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La politica nel ‘900La politica nel ‘900

0 20 40 60 80 100

sistemi liberali

1 G.m. e rivoluzionerussa

età dei totalitarismi

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1900 2000

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Il ritorno alla democraziaIl ritorno alla democrazia

Storia italiana dal dopoguerra agli anni ‘80

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Il ritorno alle democrazie: il referendum istituzionale in Italia

Il 2 giugno ’46 si tenne una consultazione elettorale duplice: si sceglieva tra repubblica o monarchia, e si votata un partito per formare un’assemblea costituente. Votarono anche le donne. Vinse, ma di poco, la repubblica. I risultati delle politiche furono i seguenti: DC, 35%; PSI, 20%; PCI, 19%; PLI, quasi il 7%.

La DC diede indicazioni di voto a favore della monar-chia, le sinistre per la repub- blica;la prima si affermò al sud, la seconda al nord.

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Governi di unita nazionale e Costituente

A capo del governo, dopo la breve parentesi di Parri, espressio-ne del CNL, fu il capo della D.C., Alcide de Gasperi, che inizial-mente presiedeva un governo di Unità nazionale, mentre la Co-stituente svolgeva i propri lavori. Non era facile tuttavia mante-ne questa solidarietà in un mondo dominato dal clima della “guerra fredda”, che imponeva una “scelta di civiltà”.

Specialmente dopo un viaggio negli USA, che confermarono la diffidenza nei confronti dei partiti della sinistra, si accentuarono le diffe-renze tra “filo-americani” e “filo-sovietici”, ben presto estromessi dal governo.

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Il varo della Costituzione

Nonostante tutte queste difficoltà, e a prezzo di nume-rosi “compromessi”, si arrivò al varo della Costitu-zione nel 1 gennaio 1948. Si trattava di una costitu-zione di tipo rigido (per impedire facili snaturamenti com’era avvenuto con lo Statuto Albertino), che con-figurava una democrazia parlamentare di tipo repub-

blicano. I principi fondamentali, enunciati nei primi articoli, include-vano le idee-guida, i valori di questo nuovo stato, rivelando, al tempo

le tre principali matrici ideologiche delle forze che avevano lavorato al testo costituzionale: democra-tico-cristiana, comunista e socialista, laica.

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Una costituzione antifascista

Nelle disposizioni transitorie della Costituzione compaiono i segg. articoli, a dimostrare come essa si radichi nell’esperienza della resistenza.XIIÈ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.XIII I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli.

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La rottura dell’unità nazionale

Le prime consultazioni elettorali secondo le nuove regole costituzio-nali si tennero il 18 aprile 1948. La campagna elettorale fu caratteriz-zata da una netta contrapposizione tra i due fronti, nonché da inge-renze esterne (v. pacchi-dono o lettere dagli USA). Da parte demo-cristana fu proposta agli elettori una scelta radicale: o con la DC, per la civiltà cristiana e la libertà, o con i barbari.I comunisti venivano raffigurati come mo-stri diabolici, con tre buchi nel naso, che divoravano bambini e famiglia e gronda-vano sangue. Il frontismo ripagò la DC con un grande successo elettorale: ebbe la maggioranza assoluta dei seggi ( 48,5% dei voti, contro il 31% del Fronte popolare).

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L’era del centrismo

Elez. Camera 1953

Iniziò così l’era del decentrismo, dal momento che la D.C., partito di governo, amava proporsi come “centro”, come saggio punto di equilibrio tra opposti estremismi politici, e come forza equidistante tra “capitale” e “lavoro”, secondo lo spirito della Rerum Novarum. In realtà la dura campagna elettorale del ’48 aveva lasciato dei segni: ci fu una spacca-tura nel sindacato tra cattolici (CISL) e sinistree nel luglio ’48 Togliatti rischiò la vita in un attentato. Intanto De Gasperi confermava la sua fedeltà agli USA (nel ’48 l’Italia aderì al Piano Marshall e nel ’49 al Patto Atlantico). Un lieve indebolimento si ebbe solo nel ’53, in occasione della “legge truffa”, ma la DC riuscì ancora a gestire dei governi “mono-colore”.

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Un anno di crisi: il 1960

Un momento critico fu rappresentato dal governo democristiano Tambroni, sostenuto, a un certo punto, dai voti del Movimento Socia-le Italiano, erede “spirituale” della Repubblica di Salò. La resistenza era troppo vicina perché si potesse soprassedere: ci furono manife-stazioni popolari nelle città del nord, tra cui Genova e Reggio Emilia, con scontri con la polizia e morti.

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Nasce il centro-sinistra

I rischi corsi nel ’60 rafforzarono, nella DC, le posizioni di chi, co-me il nuovo segretario, Aldo Moro, era favorevole ad una cauta apertura verso il PSI, anche per co-gestire le tensioni che proveni-vano dal mondo sindacale e operaio, in relazione ad un “miracolo economico” costruito sui bassi salari. Fu comunque Amintore Fanfani a guidare il primo governo di centro-sinistra (formula che resse bene fino al ’68), da cui provennero riforme importanti, co-me la nazionalizzazione delle società elettriche e l’obbligo scola-stico fino a 14 anni (scuola media unificata).

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Arriva il ‘68

Quello del ’68 fu un movimento giovanile di contestazione di dimensioni globali. Sorto ne-gli USA (per effetto della guerra del Vietnam), fu rilanciato dai moti del “maggio francese” in cui gli studenti fraternizzarono con gli operai. In Italia fu circoscritto, nel ’68, agli universitari: studenti medi e operai si sarebbero mossi l’anno dopo.

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L’autunno caldo del 1969

Il rinnovo del contratto di lavoro di molte categorie, a partire da quella, molto combattiva dei metalmeccanici, caratterizzò l’autunno del ’69, che vide appunto saldarsi le lotte operaie per un salario ed un ambiente di lavoro più adeguato a quelle degli studenti, per la democrazia nella scuola.

Ma un grave attentato, la bomba situata in una banca di Milano il 12 dicembre, rivelò un risvolto preoccupante di que-sto periodo: gruppi eversivi di destra (servizi segreti complici), mediante una strategia detta “della tensione” creava-no le basi per una svolta autoritaria.

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Gli anni ’70 volti a sinistra

Elez. Camera 1976

Sotto la spinta di numerosi movimenti anti-autoritari e protesi al cam- biamento, furono introdotte leggi innovative: lo statuto dei diritti dei lavoratori e la legge sul divorzio (’70), i decreti delegati (’71). Un segno evidente di modernizzazione del paese di ebbe con il referendum per abrogare la legge sul divorzio, voluto dalla destra e dai clericali: il Paese rispose “no” (59%) in nome della libertà di coscienza. Le elezioni amministrative del ’75 e le politiche del ’76 (PCI al 34%) confermarono questa stagione favorevole alla sinistra.

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Il movimento delle donne

La scolarizzazione di massa, la richiesta più generale di democrazia, le nuove consapevolezze dei diritti fecero sorgere anche in Italia un movimento di tipo femminista, sulla scia degli USA. Le richieste delle donne non riguardavano solo l’emancipazione nel lavoro ma anche la liberazione da rigidi schemi di comportamento sessualmente determinati.

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Le stragi “di Stato”

Mentre proseguivano e si radicalizzavano vari movimenti di contesta-zione, cominciò a preoccupare l’intrecciarsi, quasi sotto le mani di un’abile regia, di due spinte terroristiche di segno opposto: quella delle Brigate Rosse che colpiva individui-simbolo (giudici, operai comunisti, imprenditori ) e quella di estrema destra, che colpiva con attentati “di massa” (strage sull’Italicus, di piazza della Loggia (’74), di Bologna (’80)

Brescia, Piazza della Loggia, 28 maggio 1974: 8 morti, 100 feriti

4 agosto 1974:strage Italicus: 12 morti, 14 feriti

2 agosto 1980, Stazione di Bologna: 85morti, 200 feriti

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L’emergenza terrorismo: l’omicidio di Aldo Moro

Le Brigate Rosse, sorte da frange estremiste di gruppi che accusavano di riformismo la sinistra parlamentare, e in particolare il PCI. Il segretario di questo partito, Enrico Berlinguer, riflettendo sul golpe cileno (‘73) sosteneva l’impraticabilità di un’alternativa di sinistra senza i cattolici.

L’uomo della DC che già aveva aperto al centro-sini-stra, Aldo Moro, incoraggiò il dialogo con il PCI, ma il giorno in cui si doveva votare la fiducia ad un governo di solidarietà contro il terrorismo, Moro fu rapito e poi ucciso dalle BR.

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La formula del pentapartito: inizia l’era di Bettino Craxi

L’esperienza dei governi di solidarietà nazionale, con astensione od appoggio esterno del PCI durò poco, anche se contribuì a rendere più efficace la lotta al terrorismo (che pure avrebbe dato dei colpi di coda: v. la strage alla stazione di Bologna del 1980). Mentre il PCI entrava in una fase discendente, crebbe il peso del PSI sotto la di-rezione di Bettino Craxi. Questi cercò di differenziarsi, anche pole-micamente dai cugini comunisti, e di proporsi come ago della bilan-

cia: iniziò così l’era del pentapartito, cioè di governi formati da una nuova alleanza politica che com-prendeva: DC, PSI, PSDI, PRI, PLI. Per la prima vol-ta si ebbero capi del governo laici, cioè non demo-cristiani, come Spadolini e Craxi stesso (’83-’87).

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Mani pulite e la lotta alla corruzione

In questi anni però si diffusero pratiche di corruzione e di clienteli-smo tra i partiti di governo, che accentuarono il deficit dello stato. Fu la magistratura, nei primi anni ’90, a denunciare il sistema delle bustarelle usate per corrompere amministratori e governanti ed ottenere appalti lucrosi. Il giudice Di Pietro e il team dei giudici di Milano furono alla testa di questa operazione che fu chiamata “mani pulite”.

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Nascono nuove formazioni politiche

La crisi del mondo sovietico e il conseguente crollo del muro di Berlino (’89) ebbero degli effetti nel mondo politico europeo: il venir meno della “frontiera” per antonomasia, creò disorientamento e sfi- ducia nelle grandi ideologie, mentre particolarismi ed spinte centri-fughe si affermavano, anche drammaticamente, nell’est europeo. In Italia si sgretolarono i partiti storici: DC, PSI, PCI , dalle cui ceneri nacquero altri gruppi: PPI, CCD, CDU, PDS, Rifondazione, mentrealtre formazioni politiche sorsero ex novo come la Lega Nord (poi unitasi alla Liga Veneta) che proponeva dap-prima il federalismo, poi la secessione del nord, ricco, dal resto del Paese; come il partito-azienda, Forza Italia, e come AN, che doveva “sdoganarsi”dalla pesante eredità del MSI.

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Nuove regole del gioco: la riforma del sistema elettorale

La crisi politica degli anni ’90 si intrecciava con altre forme di crisi: quella economica (recessione); quella della finanza pubblica (deficit poi risanato grazie ai governi Amato-Ciampi-Prodi); quella dell’ordi-ne pubblico (nel ’92 i giudici Falcone e Borsellino, con le scorte, furono uccisi dalla mafia).

Era poi in atto una crisi istituzionale (forse non ancora risolta), da cui scaturì l’abbandono del sistema elettorale a favore di quello maggioritario, per consentire una reale alternanza di governi e di responsabilità. I problemi accumulatisi verso lo scorcio del seco-lo sono stati molti, e di molti non s’intravedono ancora soluzioni.