Evasion, 20 novembre 2012

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EVASION 1 BLOG DEL LIBERO PENSIERO Sommario 20 Novembre 2012 Segnalazioni………………………………………………………………………………… Emozioni di Gianni Donaudi………………………………………………………………. L’Opinione di Marco Lombardi ……………………………………………………………. Autori cubani di Gordiano Lupi…………………………………………………………….. Satira Murale…………………………………..…………………………..………………..… Storia e Fumetti di Marco Pugacioff………………………………………………………… Inviaci le tue segnalazioni a: [email protected] - www.siderugikatv.com

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notizie del libero pensiero

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EVASION 1

BLOG DEL LIBERO PENSIERO

Sommario 20 Novembre 2012 Segnalazioni………………………………………………………………………………… Emozioni di Gianni Donaudi………………………………………………………………. L’Opinione di Marco Lombardi ……………………………………………………………. Autori cubani di Gordiano Lupi…………………………………………………………….. Satira Murale…………………………………..…………………………..………………..… Storia e Fumetti di Marco Pugacioff…………………………………………………………

Inviaci le tue segnalazioni a: [email protected] - www.siderugikatv.com

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SEGNALAZIONI

Il Tizzone

Si definisce rivista di stimolo tecnico -professionale – scientifico, è diretta da Alfio Arcifa. Tra le mani abbiamo due numeri doppi. Nel numero 80-81: Brevi considerazioni sulla poesia contempo-ranea italiana, La Sicilia nella Poesia, Tra Magie di Bosco, Il Vecchio Mandorlo, Ricordi Giovanili… ed ancora letture, poesie, racconti. Anche sul numero 82-82 più di 60 pagine ricche di letture e approfondimenti: La filosofia del conoscere se stessi e gli altri, Cosa dicono a volte di strano i quotidiani, Sedersi a Bordo dell’Università, “Quella lunga notte”… ecc. Ricordiamo solo alcuni autori presenti nella pubblicazione: F. Sisca, P. Berti, R. Baggio Casassa, A. Shedchikov, Simplicius, B. Turco. A. Messina, M. Albanese, D. Ceilli, V. Calò, F. Celi… Per contatti ed info: Il Tizzone, Via Amatrice 40, 02100 Rieti

“OPERA AL NERO” di Alberto Rizzi

Libro auto-prodotto dallo stesso autore, “Opera al Nero” è una raccolta di cinquanta poesie di Alberto Rizzi. Dice l’autore: “Diversi anni or sono autopubblicai una raccolta dal titolo “Poesie sparse e senza un ritorno preciso”, che riprendeva in un certo metodo di costruzione delle liriche – usato spesso agli inizi del mio percorso poetico – molto vicino alla scrittura automatica; ne risultavano poesie spesso molto lunghe e basate sulla giustapposizione apparentemente casuale di immagini. Le liriche che la componevano erano perlopiù votate alla positività e alla luce. Ho sentito il bisogno di “equlibrare” quell’opera con una che (con analogo stile) esaminasse il lato oscuro che tutti noi ci portiamo dietro… Per contatti e info: Alberto Rizzi, Via Bassa 38/c, Concadirame 45100 Rovigo

AGILE GRAMMA

Agile Gramma è una fanzine aperiodico proditorio a cura di Francesco Mandrino. Foglio per la libera circolazione del testo poetico, autoprodotto, auto-finanziato e

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distribuito senza progetto-preventivo né scadenza fissa a cura dell'Associazione MMA. Due numeri che qui segnaliamo. Nel primo, “Cantami o Diva” le poesie di: Ferdinando Banchini, Leopoldo Attolico, Andrea Rompianesi, Rossano Onano, Narda Fattori Gianna Sallustio, Fran-cesco Mandrino, Marcello Diotallevi Nel secondo “In Barba ai Lanzi e ai Birri” le poesie di: Rosanno Onano, Achille Faletto, Antonio Carano, Gianna Salussustio, Maria Rosaraia Luongo, Leopoldo Attolico, Narda Fattori. Per contatti e info: Francesco Mandrino, Via del Molino, 59 - S. Felice s/P. MO [email protected],

“No Puendo Callarte Estos Dìas” di Ferruccio Brugnaro

Ferruccio Brugnaro, operaio a Porto Marghera dagli inizi degli anni '50, è nato a Mestre nel 1936, è autodidatta e vive a Spinea (Ve). Ha fatto parte per molti anni del Consiglio di fabbrica Montefibre-

Montedison partecipando alle lotte del movimento operaio. Nel 1965 comincia a distribuire nei quartieri, nelle scuole e tra i lavoratori in lotta, i suoi ciclostilati di poesia, racconti, pensieri. È uno dei primi in Italia a diffondere la poesia in forma di volantino. Ha pubblicato su molte riviste tra le quali "Fiera Letteraria", "Letteratura", "Nuovi Argomenti", "Tempi Moderni". Nel '77 un gruppo di sue poesie è stato musicato dal cantautore Gualtiero Bertelli. Nel '90 vengono affissi sui muri di Venezia e di Mestre oltre cinquecento manifesti con suoi versi contro la guerra. Negli Stati Uniti le sue opere vengono tuttora pubblicate da riviste che si battono per le cause sociali e politiche dei più deboli e degli emarginati. Nell'ultimo decennio suoi testi sono apparsi anche in Germania, in Inghilterra e, più recentemente, su varie riviste francesi. Alle prime opere Vogliono cacciarci sotto (1975), Dobbiamo volere (1976), Il silenzio non regge (1978), sono seguiti i volumi Poesie (1984) e Le stelle chiare di queste notti (1993) e Ritratto di donna (2001). Hanno manifestato interesse alla sua scrittura: Giuseppe Ungaretti, Giorgio Luzzi, Andra Zanzotto, Giovanni Roboni, Franco Loi. Ferruccio Brugnaro, sempre vicino alle nostre pubblicazioni e ai nostri siti internet, ci manda questo libro di raccolte poetiche tradotte il lingua spagnola dalla Peccata Minuta. Per Contatti e info: Ferruccio Brugnaro, Via della Repubblica 49, 30038 Spinea, VE.

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[email protected]: SPAGU DAY, concerto in memoria di Denis “Spagu” Ambrosio, prematuramente mancato il 5 dicembre 2011 all’età di 36 anni. Suoneranno: Sepolcral (Death Metal), Chronic Hate (Death Metal), Despite Exile (Progressive Deathcore), Assaltator (War Thrash Metal), The Brusarja (Hardcore Metal in dialetto), Inter Nos (Prog Rock Sperimentale). Ordine di esibizione: da stabilire. Sabato 15 dicembre 2012, ore 19 a Latisana (UD), frazione Latisanotta, Via Libertà, Area Festeggiamenti dietro la chiesa. Ingresso libero. Ci saranno chioschi con panini e bibite. Diffondete l’annuncio, e partecipate!

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: [email protected]: Suoni in scena seconda edizione

MAR, Museo d’Arte della Città di Ravenna, Via di Roma, 13

Prima giornata, Venerdì 30 Novembre

Ore 18.15 Workshop-Concerto

Ance libere La fisarmonica e i suoi antenati attraverso repertori di musica popolare di tradizione orale

Con Salvatore Panu, musicista polistrumentista e ricercatore

Interviene Arianna Sedioli sul tema della musica dal vivo per i bambini

Programma completo dei 3 giorni

www.bibliotecheromagna.it/admin/PagPar.php?op=fg&id_pag_par=1384&fld=file

visita anche il sito www.artesonoraperibambini.com

Info e iscrizioni: Giornate di Studio e

workshop Provincia di Ravenna, Servizio

politiche sociali, sanitarie e terzo settore: Tel. 0544.258620, Fax

0544.258625, [email protected] --------------------------------------------------------

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La cassetta degli attrezzi

IVAN ILLICH 10 ANNI DOPO

Lucca, 1 - 2 dicembre 2012

Casermetta San Pietro, Porta San Jacopo - Mura Urbane

A cura del GRANCHIO DI KUCHENBUCH (Gruppo lucchese di

lettori di Ivan Illich)

Sabato 1 dicembre ore 9.30, Saluti istituzionali.

Presentazione, Aldo Zanchetta - Il Granchio di Kuchenbuch

ore 10.00, Ivan Illich: il pensatore e l’uomo. Una breve biografia. Maria

Ansaldi e Doriano Beneforti - Il Granchio di Kuchenbuch

ore 11.00, Pausa caffè ore 11.15, La cassetta degli attrezzi: il

pensiero di Illich 10 anni dopo.

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Introduzione e coordinamento di Giovanna Morelli - Il Granchio di

Kuchenbuch ore 12.30, Interventi del pubblico e

discussione ore 13.30, Pausa pranzo

ore 15.00, La crisi come opportunità di cambiamento, Achille Rossi -

L’Altrapagina ore 16.15, Pausa caffè

ore 16.30, La decisione personale in un mondo dominato dalla

comunicazione, Goffredo Fofi - Edizioni dell’Asino

ore 17.45, Strumenti musicali per la convivialità, Salvatore Panu - Rete

Ivan Illich di Bologna ore 20.00, Cena conviviale seguita da serata musicale con Salvatore Panu

domenica 2 dicembre

ore 9.30, L’Università della Terra di Oaxaca (Mex): una esperienza

ispirata a Ivan Illich, Claudio Orrù ore 10.00, “Celebrazione del

Risvegliarsi - Manifesto politico dei ribelli”, Lettura e discussione in gruppi del manifesto di Cuernavaca (2007)

ore 11.15, Pausa caffè ore 11.30, Rapporto dei gruppi e

dibattito finale ore 12.45, Conclusioni, progetti e saluti

Per informazioni:

Aldo - [email protected] Amelia -

[email protected] Contributo per il materiale del

seminario e iscrizione € 10. Per motivi organizzativi preghiamo di

confermare la presenza entro domenica 25 novembre alle mail

sopra indicate Il perché di un incontro Il 2 ottobre 2002 Ivan Illich inaugurò l’anno sociale della Scuola per la Pace della Provincia di Lucca con

una lezione dal titolo “La decisione personale in un mondo dominato dalla comunicazione”. A questo tema avrebbe voluto dedicarsi nei successivi tre anni. Fu il suo penultimo incontro pubblico: Illich morì improvvisamente a Brema il 2 dicembre. Vogliamo ricordare la sua testimonianza nella nostra città. E’ ciò che faremo nel pomeriggio di sabato 1 dicembre con le relazioni di Achille Rossi e Goffredo Fofi e il successivo dibattito. L’attualità del pensiero di Illich In questo momento di gravi crisi sistemiche fra loro concatenate - crisi economico-finanziaria, politica, ecologica - il pensiero radicale di Illich torna ad essere di piena attualità. Il lemma dell’incontro, “La Cassetta degli attrezzi – Ivan Illich 10 anni dopo” si ricollega al tema della relazione di apertura di Jean Robert e Javier Sicilia al convegno tenuto da amici e discepoli di Illich nel 2007 a Cuernavaca. Ora come allora si tratta di “costituire una cassetta di attrezzi intellettuali per i grandi dibattiti maturi di fine secolo. Questi grandi dibattiti maturi hanno tardato, però non sono divenuti meno necessari; per questo dobbiamo fare tesoro dello strumento critico elaborato allora. Ogni persona dovrebbe oggi mettere in dubbio nel suo foro interiore le certezze moderne”. La mattinata di sabato 1 dicembre sarà dedicata a ripercorrere le tappe salienti della vita di Illich e del suo pensiero - due dimensioni strettamente collegate - per rendere più familiare il personaggio a quanti non lo conoscono e per farlo rivivere nel ricordo di quanti lo conobbero.

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Infine, domenica, si terrà una discussione aperta sulla rilevanza del pensiero di Ivan Illich per gli uomini e le donne di oggi, partendo dal documento “Celebrazione del risvegliarsi. Manifesto politico dei ribelli”, elaborato a fine del suddetto incontro mondiale dei circoli di lettura di Ivan Illich a Cuernavaca nel 2007. --------------------------------------------------------

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Dieci anni di Fête Foreign

Lecco 7-10 Dicembre 2012

Fête Foreign è un progetto nato da una idea di Barre Phillips, uno dei più grandi

contrabbassisti contemporanei vivent.

http://en.wikipedia.org/wiki/Barre_Phillips

Fête Foreign è l'incontro tra diversi personaggi provenienti da varie regioni del mondo e dell'oltremondo che gareggiano

dialogando e raccontando le loro storie. Tutti siamo diversi e parliamo lingue differenti all'interno dello stesso linguaggio. Fête

Foreign è il posto dove tutte queste lingue vivono insieme in armonia e disarmonia. Ogni

personaggio è contraddistinto da una firma sonora, un costume scenico e un proprio

linguaggio musicale.

Per celebrare questo anniversario, Barre Phillips e dieci personaggi di Fête Foreign

hanno deciso di produrre un documento che racconti questo meraviglioso viaggio.

L'Associazione Bassa Definizione è pronta a dare una mano ma non basta, serve il vostro aiuto! Il progetto prevede la registrazione in

qualità professionale di una performance

originale e la produzione di un docu-film con interviste e il video completo della

performance.

La registrazione della performance è prevista per Domenica 9 Dicembre a Lecco presso

l'Auditorium del Laboratorio Musicale in via Viganella (angolo via G. Di Vittorio).

Le prove generali sono previste durante tutta la giornata di Sabato 8 Dicembre, a partire

dalle ore 9:30. Venerdi 7 stiamo organizzando l'accoglienza dei musicisti. Al momento è

possibile assistere (solo su invito) alla sessione di registrazione prevista per l'intera

performance alle ore 19 c.a. di Domenica. Gli orari definitivi e le modalità di partecipazione saranno pubblicati non appena disponibili e

comunque comunicati direttamente a tutti gli invitati.

Se vuoi sostenere il progetto, esserne produttore ed averne dei benefici:

http://www.h2raise.it/home/p/musica/f-detail

Iniziativa a cura di Bassa Definizione: http://www.bassadefinizione.org/index.php?option=com

_content&task=view&id=88&Itemid=1

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ADESIONI AL CORTEO ANTIFASCISTA DEL 24

NOVEMBRE – CHIUDIAMO CASAPOUND

http://antifamurri.noblogs.org/post/2012/11/14/adesioni-al-corteo-antifascista-del-24-novembre-

chiudiamo-casapound/

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LA DITTATURA DELLA FINANZA

Alex Zanotelli

In questo periodo sento l’urgenza di condividere con voi una riflessione sulla tempesta finanziaria che sta scuotendo l’Europa rimettendo tutto in discussione: diritti, democrazia, lavoro. Inoltre arricchendo sempre di più pochi a scapito di molti impoveriti. Una tempesta che rivela finalmente il vero volto del nostro sistema: la dittatura della Finanza. L’Europa, come l’Italia, è prigioniera di Banche e di Banchieri. E’ il trionfo della Finanza o meglio del Finanzcapitalismo, come Luciano Gallino lo definisce.“ll Finanzcapitalismo è una megamacchina che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni, allo scopo di massimizzare e accumulare sotto forma di capitale e, insieme, di potere, il valore estraibile sia dal maggior numero di esseri umani, sia dagli ecosistemi“. Estrarre valore è la parola chiave del Finanzcapitalismo, che si contrappone al produrre valore, del capitalismo Industriale, che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. E’ un cambiamento radicale del sistema! Il cuore del nuovo sistema è “il Denaro che produce Denaro“ e poi ancora Denaro. Un sistema basato sull'azzardo morale, sulla irresponsabilità del Capitale, sul Debito che genera Debito. E’ la cosiddetta “Finanza creativa“ con i suoi “pacchetti tossici” dai nomi più strani (sub-prime, derivati, futuri, hedge funds) che hanno portato a questa immensa bolla speculativa che si aggira, secondo gli esperti, sul milione di miliardi di dollari! Mentre il Pil Mondiale si aggira sui 60.000 miliardi di dollari. Un abisso separa quei due mondi: il reale e lo speculativo. La Finanza non corrisponde più all'Economia reale, è la finanziarizzazione della economia. Per di più, le operazioni finanziarie sono

ormai compiute non da esseri umani, ma da algoritmi, cioè da cervelloni elettronici che, nel giro di secondi, rispondono alle notizie dei mercati. Nel 2009 queste operazioni, che si concludono nel giro di pochi secondi, senza alcun rapporto con l’economia reale, sono aumentate del 60% del totale. L’import export di beni e servizi nel mondo è stimato intorno a 15 mila miliardi di dollari l’anno. Il mercato delle valute ha superato i 4 mila miliardi al giorno: circolano più soldi in quattro giorni sui mercati finanziari, che in un anno nella economia reale. E’ come dire che oltre il 90% degli scambi valutari è pura speculazione. Penso che tutto questo cozza radicalmente con la tradizione delle scritture ebraiche, radicalizzate da Gesù di Nazareth. Un insegnamento quello di Gesù, che uno dei nostri migliori moralisti, Don Enrico Chiavacci, nel suo volume “Teologia morale e vita economica” riassume in due comandamenti, validi per ogni discepolo: “Cerca di non arricchirti” e “Se hai, hai per condividere”. Da questi due comandamenti Chiavacci ricava due divieti etici “divieto di ogni attività economica di tipo esclusivamente speculativo” come il giocare in borsa con la variante della speculazione valutaria e “divieto di contratto aleatorio”. Questo ultimo Chiavacci lo spiega così: “Ogni forma di azzardo e di rischio di una somma con il solo scopo di vederla ritornare moltiplicata, senza che ciò implichi attività lavorativa, è pura ricerca di ricchezza ulteriore”. Ne consegue che la filiera del gioco, dal “gratta e vinci” al Casinò, è immorale. Tutto questo, sostiene sempre Chiavacci: “cozza contro tutta la cultura occidentale che è basata sull'avere sempre di più. Nella cultura occidentale la struttura economica è tale che la ricchezza genera ricchezza". Noi cristiani d’Occidente dobbiamo chiederci cosa ne abbiamo fatto dell’insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario. Forse ha ragione il

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gesuita p. John Haughey quando afferma: “Noi occidentali leggiamo il Vangelo come se non avessimo i soldi e usiamo i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo”. Dobbiamo ammettere che, come chiese, abbiamo tradito il Vangelo, dimenticando la radicalità dell’insegnamento di Gesù: parole come “o Dio o Mammona” oppure il comando al ricco: “Va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri”. In un contesto storico come il nostro, dove Mammona è diventato il dio–Mercato, le chiese eredi di una parola forte di Gesù, devono iniziare a proclamarla senza paura e senza sconti nelle assemblee liturgiche come sulla pubblica piazza. L’attuale crisi finanziaria ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala. Così afferma il recente documento del Pontificio Consiglio di Giustizia e pace. (per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale). Nessuno può rassegnarsi a vedere l’uomo vivere come “Homo homini lupus”. Per questo è necessario passare, da parte delle comunità cristiane, dalle parole ai fatti, alle scelte concrete, alla prassi quotidiana. “Non chiunque dice “Signore, signore” entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio” (Mt. 7-21). Come chiese dobbiamo prima di tutto chiedere perdono per aver tradito il messaggio di Gesù in campo economico-finanziario, partecipando a questa bolla speculativa finanziaria. Ma pentirsi non è sufficiente, dobbiamo cambiare rotta, sia a livello istituzionale che personale. A livello Istituzionale (diocesi, parrocchie): - promovendo commissioni etiche per vigilare sulle operazioni bancarie; - invitando tutti al dovere morale di pagare le tasse; - ritirando i propri soldi da tutte le banche

commerciali dedite a fare profitto sui mercati Internazionali; - investendo i propri soldi in attività di utilità sociale e ambientale, rifiutandosi di fare soldi con soldi; - collocando invece i propri risparmi in cooperative locali o nelle banche di credito cooperativo; - privilegiando la Banca Etica, le MAG (Mutue autogestione) o le cooperative finanziarie; - rifiutando le donazioni che provengono da speculazioni finanziarie, soprattutto sul cibo, come ha detto recentemente Benedetto XVI nel suo discorso alla FAO. A livello personale ogni cristiano ha il dovere morale di controllare: - in quale Banca ha depositato i propri risparmi; - se è una banca armata, cioè se investe soldi in armi; - se partecipa al Grande Casinò della speculazione finanziaria; - se ha filiali in qualche paradiso fiscale; - se ottiene profitti da “derivati” o altri “pacchetti tossici”: Le Banche che, dopo aver distrutto la nostra economia sono tornate a fare affari – scrive il pastore americano Jim Wallis – devono ricevere un chiaro messaggio che "noi troviamo la loro condotta inaccettabile". Rimuovere i nostri soldi può far loro capire quel messaggio. Ha ragione Don Enrico Chiavacci ad affermare: “Questa logica dell’avere di più e della massimizzazione del profitto si mantiene attraverso le mille piccole scelte, frutto di un deliberato condizionamento. Le grandi modificazioni strutturali, assolutamente necessarie, non potranno mai nascere dal nulla: occorre una rivoluzione culturale capillare. Se è vero che l’annuncio cristiano portò all'abolizione della schiavitù, non si vede perché lo stesso annuncio non possa portare a una paragonabile modificazione di mentalità e quindi di strutture. Il dovere di testimonianza per chi è in grado di sfuggire a una presa totale del condizionamento, è urgente”.

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[email protected]:

Giovinazzo : Una macchia nera su una giornata verde

21 Novembre 2012, a Giovinazzo come in molte altre città, si è svolta la Festa Nazionale dell'Albero. Una occasione concreta per agire e sensibilizzare sulle tematiche ambientali, coinvolgendo la cittadinanza e soprattutto le scuole, con una attenzione particolare - è chiaro - ai più piccoli. Tutto bene, certo! Se non fosse che a Giovinazzo qualcuno ha deciso di sfruttare l'iniziativa come vetrina per scopi e commemorazioni differenti. Basta dare uno sguardo ad alcune foto che girano sul web o leggere quanto riportato dal portale "Quotidiano di Puglia". Proprio su questo spazio di informazione è ospitata in merito, con una foto di Sindaco, Vicesindaco e attivisti dell'associazione ambientalista "La Foresta Che Avanza" (costola verde di Casapound Italia), l'intervista al responsabile nazionale di detta associazione, Alberto Mereu che spiega così la loro presenza in piazza, a Giovinazzo e nelle altre città: "...combattere chi ritiene che il grigio delle nostre città debba sostituire il verde che da millenni caratterizza la nostra Patria" ed anche "richiamare alla memoria la figura di Arnaldo Mussolini, il quale, proprio il 21 novembre di oltre ottant’anni fa, aveva istituito tale festività, dimostrando un amore senza tempo per la sua terra.". Ci stupisce non tanto l'esistenza di gruppi di matrice neofascista nella nostra Puglia,

quanto l'ingenuità con cui Sindaco e Vicesindaco di Giovinazzo si sono prestati a comparire in una vetrina da questi signori confezionata. Ci stupisce ancor più profondamente se pensiamo che questa non è la prima occasione in cui la nostra Amministrazione presta il fianco ad iniziative ricollegabili a quella parte politica, inciampando in incidenti e ingenuità di questo tipo (ricordiamo il torneo di calcio a 5 "Un Calcio alla Pedofilia" che vedeva tra le squadre in tabellone anche la Repubblica di Salò). Ancora, alla giornata in questione, divenuta sui media anche momento di commemorazione di una figura appartenuta al Ventennio, si sono trovati a partecipare anche bambine e bambini delle nostre scuole. Chiediamo una presa di posizione dei dirigenti scolastici rispetto a questa vicenda, chiediamo spiegazioni, convinti che i principi della nostra Costituzione, che vietano la ricostituzione del disciolto partito fascista e stigmatizzano anche penalmente l'apologia di tale periodo storico, siano ancora la Pietra Miliare per la nostra società. Tanto più qui, a Giovinazzo, città di Angelo Ricapito, Medaglia d'Oro alla Resistenza, partigiano, concittadino e conterraneo di cui tutti possiamo davvero essere orgogliosi.

LED - Laboratorio Energie Democratiche Giovinazzo

Arci "Tressett" Giovinazzo

Rumore Collettivo

GD Giovani Democratici Giovinazzo

Magent Art Giovinazzo

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Prof. Altieri: Le vere cause delle alluvioni: Distruzione dell'Humus a causa di disseccanti, diserbanti e

Pesticidi chimici agricoli e, se non ci muoviamo in tempo l'anno

prossimo arriveranno anche gli OGM

Questi disastri sono causati soprattutto dall'uomo, che disbosca e coltiva usando tanti prodotti chimici che impoveriscono il terreno e lo rendono più debole. Dovremmo, anzi Dobbiamo sfruttare la natura in modo più responsabile, altrimenti finiremo per fare del male alla terra e anche a noi. Nina Altieri Scuola Media "A. Ciuffelli " - Massa Martana (PG) Le vere cause delle alluvioni di Giuseppe Altieri (aggiornamento novembre 2012) Distruzione dell'Humus a causa di disseccanti, diserbanti e Pesticidi chimici agricoli, abbandono dei terreni e distruzione di siepi... per migliaia e migliaia di ha ...che confluiscono in ogni fiume... E, se non ci muoviamo in tempo, l'anno prossimo arriveranno anche gli OGM... resistenti ai disseccanti.

Riportiamo agli agricoltori italiani la responsabilità della nostra salute e dell'Ambiente. Vietando l'uso della chimica in agricoltura !

Ho letto commenti sull'alluvione in Liguria, così come ho ascoltato infiniti commenti alle televisioni, ma nessuno dice la cosa più importante, ovvero che, se non mettiamo a posto l'agricoltura, liberandola dalla chimica che distrugge l'Humus e dalle speculazioni commerciali che provocano abbandono delle terre, le alluvioni saranno sempre più pericolose... per la mancanza di trattenimento delle acque "a monte", ovvero nei terreni agricoli.

Abbiamo oltre 25 miliardi di € di fondi comunitari di Sviluppo Rurale in Italia per il periodo 2007-2013 (ne sono stati spesi ad oggi meno della metà , ndr... e rischiamo di perderli anche per il prossimo periodo 2014-2020, se non li utilizziamo a dovere), oltre ad almeno altrettanti fondi di cosiddetti Premi PAC di Sostegno al reddito degli agricoltori (con cui si continua a sostenere agricoltura chimica, ed allevamenti senza terra, industriali, produttori di liquami inquinanti ...invece di fertile letame, che aumenta l'humus nei terreni trattenendo enormi quantità di acqua... ndr).

Fondi destinati al cosiddetto "Sviluppo rurale" ovvero per la riconversione (obbligatoria e prioritaria per Regolamenti europei) verso la coltivazione Biologica, rimettendo in tal modo a posto i nostri campi oggi martoriati dalla chimica (disseccanti arancio che distruggono i microrganismi, irrorati prima della semina e sotto le vigne, i frutteti e gli oliveti, pesticidi in altissime quantità con molti residui nei cibi, ecc).

Chimica che distrugge l'humus e la vegetazione che protegge la terra ...la quale, pertanto, non trattiene più l'acqua e si sfalda... provocando disastri le cui cause sono

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principalmente dovute alla diminuzione di sostanza organica stabile dei terreni, la vera e propria "spugna" che assorbe acqua fino a 10 volte il suo peso. E quando decine di migliaia di ettari di terreno trattengono meno della metà dell'acqua che trattenevano 40 anni fa... l'erosione, le alluvioni e i disastri sono la conseguenza inevitabile

Concausa aggravante è anche l'abbandono dei terreni e la mancanza di coperture autunno-invernali, oltre alla distruzione delle siepi, iniziata negli anni 60' per una sfrenata meccanizzazione. Piante idrofile come Salici, Platani e Pioppi, che evaporano milgiaia di litri d'acqua al giorno lungo i fossi, i canali dei campi e in ultimo i fiumi... che ricordo a tutti, raccolgono le acque di migliaia e migiaia di ha di terreni agricoli e boschivi... Terreni che oggi vengono a saturarsi troppo facilmente, rilasciando a un certo punto l'acqua tutta insieme, così creando delle vere a proprie "bombe idriche", che cadono a valle portandosi via tutto ciò che incontrano...

Erodendo nel contempo i terreni che si sfaldano in fango, con incremento progressivo del problema della drammatica riduzione del "trattenimento d'acqua a monte"...

E siccome il fenomeno è di carattere esponenziale nel futuro dobbiamo aspettarci di peggio se non interveniamo a dovere... Gli agricoltori rischiano di perdere definitivamente la fertilità dei terreni e lo stesso strato di terra coltivabile che frana drammaticamente a valle.

Ciò e misurabile con attrezzature semplici messe lungo i fossi di scolo dei campi...

Oggi vi sono fondi europei di sviluppo rurale immensi (in Europa oltre 200 miliardi di € investiti), per rimettere le siepi, pagare tutti i mancati redditi, i

maggiori costi, più un 20% per chi coltiva in biologico, per inserire le coltivazioni di copertura autunno-invernali intercalari tra le colture da raccogliere, per incrementare la biodiversità, proteggere le aree di interesse naturalistico (Natura 2000)... e sostenere tutte quelle pratiche agroambientali atte a prevenire le catastrofi e migliorare la fissazione del carbonio del terreno incrementando l'Humus (e risolvendo nel contempo l'effetto serra, ndr)... fondi utilizzabili e sufficienti per milioni di ha.

In tal modo ..."preservando la fertilità dei terreni per le generazioni future"... (Art. 44 della Costituzione Italiana, che tutela inoltre i diritti inviolabili alla salute e all'ambiente salubra, Art. 32, e Art. 9, regolando l'attività economica affinche tali diritti non vengano violati, Art. 41)

Ma queste immense somme europee vengono utilizzate in modo distorto, per la miopia dei sindacati agricoli irresponsabili (Coldiretti, Unione Agricoltori, CIA) che sono molto spesso parti attive nelle proprietà dei consorzi agrari che vendono pesticidi ...mentre concertano le politiche agroambientali degli assessorati all'agricoltura... in palese conflitto di interessi... visto che tali politiche dovrebbero finanziare la sostituzione dei pesticidi e concimi chimici...

Enormi risorse finiscono nelle tasche di chi abbandona i terreni senza coltivarli (Set-aside ventennali... es. in Basilicata) e, molto peggio, di chi compra pesticidi, chiamandola "agricoltura Integrata", falsificandone le norme, secondo disciplinari che oggi prevedono usi di pesticidi molto superiori al normale impiego in agricoltura convenzionale. Ad es. le autorizzazioni a disseccare i terreni prima di seminare con prodotti tossicissimi, a disseccare le file dei vigneti, oliveti, frutteti, consentendo oltre 30 trattamenti chimici sui frutteti e oltre 20 sui vigneti... Per chi intendesse approfondire la questione consiglio di

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scaricare i disciplinari regionali di agricoltura (dis)integrata delle regioni italiane da internet, Disciplinari per il cui rispetto vengono erogati i fondi agroambientali europei... ovvero per continuare a Comprare Pesticidi disseccanti e concimi chimici che distruggono l'humus !!!

Andate a vedere in tutta Italia, per esempio, i vigneti con l'erba disseccata invece che tagliata, le zone del Gavi in Piemonte (da cui l'Acqua scende in Liguria, ndr) o a Conegliano Veneto (tanto per ricordare un'altra alluvione terribile) e guardate i terreni a milioni di ha che diventano "arancioni"... disseccati da contoterzisti ed agricoltori che corrono, spesso indebitati con le Banche, senza preoccuparsi del futuro... e non hanno tempo di lavorare la terra come si deve... il tutto per risparmiare qualche €/ha... !!! (mentre i fondi agroambientali europei dovrebbero sostenere pratiche ecologiche per i loro maggiori costi...) O, peggio, gli oliveti "agente arancio" in primavera... sotto l'effetto del solito Glifosate (Roundup e prodotti similari), il diserbante più venduto al mondo, micidiale per la salute umana e ormai presente in tutte le acque di falda (fonte Ispra Arpa), così come altri micidiali pesticidi e diserbanti... Mentre i Pagamenti Agroambientali Europei destinati alle regioni dovrebbero pagare per Legge, tutti i mancati ricavi, i maggiori costi più un 20% di spese di transazione, più un altro 30% per le azioni di vasta area, agli agricoltori che forniscono servizi ambientali e sanitari (agricoltura Biologica, Siepi, inerbimenti dei campi, incremento dell'Humus, ecc..).

Sulla non correttezza della Spesa Agroambientale europea (avviata nel lontano 1992, sic !) è intervenuta, ripetutamente, da almeno un decennio la Corte dei Conti Ue (Relazione n. 3/ 2005 e n. 7/ 2011 sulla Spesa Agroambientale delle regioni europee).

Ma le regioni continuano imperterrite nei loro disastri a carico dell'economia agricola e della salute pubblica e dell'ambiente degli italiani.

Mentre i consorzi agrari continuano a far affari sulla nostra pelle, in primis degli agricoltori stessi. E non riescono a riconvertirsi verso una "convergenza di interessi"... ovvero a vendere prodotti per l'Agricoltura Biologica e ritirare raccolti Biologici !

Un disastro che è tra le principali cause di oltre 50 miliardi all'anno di spesa sanitaria nazionale per malattie degenerative collegate direttamente, come concause aggravanti, all'impiego di pesticidi in agricoltura ed ai residui negli alimenti e nel pescato.

Oggi il Cancro è la prima vera causa della crisi economica italiana... siamo un "paese al reparto oncologico" !! L'Aspettativa di vita sana nel nostro paese è calata dal 2003 ad oggi di almeno 10 anni (dati UE), mentre il tasso di tumori infantili neonatali cresce del 3% all'anno in Italia, il doppio degli altri paesi europei (dove l'uso di pesticidi è stato drasticamente ridotto già negli anni '90). L'infertilità delle coppie Italiane è tra le più alte al mondo a causa dell'effetto di disturrbo ormonale dovuto ai residui chimici negli alimenti e nelle acque. In Italia abbiamo 1,4 figli per coppia, in Germania ne hanno 3,5, in Francia 3... se andiamo avanti così, tra breve non ci saranno più italiani e gli stranieri avranno finalmente vinto al loro guerra di invasione eliminandoci con la chimica e gli OGM... Una guerra che oltretutto ci viene venduta, come lento suicidio a Pagamento a partire dalle campagna per arrivare ai Supermarkets del cibo globalizzato e finire alle chemioterapie e medicine sintetiche.

L'Italia da sola consuma oltre il 35 % di tutti i pesticidi UE, mentre l'agricoltura è indebitata in maniera spaventosa e i

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contadini vengono sfruttati dal commercio e dalle industrie agroalimentari... allorquando i fondi UE finanzierebbero lo sviluppo delle filiere corte o dirette locali e biologiche, in forma obbligatoria e prioritaria. Abbiamo in mano una finanziaria da almeno 40 miliardi di € annui per salvare l'Italia e la vita degli italiani... oltre alla nostra economia: I Contributi PAC di sostegno al reddito degli agricoltori e quelli dei PSR regionali, per il pagamento di servizi e investimenti in agricoltura. Da almeno 20 anni denuncio queste mancanze, partecipando a trasmissioni popolari come Report, Ambiente Italia, ecc. Grazie a un manipolo di agricoltori biologici abbandonati da tutte le "ufficiali rappresentanze" abbiamo attivato i ricorsi amministrativi ai TAR in Umbria, Marche Toscana e Campania. E un esposto alla Corte dei Conti la tiene informata dei fattii dal 2000, così come informati sono il Ministero Agricoltura, le Regioni, la Commissione UE che approva programmi spesso non conformi agli obiettivi delle normative europee, salvo esporsi alle puntuali critiche della Corte dei Conti Ue sopracitate...

Se qualcuno ci vuole aiutare... o meglio se qualcuno vuole aiutarsi... ci contatti pure

Se, poi, volessimo approfittare di questi due prossimi anni cruciali, con ancora molti fondi disponibili, per avviare la corretta applicazione dei programmi Agroambientali europei e regionali, facendo tutti un esame di coscienza, potremmo passare dal conflitto alla convergenza di interessi, per avviare finalmente una riconversione Italiana Agroecologica, nel suo ruolo multi-funzionale, cruciale per la salvaguardia della salute e dell'ambiente e la tutela del territorio dall'erosione, per assicurare ai nostri figli la fertilità biologica della Terra e la conservazione della sua capacità di nutrirli.

E non di ammalarli, come oggi succede a causa del sistema agro-industriale globalizzato offerto nei Supermarket. Approfittiamo della crisi industriale per tornare alla Campagna e coltivare biologicamente (ci sono molti fondi anche per aprire nuove partite iva di giovani agricoltori sotto i 40 anni)... E ri-colleghiamo i cittadini agli agricoltori attraverso i mercati locali e solidali, al giusto prezzo. Rimettiamo gli alberi lungo i fossi, le siepi lungo i campi e i boschetti lungo i fiumi, togliamo il cemento dove fa danni. Ricostruiamo il Paesaggio tradizionale della Campagna Italiana, restaurando i Casali in Bioedilizia, dotandoli di energie rinnovabili.... Soprattutto, ricostruiamo l'Humus alla Madre Terra, recuperando le tradizioni Agroecologiche e diffondendo tecniche Biologiche avanzate "ecocompatibili". Riportiamo agli agricoltori italiani la responsabilità della nostra salute... ...sono sicuro che loro ne avranno gran cura. Ma attenzione, se non applichiamo la "clausola di Salvaguardia Nazionale"(come prescrive la Dir. 2001/18 CE in materia), vietando ogni importazione di OGM, per gli accertati pericoli per la salute e la contaminazione irreversibile dell'ambiente, se non sottoponiamo preliminarmente la materia OGM al referednum consultivo popolare, come prescrive la stessa direttiva...

...l'anno prossimo la Monsanto e le altre multinazionali potranno vendere e far seminare OGM anche in Italia... e la guerra di sopravvivenza della tradizione agroalimentare italiana sarà definitivamente ed irreversibilmente persa!

Prof. Giuseppe Altieri

Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

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[email protected]:

L’AUSTERITÀ SOFFOCA L’ECONOMIA E LA VITA DEI

CITTADINI

14 NOVEMBRE: IL RISVEGLIO DEI PIIGS

(Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna)

- UNA “CURA DA CAVALLO” INUTILE E FALLIMENTARE

- KAPPAÒ TECNICO: I TANTI SACRIFICI ATTUATI DA MONTI HAN FATTO SALIRE IL DEBITO E SCENDERE IL PIL.

- SOLIDARIETÀ AI PAESI PIIGS

- “IMPORRE UNA MAGGIORE AUSTERITÀ È STATA UNA MOSSA NEGATIVA, CHE HA PEGGIORATO LA SITUAZIONE” (Prof. P. Krugman Premio Nobel economia)

- SCACCO ALLA CRISI EUROPEA IN 30 MOSSE

- CONCLUSIONE

Il 14 novembre è la prima giornata di mobilitazione generale contemporaneamente in Portogallo, Italia, Grecia, Spagna e altri 36 Paesi dentro e

fuori l’Unione europea, per protestare contro le misure di austerità che stanno facendo precipitare l’Europa nella recessione e per rilanciare un’idea diversa e più solidale dell’Europa.

UNA “CURA DA CAVALLO” INUTILE E FALLIMENTARE

Tra tagli alla spesa e aumenti delle tasse i governi Berlusconi e Monti, a partire dal 2010, hanno varato manovre per circa 300 miliardi di euro.

1) Con l’assoluto menefreghismo di Monti, nell'ultimo anno il potere d'acquisto delle famiglie italiane si è ridotto di un altro 4,1%, i poveri sono aumentati del 15%, migliaia di precari hanno perso il lavoro, i disoccupati sono saliti del 75%, arrivando alla cifra record di 3 milioni, con percentuali superiori al 30% fra i giovani, ed anche per il 2013 l’Istat prevede che il tasso di disoccupazione continuerà a salire (+11,4%), .

2) Mentre il 68% degli italiani dichiara di avere ridotto la spesa per l'alimentazione, secondo Confcommercio il tracollo dei consumi è stato del 3,3% a consuntivo del 2012, uno dei dati peggiori dal dopoguerra ad oggi, e per il 2013 l’Istat prevede ancora una diminuzione dello 0,7%..

3) Il risparmio delle famiglie italiane si è logorato per far fronte alla disoccupazione, agli aumenti, alla diminuzione del potere d’acquisto di salari e pensioni. Il calo dei risparmi si traduce anche nella riduzione dei depositi bancari, che, a sua volta, spinge le banche a essere meno accomodanti nell’erogazione di finanziamenti

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alle imprese, le quali, nella gran parte dei casi, hanno sperimentato a partire dallo scoppio della crisi una consistente riduzione dei loro profitti, così che – anche nei casi nei quali vi è volontà di investire – risulta impossibile farlo, sia per la restrizione del credito sia per l’impossibilità di autofinanziare gli investimenti.

4) Monti ha ritenuto erroneamente che bastasse cambiare alcuni aspetti di regolazione sociale, condizioni concorrenziali o di mercato del lavoro, per innescare un movimento di crescita, ma, nonostante il colpo alle pensioni, la cancellazione di fatto dell’art. 18 e la riduzione degli ammortizzatori sociali, la crescita non s’è vista. La riforma Fornero delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti (art. 18) non solo non ha creato posti di lavoro ma ha tolto diritti, permettendo finora di licenziare senza motivo già centinaia di lavoratori. La riforma delle previdenza del governo Monti ha mandato invece molto più tardi in pensione togliendo lavoro ai giovani.

5) La spending review, ben lungi dall’essere riduzione degli sprechi, aumenterà la recessione, come hanno ben evidenziato il working paper del Fondo Monetario Internazionale scritto da Nicoletta Batini, Giovanni Callegari e Giovanni Melina, e Lawrence Summers, già Ministro del Tesoro e consigliere economico della Casa Bianca, sul Financial Times del 30 aprile 2012, perchè “ogni taglio significativo della spesa pubblica, senza eccezioni, è sempre stato seguito da un pesante calo del

prodotto interno lordo” (prof. P. Krugman)

6) Le retribuzioni contrattuali orarie a settembre salgono solo dell'1,4% su base annua, perciò sotto l'inflazione addirittura di 1,8 punti! Senza contare gli ulteriori effetti della spending review. Sulle spalle dei dipendenti pubblici si sono risparmiati 6,5 miliardi nel biennio appena trascorso che arriveranno a 13 miliardi a fine 2014 per effetto del blocco ormai quadriennale dei rinnovi contrattuali. Il ricorso a politiche di “svalutazione interna”, di austerità salariale, è molto diffuso in Europa, ma queste scelte hanno come risultato a cascata (prof. M. Husson) un'ulteriore depressione della domanda interna e perciò della produzione, con effetti di recessione economica.

7) Le nuove norme su deduzioni e detrazioni fiscali contenute nella pasticciata legge Finanziaria (legge di Stabilità) del Governo Monti, sommate alla reintroduzione dell’Imu sulla prima casa e alle rivalutazioni catastali, fanno sì che oggi intraprendere l’acquisto di una abitazione diventi sempre più difficile, e infatti il calo nel settore delle costruzioni tra gennaio e agosto 2012 è accelerato a -12,8%.

8) Secondo uno studio condotto dal CER, l’impatto sulle famiglie dell’incremento delle aliquote IVA deciso da Monti (un aggravio di più di 6 miliardi di euro su base annua!), avrà effetti iniqui e regressivi, nel senso che chi ha meno, in proporzione paga di più in misura pressoché tripla rispetto alle famiglie con il reddito più elevato.

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9) Il fisco ha usato la mano pesante, come dimostra il caso dei carburanti il cui aumento dei prezzi, tra il 2010 ed il 2012, è dovuto per il 56% all'aumento del prelievo fiscale: un salasso aggiuntivo di 6 miliardi di euro, tutte risorse sottratte ai consumi. Quanto maggiore è la tassazione (e/o quanto minore è la spesa pubblica), tanto minore è il tasso di crescita, dal momento che le politiche di austerità contribuiscono anche a frenare la crescita degli investimenti privati (per il tramite della restrizione del credito che queste generano), determinano aumento della disoccupazione e conseguente riduzione dei risparmi privati. A ciò si può aggiungere che, per quanto attiene al bilancio pubblico, la riduzione degli investimenti e l’aumento della disoccupazione – in quanto riducono la produzione – contribuiscono a rendere sempre più difficile ridurre il rapporto debito pubblico/PIL, ponendo seri dubbi in merito alla razionalità delle politiche di rigore di bilancio in fasi recessive.

KAPPAÒ TECNICO: I TANTI SACRIFICI ATTUATI DA MONTI HAN FATTO SALIRE IL DEBITO E SCENDERE IL PIL. 1) Il Bollettino economico della Banca d’Italia, n. 70 (ottobre 2012), stima variazioni del PIL negative per il 2012 e per il 2013, prefigurando un quadro occupazionale ancora sfavorevole e peggiorando le previsioni di risanamento delle finanze pubbliche. Il PIL nel 2012 si è contratto del 2,3% e le previsioni di Morgan Stanley e Citigroup

si aspettano per il 2013 una caduta del PIL tra il -1% e il -2,2%. I discorsi di Monti sull'imminente ripresa appaiono dunque per quello che sono: una presa in giro verso i cittadini italiani. La flessione del PIL dipende soprattutto dalla contrazione degli investimenti delle imprese e dalla diminuzione della domanda interna di beni e servizi, dovuta alla riduzione della spesa delle famiglie. Ovvero alle politiche di austerity seguite sin’ora. 2) Il debito pubblico italiano in rapporto al PIL anziché scendere è aumentato, passando dal 121,7% del secondo trimestre 2011 al 126,1% del 2012, il dato peggiore dopo la Grecia. Ma non è un caso isolato, perché i Paesi in Europa che, come l’Italia, hanno applicato misure drastiche di controllo di bilancio, cioè misure depressive della domanda interna di beni e servizi, hanno continuato ad incrementare il loro debito, e a causa dell’incremento del debito pubblico hanno avuto un maggiore crollo del Pil, e una contrazione permanente della base industriale 3) La Banca d’Italia, nel Bollettino economico n. 69 del luglio 2012, ha stimato che le previsioni negative di crescita per il 2012 e il 2013 fossero da attribuire per un terzo all’aumento dello spread e al rallentamento dell’economia globale; per un terzo ai vuoti della domanda interna (caduta di consumi e investimenti); e per un terzo alle stesse manovre di finanza pubblica all’insegna dell’austerità. In pratica i tagli di Monti hanno determinato caduta di consumi e investimenti, e quindi circa 15 miliardi di euro di minori entrate nelle casse dello Stato, e altrettanti miliardi di maggiori interessi dovuti allo spread perché l’indebolimento della crescita economica ha generato aumento del debito, quindi nessuna riduzione dei tassi di interesse. 4) L’inefficacia delle politiche di austerità di Monti è stata sottolineata perfino dai

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Magistrati della Corte dei Conti che hanno esaminato il 2 ottobre la “Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza” del governo Monti, prendendo atto che è lo stesso Governo a riconoscere di aver sbagliato previsioni per quanto riguarda crescita, investimenti, spesa delle famiglie, e di conseguenza per quanto attiene al risanamento delle finanze pubbliche, riscontrando gli effetti negativi sui consumi delle famiglie (-3,3%) e sulla crescita, che è diminuita, con previsione negativa anche per l’anno prossimo.

5) Lo spread si è momentaneamente ridotto non certo per merito del governo Monti, col quale, anzi, qualche mese fa aveva raggiunto addirittura quota 500. Lo spread è sceso solo per l’annuncio del Governatore della Banca Centrale Europea (BCE) Draghi di intervenire in misura “illimitata” sui titoli del debito pubblico a breve scadenza sul mercato secondario, peraltro condizionando insensatamente l’intervento a pesanti vincoli recessivi. In compenso c’è stato un uso del panico da spread per colpire i diritti sociali formali e sostanziali, e per smantellare ciò che ancora rimane delle riforme realizzate negli anni ’70 a tutela dei lavoratori e, più in generale, della sicurezza sociale.

6) I dati Istat della produzione industriale confermano che la situazione è drammatica, dato che l'Italia ha visto sparire quasi un quarto della sua produzione. Ad agosto 2012 rispetto ad agosto 2011 il calo della produzione industriale in Italia è stato il maggiore in Europa, -5,2%. Secondo l’Istat, si è avuto un calo nel settore delle costruzioni del 12,8% ad agosto 2012. Il solo settore delle nuove abitazioni è crollato tra 2008 e 2012 del 44,4%. Siderurgia, auto, alluminio, commercio, bancari, edilizia, elettrodomestici, ceramica, tessile, settore

aeroportuale, navale e delle telecomunicazioni sono i comparti oggi drammaticamente più a rischio. L’industria negli ultimi 5 anni ha perso circa 700.000 posti di lavoro considerati anche i lavoratori in cassa integrazione (aumentata del 315% dal 2008) mentre nel settore pubblico i posti di lavoro sono calati di 124.700 unità ma la stima è destinata a salire per i rovinosi effetti della spending review del governo Monti.

7) L’attivo della bilancia dei pagamenti è paradossalmente dovuto più che all’aumento delle esportazioni (+9% nell’Eurozona e +4% in Italia), al crollo delle importazioni, che scendono in Italia del -6% a causa del tracollo della domanda aggregata, quella delle famiglie e della Pubblica Amministrazione, dovuta alle politiche di rigore del Governo Monti.

8) gli investitori stranieri hanno portato via dai conti italiani 92 milardi solo nell'ultimo anno.

Le ricette rigoriste imposte dal governo tedesco e fedelmente applicate da Monti, hanno dunque prodotto risultati opposti a quelli cercati, e le previsioni future di crescita sono al ribasso, come confermato anche dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

SOLIDARIETÀ AI PAESI PIIGS

La Germania ha imposto ai Paesi periferici della zona euro una ricetta a base di depressione, disoccupazione e fallimenti aziendali. La stessa Banca centrale europea (BCE) ha seguito la linea dell’austerità, difendendo i Paesi periferici dalla speculazione solo a condizione che questi comprimessero ulteriormente la spesa pubblica e il costo del lavoro e si disponessero a vendere i

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capitali nazionali, incluse le banche. In Europa milioni di persone si ritrovano oggi schiantate dalla crisi, il lavoro precario dilaga, 25 milioni di europei sono disoccupati, il malcontento e il senso di ingiustizia sono diffusi e la protesta sociale sta crescendo ovunque. Il rapporto tra il debito pubblico e il Pil nell'eurozona anziché scendere è salito al 90% nel secondo trimestre dell'anno contro l'88,2% del primo trimestre, mentre nell'Ue a 27 è passato dall'83,5% all'84,9%. Sempre a causa delle politiche di austerità.

In Grecia la finanza internazionale, prima ha irresponsabilmente indirizzato una montagna di denaro verso il Paese, contribuendo a creare una bolla del credito, facendo esplodere l’economia, salire l’inflazione e diventare sempre meno competitivo il Paese, e poi, quando la finanza internazionale ha visto la mala parata, ha cercato di scappare precipitosamente, provocando altri danni gravi. La Grecia poteva essere salvata all’inizio della crisi con soli 30 miliardi di euro. Invece la Troika (Bce, Commissione Europea e FMI) ha voluto colossali piani d’austerity che hanno fatto crollare il Pil greco del 12% fino ad oggi, ed hanno fatto schizzare il debito al 165% (all’inizio era al 120%). Una cura che ha finito per ammazzare il paziente. Questo fa capire che l'obiettivo di queste manovre non è il risanamento ma dare linfa alla solvibilità dei titoli pubblici in possesso degli speculatori, ed obbligare la BCE a fare iniezioni di liquidità per allargare la base dei mercati finanziari e della speculazione. La Grecia è il Paese europeo con le più alte spese militari: ogni anno più del 3% del Pil se ne va per comperare gli scarti militari di Francia e Germania. Il Wall Street Journal ha da tempo rivelato che Merkel e Sarkozy avevano imposto l’acquisto di sottomarini, navi, elicotteri e carri armati

come condizione per sbloccare il piano di aiuti alla Grecia. Si tagliano stipendi e pensioni, si licenziano i lavoratori, si nega la sanità agli ammalati e si massacra un Paese, ma le spese militari non si toccano mai!

Non è vero che la Grecia ha un sistema di welfare fuori controllo, come i conservatori amano ripetere; il rapporto tra spesa sociale e prodotto interno lordo, che è il criterio standard con cui si misura il peso della spesa sociale in un Paese, è considerevolmente più basso in Grecia (prof. P. Krugman) di quanto non lo sia, ad esempio, in Svezia o Germania. Il popolo greco non è composto di fannulloni e di irresponsabili, come sembra indicare una parte della stampa tedesca: i dipendenti greci lavorano in media 2120 ore all’anno, molto più degli stessi tedeschi, hanno vacanze più corte della media europea e l’età media del collocamento in pensione è di 61,7 anni, di nuovo maggiore della media europea. Esiste invece un altissimo livello di corruzione e di evasione fiscale. La produttività della manodopera in Grecia è bassa rispetto agli standard europei: all’incirca il 25% in meno della media, ma vale la pena di sottolineare (prof. P. Krugman), che la produttività della manodopera, ad esempio in Mississippi, è analogamente bassa rispetto agli standard statunitensi, e in misura più o meno uguale; e la California, uno Stato che vale un quarto dell'economia americana, è praticamente andata in bancarotta e se gli Stati Uniti possono sostenere il loro Stato più grande, perché l'Europa non può aiutare la Grecia, che vale solo il 2% del suo Pil? Invece il FMI, la Commissione Europea e la Bce, spinti dai conservatori tedeschi, hanno scritto un programma per Atene insostenibile, irrealistico, sbagliato e fonte di enormi sofferenze sociali, ma incapace di

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generare i risultati attesi sulla finanza pubblica in quanto distruttivo per l'economia reale.

La Spagna fino al 2007 godeva di buona fiducia nei mercati e un leggero deficit di bilancio trasformato in cinque anni in un avanzo del 1,9%. Poi, come in Irlanda, i tassi d’interesse eccessivamente bassi hanno favorito un fenomeno di bolla immobiliare simile a quello americano, e le banche si sono ritrovate piene di titoli tossici speculativi. Zapatero prima e Rajoy dopo, hanno messo mano al bilancio pubblico, seguendo la strada già tracciata da Grecia e Irlanda: aumento dell’IVA, tagli ai sussidi di disoccupazione e alle tredicesime dei dipendenti pubblici, riduzione del sistema pensionistico e privatizzazione di aziende pubbliche. Adesso in Spagna austerità e riduzioni di spesa hanno fatto sì che un debito prima molto basso salisse al 76%. Sei milioni di disoccupati, milioni di persone prive protezioni sociali, redditi crollati, 350 mila sfrattati, suicidi diffusi sono il dramma di questo Paese. La previsione più attendibile di flessione cumulata del PIL ci fornisce una cifra pari al -6,5%, e considerando che esiste una forte correlazione fra riduzione del PIL, aumento della disoccupazione e incremento delle sofferenze bancarie, ecco che la necessità di copertura finanziaria per gli istituti creditizi potrebbe lievitare più del doppio rispetto alla cifra calcolata. Senza contare poi il fenomeno inarrestabile di riduzione dei depositi presso le banche spagnole e la fuga dei capitali all’estero.

Il Portogallo è un altro Paese stremato dalla cura della Troika (FMI, Banca Centrale e Commissione Europea). Le piazze si riempiono di manifestanti a causa di tagli, licenziamenti e privatizzazioni voluti dai partiti di centrodestra, e l’economia si sta

contraendo (-3,3%) mentre le entrate fiscali diminuiscono a causa della recessione.

Le politiche di austerità dovevano servire a ridurre il debito pubblico, ma, come si è visto, i dati di Eurostat confermano un aumento generalizzato (con la sola eccezione della Gran Bretagna) del debito pubblico nella zona euro e nella Ue a 27 nel secondo trimestre di quest'anno, trasformando un patto per la stabilità e la crescita in un patto per l’instabilità e la stagnazione.

Vanno subito approvati Piani speciali di aiuto per riattivare le economie dei Paesi PIIGS Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo, e per evitare condizioni di austerità che conducono ad una profonda depressione che rende impossibile la realizzazione degli obiettivi dei piani di salvataggio ed il recupero di solvibilità. In questi Piani, l'investimento dovrebbe essere accompagnato da un sostegno sociale per mitigare i danni delle dure e controproducenti misure di consolidamento fiscale. È indispensabile inoltre rinegoziare i tassi eccessivi a cui alcuni Paesi hanno dovuto indebitarsi a partire dal 2009, e ristrutturare il debito pubblico manifestamente insostenibile, allungando la scadenza dell'intero debito a condizioni vantaggiose, quali un interesse pari all'inflazione e una piccola percentuale dedicata alla crescita.

“IMPORRE UNA MAGGIORE

AUSTERITÀ È STATA UNA MOSSA

NEGATIVA, CHE HA PEGGIORATO

LA SITUAZIONE” (Prof. P. Krugman)

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a) Il Fondo Monetario Internazionale ha studiato 173 casi di tagli di bilancio dei singoli Paesi e ha rilevato che il risultato è stato la contrazione economica, quindi il ritardo della ripresa. Cosa del resto dimostrata dalle ricette tedesche della Bundesbank e della signora Merkel, applicate in Europa e anche dal Governo Monti, e tanto acclamate pure da Matteo Renzi, Casini & Co. Nonostante Alesina e Giavazzi continuino a fantasticare di ”manovre che hanno … minori effetti recessivi“, ovvero di politiche supply side di svalutazione del lavoro o tagli di tasse e welfare (expansionary fiscal adjustment), la realtà è qui a dimostrarci che le manovre di austerità varate dal governo Berlusconi prima e dal governo Monti poi, hanno incancrenito la recessione in depressione e hanno avuto come ovvia e unica conseguenza la riduzione della protezione sociale e dei redditi e quindi il calo dei consumi, della domanda interna: meno domanda vuol dire meno investimenti e produzione, meno produzione vuol dire meno introiti fiscali e meno occupazione, meno introiti fiscali vuol dire peggioramento della situazione del debito che alimenta a sua volta la speculazione, mentre meno occupazione vuol dire meno domanda di beni e servizi, in un circolo vizioso senza fine nel quale, senza cambio di politiche economiche, continueremo ad affondare inesorabilmente.

b) Nell’ultimo rapporto il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto il proprio errore nel calcolo degli effetti dei tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse sulla crescita economica, sottolineando come il “moltiplicatore fiscale” (accelerazione/deceleratore della crescita del PIL risultante da modifiche strutturali del bilancio pubblico) sia molto più forte di quanto si ritenesse in passato (passando dallo 0,5%, generalmente riconosciuto, a un valore che va dallo

0,9% all’1,7%). Ciò significa che per ogni punto percentuale di aumento della pressione fiscale e/o di tagli alla spesa pubblica la crescita del PIL si contrae più che proporzionalmente fino a -1,7 punti percentuali. Perciò i bilanci non si risanano mai, il PIL diminuisce, aumenta la disoccupazione e diminuiscono gli investimenti. Gli errori di valutazione del FMI sono imperdonabili perché hanno avuto un impatto incalcolabile sulla vita quotidiana dei cittadini europei. Tutto ciò rimette in gioco l'intera base delle politiche di austerità.

c) È stato recentemente pubblicato l’ennesimo studio che conferma il contrario di quello che la BCE stessa auspica, e conferma che l’austerità fa male e le espansioni fiscali fanno bene. I tre ricercatori mostrano che il componente della politica fiscale che funziona meglio sono gli investimenti pubblici e soprattutto la spesa pubblica per consumi di beni e servizi.

d) “Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”? Sciocchezze! Se osserviamo l’andamento degli avanzi primari (differenza tra entrate ed uscite al netto degli interessi) cumulati dallo Stato italiano dal 1992 ad oggi, ci accorgiamo che i nostri governi applicano il rigore e l’austerità da almeno 20 anni, senza che questo abbia apportato mai un reale beneficio all’economia nazionale o alla solidità del nostro Paese. I 600 miliardi € complessivi di maggiori entrate rispetto alle uscite che lo Stato ha raccolto in questi ultimi venti anni hanno prodotto soltanto impoverimento generale della maggioranza dei cittadini e inaridimento del tessuto produttivo, e sono serviti esclusivamente a pagare gli interessi sul debito, arricchendo coloro che vivono di rendita speculando sull’acquisto dei nostri titoli di Stato. Nulla in più di quello che abbiamo pagato con le tasse è stato speso nel miglioramento dei servizi

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pubblici, dello stato sociale, dei programmi assistenziali, con buona pace di quanti blaterano che “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”!

e) Limitare il disavanzo strutturale, come previsto dai Trattati europei, funziona (prof. J. Stiglitz) quando si è in piena occupazione, ma non quando si è in una fase di recessione. Per questo è irresponsabile il “Fiscal compact”, firmato da Berlusconi, che impone di avere un bilancio in pareggio o addirittura un disavanzo strutturale al 3% in una economia debole. È difatti il pareggio di bilancio non verrà mancato nel 2013 soltanto perché la Commissione europea, riconoscendo l’impossibilità per quasi tutti i Paesi dell’Unione monetaria di raggiungere tale obiettivo, ha modificato i criteri di calcolo della stessa contabilità. Tutto ciò era chiaro fin dall’inizio a molti economisti, tra cui Nouriel Roubini, perché con questi strumenti si innesca un "moltiplicatore keynesiano al contrario", dove, per ogni euro in meno di spesa pubblica, se ne perdono due di Pil. Come ha scritto il prof. P. Krugman, “Il tempo giusto per le misure di austerità è durante un boom, non durante la depressione”. Infatti è nei periodi di recessione, con la domanda aggregata insufficiente, che lo Stato, tramite il deficit spending, fa ripartire l'economia, rientrando poi dal deficit quando la crescita riprende. Ma se si impedisce il deficit di bilancio dello Stato tutto ciò è impossibile.

SCACCO ALLA CRISI EUROPEA IN 30 MOSSE (sintesi)

1) Modificare il Fiscal compact (v. sopra), 2) modificare lo statuto della Banca centrale europea perché possa promuovere sviluppo e occupazione e garantire in maniera illimitata i debiti

sovrani, anche attraverso una “fiscal rule” anti-austerity 3) Eurobond europeo per socializzare i vari debiti sovrani e garantirli grazie alla forza dei Paesi virtuosi, finanziando una crescita ecologicamente sostenibile, 4) favorire una migliore distribuzione dei redditi – anche tramite una tassa sulla ricchezza- rafforzare i contratti nazionali, vincoli ai licenziamenti e nuove norme generali a tutela del lavoro per avere effetti di crescita, 5) armonizzazione europea della tassazione di rendite e profitti, 6) fiscalità progressiva coordinata a livello europeo per invertire la sperequazione sociale e territoriale che ha scatenato la crisi, 7) uno “standard retributivo europeo” per ridurre le divergenze di competitività, 8) istituire un Fondo europeo per lo sviluppo sociale ed ecologico, a gestione democratica, 8) euro-project bonds per investimenti sostenibili finalizzati a ridurre gli squilibri macro-economici tra le diverse aree della moneta unica, 9) Golden Rule per lo scorporo degli investimenti produttivi dal deficit, 10) ampio coinvolgimento della BEI (Banca Europea per gli Investimenti, 11) investimenti pubblici, ricerca, formazione, incentivi alle imprese e all’occupazione per generare redditi, consumo, crescita, entrate fiscali, meno spread e meno debito, 12) Transfer union interregionali e istituzione di un organismo per il bilancio in grado di riequilibrare le differenze tra la forza economica delle varie regioni, 13) apertura dei mercati, dei capitali e delle merci a Paesi extra-Ume condizionata a politiche convergenti di miglioramento degli standard del lavoro e dei salari e politiche di sviluppo coordinate, 14) obiettivi di inflazione a due velocità (più elevata per i Paesi core), 15) maggiore crescita della domanda interna in Germania, 16) una consistente riduzione delle spese militari, 17) divisione tra

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banche d’affari e commerciali, 18) restrizioni alle operazioni finanziarie ad alto rischio, 19) mettere al bando i prodotti finanziari più speculativi, 20) Bloccare le vendite allo scoperto 21) lotta ai paradisi fiscali, 22) nazionalizzazione di alcune grandi banche per portarle fuori dalla speculazione di Borsa ed utilizzarle come strumento pubblico per finanziare gli investimenti delle piccole e medie imprese e i consumi delle famiglie, 23) un tasso minimo per le imprese in Europa, 24) porre fine alla frode fiscale e all'evasione fiscale a livello europeo, 25) Realizzare una struttura di controllo sulla funzione e ruolo delle agenzie di Rating, 26) creare un’Agenzia europea di Rating pubblica e indipendente, già auspicata peraltro dal Parlamento europeo, 27) democratizzare le istituzioni europee con rafforzamento decisionale del Parlamento europeo per limitare lo strapotere di BCE, Commissione europea e Consiglio Europeo che dettano legge senza alcuna legittimazione democratica, 28) Piani speciali di aiuto per riattivare le economie dei Paesi PIIGS Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo, 29) Ristrutturazione del debito pubblico dei Paesi PIIGS manifestamente insostenibile, 30) un fronte comune solidale dei Paesi PIIGS per correggere la linea sbagliata del rigore e dell’austerità. CONCLUSIONE L’austerità non funziona. Il piano di risanamento dei conti pubblici attualmente in corso ha determinato e determinerà nel 2013 un aumento e non una diminuzione degli indici di indebitamento dell'Italia e dell’UE nel suo complesso. La strategia di austerità dell'Europa sta facendo peggiorare le cose perché il consolidamento fiscale aumenta piuttosto che ridurre il rapporto debito-

PIL a causa del calo della domanda e della produzione. Ma nonostante tutto ciò, la cancelliera Merkel afferma che ci vorranno altri 5 anni di rigore. E si intuisce il perché, dato che la politica dell’Unione è decisa di fatto dal Governo tedesco sulla base degli interessi materiali che esso difende, ovvero quelli delle imprese esportatrici tedesche. (per i numerosi vantaggi che la Germania trae da questa situazione vedasi il mio “Economisti contro il taglio della spesa pubblica” 28 sett 2012). Ma i disavanzi di bilancio possono essere consolidati solo in un’economia in crescita e nessuno può pagare i suoi debiti producendo di meno, e quindi queste misure di austerità dovranno essere seguite da altre ancor più gravose, fino a quando i cittadini, fustigati, oppressi e disperati diranno BASTA! Da quando è esplosa la crisi dei debiti sovrani in Europa, non si contano più i governanti spregevoli e indecenti sfiduciati dagli elettori per averli impunemente frodati. Oggi la crisi si contrasta facendo valere l’indisponibilità totale dei cittadini ad ulteriori sacrifici: “Il vostro parlare sia sì, sì; no, no; il di più viene dal Maligno” (S. Matteo Apostolo 5,37). CE N'EST QU'UN DEBUT ! Questo è solo l’inizio, esclamavano i giovani nel ’68. E così la mobilitazione del 14 novembre dev’essere solo l’inizio di un percorso in grado di costruire in Italia e in Europa una forte opposizione sociale, culturale e politica per cancellare l’impostazione rigorista fallimentare dei governi europei e uscire dalla crisi prodotta da finanza e neoliberalismo. Franco Pinerolo 14 novembre 2012

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NO alla Coppa Uefa Under 21 in Israele

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Firmate la lettera a Michel Platini, Presidente UEFA

Seguite la campagna Cartellino rosso per l'Apartheid israeliana

Una precedente lettera a Voi indirizzata e firmata da eminenti figure tra cui l'ex leggenda del calcio Eric Cantona, il regista Ken Loach, Michael Mansfield, QC, l'arcivescovo Desmond Tutu e la scrittrice Alice Walker (1), era riferita all'oppressione razzista in Israele, come esemplificato dal trattamento riservato al calciatore palestinese Mahmoud Sarsak e richiedeva la fine dell'impunità d'Israele. Siamo grati a nome di Sarsak per qualsiasi intervento abbiate fatto e pur con prudenza diamo il benvenuto alla notizia dell'accordo che dovrebbe vedere il calciatore rilasciato il 10 luglio 2012.

Si è ottenuta un'enorme pressione internazionale e condanna in risposta ai tre mesi dello sciopero della fame di Mahmoud Sarsak per forzare le autorità israeliane a giungere all'accordo. Questi è uno sportivo che è stato trattenuto per tre anni senza accusa o processo, secondo la "Legge dei Combattenti Illegali", che è illegale per il diritto internazionale (2). Sarsak ha sentito così fortemente l'ingiustizia del suo caso che ha voluto morire per mettere in luce la violazione in corso dei diritti umani.

Come Vi è stato segnalato in una lettera di giugno 2012 dal Presidente dell'Associazione Palestinese Calcio, Jibril Rajpub, oltre Sarsak, senza accusa sono tenuti prigionieri da Israele anche il portiere della squadra olimpica Omar Abu Rois e il giocatore di Ramallah Mohammed Nimr. Rajoub ha chiarito nella sua lettera l'importanza che la UEFA non dia ad Israele l'onore di ospitare i prossimi Campionati Europei under 21 UEFA, nel giugno 2013, quando "per gli atleti in Palestina non c'è reale libertà di movimento ed i rischi di essere imprigionati o persino uccisi sono sempre incombenti davanti a loro"

La risposta della UEFA a questa pressante preghiera dei Palestinesi e dei loro sostenitori è che "il calcio - e gli sport in generale - edificano ponti tra le nazioni e le comunità e queste questioni politiche non devono interferire con la pratica del gioco"

La UEFA deve capire che questo argomento suona vuoto alle orecchie dei Palestinesi, calciatori ed altri, che sono vittime del regime discriminatorio d'Israele. Lo sport non può costruire ponti quando un governo esercita il potere dello stato per imprigionare ed opprimere una comunità specifica. L'idea che la politica possa essere separata dallo sport in questa situazione è chiaramente indifendibile. Per Israele, sport e cultura in generale sono strumenti da usare per distogliere l'attenzione dalla persecuzione praticata dallo stato contro la popolazione palestinese d'Israele e dei territori occupati - una popolazione eguale nei numeri e nella passione per il calcio come la loro controparte israeliana, ma a cui è negato l'accesso sia a giocare che ad essere spettatori.

Avete considerato come il milione e duecentomila Palestinesi di Gaza assediati possano guadagnare l'accesso ai quattro stadi israeliani individuati per le partite dell'Under 21 del prossimo anno?

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O come la popolazione delle occupate Cisgiordania e Gerusalemme Est potranno superare il loro percorso attraverso i check point ed il muro dell'apartheid israeliana per assistere alle partite? Avete affermato nella vostra risposta a Rajoub: "Noi non possiamo ritenere l'IFA israeliano responsabile della situazione politica nella regione o delle procedure legali vigenti in quel paese." Non possiamo accettare l'opinione che un'associazione nazionale di calcio che ha tollerato anni di discriminazione e sofferenza subita dai giocatori palestinesi e dagli amanti del calcio possa essere svincolata da questa condivisione di responsabilità. Non solo importanti giocatori palestinesi sono prigionieri politici, ma il 20 giugno un ragazzino di 12 anni che calciava a un pallone intorno alla casa della famiglia a Gaza è diventato l'ultimo in un triste elenco dei bambini vittime dell'esercito israeliano. (3). Dove sono le denunce pubbliche di tali crimini da parte dell'IFA? Non ce n'è una. Ci uniamo ai Palestinesi ed a tutta la gente di coscienza nel mondo nel chiedere all'UEFA di cancellare i Campionati Europei under 21 del prossimo anno da Israele, e di negargli un simile privilegio fino a che lo Stato d'Israele non si conformerà al diritto internazionale e cesserà le sue violazioni dei diritti umani.

(1) http://www.change.org/petitions/uefa-president-michel-platini-secure-release-of-footballer-mahmoud-sarsak-held-by-uefa-member-israel

(2) http://www.mezan.org/upload/8619.pdf

(3)http://electronicintifada.net/content/remembering-mamoun-killed-israeli-missile-he-played-football/11434

Sincerely,

Firmate la petizione

Traduzione di Comitato BDS Campania

[email protected]:

Città di San Severo Provincia di Foggia

ALCHIMIE DU VERBE

Mostra di libri d’artista.

A cura di: Teo DE PALMA

Promossa da: Amministrazione Comunale di San Severo

Testo: Giulia FRESCA

Periodo: 10 - 30 novembre 2012

Location: Biblioteca Comunale “A.Minuziano”, nuova sede, ex Scuola Elementare “G.Pascoli

Via don Felice Canelli, 71016 San Severo (Fg) Orari 10.00 – 12.30 / 17.00 – 19.00 Info +39 0882.339616 - [email protected]

Gli Artisti:

Minou AMIRSOLEIMANI, Salvatore ANELLI, Michele ATTIANESE, Calogero BARBA, Franca BERNARDI, Paolo BINI, Anna BOSCHI, Antonino BOVE, Italo BRESSAN, Silvia CAPILUPPI, Vito CAPONE, Domenico CARELLA, Teo DE PALMA, Gabriella DI TRANI, Marcello DIOTALLEVI,

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Fernanda FEDI, Franco FLACCAVENTO, Gino GINI, Salvatore GIUNTA, Nicola LIBERATORE, Oronzo LIUZZI, Salvatore LOVAGLIO, Ruggero MAGGI, Franco MARROCCO, Rita MELE, Albano MORANDI, Salvatore PEPE, Michele PERI, Tarcisio PINGITORE, Teresa POLLIDORI, Angela RAPIO, Fernando REA, Rosella RESTANTE, Antonio SASSU, Alba SAVOI, Gianfranco SERGIO, Elena SEVI, Pietro TARASCO, Micaela TORNAGHI.

Il mondo della stampa, del libro in particolare, non ha mai lasciato indifferenti gli artisti. Dopo le miniature del Medioevo, i pittori, nel tempo, hanno collaborato con scrittori, poeti ed editori per realizzare opere bibliofile a tiratura limitata. In molte di tali collaborazioni però, l’artista era spesso l’ultimo ospite e l’Arte, dunque, interveniva come un valore aggiunto al testo che rimaneva così il cuore del progetto. Accanto a quello che è noto come “libro illustrato” o “libro dipinto”, alla fine degli anni sessanta, è nata una nuova forma di pubblicazione, concepita come un vero e proprio progetto artistico globale: il “libro d'artista”. La prima volta che se ne parlò, in forma mediatica, fu nel 1963 quando venne richiamata dalla stampa una pubblicazione dell’anno prima, difficile da classificare: “Twentysix Gasoline Stations” di Edward Ruscha. Nel corso degli anni, l’evoluzione dei diversi linguaggi fa si che fotografia non rimanga la sola a primeggiare nei libri d'artista: si moltiplicano creazioni con tutti i mezzi più appropriati: si assembla, si incolla, si modifica, in altre parole si da' spazio alla creatività che nasce dal proprio "io" generando opere non più replicabili bensì uniche. In tal modo Ia diffusione del libro d'artista, in quanto opera dell'ingegno creativo, ma realizzato in un contesto diverso, consente all'Arte stessa di andare all'attacco della vita quotidiana. Non piu limitata a pochi luoghi disponibili ad ospitarla come gallerie, centri d'arte e musei, ma anche librerie e soprattutto biblioteche.

AUTORI CUBANI di Gordiano Lupi

Un poeta di nome Virgilio Cent’anni di Piñera

Virgilio Piñera (Cárdenas – Cuba, 1912/ L’Avana, 1979) Virgilio Piñera è sempre stato uno scrittore emarginato dal regime castrista. Per assurdo, in questi mesi a Cuba si sta celebrando il centenario della sua nascita con eventi, rassegne e ristampe dei suoi libri. Nonostante il ricordo dello sprezzante giudizio di Che Guevara nei confronti del teatro di Piñera sia ancora vivo: “Buttate nel secchio i libri di questo frocio!”. Il tempo passa e le cose cambiano, gli scrittori morti diventano importanti per la dittatura, se riesce l’operazione di recupero nel solco rivoluzionario. Lezama Lima ha subito identica rivalutazione postuma. Virgilio Piñera visse per dodici anni in Argentina, dove collaborò alla rivista Sur, conobbe personalità artistiche come Witold Gombrowicz, Borges, Bioy Casares e pubblicò il suo primo romanzo, La carne di René (1952), edito anche in Italia, ma ormai introvabile. Poeta, drammaturgo, narratore breve intenso ed efficace, celebre per aver anticipato il teatro dell’assurdo di Ionesco e Beckett con opere come Electra Garrigó, En esa helada zona, Falsa alarma, Dos viejos pánicos. Narratore originale soprattutto nei Cuentos fríos (1956) e nei romanzi Pequeñas maniobras (1963) e Presiones y diamantes (1967). In Spagna è uscita

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una preziosa raccolta dei Cuentos completos e il fondamentale La isla en peso, un volume che raccoglie tutta l’opera poetica. Parliamo di Virgilio Piñera poeta con l’aiuto di Antón Arrufat, amico dello scrittore che ha curato il libro edito da Tusquets (Barcellona, 2000). Virgilio Piñera, insieme a Lezama Lima, è uno dei poeti che meglio rappresenta la generazione letteraria sorta intorno alla leggendaria rivista Origines. Un poeta segreto, occasionale, che non amava diffondere in pubblico le sue composizioni, ma comunque vero poeta, appassionato, ermetico, colloquiale, sempre in antitesi tra vita e letteratura. A Cuba è stata pubblicata parte dell’opera narrativa negli anni Sessanta, quando l’autore era ancora in vita, in Spagna sono state pubblicate alcune raccolte dopo la sua morte, ma la considerazione di Piñera è sempre stata soprattutto per l’aspetto drammaturgico. La poesia è il settore più trascurato della sua opera, sebbene il primo libro edito (Las Furias, 1941) sia stata una raccolta di poesie, ma successivamente è stato lo stesso autore a non avere interesse nel pubblicare liriche. Virgilio pubblicò Poesía y Prosa (1944), una raccolta di racconti e poesia nella quale la maggior parte delle pagine erano composte da prosa, quindi si dedicò al teatro. In ogni caso, alla sua morte, sono stati trovati molti manoscritti inediti di carattere poetico. I fattori della non pubblicazione delle raccolte poetiche possono essere molti, prima di tutto Piñera era povero e non poteva pagarsi la stampa dei libri come facevano altri scrittori cubani. Mandava avanti una rivista intitolata Poeta, con grande fatica, vendeva persino i suoi abiti per pagare le spese di stampa. Era un periodo oscuro, all’Avana non esistevano editori, ma soltanto imprese che stampavano un certo numero di copie dei libri per conto degli autori. Piñera non era un personaggio facile, povero ed eccentrico,

il suo modo d’intendere la letteratura lo fece allontanare prima dalla rivista Orígines e subito dopo dal gruppo Espuela de Plata, fino a restare solo, come spesso racconta nelle sue poesie. In realtà stare solo era quello che più desiderava, ma questa scelta significò la perdita dell’aiuto economico di Rodríguez Feo, che finanziava la rivista Orígines. Nel 1960, su insistenza di Guillermo Cabrera Infante, trovandosi di fronte a un vetro editore (Ediciones R.), raccolse in un volume il suo teatro, curato da Antón Arrufat. La poesia di Piñera divenne un fatto personale, da non pubblicare e neppure da leggere agli amici. L’autore non ne parlava mai. Nonostante tutto scrisse poesia fino alla morte, centinaia di inediti ritrovati testimoniano tentativi, abbozzi, esperimenti, esercitazioni. Va detto che Piñera aveva una grande considerazione per la poesia e del poeta, scriveva molti articoli di critica letteraria e amava la lirica come espressione artistica. Forse considerava i suoi lavori troppo imperfetti per essere pubblicati e finiva per condannare all’oblio ogni tentativo. La sua poesia non ha niente a che vedere con il barocchismo lezamiano, né con la poesia sentimentale, ma si tratta di una lirica moderna, di rottura. Nel 1968 Piñera acconsentì di raccogliere ne La vida entera le sue poesie giovanili e qualche inedito, scrivendo una nota di prefazione dove chiariva che non si considerava un poeta vero e proprio, ma solo “un poeta occasionale”, nel senso che scriveva poesia in particolari occasioni e su determinati temi che lo spingevano a comporre versi. Troppo modesto Piñera e molto ironico, perché non era davvero un poeta occasionale, così come non era un quasi drammaturgo e la sua opera non era quasi teatro. Eppure così scrisse nella prefazione al volume che raccoglieva l’intera opera teatrale, forse per strategia, per modestia, per fare un gesto elegante, ma al lettore distratto poteva sembrare anche disprezzo per le cose che scriveva. Forse Virgilio Piñera

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dubitava del valore della sua opera poetica? Possiamo soltanto fare congetture, perché non abbiamo certezze. Diciamo però che Virgilio scrisse poesia fino agli ultimi giorni della sua vita e che Una broma colosal è una delle cose postume migliori, un lavoro lirico al quale era intento negli ultimi giorni di vita. Il conflitto tra vita e letteratura è sempre stato lacerante in Piñera, lo notiamo nella narrativa, nel teatro e pure nella volontà di non definirsi poeta e nel rifiutare tutto quello che è costruzione retorica intorno all’opera d’arte. Piñera è scrittore essenziale, dotato di un linguaggio privo di orpelli retorici, secco, colloquiale, neutro, senza descrizioni paesaggistiche, luoghi comuni e frasi fatte. Piñera resta poeta, suo malgrado. Grande poeta latinoamericano. Vi invitiamo alla lettura di una breve antologia di opere tradotte dalla raccolta completa La isla en peso (Tusquets Editores, 2000). Da Poemas desaparecidos – Poesie scomparse Chi sono Poco importa il mio nome, e ancora meno la mia età. Non devo contare i capelli caduti né dire “incanutisco”. Devo fare solo una semplice confessione: non ho neppure un cane a farmi compagnia, e possiedo moltissime solitudini da regalare. (1964) Da Un bamboleo frenetico – Un dondolio frenetico Un mondo duro Ieri me ne stavo solitario nell’Avenida del Puerto, pensando a mia madre morta

e pensando al futuro. Come una tavola era il mare, ma io mi stavo muovendo. È una cosa molto seria che il mondo tanto si muova. Un uomo mi si avvicinò con un volto avanero, uno di quei volti che la stessa Avana non regala a chiunque. Venne scrollando le spalle, lo sguardo fosco la bocca contratta e parlò proprio in questo modo: Amico mio, non so a cosa stai pensando ma so quel che io penso; questo mondo è molto duro ma speriamo che le cose vadano meglio; perché se non sarà così, ci ucciderà la durezza; già le parole sono pallottole e gli sguardi roghi. Non le sembra, amico mio? - mi disse e mi toccò il petto; io piangevo come un bambino, e il mare cominciò a indurirsi. (1962) L’evento Non posso evitare di vedere ciò che stan vedendo i miei occhi: il mio vicino si mise una benda, gli fece paura l’evento. Andai in Monte y Pila una sera, in un bar che ha la porta come un sospiro e il bancone come un sogno. Andai per sfuggire a una domenica che mi si aggrovigliava al collo così entrai di fianco al bar a bermi una birra.

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Il mio amico stava ballando con una mulatta integra. Lo guardai come si guardano i morti, e lui mi guardò come io ero. All’improvviso entrò un tipo grasso con uno di quei riflettori che accendono lo sguardo, e disse più o meno questo: Il mondo è decomposto, io sono ferito dentro, se orientate gli occhi bene vedrete che sto morendo. Questo disse e tacque. La luce cominciò a diventare terra, terra il bar, terra i miei occhi, e il grassone rotolò per terra. (1962) Quando verranno a prendermi Quando verranno a prendermi per andare al ballo degli zoppi, dirò che non uso stampelle, che le mie gambe sono intatte. Ballerò chá-chá-chá e son, fino a cadere a pezzi, ma loro insisteranno per portarmi a quel ballo strano. Con due accettate sarò pronto, con due stampelle andrò remando, e quando entrerò da quella porta mi metteranno una zoppa tra le braccia. Lei mi dirà: Amore mio! Io le dirò: Mia adorata! Cosa accadde alle tue gambe? Raccontami, che sto sanguinando! Lei, con grande serietà, mi racconterà che fu a bastonate, ma facendo di necessità virtù come un brillante, lancerà una risata che risuonerà nella sala.

Dopo, ce ne andremo da questi eventi obbligati, saluteremo a destra, a sinistra, agitando le stampelle. E quando nessuno lo attenda, alle due del mattino, verrà il boia degli zoppi perché non restino tracce. (1962) La panchina che morì d’amore Nella panchina d’un parco due amanti si dettero appuntamento, nella panchina si incontrarono, nella panchina e niente più. Nella panchina solitaria si incontrarono veramente, nella panchina che aveva occhi da panchina e niente più. Nella panchina si baciarono ma con tanta intensità, che la panchina perse i sensi, perse i sensi veramente. Perché era una panchina così sola , così triste e sentimentale, che passava le notti pensando alla sua solitudine. Se un’altra panchina mi volesse un’altra panchina veramente, se veramente mi volesse mi volesse e niente più. Il mio cuore le darei, il mio cuore davvero; sono una panchina molto triste, che è sola e niente più. Si siedono sulle mie ginocchia gli amanti veramente, si siedono, e io mi siedo nella mia orrenda solitudine. Non ne posso più, muoio,

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muoio veramente, muoio se non mi vogliono e morì veramente. (1967) Da Un bamboleo frenético – Un dondolio frenetico Giochi infantili Quando un proiettile esce da un revolver di legno quando non si ode lo scoppio né si vede un corpo perforato; quando il bambino che brandisce l’arma dice: Ti ho ucciso, cadi, il tempo, profeticamente, dispone le pozze di sangue. Dispone anche il destino di uccidere o essere ucciso; perseguiti o ti accerchiano gridi: arrenditi! o gridi: salvami! In questa grande confusione che la vita ti prepara, porti una tigre legata che non vede l’ora di sciogliersi; tu lo sai, hai paura, pretendi di imbalsamarla, ma lei fugge il coltello e te lo mette nelle mani. Questi giochi infantili son sogni bianchi che spaventano; cominciano nell’innocenza, finiscono nel sudario. (1962) Il risultato Quando mi pentirò dei miei crimini ti manderò un telegramma. Verrai vestito di bianco, darai calce alla mia anima.

Piangerò sulle tue spalle per ricoprire il tuo vestito; neri diamanti nel tuo petto e nero fumo nelle tue viscere. Affonderemo il pugnale in un sogno esorbitante: prenderà la forma dell’agnello che viene fuori dalla tigre sciolta. Con le ferite faremo rime e con le grida sciarade; l’espiazione sarà un passatempo nell’eternità che mi attende. Dopo mi siederò a tavola per mangiare del pane sacro: io lo spezzerò nero, tu me lo darai bianco. (1962) Mentre morivo Mentre morivo immaginavo una fossa, badilate di terra, acqua stagnante, rumori confusi, bocche serrate, e io, che cadevo a capofitto nella fossa. Mentre morivo immaginai la mia immagine con gli occhi cupi e i capelli ritti contemplando il supremo sconforto: la morte travestita con la mia immagine. Così stavo morendo, con indigestione di fiori e vermi. Spirando sopra la mia bocca sboccata; ordinando i miei resti, i miei avversari, collocando le mie ossa nel nulla e vomitando la mia immagine funebre. (1963) Testamento Siccome sono stato iconoclasta non voglio diventare una statua; se nella vita sono stato carne, nella morte non voglio essere marmo.

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Siccome io provengo da un posto di demoni e di angeli, come angelo e demonio morto continuerò per quelle strade… In tale eternità vedrò nuovi demoni e angeli, con loro converserò in un linguaggio cifrato. E tutti comprenderanno il io non piango, fratello mio… Così fui, così vissi, così sognai e passai il trance. (1967) Da Una broma colosal – Uno scherzo colossale Raccolta Postuma (1988) La cosa meno importante La cosa meno importante: che tu non mi ami, e la più importante: che sono colui che ti ama. È il mio splendido vantaggio, e non come pensano gli sciocchi, il mio triste vantaggio. Sono una cosa tua, il piano che stai suonando, e mentre suoni, ti dici: “Un piano è solo un piano”. Ma anche, quasi con amarezza: “Com’è innamorato di me!”. Vorresti graffiarmi - e comprendo la tua rabbia -: non sei disposta ad accarezzarmi, mentre io, con la sovranità dell’amore, ti accarezzo con lo sguardo. E la tua anima, come un vampiro, beve il sangue della mia anima: ogni goccia è il calice del lento veleno che si somministrano gli indifferenti. Rotto, esangue, incorporeo, mentre sto morendo

posso dirti: Non amarmi. (1967) Una notte Una notte nella calle Zanja, saltando tra cinesi impavidi, ascoltai una voce che mi diceva: Come sei sciocco, Virgilio!, pensando a tutte quelle boscaglie, quei mari, quelle montagne: lascia il bosco agli alberi e attendi un amore di passaggio. Che sciocco sei. Se sapessi, o riuscissi a indovinarlo, non apriresti così tanto gli occhi, e mi tenderesti la mano. Una notte nella calle Zanja. Ma io non mi sono fermato. (1969) Bene, diciamo A Lezama Bene, diciamo che abbiamo vissuto, non certamente – anche se sarebbe elegante – come i greci della polis raggiante, ma simili a statue criselefantine, e con un’ombra di steatopigia. Abbiamo vissuto in un’isola, forse non come volevamo, però come potevamo. In ogni caso demolimmo alcuni templi e costruimmo altri che forse dureranno o saranno a loro tempo demoliti. Abbiamo scritto infaticabilmente, sognato quanto basta per penetrare la realtà. Innalzammo dighe contro l’idolatria e il crepuscolare. Abbiamo reso omaggio al sole e, cosa ancora più splendida, lottammo per essere splendenti. Adesso, in silenzio per un momento, udiamo città ridotte in polvere,

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ardere in pavesi insegne manoscritte, e il lento, quotidiano gocciolare dell’odio. Ma, è solo una pausa nel nostro divenire. Presto ci metteremo a conversare. Non dalle rovine, ma dal ricordo, perché credimi: sono senza gravità e noi adesso cominciamo. (1972)

Traduzioni di Gordiano Lupi

www.infol.it/lupi

L’OPINIONE di Marco Lombardi

Sentenza sul sisma dell'Aquila: quella leggerezza da parte della

Commissione

Sulla sentenza del Tribunale dell'Aquila, che condanna gli esperti della Commissione Grandi Rischi riguardo il sisma del duemilanove, si sta scatenando un dibattito internazionale contro i magistrati, tale da richiamare addirittura le teocratiche vicende galileiane. Aspettando di leggerne le motivazioni, cosa da ritenersi perlomeno opportuna, sarebbe interessante riprendere le valutazioni verbalizzate dalla Commissione il trentuno marzo duemilanove [qui allegate, riprese da un numero del settimanale L'Espresso], oggetto delle contestate valutazioni giurisprudenziali . Ebbene, in mezzo a tantissimi condizionali ed espressioni probabilistiche, a seguito di una domanda dell'assessore regionale alla protezione civile inerente il credito da dare a chi stava allarmando la popolazione, con un chiaro riferimento all'uso del gas radon quale indicatore sismico, gli esperti della commissione abbandonano ogni indugio ed adottano una sicurezza assolutamente fuori contesto. Affermano infatti che "sicuramente"

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tali indicatori geofisici non possono essere utilizzati come precursori e che, inoltre, "oggi non ci sono strumenti per fare previsioni e qualunque previsione non ha fondamento scientifico". Verbalizzando questa certezza, gli esperti della commissione sono andati oltre la concezione probabilistica ora invocata dalla comunità scientifica, ma soprattutto lo hanno fatto in relazione ad una specifica indicazione operativa richiesta dall'organo politico competente ad intervenire sul territorio, uscendo quindi dal loro stretto mandato istituzionale - che è meramente tecnico-scientifico e distinto da quello operativo. Possibile che si siano assunti un simile rischio, sapendo di metterlo nero su bianco, senza essere consci delle responsabilità anche giuridiche che ciò avrebbe comportato loro?

Marco Lombardi

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Elezioni: chi tace... sta zitto

Come già diffusamente accaduto nelle ultime amministrative, anche le elezioni regionali in Sicilia hanno visto un tasso di astenuti superiore al cinquanta per cento. Succede così che a governare sarà un presidente eletto con meno di un terzo di consensi della metà degli aventi diritto, i quali a loro volta, escludendo sia i residenti minorenni che i dimoranti non residenti (immigrati), non coprono la totalità della popolazione amministrata. Neppure un quinto dei siciliani ha dunque deciso per tutti, dimostrando che, potenzialmente, un piccolo ma compatto gruppo di individui può decidere sulla massa: nell'ottica di comuni medio-piccoli, il rischio di una dittatura di minoranze organizzate è concreto. Sembra un ritorno al concetto di voto per stato e non per testa, di prerivoluzionaria memoria, invece è realtà democratica del ventunesimo secolo, dove chi ha il diritto di scegliere non lo esercita. Le responsabilità sono multiple e riguardano la qualità della classe politica, i comportamenti degli elettori,

il tipo di legge elettorale, ma la sostanza non cambia. Ad astenersi, si sta zitti e basta, perché del non-voto di protesta, checché ne dicano i sondaggisti, non importa niente a nessuno. Le strategie, in campagna elettorale, si fanno su cui alle urne ci va, magari optando per scheda bianca o nulla. Chi sta a casa, insomma, non esiste. Marco Lombardi

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: Registrazione alle elezioni primarie: il

costo sociale della segretezza

Se anche il PDL, come sembra, optasse per lo strumento delle primarie, per l'Italia sarebbe un altro passo verso il sistema americano, dove queste elezioni sono addirittura regolate da disposizioni statali. Da noi si è ancora lontani da un simile standard di organizzazione e partecipazione, ma sarebbe tuttavia utile prendervi confidenza. Ad esempio sposandone il requisito della registrazione (che in America non è esclusivo, ma di

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certo prevalente), quale condizione per poter votare. Il tema, qui sollevato non a caso, è da noi assai dibattuto, ma a questo punto la registrazione permetterebbe di impedire che uno stesso cittadino partecipi sia alle primarie del PD che a quelle del PDL, optando per la migliore scelta nel proprio schieramento e per la peggiore in quello opposto. Questa d'altronde è la motivazione condivisa negli Stati Uniti da conservatori e progressisti. Una registrazione che dovrebbe potere essere effettuata anche on-line, ma senza dubbio di pubblico dominio, non fosse altro perché i partiti politici sono realtà associative di diritto privato ed affermare per vie legali il principio di adesione occultabile alle attività degli stessi, richiamerebbe, in Italia, sospette forme di affiliazione. Se lo scopo pubblico delle elezioni primarie è d'altronde migliorare il processo di selezione della classe dirigente, perché offrire aperture a possibili tiri mancini da parte di elettori in mala fede? Dei loro sotterfugi pagheremmo tutti il prezzo. Infine, a dirla tutta, dopo il crollo del muro di Berlino, quale cittadino, se non legato ad una parte politica da interessi di tipo clientelare, potrebbe subire persecuzione sociale dalla sottoscrizione dell'una o dell'altra carta di intenti?

Marco Lombardi

EMOZIONI di Gianni Donaudi

Come perdemmo l'acqua ed il resto

della Res Publica

[email protected]: La vita ha una sua superficie, così facile da vedere che tutti guardano quella, ed una profondità celata, che solo alcuni esseri dotati di speciale sensibilità riescono a raggiungere. Oggi, a chiunque si chieda: chi s'è presa l'acqua pubblica? si avrà, anche per via del magistrale quanto subdolo indirizzamento di alcuni, sempre la stessa risposta a senso unico: sono stati i capitalisti, i neoliberisti, a fregarsi l'acqua! Ok, questo è evidente a tutti e sette miliardi quanti siamo sulla Terra. Ma PERCHE' è successo questo? Le cause per le quali avvengono le cose, sono importanti, rappresentano proprio quella PROFONDITA' che genera gli eventi che poi divengono visibili in SUPERFICIE. Senza addentrarci in profondità nei fenomeni della vita non si riesce mai a capir nulla e di conseguenza a far andare le cose come tanto ci piacerebbe andassero. Ed allora cerchiamo di capire che, per trovare la causa della perdita della gestione dell'acqua e di altre conduzioni nonché di una marea di beni di comune proprietà, demaniali, immobiliari e preziose attività economiche che costituivano una parte importante della nostra Res Publica, bisogna risalire a sessanta

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e più anni fa. A quando, pur dichiarata finita la monarchia ed allontanati i reali, non avvenne in pratica alcun concreto cambiamento nella nostra organizzazione. L'intero apparato statale rimase tal quale era stato durante il regno. La netta SEPARAZIONE tra STATO e SUDDITI, tipica dell'epoca tirannica, si mantenne esattamente com'era, pur la sopravvenuta democrazia richiedendo fosse rimosso definitivamente fino all'ultimo STATALE. SI'! Perché proprio gli STATALI, gli assunti a vita nei fondamentali impieghi publici, ci hanno mantenuto separati dai beni pubblici, dalla nostra comune proprietà, quasi fosse ancora una Res Privata di proprietà del re che la poteva elargire a chi più gli piaceva. Sono gli STATALI i PRIMI ad essersi presa l'acqua e tutto il resto della Res Publica! Gli STATALI di allora non restituirono al popolo i pubblici impieghi, le pubbliche gestioni, e gli STATALI che seguirono, zitti zitti, continuarono quell'uso tirannico. Sono stati gli STATALI ad impedirci di sviluppare quel SENSO della COMUNITA' che, quando le imprese private cominciarono ad acquisire i beni pubblici, avrebbe potuto impedire questa perdita. Anzi, il popolo, vedendo le oscenità di coloro i quali si erano impossessati a vita dei pubblici ruoli, non trovò per lo più nulla da ridire nel fatto che i nostri beni pubblici finissero in mano alle imprese private. Peggio degli STATALI non potranno mai fare! abbiamo pensato, astenendoci dal ribellarci. Ecco quel ch'è successo: una minoranza della popolazione ha mantenuto il privilegio di incarnare lo Stato e noi comuni italiani siamo stati costretti a vivere come fossimo ospiti a casa nostra, ancora sottomessi a voleri non nostri bensì dei tiranni, separati dalla nostra Res Publica. Nel corso dei lunghi decenni seguiti alla caduta del duce e del re, siamo stati spinti a ritenerci cosa altra rispetto allo Stato. Mai abbiamo potuto pensare: lo Stato siamo anche noi, per la qual cosa dobbiamo difenderlo e tenercelo stretto, al riparo delle imprese private.

E la Storia non finisce qui. Ancora oggi, grazie ai mezzi (NOSTRI! del popolo italiano) di cui gli STATALI sono ancora illegittimi padroni, essi continuano a mal-educarci ed a mal-informarci, spingendoci a testa bassa contro capitalisti e neoliberisti, i quali invece non hanno fatto altro che beneficiare di una sporca situazione creata dagli STATALI stessi! Gli stessi movimenti europei per l'acqua pubblica vengono pilotati sempre dagli STATALI frammisti a quelle organizzazioni in un modo che fa sembrare capitalisti e neoliberisti gli unici responsabili. Cosa certa, ed oramai per Buona Sorte pure evidente, è invece che, senza rimuovere l'anomalia di un Pubblico Impiego proprietà privata di una minoranza delle popolazioni, mai nulla davvero cambierà e le società rimarranno costrette a navigare in acque malvagiamente perigliose agitate molto più dagli STATALI che non da privati che s'approfittano della mancanza di democrazia. Ora: noi semplici esseri umani non possiamo aspettarci aiuto da nessuno. Professori e professoresse (corrotte menti dei politici) in quanto STATALI, fanno di tutto per sviarci da queste consapevolezze. Notate come si sono tuffati a capofitto in una difesa dell'ambiente che non mette in pericolo il loro stramalefico posto finto-pubblico fisso. Ed i più perfidi si sono fiondati su un bene comune tutto da definire, apposta per sviarci dalla consapevolezza di una Res Publica sulla quale il popolo è sovrano. Noi umani nudi e puri dobbiamo dunque fare da soli. Chi davvero desidera cambiare le cose si metta in cerca di ogni ambiente telematico (costa nulla e rende tutto) frequentato da professori e professoresse, da statali, da difensori dell'acqua, da anti capitalisti (anche dai capitalisti, ma dove cacchio li troviamo?) e poi da politici di ogni direzione e tipo. Quel che conta è frequentare, essere presenti per CONOSCERE DIRETTAMENTE come stanno le cose, astenerci dal farcele riferire. Men che meno aderiamo a nulla che ci venga proposto. Troppo schifo c'è ancora da scoprire ed ora non è tempo di decidere alcunchè ma solo di CAPIRE per bene tutto. Verrà il tempo

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per decidere. Ora però ampliamo ed approfondiamo la conoscenza degli ancora tanti del tutto sconosciuti fatti nostri. Danilo D'Antonio laico, letteralmente: uno del popolo, uno qualsiasi Monti della Laga Italia Centrale tel. 339 5014947 La lotta per l'acqua http://www.hyperlinker.com/ars/acqua_pubblica.htm Uno Stato tutto nostro http://www.hyperlinker.com/ars/stato_nostro.htm I due principi della Democrazia: - quanto di pertinenza e proprietà della Collettività va condiviso, - quanto di pertinenza e proprietà della Persona va rispettato. http://www.hyperlinker.com/ars/principi.htm

SATIRA MURALE

Piramidi su Marte Il rover della Nasa Curiosity ha scoperto su Marte un sasso a forma di piramide. Se sulla Terra le hanno costruite gli alieni, quelle su Marte le abbiamo fatte noi? (Fonte: Repubblica)

Allarme bomba! E' successo a Montebelluna, davanti al piazzale del Duomo. Un'anziana signora stava andando in bicicletta quando ha notato sul marciapiede un grosso proiettile e subito ha avvisato la Polizia. Per fortuna si trattava solo di un vibratore smarrito. (Fonte: Ilmattino.it)

Star Trek diventa realtà

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Al Massachusetts Institute of Technology hanno messo a punto un nuovo strumento per fare le iniezioni ispirato al celebre hypospray di Star Trek. Niente ago che buca la pelle, una sorta di raggio laser inietta il farmaco a una velocità di 340 metri al secondo e in meno di un millesimo di secondo. Ha un solo effetto collaterale: vengono le orecchie vulcaniane. Finalmente! Dopo 5 anni e 6 riletture l'Italia ha approvato all'unanimità, 262 voti a favore, la ratifica della “Convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale”. Anche il nostro Paese ha finalmente una legge penale contro la pedofilia in linea con gli altri Paesi Europei. Pene più severe per tutti i reati e non si potrà più dichiarare di non essere a conoscenza della minore età della persona offesa. (Fonte: Ansa)

Cannabis terapeutica in Veneto Il Consiglio Regionale ha dato il suo via libera alla distribuzione gratuita negli ospedali e nelle farmacie di farmaci e preparati galenici a base di cannabinoidi. Anche in questo caso l'approvazione è stata unanime. Autorizzata anche la produzione diretta grazie a un accordo con il Centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Rovigo e lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, gli unici autorizzati in Italia a produrre di cannabis. “L’uso della cannabis a scopo terapeutico in Italia è già possibile dal 2007 – spiega il consigliere Pietrangelo Pettenò, promotore della proposta di legge - ma non esistono farmaci di produzione nazionale, bisogna importarli e i pazienti se li devono pagare. In attesa che lo

Stato decida in quale fascia inserire questi farmaci, la proposta è che sia la Regione Veneto a disciplinarne l’uso. E spetterà alla giunta stabilire i criteri e le procedure. Dotare il Veneto di una legge applicativa in tale senso rappresenta una scelta di civiltà che consentirà ai malati e al servizio pubblico della nostra regione di non dipendere esclusivamente dalle importazioni dall’estero per l’approvvigionamento della cannabis medicinale, con grandi risparmi di tempo e di costi e riduzione degli enormi disagi ai quali sono sottoposti i malati che necessitano di tale tipo di farmaci” (Fonte: Ilmessaggero.it)

Baciato dalla Fortuna Taunton, Massachusetts: il commesso del negozio gli consegna un gratta e vinci diverso da quello che lui aveva chiesto ma per non creare imbarazzo Richard Brown prende lo stesso il tagliando e lo gratta. Ha vinto 1 milione di dollari. Il negozio del commesso sbadato incassa invece 10mila dollari di commissione. (Fonte: HuffingtonPost)

Nasce la Formula E per auto elettriche La FIA, Federazione Internazionale dell’Automobile, ha dato il suo via libera al primo campionato mondiale di Formula

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1 riservato alle auto elettriche. Si terrà nel 2014 con la partecipazione di 10 team e 20 piloti. (Fonte: Buonenotizie.it)

Addio alle lampadine a incandescenza Dal primo settembre scatta in bando anche per gli ultimi modelli di lampadine a incandescenza ancora in circolazione, da 25 a 45 watt. D'ora in poi si potranno acquistare solo lampadine compatte (alogene e fluorescenti) e a led. (Fonte: Corriere.it)

Il distributore comunale di benzina Mentre la benzina supera la soglia dei due euro al litro, a Pollica, Salerno, apre la prima stazione di rifornimento di proprietà del Comune. Al prezzo di fornitura del carburante viene applicato un ricarico di soli 4 centesimi, contro i 10-12 centesimi normalmente applicati dalle stazioni di servizio “private”. Il distributore comunale viene utilizzato soprattutto dai pescatori locali di Acciarola, in grandi difficoltà a causa del caro-benzina.

Buone notizie bestiali Ad agosto nel Parco nazionale d’Abruzzo sono nati 8 cuccioli di orso marsicano. Dieci mesi fa si parlava di rischio estinzione. Ora siamo più tranquilli.

Trash (Mettete via i bambini!) Hernando, cittadina della Florida: marito torna a casa con l'amante e trova la moglie a letto con due uomini. Non vogliamo esprimere giudizi ma qualcosa ci dice che il loro matrimonio non funziona. La rissa tra i due è stata sedata dalla Polizia. Gli altri tre sono ancora appesi al cornicione. (Fonte: Daily Mail) Scoperto un nuovo esopianeta potenzialmente abitabile Si chiama Gliese 163c ed è stato scoperto dagli astronomi dell'UJF-Grenoble, Institut de Planétologie et d'Astrophysique di Grenoble. Si trova a 50 anni luce dalla Terra e secondo i ricercatori dovrebbe avere una composizione rocciosa con probabile presenza di acqua. Temperatura superficiale media: 60 gradi

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centigradi.Potenzialmente abitabile per una muffa. (Fonte: Focus)

E vissero tutti felici e stipendiati Villafranca Padovana: si reca al Municipio e chiede al sindaco di potersi rendere utile in qualsiasi modo, pur di non stare a casa con le mani in mano. Superato lo shock, il primo cittadino gli ha domandato se avesse voglia di tinteggiare la scuola elementare e così F.Q., 44 anni, durante il mese di agosto ha ridipinto l'intero edificio scolastico “Francesco Baracca” in località Ronchi, senza chiedere nulla in cambio. Siccome quando si è buoni si viene baciati dalla fortuna, mentre lui tinteggiava, il Comune siglava un accordo con una cooperativa per dare lavoro a 6 disoccupati del paese. Prenderanno 400 euro per lavori di manutenzione del territorio e degli immobili. Uno di questi sarà F.Q. (Fonte: Buonenotizie.it)

Magie a Colorno In sette mesi la nuova fontana pubblica ha già erogato 126.023 litri di acqua potabile, evitando lo smaltimento 84.017 bottiglie di plastica e facendo risparmiare ai residenti 10.082 euro. Marco Boschini santo subito! (Fonte: Buonenotizie.it)

L'Islanda rinnovabile Grazie all'idroelettrico e al geotermico l'Islanda è alimentata al 99,5% con energia elettrica da fonti rinnovabili. Un record mondiale. L’unico utilizzo dei combustibili fossili è destinato alle automobili. (Fonte: Ecologiae.com)

M-Pesa: i soldi via sms Nel numero 238 di Focus (agosto 2012) c'è un interessante articolo dedicato all'M-Pesa (Soldi Mobili in swahili), un nuovo sistema di pagamento via telefono cellulare che in Kenya è arrivato ad avere 17,5 milioni di utenti (8 milioni in Tanzania) e che sta facendo circolare più denaro del sistema creditizio tradizionale fondato sulle banche. Per iscriversi al servizio basta recarsi in uno dei chioschi verdi della Safaricom, depositare il denaro e comunicare il proprio numero di telefonino. Da quel momento si potranno fare bonifici e ricevere soldi in tempo reale utilizzando il telefono stesso e il proprio numero. A Safaricom si paga solo una commissione pari all'1%. Svariati i vantaggi: permette una circolazione veloce del denaro anche fra i più poveri e permette alle donne di accedere al denaro senza dover chiedere ogni volta il permesso agli uomini. In Afghanistan, dove è stato esportato per pagare gli stipendi alle forze di Polizia, si è persino dimostrato anche un ottimo sistema anti-corruzione: si è infatti scoperto che il 10% dei salari finiva ad agenti fantasma, mentre altri ricevevano stipendi decurtati di

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mazzette e ruberie varie. M-Pesa è nato da un'idea di Michael Joseph, oggi direttore del Ministero del Turismo in Kenya e considerato da molti lo Steve Jobs dell'Africa.

Ebay dice basta agli incantesimi Da settembre il sito di aste online ha vietato la vendita di pozioni magiche, talismani, amuleti, servizi di cartomanzia. Vietate anche le aste di letture della mente, divinazioni e tramutazioni in vampiri. (Fonte: Punto-informatico)

Aprirà a Firenze l'Osteria L'è Maiala Al di là del nome molto chic, questo nuovo ristorante da 40 posti- offrirà ai propri clienti la possibilità di saldare il conto in due modi: o con denaro o barattando frutta, verdura o prodotti artigianali che possano essere utili al locale. L'idea è della titolare Donella Faggioli. Chi vorrà pagare con il baratto dovrà fare la contrattazione per telefono al momento della prenotazione. (Fonte: Corriere Fiorentino)

La bicicletta in cartone riciclato Izhar Gafni, imprenditore israeliano, ha creato una bicicletta leggera e resistente utilizzando cartone riciclato. L'assemblaggio si ispira agli origami giapponesi e la bici può trasportare fino a 140 kg di peso. Ma la sua caratteristica più incredibile è un'altra: il costo di produzione di ogni singola bicicletta va da 9 ai 12 dollari. Per il momento la “Recycled Cardboard Bicycle” non è in commercio, poiché Gafni sta ancora cercando investitori o produttori disposti a comprare l'idea. (Fonte: Buonenotizie.it)

Il pannello solare agli spinaci L'idea è di alcuni ricercatori della Vanderbilt University di Nashville, Tennessee, che sono riusciti a combinare una proteina fotosintetica degli spinaci, la Photosystem 1 (PS1), con il silicio delle celle solari fotovoltaiche. Il processo si chiama “doping” e per installare l'impianto ci vuole Braccio di Ferro. Perché questo esperimento? La PS1 converte la luce solare in energia elettrica con il 100% di efficienza mentre i dispositivi realizzati dall'uomo non arrivano al 40%. (Fonte: Tgcom)

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L'arte che sballo! Shenandoah Valley, Virginia, Stati Uniti: compra per 50 dollari un quadro in un mercatino delle pulci perché le piace la cornice e scopre che si tratta di una tela di Pierre-Auguste Renoir del valore di 100mila dollari. Questo sì che è consumo critico... (Fonte: Tgcom)

L'arte... che sballo 2 Conoscete l'artista brasiliano Fernando de La Rocque? E' celebre per la sua tecnica di pittura con il fumo di marijuana. Fernando aspira e soffia il fumo sulla tela coperta da stencil. A chi gli chiede come si sente dopo avere realizzato un quadro lui risponde sempre che alla fine di un'opera è convinto di essere un musicista. I suoi lavori vengono venduti da 2.500 dollari in su.

L'illuminazione “on demand” di Dorentrup In questa cittadina tedesca di 8.500 abitanti l'amministrazione pubblica sta

sperimentando l'illuminazione on demand. Il servizio, chiamato Dial4Light, funziona così: alle 21 (in inverno, alle 22 in estate) i lampioni della città si spengono e chi sta camminando per le strade può attivarli per 15 minuti usando il cellulare. Basta inviare un sms con il codice della via in cui ci si trova. Attualmente le via interessante dall'esperimento sono 30 e già il risparmio per le casse del comune è di diverse migliaia di euro. (Fonte: Buonenotizie.it)

Monti poteva essere cambogiano Per spiegare la delicata situazione politica ed economica del suo Paese il primo ministro della Cambogia Hun Sen, 61 anni, ha tenuto un discorso durato 5 ore e 20 minuti, trasmesso in tv. I dipendenti pubblici avevano l'obbligo di ascoltarlo. Il premier ha parlato senza mai fermarsi e senza rispondere ad alcuna domanda. (Fonte: LaPresse)

Il castello riciclato Alexey e Valentina Krivov, coppia di coniugi russi in pensione, hanno terminato di costruire il loro castello interamente realizzato con pezzi e materiali di recupero i cui lavori sono iniziati nel 1995. L'edificio, coloratissimo, si trova nella periferia di Artyom, in Russia. All'inizio Alexey e Valentina raccoglievano quello che serviva direttamente dai rifiuti, poi la voce si è sparsa e i vicini di casa hanno iniziato ad

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aiutare con regali e manodopera. I Krivov non sono un caso isolato: a Kamarchaga, villaggio della Siberia a circa 80 km da Krasnoyarsk, Olga Kostina sta ricoprendo la sua casa con tappi di bottiglie riciclati, creando meravigliosi mosaici. Finora ha usato 30mila tappi. E' quasi psicosi! Forse è qualcosa nell'aria, più probabile nella vodka. (Fonte: Greenme.it)

Cara Equitalia Una bimba sarda di 7 anni, residente a Olbia, ha ricevuto una cartella esattoriale da 170 euro dall'agenzia di riscossione tributi Equitalia. Secco il commento del nonno: “Non pago un bel nulla, se vogliono pignorino il triciclo della bambina”. Al centro del procedimento ci sarebbe il mancato pagamento delle tasse sulla liquidazione versata dall'azienda per cui lavorava il padre. (Fonte: Ecplanet)

Smartphone by Africa Da metà ottobre nella Repubblica democratica del Congo sarà in vendita “Elikia” (speranza), il primo smartphone ideato in Africa e destinato agli africani (anche se viene assemblato in Cina). Costerà 85.000 franchi cfa (circa 129 euro). Progettato dal venticinquenne Vérone Mankou avrà un display touch screen da 3,5 pollici, una memoria Ram di 512 Mb e un processore interno da 650 Mhz. (Fonte: Misna.org)

Cannabinoidi terapeutici Dopo la Toscana la regione Liguria ha approvato una legge per la somministrazione di farmaci a base di cannabinoidi a scopo terapeutico. Secondo il provvedimento i medicinali possono essere prescritti dal medico specialista in anestesia e rianimazione, oncologia, neurologia e oculistica. (Fonte: Ilfattoquotidiano.it)

La zuppa di pinne di squalo è finita! La compagnia aerea di Hong Kong Cathay Pacific ha annunciato che non trasporterà più pinne di squalo a bordo dei suoi cargo. Gli animalisti plaudono alla decisione, i produttori protestano. (Fonte: Lastampa.it)

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STORIA & FUMETTI di Marco Pugacioff

Aquisgrana in Val di Chienti

la sua Storia è tutta racchiusa nelle

Notizie storiche su

Santa Maria in Selva

ricerca storica del professor Giovanni

Carnevale

Santa Maria in Selva ( Treia - MC ) in una foto del sig. Renzo Canalini

§§§§§§§§§§§

Cosa dicono i documenti

Il più ampio concentrate di notizie storiche su Santa Maria in Selva si trova, da pag. 78 a pag. 82 dello studio pubblicato da monsignor Otello Gentili nel suo L'abbazia di S. M. di Chiaravalle di Fiastra, Ed. Herder, Roma 1978. Le riepilogo qui schematicamente e in successione cronologica: Nell’Alto Medioevo, antenati di Adalberto, signore nel 1082 del castello di Ajano, avevano fatto costruire la chiesa di "S. Maria in silva"[1] nei pressi del loro castello, in mezzo a un bosco, in un pianoro chiamato «planu de Ara Grani».

S. Maria in Selva è citata in vari documenti posteriori al Mille

(1042, 1072…)

Nel 1082 Adalberto, signore del sovrastante Castello di Ajano, non avendo successori insieme alla moglie Adelberga, donò i suoi beni

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alla chiesa di San Leopardo di Osimo e a Lotario, vescovo di quella città. Nel 1096, papa Urbano II unì la chiesa di S. Maria in Selva all’abbazia di Rambona, concedendola all’abate Gislerio, insieme ai beni annessi alla chiesa, che già appartenevano alla Basilica di San Pietro di ”Roma“.[2] Poiché erano stati gli antenati di Adalberto a costruire la chiesa, il papa, cedendola all’abbazia di Rambona, fece obbligo al suo abate, di continuare a versare un’annua pensione ad Adalberto.

Nell’anno 1140 Ioczorammo, figlio di Alberico, donò ai cistercensi di Fiastra, nel piano dell’antica Recina, alla confluenza del Potenza col torrente Menocchia, 50 modioli di terra, e undici anni dopo, il 2 luglio 1151 l’abate di Rambona donò la chiesa di S. Maria in Selva, con tutte le sue pertinenze, all’abate Bernardo di S. Maria di Chiaravalle di Fiastra.

Diede la sua approvazione perché la chiesa di Santa Maria in Selva passasse dall’abbazia di Rambona a quella di Chiaravalle di Fiastra, anche Grimaldo, vescovo di Osimo, che estendeva la sua giurisdizione fino alla Valle del Potenza, cioè a parte dell’attuale Maceratese. Da questo documento risulta che Santa Maria in Selva era

costruita nel pianoro chiamato “planu de Ara Grani”[3]

A ricordo della dipendenza della chiesa di S. Maria in Selva dal vescovo di Osimo, l’abbazia di Fiastra doveva versare al vescovo di Osimo una libbra di cera ogni anno. 1[6]

L’abbazia di S. Maria di Chiaravalle di Fiastra dovette

sostenere molte liti, per motivo di confini, con i Comuni di

Montecchio (oggi Treia) e di Macerata

Fin qui la documentazione fornita da mons. Gentili. I documenti da lui segnalati sono tutti posteriori all’anno 1000, ma nelle note ho anticipate che essi, qua e là, contengono accenni a un precedente periodo storico. Interpretandoli adeguatamente, possiamo collegarli ad altre notizie che troviamo altrove. Riemergono cosi dall'oblio antichi aspetti di vita e di storia locale, non solo di secoli immediatamente anteriori al mille, ma collegabili addirittura col primo secolo dell’era cristiana, quando lungo le valli del Chienti e del Potenza sorsero le prime comunità cristiane.

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L’annuncio del Vangelo fu portata in queste valli dal romano San Marone. Marone aveva frequentato in Roma la prima comunità cristiana radunata intorno a San Pietro e si era fatto cristiano. Condannato poi, perché cristiano, ai lavori forzati sulle terre dell’attuale maceratese, n’era divenuto l’apostolo, vi era stato consacrato sacerdote e vi aveva concluso la vita col martirio. I primi cristiani piceni gli diedero sepoltura sul Montedoro, l’altura dove oggi sorge Urbisaglia, a per tre secoli ne venerarono il sepolcro. Nel 313 i cristiani, ottenuta liberta di culto dall’imperatore Costantino, vi costruirono sopra una basilica, la cui tracce sono forse quelle ancora presenti nelle fondamenta dell'attuale chiesa parrocchiale di Urbisaglia.

La primitiva chiesa di Santa Maria in Selva fu edificata in silva, cioè

nel mezzo di una foresta, in un pianoro che un documento del

1151 chiama “planu de Ara Grani".

Ara Grani non significa in latino, come qualcuno ha tradotto, “aia del grano”. Intanto grano si diceva in latino frumentum. La parola granum esisteva, ma significava chicco,

granello; ancor oggi, riferendoci alla corona del Rosario, diciamo grani del Rosario. Sul documento Ara Grani è scritto a lettere maiuscole, e sarebbe perciò strano che si adoperassero le maiuscole per indicare un’aia del grano. E poi, pensare a collocare un’aia del grano nel bel mezzo di una foresta, penso sia un'idea che oggi può passare per la testa a qualcuno di noi, che scrive senza avere esperienza di vita contadina.

Nel Medioevo, a chi viveva sui campi e apparteneva al mondo dei contadini, non sarebbe mai venuto in testa che per trebbiare il grano, i covoni dovevano essere trasportati, dai campi intorno all’abitato, nel folto di una foresta. I contadini, lo dice anche il proverbio, hanno sempre avuto “cervello fino”.

La frase "planu de Ara Grani” fu scritta nel 1151, quando si scriveva ancora solo in latino, ma si cominciava già a parlare marchigiano: planu è marchigiano, ma Ara Grani è ancora latino. Per capire il preciso significato di Ara Grani è bene ricordare che le città romane, prima che si affermasse il Cristianesimo, dedicavano alle divinità pagane templi con colonnati grandiosi, ma la popolazione sui campi dedicava loro semplici arae (altari), su cui si

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offrivano sacrifici o più semplici offerte. Le pinturette delle nostre campagne sono in fondo il perpetuarsi, in epoca cristiana, di una tradizione già presente in epoca pagana. L’abbazia di Rambona, ad esempio, deriva il nome dal fatto che prima del Cristianesimo, dove sorge l’attuale chiesa, sorgeva un’Ara dedicata alla Dea Bona, una dea molto venerata presso le popolazioni agricole. Vi sorgeva perciò un’Ara Bonae, da cui nel Medioevo si ebbe ad Aram Bonae, e oggi Rambona.

Arnold Böcklin, (Bâle in Svizzera, 1827 - Fiesole 1901 ), dà un idea dei culti

antichi nel suo dipinto "Il bosco sacro".

Ara Grani significava ”altare del dio Granno”. Un dio Granno ai tempi dell’antica Roma esisteva di sicuro, e aveva un tempio nei pressi dell'attuale Urbisaglia, meta di

numerosi pellegrinaggi. Andò a chiedergli la grazia di rimettersi in buona salute anche l’imperatore Caracalla, che gli era particolarmente devoto. Lo scrittore greco Dione Cassio racconta quanto segue:

Nessuna divinità diede a Caracalla un qualche segno di guarigione del suo corpo o della sua psiche, sebbene egli onorasse tutte le divinità guaritrici importanti... Non lo aiutarono né Apollo-Granno, né Asclepio, né

Serapide, sebbene egli li pregasse con insistenza e continuità. Egli si reco

personalmente da loro, offrendo preghiere, sacrifici e offerte votive e

molti suoi incaricati viaggiavano ogni giorno con queste cose, Vi andò anche personalmente, per ottenere qualcosa con la sua presenza, e fece tutto quello

che i devoti sono soliti fare, ma non ottenne nulla di ciò che sarebbe stato

necessario per la sua salute.

Dione Cassio. Histor. Rom. , Lib. LXXVII, cap. 15.

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Busto dell'Imperatore conservato ai Musei Capitoli.

L'antico dio italico Granno era stato assimilato dai Romani al dio greco Apollo, una delle massime divinità dell'Olimpo greco. Aveva il suo tempio in Val di Chienti, vicino all’attuale Urbisaglia, e Caracalla, imperatore romano dal 212 al 217 d. C., si recò pellegrino al tempio del dio Granno, sperando che le miracolose acque calde che sgorgavano nei pressi del suo tempio lo rimettessero in buona salute. Questo vuol dire che ancora nel III secolo d. Ch., il suo santuario riscuoteva venerazione presso i Romani, anche se ormai, nelle città dell’Impero romano, andava dilagando la nuova religione dei Cristiani, né riuscivano ad arginarla le feroci persecuzioni che alcuni imperatori, a cominciare da Nerone, scatenarono contro di loro.

Caracalla morì nel 217 d. C., quando da oltre cento anni il Cristianesimo era arrivato nelle valli del Chienti e del Potenza ad opera di San Marone, apostolo e protomartire del Piceno.

San Marone portò il Cristianesimo nelle vallate de Chienti e del

Potenza.

Le più antiche notizie su San Marone le troviamo negli Acta SS. Nerei et Achillei[4] e rinviano al tempo in cui a Roma sul trono imperiale sedeva Domiziano (81-96), della dinastia dei Flavi.

Apparteneva alla famiglia dei Flavi anche Domitilla, giovanissima cugina dell'imperatore, “pecora nera” nella famiglia imperiale, perché cristiana. A Roma c'era già una comunità cristiana organizzatasi in seguito alla predicazione di San Pietro, martire nella persecuzione scatenata nel 64 da Nerone (54-68). Domitilla era orfana di padre e di madre. La allevava lo zio Flavio Clemente, zio anche dell’imperatore.

Clemente, che fu poi vescovo di Roma, l’aveva promessa sposa, già da bambina, ad Aureliano, di

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nobile famiglia senatoria, che con quel matrimonio avrebbe stretto vincoli di parentela con la famiglia imperiale, avrebbe messo le mani sul cospicuo patrimonio della fanciulla orfana e, chissà, avrebbe potuto aspirare a divenire imperatore dopo Domiziano, che già gli aveva conferito la carica di console.

Nell'anno 100 dopo Cristo San Marone morì martire nei pressi del

santuario del dio Granno.

Santino con la decollazione di San Marone.

Nell'anno 100 dopo Cristo, a Roma Aureliano si convinse che per Marone non era sufficiente la condanna ai lavori forzati. Doveva morire. Il favore con cui le masse, nelle valli del Chienti e del Potenza, accoglievano il Cristianesimo, comprometteva gli interessi di chi viveva dei proventi del culto del dio Grannus, e anche quelli personali del console Aureliano, che in quelle valli aveva possedimenti e quindi interessi da tutelare,[5] A Roma dovettero anche giungere formali proteste e Aureliano inviò Turgio, un ex console suo amico, per far processare Marone. Avevano già tentato di linciarlo facendolo morire schiacciato da un grosso macigno ma, stando alla tradizione, non ci erano riusciti per la protezione di Dio. Turgio, in qualità di magistrato romano, fece applicare la legge, che per la condanna a morte di un cittadino romano prevedeva la decapitazione, e Marone fu decapitato.

Gli antichi martirologi concludono il racconto del martirio con queste parole; il popolo cristiano prese il suo corpo e gli diede onorevole sepoltura. Era il 15 aprile dell'anno 100.

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I cristiani poterono certamente dar sepoltura al corpo del martire, perché la legge romana, per il seppellimento dei morti prevedeva disposizioni da rispettare come sacre, emanate già nel periodo repubblicano di Roma, quando erano state redatte le leggi delle Dodici Tavole: Deorum Manium jura sancta sunto, i diritti degli dei Mani (dei defunti) siano rispettati come sacri.

Marone si era fatto araldo del vangelo sul territorio attraversato da quel tratto della Salaria che, diramandosi dalla valle del Tronto, raggiungeva le valli del Chienti e del Potenza, costeggiando i Sibillini. Subì il martirio sul territorio dell’attuale Urbisaglia, ove sorgeva il santuario dedicate all’antico dio italico Granno. Che il santuario al dio Granno sorgesse lungo la diramazione della Salaria, sul territorio dell’attuale Urbisaglia, risulta dalle ricerche che sto conducendo sulla fondazione di Aquisgrana in Val di Chienti: quando nel sec. VIII Carlo Magno costruì ad Aquis Grani il suo Palatium, in Val di Chienti persisteva ancora il ricordo del dio e delle sue salutari acque. L'espressione Aquis Grani significa che il Palazzo sorgeva appunto nei pressi delle acque sacre al dio Granno.[6]

Il termine di "Aquisgrana" non è che l'attuale modificazione dell'antica locuzione.

All’interno del themenos o recinto sacro del tempio, sgorgavano sorgenti di acque calde, e i pagani credevano che il dio conferisse loro virtù curative; era quindi molto frequentato. Le rovine del Palazzo di Carlo Magno in Val di Chienti erano ancora visibili nel 1500. In quel secolo Andrea Bacci di Sant’Elpidio additava nella piana del Chienti i resti di un "Palazzo antico” che la tradizione riteneva “il Palazzo di Re Carlo”.[7]

La chiesa di San Marone sul Montedoro in Val di Chienti.

Lo scrittore dell'epoca carolingia Notker (840-912), biografo di Carlo Magno, nel suo Martyrologium[8], dopo aver trascritto alla lettera quanto i precedenti martirologi dicevano di San Marone, conclude con un'osservazione che gli deriva da personale conoscenza. Alle parole “il popolo cristiano prese il suo corpo e gli diede onorevole sepoltura” aggiunse di suo: sul Montedoro, nei pressi della Roma picena (in Monte aureo, apud Urbem picenam). È una notizia precisa e permette di

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ambientare con tutta sicurezza nei pressi dell’attuale Urbisaglia il martirio e la sepoltura di San Marone.

Nel 100 i cristiani diedero dunque onorevole sepoltura a San Marone sul Montedoro. Il crinale della collina su cui sorge Urbisaglia è chiamato ancor oggi Montedoro. 700 anni dopo, Carlo Magno costruì ai suoi piedi la nuova Roma, di cui restano vistose rovine, e lì vicino il Palatium ad aquas Grani.

Nel 313, con l’Editto di Milano, l’imperatore Costantino riconobbe ai cristiani libertà di culto, il che consenti di erigere sulla tomba di San Marone la chiesa a lui dedicata[9], che dovette restare in piedi per circa settecento anni, fino al Mille. Subito dopo il Mille la chiesa andò distrutta per vicende belliche e le sue reliquie furono trasportate sul litorale di Civitanova, ove ancora riposano nel santuario a lui dedicate.

Nel 380 l’imperatore Teodosio dichiarò fuori legge tutti i culti pagani e proclamò il Cristianesimo come unica religione dell'Impero Romano. Per conseguenza, il culto del dio Granno ad Aquas Grani decadde e scomparve, perché ormai fuori legge.

Fu sostituito da quello al martire cristiano San Marone, che proprio ad Aquas Grani aveva la sua basilica e la sua tomba. Sostituire culti e festività di santuari pagani con culti e festività cristiane era una collaudata strategia della Chiesa, per portare le masse al cristianesimo. Cessarono così i pellegrinaggi pagani al tempio e alle acque del Dio Granno, ma dalle finitime città romane di Pausulae, Helvia Recina, Camerinum, Firmum, Cingulum, Septempeda, Trea, ecc. continuarono ad affluire ad aquas Grani le popolazioni delle città romane ormai cristianizzate. Vi venivano non a venerare una divinità falsa e bugiarda, come si diceva, ma nella speranza di essere guariti dalle acque calde che continuavano a sgorgare dal sottosuolo, e ad implorare San Marone, che per Cristo aveva versato il suo sangue.

Di implorare il cielo c’era ormai davvero bisogno. Nel V secolo i tempi si fecero davvero tristi: le legioni dell’impero Romano non erano più in grado di difendere i confini sul Reno e sul Danubio, e sul territorio dell’impero cominciarono a riversarsi le invasioni dei ”barbari”. Nel 410 comparvero nella valle del Potenza le orde di Alarico, che, dirette verso Roma per saccheggiarla,

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depredavano intanto i campi e le città romane, che incontravano nella loro marcia verso sud. Fu una terribile esperienza per le popolazioni picene. Non sappiamo quali loro città furono travolte da Alarico, ma sappiamo di sicuro, poiché ce ne ha trasmesso notizia lo storico greco Procopio, che Urbs Salvia fu rasa al suolo.

In passato, quando una calamita si abbatteva sugli uomini, veniva sempre presa come un castigo di Dio. Anche allora, la terribile prova fu interpretata come un castigo collettivo, solo che i Cristiani accusavano quelli rimasti pagani di essere stati loro ad aver provocato l’ira di Dio, gli abitanti dei “pagi” invece, sparsi sui campi e in gran parte non ancora convertiti al Cristianesimo, accusavano i cristiani delle città: per colpa loro, gli antichi dei, irritati di essere stati abbandonati, avevano dato il via libera alle invasioni dei barbari.

Il culto al dio Granno, scomparso ”ad aquas Grani” perché

sostituito da quello a San Marone, fu perpetuato nel “planu de Ara Grani” dove oggi c’è S. Maria in

Silva. I locali “pagani” continuarono a venerarvi

un’antichissima Ara in onore del Dio.

Il passaggio di Alarico nel 410 non era ancora il peggio. Il peggio doveva ancora venire. Prima arrivò Odoacre alla testa di un esercito di barbari: si insedio in Ravenna e decretò la fine dell’Impero romano, deponendo nel 476 l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo. Poi arrivo Teodorico alla testa di un esercito di Goti, penetrò in Ravenna e uccise Odoacre. Naturalmente lungo il Potenza si avvertivano i contraccolpi di queste invasioni e per i locali romani la vita si faceva sempre più difficile. A ogni nuovo arrivo di barbari erano epidemie che si scatenavano, violenze di ogni genere sul territorio, fuga fra i boschi dei dintorni in attesa di tempi migliori, abbandono dei campi da coltivare e quindi carestie e morti, per fame, denutrizione o malattie conseguenti.

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Iniziano le funeste invasioni.

Non era ancora il peggio. Il peggio arrivò quando l’imperatore romano di Costantinopoli, Giustiniano, decise che i Goti dovevano essere cacciati e fece sbarcare un esercito in Italia per liberarla. Fu una guerra terribile, a cui la storia ha dato il nome di guerra gotica. Durò dieci anni e fu prevalentemente combattuta lungo le coste picene, perché i Bizantini venivano appoggiati e riforniti lungo l’Adriatico, dalla loro flotta, Le legioni bizantine attaccarono coraggiosamente, i Goti si difesero altrettanto coraggiosamente, ma tra i due litiganti non furono certo i piceni a “godere”.

Privati di tutto, animali e raccolti, dai due eserciti belligeranti, sappiamo che sulle nostre terre, in una sola invernata, morirono almeno 50.000 contadini. Qualcuno riuscì comunque a sopravvivere,

nascondendosi nei boschi, che si andavano sempre più estendendo, per il rarefarsi della popolazione. Con un po’ di fantasia possiamo immaginare che un gruppetto di contadini si rifugiò nel lucus o bosco sacro al dio Grannus, che aveva nel punto ove adesso c’è la chiesa di S. Maria in Selva, nella radura, l’Ara Granni.[10] Erano naturalmente ”pagani” e pensavano che l’antico dio Granno avrebbe dato loro una mano per sopravvivere. Può anche non essere vero che le cose siano proprio andate cosi, ma è probabile, date le circostanze. Comunque, il "planu de Ara Granni”, la silva ove poi sorse S. Maria in Selva e i reperti fittili preistorici trovati vicino alla chiesa, tutto induce a pensare che lì già gli antichi Piceni avevano consacrato un "lucus" al Dio Granno. Se si apre un vocabolario latino, alla voce lucus si trova: bosco sacro, radura sacra in un bosco.

La guerra gotica la vinsero i Bizantini, guidati da Narsete: entrati in Ravenna, cacciarono gli Ostrogoti dall’Italia e Narsete riuscì a garantire qualche decennio di pace alle esauste e rarefatte popolazioni italiche. Se la pace fosse durata un po’ di più, forse lungo il Potenza avrebbe potuto riprendere l’agricoltura, rifiorire la vita civile, avrebbero potuto

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ripopolarsi le città romane. Per avviare nelle valli del Chienti e del Potenza questo rifiorire della vita, della convivenza umana, della coltivazione dei campi e della fede in Dio, Narsete fondò “ad Aquas Grani" un’abbazia bizantina, che chiamò però di S. Paolo o sant‘Anastasio "ad Aquas Salvias" per farla finita, una buona volta, con le vecchie divinita pagane.[11]

Carlo Magno riprese l’antica locuzione popolare e il suo palazzo imperiale in Val di

Chienti si chiamò Palatium ad Aquas Grani, da cui l’attuale nome

di Aquisgrana.

Sembrava che l’opera di Narsete, prima di riconquista e poi di riunificazione dell’Italia all’impero romano di Bisanzio, avrebbe dato frutti duraturi. Per ironia del destino, nel 568, proprio l'anno in cui Narsete mori, penetrò in Italia l'ultima invasione barbarica, quella dei Longobardi. Affamati di terre da far coltivare ai vinti, occuparono tutta la pianura padana e posero la loro capitale in Pavia; nell’Italia meridionale costituirono il Ducato di Benevento; nell'Italia centrale il

Ducato di Spoleto, che scavalcava l'Appennino e comprendeva il Fermano. I Bizantini riuscirono a mantenere, qua e là, qualche pezzo di territorio facilmente raggiungibile e controllabile, via mare, da Bisanzio: buona parte dell’Italia meridionale, il Lazio con Roma, Ravenna col territorio circostante e l’appendice della Pentapoli a sud. L'ultima città della Pentapoli era Osimo. Questo significa che le valli del Chienti e del Potenza, nel trapasso dal VI al VII secolo, restarono compresse tra i monti, il mare, i Bizantini della Pentapoli a nord e i Longobardi del Fermano a sud, nemici fra loro: si trovarono perciò esposte a continue incursioni ostili, almeno fino a quando i Longobardi non si furono convertiti anch'essi al Cattolicesimo, per merito soprattutto della loro regina Teodolinda e del papa Gregorio Magno (590-604).

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Immagine ideale della Regina Teodolinda con il marito Agilulfo

Valli praticamente di nessuno, si andarono spopolando sempre più. La coltivazione dei campi si fece quasi inesistente e comunque pericolosa; si estesero, sempre più ampie, le foreste e quindi la possibilità di darvi la caccia a ogni sorta di animali, selvatici nel senso più proprio del termine. Le due valli conobbero una profonda decadenza, il periodo forse più nero della loro storia.

Dal 568, anno della calata dei Longobardi e fino al Mille e oltre, cioè per un mezzo millennio, il periodo è rimasto nero, obscurum, anche per gli storici. Colpa del Barbarossa, che non riuscendo più a controllare in Italia i Comuni, sorti un po’ dovunque, decise la Translatio Imperii, cioè il trasporto di Aquisgrana, sede del Sacro Romano Impero, dalla Val di Chienti ad Aachen in Germania, e dichiarò che d'ora in poi quella era la vera Aquisgrana e in essa dovevano essere consacrati i “Re dei Romani”, come i Tedeschi continuarono sempre a chiamare i loro re. Ai nascenti Comuni guelfi e al Papato non parve vero far dimenticare che l'Impero aveva avuto in Aquis Grani il suo centro

culturale, artistico, politico, militare; che gli Imperatori carolingi, da Carlo Magno a Carlo il Grosso, e quelli sassoni, da Ottone I a Ottone III, avevano avuto “ad Aquas Grani” il proprio centro di riferimento imperiale; che qui c'era stata la “Francia” delle origini, e Aquisgrana e una nuova “Roma”; che insomma l’Impero carolingio era nato qui, e con esso l’Europa.

Nel sec. VIII il territorio lungo le valli del Chienti e del Potenza fu

chiamato "Francia".

Verso l'inizio del sec. VIII si crearono le condizioni per il rifiorire della vita nelle valli del Chienti e del Potenza. Nel 685, monaci franchi avevano fondato in Sabina l'abbazia di Farfa e già altri monasteri farfensi cominciavano a espandersi nel Piceno. Un monaco farfense, Marciano, era anche divenuto vescovo nella longobarda Fermo. Nel 714 ad Aquas Grani cominciarono ad affluire in massa i Franchi dell’Aquitania, nel sud della Gallia, invasa dai Saraceni di Spagna. Vi si rifugiavano perché il territorio si era pressoché spopolato, ma soprattutto perché potevano trovarvi benevola accoglienza da parte dei monaci

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farfensi, loro conterranei, e del farfense vescovo di Fermo. Furono anche ben accolti dai locali Longobardi, ormai cristianizzati, e che intrattenevano ottimi rapporti con l'abbazia di Farfa. Nel 714 vi arrivò anche dal nord della Gallia, mandatovi in esilio dalla matrigna Plectrude, Carlo Martello, capostipite dei Carolingi. Messosi a capo dei Franchi profughi, rientrò in Gallia, sconfisse Plectrude e si riprese il potere che già era stato del padre Pipino di Héristal. Tra le sue imprese e rimasta famosa la battaglia di Poitiers del 732, nella quale sconfisse i Saraceni e li rigetto al di là dei Pirenei.

Carlo Martello a Poitiers. Stampa tratta da un dipinto di Plueddemann.

Nel Medioevo le guerre si facevano solo in estate e quando i Franchi di Carlo Martello andavano

a combattere in Gallia, lasciavano le loro famiglie ”ad Aquas Grani”, per cui si radicò nelle famiglie di Carlo e dei profughi un profondo rapporto affettivo col territorio: le valli del Chienti e del Potenza si aprono sul mare amene, solatie, irrigue, fertili, con clima mite sia in inverno che in estate. Risalendo dalle spiagge dell'Adriatico alle alte vette dell’Appennino, il paesaggio si arricchisce del profilo scenografico di dolci colline. Per i nuovi arrivati era una specie di paradiso terrestre, e si giustifica l'appellativo di douce France - dolce Francia - che troviamo nella Chanson de Roland.

Con la riorganizzazione del territorio attuata dai Franchi, le Valli del Chienti e del Potenza si ripopolarono e presto presero il nome di Francia, terra dei Franchi, quando al di la delle Alpi non era ancora sorta l’attuale Francia, ma vi persisteva l’antico nome romano di Gallia.

Ancora dopo il Mille, la tradizione popolare italiana continuava a chiamare Francia il Piceno: la madre di San Francesco (1181-1226) veniva dalla Francia, Bernardone andava spesso da Assisi in Francia per vendervi stoffe, per ragioni di commercio vi inviava spesso il figlio

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Francesco[12] il quale era in grado di esprimersi in ”francese” senza avere mai attraversato le Alpi.

Il Palatium dei Carolingi in Aquisgrana, sulla piana del

Chienti, e i Castelli franchi dei loro Grandi, sulle alture che

delimitavano le valli adiacenti.

Con l'arrivo dei Franchi, ”in Aquis Grani”, nel fondovalle del Chienti si impiantò la residenza del sovrano, con un Palatium per la sua famiglia e la sua corte; una Cappella palatina ufficiata dal clero di corte, che redigeva anche i documenti ufficiali e dipendeva direttamente dal sovrano. Gestiva anche la Scuola palatina per la formazione del personale direttivo dell'Impero, ecclesiastici e laici.

L'attore Ettore Manni interpretò magistralmente Carlo Magno nello

sceneggiato RAI "L'Orlando Furioso" di Luca Ronconi del '75.

Nel Campomaggio, il cui nome si è perpetuato fino ai nostri giorni, alloggiava l’esercito. Dovunque sui campi erano disseminate numerose le "ville" (villaggi) dei contadini che attendevano alla coltivazione dei campi. Sulle alture a corona del Palatium o delle valli adiacenti si ergevano i castelli, residenza dei Grandi di “Francia”, cavalieri e guerrieri, che ad ogni autunno rientravano da una guerra in qualche parte d’Europa, andavano a caccia negli ampi boschi che si stendevano tra i Sibillini e l’Adriatico, celebravano con la famiglia, nei castelli, le festività del Natale e della Pasqua e poi

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partivano di nuovo per una nuova guerra.

Tutti, sovrano e locali feudatari, avevano alle loro dipendenze, sul proprio territorio, chiese ed abbazie, che restavano proprietà personale del signore che le fondava. Restano ancora tracce di numerose abbazie, ma i castelli sono scomparsi del tutto o quasi, per le vicende belliche succedutesi nei secoli, e sulle quali solo oggi si comincia far luce. È il caso di S. Maria in Selva, che dipendeva dal feudatario franco del castello d’Ajano, di certo molto importante, perché i suoi possedimenti confinavano con quelli dei sovrani carolingi. Il signore d'Ajano aveva deciso la costruzione “in planu de Ara Grani” della chiesa in onore della Madonna, forse per far sparire le ultime tracce dell’antico culto pagano. Dall’epoca carolingia, la famiglia dei signori d’Ajano, guerrieri e cavalieri, si era perpetuata di generazione in generazione, per oltre due secoli, ma arrivata al 1082 stava per estinguersi: erano rimasti soli Adalberto e sua moglie Adelberga, senza figli. Per arrivare tranquilli alla fine della vita, pensarono bene di donare tutta la loro proprietà al vescovo di Osimo, in cambio di una pensione vitalizia. Era un'ottima soluzione in quei tempi, in cui

contava la legge del più forte e la conquista d’un feudo poteva far gola a parecchi, mentre se il feudo passava in proprietà della Chiesa, non era più tanto facile impadronirsene. Doveva trattarsi di un feudo importante ed esteso, contiguo alle proprietà “fiscali” del Palatium di Aquisgrana, da secoli in possesso di antichi signori Franchi. Pochi anni prima si era ulteriormente ampliato, conglobando beni di proprietà della Basilica di S. Pietro in “Roma”; ma non si pensi alla Basilica di S. Pietro in Vaticano, né a Roma nel Lazio. C’era una Basilica di S. Pietro anche sul territorio di "Roma" in Val di Chienti.[13]

Durante la lotta per le investiture, si erano a lungo conteso il possesso della Val di Chienti, Gregorio VII (1073-1085) ed Enrico IV, che nel marzo 1084 riuscì a impadronirsi di “Roma” e mise sotto assedio il papa, chiusosi nel castello di S. Angelo (in Pontano). Ma in quello stesso anno arrivò Roberto il Guiscardo e il 29 maggio 1084 “Roma” fu distrutta dai suoi Normanni... Anche la “Basilica di S. Pietro” in “Roma” era stata precedentemente espugnata e distrutta dai partigiani dell’imperatore, perché i partigiani del papa l’avevano cinta di mura e ridotta a fortezza. I beni della

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Basilica di San Pietro erano cosi rimasti dispersi, e anche i signori di Ajano ne avevano occupato una parte, terre e contadini, annettendoli a S. Maria in Selva. Nelle locali lotte tra Papato e Impero, Santa Maria in Selva si trovava in una zona “calda” per la sua vicinanza con “Roma” e col Palatium imperiale, e il vescovo di Osimo era troppo lontano per difenderne efficacemente il territorio. Forse per meglio garantirne il possesso alla Chiesa, il papa Urbano II nel 1096 l’unì, con le terre già appartenute alla Basica di S. Pietro, alla vicina abbazia di Rambona.[14]

La situazione politica ad Aquas Salvias da “calda” che già era, si era fatta incandescente da quando vi erano arrivati i cistercensi che, nei progetti del Papato, avrebbero dovuto assicurare il pacifico trapasso alla Chiesa degli ex territori imperiali. Il controllo della Val di Chienti da parte dei cistercensi si rivelò però molto complesso per il riemergere, nel districtus della nuova Roma, di un laicato “romano” che nell’estate 1143 operò la Renovatio Senatus.[15]

La tragica fine del rivoluzionario Arnaldo da Brescia, in'illustrazione

ottocentesca tratta dall'opera del Mistrali.

Qui ha il cappio dell'impiccagione. Subito dopo il corpo sarà arso e le ceneri

sparse al vento

Sotto la guida di Arnaldo da Brescia,[16] Roma (l’attuale Urbisaglia) si proclamò Comune autonomo e tentò di ridurre al puro ambito religioso la funzione del papa nelle valli del Chienti e del Potenza, cioè nel districtus di

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“Roma”, ormai in rovina, ma di cui si era salvato (o era stato ricostruito dai “romani”) il “Campidoglio”, e i “romani” ne avevano fatto il simbolo della loro indipendenza dal Papato. Nel 1145 papa Lucio II aveva guidato personalmente un assalto al “Campidoglio”, ma ferito gravemente dai “romani” era morto poco dopo.

Nel 1151, una decina d'anni dopo che i cistercensi di Fiastra si erano stanziati in Val di Chienti, l’abbazia di Rambona cedette la proprietà di S. Maria in Selva al monastero cistercense di S. Maria di Chiaravalle ad Aquas Salvias, o di Fiastra, come oggi si dice. Da allora, divenuta una grancia, Santa Maria in Selva ha condiviso con l’abbazia di Fiastra le stesse vicissitudini storiche. Ma questa è storia nota, e io mi fermo qui. Rievocando aspetti del passato di S. Maria in Selva e del suo territorio, si è aggiunta un’ulteriore tessera al mosaico della storia altomedievale dell’attuale Maceratese. È un periodo storico caduto nel più totale oblio, ma di enorme interesse per meglio comprendere la nascita dell’Europa, che ha le sue primissime origini appunto in Val di Chienti e sulle terre ad essa contigue.

Ricerca storica © del prof. Giovanni Carnevale

Note:

[1] L’origine della chiesa di Santa Maria in Selva è dunque antichissima, del sec. VIII - IX, quando nel Piceno arrivarono i Carolingi, vi si stanziarono i Franchi e il territorio fu coperto da una fitta rete di castelli franchi, oggi quasi tutti distrutti. Per le ragioni che spinsero i signori d’Ajano a costruire e dotare la chiesa in "planu de Ara Grani vocatu", cioè in una radura nella foresta "chiamata pianoro dell’altare di Granno“ vedi anche nota n° 3.

[2] Non si tratta dell’attuale Basilica di San Pietro in Vaticano, ma di un'antica basilica in onore di San Pietro, fatta costruire nel sec. VIII da Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, sulla sommità del Mons Ulmi, intorno alla quale si sviluppò poi l’attuale Corridonia. Nei pressi di quest’antichissima basilica carolingia, quando Carlo Magno divenne imperatore, sorse la "nuova Roma“ carolingia. Questo fece si che la basilica di San Pietro, in Val di Chienti, fu anche chiamata chiesa di San Pietro a "Roma", e fu poi confusa con quella del Vaticano. Durante la "Lotta per le investiture" tra Gregorio VII ed Enrico IV, la basilica di S. Pietro in Val di Chienti era stata ridotta a fortezza dai partigiani del papa. Fu espugnata da Goffredo di Buglione che vi penetrò da una finestra e quindi distrutta o gravemente danneggiata. Questo spiega come terre della Basilica sul territorio del Castello d’Ajano, erano state

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annesse a S. Maria in Selva. Otello Gentili riferisce, nel suo citato studio, che una "carta" fiastrense (Archivio di Stato di Roma, fondo fiastrense, cass. 138-169, n. 2209; CF, p. XII), senza data, ma attribuita alla fine del 1200, riporta un elenco di documenti comprovanti che la chiesa di S. Maria in Selva era di proprietà della Basilica di San Pietro, a "Roma".

[3] Come sul versante destro del Potenza i "pagani", cioè i contadini dei “pagi” (villaggi) avevano perpetuato, anche dopo il trionfo del Cristianesimo, il culto della loro antica Dea Bona, cosi i pagani del versante sinistro avevano perpetuato il culto del Dio Granno in un bosco (lucus) a lui sacro. Il dio Granno, in epoca romano, aveva avuto un celebre santuario sul territorio dell’attuale Urbisaglia. Per convertire al Cristianesimo gli abitanti dei pagi, ancora pagani, il monachesimo medioevale attuò in genere la seguente strategia: trasformò in luoghi di culto cristiano i luoghi di culto pagani, mantenendo però intatte le locali tradizioni di pellegrinaggio, di ritrovo per festività religiose, di mercato.

L'abate cistercense Bernardo, cui era stata fatta la donazione nel 1151, era nel frattempo divenuto papa col nome d'Eugenio III. Nel 1153, subito dopo essere divenuto papa, confermò la donazione che gli era stata fatta nel 1151, quando era ancora abate dell’abbazia di S. Maria di Chiaravalle ad Aquas Salvias(4) come allora si diceva, cioè dell’abbazia di Fiastra, come si dice oggi. (5)

(4)Vedi nota n°14. Quando nel 1140 "ad Aquas Grani" nell’attuale Abbazia di Fiastra si stabilirono i cistercensi, riesumarono il termine paleocristiano e denominarono la loro nuova abbazia Santa Maria di Chiaravalle "ad aquas Salvias", I cistercensi venivano dalla Francia, erano di tendenze politiche guelfe, e la locuzione ad Aquas Salvias si presentava politicamente neutra nei confronti dell’espressione ghibellina ad aquas Grani, utilizzata dalla curia imperiale fin dai tempi di Carlo Magno. Ciò creò le premesse perché l’antica “Roma” carolingia fosse chiamata Urbisaglia (=Urbs Salvia), e sia oggi confusa con la romana Urbs Salvia, già distrutta da Alarico nel 410.

1[5] La presenza dei cistercensi di Fiastra a S. Maria in Selva è tuttora ricordata dal toponimo Chiaravalle, dato a una vasta contrada dell’attuale parrocchia.

Con Pigolotto, che fu abate di S. M di Chiaravalle "ad Aquas Salvias" dal 1170 al 1180, la "grancia" di Santa Maria in Selva conobbe un rapido sviluppo: nell’agosto 1172 fu donato un mulino sul Potenza; nel gennaio 1178 furono acquistati 15 moggia di terra, in cambio di un cavallo, stimato 8 lire (libbre) lucchesi; sempre nel 1178, Manasse e Tranquillo cedettero campi, selve e vigne in territorio di Ajano, pel compenso di due cavalli; nel 1179 fu acquistata una terra offrendo, come compenso, una "somara"; due mulini furono donati nel 1187, un terzo nel 1191. In seguito ad altre donazioni, acquisti o permute, la grancia di S. Maria in Selva arrivò a possedere 160 some di terra. Dal 1151 al 1198 più di cinquanta documenti si riferiscono a

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questa grancia. Nel 1212 l’abate Gisone concesse al sindaco del Comune di Montecchio, ora Treia, la facoltà di costruire dodici mulini nel territorio della grancia, sul Potenza. Altre terre e vigne furono donate al granciere fra’

Savino dopo il 1221.

1[6] Mons. Gentili riferisce che il castello d'Ajano, del quale rimangono ancora alcuni ruderi, rientrava nel territorio della diocesi di Osimo. Il castello aveva un territorio ben determinato: esso sovrastava la collina ove sorgono tuttora i vecchi fabbricati della grancia cistercense. I confini di questa grancia sono riportati in un diploma di Ottone IV: "Dal fiume Potenza al torrente che scorre sotto il monte Zaro, e da questo al monte Acuto, poi, attraverso il castello di San Lorenzo, ritornano al fiume Potenza”. Praticamente i confini raggiungevano Montecassiano, Appignano, Treia e Pollenza: verso Recanati si congiungevano con i beni della grancia di Montorso.

[4] H. Achelis, Acta SS.Nerei et Achillei, Texte und Untersuchungen, XI, 2, Lipsia 1893.

Marone, insieme ai suoi amici Eutiche e Vittorino, cristiani anch'essi, era ben inserito nell’ambito dei Flavi, almeno quel ramo della famiglia che si era convertito al Cristianesimo. Quando ormai Domitilla poco più che una bambina, avrebbe dovuto sposarsi, alcuni, tra cui Marone, le consigliarono di non farlo, e Domitilla rifiutò di sposare Aureliano, che tanto contava su quel matrimonio e sul patrimonio della nobile orfana. Aureliano andò su tutte le

furie e volle che Domitilla fosse punita, non perché aveva rifiutato di sposarlo (secondo la legge romana la fanciulla poteva rifiutarsi di sposare il suo promesso sposo), ma perché era cristiana.

Domitilla era però una Flavia come Domiziano, l’imperatore suo cugino, che non poteva mettere a morte la cugina. Trovò un modo per cavarsi d’impaccio, pur rispettando le leggi persecutorie contro i cristiani; condannò Domitilla all’esilio su una bella isola del Tirreno fra Roma e Napoli, l’isola di Ponza. Ma è probabile che fosse un espediente concordato col console promesso sposo, perché la ragazza, allontanata dalla comunità cristiana di Roma e relegata su un'isola, ci ripensasse e consentisse alle nozze. Domitilla si recò a Ponza, ed essendo una nobile della famiglia imperiale, fu accompagnata nel quasi esilio o quasi villeggiatura, da un seguito al suo servizio, ancelle e servitori, fra cui Nereo e Achilleo, due cristiani, che finirono però martiri a Ponza stessa, per contrasti con aderenti alla setta religiosa fondata da Simon Mago, diffusasi dall’Oriente e ben radicata sull'isola. Nell’occidente dell’impero romano, col paganesimo in totale crisi di credibilità col continuò afflusso dall’Oriente di militari, mercanti e schiavi, pullulavano ovunque svariate sette e movimenti religiosi di origine orientale. Accompagnarono Domitilla a Ponza, per curarne la formazione, anche i tre amici cristiani Marone, Eutiche e Vittorino, ai quali Aureliano raccomandò di convincere la ragazza a sposarlo. A Roma intanto il potere dell'imperatore Domiziano degenerò in violenta dittatura, finché

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nel 96 fu ucciso, vittima di una congiura ordita da senatori. Il potere imperiale fu preso da Nerva (96-98), un senatore che attenuò le persecuzioni contro i cristiani e fece rientrare dall’esilio i perseguitati per motivi religiosi. Anche Domitilla poté rientrare a Roma col suo seguito, ma Aureliano, l’aspirante sposo di Domitilla, riconquistò potere politico e con Nerva divenne ancora una volta console. Non avendo potuto piegare Domitilla al suo volere, si accanì contro Marone, Vittorino e Eutiche, responsabili ai suoi occhi dello scacco matrimoniale subito. Li condannò come cristiani ai lavori forzati, ognuno in un suo diverso possedimento. Marone fu inviato sulla Salaria, a 130 miglia da Roma, perché zappasse tutto il giorno su poderi che Aureliano possedeva nel Piceno, ma egli, nonostante fosse trattato come schiavo, godeva di prestigio e aumentava il numero dei cristiani.

Nel frattempo era divenuto sacerdote e compiva anche miracoli. Il quadro storico fin qui delineato può essere considerate attendibile, ma nel corso del Medioevo la figura del santo si colorò di elementi chiaramente leggendari, anche se “leggendario” non significa necessariamente ”falso”, perché ogni leggenda si forma per trasformazione o rielaborazione di un nucleo originario corrispondente a verità. Comunque, il culto del martire San Marone mise salde radici nelle città romane lungo il corso del Chienti e del Potenza: a Septempeda, oggi San Severino, fu venerato e ricordato anche per aver guarito dall’idropisia il "procurator" della città. A Tolentino il suo culto è testimoniato dal fatto che è protettore della città insieme a San Catervo. Identica

situazione si ritrova ad Urbisaglia, ove San Marone è ancor oggi comprotettore della cittadina insieme a San Giorgio; questo, forse, ha fatto attribuire a San Marone il miracolo della principessa liberata dal drago, altrove attribuito sempre a San Giorgio: alla foce del Chienti, un drago sarebbe emerso dal mare per mangiarsi una principessa, in questo caso la figlia del re di Urbisaglia, probabile evocazione popolare dei locali re carolingi. San Marone la salvò.

[5] Aureliano aveva inviato Marone, Eutiche e Marcellino a zappare in tre distinti luoghi, su suoi poderi: “quasi servos per sua praedia singulos divisif.“ Dagli Acta SS. Nerei et Achillei, in Pietro Diletti, San Marone a Civitanova Marche, Ed. Ci-Erre, Civitanova 1993, pag. 84.

[6] Ancor oggi è in uso nel Maceratese l’espressione tradizionale di Macerata Granne, in contrapposizione a Macerata Feltria (Feretria, da Giove Feretrio). Macerata nel passato non era grande e comunque non lo era nel Medioevo. Io sospetto che nel Medioevo, quando esisteva l’espressione Palatium ad aquas Grani, esistesse anche l’espressione Maceriae ad Grannum, volgarizzatasi poi presso il popolo in “Macerata granne”. Ma è solo un sospetto. Per l’equivalenza dei termini Maceriae e Macerata, vedi G. Carnevale, La scoperta di Aquisgrana in Val di Chienti Ed. Queen, Macerata 1999, pag. 107-108.

[7] Bacci Andrea, Origine dell’antica città di Cluana, oggi Sant’Elpidio a mare. Riportato in Natale Medaglia, Memorie istoriche della città di Cluana. Macerata 1692. Si venne a un gran fatto

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d’Armi ne i piani di Chienti..., la quale istoria si raccoglie bene da chi osserva gl‘autori e i gran fatti di Carlo Magno contro i Saraceni, ma più chiaro lume n'habbiamo noi per le memorie particolari, che ne rimasero in quei luoghi, e vi si veggono infino al presente giorno, perché ottenuta si gran vittoria quel buon Imperatore... fece subito edificare in quei piani... un monastero, a nome e gloria della Santa Croce...; il qual tempio è Abbatia hoggi lontana da Sant’Elpidio tre miglia.... e più oltre si vede ancora una parte d'un Palazzo da Campagna antico, che fino al dì d’hoggi.... è chiamato il Palazzo di Re Carlo.

[8] Pietro Diletti, San Marone a Civitanova Marche, Ed. Ci-Erre, Civitanova 1993, pag, 94.

[9] Dagli Acta SS. Nerei et Achiilei: ecclesiam Christi fabricaverunt in nomine eius. Dalla fine del sec. IV, con Teodosio, le città romane via via si cristianizzarono, ma nei “pagi” (=villaggi) si venerarono ancora le antiche divinità “pagane” così chiamate perché erano appunto venerate dai “pagani”, gli abitanti dei “pagi”, sparsi sui campi.

[10] Doveva essere un luogo di culto da secoli, perché nei pressi di S. Maria in Selva sono stati ritrovati reperti archeologici risalenti alla preistoria picena.

[11] La locuzione ad Aquas Salvias la troviamo per la prima volta nel Chronicon di Benedetto, scritto prima del Mille (RIS, Roma 1920, pag. 32): "Narsus (Narsete) vero Patricius fecit

ecclesia cum monasterium Beati Pauli apostoli, qui dicitur ad aquas Salvias, reliquie beati Anastasii martyris adducte venerantur. Nella Vita di San Nilo (v. G. Gamevale, La scoperta di Aquisgrana in Val di Chienti, pagg. 135-137) si dice che la chiesa di Sant’Anastasio era nei pressi di "Roma", ufficiata da bizantini. Questa vicinanza con “Roma” fece pensare che il San Paolo "ad Aquas Salvias" o S .Anastasio, costruito da Narsete, fosse la stessa cosa che "S. Paolo alle Tre Fontane" presso Roma, Cosi le Aquae Salviae della “Roma” picena divennero “le tre fontane” fuori Porta S. Paolo di Roma e ancor oggi gli storici confondono la chiesa fondata da Narsete “ad Aquas Salvias”, cioè in Val di Chienti, con la basilica romana di S. Paolo fuori le mura. Nei suoi pressi hanno addirittura denominato una via “Via di Acque Salvie”. Solo ora si comincia a capire che la locuzione paleocristiana di Ad aquas Salvias aveva sostituito quella pagana e popolare di ad aquas Grani.

[12] Fonti Francescane. Editrici Francescane, Padova-Assisi 1980, p. 1956. Particolarmente significative a questo proposito è il contenuto di un episodio dei Fioretti, il XIII in cui si narra che San Francesco si recò con Frate Masseo a Roma, in Francia, e andò a pregare nella chiesa di San Pietro. Ne cito i brani più significativi: Francesco con frate Masseo per compagno, prese il cammino verso la provincia di Francia. E pervenendo un dì a una villa assai affamati, andarono, secondo la Regola, mendicando del pane per l’amor di Dio... Fatta orazione e presa la refezione corporale di questi pezzi di pane e di quella acqua, si levarono per camminare in Francia... Giunsono a

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Roma ed entrarono nella chiesa di santo Pietro, e santo Francesco si puose in orazione. Il Fioretto si conclude raccontando che san Francesco in Francia, in San Pietro,(16) fu assicurato dagli apostoli Pietro e Paolo che Dio concedeva a lui e ai suoi seguaci il tesoro della santissima povertà.

1[16] A Corridonia (già Mons Ulmi, Montolmo) c'e una chiesa dedicata a S. Pietro, di antichissime origini, ma demolita e ricostruita nel 1750. Una tradizione assicura che vi pregò san Francesco e vi si conservano due mattoni su cui si sarebbe inginocchiato il santo. Dopo di che pieni di letizia determinarono di tornare nella valle di Spulito, lasciando l’andare in Francia. (17). È evidente che si tratta della Francia e della Roma(18) picene, testimoni, con i loro recenti, eloquenti ruderi, che tutto è vanitas vanitatum. Dall’implicito confronto tra la povertà evangelica e “Roma” in Francia, già Urbs aurea in comitatu Camerino,(19) ora in rovina, derivava che tesoro indistruttibile era la povertà francescana.(20)

1[17] Fonti Francescane. Editrici Francescane, Padova-Assisi 1980, cap. XIII dei Fioretti, a pag. 892.

1[17] Per la nuova Roma carolingia vedi in Archeopiceno, 31/32, numero doppio, anno VIII, l’articolo alle pp. 7-9: G. Carnevale, Carlo Magno fece sorgere in Val di Chienti una "nuova Roma”. Ed. Fotochrom, Fermo, Luglio settembre 2000

[19] D. Pacini, I Ministeria nel territorio di Fermo, Centro di studi storici maceratesi, Macerata 1976, pag. 134.

[20] Fu un marchigiano, Ugolino di Montegiorgio, a stendere in latino la prima redazione dei Fioretti, col titolo di Actus beati Francisci et sociorum eius, in Fontes Franciscani, a cura di E. Menestò et alii, ed. Porziuncola, Assisi, 1995. Anche Dante (1265-1321) ricavò dalle rovine di “Roma” un messaggio, non di natura religioso: perché meravigliarsi se nel recente passato grandi famiglie fiorentine si erano dissolte nel nulla? Non era successo lo stesso per Luni ed Urbisaglia, due grandi città? Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia come son ite... non ti parrà cosa nova né forte, poscia che le cittadi fine hanno. (Par. XVI). Come se dicesse: "Nella Lunigiana e nel Piceno si sono addirittura dissolte nel nulla due intere città". Dante non allude a Urbs Salvia romana. L'abbinamento di Urbisaglia è fatto con Luni, una città che aveva avuto recentemente un identico tragico destino di ascesa e di morte, lo stesso che “di retro ad esse“ si stava abbattendo su Chiusi e Senigallia. La chiama “Urbisaglia“ perché il termine “Roma” era ormai geograficamente equivoco, politicamente compromettente. Il guelfismo aveva ormai sostituito l’antico nome “Roma” con Urbisaglia (Urbs Salvia), né Dante aveva obiezioni da fare. Non era mai stato un “ghibellin fuggiasco”, come lo definì il Foscolo nei Sepolcri, ma un guelfo bianco di Firenze, quindi alieno dal favorire rivendicazioni territoriali dell’Impero in Italia.

[13] Vedi nota n°1[16].

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[14] L’abbazia di Rambona (ad Aram Bonae, cioè presso l'ara della Dea Bona) era stata fatta costruire, alla fine del sec. IX, dall’imperatrice Ageltrude, su un antico luogo di culto della Dea Bona. Sono in corso lavori per il restauro di ciò che resta, intrapresi dalla Sovrintendenza di Ancona.

[15] L. Gatto, Storia di Roma nel Medioevo, Newton & Compton Editori, Roma 1999, pag. 334.

[16] Tra il 1142 e il 1144 la storiografia perde le tracce di Arnaldo da Brescia. In questo stesso periodo era però ospite dei cistercensi ad Aquas Salvias un ecclesiastico che nella corrispondenza con San Bernardo è citato con le sole iniziali, e che aveva tutte le caratteristiche per essere Arnaldo da Brescia. Le iniziali non corrispondono al suo nome, ma è convincimento ampiamente condiviso dagli storiografi che in questo periodo Arnaldo da Brescia si celava in un monastero d’Italia sotto uno pseudonimo, protetto dal cardinale Guido di Castello, che nel 1144 divenne papa col nome di Celestino II. Per i risvolti politici nella fondazione di S. Maria di Chiaravalle ad Aquas Salvias e per l’anomalo comportamento dell’enigmatico ecclesiastico, vedi G. Carnevale, La scoperta di Aquisgrana in Val di Chienti p. 167.

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