di Kabul, in Afghanistan (gli

aggiornamenti su orario e luogo dell’asta su

www.braintropy.it). (a.t.)

GIOVANNI FABIANI

Le nuove rotte portano in Cina e Stati UnitiThe Giovanni Fabiani group has worked tirelessly on its three lines as it looks to tackle new markets such as the United States and China.

Grande dinamismo si respira in casa Giovanni Fabiani. Lo storico calzaturifcio di Fermo,

nelle Marche, sta mettendo in campo nuove strategie e strumenti per crescere con i suoi

tre marchi: Giovanni Fabiani, brand di punta sinonimo di stile, eleganza e qualità per una

donna contemporanea ma mai eccessiva in fatto di look, Fabiani rivolto a una consumatrice

più classica e destinato principalmente al mercato russo e, non ultimo, Sara Kent, dal

mood giovane, fresco e trendy. Con un giro d’affari realizzato quasi esclusivamente

all’estero (e dunque al riparo dalla crisi dei consumi interni), Giovanni Fabiani ha ora nel

mirino soprattutto gli Stati Uniti, dove è già attiva una showroom, e la Cina, dove si lavora

per aprirne una. «Il primo passo è stato di lavorare sul prodotto - rivela Giovanni Fabiani

-. Avevamo bisogno di un ampliamento della proposta e di contenuti meno classici». Al

rinnovamento stilistico sono seguiti gli aspetti legati all’immagine e alla comunicazione.

«Dal sito ai social network, dalla pubblicità alle collaborazioni con designer e

blogger, fno al traguardo dell’e-commerce: sono tutti temi che stiamo

affrontando», assicura l’imprenditore, che preferisce continuare

a dialogare con i multimarca e non prende in considerazione

l’apertura di monomarca. (e.a.)

Una décolleté Giovanni Fabiani e uno zaino che arricchisce la proposta frmata Sara Kent: l’azienda ha lavorato su rinnovamento stilistico, immagine e comunicazione

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J&C JACKYCELINE

Quando la borsa è smontabileSara Lin, a Chinese-Tuscan designer and entrepreneur, is the creator of the J&C Jackyceline collection. Among the new products, the innovative patented J&C Pop Bag.

La J&C Pop Bag è una delle borse più innovative di J&C Jackyceline, brand

in ascesa, dopo una fase di rilancio. Un modello brevettato smontabile, che

consente di cambiare colori e materiali e si può inserire in un bagaglio a

mano. Una proposta in vetrina da febbraio 2016, nata da un’idea di Sara

Lin, creatrice-imprenditrice cinese trapiantata dall’infanzia a Firenze, dove

ha sede l’azienda. «Il marchio nasce nel 2008, prendendo spunto dai nomi

dei miei fgli Jacky e Celine - spiega -. Le borse, made in Toscana, sono

vendute in oltre 500 boutique, più il monomarca di via Guicciardini, nel

capoluogo toscano, i 10 monobrand in Cina, tra Shanghai e Taiwan, e il

nuovo e-shop store.jandc.eu». Rivolte a un target giovane, hanno prezzi

dagli 80 ai 200 euro sell out. Nel futuro nuovi negozi monogriffe, anche a

Milano, per una collezione che fattura circa 6 milioni e mezzo di euro, di

cui il 30% realizzati all’estero tra Europa, Medio Oriente e Asia. A fne anno

l’export potrebbe salire al 40%. Un sogno nel cassetto è la brand extension,

con il lancio delle scarpe e dell’abbigliamento. (c.me.)

ACCESSORI

BRANDINA

La vacanza da indossareMade with the tissues used for beach chairs, Brandina bags celebrate their 10th anniversary.

Il lettino da mare è un classico dell’immaginario collettivo. Evoca

giorni felici e un certo fascino d’antan, quando in pieno boom

economico si partiva alla volta di Rimini o Riccione. Classe 1972,

il designer e fotografo pesarese Marco Morosini queste atmosfere

se le porta nel dna e ci ha costruito attorno una collezione di borse

e accessori, utilizzando il tessuto iconico a righe colorate. «Da qui il

nome, Brandina - spiega -. Un’avventura iniziata 10 anni fa, quando

realizzando con Electa Mondadori un libro fotografco sulla riviera

adriatica ho usato come sovracopertina questo materiale. Tutto è

partito da lì». 100% made in Italy, Brandina conta su 15 monomarca

(di cui uno a Mykonos) ed è pronta a nuove sfde, in primis l’export «in

luoghi caldi, da Miami al Brasile», grazie al contratto in esclusiva con la

showroom Panorama Moda di Biagio Lubrano. Con l’estate 2016 viene

rieditato un classico, la borsa “Hotel”, che diventa “Hotel Plus”: bella,

funzionale e dotata di una bustina di vera sabbia romagnola. (a.b.)

L’ED EMOTION DESIGN

L’ex start up ha obiettivi ambiziosiFounded in 2012 by the young Sara Giunti, L’Ed Emotion Design is ready to grow in new markets.

Nell’universo delle start up, quella di L’Ed

Emotion Design è una storia di successo.

A fondarla nel 2012 Sara Giunti, oggi

27enne alla guida di una realtà con 11

dipendenti, che dopo il diploma allo Ied ha

messo in piedi un business vincente. «Volevo

lanciare un prodotto - dice - non solo chic,

ma anche high tech e funzionale». Detto,

fatto: Sara si è ritagliata una nicchia tutta

sua con L’Ed Emotion Design, collezione

di borse che al made in Italy e a un design

ricercato aggiunge la comodità di una chiave

USB interna ai modelli per ricaricare i device

mobili compatibili e di una luce led interna,

una “mano santa” nel momento in cui si

cerca qualcosa in quella che, per molte

donne, è quasi una “casa in miniatura”. Il

focus è sull’Europa, con la presenza in 30

top boutique (10 Corso Como e La Tenda

a Milano, L’Eclaireur a Parigi, Harrods a

Londra e altre), ma l’ambizione è spingersi

più in là, alla volta del Giappone, degli Usa

e, in un secondo momento, anche di Cina,

Corea del Sud ed Emirati Arabi. (a.b.)

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1. Un’immagine che sintetizza lo spirito delle proposte Brandina, ispirate alla riviera romagnola2. Marco Morosini con la moglie Barbara Marcolini, responsabile dello stile del marchio

1. Sara Lin, stilista e imprenditrice2. La borsa smontabile J&C Pop Bag di J&C Jackyceline: nei negozi da febbraio 2016,è protetta da brevetto1. L’Ed Emotion Design per la primavera 2016:

tra i nuovi materiali spicca il nylon2. La giovane stilista Sara Giunti

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ANTICIPAZIONI D’AUTORE

di Alessandra Bigotta

WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2016

Dalle prime indicazioni fornite dalle griffe sulla prossima primavera-estate emerge il ritratto di una donna dalla sensualità intrigante, che si traduce in abiti futtuanti, spesso lunghi alla caviglia, tessuti leggeri, stampe acquarello a metà tra un etnico rivisitato e la rievocazione delle atmosfere degli anni Settanta e Ottanta. Non una massiccia operazione nostalgia, ma un gioco più sottile di accenni e rimandi. I colori sono prevalentemente chiari, più evocativi che esibizionisti, e un ruolo chiave è affdato ai dettagli: coulisse, intarsi, ricami, piccole frange, studiati contrasti di materiali

The new spring-summer 2016 designers’ collections are dedicated to a sensual, charming woman, who can appreciate foating dresses, ultralight fabrics, watercolor prints and a mood hanging in the balance between a new ethnic mood and reminiscences of past years, namely the Seventies and the Eighties. The attention to details is high: contrasts of fabrics, inlay works, little fringes and embroideries dominate the scene.

REINVENTING GLAMOUR

MAX MARAIspirazione marina per lo spolverino sfoderato in lana superlight e angora lavorata a mano, con una particolare coulisse al collo e bottoni oro. Pantaloni in gabardine bianco e scarpe in nabuk con zeppa in gomma rigata.

MASSIMO REBECCHIIl soprabito overcheck, insieme alla versione in tessuto jacquard o rigato, è uno dei pezzi forti di una collezione incentrata su una femminilità raffnata e contemporanea. Da indossare con l’abito in seta lavata e stampata, oppure in pizzo patchwork.

TRUSSARDIIl trench oversize in crêpe di seta tartan jacquard con coulisse, realizzato in una tonalità di grigio ghiaccio, si abbina alla giacca doppiopetto di taglio maschile e ai pantaloni a vita alta.

PICCIONE.PICCIONEPer l’abito aderente sul busto

e scivolato sul corpo la stampa diventa un “espediente formale”,

in grado di esaltare i materiali. La collezione è giocata su stoffe

preziose e leggere: shantung e chiffon di seta, crêpe de chine

e ottoman tecnici per i capospalla e le gonne balloon.

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SPORTMAXLo stile comfort-chic si esprime in una maxi T-shirt in popeline di seta écru. Si fanno notare i dettagli in Alcantara a contrasto, nella cintura incrociata e nei polsi staccabili.

ANDREA INCONTRILa femminilità è anche questione di rigore e razionalità. Ne è convinto Andrea Incontri, che intorno a tessuti come la seta sviluppa una collezione dalle linee pulite e dal look ricercato, concettuale.

BYBLOSImmagine, ma anche contenuti di artigianalità: il tessuto jacquard in fettucce colorate del mini-dress con vita alta e pannelli, che nascondono plissé black and white, è realizzato manualmente con telai.

GENNYLa primavera-estate 2016 del brand rilegge gli stilemi dell’Art Déco in chiave moderna e sofsticata prendendo spunti anche dagli anni Settanta, come accade nel completo con gilet e pantaloni ampissimi in organza e fl coupé.

ALBERTO ZAMBELLIDal 1948 al 1963 Seydou Keita immortalò nelle sue fotografe scattate in Mali un’Africa inaspettata, ricca di fascino ed eleganza. A distanza di oltre mezzo secolo, Alberto Zambelli si rifà a quelle immagini. Ne è un esempio l’abito tricot in garza impalpabile, personalizzato da geometrie in lamina silver-mate.

FATIMA VALAccarezza morbidamente le forme, il vestito in tessuto “Punto Milano” con interno elasticizzato, tasche e un drappeggio sul retro. «Il mio obiettivo - dice la designer - è proporre una declinazione inedita del comfort».

MARIO DICELo stilista parte dall’idea di canotta per trasformarla in un maxi-dress in canvas a righe, con un inserto in pizzo macramé.

Page 80: Fashion 14 2015

BUYERS’ OPINION

Dal vintage al casualwear, i nuovi trend Quattro top buyer internazionali fanno il punto sul womenswear dell’estate 2015, anticipandole tendenze del 2016. Le femminilità da un lato si fa sedurre dal passato, dall’altro guarda al comfort

1Quali i best seller di abbigliamento donna della primavera-estate 2015?

2Quali gli accessori donna campioni di vendita della stagione in corso?

3Quali le novità nell’assortimento femminile della primavera-estate 2016?

di Elisabetta Campana

KEN DOWNING

Neiman MarcusDallas

Le collezioni più apprezzate dalla nostra clientela nella primavera-estate 2015 sono state quelle che hanno scommesso sui colori e sulle stampe della stagione, proponendo pezzi particolari, con dettagli super curati.

I sandali sono stati top-seller nella stagione estiva: soprattutto quelli “fat”, in perfetta sintonia con il trend Bohemian. Altro tema clou è stato quello delle frange, che hanno caratterizzato borse e calzature.

I nostri prossimi acquisti rifetteranno le tendenze che sfleranno sulle passerelle delle fashion week, per garantire nuove e fresche idee modaal guardaroba delle clienti.

Le consumatrici hanno apprezzato le proposte casualwear, come felpe, jeans e T-shirt, interpretate in chiave lussuosa, con tessuti di qualità e ottimi tagli. D’altra parte la clientela desidera sempre più avere nel guardaroba capi ben fatti, frutto di lavorazioni artigianali.

Il casualwear di lusso ha infuenzato anche gli accessori da indossare tutti i giorni: in testa alle vendite le trainer con i lacci o quelle tipo skater, i sandali stile gladiatore, gli zaini e i copricapi informali.

Di solito puntiamo sempre a interpretare i trend attraverso la nostra flosofa, piuttosto che accettarli tout court. Ciò premesso, la prossima stagione continueremo a investire in qualità e nelle proposte dei nostri designer e a ricercare nuovi, interessanti giovani stilisti.

JUSTIN O’SHEA

Mytheresa.comMonaco

Top dei top della stagione calda sul nostro sito sono stati gli abiti di sflata di Chloé, i “fare pant” di Acne Studios, i vestiti con disegno quadrettato di Altuzarra, i parka militari di Saint Laurent e tutta la collezione di Dries Van Noten.

MICHAEL MOK

JoyceHong Kong

GIANNI AMATI

LeamRoma

Sull’onda di un lifestyle sofsticato e femminile, sono andate bene le camicie scivolate, con stampe soft di Céline, abbinate a pantaloni larghi, anche a culotte. Sono piaciute pure le camicie con le stampe più “ardite” di Saint Laurent, indossate con pantaloni skinny o jeans strappati.

Non cambieremo molto l’assortimento per la prossima stagione calda, perché persiste ancora il mood della primavera-estate 2015 e gli stili più importanti non sono cambiati in modo signifcativo. Continueremo piuttosto a investire nei capi più costosi visti in passerella.

Le calzature hanno registrato un grande incremento: insieme alle borse sono state best seller. Fra le scarpe vincenti spiccano quelle pulite, con il tacco basso di Roger Vivier e Céline oppure i modelli con tacchi vertiginosi, anche eccentrici di Sophia Webster.

Daremo più spazio agli abiti, anche lunghi. I pantaloni saranno larghi e confortevoli in materiali dalla mano morbida, come la seta lavata. Particolarmente belli quelli proposti nella main collection di Faith Connexion.

Sul fronte accessori, la clientela femminile ha preferito i “lace up boot” di Saint Laurent, le borse di Chloé, gli stivali Otk di Givenchy, le espadrillas di Aquazzura, i modelli “gladiatore” di Miu Miu e Gianvito Rossi e le sneaker di Valentino.

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Tra i trend vincenti per la prossima stagione ci saranno i colori luminosi, nitidi e audaci: primo fra tutti il rosso. Tornerà sotto i rifettori il blazer, così come diventeranno importanti i pantaloni ampi.

I must della primavera-estate 2016? Il blazer, il pantalone a gamba larga e le gonne a pieghe.

Non discuto di budget normalmente.

Assisteremo a un grande ritorno del denim in tutte le categorie. La femminilità si declinerà nei pizzi vittoriani, in maxi abiti e in una moderna interpretazione dello stile Bohemian. Il tema agender ispirerà nuove, interessanti proposte. Sul fronte accessori, l’approccio sarà “less is more”. I gioielli acquisiranno importanza.

La clientela si farà sedurre dalla femminilità, declinata nei maxi abiti, nei capi con le spalle particolarmente impreziosite e, in generale, prediligerà tutte le proposte ispirate alle atmosfere Bohemian.

Continueremo a mantenere coerenza nei nostri acquisti per assicurare alla nostra clientela scelte creative, all’insegna della freschezza.

Fra le tendenze più forti della primavera-estate 2016 spiccheranno il mood cowboy, gli anni Settanta e lo stile surf.

Le donne si faranno conquistare da stivali stile cowboy, zoccoli, bomber e calzature con il plateau.

Sete e tessuti fuidi prenderanno il posto del denim e, più in generale, dei materiali “rigidi”. L’eleganza sarà fatta di pezzi speciali, abbinati senza seguire diktat di moda particolari.

Praticamente irrinunciabile un giacchino “icon” di Gucci in maglia bouclé bordato con il web, da indossare con un jeans a zampa, oppure a un abito corto stampa “archivio” di Valentino. Alle clienti consiglierei, prima di andare a fare shopping, di ripescare nei loro armadi i bei pezzi vintage, da abbinare a capi nuovi.

Il nostro budget per il womenswear della primavera-estate 2016 aumenterà sicuramente.

Nel budget confermerò gli stessi acquisti per il ready to wear, mentre aumenterò gli ordini di borse e calzature.

Quali i trend vincenti della prossima stagione calda?

A cosa la donna non rinuncerà delle proposte che vedremo in passerella in queste fashion week?

Il budget donnaè in aumento, in diminuzione o è stabile?

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The quotes of four top buyers from the United States (Neiman Marcus), Hong Kong and China (Joyce), Germany (Mytheresa.com) and Italy (Leam) highlight the growing importance of vintage and casualwear infuences. Maxi dresses, wide leg pants, pleated skirts, bomber jackets, cowboy boots, platforms and iconic items will be some of the must haves of spring-summer 2016, a season with growing budgets.

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FASHIONPARADEOtto trend candidati a diventare must have. Dal minimale al gypsy déco, dal rétro all’avant-garde, l’imperativo è uno solo: distinguersi per carattere e personalità.

di Angela Tovazzi

Eight trends on their way to becoming must haves. From minimalism to gypsy déco, from retro to avant garde, there is only one rule: to distinguish oneself through character and personality.

SPRING/SUMMER 2016

WOMENSWEAR PREVIEW

LARDINI

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WOMENSWEAR PREVIEW

ZENATTITUDEI due non-colori per eccellenza, il bianco e il nero, come flo conduttore di un guardaroba rigoroso, dal glamour castigato. L’eleganza vera non ha bisogno di orpelli: è solo questione di volumi e linee, tracciati con decisione sulla silhouette.

The two non-colours par excellence, white and black, are the connectors of a minimal, severely glamorous wardrobe, True elegance has no need of frills: it is simply a question of volumes and lines, decisively traced unto the silhouette.

ALESSIA XOCCATO

LORENA ANTONIAZZI

LAMBERTO LOSANI

TAGLIATORE

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85 22_09_2015

PIERANTONIO GASPARI

ALPHA STUDIO ELISABETTA FRANCHI

NEVER ENOUGH LE FATE CHIARA BONI LA PETITE ROBE

ALANRED DONDUP

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WOMENSWEAR PREVIEW

CULOTTEMANIACorti appena sotto il ginocchio, oppure poco sopra la caviglia: i panta-culotte sono la superstar di stagione. In versione daywear o cocktail style.

Short garments just above the knee, or just above the ankle: culottes are the season’s superstar. Whether daywear or cocktail style versions.

KATIA G

OTTOD’AME ANNIE P

M MISSONI

SISTE’S

PATRIZIA PEPE

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WOMENSWEAR PREVIEW

TECHNOGLAMLight duvet iperfemminili ma anche pull e caban dalle forme over, con inserti dalle texture lucide e dall’aspetto high-tech. Per un’eleganza smart.

Light, hyper feminine down jackets, but also oversized sweaters and reefer jackets, with shiny high tech textured inserts. Smart elegance.

VOLPI

TATRAS ELEVENTY

WOOLRICH

BOSIDENG JET’ÂLENE

BPD BE PROUD OF THIS DRESS

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WOMENSWEAR PREVIEW

MULTITASKINGDENIMNon è il solito denim. Per le afcionadas della tela workwear il jeans cambia pelle e si trasforma in gonna salopette, panta-culotte, camicia, gilet e giubbino dall’immagine unconventional. D’obbligo dettagli insoliti: inserti patchwork, ricami, cuciture a vista o particolari marine.

This is not your usual denim. For workwear fabric afcionadas, jeans change their look and become overall skirts, culottes, shirts, vests and jackets sporting an unconventional image. Unusual details are de rigueur: patchwork inserts, embroidery, visible stitching or navy details.

COVERT

DONDUP

NOLITA

Page 91: Fashion 14 2015

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DASSIOS PEPE JEANS LONDON GUESS JEANS

TOMMY HILFIGER BROOKSFIELD IMPERFECTBLAUER

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WOMENSWEAR PREVIEW

BOHOTWISTIl sapore etnico delle fantasie si sposa con silhouette contemporanee: panta-gonne, tute girly e giacche maschili. In un mix di vintage e avant-garde.

The ethnic favour of the prints is combined with contemporary shapes: pant skirts, girly jumpsuits and masculine jackets. It is a mix of vintage and avant garde.

SÔNIA BOGNER

CARACTÈRE

MYF FAUSTA SANTI

SONIA DE NISCO

KOCCA

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Manila Grace for

ANTRESS INDUSTRY SPA

Tel. 0039 059 68 47 21 - Fax 0039 059 65 24 56 - www.manilagrace.com

Un anniversario importante, il decenna-

le celebrato nel 2014 da Manila Grace

con un esclusivo 10th Anniversary Party nel

cuore di Milano, ha siglato un traguardo cru-

ciale per il brand italiano nell’orbita di Antress

Industry Spa, che conta oggi oltre 40 bouti-

que monomarca tra il nostro Paese e l’estero,

con la prospettiva di nuovi opening in mercati

strategici. La previsione di crescita per il 2015

è del 10%, come spiega Maurizio Setti, Pre-

sidente di Antress Industry, che precisa: «Il

nostro obiettivo è aumentare del 50% il giro

d’affari derivante dall’export, in aree come il

Far East, il Medio Oriente e gli Usa». Anche

l’Europa è al centro di investimenti: dopo gli

store di Berlino e Parigi, Manila Grace fa rotta

in ottobre verso Lille e Anversa. Nella “capita-

le delle Fiandre”, vivace e fashion oriented, la

collezione si insedierà con uno spazio giocato

sui materiali naturali ed essenziali: rame, otto-

ne e soprattutto legno, che connota la facciata

d’ingresso. L’obiettivo è esprimere l’autentica

artigianalità italiana, accogliendo chi entra in

un ambiente raffnato ma a misura d’uomo,

che si esprime nelle tonalità del parquet fam-

mato e nella presenza di maioliche. «Il futu-

ro dipende dalla nostra capacità di unire tre

elementi apparentemente opposti - fa notare

Setti -. Una creatività senza freni, una certa

follia imprenditoriale e una costante cautela».

Mentre il network in franchising di Manila Gra-

ce è in continuo sviluppo, il presidio del who-

lesale è garantito dalla presenza in un migliaio

di multibrand internazionali (600 in Italia, 400

oltreconfne): flo conduttore un’offerta ampia

e varia, che alle collezioni donna e bimba ag-

giunge un profumo esclusivo, dalle fragranze

naturali, in un’ottica di brand extension in gra-

do di esprimere un dna forte, valori concre-

ti, cultura e un’alta qualità «orgogliosamente

made in Italy». Il marchio diventa marca a tutti

gli effetti, con la regia stilistica della fashion

designer Alessia Santi, artefce di proposte

fatte di contaminazioni, sovrapposizioni incon-

fondibili e una personalità che si distingue.

In piena espansione, il marchio

Manila Grace è sinonimo di collezioni

«orgogliosamente italiane»,

frutto di una strategia che dosa

creatività, lungimiranza

e un pizzico di follia imprenditoriale.

Tra le sfde future il deciso

potenziamento dell’export e nuovi

opening, a partire da Lille e Anversa.

Creativi, orgogliosamente made in Italye sempre più export oriented

Alessia Santi Fashion Designer Manila Grace

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WOMENSWEAR PREVIEW

FUTUREROMANCE Un’allure delicata, ma di carattere, per i completi dai tessuti morbidi e fuidi, nelle nuance soft del rosa. Segni particolari: pizzi, volant e trasparenze.

A delicate allure which is nevertheless full of character, for outfts made of fuid soft materials, in soft nuances of pink. Particular focus areas: lace, ruffes and transparencies.

ALESSANDRO DELL’ACQUA

PINKO BAGUTTA

TWIN-SET SIMONA BARBIERI

LIU JO

DANIELA DALLAVALLE

Page 95: Fashion 14 2015

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Foto

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tock

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WOMENSWEAR PREVIEW

GYPSYDÉCOBalze, drappeggi e lunghezze maxi per i nuovi gypsy dress. Che scelgono fantasie geometriche e animalier. Ma anche stampe naïf, con farfalle e gatti in bella vista.

Frills, draping and maxi lengths for the new gypsy dress. Geometric and animal prints. Also in the mix are naïf prints, with prominent butterfies and cats.

VIA ROSMINI NENETTE

ANNARITA N

HANITA

DIDIER PARAKIAN

MANILA GRACE

ATOS LOMBARDINI

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MANNEQUINS AND MORE

MDS T UD IO . I T

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WOMENSWEAR PREVIEW

URBANSQUAWFrange à go-go, come dettaglio a sorpresa sul punto vita, ma anche in versione overall. Per un look d’impatto, un po’ hippy, un po’ dark.

Go go fringes, as a surprise element around the waist, but also in full body versions. For a striking look which is part hippy and part dark.

SFIZIOPOMANDÈRE

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BEATRICE B

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STORE TO WATCH

Passione, entusiasmo e coraggio non mancano a Laura Poretti che,

a metà settembre, ha inaugurato Mi-laura, un concept store di moda, ac-cessori e oggettistica in zona Brera nel capoluogo lombardo, al 35 di corso Garibaldi. Milanese doc, tre fglie pic-cole, un marito tedesco e un passato prima presso La Rinascente, come re-sponsabile acquisti e poi in Agnona come general merchandising manager e fashion coordinator, l’imprenditri-

regalo». Il tutto coerente con il concet-to di eleganza trasversale, «che per me è primario da sempre - precisa - per-ché lo stile di una persona è fatto di piccole e grandi cose, dal bel cappotto da indossare alla borsa particolare, fno al quaderno per prendere appunti e al “pensierino” da portare alla padrona di casa per un invito a cena». «La verità - aggiunge sorridendo - è che non riu-scivo più a divertirmi a fare shopping: mi sembrava che tutto fosse scontato e

ce ammette che il suo amore per il fashion, nato quando era piccola, non è mai stato mai tradito, nemmeno du-rante gli studi alla Bocconi e i tanti viaggi di lavoro all’estero. «Adesso ho fnalmente creato il negozio che avrei sempre voluto trovare - dice Laura -. L’idea è mixare proposte moda sof-sticate con alcuni pezzi veloci e diver-tenti che disegno e faccio realizzare , insieme a tanti complementi, oggetti e piccoli gadget, perfetti anche per un

Nasce dal desiderio di creare qualcosa di originale, innovativo, in grado di suscitare curiosità: è il nuovo concept store Milaura, aperto in zona Brera a Milano. Abbigliamento e accessori di ricerca, ma anche oggetti e gadget perfetti per un regalo: il tutto coerente con il concetto di eleganza trasversale, prioritario per la titolare Laura Poretti

MILAURA A MILANO

di Elisabetta Campana

The new concept store Milaura, opened in Milan, Brera district, is made to create something original and innovative. Clothing and accessories, but also objects and gadgets perfect for a gift: everything is consistent with a concept of transversal elegance, a priority for its founder Laura Poretti

In questa pagina e in quella a fanco immagini del concept store Milaura, in corso Garibaldi 35 a Milano. Nel box in basso, insieme alla foto di Laura Poretti, il disegno che la rappresenta, diventato il logo del nuovo multimarca

«L’ELEGANZA DEVE ESSERE TRASVERSALE»

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già visto». Poi, come sempre, le cose più importanti accadono quasi per caso: «Mi sono innamorata di questo spazio, mentre cercavo un’altra casa - racconta -. Non sapevo esattamente cosa ne avrei fatto, ma ho seguito il mio istinto. Così è nata Milaura, non solo un’insegna che esprime il mio forte legame con Milano, ma pure un fumetto, logo del punto vendita, che rappresenta il mio lato ludico e totalmente libero: io mi sono disegnata e mi immagino così».

I TRE COLORI PREFERITI:

BIANCO, MATTONE E BLU NOTTE

Il nuovo negozio, di 150 metri qua-dri su due livelli, presenta «oltre 100 marchi provenienti da molti Paesi, tutti esclusivi e mai scontati» spiega l’imprenditrice, aggiungendo: «E per suscitare continua curiosità nel nego-zio ogni settimana propongo qualco-sa di diverso». In vendita una serie di brand di ricerca come Lemaire, So-phie D’Hoore, Rika, Rhié, Jupe, Zeus e Dione, Studio Nicholson, Martin Grant, Saori Kumatsu, Adieu e Ma-lone Souliers, ma anche pezzi spe-ciali e articoli singoli creati da Laura

dalla sartoria del Carcere di San Vit-tore, mentre alle detenute della casa penitenziaria di Beirut ha chiesto di ricamare delle borse: «Il mio desiderio era, ed è, poter aiutare queste donne ad avere un’altra opportunità dalla vita».Non solo prodotti particolari, anche l’allestimento del nuovo multi-marca rifette la passione di Laura per le cose speciali: «L’ho arredato come una casa, con pezzi anni Cinquanta e ultramoderni, trovati a New York, nei vari mercatini o in qualunque parte del mondo dove sono stata. Tre i colori ricorrenti, i miei preferiti: bianco, mat-tone e blu notte». Sogno dell’impren-ditrice è aprire altri negozi Milaura nel mondo. Alla domanda come riesca a conciliare tutto questo con la sua fa-miglia, risponde: «Voglio essere per le mie fglie un esempio di mamma che lavora, perché desidero tantissimo che anche loro trovino la strada giusta e la seguano con entusiasmo - conclude -. E per quanto riguarda mio marito, ho il suo supporto: dice sempre che vor-rebbe essere il mio primo investitore». Con queste premesse i sogni possono diventare realtà. ●

‘‘ Ho fnalmente creato il concept store che avrei sempre voluto trovare: non riuscivo più a divertirmi a fare shopping

Laura Poretti

‘‘

stessa: «Sono quei capi come un gilet in pelliccia, un top di cashmere, un maglione basico, ma con dettagli per-sonalizzati, che si vorrebbero sempre avere nel guardaroba, ma non si rie-scono mai a trovare». Laura ha fatto produrre una parte di abbigliamento

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BRAND TO WATCH

di Angela Tovazzi

HOLLY FULTONCreative prints, refned colors, innovative fabrics: these are the winning features of the Scottish designer, a fnalist at the last BFC/Vogue Designer Fashion Fund. Nel 2015 è stata tra i sette fnalisti del prestigioso BFC/Vogue Designer Fashion Fund. Basterebbero queste credenziali per capire la stoffa di cui è fatta Holly Fulton, 37 anni, scozzese di Edimburgo. La sua è una storia (di successo) esplosa in tempi relativamente brevi: si laurea nella città natale, si diploma al Royal College of Art di Londra e dopo varie collaborazioni lancia il marchio che porta il suo nome. Siamo nel 2009. Negli ultimi sei anni non fa altro che crescere, anche commercialmente, andando a conquistare un posto nelle vetrine di multimarca top, dall’Europa all’Asia, fno agli Stati Uniti: una trentina fnora. Sfla sulle passerelle di Londra e, collezione dopo collezione, si guadagna l’appellativo di print specialist, grazie alla grande abilità grafca nel mescolare Art Déco, Bauhaus, cubismo, reminiscenze azteche e tribali. Altro punto a suo favore: i materiali innovativi e i colori, molto sofsticati. Lo testimoniano fan d’alto rango come Samantha Cameron e attrici come Keira Knightley e Gemma Arterton. Con showroom a Parigi, le collezioni Holly Fulton si trovano anche in Italia: da Biff (a Milano e Genova) e da Banner, nel Quadrilatero milanese.

HALABYHalaby is a young designer from Beirut. His bag collection is baroque, bold and transgressive, all at the same time.

Dietro le borse Halaby c’è un giovane libanese, Gilbert Halaby, innamorato dell’Italia e da una decina d’anni di casa a Roma. Archeologo di formazione, presenta la sua prima collezione di accessori nel 2010, attirando subito l’attenzione dei fashion people. Nel 2011 viene premiato come “Designer dell’Anno” durante il salone parigino Eclat de Mode e, nel 2012, selezionato da Vogue Italia per partecipare a “Vogue Talents”. Il suo stile è audace, barocco, trasgressivo. «La mia cliente ideale è sofsticata e colta, con mille interessi, sicura di sé e delle sue opinioni», dice il designer, che vede in donne come Maria

Callas e Marion Cotillard la sua fonte di ispirazione. Una visione stilistica premiata dal mercato: le borse e i gioielli Halaby sono oggi presenti in una ventina di multimarca top in Italia, Giappone e Corea del Sud, come LuisaViaRoma a Firenze, Tiziana Fausti a Bergamo, Barneys a Tokyo e Harvey Nichols a Baku. Sogno nel cassetto, l’apertura di negozi monomarca, «partendo da Roma».

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MAISON ABOUTBehind the ironic and colorful brand there’s a young designer: Alessia Carradori

Si distingue per le stampe geometriche e ironiche, i colori vivaci, l’attitudine smart e contemporanea. Maison About è stato selezionato per la sezione “Upcoming Designers” della prossima edizione di Tranoï a Parigi e, anche grazie al web, si sta imponendo come uno dei new name più interessanti in circolazione. Dietro il marchio c’è Alessia Carradori, romana di nascita e milanese d’adozione, nemmeno trentenne, che nel 2013 viene incaricata del rilancio di Maison About. Il suo futo la porta verso la creazione di una collezione audace, esuberante, fresca. E i riconoscimenti arrivano: oggi è distribuita con prezzi sell in tra i 25 e i 120 euro in multimarca come La Rinascente a Milano, Galleria Graffti a Bari, Harvey Nichols e Twist a Hong Kong. Ora punta sempre più sull’internazionalizzazione, con Emirati Arabi, Cina e Giappone come Paesi clou.

❝Tre i nomi da tenere d'occhio. Holly Fulton: decisamente inglese, molto creativa. Belle le stampe e i colori. Anitaliantheory: contemporaneo, dallo stile spontaneo e immediato. E poi Thomas Tait: un lusso raffnato e molto giovane. Grande design.

BIFFIROSY BIFFI

G-SEVENSTARSTransitions Optical has given visibility to the young designer Gabriele Puglia, who created a collection inspired by his native Sicily.

G-Sevenstars è il marchio di montature create dal designer siciliano Gabriele Puglia, scelto da Transitions Optical per una collaborazione all’insegna dello stile e della miglior esperienza visiva possibile. Il produttore di lenti - che si adattano all’intensità della luce scurendosi e schiarendosi automaticamente - ha scelto di dare visibilità all’iniziativa di questo giovane fglio d’arte, essendo cresciuto in una famiglia di ottici, che nel 2012 ha deciso di lanciare il proprio brand. G-Sevenstars coniuga l’antica tradizione ottica italiana con nuovi spunti stilistici in fatto di materiali, forme e texture, per una una collezione fresca e originale, handmade in Italy, ispirata all’amata Sicilia. G-Sevenstars è già distribuita in una decina di punti vendita a Milano e provincia e sta registrando nuovi ordini dai fashion store, a fronte della partecipazione a Pitti

Uomo di giugno. I prezzi sell out vanno dai 129 ai 179 euro.. (e.a.)

G2GMade in Lazio, the line is in its third season: on stage a mix of minimal

aesthetic and fairytale allure.

G2G è acronimo di “Get to go”, un monito ad andare, a partire. Quello che hanno fatto

Giovanni Grillotti (il “creativo”) e Boris

Vizio (il “manager”) quando hanno deciso di lanciarsi in quest’avventura. La storia

del brand comincia con la primavera-estate 2015. La trama e i soggetti sono chiari: linee

femminili, fuide, a volte sexy, ma senza esagerazioni. L’allure fabesca dialoga con un’estetica minimal, i tessuti sono pregiati,

la manifattura tutta made in Lazio. Con showroom da Style Council & Associati a Milano, G2G è distribuito con prezzi sell in

intorno ai 210 euro nei multimarca, tra gli altri, di Almana Group in Medio Oriente, Al Duca

d’Aosta nel Nord Italia e Podium a Mosca.

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BRAND TO WATCH

DELIRIOUSBorn in 2012, Marco Lanero’s glasses are dedicated to fans of no logo and design.

Gli occhiali Delirious sono nati nel 2012 dall’intuizione del giovane artigiano e imprenditore Marco Lanero. Una proposta ideale per gli amanti del no logo e del design, che unisce materiali al top, come l’acetato Mazzucchelli e le lenti Zeiss, con le più sapienti tecniche manufatturiere. Gli occhiali sono realizzati a mano in Cadore in edizione limitata, con l’ausilio di macchinari a controllo numerico, e nascono senza etichetta, lasciando al cliente la scelta di far incidere il marchio, le sue iniziali o il suo nome. Tutti i modelli sono venduti con una card di garanzia e riposti in una scatola di legno, anch’essa personalizzabile. In vendita con prezzi tra i 500 e i 750 euro, sono disponibili, fra gli altri, da Wok a Milano, Concept 18 a Saint Jean de Luz, Performance in Lussemburgo, Eagle Bespoke a Parigi. (c.me.)

OHMAIRoberta di Stefano’s double-faced bags are on stage at Super and White.

Il loro punto di forza è la reversibilità, con una versione in tinta unita da un lato e una fantasia dall’altro: per uscire di casa la mattina e immergersi nella movida della sera senza soluzione di continuità. Parliamo di Ohmai, brand di borse fondato da Roberta Di Stefano nel 2013, di scena ai saloni Super e White. Con prezzi medi sell out intorno ai 150 euro, le bag sono vendute, tra gli altri, da Mengotti a Bassano del Grappa, Lab 41 a Milano, Lemlò a Roma e Gaya Woman a Napoli.

LE DANGEROUGELaunched by Francesca Zambito in 2011, the brand is characterized by chains instead of traditional laces.

“Rouge” come passione, “danger” come pericolo, rischio, ma anche voglia di mettersi in gioco. Con questo spirito nel 2011, a Barcellona, nasce Le

Dangerouge, marchio dell’italiana Francesca Zambito. Caratterizzate da vistose catene al posto dei tradizionali lacci, queste calzature - selezionate nel 2014 tra i marchi emergenti di “Vogue Talents” - sono diventate in breve tempo un must have per celebrity come Nina Kraviz, Silvie Loto, Irina Shayk e la nostra Nina Zilli. Distribuite dalla showroom milanese Stiù Shoes, Le Dangerouge Shoes sono vendute con prezzi tra i 200 e i 270 euro da multimarca come Cod 272 a Roma, Stiù Shop a Milano, Thanks a Biella, Casa Happiness a Torino, oltre che nel proprio shop online Ledangerouge.com.

RE-BELLODevoted to a sustainable philosophy, the brand’s next collection is by Ivana Omazic.

Nato a Bolzano nel 2012 da un’idea di Daniel

Tocca, Daniel Sperandio ed Emanuele Bacchin, Re-Bello a partire dalla primavera-estate 2016 sarà frmato dalla croata Ivana Omazic, designer nota agli addetti ai lavori, con trascorsi in griffe internazionali come Céline, Maison Margiela, Jil Sander e Miu Miu. Il progetto, declinato in collezioni femminili e maschili, sposa in toto la flosofa ambientalista, con l’utilizzo esclusivo di fbre eco-sostenibili, come eucalipto, bambù, cotone organico, lana riciclata, cipresso, ortica e il Pet riciclato dalle bottiglie d’acqua. Il brand è presente soprattutto in Italia, Germania, Austria e Svizzera, oltre che in Olanda, Danimarca e Giappone. Incontro di Trento, Tessabit di Como, Oberrauch Zitt di Bolzano, Antonacci di Frosinone alcuni dei multimarca clienti.

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trend di stagione.

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Ermanno Scervino debutta negli Stati Uniti Sbarco americano per Ermanno Scervino, che apre a Miami un monomarca di oltre 200 metri quadri nel mall Bal Harbour. In vendita le collezioni uomo, donna e accessori del brand forentino. In programma per il 26 settembre, durante Milano Moda Donna, l’opening in via Spiga 4 in partnership con Gio Moretti.

American landing for Ermanno Scervino, which opens a 200 sqm store at Bal Horbour Shops, Miami. Next opening in via Spiga 4, Milan, during the fashion week.

Nuovo store romano per Maison MargielaMaison Margiela sceglie via del Babuino 49 per la sua prima boutique nel cuore di Roma. Lo store - di 300 metri quadri, su due livelli, all’insegna del total white - è ospitato all’interno di un antico palazzo romano, composto da una sequenza di stanze unite fra loro.

The “total white” new monobrand (300 sqm) of Maison Margiela opens inside an ancient building, in via del Babuino 49, Rome.

Roy Roger’s arriva in GiapponeRoy Roger’s, che fa capo al gruppo Sevenbell, guarda al Giappone e inaugura uno shop in shop all’interno del department store Hankyu di Osaka, noto per la sua attenzione alla moda maschile internazionale.

For its frts shop in Japan, Roy Roger’s (Sevenbell Group) chooses the Hankyu department store, Osaka.

New York e Tokyo per IsaiaDopo Beverly Hills, Isaia scommette su New York, con un fagship di 500 metri quadri in Madison avenue 819 e su Tokyo, con uno spazio di 150 metri quadri a Roppongi Midtown.

For Isaia two fagships in Madison avenue, New York, and in Roppongi Midtown, Tokyo.

OPENING

di Elisabetta Campana

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Nessuna vetrina, ma un’insegna al neon e una porta blu ritagliata al 4 di via San Marco e le piante rampicanti a firtare con i colori accesi di giacche, camice e pantaloni sul fondo blu delle pareti e della moquette. Massimo Piombo (foto) è un imprenditore atipico della moda e non poteva che scegliere un’immagine atipica per il primo store del marchio MP ospitato nell’ex studio dell’architetto Gae Aulenti.

«Volevamo che la palazzina restasse com’era quando ci lavorava Gae Aulenti. Non ci sono vetrine, ma questo non ci preoccupa: ci piaceva l’idea del negozio “segreto”. All’estero questa formula funziona». La location si sviluppa su 250 metri quadrati, suddivisi tra cinque livelli. La collezione sarà articolata in tre temi, ognuno dei quali occuperà un suo spazio all’interno dello store: “college” per il lavoro e il tempo di libero di un target più giovane (a prezzi accessibili, si parte con la T-Shirt a 20 euro), “blu” per l’amante di uno stile eclettico in tessuti esclusivi e prezzi competitivi e, infne, “red” «che contraddistingue - riassume Piombo - i nostri capi più speciali». (an.bi.)

Gabriele Pasini apre a Los Angeles: «Faremo indossare le giacche sulla West Coast»The joint venture between Gabriele Pasini and Lardini marks an important step with the opening in Los Angeles of its frst store abroad

Dove c’era lo studio di Gae Aulenti apre lo store (senza vetrine) di MP Massimo Piombo

«Voglio insegnare agli abitanti di Los Angeles a portare la giacca». Non un

semplice slogan, ma la flosofa che caratterizza la nuova avventura retail di Gabriele

Pasini. In occasione dell’annuncio dell’apertura di un monomarca a West Hollywood,

all’8268 di Melrose avenue, lo stilista (da 20 anni titolare dell’omonima bottega a

Modena) ha raccontato la strategia del marchio frutto della joint venture lanciata nel

2013 con il gruppo Lardini. «Sono elettrizzato - racconta Gabriele Pasini (foto) - perché

per l’opening abbiamo scelto una delle zone più in fermento della città. I nostri vicini

di vetrina sono Vivienne Westwood e Paul Smith». Il negozio di Los Angeles, circa

80 metri quadrati, sarà il primo di una piccola serie di realtà che, guardando al futuro,

l’azienda conta di aprire nel mondo. «Questo negozio - dice Pasini - è il nostro biglietto

da visita negli Usa poi ci piacerebbe aprire anche a Milano. Certo, grazie alla joint

venture con Lardini, non dovrò attendere altri 25 anni per un monomarca». (an.bi.)

The 2.500-square-foot location on in the Brera District is the frst store for the Italian brand founded by Massimo Piombo.

NEW ADDRESS/1

NEW ADDRESS/2

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RITRATTI

Ercole

BOTTO POALA

� Nasce nel 1971

� Nel 1992 prende il diploma

di perito tessile all'Itis di Biella

� Avvia gli studi universitari

(ingegneria informatica) al

Politecnico di Milano, che non

terminerà per dedicarsi del tutto,

dopo il servizio militare negli

Alpini, all'azienda di famiglia:

la Reda di Valle Mosso

� Dall'uffcio disegnatori passa

all'area fnanza e al commerciale.

Nel 2000 diventa export area

manager

� Nel 2005 è nominato ceo di Reda

� Da settembre 2015

è presidente di Milanio Unica

Da bambino, quando qualcuno gli chiedeva cosa volesse fare da gran-

de, rispondeva: «L'imprenditore». Già allora Ercole Botto Poala - il 44enne ceo del lanifcio di famiglia Reda e neo-presidente del salone Milano Uni-ca - aveva la sensazione che si trattasse di una fgura eroica. «Lo immaginavo come Ironman», dice, ricordando l'in-fanzia. Prima di fare l'imprenditore sul serio, racconta di avere passato le va-canze estive in azienda (a Valle Mosso, nel biellese), dai 14 ai 24 anni. Parten-do da zero, «dalle pulizie dei bagni». Nel suo iter formativo c'è anche il di-ploma di perito tessile (all'Itis Quinti-no Sella di Biella). Dopo la maturità, si convince del fatto che ci sia più futuro nell'ingegneria informatica e comincia l'università, al Politecnico di Milano. Un percorso che non fa per lui - come scoprirà dopo qualche tempo - e che decide di interrompere. Decisivo è il servizio militare, negli Alpini, in Mo-zambico. «Mi ha cambiato la vita: mi sono reso conto che, se dovevo fare qualcosa di buono nella vita, dovevo cominciare a correre» dice, citando la celebre metafora della gazzella e del leone. Al termine di questa esperienza positiva resta per qualche tempo all'e-stero: prima in Australia, «per conosce-re le lane», poi in Nuova Zelanda, nelle

ERCOLE BOTTO POALA«DA PICCOLO VOLEVO ESSERE UN SUPEREROE: L'IMPRENDITORE»

fattorie di proprietà. Ritornato in Italia viene il momento di mettere a frutto il diploma, nell'uffcio disegnatori, ma anche di prendere dimestichezza con le questioni fnanziarie, al fanco dello zio, e di dedicarsi al commerciale. Nel 2000 Ercole Botto Poala diventa ex-port area manager e nel 2005 sale sulla poltrona di amministratore delegato. Oggi, che in azienda ha creato un team che non ha bisogno di lui «più di tan-to», è arrivato il momento di dedicarsi anche ad altro, per il bene dell'indu-stria tessile made in Italy. «Ho deciso di accettare la presidenza di Milano Uni-ca - racconta l'imprenditore biellese - all'inizio dell'estate: da anni stanno ri-petendo di dover fare squadra e rispon-dere "no" sarebbe stato stucchevole». L'avvio del suo mandato non prevede particolari deviazioni dalle linee guida tracciate dalla precedente presidenza, quella di Silvio Albini (Gruppo Albi-ni). «Intendo proseguire la strada già intrapresa per portare Milano Unica

a essere sempre più unica: oggi è una fera fatta di tre-quattro fere», anticipa il nuovo presidente. A proposito degli appuntamenti esteri, dice: «Sono strade che vanno viste come tentativi: bisogna provare a fare, e non stare mai fermi. Si è sempre in tempo a cambiare rot-ta e a sistemare ciò che non funziona, nell'ottica di dare un buon servizio che accontenti espositori e clienti. Succede in tutte le imprese di successo: proce-dono commettendo una serie di errori, che aggiustano velocemente. Intanto le edizioni di Milano Unica a Shanghai hanno portato i clienti conosciuti in loco all'appuntamento di Fieramila-nocity, che presenta un assortimento più ampio. A New York siamo andati con qualche perplessità e abbiamo vi-sto imprenditori che mai avremmo in-contrato da noi». «In luglio - conclude - sarà la seconda occasione per testare Prima Milano Unica, la rassegna dedi-cata alle precollezioni, che per il mo-mento resta una volta l'anno». ●

Il nuovo presidente di Milano Unica e ceo del lanifcio Reda (al traguardo dei 150 anni) si racconta e delinea l'avvio del suo mandato alla guida del maggiore salone tessile italiano

di Elisabetta Fabbri

The Biella-based entrepreneur, ceo of the 150-year-old weaving company Reda, talks about his background and why he accepted the chair of the Italian textile fair Milano Unica.

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Roopal Patel e la storica sede newyorkese di Saks

C’è Roopal Patel dietro la brand list di Saks Dopo 11 anni torna una fashion director

Tra i personaggi più attesi alla fashion week di Milano ci sarà sicuramente lei: Roopal Patel, il nuovo fashion director di Saks Fifth Avenue. C’è da scommettere che la manager - che in passato ha collaborato con Bergdorf Goodman e Moda Operandi e che, nel 2012, ha fondato l’azienda di consulenza creativa che porta il suo nome - non siederà solo in prima fla alle sflate dei grandi brand, ma farà visita anche alle showroom in città. Sì, perché in cima alla lista dei compiti che Hudson’s

Bay (proprietario di Saks) ha assegnato alla top buyer c’è proprio quello di scoprire talenti emergenti e individuare nuove collezioni da inserire nella brand list del department store americano. Per la Patel, che riporterà a Tracy Margolies, chief merchant di Saks con cui aveva lavorato ai tempi di Bergdorf Goodman, si prospetta un periodo di intenso lavoro: erano 11 anni, infatti, che il retailer non aveva un fashion director. Appena incaricata (la Patel è operativa dai primi di settembre), la buyer ha subito rivoluzionato il fashion team. Dalla compagnia sono infatti già usciti gli executive incaricati di seguire il business del ready to wear e degli accessori. «Sono davvero onorata di entrare a far parte di Saks Fifth Avenue in un momento così dinamico della sua storia», ha commentato la manager entrando in azienda.

Saks Fifth Avenue has appointed Roopal Patel as fashion director. She will play a key role forecasting trends and will scout new designers and collections.

PERSONE E POLTRONE

Per il ready-to-wear Vionnet arruola Chalayan

Hauptkorn va di lusso: da Uniqlo a Chanel

Hussein Chalayan è stato chiamato da Goga

Ashkenazi per lavorare nel team del ready-to-wear Vionnet. Il designer si era già occupato in passato della demi-couture della casa di moda. Chalayan collaborerà innanzitutto con la stessa Ashkenazi (direttore creativo, oltre che proprietaria) e anche con gli altri membri “senior” dello staff, come Albino Damato e Diego Dolcini. «Hussein è un’artista, non solo un designer e lo ammiro da sempre - ha dichiarato Goga Ashkenazi -. Ha un approccio “architettonico” alla moda, il che lo avvicina al mondo Vionnet».

Il ceo di Uniqlo Europe, Berndt Hauptkorn, lascia il retailer giapponese della moda cheap & chic. Pare stia per raggiungere il tempio del lusso, la maison Chanel, che ha archiviato il 2014 con ricavi pari a 6,6 miliardi di euro e utili da record a quota 1,23 miliardi di euro. Hauptkorn era in Uniqlo dal giugno 2012. Nei due anni precedenti aveva occupato la

poltrona di global ceo di Bally. Tra il 2007 e il 2011 è stato al vertice di Labelux e prima ancora, principal presso la società di consulenza Boston

Consulting Group.

Vionnet has appointed Hussein Chalayan as a member of the creative team.

Berndt Hauptkorn has left Uniqlo to take up a senior role at Chanel.

Lvmh accelera sul digital e “ruba” Ian Rogers ad Apple

Lvmh ha trovato l’uomo giusto per occuparsi delle strategie digital, sempre più centrali nei business plan dei grandi marchi. Si tratta di Ian

Rogers, guru della musica in streaming, che lascerà la Silicon Valley per diventare il chief digital offcer (ruolo mai esistito prima) del polo francese del lusso. A sorpresa Rogers, 43 anni, ha lasciato la sua poltrona in Apple. Per il gruppo di Cupertino il manager aveva lanciato il servizio di streaming di Apple Music, oltre a guidare la stazione radio Beats1, la radio 24h associata al nuovo servizio Apple Music. Si tratta dell’ennesimo “scambio” di un manager tra Apple e il mondo del lusso. Ma questa volta la nomina va in direzione contraria agli ultimi trasferimenti della società high tech. Negli scorsi mesi erano arrivati in California Paul Deneve (da Saint Laurent) e Angela Ahrendts (da Burberry).

Executive Ian Rogers is heading to Lvmhto help the company develop its online presence.

a cura di Andrea Bigozzi

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Q&A

Dov’era a 18 anni?

Stavo fnendo il liceo al Berchet di Milano. Ero impegnata nel movimento studentesco e pensavo che il mio futuro fosse nella Cgil.

Quando il giornalismo e la moda sono

entrati nella sua vita?

Ho sempre nutrito un forte interesse per la cultura e l’attualità. Più che Hemingway, mi ha infuenzato Topolino giornalista...Scherzi a parte, la prima assunzione è stata a Epoca: come ultima arrivata, nell’81 sono stata spedita alle sflate. Ci ho preso gusto io, ma anche gli altri che mi leggevano. Fondamentale anche l’esperienza a CorrierEconomia: mi ha sempre interessato il rapporto tra i numeri e la moda.

Come è nata la sua iconica acconciatura?

Sono una “rossa” da sempre e, per quanto riguarda il taglio, volevo qualcosa che mi incorniciasse il viso. Alla scelta ha contribuito anche la reazione alla fne di un fdanzamento.

A chi deve dire grazie?

A tanti: da Andreina Vanni, con cui ho iniziato a lavorare, a Gianfranco Ferré e molti altri. Ma un grazie speciale è per la mia famiglia, per mio padre tramviere (sì, come il papà di Carla Fracci) e sindacalista di vecchio stampo. Amo la mia milanesità e la metto in quello che faccio: come si suol dire, ci vuole profondità per parlare seriamente di cose “leggere”.

Stili: chi butta giù dalla torre e chi salva?

Trovo volgari le bambolone: gonna corta magari con “ginocchiotto”, tacco altissimo o, peggio ancora, i platform. Non mi convince l’hippy chic: fosse per me, farei una legge che bandisce gli anni Settanta dalla moda! Salvo lo stile di donne come Inès de la Fressange, le due sorelle Parodi, Alba Rohrwacher, Marta Ferri, Ginevra Elkann, Ilaria d’Amico.

Cosa pensa delle blogger?

Mi sento lontana da questo mondo, sono rimasta a penna e pennarello. Di blogger ce n’è un esercito, ma non capisco bene cosa facciano esattamente. E poi ho una mentalità da paleolitico: per me scrivere, fare pubblicità, dedicarsi al design sono tutte cose diverse.

Cosa si aspetta da Milano Moda Donna?

Di sicuro qualche novità. Certo, gli occhi saranno puntati ancora su Gucci, sul quale per ora sospendo il giudizio. La strada che Alessandro Michele sta intraprendendo è interessante, ma attenzione a mettersi tutti in ginocchio, perché le ginocchia si screpolano...Sono anche curiosa sul nuovo corso di Emilio Pucci: un marchio che, dato il suo bagaglio di storia e creatività, rappresenta una sfda perenne.

Qual è il lato bello della moda che ha

visto e che non tornerà più?

L’entusiasmo di quando tutto ha avuto inizio. Ricordo certe sflate meravigliose di Armani, Montana, Gaultier, Ferré...Oggi i fashion show devono durare poco, si ha fretta.

Un nuovo stilista che segnalerebbe?

Arthur Arbesser. Per gli accessori Giancarlo Petriglia. E Simone Marulli, un giovane che mette gioia in quello che fa.

Giornalista e opinionista

GIUSI FERRÉ

«MILANESE, RIGOROSA. PER QUESTO PARLODI MODA»

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RedazioneElena Azzola ([email protected]), Andrea Bigozzi ([email protected]), Elisabetta Campana ([email protected]), Elisabetta Fabbri ([email protected]), Carla Mercurio ([email protected]), Angela Tovazzi ([email protected])

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Il magazine di news, business e trend

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A true-born Milanese, Giusi Ferré at 18 thought that she would become a trade unionist. But she put her curious, witty, one-of-a-kind personality at the service of journalism and fashion.

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NUOVE COLLABORAZIONI PER KARLA OTTOL'agenzia Karla Otto ha iniziato due nuove

collaborazioni a supporto dell'uffcio

stampa di Camera Nazionale della

Moda Italiana e delle linee Roberto

Cavalli e Just Cavalli. (nella foto,

un'immagine della campagna Roberto

Cavalli autunno-inverno 2015/2016).

NEW ENTRY DA IL GUFODal mese di settembre Francesca

Snidersich è il nuovo referente per le

relazioni con i media e pianifcazione

worldwide de Il Gufo. Francesca

seguirà il brand tra la sede di Asolo

e Milano. (nella foto, un'immagine

della sflata primavera-estate 2016).

ARNAA SI AFFIDA A OUTLINEArnaa, nuovo brand di calzature donna luxury made in

Italy disegnato dalla kuwaitiana Farah Sultan, sceglie

l'agenzia Outline di Curzio Belloni & c. per le attività

di uffcio stampa e comunicazione Italia e Regno Unito.

PQ BY RON ARAD SCEGLIEGIOVANNA MICHON PECORI Pq by Ron Arad, linea di eyewear creata dall'omonimo

designer e architetto israeliano, ha affdato le attività di

comunicazione Italia e estero a Giovanna Michon Pecori. Il

brand si aggiunge agli altri marchi in portafoglio all'agenzia:

Locman Eyewear e GagàMilano Lunettes.

DUE NUOVI BRAND PER PROBEAT AGENCYDue nuovo nuovi nomi si

aggiungono al portafoglio di

Probeat Agency. L’agenzia, che

ha sede in via Pietro Panzeri 4 a

Milano, ha iniziato a seguire le

attività di pubbliche relazioni delle

linee Seventy e 19.70, entrambe

dell'azienda veneta Ca' da Mosto.

TRASLOCHI IN CORSONuovi uffci per Laura Basso pr&comunicazione, che

trasferisce la sua sede in via Stradivari 7, a Milano.

Trasloco anche per l'agenzia Fbr - Francesca Ballini

Richards, che si ha da poco spostata in via Varese 12,

sempre nel capoluogo lombardo.

NEXT AGENCY PER GABRIELE COLANGELOGabriele Colangelo ha

scelto Next Agency per la

comunicazione della sua linea.

Da settembre l’agenzia fondata

da Leila Palermo si occupa

delle pubbliche relazioni e

dell’uffcio stampa del brand.

MARCO CATALANI NEL TEAM DI LUXOTTICAMarco Catalani, è il nuovo

media relations senior manager

di Luxottica. A diretto riporto

di Alessandra Senici, group

investor relations and corporate

communications director

e in sinergia con il team di

comunicazione corporate

dell’azienda, si occupa delle relazioni

con i media per le tematiche

istituzionali e per l’immagine del

gruppo. (nella foto un'immagine

della campagna Giorgio Armani

Frames of Life 2015).

a cura di Tatiana Tincani

BLOC NOTES

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112 22_09_2015

È bella, bionda e statuaria. E per giunta simpatica, solare e spontanea. Nata in Argentina, a Buenos Aires, a 18

anni Constanza Cavalli Etro lascia il suo Paese e si tra-sferisce con la famiglia a Città del Messico. Qui dà subito prova della sua creatività ideando un programma televisi-vo dal titolo «Aventura Salvaje». L'amore per il cinema e il teatro la porta a Los Angeles, dove studia presso il The Lee Strasberg Theatre Institute. Al ritorno a Città del Messico fonda CavalliCommunicacion, che in breve diventa un punto di riferimento importante nel mondo del fashion, del cinema e del lifestyle. È tra i co-fondatori della Fashion Week Mexico e partecipa alla creazione del primo Festi-val Latinoamericano de Cine e del Festival Argentino de Cine, entrambi di scena in Messico. Cinema e moda non sono i soli interessi di Constanza Cavalli Etro, attiva con tanti progetti di solidarietà, in collaborazione con diverse fondazioni. Ma la sua vera passione ha un nome, e si chia-ma "famiglia": «Sofa e Kean (Etro, ndr) sono i miei sogni fatti realtà», ha dichiarato. Dopo il matrimonio, nel 2006 Constanza si trasferisce a Milano, dove ha un’interessante intuizione, il Fashion Film Festival Milano, che coniuga moda e cinema con il desiderio di promuovere e supportare i giovani talenti. Un progetto che ha appena festeggiato con successo la seconda edizione, a ridosso della settimana milanese della moda.

Dov’era a 18 anni e cosa sognava di fare?Ero a Buenos Aires, in Argentina. Sognavo di viaggiare e scoprire il mondo. Mi hanno sempre educato a non te-mere ciò che non conosco: l’intuizione e la curiosità sono due belle cose da sviluppare fn da piccoli. Oggi continuo a sognare e non smetterò mai.

È riuscita a realizzare i suoi sogni? A chi deve dire grazie?Ogni volta che ci penso mi emoziono, perché li ho veramente realizzati. Sofa e Kean sono i miei sogni fatti realtà. Devo ringraziare la forza che ognuno di noi ha dentro e aspetta solo di essere risvegliata.

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Le piace Milano? E cosa le manca delle altre città dove ha vissuto?Con Milano non è stato amore a prima vista, ma pia-no piano sono riuscita a volerle bene, molto bene. Oggi mi sento felice di esser parte di questa città. Delle altre dove ho vissuto mi manca il calore della sponta-neità e l’ospitalità latina.

Come è nata l’idea del Fashion Film Festival Milano?In Messico ho organizzato la Fashion Week Mexico e il Festival Latinoamericano del Cinema. Ho pensa-to che a Milano sarebbe stato bello avere un evento dove la moda e il cinema si incontrassero, unendo le mie due passioni. Un’iniziativa aperta e destinata a un pubblico trasversale, che portasse una nuova ventata di creatività.

Quali sono state le iniziative più signifcative di questa seconda edizione del Festival? I tre giorni con le quattro sale dell'Anteo, con 10 pro-iezioni di 180 fashion flm. Le importantissime Con-versations con Lisa Vreeland, Bruno Aveillan e Rankin e l’online voting (dal 22 al 28 settembre). L’idea di creare una casa, un headquarter per talenti dove fare networking e scoprire nuovi mondi.

Quanto è importante oggi, per il mondo della moda, affdarsi all’esperienza del video?La moda da sempre ha bisogno di raccontarsi e il vi-deo è la risposta naturale rispetto all’era digitale in constante movimento in cui viviamo. Il video può tra-smettere l’anima di un brand, di una collezione o di un prodotto, emozionando lo spettatore solo come il cinema sa fare.

CONSTANZA CAVALLI ETRO

«NON SMETTERÒ MAI DI SOGNARE»

di Carla Mercurio

Cinema and fashion are her great passions, which she is able to combine successfully within the Fashion Film Festival Milan. Constanza Cavalli Etro is a woman with lots of interests and even more dreams. The most beautiful? Her family: husband, Kean Etro, and daughter Sofa.

Cinema e moda sono le sue grandi passioni, che ha saputo fondere con lungimiranza nel Fashion Film Festival Milano. Constanza Cavalli Etro è una donna a 360 gradi, con tanti interessi e tanti sogni. Il più bello? La famiglia: il marito, Kean Etro, e la fglia Sofa

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PEOPLE

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1. Constanza Cavalli Etro, fondatrice e direttrice del Fashion Film Festival MilanoA sinistra e sotto, una serie di immagini tratte dalle pellicole in concorso al Fashion Film Festival Milano:2. High Tide - Dries Van Noten by Alber Moya3. Color Riche - L’Oréal by Bruno Aveillan4. Shape Your Time - Cartier by Bruno Aveillan

Ritiene sia fondamentale per il mondo della moda aprire le porte al grande pubblico?Sì, assolutamente. I tempi sono cambiati, penso che il mondo

della moda non debba essere blindato e solo per pochi. I giovani hanno bisogno di scambi e interazioni continue per trovare nuovi stimoli e far crescere quest’industria.

Grazie al Fashion Film Festival Milano sono emersi nuovi talenti da tenere d’occhio?Sì, ad esempio Giulia Achenza, giovane vincitrice del Best Italian Fashion Film dello scorso anno, Virgilio Villoresi, Jonas Lindstroem, Femke Huundeman.

Cinema, teatro, comunicazione, moda: ci sono altri settori che la attraggono in questo momento? La maternità. Non c’è niente di più importante e bello nella mia vita che essere madre.

Quali i suoi progetti per il futuro?Continuare a far crescere il FFFMilano per essere ogni anno di più un referente culturale e un punto di riferi-mento e di incontro per i giovani talenti.

Dal 2006 è sposata con Kean Etro: ha mai collaborato in qualche modo, o pensa di collaborare, con la maison?Con Kean siamo più che marito e moglie, siamo uno; ci confrontiamo in tutto, con un costante scambio d’idee. Ho collaborato con lui alle sflate, approfttiamo di ogni viaggio per fare ricerca. Ma formalmente non abbiamo collaborato, né penso che lo faremo in futuro. Oggi la mia vita professionale è già profondamente piena con il Fashion Film Festival Milano. ●

1. Una foto di Linda Tol, tratta dal suo blog2. La Linda bag di Pomikaki3. Linda Tol al lavoro come stilista di borse

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LINDA TOL

UN CASCHETTO BIONDO A MILANODigital infuencer, trend watcher and owner of the LindaTol.com blog, Linda Tol moved to Milan from Amsterdam last year. She fell in love with the city and Milano Moda Donna is her favorite fashion week, because «it’s the most relaxing of all».

Si è trasferita a Milano un anno e mezzo fa («La migliore decisione che abbia mai preso») e da allora fa avanti e indietro con Amsterdam, dove è nata, per motivi sia di lavoro che affettivi. Il capoluogo lombardo le è entrato nel cuore. Del resto Milano è un’ottima base per lei, che è digital infuencer, trend watcher e titolare del blog LindaTol.com. Curiosamente Linda non è nata come fashion blogger. Ha iniziato nel suo Paese come pr della moda nel 2008, mettendosi in luce rapidamente come personaggio grazie ai look originali, alla classe innata e al caratteristico stile androgino. Da pr si trasforma in buyer e stylist, suscitando grande interesse nei media olandesi. Dal 2011 diventa icona del “Dutch style” sulla scena della moda internazionale, presenziando a sflate ed eventi. Compare sulle pagine di Vogue, Harper’s Bazaar, Elle, Marie Claire, Glamour e Grazia. Nel 2013 lancia il suo blog, che le vale il Glamour Italian Blogger

Award nel 2014 e lo Stylight Award per la categoria “Rising Star of the Year” nel 2015. A Milano lavora moltissimo. I suoi impegni più recenti sono un video in cui interpreta due speciali bag realizzate da stilisti emergenti per Mipel e la collaborazione con Pomikaki, per la quale ha creato il modello con charm Linda, da vedere al White. «Ho una “leggera” dipendenza dalle borse - ironizza Linda -. Cerco di limitarmi negli acquisti a due o tre bag a stagione, ma ogni volta la scelta è un’esperienza eccitante. Quando scatta la scintilla e sento il cuore battere più forte, allora capisco che è quella giusta». Milano Moda Donna è la fashion week preferita da Linda. «È la più rilassante (sebbene la mia agenda sia sempre pienissima rispetto agli altri appuntamenti). Si avverte un’energia molto positiva, anche se il calendario è più o meno lo stesso da molti anni. Quello che desidererei è vedere più new talent: ce ne sono così tanti in Italia». Chi vuole incontrarla a Milano, oltre che alle sflate, può intercettarla nei locali da lei più amati: il nail bar Bahama Mama di viale Col di Lana, il Valà all’angolo fra via Crespi e via Cesare da Sesto, il ristorante Mantra di via Castaldi e la pasticceria Pavè di via Felice Casati. (e.a)

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LINEAPELLE

I COME FROM

BONOTTOEDITIONS/RIOPELE

UN GIARDINO MAGICO

OVIESSE

IN BAIRES BRILLA UNA NUOVA STELLA«È un negozio molto innovativo, un segno architettonico forte in una delle più importanti vie commerciali di Milano». Così l’amministratore delegato, Stefano Beraldo, ha commentato l’inaugurazione del nuovo fagship store di Ovs, in corso Buenos Aires.

Proiettato al Teatro Litta, a Milano, un flmato dedicato alla storia della conceria promosso da Lineapelle. Voce narrante, Ricky Tognazzi.

Installazioni e performance in un suggestivo scenario: il giardino della showroom di Bonottoeditions, a Milano. Intrecci di trame e orditi, fbre e flati, raccontano due tessiture unite da dieci anni di collaborazione.

Un momento della cerimonia di apertura del fagship Ovs, in corso Buenos Aires

Sopra, un momento della serata. A destra, in alto, Salvatore Mercogliano, amministratore unico di Lineapelle e direttore di Unic, Gianni Russo, presidente di Unic, Rino Mastrotto, presidente International Council of Tanners. Sotto, Cristina Tajani e Mario Boselli.In basso, Stefani Seumyr, interprete dello short flm presentato da Lineapelle

Stefano Beraldo e Francesco Sama, rispettivamente a.d. e d.g di Ovs

Mario Boselli e gentile consorte

A sinistra, la location dell’evento.Sotto, da sinistra: Jose Alexandre Oliveira, Carrie IP e Zhu Chongyun; Giovanni Bonotto, Victoria Cabello, Caroline Corbetta, Cristiano Seganfreddo e Helen Nonini

«It’s a very innovative store, a strong architectural statement in one of the most important shopping streets of Milan». Ovs ceo Stefano Beraldo commented the opening of the new fagship store in corso Buenos Aires. A movie promoted by Lineapelle is entitled “I come from” and was screened at Teatro Litta, Milan, being dedicated to the history of tannery. Narrator voice, Ricky Tognazzi. The Bonottoeditions showroom in Milan hosted a dinner celebrating the presence of Bonotto and Riopele at Milano Unica: two companies linked by a long standing relationship.

RED CARPET PEOPLE

Ludovica Bonini e Francesco Mondadori

Filippa Lagerback

22_09_2015

a cura di Carla Mercurio