Evasion 30 Maggio 2011

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EVASION 1 BLOG DEL LIBERO PENSIERO Sommario 30 Maggio 2010 Segnalazioni, Contatti …..…………………………………………..…………………….. PAG.2 Satira Murale……………………………………………………….……………………….. PAG 5

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EVASION 1

BLOG DEL LIBERO PENSIERO

Sommario 30 Maggio 2010

Segnalazioni, Contatti …..…………………………………………..…………………….. PAG.2 Satira Murale……………………………………………………….……………………….. PAG 5

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SEGNALAZIONI - CONTATTI – NEWS

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Città di Matino (Lecce) Museo Arte Contemporanea “Luigi Gabrieli” disegni poetici La collezione di poesia visiva del Museo Arte Contemporanea Matino Palazzo Marchesale Del Tufo – Matino 29 maggio/30 dicembre 2011 Il 29 Maggio 2011 alle ore 19.30 presso la Chiesa della Pietà di Matino, s’inaugura il Museo Arte Contemporanea dedicato al pittore matinese Luigi Gabrieli, maestro, dal 1943 al 1960, della Regia Scuola Artistica di Lecce (oggi Liceo Artistico Pellegrino). L’artista, aperto agli sviluppi dell’arte contemporanea, contribuì al rinnovamento della cultura salentina sollecitando al “nuovo”, con la sua didattica e con la sua arte, il gusto artistico di quegli anni marcatamente influenzato dalla scuola napoletana

dell’Ottocento. Sotto la sua guida si sono formati allievi attualmente artisti di notorietà provinciale e nazionale tra cui Fernando De Filippi, Ercole Pignatelli, Armando Marrocco, Romano Sambati, Salvatore Esposito e tanti altri. Il Museo Arte Contemporanea Matino “L: Gabrieli” (MACMa), nato dal progetto del Sindaco Giorgio Primiceri, dell’Assessore ai Beni Culturali Antonio Costantino e di Salvatore Luperto (curatore d’arte), a tutt’oggi conta oltre 450 opere provenienti dalle donazioni “L.Gabrieli”, “V. Balsebre”, “E. Miglietta”, “M. Bentivoglio” e di vari autori della poesia verbo-visiva italiana. Il Museo “L. Gabrieli” è il primo in Puglia ad accogliere importanti autori della Poesia Visiva tra cui Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Michele Perfetti, Adriano Spatola, Mirella Bentivoglio, Lucia Marcucci, Emilio Isgrò, Franco Vaccari, Luciano Caruso, Martino Oberto,William Xerra. Nelle Scuderie del Palazzo Marchesale Del Tufo, magistralmente restaurate dagli architetti Tobia Scarpa e Alberto Torsello, sarà inaugurata la mostra di poesia verbo-visiva “di-segni poetici” e sarà presentato il relativo catalogo, curato da Salvatore Luperto e Anna Panareo. Il testo illustra la storia della poesia verbo-visiva in Puglia e in Italia attraverso gli interventi di autorevoli studiosi di un’équipe formata da Antonio Lucio Giannone, Eugenio Giannì, Marinilde Giannandrea, Carla Lezzi, Michele Afferri, Alessandra Guareschi e con i contributi di Mirella Bentivoglio, Sergio Cena, Giovanni Fontana, Ruggero Maggi, Martino Oberto e Lamberto Pignotti. Durante la cerimonia interverranno autorità politiche e personalità della cultura tra cui Fernando De Filippi (Direttore AA.BB.), Tonino Cassiano (Direttore Museo Provinciale), Aldo Bello (Direttore Rivista Apulia). Artisti: Paolo Albani, Anna Lisa Alloatti, Fernando Andolcetti, Richard Anthoi, Ignazio Apolloni, Davide Argnani, Maryse

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Aspart, Nanni Balestrini, Gianni Baretta, Vittore Baroni, Marilla Battilana, Carlo Battisti, Dino Bedino, Toni Bellucci, Mirella Bentivoglio, Carla Bertola, Luigi Bianco, Tomaso Binga, Anna Boschi, Antonino Bove, Ferruccio Cajani, Carlo Canè, Emma Caprini, Ugo Carrega, Luisella Carretta, Luciano Caruso, Bruno Cassaglia, Luciano Cattania, Giorgio Cegna, Sergio Cena, Cosimo Cimino, Mario Commone, Bruno Conte, Vitaldo Conte, Carlo Marcello Conti, Silvio Craia, Gianluca Cupisti, Alda D’Alessio, Mauro Dal Fior, Betty Danon, Laura P. D’Andrea, Raffaele De Bernardi, Antonio Del Donno, Fabio De Poli, Chiara Diamantini, Marcello Diotallevi, Anna Esposito, Luigi Fagioli, Maria Pia Fanna Roncoroni, Vittorio Fava, Fernanda Fedi, Vincenzo Ferrari, Gio Ferri, Carlo Finotti, Alfio Fiorentino, Giovanni Fontana, Nicola Frangione, Gino Gini, Elisabetta Gut, Pino Guzzonato, Randi Hansen, Emilio Isgrò, Elena Lacava, Maria Lai, Michele Lambo, Sveva Lanza, Paola Levi Montalcini, Oronzo Liuzzi, Arrigo Lora-Totino, Marco Maffei, Ruggero Maggi, Franco Magro, Alfonso Malinconico, Marcello Malquori, Mauro Manfredi, Marco Marchiani Mavilla, Lucia Marcucci, Stelio Maria Martini, Gianni Martinucci, Eugenio Miccini, Enzo Miglietta, Enzo Minarelli, Adamo Modesto, Emilio Morandi, Massimo Mori, Riri Negri, Martino Oberto, Ilaria Occhigrossi, Luciano Ori, Maurizio Osti, Marco Parentela, Francesco Pasca, Enzo Patti, Giancarlo Pavanello, Giuseppe Pellegrino, Walter Pennacchi, Michele Perfetti, Lamberto Pignotti, Antonello Ricci, Gianpaolo Roffi, Antonio Sassu, Alba Savoi, Greta Schodl, Danilo Sergianpietri, Gianni Emilio Simonetti, Carlo Alberto Sitta, Adriano Spatola, Franco Spena, Giovanni Tinti, Luigi Tola, Anna Torelli, Franco Vaccari, Agostino Tulumello, Emilio Villa, Pino Viscusi, Alberto Vitacchio, Rodolfo Vitone, Simona Weller, William Xerra.

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Deriva europea Data di pubblicazione: 10.05.2011 Autore: Viale, Guido Una sacrosanta invettiva contro il razzismo del Nord del mondo, e in particolare dei nostri paesi (l'Italia e lì Europa), emerso cion nefanda chiarezza nella gestione dei migranti. Il manifesto, 10 maggio 2011 Volevano liberare il territorio patrio, e quello delle nazioni conquistate - il loro Lebensraum - dalla presenza degli ebrei; per impedire che gli contaminassero razza e costumi; ma non pensavano ancora allo sterminio. Prima avevano cercato di chiuderli nei ghetti: ma «loro» erano troppi e ancora troppo visibili. E si erano resi conto che con i pogrom - famoso è quello della notte dei cristalli - non avrebbero mai risolto il «loro» problema. Poi avevano pensato di deportarli in un paese lontano, in Madagascar; ma era troppo difficile, soprattutto in tempo di guerra. Allora hanno cominciato a ucciderli dove li avevano appena rastrellati, fucilandoli sull'orlo delle fosse comuni che gli avevano fatto scavare. Ma lo spettacolo era sconvolgente e gli schizzi di sangue gli macchiavano le divise. Alla fine hanno inventato le camere a gas e i campi di sterminio: un sistema «asettico», dove hanno convogliato per sopprimerli sei milioni di ebrei. È la storia della Shoah. Anche noi - sembra - dobbiamo preservare i nostri territori dall'invasione di popoli inferiori ed estranei alle nostre radici giudaico-cristiane. Prima abbiamo usato una legislazione ad hoc e

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le questure, equiparando la loro esistenza a un crimine e vessandoli in ogni modo con la speranza che se ne andassero. Non ha avuto successo. Poi abbiamo cominciato a internarli in vere e proprie galere, fingendo che fossero luoghi di transito. Ma le hanno riempite tutte subito; e gli altri sono rimasti fuori. Poi siamo andati a bruciare i loro campi e le loro catapecchie, sotto la guida della Lega nelle città del Nord e della camorra in quelle del Sud; o a radere al suolo con i bulldozer campi e fabbriche dismesse dove si insediano sotto la guida di molti sindaci sia del Nord che del Sud; ma ritornano sempre, accampandosi da qualche altra parte. Per questo abbiamo pensato di affidare ai nostri dirimpettai del Mediterraneo, pagandoli, blandendoli e sottoponendoci a umilianti rituali - senza però mai trascurare gli affari - il compito di fermarli prima che toccassero il nostro bagnasciuga. Erano campi di sterminio quelli che finanziavamo, anche se lo sterminio era affidato alle angherie di svariate polizie e non a un'organizzazione scientifica come quella dei Lager. Poi la diga si è rotta e quelli che avevamo addestrato perché li bloccassero si sono messi ad organizzare le loro partenze in massa. Così ci siamo ritrovati in guerra contro il tiranno che avevamo blandito fino al giorno prima. Abbiamo anche provato a rimandarli indietro: in aereo, in nave, in treno; o a spedirli oltre frontiera, sperando che se li prendesse qualcun altro; ma è come svuotare il mare con un secchiello. Alla fine qualcuno ha proposto di sparare direttamente sui barconi per affondarli: in un mare che nel corso degli anni ha già inghiottito trentamila migranti. Niente di più facile, d'altronde: sfiorano sui loro barconi con i motori in avaria le navi che bombardano le truppe di Gheddafi

(ben armate, queste, dalla nostra industria bellica); e quelle nemmeno si accostano per raccoglierli. Quale sarà, allora, il prossimo passo di questa deriva? La politica dei respingimenti è fallita sotto i nostri occhi. Il governo italiano aveva pensato di poterla perseguire per conto suo, in combutta con Gheddafi, per non renderne conto ai partner dell'Ue, a suo tempo definita «Forcolandia» per aver promosso una legislazione antirazzista sgradita alla Lega (bei tempi! Oggi l'Unione accetta senza fiatare la nuova costituzione ungherese, che del razzismo è un'epitome). Adesso il governo italiano piange perché i paesi che aveva appena finito di insultare non vogliono condividere il «fardello» caduto addosso al povero ministro Maroni, diventato in poco tempo il nemico numero uno della sua base più incarognita. Ma sulle menzogne della politica dei respingimenti sono stati costruiti per anni successi politici truffaldini e maggioranze di governo ad personam. E carriere ancora più facili di quelle delle tante ragazze trasformate in ministro, parlamentare, consigliere regionale o dirigente politico per aver fatto sesso con Berlusconi. Pensate al «Trota», il figlio di Bossi, diventato consigliere regionale dopo ben tre bocciature negli esamifici più screditati della Padania, che nel suo curriculum aveva solo un videogioco intitolato «Rimbalza il clandestino». Forse che - progressi tecnologici a parte - film e libri come Süss l'Ebreo, che hanno spianato la strada alla Shoah, avevano un'ispirazione diversa? Purtroppo, in questa deriva l'Italia non è che l'avanguardia di un processo che sta investendo tutta l'Europa, mettendo alle corde tanto la sua politica (la capacità di scelte condivise), quanto il suo bagaglio culturale: esattamente come a suo tempo il

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razzismo antiebraico (largamente recepito sia ad est che ad ovest della Germania nazista) aveva sconfessato secoli di cultura tedesca e sprofondato il suo popolo in una vergogna che l'oblio non ha ancora sanato. L'Italia e l'Europa, peraltro, possono ancora incattivire parecchio: la strada verso una qualche «soluzione finale» è ancora lunga. Ma è già tracciata fin da quando Oriana Fallaci è assurta al ruolo di profeta della nuova Europa razzista. Dunque è chiaro, anche se tutt'altro che evidente e condiviso, che al di là dei successi elettorali e delle facili carriere, la politica dei respingimenti non paga. Con essa l'Italia e l'Europa stanno rapidamente perdendo ogni posizione di vantaggio nell'arena della democrazia. L'alba di un rovesciamento delle parti già si intravvede: in Tunisia, in Egitto, in Siria, in Barhein, in Algeria; forse persino in Yemen; là dove un popolo di giovani scolarizzati e disoccupati sta riuscendo in quello che in Italia non riusciamo più a fare e molti di noi nemmeno a sperare: liberarsi da una tirannia mascherata da democrazia: niente di molto diverso dai regimi di Ben Alì, Mubarak o Assad. Ma la storia avrebbe potuto imboccare, e forse può ancora imboccare, un'altra strada. Se respingere è irrealizzabile, e le conseguenze sono un danno per tutti, bisogna attrezzarsi per accogliere. Agire come se vivessimo in un'unica grande «patria» (non la «nazione», continuamente invocata a sproposito da Ernesto Galli della Loggia; e nemmeno uno Stato, nazionale o sovranazionale, che è da tempo un organo senza più poteri, ma solo con funzioni di copertura e saccheggio); bensì un'area di relazioni in grado di arricchire tutti: chi è qui e chi resta là. Una società dove a tutti venga offerto un ricovero e un'alimentazione

decente (non sarebbe un grande sforzo: in Italia siamo soffocati dal cemento e buttiamo via quasi metà degli alimenti che compriamo). Un'integrazione fondata sull'accesso alla scuola e all'educazione di tutti, fornita dei supporti necessari per fare di ogni allievo, bimbo, giovane o adulto, un veicolo di reciproca accettazione. Un'economia aperta a tutti su un piede di parità: dove venga meno la possibilità di sfruttare il lavoro irregolare, ma anche il «vantaggio competitivo» di chi lavora in condizioni e per salari indecenti perché è irregolare (nella clandestinità c'è sempre posto per tutti; anche ai livelli di vita più degradati; per questo è una «calamita» di disperati. Ma quando si aprono le porte agli ingressi è possibile che molti, ai rischi di una traversata pericolosa preferiscano aspettare un secondo turno, se turni ci sono; anche se i turni, ovviamente, non sono la risposta ai problemi più urgenti). E poi, una produzione sostenibile e replicabile: per poter fare anche là, senza dipendere più di tanto da aiuti o capitali stranieri, quello che si potrebbe imparare a fare qua: con le energie rinnovabili, la piena utilizzazione delle risorse locali, la sovranità alimentare, la cura del territorio, la valorizzazione del patrimonio culturale; tante «cose» che rendono produttivi anche e soprattutto i rapporti interpersonali. Non ci sono solo profughi alla ricerca di un futuro; ci sono anche molti migranti che hanno imparato un mestiere, costruito un'impresa, creato una rete di relazioni; pronti a riportare nel paese di origine il piccolo o grande «capitale umano» che hanno acquisito. Certo sono meno di quelli che arrivano; ma possono essere un vettore di uno «sviluppo più sostenibile», che nessun programma di cooperazione ministeriale potrà mai realizzare. Un approccio del genere è mancato per

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una nostra debolezza culturale. Eppure avrebbe potuto accelerare la democratizzazione in corso in molti paesi del Mediterraneo; rallentare la spinta all'emigrazione (forse non quella sospinta dalla miseria e dalle guerre; ma certamente quella promossa dalla curiosità per una vita diversa); promuovere desideri di un ritorno in patria in migranti portatori di un nuovo corredo di professionalità, di conoscenze, di esperienze e persino di capitali. Soprattutto, avrebbe potuto, e ancora potrebbe, fare dell'Europa e del bacino del Mediterraneo un'unica grande comunità. :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

SATIRA MURALE

Pippa pigliatutto (titolo dal Corriere!) E' Pippa-Philippa Middleton, sorella di Kate, la vera star del matrimonio reale. La Vivid, una casa cinematografica statunitense, le ha addirittura offerto 5 milioni di dollari per girare un film a luci rosse, “un porno per Pippa” (titolo dall'Ansa). E' Pippamania! (titolo Informazione.it)

Gallipollo! Un 24enne di Gallipoli è stato denunciato dalla Guardia di Finanza per ricettazione. Ha trovato un assegno in bianco su un marciapiede, l'ha compilato e si è comprato una Smart da 6.500 euro. Non aveva pensato che il rivenditore d'auto sarebbe andato in banca a incassare l'assegno... (Fonte: Corrieredelmezzogiorno)

Porcono Firenze: Sara e Hans Peter Ehrlich, due turisti tedeschi, avrebbero pagato 27 euro per un cono e una coppetta gelato acquistati in una gelateria a Ponte Vecchio. Avevano scelto i gusti Oro e Filigrana. Nessuno pubblica il nome della gelateria in questione, noi abbiamo mandato un inviato a controllare... (Fonte: Corriere.it)

Le invenzioni del secolo Sul sito internet www.2d-glasses.com sono in vendita degli occhiali per vedere i film 3D in 2D. Costano 7,99 dollari al paio ma li valgono tutti. Dominic Wilcox ha invece inventato il “Finger-nose Stylus”, una specie di penna che permette di usare il touchscreen del telefono cellulare con il naso. Utilissimo quando entrambe le mani sono occupate. (Fonte: Zeusnews)

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Mi chiamo Dexter White e sono stato truffato Quando l'agente della Polizia di North Charleston, South Carolina, gli ha chiesto cosa fosse successo, l'uomo al telefono ha risposto che lo spacciatore gli aveva venduto 40 dollari in meno di cocaina sui 60 pattuiti. Quando si è visto arrivare a casa i cani antidroga ha capito di aver commesso un errore di valutazione. Il primo smartphone fu pensato da Nikola Tesla Lo svela un suo scritto del 1902, scoperto da Seth Porges, editor della rivista “Popular Mechanics”. Tesla immagina un apparecchio in grado di trasmettere istruzioni che appariranno istantaneamente su un dispositivo simile all'altro capo del mondo, dando anche la possibilita' ai due utenti di parlarsi. “Un giorno si potra' sentire o trasmettere un discorso o una canzone in ogni parte del mondo. Allo stesso modo ogni tipo di figura, disegno o stampa potranno essere trasferiti da un posto all'altro”. Le previsioni azzeccate finiscono qui perche' Tesla continua parlando di uno strumento non piu' grande di un orologio e poco costoso. (Fonte: Zeusnews) La Washington verde Il Consiglio di Washington DC ha votato all'unanimita' la legalizzazione della cannabis terapeutica: coltivazione, distribuzione, prescrizione e consumo. Se la legge verra' controfirmata dal sindaco e il Congresso degli Stati Uniti non la impugnera' entro 30 giorni, Washington diventera' il 15.mo Stato a regolamentare l'uso medico della canapa. La nuova legge prevede 5 centri di distribuzione autorizzati a coltivare fino a 95 piante contemporaneamente e pazienti riconoscibili grazie a una speciale carta d'identita'. (Fonte: Aduc) Davide Calabria

Gira su Facebook una nuova applicazione che se installata invia al tuo profilo una notifica quando qualcuno ti regala una casa davanti al Colosseo a tua insaputa.

L'ornitorinco ci salvera'!

Secondo i ricercatori del Dipartimento Industrie Primarie dello Stato di Victoria, in Australia, gli ornitorinchi possiedono proteine in grado di annientare le infezioni. Queste proteine hanno capacita' antimicrobiche fino a 10 volte piu' potenti di qualsiasi trattamento farmacologico attualmente in uso. Presto in commercio la Rincomincina. (Fonte: Ansa)

Rimedi alternativi contro la marea nera Nel Golfo del Messico stanno per arrivare 200mila

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kg. di capelli e peli animali raccolte da parrucchieri e centri di toelettatura. I volontari dell'associazione ambientalista “Matter of Trust” li utilizzeranno per costruire barriere galleggianti ecologiche in grado di catturare il petrolio (lo stesso principio grazie al quale i capelli assorbono gli olii della pelle). Il sistema funziona ed e' gia' stato utilizzato nel 2007 per la decontaminazione del greggio fuoriuscito dalla petroliera Cosco Busan nella baia di San Francisco. Fuoriuscirono dalla nave 220.000 litri di gasolio, fu addirittura necessario clonare Cesare Ragazzi. (Fonte: Lanuovaecologia)

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