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Conero Riserva L A R IVISTA DEL V INO E DEL B UON B ERE PER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO Anno XIII - n. 78 - Euro 5 - Dicembre-Gennaio 2014 Magna Grecia Il metodo classico che non ti aspetti Limoux e Cava Bollicine del “Midi” www.euposia.it www.italianwinejournal.com Jerez de la Frontera: la patria dello Sherry - Anteprima Amarone 2010 - Vini dalla Croazia - Modena, tutto un sapore - Birra Arribal - Pedavena - Vodka Beluga - Diego Abatantuono e la “Meatball family” - Napoli: novità dal mondo del gusto - Rhum La Mauny BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR" Il “lascito” di Osimo

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In questo numero, la presentazione di Campo San Giorgio, Consro Riserva 2009, di Umani Ronchi; inoltre Vincent Pinard, Chene Marchand 2011, e un grande reportage da Jerez, capitale europea del vino 2014. Altre info su: www.euposia.it e www.italianwinejournal.com

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Conero Riserva

LA RIVISTA DEL VINOE DEL BUON BEREPER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO

Anno XIII - n. 78 - Euro 5 - Dicembre-Gennaio 2014

Magna GreciaIl metodo classico

che non ti aspetti

Limoux e CavaBollicine

del “Midi”

w w w . e u p o s i a . i t w w w . i t a l i a n w i n e j o u r n a l . c o m

Jerez de la Frontera: la patria dello Sherry - Anteprima Amarone 2010 - Vinidalla Croazia - Modena, tutto un sapore - Birra Arribal - Pedavena - Vodka Beluga- Diego Abatantuono e la “Meatball family” - Napoli: novità dal mondo del gusto

- Rhum La Mauny BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR"

IIll ““llaasscciittoo””ddii OOssiimmoo

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2014, INIZIO IN SALITAA MENO 180 DALL’EXPO

Un lungo viaggio inizia colprimo passo. Quanto saràlungo il viaggio dell’agroa-

limentare italiano quest’anno non èdato sapere, ovviamente.Però guardando a come è incomin-ciato qualche preoccupazione iniziaa fare capolino. Il settore che meglio ha retto allacrisi degli ultimi sei anni, quelloche ha contribuito in maniera signi-ficativa a tenere in attivo la bilanciacommerciale del Paese è senza guidaoramai da troppo tempo. La guidapolitica del dicastero cambia media-mente ogni otto, nove, mesi. L’amministrazione vede più laGuardia di Finanza che non i “suoi”Forestali e a Bruxelles sono indiscussione le strategie comunitariedei prossimi anni. Come e quantocambierà la politica agricola; comesi ripartiranno le risorse; le scelteche i singoli Stati adotteranno perrendere più efficaci queste politichescegliendo le proprie priorità.Va così bene che l’export dellaGermania in questo settore - senzaavere la forza trainante delle nostredenominazioni - è praticamente ildoppio di quello italiano.Insomma, mentre noi ci vantiamo,gli altri corrono.Prova ne è anche il record raggiun-to oramai dall’italian sounding chetoglie dalle casse dei nostri produt-tori la cifra-record di 60 miliardi dieuro. Ora, anche facendoci la tara, èuna somma pazzesca. Certo, una

diversa guida politica non restitui-rebbe questi soldi al primario italia-no (banalmente, abbiamo noi pro-duzione sufficiente a rimpiazzare ifalsi che girano per il mondo?), maalmeno potrebbe provarci e portarea casa qualcosa.Invece, nulla.Una comparsata a favore delle tele-camere all’ultimo blocco alBrennero della Coldiretti e pocoaltro.Così, sperare che funzioni è davve-ro troppo.Così, sperare che il sistema Paesearrivi all’appuntamento dell’Expo -inizia a maggio 2015 - preparato,con una agenda di cose da fare intermini di business e non soltantodi p.r. è davvero utopia.Abbiamo indovinato il tema deitemi, quello che davvero serve inquesto momento e dove possiamogiocarci una carta importante per ilfuturo. E’ vero, come sostengonogli Indiani, che siamo il 2% delmondo e quindi contiamo poco,ma la leadership non si misura innumeri di teste, ma di cervelli inazione.Però dobbiamo darci una mossa:programma, calendario eventi,incontri politici e d’affari: il cano-vaccio ha ancora troppe parti inbianco. Ad oggi ci accontentiamodi fare infrstrutture, o - almeno - diarrivare all’inaugurazione con l’a-sfalto tirato e asciutto. Ottimo, ma i contenuti?

Euposia Dicembre-Gennaio 2014

I l comparto agroalimentare ital iano riparte coil imiti di sempre:guida polit ica incertae peso polit ico ridotto al lumicino.Così, a chiacchiere, stiamo a zero: mancano 180 giornial la prova dell ’Expo e siamo ancora senzaun programma vero...

Editoriale

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I NOSTRI RIFERIMENTI

Tel. - Fax 045 591342 - [email protected] inviare cartelle stampa o materiale informativo:Nicoletta Fattori: [email protected] inviare bottiglie da inserire nelle degustazioni cieche:Redazione Euposia - Via Prati 1837124 Verona (Vr)

PRIMO PIANO22 Jerez de la Frontera

La patria dello Sherry, capitale del vino 201432 Amarone Docg 2010

Tutti gli Amarone in anteprima: una magnifica annata40 Magna Grecia metodo classico

Bollicine inaspettate

DEGUSTAZIONI

70 ModenaTutti i sapori in una sola “casa”

62 CroaziaL’oro del Quarnero

46 Sparkling du MidiQuaranta Limoux e Cava da non perdere

76 ArribalNovità dalla Toscana

80 Mastro Birraio 2013L’ora di Luigi D’Amelio

TERRITORI E FOCUS

BIRRA

ss oo mm mm aa rr ii oo

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81 PedavenaArriva la Dolomiti non filtrata a km zero

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BRASILE

Inumeri sono ancora piccoli, ma lefondamenta ci sono tutte. Il Brasiledel vino è oggi una realtà emergen-

te: come consu-matori di vini diqualità e comeproduttore, divini di altrettan-ta qualità.Le radici sonoeuropee, le tec-nologie e la for-mazione deglienologi anche; i suoli sono fertili, capacidi produzioni spettacolari. Nell’anno dei

Mondiali di calcio, Euposia e il Vinitalypresentano un’eccezionale degustazione- la prima pubblica mai svolta in Italia -

col meglio delle“bollicine” carioca:metodo classico emetodo charmatprovenienti dallediverse zone di pro-duzione del “vignetoBrasile” dove oggioperano i miglioriflying-winemaker

mondiali e dove è sempre più alta l’at-tenzione alla qualità.

TASTING EX...PRESS: LUNEDI’ 7 APRILE 2014 - ORE 11.00SALA IRIS PALAEXPO INGRESSO A1 - PIANO/LEVEL - 1

“GLI SPARKLING WINES DELL’AREA EMERGENTEDELL’ENOLOGIA MONDIALE”

Per accedere alla degustazione bisogna essere in possesso di un biglietto di entrata alVinitaly e prenotarsi sul sito www.vinitaly.com area visitatori/degustazioni

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La prima degustazione del 2014 di Euposia èstata riservata ad un grandissimo vino rossomarchigiano che è stato presentato soltanto

alla fine dell’anno scorso, ma che è il frutto di unalunga ricerca e sperimentazione svolta da UmaniRonchi, uno dei brand italiani più noti al mondo,che universalmente “significa” Verdicchio e RossoConero. Tanto è stata ampia la sperimentazione, tanto è con-tenuta la produzione del primo millesimo che lamaison di Osimo ha reso disponibile: 120 magnume 2mila814 bottiglie. Grandi sono i goal che questaRiserva è chiamata a raggiungere: nelle intenzionidella famiglia Bernetti, infatti, c’è la volontà di valo-rizzare ulteriormente il proprio territorio e il vitignoMontepulciano dimostrando le sue ulteriori poten-zialità, le capacità di produrre grandi vini in gradodi competere con chiunque nel mondo. Campo SanGiorgio è un toponimo (in retroetichetta vengonoindicati tutti i dati del mappale del Comune diOsimo) e rappresenta una parcella che, al termine dilunghe sperimentazioni, si è distinta per espressivitàe unicità di carattere. E dato che questa Riserva nonnasce oggi, ma proviene da una lunga tradizione difamiglia, la stessa etichetta scelta da Umani Ronchivuole “celebrare” un vino aziendale del passato:un’immagine volutamente retrò che ha il grandissi-mo pregio di rendere tutto chiaramente percepibilesin dal primo sguardo. Territorio, storia, tradizione. In degustazione, Campo San Giorgio dimostraforza, carattere, profondità. Sa essere potente (in eti-chetta, 14 gradi) ed elegante, ma non ha paura afare della bevibilità il suo punto di forza. Tannini inperfetto equilibrio e promette una grande capacitàdi invecchiamento.Al naso sono predominanti le note di piccoli fruttirossi e di spezie e tabacco; il palato è pieno, avvol-gente, dove ritornano le note fruttate accompagnateda sensazioni più mature, cacao amaro, ancoratabacco e cuoio. Finale sapido e assai persistente.Invitante e molto gratificante alla beva.Campo San Giorgio può davvero sfidare chiunque,in Francia come nel Nuovo Mondo, senza alcuntimore reverenziale. E ne sentiremo molto parlare.In degustazione: 96/100

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UMANI RONCHI: DEBUTTA IL “CAMPO SANGIORGIO”, IL CONERO RISERVA DOCG

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AVinisud (Montpellier, 24-26 febbraio) ini-zia la stagione delle grandi rassegne interna-zionali dedicate al monde del vino. Vinisud

- partner del nostro Challenge internazionalededicato ai Metodo classici - ospita la primamaster class di quest’anno del nostro concorso.Il prossimon 24 febbraio, dalle 16 alle 17 (Sala 1-Hall B1) si terrà infatti “«SparklingMediterranean wines» presentato dal nostro diret-tore, Beppe Giuliano, dove a confronto verrannomesse le produzioni di Spagna, Francia, Italia eSlovenia. Questi i vini in degustazione:1. Durin, Italia, VSQ, Liguria, Bàsura Riunda pasdosé Pigato 60 mesi (Campione del Mondo2013)2. Cesarini Sforza, Italia, Trentodoc, TridentumBrut Rosé (Campione del Mondo 2013, cat. rosa-

ti)3. Le Marchesine, Italia, Franciacorta Docg,Secolo Nuovo 2007 (Miglior metodo classicoitaliano 2013)4. Domaine Delmas, Francia, Aoc Branquette deLimoux, Cuvée Tradition (Miglior metodo classi-co francese 2013)5. Medot, Slovenia, Goriska Brda, Millesimatobrut 20006. Freixenet, Spagna, Cava D.O., Brut VintageReserva 20107. Domaine Rosier, Francia, Aoc Blanquette deLimoux, Charme du Soleil brut8. Fongaro, Italia, Lessini Durello Doc, RiservaPas dosé 60 mesi.Per accedere alla degustazione bisogna essere inpossesso di un biglietto d’ingresso alla manifesta-zione.

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VINISUD: IL 24 FEBBRAIO LA MASTERCLASSDEL CHALLENGE EUPOSIA

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48° VINITALY

Non più focus sul solo vino ita-liano e la sua proiezione suimercati internazionali: una

delle grandi novità della prossima edi-zione del Vinitaly, la quarantottesimadella sua storia (Verona 6, 9 aprile2014) sarà l’introduzione di uno spazio,un nuovo padiglione, espressamenteprogettato per dare visibilità anche aiproduttori di tutto il mondo.Come testimoniato anche dalle ricerchesvolte negli anni precedenti dal Vinitalyassieme a Confcommercio-Imprese perl’Italia, Unicab ed Euposia c’è - non-ostante la crisi del mercato interno -uno spazio non piccolo per i vini inter-nazionali in Italia ed oltre ai tradizionalipunti di forza - Champagne, Bordeaux,Borgogna - si stanno confermando, o sifanno avanti regioni vinicole importan-ti: l’Alsazia; i grandi produttori tedeschidi Reno e Mosella; la Spagna con le sue

molte denominazioni di eccellenza;Nuova Zelanda ed Australia, per nonparlare del grande successo dei Malbecargentini capofila di una nuova genera-zione di produttori del Nuovo Mondoche oggi guardano all’Italia come merca-to di riferimento importante.Basti solo pensare che nei due grandipoli d’acquisto del mercato italiano -Milano e Roma - sono già centinaia i“locali etnici”, i ristoranti dove è possi-bile abbinare ai prodotti alimentarianche i vini originali del proprio Paesedi provenienza.Euposia ha avuto il compito di seguireuna parte di questo nuovo PadiglioneInternazionale. Lo farà con alcune iniziative specialiespressamente realizzate perImportatori, Cantine e Consorzi datutto il mondo. Informazioni via email: [email protected]

NUOVO PADIGLIONE INTERNAZIONALE6-9 APRILE 2014

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E’importante l’elenco dellemaster-class che laDeutschland Sommelier

Association, presieduta da SofiaBiancolin, ha organizzato nelproprio stand, in collaborazionecon Euposia, al prossimoProwein (Dusseldordf, 23-25marzo prossimi).Lo stand è ubicato nella Halle 3,Stand 3N65.

* * *Queste le degustazioni in pro-gramma:23 MARZO:ore 12,00: Terre di Cosenza -Nuova Calabria, antiche vigne.Degustazione dedicata ai vini diCosenza accompagnati da assag-gi di prosciutto di maiale Nerodi Calabria, condotta daGennaro Convertini, presidenteAIS Calabria e da Jens Priewe,giornalista di “weinkenner.de”.Ore 15,30: Umbria, Lazio,Basilicata: suggestioni dal “trian-golo d’oro” condotta daVeronika Crecelius, corrispon-dente in Italia per MeiningerVerlag.

Ore 17,30: Incontro coi produt-tori24 MARZO:Ore 12,00: Mille Bollicine dalmondo. I vincitori dell’edizione2013 del Challenge Euposia(Italia, Germania, Francia,Regno Unito, Brasile eArgentina). Presenta ChristineMayr, Ambassadeur duChampagne e presidente AisAlto Adige.Ore 15,30: Best of Veneto: FromProsecco to Amarone. Unaregione vinicola capace di sor-prendere con ottimi produttori egrandi innovazioni stilistiche.Presenta VeronikaCrecelius, di Meininger Verlag.Ore 17,30: Incontro coi produt-tori allo stand 25 MARZO:Ore 10,00: Campania, Puglia,Sardegna e Sicilia: sole, vento,mare: una wine-wellness perogni senso. Conduce la degusta-zione, Jens Priewe, giornalista di“weinkenner.de”.

* * *Questo l’elenco delle Cantine

italiane presenti allo Stand Desa:Azienda Agr. Mazziotti;Castello delle Regine;La Collina dei Ciliegi;San Salvatore 1988;Casa Vinicola D’Angelo;Foss Marai;Cantina Coppola 1489;Bosio viticoltori in Franciacorta;Tenuta Polvaro 1681;Cave du Vin Blanc de Morgex etde La Salle;Agricola Vallecamonica;Az. agricola FalezzeCantina Cesarini Sartori;Divinitalia (Costaripa,Morgante, Gambrinus, SantaSofia, Agricola Punica)Consorzio Terre di Cosenza.

* * *Al bar dello stand saranno indegustazione anche: Durin, CàRovere, Murgo, Ronchi di Ciallae Col di Rocca con diverse spe-cialità alimentari italiane. Sulla prossima edizione diEuposia (che sarà in distribuzio-ne allo Stand Desa) uno Specialecon tutte le novità delle nostreCantine.

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PROWEIN: ECCO L’ELENCO DELLE MASTERCLASSDELLA DEUTSCHLAND SOMMELIER ASSOCIATION

E DI EUPOSIA

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1929-2013: Attilio Carlesso èun esperto, per professione eper passione, di storia econo-

mica. E parte da queste due dateper raccontare il bilancio 2012-13di cantina di Soave (oltre 6milaettari vitati, oltre 2mila soci: la piùgrande cooperativa di primo gradoin Italia): «Il '29 è l'anno della piùgrande crisi dell'economia mondia-le; il 2013 è l'anno dei forconidopo la più lunga crisi mai regi-strata dall'economia mondiale eitaliana in particolare. Nel 1929,rinasce la Cantina di Soave dopoessere stata sciolta nel 1926 perassenza di prodotto; nel 2013, laCantina di Soave raggiunge il piùalto ammontare di contribuzione aisoci e il più alto livello di patrimo-nializzazione,. Mi sento di poterdire che abbiamo fatto il nostrodovere».Attilio Carlesso, presidente di can-tina di Soave, affiancato da BrunoTrentini, direttore generale, riepilo-ga i dati "forti" di un bilancio chesebbene condizionato dal crollo nelconferimento delle uve a seguitodella difficile vendemmia 2012(meno 30% attestandosi a pocopiù di 700mila quintali a fronte diuna media degli ultimi anni prossi-ma al milione) ha mantenuto il suofatturato ed ha confermato la suacapacità di generare cassa e di fareinvestimenti.I dati: - il fatturato è passato da 105.5milioni a 99,5 con una contrazionedel 4%;- la quota di export si è portata al52% del fatturato con significativeperformance in Germania, RegnoUnito (da sempre i principali mer-cati), ma anche in Russia, Svizzerae Austria con tassi di crescita a duecifre. Bene anche gli Stati Uniti,

oggetto di un massiccio sforzo: lacontrollata Cantina di Soave Usa, aClinton, Massachussets, ha rag-giunto i tre milioni di euro di bud-get e si prepara a crescere ancoraallargando il suo raggio d'azionedai tradizionali Stati di sbocco alresto dell'Unione;- il cash flow si è attestato a6milioni (erano 7,5 nel precedenteesercizio), cifra ragguardevole,mentre sono quasi raddoppiati gliinvestimenti: 4.1 milioni contro i2,5 del precedente esercizio; laposizione finanziaria netta è positi-va con una crescita di 3,9 milionirispetto a quella fatta registrare nelprecedente esercizio;- la liquidazione ai soci ha toccatoil livello record di 62.2 euro aquintale contro i 49,97 dell'eserci-zio precedente (dieci anni fa l'uvaveniva liquidata praticamente allametà, poco più di 37 euro). Vuoldire che Cantina di Soave haimmesso reddito nell'economiaveronese per una quarantina dimilioni di euro;- prosegue la crescita dei marchiaziendali, un altro 2% che porta apiù 62% in dieci anni la crescita diquesto segmento di prodotto, ecresce dell'1,75% il fatturato dei

vini imbottigliati a fronte di unacontrazione dei volumi del 7,5%;- il patrimonio netto raggiunge i50,6 milioni di euro ("Ma soltantola componente immobiliare vale, avalori di mercato, due, tre volte dipiù di quanto iscritto a libro" sot-tolinea Bruno Trentini) .Un bilancio così non poteva cheessere approvato all'unanimità deisoci della cantina ed anche questoè uno dei record dell'anno.Trentini e Carlesso hanno parlatoanche di prospettive e di mercato:partendo dalla Valpolicella per fini-re al segmento in forte crescitadegli sparkling wines.«Siamo preoccupati per quanto staaccadendo in Valpolicella - hacommentato il ticket di verticedella Cantina - l'egoismo di pochi,dieci produttori in tutto, rischia difar crollare un sistema che oggi èconsiderato ottimo, ma dove nonmancano i fattori di criticità. Eper fortuna che la Natura quest'an-no ci ha messo lo zampino impe-dendo che in fruttaio venisse postapiù uva del necessario. L'equilibrioè delicato, noi non scordiamo cheappena nel 2005 le cantine eranopiene di vino invenduto. Quindi,come maggiore realtà anche della

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CANTINA DI SOAVE: BUDGET 2013 A 99,5 MLN

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Valpolicella Doc, chiediamo piùattenzione alla salvaguardia dell'in-teresse di tutti».Sparkling: «Abbiamo una posizioneleader in Italia nel metodo char-mat, con Maximilian, e siamo ilquinto produttore in Italia di vinispumanti, sia elaborati con metodocharmat che Classico. A fine anno,probabilmente, diventeremo ilquarto. Abbiamo rafforzato lanostra posizione nel segmentopotendo beneficiare di uno dei piùbei territori del Veneto, la Lessinia,e ci stiamo impegnando per lavalorizzazione del Lessini DurelloDoc. Ci sono tutte le condizioniper far crescere la denominazione eper produrre sempre più grandissi-mi spumanti».Attilio Carlesso e Bruno Trentinihanno confermato poi l'impegno aproseguire in una crescita, ora, perlinee interne (dopo l'abbuffata diacquisizioni degli anni passati) especificamente veronesi: «Nonsarebbe utile o credibile andare adinvestire il frutto del lavoro dimigliaia di famiglie veronesi inToscana o altrove, né del restosarebbe utile per noi un'operazionealla Cavit (che ha acquisito inGermania quest'anno un notoproduttore di Sekt): consideriamoche i principali produttori di spu-mante tedeschi sono anche nostriclienti e quindi sarebbe autolesio-nistico e poco fair nei loro con-fronti. No, la crescita partirà da quie qui se ne godranno i frutti».Per questo la cantina di Soave haacquisito circa 100mila metri qua-drati per il futuro sviluppo dei suoiimpianti produttivi all'ingresso del-l'abitato di Soave, mentre è defini-tivamente a pieno regime BorgoRocca Sveva, il biglietto da visita diCantina di Soave (centro congressi,wineshop, ristorante, orto botani-co, sede di rappresentanza e vignetisperimentali: tutto all'ombra delcastello).

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E’stato approvato bilanciod'esercizio al 30/06/2013di Ethica S.p.a. società di

commercializzazione del GruppoLa-Vis.Il CdA della società presieduto daMarco Zanoni, a.d. del GruppoLa-Vis, sottolinea l'importantesvolta intrapresa durante l'eserci-zio che punta ad una chiaradistinzione tra le produzioni CoreWines (Bulk e Private Label) cheprogressivamente verranno gestitidal Copacker del Gruppo, e leproduzioni Fine Wines (Vini amarchio Lavis, Cembra-Cantinadi Montagna, Durerweg, CesariniSforza, Basilica Cafaggio, PoggioMorino, Canaletto, La Mura etc..di proprietà del Gruppo La-Vis)sulle quali Ethica ha dato provanel corso dell'esercizio di saperassicurare un importante contri-buto di sviluppo per le varie refe-renze e canali, sia in termini divolume sia di fatturato.- Fatturato: 24,7 milioni di euro(+ 0,1 % sul 2012)- Ebit: 1,4 milioni di euro (+ 1 %sul 2012)- Ebitda: 150.000 euro (+ 16,8 %sul 2012)- Utile: 436.607,00 euro (il 2012era in perdita)Questi in sintesi i numeri salientidi una performance conseguita inuna arco particolarmente criticoper la situazione economicadell'Italia ed Europea tutta grazieall'azione intrapresa con il Pianodi Rilancio del Gruppo La-Vis, eallo straordinario lavoro assicuratoda tutti i dipendenti.

I risultati conseguiti nel diversipaesi e canali, mettono in luce perquanto riguarda Horeca Italia un+ 15,79% in fatturato e + 1,5%in volumi, dati che registrano l'in-trapresa modificazione dellacatena di vendita che è stata pro-gressivamente internalizzata consensibile recupero di valore edaffidata alla Rete Vendita Horecadiretta da Giuseppe Muscella.Per quanto riguarda la GDOItalia si registra il maggior exploitcon un + 38,34% in fatturato e +45% in volumi che hanno fatto"tenere" la contrazione del prezzomedio conseguente allariarticolazione del mix di prodot-to, exploit da ascrivere anche allastrategia messa in campo dallaRete Vendita GDO diretta daFrancesco Ganz con NicolaZandonà. Per quanto riguardal'Export, i cui valori vanno dove-rosamente correlati alle altreSocietà controllate o partecipatedal Gruppo Lavis operanti neivari mercati, si sottolinea l'au-mento del prezzo medio di vendi-ta del 4,7 %, dato significativo inun momento congiunturale nelquale percentuali quale quella rag-giunta solitamente si vedono spes-so sui listini di vendita e raramen-te nei consuntivi.La Società è a socio Unico, 100%di proprietà della Cooperativa LaVis. L'utile è stato destinato ariserva mentre i soci dellaCooperativa stanno utilizzando lostrumento finanziario a lorodisposizione che assicura un ren-dimento del 4,5%.

Ethica (gruppo La-Vis) torna inutile. Ebitda a più 16,8%

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CAVIRO ENTRA NEL CAPITALE DI GERARDO CESARI

Caviro, il consorzio vinicolo leadersul mercato italiano, attraverso lacontrollata Dalle Vigne è èntrata

nel capitale della Gerardo Cesari S.p.A.produttore dal 1936 di vini veneti, oggifra i primi nella fascia Premium. Cesari, ha raggiunto nel 2013 circa 25milioni di fatturato di cui l'85% all'ex-port. Fra i prodotti di spicco il pluripre-miato Amarone Bosan e Jèma Corvinaveronese. Caviro affiancherà i Soci stori-ci Cesari, Corvi e Materossi, per genera-re importanti sinergie sui mercati esteri.Il Presidente Franco Cesari, che rimarràalla guida dell’azienda, ha dichiarato:«Siamo felici di aver siglato questoaccordo con un’azienda italiana del set-tore e siamo certi che il futuro daràragione delle nostre scelte».«L’amarone è oggi nel mondo un’indi-scussa icona del vino italiano grazieall’ottimo lavoro che tanti produttori sulterritorio hanno svolto negli ultimi 10anni - dichiara Sergio Dagnino,Direttore Generale del Gruppo Caviro.I fattori chiave di successo nel mondodel marchio Cesari sono: grande qualitàenologica, scrupolosa gestione dei vigne-ti ed efficace strategia di marketing. Ilpotenziale è ancora elevato e riteniamoche grazie alle sinergie con Dalle Vignequesta alleanza darà a tutti i Soci ulterio-ri soddisfazioni».«Ad un anno dal nostro ingresso nel seg-mento Superpremium con i partnertoscani di Dalle Vigne - dichiara ilPresidente di Caviro Carlo Dalmonte –questo accordo ci consente di allargare lagamma e rafforzare la distribuzione diottimi prodotti ambasciatori dell’Italianel mondo».Caviro, ha raggiunto nel 2013 ricavi per327 milioni di Euro (+15%) di cui 75milioni all'export. Gli advisor dell’opera-zione sono stati Banca Sella CorporateFinance per Caviro e One DirectionAdvisory per Cesari.

Cantina di Monteforte: i sociapprovano il bilancio

E’stato approvato il bilan-cio d'esercizio2012/2013 di Cantina

di Monteforte che evidenzia unfatturato consolidato di 15,5milioni di euro. L'azienda - 600soci, attivi su 1300 ettari pretta-mente nella zona del SoaveClassico - ha infatti registrato unacrescita del +25% nella remune-razione delle uve ai soci rispettoall'esercizio precedente.Positivo il trend relativo all'im-bottigliato, in particolare all'este-ro: cresce infatti il vino inbottiglia (+5% rispetto al 2012)ed in generale si confermanomolto buoni i trend per iprodotti a marchio che gradual-mente stanno ottenendo unabuona riconoscibilità.Il fatturato dei vini a marchioazienda cresce di un ulteriore 5%rispetto allo scorso anno.Il giro d'affari legato al mercatodomestico incide per il 20% sultotale del fatturato, a fronte di un80% derivante dai mercati esteri:Gran Bretagna (60% sul fatturatoestero), Paesi Scandinavi (15%),Germania (5%), seguiti a strettogiro da Svizzera, Olanda,Giappone e Stati Uniti.

La vendemmia 2012 si è caratte-rizzata per un generale calo pro-duttivo che non ha risparmiatoneppure Cantina di Monteforte.Nonostante la diminuzione nelleproduzioni (-38% delle uve con-ferite rispetto alla vendemmiaprecedente) si è riusciti adarginare ad un -8% il calo di fat-turato.«Quella che si è appena chiusa -evidenzia Gaetano Tobin, diretto-re generale di Cantina diMonteforte - sarà ricordata comeuna annata complessa, caratteriz-zata ancora da scarsità di prodot-to. Non sono mancate poi diffi-coltà per l'approvvigionamentoidrico, specie in zona collinare.Tuttavia, sebbene l'aumento deiprezzi delle uve non ci abbiafavorito rispetto ai nostri compe-titors, sono stati rinnovati impor-tanti contratti di fornitura asottolineare come le nostre pro-duzioni sappiano distinguersi perun vincente rapporto traqualità e valore. Non dimentichiamo poi la fortecrescita della remunerazione delleuve dei nostri soci, un dato incontrotendenza rispetto all'anda-mento generale».

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Foto di gruppo per i vincitori dellasesta edizione del Challenge Euposia,presenti alla cerimonia di premiazio-ne a RoccaSveva (Soave) nel corsodella manifestazione “Durello &Friends” che ha visto le bollicine inter-nazionali ed italiane “gemellarsi” conquelle emergenti della Doc LessiniDurello.Nella foto, da sinistra, Laura Basso,con Angelica, la quarta generazionedei Durin - campioni del mondo 2013

-; Osvaldo Escudero della Miolo, lacantina brasiliana; Andrea Fongarodela Fongaro Spumanti; PaoloD’Agostin della Cantina di Soave;Ugo Biasin di Cà Rovere; BeppeGiuliano; Luciano Rappo, a.d. diCesarini Sforza - campione delmondo Rosé -; Antonio Basso, Durin;Andrea Biatta de Le Marchesine ed ilpresidente del Consorzio del Durello,Bruno Trentini.(Foto: Consorzio del Durello)

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«Cantina Terlano é cono-sciuta a livello interna-zionale per la longevità,la mineralitá e l'ele-

gante struttura deisuoi vini. Tra le par-ticolarità principalidella cantina siannoverano vinibianchi invecchiatiper 30, 40 e 50 anniche, nonostante oaddirittura graziealla lunga matura-zione, ancora oggipresentano straor-dinaria freschez-za, eleganza ecomplessità». Georg Höllerè il presiden-te diCantinaTerlano. Il team diCantinaTerlano haritenutofosse arri-vato ilmomentodi realizza-re un vino

che fosse espressione dell'animapiù pura e autentica di Terlano. «Nel Terlaner I° Grande Cuvée sifondono le varietà Pinot Bianco,Chardonnay e Sauvignon coltivatenei crus Winkl, Kreuth e Vorberg- afferma l'enologo Rudi Kofler -.Abbiamo selezionato con cura ivigneti più ricchi di carattere deinostri migliori appezzamenti».Vini straordinari nascono solo dalperfetto equilibrio e dalla totalearmonia tra vigneto, suolo, annatae sensibilità dell'uomo: per questol'enologo lascia ai vini coltivati inaree rigorosamente selezionate,tempo sufficiente per raggiungerela completa maturazione.«La lenta maturazione in grandibotti di rovere, il lungo riposo sulieviti fini secondo il metodo fran-cese “sûr lie” e il successivo annotrascorso in bottiglia, donano alTerlaner I° Grande Cuvée unastraordinaria struttura aromatica eun enorme potenziale» chiarisceKofler. Il risultato di tutto questoè, secondo l'enologo, “il migliorvino Terlaner al mondo”: «Cisiamo impegnati al massimo percreare un grande vino, in grado disedurre per struttura, mineralità edeleganza al pari dei più famosi vini

del mondo». Prelievi di campioni di terreno nei

tre appezzamenti del Terlaner I°Grande Cuvée e la loro successivaanalisi hanno dimostrato la pre-senza di roccia subvulcanica.Questa si è originata attraverso lalenta solidificazione del magmasotto la superficie e il successivosviluppo, nel corso di milioni dianni, di particolari cristalli al suointerno. I terreni hanno un contenutoeccezionale di silicio e sono ricchidi polifenoli e sostanze nutritivenaturali che danno un contributodeterminante all'unicità dei vinibianchi di Terlano.La Grande Cuvée, che vieneimbottigliata solamente nelleannate in cui si presentano tutte lecondizioni ideali, è stata prodottaper la prima volta nel 2011 e pre-sentata questo gennaio: «Di questaannata esistono solamente 2850bottiglie che, da marzo in avanti,saranno presenti sulle carte deivini dei migliori ristoranti ed eno-teche internazionali», chiarisceKlaus Gasser, responsabile com-merciale. Il Terlaner I° GrandeCuvée sarà venduto al prezzoconsigliato di 145 euro circa.

CANTINA TERLANO PRESENTA LA SUA GRANDECUVÉE: “TERLANER I°”

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Nel cuoredel bacinodella

Loira, Sancerre ePouilly si contendo-no il merito di crearei sauvignon blancpiù eleganti delmondo. E, negli ultimi anni,molto è stato fattoper mantenere vivoquesto primato,compromesso daun eccesso diofferta dimedia-qualitàche ha carat-terizzato nonpoche sta-gioni.Diversi iproduttori,piccoli escrupolosi,che stannocombatten-do questabattaglia estanno pre-sentando almercato deivini davvero

eccezionali. Uno di questi: Vincent Pinard, daBué, diciassette ettari nel cuore delSancerrois, condotti in manieraorganica, senza utilizzo di chimicadi sintesi, sui terreni calcarei tipicidel territorio, le “cailottes”.Le vigne sono state piantate agliinizi degli anni Sessanta ed hannouna resa di 45 ettolitri/ettaro:sovescio, vendemmia verde, raccol-ta rigidamente manuale, selezionedei grappoli prima della pressatu-ra, utilizzo moderato del legno,con mix fra legno nuovo, da 228 a600 litri, ed acciaio in vinificazio-ne. Nel caso del vino degustato, ilChêne Marchand, proviene dauno dei più rinomati “Lieu dit”della denominazione, come sefosse un Grand Cru, sul quale agi-scono pochi produttori, tutti dialtissima qualità: con VincentPinard, infatti, troviamo anchePascal Cotat e Stephane Crochet.Il terreno è formato da piccoli esottili sassi calcarei bianchi, cheimmagazzinano calore e lo tra-smettono alla vigna, permettendoottime maturazioni. L'annata 2011 è ritenuta dal pro-duttore seconda soltanto alla

"mitica" 1976 per le condizioniottenute: una primavera moltocalda cui hanno fatto seguito unluglio ed un agosto piovosi. La vendemmia è stata anticipata alprimo di settembre per preservaretutta la freschezza del frutto.Giallo paglierino nel bicchiere,con unghia tendente al verdolino,colpisce per l'immediatezza deiprofumi e la loro eleganza: fiori disambuco e biancospino, nessunanota eccessivamente aromatica o dipirazina, mentre sono immediatele note più minerali e di pietrafocaia. Bellissimo il palato, immediato,tagliente, diretto con note aggru-mate cha spaziano dal lime alpompelmo, con un ritorno florea-le, ed una spiccata mineralità inchiusura. Diretto, elegante, digrande persistenza, perfettamenteequilibrato, su una spalla acida chepromette una bellissima longevità,una struttura importante eppuredi grande finezza.Il difetto? La scarsa produzione -per il Chêne Marchand si parla dipoche migliaia di bottiglie - e ilprezzo, 34 euro, che lo rendonosin troppo esclusivo. Anche sesono euro spesi davvero bene.

VINCENT PINARD, CHÊNE MARCHAND 2011: LA DEGUSTAZIONE

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Il 2013 è stato un anno ecce-zionale per Le Marchesine peri numerosi

premi e rico-noscimentiricevuti chehanno vistopremiare l'e-norme sforzofatto dall'a-zienda nellacontinua ricer-ca della quali-tà.Ancora unavolta LeMarchesine siconfermanocome unadelle piùimportantirealtàvitivini-coledella

Franciacorta, dalla cuicantina escono ogni annooltre 500 mila bottiglie didiverse tipologie di bolli-cine che hanno conquista-to i più interessanti mer-cati nazionali ed esteri .Loris Biatta, patron dell'a-zienda, è l'artefice di que-sto successo che, con ilpadre Giovanni , recente-mente scomparso, hacostruito negli anni aPassirano una realtà oggiprotagonista.Nella cantina, sistematasotto la sala delle degusta-zioni, riposano 1.200.000bottiglie di Franciacorta,altre 300.000 sono in uncapannone, ma in proget-to c'è la realizzazione diun' unica e moderna can-tina che possa ospitareoltre 2 milioni di botti-glie. E' questo l'obiettivoche si è posto Loris Biatta,il globetrotter dellaFranciacorta, sempre ingiro per il mondo a farconoscere e degustare lebollicine lombarde.La forza dell'azienda risie-de in diversi fattori: l'ac-curata selezione dellemigliori barbatelle daimpiantare, l'utilizzo deglistessi ceppi di Pinot Noire Chardonnay usati inFrancia e una continuainnovazione tecnologica.Come la scelta di utilizza-re le pupitre meccanizzate(giropallets) che consento-no un movimento rotato-rio costante con un risul-

FRANCIACORTA DOCG

SECOLO NOVO BRUT MILLESIMATO 2007Premiato da una giuria internazionale, qualemigliore vino italiano dell'anno e 4° a livellointernazionalealla 6° edizione del “ Challenge Euposia”.Alla manifestazione hanno partecipato oltre200 aziende provenienti da tutti i continenti eda 16 Nazioni.

Edizione Vini Plus 2014 - Guida ragionataalle produzioni vitivinicole di qualità dellaLombardia a cura dell'Associazione ItalianaSommelier Lombardia.Il Secolo Novo Giovanni Biatta 2007 si classi-fica tra le eccellenze dei vini Top dellaLombardia, premiato con la Rosa Camunad'Oro per le sue caratteristiche organolettichee per la coerenza produttiva dell'azienda orien-tata alla valorizzazione del vitigno, della tipo-logia del vino e della specifica zona di produ-zione.

Touring Club, Guida ai vini buoni d’Italia: il FRANCIACORTA BLANC DE NOIR

MILLESIMATO 2009, un Pinot Nero in purez-za vinificato in bianco che conta pochi pre-cedenti sul territorio. Premiato con la Corona.

Gambero Rosso: Franciacorta Blanc de NoirMillesimato 2009, viene premiato con i“Tre Bicchieri.”

Rivista Sparckle: Franciacorta Blanc deNoir Millesimato 2009 e Satèn vengonopremiati con le “5 Sfere”.

Guida Veronelli: segnalazione per Il SecoloNovo Giovanni Biatta 2007

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LE MARCHESINE: UN 2013 ALL’INSEGNADEI RICONOSCIMENTI

L’ELENCO DEI PREMI

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CHARDONNAY E PINOT NERO

tato finale migliore rispetto alla rotazione manua-le. Poi c'è il rapporto ultradecennale che l'aziendaha con l'Istituto Enologico di Champagne, unavera e propria istituzione della regione, di cui èmembro l'enologo de Le Marchesine, JeanPierre Valade. La punta di diamante della produzione è ilSecolo Novo, un gioiello di pazienza e dedi-zione, nato da una fermentazione controlla-ta a 17/18° con lieviti indigeni che nesegnano il carattere, vinificato soltantonelle grandi annate, come quelle del2002 e del 2005, le cui uve provengonodalla zona più pregiata dellaFranciacorta, la “de La Santissima”. L'escursione termica delle collinemoreniche, la forte argillosità del ter-reno e la ventilazione dovuta alle vici-ne Alpi rendono queste uve uniche. Il risultato nel bicchiere è un perlagefinissimo e persistente, cremoso. Alnaso si rivela uno sfumato e al tempostesso deciso profumo di lievito, dicrosta di pane, accompagnato da deli-cate note di mandorle, nocciole echiodi di garofano. La sensazionegustativa è improntata a una piacevolesapidità e freschezza. (Enzo Russo)

L’Azienda Marramiero nasce agli inizidegli anni '90 a Rosciano, (Pe). Si esten-de per 60 ettari e di altri 8 nel comune

di Ofena nella provincia dell'Aquila. I princi-pali vini che escono dalla cantina, sono ilMontepulciano d'Abruzzo doc, Trebbianod'Abruzzo doc e Pecorino doc. e non per ulti-mi, due spumanti Metodo Classico dal perlage

particolarmente minuto e persistente che per leloro caratteristiche organolettiche invogliano afarsi bere a tutto pasto, Marramiero Brut eMarramiero Rosé.Il Marramiero Brut viene fatto con uveChardonnay e Pinot nero, coltivate su un terre-no che per la sua esposizione a nord, garantisceuna produzione contenuta per pianta e, quindi,un elevato livello qualitativo. E poi la particolare attenzione nel controllo ditutta la filiera, dalla scelta dei lieviti per larifermentazione in bottiglia al controllodella temperatura - che permette al proces-so di fermentazione di prolungarsi tantoda ottenere un perlage fine e persistente -fino a quello della maturazione in botti-glia, dove lo spumante, per almeno trelunghi anni, a contatto con i lieviti,acquisisce il caratteristico bouquetricco di complessi profumi, e maturapersistenti sapori che lo rendonoadatto per un vino a tutto pasto eper le occasioni importanti. Un altro piccolo fiore all'occhielloper la famiglia Marramiero che dasempre si adopera nella ricerca esperimentazione per produrre vinidi alta qualità. (e.r.)Azienda Marramiero Villa San Giovanni, C.da S.Andrea 1 - Rosciano (Pe) -Telefono [email protected]

www.marramiero.it

Sparkling Abruzzo

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JEREZ DE LA FRONTERA

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Jerez de La Frontera è la capitale europea delvino 2014 e qui bisogna provare lo sherry,senza il quale la gastronomia locale nonavrebbe lo stesso sapore e il flamenco 

probabilmente non suonerebbe allo stessomodo

Testo e foto di Filippo Ciardi

NEL CUOREDELLA CAPITALE

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ZONA DI PRODUZIONE

Numero di vigneti: 2479Etttari coltivati: 7005,39, di cui6337 in zona Jerez SuperioreSuperficie media dei vigneti: 2,83ettariDISTRIBUZIONE DELLA PROPRIETÀ

DEI VIGNETI

Viticoltori associati ad una dellesette Cooperative esistenti: 42,4%Bodegas (Cantine): 31,3%Viticoltori indipendenti: 26,3%PRODUZIONE PER ANNO

DELLA VENDEMMIA IN KG DI UVA

2011: 64.336.7642012: 46.978.9352013: 80.305.030 (dato al 17 set-tembre 2013, vendemmia quasi ter-minata)BODEGAS ISCRITTE AL CONSIGLIO

REGOLATORE CON VINI

DENOMINAZIONE DI ORIGINE

SHERRY

Di produzione e commercializzazio-ne: 48.Numero di botti da 500 litri esi-stenti: 336.251Di produzione per altre bodegas dicommercializzazione: 18.Numero di botti da 500 litri esi-stenti: 16.778

LO SHERRY IN CIFRE

REPORTAGE

Euposia Dicembre 2013-Gennaio 2014

< Se visitate l'Andalusia edamate il vino é d'obbligo fer-marsi a Jerez de La Frontera,capitale europea del vino2014, e provare lo sherry,senza il quale la gastronomialocale non avrebbe lo stessosapore e il flamenco probabil-mente non suonerebbe allostesso modo.E se visitate la città spagnola ametà settembre, potreste assi-stere anche ad un'animataFesta della Vendemmia, dove il“mosto” si benedice sul sagratodella cattedrale, ma poi la serasi beve il vino invecchiato,nella colorata “feria” accantoall'Alcazar o nelle vinerie delcentro.

Il vino di Jerez, che quest'annogodrà di particolare esposizio-ne mediatica grazie al ricono-scimento della Rete delle CittàEuropee del vino come “capi-tale ”, è unico al mondo pervarie ragioni.Intanto «È la più vecchiadenominazione d'origine diSpagna - come racconta ildirettore del “ConsiglioRegolatore della denominazio-ne d'origine dei vini Jerez eManzanilla e dell'aceto disherry”, César Saldaña (nellafoto qui a destra) -. Quandonel 1933 fu pubblicata laprima legge spagnola sul vinogià si citava l'esistenza vinosherry. Il primo regolamentodella denominazione fu pub-blicato nel 1935 dal primoConsiglio Regolatore diSpagna, quello di Jerez. Questaterra ha però una cultura diproduzione del vino ben piùvecchia, probabilmente anticadi tremila anni».

La zona di produzione dellosherry si estende lungo ottocomuni della provincia diCadice e uno di Siviglia «Ed èla più meridionale d'Europa -

PAESE 2010 2011 2012

Spagna  12.729.875  12.218.146  11.819.811

Esportazione  34.479.826  31.409.422  29.791.525 

TOTALE 46.470.637 42.430.605  41.611.336 

COMMERCIALIZZAZIONE: VENDITE IN LITRI DI VINO

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fa notare Saldaña -, godendocaratterische climatiche speciali».Tra queste ci sono un grandelivello di insolazione, inverni mitied estati molto calde, la vicinanzaall'oceano, precipitazioni signifi-cative e due venti dominanti, ilcaldo “levante” e il morbido eumido “ponente”, che si combi-nano per garantire una matura-zione adeguata dell'uva e modera-zione delle alte temperature esti-ve. In questo contesto, precisa ildirettore «È importante la com-posizione fisico-chimica del terre-no chiamato “tierras albarizas”,

dove sorgono i vigneti tradizio-nalmente designati come zona“Sherry Superiore”. In questi unostrato di terra superficiale secco ecompatto trattiene acqua esostanze nutritive nella parte piùprofonda e umida, a cui attingo-no le radici».

Per la produzione dello sherry ilRegolamento delle denominazio-ni d'origine autorizza l'utilizzo ditre varietà di uva diverse, tuttebianche: Palomino, PedroXiménez e Moscatel.La prima è la base principale per

la produzione di tutti i vini secchie aceti, e la varietà predominante.Il vino invecchia in botti di rove-re americano, nelle tradizionali“bodegas”, cantine del tutto origi-nali. Per la maggior parte sonoubicate nel triangolo tra Jerez,Sanlucar de Barrameda e ElPuerto de Santa Maria e sonofuori terra, edifici storici integratinel tessuto urbano. Alcune diquelle più grandi e antiche sonochiamate “cattedrali”, hannoquasi tutte tetti e colonne alti,finestroni aperti per lasciar entra-re la brezza oceanica e l'umidità

JEREZ

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REPORTAGE JEREZ

notturna col suolo cosparso di terrabagnata.Nelle bodegas avviene lo straordina-rio processo di creazione (“crianza”)che distingue ad esempio le tipolo-gie di vino secco, a base di uvaPalomino, ottimi come aperitivo,per “tapear”, ma anche per accom-pagnare piatti principali.Un velo di “flor”, una sorta di lievi-to, si forma naturalmente dentro lebotti sulla superficie del vino chenon supera i 15,5 gradi e dà origine,alla fine dell'invecchiamento, al vinoFINO con un processo denominatobiologico o non ossidativo, perché laflor protegge il vino sottostante dalcontatto con l'aria e con l'ossigeno.Il fino manterrà così la struttura pal-lida, luminosa e ariosa iniziale,acquisendo una serie di note aroma-tiche e gustative peculiari frutto del-l'influenza di questo lievito.La MANZANILLA si produce come ilfino, ma a Sanlucar di Barrameda,“un fino mas fino” grazie alla mag-gior vicinanza del mare.L'altro tipico vino sherry secco èinvece l'OLOROSO, dove aggiungen-do alcool per stabilizzare il vino eaumentando la gradazione originariasi impedisce in partenza la formazio-ne del velo di flor e dunque il vinosubisce un processo di invecchia-mento denominato ossidativo.L'Oloroso acquisisce sfumature pro-gressivamente più scure, caratteristi-che che incorporano aromi comples-si e sapori che rimangono a lungosul palato.Tra fino ed oloroso, come struttura earoma, sta l'AMONTILLADO, cioè ilvino iniziato a crearsi come Fino, alquale per processo naturale o forzatosi rompe il velo di flor (in gergo “semata”, si uccide), e che quindi fini-sce l'invecchiamento in modo ossi-

dativo. Un caso particolare e raro èil “PALO CORTADO”, un incrociotra Oloroso e Amontillado.Per quanto riguarda i vini ottenutidalle uve Pedro Ximenez e Moscatel,se l'invecchiamento è simile aglisherry secchi, la vinificazione ha inquesto caso l'obiettivo di produrreun vino con il massimo contenutodi zucchero.Queste varietà sono soggette alla tec-nica del “soleo”: per diversi giorni,le uve raccolte vengono essiccate alsole.Dopo la spremitura il vino, a causadella elevata concentrazione di zuc-cheri, inizia molto lentamente la fer-mentazione, che viene arrestata dalvinificatore aggiungendo spirito divino, in modo che solo una piccolaparte dello zucchero venga trasfor-mato in alcool. Questi vini sono dameditazione o da dessert, ma sonoampiamente utilizzati anche permescolarli con vini secchi ottenutidalla fermentazione completa, perottenere vini con diversi livelli didolcezza finali, come ad esempio il“CREAM” o “OLOROSO DULCE”,che si ottiene mischiando l'Oloroso(secco) con il Pedro Ximénez.

L'invecchiamento è unico al mondoanche perché non funziona perannate di raccolto, ma con il sistemadel travaso tra botti “criaderas” e“soleras”.Quest’ ultime sono generalmentedisposte in una fila vicina al suolo, ele prime sopra di esse. Il vino vieneimbottigliato, generalmente piùvolte ogni anno, dalle soleras, quellecon il vino più vecchio, dove inalcune addirittura resistono partirisalenti al 1700 o 1800.Questo è possibile perché di ognisolera si imbottiglia solo una mini-

ma parte del contenuto, un quarto oun terzo, e la botte si riempie con lastessa parte estratta da una primacriadera, generalmente contenentevino più giovane di un anno, in cuisi versa la stessa quantità prelevatadalla seconda criadera, con vinoancora un po' più giovane, e così viafino alla possibilità di avere cinque opiù criaderas per ogni solera, e vinocomunque già invecchiato alcunianni che si versa nell'ultima criade-ra, da cui si iniziano i travasi.Per stabilire l'età di un vino imbotti-gliato gli enologi fanno una mediaponderata tra queste quantità ed etàderivanti dalle botti.Tre anni è la minima per essere postiin commercio con denominazionesherry, secondo il regolamento.Sette o otto anni è generalmentel'età massima di un Fino di qualitàsuperiore, perché la flor non resisteper più tempo, mentre altri vini dialta qualità creati con invecchiamen-to ossidativo possono avere un'etàcertificata dai 12 ai 15 anni, fino adarrivare a vini speciali, certificaticome “V.O.S.”, di più di 20 anni, o“V.O.R.S.”, di più di 30 anni.Tradizionalmente, il godimento diquesti vini rari prodotti in piccolequantità era riservato ai membridelle famiglie proprietarie delle can-tine, dipendenti di fiducia o perso-naggi importanti in visita, e le bottisono ancora oggi conservate in stan-ze dette “sacrestie”.

A parte questi casi di consumo privi-legiato, un'altra particolarità delvino sherry è sempre stata la suaampia diffusione, tra una distribu-zione da sempre internazionale euna fruizione popolare legata allacultura locale.Fin dal 1700 alcune famiglie spa-

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gnole crearono le loro impresevinicole con la collaborazione dienologi o commercianti stranieri,soprattutto anglosassoni, a volteaddirittura fondatori di proprieaziende.Per questo ancora oggi alcuni mar-chi conservano una doppia deno-minazione anglo-ispanica, o hannoun nome inglese. Già dal secoloXVIII lo sherry era un vino espor-tato in gran parte del mondo comeoggi.«In realtà già da secoli prima - spe-cifica il direttore del ConsiglioRegolatore - da quando cioè i vini-ficatori locali iniziarono ad aggiun-gere al vino una certa quantità dialcool, che avevano imparato adistillare dagli arabi, e che facilita-va già in passato la stabilizzazione ela conservazione durante i viaggi,oltre a determinare differenti tipidi vino risultanti alla fine dell'in-vecchiamento, a seconda della gra-dazione alcoolica».

Alcuni grandi marchi hanno resi-stito al passare del tempo, maattualmente solo alcune famiglierestano a capo di alcune cantinestoriche, mentre altre sono stateacquisite da gruppi multinazionaliche fanno profitti anche da attivitàdiverse.

Ad essersi conservato, e riattivatoin forme moderne, è anche il tipodi consumo locale del vino, legatoalla cultura andalusa.Lo sherry infatti, che pur si trovain tutti i ristoranti della zona diJerez, in questa città ha anche unluogo molto popolare riservatospecificamente alla sua degustazio-ne, i “tabancos”, cioè le vecchievinerie un tempo frequentate solodagli uomini, denominazione chederiva da “taberna” ed “estanco”(tabaccheria).Antonio Ramirez, gestore da qual-che anno del più vecchio tabancodi Jerez, “El Pasaje”, aperto nel

1925, racconta che «I tabancosadesso sono frequentati da tutti,servono una varietà di “tapas” edanche birra e altre bevande, ma losherry resta il protagonista.Si mesce direttamente dalle botti,riempite di vino che compriamo indamigiane dalle bodegas. Per que-sto è anche economico, il prezzo vada uno a un'euro e mezzo a bic-chiere».Sono anche i turisti che hannofatto rinascere i tabancos di Jerez,ed alcuni di questi si sono riunitinel circuito “Tabancora”, per poterpromuovere una visita in centro dauno all'altro.In questi locali è tornato anche ilflamenco, voce e chitarra spessosenza amplificazione, come unavolta, proposto da artisti professio-nisti ma anche da puri appassiona-ti. Lo sherry è infatti un vino cheda sempre ha accompagnato il sor-gere e lo svilupparsi in modo spon-taneo del “cante”, che gli avventori

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dei bar locali iniziavano ad intonare “a golpe”, cioèbattendo a tempo (“a compas”) le dita e le nocchedella mano sul bancone o sui tavoli mentre sorseg-giavano un bicchiere di vino, magari alla fine diuna dura giornata di lavoro nei campi o in una for-nace, o proprio in una bodega.Ad una intensa ricerca sul connubio tra vino emusica si sta dedicando attivamente José MaríaCastaño, conduttore del programma di RadioOnda Jerez “Los Caminos del Cante”, che proponela “Flamenco & Sherry Experience”, degli eventiche abbinano le degustazioni dei vari tipi di sherryai vari stili (palos) del flamenco.

Se lo sherry si può dunque degustare in tutto ilmondo e anche in Italia, nonostante il nostro sia unmercato residuale per le cantine jerezane, l'invito èquello a visitare Jerez, una città unica anche comeesempio di integrazione tra la cultura ispanica,araba e gitana.Solo qui si può sentire il caratteristico odore persi-stente di vino passeggiando al lato di una bodega incentro, visitarne una per conoscerne i segreti, o bereun bicchiere in un tabanco venendo coinvolti inuna “bulería”, lo stile jerezano e più festaiolo delflamenco. >

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Valutare tutti i marchi e letipologie di vini di Jereznon é facile, per le infinite

varianti di sherry che propongonole diverse bodegas, ma in base aquelle visitate possiamo dare qual-che coordinata per orientarsi.Di cantine ne esistono di tutti itipi, dalle piú grandi, che occupa-no un intero quartiere e che sonoriuscite ad imporsi anche per unmarchio riconoscibile, a quelle piúpiccole e artigianali che solo i piúattenti visitano e sanno apprezza-re.Tra le prime si puó citareGONZÁLEZ BYASS,, fondata nel1835 da MANUEL MARÍA

GONZALEZ ANGEL, poi associatosicon il proprio agente ingleseROBERT BLAKE BYASS, e ora inmano ai discendenti della famigliaGonzález. Oggi é tra le più note,dedicata anche ad altri tipi di vinioltre allo sherry, ma conosciutasoprattutto grazie al vino Finocon denominazione TIO PEPE, ilprimo marchio registrato inSpagna.Dal 1935 é rappresentato daun'immagine stilizzata creata daLUIZ PÉREZ SOLERO, che raffigurauna bottiglia di vino vestita conun cappello e una giacca andalusae una chitarra al lato, e che oggicampeggia come gigantografiaovunque a Jerez e dintorni, addi-rittura accanto alle silhouette deitori di metallo lungo alcunesuperstrade.Ma ad essere pioniera in fatto di

marchi fu anche SANDEMAN, crea-ta nel 1790 a Londra da un giova-ne imprenditore e commerciantescozzese e famosa anche per ilvino Porto, dal 2002 passata a farparte di Sogrape, una importantecompagnia di vini portoghese,dedicata quasi esclusivamenteall'esportazione, ad esempio delpopolare SHERRY MEDIUM DRY.Sandeman fu la prima impresa amarchiare le botti e tra le primead etichettare le bottiglie e a pub-blicizzare i propri vini, arrivandoad inventare una delle primeimmagini marchio al mondo, il“DON”, disegnato nel 1928 daGEORGE MASSIOT BROWN, unafigura nera di un uomo avvoltonel tipico mantello (“capa negra”)portoghese e con il tipico cappello(“sombrero”) spagnolo, con cuivestono ancor’oggi anche le guidedurante le visite.Altro grande gruppo è quello dellafamiglia ESTEVEZ, successori diun'altra compagnia creata nel1809, controllata al 100% dal1984, e che hanno acquisito viavia altri marchi storici.Tra questi hanno comprato nel1999 la bodega VALDESPINO, fon-data ufficialmente nel 1875, ma lacui attività vinicola, documentatadal 1430, sembra derivare dai pos-sedimenti della famiglia di uncapitano dell'esercito di riconqui-sta dell'Andalusia che, scacciati imori da Jerez nel 1264, ricevettedei terreni come ricompensa dalre Alfonso X di Castiglia “il

saggio”.Di strada da allora questo mar-chio ne ha fatta molta, fino alriconoscimento negli scorsi mesiricevuto da “The WineAdvocate”, che ha dato un pun-teggio straordinario ad alcuni vinidel marchio Valdespino, tra cuispiccano i 100 punti per ilMOSCATEL VIEJÍSIMO TONELES,99 per l'AMONTILLADO VORSCOLISEO e il PALO CORTADO

VORS CARDENAL, e 98 per ilPEDRO XIMÉNEZ NIÑOS.. Il gruppo Estevez vanta ancheprobabilmente la proprietà dellamaggior estensione di vigneti pro-pri di Jerez e tra questi la vigna“Macharnudo” dalla quale adesempio ottiene vini denominati“single vineyard”, con uve prove-nienti ovviamente dallo stessovigneto, come il Fino Inocente ol'amontillado Tio Diego.Oltre però alle grandi bodegas e aipremi e riconoscimenti ufficiali, aJerez spicca però anche la qualitàdi vini prodotti da cantine cheancora lavorano in modo total-mente artigianale e produconopiccole quantità, come ad esem-pio la bodega MAESTRO SIERRA, lacui bodeguera MARÍA DEL

CARMEN BORREGO PLÁ é ancheuna importante storica.La cantina rifornisce il TABANCO

EL PASAJE, ad esempio con unOloroso Viejo di almeno 15 annie ed ha alcuni vini rari tra cui unAmontillado Viejo iniziato a pro-durre in botti marchiate 1830,

VINI DI JEREZ:I TOP PLAYER DEL MERCATO

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JEREZ

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anno di fondazione della cantina.A dedicarsi a comprare il mosto di maggior qualitàdi Jerez per invecchiarlo e creare ottimi vini in pic-cole quantitá é la bodega ALVARO DOMEQ, che haacquisito nel 1999 una delle più antiche cantine,quella di PILAR ARANDA.Anche se dal 2007, grazie all'entrata nell'azionariatodella società Inveravante, la bodega ha iniziato avendere anche altri tipi di vino, Alvaro Domeq con-tinua a creare vini sherry già di alta qualità nellagamma standard, oltre ad esempio a rari viniOloroso e Pedro Ximenez classificati come VORS, eun fortissimo aceto, derivanti da produzioni iniziateaddirittura nel 1730.Per quanto riguarda la Manzanilla, la variante delvino Fino che si produce a Sanlucar di Barrameda,si puó citare la bodega HIDALGO LA GITANA, fonda-ta nel 1792 e ancora oggi posseduta totalmentedalla famiglia Hidalgo.La cantina adotta ancora metodi tradizionali e pos-siede alcuni dei vigneti di terra albariza in posizionepiú alta del territorio, che quindi godono dell'influs-so del mare necessario per qualificare questo tipo divino, commercializzato con la denominazione LaGitana e anche nella variante MANZANILLA PASADA

proveniente da un solo vigneto, insieme a unagamma completa di vini sherry.

Alcune bodegas producono e vendono anche brandydi Jerez, anch'esso invecchiato secondo il sistema dibotti criaderas e soleras, e per cantine comeSÁNCHEZ ROMATE la produzione di brandy costitui-sce la principale attività, rivolta soprattutto all'esteroma rimanendo comunque questa una delle pochecantine in mano a proprietari locali, alcune famigliejerezane.Il brandy creato dai Sanchez Romate nel 1887 peruso familiare è quello che poi é diventato l'apprezza-to CARDENAL MENDOZA, creato attraverso ben 8criaderas e 1 solera, esportato in tutto il mondonelle versioni Clásico, vecchio almeno 15 anni,CARTA REAL, di 30 anni, e non plus ultra, di 50anni.Un consiglio, chiedete alle bodegas di servirvi qual-che stuzzichino o tapa se prevedete di degustare diseguito molti bicchieri durante una visita, special-mente in pieno agosto, altrimenti prima o poi agirare sará anche la vostra testa, data l'alta gradazio-ne e il carattere di questi vini.Alcune delle stesse cantine avendo adottato unapolitica di responsabilitá raccomandano un consu-mo moderato di vino, perché possa essere un piace-re, ed evitare di finire come qualche locale o turistaimprudente che si puó incontrare passeggiando perJerez in evidente stato di “borrachera” (ubriacatura).

Le foto di questo servizio:alle pagine 22-23 (e a pag.24): un vigneto in "tierra albari-za" della bodega Hidalgo LaGitana, tra Jerez e Sanlucar deBarrameda;a pagina 25: César Saldaña,direttore del ConsiglioRegolatore dello sherry diJerez;a pagina 26: botti di vino Fino"La Janda" della bodega AlvaroDomeq, con il velo di flor;a pagina 28: José AntonioBarba e Miguel Gutiérrez alvigneto Hidalgo La Gitana;a pagina 29: il barista MiguelDominguez e il flamenco altabanco El Pasaje di Jereza pag. 29: il barista MiguelDominguez, il gestore AntonioRamirez e il flamenco al taban-co El Pasaje di Jerez

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32 Euposia Dicembre-Gennaio 2014

Una delle più fresche stagioni degli ultimi quarant’anni, la prima con l’indicazione

Docg: debutta un millesimo che farà stradaper l’Amarone che si conferma campione deimercati e che pensa a proteggere sempre di

più le proprie caratteristiche uniche

LA MAGNIFICAANNATA

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Euposia Dicembre- Gennaio 2014 33

ANTEPRIMA AMARONE DOCG 2010

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• Il Consorzio Tutela Vini Valpolicellaassomma 2.246 aziende che vivono elavoranosu 30mila ettari e in 19 aree amministrati-ve

• Sono 1.495 le aziende agricole produt-trici di uva per Amarone e Recioto dellaValpolicella; 272 le aziende imbottigliatricidi cui 213 che trasformano

• Sono 60 i milioni di bottiglie prodotte,pari ad un controvalore di 350 milioni dieuro

• La produzione di vino rosso a denomina-zione nel Veneto si attesta attorno almilione e trecentomila ettolitri e i vini dellaValpolicella ne rappresentano il 37%

• Nel 2013 gli ettari coltivati sono 7288

• I vitigni autoctoni della Valpolicella rap-presentano il 95% sul totale dei vignetiimpiantati

• La maggioranza dei vigneti si trova aduna quota tra 100 e 300 mt sul livello delmare

• Nel 2013 sono stati messi in appassi-mento 299mila quintali di uva per laproduzione di Amarone e Recioto dellaValpolicella

• Nel 2013 è stato imbottigliato un quan-titativo di Amarone della Valpolicella pari a13,4 milioni di bottiglie 

• Nel 2013 si è stabilizzato il numero dibottiglie di Amarone e si è incrementato ilprezzo delle uve e del vino prodotti. Ilprezzo delle uve da destinare alla produ-zione di Amarone è di circa 2,5 euro perchilo

I NUMERI

DEGUSTAZIONE

Euposia Dicembre-Gennaio 2014

< L’Anteprima Amarone2010, la prima come Docg,ha aperto la stagione 2014dei grandi appuntamentiinternazionali del vino edha costituito l’occasione perevidenziare non poche novi-tà: la conferma del tetto allaproduzione, 299mila quin-tali in appassimento ed unaproduzione che si bloccapoco sotto la soglia dei 14milioni di bottiglie; l’avviodi un nuovo marchio regi-strato e tutelato nel mondoper combattere la contraffa-zione; la continuazione del-l’azione verso la piena soste-nibilità; la puntualizzazionesui limiti dimensionali dellaDenominazione (sono erestano quelli del 1968) eduna risposta chiara e con-vincente alla tenzone pianu-ra/collina, tema complessoin un territorio che uniconon è, fatto di almeno cin-que realtà diverse, conquote produttive che vanno

dai 100 ai 600 metri.Ma soprattutto ha parlatol’Amarone 2010, figlio diuna stagione più fresca epiovosa, che ha interrottoun ciclo perennementecaldo (negli ultimi 40 annila temperatura media è cre-sciuta di 1,8 gradi ed ilciclo vegetativo si è accor-ciato di una dozzina digiorni) e ha cambiato ilprofilo del “Big red One”.Queste alcune brevi notedell’enologo DanieleAccordini a corredo delladegustazione: «La primavera2010 è stata molto fredda,con partenza in ritardo di10 giorni; l’elevata piovositàha provocato una elevatavigoria vegetativa conabbondante sviluppo digrappoli ma molto spargoli,quindi adatti all’appassi-mento.La maturazione è avvenutacon picchi di caldo interval-lati a repentini picchi di

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freddo e questa continua alter-nanza ha avuto effetti estrema-mente positivi sulla ricchezza delvino successivo.Non ci sono state grandinate enemmeno scottature sui grappoliche sono arrivati così nellemigliori condizioni in cantina.L’invaiatura è avvenuta in ritardorispetto alla vendemmia 2009,ma in media rispetto agli ultimi20 anni.L’andamento molto piovoso haevidenziato il valore della viticol-tura di collina con un’annatacaratterizzata da un accumulozuccherino ridotto e da aciditàpiù sostenute.La quantità finale di uva raccoltaè da considerarsi nella norma. Al

termine dell’appassimento le uvehanno raggiunto un calo di oltreil 36% per l’Amarone e del 41%per il Recioto (in Gennaio), convalori potenziali in alcol attornoai 15.50° e un’ottima sanità delleuve.Dopo un primo periodo di mace-razione a freddo le fermentazionisono state lente ma regolari, conresidui zuccherini inferiori rispet-to alle annate precedenti.Le acidità totali elevate e i pHpiù bassi hanno permesso l’inne-sco spontaneo della fermentazio-ne malolattica completa nellamaggior parte dei vini».Spazio ora alla degustazione: 58le cantine presenti a fronte dipoco più di duecento produttori

“verticali”, 61 campioni in degu-stazione, 35 dei quali da botte edanche questo è un buon segno,un’attenzione ancora maggioredei produttori a non imbottigliaretroppo in fretta, ma aspettando igiusti tempi rispettando il vino.La degustazione - come sempre -si è svolta alla cieca.

* * *ACCORDINI STEFANOAcinatico.Ottimo impatto olfattivo, conciliegia matura e note speziate.Palato abbastanza pieno cheriprende frutto, bel finale alcolicoALDRIGHETTIDalla più antica cantina dellaValpolicella, fondata nel 1818.

AMARONE DOCG 2010

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DEGUSTAZIONE

Penalizzato da un olfatto nonperfettamente evoluto, presentaal palato una impronta alcolicaimportante con note balsamichesul finale. Chiede ancora tempoper poter esprimersi al meglio.ALBINO ARMANICUSLANUS (PROVA DI BOTTE)Sarà in commercio dal dicembre2015, ma già oggi è importante

all’olfatto, floreale e balsami-co. Il palato chiede piùtempo, con sensazioni piùerbacee e di the, confinale minerale.ALBINO ARMANIALBINO ARMANI(PROVA DI BOTTE)

Sarà sul mercato a maggio2015, ma ha una bell'impron-ta, un bel profilo al naso e uninteressante palato con fruttasotto spirito ed un finale erba-ceo molto gradevole.Convincente.BENEDETTI CORTE ANTICA(PROVA DI BOTTE)Disponibile da ottobre. Chiedeancora tempo per poter espri-mersi al meglio.BERTANIVILLA ARVEDI, VALPANTENAOttimo olfatto, ricco anche alpalato. Note maschie di cuoio etabacco, gradevolmente fumè.Superiore.BOLLA(PROVA DI BOTTE)Disponibile dal giugno 2015.Ha un primo impatto al nasoun po’ scontroso, chiede tempoper far emergere i suoi profumi,ma poi è un tripudio di bellenote fruttate di marasca; palatoimportante, fruttato, con finalesapido e bella acidità.BOTTEGA

L’Amarone di questi vignaiolitrevigiani è già disponibile sulmercato. Ha un’impronta erba-cea interessante, geranio,the,note balsamiche al finire delpalato. Pronto e assai bevibile.BUGLIONI(PROVA DI BOTTE)Un buon prodotto che saràdisponibile dal settembre 2016,che però ha già un bell'equili-brio.CÀ DEI FRATI(PROVA DI BOTTE)Sarà disponibile nel settembre2015. Grande attenzione e puli-zia emergono da questo assag-gio. In primo piano le note piùspeziate, all’olfatto come al pala-to.CÀ LA BIONDAVIGNETI DI RAVAZZOLDisponibile da settembre.Equilibrato, interessante, conun finale di ciliegia croccante.CÀ RUGATEE’ già sul mercato e palesa già ilsuo carattere. Note balsamichemarcate, molto coerente, di bel-l'impronta, frutta, ciliegia emora, molto fresco.CANTINA DI SOAVE(PROVA DI BOTTE)Il market maker della denomi-nazione continua a prenderepremi internazionali con questoAmarone che sarà disponibilesoltanto alla fine del 2016. Magià ora piace; ciliegia, prugna emora, palato di bella acidità,ancora tanta frutta e bella croc-cante. Molto buono.CANTINA DI VALPANTENATORRE DEL FALASCO(PROVA DI BOTTE)Ciliegia durona, bel palato confinale balsamico e di spezie

Era il 9 novembre 1924 quando perla prima volta si pensò ad organiz-zare i produttori in un «Consorzio

per la difesa dei vini tipici dellaValpolicella».A 90 anni di distanza sono cambiati l’areadi produzione, l’articolazione della filierae il mercato. Tutto ciò richiedeal Consorzio nuove compe-tenze e professionalità. Inquest’ottica si è resonecessarioricercare una nuovaimmagine identificativadei concetti di territorio,uva, prodotto, lavoro etradizione: un nuovo mar-chio che rappresenti la filiera esia espressione di innovazione edefficacia nel tempo.Il marchio, registrato a livello comunita-rio, verrà utilizzato nell’ambito della pro-mozione, diffusione, conoscenza e valo-rizzazione dei vini Valpolicella e della lorotutela. La registrazione comunitariaprotegge unitariamente il marchio in tuttii paesi dell'Unione Europea e gode dipiena protezione a partire già dall’anno incorso.Il Consorzio vanta:• Il diritto esclusivo sul marchio in tuttoil territorio dell’Unione Europea condurata decennale e possibilità indefinitadi rinnovo.• La possibilità di concedere in licenza ilmarchio ai propri consorziati con modali-tà predeterminate. Il nuovo marchio e lasua tutela si aggiungono a quelli colletti-vi, afferenti alle quattro Dop, già daanni salvaguardati in collaborazione conla Camera di Commercio di Verona.

IL NUOVO LOGO

Protezione world wideper la Valpolicella

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AMARONE DOCG 2010

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dolci, tabacco, interessanteCANTINA VALPOLICELLADOMINI VENETIGiocato molto sulla finezza e l’e-leganza, gradevole ed invitante.Finale di pepe biancoCESARIDisponibile dal prossimo marzo.Palato corretto, finale leggero,pulito, senza eccessi con notefruttate in evidenza.CORTE ADAMIGià in vendita sul mercato, è cor-retto, senza errori, ma non riescead appassionare. Scolastico, nelfinale tornano frutta e spezieCORTE ARCHIGLI ARCHIDa Valgatara, area di Marano,arriva questo Amarone potente,ricco, che richiederebbe ancoraun po' di affinamento, le notefruttate sono ancora un po’ trop-po verdi. Ma ha un grande poten-ziale e lo dimostra.CORTE FIOGARETTOBROLO DEL SIGARETTOSiamo in Valpantena. Profumimarcati di ciliegia e sciroppo;palato coerente, abbastanzapieno, in evoluzioneCORTE RUGOLIN

(PROVA DI BOTTE)Assai interessante, con belle notefruttate, palato ricco, fresco, confinale di ciliegie e spezie, gradevo-le nota di tabacco dolceCORTE SAN BENEDETTO(PROVA DI BOTTE)Disponibile dal gennaio 2016.Note di the, frutta, spezie dolci,molto gradevole.CORTE SANT’ALDA(PROVA DI BOTTE)Marinella Camerani presenta unAmarone equilibrato, con bellenote fruttate, una vena mineralespiccata e un’immagine comples-siva di assoluta qualità. Comeoramai tradizione per la maisondi Mezzane.DAL BOSCO GIULIETTA(PROVA DI BOTTE)Bisognerà attendere sino alla finedel 2017 per questo Amarone cheoggi si presenta abbastanza legge-ro, con dei bei sentori di frutta:ciliegia, mora e lampone tanto alnaso che al palato, un bel finalespeziato e minerale. Una promes-sa da cogliere fra diversi mesi.Intanto, segnatelo in taccuinoDAMOLI BRUNOCHECCO

(PROVA DI BOTTE)Positivo, interessante, forse ilfinale scappa via troppo veloce-mente, ma nel complesso piace.Disponibile dal prossimo anno.FALEZZEProfumo pieno, palato con notepiù fini, finale balsamico e spezia-toFASOLI GINO(PROVA DI BOTTE)Non presenta emozioni particola-ri, sta nella media, senza strappi.FLATIO(PROVA DI BOTTE)Forte, con grande impatto di gli-cerina che apporta sensazioni dicalore e dolcezza. Finale fruttatodi confettura. Sarà disponibiledall’ottobre del 2016 ed è unaltro Amarone da segnarsi.GAMBACAMPEDEL(PROVA DI BOTTE)Anche in questo caso, unAmarone che non esce da unbinario abbastanza convenzionale.Nulla di rimarchevole o riprove-vole.GUERRIERI RIZZARDIVILLA RIZZARDI(PROVA DI BOTTE)

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Impatto olfattivo non eccezionaleche poi vira sul fruttato. Palatoabbastanza ordinario. Sarà disponi-nìbile dal prossimo anno.LA COLLINA DEI CILIEGIAll’olfatto si evidenziano note difrutta matura, molto succosa. Ilpalato è pieno, vivo, con profondenote speziate e di confettura.Finale lungo che si fa ricordare alungo. Un altro da ricordare.LA DAMA(PROVA DI BOTTE)Sarà disponibile dal prossimoanno, ma già ora presenta bellenote fruttate al naso ed al palatoche è molto coerente, fresco edinteressante, finale di tabacco ecacao dolceLATIUMCAMPO LEON(PROVA DI BOTTE)Questo Amarone di Illasi, disponi-bile sin dal prossimo Vinitaly, pre-senta un ottimo naso; al palatothe, erbe officinali, gradevole,molto interessante e piacevoleLE MAROGNOLE(PROVA DI BOTTE)Disponibile dal prossimo dicem-

bre. Ottimo, molto piacevole sia alnaso che in bocca, note di mora,frutta e confettura, finale che virain una nota di dolcezzaMANARACORTE MANARA(PROVA DI BOTTE)Disponibile da dicembre. Ha giàun bell’impatto complessivo, finaledi pepe. Molto convincente e inte-ressante.MASSIMAGORispetto alle annate precedenti,questo Amarone appare un po’troppo “nelle righe”, come se aves-se rinunciato ad un pizzico di per-sonalità. Da riprovare, perché ilbrand merita.MONTE DEL FRÀ(PROVA DI BOTTE)Disponibile dalla fine di quest’an-no, questo Amarone sebbene nonsia il cru di casa – lo Scarnocchio –si presenta con tutte le carte inregola per ben figurare. Fruttacroccante e possente, spezie in per-fetto equilibrio. Finale lungo emolto invitante.MONTE ZOVO(PROVA DI BOTTE)

Molto interessante, con un bell’im-patto olfattivo ed un palatocoerente ed appagante.MONTECARIANO(PROVA DI BOTTE)Una piccola produzione, 5milabottiglie appena, ma molto intri-gante. E se anche all’olfatto nonappare un Amarone “esplosivo” ilpalato è elegante e appaganteMONTECI(PROVA DI BOTTE)Disponibile dalla primavera 2015.Olfatto ricco, palato ampio connote finale di cuoio e tabacco, pru-gnaGIACOMO MONTRESORCAPITEL DELLA CROSARA(PROVA DI BOTTE)Note più tostate al palato, speziedolci, finale di cacao. Una inter-pretazione molto “classica”, senzauscire dagli schemi.NOVAIACORTE VAONA(PROVA DI BOTTE)Un Amarone disponibile dallaprossima estate che, come tradizio-ne, fa sempre bella figura. La zonadi produzione è Marano e questo è

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un vino pieno, completo, intri-gante al palato con una bella aci-dità e note balsamiche sul finale.PASQUAFAMIGLIA PASQUAAmarone d’impostazione classica,con una bella acidità vibrante,note fruttate e speziate. Una lettu-ra di questo vino molto tradizio-nale e già disponibile sul mercato.PASQUATERRE DI CARIANONon ancora disponibile. QuiPasqua ha spinto di più ed hapuntato ad un prodotto dalla per-sonalità più spiccata con notefruttate e balsamiche all’olfatto;con un palato speziato, con unaacidità che promette una longevi-tà interessante.RECCHIAPieno, di corpo interessante, conbelle note fruttate al palatoSAN CASSIANOQuesto Amarone di Mezzane sipresenta con note di frutta pienaal palato, ciliegia sotto spirito,quindi un’impronta alcolicaimportante, ed un finale aggrazia-to e speziatoSAN FELICENella media, non si è cercato diandare oltre, si è preferita una let-tura classica.SANTA SOFIAANNICHELLOSi è puntato ad un Amarone cherompesse con gli eccessi – dicorpo, di zuccheri, di alcolicità –del passato; una lettura questafavorita dall’annata che ha portatoad un vino ricco di profumi eappagante al palato. Di bella stof-fa. Missione compiuta.SANTI(PROVA DI BOTTE)Un Amarone di Illasi che saràdisponibile a giugno del prossimo

anno. Già ora è ricco di note eprofumi di frutta rossa, di mara-sca, mora e prugna. Palato coeren-te con la bella impressione olfatti-va. Assai interessante.SARTORICORTE BRA (PROVA DI BOTTE)Disponibile sul mercato dal pros-simo autunno. Ancora un po'acerbo, specie al palato. Meritapiù tempo.I SCRIANI(PROVA DI BOTTE)Disponibile dalla prossima estate.Palato pieno, ampio, di bella pro-fondità, note fruttate sul finale diciliegia e mora, assai interessanteSECONDO MARCO(PROVA DI BOTTE)Marco Speri continua a produrreAmarone di bella fattura e qualità.Il millesimo 2010 sarà disponibilea luglio del 2015 ed è un altro diquelli da segnarsi sul taccuino.TENUTA CHICCHERI(PROVA DI BOTTE)Olfatto dove sono preminenti lenote più speziate, mentre al palatotornano le note fruttate. QuestoAmarone di Tregnago sarà dispo-nibile nella prossima primavera edè invitante alla beva.TENUTA VIGNEGA(PROVA DI BOTTE)Da coltivazione biologica.Bell’olfatto, palato più leggerodove tornano note di cipria efinale balsamico.TERRE DI LEONEIL RE PAZZOFederico Pellizzari ci stupisce nuo-vamente con un Amarone di granclasse, con un bellissimo impattoolfattivo ed un palato pieno,ampio e coerente.TEZZACORTE MAJOLI, VALPANTENABene il naso, palato con finale di

liquirizia, molto invitanteTINAZZILA BASTIAInteressante, con un bell’equili-brio fra olfatto e palatoTINAZZITENUTA VALLESELLETannini croccanti, finale di fruttacon tabacco e cuoio, a compensa-re un olfatto non molto perfor-manteVALENTINA CUBIMORAR (PROVA DI BOTTE)Disponibile dall’aprile 2015, conun olfatto elegante, con note frut-tate e gradevolmente speziato. Ilpalato è coerente.VIVIANI(PROVA DI BOTTE)Interessante, con belle note frutta-te, finale di ciliegia. Sarà disponi-bile a dicembre 2014.

ZANINI PIETROZOVOColline di Quinzano, a dieciminuti da piazza Bra, probabil-mente il vigneto più “veronese”che c’è di Amarone. 6 ettari emezzo di vigneto, meno di 5milabottiglie. Sarà disponibile dalprossimo novembre. Olfattoimportante, con belle note difrutta rossa e confettura; palatoricco, corposo eppure invitantealla beva.ZONINIl colosso di Gambellara ha avutosin dal secondo dopoguerra unapresenza importante inValpolicella; la tradizione conti-nua con questo Amarone che seb-bene rappresenti un block-busterpresenta delle caratteristiche assaiinteressanti: corretto al naso, conle tradizionali note fruttate e spe-ziate, un palato fine ed elegante,finale non molto persistente. >

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AMARONE DOCG 2010

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Tenute Ferrocinto, Librandi, iGreco, Statti,Santa Venere, e Serracavallo: ecco i produttori

della Enotria Tellus che si sono lanciati nella produzione di metodo classico.

Con grandissimi risultati

DIECI INCREDIBILI,IMPERDIBILI,

BOLLICINE CALABRESI

< Una regione quasi rassegnata nel vedersi letta sol-tanto in negativo; un senso di lontananza che non èesclusivamente geografico; una lotta senza tempocontro mille fattori, locali e non, che ne hanno con-dizionato lo sviluppo; un territorio, ed una storia,assolutamente magnifici che rappresentano la piùsolida certezza di un futuro di crescita possibile enemmeno troppo lontano. Che la Calabria non sia soltanto quanto riportano lecronache è ovvio; che ci sia la voglia di fare, di usci-re dai luoghi comuni è altrettanto palese: Euposiaha incontrato questa Calabria "migliore" che nonvuole rassegnarsi, che vede e comprende le suepotenzialità, riconosce le sue capacità e senza tantivittimismi si rimbocca le maniche e fa sistema. Fa, non prova a fare. Questa Calabria - appunto - del "fare" è posta a

quadrato di sei eccezionali brand dell'enologianazionale - Ferrocinto, Librandi, iGreco,Serracavallo, Statti e Santa Venere - e si basa sull'in-tuizione dell'Ais di Catanzaro che, a fronte ad unanuova generazione di vini calabresi, ha visto un per-corso per condividere questo patrimonio e valoriz-zarlo. La nuova generazione di "Enotria Tellus" - qui, coiGreci, è nata l'enologia italiana - è fatta di "bollici-ne" e delle più nobili: quelle elaborate col metodoclassico, prodotte in larga parte da vitigni autoctoni(la grande arma vincente del vino italiano), da vigneche dal fronte mare salgono sino a mille200 metridi quota. Vini che tutti gli studi indicano in forte crescita neiconsumi mondiali, che rappresentano l'eccellenzaproduttiva e sono una sorta di “promozione sul

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MAGNA GRECIA METODO CLASSICO

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Giancarlo Rafele (responsabile Ais diCatanzaro) e Gennaro Convertini (presidenteregionale Ais) hanno fatto un grandissimolavoro. A dicembre scorso, una bellissima manifesta-zione - la prima edizione di "Magna GreciaMetodo Classico" - a Palazzo del Duomo, nelcentro storico di Catanzaro ha presentato gliSW calabresi: dieci vini, cinque i rosé, che sisono "confrontati" coi vincitori della sesta edi-zione del Challenge Euposia e con una qua-rantina di metodo classici italiani ed interna-zionali: francesi, dalla Champagne (BaronFuenté, medaglia d'argento 2013) a Limoux;ai Cava spagnoli agli inglesi assieme aFranciacorta Docg, Alta Langa Docg, LessiniDurello Doc, Trentodoc e VSQ di Toscana (ilsangiovese brut di Castello di Cacchiano), diLiguria (Durin, campione del mondo 2013col suo pigato) e Veneto (Cà Rovere, blend digarganega e chardonnay, medaglia di bronzo2013)

LA MANIFESTAZIONE

Debutto col bottoper l’Ais di Catanzaroche fa il pieno di pubblico e di critica

DEGUSTAZIONE

Euposia Dicembre-Gennaio 2014

campo” per un vignaiolo. .Subito, una annotazione:Magna Grecia MetodoClassico punta a superarevelocemente i confini dellaCalabria per coinvolgereanche le altre regioni delMezzogiorno dove si produ-cono spumanti di qualità: laPuglia, la Campania, laSicilia. Ci sono grandi nomidell'enologia italiana impe-gnati in queste produzioni;c'è una altissima qualità; cisono storia e blasoni; cisono "contenuti" e "capaci-tà" nella comunicazione.

La degustazione

TENUTE FERROCINTODOVÌ BRUTOltre 120 ettari di vignetinella zona di Castrovillari, a450 metri slm, ai piedi del

massiccio del Pollino; unazona agricola famosa già altempo dei Romani, vocataper la produzione di uveautoctone come magliocco,monsonico ed aglianico cuisono stati aggiunti cabernetsauvignon e chardonnay. Eproprio dall'unica vigna achardonnay, esposta a nord,nasce questo blanc-de-blancs. Attenzione estrema invigna, vendemmia nelle pri-missime ore del mattino,utilizzo di lieviti selezionatinella Champagne. Questometodo classico è fragrante,con un profumo esplosivodi crosta di pane e fruttagialla, ananas e cedro. Palatoimportante, pieno, di bellastruttura e acidità, finalegradevolmente ammandor-lato con note aggrumate

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MAGNA GRECIA METODO CLASSICO

molto belle.

TENUTE FERROCINTODOVÌ BRUT ROSÉLe uve a bacca rossa utilizzate sono di Aglianico,vendemmiato ai primi di ottobre; anche in questocaso i lieviti utilizzati arrivano dalla Champagne.Bella nota di colore, profumi immediati al naso epalato di corpo, con piccoli frutti rossi in evidenza,

una spalla acida importante ed un finale sapido.Molto invitante.

LIBRANDI ALMANETIBRUTUna famiglia di viticoltori di tradizione; un areale diproduzione che circonda Cirò Marina, fra Sibari eCrotone, e quindi sta sulla costa ionica protetta dal-l'altopiano della Sila beneficiando di un clima ideale

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DEGUSTAZIONE

per la coltivazione dellavite con fresche brezzeche scendono dalle mon-tagne arricchiscono i viti-gni di note, aromi eprofumi davvero unici. ILibrandi hanno investito

molto sulla ricerca delpatrimonio ampelograficodel loro territorio, pun-tando molto sugli autoc-toni. Per Almaneti hannoscelto però lo chardon-nay prodotto nella lorotenuta Rosaneti aCasabona/Rocca diNeto: 18 mesi sui lie-viti per un metodoclassico di rarafinezza ed elegan-za, ricco di profu-mi e nuance, conuna bollicinaperfetta, unafragranza con-tinua. Un vinoimportante, distoffa e diclasse.

LIBRANDIROSANETIBRUT ROSÉStessa tenuta,stesso terrenoargilloso-calca-reo, vitignogaglioppo,vendemmia aiprimi di set-tembre, 18,20mesi sui lievi-ti. Perfettaanche in que-sto caso la scel-ta del colore

dello spumante, estrema pulizia al naso con notefloreali e di frutta rossa unite a sentori più erbacei,quasi balsamici. Palato pieno, ricco, con note piùcalde e dolci, finale molto lungo e sapido.

IGRECOGRAN CUVÉE BRUTUn altro nome che è un simbolo di tutta l'enologianazionale con vigneti che dalle coste del Mar Joniosalgono sino sulla Sila seguendo così le migrazioniumane, dai primi coloni greci alle invasioni dei sara-ceni. Una zona ricchissima di storia e dove la mito-logia si confonde col presente. Questo metodo clas-sico potrebbe sfidare colleghi blasonati senza alcuntimore reverenziale: due ettari di greco bianco aCirò, a 150 metri slm. Trenta mesi sui lieviti. Alleclassiche note di crosta di pane, di crema pasticcera,di agrumi si aggiungono sensazioni più sofisticate espeziate. Palato coerente col naso, ricco, importante,con note finali di cedro, minerale il finale. Grande.

IGRECOGRAN CUVÉE BRUT ROSÉVendemmia nella seconda decade di agosto, gagliop-po in purezza, zona di produzione Cirò. Sin dalcolore e dal perlage si percepisce l'estrema cura edattenzione nel produrre questo metodo classico chesui lieviti rimane per diciotto mesi: profumi di lievi-to, crosta di pane, fragola di bosco; palato estrema-mente coerente, pieno, dove le note fruttate sonopredominanti e dove il finale è secco, lungo, moltoinvitante. Un ottimo vino, senza dubbio alcuno.

SERRACAVALLOALTA QUOTA BRUTChardonnay e riesling coltivati in un singolo vigne-to a 1200 metri slm. La cantina abbraccia diciottoettari complessivi posizionati sul colle Serracavallo,che domina la valle dei Crati: dalla catena appenni-ca sino alle falde del Pollino. Un metodo classico nato per passione personale, svi-luppato attraverso lunghe sperimentazioni che iltitolare Demetrio Stancati cura esclusivamente dipersona. In questo metodo classico le note aromatiche diven-tano più importanti, con note di cedro e pompelmomolto invitanti. Palato pieno, sontuoso, di rara

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AMARONE DOCG 2010

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finezza.

STATTIFERDINANDO 1938BRUTDal 1700 la famigliabaronale Statti preserva500 ettari (cento sono avigneto), a ContradaLenti, Lamezia Terme,dedicati alle coltivazioniagricole, all'allevamentodi bovini ed alla produ-zione di energia rinnova-bile. Un vero e proprio "kom-binat" che fa della curadell'ambiente e dell'altis-sima qualità il suo trattodistintivo. Ferdinando1938 è la dedica che l'at-tuale generazione -Alberto ed AntonioStatti - hanno volutofare al loro padre.Mantonico in purezza,un metodo classico digrande eleganza e raffi-natezza, con note florea-li, di glicine e di melagolden. Il palato è armonico, labollicina è finissima,sapido sul finale dovetornano note più aggru-mate che si fondono colfruttato tipico. Grandeinterpretazione.

FERDINANDO1938 ROSÉGaglioppo in purezza. Ilpiù bel colore fra i rosaticalabresi, ma soprattuttouno spumante impor-tante, sontuoso, riccoall'olfatto ed al palato

dove piccoli frutti rossisi confrontano coi classi-ci sentori della crosta dipane, del lievito e dellacrema. Vibrante, conuna bella spalla acida, dicorpo: un palato autore-vole, in grado di abbi-narsi a piatti importanti.Molto invitante allabeva. Minerale il finale.

SANTA VENERESP1 BRUT ROSÉLa cantina vanta circa150 ettari sulle colline diCirò; la tenuta è attra-versata dal torrenteSanta Venere ed è dal1600 proprietà dellafamiglia Scala che vantanumerose liaison interes-santi: da FalconeLucifero, ultimo mini-stro della Real Casa colre di maggio, Umbertodi Savoia, a DomenicoDe Sole, ex amministra-tore delegato di Guccied oggi proprietario delbrand di moda, TomFord. Dal 1996 la coltivazioneè praticata con sistemabiologico. L'enologo èRiccardo Cotarella. Nel2012 è mancatoFederico, il padre dell'at-tuale gestore Giuseppe,protagonista della con-versione al biologico.Sp1 in etichetta sta per"strada provinciale 1"quella su cui s'affaccianoi vigneti dedicati a que-sto metodo classico digaglioppo in purezza che

proviene da coltivazioniad alberello le cui piantehanno un'età media dicirca quarant'anni inuna zona contrassegnatadalle forti escursioni ter-miche. Anche in questo casosiamo in presenza di unvino molto interessante,importante, con unapersonalità ben marcata,con una estrema puliziaal naso, con un palatoricco, avvolgente, distruttura, con nuance dipiccoli frutti rossi che sifondono perfettamente;una acidità che pro-mette longevità sem-pre che riesca a"sopravvivere" allerichieste. >

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< Scordiamoci il cielo ed i colori dell’Europacontinentale, dai lunghi inverni freddi, dalla lumi-nosità sofferta. Qui siamo nel Midi, anzi in quellaparte di costa mediterranea che è compresa fra laRiviera di Ponente e la Costa Daurada, ovvero fraSanremo e Tarragona. Qui la luce non manca e ,anzi, qui si avverte un vero e proprio “cambio dipasso” : passata Narbonne, di fronte a Perpignancambia tutto: il profumo del vento, i colori dellaterra e del mare. Passata Perpignan l’Europa non èpiù la stessa.Paesi dalla storia antichissima, coi Greci che cin-quecento anni prima di Cristo piantarono le primebarbatelle. E che da allora hanno fatto del vino,dell’olio, merce privilegiata per gli scambi. Da quiè pasata l’aquila imperiale di Roma; qui ilCristianesimo ha affrontate le sue prime Crociateper combattere l’eresia; qui Catalani e Genovesi sisono battuti per poter controllare il Mediterraneooccidentale; da qui - insomma- è passata la Storia,

quella con la S maiuscola, che ha avuto contraccol-pi importanti sino alla metà del secolo scorsolasciando tracce evidenti e continue.Per chi ama il vino qui c’è da perdersi. Soltantoalcune delle denominazioni: Banyuls, LimouxCotes de Roussillon, Minervois,Rivesaltes e poiappena passato il confine Cava, Penedes, Priorato...Ebbene, qui è concentrata una storia spumantisticabellissima che risale al 1531 (quindi prima delDom Perignon che, insomma, sembra aver pescatoqua e là per il suo Champagne) e che vede un cam-pione di produzione mondiale, il Cava, e unadenominazione Blanquette de Limoux (assieme alla“cugina” Cremant de Limoux) che cerca di ripren-dere uno spazio importante. Euposia ha provato una quarantina di questiMetodo classico. Queste le sue note. Ma l’invito è quello di salire inmacchina e di vedere il fascino di questa bellissimaparte d’Europa. >

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DEGUSTAZIONI

LE BOLLICINE

DEL SOLEChi l’ha detto che i grandi metodoclassico nascono soltanto al Nord? Euposia ha testato per voi più di quaranta, sorprendi, effervescents

ed espumosos “du Midi”

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SPARKLING DU MIDI

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DEGUSTAZIONI

Michel Rosier arriva nel 1982dalla Champagne, ma è statostregato dal sole di questa partedella Francia che purtroppo gliItaliani attraversano soltantosenza mai dedicare un po’ ditempo per conoscerla al meglio.E’ un agricoltore che rifiuta l’uti-lizzo della chimica nel vignetocercando di ottimizzare le poten-zialità del territorio. Ma oltre adessere un recoltant, è anche unnegociant-eleveur, quindi puòcomprare ed affinare uve nonsue. Il suo quartier generale è aVillelongue d’Aude, un pittore-sco villaggio, e il Domaine è pro-prietario di 35 ettari coltivati achardonnay, mauzac (obbliga-torio in alta percentuale se sivuole etichettare i vini come“Aoc Blanquette de Limoux),chenin e pinot noir. La primacuvée è del 1983 e consta diappena 600 bottiglie; trent’annidopo, e un trasloco, la produzio-ne ammonta a 650mila bottigliefra Blanquette e Cremant.Una battuta soltanto sulla deno-minzione: è del 1531 la codificadella prima produzione di bollici-ne nell’abbazia benedettina diLimoux; del 1938 è l’avvio delladenominazione Blanquette de

Limoux mentre il cugino Cremantarriva soltanto nel 1990. La deno-minazione “Limoux” conta 7800ettari e 48 village ammessi allaproduzione. Nella versione“ancestrale” non c’è una secon-da fermentazione in bottiglia,ma soltanto la prosecuzionedella prima, e non c’è aggiuntadella liquer d’expedition.CHARME DU SOLEILIl blend vede mauzac e char-donnay. E’ una cuvée dalle pro-fonde note floreali d’acacia,con una elegante freschezza eleggerezza al palato; la sua gra-dazione è di 12° e proviene davigneti esposti al sole sulle alturedi Villelongue, dal terreno argillo-so-calcareo che un tempo era ilfondale del Mediterraneo. Ivigneti hanno circa vent’anni ela raccolta è manuale, con unaresa di 5o ettolitri per ettaro.CUVÉE MA MAISONPremiato da Hachette nel 2013,per Michel è un omaggio allasua storia famigliare inChampagne. Pinot nero al 10%,chenin blanc e chardonnay perun vino di spessore, dal carattereben definito con note aromati-che precise e identitarie.Grande, interminalbile.

Caprifoglio e pera wil-liams al naso, bollicinefine e persistenti, unpalato pieno, complesso,ampio con sensazioni dipane tostato e miele.I vigneti sono sulle collinedi Villelongue a 300 metrisul livello del mare, bene-ficiando delle brezze edelle escursioni termiche.Vendemmia da fine ago-sto a metà ottobre, e ilblend vede mauzac al90% con a chiudere lochardonnay.Vendemmia sempremanuale e nove mesi suilieviti.

DOMAINE ROSIER

CHARME DU SOLEIL

BLANQUETTE DE LIMOUX AOC

DOMAINE ROSIER

CUVÉE MA MAISON

CREMANT DE LIMOUX AOC

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DOMAINE ROSIER

JEAN PHILIPPE CUVÉE

BLANQUETTE DE LIMOUX AOC

SPARKLING DU MIDI

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DOMAINE ROSIER

CUVÉE CHATEAU DE VILLELONGUE

CREMANT DE LIMOUX

Dodici mesi sui lieviti e questoporta ad una naturate, maggio-re complessità all’olfatto ed alpalato. Il blend vede chardon-nay al 50%, chenin al 40 e, infine,pinot nero.Michel Rosier torna ad un vino dimaggior corpo e spessore: all’ol-fatto note fruttate tipiche: melaverde, pera, pesca. E poi fiori dicampo, profumi di panino allatte e di crema pasticcera. Ilpalato è pieno e dà grande sod-disfazione.L’impressione complessiva delDomaine Rosier è di granderispetto per il vino e il territorio,marcando bene le differenze fraBlanquette e Cremant.

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DEGUSTAZIONI

Lo Chateau è ubicato sull’alto-piano che domina la valledell’Aude, a circa 350 metri sullivello del mare guardando iPirenei. La proprietà consta di22 ettari a chardonnay (colti-vato a guyot), mauzac (agobelet) più sauvignon blance chenin blanc. Agricolturasostenibile in vigneto; le piantehanno al massimo 25 anni e laresa per ettaro viene fermataa 45 quintali. Il suolo è moreni-co, di origine glaciale quindi,con presenza di gesso e sab-bia.VINTAGE ROSE 2011Il blend di questo rosè è fattoda chardonnay all’85% e dapinot nero; sui lieviti resta 24mesi. La vendemmia 2011 èstata una delle più interessati aRives Blanques, una vera epropria sfida che ha costrettola maison a scelte rapide invirtù delle bizzarrie del meteo:il più caldo aprile del decen-nio e la più fredda estate conpiogge torrenziali in piena ven-demmia. Raccolta manuale epressatura entro due ore dalraccolto. Il risultato è unCremant con una bella nota

di colore, ed un olfatto pienodi fiori, piccoli frutti rossi, frago-la di bosco. Il palato è fresco,vibrante, con una buona spal-la acida ed un certo qualcorpo. La gradazione è di12,5° e il degorgement è avve-nuto nell’agosto scorso.Complessivamente è un belprodotto, di bella beva, appa-gante.BLANC DE BLANC 2010Ancora un Cremant doveperò rientra anche il mauzac,al 5% per dare una nota ulte-riore di territorio, affiancandosiallo chardonnay ed allo che-nin blanc. Il degorgement èavvenuto nel febbraio 2013. Il2010 ha rappresentato l’anna-ta più fredda degli ultimi diecianni, con una nevicata amaggio. Il cielo è rimastocoperto quasi tutto l’anno equesto combinato ai due anniprecedenti molto secchi haportato ad una resa in piantainferiore alla media. Unaimprovvisa ondata di caloreprima della vendemmia hasalvato la situazione con unperfetto bilanciamento fra aci-dità e dolcezza tanto che

Rives Blanques ha deciso dinon aggiungere dosaggio.Il risultato è un vino di bellastruttura, molto fruttato, connote aromatiche importanti, dibella acidità e sapidità.All’olfatto note anche di fruttabianca e di agrumi; il palato èpieno, molto corerente con labuona impressione al naso.Retrogusto importante.BLANQUETTE DE LIMOUX 2011Un’altra nota sulla Blanquette:in lingua occitana (la linguafranca del mediterraneo nord-occidentale) indica il coloritochiaro della parte inferioredella foglia del mauzac che inquesto vino di Rives Blanquesè ovviamente al 90%. Fra l’al-tro, l’abbazia benedettinadove nel 1531 si “scoprirono”fermentazione e bolle è pro-prio vicina a questi vigneti. Ilrichiamo storico è evidenziatodalla etichetta dove si riportala prima indicazione ufficialedi “blanquette”. QuestaBlanquette è stata sboccata amarzo 2013.Floreale, molto fresco, conun’aggraziata nota di glicine eagrumi.

SPARKLING DU MIDI

CHATEAU RIVES BLANQUES

VINTAGE ROSE 2011CREMANT DE LIMOUX AOC

CHATEAU RIVES BLANQUES

BLANC DE BLANCS 2010CREMANT DE LIMOUX AOC

CHATEAU RIVES BLANQUES

BLANQUETTE DE L. 2011BLANQUETTE DE LIMOUX AOC

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DOMAINE DELMAS: BLANQUETTE DE LIMOUX BRUT CUVÉE TRADITION

Omer Delmas, alla morte del padre ere-ditò e condusse per tutta la vita, i treettari di vigneto della famiglia. Suo figlioBernard, subentrato al padre, con lamoglie Marlene compì la trasformazionedell’attività: gli ettari da tre sono diven-tati oggi 31 e nel 1986 è stata realizzatala conversione alla coltivazione biologi-ca. Una scelta molto forte da parte diBernard che ha assunto via via ruolisempre più importanti nell’unione cheraggruppa i produttori biologici francesi.Adesso in azienda è attiva anche laquarta generazione Delmas: Baptiste.Il domain, nel cuore dei “paesi catari”vicino a Carcassone, è posizionato acirca 350 metri slm, alle pendici deiPirenei, su un territorio umido e freddocaratterizzato da una primavera tardivae da un autunno freddo. Il terreno èargilloso-calcareo, con circa 750 mm diprecipitazioni annue.I vigneti - attorno all’abitato diAntugnac - sono esposti a mezzogiorno

beneficiando così della massima esposi-zione possibile. In cantina giacciono360mila bottiglie in seconda fermenta-zione a fronte di volumi annui di venditadi poco superiori ai 160mila.La Cuvée tradition - che al Challenge diEuposia è stata premiata come “migliorSW di Francia” davanti a fior fiore diChampagne - è un blend che vedeanche lo chenin blanc con lo chardon-nay a fianco del mauzac. Le uve pro-vengono da tre distinti vigneti: Le Pech,Campgrand e l’Esplies. La vendemmia èmanuale, in ceste da 35 chili, e il tempodi permanenza sui lieviti è di diciottomesi. Il dosaggio degli zuccheri si man-tiene entro i 9 grammi/litro. Al naso è molto fruttato, con profumi difiori di acacia e di macchia mediterra-nea. Al palato è fragrante, ha unabuona struttura, con note di frutta apasta bianca e di agrumi. Il finale, molto lungo, è sapido, con unabella nota minerale.

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SPARKLING DU MIDI

VILARNAU

D.O. CAVA

BRUT

VILARNAU

D.O. CAVA

ROSADO

AGRO DE BAZAN

D.O. CAVA

MAS DE BAZAN

DEGUSTAZIONI

Passato il Coll dels Belistres,dalla Linguadoca francese sipassa in territorio catalano, manon cambia il savoir-faire inmateria di bollicine. Certo, latradizione è più recente - la finedell’Ottocento -; i vitigni utilizzatisono diversi, peratro comunqueautoctoni con una recenteincursione di chardonnay epinot noir. Non cambia però latenacità degli uomini e la gran-de corsa verso la qualità checontraddistingue le due regioni.Ah, per questa volta Spagnabatte Francia in termini di bolli-cine prodotte e vendute nelmondo, ma a Limoux fannonotare che Thomas Jefferson egli zar di Russia bevevano blan-quette già in tempi non sospet-ti.Vilarnau è una proprietà agri-cola le cui fondamenta pog-giano su una presenza certifica-ta sin dal XII° secolo, da partedella famiglia omonima. I restidella “villa” originaria sonoancora visibili. Il primo Cava è del 1949, nel1982 la proprietà è passata algruppo Gonzales Byass che hasaputo valorizzato l’investimen-to realizzando una stupenda

cantina. Modernità che si con-cilia con la piena sostenibilità:recupero delle acque e deglistralci usati come fertilizzantenaturale, zero chimica in vigne-to, bottiglie leggere contro leemissioni di CO2 e utilizzo dellaconfusione sessuale al posto deipesticidi. VILARNAU BRUTIl blend è rigorosamente fattocoi tre autoctoni - xarel-lo,parellada e macabeu (al 55%) -con rifermentazione in bottigliadi almeno dodici mesi. Un cavamolto fresco, aromatico, senzanote di appesantimento, daiprofumi netti di frutta a pastabianca e fiori di campo. Il pala-to è vigoroso, vibrante, con unabella acidità e finale sapido.VILARNAU ROSADOE’ uno dei Cava che ancorautilizzano il trepat, vitigno autoc-tono a bacca nera dellaCatalogna, al 90% con in blendil pinot nero. E’ una bellissima sorpresa, conun’esplosione di profumi nelbicchiere di fragole e lamponi,note di lievito e di frutta esotica.Il palato è appagante, ricco disensazioni, con un finale sapidomolto invitante. Grande.

Agro de Bazan è uno deileader galiziani dell’alba-rino, ma verso Valenciaha acquistato un possedi-mento a circa 700 metrisul livello del mare doveproduce questo Cava. Ilblend vede lo chardon-nay affiancare macabeoe xarel-lo.Al naso note fruttatevarietali tipiche che sifondono con la frutta tro-picale matura e noteaggrumate ben marcate.Il palato è complesso,con note di crosta dipane e ritorno del frutta-to, con un finale sapido.Gradevole .

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FREIXENET E SEGURA VIUDASGiù il cappello, siamo in presenza di unodei più grandi gruppi della spumantisticamondiale, con una storia che risale al 1889e che ha portato nel mondo - conCodorniù - il nome e l’immmagine com-plessiva del cava spagnolo. Fondata dadon Pedro Ferrer e da sua moglie donaDolores Sala, Freixenet negli anni ha realiz-zato diverse realtà produttive in Argentina,Australia, Messico e California; ha rilevatogli impianti del gruppo francese Chandonin Catalogna (accettando così di acco-gliere pinot nero e chardonnay dopo unatenace difesa dell’autenticità del cava)epossiede una maison di champagne -Henri Abelé - e i brand catalaniCastellblanch, Casa Sala e Segura Viudas.Chi lo conosce soltanto per la CartaNevada e il Cordon Negro è pregato dimettere mano ai suoi Cava più complessi escoprirà il suo, personale, nuovo Mondosenza dover attraversare un Oceano.BRUT VINTAGE RESERVAIl blend è quelloo storico, i tre autoctonicatalani; vendemmia manuale in casse da25 chili, pressatura soffice dei grappolientro due ore dalla vendemmia, 24 mesi diaffinamento. Chi vuole capire il cava deve partire daqui. Ricco, complesso, si può bere senzaaffanni oppure si può cercare di capirlo afondo. In entrambi i casi, riserva piacevolisorprese.BRUT BARROCCO RESERVASolo nelle migliori annate, con un perfettobilanciamento nel blend dei tre autoctoni.Profumi aggrumati e di nocciola, con notedi tostatura e crema pasticcera. Un rappor-to qualità/prezzo senza pari.ELYSSIA PINOT NOIRProdotto nei 92 ettari di Mas Bernich, que-sto rosé vede pinot noir e una piccola ali-quota di trepat proveniente da vigneti vici-no a Tarragona. Uno dei migliori Freixenetper fragranza, freschezza, facilità di bevaeppure complessità al palato.

SEGURA VIUDASBRUT RESERVAFondata nel 1959, Segura Viudas è il brandpremium di Feixenet. Ha una lettura rigoro-sa del cava, senza cedimenti, tanto dasembrare a volte scontroso. Ma non biso-gna arrendersi e bisogna cercare di com-prenderlo al meglio. Note di nocciolatostate, di cedro, palato fresco e sapido.GRAN RESERVA HEREDADDalla riconoscibilissima bottiglia, bellissima,che ne fa un oggetto di raro pregio. Dallapersonalità così forte, da risultare a volte didifficile comprensione. Grande impegnoper la sostenibilità e la valorizzazione dellabiodiversità nei vigneti. Solo macabeo(67%) e parellada. Si utilizza il solo mosto-fiore e sui lieviti la permanenza è di trentamesi. Il blend vede la fusione di nove vinibase lavorati separatamente. Profumi difrutta secca, di sottobosco, uniti a fruttagialla matura e al cedro. Palato di corpo,complesso e ricco. Richiede attenzioneperchè non è un vino banale. Tuttt’altro.Grande. Grandissimo.

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GRUPPO DOMAINE PAUL MAS

Jean-Claude Mas è uno dei più valentiimprenditori della Linguadoca controllan-do diversi brand delle denominazioniLanguedoc-Roussillon e Limoux.Questo grazie alla capacità della suacantina, dalla quale escono prodotti diassoluto valore, ma anche ad uno spiritoimprenditoriale non privo di ironia: sua è,ad esempio, l’etichetta “The arrogantfrog” ovvero la “rana arrogante” pren-dendo così in giro l’aanglosassone luogocomune sulle abitudi alimentari dei “cugi-ni”.Oppure, il metodo charmat che utilizzaun autoctono e che non ha paura dispiegare che sì, è fatto come il prosecco.In fin dei conti piace anche aiFrancesi...tanto vale chiamare le cose colloro nome.A questo si unisce un ristorante ed unimpegno non indifferente verso l’enoturi-smo facilitato dal clima, dalla vicinanzacol mare (e che mare!), dalle memoriestoriche del territorio che ha visto di tuttoe di più, in grado così di rispondere allepiù disparate richieste turistiche.Euposia ha provato una ampia selezionedei metodo classici Paul Mas (anche locharmat, ma ne leggerete nel prossimonumero e sarà una sorpresa!).CHATEAU MARTINOLLESPRIMA PERLA BLANQUETTE D.L.Lo Chateau prende il nome dal ruscelloMatinollet che attraversa macchie di gari-ga, vigneti e uliveti. Prima perla perchènelle vicinanze c’è l’abbazia du St Hilaire,dove i benedettini - appunto - scoprironola magia della fermentazione in bottiglia.Mauzac al 90% più chardonnay e cheninblanc. Al naso profumi di pesca bianca,intensi, e di fiori. Palato fresco ed equili-

brato.PRIMA PERLACREMANT DE LIMOUXIl mauzac va in coda, al 10%, precedutoda chardonnay, pinot nero e chenin.Nove mesi sui lieviti. Naso intenso, moltofine, con profumi di miele, di acacia e diagrumi. Palato pieno, importante, con unperfetto equilibrio fra acidità e zuccheri.Sul finale tornano le note più fruttate.PRIMA PERLACREMANT DE LIMOUX ROSÉEsce dal blend il mauzac e il pinot nero èal 10%. Il colore scelto dall’enologo è unbuccia di cipolla molto leggero.All’olfatto le sensazioni migliori: fiori e frut-ta candita, note di miele che si fondonocon pesca ed albicocca. Il palato è leg-gero con belle note frutatte.

SPARKLING DU MIDIDEGUSTAZIONI

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COTE MASMÉTHODE ANCESTRALEQui la regola cambia: non avviene unaseconda fermentazione, ma si tratta dellaprosecuzione della prima sui propri lieviti,con una presa di spuma naturale che vienefermata con la filtrazione dei lieviti; l’imbot-tigliamento avviene alla terza luna delmarzo successivo alla vendemmia. E’ unmauzac in purezza cui non viene aggiuntoalcun liquer de expedition e la pressione, di

solito, non supera le tre atmosfere. Profumifruttati e molto floreali, palato con aromi difrutta gialla, ancora fiori e miele. Finale indolcezza.L’EGLISE ST MARTINBLANQUETTE DE LIMOUXAltro riferimento storico, alla chiesa deldodicesimo secolo ubicata nel centro diLimoux in questa terra dove fortissima è lacaratterizzazione religiosa. Mauzac, char-donnay e chenin blanc come “d’uso”;nove mesi sui lieviti. Una Blanquette rigoro-sa, precisa, con profumi intensi al naso dipera e mela verde con note floreali silvestri.Il palato è fresco e croccante. Di grandesoddisfazione.VERGNES CARTE NOIREBLANQUETTE DE LIMOUXAntoine Vèrgnes fu il fondatore nel 1926 diDomaine de Martinolles. A questa tradizio-ne è dedicata l’etichetta nera che ripren-de il tradizionale uvaggio delle Blanquettedella maison Paul Mas. Almeno nove mesisui lieviti. VERGNES BDL ROSÉQuindici mesi sui lieviti, il blend si confermachardonnay, pinot noir e chenin blanc.Naso importante, caprifoglio, pesca edalbicocca. Al palato note di pompelmo edi agrumi maturi. Assai interessante.

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GÉRARD BERTRAND

BLANC

CRÉMANT DE LIMOUX AOC

SPARKLING DU MIDI

GÉRARD BERTRAND

ROSÉ

CRÉMANT DE LIMOUX AOC

GÉRARD BERTRAND

CODE RED, BLANC DE BLANCS

CRÉMANT DE LIMOUX AOC

Gerard Bertrand in gioventù è stato unvalente giocatore professionista di rugby sinoa diventare capitano, nel 1993, dello StadeFrancais di Parigi (oggi al suo posto c’è ilcapitano della Nazionale Italiana, SergioParisse); nel mentre è diventato un valenteimprenditore vinicolo riuscendo ad arrivare a410 ettari di proprietà nel volgere di una doz-zina d’anni. Oggi è il produttore biologicoleader per dimensioni in Francia sebbeneacquisti uve da altri produttori e cooperativee non tutta la sua produzione sia certificata. I suoi vigneti sono nelle vicinanze diCarcassone, in pieno territorio cataro, edhanno un’altitudine compresa fra i 250 ed i500 metri sul livello del mare: i più alti fraquelli della Haute Vallée del fiume Aude.Protetti dai rilievi montuosi, questi vignetigodono di un clima più continentale chemediterraneo, con piogge più regolari e fortiescursioni termiche.La vendemmia è rigorosamente manuale eavviene in leggero anticipo sulla perfettamaturazione naturale allo scopo di preserva-re la migliore acidità possibile degli acini. IlPinot noir 2011 di Gerard Bertrand è statoclassificato da Decanter come il miglior PNal mondo e la sua maison è stata proclama-ta “European Winery of the year” . CRÉMANT DE LIMOUX BLANCLa scelta dello chenin blan nei Cremantserve a dare vivacità al vino e a garantire

una migliore longevità, lasciando allo char-donnay il compito di essere “garante” dellafinezze delle bolle. Questo GB Blanc presen-ta all’olfatto note di fiori bianchi e profumodi miele e mela verde che si fondono colpane tostato. Palato di bella struttura.CRÉMANT DE LIMOUX ROSÉVendemmia più attenta alla perfetta matu-razione, soprattutto del pinot noir. Poche oredi permanenza sulle bucce per evitare diavere troppo colore. Il blend vede lo char-donnay in predominanza. Al naso, fragole elampone con note di pane tostato e unabella persistenza aromatica. Palato comples-so con note più speziate sul finale.Probabilmente, il più convincente Rosé delMidi.CODE REDBLANC DE BLANCSLa maglia dello Stade Francaius è blu e rosa:colore che stride con la maschia fierezza diquesto sport. Ma il colore è anche marketinge (anche) qui i “cugini” ce ne danno disanta ragione. E’ un blanc de blancs - quindiottenuto da sole uve bianche - ma la botti-glia è rossa. Chi si aspetta un Rosè è avvisato: rien-a-faire! All’olfatto il bouquet è floreale connote di pera, agrumi e frutta fresca. Il palatoè fresco e minerale dove tornano elegantinote fruttate. La forza in un guanto di vellu-to. Allez, les Bleus!

DEGUSTAZIONI

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SIEUR D’ARQUES

PREMIERE BULLE # 1BRUT

BLANQUETTE DE LIMOUX AOC

La Cave des Vignerons du Sieur D’Arques èla cooperativa dei produttori di Limoux: adoggi controlla 1100 ettari nella zona delladenominazione, e altri 1200 esterni, conquasi 290 viticoltori associati, avendo comesede Aimery. Fondata nel 1946 ha raggiuntoun fatturato nel 2012 superiore ai 45 milioni dieuro; controlla il 65% della produzione com-plessiva di Blanquette e Crémant di Limouxcon 6,7 milioni di bottiglie vendute e con 4,8milioni di bottiglie colloca il 60% della produ-zione di vini fermi della Aoc catara. I vignetiarrivano sin o a 500 metri sul livello del mare,e Sieur D’Arques è stata antesignana nellelavorazioni parcella per parcella, diversifi-cando la gamma dei vini prodotti e puntan-do moltissimo sulla qualità.

PREMIERE BULLE #1BLANQUETTE DE LIMOUXDiciotto mesi sui lieviti e già dal packaging -un grande numero uno fucsia - dichiara lasua modernità. Pensato per un pubblico gio-vane o femminile fra della leggerezza il suopunto di forza. Non che sia privo di contenu-ti, però: al naso note di fiori di campo, notepiù silvestri che si fondono in note più evolu-te di frutta secca, tostato e di brioche.

TOQUES ET CLOCHERSCRÉMANT DE LIMOUXUn’edizione limitata, un vino superbo per fat-tura e complessità, una bella scoperta che

conferma l’alto livello di tutta questa regio-ne che ha abbandonato le produzioni mas-sificate del passato. Realizzato con la colla-borazione di Denis Dubordieu, noto professo-re d’enologia a Bordeaux e winemaker, con36 mesi di permanenza sui lieviti. Al nasosono immediate e potenti le note di agrumie di tostatura. Il palato è pieno, complesso,dove tornano le note aromatiche e fruttate.Finale minerale. Di grande soddisfazione allabeva, molto invitante ed appagante.

AIMERYLA GRANDE CUVÉE 1531BLANQUETTE DE LIMOUXOramai, è chiato: 1531 è l’anno fatidico cuifa rimento l’intera denominazione. A buonaragione, ovviamente. Questo è un vino pluri-premiato che vede il tradizionale blend -mauzac (al 20%), chenin blanc e chardon-nay - e affina sui lieviti per almeno due anni.Molto fresco e piacevole, lavora sulla legge-rezza e l’eleganza con al naso profumiimmediati di acacia, pera bianca, macchiamediterranea. Eppoi brioche, lievito e cremapasticcera.Al palato però l’equilibrio dolcezza-acidità èperfetto; il vino non risulta quindi mai stuc-chevole e tornano belle note fruttate. Finalesapido e minerale.Si fa bere in un lampo, ma non è affattosemplice. Anzi, studiandolo un po’ si scopro-no tante “cose” nuove...

SPARKLING DU MIDI

SIEUR D’ARQUES

TOQUES ET CLOCHERS

CRÉMANT DE LIMOUX AOC

SIEUR D’ARQUES

AIMERY, LA GRANDE CUVÉE 1531BLANQUETTE DE LIMOUX AOC

DEGUSTAZIONI

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Dalle bollicine fine ed eleganti, digrande complessità eppure al palatocosì piacevole ed elegante. Mauzacin forte predominanza, come imponela denominazione, diciotto mesi sui lie-viti.Naso di fiori d’acacia, di pere bian-che e mele più mature, con sentoricetrini di pompelmo.Il palato è minerale, molto fesco, conuna grande spalla acida dove torna-no le note floreali e fruttate, con sen-sazioni più calde di crema pasticcerae di crosta di pane. Note più tropicali- ananas e banana - con un finale dinocciola.Molto gradevole, importante. Un altrobell’esempio della qualità raggiuntada questi vignerons. Chapeaux!

SIEUR D’ARQUES

AIMERY, BLANC DE BLANCS

BLANQUETTE DE LIMOUX AOC

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Ai Cacciatori di Cavasso Nuovo è lamiglior trattoria dell'area di AlpeAdria. A decretarlo, la Guida Magnar

Ben 2014 - Best Restaurants, Wines & Foodof Alpe Adria, che ha assegnato al locale diDanel e Angelina Corte il riconoscimento diBest of Alpe Adria Restaurants Awards2014.“Trattoria di grande atmosfera, cucina, ospi-talità, cultura. Un pranzo o una cena in que-sto luogo ai piedi delle vallate pordenonesirappresentano un viaggio nella friulanitàvera e nel territorio a km 0, alla scoperta deigrandi sapori intensi e raffinati”: queste lemotivazioni del premio, secondo MaurizioPotocnik, enogastronomo curatore dellaguida, e i suoi collaboratori, i giornalistiCristiana Sparvoli e Francesco Lazzarini.Giunta alla sua XVIII edizione, la GuidaMagnar Ben seleziona quest'anno 410 risto-ranti e 208 vini e assegna nelle varie catego-rie Awards internazionali alle migliori cucinee vini. Una guida per chi ama viaggiare, sco-prire, vivere l'enogastronomia di qualità diun territorio bellissimo tra Italia, Austria,Slovenia e Croazia.Oltre alla “Trattoria Ai cacciatori,” la GuidaMagnar Ben segnala anche altri ristorantidelle Valli Pordenonesi e delle DolomitiFriulane: “Mr. Gredy” ad Arba, “RifugioVallata” a Barcis, “Ciasa de Gahja” a Budoia,“Ai Mulinars” e “Il Furletto” a Clauzetto,“Osteria dei Cippi” a Frisanco, “La Stella” aMeduno, “Ivana e Secondo” a Pinzano alTagliamento, “Al Marescial” a Travesio.

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New entry in Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori:Al Gallo di Pordenone è stato infatti cooptatodagli associati ed ora fa parte del gruppo dei

“Magnifici Venti” ristoranti portabandiera del livello diassoluta eccellenza della gastronomia del Friuli VG. Localestorico di Pordenone (la sua apertura risale infatti al 1850,quando era la prima osteria che s'incontrava - superato ilponte sul Nocello - entrando in città), nel 2009 è statoriaperto dopo un'attenta ristrutturazione dallo chefAndrea Spina e da sua moglie Diletta Pitton, che in brevetempo ne hanno fatto uno dei punti di riferimento dellaristorazione cittadina. Cucina di pesce è quella propostada Andrea, affinata dall' intensa esperienza fatta Grado,isola celebre, oltre che per la sua laguna e le sue spiagge,anche per la sua cucina marinara.Nei suoi piatti si mescolano congarbo e buon gusto il pescedell'Alto Adriatico e i prodottidella Pedemontana pordenonese, inun sapiente gioco di colori-profu-mi-sapori.«Costruisco il piatto - racconta -cercando di esaltare l'ingrediente dibase, il pesce, e manipolandolo ilmeno possibile: attorno a lui defi-nisco la ricetta».Interessante la cantina, fra cui spic-cano le grandi etichette del Friuli eun'accurata selezione di produttoridi fuori regione.

“AL GALLO” NELLA “VIA DEI SAPORI”

N e w s

“AI CACCIATORI”DI CAVASSO NUOVO

È LA MIGLIOR TRATTORIA ALPE ADRIA

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L’autoctona Vrbnicka Zlahtina regala un vinobianco ed un metodo classico

di cui sentiremo parlare sempre più spessoTesto di Carlo Rossi, foto di Alessandra Pezzutti

L’UVA D’ORODEL QUARNERO

CROAZIA

< La Croazia produce vino indue grandi macroregioni:Hrvatsko Primorje (CroaziaCostiera) a nordovest, e cheinclude tutte le isole delQuarnero, e la seconda dettaCroazia Continentale . Tutti conosciamo le isole delmito, Kvarner, che Italia chiude ei suoi termini bagna. Tutti cono-scono le acque color cobalto delGolfo del Quarnero, una metaimperdibile sia per le spiaggeattrezzate sia per i forti legamicon l’Italia. Krk è l'isola mediter-ranea piu' vicina all'Europa cen-trale e occidentale, un mondo dimondi, incrocio di terra e mare.Si incontra nel lato est del golfodel Quarnero, ed è la seconda

isola piu’ ampia dell’Adriatico,con le su misure che vanno dai38 km di lunghezza, ai 18 km dilarghezza, sino alla sua cima di568 metri. E' congiunta alla terraferma conun bellissimo ponte, vanto del-l’ingegneria croata. Ma forse valela pena recarsi a Krk, o, per noi,isola di Veglia, alla scoperta diuna delle eccellenze che laCroazia regala al suo giovaneingresso in Europa, la nobile uvaZlahtina. Le viti a Krk occupanola gran parte del suolo agricolocoltivabile e disponibile dell’iso-la, caratterizzata da una grandevarietà di terreni, a testimoniaredell’importanza che i vegliotiattribuiscono a quest’uva.

La Zlahtina bianca è infatti l’uvaportabandiera di un’isola che hamille anni di storia. Da unpunto di vista geologico, si farisalire la nascita dell’isola alperiodo Cretaceo superioreMentre è antropizzata da epocaremotissima, dato che sono stateritrovate tracce risalenti al IVsecolo avanti Cristo di una cita-zione latina "splendidissimaCivitas Curictarum", la magnificaCitta dei Curicti: popolazione distirpe illirica, . La Vrbnicka Zlahtina, è l’ “uvad’oro” che regala un vino biancoe uno spumante metodo classicounici nel loro genere. Si, perchéla Zlahtina dà il meglio di sé soloa Krk, isola spazzata dalla bora in

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REPORTAGE

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inverno, come del resto tutto il Quarnaro sino a Trieste.E l’ambiente di Krk è caratterizzato da grande varietà, par-tendo dal mare, da golfi e altopiani, da foreste e corsi d’ac-qua e aree carsiche. Qui andiamo a scoprir Vebrenico, Vrbnik. La “casa” del-l’uva d’oro. Unica la posizione della città vegliota, sogget-to di numerose canzoni, che si distende su un promonto-rio a cinquanta metri sul livello del mare, rappresentandouno dei piu’ antichi insediamenti. Sui bei vigneti a guyot, matura l’uva di Zlahtina, vignetiche si distendono principalmente in un piccolo fazzolettodi terra, nell’altopiano di Vrbnik. Ancora poche sono leinformazioni a disposizione circa l’origine della Zlahtina. Comunque si ritiene sia proprio nativa di Krk, o, al piu’,proveniente dalla costa. Il suo nome deriva dall’aggettivoslavo Zlahten, che significa “nobile”. Uva che si sviluppa e cresce dunque solo in questa picco-lissima zona e in qualche micro appezzamento in Istria. Ed è vero che, come abbiamo avuto modo di costatare,parlare di Zlahtina evoca subito Krk, e Vrbrink. L’uva matura tradizionalmente tra la seconda metà di set-tembre e la prima quindicina di ottobre. Grazie alla dedi-zione, alla passione, all’attaccamento alle tradizioni dei“vigneron” di Krk, la Zlahtina è diventato uno dei piu’importanti, o forse il piu’ importante, vino degli ultimi 15anni in Croazia. Cinque sono le principali “griffes” vitivinicole dell’isola:KUCA VINA, KATUNAR, VINARJIA SIPUN, NADA, PZ

CROAZIA

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GOSPOJA,e , ultima ma forseprima per importanza, PZVRBNIK, la Cooperativa che hafatto la storia di Krk. E partiamoproprio da quest’ultima, descri-vendo i vigneti che occupano laparte piu’ favorevole diVebrenico. Vrbnicko poljie, la piana diVbrnik, copre un totale di 211ettari, dei quali 100 in produzio-ne. Si tratta di un’area racchiusada basse colline da est, ovest enord, mentre a sud è protetta da

Mali Hlam, che raggiunge i 446metri sul livello mare. Un territo-rio ristretto, che riveste il caratte-re della sacralità attribuito dalleantiche popolazioni di quest’isola.In questo ambiente, alla francese,terroir, uomini come MarinkoVladic, orgoglioso capo enologodella famosa winery dell’isola, lacooperativa Agricola di Vrbnikcontribuiscono a perpetuare ilmito di una leggendaria cavalcata,oggi in pieno e rigoglioso svilup-po, che dura dal 1892, anno della

sua prima fondazione. Pare che laZlahtina abbia una certa parente-la con la francese chasselas ,appartenendo ad un gruppo diuve nobili del ceppo zlahtno/ple-menito anticamente menzionateda Plinio il Vecchio a propositodell'Istria. Piu’ di cento anni della storia diVrbnik sono stati fecondati dalpositivo apporto dellaCooperativa agricola. Nel marzo1904 si trasformò in AssociazioneEconomica e Commerciale di

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Vrbnik. Poi, dal 1954 la storiarecente inizia con un’unicaCOOPERATIVA AGRICOLA DIVRBNIK, basata principalmentesulla Zlahtina. Nel 2004 ilmanagement è cambiato con lanomina di Slavko Zahija, attivonella cooperativa sin dall’esordio,e con Marinko Vladic si assiste aduna accelerazione della crescitaqualitativa. Nascono in particolare i duebrand di metodo classico: lo spu-mante affinato sotto il mare diVrbnik, nella “cantina diNettuno”. Abbiamo assaggiato lavendemmia 2007, un vero “grandcru” affinato in una cantina spe-ciale. Bollicine finissime, saporeintenso e pieno, spuma eterea. Un packaging superbo che ne faun prodotto da grandi estimatori,come la gloria nazionale DavorSuker. La leggenda della Zlahtina diVrbnik, il piu’ amato tra i vinibianchi autoctoni croati, trae ori-gine proprio da questa cooperati-va, che raggruppa oltre 10 viticol-tori i quali raccolgono annualmen-

te 950 tonnellated’uva di grande qualità. Abbiamo visitato anche la bellacantina NADA, che offre un sitoweb prezioso anche con informa-zioni in italiano, simbiosi tra unasuperba winery dotata della piu’moderna tecnologia, un prestigio-

so ristorante con un’ampiaofferta gourmet, due sugge-stive taverne e due case perturismo. Grande acco-glienza e una vocazionealla ricerca della perfezio-ne della famiglia Juranic,fanno di Nada un luogospeciale dove godere almeglio una vacanzanell’Insula aurea. Infine merita un assag-gio anche GOSPOJA, laCooperativa agricoladell bella famigliaToljianic, fondata nel1995, dieci ettaripropri, un “recoltantmanipulant” dirazza. Quando, nel2004, Ivan Katunar,

decise di seguire la sua vocazio-ne, fondò la casa vinicola omoni-ma, e si impose subito all’attenzio-ne ottenendo ottime valutazionidagli esperti croati. Bouquet frut-tato, fresco, spiccato spiritoimprenditoriale, ne hanno subitocaratterizzato l’impostazione dicantina. >

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CROAZIA

KVARNER GOURMET

Krk ospita normalmente circa 950 abitanti,che per la maggior parte sono dediti alla viti-coltura ed ad attività connesse con l’econo-

mia turistica. 'isola di Krk si trova nel golfo delQuarnero e con la sua superficie di 409,9 kmq è lamaggiore isola dell'Adriatico. Il rilievo insulare è carsico con formazioni morfolo-giche interessanti: grotte e caverne, vallette e crepac-ci. La parte centrale dell'isola è ricoperta da fertilicampi (Omišalj, Dobrinj,Vrbnik e Baška). La costa si articolata in numerose baie, rade, insena-ture e spiagge ghiaiose naturali, tra cui quelle mag-giori sono Soline (fango curativo) e Puntarskadraga. Il clima è mediterraneo, piacevole e mite. I venti principali sono la bora, lo scirocco e il mae-strale. Considerato il numero delle ore di insolazio-ne annua l'isola è una delle zone più solatie dell'Europa. La Bora disegna il territorio, dove soffia impetuosaassai più frequente nei mesi invernali. Raffiche fino a 230 chilometri all'ora sul ponte,quando tutto si ferma, meno che da Zusic. Un altro grande autore della sinfonia del gusto delQuarnero. Nella Casa del saporito prosciutto di Krk, a Vrk, chevuol dire cima, la Macelleria Zuzic, apre le finestredella stanza di affinamento dei suoi prosciutti Dop,per far entrare la Bora. I prosciutti si asciugano cosìsecondo un prezioso metodo naturale. Grandi occasioni di godimento sono offerte dallacucina del Quarnero, in una felice combinazione traterra e mare, dove allignano eccellenze assolute. E’ il caso dell’olio d’oliva, dei tartufi, della carne,del formaggio, del pesce ma, soprattutto, dei miticiscampi, che fanno bella mostra di sé in ogni risto-rante di Krk, come da Rivica, punto d’eccellenzagastronomica sin dal 1934 (ottanta anni al serviziodella qualità) della famiglia Lesica) di fronte almare, in compagnia di uno staff preparato ed acco-gliente. Semplicemente eccellente. Ma, soprattutto, merita una visita in terraferma,attraversando il grande ponte, per andare ad incon-

trare a Kastav, bella cittadina medioevale dalla storiaantichissima, il Kukuriku, luogo d’incontro e di pia-ceri intensi della tavolozza di Neno Kukurin, alfieresin dal 1967 della “fusione” tra tradizione e moder-nità croata. «Kukuriku racconta l’arte dell’ospitalità con 120anni di tradizione. La mia famiglia ha aperto ilprimo ristorante à la carte a Abbazia ed ha deciso dichiamarlo Kukuriku. Hanno avviato un ristorantedi successo e riconosciuto anche grazie al logodistinguibile e il nome risonante. Mio padre, per allora, era molto all’avanguardia,sempre avanti, egià nel 1967 nel ristorante c’era unavasca per astici; direi che fosse molto innovativo estraordinario. Il fatto che ho vissuto 6 anni all’estero e accumula-to molta esperienza internazionale m’ha aiutatomolto nell’aprire il ristorante. Ho avuto un grandesiderio di riportare il ristorante alla città diCastua, di cui ne sono innamorato, e l’ho fatto.Quando abbiamo aperto il ristorante, ci siamo resiconto che dobbiamo essere un po’ diversi, distingui-bili eperciò ci siamo decisi per lo slow-food» mi rac-conta Neno.

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La ristorazione vicentina sirinnova puntando su piattiunici che offrono la possibi-

lità di vivere una vera e propriadegustazione. Una sorta di viaggionei sapori con il vantaggio di uncosto più contenuto rispetto alletradizionali pranzi o cene con piùportate.Con questa filosofia di fondo,l'Associazione provinciale ristora-tori Confcommercio ha scrittouna nuova “puntata” del “PiattoNuove Idee”, una sfida tra cuochidalla quale esce, ogni stagione, unpiatto unico che viene poi propo-sto nei ristoranti della provincia.Dopo l'esordio dell'autunno scor-so che ha decretato il successo delpiatto unico autunnale IlVegetariano (realizzato da MonicaGianesin della Trattoria "Isetta" diGrancona), arriva ora il "Piatto Nuove idee" per l'inverno, cheè stato scelto da una giuria di giornalisti, foodblogger ed esper-ti dell'enogastronomia tra ben sette diverse ricette, tutte elabo-rate dagli chef de "Le Buone Tavole dei Berici", storico gruppodella ristorazione vicentina, nato oltre trent'anni fa da un'idea di Severino Trentin (oggi sono sette i ristoratori che sonodiventati alfieri della tradizione e della cultura enogastronomi-ca del territorio).A spuntarla nel cooking show tenutosi all'Università del Gustodi Creazzo la proposta denominata “Il gusto della tradizione”. Il piatto selezionato è stato costruito dallo chef GiuseppeZamboni della Trattoria Zamboni di Lapio, che ha sottolineatol'ispirazione alla tradizione gastronomica del territorio, inse-rendo al contempo nuovi abbinamenti in un equilibrato rap-porto qualità-prezzo. E’ composto da uno strudel di radicchio di Asigliano e moz-zarella su fonduta di Grana Padano Dop, abbinato ad unacrema di porri e patate arricchita da nastri di porro stufati ecubetti di erborinato di capra, insieme a filetto di maialeavvolto in speck su crema di broccolo fiolaro. I locali aderenti all'iniziativa esporranno una locandina apposi-tamente creata, e saranno inseriti in una speciale sezione delsito www.ristoratoridivicenza.it.

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N e w s

GIUSEPPE ZAMBONI COL “GUSTO DELLA

TRADIZIONE” CONQUISTA LE TAVOLE DEI BERICI

* Antica Trattoria "Al Sole" diCastegnero (Vi) - chef RobertoBerno* Trattoria "Zamboni" di Lapio (Vi)chef Giuseppe Zamboni* Antica Osteria" Penacio" di Soghedi Arcugnano (Vi) - chef ImeraGianello* Vecchia Ostaria "Toni Cuco" diGrancona (Vi - chef Martino Zanella* Antico Ristorante "Primon" diNoventa (Vi) - chef Angelo Primon* "Piccolo Mondo" Ristorante daGino di Zovencedo (Vi) - chef GinoGasparella* Trattoria "Isetta" di Grancona (Vi)chef Monica Gianesin

LE BUONE TAVOLE DEI BERICI

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70 Euposia Dicembre-Gennaio 2014

Modena vuole cogliere le opportunità dell’Expo2015 presentando tutte assieme le proprie

specialità Dop e Igp: una produzione che valeun miliardo l’anno e che oggi è finalmente

a sistema. Intervista a Pierluigi Sciolette,Presidente del Palatipico di Modena

di Enzo Russo

GIRO D’ITALIA

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I SAPORI “UNICI” DI MODENA

PIACERE SENZALIMITI

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I SAPORI “UNICI” DI MODENAGIRO D’ITALIA

Euposia Dicembre-Gennaio 2014

<< Dal prosciutto di Parma alLambrusco, dall'aceto balsamicodi Modena al prestigiosoParmigiano Reggiano, l'EmiliaRomagna è tutta una miniera deimigliori sapori della tradizioneenogastronomica della regione,ma è Modena e la sua Provinciache ne rappresentano la parte piùimportante nel panorama agroali-mentare, non solo per il numerodelle produzioni a denominazionedi origine, ma anche per la quali-tà dei prodotti.Il piacere della tavola, del buonbere e buon mangiare, fa un po'parte del DNA dei modenesi chene vanno fieri di questa tradizio-ne. E proprio per questa loro passio-ne che a Modena, non potevaessere diversamente, è stato ideatoun progetto “Piacere Modena”,

per promuovere e divulgare tuttele eccellenze del territorio.Ne parliamo con PierluigiSciolette, Presidente delPalatipico di Modena e delConsorzio di tutela delLambrusco di Modena, che si èsempre adoperato nella ricerca dinuove forme di promozione inItalia e all'estero.«Il Palatipico di Modena è natoper promuovere tutto l'agroali-mentare modenese, realizzandoun marchio “Piacere Modena”,che si completa con territorio,turismo e ristorazione. Doveintendiamo per territorio, i pro-dotti dell'agroalimentare Dop eIgt e per quanto riguarda il turi-smo e ristorazione, sono duecomplementi che insieme ai pro-dotti, aiutano a promuovere unarea modenese molto interessante,

tenendo conto che la provinciamodenese se pur non estesa ha ilmaggior numero di Dop, Doc,Igp e Igt d'Italia».

In quale anno nasce?«Nel 2010 e nel 2011 viene costi-tuita la FondazioneAgroalimentare Modenese e poiper operare il Palatipico».

Dall'ora a oggi, quali risulta-ti?

«Sono stati notevoli. Anzituttosiamo riusciti a riunire tutti iConsorzi nella sede di VialeVirgilio 55. Oggi chi viene a Modena trovagli uffici di tutti i Consorzi e que-sto consente di sfruttare al megliotutte le sinergie che ci possonoessere, sia far risparmiare denarosia essere più efficienti nelle pro-mozioni in Italia e all'estero».

Questo vi permette di presen-tarvi tutti assieme e promuo-vere l'immagine di Modenacon i suoi profumi e saporicon un beneficio collettivo?

«Esatto. Poi abbiamo aperto unsito di vendita online delle nostreeccellenze per cui i nostri interlo-cutori possono acquistare diretta-mente nel nostro circuito, doveabbiamo inserito i nostri prodottidi altissima qualità».

Quali sono i più richiesti?«Nell'ambito delle dop abbiamoil Parmigiano Reggiano prodottoa Modena, Prosciutto di Modena,l'aceto Balsamico tradizionale diModena, un prodotto che derivada un lunghissimo invecchiamen-to da un minimo di 12 fino ai 25anni e poi il Lambrusco. Questi sono i prodotti più cono-sciuti, sia in Italia sia all'estero.Abbiamo anche gli Igt, come l'a-ceto balsamico di Modena più

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adatto alla cucina ma sempre avalenza internazionale. Ci sono loZampone e il Cotechino, le con-fetture di Amarene brusche diModena. Tutto quello che è ilpunto di forza dell'agroalimentaresi sta consorziando in questanostra iniziativa».

Come nasce l'idea di riuniretutte le eccellenze in unicasede?

«Da un progetto. Mi sono trovatoad esaminare alcune cose fattenegli anni passati, dove noi aveva-mo fatto in modo sporadico eanche abbastanza costoso le fiere,come Lambrusco Mio, l'acetobalsamico ed altro, tutte iniziativemolto costose che durano tregiorni e alla fine tutto finisce. Lamia idea è stata quella di metterea punto un sistema e delle inizia-tive che fossero vive e presentitutto l'anno. Da qui l'idea di mettersi tuttiassieme con la finalità ultima,oltre ad ottenerne dei vantaggi, direalizzare a Modena in un unicasede, grazie anche al determinan-te contributo della Camera diCommercio di Modena che ci haseguiti fin dall'inizio, un Centrodi accoglienza in grado di acco-gliere i visitatori, come i media, ibayer e addetti ai lavori, nel qualesi potesse fare ospitalità, cono-scenza, degustazioni, acquisti,studi. Tutto quanto è inerente all'agroa-limentare del territorio. La struttura sarà pronta perl'Expo 2015 e sarà permanente,aperta tutto l'anno. Noi pensiamo che i nostri pro-dotti abbiano delle grandi valenzein termini di qualità, quindi dob-biamo farli conoscere al meglio ai

nostri consumatori e a coloro ches'interessano di alimentazione.L'evento di Milano è improntatoproprio sul tema della nutrizione,quindi diventa imperativo ilnostro impegno per promuoverele nostre eccellenze per migliorarela cultura di una sana e correttaalimentazione e la conoscenza delnostro territorio».

Chi ha partecipato alla realiz-zazione del progetto?

«I consorzi delle Dop e in piùabbiamo tre aziende con finalitàconsortili, che sono Modenaturche si occupa di turismo, ilConsorzio Modena a Tavola dellaristorazione, la società Artest dellacertificazione di qualità e di for-mazione professionale. Nella nuova struttura che andre-mo a realizzare ci sarà anche lospazio per la ristorazione in mododa poter creare e studiare la cuci-na in termini moderni, tenerecorsi ed altre iniziative gastrono-miche. Ci sarà poi un area, che era quelladell'informazione, basata tutta sueffetti speciali di grande impattoemotivo che farà fare al visitatoreuna full immersion nella nostrarealtà produttiva facendoneapprezzare la qualità dei prodotti.I risultati non mancano, già oggiquando si parla dell'agroalimenta-re modenese non si parla più delsingolo prodotto ma del panieredei prodotti che ha un peso ancheda un punto di vista economicoche vale al consumo circa 1miliardo di euro».

Nei prossimi anni cosa viaspettate da Piacere Modena?

«Siamo sicuri che si affermi, sia inItalia sia all'estero, e che i nostriproduttori possano avere dei van-

taggi economici e d'immagine, ciaspettiamo un valore aggiunto aiprodotti del nostro territorio, manon solo, pensiamo che questopossa funzionare anche da calami-ta per attirare visitatori che possa-no godere oltre che dei nostriprodotti, anche della ricchezza delnostro territorio in termini di cul-tura, storia, gastronomia e turi-smo».

A quali iniziative pensate perfar conoscere questa nuovarealtà?

«Partecipazione a fiere in Italia edestero, incontri con il mondo del-l'informazione e poi stiamo met-tendo a punto una serie diappuntamenti e manifestazioni inoccasione dell'Expo, un momentoimportante per noi, visto chesiamo a pochi chilometri daMilano, per invogliare i turisti avedere Modena e d'intorni chevedrà il coinvolgimento dei nostriConsorzi, delle Aziende e dellestrutture pubbliche».

Piacere Modena, quali risultatista dando all'estero?

«In termini di vendite, non losappiamo - dice Sciolette conampio sorriso, sicuro nella stradaintrapresa - è poco tempo cheoperiamo sui mercati esteri, mauna cosa certa che abbiamo costa-tato e che certamente nei prossi-mi anni darà i suoi frutti, è statoil positivo impatto con gli opera-tori esteri. Presentarsi con un paniere dieccellenze modenesi tutti uniti inun unica comunicazione, abbia-mo dimostrato e confermato, sece n'era bisogno, la nostra forza,la serietà con cui operiamo nellaproduzione di prodotti di altaqualità». >>

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Forte dell'esperienza e dei risul-tati conseguiti lo scorso annoha preso il via ieri il Master

della Cucina Italiana 2014, un per-corso di alta formazione di cucinache prepara alla professione dichef, fornendo stimoli culturali edestetici, conoscenze scientifiche,leve motivazionali.Il programma, che si svolgerà in 5mesi tra aule, cucine e laboratoridel Centro Formazione Esac(Creazzo -VI) più 4 mesi di stage, èstato messo a punto da un pool diprofessionisti d'eccezione, ad inizia-re da coloro che formano il comita-to scientifico del Master: lo chefMassimiliano Alajmo, il manager

Raffaele Alajmo, il medico MauroDefendente Febbrari, il presidentedi Esac Formazione Sergio Rebecca.Il Master consente infatti una pre-parazione a tutto campo “per aprirela mente”, non essendo solo unascuola di cucina, ma “un corso distudi che eleva il pensiero. E chetramite il pensiero migliorerà l'azio-ne”.Alla base una serie rigorosa di lezio-ni di cucina e un'ampia sezione diapprofondimenti con alcuni deglichef più noti del panorama nazio-nale e “Cavalieri della CucinaItaliana”, come MassimilianoAlajmo, Heinz Beck, AndreaBerton, Massimo Bottura, Moreno

Cedroni, Chicco Cerea, GennaroEsposito, Norbert Niederkofler,Giancarlo Perbellini, GiovanniSantini, Ciccio Sultano, MauroUliassi.A queste ore di cucina, 360 intutto, va aggiunto un ricco pro-gramma di lezioni di pasticceria,panetteria e gelateria e lo studiodella sommellerie e degli abbina-menti enologici.Il filo conduttore per programmadi studio 2014 saranno gli ingre-dienti nella cucina italiana.Per tale obiettivo il Master 2014potrà contare sull'eccezionale con-tributo formativo di Aimo Moroni,il grande cuoco milanese, conside-

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VICENZA: E' INIZIATO IL MASTER 2014DELLA CUCINA ITALIANA

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rato il massimo esperto sul tema. Alui, infatti, si deve la scoperta e lavalorizzazione di tantissimi dei piùapprezzati prodotti culinari italiani.E saranno, appunto, le varie eccel-lenze enogastronomiche italiane afare da trait d'union tra le variematerie inserite nel piano di studi,poiché - come ha affermanoMoroni, che ha partecipano all'av-vio delle lezioni - «Non esiste unacucina ricca o una cucina povera,ma solo una buona cucina, basatasulla qualità, sulla stagionalità, sullaprofonda conoscenza degli ingre-dienti. Il valore aggiunto per uncuoco è quello di entusiasmarsiogni volta davanti ai fornelli, cosìcome di fronte a quei cibi che per-mettono di fare grandi cose. L’Italiain questo dispone di un enormepatrimonio di specialità, che nonha eguali in nessuna altra parte delmondo0187.

Aimo Moroni, durante lo svolgi-mento del Master, sarà protagonistadi una serie di approfondimenti,compresa una “lectio magistralis” afine corso.Al Master 2014 partecipano 20allievi, provenienti da tutta Italia econ alle spalle un diploma di scuolaalberghiera o una precedente espe-rienza lavorativa nel settore dellaristorazione.Due di loro possono frequentare ilcorso perché destinatari delle borsedi studio istituite dalla BancaPopolare di Vicenza e da Fipe(Federazione Italiana PubbliciEsercizi) - Confcommercio.Il piano di studi si completa conmaterie quali: storia e cultura dellacucina italiana; nutrizione e igiene;chimica e fisica degli alimenti; zoo-tecnia, agraria e ittica; analisi senso-riale; arte ed estetica; food cost emanagement aziendale; fino a capi-

re le leve emotive e le tecnichemotivazionali del team buildingcosì come quelle della comunica-zione.«Il Master della Cucina Italiana -ha specificato Raffaele Alajmo - sidistingue da altre proposte di spe-cializzazione, sia per la formula delprogramma, sia per la straordinarie-tà dei nomi coinvolti nella docenza.L'esperienza primaria che vi con-sentirà di fare questo Master - hadetto lo chef Massimiliano Alajmoalla platea degli allievi - è di capirese la cucina, che è una possibilitàespressiva che va al di là della pre-parazione tecnica, è la scelta chevorrete per voi. Se invece questopercorso vi porterà a fare qualcosadi diverso, non ha importanza: ciòche conta sarà aver messo a fruttola nostra esperienza per voi, per faraderire quello che volete essere avoi stessi».

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Nel cuore del Chianti debutta un nuovo birrificio artigianale che rilancia

le produzioni tipiche del territorio: dalle castagne dell’Amiata al miele

di San Gimignano. Puntando sulla bevibilitàtesto di Francesca Lucchese

BIRRA IN CUCINAA KM ZERO

BIRRA ARRIBAL

<< Dal kit per neofiti alla produ-zione casalinga il passo è statobreve. Prima la sperimentazionehome made tra pentole e termo-metri, poi un paio d’anni di tran-sizione utilizzando impianti anoleggio. Finalmente nel 2010 nasce ilmarchio Arribal (da leggere alcontrario per capirne immediata-mente il significato) e con esso ilprimo microbirrificio nell’area

toscana della Valdelsa. Qui, cir-condati dalle colline della provin-cia di Siena, Luca, Jacopo eSandro scelgono di fare della birraartigianale la loro professione.Con un obiettivo ambizioso:creare una birra da sposare con lacucina italiana. Non solo un boccale da sorseggia-re in ogni occasione, ma ancheuna bevanda alimentare, a tuttigli effetti compatibile con gli

abbinamenti culinari tipici medi-terranei. Si parte dalla scelta delle materieprime: i malti provengono daBelgio e Germania, ma il sognodi Luca, mastro birraio, è quellodi riuscire a disporre prima o poidi malti italiani. Quella di credere nel territorio èuna filosofia talvolta abusata nelcomparto enogastronomico, maArribal ne fa un assoluto punto

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fermo, investendo cocciutamentesui produttori locali per le forni-ture, in particolare quelle destina-te alle birre speciali. Un esempio? Il miele biologico diSan Gimignano (SI), la farina dicastagne Igp del Monte Amiata(GR), il farro biologico delCasentino. In corso anche una sperimenta-zione con un piccolo coltivatoreumbro per la produzione del lup-polo. Il rapporto diretto con i clienti,rigorosamente libero da ognimediazione, e la collaborazionestretta con i fornitori segnano for-temente l’identità di questomicrobirrificio toscano, in sinto-nia certamente con le dimensionidella piccola realtà produttiva, maanche e soprattutto con la naturastessa della mission aziendale. L’omaggio al territorio è un capo-saldo della produzione e persinodella cura dell’immagine, a parti-re dai nomi delle sei etichette,tutte dedicate a varie tipologie di

razze di volpe. L’idea del logo, infatti, non a casoriporta la coda dell’animalerichiamando volutamente l’anticoCastello di Strozzavolpe situato aPoggibonsi, lungo l’antica ViaFrancigena. Se poi ti lasci guidare dal giovanemastro birraio in un assaggioattento e prolungato, Luca rac-conta con generosità di particolariquelle che non a caso definisce le“ricette giuste” che compongonole creature Arribal. E non tralascia, manco a dirlo, lepotenzialità degli abbinamenti atavola.

NOTE DI DEGUSTAZIONE

CHAMA.Bionda classica, 100% maltod’orzo. Note fruttate, corpoaccentuato, erbacea, speziata.Versatile e ideale per ogni occa-sione.

FENNEK

Strong Ale, ambrata chiara dove imalti la fanno da padrone. Ilcorpo è pronunciato e rotondo.Un doppio malto dal sapore frut-tato.

RUPPELE’ la rossa della famiglia Arribal.Note di nocciola e biscotto. Ilmalto tostato conferisce un colorerosso rubino e il gusto intenso larendono perfetta con le carnirosse.

ZELDALa birra speciale al farro biologicodel Casentino è molto beverina,con una gradazione alcolica di4,7% e scarsa corposità. La presenza di arancia amara espezie di Toscana la rende croc-cante e non dolciastra. I luppolidanno aromi citrici ed erbacei, laschiuma ha una buona persisten-za. Una birra molto apprezzata dalledonne. Ottima con fritture, carnibianche, pesce e come aperitivo.

BIRRIFICIO ARRIBAL

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GRISESDecisamente bevibile questa birra speciale al mieledi castagno biologico di San Gimignano (SI). Il lup-polo non è invasivo, in perfetto equilibrio con ilmiele. L’aggiunta di arancia amara garantisce unabirra rotonda e non stucchevole. Adatta ai formaggistagionati, alle frolle e ai cantuccini tipici toscani.

CORSAKQui il sottobosco esplode grazie alla farina di casta-gne Igp del Monte Amiata. Retrogusto intenso connote affumicate, calde e avvolgenti. Il suggerimentoè per un consumo invernale legato alla stagionalitàdel prodotto da cui ha origine. Bene con i cibi

autunnali, soprattutto con i funghi.

Come raccontano le note di degustazione le birreArribal sono pensate soprattutto per il consumo atavola, in abbinamento ai piatti tipici della tradizio-ne toscana e mediterranea. Nel frattempo l’incontro con il comparto food è giàin atto per stuzzicanti sinergie del gusto da cuinascono, ad esempio, il gelato alla birra e il panetto-ne di produzione artigianale locale a lievitazionenaturale, con impasto e crema di farcitura a base dibirra. Il lancio è previsto in occasione delle prossimefestività natalizie. Intanto si lavora a nuovi progetti,su tutti l’uscita di due nuove etichette nel 2014.

BLACKOUTMalto decisamente scuro, color ebano. L’aggiunta disemi di canapa e fave di cacao conferisce sentori dicaffè e cioccolato. Piacevole aroma di nocciola peruna birra decisa e asciutta.

IBUBionda extraluppolata, decisamente amara anche sei luppoli sono delicati e non preponderanti. Altaconcentrazione di luppoli d’aroma, tendenza a notedi agrume. Schiuma densa e persistente. Buonabevibilità. >>

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Birrificio Artigianale ArribalLoc. Fosci, 24/OPoggibonsi (Siena)www.birrificio-arribal.it

INFO

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E’Luigi D'Amelio delBirrificio Extraomnes diMarnate (VA) ad aggiu-

dicarsi l'ambito titolo di “Birraiodell’anno 2013”, un riconosci-mento ideato e organizzato dalnetwork Fermento Birra che pre-mia ogni anno eccellenza ecostanza qualitativa dimostratanel corso dell'anno appena con-cluso. Una sorta di Pallone d'Oro delmondo della birra artigianale ita-liana che ha visto coinvolti oltrecinquanta giurati, un squadradistribuita in maniera omogeneasul territorio nazionale formata dadegustatori professionisti edesperti del settore, chiamati adesprimere il proprio personalepodio di gradimento. Luigi D'Amelio si è imposto su birrai blasonati, nonostante lagiovane età produttiva (2010), grazie a birre di personalità firma-te con uno stile che attinge alle migliori moderne espressioni delpanorama belga come De Dolle, De Ranke, De La Senne. Birreintriganti, complesse, contraddistinte sempre da una freschezza difondo, dall'immancabile secchezza finale e da una pericolosascorrevolezza. Avviato nel 2010, il birrificio si trova a Marnate nel varesottoall'interno dell'azienda di caffè El Mundo, entusiasta promotricedel progetto Extraomnes. Sono una quindicina le etichette tra fisse e stagionali, imbottiglia-te nel formato da 33cl, tutte ad alta fermentazione di stampobelga. In produzione Luigi D'Amelio è affiancato da fidatoStefano Zandalini e Stefano Celora. 1000hl la birra prodottaannualmente con un impianto da 10hl e una cantina da 170hl. Il premio, giunto alla quinta edizione, nasce con l'intento di rico-noscere il lavoro di un birraio svolto nel corso di un intero anno.A differenza dei classici riconoscimenti, non intende valutare labontà di una birra in un preciso momento, ma piuttosto la bra-vura tecnica del birraio nel suo complesso, la sua filosofia, lacostanza qualitativa dei prodotti. Un approccio fondato sull'inti-mo legame tra birra artigianale e il produttore, che ha permessodi superare alcuni limiti di molte competizioni dedicate alle birreartigianali.

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LUIGI D'AMELIOÈ IL BIRRAIO DELL'ANNO 2013

1) Luigi “Schigi” D'AmelioBirrificio Extraomnes di Marnate (VA)2) Giovanni CampariBirrificio del Ducato di Roncole Verdi diBusseto (PR)3) Nicola PerraBirrificio Barley di Maracalagonis (CA)4) Riccardo Franzosi,Birrificio Montegioco di Montegioco (AL)5) Gino PerisuttiBirrificio Foglie d'Erba di Forni di Sotto(UD)6) Fabio BroccaBirrificio Lambrate di Milano7) Valter LoverierBirrificio Loverbeer di Marentino (TO)8) Enrico Dosoli e Marco ValerianiBirrificio Menaresta di Carate Brianza(MB)9) Francesco Mancini e CarloFranceschiniBirrificio del Forte di Pietrasanta (LU)10) Agostino ArioliBirrificio Italiano di Limido Comasco (CO)

I DIECI MIGLIORI MASTRI BIRRAI

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Prosegue l’impegno di BirraPedavena per una produzio-ne sempre più specializzata,

coltivando con passione un pub-blico sempre più specializzato ecoinvolto, nonchè favorendo losviluppo dell’agricoltura di mon-tagna favorendo la crescita delleproduzioni autoctone di cereali.La Fabbrica di Pedavena lanciacosì una nuova specialità, BirraDolomiti non filtrata, birra abassa fermentazione rifermentatain bottiglia, nata dall'antica cul-tura artigianale della Fabbrica diPedavena. Birra Dolomiti non Filtrata sipresenta con un colore oro caldodai riflessi ambrati, un aspettotorbido caratteristico delle birrenon filtrate e rifermentate in bot-tiglia, con una schiuma cremosa epersistente. È una birra che va assaporata len-tamente per riuscire ad apprezzareappieno i sentori aromatici ,coglierne i profumi e l'aroma divaniglia, mandorla e frutti rossi. Un'etichetta importante e raffina-ta, dallo sfondo nero e con unbordo dorato che contribuisce adimpreziosire quest'edizione esclu-siva e i momenti speciali a cui èdedicata. Con la sua gradazione alcolicamedio alta (6.2% vol), e un gustoequilibrato e rotondo, BirraDolomiti Non Filtrata è infattiideale per accompagnare i pastidelle grandi occasioni o dei piace-voli momenti di relax. Con questo nuovo progetto birra-rio Fabbrica di Pedavena riesce adare voce alla sua eccezionale tra-dizione e al suo spirito innovato-

re. Birra Dolomiti è un progettounico di filiera integrata locale,nato nel 2006, e rivolto alla pro-duzione di una birra con animalegata al ter-ritorio, per-ché pro-dotta nelrispettodell'am-bientecirco-stantee conl'utilizzodi mate-rie primelocali. Il

cuore del territorio delleDolomiti è racchiuso in BirraDolomiti, non solo come partedelle materie prime, ma anchecome saperi, tradizioni e gustoper la qualità, tanto che dal 2010,i territori coltivati con l'orzo pre-sente in Birra Dolomiti, sonodiventati presidio Slow Food. La linea Birra Dolomiti è in con-tinua crescita, infatti negli ultimidue anni non solo ha avuto unrestyling dell'etichetta, ma si èanche arricchita di 3 nuove refe-renze: Birra Dolomiti Speciale,Birra Dolomiti Rossa DoppioMalto e l'ultima novità, BirraDolomiti Non Filtrata, tutte informato da 75 cl, con tappo mec-canico, come da tradizione.

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LA FABBRICA DI PEDAVENA LANCIA UNA NUOVA

SPECIALITÀ, BIRRA DOLOMITI NON FILTRATA

Contenuto alcolico: 6.2 % volSchiuma: cremosaAspetto: torbido Colore: oro caldo con riflessi

ambratiIntensità olfattiva: elevataFinezza olfattiva: gradevoleFrizzantezza: mediaCorpo: rotondoAmaro: discretoEquilibrio gustativo: giustoRicchezza retrolfattiva: nor-

malePersistenza retrolfattiva:

discreta

LA SCHEDA

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< Chi l’ha detto che le vodka sono tutte uguali? eche, soprattutto, nessuna di loro vanta qualità supe-riori, essendo frutto di una massifccia produzioneindustriale?Non può essere infatti soltanto marketing se lavodka ha spesso superato, nei suoi mercati di espor-tazione, nei consumi i superalcolici tradizionali -clamoroso il sorpasso nel 1975 in piena GuerraFredda sul borboun negli Stati Uniti - : le primeleggi “di purezza” che disciplinano la produzionedella vodka risalgono in Polonia e in Russia al 1500con decreti imperiali firmati dagli Zar nei due secolisuccessivi.Sono gli effetti della Rivoluzione d’Ottobre a rende-re la vodka popolare in Europa prima (grazie ai pro-duttori russi fuggiti dalle Guardie Rosse e di nuovo

in attività come Smirnoff, Keglevitch e Romanoff ) epoi nel nuovo mondo, dal secondo dopoguerra doveha ottenuto risultati insperabili.Arriva ora in Italia la Vodka Beluga - brand delgruppo JSC Synergy, uno dei colossi russi del setto-re delle bevande alcoliche nonché terzo produttoredi Vodka al mondo - che viene prodotta nello stabi-limento siberiano di Mariinsky, fondato nel 1900:«Noi crediamo che la vera vodka russa non possache nascere nel cuore della Russia, usando le suematerie prime» spiegano in Beluga.Distillata per la prima volta nel 2002, Beluga èdiventata in breve tempo leader del segmento SuperPremium - Ultra Premium; sui mercati occidentali èpresente a partire dal 2009, ed è oggi venduta inoltre 50 Paesi del mondo. >

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L’ARISTOCRAZIADELLA VODKA

DEGUSTAZIONI

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BELUGA

VODKA BELUGA NOBLE

VODKA BELUGA GOLD LINE

Categoria: Vodka Ultra Premium.Provenienza: Russia (stabilimento diMariinsk, Siberia, lontano centinaia di chilo-metri da qualsiasi insediamento industria-le).Materia prima: cereali russi maltati dellamassima qualità.Acqua: proveniente da pozzi artesiani a300 metri di profondità.Additivi: solo fermenti e additivi naturali,nessun additivo di sintesi.Controlli di qualità: ad ogni fase della lavo-razione.Produzione: distillazione multipla in alam-bicchi continui, rettificazione in cinquepassaggi, filtrazione in due passaggi su car-bone attivo di betulla.Affinamento: 30 giorni prima della messa incommercio.Esame visivo: aspetto cristallino brillante.Esame olfattivo: bouquet fresco, in cuispiccano fragranti accenni floreali e notedi cereali.Esame gustativo: palato pieno, ricco, equi-librato, al tempo stesso sofisticato e profon-do.Sensazioni finali: retrogusto vibrante emolto piacevole.

Categoria: Vodka Ultra Premium.Provenienza: Russia (stabilimento di Mariinsk).Materia prima: cereali russi maltati della massimaqualità.Acqua: da pozzi artesiani a 300 metri.Additivi: solo fermenti e additivi naturali.Controlli di qualità: a ogni fase della lavorazione.Produzione: distillazione multipla in alambicchicontinui, rettificazione in cinque passaggi, filtra-zione in tre passaggi su carbone attivo di betulla,ulteriore filtrazione su quarzo.Affinamento: 90 giorni prima del commercio.Esame visivo: aspetto cristallino brillante.Esame olfattivo: naso fresco, pulito, con notedelicate di grano, di malto e di erbe di monta-gna.Esame gustativo: morbido, avvolgente, texturecremosa al palato, di grande morbidezza earmonia. Sensazioni finali: retrogusto nobile e lunghissimo.Confezione: bottiglia numerata, assemblata inte-ramente a mano, con astuccio in pelle e condotazione di un martelletto (per rompere il sigillodi cera sul tappo) e di una spazzola in setole ditasso (per rimuovere i frammenti del sigillo).L'etichetta è metallica, con uno storione tridimen-sionale fissato a essa.

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< Sbarcano finalmente in Italia i Rhum Agricoledella Martinica firmati da La Mauny.Il nome La Mauny deriva da quello di FerdinandPoulain, Conte de La Mauny, che nel 1749acquistò le piantagioni di canna da zucchero nellaparte più meridionale dell'isola della Martinica.La distilleria, che oggi appartiene al gruppo fran-cese BBS, si trova nelle immediate vicinanze dellepiantagioni; il succo può essere estratto dallacanna da zucchero il giorno stesso del raccolto,per poi proseguire con la fermentazione e ladistillazione.

Durante la stagione della raccolta, La Mauny riti-ra e lavora circa 10.000 tonnellate di canna dazucchero sui 120 ettari di proprietà, mentre altre18.000 tonnellate sono acquistate dai produttorilocali. La Mauny è una delle poche distillerie che tostaancora i barili prima di assemblarli; grazie alleparticolari condizioni climatiche locali, l'invec-chiamento dei suoi Rhum è molto più rapido,con effetti fino a tre volte più accentuati rispettoall'invecchiamento nel continente europeo. Da questo gennaio, La Mauny viene importata daFratelli Rinaldi, di Bologna. >

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LA MAUNY. RHUM

DAL 1749

DEGUSTAZIONI

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RHUM AGRICOLE

RHUM AGRICOLO

BIANCO

A.O.C. MARTINIQUE

RHUM AGRICOLO

AMBRATO 1749A.O.C. MARTINIQUE

RHUM AGRICOLO

VOA.O.C. MARTINIQUE

Esame visivo: colore trasparen-te e cristallino.Esame olfattivo: note iniziali difiori e di canna da zucchero.Seguono sentori speziati dipepe e di lime.Esame gustativo: di buonastruttura, trasforma gradual-mente le note di canna dazucchero in sensazioni più spe-ziate.Sensazioni finali: rhum rotondoe aromatico, decisamentemorbido.Suggerimenti d'uso: ideale inmiscelazione.

Esame visivo: colore legger-mente ramato, con riflessidorati.Esame olfattivo: note domi-nanti di zucchero, spezie evaniglia.Esame gustativo: morbido erotondo al palato, svela sen-tori di zucchero, di toffee e divaniglia.Sensazioni finali: chiusuradecisamente fruttata, connote franche ed eleganti divaniglia.Suggerimenti d'uso: può esse-re consumato liscio o inmiscelazione.

Esame visivo: colore legger-mente ramato, con riflessidorati.Esame olfattivo: note inizialidi canna da zucchero e dilegno. Seguono sentori dipepe e di spezie.Esame gustativo: tonico alpalato, rivela note di bana-na alla fiamma e di fragran-ze speziate.Sensazioni finali: lunga persi-stenza gustativa, con freschenote minerali unite a ricordidi legno.Suggerimenti d'uso: distillatoda meditazione.

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DEGUSTAZIONI

Esame visivo: colore doratointenso.Esame olfattivo: note domi-nanti di vaniglia e di fiori sec-chi.Esame gustativo: rotondo,morbido e strutturato al pala-to, ha sentori di zucchero,spezie e arancia, intessuti aricordi di confettura di frutta.Sensazioni finali: Di lunghissi-ma persistenza, morbido earomatico, ha grande perso-nalità.Suggerimenti d'uso: distillatoda meditazione.

Esame visivo: colore dorato, conintensi riflessi ramati.Esame olfattivo: all'inizio si sprigio-nano aromi di frutta secca, noc-ciola, pepe, toffee e pan di zen-zero. Seguono note di fiori fané edi tabacco. Esame gustativo: potente, ricco earomatico al palato, è un model-lo di forza ed eleganza.Sensazioni finali: di lunghissimapersistenza, coniuga raffinatezzae intensità.Suggerimenti d'uso: distillato dameditazione.

Esame visivo: coloreambrato intenso.Esame olfattivo: bouquetampio e profondo di speziedella Martinica.Esame gustativo: al palatosi colgono distintamentenote di cannella, di mosca-to e di vaniglia.Sensazioni finali: retrogustogradevolissimo di caramel-lo e di agrumi.Suggerimenti d'uso: liscioon the rocks o con l'ag-giunta di acqua tonica ocola.

RHUM AGRICOLO

VSOPA.O.C. MARTINIQUE

RHUM AGRICOLO

XOA.O.C. MARTINIQUE

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SPICY MAUNY

RHUM AGRICOLE

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Nell’ormai lontano 1987, ilgiovane Bruno Pilzer vennespedito da un illustre pro-

fessore di Viticoltura e di Enologia,di nome Attilio Scienza, in Francia,nelle zone di Cognac e Armagnac,con il preciso compito di impararela distillazione del vino e i segretidell’invecchiamento del distillato. Naturalmente il tutto era da farsi inpochi giorni. Potrebbe sembrare oggi una favola,o una pazzia, ma è proprio così chePilzer imparò l’arte della distillazio-ne del vino; anzi imparò anche qual-che piccolo segreto in più sulla pre-parazione del vino base, ricevendoin aggiunta preziose informazionisull’ invecchiamento. In effetti la missione fu compiutanel migliore dei modi - compreso losforzo straordinario sostenutodal…fegato del giovane distillatore,nell’arco di 12 giorni di assaggiincalzanti, e ininterrotti, di distillati. Un’esperienza bellissima, che tutta-via non ha avuto seguito fino aquando la vecchia distilleria Pilzer,dal centro del paese, si è trasferitanella località di Portegnago - che indialetto locale, da sempre, è pronun-ciata come “Portegnac”. Nel momento stesso della costruzio-ne della nuova distilleria è nata lavoglia di realizzare quel desiderioconcepito in Armagnac, e di farecosì un grande distillato di vinoinvecchiato a Portegnac, nel belmezzo delle Alpi italiane. Sembrava un sogno pensare alCognac e all’Armagnac stando aPortegnac, in Valle di Cembra, inmezzo a una natura bellissima macompletamente fuori del mondo. Un sogno, una follia, quasi unaffronto alla Grappa, regina incon-trastata della storia della verdissima

valle trentina…Ma l’assonanza era troppoforte, e le recenti espe-rienze nel mondo delladistillazione del vino trop-po vive per lasciare andaretutto quanto. Così, dopo aver fatto unnuovo corso di aggiorna-mento all’ Universitàfrancese di Segonzac,Bruno Pilzer - il cosid-detto “orso Bruno” - erapronto…Nell’autunno del 2003,spronati dal papà, Brunoe il fratello Ivano si sonomessi all’opera selezionan-do i grappoli di Lagarino,uva bianca particolarmen-te acida, e hanno optatoper una fermentazionemolto delicata e molto lunga. Poi,via con la distillazione, seguendo idettami della migliore scuolad’Oltralpe in merito anche al perio-do ottimale - il gennaio successivo aquello della vinificazione. La distillazione è stata fatta con l’a-lambicco discontinuo a bagnomaria,e molti sono stati gli accorgimentitecnico - empirici adottati per l’oc-casione. Il risultato conseguito è stato ecce-zionale. A questo punto è entrato in scenal’invecchiamento, curato da Ivano:questi, ancora fresco di studi, hadeciso di riprendere una sua ricercafatta sulle componenti aromatiche,che ha poi incrociato col parere diun autorevole ricercatore dell’Istituto Agrario di San Micheleall’Adige (diventato poi uno deimigliori esperti nell’ uso del legno),il dottor Mattivi. L’invecchiamentoha così avuto finalmente inizio il 14

maggio 2004. Il tempo ha fatto il resto.Nell’ottobre 2013 la botte numero10, contenente metà della quantitàiniziale di distillato, è stata svuotata,con tanto di certificazione dell’Agenzia delle Dogane di Trento.Un momento emozionante. Unagrande soddisfazione - l’ultima -soprattutto per papà Pilzer, chetanto aveva desiderato realizzare queldistillato. Ha fatto appena in tempo ad assag-giare l’ambrata acquavite, entusia-smandosi, prima di trasferirsi fra gliangeli del cielo. D’ora in poi, toccherà a Bruno e aIvano portare in Italia e nel mondoil nome e l’altissima qualità diPortegnac 9 – il Brandy così ribat-tezzato dal toponimo dialettale e dalnumero di anni del suo invecchia-mento.L’avverarsi di un sogno lontano.(p.v.)

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N e w sPORTEGNAC 9: COSÌ É NATO UN SOGNO

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< Ubicato in Via Vigevano 20,a due passi dai frequentatissimiNavigli milanesi, troviamo ilnuovo ristorante "The meatballfamily" fondato da una cordatadi imprenditori già attivi sullapiazza di Milano sia nel settoredel food che in quello dell'in-trattenimento. Tra questi spicca il nome delfamoso attore DiegoAbatantuono il quale è statoben felice di partecipare a que-sto progetto, realizzando cosìun suo sogno mai espresso.Amante da sempre della buona

cucina, Abatantuono ha decisodi metterci anche la faccia, nelvero senso della parola, la qualecampeggia sul logo tricolore delristorante in una delle sue piùriconoscibili espressioni deitempi di “Eccezziunale”. Il locale, pur essendo piccolo, ècurato ed accogliente e si trovaall'interno di un vecchio palaz-zo milanese dagli alti soffitti avolta e con i mattoni a vista.Anche la cucina è a vista, dietrouna grande ed alta vetrata. L'arredamento è invece diimpronta newyorkese, con sedie

VIAGGI & SAPORI

Diego Abatantuono, e un grupodi amici, apre il paradiso dellapolpetta a Milano: una nuova

idea di ristorazione tipica italianacon format Usa. E in tavola...

Di Daniela Scaccabarozzi

ECCEZZIUNALEVERAMENTE

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MEATBALL FAMILY

e tavoli bianchi in stile minimal e “divanetti” conschienali in pelle trapuntati di colore rosso. Allepareti, piccoli quadretti delle varie interpretazioni diAbatantuono nei suoi films di maggiore successo.Bello il bancone bar che presenta moltissime botti-glie sia di vino che di liquori, dove vengono servitigli aperitivi serali, accompagnati da piccoli assaggi di

“meatballs”.A fare da contrasto con il design è invece l'offertaculinaria, che si fonda su un unico elemento: la pol-petta. Semplicità, italianità e tradizionalità, ecco iconcetti che questo alimento esprime e sui qualiquesto ristorante ha puntato. Considerato da sempreun piatto di riciclo, la polpetta qui viene riabilitata,

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utilizzando tanti ingredienti espezie provenienti anche daaltre culture per dare vita anuove ricette, dove la fantasiadello chef può spaziare incon-trastata. L'unico comune denominatoreè rappresentato dalla qualitàdelle materie prime utilizzate.La carne, ad esempio, è solopiemontese (proveniente dagliallevamenti Oberto di Alba),mentre la salsiccia è IGP e vieneda Bra (CN). Il tonno invece èsiciliano. Questo pesce è usato per la pre-parazione della polpetta“Sashball” fatta con sashimi ditonno, salsa teriyaki, mandorlea lamelle ed alga nori. Per noi è stata la migliore cheabbiamo assaggiato, oltre che lapiù originale. Segnaliamo poi la “melanzane ementa”, con melanzane tritate,menta, patate, pecorino e moz-zarella. Una polpetta moltomorbida, consigliata ai vegeta-riani. La “TMF” con fassona piemon-tese, grana padano, pane allatte, tuorlo d'uovo, patate emelanzane fritte è risultata inve-ce tenera e gustosa. O ancora ilcurioso binomio della “pollo e

zola” con pollo, noci tritate egorgonzola, che abbiamo trova-to molto saporita.In tutto ci sono ventidue tipi disingole "meatballs" diverse incarta, che fra l'altro variano ditanto in tanto e che possonoessere fritte, in umido, al forno,crude o saltate in padella e chevi verranno servite con diversesalsine (da quella verde a quellabianca con i funghi, dalla BBQalla spicy yogurt). Sono anche riportati dei “menu”già studiati, che non sono altroche dei mix di polpette presen-tati in maniera ludica ed origi-nale, come il “biliardo” adesempio, ovvero un tavolo dabiliardo formato da un letto diinsalata sminuzzata, quindicimeatballs in un triangolo dipasta sfoglia, una polpetta bian-ca e due grissini a fare da “stec-che”.Oppure le “biglie”: otto polpet-te assortite, posizionate su dunedi riso allo champagne, solo perfare due esempi.Il tutto è accompagnato da unalista di vini interessante, nellaquale sono rappresentate tutte leregioni d'Italia (nessuna esclusa)e dalle birre del birrificioAngelo Poretti.

Terminiamo infine con i des-serts, dove ritroviamo il contra-sto italo-americano, dato che laproposta è focalizzata principal-mente sulle cheesecakes, ma rea-lizzate con ingredienti nazionali. Il risultato? La “Key lime” assaggiata era didimensioni italiane, cioè bassa,molto cremosa, strutturata,ricca nel gusto e priva dei grassiche le cheesecakes americaneinvece contengono.Il locale è frequentato da unaclientela eterogenea, anche secon prevalenza giovanile e sonomolti anche gli stranieri. Dopo questo primo formatmilanese e dato che il locale staandando molto bene, nonostan-te il difficile periodo di crisi, l'i-dea è di aprirne altri sul territo-rio nazionale e, forse, persinoall'estero.La formula adottata e cioè esse-re di nicchia ad un prezzomoderatamente contenuto(circa Euro 25,00 a pasto), evi-dentemente funziona.Il locale è aperto tutti i giornisia a pranzo che a cena fino atarda ora, escluso il lunedì e ladomenica a pranzo (ma da apri-le si potrà pranzare invece anchedi domenica).Segnaliamo infine una politicadei titolari degna di nota, vale adire che tutto ciò che non vieneconsumato è donato tutti i gior-ni all'associazione “Pane quoti-diano” in beneficenza, per aiuta-re le persone in difficoltà.Un motivo in più per frequen-tare questo posto. >

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VIAGGI & SAPORI MEATBALL FAMILY

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< Il gusto ha trovato casa a Napoli;di fronte al porto dove attraccanoscintillanti navi da crociera e a ridos-so del centro storico, dedalo di vicolie chiese, e patrimonio Unesco. Alcivico 5 di via Nuova Marina, in unpalazzo di ferro e vetro c'èGrangusto: un unico, grande spaziodove poter mangiare, acquistare,conoscere il cibo e i vini di alta qua-lità. È bar, ristorante, enoteca, pizzeria,mercato di prodotti di consumo evetrina gourmandise: un mondodedicato al cibo come incontro, cul-tura, piacere, consumo quotidiano. A Grangusto si fa la spesa, si mangiauna vera pizza napoletana, si fa laprima colazione consultando inter-net o leggendo un quotidiano e si

cena a la carte. In una location strategica (di fronteal molo di imbarco per le isole delgolfo, a 10 minuti dalla StazioneCentrale) è aperto sette giorni susette, dalla mattina alla sera tardi. Aperto in sordina nell'inverno 2012,è diventato nel giro di un anno lamecca dei buongustai che qui trova-no autentiche rarità come la carne diKobe Wagyu o il poulet di Bresse, ilgrand cru dei volatili che arriva dallaregione rurale dell'Ain; il burro incoccio della Normandia e divertisse-ment gastronomici come i miglioripaté francesi, il fois gras o i grandicaviali russi. Il Mercato, aperto tutti i giorni dalle8.30 alle 22, e articolato su duelivelli, è il cuore pulsante dello spa-

VIAGGI & SAPORI

Torna la grande qualità nell’offertagastronomica di Napoli: dalla fusionfra store e ristorazione alla superba

pizza di Ciro Salvo

IL GUSTORITROVATO

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zio: accanto a prodotti di consumo quotidiano cisono tantissime chicche per intenditori, dallapasta Verrigni trafilata all'oro alle ampie selezionidi tè, sali e acque minerali dal mondo. Non man-cano i prodotti biologici e quelli certificati senza

glutine. ma anche una vasta gamma di prodottiprovenienti da aziende certificate bio. Il bancosalumeria offre salumi e formaggi Dop d'Italia,ma anche il pregiato Jamon iberico. Fiore all'oc-chiello è la panetteria, dove lavorano i maestri

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NAPOLI

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fornai di San Sebastiano alVesuvio, località rinomataper la millenaria tradizionedell'arte bianca. Il forno, rigorosamente alegna, è alimentato da cioc-chi biologici di puro faggio;le farine sono di alta qualitàcome anche tutti gli ingre-dienti che concorrono a fareoltre settanta varietà di pane-integrale, al latte, con lenoci, le olive, ai cinquecereali, ai funghi, alle scarole- sfornate tre volte al giorno. Se la Macelleria propone

carni con pedigree che vengono frollate inun'apposita cella con pareti rivestite di salehimalayano, l'enoteca non è da meno con oltre1200 etichette nazionali ed estere ed unachampagne room climatizzata che sembra uncaveau. Due sommelier di rango illustrano i vini agliavventori, consigliando le etichette giuste perqualsiasi occasione o abbinamento. Il ristorante è sullo stesso piano, come anche lapizzeria, e vale la pena ricordare un serviziounico che Grangusto offre: ciascuno puòrichiedere al tavolo il prodotto - la carne, ilpesce o altro - che ha visto sui banchi del mer-cato o sugli scaffali. È un po' come fare la spesa con lo chef e seder-si al tavolo secondo la voglia del momento. >

Ciro Salvo arriva a Napoli. 50 kalò è il nome dellapizzeria che a febbraio 2014 apre in piazzaSannazaro, a pochi passi dal molo di Mergellina e

dal lungomare, in una delle piazze più storiche e belle dellacittà. La pizzeria nasce dalla radicale ristrutturazione dei localiche, per oltre mezzo secolo, hanno ospitato il ristorante AlSarago. Il progetto nasce da un'idea di Maurizio Cortese e dallavolontà di portare a Napoli uno dei più rappresentativiinterpreti della autentica pizza napoletana: Ciro Salvo,maestro dell'impasto e appassionato cultore degli ingre-dienti che fanno della pizza un capolavoro indiscusso. Daqui la scelta del nome della pizzeria: 50 kalò, che rac-chiude in sé storia e tradizione e che, in una solaespressione, racconta il lavoro di Ciro Salvo. 50 Kalò,nel gergo non scritto usato da secoli dai pizzaioli,vuol dire "impasto buono". I pizzaioli usano infattidire kalò per indicare qualcosa di buono e skatà perdire cattivo; parole di origine greca (kalos in grecosignifica bello, buono) che nel corso dei secoli hannoincontrato le infinite sfumature di suoni e parole deldialetto partenopeo. Il 50 infatti nella cabala e nellasmorfia partenopea è il pane e i pizzaioli sono mae-stri dell'arte bianca, si sa. 50 kalò è dunque l'impa-sto, il panetto buono, da cui nasce una pizza buona,condita con i migliori ingredienti. Dall'esperienza di Maurizio Cortese è nato il menudi 50 Kalò basato su selezione delle materie prime,stagionalità e ricerca del buono: ecco allora l'olio extraver-gine d'oliva da agricoltura biologica de Le Peracciole, latenuta agricola a Punta della Campanella del Don Alfonso1890; i pomodorini del piennolo del Vesuvio dop; il pomo-doro San Marzano Dop; il Fior di Latte di Agerola, laMozzarella di bufala campana Dop ed altri latticini dacaseifici selezionati; il raro Conciato Romano Predisio SlowFood; il Parmigiano Reggiano Dop 24 mesi di stagionatu-ra; ed ancora la cipolla ramata di Montoro, l'agliodell'Ufita, le acciughe di Cetara, i capperi di Salina, la'nduja artigianale di Spilinga. L'obiettivo è offrire pizzedella tradizione e pizze d'autore, buone, fatte come tradi-zione comanda, dove ogni passaggio - dall'impasto al forno,al condimento finale -, ogni più piccola scelta, è frutto diuna ricerca attenta e di una passione antica. Dal menu che varierà con le stagioni, non mancheranno lepizze fritte, altra grande passione di Ciro Salvo.

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50 KALO’: LA PIZZERIA

DI CIRO SALVO A SANNAZARO

VIAGGI & SAPORI NAPOLI

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2014

Degustazioni:Sparkling di Sua MaestàLessini Durello DocCastelcerino, la verticaleNino FrancoMontepulciano d’Abruzzo

Franciacorta:-Vigna Dorata-La Montina- Antica Fratta- Massussi- Lo Sparviere 

Miolo: fascino carioca

SPECIALE PROWEIN E VINITALY

E tanti altri approfondimenti sul numero di

Direttore�responsabile:�Beppe�Giuliano

([email protected])telefono�+39�045�591342

Caporedattore:Nicoletta�Fattori

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Redazione�e�DegustazioniVia�G.�Prati�18�-�37124�Verona

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Hanno�collaborato�a�questo�numero.Enzo�Russo��(Enogastronomia)

Filippo�Ciardi,�Daniela�Scaccabarozzi,Francesca�Lucchese,�Carlo�Rossi,��F�,

Giulio�Bendfeldt�Euposia�pubblica�in�esclusiva�

gli�articoli�de

Impaginazione:�ConTesto�editore�[email protected]

Si�ringrazia�per�il�materiale�fotograficoCristina�Fattori,��Archivio�Meatball

Family,�Francesca�Lucchese,Alessandra�Pezzutti��-�Giulio�Bendfeldt

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