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Novemila anni fa, in Anatolia, si coltivaval’uva e settemila anni fa nasceva il vino. Unatradizione che ha rischiato di scomparire allafine dell’Impero Ottomano, ma che ora sta

trovando nuovi protagonistitesto e foto di Massimiliano Rella

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LA NUOVA TURCHIADEL VINO

<< Novemila anni fa le antichepopolazioni dell'Anatolia centrale"inventarono" la prima vite da frut-to della storia, senza neanche poterimmaginare i risvolti che quellascoperta avrebbe portato al gusto ealla cultura alimentare. Cercando

nuove possibilità di cibo gettaronole fondamenta per la nascita delvino. A questa conclusione sono arrivati imassimi esperti statunitensi diarcheologia della vite e biologiamolecolare attraverso ricerche sul

campo e incroci multidisciplinari,rispolverando anche la lingua degliIttiti, che per secoli abitarono laregione anatolica. Secondo PPaattrriicckk MMccGGoovveerrnn,dell'Università della Pennsylvania,molto probabilmente già nel 7000

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a.C. in quest'area dell'odiernaTurchia fu addomesticata la vitissilvestris (selvatica) in vitisvinifera. Per arrivare al vino ci vorrà deltempo, ma intorno all'annomille la bevanda di Bacco vanta-va ormai estimatori di alto livel-lo, se è vero - come recita unatavoletta Ittita del 1290 a.C. -che “gli Dei sono tristi perchénon viene il vino di Naita eVinasa”.E proprio dove un tempo sorge-va Vinasa, lungo il fiume Rosso,oggi troviamo Avanos, uno deivillaggi simbolo dellaCappadocia, l'area più suggestivadell'Anatolia, famosa per iCamini delle Fate. Attorno a queste spettacolari for-mazioni rocciose, formatesi neimillenni per l'erosione deglistrati superiori di origine vul-canica, oggi si continuano acoltivare piccoli vigneti adalberello. Alcuni dei vitigni più diffusi inTurchia, come l'emir (bianco) eil dimrit (rosso), arrivano da qui.Da qualche anno, però, con gliinvestimenti in vigna e in canti-na, e con la nuova generazione dienologi francesi chiamati ariportare in auge i vini dellaCappadocia, sono arrivati lochardonnay, il merlot, il syrah, ivitigni internazionali più noti.Turasan, la cantina storica del-l'area, fondata nel 1943 da un exinsegnante di matematica,Hassan Turasan, con le cure delsuo esperto francese produce adesempio uno Chardonnay inpurezza da uve coltivate sopra imille metri sul livello del mare. Si può degustare in un'ampia

sala della cantina nel villaggio diÜrgüp, insieme ad altre etichettedella casa, dal rosso KalecicKarasi al bianco Narince, fatticon le omonime varietà turche.Il fascino e la moda del vino, cheormai permeano culture comequella cinese e indiana, nonpotevano certo rimanereinascoltati nella terra dell'uva.L'albergo Sira (in italiano mosto)ha creato ad esempio percorsi adhoc sulla cultura enologica dellaCappadocia, con itinerari nellechiese greco-ortodosse, nelle cittàsotterranee, nelle cantine, il tuttocon degustazione finale, guidatadal proprietario Murat Yanki,che guarda caso è anche profes-sore di enologia. La cultura del vino ha lasciato ineffetti importanti testimonianzesul territorio. In molte chiese rurali dellaCappadocia, circa un migliaio, igreci-ortodossi hanno usatograppoli e foglie di vite comesegni e simboli per decorazioni eaffreschi. Come nella chiesetta dell'Uva(Üzmülü Kilise), del X secolo,situata lungo un sentiero dellasplendida valle Rossa, un ambi-ente di formazioni rocciose dal-l'atmosfera lunare; o sul bel por-tale con i grappoli colorati inbassorilievo della chiesa dei SS.Costantino ed Elena, nel villag-gio di Mustafapasha. Al centro dell'abitato possiamobussare anche alle porte dellacantina SSeennooll SSaarrppççiilliikk, noncerto per i vini - di modestaqualità - ma per visitare l'anticosistema di vasche e cisterne scav-ate nella roccia, nel ventre di unacollina.

GUIDA TURCHIA

Negli ultimi due-tre anni i vini turchi

hanno cominciato a macinare riconosci-

menti nei concorsi enologici internazionali.

I tempi cambiano e anche la cultura del

vino fa breccia tra i giovani e i professioni-

sti della "mezzaluna".

Oggi il panorama offre tante etichette inte-

ressanti. Anche perché le cantine hanno

arruolato enologi francesi e introdotto i

vitigni internazionali (chardonnay, syrah,

merlot) pur esplorando le potenzialità degli

autoctoni, come emir, narince, kalecic kara-

si.

In Turchia sono oltre 800 le varietà da

vino, ma le più impiegate solo una quaran-

tina. S

i producono 75 milioni di litri l'anno. Tra

le migliori cantine troviamo SSeevviilleenn, con

base a Izmir e vigneti nell'area dell'Egeo e

nella pianura anatolica: interessanti il suo

Fume Blanc 2009 e il Cabernet Sauvignon

2009 (www.sevilengroup.com). VViinnkkaarraa, invece, ha sede ad Ankara e colti-

va le sue vigne nella zona di origine del

kalecik karasi: da provare l'annata 2009,

fruttata e con note di spezie (www.vinka-

ra.com). KKaayyrraa opera infine nell'Anatolia orientale.

Il suo Öküzgözü in purezza 2006, struttu-

rato e di corpo, ha sedotto sia Londra che

Bruxelles (www.kayrawines.com).

INDIRIZZI CANTINEKKooccaabbaagg.

Strada per Uçhisar.

Tel +90/0384.2192979 www.kocabag.com SSeennooll SSaarrppççiilliikk..

Al centro del villaggio di Mustafapasa.

Tel +90/384.3535014 TTuurraassaann.

Yunak Mahallesi Tevfik Fikret caddesi 6A,

Ürgüp.

Tel +90/0384.3414961

www.turasan.com.tr UUrrllaa SSaarrppççiilliik.

Kuskular Koyu, No:12 Ukuf Mevkii, Urla,

Izmir

Tel +90/232.7590111

www.urlawinery.com

LE CANTINE

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E pensare che centinaia di anni fa lepopolazioni della Cappadocia face-vano il vino nelle città sotterranee. Neesistono oltre 150, usate allora comerifugio dalle scorribande degli esercitiin arrivo da Oriente come daOccidente. Alcune di queste "città" si spingonodecine di metri sottoterra grazie a uncomplesso sistema di cunicoli e grotte,canali naturali per il passaggio del-l'aria e dell'acqua. Le persone potevano rimanere setti-mane senza vedere la luce, ma pareche il vino non mancasse. Nella città sotterranea di ÖÖzzkkoonnaakk,ad esempio, è ancora ben conservataun'antica vasca di vinificazione inpietra: pigiando con i piedi il mostoscolava attraverso un foro in una cis-terna scavata qualche metro più sotto. Con questo curriculum millenario, esotto la spinta di un mercato semprepiù aperto al vino, dal Sud Americaall'estremo Oriente, negli ultimitempi uno scatto d'orgoglio ha riacce-so le aspettative dei produttori turchi,sempre più concentrati su una qualitàche solo dieci anni fa era introvabile.

Possiamo averne un assaggio anchenella cantina KKooccaabbaagg, della famigliaErdogan, che tra l'antico villaggio diUçhisar e la fiabesca valle di Göremeha aperto un punto degustazione convigneto dimostrativo. Qui troviamo i classici dell'area, dalbianco emir all'uvaggio rosso diöküzgözü e bogazkere. Poteva forse l'antica Vinasa lasciartristi gli Dei?

SULLA COSTA RISPUNTAIL NERO D’URLAUn'altra zona vocata della Turchia èlungo la costa occidentale, non lon-tano dalla città di Izmir, l'anticaSmirne. Anche qui negli anni Venti,con l'avvento della Repubblica Turcadi Kemal Atatürk, le vigne caddero inabbandono a seguito della scambio dipopolazione tra greci e turchi tra irispettivi Paesi. I greci ortodossi che per secoli ave-vano coltivato la vite abbandonaronole terre e la viticoltura in generale fudimenticata. E' sui resti di antiche terrazze, sulla

penisola di Karaburun, davanti all'iso-la greca di Kios, che quindici anni fa ècominciata l'avventura della nuovacantina Urla (Urla Sarapcilik), del-l'imprenditore-vivaista turco CanOrtabas, 52 anni (nella foto a pagina69) tra i più grandi coltivatori dipalme (250mila piante, 180 addetti,2mila ettari di terreni). I vini di Urla entrano in commerciosolo nel 2009 conquistando imme-diati successi, come per il Tempus2009, un rosso di cabernet sauvignon,merlot, bogazkere, petit verdot ecabernet franc, medaglia di bronzo alDecanter World Wine Award eall'International Wine Challenge2011; o per il Nero d'Aola & UrlaKarasi 2010, medaglia di bronzo alDecanter World Wine Award 2011. Ma facciamo un salto a ritroso.«Scoprii che la penisola aveva un'im-portante storia vitivinicola e con-dizioni ideali per la vite, come terrenisecchi e collinari, non umidi, unabuona esposizione al sole e alla brezzamarina. Così decisi di recuperare leterrazze - ricorda Ortabas - . Mipiaceva l'idea di creare un ponte tra il

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passato il futuro, il mio sogno alloraera di fare una cantina di qualità, mami resi conto che avrei camminato albuio perché la storia era stata interrot-ta». Prima di tutto bisognava capire qualivitigni fossero adatti. Così furono fatte prove on ilbogazkere, una varietà a bacca rossadell'est della Turchia. Nove anni di selezione clonale convarietà selezionate da tutta la regione ealtri due anni per la selezione clonaledel muskit di Bornova, un'uva a baccabianca della famiglia dei moscati. In passato esisteva anche un'altra vari-età, il nero d'Urla, che era andata per-duta. Dopo ricerche sul territorio CanOrtabas riuscì però a trovare nellaforesta tre vecchi ceppi malati, a piedefranco, sottoposti a esame geneticodurante il periodo vegetativo in collab-orazione con l'Unione delle Universitàdi Tubitak. Non esistendo la mappatura del nerod'Urla non ci furono riscontri nel Dnacon altri vitigni, così furono fatte proveampelografiche attingendo allacollezione di varietà creata nientemeno

che da Kemal Atatürk.«In questo modo il nero d'Urla è tor-nato a vivere - dichiara soddisfattoOrtabas -. Oggi abbiamo solo 40 viti eproduciamo 7mila bottiglie l'anno diun rosso a base di nero d'Avola sicil-iano con una piccola percentuale del3% di nero d'Urla. Ha caratteristicheche ricordano sia il syrah che il san-giovese. Sarebbe bello arrivare a pro-durlo in purezza ma non sappiamo chevino potrebbe essere». Urla Sarapcilik ha recuperato anche unaltro vitigno locale, il gaydura, a baccabianca imparentato con l'uva sultanina,abitualmente mangiata secca o usatanei dolci, con molti acini piccoli. «Non è il top, ma appartiene al territo-rio» conclude Ortabas. Il nero d'Urla ha invece acini grossi, abacca rossa ma non molto colorati,vendemmiabile a metà di ottobre. Tra i vitigni coltivati nei 37 ettari divigna ci sono anche varietà inter-nazionali, come merlot e cabernetsauvignon. Due varietà sono state adottatedall'Italia, il sangiovese e il nerod'Avola. Oggi Urla produce 8 vini, dicui 3 bianchi. >>

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TURCHIA