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L A R IVISTA DEL V INO E DEL B UON B ERE PER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO Anno XIII - n. 81 - Euro 5 - Dicembre 2014 Challenge Euposia Weinguter Wegeler über alles: è del Reno il miglior SW del mondo Make wine not war Grandi vini dal Medio Oriente che non si arrende www.euposia.it www.italianwinejournal.com Brunello di Montalcino: le nostre scelte per il millesimo 2009 - Simonit conqui- sta Château d’Yquem - Cà del Bosco: ecco il Dosage Zéro Noir - Trentodoc: la grande degustazione - Le Marchesine: matching perfetto con gli chef interna- zionali - Frescobaldi: così a Londra - Panettoni: i migliori del 2014 sono “made in Sud” - Beretta, c’è del nuovo padella - Soligo, cuore in Prealpi BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR" Südtiroler Sekt I fantastici cinque

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Grandi vini nell'ediizone di dicembre 2014: dal Brunello di Montalcino 2009, a Cà del Bosco col Dosage Zéro Noir, agli SW di Alto Adige e Trentino, ai vincitori del Challenge Euposia e quattro, imperdibili, vini da Siria, Israele e Libano

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LA RIVISTA DEL VINOE DEL BUON BEREPER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO

Anno XIII - n. 81 - Euro 5 - Dicembre 2014

Challenge EuposiaWeinguter Wegelerüber alles: è delReno il miglior SWdel mondo

Make wine not warGrandi vinidal MedioOriente chenon si arrende

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Brunello di Montalcino: le nostre scelte per il millesimo 2009 - Simonit conqui-sta Château d’Yquem - Cà del Bosco: ecco il Dosage Zéro Noir - Trentodoc: lagrande degustazione - Le Marchesine: matching perfetto con gli chef interna-

zionali - Frescobaldi: così a Londra - Panettoni: i migliori del 2014 sono “madein Sud” - Beretta, c’è del nuovo padella - Soligo, cuore in Prealpi

BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR"

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I NOSTRI RIFERIMENTI

Tel. - Fax 045 591342 - [email protected] inviare cartelle stampa o materiale informativo:Nicoletta Fattori: [email protected] inviare bottiglie da inserire nelle degustazioni cieche:Redazione Euposia - Via Prati 1837124 Verona (Vr)

PRIMO PIANO12-17   Camera (106) con vista

Locanda Ristoro San Marco a Maderno sul Garda

118-25 Brunello, la collina dei famosiL’annata 2009

DEGUSTAZIONI

50-53 Medio OrienteQuattro grandissimi vini fra Israele, Libano e Siria

42 Sudtiroler SektI “fantastici cinque”

38 Cà del BoscoIl nuovo Dosage Zéro Noir

54 Franciacorta giramondoLe Marchesine e le cucine internazionali

64  TrentodocFascino “alpino”

TERRITORI E FOCUS

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32   Challenge EuposiaTutti i vincitori dell’edizione 2014

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Si chiama Tenuta Caseo, ilnuovo investimento dellafamiglia Tommasi, storica

realtà di viticoltori dellaValpolicella Classica, Verona.Tenuta Caseo si trova nell'altaValle Versa, misura 80 ettari, dicui 44 di vigneto in produzione,22 in fase d'impianto ed i rima-nenti 14 ettari sono bosco, cor-nice naturale dei vigneti e riservadi caccia.La tenuta Caseo è unica peresposizione al sole, tutta sud-sudovest, e per composizione delterreno con tenore elevato diargilla, accompagnato da buonepresenze di calcare attivo, perfet-to per la produzione di vini distraordinaria eleganza come ilpinot nero.I vigneti sono coltivati nel rispet-to delle direttive CEE riguardan-ti l'agricoltura a basso impattoambientale; allevati a cordonesperonato e guyot classico conrigide pratiche agronomiche permantenere basse rese e favorire laproduzione di uve di elevataqualità.

La chiusura dell'accordo e l'ac-quisto è di pochi giorni fa, ma lafamiglia Tommasi è presente nelterritorio dell'Oltrepò Pavese dacirca un anno, grazie alla prece-dente acquisizione dei vignetidella Colonia Bonsignori aSoriasco di Santa Maria LaVersa.Il progetto di sviluppo di questatenuta è solo all'inizio. Come dafilosofia aziendale, la volontà èquella di dare prestigio e risaltoal territorio, mantenendone l'i-dentità e cercando di esprimernel'eccellenza.«Crediamo nelle potenzialità diquesta tenuta ed il progetto cheabbiamo valorizzerà non solo ivini per cui l'Oltrepò è famoso,il metodo classico ed il pinotnero, ma anche l'intero territorio- afferma Dario Tommasi, presi-dente - Non vogliamo in alcunmodo interferire con le realtàpresenti, ma anzi interagire, col-laborare e crescere insieme ai giàqualificati produttori dellazona».In merito alle insistenti voci che

si sono rincorse in questi ultimigiorni e che hanno coinvolto lafamiglia sulla questione dellaCantina La Versa, DarioTommasi afferma che è veritierol'interesse ed il dialogo con unimportante gruppo internaziona-le per un ingresso assieme aTommasi, anche se i tempi perverificarne la fattibilità sono almomento molto stretti.Dario Tommasi sottolinea inol-tre il fatto che le tenute che rap-presenta «fanno parte e sono ilfrutto del lavoro e dei sacrifici diun'intera famiglia, dedita allaviticoltura da sempre E chesegue la politica dei "piccolipassi", attenti e misurati, allalarga dalle speculazioni di ognigenere».Tenuta Caseo, si aggiunge allealtre tenute della famiglia:Tommasi Viticoltori, in Veneto,Poggio al Tufo in MaremmaToscana e Masseria Surani aManduria, Puglia, per un totaledi circa 400 ettari vitati, compre-si nel master brand TommasiFamily Estates.

SI ALLARGA ALL’OLPREPO PAVESE LA “RETE”DI TOMMASI: ACQUISITA TENUTA CASEO

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RUSSIA

E’il grande ritorno della vitivini-coltura russa: dal Mar Nero,per la prima volta in Italia,

Abrau Durso - maison spumantisticafondata dallo Zar Alessandro II° nel1870 - si racconta attraverso noveimperdibili vini: sparkling metodo clas-sico e fermi.Questi i vini in degustazione:- Brut Vintage, 2009- L'Art Nouveau, 2009- Victor Dravigny Brut N.V.- Imperial Brut Rosé, 2009- Victor Dravigny Rosè , n.v- Rouge Semi -sweet, n.v.- Usadba Divnomorskoye, West Hill

blend 2012 (sette medaglie d'oro aMundus Vini 2014)- Cuvee Alexander II, brut rosé 2009(una medaglia d'oro a Mundus Vini2014).

Alessandro II° (nonno di Nicola II°fucilato dopo la Rivoluzione d'Ottobre)fu l'ultimo grande riformatore dellaRussia; grande appassionato di vini (insuo onore Louis Roederer creò il celebreCristal) decise di avviare una produzio-ne nazionale di vini e spumanti. Unapassione ed una attività che proseguìdopo la sua morte, tanto che vennemantenuta anche dall'Urss.

TASTING EX...PRESS: MARTEDI 24 MARZO 2015DALLE ORE 11.00 ALLE ORE 12.00

SALA IRIS PALAEXPO INGRESSO A1 - PIANO/LEVEL - 1

«ABRAU DURSO: IL RITORNO DELLO “CHAMPAGNE”DELLO ZAR»

Per accedere alla degustazione bisogna essere in possesso di un biglietto di entrata alVinitaly e prenotarsi sul sito www.vinitaly.com area visitatori/degustazioni

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L’Aglianico e la Falanghinadi Sant'Agata dei Goti perBill De Blasio, sindaco di

New York originario dell'anticoborgo sannita.Una tiratura limitata di sole 100bottiglie per celebrare l'elezionedi De Blasio a sindaco della piùimportante città statunitense.L'omaggio viene dalla famigliaMustilli viticoltori in Sant'Agatadei Goti dal 1700 che ha volutodedicare al Primo cittadino diNew York un'etichetta specialedisegnata dal celebre illustratoreinglese David Atkinson. I vinirappresentano la più alta espres-sione del territorio di Sant'Agatadei Goti e la storia della famigliaMustilli: l'Aglianico e laFalanghina, la cui riscoperta evalorizzazione si deve proprio allericerche appassionate di LeonardoMustilli. «Da cinque generazioni, la nostrafamiglia produce vini aSant'Agata dei Goti e celebrarecon un nostro vino De Blasio,Primo Cittadino di New York, èstato un pensiero immediato. Gli abbiamo dedicato un'etichet-ta che suggella il ricordo del per-corso che fecero i suoi antenatiquando lasciarono questo piccolopaese del Sud Italia per emigrarenegli Stati Uniti» spiega PaolaMustilli che insieme alla sorellaAnna Chiara guida la storicaazienda familiare.Le prime due magnum furonoinviate a New York all'indomanidell'insediamento di De Blasioche ora, nel suo recente viaggio inCampania, ha voluto recarsi inSant'Agata dei Goti per riallaccia-re i fili della memoria e ringrazia-re la famiglia Mustilli di persona.

AGLIANICO E FALANGHINA MUSTILLI IN EDIZIONELIMITATA PER BILL DE BLASIO

Sul mercato “Le Volte” dell'Ornellaia 2012

Debutta sul mercato “LeVolte dell'Ornellaia” : unblend creato con massima

cura che unisce i migliori terroirsdella Toscana. Combina l'espres-sione mediterranea di opulenza egenerosità con doti di intensità ecomplessità: la morbidezza delMerlot, la struttura importante delCabernet Sauvignon supportatadalla vivace personalità delSangiovese. La vendemmia 2012 èstata caratterizzata da poche piog-ge, così come la 2011: «La man-canza d'acqua si è sentita giàdurante l'inverno, freddo ma pocopiovoso. Al momento del germo-gliamento le precipitazioni accusa-vano un deficit di circa 100 mmrispetto alla media pluriannuale -spiega Leonardo Raspini, Dg edagronomo Ornellaia -. Una prima-vera soleggiata e mite ha condottoad un ottimo sviluppo vegetativoportando ad una fioritura rapida eomogenea. Luglio e agosto sonostati caldi e quasi privi di piogge,

facendo temere problemi diblocco della maturazioneper mancanza d'acqua».Nonostante ciò, l'invaiatu-ra si è svolta in perfettecondizioni completandosicosì in modo regolare esoddisfacente. Alcune piog-ge tra fine agosto e iniziosettembre, hanno poi datoun'ulteriore accelerazionealla maturazione che si ècompletata in modo uni-forme con ottimi parametrisia aromatici che polifeno-lici. «Il 2012 regala un'altrabellissima espressione di LeVolte dell'Ornellaia.L'annata calda ma senza eccessi hapermesso un'ottima maturazionedelle uve - così Axel Heinz, enolo-go - Il vino si presenta con il solitocolore intenso, un naso ampiamen-te fruttato e leggermente speziato.In bocca colpisce una trama tanni-ca elegante, setosa, sottolineata daun'acidità vibrante e rinfrescante».

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L’Aglianico in una nuova esorprendente forma è lasorpresa che l'azienda vini-

cola campana Villa Matilde pre-sentato allo scorso Vinitaly: arri-va Mata, il primo spumante fir-mato Villa Matilde, un rosatoottenuto al 100% da uve delpiù nobile vitigno autoctonocampano, prodotto conMetodo Classico. Le uve 100% Aglianico pro-vengono dalle Tenute stori-che di San Castrese nel terri-torio dell'Ager Falernus,lungo le pendici del vulcanospento di Roccamonfina, inprovincia di Caserta. La vendemmia è quella del2011. Dal colore rosa chiaro,con perlage fine, Mata siapre in degustazione consentori di frutti a baccarossa accompagnati dapiacevoli note floreali. Alpalato è fresco e dibuono spessore confinale avvolgente esetoso, ideale comeaperitivo, versatile atutto pasto. «Gran parte delnostro lavoro -racconta SalvatoreAvallone, titolarecon sua sorellaMaria Ida di VillaMatilde - consistenella ricerca deglistrumenti pratica-bili per la valoriz-zazione del nostrogrande patrimo-nio enologico. Inostri vitigni, lanostra storia meri-tano nuove forme.

È per questo che abbiamo decisodi investire su questo progetto,perchè crediamo che anche dallaCampania, e da vitigni importan-ti come l'Aglianico possanonascere vini spumanti interessan-ti. E speriamo che Mata possa

divenire uno di questi».

Con Mata, Villa Matilde inaugu-ra il "Progetto spumanti" eaggiunge al suo già portfolio unanuova gamma - entro la fine del2014 sarà presentato un secondospumante da uve Falanghina - inlinea con il trend positivo delconsumo delle bollicine italiane.

BUONE NUOVE DAL VINO CAMPANO: ARRIVA MATA, LO SW ROSÈ DI VILLA MATILDE

Cantina Andriano conquista i mercati dell’Est

È iniziata nel 2008 una nuova eraper Cantina Andriano. La fusionea livello amministrativo con

Cantina Terlano ha avuto infatti effetti posi-tivi, non solo dovuti alle ottime sinergie chesi sono create, ma ha anche portato ad unnuovo posizionamento del marchio: «Oggi

possiamo dire che la svolta storica non ha altro che rafforzatoCantina Andriano, conferendole un carattere ancora più fortee deciso» afferma Hansjörg Hafner (nella foto), ex presidentedi Cantina Andriano e oggi vicepresidente a Terlano.«La rigorosa attenzione alla qualità ci ha permesso di farconoscere il marchio Cantina Andriano a livello interna-zionale».«Dall’autunno 2010, quindi da circa 4 anni, i vini diAndriano hanno conquistato un nuovo posizionamen-to sul mercato, con un’immagine completamente rin-novata. La quota export si attesta oggi al 37 percento, il 20 per cento in più rispetto all’inizio.Considerando una produzione annua pari a 450.000bottiglie di vini rossi e bianchi, ciò si traduce in190.000 bottiglie complessive esportate» spiega ilresponsabile commerciale Klaus Gasser. Gli ultimipaesi “conquistati” da Cantina Andriano sono Russia,Repubblica Ceca e Giappone. Fino a qualche annofa le esportazioni avvenivano solo verso la Germania.«Dopo la fusione abbiamo ridotto la nostra gammain modo mirato e abbiamo puntato ad aumentare lariconoscibilità del marchio, facendo attenzione sia ainomi conferiti ai vini sia al design delle bottiglie.Tutto ciò in preparazione all’entrata di Cantina

Andriano sui mercati internazionali» conclude Gasser.

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PROWEIN 2015

Dopo il successodella passata edi-zione - 50 cantine

partecipanti, 1350 visi-tatori professionali, 110giornalisti della stampaspecializzata presentiallo stand nei tre giornidi manifestazione - tornaal prossimo Prowein(Düsseldorf, 15-17marzo 2015) l’appunta-mento con lo standDESA-Euposia che, rad-doppiato nelle dimensio-ni, sarà posizionato nellaHalle 15, postazioneA41. Più spazio per le Cantinee, soprattutto, più spazioper le degustazioni conun’area dedicata anchenella Enoteca dellostand.Questo il calendario(provvisorio) delle degu-stazioni per buyer e

giornalisti che si terran-no nei tre giorni:

DOMENICA 15 MARZO

09.00-18.00Enoteca- SelezioneItaliana curata da GianniDe Bellis.- Dal Friuli: La Magnolia- Dalla Scozia: Lagavulin,Oban, Cragganmore(limited editions)

10:45 Verticale Lugana FabioContatoUn’opportunità unica diconoscere i LuganaFabio Contato dal 1996al 2012 (consulenteMichel Rolland), e ilgrande potenziale delTrebbiano di Lugana,direttamente dalla vocedel produttore.

12:15 DOC Terre di CosenzaNuovi vini da antichi viti-gni. La sorpresa dellaeccezionale freschezzaed eleganza di questivini, abbinati alle specia-lità gastronomiche cala-bresi.Modera: Jens Priewe.

13:45 Challenge Euposia:degustazione e premia-

STAND DESA-EUPOSIAPROGRAMMA DELLE DEGUSTAZIONI PUBBLICHE

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zione dei vincitori dellaSettima edizione delnostro Challenge inter-nazionale per SWmetodo classico.Presenta: ChristineMayr, AIS Bolzano

14:05Champagne BrunoPaillard

15:05 Brunello di Montalcino,verticale di “LaTogata” RiservaDocg:1997,1998,1999,2001 e 2004.

LUNEDÌ 16 MARZO

09.00- 18.00Enoteca, SelezioneItaliana curata daGianni De Bellis.- Dalla Valpolicella:Corteforte- Dalla Svezia: l'Icewinedi Goran Amnegard- Dalla Scozia:Lagavulin, Oban,Cragganmore (limitedEditions)

10:45 Emidio Pepe: “vertica-

le” attraverso quattrodecadi del leggendarioMontepulcianod'Abruzzo Bio Doc.Conduce la verticale:Sofia Pepe.

12:05 Durello: una perla dalvulcano.Lessini Durello Doc, le“nuove” bollicine vene-te: dieci produttori di

metodo classi-co in una grande degu-stazione, con vinianche del 2006.Conduce: VeronicaCrecelius.

14.15 Pinot Noir: i migliorid’ItaliaConduce: Jens Priewe

15.35Lungarotti:Verticale delRubesco Riserva VignaMonticchio1997-2008Conduce: ChiaraLungarotti

16.45Ribolla: i nuovi metodoclassico da Collio, Friulie Slovenia.

MARTEDÌ 17 MARZO

09.00- 18.00Enoteca, SelezioneItaliana curata daGianni De Bellis.- Dalla Scozia:Lagavulin, Oban,

Cragganmore(limited Editions)

13.05 Dal Proseccoall’Amarone: la

forza degli autoctonivincenti, nuovi prota-gonisti.Conduce la degustazio-ne: Veronica Crecelius.

14.35 Lambrusco: il megliodella tradizione pada-na, la rivincita di unadenominazione storica.Conduce: VeronicaCrecelius.

17:45 Tutti i giorni: alla finedella giornata ostrichee caviale.

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<< Non si può sfuggire al proprio destino. Nonquando nasci nella stanza 106 della locanda difamiglia e dopo aver vissuto, in quella stanza, l'in-tera giovinezza.Non quando hai imparato a seguire i clienti, fra uncompito di scuola e un altro. Non quando la locanda, dove da due generazioni latua famiglia è impegnata notte e giorno, non staalla periferia industriale di una fumosa città delnord, ma è affacciata su uno dei più bei golfi dellago di Garda, quello di Maderno, con una luce,una brezza, un panorama che, linea d'orizzonte aparte, potresti confondere con uno dei tanti Capdella Costa Azzurra.Beh, in verità lui a sfuggire al suo destino ci avreb-be pure provato.Ha girato il mondo seguendo le sue passioni, cer-cando dei prodotti tipici che fossero delle vere e

proprie storie da raccontare; studiando e cercandovini autentici che potessero insegnare ogni voltaqualcosa di nuovo.Alla fine però il destino ha raggiunto CostantinoGabardi riuscendo però a dargli la fortuna di met-ter assieme la sua storia e passione professionalecon l'eredità di famiglia e i suoi doveri di “varon”,di primogenito.E davanti al bivio - affidare ad una terza mano lagestione oppure assumersi la responsabilità di unarinascita - ha scelto di seguire il richiamo del lago.Siamo lontani però da un “buen ritiro”: «No, quiabbiamo dovuto ripartire rimboccandoci le mani-che. La Locanda mostrava i segni di un tempo,della crescita tumultuosa del turismo di massa degliAnni Sessanta e della scelta di portare a Madernoun turismo “tranquillo”, fatto in larga parte diseconde case e pensionati. Una scelta che da un

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LUOGHI

CAMERA (106)CON VISTA

Costantino Gabardi torna a casa e“rifonda” la locanda di famiglia.

Facendola diventare il cuore pulsantedella nuova movida gourmand del

Garda

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lato ha mantenuto in larga parteintegra Maderno, ma dall'altronon costituiva certo un incenti-vo a restare aggiornati, a guar-dare le nuove tendenze. Unquieto vivere, certo, ma che seandava bene nel passato oggi fadi Maderno una bella addor-mentata».Un quieto vivere che non calza-va molto a pennello conCostantino: «Beh, mi son detto:se debbo gestire la Locanda, chediventi però un punto di riferi-mento, che richiami un ospitediverso, che testimoni di uncambiamento».Davanti alla nuova sfida,Costantino chiama a raccoltafamiglia ed amici.La Locanda deve essere rimessa

a nuovo. Si parte dei locali del-l'area ristorazione: cucina e saleda pranzo.Con la compagna Daniela sirivalutano gli spazi comunirecuperando anche una stalladel Cinquecento che era nelnucleo storico dell'abitato diMaderno. Si rifanno gli impian-ti, si scelgono colori ed arredi.Ma questo è soltanto l'involucroesterno, bisogna trovare un'ani-ma che possa tradurre anchenell'offerta gastronomica questavoglia di cambiamento, masoprattutto questa maniacaleattenzione alla materia primache Costantino ha acquisitogirando come cronista e comegourmand.L'anima ha le fattezze e il volto

di Piercarlo Zanotti, chef bre-sciano giramondo già stellaMichelin, che dopo esperienzeun po' dappertutto sente l'esi-genza di fermarsi e di condivi-dere un"progetto". E, soprattut-to, di riprendersi la "stella" cheaveva conquistato all’Ortica diLonato.Zanotti guida uno staff di cuci-na tutto nuovo che si poggiasull'entusiasmo dei rookie comeCarmelo Ferrera, giovane souschef di talento, e sulla esperien-za di alcuni pivot. Come ungrande maestro pizzaiolo; comeIginio Massari, che ha creatodei dolci in esclusiva per lalocanda; come Dennis Metz cheha contribuito dall'alto della suaesperienza a formulare pacchetti

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di abbinamento dei diversi menù.Zanotti porta nei suoi piatti il rigore della passio-ne per la materia prima, per una cucina che nonsottragga nulla alla forza, alla vitalità dei prodotti,e che soprattutto non aggiunga, che non ecceda,che non sovrasti.«E' un rigore che ho appreso in Giappone - spie-ga ad Euposia lo chef giramondo con diverseesperienza internazionali sulle spalle - e che con-sente ai nostri ospiti di arrivare al cuore del pro-dotto, a scoprire le caratteristiche di ogni singolo

ingrediente dei nostri piatti».Del resto, che senso avrebbe alterare la materiaprima quando questa è capace di arrivarti in “bot-tega” nel cuore della notte dalle mani del pescato-re che l'ha appena catturata nell'Alto lago?O quando la “recherce” di ogni singolo ingre-diente ha raggiunto il parossismo, andando a sco-vare i produttori, i prodotti, piú originali, piùparticolari, più ricchi di profumi e sapori.Molti prodotti ed ingredienti non sono ancoradistribuiti in Italia, ma sono il diretto filo con-

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duttore col lavoro storico di Costantino. Un esempio sono gli aperitivi: un Vesper con ilLillet originale, Gin Tonic con una carta dedicatadi 30 gin (la grande passione del patron) per 10toniche premium, Pimm’s con il N°1, il N°3, ilN°6 e il Summer Limited Edition.Altro esempio, i menu proposti dallo staff diPiercarlo. A partire dall’entry-level “Gastro Bistrot” che pre-vede dalle pizze-gourmet (farine dell’antico molinoCaputo, pomodori di Corbara o del Piennolo), all’-hamburger di chianina, al kebab (rivisitato conpane cotto al momento e mayonnese al beberéethiope) ingredienti e materie prime che rendonola definizione “entry-level” poco più di un insultotanto sono esclusive e contemporaneamente abbor-dabili; al “Ristorante Gourmet” con una opzionepiù complessa che prevede ben quattro opportunitàper i gourmand - menu del giorno, menu del lago,menu Signature (ovvero lo storia stellata dello chef

attraverso i suoi piatti più originali ed il suo rac-conto), menu Caviar (quattro diverse sfumature dicaviale) - con un range di prezzi da 24 a 100 euro.Ricca la carta dei vini, che racchiude gran partedella storia di Costantino, così come quella dellebirre e delle acque minerali.Tre caffè: un decaffeinato in grani, una miscela diSantos e Blue Mountain e una monorigine daPortorico che prende il nome dalla tenuta Maricao,tutti macinati al momento. Selezione di te in fogliae tisane, zuccheri biologici.Dopo il dessert e la pasticceria fine prima e dopo ilcaffè vengono serviti dei dolcetti creati in esclusivadal maestro Iginio Massari.Il San Marco dispone di tre salette per la ristorazio-ne d’autore - da venti, da cinque, da quindici per-sone più una table d’hotes per poter incontrare vis-a-vis lo chef -, una terrazza sul lago, a pochi passidalla pieve romanica di Sant’Andrea e da VillaBianchi destinata a diventare, nel prosieguo dellariconversione, veranda con cucina a vista.La riconversione, nel prossimo biennio coivolgeràfortemente anche la componente alberghiera: leattuali venti camere diventeranno nove cameresuperior, tre suite con spa interna, e tre juniorsuite. Verranno rivisitati anche gli spazi comunicome un giardino verticale nei cortili interni, unapiccola spa e una palestra per le camere che nonl’avranno internamente.Ma questo fa parte del futuro; di primo acchitoresta il nuovo volto del San Marco e la sua capacitàe voglia di stupire.Il destino compie giri a volte bizzarri. Ma anche perfettamente riusciti. >>

La conduzione del “San Marco Locanda con Ristoro1727” è diretta da Costantino Gabardi, affiancatodalla compagna Daniela Bulleri, con l’executive chefPiercarlo Zanotti (nella foto) e la giovane promessaCarmelo Ferrera (in alto a destra).

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Come detto, è la grande passione diCostantino Gabardi. E questi sonodue straordinari esempi della ric-

chissima, quasi unica, selezione di Gin(inglesi e non) che si trova al San Marco.

HASWELL LONDON DISTILLED DRYGINÈ londinese, come Julian Haswell, MasterDistiller e proprietario che dichiara: «A mioparere i tre ingredienti più importanti perfare un London Dry Gin classico sono,naturalmente, bacche di ginepro, radice diangelica e semi di coriandolo. Ho semprevoluto fare un Dry Gin che potesse, inprimo luogo, essere goduto pulito, dopo diche, ognuno potrà fare quello che vuole».Gli ingredienti che il Master Distiller hascelto sono: bacche di Ginepro, Angelicadall'Europa, semi di Coriandolo dalMarocco, Santoreggia, Limoni dallaSpagna, Grani del Paradiso dall'AfricaOccidentale, buccia d'Arancia da Haiti eMarocco, radice di Liquerizia dalla Cina eEuropa.

MARTIN MILER'S LONDON GIN e WESTBOURNE STRENGHT 90°PROOF La palma del gin più ricercato e dal percor-so produttivo più dispendioso spetta sicura-mente a questo gin. Martin Miller's Gin ènato da un idea eccentrica di tre amici diNotting Hill, che decidono di produrre ungin senza badare a costi e problematichelogistiche, ma con un solo obbiettivo: laqualità. La distillazione avviene nel cuoredell'Inghilterra, utilizzando i botanici classi-ci tradizionali, l'alambicco discontinuo"Angela" è stato costruito da Jonh Dore,infine il distillato viene trasportato inIslanda, dove viene addizionato dell'acquadei ghiacciai, fino a dieci volte più pura diogni acqua minerale.

Trenta Gin per impare ad amare questo simbolo del British style (e non solo)

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LA COLLINADEI FAMOSI

<< La zona di produzione dei vini di Montalcino èall’interno del territorio del Comune di Montalcino. Uncomprensorio di 24.000 ettari, dei quali solo il 15% èoccupato dai vigneti.La zona ha una forma pressoché quadrata, i cui ‘lati’sono delimitati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia.Montalcino, che dista circa 40 km in linea d’aria dalmare e 100 km dagli Appennini, è in una zona collinaredal paesaggio incontaminato.Un ambiente agricolo di grande storia e di grande bel-lezza che, dal 2004, è iscritto dall’Unesco nel

Patrimonio dell’umanità. Il territorio ilcinese è costitui-to da una sola grande collina in gran parte coperta diboschi. Le coltivazioni alternano vigneti, oliveti e semi-nativi con un gran numero di edifici in pietra che testi-moniano la centenaria coltivazione di queste terre.La collina di Montalcino si è formata in ere geologichediverse e presenta caratteristiche del suolo disomogeneeper costituzione e struttura.La parte più antica, a livello di formazione geologica, èquella situata ad un livello di altitudine maggiore e pre-senta una composizione prevalente di alberese e gale-

ANTEPRIME

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Montalcino e il suo Brunello: ovvero unadelle eccellenze italiane per antonomasia,capace anno dopo anno di stupire anche

i winelover più affezionatidi Alessandra Piubello

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BRUNELLO

stro, ai quali si alternano arenariefini, calcari marnosi e calcari agrana fine: terreni non particolar-mente ricchi, ma che si sposanoperfettamente con le richieste delvitigno Sangiovese.Nella parte posta più in basso, sitrovano invece argille ricche in saliminerali, originatesi per trasportodi detriti alluvionali.La maggior parte delle aziende è

concentrata nella fascia di mediacollina, dove la presenza del ventogarantisce le condizioni miglioriper lo stato sanitario delle piante.Il terreno diverso, la presenza diversanti con orientamenti differen-ti, la marcata modulazione dellecolline, lo scarto altimetrico deter-minano microambienti climaticimolto diversi tra loro, malgradol’estrema vicinanza delle zone.

Dalla collina che domina il paese,Poggio Civitella, è possibile suddi-videre la zona in quattro versanti,che danno caratteristiche organo-lettiche peculiari ai vini, riconosci-bili dagli intenditori.Il versante nord presenta un terre-no variegato nelle sue componentiche si alternano continuamente,mediamente fertili e sciolti.Il clima più rigido costringe ad

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LE NOSTRE SCELTE: BRUNELLO DI MONTALCINO DOCG

ANTEPRIME

LE POTAZZINE

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Pienezza fruttata, succosa maturità, espansivo algusto con note intense di lunga prospettiva. Unasilohuette tridimensionale, con un futuro radio-so.L'azienda nasce nel 1993 grazie a GiuseppeGorelli, perito agrario ed enologo. La tenuta ècostituita da cinque ettari di vigneto, tre deiquali si dispiegano vicino alla cantina; gli altri,impiantati nel 1996, si trovano invece più a sud,nei pressi di Sant'Angelo in Colle, in località LaTorre.

SALVIONI LA CERBAIOLA

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Il respiro s’allarga e l’emozione invade i sensi.Resterà alla memoria questa pagina lirica, armo-niosamente orchestrata, dai tratti fini e intensi.Salvioni è un nome storico nel comprensorio ilci-nese: dall’85, da quando Giulio Salvioni producela sua prima etichetta, lo è anche nel mondo delvino, a livello internazionale. Il vigneto di quattroettari si trova in località La Cerbaiola, ricca diterreni di galestro. Le viti sono databili agli anniOttanta e alcune sono state reimpiantate nel2001.

FULIGNI

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Un calice carico di suggestioni. Sapidità, poten-za, vigore. Struttura vivida, dall’espansione dina-mica, si allunga in un finale intenso.In un ex convento ha sede l’azienda della fami-glia Fuligni che, fondata agli inizi del Novecento,è ora nelle mani di Maria Flora, aiutata dalcognato e dal nipote. I vigneti si estendono percirca undici ettari principalmente attorno alnucleo aziendale, con terreni a scheletro sassosoed esposti ad est. Paolo Vagaggini è il loro con-sulente.

PIAN DELLE QUERCI

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Impressioni balsamiche e iodate caratterizzano il

profilo sensoriale di questo Sangiovese di gentilestruttura. Sensazioni tattili scorrevoli e gradevolial palato.Nel 1966 Vittorio Pinti compra il podere di Piandelle Querci, ma solo nel 1996 decide diimpiantare i vigneti che sorgono su terreni argil-losi con tanto scheletro. Nel 2001 commercializ-za il primo Brunello. Oggi Vittorio è coadiuvatodal figlio Angelo e dalla moglie Angelina e segui-to dall’enologo Vittorio Coltellini.

LE RAGNAIE ‘VECCHIE VIGNE’�BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Complessità naturale, nella quale l’irruenza sapi-da del frutto si armonizza in un pulito rigore e inun’energia trascinante fino alla fine. Riccardo Campinoti conduce l'azienda acquista-ta dalla famiglia nel 2002. I vigneti si estendonoper quattordici ettari in zone diverse: le Ragnaie(con vigne dai 5 ai 40 anni), Pietroso eCastelnuovo dell'Abate. La conduzione è biologi-ca, certificata dal 2009.

LAMBARDI

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009La famiglia Lambardi acquistò il podere nel1965, la prima vendemmia in bottiglia fu la1973. Silvano Lambardo, padre di Maurizio cheattualmente segue le vigne, fu tra i fondatori delconsorzio. I vigneti si estendono per sei ettari emezzo su terreni di matrice argillosa tufacea conpresenza di scheletro, altitudine a 370 m.s.l.m. ILambardi sono strenui difensori del Sangiovesein purezza, da affinare in botte grande.

POGGIO DI SOTTO

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Nel sorso la forza evocativa della terra e del frut-to maturo. Ricca e pastosa la genuina trama tan-nica, che risalta la luce interiore di questo vinodi carattere.Nonostante il cambio di proprietà di questi ulti-mi anni, tutto è rimasto inalterato. I dieci ettari aconduzione biologica impiantati a vigneto nelversante sud-est della collina di Montalcino,

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beneficiano di un microclima unico con impor-tanti escursioni termiche. Le vigne sono a quotediverse, dai 250 ai 400 m.s.l.m., su terreni dif-ferenti, con età variabili dai dodici ai quarantaper le più vecchie. In cantina, Luca Marrone cheha raccolto l’eredità di Giulio Gambelli, operacon la supervisione di Federico Staderini.

IL PARADISO DI MANFREDI

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Armoniosa articolazione con una complessitàscura e palpitante. Carnoso e profondo, lasciaquel senso ultimo di lunga vitalità.Il nome deriva da Manfredi Martini e dal pode-re "Il Paradiso", abitazione contadina costruitaagli inizi dell'800, da lui acquistato negli anniCinquanta. Il genero Florio, con la moglieRossella Martini e le figlie, si definisce “custode”di queste vigne disposte su 2,5 ettari ad un'alti-

tudine variabile (intorno ai 330 mt sul livello delmare), esposte a Nord Est, su terreni ricchi difossili. L'età media dei vigneti è 28 anni. Laconduzione è biologica. 

LISINI

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Finezza nei tannini registrati conmaestria, sostanza ben presenteprofilata da un’eleganza morbida eaccogliente.Una delle realtà più antiche e conso-lidate della zona, da secoli proprietàdell’omonima famiglia, oggi guidatada Lorenzo, Ludovica e Carlo. Lavigna è di venti ettari, situata a suddi Montalcino, in frazioneSant’Angelo al Colle, piantata su ter-reni di tufo, galestro e argilla. L’etàmedia oscilla tra i trenta e i quaran-t’anni. I vigneti aperti alle correntimarine della Maremma dispongonodi un particolare microclima, estre-mamente differente da altre zonedel comune, costituito da precipita-zioni ridotte e assenza di nebbie. L’altitudine media dei vigneti di 350m.s.l.m. risulta ottimale per la coltu-ra del Sangiovese Grosso, unicoclone utilizzato nelle vigne.

LE CHIUSE

BRUNELLO DI MONTALCINO 2009Corredo espressivo persistente e infuso allaricca materia. Personalità originale ben profila-ta, amplificata da un finale che arrotonda.L'azienda, storicamente di proprietà della fami-glia Biondi Santi, oggi è condotta dalla direttadiscendente Simonetta Valiani, che dal 1986 hadeciso di produrre in proprio il vino. Vieneusato il sistema tradizionale in questa realtàche è certificata biologica. Le vigne, nel versan-te nord est di Montalcino, si estendono su setteettari e sono a 300 metri s.l.m. su terreni mine-rali. 

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una raccolta tardiva rispetto allealtre zone (ottobre inoltrato). Ilvino ottenuto è più austero rispet-to alle altre tipologie, con uncorpo di decisa robustezza e riccodi componenti estrattive chehanno bisogno di anni di invec-chiamento per equilibrarsi edesprimere appieno tutto il loropotenziale.Il versante sud beneficia dellamaggiore insolazione. I vigneti sitrovano ad altezze variabili, conun dislivello di 300 metri. I terre-ni sono ricchi in scheletro e calca-re, quindi poco fertili e duri.La maturazione delle uve avvienecon un certo anticipo e il vinoottenuto presenta un grado piùbasso di acidità, maggiore potenzaalcolica, consistenza, senza scadere

nell’eccesso di morbidezza.Il versante posto ad est, rivoltoverso l’interno, gode di un climacaldo, senza mai raggiungere tem-perature eccessive e mantenendosicostante, permettendo un rag-giungimento graduale e regolaredella maturazione dei frutti. Ivigneti sono posti fra i 250 e i450 metri, calanchi e sabbie con-notano il territorio.Il Brunello che nasce da questosettore è forse il maggiormenteequilibrato, deciso ma al tempostesso rotondo, con una certacaratterialità. Infine, il lato postoa ovest presenta caratteristiche cli-matiche simili a quello meridio-nale senza però raggiungere tem-perature eccessive, grazie soprat-tutto ai venti provenienti dal mare

con la loro azione mitigatrice.La terra è sassosa, disgregata egrossolana.I vini ottenuti hanno strutturapiena con note minerali, quasi sal-mastre e con caratteristiche di ele-ganza e sapidità notevoli. Ecco,questo è il quadro generale, alquale va però aggiunta un’ulterio-re informazione: alcune aziendeprocedono con assemblaggi tra leuve provenienti dai diversi versan-ti, sapientemente unite alla ricercadi equilibrio e di uno stile pro-duttivo personale.Il nome Brunello pare si riferiscaad un torrente che scendeva versol’abbazia di Sant’Antimo, o forsesi riferisce al nome in dialettodato all’uva rossa prodotta dapiante non troppo rigogliose e

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con acini piuttosto piccoli. Probabilmente questospiega perché in antichità, quel vino rosso venivaprodotto unendo altre varietà, anche a bacca bianca.Fatto sta che il Brunello nasce ad opera di un singo-lo.E questa è la storia: Ferruccio Biondi Santi selezionaaccuratamente un clone del sangiovese esistente nellasua fattoria del Greppo e vinifica queste uve inpurezza, rinunciando ai blend e al ‘governo all’usotoscano’ (consistente nel far rifermentare il vino unaseconda volta in seguito all’immissione di uve legger-mente appassite).Così facendo porta la rivoluzione nell’arte di vinifi-care a Montalcino, ottenendo un vino potente edelicato insieme. Siamo intorno al 1870: il Brunelloè finalmente nato.Sarà il primo vino ad ottenere la DOCG in Italia nel1980, dopo la DOC del 1966. Ad oggi, dopo tuttiquesti anni, sorge spontanea una domanda: qual èstato il motivo di un successo che ha creato il mitomondiale del Brunello, che ha avviato una fertilitàimprenditoriale incredibile (dal 1975 al 2000, perfare un esempio, sono nate da cinque a dieci cantinel’anno), che ha attirato i migliori enologi, ma che haportato anche a degli eccessi? Brunellopoli nel 2008ha dato un grosso colpo all’immagine del Brunellocon la scoperta che alcune aziende sin dagli anniOttanta univano merlot al sangiovese, violando ildisciplinare di produzione (che, come sappiamo,prevede sangiovese al 100%).Montalcino ha successo perché qui storia e culturasono più importanti del singolo produttore. Ha suc-cesso perché qui la tipicità è regola: un solo comune,un solo vitigno, una sola procedura di produzione.Nell’immaginario collettivo quindi è l’unicità delmarchio Brunello che viene percepita, con il suo rac-conto che esalta le peculiarità di un vino, di un terri-torio, di un sistema.

QUALCHE NUMERO

Produzione in deciso calo, a Montalcino, nel 2013:8,1 milioni di bottiglie di Brunello, -12% sul 2012 e4,3 di Rosso (-4%). Ma su questo, i conti, si farannonel 2018, quando la vendemmia 2013 del Brunello

di Montalcino entrerà in commercio.Intanto, i dati economici, dicono che Montalcino èun territorio apparentemente in salute, grazie soprat-tutto all’export, la cui quota, sul totale, è salita dal65 al 67%, per un fatturato complessivo delle azien-de, però, in leggero calo, da 167 milioni di euro nel2012, ai 165 del 2013.Per l’export, il mercato top sono sempre gli Usa, chepesano per il 28%, seguiti dai mercati asiatici(15%), e dal Centro-Sud America (10%). Un vino“globale”, dunque, ma anche “local”, il Brunello,visto che il 18% della produzione viene comprato econsumato a Montalcino. I valori fondiari dell’areasono fra i più alti d’Italia, il giro d’affari del settorevitivinicolo si aggira intorno ai 160 milioni di euro.Ci sono 250 produttori, di cui 208 imbottigliatori,tutti aderenti al Consorzio: unico caso in Italia.Gli ettari di vigna sono in tutto 3.500: 2.100 dedi-cati al Brunello di Montalcino, 510 al Rosso diMontalcino, 50 ettari a Moscadello (ormai tenutiquasi per ricordo) e 480 ettari coltivati aSant’Antimo Doc, 360 ettari per fare vini IGT.

LA DEGUSTAZIONE

DI BENVENUTO BRUNELLO

Nel luminoso chiostro del Museo di Montalcino,serviti irreprensibilmente da premurosi ed efficientisommelier, si avevano in degustazione per ilBrunello DOCG 2009 più di 140 vini, una quindi-cina di riserve del Brunello DOCG 2008, unanovantina di Rosso di Montalcino DOC dell’annata2012 e circa 30 dell’annata 2011, otto Moscadello e15 Sant’Antimo.E se Montalcino chiude un periodo della sua storiasegnata dal Brunellogate del 2008 e, nel 2013, dallascomparsa del “dottore” Franco Biondi Santi, duemomenti infelici per la denominazione, apre invecele porte ad una nuova era in cui i protagonisti sono igiovani produttori che hanno fatto importanti espe-rienze all’estero.Prima di addentarci nella degustazione vera e propriaqualche dato sull’annata 2009 (dichiarata a 4 stelle)che fu abbastanza anticipata (come nel 2008).Un’annata di non semplice gestione e a due facce

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come questa (umido e pioggia fino a tutto giugno eparte di luglio; poi calore e asciutto fino a ottobre)non poteva che scavare differenze profonde fra pro-duttore e produttore e fra terroir e terroir. Perchè ilconnubio fra sensibilità interpretativa e ragioni delterroir mai come in queste circostanze fa gravare ilsuo peso sul risultato finale.E se riscontriamo con una certa frequenza un tenorealcolico sottolineato, ciò che in diversi vini (prove-nienti soprattutto da certi versanti) ha contribuitoad allargare le trame sfrangiandone un po’ definizio-ne, messa a fuoco e contrasto (senza invero disper-derne più di tanto il fascino), diciamo pure che ilversante nord, più fresco e tardivo, e in generale leesposizioni più appartate o alte, sono state quellecapaci in maggiore misura di portare a casa i conse-guimenti più apprezzabili dal punto di vista dellatonicità, dell’equilibrio e dell’articolazione del sorso.Quindi, in generale, se è vero che ci troviamo difronte a vini con un po’ di evoluzione di tropposulle spalle, è altresì vero che trattasi di vini da cuitraspare nettissima una migliore consapevolezzainterpretativa da parte dei produttori, in grado oggidi fronteggiare le annate più difficili con lungimiran-za e stile, cosa impensabile fino a solo dieci anni fa.Nella maggioranza dei Brunello degustati i profumisono fini ma non molto intensi, più aperti dal puntodi vista olfattivo ma spesso privi di una tensionevibrante.Le note terziarie, in particolare quelle del legno, siprofilano assolutamente non invadenti. In boccamanca la classica potenza, i vini sono praticamente

già pronti, con tannini spesso rotondi ed una fre-schezza che accompagna il vino.Se l’annata non permette estrazioni “muscolari” benehanno fatto molti a privilegiare la prontezza e labevibilità. I figli di quest’annata hanno una silohuet-te snella, sono vini da bere giovani, di approcciofacile, probabilmente ideali per la ristorazione.Non avranno vita longeva, ma in compenso potran-no essere gustati subito senza doverli relegare in can-tina.Difficilmente per quest’annata siamo d’accordo conquanto scrisse Mario Soldati in occasione del suoviaggio tra i vini italiani: “Distinguendosi da ognialtro vino toscano, il Brunello può invecchiare prati-camente all’infinito: migliorando, oserei dire, sem-pre.”I colori sono finalmente rientrati nei ranghi dopo lecupe virate cromatiche di certe stagioni passate. Nelbicchiere una confortante percezione di diversità distili e terroir e una dote tannica poco invasiva, chenon fa della tridimensionalità la sua carta migliore(tipica delle grandi annate) e che proietta la “secondaparte” di bocca verso sviluppi non troppo profondi eassai semplificati.Un’annata non certo eccezionale che non ha convin-to appieno per la sua magrezza e media struttura.Eppure non ha mancato di regalarci alcuni campionidi Brunello da ricordare. Produttori che hanno sapu-to interpretare e capitalizzare la minore ricchezzadell’annata tirando fuori dei vini che hanno nell’ele-ganza e nell’austerità la loro cifra stilistica: i cavalli dirazza sono delle belle conferme. >>

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Torna la Scuola Italiana diPotatura della Vite, che iPreparatori d'Uva terranno in

13 sedi regionali da novembre 2014 afebbraio 2015. L'obiettivo dellaScuola è insegnare le basi su cui sifonda il Metodo Simonit&Sirch dipotatura ramificata della vite, ormaiadottato da oltre 130 fra le principalicantine italiane ed europee.«I risultati di una corretta potatura edi un'attenta gestione del verde sivedono chiaramente durante la ven-demmia. Le viti potate secondo ilnostro Metodo - dice Marco Simonit- danno uve più sane, omogenee, dimigliore qualità, più facili da racco-gliere anche in annate di vendemmiadifficile come è il 2014. Infatti, essen-do delle piante equilibrate, hanno

una maturazione più omogenea, cosache quest'anno ha fatto la differenza,soprattutto al Nord, che ha dovutoaffrontare più che le altre zone dellapenisola le note problematichemeteorologiche».In sintesi, il Metodo Simonit&Sirchsi fonda su 4 regole base che possonoessere applicate universalmente: per-mettere alla pianta di crescere conl'età, di occupare spazio col fusto econ i rami; garantire la continuità delflusso linfatico; eseguire tagli di pic-cole dimensioni sul legno giovane,poco invasivi; utilizzare la cosidettatecnica “del legno di rispetto” perallontanare il disseccamento dal flussoprincipale della linfa.Visto l'ottimo riscontro ottenutol'anno scorso, si ripropongono a

Cormòns (Friuli Venezia Giulia),Suvereto (Toscana) e Conegliano(Veneto) le lezioni di ginnastica perpotatori di Catherine Berger, espertain risorse umane, e Pierre LeGuennec, fisioterapista. Si tratta di esercizi per la schiena, ilcollo, le braccia, le mani da fareprima e dopo il lavoro, studiati appo-sitamente per i movimenti che com-pie il potatore «perché - dice MarcoSimonit - per prendersi cura dellevigne, bisogna innanzitutto prendersicura del proprio corpo. Perciò abbia-mo deciso di mettere al centro dellaformazione in vigna anche il benesse-re del potatore». La Scuola, creata da Simonit&Sirch,consolida in questa sesta edizione lasua presenza nei territori di pregio

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TORNA LA SCUOLA DI POTATURA, IL RISPETTO DELLEGNO COME STRATEGIA SALVA-VENDEMMIE

N e w s

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della viticultura italiana, con 13 sedi permanenti e Tutordi potatura, che fanno parte del Team di Marco Simonite che lavorano in varie zone viticole d'Italia e d'Europa.Frequentata da centinaia di persone ogni anno, rafforzaanche le collaborazioni con importanti Università eIstituti di Ricerca Italiani che contribuiscono al progettocon approfondimenti di fisiologie e patologia della vite.Le lezioni si terranno tra novembre 2014 e febbraio 2015per la potatura invernale e maggio 2015 per la potaturaverde. Come per le scorse edizioni, sono aperte a tutti(addetti ai lavori, tecnici, studenti o anche sempliciappassionati del verde) e si articoleranno in 4 giorni dilezione per un totale di 32 ore formative. In FriuliVenezia Giulia, in Toscana (sede di Suvereto) e in Veneto(sede di Conegliano) dove si terrà la ginnastica dei pota-tori le giornate saranno cinqueI primi tre giorni si terranno in inverno, con 24 ore dicorso focalizzate su teoria e pratica della potatura ramifi-cata sulle forme di allevamento a taglio corto e lungo.Saranno date nozioni di anatomia, morfologia e patologiadella vite. Alla parte teorica si affiancherà quella pratica,in vigneti dove il team Simonit&Sirch applica già datempo il Metodo, con dimostrazione di potatura da partedei tutor (in cui verranno evidenziate manualità e posturacorrette) e esercitazioni individuali di potatura per i par-tecipanti. Il quarto giorno si terrà nella primavera 2015per la gestione dei lavori in verde. A chi frequenterà sia le lezioni invernali che quella prima-verile e supererà i test finali, sarà rilasciato un attestato difrequenza.

17-18-19-20 novembre 2014FRIULI VENEZIA GIULIA - Cormòns (Go)17-18-19 novembre 2014VENETO - Pedemonte della Valpolicella (Vr)19-20-21 novembre 2014TOSCANA - Castelnuovo Berardenga (Si)20-21-22 novembre 2014SICILIA - San Giuseppe Jato (Pa)24-25-26 novembre 2014LOMBARDIA - Erbusco (Bs)26-27-28-29 novembre 2014 TOSCANA - Suvereto (Li)27-28-29 novembre 2014EMILIA ROMAGNA - Tebano (Ra)1-2-3 dicembre 2014UMBRIA/LAZIO - Velletri (Roma)11-12-13 dicembre 2014PIEMONTE - Pollenzo (Cn)18-19-20 dicembre 2014CAMPANIA - Sorbo Serpico (Av)28-29-30-31gennaio 2015VENETO - Conegliano (Tv)2-3-4 febbraio 2015TRENTINO ALTO ADIGE - Laimburg (Bz)Gennaio 2015 (data da definire)SARDEGNA (Cagliari)Date e programmi dettagliati si trovano sul sitowww.simonitesirch.it, dove si possono anche farele iscrizioni online.

CALENDARIO CORSI INVERNALE

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DEGUSTAZIONI

LA BOLGHERI DI

ANTINORI SI CHIAMA

CORONATO

Da Ornellaia in poi Bolgheri è un nomefortemente legato a quello dei marchesi

Ludovico e Piero. Che oggi scommettonoanche sulla denominazione di territorio

con la Tenuta dei Pianali.di Francesca Lucchese

<< Partiamo da qui: il 2013 segna un milione dibottiglie in più per la Doc Bolgheri con unaumento delle vendite pari al 22%. Un totale dicirca 5,5 milioni di bottiglie di cui 700 mila finitenei mercati esteri. Il territorio di Bolgheri è secondo solo aMontalcino in termini di valore economico deivigneti toscani. Sassicaia, Ornellaia, Masseto e Guado al Tassosono probabilmente le prime blasonate etichetteche saltano alla mente quando parliamo diBolgheri, una realtà vitivinicola che ha visto ilMarchese Niccolo’ Incisa della Rocchetta fare datraino alla giovane denominazione (1994) guidan-do il Consorzio per due decenni prima di passareil testimone un anno fa all’attuale presidente

Federico Zileri Dal Verme.C’è un altro marchese che ha investito in quest’a-rea dell’alta Maremma dedicandosi alla produzionedella Doc Bolgheri: Ludovico Antinori che nel2000, nella parte meridionale della Doc, decide diinvestire soprattutto sul Cabernet Sauvignon affit-tando prima e acquistando poi 28,9 ettari vitatisituati su uno splendido altopiano vicino al mare.L’amicizia e la consulenza del winemaker franceseMichel Rolland lo convinceranno a reimpiantaretotalmente i vigneti con i quattro vitigni tipica-mente bordolesi. Il risultato si chiama Tenuta dei Pianali, azienda a100 metri sul livello del mare da cui dista appena4-5 km. In questi luoghi la natura è incantevole,contesa tra il verde del paesaggio collinare e i colo-

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ri della flora marina. L’altopiano potrebbe essere un antico cratere, manessuna certezza conferma questa affascinanteteoria. Il terreno è sabbioso con una componentescheletrica e argillosa. La cantina degli anni venticonserva ancora i vecchitini in cemento. Qui nasce un unico pro-dotto, la Doc Bolgheri“Coronato” che prende ilnome dall’omonimoMonte che si staglia allespalle dei vigneti. Laprima annata vede la lucenel 2005, ma è solo con lavendemmia 2008 che siesprime appieno e per laprima volta la vera perso-nalità di questo blend. Un blend che cambiaforma ogni anno purmantenendo uno stilevolutamente “Sauvignon”che in questo vino predo-mina sempre. Dunque nel bicchiere trionfa la classica triadeCabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc,

ma a partire dallo scorso anno è stato aggiuntoanche un 5% di Petit Verdot che però non saràuna costante ad ogni annata. Dopo dodici mesi di maturazione in barriquefrancesi di nuovo e secondo passaggio e sei mesi

di affinamento in botti-glia, dalla cantina escono50.000 esemplari all’an-no di Coronato. Il 2008 ha segnato ilpasso conquistandoanche i 93 punti di WineEnthusiast e i 92 puntidi James Suckling eAntonio Galloni. Il nostro assaggio rivelaun bicchiere schietto,pulito, un vino assoluta-mente di territorio. Ilcolore è deciso, senzaincertezze e sfumature.Al naso è fresco ed equi-librato con note di gine-pro e cioccolato.

La frutta è intensa ma non marmellatosa. I tanni-ni sono presenti ma eleganti e lasciano intuireuna certa longevità scoraggiando la pronta beva,

TENUTA DEI PIANALI

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suggerendo piuttosto un’attesa di almeno 3-4 anni. Nel frattempo è in uscita nel 2014 il Coronato 2009.Abbiamo incontrato Niccolò Marzichi Lenzi, figlio di Ilaria Antinori e dun-que nipote di entrambi i fratelli Ludovico e Piero, attualmente presidentedella società Tenuta di Biserno a cui fanno capo la Tenuta Campo di Sasso ela Tenuta dei Pianali. Lenzi confessa di amare profondamente il territorio diBolgheri e ci spiega perché abbia scelto di trasferirsi con la sua famiglia suquello stesso altopiano: «Il posto è bellissimo perché qui la natura è perfet-ta». Quanto c’è della famiglia Antinori nel Coronato?«Tutto, a partire dal colore della bottiglia, quello antico delle prime bordole-si che mio nonno Niccolò introdusse per primo in sostituzione del tradizio-nale fiasco e che abbiamo mantenuto proprio in suo onore».

Qual è la caratteristica principale di questo vino?«Dello zio Ludovico ho ammirato l’obiettivo e lo stile che lui seguiva

sempre. Ecco, Coronato ha esattamente il suo stile e proprio comemio zio va sempre dritto per la sua strada».Dunque un vino con un’identità precisa e molto forte. Resterà l’u-nica etichetta della Tenuta dei Pianali?«In realtà stiamo aspettando che le uve siano pronte e che la pro-duzione raggiunga il massimo potenziale per dar vita alla Riserva.È possibile che possa già arrivare il prossimo anno con la vendem-mia 2012. Aspettiamo». >>

CORONATO BOLGHERI DOC 2008

Azienda: Tenuta dei PianaliEnologa: Helena Lindberg Uvaggio: 35% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 25%Cabernet FrancEtà dei vigneti: da 6 a 8 anniSistema di allevamento: cordone speronatoVendemmia: da metà settembre a inizio ottobre, raccol-ta a mano in cassette da 15 kg, ulteriore selezione delleuve sul nastro in cantinaVinificazione: diraspatura e pigiatura soffice, fermenta-zione alcolica in serbatoi di cemento a temperaturacontrollata, fermentazione malolattica una parte incemento e l’altra in piccole botti di rovere franceseAffinamento: 12 mesi in barriques di legno francesenuove e di secondo passaggio. Affinamento in bottigliaper 6 mesiAlcol: 14%Tenuta dei Pianali - Bolgheri (Livorno)www.biserno.com

LA SCHEDA TECNICA

Euposia Dicembre 201430

TENUTA DEI PIANALI

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32 Euposia Dicembre 2014

Va in Germania - Weinguter Wegeler - laSettima edizione del Challenge internazionale

della nostra rivista dedicato agli spumantimetodo classico. Triplete italiano nei Rosè, inevidenza anche Spagna, Bulgaria e Slovenia.

Paillard e Bollinger i migliori di Francia

DAL RHEINGAUCON FURORE

7° CHALLENGE EUPOSIA

< E' l'anno della Germania campione del mondo:dopo il Brasile, anche il Challenge Euposia.Weingut Wegeler, maison spumantistica fondata nel1862 da Julius Wegeler ha infatti conquistato ilprimo posto nella serratissima finale della Settimaedizione del Challenge internazionale Euposia, dedi-cato ai soli vini spumante ottenuti con rifermenta-zione in bottiglia.La finale si è svolta nei giorni scorsi alla TenutaAbbazia, di Giusti Wines, a Nervesa della Battaglia,al termine di una dura selezione che ha coinvoltooltre 180 metodo classico internazionali.Per Wegeler si tratta del secondo risultato ottenutonel nostro Challenge: nel 2013 aveva conquistatoinfatti il titolo di "Miglior SW internazionale" ex-aequo con la brasiliana Miolo.Difficile il lavoro della Giuria internazionale guidatada Alessandro Scorsone: in soli 3 punti percentuali

infatti sono stati assegnati tutti i premi come dimo-strano i numerosi riconoscimenti ex-aequo assegnatiquest'annoGrande risultato anche per i vini della Slovenia chehanno ottenuto la medaglia di bronzo nella classificadei Rosè ed hanno inserito ben due vini nella top30.I premi verranno assegnati al Prowein, domenica 15marzo 2015, alle ore 14,00 allo stand DESA-Euposia(Halle 15, stand 15 A41) durante una degustazione -riservata alla stampa ed ai buyer internazionali - checoinvolgerà tutti i premiati.Verranno assegnati anche due "Premi Speciali": ilprimo, intitolato a Dino Marchi (presidente deiSommelier del Veneto scomparso quest'anno), saràdedicato alla Cantina che maggiormente si è impe-gnata, fra quelle partecipanti al Challenge, sul temadella sostenibilità, per qualità degli interventi e perquantità della produzione coinvolta; il secondo alla"carriera" riservato agli Spumantisti italiani.

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Tom Driesenberg, attuale contitolare di Weinguter Wegeler,con Angelo Gaja, suo importatore in Italia

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7° CHALLENGE

Euposia dicembre 2014

EUPOSIA

CAMPIONE DEL MONDO 2014WEINGUTER WEGELER, "GEHEIMRAT J" RHEINGAU RIESLING BRUT 2004

MEDAGLIA D’ARGENTO 2014CHAMPAGNE BRUNO PAILLARD, PREMIERE CUVÉE BRUT

MEDAGLIA DI BRONZO 2014DERBUSCO CIVES, FRANCIACORTA DOCG, DOPPIO ERREDI 2011

MIGLIOR METODO INTERNAZIONALEEDOARDO MIROGLIO WINERY, BULGARIA, EM BRUT 2008

MIGLIOR METODO CLASSICO ITALIANOCESARINI SFORZA, TRENTODOC, AQUILA REALE 2007 ENRICO SERAFINO, ALTA LANGA DOCG, ZERO 2008

MIGLIOR METODO CLASSICO FRANCESECHAMPAGNE BOLLINGER, LA GRANDE ANNÉE 2004

MIGLIOR METODO CLASSICO DEL REGNO UNITOHAMBLEDON VINEYARD, HAMPSHIRE, CLASSIC CUVÉE

MIGLIOR METODO CLASSICO DA VITIGNI AUTOCTONIGRAMONA, SPAGNA, CAVA, III° LUSTROS 2006

MIGLIOR METODO CLASSICO DEL VENETOFONGARO, LESSINI DURELLO DOC, RISERVA BRUT 2010

CA’ ROVERE, BLANC DE BLANCS BRUT 2010

IN CLASSIFICAFERNAND ENGEL, FRANCIA, ALSACE BRUT 2011

CHAMPAGNE JACQUART, FRANCIA, BRUT MOSAIQ, N.V.VEVUE DU VERNAY/PATRIARCHE, FRANCE, BOURGOGNE, CHARDONNAY BRUT, N.V.

JENKYN PLACE VINEYARD, UK, JP BRUT 2009ENDRIZZI, ITALIA, TRENTODOC, PIAN CASTELLO BRUT MILL.2013

CHAMPAGNE DEVAUX, FRANCIA, ULTRA D EXTRA BRUTBESTHEIM, FRANCE, ALSACE, CUVÉE BRUT (PINOT BLANC 100%), 2011

LA BOSCAIOLA, FRANCIACORTA DOCG, NELSON CENCI CUVEE EXTRA BRUT 2011CHAMPAGNE LOUISE BRISON, FRANCIA, BRUT MILLESIMÉ 2008

RICCHI AZ. AGRICOLA, ITALIA, ESSENZA ZERO PAS DOSÉGUSBOURNE, UK, KENT, BLANC DE BLANCS "LATE DISGORGED" 2007VILLA, ITALIA, FRANCIACORTA DOCG, BRUT SELEZIONE MILL. 2005

MARCATO, ITALIA, LESSINI DURELLO DOC, A.R. 2004RAVENTOS I BLANC, SPAGNA, L'HEREU DO D'ANOIA, 2012

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CAMPIONE DEL MONDO, ROSE’ 2014

BELLENDA 1986, ITALIA, DIOL BRUT

MEDAGLIA D’ARGENTO ROSE’ 2014LURETTA-CASTELLO DI MOMELIANO, ITALIA, RISERVA RONCOLINO "ON ATTEND LES INVITES" 2009

MEDAGLIA DI BRONZO, ROSE’ 2014CESARINI SFORZA, ITALIA, BRUT ROSÉ

ZLATI GRIC, SLOVENIA, ROSÉ BRUT

IN CLASSIFICA

VILLA, ITALIA, FRANCIACORTA DOCG, ROSÉ BRUT BOKÉ MILLESIMATO

CARGA 1767, SLOVENIA, DONNA REGINA ROSE’ 2010

BJANA WINERY, SLOVENIA, BRUT ROSE’ MILLESIMATO

BALTER, ITALIA, TRENTODOC, BRUT ROSÉ

ZLATI GRIC, SLOVENIA, KONJISKA PENINA ROSE’

MARCATO, ITALIA, CUVEE MAFFEA ROSÉ 36 MESI 2011

VENAGOTA, ITALIA, VSQ, ROSE’ BRUT 2010

ENDRIZZI, ITALIA, TRENTODOC, PIAN CASTELLO ROSE’ MILL

IGRECO, ITALIA, GRAN CUVEE MILLESIMATO ROSÉ 2012

HOFFMANN & RATHBONE, UK, SUSSEX, ROSÉ RÉSERVE 2011

SAN SALVATORE 1988, ITALIA, JOI BRUT ROSE’ 2011

GIANFRANCO FINO, ITALIA, “SIMONA NATALE" PAS DOSE’ 2009

FRANCESCO BELLEI, ITALIA, EXTRA CUVÉE BRUT ROSÉ 2011

CAMEL VALLEY, UK, CORNWALL, PINOT NOIR ROSÉ BRUT 2012

PEDROTTI SPUMANTI, ITALIA, TRENTODOC, BRUT ROSE’ 2010

FONTANAVECCHIA, ITALIA, AGLIANICO ROSÉ I

GIV-CAVICCHIOLI, ITALIA, LAMBRUSCO DI SORBARA DOC, ROSÉ DEL CRISTO

SIEUR D'ARQUES, FRANCIA, CREMANT DE LIMOUX

KETTMEIR, ITALIA, ALTO ADIGE DOC, ATHESIS ROSÉ BRUT 2012

EDOARDO MIROGLIO WINERY, BULGARIA, EM BRUT ROSÉ 2009

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7° CHALLENGE EUPOSIA

ALESSANDRO SCORSONE (PRESIDENTE)MAGDALENA KUNSTERRALF KAISERHANKA PAETOWHELMUT KNALLTHOMAS GOLENIABORIS MASKOWTORGE THIESSTEFANO CARBONISTEFANIA BELCECCHIALBERTO UGOLINIPAOLO IANNAGIANNI DE BELLISGORAN AMNEGARDGIULIA ZAMPOGNAROPAOLA GAMBINIFABIO DE RAFFAELELUCIANO RAPPOMONIA ZALETTEFRANCA BERTANIGIOVANNI PONCHIALUCA PURELLIGENNARO CONVERTINIMARCO ALDEGHERI

LA GIURIA 2014

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CHI È IL CAMPIONE DEL MONDOJulius Wegeler, export-manager dello cantina diAugust Deinhard, ne sposò la figlia Emma nel 1862.Dopo la morte prematura del suocero, Wegeler assunse

la gestione della società. L'impresaprosperò, e nel 1882 la famiglia acqui-stò una tenuta vino nel Rheingau.Dopo l'acquisto dei vigneti diRüdesheim e Oestrich e la casa signo-rile di Friedensplatz che ospita ancoral'amministrazione, Wegeler si ampliònella Mosella nel 1900 con la leggen-daria acquisizione di una gran partedel famoso sito "Bernkasteler Doctor".Ancora oggi, i vini della Mosella sonoprodotti nella cantina della Gutshaus,costruita nel 1903, utilizzando il prin-cipio di gravità secondo il disegno diGiulio Wegeler.Dopo centocinquant'anni, WeinguterWegeler resta un azienda a conduzionefamiliare caratterizzata da un forte

senso di appartenza alla storia e tradizione del vinotedesco. La produzione si è specializzata sul Riesling ele uve provengono tutte da vigneti di proprietà lungo ilReno e le sponde del fiume Mosella: trattamenti soste-nibili e lavorazioni in larga parte manuali, esattamentecome alla fine dell'Ottocento. La superficie vitata di proprietà è di 35 ettari che sisnodano lungo una ventina di chilometri lungo il Renoverso nord.Il metodo classico "Geheimrat "J" è il "Grand vin" eproviene dalla tenuta Oestrich. Si tratta di un blend diuve Riesling provenienti da quindici vigneti differenti,classificati Erste Gewächse secondo la legge del 1995..Ridotta la produzione di uva per pianta, vendemmia amano di uve leggermente surmature effettuata in piùpassaggi, prima fermentazione in botte per garantire laqualità premium e l'eleganza. Nel Geheimrat "J" sipossono percepire la finezza e il carattere vivace dei sitiminerari del suolo intorno Rüdesheim e Geisenheimche si combinano con la cremosità dei suoli argillosodal Medio Rheingau. Dal 1983 viene prodotto questo vino in conformità arigidi standard interni che sono ancora più severirispetto ai requisiti ufficiali riservati al "ErsteGewächse".A seconda della vendemmia, il "Geheimrat "J" ha unpotenziale di invecchiamento di oltre 15 anni. >>

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<< La “Vintage Collection” di Cà del Bosco non hasoltanto rinnovato e riposizionato la gamma deiFranciacorta “intermedi” della maison lombarda,ma ha “imposto” un proprio carattere ed una per-sonalità ben distinta a metà strada fra il pop dellaCuvée Prestige e l’esclusività della CuvéeAnnamaria Clementi.Sin dal suo lancio, alla fine del 2012, ha mostratodi voler rappresentare dei Franciacorta di estremocarattere, molto ben definiti, rappresentanti di unadenominazione che ora non teme, ma anzi cerca ilconfronto coi benchmark internazionali senza com-plessi di inferiorità puntando sulla forza del territo-rio e una cura nelle lavorazioni - in CdB, dalvigneto sino ai trattamenti “da spa” delle uve incantina - che ha pochissimi termini di paragone almondo.Mission accomplished già nel 2012, oggi ulterior-

mente rafforzata dal debutto della quarta etichettafirmata “Vintage Collection”: il Dosage Zéro Noir,una Riserva, ma soprattutto, il secondo pas-dosédella linea. A differenza del primo - l’etichetta verde, uno deivini preferiti di Euposia - non nasce da un blenddi chardonnay, pinot bianco e pinot noir, ma è unblanc-de-noir, realizzato eslucivamente con le uvedi pinot noir provenienti dal vigneto Belvedere, treblocchi di vigna rivolti a mezzogiorno sui contraf-forti montuosi del lago d’Iseo, a poco meno di 500metri sul livello del mare, ben protetti dai venti disettentrione.Il suolo è morenico, frutto di diverse glaciazioni: sitratta di complessivamente 4 ettari e mezzo divigneti, acquisiti nel 1991, e destinati alle uvechardonnay e pinot noir di cui sono stati scelti icloni meno produttivi; la forma di allevamento

DEGUSTAZIONI

IN NOMINE

PINOT NOIR

Dosage Zéro Noir è l’ultimo FranciacortaDocg nato nella maison di Erbusco, il

secondo pas-dosé della linea Vintage. Egià si colloca ai vertici qualitativi della

denominazionedi Giulio Bendfeldt

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CÀ DEL BOSCO

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adottata è il guyot. Il suolo ègestito con la tecnica dell’iner-bimento permanente e dellalavorazione meccanica del sotto-fila. La concimazione è esclusi-vamente organica.Grazie alla condizione di isola-mento rispetto agli altri vigneti,e all’altezza delle colline su cui èsituata la tenuta Belvedere, sindai primi anni la difesa antipa-rassitaria dell’impianto è statagestita applicando soluzioni abasso impatto ambientale.Attualmente gli impianti seguo-no il protocollo biologico.La volontà di arrivare ad averestabilmente in linea un blanc-de-noir risale in Cà del Boscoad un trentennio fa ed alleimpostazioni fissate da MaurizioZanella e dell’enologo francese,André Dubois nel varare ilprimo Franciacorta frutto di

pinot noir in purezza: il “BrutPN”. Quel vino rimase un espe-rimento per pochi, ed oggi ilsuo testimone è stato idealmen-te ripreso dal “Dosage ZéroNoir”.La qualità del terroir, l’attenzio-ne in lavorazione - ad esempio,il dégorgement svolto in totaleassenza di ossigeno, grazie ad unbrevetto interno di Cà delBosco - collocano questo nuovoFranciacorta ai vertice dellaVintage, un gradino sotto allaCuvée Annamaria Clementi.La lavorazione è quella classica:vendemmia a mano, ulterioreselezione dei grappoli primadella pressatura soffice; fermen-tazione - parcella per parcella: leuve vengono monitorate e tenu-te sepate sin in vendemmia - inpiccole botti per cinque mesi,cui seguono altri due mesi di

affinamento in acciaio primadell’imbottigliamento. Vin-de-garde nelle attese della maison,dopo l’assembleaggio dei trevini base, la seconda fermenta-zione in bottiglia prevede tempimolto lunghi, almeno otto anniprima della sboccatura, qualifi-candosi come Riserva.L’assenza di ossigeno in questafase permette di evitare diaggiungere solfiti la cui inciden-za resta davvero ai minimi: 50milligrammi/litro contro i 185ammessi per legge.Per il debutto del DZN, Cà delBosco ha predisposto una verti-cale che raccoglie tre annate:2001, 2004 e 2005.Queste le note di Euposia:

DZN Franciacorta Docg 2001Un’annata reputata eccellente,con una prima fase piovosa cui

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DEGUSTAZIONI CÀ DEL BOSCO

A pagina 39 Maurizio Zanella nel vigneto Belvedere di Iseo a 466 metri di altitudine; in questa pagina, uno scorcio del vigne-to; nella pagina a fianco, l’enologo di Cà del Bosco, Stefano Capelli

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ha fatto seguito un lungo periodo soleggiato che ha favorito la per-fetta maturazione dei grappoli. La vendemmia è iniziata il 31 ago-sto, con una resa finale uva/vino del 43%.Dodici anni sui lieviti. Profumi molto ampi, dove predominanole sensazioni di frutta secca. Palato pieno, ricco, conferma lesensazioni olfattive, ancora di vibrante acidità, e di grande sod-disfazione. Secco e lungo il finale.

DZN Franciacorta Docg 2004Il migliore del lotto, o almeno quello che ci è piaciuto di più,ma già il millesimo - dopo lo shock del 2003 con la primadelle annate bollenti di questo inizio di secolo - è consideratoin Franciacorta come “eccezionale” .Profumi immediati, potenti. Palato di corpo, fresco, di grandecomplessità, con un finale dove emergono note candite e unabella mineralità. Della serie: ci piace vincere facile, ma - ovvia-mente - scrivere è una cosa, fare ottimi vini un’altra...

DZN Franciacorta Docg 2005La vendemmia è iniziata l’8 settembre, ma nessuno ne ha trattocattivi auspici. La resa uva/vino è stata del 57%. L’annata èstata caratterizzata da una forte variabilità con l’alternarsi digiornate estive calde e freddi temporali. Questo ha obbligatoCdB a lavorare con maggiore selezione prima della pressaturatanto in vigna che in cantina. Appagante, dà grande soddisfa-

zione, un bel mix fra eleganza e piacevolezza, invitantealla beva. Immediato e senza fronzoli. >>

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<< E' proprio vero. Produrre un vino è come raccon-tare un po' della propria storia, ma occorre ricono-scersi nei valori profondi del territorio che ci circon-da, comprenderne l'ambiente naturale e sociale erispettarne le origini e le tradizioni. Cultura e terri-torio, tradizione ed innovazione, profondissimo,quasi religioso, senso del rispetto per l'ambiente,ma anche ironia e voglia di stupire l'ospite, sono itratti salienti che caratterizzano i magnifici cinqueuomini dell'Associazione Produttori SpumantiMetodo Classico dell'Alto Adige Sud Tirol che, conla loro provocazione, quella di produrre un metodoclassico di grande qualità in una zona già vocataall'alto livello nella produzione vitivinicola, arricchi-scono, con la loro passione e competenza, di valoreaggiunto un territorio fortunato: quella parte,l'Oltradige, vicina a Bolzano composta da nove pic-coli centri che si sviluppano tra 200 e 1800 metri

s.l.m., dal comune di Appiano a Meltina.Arunda, Braunbach, Kettmeir, Martini, CantinaProduttori San Paolo, uniti dal 1990 in nome del-l'eccellenza nella qualità di un vino innervato pro-fondamente nella storia delle genti di lingua tede-sca. Sono i territori vitivinicoli piu' grandi dell'AltoAdige, che offrono ideali visite ed assaggi di charmein qualsiasi stagione. Un territorio risultato dellalenta azione di modificazione intervenuta su suoliantichissimi, attraverso tempi geologici complessi elunghi, con il risultato di modellare zone tra le piu'belle di tutto l'Alto Adige. Ma c'era dunque bisognodi uno spumante, e per di piu' elaborato secondo ilmetodo champenoise, in Alto Adige vista la concor-renza di Champagne & co?La solita sbruffoneria di chi vuole sentirsi diver-so…Parrebbe così a pensar male, invece, la spuman-tistica altoatesina ha una sua ragione d'essere che

TREND

BOLLICINE

IMPERIALI

Cinque produttori - Kettmeir, ArundaVivaldi, Lorenz Martini, Cantina St.Pauls 

e Von Braunbach - proseguono la tradizione del metodo classico 

in Alto Adige. Una storia nata con la principessa Sissi

di Carlo Rossi

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GLI SPUMANTI DELL’ALTO ADIGE

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rinverdisce il notevole passato ditradizione tedesca..E’ andata così : alla fine del 18 ° el'inizio del 19 ° secolo giovaniuomini provenienti dalla Renania(Deutz , Krug , Mumm),Württemberg ( Bollinger ), anchedalla Vestfalia (Heidsieck) ePrussia (Piper) raggiunseroChampagne , a Reims ed Epernay.Vi erano commercianti e viticolto-ri , studenti della “langue deMolière”.Alcuni erano ,comunque, più omeno compatrioti : alsaziano(Roederer) e Lorena ( Taittinger).Chi più, chi meno, tutti i tedeschisi integrarono velocemente nellasocietà locale, venendo ad accetta-re la cittadinanza francese.Affascinante e complessa come lastoria della rifermentazione inbottiglia c'è poco al mondo. Inestrema sintesi, in Italia il medico

Francesco Scacchi da Fabriano,nel suo libro “De salubri potu dis-sertatio”, stampato e datato 1622,si possono trarre interessanti rag-guagli sulla tecnica di preparazio-ne dei "vini piccanti" (frizzanti)che veniva effettuata sia partendodalle uve nere che da quelle bian-che, aggiungendo acqua al mostoo al vino già finito per diluire laspuma. “Al tempo della vendem-mia oppure mentre i vini sonoalquanto giovani” riferisceScacchi, “si preparano vini friz-zanti aggiungendo e agitando alungo, nella botte, due parti divino dolce ed una di acqua bol-lente”.Poi Christopher Merret il 17dicembre 1662 presenta SomeObservations concerning theOrdering of Wines alla RoyalSociety di Londra, documentoscoperto da Tom Stevenson, nel

quale viene introdotto il liqueurde tirage per rendere il vino “briskand sparkling”.Anton von Mueller, francesizzatoin Antoine, come Platini,Kellermeister presso VeuveCliquot, inventa i pupitre e quin-di la cosiddetta remuage.Tornando ai nostri altoatesini, alpasso della Mendola, FrancescoGiuseppe I d'Asburgo, imperatored'Austria, soggiornò nel 1903.L'imperatrice Elisabetta di Baviera(Sissi) lo scelse più volte per tra-scorrervi le vacanze e caratterizza-te dalla presenza di un ulterioreunicum i tradizionali secolariMasi contadini diffusi su dolcipendii.Qui la corte richiedeva bollicinedi grande classe e pare per accon-tentare esigenze di questi ospitiillustri nacque e si sviluppo' lacultura champenoise, che ebbe un

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TREND GLI SPUMANTI DELL’ALTO ADIGE

A pagina 43, foto di gruppo dei produttori sud-tirolesi di spumante. In questa pagina: Josef Reiterer, della Sektkellerei ArundaVivaldi (a sinistra) e a destra, Josef Romen, enologo di Kettmeir (gruppo Santa Margherita), la cantina che cinquant’anni fariprese la tradizione della spumantizzazione in Alto Adige

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primo picco d'eccellenza nel 1911 dove venne premia-to il Tiroler Gold, alla fiera del vino di Bolzano. Annocoincidente con i grandi festeggiamenti per il cinquan-tesimo dell'unità d'Italia.Ma qui era ancora Impero Asburgico e pare che ilTiroler venisse elaborato da uve riesling, prodotto dalla"Ubertscher Champagnekellerei" W. Burk di AppianoMonte dal 1896 al 1902, da enologi della scuola diSan Michele all'Adige, fucina per tutto l'Impero.Uno dei fortunati fornitori della casa imperiale fu iltedesco Robert Alwin Schlumberger che a pochi passida Vienna, nella cittadina di Vöslau a sud della capita-le, fondò la sua fabbrica per la produzione di vini nel1842 insieme alla bella e ricca moglie Sophie.Schlumberger fu il direttore di Ruinart a Reims, finoal 1841, finché Sophie lo portò con sé a Vienna dovetuttora la Sektkellerai è attiva ed è diventata la piùimportante d’Austria, quotata in Borsa.

LORENZ MARTINI-CORNAIANOIn questo ambiente straordinario si sviluppa la storiadelle eleganti, effervescenti e raffinate bollicine del SudTirol. A casa di Lorenz Martini, Comitissa, campeggiail bel manifesto di di uno specialista pubblicitario atti-vo soprattutto in epoca Belle Epoque anche inOltradige. Nella riserva Comitissa Lorenz Martini, bra-vissimo enologo consulente di diverse cantine, utilizza

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ben il 30% di Pinot bianco, una percentualepari a quella dello Chardonnay e inferiore di undieci per cento a quella del Pinot nero.Uve che arrivano da vigneti di Cornaiano,Appiano-Monte e Cologna-San Genesio, situatitra 500 e 800 metri di altezza. Vigneti posti suterreni argilloso, ciottoloso, calcarei. LorenzMartini innerva la tradizione della eccellenza.Il suo Alto Adige Doc Spumante Brut GranRiserva Comitissa Gold 2002, elaborato con ilpreciso scopo di ricordare il centenario dellaprima Sektkellerei di Appiano, è stato premiatoda Alessandro Scorsone con la mitica Coronadei Vini buoni d'Italia nel 2014.Un vino rinomato, quello della Sektkellerei diBurk, che oggi non c'è più, al punto da merita-re un famoso poster del grande LudwigHolwein, un architetto, pittore e illustratoretedesco che, assieme a Lucian Bernhard, ErnstDeutsch-Dryden, Hans Rudi Erdt e JuliusKlinger fu tra i più rinomati artisti nel campodella pubblicità dei primi del '900 inGermania.Sino alla prima Guerra Mondiale v'era ancheun'altra Sektkellerei, la H.M. Matha che produ-ceva il Kron Champagner, lo champagne dellaCorona.A quel tempo l'Alto Adige era uno dei più

A destra in questa pagina: Lorenz Martini, autore del“Comitissa Gold 2002” appena premiato con laCorona della Guida ai Vini Buoni d’Italia del TouringClub, in alto, e , sotto, WolfgangTratter,”Kellermeister” ovvero “chef-du-cave” dellaCantina St. Pauls di Cornaiano

TREND GLI SPUMANTI DELL’ALTO ADIGE

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importanti fornitori di vini dell'impero austroungari-co (di cui faceva parte) e l'area coltivata a vite rag-giungeva una superficie quasi doppia rispetto a quellaattuale .Le due Guerre Mondiali hanno interrotto la produ-zione di Sekt dall’Alto Adige. E fu Franco Kettmeir,nel 1964, a riservare una parte della vendemmia perla produzione del primo spumante della nuova gene-razione altoatesina nell’anno successivo.

CANTINA SAN PAOLO-CORNAIANOUn bunker costruito da Mussolini in funzione antitedesca è la culla di un “grande” della spumantisticasudtirolese, il Praeclarus, Cuvée St. Pauls Brut AltoAdige Spumante doc Metodo Classico, frutto dellacompetenza e della passione dell'enologo WolfgangTratter.L'uva Chardonnay, base della Cuvée St. Pauls, matu-ra su terreno morenico e calcareo e grazie agli sbalzitermici tra giorno e notte, acquista fragranza ed aro-maticità.Già garantisce al prodotto finito, dopo una matura-zione di 48 mesi sui lieviti nel vecchio bunker milita-re a temperatura costante intorno ai 12°, una partico-lare eleganza e complessità.Degustazione: uno Spumante eccezionale, che spiccaper la sua complessità ed eleganza aromatica, sentoridi pesca e mela, molto strutturato e sapido.Tra innovazione e tradizione, con una spinta contrad-distinta da sempre alla creatività, il GVG (organizza-zione che rappresenta 16 associazioni ) di Cornaianovuole oggi attribuire al paese vitivinicolo più anticodell'Alto Adige un profilo autentico e forte attraversol'avveniristico progetto Vineum Appiano, che ha giàincontrato l'interesse di potenziali investitori, rivolto

a collegare attraverso un sotterraneo le cantine stori-che.Lo studio degli architetti Sandy Attia e MatteoScagnol, dopo aver ricevuto un riconoscimento spe-ciale dalla giuria del Premio Architetto italiano 2013,conquista il primo posto al concorso per la progetta-zione di un percorso tra le cantine sotterranee dellapiccola cittadina, da allestire per avvicinare i visitatorial mondo del vino.L'idea è collegare le cantine attraverso scavi sotterra-nei per creare un itinerario di visita che abbia inizio esi concluda in un edificio con funzioni di accoglienzae di servizio. Ad affiancare il team di Bressanone, perla progettazione dell'allestimento, è lo studioJanglednerves di Stoccarda.La struttura ruota attorno alla stella e al concettostesso di casa e cantina. “Cornaiano - spiega Scagnol- presenta una mappa che incredibilmente può esseresezionata in un pentagono che ricorda una stella.Abbiamo ripreso questo elemento nella volta e nellaconcezione dell'opera affiancando il giorno dell'entra-ta con l'oscurità delle cantine in un richiamo delloscudo municipale”.

ARUNDA VIVALDI-MELTINAArte, cultura, storia e religiosità fanno da fondale algran teatro della produzione spumantistica. Unesempio? Per il Presidente dell'Associazione, il miticoJosef Reiterer, di Arunda Vivaldi, a Meltina, sull'al-topiano del Montezoccolo, a quota 1200 metri sullivello del mare, sembra quasi l'incarnazione di unodegli omini di pietra, centinaia di piccoli ominicostruiti da pietre messe una sopra l'altra.Probabilmente un antico luogo di culto. Proprio conla scelta dei nomi delle sue creazioni, cuvèe pensate,

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prodotte interamente ed affinate nelle altezze piu'elevate in Europa, vuole evidenziare i legami conuna storia antica, quella delle genti celtiche che abi-tarono la valle.«Se l'uva coltivata in quota conferisce al vino parti-colarità e caratteristiche di pregio, perché non fareanche la presa di spuma ai massimi livelli?» mi rac-conta.La sua casa, tra arte, cultura e un giardino in stilegiapponese perfettamente curati dalla moglieMarianne, sono un esempio di quella civiltà dell'ac-coglienza che diviene un must anche grazie all'appor-to dello spumante metodo classico elaborato a questealtezze. Se chiudiamo per un attimo gli occhi e respi-riamo l'aria intorno ancora sembra di udire voci dicelti tra i boschi.Sulla base di numerosi reperti della preistoria e pro-tostoria, rinvenuti nel territorio, sono ormai dimo-strati sia l'insediamento umano che la colonizzazionestabile di Meltina almeno a partire dal 2000 a.C .Un altro assaggio di rilievo, entusiasmante, è stato ilgrandissimo Phineas, Progetto Phineas parte neglianni 2002 e 2003.Il professor Rainer Zierock, in quel periodo condut-tore di un'azienda vinicola sul Renon (vicinoBolzano), trova in Josef Reiterer l'interlocutore perl'elaborazione del Dolomytos. Si tratta di un vinocomposto da chardonnay, pinot bianco e assyrtiko.Particolare curiosità desta l'utilizzo di quest'ultimo,vitigno greco a bacca bianca impiantato in AltoAdige e meglio conosciuto come componente delvino Retsina, frutto della consulenza di Zierock innote aziende vinicole elleniche. La percentuale delleuve è sconosciuta. La produzione per ettaro s'aggiraintorno ai 35 ettolitri di vino finito.La macerazione di quasi una settimana e la fermenta-zione con lieviti indigeni precedono la maturazioneper un anno in barrique. Nasce, così, un nettare dienorme concentrazione aromatica e, ancor più, disapore. Nel 2005 la partita di Zierok è acquisita dal-l'azienda Arunda.Con la speranza di creare un prodotto particolare,un'elaborazione sfidante mai fatta in azienda Arundae forse mai elaborata da altre aziende di notevoleprestigio, e con coraggio enorme, anche nella sfidabatteriologica, si è eseguita la presa di spuma.Dopo quasi sette anni è pronto per farsi scoprire.Ma il mio favorito è stato l'Extra Brut CuvéeMarianna Talento, uno dei prodotti di punta del

metodo classico italiano. E' basato sui vitigniChardonnay, Pinot Nero, e la sua composizione è:Chardonnay 80%, Pinot Nero 20%. Ne vengonoprodotte circa 6.000 bottiglie.

KETTMEIR- CALDAROLa cantina Kettmeir, con sede in una storica cantinanel cuore di Caldaro, fondata nel 1909 dal rovereta-no Giuseppe Kettmeir, quasi riprende il testimonedella prima Setkellerei, e fa oggi parte del gruppoSanta Margherita, che l'acquistò nel 1986.A seguirla da più di 30 anni nelle vesti di direttore èl'enologo Josef Romen.In Kettmeir la volontà è di proporre vini che sappia-no raccontare un territorio: per questo negli ultimitempi ci si sta concentrando sempre più su pinotbianco, müller thurgau, pinot nero e pinot grigio,che quest'anno ha festeggiato la cinquantesima ven-demmia. Kettmeir è stata una delle primissimeaziende a produrre spumanti di gran pregio: vini diestrema pulizia, vibrante energia e penetrante persi-stenza. Propone, all’interno di una selezione enologi-ca tutta territoriale, tre spumanti metodo classico: laGrande Cuvée Brut e i due Athesis, bianco e rosé,figli di quei 40 ettari in affitto (più uno di proprietà)situati proprio di fronte al lago di Caldaro. Specialemenzione merita l’assaggio il bellissimo MetodoClassico Brut Athesis Alto Adige DOC . Qui ladescrizione della vinificazione diventa un must:sepa-rata per i tre vitigni con pressatura soffice delle uve efermentazione a temperatura controllata 16°-18° C.L’affinamento avviene in acciaio inox fino in prima-vera sui lieviti della prima fermentazione.Al vino base viene aggiunto del liquer de tirage,posto in bottiglie chiuse con tappo corona e accata-state in cantina a 10°-12° C, dove inizia la secondafermentazione.Una tecnologia che pone le bollicine dell’Alto AdigeSud Tirol al vertice della tradizione spumantistica delGruppo Santa Margherita.Il prodotto rimane sui lieviti per almeno 24 mesi,prima di essere degorgèe e messo in commercio. Ilprofilo sensoriale vede un colore giallo paglierinobrillante, perlage finissimo e persistente, profumifruttati con nota equilibrata di lievito. Il gusto è fre-sco, secco, di ottima persistenza, con un bel retrogu-sto di frutta secca. Infine, una vera prima scelta ilMetodo Classico Brut Rosè Athesis Alto Adige DOC. La vinificazione in rosato con pressatura soffice

TREND GLI SPUMANTI DELL’ALTO ADIGE

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delle uve e fermentazione a temperatura controlla-ta di 16- 18°C . L'affinamento avviene in acciaioinox fino a primavera sui lieviti della prima fer-mentazione. Al vino base viene quindi aggiuntodel liquer de tirage, posto in bottiglie da 0,75 l o1,5 l chiuse con tappo a corona e accatastate incantina a 10- 12°C, dove inizia la seconda fermen-tazione. Il Rosé rimane sui lieviti per almeno 18mesi, prima di essere degorgèe e messo in com-mercio. Il colore rosa tenue buccia di cipolla, conriflessi pesca, perlage fine e persistente, esprimenote fruttate di lampone con sentori piacevoli dilievito. Al gusto è secco, pieno, armonico. E’ indi-cato come aperitivo, ben si abbina ad accompa-gnare un tutto pasto soprattutto con piatti di mareelaborati. Interessante sui piatti della cucina orien-tale e in generale su portate speziate. Zum voll!

VON BRAUNBACH-BOLZANOLa cantina Von Braunbach si trova in Alto Adige,adagiata sulle soleggiate colline ad ovest diBolzano. Di proprietà fino al 1200 del Vescovo diBressanone, il complesso conventuale cui apparte-neva il podere fu donato all'Ordine Teutonico.Oggi, in questo ambiente perfetto per la crescita ela maturazione, ha sede una cantina vinicola diprim'ordine.L'Alto Adige ti offre in ogni stagione il meglio diquello che ti puoi aspettare dalla natura, dall'am-biente magicamente curato per preservarlo, dallostesso panorama che godeva Re Laurino e dai suoiinimitabili prodotti: il vino prima di ogni altro.Qui accolti dal giovane e valente titolare, ed eno-logo, Hannes Kleon, potrete gustare i miglioririsultati di una non vasta, ma selezionata e mania-

calmente curata, produzione enologica.Solo 70.000 bottiglie l'anno tra cui spicca unimpareggiabile “brut” , che nasce dall'esperienzaspumantistica della piccola cantina, oltre ad unSauvignon con pochi eguali e ad un sorprendenteMerlot di Settequerce.Legrein Dunkel e riserva, tra gli altri pochi vinidella lista, tutti serviti anche a bicchiere, darannoil polso della capacità del giovane enologo. VonBraunbach acquista quasi il 90% delle uve. E’quindi un negociant manipulant e ci ha presentatoun prodotto molto moderno, il Von BraunbachBrut, che faceva della fragranza la sua armamigliore: un perfetto protagonista per un aperitivoal bar.Questo spumante é frutto di una vecchia tradizio-ne, ormai dimenticata in Alto Adige. Gli ottimivini base come lo Chardonnay ed il Pinot biancoma anche la capacitá dell´enolgo rendono questospumanto unico nel suo carattere. Leggermentebarricato si presenta piuttosto secco nelle suavariante “Nature” (senza residuo zuccherino perparticolari esigenze) e con un bilanciato equilibriotra aciditá e zuccheri residui nella variante “Brut”.Si adatta come aperitivo ma si combina moltobene anche con antipasti freddi, anche lardo, pescee crostacei. Maturazione sui lieviti: 36 mesi.Dopo la visita della cantina, nel suggestivo internoo nel rilassante giardino, niente di meglio che leproposte di Speck di Foiana, formaggi e salumilocali, pane artigianale e alcuni prodotti della piùtipica cucina sidtirolese con grande attenzione perla qualità. Esperienza indimenticabile e ripetibileed una inattesa scoperta enologica. Simpatia e cor-dialità in linea con l'eccellenza dei prodotti. >>

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<< Lo so, lo so... arriva Natale e giù tutti a fare ibuoni, dai panettoni agli Italiani perbene, però...però come il figlio del grande Eduardo a domanda«Te piace o’Presepe?” rispondo anch’io un perples-so “nun tanto!”.E quindi, questo non è un pezzo di maniera suquattro vini che arrivano, guarda caso, vicino aNatale per fare un po’ di “ammuina”. Okay, sonoquattro vini che nascono in un fazzoletto di chilo-metri quadrati che, per inciso, da un paio dimigliaio d’anni sono nel centro del mirino dellaStoria e che mai come oggi sono di una drammati-ca urgenza e attualità, ma sono anche, soprattutto,quattro grandissimi vini che meritano di fare lapropria strada senza lasciarsi andare al buonismo dimaniera e ad un po’ di retorica natalizia.Allora, una sommatoria di interessi; la disponibilitàdi Borgo Rocca Sveva della Cantina di Soave; ilknow how di un grande del vino come SeverinoBarzan che in quel fazzoletto di terra benedetto daDio, ma maledetto dagli uomini, ha portato l’ose-leta, ed ecco che Euposia può raccontare - appunto- quattro grandissimi vini: da Israele, dal Libano e

dalla Siria.Dove non bastano gli integralisti, non basta laguerra civile più lunga della regione, ma la famigliaSaadé continua a tenere viva una tradizione pro-duttiva che vanta millenni di storia. E chi sostieneche la “viticoltura eroica” sia quella che si fa inmontagna, sui terrazzamenti dove non arriva iltrattorino, faccia un salto oltre il Golan dove l’eroi-smo sta nell’alzarsi ogni mattina per testimoniare -rischiando il collo - che anche il vino è un dono diDio. Questa è la nostra degustazione:

BARGYLUS, GRAND VIN DE SYRIE, RED 2008Citato anche da Plinio il vecchio, il monteBargylus è da sempre culla di grandi vini.Tradizione ripresa dalla famiglia greco-ortodossaSaadé che, con alle spalle una lunga attività mer-cantile, ha deciso alla fine degli Anni Novanta didiversificare nel mondo del vino. Prima scelta:Bordeaux. Per poi immaginare un futuro anchenella propria Patria. Con enologo advisor Stéphane

DEGUSTAZIONI

DAL MEDIO ORIENTE

QUATTRO IMPERDIBILI

Judean Hills di Tzora Vineyards, Israele;Bargylus, Siria; Château Kefraya, Libano:

divisi dalla Storia. Uniti dal fascino edalla qualità

di Giulio Bendfeldt

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MEDIO ORIENTE

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Derenconcourt , i due fratelliKarim e Sandro Saadé hannooptato per vigneti nella Valledella Bekaa in Libano e in unterreno culla della vite fraAntiochia e Emesa, vicino allacittà greca di Laodicea (oggiLatakia).Colline che già i Greci ed iRomani avevano ricoperto divigneti.Veniamo al vino: il 2008 è stataun’annata molto calda, con 850mm di pioggia, ma il caldo esti-vo è stato mitigato dalMediterraneo. Il taglio è bordo-lese (cabernet sauvignon,merlote syrah) di un bel colore rossoscuro, profondo, dall’unghiaaltrettanto scura. Al naso è bal-samico, di frutta matura e spe-zie. Il palato è pieno, moltoasciutto, con note di prugna erabarbaro, cuoio e tabacco.Molto caldo e potente.

CHÂTEAU KEFRAYA, LIBANOBEKAA VALLEY, 2010Avviata nel 1946 da Michel deBustros avendo come fonda-

menta una collina artificialecostruita dai Romani, la cantinaè la più rinomata del Libano edè stata protagonista di tutta lastoria recente del Paese.Occupata dagli Israeliani nel1982 durante l’oeprazione “Pacein Galilea” e parzialmentedistrutta non ha smesso di lavo-rare ottenendo prorpio neglianni più duri i suoi primi rico-noscimenti internazionali.Lavora uve dei propri vigneti(430 ettari) posizionati fra i900 ed i 1100 metri sul livellodel mare.Il vino: cabernet sauvignon,syrah e mourvedre. L’annata èstata molto calda. Al naso, pro-fumo pieno di goudron, fruttarossa in confettura; 18 mesi inbarrique, 50-50 legno nuovo edi secondo passaggio. Si lavorabarrique per barrique, parcellaper parcella, non viene fattairrigazione e le radici attraversa-no più strati minerali, sino a2,5 metri di profondità. Il pala-to tende a chiudere velocementesu note sapide e minerali.

Meglio l’olfatto, complessiva-mente molto interessante.

TZORA VINEYARDSJUDEAN HILLS RED 2012Tzora Vineyard è stato il sogno,e la vita, di Ronnie James cheha iniziato la sua attivitàimprenditoriale nel settore unetrantina di anni fa e l’ha portataavanti sino alla sua morte, nel2008. Una figura importantedell’agricoltura israeliana, unapassione forte così come l’amoreper la prorpia terra, senza com-promessi.Il vigneto di questo Red si chia-ma Shoresh èd è un patchworkdi diversi appezzamenti terraz-zati assai differenti come com-posizione del suolo: dalla terrarossa, argille fini, sabbia dolo-mitica, parti calcaree ricche diossidi di ferro. Il blend vedecabernet sauvignon, merlot,syrah, petit verdot.Un altro taglio bordolese, dun-que; la vendemmia è stata svoltanella seconda metà di agost; èancora molto giovane ed è

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DEGUSTAZIONI MEDIO ORIENTE

I vigneti di Bargylus in Siria; nella pagina a destra: Karim e Sandro Sadeé, titolari di Bagylus; a fianco, vendemmia notturnasulle Judean Hills, il ricordo di Ronnie James nelle etichette di Tzora Vinetards e, infine, lavorazioni a Bargylus

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invecchiato per un anno in barrique, tutte le partitelavorate separatamente e poi assemblate. All’olfatto frutti di bosco e macchia mediterranea,note verde più aromatiche; palato di bella acidità,pieno e profondo. Acidità e freschezza. Dopo un po'nel bicchiere diventa davvero importante.

TZORA VINEYARDSJUDEAN HILLS, BLANC 2013Il suolo è composto da Terra Rossa su un substratocalcareo ricco di scheletro. Una zona sempre ventilata,coi vigneti sulla cima della collina, a 700 metri sullivello del mare, impianto a guyot, escursione termicaimportante di 15-16 gradi fra il giorno e la notte.Chardonnay all’86% e sauvignon blanc. Vinificazionesur-lie a freddo e nove mesi di affinamento fra barri-que e acciaio. Non svolge la malolattica.Ebbene, un grandissimo vino, appagante, divertente,fresco, invitante alla beva.Esplosione al naso di erba verde, fieno, fiori bianchi,pomodoro. Al palato è potente, ha un’impronta alcolica impor-tante -sono 14 gradi - , con una grande spalla acida,sapido e minerale sul finale, con sensazioni di fioribianchi che virano su note più cedrate e mature.Compete con Borgogna; nel bicchiere resta vitale alungo e promette una longevità interessante, sempreche si riesca a lasciarlo in cantina. Cosa, oggettiva-mente, difficile. Mitico. >>

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<< Nel cuore della Franciacorta,incastonata tra la pianura pada-na e la sponda meridionale dellago d’Iseo, circondata da unmagnifico coro di montagneche anche d’inverno, nellebelle giornate, si stagliano con-tro il blu del cielo diLombardia, poi vigne ovunquea perdita d'occhio con filari acoprire colline tanto ordinateda sembrare pettinate, il tuttoarricchito da torri, castelli eabbazie.La Franciacorta è bella, di unabellezza armoniosa con campa-

gne e borghi che hasaputo difendersi

molto bene dalla speculazioneedilizia per merito della sua voca-zione agricola e vitivinicola.Infatti la Franciacorta è anche “ ilFranciacorta”, lo spumante italia-no più famoso che in questi anniè cresciuto quantitativamente equalitativamente facendosi cono-scere in tutto il mondo per meri-to di molte aziende che con pas-sione e serietà hanno investito sututta la filiera produttiva, e irisultati non sono mancati.Un esempio ci viene da LeMarchesine, una cantina e unadelle realtà di maggiore spicco nelpanorama vitivinicolo della regio-ne.

I MIGLIORI ABBINAMENTI

SPARKLING

GLOBETROTTER

La capacità di abbinarsi alle cucineinternazionali è uno dei punti di forzadel vino italiano e del Franciacorta in

particolare. Parola di Loris Biattadi Enzo Russo

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LE MARCHESINE NELLA CUCINA INTERNAZIONALE

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Sapientemente guidata da LorisBiatta – uomo di forte umanitàe grande professionalità, masoprattutto imprenditore con lacapacità rara di vedere il futuroe di coglierne le opportunità –l’azienda di Passirano si pone daprotagonista e da esempio pertutto il comparto delle bollici-ne, e non solo, in Italia.Produttore eccezionale per qua-lità – nel 2013 ha ottenutonumerosi premi e riconoscimen-ti – ma anche importante perdimensioni, con una produzioneannuale di 500 mila bottigliel’anno, di diverse tipologie,destinate a crescere in funzionedei successi commerciali soprat-tutto all’estero (Giappone,Brasile, Stati Uniti,Canada edEuropa). Tra le tante eccellenzeche escono dalla cantina, c'è ilpremiatissimo Franciacorta docg

Secolo Novo Brut Millesimato:vino per le grandi occasioni, èun blanc de blanc ottenuto dauve Chardonnay vendemmiate amano.Dopo oltre 48 mesi di affina-mento a temperatura controllata(12°-14°), il vino si presentacon un colore giallo paglierinobrillante con riflessi oro-verde,al naso ha sentori di noccioletostate, margarina, note mento-late e di cedro candido.Al gusto è avvolgente, rotondoed equilibrato.Ma soprattutto è un vino delquale non si può non sentirel’anima, cosa che ne fa uno tra imigliori Franciacorta in assolu-to.Ma quando ha inizio la fantasti-ca avventura nel mondo dellebollicine? Loris Biatta è appenarientrato da Tokio e si sta già

preparando per un giro inBrasile, dove i suoi vini sonomolto apprezzati.Anche se frastornato dal fusoorario, accetta volentieri di rac-contare la performance della suaazienda.«Nel 1985 iniziamo a produrrepoche migliaia di bollicine e nel'95 esportiamo in Belgio.Questo primo e positivoapproccio mi fa subito capireche le bollicine Franciacortaerano apprezzate e quanto fosseimportante l'estero per le grandiopportunità che offriva. Poi èarrivato il mercato tedesco, dif-ficile ma molto interessante.Man mano le vendite aumenta-vano e anche le soddisfazioni,perchè andavano a confermarela bontà e qualità del vino.E' stato poi quasi naturale fareil passo oltre Oceano.

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TREND LE MARCHESINE NELLA CUCINA INTERNAZIONALE

A pagina 55: luccio di mare (Mikasa-Ginza), tempura di rombo (Table d’Amis-Courtay) e carré d'agnello delle valli grigionesi altimo (Cresta Hotel-Davos); qui sopra, churrasco brasiliano e carpaccio di canguro (Osteria di Russo & Russo-Sydney) e salumidi selvaggina canadese (Inferno-Montreal)

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Il mercato americano è vasto ed interessante.Con gli importatori abbiamo instaurato deibuoni rapporti e la prima città toccata è stataNew York, poi Chicago, Los Angeles e SanFrancisco.Questi primi contatti ci hanno fatto conoscere lagrandezza di questo mercato e realtà completa-mente diverse dalle nostre. Forti e soddisfatti del-l'accoglienza che ricevevano i nostri vini, abbia-mo allargato il nostro raggio d'azione, scoprendoil mercato Brasiliano dove oggi siamo ben pre-senti nei migliori ristoranti, locali d'intratteni-mento, alberghi e anche in aeroporto. E' stato unlavoro duro e faticoso che ha dato riscontri posi-tivi anche in Canada. Le Marchesine si bevononel più prestigioso ristorante di Montreal».Quali sono i vini più richiesti?«Il più richiesto è il Franciacorta Brut, poi cisono mercati che chiedono il Rosè Brut oppure imillesimati, il Giappone chiede principalmente leriserve».Come si fa, quale strada bisogna percorrere inquesto mercato globalizzato, dove la concorrenzaè spietata, ad acquisire clienti all'estero?«E' complesso e allo stesso momento semplice.La cosa più importante è avere tante conoscenzee tramite loro si fa conoscere il prodotto sul

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TREND LE MARCHESINE NELLA CUCINA INTERNAZIONALE

posto con le degustazioni.E' la cosa migliore perché si entra subito incontatto con il potenziale cliente e poi se ilvino è buono i risultati arrivano.Ho partecipato anche a molte fiere all'esteroma risultati zero. E' un lavoro duro il nostro,io e mio figlio siamo sempre in giro per ilmondo ad organizzare degustazioni mirate chenel breve danno risultati positivi.Gli importatori e i clienti apprezzano moltissi-mo la nostra presenza perché li rassicura sullaserietà dell'azienda Le Marchesine e la qualitàdel prodotto. Siamo sempre in “prima fila”, cimettiamo la faccia».Siete presenti in moltissimi Paesi, dall'Europaall'Asia, dall'Australia all'America, ognunodiverso dall'altro per usi costumi e tradizionigastronomiche, ci può illustrare in linea dimassima, con quale alimento o piatto gastro-nomico vengono degustate Le Marchesine?

Nella pagina precedente, Loris Biatta de LeMarchesine; in questa pagina, sopra, LeopoldKufmüller del Cresta Hotel a Davos; in alto a destra,Lamberto e Silvia Percussi, miglior ristorante di SanPaolo per Wine Spectator nel 2014; qui a lato,Jason Saxby e Marc Russo dell’Osteria di Russo &Russo a Sydney; a pagina 59, in alto, tutto lo staff diQueue de Cheval, ristorante-icona di Montreal.

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«Un Paese che ci rassomiglia molto è Il Giapponeperché abbinano il Franciacorta Extra Brut e Riserveai loro piatti di pesce crudo o il sushi, la loro è unacucina dai sapori delicati, molto fine, elegante, e lebollicine sono l'ideale per il palato.A Tokyo, il ristorante MIKASA DI GINZA propone ilLuccio di mare cotto su tavole di cipresso con ilFranciacorta Extra Brut.In Australia a Sidney, il ristorante OSTERIA DI RUSSO& RUSSO, lo chef Jason Saxby, con una esperienzadi 6 mesi in Italia, propone il Franciacorta RosèMillesimato con il piatto tipico Carpaccio di cangu-ro con semi di acacia, lievito naturale e ManjimupTartufo Nero.Il sapore del canguro è molto simile a quello delcervo e la mimosa è una pianta nativa australiana, icui semi vengono tostati e macinati in una polvere.Il sapore di questi semi è una combinazione di caffè,noci e cioccolato.Un abbinamento fantastico di sapori. In Brasile aSan Paolo, i risoranti OLEA e PERCUSSI, ilFranciacorta Brut Le Marchesine o il RosèMillesimato, accompagnano il churrasco, un piattotipico brasiliano, a base di carne cotta su spiedonialla brace con sale grosso.Vengono utilizzati i più svariati tagli di carne, dalpollo al manzo, dal maiale alla pecora.Il particolare sapore misto tra la classica grigliata dicarne e un leggero sapore di affumicato è dato dallacottura particolarmente alta, perlomeno 50 cm. dallabrace.In Canada a Montreal, siamo presenti con tutti inostri vini in uno dei più importanti ristoranti, ilQUEUE DE CHEVAL.Il Franciacorta Rosè millesimato è richiesto in parti-

colare con la carne di alce e cervo. Con la cucina dipesce in generale e il salmone, vengono serviti conil Franciacorta Brut Millesimato Blanc de Blanc.Il ristorante l'AUTRE VERSION – Montreal- Con leCapesante con peperonata al limoncello, purè dicavolfiore e funghi eryngii, viene richiesto ilFranciacorta Rosè. Mentre il ristorante INFERNO –Montreal - con i Salumi di selvaggina canadese,melanzane, lupini e formaggi, viene abbinato alFranciacorta Brut.In Belgio a Courtai, il ristorante TABLE D'AMIS DIKORTRIJK, la Tempura di Rombo giallo con tartaredi pomodoro, la propone con il Franciacorta SecoloNovo.In Olanda ad Halmont, il ristorante IL BORGO abbi-na al Franciacorta Blanc de Blanc al formaggioGouda. In Svizzera a Lucerna, il ristorante CRESTAHOTEL DAVOS, il Carrè d'agnello delle ValliGrigionesi al timo, cucinato dallo storico chefLeopold Kufmüller, viene abbinato con FranciacortaRosè Millesimato».

La vasta gamma di bollicine che escono dalla cantinade Le Marchesine sono molto apprezzate all'estero:«A secondo dei Paesi che visitiamo per le degustazio-ni, cerchiamo sempre di proporre degli abbinamentiin funzione della loro gastronomia.E' molto importante individuare il giusto vino daconsumare nelle diverse ore della giornata.I clienti rimangono soddisfatti degli abbinamenti eapprezzano la nostra professionalità nel descrivere lecaratteristiche organolettiche di ogni vino.In questi giorni ci stiamo preparando per un tour inMessico, toccheremo le principali città per presenta-re le nostre bolliccine». >>

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La settima edizione di Italia in Rosa, larassegna dedicata a tutto quanto fa“rosa” nella produzione enologica sia

nazionale che internazionale, è stata inaugu-rata alla presenza di una vasta rappresentan-za di autorità.Nella tre giorni, lemigliaia di perso-ne hanno potutodegustare oltre160 rosè presenta-ti da 100 cantinedel territorio e ditutta Italia..Come da tradizio-ne, dopo il tagliodel nastro la rasse-gna si è aperta conla consegna delTrofeo PompeoMolmenti, il tra-dizionale ricono-scimento riser-vato aiChiaretti dellaValtènesi,divenutoquest’announacompe-

tizioneistituzio-nale: alpremiohannoinfattiparteci-patoesclusiva-mente i24Chiarettichehannoottenutol’eccel-lenza(punteg-gio pariad alme-

no 85/100) al Concorso Enologico Nazionale per laDoc Valtènesi-Garda Classico della Fiera del Vino diPolpenazze.Il premio è andato all'Azienda Agricola Provenza diDesenzano di Fabio Contato che ha conquistato la pre-ferenza della commissione d’assaggio grazie al ValtènesiChiaretto 2013 “Roseri”, un vino delicato che gratificail palato che viene fatto con 50% Groppello- 20%Marzemino- 15% Sangiovese e 15% Barbera.Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente diItalia in Rosa Luigi Alberti e dal sindaco di MonigaLorella Lavo, nel corso della cerimonia inaugurale cuihanno partecipato anche il presidente del ConsorzioValtènesi Alessandro Luzzago, l’assessore all’agricolturadi Regione Lombardia Gianni Fava e a numerose altreautorità istituzionali del territorio e non.Italia in Rosa è una vetrina molto importante che ognianno richiama a Moniga moltissimi appassionati deivini rosè e per le aziende diventa imperativo presentarsicon vini di ottima qualità. (er)

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ITALIA IN ROSA: ALL’AGRICOLAPROVENZA DI DESENZANO ILTROFEO POMPEO MOLMENTI

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Dopo 20 anni, i produttori ele cantine di “SantaMaddalena” hanno ripreso

una vecchia tradizione, quella di pro-muovere il classico di Bolzano, il “S.Maddalena” dedicandogli una gior-nata il 27 settembre, “La nona bea-titudine di Bolzano”. Il protagonista della tavola, dal colo-re rosso rubino intenso e dall'aromafruttato e floreale, che nasce nellecolline circostanti Santa Maddalenasi è fatto degustare nelle diversevarietà e annate prodotte dalle azien-de. Le più gettonate sono state quelledel 2012/13, dove esprimono fre-schezza e profumi floreali che ricor-dano i campi, la campagna e lagenuinità della gente che lo produce.Degustare il “S. Maddalena”all'Hotel Eberle, dal cui terrazzo sipuò ammirare uno splendido pano-rama di Bolzano e tutt'attorno mon-tagne e colline si prova una sensazio-ne di tranquillità e benessere che simescolano con il piacere del bere ilrinomato vino dal profumo vinosocon profumi ricordanti la viola e lamandorla dal gusto vellutato, sapido epieno di corpoLe colline attorno a Bolzano hannouna terra perfetta per la coltivazionedella vite, come a Santa Maddalenadove nasce l'uva Schiava più famosadell'Alto Adige. E il “SantaMaddalena” è, senza dubbio, il vinosimbolo dell'intenditore altoatesino.Questo rosso così affascinante ha unacaratteristica molto particolare: vienevinificato per la maggior parte convarietà a Schiava, soprattutto SchiavaGrigia e Schiava Nobile, cui può esse-re aggiunto anche un altro vino di ori-gine altoatesino, il corposo Lagrein oPinot Nero, in quantità non superioreal 10%.Si abbina a tutti i primi piatti, esoprattutto speck, salumi, formaggi,piatti tradizionali altoatesini, vitello.

I compiti del ConsorzioPer favorire il rispetto delle norme dilegge contenute nel disciplinare diproduzione, il “Consorzio dei vignaio-li”, esistente dal 1923, nel 1978 vennetrasformato nel “Consorzio Volontarioper la Tutela della Produzione delVino Santa Maddalena”. I compiti del Consorzio di tutela con-tinuano ad essere il mantenimentodelle caratteristiche del SantaMaddalena D.O.C., il controllo dellasua qualità, nonché il consolidamentoe la promozione delle vendite. Sonoattualmente soci del consorzio circa200 viticoltori della zona di produzio-ne. Almeno due dozzine di piccole e gran-di aziende producono a Bolzano (zonadi S. Maddalena, Santa Giustina eCoste) e dintorni il Santa Maddalena:ognuna delle sue versioni è "persona-le" e di accentuato carattere con aromi

del tutto particolari, derivanti dallediverse caratteristiche dei vigneti, dallastruttura del terreno non chè dallamano del maestro cantiniere. Il “Santa Maddalena” è un vino rossosecco ed entusiasmante: fruttato,armonico, leggero con retrogusto deli-cato e persistente.Ecco le cantine produttrici dell'autoc-tono S. Maddalena classico che hannopartecipato alla manifestazione, che siè conclusa con una cena realizzatadallo chef stellato Roland Tretti,:Wassererhof, Unterganzgnerhof,Larcherhof, Loacker Schwarhof,Tenuta Waldgries, Griesbauer,Zundlhof, Pfannenstielhof, Glögglhof,Obermoserhof, Untermoserhof,Fliederhof, Plonerhof, Kandlerhof,Eberlehof, Cantina Bolzano, Malojer,Messnerhof, Tenuta Egger-Ramer, H.Rottensteiner, Oberingramhof. (Enzo Russo)

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TTOORRNNAA IILL ““SSAANNTTAA MMAADDDDAALLEENNAA””

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<< Come ogni inverno, in occasione della kermesse“Bollicine su Trento”, Euposia ha degustato in antepri-ma - a Palazzo Roccabruna, sede dell’EnotecaProvinciale della Camera di Commercio atesina, cuoree anima dell’enogastronomia trentina - buona parte deiTrentodoc che sono stati protagonisti di ben quattordicigiorni di eventi di alto profilo. Rispetto alla Franciacorta - che ha scelto un percorso dipromozione che attraversa l'Italia - il Trentodoc confer-ma la volontà di "portare" in Trentino i winelover con-tando sull'eccezionale patrimonio artistico-culturale e su

un'offerta sportiva e naturalistica d'altissimo profilo,senza pari in Italia per qualità e completezza. Prima delle degustazioni, qualche numero interessante:- nel decennio 2003-2013 l'export italiano di bollicine èpassato da 232 a 736 milioni di euro, grazie soprattuttoal boom del Prosecco, con un tasso di crescita del218%;- nel periodo 2010-2012 l'export dei vini spumanti ita-liani (Prosecco compreso) è cresciuto del 40.3% da 444a 623 milioni di euro;- in questo stesso periodo, l'export di metodo classico

FASCINO ALPINO

64 Euposia Dicembre 2014

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Le “bollicine delle Dolomiti” confermano - millesimo dopo millesimo - la grande qualità di questa denominazione, unica

per territorio e per passionefoto di Carlo Baroni e Alessandro Gardin (Trentino Marketing)

TRENTODOC

trentino è invece cresciuto di piùdella media nazionale: ben il 67%passando da 15,5 a 25,9 milionimantenendo in questo una posi-zione di forte vantaggio rispetto alprincipale competitor (laFranciacorta Docg) che nel 2013ha venduto poco più di 1,3 milio-ni di bottiglie per un fatturatoexport stimato fra i 16 ed i 20milioni a fronte di un'attesa 2013

per il Trentodoc stimata ad oltre32 milioni;- il Trentodoc vende molto benenegli Usa (dove vola il 35,1% delcomplessivo delle esportazioni ate-sine), mentre Inghilterra, Svezia edAustria performano oltre il 10%delle vendite di Trentodoc con achiudere la Germania dove si ven-dono appena 8 bottiglie diTrentodoc ogni 100 vendute oltre-

confine.

Un dato quest'ultimo preoccupan-te considerando che la Germania èil primo mercato al mondo perconsumo totale e procapite di bol-licine e che Dolomiti e Garda sonomete di casa per il turista tedescoche sempre più cerca “emozioni”guardando più al piacere e, final-mente, meno al portafoglio.

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TASTING

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LA DEGUSTAZIONE

TRENTODOC NON VINTAGE

PEDROTTI

BOUQUET NATURE

Chardonnay in purezza per l'entrylevel dei Pedrotti. Interpretazioneclassica, senza fronzoli, moltoimmediata e diretta.84/100

CEMBRA-CANTINA DI MONTAGNA

OROROSSO 48 MESI EXTRABRUT

Allo chardonnay si aggiunge un20% di pinot nero; emerge conforza la caratteristica minerale dellaVal di Cembra: verticale, belle notefloreali, importante al palato.86/100

AGRARIA RIVA DEL GARDA

BREZZA RIVA BRUT

Palato importante e complesso;belle note di agrumi canditi sulfinale.87/100

BALTER

BALTER BRUT

Chardonnay in purezza, olfattoricco ed immediato, palato coerentee complesso, finale di bella minera-lità.90/100

CANTINA D'ISERA

SELEZIONE 1907 BRUT

Resta uno dei Trentodoc preferiti daEuposia, confermandosi anno dopoanno. Ottimo all'olfatto, al palatoemergono note mediterranee.Intrigante.90/100

CANTINA MORI COLLI ZUGNA

TERRA DI SAN MAURO BRUT

Floreali, frutta a pasta gialla, palatopieno e potente.87/100

CANTINA ROTALIANA DI

MEZZOLOMBARDO

REDOR BRUT

Un Trentodoc che non vuole scon-volgere, ma conquistare un po' tuttii palati. Pulito, semplice.84/100

CANTINA SOCIALE DI AVIO

SARNIS AVIO BRUT

Un palato importante, un bel finalecoerente. Olfatto, invece, inferiore aquanto poi si scopre in bocca.Peccato.88/100

CANTINA SOCIALE DI TRENTO

ZELL BRUT

Di brut - per dirla con Lino Toffolo- c'è soltanto la classificazione zuc-cherina; per il resto, giù il cappello.Dopo il debutto dell'anno scorso,Zell stupisce ancora per l'ottimoolfatto, la pienezza al palato, le bellenote floreali e fruttate. Un grandeTrentodoc da avere assolutamentein cantina.91/100

CANTINE MONFORT

MONFORT BRUT

Non stupisce all'analisi olfattiva,mentre il palato è di grande piace-volezza.87/100

CONCILIO-VOLANO

600UNO BRUT

Interessante sul finale con belle notearomatiche che si fondono con l'ag-grumato, cedro candito in partico-lare.88/100

FERRARI FRATELLI LUNELLI

MAXIMUM BRUT

Chardonnay in purezza per l'entrylevel del principale player di merca-to nel Trentodoc. Non si cerca distupire, ma di dare un vino comple-to, che lasci intravedere le capacitàdella maison, ma senza strafare.Perfettino, da primo della classe.84/100

GAIERHOF

SIRIS BRUT

Un olfatto molto interessante, chetrova però soltanto un parzialeriscontro al palato che tende a chiu-dere un po' troppo presto.85/100

MOSER

51.151 BRUT

Il Trentodoc di Moser era così"unico" che si indovinava in unacieca: quelle note floreali così mar-cate e caratteristiche erano uniche.Forse un po' troppo femminilecome metodo classico, ma aveva ilpregio della riconoscibilità oltre chedell'ottima fattura. Adesso è diven-tato più muscoloso. Piace sempre,però…89/100

ROTARI-MEZZOCORONA

ROTARI CUVÉE 28+ BRUT

Bell'impatto olfattivo, palatocoerente e pieno. Cifra stilistica per-fetta per un Trentodoc.

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TRENTODOC

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86/100

VIVALLIS-NOGAREDO

VALENTINI DI WEINFELD BRUT

Note verdi marcate, molto aggra-ziate e personali. Al palato si fon-dono con note più evolute.88/100

TRENTODOC MILLESIMATI

CANTINA DI ALDENO

ALTINUM 2011 BRUT

Chardonnay con pinot nero al10%. Pieno, ricco, convincente.88/100

ENDRIZZI

ENDRIZZI 2011 BRUT

La percentuale di pinot nero sale al15% e il Trentodoc acquista piùspessore e trama. 86/100

SIMONCELLI

SIMONCELLI 2011 BRUT

Olfatto abbastanza ricco, palatocoerente.84/100

REVÌ

MILLESIMATO 2010 DOSAGGIO

ZERO

Pinot nero al 25% in blend con lochardonnay. Profumi fruttati netti emarcato, palato coerente. Dimostrapersonalità.88/100

ALTEMASI

MISSESIMATO 2010 BRUT

Al naso è perfetto, c'è la frutta, cisono le note più floreali ed unaccenno di balsamico. Palato pieno,complesso, di grande soddisfazione.

91/100

BORGO DEI POSSERI

TANANAI 2010 BRUT

Blend fifty-fifty fra chardonnay epinot nero; vigneti posti fra i 500 egli 800 metri di quota. La cantina ègiovane e si è fatta notare sin dalleprime annate per la personalitàspiccata. Caratteristiche mantenuteda questo Trentodoc che si spingeoltre i canoni della consuetudine.Non cedendo a compromessi divi-derà nettamente i consumatori.84/100

CANTINA TOBLINO

ANTARES MILL. 2010 BRUT

Di grande equilibrio, perfettarispondenza fra olfatto e palato. 88/100

MADONNA DELLE VITTORIE

MILLESIMATO 2010 BRUT

Chardonnay in purezza; olfattoricco ed avvolgente; palato pieno ecomplesso. Di ottima beva.89/100

PISONI

MILLESIMATO 2010 BRUT

Siamo alla storia del Trentodoc,uno dei pionieri ed uno dei "difen-sori" della specificità vinicola atesi-na. Un'aliquota di pinot nero(10%) si aggiunge allo chardonnay.Interpretazione classica, estremapulizia al naso ed al palato.88/100

SAN MICHAEL

SAN MICHAEL 2010 BRUT

Bella acidità che promette grandecapacità di invecchiamento; molto

coerente fra olfatto e palato; finaleaggrumato e minerale.90/100

ABATE NERO

DOMINI MILLESIMATO 2009 BRUT

Affascina all'olfatto con delle bellis-sime sensazioni di mela al forno,lievito, fiori gialli. Il palato è pieno,ampio. Il finale è importante e pre-zioso. Un altro vino da non manca-re.95/100

CESARINI SFORZA

TRIDENTUM 2009 BRUT

80% chardonnay e pinot nero achiudere. Cesarini Sforza è uno deinomi storici della spumantisticatrentina con una forte presenza sulterritorio nazionale rafforzata dal-l'arrivo della grande esperienza diLuciano Rappo alla guida dellamaison . Estrema pulizia al naso,palato pieno e complesso, forza edeleganza insieme. Chiusura tipica-mente "cembrana". Come fa a nonpiacere?92/100

REVÌ

PALADINO MILL. 2009 EXTRABRUT

Revì di Aldeno è una piccola mai-son, verrebbe da dire un vin-du-garage, che passo dopo passo stapassando dalla passione alla struttu-ra. Lo testimonia la crescita qualita-tiva dei suoi vini, l'approccio in eti-chetta più attento al mercato, masoprattutto il risultato nel bicchie-re. Da uve biologiche. Frutta apasta gialla matura, mela al forno,palato di struttura. Molto appagan-te.

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90/100

OPERA VITIVINICOLA IN VAL DI

CEMBRA

OPERA MILL. 2009 BRUT

Pulito, coerente, estremamentecurato. Complesso ed elegante.Ottima beva.90/100

ZENI GIORGIO

ZENI GIORGIO 2009 BRUT

Chardonnay in purezza. Sta nellamedia, non si spinge oltre.85/100

ROTARI

ALPEREGIS MILLESIMATO 2008EXTRABRUT

Ancora chardonnay in purezza;all'olfatto note floreali e più verdi;

palato di bella acidità, abbastanzacoerente con l'olfatto, chiusura sapi-da, un po' troppo netta senza lascia-re un ricordo ben fissato. 84/100

CONTI WALLENBURG

CUVÉE DEL CONTE FONDATORE

2008 BRUT

Pinot nero con un solo 5% di char-donnay per questa maison che facapo alla scaligera Montresor.Bell'impronta olfattiva, immediata ericercata; al palato ancora note frut-tate con sensazioni di crosta dipane, lievito, frutta secca. Finale sapido e leggermente amaro.86/100

ALTEMASI

ALTEMASI 2009 PAS DOSÉ

Un metodo classico "nuovo" peruno dei marchi storici delTrentodoc. Elegante, di bella struttura, con unaspalla acida importante che promet-te longevità, con note fruttate mar-cate e assai ben definite. Palatopieno, caldo e complesso. 93/100

RISERVE

ROBERTO ZENI

MASO NERO RISERVA 2009Chardonnay in purezza, malolatticasvolta. Quattro anni prima dellasboccatura si fanno sentire appieno.Opulento, rotondo, con note mar-cate di crema pasticcera, davveroinvitante e piacevole. 92/100

TASTING

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TRENTODOC

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BELLAVEDER

RISERVA 2010 NATURE

Sensazioni pieni di fiori e frutta; palato importante,dove dominano le note fruttate che poi virano sullamandorla con finale aggrumato di bella intensità.92/100

CANTINA D'ISERA

SELEZIONE 1907 RISERVA 2009 BRUT

Sempre di gran classe, pulito, perfetto alla beva, digrande ed immediata piacevolezza.91/100

ENDRIZZI

PIAN CASTELLO RISERVA 2009 BRUT

Questo è senza dubbio uno dei migliori metodo classi-co d'Europa e non soltanto d'Italia. Il blend vede lochardonnay al 60% col pinot nero a chiudere. Poco daaggiungere, va provato assolutamente in questi giorni aTrento.94/100

FONDAZIONE EDMUND MACH

RISERVA DEL FONDATORE 2009 BRUT

Alla Fondazione insegnano da moltissimo tempo, daquando a San Michele all'Adige la bandiera era bianco-rossa con l'aquila imperiale al centro, a migliaia diallievi a produrre vini di altissima qualità. Le sperimen-tazioni, il lavoro di ricerca e sul campo, rendono que-sta scuola un gioiello di cui andar fieri. Il vino prodot-to è il loro ambasciatore, non l'unico va detto. Rispettoalle altre degustazioni, questa bottiglia non appagaappieno come atteso. Ma resta un grandissimo monu-mento al bere bene per eccellenza.90/100

METIUS

METHIUS RISERVA 2009 BRUT

Ora, se volete, possiamo divertirci con le note fruttateecc ecc, ma non sprechiamo tempo: questo è uno deimigliori spumanti in circolazione. Fidatevi e fate prov-vista. Soddisfatti o rimborsati.93/100

LETRARI

RISERVA 2009 DOSAGGIO ZERO

La fortuna di un territorio, di una tradizione produtti-va, sta nella capacità dei leader, dei battistrada, di per-mettere la condivisione, la creazione di un vero e pro-prio distretto, di una competenza diffusa. Se ilTrentodoc è cresciuto nel tempo lo si deve a non pochefigure, capitanate dal Giulio Ferrari. Fra queste, unposto importante va riservato a Leonello Letrari. Oggiin cantina comanda la figlia Lucia, ma se buon sanguenon mente, figuriamoci il vino!96/100

CANTINE MONFORT

MONFORT RISERVA 2008 BRUT

Pinot nero al 20% e chardonnay a completare il blend.Bella impronta olfattiva, palato molto coerente.Chiusura sapida di bella intensità con note aggrumatee di crema sul finale.86/100

CESARINI SFORZA

TRIDENTUM 2007 EXTRABRUT

Frutta a pasta bianca, spiccata freschezza, profondo alpalato. Un altro must per il Trentodoc.94/100

ABATE NERO

CUVÉE DELL'ABATE RISERVA 2007 BRUT

Nel blend della Riserva entra anche un'aliquota diPinot bianco, non sfruttato come meriterebbe inTrentino. Ricco all'olfatto, dal palato molto complessoed appagante, invitante alla beva.95/100

CANTINA ROTALIANA DI MEZZOLOMBARDO

REDOR RISERVA 2007 BRUT

Coerente, di bella profondità e stoffa.90/100

MASO MARTIS

RISERVA 2007 BRUT

Per anni un simbolo del Trentodoc di potenza e nonsoltanto di alpina leggerezza ed eleganza. Questo mille-simo evidenzia, oltre alla potenza, anche una raffina-tezza ulteriore, con profumi immediati ed avvolgenti;un palato importante e ricco. Una bellissima conferma.95/100

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ALTEMASI

ALTEMASI GRAAL RISERVA 2006Per anni ha vinto tutto, una veracertezza per Cavit. Intendiamoci,resta sempre su altissimi livelli, maquesta annata sembra leggermenteappannata rispetto alle precedenti.

Olfatto ricco di profumi floreali efruttati, crosta di pane, miele.Palato meno appagante del solito.Da riprovare.91/100

ROTARI

ROTARI FLAVIO RISERVA 2006

BRUT

Nel top di gamma, Rotari dà final-mente il meglio di se. I risultati siavvertono nel bicchiere con al nasoprofumi sottili ma ben delineati,con un palato coerente, ampio ecaldo, e un bel finale.93/100

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Euposia Dicembre 2014 71

ROSÈ

Sino a non molti anni fa eranopochi i vignaioli trentini che si lan-ciavano nei Trentodoc Rosé: c'era latestimonianza di Ferrari e davveropochi altri per una tipologia cheappariva "lontana" e certamentenon troppo richiesta dal pubblico.Oggi la situazione è cambiata e nonsoltanto i winelover hanno risco-perto le bollicina in rosa, ma moltipiù produttori hanno preso consa-pevolezza delle potenzialità del seg-mento. Anche qui, si registra unacrescita costante nella qualità, annodopo anno con sempre più metodoclassici frutto di pinot noir inpurezza.

ROBERTO ZENI

MASO NERO ROSÉ BRUT 2008Altro grande nome, storico, dellavitivinicoltura atesina, sin dal 1882,Francesco Giuseppe regnando,quando il capostipite avviò la suaattività di oste e produttore. Unsecolo dopo i pronipoti rilancianosu una produzione ampia, diversifi-cata, ma estremamente accurata.Pinot nero in purezza, che nasce a450 metri di altitudine.Macerazione a cappello sommerso,malolattica svolta, 40 mesi sui lievi-ti. Il risultato è un vino di grandecarattere, dove sono dominanti lenote fruttate, con un palato caldo emolto ampio. Di grande soddisfa-zione.90/100

ALTEMASI

ALTEMASI ROSÉ BRUT

E' un prodotto recente del colossodi Ravina e si presenta di un bellis-simo colore ed un perlage finissi-mo.

Frutto in evidenza, molto coerentefra olfatto e palato. Lungo e sapido.90/100

BALTER

BALTER ROSÉ BRUT

Primo pinot noir in purezza.Grande impatto olfattivo, palatopieno, caldo, dove tornano le notedi frutta rossa e lievi sentori balsa-mici. Molto ben impostato.92/100

CANTINE MONFORT

MONFORT ROSÉ BRUT

Blend chardonnay-pinot noir;impostazione classica, senza strappi.Di facile beva.82/100

MASO MARTIS

MASO MARTIS ROSÉ BRUT

Per molti anni questo è stato il ter-mine di paragone per i Rosé trenti-ni, per stoffa, classe, potenza ed ele-ganza. Ancor oggi si conferma aivertici, da avere nella cantina idea-le.93/100

OPERA VITIVINICOLA IN

VALDICEMBRA

OPERA ROSÉ BRUT

Il terroir fa la differenza e si sentetutto nel bicchiere; entusiasmante,con una bella base fruttata ed unamineralità importante.94/100

CANTINA TOBLINO

ANTARES ROSÉ MILLESIMATO 2010BRUT

Chardonnay in prevalenza, rispet-tando le caratteristiche dei produt-tori. Coerenza premiata da un'attentalavorazione, una perfetta coerenza

fra olfatto e palato, giocato piùsulla leggerezza che sulla potenza.Elegante.89/100

ROTARI

ALPEREGIS ROSÉ MILLESIMATO

2010 BRUT

Il Pinot noir torna predominantenel blend per questo spumante chedeve piacere a molti, magari rinun-ciando ad un pizzico di personalitàin più. Interpretazione scolastica,da manuale, ineccepibile. Cosìdiventa un po' troppo scontato.88/100

CESARINI SFORZA

TRIDENTUM ROSÉ 2008 BRUT

Pinot nero della Val di Cembra inpurezza, vigneti in altura, curamaniacale del frutto e controllostretto dei viticoltori: con questebasi di partenza l'importante diven-ta davvero non rovinare tutto incantina. Cosa che, ovviamente, questobrand storico non fa, presentandoannata dopo annata un grandissimorosé che non può non piacere. Nelbicchiere si ritrova tutto, in un per-fetto equilibrio. Un altro Trentodocche è obbligatorio avere in cantina.95/100

ENDRIZZI

PIAN CASTELLO ROSÉ MILLESIMATO

2008Un altro must, un altro Rosé chederiva da Pinot noir in purezza col-tivato in una splendida vigna chedomina la Piana Rotaliana. Estremaattenzione in vigneto, lavorazioni incantina a regola d'arte, perfettoequilibrio fra olfatto e palato, raffi-natezza e corpo.95/100 >>

TRENTODOC

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La famiglia Frescobaldi haaperto il suo primo ristoran-te e wine bar "standalone"

nel Regno Unito, a Londra, nelquartiere "in" di Mayfair, affidatoalla supervisione di DianaFrescobaldi, e frutto di una joint-venture con la Good FoodSociety, promossa da LeventBüyükugur e dall'imprenditoreSanjay Nandi.I ristoranti Frescobaldi - a Firenzee all'aeroporto di Roma-Fiumicino - sono universalmentequotati per l'ottimo abbinamen-to fra cibo e vino, l'ambiente raf-finato e l'atmosfera unica, e lanuova apertura non fa eccezione.Il ristorante di Londra sarà gui-dato dall'estremamente talen-tuoso chef Roberto Reatini, chelascia così lo “Zafferano".Prima di questo incarico,Reatini è stato Senior sous chef a"Shoreditch House", affiancandolo chef Michele Nargi. Reatini hacreato un nuovo menù perFrescobaldi dove presenta la pro-pria interpretazione dei piatticlassici toscani.Il suo menu di antipasti saràcaratterizzato da prelibatezzecome il carpaccio di gamberi conmela verde e caviale.I primi piatti includono standoutscome pappardelle con guancia divitello e pane al rosmarino; gam-beroni all'invidia e liquirizia; mal-tagliati pasta-e-fagioli conLaudemio olio d'oliva.I dessert sono altrettanto stimo-lanti: millefoglie con albicocchecaramellate o torta di mele e

noci..Chiave per vivere appieno "l'e-

sperienza" Frescobaldi è la vastagamma di vini prodotti daMarchesi de 'Frescobaldi: novetenute (prevalentemente sulle col-line intorno a Firenze e Siena),con una produzione annua disette milioni di bottiglie, la distri-buzione in 65 paesi e innumere-voli riconoscimenti internazionali.Supervisionata dal chef-sommelierFabrizio Pavlic, ex dell'HotelCipriani di Venezia, l'offerta diFrescobaldi va da vini entry level,come "Castiglioni Chianti 2013"fino a nomi leggendari come

"Mormorato", cru del Castello diNipozzano, "Frescobaldi cuvée"e il "Brunello di MontalcinoCastelgiocondo Riserva". I vini Marchesi de' Frescobaldi

rappresentano circa il 75% dellalista del ristorante; il resto com-prende una raffinata selezione siadal Vecchio e dal Nuovo Mondo;la maggior parte dei vini sarà ser-vita al bicchiere.La storia Frescobaldi è in eviden-za negli interni del ristorante. Iprogettisti hanno ripreso le vicen-de uniche della famiglia comepunto di partenza, reinterpretan-dole in chiave contemporanea.L'atmosfera che hanno creato èsimile a quello di una sala dapranzo privata italiana, intrisa diun senso di calore e ospitalità.Ci sono accenni alla cultura culi-

FRESCOBALDI APRE A LONDRA IL SUO NUOVORISTORANTE A MAYFAIR

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R i s t o r a n t i

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R i s t o r a n t i

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naria italiana in tutto il locale, dalle ceramiche epannelli in legno a disegni dipinti a mano eimmagini incorniciate che adornano le pareti.L'arredamento confortevole frattempo incoraggeràlunghi, comodi pasti.Tutta la parte anteriore dell'edificio è costituito dafinestre di vetro che possono essere completamen-te aperte, inondando il ristorante con luce natura-le nei giorni più caldi.Nel 1999 il Frescobaldi hanno lanciato la lorodivisione ristorante. L'obiettivo era quello di offri-re agli ospiti un luogo moderno e rilassante in cuigodere il calore della tradizionale toscana, dove ilvino avrebbe regnato, ma sempre in compagnia diun cibo eccezionale. L'apertura del Frescobaldi, nel cuore di Londra -nel quadrilatero Park Lane, Piccadilly circus,Regent Street e Oxford Street - farà in modo chequesta filosofia eccezionale raggiunge un pubblicoancora più ampio.

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Il Conegliano ValdobbiadeneProsecco Superiore crea valoreper il territorio di cui è dive-

nuto simbolo e portavoce nelmondo: in un anno difficile,quale il 2013, le bottiglie Docghanno permesso un giro d’affarisuperiore a 327 m,ilioni di euro,dei quali 250 realizzati in Italia.

OCCUPAZIONE DI QUALITÀIl “Rapporto del Centro Studi delDistretto” evidenzia anche unalto livello di occupazione giova-nile (pari al 45,6% del totale) equote rosa che hanno toccato il40,7% tra gli under 40 impiegatinelle 170 case spumantistichedella Docg.Tra gli aspetti più interessanti cheemergono dal Rapporto, vi èsicuramente la percentuale di gio-vani, con meno di 40 anni, chericoprono il ruolo di titolare o co-titolare: essi rappresentano il

32,9% sul totale aziendale.Sempre nell'ambito del personaledirigenziale, il tasso di incidenzadei giovani che ricoprono il ruolodi responsabile export è pari al47,9%, mentre quello delle attivi-tà di direttori commerciali è parial 21,9%. La maggioranza delle impresedetiene nell'organigramma azien-dale giovani con preparazioneuniversitaria (58,7%). «Questi dati ci fanno capire comequella del ConeglianoValdobbiadene ProseccoSuperiore sia una denominazionein cui non contano solo le per-centuali di crescita, i fatturati e leesportazioni in continua espan-sione - afferma il presidente delConsorzio di Tutela, InnocenteNardi -. Nel corso del 2013, ladimensione dell'offerta delConegliano Valdobbiadene haraggiunto un valore stimato alla

produzione pari a 362,2 milionidi euro e il mercato internaziona-le dello Spumante Docg ha otte-nuto un nuovo massimo con unvalore della produzione pari a132,2 milioni di euro. Dietrotutto questo però c'è un elementofondamentale: il creare valore peril territorio che si traduce inoccupazione, indotto legato alturismo, tutela e valorizzazionedell'ambiente»La sfida del Consorzio di Tutela,è quella di «competere nel valo-re», una filosofia che accompagnada anni le attività dell'associazio-ne che, in occasione della presen-tazione del Rapporto, ha analizza-to le strategie per il futuro.

BOLLICINA ANTICICLICASi è fatto il punto sui prossimiobiettivi da raggiungere per unospumante Docg che, ancora unavolta, si è dimostrato più forte

GIOVANE, LAUREATO, RICCO E ... “ROSA”COSÌ IL PROSECCO DOCG CONEGLIANO

VALDOBBIADENE CHE VOLA A 470 MILIONI

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R i c e r c h e

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R i c e r c h e

Euposia Dicembre 2014 75

della crisi: nel 2013 la tipologiaspumante, che oggi rappresentapiù del 90%, è aumentata invalore del 6,6% nel 2013, conun giro d'affari pari a 327,2milioni di euro.In Italia il ConeglianoValdobbiadene è cresciutodell'11,4% in valore e del 10,5%in volume nell'ultimo anno.Negli ultimi 10 anni il trend èstato in costante ascesa: dal 2003al 2013, infatti, si è registrato unaumento a volume pari a un+72.9%.Anche i dati Ho.Re.Ca. a livellonazionale vanno in direzioneopposta rispetto all'attuale con-giuntura economica: +8,9 % in

valore e + 7,3% in volume in unpanorama generale che vede que-sto importante canale in calo.

EXPORT DA IMPLEMENTAREFuori dai confini i risultati parla-no di una denominazione in cre-scita: l'export rappresenta unaquota del 42% per l'intera deno-minazione. La Germania si conferma nel2013 il primo Paese importatoredi Spumante Docg a valore con29,6 milioni di euro. La flessione pari al 5,9% su baseannua è stata compensata da unaumento del livello dei prezzidell'+1,8%, un risultato impor-tante se si considera che il mer-

cato tedesco è da sempre moltocompetitivo. La Svizzera, secondo mercatoestero della Docg, ha raggiuntouna quota pari a 28,8 milioni dieuro. Le esportazioni in questoPaese rappresentano il 21,8%delle vendite all'estero. Molto promettente si presentapoi il mercato inglese, che hadenotato un significativo aumen-to del valore con un +11,3% subase annua. Oltreoceano gli Stati Uniti sisono collocati, nel 2013, al quar-to posto tra i mercati e si sonocontraddistinti per una crescitaelevata (+11,9% in raffronto al2012).

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Il consumo di vino nei paesiproduttori tradizionali è cer-tamente in calo, tuttavia,

soprattutto in Asia e nel NordAmerica il vino conquista sem-pre più consumatori. Mentre la tendenza verso unaviticoltura sostenibile e verso ivini prodotti in paesi dal climafreddo persiste, alcuni viticoltorisperimentano in molti paesi un"vino naturale" desolforato evini in anfore di argilla. La ven-demmia del 2014 riesce a soddi-sfare il fabbisogno e le necessitàmondiali in continua espansio-ne: dal 2005 la quantità di vinoesportato in tutto il mondo èpassata infatti da 72 Mio di etto-litri a 99 Mio hl nell'anno prece-dente. Questo è il 40% del con-sumo globale di vino che, anchese con piccole oscillazioni, restarelativamente stabile a circa 240Mio hl.

USA IL PIÙ GRANDE MERCATODI CONSUMOGli USA con i suoi 29 Mio hl

nel 2013 rappresenta per laprima volta il più grande merca-to di consumo al mondo, soprat-tutto perché il forte calo di con-sumo in Francia (28 Mio. hl)non accenna ad arrestarsi. Ilterzo e il quarto posto è occupa-to dall'Italia (22 Mio. hl), anchein regressione, e dalla Germania(20 Mio. hl) con un consumoleggermente in rialzo. La Cina(17 Mio hl) mantiene il quintoposto, nonostante la rapida cre-scita dell'anno precedente abbiasubito un arresto forse dovutoalla campagna del governo con-tro la corruzione. Tuttavia unaprevisione Euromonitor sostieneche la Cina potrebbe diventarenel 2017 il più grande mercatovinicolo mondiale.Nonostante in Francia, Italia eCina si consumi soprattutto vinolocale, due di questi tre paesiconsumatori sono nella “top 3”delle nazioni più importanti perimportazione di vino al mondo.Tra i più grandi importatori divino e, di conseguenza, tra i

paesi consumatori più importan-ti per il commercio mondialerientrano, come l'anno prece-dente, la Germania (15 Mio hl),la Gran Bretagna (13 Mio hl) egli USA (11 Mio hl). Sonodiversi i produttori che vedononegli USA un significativopotenziale di crescita, poiché ilconsumo pro-capite al momentoancora basso è in continua cre-scita.

IN PRIMO PIANO: SOSTENIBILITÀE VINI DA CLIMI FREDDIIndipendentemente da questospostamento, relativo alla quan-tità di consumo e al commercio,alcune tendenze nella viticolturainternazionale restano invariate.L'attenzione verso l'ambiente, laviticoltura sostenibile da temponon rappresenta più una nicchiadi mercato. Associazioni vinicoledi tutti i paesi, come Sudafrica,California o Nuova Zelanda,hanno continuato a sviluppare illoro programma di sostenibilità.Spagna, Italia e Francia coltivano

PROWEIN 2015: ECCO LE PREVISIONI PER ILMERCATO DEL VINO NEI PROSSIMI 12 MESI

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già quasi 200.000 ettari di vigneti ecologici. Mentre in Europa si attribuisce un valore benpreciso alle rigide regole di produzione ecologicadefinite a livello internazionale, i paesi extraeu-ropei tendono verso un concetto più ampio che,oltre all'aspetto relativo alla viticoltura, includeanche l'aspetto sociale.Per il più grande produttore mondiale biodina-mico, la cantina cilena Emiliana, la trasformazio-ne ha anche un fondamento qualitativo, comeha detto più volte il CEO José Guilisasti, dapoco scomparso (qui a sinistra): «Crediamo che iprodotti sostenibili e biodinamici siano una con-dizione importante per le vigne che si trovano inun naturale equilibrio e che si manifesta con una

migliore qualitàdell'uva e delvino».E’ inoltre ininter-rotta la tendenzainternazionaleverso vini freschi emeno forti, prove-nienti da zonefredde.Soprattutto per iltimore di un cam-biamento climati-co, questa tenden-za porta in moltenazioni allo sfrut-tamento di nuovivigneti situati in

altitudine. Il pioniere spagnolo della viticolturaMiguel Torres (in alto a sinistra) ha piantato unvigneto ai piedi dei Pirenei a 1200 m di altezza. «Sitratta di una specie di assicurazione contro le avver-sità climatiche » afferma.

VENDEMMIA 2014: 271 MIO ETTOLITRILa produzione di vino a livello mondiale con i suoi271 Mio hl è leggermente inferiore all'anno prece-dente. Anche qui, nei paesi produttori più potenti,si è registrata un'oscillazione (in base alle stime dellaOIV). L'IIttaalliiaa (presente alla ProWein nei padiglioni 15 e16) con i suoi 20,4 Mio hl è il più grande esporta-tore mondiale di vini, ma visto il basso raccolto del2014 (44 Mio Hl) non potrà certamente mantenereil suo primato. Gli osservatori dei mercati prevedo-no un aumento dei prezzi che toccherà soprattutto

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il più grande cliente: la Germania. AlexanderHofer (nella foto a destra) del Gruppo ItalianoVini vede la Cina e la Russia come i più importan-ti mercati in crescita per il vino italiano. Con i suoi 46 Mio hl di vino la FFrraanncciiaa, più gran-de produttore mondiale di vini nel 2014 i cuiespositori della ProWein 2015 saranno presenti neipadiglioni 11 e 12, deve accettare la perdita nelChina-Export. Un “piano d'azione 2025” aspira aulteriori miglioramenti nella produzione, nel capi-tale umano e nel marketing e fa propria la tenden-za verso il tema del sociale e della sostenibilità.La SSppaaggnnaa (padiglione 10) fra tutti i paesi produt-tori di vini possiede la più grande superficie vitico-la (1,08 Mio ha), ma con i suo quasi 37 Mio hl haraccolto chiaramente meno dell'anno precedente.Con un intenso sforzo verso l'esportazione i pro-duttori possono compensare il consumo internoche registra da anni un calo. Due terzi dell'esporta-zione spagnola è rappresentata da vini sfusi. Latendenza verso un potenziamento dello sviluppobiologico e di vigneti autoctoni come Garnacha oMonastrell continua.Fra i paesi produttori più piccoli, la GGeerrmmaanniiaa(alla ProWein nei padiglioni 13 e 14) con 9,3 Miohl ha raccolto nuovamente una normale quantitàdi vino. Nell'esportazione i tedeschi negli ultimianni hanno registrato un aumento dei prezzi medi.La tendenza di una produzione di vini pregiaticontinua. La vendita di vini greci beneficia di una evidenteripresa del turismo greco. Il PPoorrttooggaalllloo non è in grado di raggiungere il volu-me di esportazione dell'anno precedente, perchénon può ripetere le eccezionali spedizioni di vinisfusi in Francia e Spagna. In genere i paesi produttori e consumatori extraeu-ropei assumo sempre maggiore importanza. Il CCiillee nell'anno passato ha sostituito l'Australiacome quarto esportatore mondiale di vino.L'esportazione dei Paesi Andini sale a quasi 8 Miohl. L'AArrggeennttiinnaa che nel 2014, ha raccolto circa 15Mio hl (senza mosto e succo), per l'esportazionepatisce le direttiva burocratiche. La veloce tenden-za verso una produzione di vini di qualità prove-nienti da zone pregiate tuttavia non è da trascura-re: il Malbec dall'Argentina è nel mercato, comeUSA e Canada, da tempo parte integrante dell'of-ferta.

Anche il SSuuddaaffrriiccaa (quantità di vendemmia 11,4Mio hl compreso succo, concentro ecc) ha moltosuccesso nell'esportazione. Siobhan Thompson,CEO della WOSA (nella foto a pagina 77), desi-dera impostare in futuro nuove priorità: «Noiesportiamo più di due terzi delle vendite all'esteroverso mercati europei saturi. In futuro dobbiamovolgere lo sguardo verso gli USA e l'EstremoOriente».

L'AAuussttrraalliiaa nonostante il calo della superficie viti-cola, con un raccolto di 12,6 Mio hl registra unleggero incremento rispetto all'anno precedente esi prevede che nei prossimi 5 anni la sua posizionenel mercato internazionale possa vedere un miglio-ramento. La NNuuoovvaa ZZeellaannddaa registra un raccolto record di3,2 Mio hl (+29%), che permette al paese di sod-disfare la crescente domanda. L'industria vinicoladella Nuova Zelanda che da grande importanza auna produzione sostenibile, desidera aumentare neiprossimi anni il volume di esportazione del 50 % a2 miliardi di Dollari Neozelandesi. Nonostante la produzione internazionale di vinonel 2014 non raggiunga i risultati dell'anno prece-dente, la quantità disponibile è superiore al consu-mo mondiale, tanto da avere a disposizione anchedel vino industriale. In genere l'annata vinicola2014 nel prossimo anno può soddisfare la doman-da mondiale.

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Montefalco, posto in unaposizione dominante sullevalli del Topino e del

Clitunno, offre la vista di un ampiopanorama delle terre umbre, in parti-colar modo i vigneti, sparsi un poovunque che danno al paesaggio unaffresco da quadro d'autore. Infatti l’incantevole “Ringhieradell’Umbria” è tutta da scoprire siaall'interno delle antiche mura per ilpatrimonio artistico, culturale e stori-co sia all'esterno per quanto riguardal’universo del Sagrantino Docg oSagrantino Docg di Montefalco cheprende il nome dall'omonimo vitignoda cui vengono prodotti. Coltivato dasecoli sulle pendici delle collineumbre, il Sagrantino viene considera-to autoctono, nonostante siano variele ipotesi riguardanti la sua origine.Alcuni, infatti, lo ritengono di prove-nienza spagnola, altri credono siastato importato dai primi frati france-scani, altri ancora introdotto in Italiadai Saraceni. E' un vino importanteche in poco tempo ha fatto il giro delmondo.A confermarne il prestigio e il valoreinternazionale è stato il grande suc-cesso di Enologica35 di settembre,kermesse organizzata dal ConsorzioTutela Vini di Montefalco e dalComune di Montefalco che ha vistola presenza di numerosi turisti aman-ti del buon bere, intenditori prove-

nienti da ogni parte che hanno potu-to degustare il Sagrantino docg delle27 cantine partecipanti: Adanti,Antonelli, Arnaldo Caprai, Briziarelli,Castelgrosso, Colle Ciocco,Còlpetrone, Di Filippo, Dionigi,Antano - Fattoria Colleallodole, LeCimate, Lungarotti, Moretti Omero,Novelli, Pardi, Pennacchi – Terre diCapitani, Perticaia, Rialto, Rocca diFabbri, Romanelli, Scacciadiavoli,Tabarrini, Tenuta Alzatura, TenutaCastelbuono, Terre de la Custodia,Terre de Trinci, F.lli Tocchi.«Al suo trentacinquesimo appunta-mento, Enologica si rivela una mani-festazione giunta a piena maturità,capace di soddisfare sia il pubblico,sia i tecnici e gli addetti ai lavori – hacommentato Amilcare Pambuffetti,Presidente del Consorzio Tutela Vinidi Montefalco – Quest’anno, in parti-colare, grazie ad un calendario riccodi eventi organizzati dalle 27 cantineaderenti, siamo riusciti a mettere astretto contatto turisti, giornalisti eproduttori vinicoli. Le nostre ‘Storiedi Vite’, al centro di questa edizione,hanno raccontato al pubblico lo spiri-to e il profondo legame che unisce lacomunità del comprensorio montefal-chese alla produzione vitivinicola,superando qualsiasi risultato prepostoall’inizio dell’evento». Tra i tanti vini degustati, quasi tuttisi sono ddimostrati all'altezza del

“nome che portano”, segnaliamo:CANTINE RIALTOMONTEFALCO SAGRANTINO DOCGOttenuto dalla vinificazione in purez-za, si presenta di un colore rosso rubi-no profondo, al naso si sentono pro-fumi di frutti rossi, di sottobosco eliquirizia. Al palato risulta piacevole,vellutato e avvolgente.AZIENDA AGRARIA PERTICAIAMONTEFALCO SAGRANTINO DOCGAffinamento di 36 mesi: 12 in legno,12 acciaio e 12 in bottiglia. Si presen-ta di color rosso rubino intenso consentori cannella, aromi di frutta rossae amarena. Molto pieno e persistente,leggermente tannico. CANTINA LE CIMATEMONTEFALCO SAGRANTINO DOCGOttenuto da uve selezionate, si pre-senta di colore rosso intenso lumino-so. Al naso si sentono note di frutta,liquirizia ed erbe officinali. E' benstrutturato, avvolgente di lunga persi-stenza.Il modello Enologica si è confermatouno degli esempi più riusciti di pro-mozione e racconto del territorio,dove si è parlato non solo del passato,tra tradizioni e usanze ma anche delfuturo, investimenti in innovazione epromozione nel settore vitivinicolo daparte del Piano di Sviluppo Rurale, ilprogetto regionale che ha contribuitoanche al finanziamento di Enologica35. (Enzo Russo)

ENOLOGICA 35 SUPERA OGNI PREVISIONE

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N e w s

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E’vestita elegantementecon una silhouetteaccattivante, ha una

bella presenza e conquista subi-to l'occhio la Peugeot 308 SW.Gli uomini della Casa francesesi sono impegnati al massimorendendola un auto per vivere lafamiglia con serenità e sicurez-za.Lo spazio che offre è perfetto

per una famiglia con tre figli: leportiere posteriori grandi conun buon angolo di apertura, ilbagagliaio è ampio con facilitàdi carico che permette di pro-grammare viaggi medio lunghi.La qualità e la bella presenzadella Peugeot 308 SW si notano

subito per la verniciatura bencurata e brillante, le finitureperfette e all'interno moltaattenzione nella scelta deimateriali, con la plancia morbi-da e i pannelli delle portiereben rifiniti nello stile e neimateriali, un'eleganza e unasemplicità nel layout che siestende al resto degli interni chefa venire in mente la stanza dabagno di un hotel di lusso:senza fronzoli e finemente arre-dato.Notevole la luminosità, grazieanche all'enorme tetto in vetro,mentre la visuale è aiutata dallaricca dotazione di serie: fariinteramente a led, fendinebbia,

retrovisori esterni sbrinabili esensori di parcheggio anteriori eposteriori.Guidare la 308 SW è piacevolee rilassante. Il sedile è avvolgente e comododà un senso di sicurezza allaguida. Infatti il piccolo volanteellittico, quasi da Formula 1,posizionato in base alle esigenzedi guida e il cruscotto legger-mente più alto riducono alminimo lo spostamento degliocchi dalla strada agli strumentidi vedere.La plancia è semplice, salvo l'o-riginale contagiri che ruota allarovescia, da destra verso sinistra,anche perché parecchie funzio-

PEUGEOT 308 1.6 E-HDI 115 CV ALLUREELEGANZA E SICUREZZA: COME VIVERE LA FAMIGLIA

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ni, come il "clima", la radio e il telefonoBluetooth, si gestiscono dallo schermo a sfio-ramento di 9,7 pollici del navigatore. La Peugeot 308SW ha anche un motore raffi-nato, fluido, silenzioso e reattivo che rende laguida elegante delle strade di campagna tra ivigneti, merito delle sospensioni, efficacisulle buche che permettono di affrontare itragitti senza stress. Mentre sulle altre strade si trasforma, sembraavere più potere di quanto si possa anticipare,godendo il suo cambio a sei velocità e sorpas-so senza sforzo. In marcia si sente che è solida e che l'aerodi-namica è stata ben curata. Sull'asfalto si conferma silenziosa, non sisente il rotolamento delle gomme, non lasciafiltrare vibrazioni nell'abitacolo, addirittura,quando ci si ferma a un semaforo, non ci sirende conto dell'intervento dello Stop&Start.Con i suoi 116 CV il turbodiesel dellaPeugeot 308 1600 SW si fa sentire con tuttala sua personalità. E' vivace, silenziosa, spinge con fluidità giàdai 1800 giri e consuma poco, 21km con unlitro, se si ha un piede leggero. Viaggiando in autostrada con la sesta marcia,che sviluppa 130 km a 2000 giri, si ha il van-taggio di un basso consumo di carburante. Incittà si percorrono circa 16 Km/l, meritoanche di un sofisticato sistema start&stop chespegne il motore al di sotto dei 20 Km/h e loriavvia alla pressione della frizione senza nes-suna vibrazione. Con i tempi che corrono non è male. Altra accortezza, non da poco, è il sensore cheavverte la troppa vicinanza al veicolo che ciprecede, rallentando immediatamente la velo-cità dell'auto, quasi a frenarla.La berlina Peugeot 308 1600 SW si fa senti-

re anche in termini di maneggevolezza:affronta le curve con agilità, è sicura e, se siesagera, l’Esp interviene con solerzia. Sempre all’altezza della situazione lo sterzo, lacui prontezza è in grado di soddisfare ancheuna guida sportiva con la complicità del pic-colo volante, che invoglia ad emulare, ma voinon fatelo, i piloti di F1. (Enzo Russo)

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C’È DEL

“NUOVO” IN PADELLA

Meno grassi, ma sapore inalterato.Così pancetta e guanciale Beretta

possono restare assoluti protagonistidelle nostre tavole più gustose.

di Enzo Russo

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<< Qualità & Genuinità, sono i principali “ingre-dienti” che hanno contribuito a far conoscere agliamanti della cucina , i gourmet e in generale ilmondo della ristorazione e del consumatore, ilSalumificio Fratelli Beretta, una bottega diventataazienda, fondata nel 1812 a Barzanò dai fratelliFelice e Mario Beretta. Con la loro maestria artigianale sono riusciti a con-quistarsi un posto in “prima fila” nel panorama deisalumi che vengono prodotti quotidianamente.

Sono tra i salumi più venduti e conosciuti nelmondo e una delle più importanti realtà nel pano-rama della lavorazioni delle carni suine. Il suo nome: Salumificio Fratelli Beretta, è unagaranzia per tutti, sia in Italia sia all'estero. Questo primato, faticosamente conquistato nell'ar-co degli anni è il frutto delle generazioni che sisono succedute che hanno scelto di proseguire sulsolco tracciato dal capostipite, sempre alla ricercadella migliore qualità artigianale che è risultata vin-

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FOOD PANCETTA & VINI DELL’EMILIA

cente. «Nel panorama della salumeria italiana - dice il direttore Marketing e StrategieSabino Gravina - in Italia sono stati i primi a credere nei supermercati e al loro svi-luppo di questo nuovo canale di vendita che preludeva ai cambiamenti di stili divita dei consumatori che nel futuro avranno sempre minor tempo per fare la spesa. Il consumatore, si è reso conto che le confezioni di salumi mantengono intattetutte le fragranze, le qualità e la freschezza di un salume appena tagliato e in più,

conservati in frigorifero, hanno il vantaggio di mantenere inalterati sapori e profumiper parecchi giorni, fino alla naturale scadenza indicata sulla confezione». Il Salumificio Fratelli Beretta è un Azienda sempre in anticipo e attenta alla qualità,innovativa che sembra voler dettare regole e cambiamenti in un mercato globalizzato,dove sui banchi di vendita si trova una variegata offerta di salumi la cui produzionenon è solo italiana. «Anche su questo fronte il Salumificio Fratelli Beretta rimarca ulteriormente le sueorigini della più autentica salumeria italiana con una una nuova linea di salumi:Frutti dei Sogni, una linea Premium di affettati a peso variabile, che nasce con l'o-biettivo di fornire ai veri intenditori del salume il meglio della tradizione della salu-meria italiana abbinando la freschezza di un salume tagliato ad arte al momentocon la più alta componente del servizio (confezionamento in vaschetta in atmo-sfera modificata). Si va da una gamma di salumi italiani DOPe IGP tra gli altri il Prosciutto di Parma,il Prosciutto SanDaniele, ilSalameBrianzae ilSalameFelinoadalcunespecia-litàinterna-

zionalicome il Jambon Serrano e

Iberico».In questi giorni state pubblicizzando su tv, radio, web e carta stampatauna linea di salumi già cubettati e pronti, come la pancetta ed il guancia-le, per realizzare piatti saporiti, perchè tanto impegno, quale messaggiointendete inviare ai consumatori?«Le confezioni di Pancetta dolce e affumicata, sono prodotti pensatimolti anni fa a completamento della nostra gamma. Con il passare deltempo la richiesta è aumentata notevolmente perchè i consumatorihanno trovato nei cubetti di pancetta e negli altri salumi cubettati innu-merevoli soluzioni pratiche e quotidiane in cucina. La fantasia ha iniziato a moltiplicare fantastiche ricette, sia con pancettadolce sia affumicata. Un grande slancio è arrivato da grandi chef che ne

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hanno fatto, alcune volte, l'in-grediente principe del piatto. Basta pensare alla famosa pastaalla carbonara, gustosa e appeti-tosa. E' uno dei piatti più gettonati aRoma e nel Lazio, ma da alcunianni ha fatto breccia in quasitutti i locali nazionali. Altropiatto saporito è quello all'ama-triciana, molto richiesto dalnord al sud. Poi ci sono tantialtri piatti che hanno fatto lafortuna con la pancetta acubetti, come per esem-pio la frittata con moz-zarella e pancetta, patatein tegame con pancetta,tagliolini con erbette epancetta, tagliatelle confunghi e pancetta e tantialtri piatti. E' un ingre-diente semplice, natura-le, genui-

no che dà quel tocco in più allepietanze. Oggi i salumi cubettati sonoutilizzati da oltre 15 milioni difamiglie italiane, questa crescitasi è sviluppata spontaneamentedi anno in anno senza particola-ri investimenti pubblicitari.Dopo circa 20 anni e con iprimi segnali di maturità, abbia-mo deciso di dare nuovo impul-so al mercato sviluppando nuovisegmenti e nuove tipologie e

tra-miteil

Il direttore Marketing e Strategiedi Fratelli Beretta 1812, SabinoGravina

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PER INFORMAZIONISalumificio F.lli Beretta S.p.A.Via Fratelli Bandiera 1220056 Trezzo sull'Adda (Mi)Telefono 02.909851 - Fax02.90985510www.berettafood.com

RINGRAZIAMENTI:Per la degustazione dei vini si rin-graziaCHIARLI 1860 .Via D.Manin, 1541100 MODENATelefono 059.3163311Fax [email protected]

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FOOD

sup-portodi unimpor-

tante budget dicomunicazione consumer multimedia-le; nell'area dei nuovi prodotti in pri-mis abbiamo deciso di applicare allaPancetta, una speciale cura “dima-grante”, rendendola più attuale aitempi che viviamo, attenti alla curadel fisico, sempre in forma e scattanti,pieni d'energia e voglia di fare, èstato ridotto il tenore dei grassi, mentre di con-seguenza è aumentato il tenore di proteine. Questo nuovo segmento è entrato a far parte dellalinea “Semplici Piaceri” il nostro brand dedicato aiprodotti “Benessere”. Parallelamente abbiamo lanciato il guanciale siacubettato che a Julienne un prodotto in gran spol-vero e che ci sta dando tantissime soddisfazioni.Questi nuovi prodotti si sono affiancati ai classicicubettati Beretta e sono e saranno i protagonistidella tavola e in cucina nei prossimi anni».

CHE COSA È LA PANCETTA.E' un salume di suino preparato con la parte dellapancia dell'animale. Contrariamente a quanto erro-neamente sostenuto da molti, la pancetta non faparte della categoria dei salumi insaccati, ma dellacategoria dei salumi crudi stagionati, in quantopreparata da tagli di carne intere e non da carnetritata.La pancetta di maiale è così tanto diffusa in Italiada essere inoltre inserita nell'elenco dei prodottiagroalimentari tradizionali di ben 12 Regioni. E'un prodotto molto richiesto perchè si presta a mol-tissime occasioni di consumo.

UN FELICE MATRIMONIOAltro pregio del dei cubetti di pancetta Beretta,oltre all'uso in cucina,, è quello di attrarre il vino,dagli spumanti ai rossi. In questo caso vi consigliamo due vini importantidella Cantina Cleto Chiarli, la più antica azienda

vitivinicola modenese che ha iniziatoa produrre il Lambrusco fin dal lontano 1860. Dalla cantina escono diverse tipicità di Lambruscoche hanno conquistato un posto importante suimercati nazionali ed esteri. L'ideale “matrimonio” ècon le bollicine di Chiarli, darà al palato freschez-za, sensazioni di nuovi sapori e anche profumilegati alla campagna quando inizia a diventareverde. L'incontro esalterà le virtù dell'altro, perché l'acidi-tà e la spuma del vino contribuiranno a tenere labocca pulita e a prepararla al prossimo boccone. Con alcuni primi piatti, come la Carbonara o l'a-matriciana, si sposa perfettamente PremiumMention Honorable - Lambrusco Sorbara doc.E' un Lambrusco di Sorbara doc, dal gusto secco esapido, armonioso, gradevolmente acidulo. Laspuma è fine ed evanescente; il colore è chiaro evivace con riflessi rosa; il profumo è intero e grade-vole. Con altri piatti con sapori meno forti, l'ideale è ilPignoletto Modén Blanc Brut: è un vino fruttato,intenso, multiforme, di piacevole beva ma chelascia un ricordo di sé. Si presenta di colore giallo paglierino chiaro, dallaspuma ricca e vivace. Al naso esprime belle note difrutta fresca, albicocca e pesca, fiori di campo epiccola pasticceria. In bocca è fresco, disteso, appagante. Una leggeraacidità nel delinea le forme fino ad un finale diottima persistenza. >>

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Diciamoci la verità: quale altro abbinamentoriesce a battere la fusion di sapori fra

i formaggi autentici delle nostre Prealpi conle più celebrate bollicine italiane? Latteria

Soligo e Villa Franciacorta: un vero e proprio“must”

testo di Enzo Russo

AL CASARO NONFAR SAPERE ...

FOOD

<< E' un vero gioiello di tecnologie "arredato" conmacchinari all'avanguardia. Ogni giorno i 350 socidislocati nelle diverse provincie del Veneto e del FriuliVenezia Giulia, gli conferiscono 2.000 quintali di lattedi alta qualità che viene lavorato dai professionisti del-l'arte casearia con amore e passione. Stiamo parlando della Latteria di Soligo, una dellepiù antiche e importanti aziende lattiero-casearia vene-ta, ma non solo, situata nella provincia di Treviso sullependici del colle di Soligo a pochi chilometri daConegliano.Fondata nel 1883 da alcuni allevatori, la Latteria è dasempre un importante punto di riferimento per laproduzione dei formaggi e di altri derivati dal latte,che sono l'espressione più autentica dell'arte caseariaveneta.

«Noi facciamo dei buonissimi formaggi - dice ilPresidente della Latteria di Soligo, LLoorreennzzoo BBrruuggnneerraa- perchè da sempre prestiamo attenzione a tutta lafiliera produttiva, dall'alimentazione delle bovine finoalla trasformazione in caseificio. Siamo impegnatiaffinchè la filiera cresca, sia in valore sia in efficienza,mirando ad un aumento considerevole della produzio-ne di latte di Alta Qualità grazie anche al supportotecnico scientifico che ci viene fornito dall' Universitàdi Padova».Alla completa gamma di latte (compresi il Latte AltaDigeribilità, il Biologico e il Latte a marchio QV, unlatte di qualità superiore ricco di preziosi Omega 3) siunisce una ricca gamma di formaggi: dai freschi, tracui spiccano Lea Casatella Trevigiana DOP, incoronatamiglior formaggio fresco d'Italia per il biennio 2014-

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2016 nel corso dell'ultimo AlmaCaseus al Cibus di Parma; dallaMozzarella STG ad una riccascelta di formaggi stagionati eaffinati.«In questi anni - continua il pre-sidente - la Latteria è riuscita adesprimere, attraverso ricerche esperimentazioni, formaggi di altaqualità che oggi fanno parte delnostro patrimonio lattiero-casea-rio. Sono venduti nelle piùimportanti “piazze” italiane edestere e sono gustati dai palati piùraffinati, nei ristoranti e nelleprincipali boutique dei formaggi.Nella nostra azienda vengonofatti 30 tipicità di formaggi, comel'Asiago dop, il Montasio dop, ilSoligo selezione Oro , il Formajoinbriago, lo Stracchino e tantialtri prodotti, come il latte fresco,lo yogurt, la mozzarella stg, lapanna e altre specialità che quoti-dianamente vengono consumatenel nostro territorio e fuori. I nostri tecnici, oltre a controllare

laqua-litàdei formag-gi, sono sempre alla ricerca di“nuovi formaggi” per allargare lasfera dei consumi. E' questa lapolitica della Latteria di Soligo,perché noi pensiamo che i merca-ti, sia nazionali sia esteri, vannoconquistati anche con “prodotti”innovativi che vanno incontro aigusti del nuovo consumatore».Vediamone alcuni di questi "cele-bri" formaggi che da regionalisono diventati nazionali/interna-zionali soddisfacendo molti palatiraffinati, buon gustai che amanoavere il cacio a tavola. Sono formaggi che donano alpalato sapori unici.Barricato al Pepe (medaglia d'oroal Caseus Veneti 2013 e 2014).La lunga vicinanza al pepe (alme-no dodici mesi), insieme alla par-

ticolare tem-peratura e umidità che si creanonel buio della barrique di stagio-natura, donano a questo formag-gio la sua bella crosta color grigioantracite e un carattere unico. Inun tagliere di formaggi può essereun'eccellente chiusura, magariabbinato ad una mostarda, mapuò essere utilizzato anche perdonare sapore e carattere unico adun piatto.Antiche tradizioni, il "mestiere"del mastro casaro unito a quelledel maestro affinatore, danno vitaall'Imbriago. Un tipico formaggio veneto chela Latteria Soligo ha saputo rein-terpretare con successo grazie allacollaborazione con l'IstitutoEnologico Cerletti di Conegliano,

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FOOD

INFO

LATTERIA DI SOLIGO SASVia I° settembre 3231020 Soligo (Tv)Telefono 0438.985111Fax [email protected]

RINGRAZIAMENTISi ringrazia per la degustazio-ne dei viniAZIENDA AGRICOLA VILLAFrazione Villa25040 Monticelli Brusati (Bs)Telefono 030.652329 - [email protected] www.villa-franciacorta.it

la più antica scuola enologicad'Europa. Dopo un'iniziale stagionatura il formaggio viene

lasciato a riposare almeno sessanta giorni nel vino. Due le versioni,Imbriago al Manzoni Bianco Monovitigno e Imbriago Cabernet

Monovitigno. Sapore deciso, aromatico, lievemente piccantesono le caratteristiche di questi formaggi che sicuramentesapranno stupire.

SOLIGO SELEZIONE ORO.E' un formaggio a pasta cotta dove il latte viene riscaldatooltre i 42° e rappresenta la tipica produzione di formaggi dellalatteria trevigiana. Si conserva nel tempo ed è di media e

lunga stagionatura.Le forme pesano Kg. 5,500. Il formaggio fresco si puòassaporare dopo 60 giorni, poi c'è quello mezzano che vadai 6 agli 8 mesi il cui sapore è più sapido, i profumisono più intensi e la pasta è più consistente ed infine, la"Selezione oro", che va dai 12 fino ad arrivare ai 24 mesi,ha caratteristiche quasi da grattugia e una forte personali-tà nei sapori, non diventa piccante è profumato e si puògustare a fine pasto accompagnato da fresche insalate,

oppure da un miele al castagno, dall'Aceto Balsamico diModena o da una marmellata di pesche.

VINO E FORMAGGIOVino e formaggio sono un ottimo abbinamento perché riescono a

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esaltarsi l'un l'altro e poi hanno anche una storia incomune, sono entrambi sottoposti a un processo ditrasformazione: la fermentazione alcolica per il vinoe la cagliatura per il formaggio. Poi c'è la maturazio-ne, la stagionatura per il formaggio e l'invecchia-mento per il vino. Per gustare le “tre eccellenze” bisogna scegliere con

molta attenzione il vino daabbinare. In questo caso neconsigliamo alcuni che nasco-no in Franciacorta,dell'Azienda Agricola Villa aMonticelli Brusati a pochi chi-lometri da Brescia. E' una

delle più importanti del territo-rio, ricca di vigneti che ognianno donano tante bollicineagli appassionati del buon bere.Il complesso, risalente al XVIsecolo, è ben conservato ed èun piccolo “gioiello” incasto-nato alle pendici della collina.Dalla Cantina, completamen-te interrata, escono ognianno milioni di bollicinemillesimate che sono statefatte riposare sui lieviti peroltre 30 mesi. Ma veniamo agli abbi-namenti.Arrivano le feste,quale migliore occa-sione offrire agliamici una coppa diFranciacorta chesa donare anche,assieme all'alle-gria, una perdu-rante gradevolez-za al palato e alcibo, perché lefantastiche bolli-cine che sollecita-no la vista, solle-citano il naso epuliscono labocca preparan-dola al bocconesuccessivo.

Con le "tre eccellenze" si abbina-no perfettamente altre “dueeccellenze”, sono l'i-deale perchè incon-trando il saporito for-maggio, metteranno inrisalto tutte le loro quali-tà. VVIILLLLAA FFRRAANNCCIIAACCOORRTTAADDOOCCGG RROOSSÈÈ BBOOKKÉÉBBRRUUTT MMIILLLLEESSIIMMAATTOOE’ un vino molto articolatoall'olfatto e affascinanteper la sua rara eleganzaaromatica con percezionidi ciliegia, ribes e agru-mi. Al gusto risulta fre-sco, equilibrato e sapi-do. Il volume e la pienezzadel Pinot Nero sidimostra in perfettasinergia con l'eleganzadello Chardonnay. Ilprolungato retrogustoriflette le sensazionipromesse. Perfetto atutto pasto, idealecon piatti profumati esaporosi. Ottimocome aperitivo grazieall'esigua quantità dizuccheri. VVIILLLLAA FFRRAANNCCIIAACCOORRTTAADDOOCCGG BBRRUUTT““EEMMOOZZIIOONNEE””MMIILLLLEESSIIMMAATTOODa uve Chardonnay85%, Pinot Nero10% e Pinot Bianco5%. La matu-razione di 36mesi avviene nellecantine interrate con temperatura costante di12°/15°. Si presenta di colore giallo paglierino e alnaso sprigiona eleganti note floreali, di frutta frescae crosta di pane. Accarezza il palato con fini e persi-stenti bollicine esaltandone la struttura. E' ideale atutto pasto e come aperitivo. >>

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Non più soltanto la pastiera: ora i pasticceridel Sud scoprono che si può fare unpanettone coi prodotti del più vasto

giacimento gastronomico del mondo. E che non esiste il confronto coi “cugini”

milanesi... testo di Giulio Bendfeldt

LA CAMPANIABELLA E BUONA

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<< I maestri pasticceri campani si cimentano già daqualche tempo con il grande lievitato delle feste, tipi-co della tradizione milanese, riscuotendo consensi dipubblico e critica. Alcuni hanno conquistato il primo posto nelle classi-fiche gourmet nazionali, altri si sono imposti all'at-tenzione dei palati più curiosi con creazioni originali. Da qui nasce il libro “I PPaanneettttoonnii ddeell SSoollee.. LLuuoogghhii,,vvoollttii,, ssttoorriiee ee ssaappoorrii ddeell ppaanneettttoonnee aarrttiiggiiaannaallee iinnCCaammppaanniiaa” (Malvarosa Edizioni 2014 Pagine 180.Prezzo 25,50) di Donatella Bernabò Silorata, giornali-sta napoletana, da sempre con le antenne ben solleva-te su ciò che accade in tema di cucina e tendenze.

Il suo è stato un approccio di giornalista, tiene a pre-cisare, e non di critico gastronomico.«Mi incuriosiva indagare il fenomeno dei panettonidel Sud, i protagonisti, le storie di questi artigianipasticceri che nell'impasto tradizionale tuffano ipomodori del piennolo del Vesuvio e i fichi bianchidel Cilento», spiega l'autrice che da quindici anniscrive di territori, persone, sapori sulle pagine di LaRepubblica. Il libro racconta e fotografa i pasticceri (undici intotale), le loro storie, i luoghi in cui operano e natu-ralmente le loro creazioni. Il risultato è un viaggio nella Campania bella e

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buona: dalla mitica Costa d'Amalfi, terra del limo-ne Sfusato amalfitano e del celebre Sal De Riso, alCilento più interno, a sud di Salerno, dove artigianisolitari e appassionati producono lievitati straordi-nari al profumo di lavanda e al rosmarino. Ma nonsolo. L'autrice è andata tra le montagne del Partenio equelle dei Picentini, nella provincia di Avellino, perscovare RRaaffffaaeellee VViiggnnoollaa che fa un panettone nero,

ovvero al carbon vegetale, ma che schiude in boccaintensi profumi di agrumi e vaniglia. È arrivata a Piaggine, ai piedi del Monte Cervati,per intervistare PPiieettrroo MMaacceellllaarroo, il pasticcere con-tadino che coltiva nella sua azienda agricola biologi-ca le materie prime che finiscono nei suoi impasti acominciare dall'uva sultanina. Un panettone su tutti da assaggiare? Quello con le melanzane candite, i pistacchi e il

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Sopra: Donatella Bernabò Silorata, autrice de“I panettoni del sole” (a sinistra la copertina)

cioccolato. La creatività del Sud è prorompente,si sa.

Il

libro indaga pro-prio questa capacità di innovare purrestando fedeli alla tradizione deldisciplinare di produzione stabilitodal decreto ministeriale del 2005.

E' il caso di AAllffoonnssoo PPeeppee, migliorpanettone 2013 per Gazza Golosa,che a Sant'Egidio del Monte Albinosforna un panettone da manuale -soffice, fragrante, con ampia e irre-golare alveolatura, profumi di vani-glia e agrumi -, ma non disdegnasperimentazioni come il nuovopanettone al pomodorino corbarino,

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pregiata varietà dei Monti Lattari. Con i pomodorini del piennolo del Vesuvio ha lavo-rato invece AAnnnnaa CChhiiaavvaazzzzoo, pasticciera casertana,diventata famosa con il suo Pan di Bufala, impastatocon burro di bufala e nato da una collaborazionecon il Consorzio di Tutela Mozzarella di bufalacampana Dop. Il suo panettone 2014 si chiama Donna Sophia ed èdedicato a Sophia Loren: l'impasto rivela all'internoguizzi di rosso vesuviano. Tra le donne pasticciere, oltre alla Chiavazzo ci sonoanche CCaarrmmeenn VVeecccchhiioonnee, SStteellllaa RRiiccccii e RRoossaannnnaaMMaarrzziiaallee col suo panettone alla birra artigianale.Carmen Vecchione, allieva di Rolando Morandin,ha pasticceria ad Avellino e sforna panettoni tuttol'anno con una gamma di gusti estivi ed invernali,abbinamenti originali. Stella Ricci di Rotondi produce solo 900 panettonia stagione, tutti numerati uno ad uno. Il Vesuvio è la terra di altri due maestri pasticcieri:SSaabbaattiinnoo SSiirriiccaa, veterano della pasticceria parteno-pea, e VViinncceennzzoo MMeennnneellllaa che presenta il panettone

Mediterraneo con scaglie di cioccolato, agrumi enocciole tonde di Giffoni. Un ortodosso del panettone milanese è infineGGiiuusseeppppee MMaanniilliiaa di Montesano sulla Marcellana,pasticciere schivo e riservato e di rara eleganza. L'autrice ben racconta come dietro ogni creazionec'è dunque una storia, una ricerca, un'identità terri-toriale, la suggestione di un luogo o piuttosto lapassione per un ingrediente. La Campania è d'altronde la terra delle Albicocchevesuviane, delle nocciole di Giffoni Igp, del Ficobianco del Cilento, della melannurca, delle noci diSorrento: un ventaglio di profumi e sapori che sonol'essenza del Mediterraneo, del sole. A dare pregio al libro è la prefazione di AAllffoonnssooIIaaccccaarriinnoo, chef del celebre Don Alfonso 1890 cheda sempre si batte per la salvaguardia delle bio-diversità. In chiusura, due pagine a cura di TToommmmaassooLLuuoonnggoo, delegato Ais di Napoli, suggeriscono gliabbinamenti con i vini giusti, rigorosamente campa-ni anche questi. >>

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PROWEIN & VINITALY

MARZO 2015

Speciale Prowein 2015

Toscana: le cantine degliarchi-star

E ancora:Santa Margherita: 80.moAbrau DursoSW inglesi: brand newSW dalla SloveniaDomaine RosierAmarone: la grandeAnteprima del 2011Gavi DocGiusti Wines: ritorno sulMontelloLessini Durello: bollicinedal vulcano

E tanti altri approfondimenti sul numero di

NEL PROSSIMO NUMEROe u p o s i aDirettore responsabile:

Beppe Giuliano([email protected])

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Caporedattore:Nicoletta Fattori

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Hanno collaborato a questo numero.Carlo Rossi, Enzo Russo

(Enogastronomia)Francesca Lucchese, Giulio Bendfeldt

Euposia pubblica in esclusiva gli articoli de

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Si ringrazia per il materiale fotograficoFotolia - Giulio Bendfeldt - ArchivioSan Marco Locanda - Consorzio

Brunello di Montalcino Docg - ArchivioCà del Bosco - EOS Bolzano -

Copertina: Archivio EOS Bolzano

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