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Castelli del Grevepesa L A R IVISTA DEL V INO E DEL B UON B ERE PER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO Anno XII - n. 75 Euro 5 - Maggio-Giugno 2013 Sicilia Le mille “isole” del vino www.euposia.it www.italianwinejournal.com Gruppo Italiano Vino: torna il “governo” - La “grande Storia” dei Bordolesi trentini - Sparkling: tre statunitensi e quattro Trentodoc - Satèn Villa: la verticale - Copenhagen: non solo Noma - Birradamare: la grande birra della Capitale - Irish stout: oltre la Guinness - Ricerche: il vino italiano nella Gdo Usa BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR" Al cuore del Chianti Classico

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La grande storia dei "Bordolesi" trentini; Sicilia, tutta l'en primeur; Copenaghen, non solo "Noma" e Irish stout, le altre "scure" che non sono Guiness.

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Castelli del Grevepesa

LA RIVISTA DEL VINOE DEL BUON BEREPER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO

Anno XII - n. 75 Euro 5 - Maggio-Giugno 2013

SiciliaLe mille “isole”

del vino

w w w . e u p o s i a . i t w w w . i t a l i a n w i n e j o u r n a l . c o m

Gruppo Italiano Vino: torna il “governo” - La “grande Storia” dei Bordolesi trentini- Sparkling: tre statunitensi e quattro Trentodoc - Satèn Villa: la verticale -Copenhagen: non solo Noma - Birradamare: la grande birra della Capitale -

Irish stout: oltre la Guinness - Ricerche: il vino italiano nella Gdo Usa

BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR"

Al cuore delChianti Classico

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EXPORT, ITALIA SUGLI SCUDIRESTA L’INCOGNITA “INTERNA”

Una nuova ricerca di mercato della Camera di commercio atesina -presentata nel corso della recentissima 77.ma Mostra dei vinitrentini - realizzata con il WineMonitor di Nomisma, certifica in

maniera cristallina lo stato dell’arte del vino di casa nostra. Un prodottoche sempre di più è pensato e collocato sui mercati internazionali.Nel primo trimestre di quest’anno le importazioni di alcuni importantiPaesi consumatori hanno registrato una battuta d’arresto: in quantità, gliUsa hanno comprato meno vino per l’1,6%; il Regno Unito per l’1,5; ilCanada per il 2,5 e la Svizzera per il 9.7%. Il vino italiano, invece, su que-sti mercati ha fatto registrare performance più positive della concorrenza:Usa, più 7,6%; Regno Unito, più 7.2.Anche in valore, l’Italia marcia meglio dei concorrenti negli Usa, più11.6%; in Germania, più 8.3; in Russia, più 76.9; in Giappone, più 15;in Cina, più 38%. I borderaux dei concorrenti sono nettamente menoeclatanti e il risultato è clamoroso in Russia dove è finito il predominiodello Champagne a tutto vantaggio dell’Italia che oggi detiene il 51.4%del mercato della spumantistica. Alla faccia dei gusti dei Zar, prima, edegli “Sovetskoje šampanskoje” , gli Champagne del popolo ,realizzati dalvecchio Pcus....E’ però il mercato interno che ancora non riesce a trovare un equilibrio.La corsa alla contrazione dei consumi è inarrestabile e senza correttivi: iconsumatori di vino sono scesi a poco più di 28 milioni di Italiani (menodella metà della popolazione), ma i consumatori abituali (quelli che beve-no almeno mezzo litro di vino al giorno) sono oramai meno di un milio-ne e mezzo.Credo che girarci attorno sia inutile: difficile pensare ad un comparto delvino soltanto export-oriented. Bisogna che anche l’Italia, al pari di moltialtri Paesi produttori (Spagna, Argentina) avvii campagne di sostegno almercato interno. Politiche analoghe a livello europeo per conquistare imercati extra-Unione hanno dato ottimi risultati. Non alzare le accise ecopiare, almeno questa volta, non sarebbero due cattive idee.

Euposia Maggio-Giugno 2013

Ribaltato   l ’ ital ico“catenaccio”:  

fortissimi   in   trasferta,deboli   in  casa.  Ma  così   l ’ intero  settoredel  vino   rischia  di  perdere  una  fondamentale  based’appoggio.  Proviamo  a  cambiaretattica?

Editoriale

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I NOSTRI RIFERIMENTI

Tel. - Fax 045 591342 - [email protected] inviare cartelle stampa o materiale informativo:Nicoletta Fattori: [email protected] inviare bottiglie da inserire nelle degustazioni cieche:Redazione Euposia - Via Prati 1837124 Verona (Vr)

PRIMO PIANO26 Sicilia en Primeur 2013

Le dieci cantine che più ci hanno “impressionato”

40 Etna DocBorgogna sul vulcano

44 Castelli del GrevepesaI progetti della grande cooperativa toscana

DEGUSTAZIONI

74 CopenhagenNon solo Noma per la gastronomia danese

64 Sparkling wines a “stelle e strisce”Tre spumanti da tener d’occhio

58 Sei grandi bordolesi trentiniSan Michele e i suoi eredi

68 Villa-FranciacortaSatèn in verticale

86 BirradamareLa “grande” birra di Roma

TERRITORI E FOCUS

BIRRA

ss oo mm mm aa rr ii oo

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90 Irish SoutOltre alla Giunness

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Dopo sette anni di attesa die-tro le quinte, i fratelli Rocasi sono aggiudicati l'ambito

primo posto nella classifica World's50 Best Restaurants, sponsorizzatada S.Pellegrino e Acqua Panna.El Celler de Can Roca di Girona èda tempo osannato come uno deiluoghi più emozionanti in cui man-giare in Spagna e, dopo due anni sulsecondo gradino del podio, ha scam-biato il suo posto con il daneseNoma, vincitore negli ultimi treanni. Il ristorante dei fratelli Roca siè guadagnato fama mondiale graziealla combinazione di cucina catala-na, tecniche all'avanguardia e passio-ne per l'ospitalità. Joan guida dellacucina, Jordi è mastro pasticciere,mentre Josep è sommelier e direttoredi sala. El Celler crede nella cucina "free-style": un occhio all'avanguardia puronorando la memoria della famiglia,da sempre dedita a cucinare per glialtri. La filosofia si basa sul concetto di"cucina emotiva", con ingredientidiversi appositamente scelti per fareriaffiorare nei clienti ricordi d'infan-zia, nonché un luogo specifico delloro passato. La Spagna vanta cinque dei 29 risto-

ranti europei presenti in classifica.

L'Italia quest'anno ha motivo difesteggiare. Il premio “VeuveCliquot World's Best Female Chef2013” è andato a Nadia Santini(nella foto) del ristorante DalPescatore. Dopo cinque anni di presenza inclassifica, l'Osteria Francescana rag-giunge il posto più alto tra i risto-ranti italiani, guadagnando due posi-zioni e salendo sul terzo gradino delpodio. Il miglior risultato italiano disempre.Massimo Bottura, una figura promi-nente tra la nuova generazione dichef italiani, abbraccia secoli di tra-dizioni italiane ricostruendole attra-verso la lente della modernità.L'Italia è presente nella classifica conquattro ristoranti, tra cui il ritornodel Combal.Zero al 40° posto, lasalita di cinque posizioni del LeCalandre al numero 27 e il debuttodel Piazza Duomo al 41° posto.

La Francia vanta sei ristoranti inclassifica, mentre al leggendario chefAlain Ducasse è stato conferito ilpremio alla carriera professionale“Lifetime Achievement Award” diquest'anno, sponsorizzato da Diners

Club International®.Il contingente britannico rimaneimmutato; la più alta new entrydello scorso anno, Dinner byHeston Blumenthal, sale di dueposti e si classifica al numero 7, TheLedbury di Brett Graham sale di unposto al numero 13, mentre The FatDuck si classifica al 33° posto.Anche in Sud America hanno di chefesteggiare: il ristorante peruvianoAstrid Y Gaston è salito di 21 postie si è aggiudicato il premio “HighestClimber”, sponsorizzato daGaggenau. Il continente sudamericano vanta seiristoranti in classifica, tra cui ilD.O.M di Alex Atala al sesto posto,che si è nuovamente aggiudicato ilpremio “Acqua Panna BestRestaurant in South America”. L’Asia vanta ora sette ristoranti nellaclassifica mondiale, tra cui ilNarisawa al 20° posto. Con sei ristoranti in classifica, gliStati Uniti si dimostrano ancora unavolta una presenza culinaria impor-tante a livello internazionale. La posizione più alta è raggiuntadall'Eleven Madison Park, al nume-ro 5, che si è aggiudicato il premioAcqua Panna Best Restaurant inNorth America.

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WORLD’S 50 BEST RESTAURANT:CRESCE IL RUOLO DEGLI CHEF ITALIANI

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L’edizione duemilatredici diVinoforum avrà luogo,come di consueto, a Roma

nella splendida cornice delLungotevere Maresciallo Diaz(Farnesina). Dal 7 giugno al 22 giugno,Vinòforum sarà una vetrina privile-giata: uno spazio di 10.000mqdove saranno presenti oltre 2.500etichette in degustazione, eccellen-ze gastronomiche, enoteche e chef.Un appuntamento ormai fisso incalendario, uno spazio del gustoche nell'ultima edizione ha accoltocirca 44mila visitatori e che si pre-senta ricco di novità.Per i suoi 10 anni, Vinòforuminaugura infatti il primo "fuorisalone". Negozi, boutique, atelier d'arte,gallerie di design, cortili privati,giardini, grandi alberghi, officinecreative ed enoteche apriranno leporte al mondo del vino con aperi-tivi e degustazioni. Assolute prota-goniste di “Vinoforum around”saranno le migliori cantine italianeed internazionali presenti aVinòforum che rafforza anche illegame con l'eccellenza gastrono-mica attraverso “Cantine da Chef”,che quest'anno vedrà la partecipa-zione di 30 tra i migliori chef ita-liani abbinati ad altrettante grandicantine. Negli spazi dedicati all'ec-cellenza della cucina italiana, il dia-logo costante tra cibo e vino diven-ta connubio di semplicità, tradizio-ne e riscoperta del territorio.Si rinnova inoltre la partnershipcon l'Associazione ItalianaSommelier, che si occuperà di gui-

dare le degustazioni di alcune delleeccellenze enologiche presenti incalendario.«Negli anni, Vinòforum ha sedi-mentato la sua importanza nel con-tribuire a far diventare Roma uncentro nevralgico del gusto - com-menta Emiliano De Venuti, nellafoto qui sopra, ideatore del brand eregista della manifestazione - Diecianni cominciano a essere tanti esentiamo il desiderio di "amplifica-re il segnale". L'edizione 2013 sipresenterà quindi ricca di novitàche sottoporremo al gradimentodei visitatori e dei nostri esposito-ri».

CCoomm’’èè nnaattoo VViinnòòffoorruumm??«Vinòforum nasce da una passionecomune che 10 anni fa tre amicihanno deciso di far diventare unobiettivo di vita.Abbiamo percepito infatti che

mancava un fenomeno di comuni-cazione che potesse convogliare ilmondo del vino a Roma, e perquesto unite forze e competenzeabbiamo creato Vinòforum, nellaferma convinzione che tutto potes-se partire da una manifestazioneculturale e aggregante in grado dicambiare il punto di vista delleaziende che condividevano l’opi-nione che il vino non fosse un pro-dotto di “piazza”, intesa nel signifi-cato più autentico di luogo comu-ne di incontro, confronto e di cul-tura, in una veste informale, masempre altamente professionale».

CCoommee ssii èè eevvoolluuttaa nneell tteemmppoollaa mmaanniiffeessttaazziioonnee??

«Da questo processo è nato cosi unappuntamento fisso che di anno inanno ha raccolto sempre più con-sensi, proprio perché univa ilmondo del vino e lo esaltava sem-plicemente per quello che è, unfenomeno di aggregazione sociale, enon per quello che alcune aziendevolevano che fosse, una lobby chiu-sa ed impenetrabile.Sacrificio, investimenti e tanta pas-sione mi hanno portato nel tempoa prendere il comando dell’azienda,come produttore e regista dellamanifestazione, modellando questobrand a mia immagine e somiglian-za, sempre con il prezioso aiuto dipersone che ogni giorno dedicanola loro vita allo stesso obiettivo.Maurizio, Marco, Michela,Carmen, Federica, Alix e Federica,questa è l’evoluzione ed il segretodi questa azienda; persone che conprofessionalità e passione hannosviluppato idee e regalato a questo

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VINÒFORUM ARRIVA AL SUO DECENNALEE COINVOLGE TUTTA ROMA COL SUO “AROUND”

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mondo nuovi orizzonti e sviluppi di comunicazione.Un grazie speciale va anche a tutte quelle aziende chehanno creduto in Vinòforum sin dal primo anno equelle che pian piano ci hanno accompagnato fino aquesto decimo anniversario»

QQuuaallii aassppeettttaattiivvee ppeerr iill ffuuttuurroo??«Continuare a creare nuove idee che possano riportarela cultura del cibo e del vino nelle mentalità degli ita-liani e dei turisti, così come continuare a trovarenuovi spunti per far capire che non siamo un paeseche produce vino da taglio, ma che abbiamo un patri-monio ampelografico ineguagliabile, soprattutto per-ché unito ad una genuinità ed una tradizione millena-ria, che ha sempre portato cultura e fatto scuola intutto il mondo. Ovviamente, stiamo lavorando perportare il brand Vinòforum in giro per l’Italia e per ilmondo, in pillole, per far conoscere a modo nostro lacultura enogastronomica ed i prodotti “fatti inItalia”».

EEdd iill ccooiinnvvoollggiimmeennttoo ddeellllaa cciittttàà??«Il rapporto con la città è il cardine della nostra mis-sion. La città è infatti il primo motore di comunica-zione che ci aiuta a rendere partecipi tutti coloro chesono recettivi ai nostri messaggi. Questo vuol dire coinvolgere ogni attività commercia-le per drenare e riattivare la micro-circolazione delbusiness ristagnata dalla crisi, organizzare eventi inogni angolo delle strade, portare le persone fuori. Inaltri termini coinvolgere il pubblico a 360 gradi:Roma è un punto nevralgico e di svolta per la diffu-sione della cultura enogastronomica italiana in modotale che i milioni di turisti e di persone che vi transi-tano ogni anno possano tornare nel loro paese conquesta percezione viva, e raccontarla».

Organizzazione:Vinòforum Eventi srl; biglietto: domenica-lunedì: euro 16; venerdì e sabato: euro 20; orari: l'apertura è alle 19.00, la chiusuraalle 24.00, ad eccezione per le giornate divenerdì e sabato quando la chiusura èposticipata alle ore 01.00. Lunedì chiuso al pubblico in quanto l'ac-cesso è riservato esclusivamente agli addettial settore.

INFO

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Si è appena concluso il Decanter World WineAward, il più completo e autorevole punto di riferi-mento a livello mondiale per gli amanti del vino.

Questa competizione, giunta alla 10a edizione, devetanto successo al suo sistema di valutazione: i vini sonodegustati alla cieca (bottiglie inserite in sacchetti che neimpediscono la identificazione) in gruppi suddivisi perregione d'origine e fascia di prezzo, in modo da tenerconto dell'espressione di "terroir" e di categorie equipa-rabili. Quest'anno le etichette in gara sono state 14.362 prove-nienti da 52 nazioni e sono state giudicate da 75 Mastersof Wine e da 13 Master Sommeliers parte fondamentaledi un già importante team di 219 critici e degustatoriesperti ciascuno della propria regione.Per giudicare i vini in gara ci sono voluti diversigiorni, ma ora le medaglie sono state assegnate eGiorgio Anselmet, della omonima Maison, festeg-gia i tre vini presentati alla competizione conaltrettante medaglie:Medaglia d'Argento per “Le Prisonnier 2009”Medaglia d'Argento per “Arline”Menzione speciale per “Chardonnay Élevé enFût de Chène 2009”Maison Anselmet è alla sua seconda avventu-ra con Decanter e per la seconda volta questapiccola realtà valdostana dimostra tutto il suovalore. «La soddisfazione per i riconoscimen-ti ottenuti è tanta, ma non sarebbe la stessacosa se non ci fossero anche le moltissimetestimonianze di tutti coloro, italiani e stra-nieri, che ci vengono a trovare, assaggiano inostri vini, ascoltano la nostra storia e ci scel-gono ogni giorno».

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ANSELMET, CONFERME DAL DECANTER WWA 2013

Quarantanove anni d’età,sette nuovi associati,per un totale di 103

insegne, di cui tredici all' esterofra Europa e Giappone: dal1964 l'Unione Ristoranti delBuon Ricordo salvaguarda evalorizza le tante tradizioni eculture gastronomiche delnostro Paese, accomunandosotto l'egida della cucina delterritorio (a quei tempi neglettae scarsamente considerata) risto-ranti e trattorie di campagna edi città, dal Nord Al Sud. Nel 1964 quella del BuonRicordo è stata la prima associa-zione selettiva di imprenditoridella ristorazione, ancor oggi èla più nota tra i consumatori. Acaratterizzare ciascun ristorante,e a creare fra loro un trait d'u-nion, è oggi come un tempo ilpiatto-simbolo dipinto a manodagli artigiani della Ceramicaartistica Solimene di Vietri sulMare su cui è effigiata la specia-lità del locale. Le insegne associate rappresen-tano, con la varietà straordina-ria delle loro cucine, il ricchissi-mo mosaico della gastronomiaitaliana. Sette le nuove insegne

del 2013, che propongono agliospiti la loro specialità del BuonRicordo, in carta tutto l'anno,frutto del territorio interpretatocon fantasia e abilità dai lorochef: a Pescia (PT) il“Ristorante Atman” con Ilmaiale va al mare, aCastrovillari (CS) il “RistoranteLa Locanda di Alia” con Carne'ncantarata con miele e pepe-roncino, a Colico (LC) il“Masanti's Restaurant” con Lazuppa di pesci e verdure dellago di Como, a Pisa il“Ristorante Osteria del Violino”con la Pappa al pomodoro conbottarga del Tirreno, a Bellagio(CO) il “Ristorante Salice Blu”con i Ravioli di pasta al mais epatata ripieni al salmerino egamberi dei nostri torrenti, aSanta Maria di Leuca (LE) il“Ristorante Terminal” conFrisella con le alici, ad Ako(Giappone) il Ristorante “Lacucina campana Sakuragumi”con l'Acqua pazza al limone.Indirizzi e specialità delle newentry sono pubblicati nellaGuida 2013 in distribuzionenei ristoranti associati e sul sitowww.buonricordo.it

Sette nuovi ristoranti nel BuonRicordo: pubblicata la Guida 2013

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L’Italian Wine & FoodInstitute di New York, diret-to dall’instancabile Lucio

Caputo, ha pubblicato i dati dellevendite al dettaglio dei vini dapasto negli Stati Uniti il primomercato per importazione, uno deiprincipali consumatori pro-capite e,soprattutto, mercato dove naconomolte delle tendenze che poi condi-zioneranno i

consumi di vino nelmondo.Secondo i dati raccolti con il siste-ma scanner, rielaborati e diffusidalla Nielsen Company, le venditeal dettaglio di vini da pasto negliStati Uniti attraverso le grandi cate-ne di supermercati, grandi magazzi-ni e i maggiori "grocery stores"sono aumentate del 4,6% nel perio-do da gennaio a dicembre 2012. Ivini italiani sono quelli più vendutiseguiti da quelli argentini e dellaNuova Zelanda, paese che ha regi-strato il principale aumento di ven-dite, salendo al 21,4% rispetto allostesso periodo del 2011.Nel corso del periodo preso in con-siderazione si è registrato unaumento nelle vendite dei vini sta-tunitensi, del 5,7% e dei vini

importati, del 1,9%. Le vendite di vini italiani, nel perio-do sopracitato, sono ammontate a977 milioni di dollari, con unaumento del 3,7% rispetto all'annoprecedente.Al secondo posto si posizionano ivini australiani, con vendite chesono ammontate a 840 milioni di

dollari Usa, con una diminuzionedel 5,2%. Al terzo posto sono pas-sati i vini Argentini con poco menodi 334 milioni di dollari ed unaumento delle vendite del 15,4%.Al quinto posto si posizionano ivini francesi con 241 milioni ed unaumento dello 0,6%. Seguono ivini neozelandesi con 221 milioni

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R i c e r c h e

VENDITE NELLA GDO STATUNITENSE: L’ITALIA RESTALEADER E CRESCE ANCORA. CHARDONNAY SEMPRE

PIÙ SUGLI SCUDI MA È BOOM DEL MOSCATO

Pos. Vitigno Milioni di U$D crescita/dim1 Chardonnay 2.700 + 2.92 Cabernet Sauvignon 1.700 + 5.13 Pinot Grigio 979 + 9.64 Merlot 936 - 3.45 Pinot Noir 708 + 7.46 Moscato 551 + 337 Sauvignon Blanc 548 + 11.18 Zinfandel 433 - 6.59 Riesling 281 - 410 Zinfandel Rosso 231 - 1.511 Malbec 235 n.a.12 Syrah 219 n.a

I PIU’ VENDUTI NEI SUPERMARKET USA NEL 2012

Pos. Paese Milioni di U$D crescita/dim

1 Italia 977 + 3.7

2 Australia 840 - 5.2

3 Argentina 334 + 15.4

4 Francia 241 + 0.6

5 Spagna 123 + 2.6

6 Germania 121 - 11.2

7 Rep. Sud Africa 26 - 6.2

8 Portogallo 20 + 4.8

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R i c e r c h e

ed un aumento del 21,4%. Al settimo e all'ottavo posto si tro-vano rispettivamente i vini spagnolicon vendite di 123 milioni ed unaaumento del 2,6% ed i vini tede-schi con 121 milioni e una dimi-nuzione del 11,2%, infine i vinisudafricani e portoghesi rispettiva-

mente con 26 e 20 milioni, conuna diminuzione delle vendite deisudafricani del 6,8% ed un aumen-to del 4,8% per i portoghesi.Il vino più richiesto dai consumato-ri americani è lo Chardonnay, convendite che sono ammontate a 2,3miliardi di dollari, con un aumentodel 2,9% rispetto allo stesso perio-do del 2011. Al secondo posto si posiziona ilCabernet Sauvignon, con venditeper 1,7 miliardi (+ 5,1%) seguitodal Pinot Grigio con 979,4 milionidi dollari (+ 9,6%).E ancora, il Merlot con 936.7milioni, ed una diminuzione del3,4%, il Pinot Noir con 708 milio-ni (+ 7,4%); il Moscato, con 551

milioni (+33%); il Sauvignon Blanccon 548 milioni ed un aumento del11,1%; lo Zinfandel con 433 milio-ni ed una diminuzione del 6,5%; ilRiesling, con 281 milioni (- 4%); loZinfandel Rosso con 238 milioni (-1,5%). Infine vi sono il Malbec con vendi-

te per 235 milioni e ilSyrah con 219 milioni. Da notare le ottimevendite del Moscato,che registra la crescitamaggiore insieme alrosso dolce con venditedi 89 milioni (+62,1%), sottolineandola predilezione dei con-sumatori americaniverso i vini dolci. Una

nota negativa invece è costituitadall'uscita del Chianti e delSangiovese dalla lista dei vini piùvenduti nei supermercati americani.

VINI BIANCHI, ROSSI, ROSATI. Un altro parametro da tenere inconsiderazione è la vendita per tipo-logia di colore; le vendite comples-sive di vini rossi sono ammontate a5.7 miliardi di dollari (+ 4,2%) nelcorso del 2012, quelle dei vini bian-chi sono ammontate a poco più di5 miliardi (+ 5,6%) e quelle dei vinirosati sono ammontate a 708 milio-ni (più 1,8).

TIPOLOGIE DI BOTTIGLIE. I consumatori americani richiedono

maggiormente le bottiglie da 750ml., nel periodo preso in considera-zione, le vendite di tali bottigliesono ammontate a 7.8 miliardi (+5,4%). Fanno seguito le magnumda 1,5 litri le cui vendite nel perio-do preso in considerazione sonoammontate a 2.2 miliardi. Al terzo

posto, ci sono le bottiglie da 5 litricon vendite di 480 milioni (+3,7%). Seguono le Jeroboam da 3litri con vendite per quasi 412milioni (+ 8,4%).

VENDITE PER FASCE DI PREZZI.I vini nella fascia $ 3-5,99 restano ipiù venduti con vendite pari a $ 3.9miliardi ed un aumento del 2,6%nelle vendite rispetto all'anno scor-so. Le vendite di vino per fasce diprezzo sono aumentate in tutti isettori fatta eccezione per la fasciadi prezzo $ 6-8,99 (- 3,1%). Alsecondo posto vi sono i vini nellafascia $ 9-11,99 con vendite cheraggiungono i $ 2.4 miliardi (+13,1%).I vini nella fascia $ 6-8,99 raggiun-gono $ 1.8 miliardi (- 3,1%);seguono poi i vini della fascia $ 12-14,99 con vendite pari a $ 1.2miliardi (+ 7,5%), i vini della fascia$ 0-2,99 hanno registrato venditepari a $ 814 milioni (+0,4%); lafascia $ 15-19,99 ha raggiunto i $689 milioni (+ 7,7%); concludonola lista i vini con prezzo superiore a$ 20 con vendite pari a $ 540milioni (+6,5%).

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Il mitico Champagne Cristal, d'orain poi, porterà in sé qualcosa del“savoir-faire” in vigna" italiano.

Marco Simonit, Oscar del vino 2012come miglior agronomo viticoltore, e lasua squadra dei Preparatori d'Uva sonostati infatti ingaggiati a Reims daChampagne Louis Roederer. La storica maison francese ha chiesto laconsulenza del gruppo italiano - l'unicospecializzato, accreditato e strutturato alivello europeo nel settore della forma-zione del personale addetto alla potatu-ra manuale dei vigneti - per migliorare imetodi di potatura adottati da secolinella Champagne, che stanno dimo-strando limiti e problematiche. E haincaricato i Preparatori d'Uva della for-mazione, teorica e pratica, dei suoipotatori. Roederer ha chiamato i trainer italianidel vigneto anche in altre tre sue presti-giosissime aziende, Chateau PichonLongueville Comtesse de Lalande nellazona di Bordeaux, Domaines Ott inProvenza dove produce i più famosiRosé di Francia e Ramos Pinto, storicaazienda produttrice di Porto nella regio-ne del Douro in Portogallo.Sono oggi una trentina le importanticantine europee che, fra Francia,Austria, Germania, Svizzera,

Spagna,Portogallo, hanno affidato i lorovigneti al tutoraggio dei Preparatorid'Uva. A partire da molti Chateaux diBordeaux fra in quali: Haut Bailly , LaTour Martillac, Giscours, du Tertre eDomaine de Chevalier.A volere per primo i Preparatori d'Uvain Francia è stato il noto studioso DenisDubourdieu, docente di Enologia edirettore dell'ISVV - Istitut des Sciencesde la vigne et du vin dell'Università diBordeaux, che ha individuato in questogruppo di specialisti italiani i consulentimigliori a livello internazionale peraffrontare la scottante e attuale proble-matica del deperimento dei vigneti edella riduzione della produttività, congli alti costi diretti e indiretti che neconseguono.«Sono convinto che bisogna portarel'attenzione sulla prevenzione e che sidebba quindi lavorare sulla strutturadella pianta, visto che attualmente nonesistono rimedi veramente efficaci percontrastare le malattie del legno - spiegaDenis Dubourdieu - La prevenzioneinizia da una corretta potatura cherende le viti meno vulnerabili, e dallaformazione di personale che sappiausare le giuste tecniche di taglio peraumentare la loro difesa naturale». «Con Dubourdieu stiamo lavorando a

vari livelli, in modo che sperimentazio-ne e formazione procedano di paripasso - aggiunge Marco Simonit-Abbiamo fra l'altro sottoscritto unaconvenzione per la ricerca e la speri-mentazione con l' INRA - InstitutNational de la Recherche Agronomiquedi Bordeaux, stiamo già lavorando neiloro vigneti e facendo formazione per iloro dipendenti. Parallelamente, abbia-mo in atto una sensibilizzazione neiconfronti degli studenti universitari, aiquali teniamo lezioni teoriche e prati-che».E non ci sono soltanto l'Università diBordeaux e l' INRA a collaborare con iPreparatori d'Uva. Fra gli altri, leUniversità di Milano e di Firenze e l'Acw- Agroscope ChanginsWädenswil inSvizzera (stato in cui da qualche annostanno lavorando per mettere a puntonuove e migliori tecniche di taglio dellearee vinicole del Vaud e del Vallese).Ideatori della Scuola Italiana diPotatura della Vite (con 12 sedi), iPreparatori d'Uva tengono corsi intutt'Europa, dalla Germania allaSpagna, dove sono stati chiamati pertenere lezioni in tutte le dodiciDenominacion de Origen dellaCatalunya e stanno avviando altri nuoviimportanti progetti.

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N e w s

MARCO SIMONIT ALLA CORTE DI FRANCIA

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Donatella Cinelli Colombini succede aDonella Vannetti alla guida della Doc Orciala denominazione" più bella del mondo" in

un territorio iscritto nel patrimonio dell'UmanitàUnesco. E' una delle Doc più giovani e più piccole,ma con grandi progetti. Il territorio dell'Orcia è un'area collinare nel Suddella Toscana dove la vite e l'olivo sono coltivati dasecoli. E' una zona piena di città d'arte, di centri ter-mali, con uno dei paesaggi agricoli più belli delmondo che l'Unesco ha riconosciuto patrimoniodell'Umanità. La Doc Orcia è nata il 14 febbraio2000 e si estende su 13 comuni. «I vini sono davve-ro buoni e manifestano tutto l'impegno e la passionedei produttori che nella stragrande maggioranzafanno tutto direttamente: dalla vigna alla venditadelle bottiglie7 ha detto Donatella CinelliColombini, sottolineando come, in un mondo glo-balizzato, nella Doc Orcia il vino sia ancora un pro-dotto familiare benché siano attivi ottimi consulentiagronomi e enologi. Il territorio ha nel turismo il suo motore economicopiù importante ed infatti, lo scorso anno, i 13comuni della Doc Orcia hanno registrato 1.800.000presenze turistiche.«Proprio la bellezza del territorio della Doc Orcia e ituristi che ogni anno vengono a visitarlo sono -secondo Donatella Cinelli Colombini - la principaledestinazione commerciale della giovane denomina-zione, nata fra due colossi come il Brunello diMontalcino e il Vino Nobile di Montepulciano». A chi le domanda se il nuovo incarico nella DocOrcia significa un allontanamento da MontalcinoDonatella risponde sorridendo «Assolutamente no,le mie radici sono nella terra del Brunello».

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Si è svolta recentemente aParigi, presso il BastilleDesign Center, la seconda

edizione della "Paris RhumFair", manifestazione interamen-te dedicata ai Rhum in tutti iloro aspetti. In concomitanzacon lo svolgimento del salone èstato organizzato anche un con-corso internazionale di degusta-zione, che ha visto la presenza dioltre 200 Rhum provenienti damoltissimi Paesi del mondo. Il

concorso ha assegnato la meda-glia d'oro per la categoria"Rhum Agricoli Invecchiati da 3a 6 anni" al Trois Rivières 5anni.Il Trois Rivières 5 anni è unRhum agricolo della Martinica,invecchiato in legno di quercia eimbottigliato alla gradazione di40% vol. Il suo colore è giallopaglierino intenso, con riflessidorati. Al naso rivela un ampiobouquet di frutta fresca, tabaccobiondo e pan di zenzero. Il suogusto è intenso, ricco e fresco:un equilibrio perfetto di sentoriprimari, di frutta secca e di note

speziate. La Martinica è una delle isolepiù belle dei Caraibi, ed è laculla dei celebri Rhum agricoli.A partire dal 1996, essendoconsiderata territorio metropoli-tano francese, può fregiare i suoiRhum della prestigiosa denomi-nazione territoriale "A.O.C.Martinique".La piantagione Trois Rivières èuna delle più antiche dellaMartinica: risale infatti alla metà

del XVII secolo, quando NicolasFouquet, Sovrintendente alleFinanze del re Luigi XIV, vollefarne la tenuta più grande del-l'isola (220 ettari). A queitempi, la canna da zucchero -materia prima dei Rhum agricoli- veniva frantumata con l'ausiliodei mulini a vento dell'epoca: èper questo che, ancora oggi, suogni bottiglia di Trois Rivièrescampeggia ben visibile l'emble-ma del mulino. I Rhum agricoli Trois Rivièressono distribuiti in esclusiva perl'Italia dalla Fratelli RinaldiImportatori.

Medaglia d’oro per il Rhum agricoloper il rhum agricolo Trois Rivières

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DONATELLA CINELLI COLOMBININUOVA PRESIDENTE DELLA DOC ORCIA

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L’esercizio 2012 dell'azienda Luciana Mosconisi è chiuso con un volume d'affari che sfiora i18 milioni di euro e un +21% sul valore di

fatturato rispetto al 2011. Queste alcune delle cifredel pastificio di Matelica (Macerata) che occupa ilsecondo posto a livello nazionale nel mercato dellapasta lunga all'uovo secca, con una quota di quasi il14%.Seconda in assoluto a livello nazionale nel mercatodella pasta lunga all'uovo secca, Luciana Mosconi,èl'unico brand italiano ad aver registrato nel 2012una decisa crescita: «La nostra azienda è cresciuta alivelli record in particolare nella zona del NordestItalia, dove ha segnato un +29,59% nelle venditerispetto all'anno passato - afferma MarcelloPennazzi, a.d. dell'azienda - e l'obiettivo è quello dicrescere ulteriormente attraverso azioni di marketingmirate, guidate esclusivamente dalla forza del pro-dotto e dalle buone pratiche ambientali; insommamassima fidelizzazione attraverso la massima quali-tà». Il brand marchigiano lo scorso 30 novembre 2012ha raggiunto, primo in italia, un ulteriore traguardo:la firma di un accordo volontario di collaborazionecon il Ministero dell' Ambiente, che prevede il cal-colo dell'impronta di carbonio della pasta all'uovo amarchio Luciana Mosconi e la sua successiva neutra-lizzazione. «Il vantaggio per l'ambiente corrispondeal vantaggio competitivo per il brand"» ribadiscePennazzi. «L'intesa col Ministero - continua - cidarà la possibilità di valorizzare il nostro impegnoecosostenibile: oggi il consumatore finale è diventatosempre più sensibile e attento al valore ambientaledelle proprie scelte, soprattutto in campo alimenta-re».

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Lo spettacolo di Trieste dalmare illuminata dalle milleluci della sera, alta cucina,

prodotti d'eccellenza, grandi vini:questa estate i Solisti del Gustodi Friuli Via dei Sapori organiz-zano 10 raffinate cene in barcanella calma del Golfo di Trieste.Dal 28 giugno al 30 agosto, tuttii venerdì sera, la motonave IlDelfino Verde, due piani, cucinaa bordo, diventerà il più esclusi-vo salotto dove poter degustare leeccellenze del Friuli Venezia

Giulia Via dei Sapori, osservandodal mare la città di Trieste sfavil-lante di luci. Ogni serata avràcome protagonista lo chef di unristorante di Friuli Giulia Viadei Sapori, che porterà nel Golfo di Trieste isapori e le culture delle tanteanime che compongono il singo-lare melting pot della cucina diquesta terra di confine. A lui saràaffidata la realizzazione di unpiatto- simbolo della sua cucina edi un'altra portata preparata a 4mani con lo chef del RistoranteAl Bagatto di Trieste.Gli altri piatti del menu saranno

creati dal Bagatto e cambierannodi sera in sera. Ad accogliere gliospiti sarà un aperitivo con unaspecialità regionale che cambieràad ogni cena, scelto tra gli arti-giani del gusto eccellenti di FVGVia dei Sapori e i vini di tre can-tine, che accompagnerannoanche la cena. Questo il calendario:28 giugno - Vitello d'Oro(Udine)5 luglio - Al Campiello (SanGiovanni al Natisone)

12 luglio - Lokanda Devetak(San Michele del Carso)19 luglio - La Subida (Cormòns)26 luglio - Da Nando(Mortegliano)02 agosto - All' Androna (Grado)09 agosto - Al Paradiso (Pocenia)16 agosto - Costantini(Tarcento)23 agosto - Al Ponte (Gradiscad'Isonzo)30 agosto - La' di Moret (Udine)I menu di ciascuna serata saran-no pubblicati su www.friulivia-deisapori.itLa partenza è per le 19.30 dallaStazione Marittima di Trieste.

Friuli Venezia Giulia & Via dei SaporiI Solisti del Gusto in mare

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LA SIGNORA DELLE TAGLIATELLE CONQUISTAIL MERCATO DELLA PASTA ALL'UOVO. CON L’AMBIENTE

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Perrier è oggi l’acqua mineralefrizzante leader di mercato alivello globale. Un primato

che deriva dal suo gusto e dalla suaiconica bottiglia.Famosa in tutto il mondo per le suebollicine, l’acqua Perrier sgorga daoltre 120 milioni di anni dallaSource des Bouillens, una fontenaturale della pianura dellaLinguadoca nel sud della Francia. Agenerare le bollicine tipiche dellaPerrier, un processo 100% naturale:l’acqua piovana, infiltrandosi nelsottosuolo, incontra i gas vulcaniciper poi sgorgare dalle fessure delterreno come se bollisse. Una caratteristica che, oltre a dona-re un gusto inconfondibile all’ac-qua, dà il nome alla fonte: “LesBouillens” - “acque bollenti”, infrancese. Un’oasi di 8649 ettari, che si man-tiene interamente incontaminatanegli anni grazie a un’attenzionemaniacale nel processo di raccoltadell’acqua e di mantenimento del-l’ambiente circostante. Basti pensa-re che nei 2.471 ettari di terreno

agricolo vicino alla sorgente, gliagricoltori locali coltivano prodottibiologici senza l'utilizzo di fertiliz-zanti artificiali o pesticidi.La Perrier si è più volte intrecciatacon episodi storici: dalla decisionedi Annibale - 218 a.C. - di accam-parsi a “Les Bouillens” all’idea diGiulio Cesare - nel 58 a.C. - dicostruire una vasca di pietra condegli edifici intorno alla sorgente,per realizzare il primo “centro ter-male” della storia. Sarà però, Napoleone III, nel 1863,a conferire alla Perrier il “titolo” diacqua minerale naturale, con undecreto che ne riconosce e certificaqualità e caratteristiche. È solo nel 1898 che l’acqua di "LesBouillens" prende il nome di acquaPerrier, da Louis-Eugène Perrier, inquegli anni unico proprietario dellafonte. Medico, politico ed esperto delleproprietà termali dell’acqua, è statolui a dedicarsi per la prima voltaallo sviluppo di una bottiglia divetro igienicamente sigillata e pen-sata per contenere e trasportare l'ac-

qua.Pochi anni dopo, Louis-EugènePerrier crea una joint venture conSt John Harmsworth, che nel 1903ne diventa a sua volta unico pro-prietario. Sarà l’inglese a progettare la formaiconica della bottiglia Perrier.Anche con Harmsworth, la Perrierentra ancora una volta in fatti stori-ci: nel 1905 diventa l’acqua bevutadai coloni inglesi in India e dallanobiltà britannica a BuckinghamPalace.Dal 1948 al 1973 la produzionepassa da 30 a 150 milioni di botti-glie. La fabbrica, ora conosciuta colnome di “cattedrale”, inizialmentedi 6.000 metri quadri, supera26.000 metri quadri. Ma a rappresentare una data storicaè il 1992 anno in cui Perrier vienerilevata da Nestlé, formando laNestlé Waters SA gruppo, ora lea-der mondiale nella bottiglia d'acquacon circa 70 marchi, tra cui nonsolo Perrier, Vittel, Contrex, S.Pellegrino, ma anche Nestlé PureLife, Nestlé Aquarel.

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COMPIE 150 ANNI L’ACQUA PERRIER

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La giuria internazionale dellaseconda edizione della SelezioneInternazionale dei Vini da Pesce

ha emesso un verdetto che registra unostrepitoso trionfo dell'Italia enoica. È lapugliese Castello Monaci srl di SaliceSalentino (LE) ad aggiudicarsi il “CaliceDorico”, premio speciale assegnatoall'azienda che raggiunge il migliorrisultato in assoluto. I vini che ne hanno decretato il succes-so, nella classifica del prestigioso trofeoche valuta le per-formances complessi-vamente ottenute dalle etichette delproduttore, sono due Chardonnay IGTed un Negroamaro rosato.Nel corso di tre giorni, i giurati hannovalutato 543 dei 565 campioni presen-tati, prove-nienti da 259 aziende in rap-presentanza di 9 nazioni: Albania,Austria, Francia, Germania, Grecia,Italia, Portogallo, Slovenia ed Ucraina.Nelle 10 categorie in gara sono stati premiati, con 37medaglie e 384 diplomi, ben 421 vini, pari al 77% ditutti quelli presentati. Un dato che esprime la crescitaqualitativa del com-parto, se paragonato al 67% dellaprecedente edizione. Ai vini che hanno conseguito ilpunteg-gio complessivo di almeno 80 centesimi, corri-spondenti all'aggettivazione "ottimo" in base al meto-do di valutazione dell'Union Internationale desOenologues, è stato assegnato il diploma di merito.Lombardia e Veneto fanno registrare le migliori perfor-mances a livello di medaglie: 3 ori per i lombardi, 8diverse medaglie per i veneti. Da sottolineare il risulta-to dell'Abruzzo nella ca-tegoria riservata ai vini rosatisecchi tranquilli a denominazione d'origine, dove ilCerasuolo fa l'en plein con oro, argento e bronzo.Assoluto il predominio del Veneto, invece, nella cate-goria dei vini spumanti bianchi metodo charmat adenominazione d'origine a indicazione geografica evini spumanti di qualità con residuo zuccherino nonsuperiore a 35G/L. Complessivamente sono 10 leregioni italiane che hanno guadagnato almeno un allo-ro, con medaglie anche per Piemonte, Marche,Toscana, Basilicata, Lombardia, Trentino e Lazio.

Doppia medaglia d'oro per i vini tede-schi, mentre sifermano ai diplomi di merito le altre nazioni in gara.In totale, le commissioni giudicatrici hanno compilato3.801 schede, attribuito 53.907 giudizi parziali ed uti-lizzato ben 4.200 bicchieri! Operazioni rese possibile invirtù della collabo-razione tecnica dell'AssociazioneEnologi Enotecnici Italiani e del servizio dei somme-liers A.I.S.

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ALLA SELEZIONE INTERNAZIONALE VINI DA PESCE,STREPITOSO “TRIONFO TRICOLORE”

Robert u.M. Aufricht RFG Baden Sauvignon B. 2012

Gotto d’Oro S.Coop ITA Lazio Igt Chardonnay 2012

Weingut H. Wassmer RFG Baden Sauvignon B. 2012

Castello Monaci ITA Salento Igt Chard. 2012

Az.Agr.Terzini ITA Cerasuolo d’Abr. Dop 2012

Tenuta Maddalena ITA Alto Mincio Igp Rosé 2012

Vigne Savie ITA Prosecco extra dry 2012

Cantine Briamara ITA Erbalice Docg Brut M. 2009

Vanzini ITA Pinot nero VSQ Rosé n.v.

Giorgi ITA Olrepo P. Docg Cruasé 2008

MEDAGLIE D’ORO: ITALIA 8-GERMANIA 2

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Debutta il libreria un nuovomanuale sul vino - “IlVino. Istruzioni per l’Uso”

edito da “I Cinquesensi” - Lucca -che racconta, informa, educa,appassiona, mettendo ordine efacendo chiarezza su un argomen-to così denso di significati simbo-lici, allegorici, inconsci. E facen-dolo punta a diventare un riferi-mento giustificato e necessario pertutti coloro che desiderino affron-tare l'argomento con la volontà disapere davvero ciò che serveper un consumo qualitativo econsapevole.Insomma, tutto quello cheavrese voluto chiedere sul vino,ma non avete mai osato chiede-re.Un libro destinato quindi a chivuole conoscere di più quesdtabevanda, ne vuole comprendere isegreti ma anche un’opera rivolta achi nel mondo del vino già operae vuole avere un punto di vistaautoreveole sulle sue prossimeevoluzioni.In questa doppia sfida sta il lavorodi Roberto Racca - piemontese,rinomato conoscitore del mondodel vino, consulente strategico dialcune importanti aziende vinicolenazionali e collaboratore diPartesa, uno dei principali playeritaliani nella distribuzione - che hacoinvolto un nutrito gruppo digiornalisti ed esperti: AntonioBoco, Giuseppe Carrus, BeppeCaviola, Federico Curtaz, PaoloDe Cristofaro, Gianni Fabrizio,Nicola Frasson, Eleonora Guerini,Donato Lanati, VittorioManganelli, AlessandroMasnaghetti, Andrea Rea, Gian

PieroRomana

Questi alcuni dei principali capi-toli del libro mantenuto fresco enon nozionistico dall’uso frequen-te di interviste e commenti:- Dalla Georgia al Nuovo Mondo. Gli albori e le antiche civiltà; Ladiffusione della viticoltura inEuropa; L'evoluzione della viticol-tura; Dall'Ottocento a oggi.- La terra e il frutto. La pianta; Ilvigneto - Dall'uva al Vino: Vinificare in

bianco; Vinificare in rosso; Il punto di Donato LanatiL'enologia, emozionante ricerca;Vinificare in rosato; Vinificare ilnovello; I vini spumanti; I vinidolci; Gli additivi enologici;Anidride solforosa, pro e contro.- Il giro del mondo nel bicchiere La Francia con le interviste aBernard Noblet (“MagicaBorgogna”); a Vincent Dauvissat(“La mineralità dello Chablis”); a Jean-Louis Chave (“Il fascinodel Rodano”); a MichelDrappier (“La magia delloChampagne”);La Spagna; Il Portogallo; La

Germania con un’intervista aReinhard Loewenstein (“La purez-za del Riesling”); Il NuovoMondo.- Ampelografia nazionale - Doc & Docg- L'arte del bere. Ovvero, capire ilvino; assaggiare il vino: finalità,approcci ed analisi sensoriali.E ancora: l'abbinamento cibo-vino; la conservazione ed il servi-zio.A chiudere un veloce e chiaroglossario: “il vino in 168 parole”.

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IN LIBRERIA “IL VINO, ISTRUZIONI PER L’USO”

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Realizzata in collaborazione conSymphonyIRI Group, la ricercasul peso del metodo classico

Trentodoc nellaGDO realizzata daPalazzo Roccabruna, l’enoteca provin-ciale della Cciaa atesina, si è propostadi valutare quote di mercato e posizio-namento delle “bollicine delleDolomiti” su un campione rappresenta-tivo di esercizi nazionali. Si stima infattiche attraverso questo canale transitialmeno un terzo del valore commercia-lizzato di metodo classico italiano epoco meno della metà del Trentodocprodotto. Dai dati raccolti nel corso del 2012emerge come il Trentodoc sia leader nelsegmento “spumante metodo classico”con una quota di mercato pari al 51%delle vendite, equivalente a 33 milionidi Euro.Sebbene il 2012 sia stato caratterizzatoda una generale contrazione dei consu-mi con una flessione dei volumi dimetodo classico del 6,2% su baseannua, il Trentodoc con un -4,2% hasaputo difendersi meglio dei concorrenti che hannolasciato sul terreno complessivamente un 8,0%. In un comparto piuttosto segmentato come quellodelle bollicine classiche (184 referenze complessive dicui 21 di Trentodoc) pochi sono i players di maggiorrilievo (tre aziende rappresentano l’81% del fatturatodi settore) e la competizione è sostanzialmente ristrettaa 15 case spumantistiche (di cui 6 trentine).Dove vende il Trentodoc?L’analisi è per molti versi clamorosa: il metodo classicotrentino è vincente in Lombardia (patria diFranciacorta ed Oltrepo Pavese) dove vende un terzodella sua produzione e, a Milano (da sola, il 15,6%degli acquisti totali di spumanti italiani), rappresentain valore il 50% delle vendite e in volume, il 52. Vuoldire che, fatto aggio un leggero sconto sul prezzo, cir-colano più bottiglie trentine che lombarde e italianeassieme.

In questo, il Piemonte (terra di Gancia e di AltaLanga) difende meglio i propri colori.Dopo la Lombardia la top-ten regionale delle venditevede: Toscana; Emilia Romagna; Lazio; Piemonte e Vald’Aosta, Sicilia, Campania; Trentino A.A.; Abruzzo eVeneto che chiude col 3,6% come quota di acquisti diTrentodoc.Più che soddisfacente l’andamento nei punti venditaprovinciali che sanciscono il primato del Trentodoc. Lebollicine made in Trentino fanno registrare un ragguar-devole +15,5% in volume rispetto al 2011, in assolutacontrotendenza rispetto ai trend generali nazionali. Ildato è ulteriormente rafforzato dal risultato negativodei marchi di spumante metodo classico non trentini (-11,1%), che oramai detengono un esiguo 3% del mer-cato provinciale. La tabella suesposta riporta i valorimedi dei prezzi del Trentodoc che anche in un annodifficile hanno trovato nicchie profittevoli.

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R i c e r c h e

TRENTODOC, LE BOLLICINE DELLE DOLOMITILEADER PERSINO IN LOMBARDIA

ANALISI DEL POSIZIONAMENTO

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26 Euposia Maggio-Giugno 2013

TURN-AROUNDPER L’ISOLAPRIMIGENIA

SICILIA EN PRIMEUR

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L’appuntamento annuale con Assovini mettein evidenza il cambio di passo della

produzione siciliana che punta con sempremaggiore decisione alla sostenibilità,

all’identità. In evidenza, per Euposia, leCantine: Occhipinti, Marco de Bartoli, Graci,

Cos, Valle dell’Acate e Masseria del Feudodi Alessandra Piubello

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< Dioniso, dio greco del vino,sbarca presto in Sicilia, con iprimi coloni venuti dalla Grecia.Il suo culto si diffuse con succes-so nell'isola, a Siracusa, doveerano ampiamente venerateanche Demetra e Kore, così comea Selinunte. Dioniso non fu solodio del vino, ma di tutte lesostanze liquide, tanto che nel-l'antichità greca il mare percorsodal commercio marittimo delvino fu definito “il mare colordel vino”, per indicare quantoforte era l'impatto del “carrusnavalis” di Dioniso lungo le rotteche univano la Grecia alla Sicilia,comprese le sue isole minori,rotte lungo le quali si svolse unattivo e intenso traffico commer-ciale vinicolo. Molti vigneti dovevano essereimpiantati in prossimità dei portimarittimi più trafficati (Siracusa,Agrigento, Naxos, ad esempio) eanche presso i fiumi (così proba-bilmente a Gela, Selinunte,Camarina) che, all'epoca naviga-bili, offrivano un prezioso appro-do e quindi una via di penetra-zione nell'entroterra dove risiede-vano quei Siculi e Sicani che, purconoscendo la vite selvatica, ven-nero “inebriati”, come il ciclopePolifemo lo fu da Ulisse, dal vinoportato dai Greci.Ma veniamo ai tempi moderni e

allo sviluppo della vite nelle cittàsiciliane. Dopo l'invasione della fillossera,la provincia con la maggioresuperficie vitata fu Catania,seguita dalla provincia diSiracusa, Palermo e Messina. Neidecenni successivi il trapaneseritornò ad essere la prima provin-cia vitata siciliana, seguita daCatania, Palermo, Agrigento,Messina, Caltanisetta, Ragusa eSiracusa. Ad oggi si conferma la leadershipdi Trapani, seguita invece daAgrigento, Palermo, Catania,Caltanisetta, Siracusa, Ragusa,Messina, Enna.Sul fronte delle forme d'alleva-mento della vite va detto che, afine anni '50, inizio 1960, l'esi-genza di meccanizzare e specializ-zare quanto più possibile la viti-coltura, portò all'introduzionedella controspalliera. di maggioreproduttività quantitativa, rispettoalla forma tradizionale ad alberel-lo, che verrà da questo momentotrascurata fortemente. Inoltre, si ebbe un'ulteriore ridu-zione dei tipi di vitigni coltivati,che si localizzarono in ben defini-te aree geografiche, così denomi-nate: zona dello Zibibbo: isola diPantelleria; zona del Catarratto:provincia di Trapani; zona delPerricone ed Inzolia: provincia di

SICILIA EN PRIMEUR

Sicilia en Primeur propone inprimis una selezione rappresen-tativa di vini della vendemmia

2012, e, a margine, anche altre anna-te con vini che già esprimono inmodo compiuto le loro caratteristi-che. Una panoramica piuttosto ampia,dove trovano posto tutte le zone sici-liane a vocazione enologica. Le ven-totto aziende partecipanti hanno pre-sentato circa 250 vini.Ecco l'elenco completo: Abraxas,Baglio del Cristo di Campobello,Baglio di Pianetto, Barone diVillagrande, Barone Sergio,Caruso&Minini, Corvo, COS,Cottanera, Cusumano, De Bartoli,Donnafugata, Duca di Salaparuta,Feudi del Pisciotto, Fuedo Arancio,Feudo Disisa, Feudo Maccari, FeudoPrincipi di Butera, Florio, Graci,Masseria del Feudo, OcchipintiArianna, Palari, Pietradolce, Planeta,Rapitalà, Russo, Settesoli, Tascad'Almerita, Valle dell'Acate. Sia con gli autoctoni sia con gliinternazionali, la qualità è salitamolto, e lo abbiamo potuto verificarein quest'evento che, grazie adAssovini, riesce a presentare un belventaglio di possibilità di degustazio-ne, abbinandole a visite ai territoridel vino, arte, cultura, gastronomia.

LA DEGUSTAZIONE

Le aziendepartecipanti:da Abraxas a Valle dell’Acate

ANTEPRIMA

Euposia Maggio-Giugno 2013

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Euposia Maggio-Giugno 2013 29

Agrigento; zona del Nero d'Avola e del Frappato:provincia di Ragusa e Siracusa; zona del NerelloMascalese e del Carricante: Etna; zona del Nocera,Nerello Cappuccio e Mascalese: provincia diMessina; zona della Malvasia: Isole Lipari (Salina).Negli anni '70 la Sicilia vitivinicola vive un'impor-tante riconversione tecnica con cui s'introduce,soprattutto nelle province di Agrigento, Palermo eTrapani, una forma di allevamento della vite ancorapiù produttiva della controspalliera: il tendone. Contestualmente al tendone vengono introdotte ediffuse diverse varietà ad elevata produzione pervite, come il Trebbiano toscano, a bacca bianca, enuove pratiche colturali, quali l'irrigazione, che per-mise di estendere la viticoltura in zone, soprattuttoin Sicilia occidentale, mai destinate prima alla viti-coltura e tradizionalmente adibite alla cerealicolturaed alle leguminose. Il considerevole e repentino aumento della produ-zione viticola favorì la costituzione di organismiassociativi per l'ammasso e la vinificazione delle uveda vino: le cantine sociali. Esse hanno ancora oggi

un ruolo fondamentale, specie nella Sicilia occiden-tale, dove sono conferite la maggior parte delle uveprodotte in quelle zone.Le maggiori professionalità enologiche degli anni'70 ed '80, consentirono il passaggio da una vitivini-coltura tradizionalmente orientata alla produzionedei vini da taglio, dalle alte gradazioni alcoliche,poco adatti al consumo diretto, anonimi ed assog-gettati alla richiesta di altre regioni italiane ed estere,ad una vitivinicoltura sempre più indirizzata a pro-durre vini di qualità per il consumo diretto e perl'imbottigliamento.La Sicilia, oggi, con un'estensione di circa 108.500ettari e una produzione di vino di 4.738.437 ettoli-tri, è una delle regioni più importanti nel panoramavitivinicolo italiano (la quarta per produzione divino, ma la prima per superficie vitata). Muovendosi nel "vigneto" Sicilia, si rimane impres-sionati dalle sue grandi potenzialità e da come lanatura, qui, non si sia fatta mancare niente. Ad ogni angolo è percepibile e visibile la sua pro-rompente vitalità, la sua forte esuberanza.

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ANTEPRIMA SICILIA EN PRIMEUR

Ormai rimane molto difficilescoprire degli angoli di Siciliadove non sia stata piantata unavite, anzi, in alcune zone sirimane veramente affascinatidalla cura con la quale vienepromossa la viticoltura; perdecine e decine di chilometri siassiste a un rincorrersi di vignetisu vigneti, un susseguirsi di fila-ri che si alternano a nuovi filariche vanno oltre lo sguardo, oltrela collina e ovunque si posi l'oc-chio ci sono viti e poi ancoraviti.È forse in questi angoli, più chein altri, che si percepisce la mol-teplicità delle “Isole” che com-pongono la Sicilia, ognuna dellequali è diversa dall'altra.Isole nell'Isola, come delle pic-cole matrioske, ognuna dellequali uguali nella sua diversità;isole con situazioni pedoclimati-che uniche che contribuisconoalla creazione di un distinguo edi una caratterizzazione, forte enetta, dei vini qui prodotti. Una tipicizzazione che farebbela gioia di qualsiasi vignaiolo almondo, ma che ancora, qui inSicilia, stenta a essere considera-ta un valore aggiunto. Una terraquindi dalle molteplici differen-ziazioni, con enormi opportuni-tà ancora da scoprire; una Siciliache solo alcuni hanno saputofino a oggi interpretare e hannosaputo poi raccontare; una terrache forse è ancora da considera-re veramente all'inizio di unnuovo percorso enologico. Isole nell'Isola, ognuna dellequali in possesso di un poten-ziale terroir capace di qualificaree valorizzare i vini prodotti;terra da esplorare, con una sto-

ria da scrivere, dove ogni cosa èin movimento, dove non vi èniente di consolidato, dove lastessa viticoltura si rigenera dalleproprie ceneri. La Sicilia è una terra generosa ilcui potenziale non era mai statoespresso in termini qualitativifino a qualche decennio fa.Questa mancanza si era sempreriflessa nel mercato negativa-mente per cui, nell'immaginariocollettivo, il “vino siciliano” eraidentificato come pesante, alco-lico e poco piacevole. Fino a venti anni fa la Sicilia eraper antonomasia la terra dei vinida taglio. Vantava fama solo perun grande vino, il Marsala, e diquesto vino aveva il monopoliodi produzione, ma non perquello d'imbottigliamento. Fu proprio l'aver permesso l'im-bottigliamento fuori zona a faredel Marsala la grande occasioneperduta per la Sicilia.Oggi la Sicilia sta conquistandomolta credibilità, esprimendovini di carattere che piaccionomolto al consumatore. Il “carat-tere” del vino siciliano, che èlegato alla sua terra, ricca, caldae variegata, rappresenta un indi-ce importantissimo per la suariconoscibilità. Giacomo Tachis - uno dei piùgrandi enologi del '900, coluiche ha svelato il potenziale diqualità del vino siciliano almondo - parlava del vino sicilia-no esaltandone la caratura cul-turale prima ancora che varieta-le o delle diverse zone viticoleelette all'eccellenza.La viticoltura siciliana negli ulti-mi anni è stata capace di dimez-zare i tempi produttivi necessari

«La Sicilia - ha affermato il noto esperto- è la regione che più di qualsiasi altra inItalia ha investito in progetti di migliora-mento genetico. Sono infatti in corsoricerche, con la collaborazione diAssovini, sull'adattamento di alcuni clonidi Nero d'Avola, di Frappato, diCatarratto in diversi ambienti dell'isola;sul valore agronomico di nuovi portinne-sti in terreni difficili (siccitosi, calcarei,salini…) anche nell'emergenza climatica;sulle caratteristiche di alcuni vitigni cau-casici in condizioni di temperature eleva-te; sulle risposte qualitative di incrociresistenti alle malattie nell'ambiente sici-liano. Le ricadute non si evidenzianosolo sugli aspetti viticoli ed enologici maanche sulla comunicazione e sul marke-ting: il consumatore sceglie un vino sem-pre più se di quel vino conosce le origini,spesso lontane nel tempo e nella storiache lo ha condotto a noi».Dal 2003 l'Assessorato all'Agricolturadella Regione Sicilia ha sviluppato unampio progetto di miglioramento geneti-co della piattaforma ampelografica dell'i-sola con la collaborazione scientificadelle Università di Palermo e di Milano edel CRA - Patologia vegetale di Roma.Recentemente si è conclusa la prima fasedi queste ricerche che hanno consentitodi individuare una cinquantina di vec-chie varietà delle quali non si conoscevaneppure l'esistenza e di omologare iprimi cloni delle varietà più importanticome il Nero d'Avola, il Frappato,l'Inzolia ed altri.

(Continua a pagina 31)

IL PROFILO ENOLOGICO

Attilio Scienza:«Sicilia, laboratoriodel miglioramentogenetico»

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alla realizzazione di buoni vinirispetto ai tempi che occorrereb-bero in qualsiasi altra regioned'Italia. La ricerca e le sperimentazionihanno innescato un nuovo pro-cesso produttivo ed evolutivoviticolo-enologico, che ormai èassodato, pone la Sicilia, per laqualità, come regione vitivinico-la emergente.La nuova vitivinicoltura sicilianaè orientata all'ottenimento nonpiù di vini da taglio, vini sfusi oda distillazione, ma qualificateproduzioni enologiche cheimbottigliate (e quindi ricono-scibili al consumatore) possonoraggiungere tutti i mercati mon-diali con un ottimo rapportoqualità/prezzo.Sono questi i motivi del successodel vino di Sicilia, cioè la combi-nazione fra potenzialità e oppor-tunità, fra capacità e volontà, frail desiderio di voler dare untaglio a un passato poco gratifi-cante e costruire un futuro piùsolido e duraturo. Oggi i vini siciliani sono al verti-ce dei giudizi internazionali e laloro massima espressione di qua-lità è raggiunta non tanto con ivitigni internazionali, quantocon i vitigni autoctoni, quelliselezionati dalla loro stessa sto-ria: primo tra tutti il Nerod'Avola, poi a seguire l'Inzolia, ilCatarratto lucido, il Grillo, loZibibbo; tra un po' si vestirà difama anche il Pignatello e nonsarà ancora finita!Sono gli stessi vitigni di untempo, il territorio è sempre lostesso, ma allora cos'è cambiato?Un fattore che nella produzionedel vino è determinante: l'uomo.

Sì, sono cambiati gli uominisiciliani che hanno messo le loroetichette ai loro vini, e questa èuna bella evoluzione naturaleper chi ama la purezza e la trac-ciabilità.Le coincidenze di interessi sba-gliati, che avevano relegato laSicilia al ruolo di regione chedoveva produrre restando dietrole quinte, oggi si stanno distin-guendo ed è talmente forte larivincita siciliana che i vitivini-coltori del nord, che manteneva-no la Sicilia enoica in posizionesubalterna, ora ci vanno a pro-durre vino.

SICILIA EN PRIMEUR 2013E ASSOVINI

«L'edizione 2013 - ha spiegatoAntonio Rallo, Presidente diAssovini Sicilia - segna il decimoanniversario della manifestazio-ne, un arco di tempo che havisto crescere in maniera espo-nenziale l'immagine dei vini sici-liani nel mondo». Dal 1998, infatti, con la nascitadell'Associazione, i produttorisiciliani sono stati capaci di «faresquadra in maniera eccezionale»per valorizzare i vini e i territoridella propria isola. Assovini Sicilia riunisce 67aziende siciliane che insieme fat-turano l'ottanta per cento delvino siciliano, di cui il 59% vaall'estero, in oltre 70 paesi e sipuò quantificare in circa 250milioni di euro. Assovini Sicilia è un'associazionedi produttori senza fini di lucro,è nata con la finalità di sosteneregli interessi della propria catego-ria ma con il passare del tempo è

(Prosegue da pagina 30)

... In Sicilia infatti la pratica dell'innestoin campo utilizzata fino a pochi anni faper costituire i nuovi vigneti, ha consen-tito il mantenimento di una elevatavariabilità intravarietale, ormai moltorara in altri vitigni europei, che ha evi-denziato attraverso tecniche di selezionecosiddette deboli, delle tipologie varieta-li molto particolari per le caratteristichefenotipiche (forma delle foglie e delgrappolo) ma soprattutto per i costi-tuenti fini della qualità (patrimoniopolifenolico ed aromatico), che dannoluogo a vini di grande personalità edistinzione.Di grande intereresse scientifico sono irisultati ottenuti dall'analisi del DNAdei numerosi vitigni antichi che mostra-no la autoctonia del germoplasma sici-liano, la sua originalità rispetto allevarietà più diffuse in Europa ed un lega-me molto antico con i vitigni dell'areacalabrese e pugliese, attraverso un capo-stipite comune, il Sangiovese.

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diventata voce sempre più signifi-cativa del comparto vitivinicolonelle tematiche che interessano lapolitica comunitaria, nazionale eregionale.Anche quest'anno, come ognianno, Assovini ha promosso unaricerca fra i suoi associati che haevidenziato alcuni elementi.Eccoli:IDENTITÀ.In Sicilia sono allevati in media9.1 vitigni in ogni azienda e il32% delle aziende conduce speri-mentazioni in vigna almeno su 8varietà, di cui 7 sono autoctone.Quasi la metà delle aziende(47%) è interessata alle così dettevarietà “reliquia” tra cui Alzano,Dunnuni, Lucignola, Usirioto,

Orisi, Nocera, Vitrarolo,Grossonero, Inzolia Nera,Zibibbo Nero, Visparola eZuccataro. In cantina il 63% delle aziendeusa lieviti autoctoni. BIO. Il 38% delle aziende producevino da uve biologiche ma quasila totalità utilizzano concimi,fitofarmaci e sistemi di irrigazionea basso impatto ambientale,usano tecniche di lottaguidata/integrata alle malattie(83%) e materiali naturali nelvigneto (92%).Anche in cantina la filosofia èsempre più green: l'83% delleaziende ha o sta installandoimpianti per la produzione di

energia pulita, il 63% punta sulrisparmio energetico e il 66%lavora per ridurre l'impattoambientale dei residui di produ-zione. Alla domanda su quali siano leiniziative in progress sulla sosteni-bilità ambientale, le risposte sonostate: ricerche su CarbonFootprint (ammontare dell'emis-sione di CO2 attribuibile ad unprodotto), raccolta acqua piova-na, valorizzazione dei rifiuti ericiclo, progetto Magis. MERCATI.Il 58,9% del fatturato delle azien-de intervistate è relativo ai merca-ti esteri, che sono in media 19paesi per ogni azienda (con puntemassime fino a 64 paesi).

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SICILIA EN PRIMEURANTEPRIMA

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L'interesse è a 360° e va dai mer-cati tradizionali come Germania,Svizzera, Inghilterra, Belgio,Russia, USA e Canada fino aBrasile, Cina, India, Indonesiache si sono affacciati più recente-mente sul mercato del vino. Le aziende siciliane viaggiano nelmondo (88% partecipa afiere/manifestazioni all'estero) econtemporaneamente amanoinvitare e ricevere visitatori crean-do così un vero circolo virtuosodi conoscenze reciproche. INNOVAZIONE.Il 25% del personale ha meno di30 anni e forse è anche per que-sto che un alto numero di azien-de ha introdotto negli ultimi dueanni innovazioni al sistema pro-duttivo (42%) a quello commer-ciale (29%) e a quello relativo almarketing e alla comunicazione(38%) tra cui, ovviamente, moltaattenzione viene dedicata al web eai social network.

* * *E questi sono i dieci campioni(solo in en Primeur) che ci sonopiaciuti di più.

* * *

OCCHIPINTILa storia di Arianna Occhipintitra le vigne inizia nel 2004 dopogli studi a Milano in Viticolturaed Enologia. A ventidue anni ini-zia con un ettaro, oggi ne hatrenta, come la sua età, di cui 18a vigneto. Dalla vigna di Fossa diLupo, frazione di Vittoria, acqui-sta poi a Contrada Bombolieri.Produce secondo i dettami dell'a-gricoltura biologica (ma non ècertificata, Arianna rifugge daqualsivoglia etichetta!) utilizzando

anche preparati biodinamici.Nipote di Giusto Occhipinti diCos, che all'inizio l'ha suggestio-nata nella scelta professionale,Arianna si è dimostrata unavigneronne autentica, con forza,

determinazione e capacità tutteproprie. - Il Frappato (Frappato 100%) daalberello e guyot di 40 anni.Trentacinque giorni di macerazio-ne sulle bucce e quattordici mesidi affinamento tra acciaio e bottidi rovere di Slavonia da 30 ettoli-tri. Vino dal frutto croccante, colpi-sce per la sua profonda forzaespressiva. Succoso, intenso, rivela

una vitalità autentica che scalpita:sarà ancora più emozionanteassaggiarlo quando sarà completa-mente pronto, fra qualche tempo.- Siccagno (Nero d'Avola 100%)da vigne ad alberello di 40 anni,

30 giorni di macerazione sullebucce, poi 16 mesi in botti dirovere di Slavonia. Un altro vino da ricordare, chenon potrà mai lasciare indifferen-ti. Una Sicilia, e brava Arianna,che così avrà futuro. Frutta rossa,profumi veraci. Denso, coraggio-so nel suo essere un po' selvaggioe poco addomesticato. Una diquelle bottiglie da coup de coeur.Da riassaggiare quando sarà in

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commercio, nel settembre 2014,ma che già ora mostra la sua stof-fa.

MARCO DE BARTOLITrentaduesimo anniversario dallanscita quest'anno per l'aziendache aveva nel compianto MarcoDe Bartoli un rappresentante sto-rico della viticoltura siciliana edella riscoperta del Marsala. OraRenato, affiancato dai fratelliSebastiano e Giuseppina, prose-gue con un suo stile la stradapaterna.La proprietà, di venti ettari, sidivide tra gli otto ettari aPantelleria in contrada Bukkurame gli altri 12 a Marsala, in localitàSamperi. I terreni a Marsala sono

di medio impasto di tipo sabbio-so-calcareo, con viti di Grillo conun'età che varia tra i diciassette ei cinquanta.- Pietranera (Zibibbo 100%), daalberello pantesco di 46 anni. Perquel che riguarda la vinificazione:macerazione a freddo per 24 ore,pressatura soffice, fermentazionein acciaio e un terzo in barrique. Naso intenso con richiami dipesca. In bocca la bella progres-sione, equilibrio e finezza glidanno un'anima che altri gli invi-diano.- Sole e vento (Zibibbo 70%,Grillo 30%). Per lo Zibibbo levigne, di 46 anni, sono ad albe-rello pantesco, mentre per il grillohanno 17 anni e sono allevate a

guyot. In vinificazione, macera-zione a freddo per 24 ore, pressa-tura soffice e fermentazione inacciaio.Naso di ricca integrità fruttata eprecisione; bocca avvolgente,sapida, con finale succoso dibuona scorrevolezza.

GRACIAlberto e Elena Aiello Graci sioccupano di quest'azienda natanel 2004 sul versante Norddell'Etna a Passopisciaro, in unazona di millenaria tradizione viti-vinicola. Le vigne, con una densi-tà tra i 6.000 ed i 10.000 ceppiper ettaro, si trovano tra i 600 e1.100 metri sul livello del mare.I vigneti di Contrada Barbabecchi

ANTEPRIMA SICILIA EN PRIMEUR

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a Solicchiata (Quota 1000) sonodi due ettari impiantati a NerelloMascalese circa 100 anni fa, apiede franco; Contrada Arcurìa aPassopisciaro (Quota 600) siestende su 18 ettari a NerelloMascalese, Carricante eCatarratto. Una parte delle vignesono ad alberello su piede franco.La consulenza enologica è diEmiliano Falsini. - Arcuria (Nerello Mascalese100%) da vigne di 46 anni a cor-done speronato. Affinamento inbotti di rovere. Sensazione difrutta matura, tradizionale e puronell'anima; succoso, ha peròastringenza, i tannini devonoancora amalgamarsi e il finale è infase di carburazione. Ma si perce-pisce tutta la forza in prospettiva,va solo atteso.

COSL'azienda nasce a Vittoria nel1980. Oggi Cos è sinonimo diCerasuolo di Vittoria: aGiambattista Cilia e GiustoOcchipinti (Cirino Strano prima,poi la sorella Pinuccia che gli sub-entra, scioglieranno il trio checompone l'acronimo aziendale) sideve la rinascita del comprensoriodi Vittoria e dei suoi vini, in pri-mis il Cerasuolo di Vittoria,unica Docg dell'isola dal 2005. Ivigneti sono distribuiti nell'agrodi Vittoria, fra le contradeBastonaca e Fontane, mediamen-te a 250 metri d'altitudine. I suolisono di natura calcarea e siliceacon strati di argilla e tufo.L'azienda, di trenta ettari, segue iprincipi della biodinamica e uti-lizza anche anfore di terracotta

(oltre alle vasche di cemento ealle botti). - Frappato (Frappato 100%),sistema d'allevamento cordonesperonato per vigne di 8 anni,affinamento in parte in cementovetrificato in parte in anfora. Vino ricco di sfumature interpre-tative e di sfaccettature cangianti.Consistente la trama tannica chesi esprime con una sapida grinta eun allungo notevole.- Cerasuolo di Vittoria Docg(Nero d'Avola al 60%, Frappato40%), cordone speronato suvigne di 20 anni, affinato inbotte.Uno stile riconoscibile, verticale,lontano da alcuna ridondanza.Essenziale ma riconducibile per-fettamente al terroir che lo gene-ra. Il sorso caldo, pur ravvivato daun'acidità succosa, mostra ancoraqualche scompostezza.Valutandolo in prospettiva, comesi confà ad ogni anteprima, siamocerti che sarà un vino di notevolespessore, che si farà apprezzareanche nel tempo.

VALLE DELL'ACATELa cantina viene fondata per ini-ziativa della famiglia Jacono nel-l'agro di Bidini nel comprensoriodel Cerasuolo di Vittoria più didue secoli fa. Oggi ValleDell'Acate è condotta da GaetanaJacono (sesta generazione) e daFrancesco Ferreri, attuale presi-dente del consorzio di tutela. Icento ettari di vigneti sono suddi-visi in vari appezzamenti, a diver-sa altitudine e in differenti terre-ni. La parte tecnica è affidata aGiuseppe Romano.

- Zagra (Grillo 100%) da vigne diun'età compresa fra i 5 e i 10anni. Fermentazione in acciaio.Le vigne sulla costa, vicine almare, su suolo argilloso, danno aquesto vino freschezza, sapidità euna discreta mineralità.

MASSERIA DEL FEUDOMasseria del Feudo nasce comeazienda agricola nel 1906 sullecolline al confine tra le provincedi Agrigento e Caltanissetta acirca 500 metri d'altitudine. Oggila proprietà è guidata dalla quartagenerazione con i fratelliFrancesco e Carolina Cucurullo,che portano avanti un'aziendaagricola di 110 ettari in totale(dedicati a diverse attività, dallavitivinicola, alla frutticola, olivi-cola, zootecnica e casearia). Ivigneti coprono una superficiecollinare di 18 ettari, con un'etàmedia di 8 anni, su un terreno amedio impasto, tendenzialmenteargilloso. L'azienda, certificata inbiologico da sei anni, si avvaledella consulenza enologica diNicola Centonze. - Il Giglio Bianco (Inzolia 80%,Grillo 20%), da vigne a cordonesperonato di 5 anni.Fermentazione in inox. Naso flo-reale e fruttato con rimandi dipesca bianca. Pulito e lineare, alsorso è di beva piacevole. - Il Giglio Nero (Nero d'Avola

100%) da vigne di 15 anni a cor-done speronato. Naso sottile conrichiami di frutta rossa. In boccaè fresco e beverino; la sua fineleggerezza non lo allunga nel fina-le mostrando la sua struttura unpo' esile. >>

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A BACCA BIANCA

MOSCATOI moscati sono una famiglia di uvedi colore sia bianco che nero, dasempre presenti nell'area mediterra-nea. Alcune varietà sono utilizzateesclusivamente per la vinificazionedi vini da dessert come il Moscatobianco di Siracusa, ed il Moscatobianco di Noto, alcune come uvada tavola, altre sia per la preparazio-ne dell'uva passa che per la vinifica-zione. A quest'ultima famigliaappartiene lo Zibibbo o Moscato diAlessandria, esclusivo dell'Isola diPantelleria. Lo Zibibbo è un'uvaaromatica ad acino grosso chematura nell'isola di Pantelleria dafine luglio a metà settembre.

MALVASIAAnche le malvasie come i moscatisono una famiglia di colore siabianco che rosso di antichissimacoltivazione in Sicilia. Il vitigno èdiffuso oggi nella maggior parte deiPaesi mediterranei, nell'isola diMadera, nell'Africa del Sud ed inCalifornia. La Malvasia più famosacoltivata in Sicilia è quella delleEolie, la Malvasia di Lipari, da cuisi ottiene l'omonimo vino da des-sert.

INZOLIA O ANSONICA

L'Inzolia, vitigno autoctono ad uvabianca tornato in voga negli ultimianni e conteso con la Toscana doveprende il nome di Ansonica, è pre-sente in Sicilia da tantissimo tempo.Di questo vitigno, citato nelSettecento da Sestini e Goethe, pareche esistessero tantissime varianti,quasi tutte utilizzate sia per la vini-ficazione che come uva da tavola:Nzolia di Palermo, Nzolia mosca-tella, Nzolia di Lipari.Vi erano anche alcune a bacca nera:

Nzolia nera, Nzolia nera diRandazzo e Nzolia Imperiale. Sipuò ipotizzare che alcune di questeInzolie erano la stessa varietà, ribat-tezzata con diverso nome secondo ilcomune in cui era coltivata. Oggil'Inzolia bianca è diffusa soprattuttonella provincia di Agrigento,Palermo e Caltanisetta. È l'uvabianca siciliana più importantedopo i Catarratti e il Trebbiano. Daalcuni decenni questo vitigno, vini-ficato in purezza da notissimeaziende vinicole siciliane, ha datoorigine a dei vini apprezzati in tuttoil mondo. Rientra nei disciplinari diproduzione di diverse DOCdell'Isola (Monreale, Alcamo,Contea di Sclafani, ContessaEntellina, Delia Nivolelli, Menfi eSciacca). L'uva dell'Inzolia è ricca di zucche-ro e piuttosto povera di acidità, eper questo si tende a vendemmiarlanon perfettamente matura, altri-menti il vino potrebbe "marsaleg-giare" rapidamente e perdere la suaparticolare freschezza. Il grappolodell'Inzolia è spargolo, di formapiramidale. Ha acino medio-grandedi caratteristica forma ellissoidale,che lo rende facilmente identificabi-le, e con tipico colore, a pienamaturità, giallo-dorato.

CATARRATTOMeglio sarebbe dire i Catarratti,poiché in seno a questa cultivar sidistinguono almeno due grandicloni e tutta una serie di“sottocloni” dai nomi molto pitto-reschi (C. ammantiddatu, C. fim-minnedda, C. bagascedda, C.mattu, etc.). Questo vitigno è diffu-so soprattutto nella provincia diTrapani, dove è la varietà quantita-tivamente più importante. Il Catarratto lucido serrato è laseconda varietà bianca più diffusain Italia, dopo il Trebbiano. È cono-

sciuto in Sicilia da almeno 300 anniHa trovato la sua massima diffusio-ne per la produzione del vinoMarsala a DOC, quali ContessaEntellina, Etna, Alcamo, Contea diSclafani, Monreale.I principali caratteri che differenzia-no i vari Catarratti sono nei grap-poli. Ad esempio, il tipo dettocomune è di forma piramidale, iltipo lucido serrato ha grappolocompatto, di forma cilindrica. Lequalità delle uve e quindi dei vini,data la grande variabilità e le tantetipologie che si riscontrano di que-sto vitigno, possono essere moltodiverse tra loro. Anni fa i vini prodotti con ilCatarratto presentavano un caratte-ristico profumo che inesorabilmen-te, in poco tempo, assumeva il par-ticolare sapore ed odore dei vinimeridionali, che ricorda il Marsala,da qui l'espressione che si usava diredi questi vini: “tende a marsaleggia-re”. Oggi con le nuove tecniche vitivini-cole e una gestione attenta dellavendemmia, si riescono ad otteneredei vini che conservano anche perparecchi mesi le caratteristiche difreschezza e serbevolezza tipica deimigliori vini bianchi.

GRILLOImportante vitigno autoctono dellaSicilia Occidentale, diffusosi neltrapanese soprattutto per la produ-zione del Marsala. È proprio nelmarsalese che intorno al 1870 sem-bra sia nato questo vitigno a baccabianca. La sua naturale predisposi-zione a dare vini particolarmentealcolici e di facile ossidazione, qua-lità importanti per la produzionedel vino Marsala, gli fecero guada-gnare, in passato, sempre più lastima dei viticoltori a discapito delCatarratto. E così alla fine dell'Ottocento, con

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S i c i l i a e n p r i m e u r

LA CARICA DEGLI AUTOCTONI

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la ricostruzione dei vigneti distruttidalla fillossera, il Grillo comincia adiffondersi, tanto da, intorno aglianni Trenta, detenere almeno il60% della superficie vitata del tra-panese, specie nella zona costiera.In seguito, per i problemi di fioritu-ra e scarsa produzione a cui va sog-getto questo vitigno e contestual-mente alla nascita dell'industria diconcentrazione dei mosti, subì undrastico ridimensionamento quanti-tativo. Il Grillo sembra oggi essere tornatodi interesse enologico, raggiungen-do risultati interessanti. Il Grillo hagrappolo medio, di forma cilindricao conica, spargolo. Acino medio,sferoide con buccia giallo-dorata, diconsistenza croccante ed assai dolce.Rientra, oltre che per la produzionedel vino Marsala, in alcune altreDOC della Sicilia Occidentale,quali Monreale, Alcamo, Contea diSclafani e Delia Nivolelli.

CARRICANTEIl Carricante è un vitigno autocto-no antichissimo dell'Etna. Il nomepare gli sia stato attribuito dai viti-coltori di Viagrande (CT) chediverse centinaia di anni fa lo

hanno selezionato. Intorno al 1885fu anche introdotto nella provinciadi Agrigento, Caltanisetta e Ragusa,non trovando però diffusione. Sinoagli anni '50 occupava, in provinciadi Catania, il 10% della superficiead uva da vino. È diffuso particolarmente nei ver-santi est (950 m s.l.m.) e sud (1050m s.l.m.) della regione etnea, prati-camente nelle contrade più elevate,dove il Nerello Mascalese difficil-mente matura o nei vigneti inmiscellanea con lo stesso NerelloMascalese e con la Minnella bianca.Entra nella costituzione dell'EtnaBianco (60%) ed Etna BiancoSuperiore (80%) a DOC. Come tutti i vitigni autoctoni etneiè a maturazione tardiva (secondadecade d'ottobre).Il Carricante, sull'Etna, dà vini con-traddistinti da un'elevata aciditàfissa, da un pH particolarmentebasso e da un notevole contenuto inacido malico, tanto che ogni anno èindispensabile far svolgere, al vino,la malolattica. A tal proposito già il Sestini (1774)citava l'uso dei viticoltori delle zonepiù alte dell'Etna, di lasciare il vinoprodotto con il Carricante nelle

botti sulle fecce (la madre), inmodo da favorire in primavera lacosiddetta fermentazione malolatti-ca e smorzare così l'accentuata aci-dità tipica di questo vino. Il vitignoCarricante. se ben coltivato edopportunamente vinificato, dà ori-gine a grandi vini bianchi d'inaspet-tata durata (oltre 10 anni), parago-nati ai Riesling alsaziani, in cui pre-dominano sensazioni olfattive dimela, zagara, anice, insieme ad untipico gradevole nerbo acido algusto che gli conferisce struttura elongevità.

MINNELLAGirando per i vigneti dell'Etna èfacile trovare un vitigno a baccabianca dal grappolo medio-grande econ il caratteristico acino dallaforma allungata: la Minnella. È un vitigno autoctono che si colti-va solamente nella regione etnea. Sitrova soprattutto nei vecchi vigneti,in consociazione con il NerelloMascalese e il Carricante. Tempo fa, in piccole quantità, veni-va coltivato anche in provincia diEnna (Agira). Il nome Minella("Minnedda janca") gli è stato attri-buito dai viticoltori etnei per l'ori-

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ginale forma dell'acino, somigliantea una "minna", cioè ad un seno.Non si hanno notizie storiche circal'origine di questo vitigno. La Minnella può essere utilizzataper la produzione dell'Etna a DOCfino ad un massimo del 10% insie-me con il Nerello Mascalese, IlNerello Cappuccio ed il Carricante.Matura tra la seconda e la terza

decade di settembre, quindi in anti-cipo rispetto agli altri vitigni autoc-toni etnei (prima e seconda decadedi ottobre).

A BACCA ROSSA

NOCERAVitigno autoctono della provinciadi Messina, un tempo diffusissimo,oggi è, purtroppo, ridotto a pochiettari, soppiantato, oltre che daivitigni etnei Nerello Mascalese eCappuccio, da vitigni nazionali edinternazionali. Il Nocera entra a far parte, con ilNerello Mascalese e Cappuccio, neldisciplianare di produzione del Faroa DOC.Questo vitigno è stato anche"esportato" nella vicina Calabriacon un certo successo e, a metà delsecolo scorso, in Francia: Provenza eBeaujolais (patria del novello), dovesi è diffuso con i nomi di "Suquet"e "Barbe du Sultan". Il Nocera a maturazione ha grappo-lo lungo, mediamente serrato conacino medio, di forma ellissoidaledi colore grigio-bluastro. L'uva diquesto vitigno a maturazione èmolto dolce e con un'ottima acidi-tà.

PERRICONEQuesto vitigno era, tra la fine del1800 e l'inizio del 1900, diffusissi-

mo ed esclusivo come varietà aduva nera, della provincia di Trapanie Palermo ed era ben rappresentato,insieme ad altri vitigni ad uva nera,in quasi tutta la Sicilia.Successivamente, probabilmente acausa della solita infestazione fillos-serica, si ridusse drasticamente lasua coltivazione. Il Perricone, detto anche Pignatello,nel trapanese, o Tuccarino, è oggi,purtroppo, poco diffuso, e nonsembra che trovi particolare interes-se tra i viticoltori, anche se rientrain alcune importanti DOC siciliane(Contea di Sclafani, Delia Nivolelli,Eloro…) sia in uvaggio sia in purez-za. Ha grappolo lungo, spesso lun-ghissimo, (fino a 33 centimetri),cilindrico-conico, di media compat-tezza. L'acino è grande e sferico,dalla buccia spessa ma poco resi-stente, molto pruinosa e di colorebluastro. L'uva a maturazione, è dibuon grado zuccherino e bassa aci-dità.

NERELLO MASCALESEIl Nerello Mascalese, Niureddumascalisi o Niureddu, è il vitignoprincipe autoctono della zonaetnea. È stato selezionato dai viti-coltori etnei, parecchie centinaiad'anni fa, a Mascali (Ct), paese allefalde dell'Etna. Questo vitigno entra nella costitu-zione dell'Etna Rosso a DOC pernon meno dell'80%. È diffuso intutta la regione etnea dai 350 sinoai 1050 m. s.l.m. A seconda del versante del vulcanoin cui è coltivato e dal sistema d'al-levamento, produce vini con sfuma-ture e caratteristiche notevolmentediverse tra loro. Come tutti i vitigniautoctoni etnei, è a maturazionetardiva (seconda decade d'ottobre).

È un vitigno che opportunamentecoltivato e vinificato dà origine agrandi vini rossi da invecchiamentoin cui predominano sensazioniolfattive di fiori, tabacco e spezie,insieme ad una tipica gradevole tan-nicità. Queste caratteristiche sono forte-mente influenzate dall'andamentoclimatico dell'annata: gli stress delperiodo estivo e l'eccesso di piovosi-tà nel periodo autunnale condizio-nano enormemente la fisiologiadella vite.Per questi motivi la qualità dei viniottenuti dal Nerello Mascalese èmolto legata alla zone di provenien-za e all'annata. Nella zona etnea èfacile trovare vecchie o vecchissimevigne ad alberello di NerelloMascalese, arrampicate su tutto ilmonte con l'aiuto delle nere terraz-ze di pietra lavica, in cui è curiosocostatare la mancanza di un sestod'impianto geometrico delle viti.Questo perchè sull'Etna era, ed inparte lo è tuttora, molto diffusa lapratica di propagazione della piantaper propaggine (purpania), cioèl'interramento del tralcio di viti perripristinare la morte della piantaprossimale: di conseguenza nei vec-chi vigneti ad alberello vi è unacospicua presenza di viti franche dipiede, cioè non innestate su viteamericana.

NERELLO CAPPUCCIOIl Nerello Cappuccio o Mantellato,(Mantiddatu niuru o NiuredduAmmatiddatu), vitigno autoctonodella zona etnea, deve il suo nomeal singolare portamento (cappuccio,mantello) della pianta coltivata adalberello. D'origine ignota, è statosempre presente, in piccole percen-tuali (15-20%), insieme al Nerello

S i c i l i a e n p r i m e u r

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Mascalese, nelle vigne etnee e inaltre province siciliane. Purtroppoaveva registrato un continuo abban-dono da parte dei viticoltori, tantoda rischiarne l'estinzione, oramaiscongiurata. Questo vitigno entranella costituzione, insieme alNerello Mascalese, del vino EtnaRosso a DOC, in misura del 20% e,insieme al Nocera, al NerelloMascalese e ad altri vitigni minori,nella produzione del Faro a DOC.Vinificato in purezza dà vini pronti,da medio invecchiamento. Il NerelloCappuccio ha grappolo medio,corto, piramidale con acino a formasferoidale. L'uva matura tra laseconda settimana di settembre e laprima decade d'ottobre.

NERO D'AVOLAIl Nero d'Avola, detto ancheCalabrese, si può considerare il viti-gno a bacca rossa più tipico ed inte-ressante della Sicilia.Il sinonimo Calabrese è una "italia-

nizzazione" dell'antico nome dialet-tale siciliano del vitigno "Calavrisi"che letteralmente significa uva (cala)di Avola o "venuto da Avola". Èstato selezionato dai viticoltori diAvola, comune in provincia diSiracusa, diverse centinaia d'anni fa,e da lì si è diffuso nei comuni diNoto (SR) e Pachino (SR) e succes-

sivamente in tutta la Sicilia tranneche sull'Etna. È un vitigno che opportunamentecoltivato e vinificato dà origine agrandi vini rossi da invecchiamentoin cui le sensazioni olfattive di fruttarossa, anche dopo lunghi anni, rap-presenta la componente più impor-tante e caratteristica. Entra nella costituzione dei viniEloro a DOC e Cerasuolo diVittoria a DOCG e di altre DOCsiciliane di più recente costituzione.Si presta anche per la produzione divini giovani e novelli, avendo uncolore rosso con sfumature violette,davvero suggestivo, aroma di fruttarossa (prugna, mora) molto pronun-ciata e tannini non allappanti.Qualche decennio fa era utilizzatoquasi esclusivamente per la produ-zione di vini da taglio (Pachino) edesportato in grandi quantità, spessovia mare (porto di Marzamemi, nel-l'estrema punta orientale dellaSicilia) in Italia (Toscana, Piemonte,ecc.) ed all'estero (Francia, dove eraanche detto: “le vin médecine”).Da qualche tempo è stato “riscoper-to” ed entra di merito, in purezza oin percentuale con altri vitigni, nellaproduzione dei migliori vini rossisiciliani. Il Nero d'Avola ha ungrappolo non molto grande con unacino medio-piccolo leggermente

appuntito. Il colore della buccia amaturazione è violetto intenso.L'acino appena pressato rilascia unsucco dal colore rosso-violaceo,molto zuccherino e di buona acidi-tà.

FRAPPATO DI VITTORIANon è sicura, anche se molto proba-bile, la sua origine nel Vittoriese(prov. Ragusa) dove è coltivatoalmeno dal XVII secolo. Vinificatoin purezza dà vini con buona acidi-tà, poco tannici e profumati, neiquali predomina la nota aromaticadi marasca. Entra nella costituzionedel Cerasuolo di Vittoria a DOCGcon una percentuale minima del40%, contribuendo a rendere piùprofumato ed elegante il Nerod'Avola. Era tempo fa molto diffusonel siracusano con il sinonimo diSurra e nel Calatino, con il nome diNero Capitano.Il Barone Antonio Mendola scrisse:«L'antica nomea dei vini di Vittoria-Scoglitti risulta dalla felicità del sito,dalla perfezione della coltura esoprattutto dall'eccellenza del viti-gno Frappato. Le pianure baciatedal mare africano che si distendonoda Terranova a Vittoria Scoglitti, edi poi da Noto a Pachino, colle cir-costanti deliziose colline, formano ilvero Paradiso di Bacco».

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Grande degustazione al Vinitaly deirossi figli del Vulcano: sedici

produttori raccontano la loro sfidaattraverso sedici vini tutti importanti

di Beppe Giuliano

FORZA ETNA!

ETNA 2010

< Due le provocazioni: la prima, nel titolo. Ogni qual-volta il vulcano di Catania si agita, emette lava, papilli ealte colonne di fumo su qualche muro italiano comparesempre la stessa scritta “Forza Etna!” come se la Naturapotesse mai seguire le stupidaggini degli uomini; laseconda sta nell’affermazione «Etna, se ne parla tanto,se ne beve poco» che spesso compare nei commentidegli “esperti”, ma - cosa ben più importante - in quellidegli appassionati. Affermazione che ha un suo fondodi verità - la Doc (fondata nel 1968 è stata profonda-mente modificata nel 2011) è molto piccola e la produ-zione annua non supera i tre milioni di bottiglie - mache, al limite, indica le grandi potenzialità della viticol-tura etnea e il montare del tam tam sui suoi vini.Per questo merita di venir segnalata la bellissima degu-stazione che “Cronache di Gusto” - giornale sicilianoonline di enogastronomia, diretto da Fabrizio Carrera -ha organizzato all’ultimo Vinitaly: una grande “orizzon-tale” di Etna Rosso Doc, annata 2010. La coltivazione della vite sul vulcano ha però una Storiacon la “S” maiuscola, avendone trovata traccia su alcu-ne monete del V° secolo avanti Cristo.Attualmente sono circa ottanta le aziende iscritte al

Consorzio di tutela: vigneti e cantine debbono esssreubicati all’interno dell’area della Doc da Biancavilla aRandazzo. Produzione massima di 90 quintali/ettaroche scendono a 80, nel caso di Riserve.Nel disciplinare la norma che rende obbligatorio, perchi voglia fare spumante, il metodo classico della rifer-mentazione in bottiglia con permanenza sui lieviti dialmeno diciotto mesi.Ma, su tutto, la grande particolarità sta nei quarantaseitipi di suoli presenti, tutti di elevata mineralità ed unaconformazione delle falde del vulcano che ha resoimpossibile per sua natura la creazione di latifondi, unasorta di “riforma agraria” ante-litteram. Ad ogni contra-da cambia tutto e la cosa davvero importante è l’impe-gno dei produttori a lasciare inalterato il frutto di mil-lenni di eruzioni. Interesante, e d’aiuto per il futuro, ilcontinuo arrivo di imprenditori extra-provincia: sia sici-liani che del Continente.I vitigni impiegati per la produzione dell’Etna DocRosso li trovate nelle pagine immediatamente preceden-ti.Queste le note di degustazione di Euposia:

DEGUSTAZIONE

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AMPELONLE CALDEREPiccoli produttori dal 2009 hannoacquisito poco più di 4 ettari aRandazzo e Passo Pisciaro. Il terri-torio è molto aspro e difficile.Questo vino nasce da un’anticovigneto con piante di sessanta, set-tant’anni recuperate in un fazzolet-to di circa un ettaro a contradaCalderara, rivolta sia verso ilmonte che verso Alcantara: sole evento tutto il giorno con grandeescursione termica. Dai 48 gradi invigna a metà giornata si passa ai 10gradi della notte. Fumo e mineraleal naso, frutta rossa sotto spirito.Palato con bella spalla acida, forteimpatto alcolico.

BARONE DI VILLAGRANDEE’ l’azienda più antica dell'Etna.Versante est della montagna, ivigneti vanno dai 400 a quasi millemetri; in particolare, questo EtnaRosso 2010 nasce a settecentometri, le vigne affacciate sul MarJonio, circondate da boschi e conterrazze sovrapposte da 650 a 700metri. Antociani delicati da lavo-rare in vigna. Bellissimo palato difrutta e tabacco. Bei profumi alnaso. Grande potenziale di invec-chiamento.

BENANTIROSSO DI VERZELLA 2010Necessità di trovare equilibrio fragrado alcolico ed espressività delterritorio e del nerello mascalese.Questo vino non è ancora in com-mercio. Naso molto caratteristico,palato di grande capacità espressi-va. Molto buono, leggero e frescosul finale con bellissime note diselva ed eucalipto.

COTTANERAVersante nord, Comune diRandazzo. Vigneti sino ai 700.Differenze contrada per contrada.Molto frutto, leggero con note ditabacco e sandalo, molto piacevole.

DUCA DI SALAPARUTANAWARI 201Il vigneto è stato avviato sullEtnaall'inizio dell'anno duemila, a norddi Castiglione di Sicilia, nove ettaricomplessivamente. Quindi stiamoparlando della realtà più giovanedi un gruppo in Sicilia dal 1824.Consulente è Giacomo Tachis.Oltre al nerello in questa contradaè stato impiantato anche pinotnero. Questa annata è molto inte-ressante con forti note mentolateche si fondono col frutto tipico delpinot noir. Palato molto fresco,piccoli frutti rossi, balsamico,

bella mineralita sul finale e acidità.

FEDERICO GRAZIANIPROFUMO DEL VULCANO 2010Spiega il titolare: «Mi sono avvici-nato all'Etna con un approcciomolto umile, custodisco una picco-la vigna ma non sento di averne laproprietà . Il mio obiettivo eramantere molto integro l'ambientee garantire l’attaccamento al terri-torio, e la mia idea di vino rosso èil prodotto di una piccolissimavigna di mezzo ettaro a PassoPisciaro. L’età media delle piante èdi 80 anni e nel vigneto troviamotante altre varietà come alitante efrancisi (ovvero, tutto quello nonconosciuto...)». Salvo Foti è l'eno-logo. Mille bottiglie prodotte nellaprima annata. Bellissimo vino.Bell'impatto olfattivo, frutto, fiori,fumo. Bel palato ricco

FEUDO CAVALIEREMILLEMETRI 2010Mille metri di quota sul versantesudovest; dieci gli ettari vitati,25mila le bottiglie. Questo è uncampione di vasca. E’ sul versantepoco piovoso, ventoso, dalle condi-zioni molto estreme. Il grappolomolto spargono e buccia spessarichiedono tempi di evoluzionemolto lenti. Ora è in legno e parte

ETNA 2010DEGUSTAZIONE

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in acciaio. Verrà imbottigliato fraun anno e mezzo. Ma già oggi pre-senta un bel impatto al palato confrutta rossa sotto spirito in eviden-za.

GULFIRESECA 2010Organic wine. L’azienda - aRandazzo, sui 750 metri d’altitu-dine - è giovanissima, essendostata fondata nel 1996. Anche qui,l’enologo è Salvo Foti. Il vino èancora molto “immaturo”, andràin vendita infatti soltanto fra alcu-ni anni (oggi è in commercio il2007). Naso dunque chiuso par-zialmente; il palato si presentaricco, grasso, con molta frutta.

MASSERIA SETTEPORTETerreno di sabbie laviche che dre-nano le piogge abbondanti del ver-sante sud-ovest del vulcano. Daivigneti si domina Catania. 15 gliettari vitati destinati ad espandersiulteriormente nei prossimi anni.Spiega Piero Portale: «Io sonostato “investito” dalla campagnache mio padre mi ha affidato e cheoggi cerco di portare avanti. Ivigneti - aggiunge - sono sul lato“povero” dove il sole da’ l'ultimogesto di generosità prima di tra-montare. Questo vino è un barri-cato di secondo, terzo e quartopassaggio». Affinamento di diecimesi. Naso di frutta con note spe-ziate e finale molto minerale e bal-samico. Bello.

NICOSIAFONDO FILARA 2010Azienda storica, giunta alla quintagenerazione, con tutta la famigliapresente in azienda nella gestione.Versante sud est, località “TreCastagni” su un cratere spento delvulcano. Vigneti terrazzati. Fra

lunghe macerazioni a basse tempe-rature. L'uva si raccoglie a metà -fine ottobre e in altura anche anovembre. Il 2010 ha apportatotanto colore all'uva. Ottimo pala-to. Due mesi in botte grande poidieci mesi in barrique. Erbe aro-matiche e spezie.

TASCA D'ALMARITATASCANTE 2010«Siamo gli ultimi arrivati, abbiamocomprato la terra nel 2008, ma ilvigneto ha quarant'anni. Per noiquesti sono vini non larghi malunghi, eleganti, da viticolturanordica. La grande forza sta nellariconoscibilità delle sue contrade.Un bravo degustatore le puó rico-noscere, quasi vigneto per vigneto,e questo avviene soltanto nei gran-di territori, in Borgogna, colBarolo e - qui - sull’Etna» spiega-no in presentazione dell’annata.«Fondamentale - aggiungono - èbuona gestione del vigneto, per farmaturare i tannini nel grappolo, el’affinamento in legno di grossapezzatura da tremila litri, per unaffinamento lento e non invasivodel legno».

TENUTA DI FESSINAMUSUMECI 2010Si tratta di un cru: filari ad alberel-lo impiantati nel 1920, quasi unsecolo fa. 670 metri sul livello delmare. Tardiva la vendemmia delleuve a bacca rossa in questo versan-te dell’Etna. In diverse zone allependici del vulcano le viti sono apiede franco pre-filossera. Siamo aCastiglione di Sicilia. Qui i vinisono più acidi, freschi, meno cari-chi di colore. Confermato nel bic-chiere, con note terrose sul finale.

TENUTE MANNINO DEI PLACHICampione di botte, in questo

momento è in vendita il 2008mentre è già pronto il 2009. Vienetenuto in acciaio sino alla comple-ta manolattica, poi tonneaux dirovere francese. Contrada PietraMarina sul versante nord, aCastiglione, a 550metri. Palato piùinteressante degli altri, con sfuma-ture di confettura, balsamico eminerale, lungo e profondo. Unodegli Etna che più ci ha convinto.

TERRAZZE DELL'ETNACRATERE 2010Il blend vede nerello e petit verdote quindi non rientra nel discipli-nare della Doc. Tabacco , tanniniun po' polverosi, frutta sotto spiri-to, note mentolate. L’azienda ènata nel 2008, i fondatori nonsono produttori di vino di tradi-zione. Sono state ripristinate levigne vecchie. Colore scuro, quasiviolaceo.

TERRE DELL'ETNATipico, leggero. Molto acido anco-ra.

VALENTIPURITANINella metà degli Anni Settanta iltitolare si recò sull'Etna per dirige-re un carosello della Grappa Julia.« Lì - spiega oggi - scoprii questovino così buono, e da Roma com-prai un terreno che non avevo maivisto, la Guardiola. Abbiamo rico-struito una distilleria di fineOttocento e lì abbiamo fatto lanostra cantina. Guardiola è un’oasiin mezzo alla lava. Il 2010 è un vino giovane, devefare per noi almeno due anni inlegno grande, legno di Slavonia efrancese mischiato, poi diciottomesi in vetro. Questo, è statoimbottigliato da solo due mesi».Diamogli tempo. >>

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E’ una delle maggiori realtà produttivedel Chianti Classico e le sue vigne

hanno visto il passaggio di papi, filosofi e statisti. Ma l’unica regola che vale

è il rispetto assoluto dell’identità.Partendo dai cru più nobili e

coinvolgendo tutti i suoi120 produttoritesto di Giulio Bendfeldt

LASCITORISPETTATO

<< Come Papa, Clemente Settimoebbe un bel po’ di grane con cuiconfrontarsi: dalla crescita delLuteranesimo allo scisma dellaChiesa d’Inghilterra; dal mercatodelle indulgenze all’eterno conflittofra Spagna e Francia, fra Carlo V° -sul cui impero non tramontava maiil sole - e la emergente dinastia fran-cese.Dovette subire il “sacco di Roma”da parte dei Lanzichenecchi, ma allafine fu ricordato per la sua opera diriformatore cauto e per le sue virtù

personali. Come vino-icona del ChiantiClassico (e non sembri irriguardosoil confronto) Clemente VII ha l’ob-bligo di mantenere sempre alto ilsuo palmares che lo vede assolutoprotagonista, ogni anno, dei ricono-scimenti più importanti da partedella più severa critica internaziona-le.92, 91, 90/100 sono punteggi ora-mai quasi standard che impongonoperò uno strettissimo controllo eduna appassionata dedizione da parte

IN PRIMO PIANO

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CASTELLI DEL GREVEPESA

di quel bell’esempio di coope-razione toscana che è Castellidel Grevepesa, il primo pro-duttore per quantità e terroirdel Chianti Classico. Avviatainfatti nel 1965 - ci avvicinia-mo quindi al suo cinquantesi-mo genetliaco - da diciottoviticultori guidati da GualtieroArmando Nunzi, questacooperativa oggi di vignaioli neraccoglie ben centoventi, fra iquali ancora le prime quattrocantine fondatrici.E dalle prime migliaia oggi si èarrivati ad oltre 2,7 milioni dibottiglie prodotte all’anno.«Non è uno sforzo da poco -

spiega ad Euposia, Marco Toti,

direttore commerciale di

Castelli del Grevepesa, mana-ger da oltre trent’anni nelChianti Classico - anche per-chè abbiamo il dovere di pre-servare una vasta zona di pro-duzione, al 90% all’internodelle Docg, dove non solo nonmancano i riferimenti storici(da Clemente VII° alMachiavelli, la cui tenuta agri-cola ancor oggi è nel nostroportfolio come Selezione, aiFiridolfi-Ricasoli), ma soprat-tutto le aree di eccellenza.Questo comporta, da un puntodi vista produttivo, un accura-to processo di accompagna-mento dei vignaioli da parte

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CASTELLI DEL GREVEPESA

Prima cosa: perchè ClementeVII? Il riferimento, più allecapacità teologiche e politi-

che del 219° successore di Pietroalla guida della Chiesa cattolica, stain uno dei primissimi incarichi cheGiulio de’ Medici ottenne all’iniziodella sua “carriera”.Divenuto Arcivescovo di Firenze sioccupò direttamente della Pieve diCampòli di cui divenne Pievano.Campòli - posta sulle collineChiantigiane a 25 Km da Firenze,circondata da vasti possedimenti e,in particolare, da vigneti e da olive-ti - è situata nel cuore del ChiantiClassico. Nei secoli i vini diCampòli sono sempre stati ricercatie apprezzati e oggi quasi una venti-na di soci di Castelli del Grevepesaopera in quel terroir.La linea Clemente VII non vede incampo soltanto la Riserva Docg -ovviamente - ma anche un ChiantiClassico, un Igt, un Vinsanto delChianti Classico Riserva. Dallevinacce della Riserva viene prodottauna Grappa e dagli Anni Novanta èpresente anche un olio.La Riserva nasce da uve Sangiovesein purezza, vendemmiate a mano,la sua vinificazione avviene a tem-peratura controllata di 28° conquindici giorni di macerazione sullebucce. La massa viene quindi divisain due parti...(segue a pagina 47)

LA DEGUSTAZIONE

Chianti ClassicoClemente VIIRiserva Docg:il più premiato

Euposia Maggio-Giugno 2013

IN PRIMO PIANO

dei nostri agronomi ed enologiper tutto l’arco dell’anno. Non vadimenticato, infatti, che tutte leuve vengono conferite allaCastelli del Grevepesa da partedei soci. Questa complessità è però unagrande forza: le nostre uve pro-vengono tutte ed esclusivamentedai nostri soci; tutte le partitevengono lavorate separatamente,produttore per produttore, zonaper zona».Una complessità, però, foriera digrandi risultati in bottiglia. Ladimostrazione lampante sta nelle“Selezioni”. A partire dal Chianti ClassicoRiserva che nasce nella tenuta deiMachiavelli, oggi Rangoni-Machiavelli, soci della cooperati-va sin dal 1965: il “Castello diBibbione” è un single-vineyardche rappresenta uno dei tre verti-ci di quella vera e propria “puntadi lancia” assieme ai ChiantiClassico Lamole e Panzano, verigrimaldelli sui mercati interna-zionali.Una struttura articolata e com-

plessa già pronta per il nuovoassetto della denominazioneChianti Classico che vede la“Gran Selezione” porsi al verticedella piramide qualitativa impo-nendo ai produttori di assegnaretale dicitura soltanto ai ChiantiClassico prodotti con uve al100% di proprietà e che abbia-mo un time-to-market non infe-riore ai 30 mesi dalla vendemmia(di cui almeno tre di affinamentoin bottiglia) contro i due anni diinvecchiamento rimasti obbliga-tori per la Riserva e i dodici mesinecessari per la tipologia “anna-ta”.«Ma il gran numero dei soci ciha portato in dote anche altredenominazioni che completano ilquadro delle produzioni toscanedi vertice - aggiunge Marco Toti-: ad esempio, la Vernaccia diSan Gimignano, il Morellino diScansano e il Brunello diMontalcino».Lamole e Panzano non sono due“cru” da poco per il Chianti clas-sico: il primo lo sovrasta da unterrazzamento naturale che domi-

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na il torrente Greve, protetto daiventi del nord dai contrafforti delMonte San Michele e rivolto a ovestper accogliere invece le brezze piùcalde provenienti del Mar Tirreno.Un luogo che già nel Seicento venivacelebrato per i suoi vini.Panzano invece domina quella“Conca d’oro” rivolta a Mezzogiornoche permette ai vigneti di goderedella massima insolazione possibile.La “punta di lancia” dei Castelli delGrevepesa (complessivamente menodi 50mila bottiglie l’anno) apre leporte dei mercati per la lineaClemente VII (oltre 200mila botti-glie, comprendendo anche laRiserva) e per la linea Castelgreveche rappresenta la “forza” vera dellacooperativa: oltre due milioni di bot-tiglie fra Italia e mercati esteri.«E qui sta anche l’altra grande sfidaper noi - aggiunge Marco Toti -:oltre ad attrezzarci per la “GrandeSelezione” vogliamo portare avanti ilrilancio della linea Castelgreve(Chianti Classico, Chianti ClassicoRiserva, Chianti, Chianti ClassicoBiologico, Vernaccia di SanGimignano, Morellino di Scansano

Rosso Toscano, Bianco Toscano,Brunello di Montalcino eVinsanto del Chianti Classico) eribaltare il rapporto fra venditeestero e vendite Italia. Sino ad oggi il mercato nazionaleha avuto un ruolo maggioritario,ma oggi dobbiamo attrezzarci aduna domanda internazionaleche è forte sulla denomina-zione Chianti classico, chene sa riconoscere e valu-tare caratteristiche equalità e che non sem-bra “stanca” del “madein Tuscany” comeinvece, talvolta, appareil mercato interno.Toscana, Chianti, sonoveri e propri brand chesuscitano ancora fortiemozioni tanto neimercati consolidati delvino italiano - Usa,Regno Unito, nordEuropa e Germania -,ma anche in quelliemergenti come Russiae Cina. >>

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(prosegue da pagine 46)

... la prima va ventiqat-tro mesi in botti di rove-re di Slavonia; la secon-da fa dodici mesi in bar-rique francese. Dopol’assemblaggio, il vinoaffina almeno tre mesiin bottiglia.Rosso rubino moltointenso al bicchiere, al

naso emergono pre-pontemente i profu-mi di frutti di bosco ,di spezie dolci e divaniglia. Il palato èpieno, armonico,molto ricco e di strut-tura. Assai persistente,ha sul finale note bal-samiche.92/100 per James

Suckling, wine wri-ter fra i più

affermati almondo.

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Innovare il Chianti Docg senza snaturarlo? Semplice, tornando alla

tradizione toscana ed alla sua tecnica dirifermentazione. Attuale come non mai

testo di Giulio Bendfeldt

ABBIAMO UN“GOVERNO”

<< Un passo indietro per presen-tare un vino più moderno. Lasfida di Melini - trecento anni distoria nel Chianti classico essen-do stata fondata ancora nel1705, oggi del Gruppo italianovini -sta tutta qui. E non è cosada poco, sia chiaro.«In effetti siamo partiti dal sen-timent del mercato rispetto alChianti - spiega ad Euposia ildirettore di Melini, MarcoGaleazzo (mella foto a pagina49) - : l’idea che il Chiantisia “polveroso”, “vecchio”sempre uguale a sè stesso èabbastanza dominante. Ora,l’esigenza di “ringiovanire” ilChianti - vino dalla tradizio-

ne fortissima - non era facile dacogliere, anche alla luce dei mar-gini molto stretti che permetteun Disciplinare rigoroso come ilnostro. Da qui nasce un po’ l’in-tuizione: nella storia del Chiantic’è un processo di vinificazione,il “governo all’uso toscano” cheveniva stabilmente praticato nelpassato, quando nelle masse disangiovese era facile trovareanche partite di uve bianche cherendevano più difficile una cor-retta fermentazione. Il “governo” è basato sulla lentarifermentazione del vino appenasvinato con uve appassite. Unapratica ricca di storia e di territo-rio che riserva una parte delle

IN PRIMO PIANO

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MELINI

uve, scelte con accurata cernita manuale, all'appas-simento nei "fruttai". Un attento controllo di que-sta fase, che impegna circa tre settimane, consentedi ottenere grappoli perfettamente integri ma ric-chi di zucchero, che vanno a unirsi a partite divino appena svinato, selezionate in cantina, persubire un secondo processo di fermentazione.Questo ci permette di avere alla fine un vino piùcomplesso con un profilo sensoriale diverso - ricco,strutturato, originale e molto piacevole - da quelloche si ottiene con le stesse uve vinificate tradizio-nalmente.I consumatori hanno quindi davanti un vinonuovo che però altro non è che la applicazione diuna vecchia tradizione toscana».Una tradizione però non contemplata nelDisciplinare del Chianti Classico, costringendocosì Melini (544 ettari di proprietà, dei quali oltre130 a vigneto) a dichiarare il nuovo Chianti “sol-tanto” come Docg.Le uve impiegate per il Chianti Governo all’usotoscana sono tutte di sangiovese grosso.«Siamo arrivati a questo vino dopo cinque anni diprove e di microvinificazioni - aggiunge MarcoGaleazzo - ed al momento abbiamo trovato la solu-zione ottimale nell’impiego delle nostre uve mag-giormente più coltivate».Un lavoro parcella per parcella che, anche qui,riprende quello è stato un tratto salienti di Meliniche sin dall’Ottocento ha portato avanti la vinifica-zione in selezione dei vigneti più vocati secondo "ilprincipio del cru" come massima espressione dellaqualità,Per sottolineare il mix tradizione-innovazione,moderno-antico, la Cantina Melini ha optato per

una nuova bottiglia, a campagna, che punta a farricordare il tradizionale fiasco toscano sebbene rivi-sto, corredata da un collarino di spiegazione sul“governo all’uso toscano” e con controetichetta delQR-code che permette una narrazione di questovino più moderna e coinvolgente. >>

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Lantieri farà debuttare nel prossimoautunno la sua Riserva 2007

a dosaggio zero: il fiore all’occhiellodi questa cantina lombarda sempre

più proiettata all’eccellenzadi Enzo Russo

ASPETTANDOIL PAS DOSÉ

FRANCIACORTA

< La Franciacorta è un territorioricco di storia e in questi ultimi50 anni ha anche scoperto la suavocazione vitivinicola. Questopiccolo lembo di terra, situato traBrescia e il lago d'Iseo, è oggiconsiderato come uno dei piùimportanti per la produzionedelle bollicine.I motivi di questa straordinariariuscita sono due: il territorio,che si è rivelato una zona dallecaratteristiche geologiche, pedo-logiche e climatiche estremamen-te favorevoli alla viticoltura e poii vignaioli che con tenace deter-minazione sono riusciti ad inter-pretare ed estrapolare il meglio

dalle uve servendosi delle più moder-ne tecnologie, dal controllo compu-terizzato della temperatura di fer-mentazione, all'automazione deldégorgement, la sboccatura delle bot-tiglie di spumante. Un esempio di come nascono in can-tina le bollicine Franciacorta dicolor paglierino con un delicato pro-fumo di lieviti cui si mescolano spes-so sentori fruttati, rapido, fresco edeliziosamente armonico in bocca,con un perlage finissimo e persisten-te, è l'Azienda Agricola Lantieri deParatico, Capriolo (Bs), ubicata nelcentro storico del borgo medioevale,dove si trova anche l'antico palazzodi famiglia.

DEGUSTAZIONE

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Ne parliamo con il titolare Fabio Lantieri (nella fotoqui sopra): «La cantina nasce nel 1974 quando miopadre decide di riprendere a produrre vino, come datradizione familiare, nei terreni che ci appartengonofin dal '500. Nel '76 nascono i primi FranciacortaBrut, poi arriva il Pas Dosè, negli anni '80 ilFranciacorta Brut Rosè e più avanti il Satèn. Ma ènegli anni '90 che la cantina inizia a svilupparsi conuna sua vera “identità”. Infatti, dopo la laurea inEconomia e Commercio inizio ad appassionarmi almondo delle bollicine sempre di più, il vino diventa

il mio primario interesse. Inizio con la ristruttura-zione della cantina storica, il suo ampliamento conla costruzione di una nuova arredandola con mac-chinari di ultima generazione».

Quante tipologie di Franciacorta escono dallacantina?

«Sono sei. Franciacorta docg Brut, uvaggioChardonnay e Pinot Bianco; il Satèn docg, uvaggioChardonnay in purezza; Extrabrut docg, uvaggioChardonnay e Pinot Nero; Brut Rosé docg, uvaggioPinot Nero e Chardonnay; il Millesimato Arcadiadocg, uvaggio Chardonnay e Pinot Nero; il RosèArcadia docg, uvaggio Pinot Nero e Chardonnay. Ivini nascono nei nostri 9 ettari di vigneti dislocatiattorno alla cantina e a circa due chilometri gli altri11 ettari».

In quale periodo iniziate la vendemmia?«Dalla seconda metà di Agosto, perchè oramai si

tende ad anticipare rispetto a quello che avveniva 20anni fa, per quanto riguarda lo Chardonnay, il PinotBianco e Nero e finiamo verso i primi di settembre.Poi produciamo un po' di vini rossi, Merlot eCabernet, che vengono vendemmiati da fine settem-bre fino al 15 ottobre. Questi vini hanno un mercato molto circoscritto inLombardia e poi all'estero, per un totale di 25 milabottiglie. Per il Franciacorta docg siamo sulle 120

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mila bottiglie, vendute inprevalenza in Italia ed il10% all'estero, dove cisiamo dati un obiettivo del

30%».Da alcuni anni la crisimorde un po' tutti i settorie i consumi stanno fletten-do, anche voi ne staterisentendo oppure le bolli-cine stanno vivendo unmomento soddisfacente.«Per noi lo scorso anno èstato positivo, abbiamoconsolidato l'incremen-to dell'anno precedentegrazie all'aumentodelle vendite all'este-ro. Certamente nonstiamo vivendo unbuon periodo eanche noi nesiamo consape-voli, ma confi-diamo in unaripresa deiconsumi.Comunqueper quantoriguarda lenostre bolli-cine, i segna-li che ci arri-vano daimercati, cifanno bensperare».Novità dallacantina?«Il prossimoautunno pre-senteremoun nuovovino, unaRiservaFranciacortadocg Pas

Dosè - vendemmia 2007 - che ha trascorso 60 mesisui lieviti, è stato fatto con Chardonnay e PinotNero, dove si sente la mineralità, la freschezza, lastruttura e la piacevolezza dell'armonia in bocca.Sarà un po' il fiore all'occhiello dell'AziendaLantieri, perchè è il frutto di quanto è stato fatto inquesti anni, sia in vigna sia in cantina, sempreimpegnati alla ricerca della qualità».Altro investimento dell'azienda, è la realizzazionedell'agriturismo, in armonia con il paesaggio, che facorpo unico con la cantina. E' una struttura bendisegnata, composta da sei camere per gli ospiti, unampio terrazzo panoramico con vigneti e una rigo-gliosa vegetazione. Tutto da godere con una coppadi Franciacorta. E poi c'è il ristorante, formato dadue ampie sale, ambiente caldo (in inverno c'è ilcamino a rallegrare l'ambiente), dove si possonogustare i piatti della tradizione gastronomica bre-sciana e lombarda.Ed è proprio al ristorante che Lantieri con la mogliePatrizia La Rocca, che si occupa dell'agriturismo, cipropongono di degustare i loro Franciacorta abbina-ti a piatti molto ricercati e preparati con doviziadagli chef Gabriele e Paolo.L'aperitivo con il Franciacorta extra brut docg sidimostra perfetto con il formaggio e il salame dicapriolo, in bocca è armonioso e fresco con la suamoderata acidità.L'insalata di coniglio, piatto fresco e delicato, è stataaccompagnata dalle importanti bollicine di Satèndocg, un vino signorile, caldo e morbido che donaal palato piacevoli sensazioni con la fresca acidità.Affascina il colore giallo paglierino intenso.Altra sorpresa con il risotto agli asparagi, il BrutRosè docg, un vino gentile e fresco che soddisfaappieno tutte le aspettative del palato.Infine arriva il Rosè Arcadia docg millesimato 2008,abbinato al coregone (pesce pregiato di lago) epolenta arrostita, un vero Franciacorta dal bellissimocolore rosa, finissimo perlage, equilibrato e ricco diprofumi, lunga persistenza e una bella acidità. Conquesto piatto, il rosè invita a farsi bere più volte.E' sorprendente come il cibo riesca ad esaltare lequalità organolettiche del vino. E le bollicine diLantieri non sono state di meno, il palato ha gioitoproprio perchè i piatti proposti si sono "fusi" con glieccellenti Franciacorta. >>

FRANCIACORTADEGUSTAZIONE

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Ha fatto conoscere al mondo la grandezza degli autoctoni

abruzzesi “imponendo” il Montepulciano. Ed oggi si prepara

ad un nuovo balzo in avantidi Enzo Russo

LA PIENAMATURITÀ

CITRA

< Arrivando in Abruzzo, laprima cosa che colpisce percor-rendo la lunga striscia di asfaltoche costeggia l'Adriatico, sono itrabocchi, antichi pontili inlegno protesi verso il mare, uti-lizzati fino a metà del novecen-to per pescare direttamente dariva per una cucina semplice egenuina. Sembrano dei grossiragni posati sulle acque che persecoli hanno affascinato visita-tori e poeti, come GabrieleD'Annunzio che nel romanzo“Il trionfo della morte” li defini-sce “grosse macchine pescatoriesimili allo scheletro colossale diun anfibio antidiluviano”.Ma passare dal mare ai paesaggi,dalle colline alla montagna edalla natura incontaminata ai

vigneti è un attimo. Infatti,l'Abruzzo è considerato il polmoneverde d'Europa ed è in questo conte-sto che le vigne di questa terra sonoconsiderate oggi un patrimoniounico per la valorizzazione paesaggi-stica e per lo sviluppo sostenibiledella regione. Risale ai tempi deiromani la tradizione vitivinicolaabruzzese.E quando si parla di tradizione viti-vinicola, non si può fare a meno dipronunciare un nome: Citra. E' la più importante realtà vitivinico-la dell'Abruzzo che ha fatto conosce-re in tutto il mondo l'autoctonoMontepulciano d'Abruzzo, un vinorosso di carattere, ricco di profumi,persistente nel gusto e longevo.Fondato nel 1973, il Consorzio CitraVini ha festeggiato nella sua super

CANTINE

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attrezzatissima cantina diOrtona (Ch), i suoiprima 40 anni di attivitàvitivinicola. Il compleanno, che havisto la partecipazione deisoci, delle autorità locali egiornalisti, è stata anchel'occasione, da parte delPresidente Valentino DiCampli, di elogiare tuttiquanti hanno contribuitoa far crescere il Consorzioe fare il punto tra passatoe futuro: «La nostra èuna importante realtà esono convinto che, oggipiù che mai, Citra possacontribuire al rilancioeconomico della nostraRegione, unendo la quali-tà dei piccoli alla forzadei grandi. In questi 40anni abbiamo contribuito

a questo grande miracolo,portando i vini abruzzesiin tutto il mondo: daManhattan a Tokyo, pas-sando per l'Europa,Australia, Canada, SudAmerica ed Est Europeo.E' inutile negare che stia-mo attraversando unperiodo difficile e turbo-lento, ma nonostantetutto, il mercato enologi-co mostra un trend increscita che rappresentaper il nostro territoriouna fonte di reddito assaiimportante. Per prosegui-re occorre lavorare conpassione nella nellacostante ricerca e svilup-po di prodotti in lineacon le richieste dei consu-matori e in grado diinterpretare i loro deside-

ri».L' Azienda raggruppanove cantine sociali dellaProvincia di Chieti perun totale di 3 mila soci e6 mila ettari di vigneticoltivati. Gli ettolitri divini prodotti, sono circa 1milione e le bottiglie pro-dotte all'anno, dopo unattenta selezione, sonopiù di 18 milioni. Il con-trollo di tutta la filieraproduttiva viene fatto daitecnici della Citra.Merita un viaggio vederela più grande bottaia delcentro sud, un verogioiello per l'affinamentodei prodotti di altagamma, che accoglie oltre7 mila ettolitri di vino. Laproduzione è tecnologica-mente all'avanguardia,

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unico in Europa, con l'impiantodi microfiltrazione che è statorealizzato per garantire la sterili-tà del vino in bottiglia. Altra bellezza tecnologica, sonole due linee d'imbottigliamentocompletamente automatizzateche possono arrivare a produrre20 mila bottiglie l'ora.Il patrimonio della cantina èampio, con un offerta di vini chevanno dai bianchi ai rossi, dallebollicine al moscato. Eccoli.Montepulciano d'Abruzzo dop edop riserva, Trebbiano dop,Cerasuolo dop superiore,Abruzzo dop: Pecorino superio-re, Passerina superiore,Cococciola superiore e Malvasiasuperiore.Poi ci sono gli igp Terre diChieti: Pecorino, Passerina,Cococciola, Malvasia, Moscato,Cabernet Sauvignon,Chardonnay, Pinot Grigio,Sangiovese e Merlot.

Infine l'ultima novità della canti-na, sono le bollicine che nasconodal vitigno autoctono Pecorino.E' uno spumante fresco dal bou-quet intenso e persistente che sipropone come aperitivo, con lacucina marinara e con i formaggiper l'ottima acidità.Il 65% della produzione ha con-quistato importanti mercati este-ri, una quota destinata a cresceree il rimanente 35% è venduto inItalia nei canali della GDO(90% e Horeca (10%).«La concorrenza in campo inter-nazionale è molto forte e la con-quista di nuovi mercati è semprepiù difficile", dice Di Campli, "e per questo abbiamo avviato unpercorso di riposizionamentodella nostra immagine, in sinto-nia con le cantine associate,potenziando la ricerca e lo svi-luppo di nuovi prodotti, peravviare contatti con nuovi mer-cati, importatori e distributori».>>

Il Consiglio di Amministrazioneha confermato anche le altrecariche. Per il

prossimo trienniosono stati riconfer-mati i due vicepre-sidenti: Carlod'Agostino eLorenzoMancinelli. Valentino DiCampli, 45 anni,dottore commercialista e da semprenel mondo del vino, è stato nomina-to per la prima volta nel maggio2011. Questo secondo mandatoconferma la fiducia che i soci chehanno riposto nel gruppo dirigentedella Citra per le scelte fatte per pro-muovere e vendere i i vini, un setto-re che oggi vive una fase delicata perla contrazione dei consumi. «Sonoorgoglioso di poter nuovamente rap-presentare Citra Vini, soprattutto inquesto 2013 in cui ricorre il 40°anniversario dalla fondazione dellanostra azienda - ha detto Di Campli- . Citra è una realtà sempre piùgrande, che si impegna quotidiana-mente per far conoscere i vini abruz-zesi in 50 paesi del mondo. Per que-sto il mio ringraziamento va soprat-tutto ai nostri soci-vignaioli per illoro instancabile lavoro, punto dipartenza fondamentale anche per isuccessi futuri».

RICONFERME

Secondo mandato di Valentino Di Campli a presidente di Citra Vini

CANTINE

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BORDOLESI TRENTINISI RINNOVA

LA TRADIZIONE

DEGUSTAZIONE

<< Il millesimo è il 2000, laprima vendemmia del nuovosecolo che in Trentino ha vistoun calo della produzione del10% rispetto all’anno preceden-te ed una qualità media in lineacon le annate-top del 1988 edel 1995.Questa la base omogenea sucui, a Palazzo Roccabruna nelcorso della 77.ma Mostra deiVini trentini, si sono degustati

sei tagli bordolesi atesini. Scopodel tasting stabilire non tanto lalongevità di questi vini - peral-tro sopra le righe! - quanto ilsegno tangibile di una vera epropria tradizione produttivache tanto ha fatto negli ultimisessant’anni per lanciare la viti-coltura di questo giardinod’Italia.Il panel vedeva il “capostipite”dei bordolesi trentini -

Fondazione Edmund Mach,Castel San Michele Doc -affiancato da tre dei suoimigliori discepoli - Cavit,Quattro Vicariati Doc ; TenutaSan Leonardo-GuerrieriGonzaga col San leonardo IgtVigneti delle Dolomiti eLetrari, Ballistarius Vignetidelle Dolomiti Igt --. Con loro due realtà più piccole,ma non per questo meno affa-

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Fine Anni Cinquanta: un gruppo di giovani enologi di San Michele viaggiasino a Bordeaux per conoscere i segretidel vino più importante del mondo e...

testo di Giulio Bendfeldt

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scinanti: Bolognani di Laviscol Gaban Igt e Rosi, daVolano, realtà nuovisimma egià sotto attenta osservazione,col suo Esegesi Doc.Il risultato è che la via trenti-na ai bordolesi (nelle pagineseguenti troverete la sua affa-scinante storia) ha trovatonuova linfa confermando ilvalore dell’intuizione di oltrecinquant’anni fa.

All’appello manca soltanto ilFojaneghe, il bordolese creatoda leonello Letrari per i ContiBossi Fedrigotti, il cui millesi-mo rappresentava uno deipochi vuoti della sempre piùcompleta Cantina Storicadell’Enoteca provinciale.Fra l’altro i bordolesi trentinicontinuano a piacere nei con-cosi internazionali: l’ultimamedaglia d’oro è toccata ai

Quattro Vicariati, incassata alrecentissimo Decanter wineaward di Londra.Un veloce resoconto delladegustazione, alla quale hadato un contributo importan-te Diego Bolognani, produt-tore soltanto all’apparenzatimido..

FONDAZIONE EDMUND MACHCASTEL SAN MICHELE

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BORDOLESI TRENTINI

Bisogna esserci stati per saperecome si è svolto quel viag-gio...alla fine degli Anni

Cinquanta un gruppo di diplomatidell’Istituto di San Michele all’Adigedecise di andare a Bordeaux per capi-re come nascevano quei grandi viniche così tanta ricchezza davano ailoro proprietari. Di certo un viaggio avventuroso. Adun decennio dalla fine della Secondaguerra mondiale non esistevano né laTav né le autostrade. La Francia dellaQuarta Repubblica annaspava nellacrisi generata dalle sue sfortunatecampagne post-coloniali. Prima chenelle infrastrutture i soldi finivanodivorati dalla guerra in Algeria e aDiem Bien Phu. Non sappiamo se per arrivare aBordeaux, ancora segnata dai bom-bardamenti alleati, siano bastati duegiorni o più, di certosappiamo che quelviaggio ha cambiatola storia del vinotrentino. Dalla rela-zione che gli exdiplomati stesero alloro ritorno, BrunoKessler - presidentedella Provincia -prese spunto percambiare il volto del-l’enologia atesinache, al pari del...

(Continua a pagina 61)

LA STORIA

Quella missione dell’Udias aBordeaux alla finedegli AnniCinquanta...

DEGUSTAZIONI

Euposia Maggio-Giugno 2013

Partiamo dal capostipite, quel Castel San Michele prodottodalla scuola enologica fondata nell’Ottocento da EdmundMach.Il vigneto originario di provenienza del San Michele, ilWeizacher, è ancora lì, attivo, con alcune piante di ottan-t’anni a testimoniare del lungo corsus honorumdell’Istituto. In questi anni è cambiato il sistema di alleva-mento, pochissime le pergole sopravvissute oggi, gran partedel vigneto è a spalliera. E’ l’unico fra i sei vini in tastingche presenta una percentuale di merlot superiore ai cabernetsauvignon e franc (oggi, cinquant’anni fa - come sempre - sicelava più di un carmenere...). Profumi immediati e potentidi frutta rossa matura, sottobosco e balsamico. Freschezza alpalato, una caratteristica che ritroveremo in tutti i sei cam-pioni che promettono una ulteriore longevità.

CAVITQUATTRO VICARIATIChi non si attende da un grande complesso l’inaspettatonon scoprirà.. 4v che oggi è la bandiera del progetto qualitàdella cooperativa di secondo grado che è il grande playerdell’enologia trentina. 4V viene prodotto soltanto nelleannate migliori, controllando i viticoltori passo passo nelcorso di tutta la stagione, scegliendo le parcelle migliori elavorando di conseguenza lungo tutta la vinificazione e l’af-finamento. E’ stato il primo vino di Cavit a sbarcare negliStati Uniti. Frutti di bosco, prugna, ancora note mentolatee balsamiche.

TENUTA SAN LEONARDO-GUERRIERI GONZAGASAN LEONARDO

Già una sua verticale su Euposia dell’autunno del2012 ne raccontava le gesta. Un vero vin-de-gardepensato da Giacomo Tachis (ora rilevato da CarloFerrini) per sfidare e battere i francesi sul loro ter-reno e amorevolmente preservato dalla nobile casa-ta ad Avio. Esce soltanto negli anni migliori e pro-mette una lunga, lunghissima, vita. Nel bicchiererivela tutta la sua classe e la sua stoffa. Sembraancora un ragazzino ed ha dodici vendemmie sullespalle.

LETRARIBALLISTARIUSLeonello Letrari ha creato vini così importanti chediventa difficile persino parlarne. Del Fojanegheabbiamo già detto, ma possiamo aggiungerci anche

l’Equipe 5 (oggi finito nel portafoglio della Cantina di

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Soave), primo tentativo nel 1961 dicreare un metodo classico che rom-pesse un po’ l’egemonia delle bollici-ne targate Ferrari. Oggi in cantinalavora con la figlia Lucia ed è tornatoa fare grandi metodo classici ed ungrande bordolese. Poche migliaia dibottiglie, ma non importa. La primavendemmia è del 1997. Questo 2000è eccezionale. Null’altro da aggiunge-re.

BOLOGNANIGABANAll’inizio, 1988, fu un bordolesequasi per gioco, un blend di cabernetsauvignon e di carmenere. Mancavaalla gamma dei vini di questa cantinafamiliare all’imbocco della valle diCembra, a Lavis. Fu un successoimmediato (altra nota costante ditutti questi vini, come se tutti fosse-ro lì ad aspettarli...). Di conseguenzasi decise di proseguire, ma l’annatasuccessiva non fu felice e il single-vineyard che poteva ospitarne le vitiera bloccato dai regolamenti urbani-stici. Per Diego Bolognani questobordolese diventa un’ossessione chesoltanto nel 1996 riesce a concretiz-zare. Nasce il Gaban nel 2000, equesta prima annata è ancora perfet-

ta, fresca, vitale. Diego ne era osses-sionato, noi - più semplicemente -affascinati.

EUGENIO ROSIESEGESI«Bordolese? No, il mio è un tagliotrentino. Qui non c’è nulla diBordeaux e io volevo proprio andareaddosso a quei vini-marmellata.Trentino, trentino altrochè...» al tele-fono la voce di Eugenio è chiara.Come chiaro è il suo percorso. Entraa San Michele perchè affascinato daicampi, ma gli tocca studiare enolo-gia. Alla fine il vino gli riempie lavita. Lavora unidici anni in una can-tina sociale. Impara i basics dell’artee poi decide di prendere la sua stra-da, completamente diversa, un po’come Miles Davis. Affitta un primovignato di due ettari, sul montePipel, a 350 metri sul livello delmare. Le viti sono di cabernet sauvi-gnon e di merlot. Esegesi come interpretazione delvino; l’etichetta la disegna suamoglie. Da quella interpretazionenascono nuovi appezzamenti di terre-no ed un Marzemino. Dal 2007completa la conversione bio.Sentiremo ancora parlare di lui. >>

Euposia Maggio-Giugno 2013 61

... resto del primario, nongarantiva reddito ai coltiva-tori e non frenava l’emigra-zione.Kessler “arruola” FrancoDefrancesco, chimico, e gli“ordina” di inventare unanuova generazione di vinitrentini, dal taglio bordolese.Defrancesco mette “sotto” isuoi a San Michele guidatida Riccardo Zanetti, confi-dando sull’appoggio diFerdinando Mario Tonon,uno dei “viaggiatori” diBordeaux, ma soprattuttoconsigliere d’amministrazio-ne dell’Istituto. Nello staff,Leonello Letrari che studiada enologo.Fanno prove di vinificazione,di affinamento, mischiano,buttano, ribaltano la cantina.Alla fine hanno un vino“nuovo” che portano aBruno Kessler. Tocca a luidare il via-libera definitivo.Di presidenti così, evidente-mente, si è perso lo stampoin questo Paese.Comunque il San Michele ècosì “bordolese” che persinoi francesi si sbagliano e,come dice Conte, sicura-mente s’incazzano. Ma ilgioco è fatto. Nasce unanuova generazione di vinitrentini - come il Fojaneghe- che si vendono a mille lirela bottiglia, cinque volte piùdi una bottiglia “normale”.E’ il successo, è il redditotanto agognato. E’ la Storia,baby.

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< Il “Tasting ex...press” che tradizionalmenteorganizza Euposia durante il Vinitaly quest’annoha presentato una selezione di spumanti metodoclassici della California e dell’Argentina. Si è trat-tato di novità, alcune presenti sul mercato italia-no, altre recuperabili direttamente dai produttoriche testimoniano, una volta di più, della trasver-salità della spumantistica d’eccellenza.Confermano anche il momento d’oro delle bolli-cine: ogni anno sono circa 2,5 miliardi le botti-glie di spumante vendute, il 7% della produzionecomplessiva di vino, e questo mercato vale all’ori-gine qualcosa come 17,5 miliardi di dollari. Diquesti, 5,4 rappresentano il valore dell’interscam-bio.Nel decennio 2002-2012 - la ricerca, recentissi-ma, è di WineMonitor di Nomisma per contodella Camera di commercio di Trento - i consu-mi di vini spumante sono praticamente raddop-piati negli Usa, in Giappone, in Svizzera e sonocresciuti di quasi il 70% in mercati più “maturi”

comne Germania e Regno Unito. E’ stato boomin Canada, Russia e nel primo trimestre gli spu-manti italiani hanno performato meglio di tuttigli altri competitor globali.Queste cifre parlano di bollicine in senso ampio -quindi metodo classico e metodo charmat - ed ilmercato è saldamente in mano francese che, invalore, controlla oggi il 60% dell’interscambiograzie a Champagne e Cremant. La Francia è lea-der di mercato in quasi tutti i Paesi con quotesuperiori al 60% con la sola eccezione dellaRussia, primo grande mercato di nostro appan-naggio.Il mercato delle bollicine crescerà mediamente diun ulteriore 9% all’anno nel prossimo quinquen-nio e dovremo fare i conti con nuovi produttoriagguerriti: già oggi Russia e Germania produconooltre 300 milioni di bottiglie l’anno, mentre Usae Ungheria viaggiano già sui 70 milioni l’anno.Restare ai vertici non sarà, come sempre facile.Intanto, le nostre note di degustazione. >

Euposia Maggio-Giugno 2013

DEGUSTAZIONI

“Americana” , il nostro tasting alVinitaly ha presentato alcuni Metodo

classici statunitensi ed argentini,mentre in Trentino hanno fatto

il debutto quattro nuovi Trentodoc

DALLA CALIFORNIAALLA VAL DI CEMBRA

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Euposia FMaggio-Giugo 2013 63

CHALLENGE EUPOSIA

DOMAINE S.TE MICHELLE,COLUMBIA VALLEY, WA

BRUT N.V.

SCHRAMBERG

CALIFORNIA, RUSSIAN RIVER

BLANC DE BLANCS, 2010,

J VINEYARDS

CALIFORNIA

CUVÉE 20 BRUT

Domaine Ste. Michelle, consede a Paterson, Stato diWashington, quindi costa occi-dentale degli States, produceun’ampia gamma di spumantida più di trent’anni e rappre-senta una delle maison piùgrandi degli Stati Uniti, in questospecifico segmento di mercatocon piùdi 300 mila casse ognianno. Rick Casqueiro è il wine-maker responsabile sin dal1994. Questo metodo classico hanaso floreale, di glicine, connote fruttate di pesca a pastabianca e pera. Palato: impatto molto leggero,acidità non spiccata, fruttato,molto delicato, sapidità sul fina-le. Stupisce per leggerezza, mala sua eleganza fa aggio sututto.

Parliamo di una cantina fon-data in California nel 1862 daun immigrato tedesco, JacobSchram, proveniente dallavalle del Reno. Gli attuali pro-prietari dagli Anni Sessantahanno deciso di produrre spu-manti ed oggi la maison è il“number 1” negli Usa. Questo Chardonnay in purez-za, nel 1972 venne “usato” daRichard Nixon per stringere ladistenssione con laRepubblica popolare cinese.Le uve provengono da Napa,Sonoma, Marin e Mendocino. Naso con leggera nota vege-tale, crosta di pane e lieviti,migliora nel palato che èmigliore dell'olfatto, con notedi frutta più matura, aciditàspiccata. Ottimo vino.

Fondata nel 1986 da JudyJordan, J Vineyards & Wineryè diventato velocemente unproduttore molto acclamatodalla critica di SW. I piùfamosi sono “J Vintage Brut”,“J Late-Disgorged VintageBrut”, “Brut Rosé” e la“Cuvée 20 Brut”. I vignetisono tutti nella Russian Riverdal clima abbastanza frescoe sono principalmente diPinot Noir, Chardonnay ePinot Grigio.Naso assai aromatico, chediventa molto interessantedopo una breve permanen-za nel bicchiere, palato piùstrutturato, fruttato e fiori piùmaturi, finale un po' astrin-gente. Nel complesso, unprodotto molto interessante.

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Euposia Maggio-Giugno 2013

DEGUSTAZIONI

Viticoltori dagli AnniSessanta, di chiara origineitaliana, gli Zuccardi hannocol tempo costruito una soli-da realtà basata su diversivigneti ubicati nelle migliorizone del distretto diMendoza.Questo chardonnay in purez-za nasce a Tupungato, a1200 metri d’altitudine aipiedi delle Ande. 54 mesi dirifermentazione e affinamen-to in bottiglia prima deldegorgement. Naso aromatico, con note diuva passa sotto spirito, mielee crema pasticcera. Gesso eminerale al naso, ha al pala-to un impatto di frutta secca,con note cremose e burrose.L’acidità è spiccata, sul fina-le tornano le note di fruttasecca ed uva passa.

Fondata nel 2004 da una joint-venture cilena-argentina, questacantina nasce con lo scopo difare soltanto metodo classico. Ivigneti sono posizionati a Lujánde Cuyo, alta Valle de Uco: unazona semi-arida caratterizzatadalle condizioni meteo estreme.Grande escursione termica, scar-sa precipitazione, 300ml/anno,1400 metri sul mare, acqua pro-veniente dalle sorgenti delleAnde. L’uvaggio vede il pinot noir al 75%affiancato dallo chardonnay. 24 imesi sui lieviti.Nota vigorosa al primo impatto alpalato, con frutta passa e candi-ta, rimane molto aromatico nelbicchiere dopo una breve per-manenza nel bicchiere, finalemolto minerale di frutta secca edananas. Di grande espressività epersonalità.

Settecento ettari di vignetoè il patrimonio di questacantina sociale che puòvantare una identica pre-senza sul fondovalle, sullacollina e sulle altitudini piùalte. Questo è un blanc-de-blancs, uno chardon-nay in purezza che non hasvolto la malolattica e sipresenta con una grandefreschezza al naso.I profumi sono floreali egentili di mela bianca, fioridi acacia, crosta di pane.Anche il palato, sebbenesupportato da una bellaspalla acida, non si presen-ta oltremodo complesso. E’ diretto, asciuga bene labocca ed ha un finaleamaricante.

FAMILIA ZUCCARDI

MENDOZA, ARGENTINA

BLANC DE BLANCS,

BODEGA CRUZAT

MENDOZA, ARGENTINA

CUVEE RISERVE EXTRA BRUT

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CANTINA MORI COLLI ZUGNA

TRENTODOC, ITALIA

TERRE SAN MAURO 2011

CHALLENGE EUPOSIA

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CANTINA MORI COLLI ZUGNA

TRENTODOC, ITALIA

MORUS 2009

CESARINI SFORZA

TRENTODOC, ITALIA

TRIDENTUM DOSAGGIO ZERO

CAVIT

TRENTODOC , ITALIA

ALTEMASI PAS DOSÈ 2005

Questa è la nota dell’antepri-ma che questo blend char-donnay-pinot nero (70-30) haavuto alla recente 77.maMostra dei vini trentini.Trentasei mesi sui lieviti, malo-lattica svolta in botti grandi.Al naso emergono note dicipria, di fiori gialli e mela gol-den, di frutta tropicale. Al palato si presenta robusto,vigoroso, sufficientementecomplesso con una spiccatamineralità. Sul finale tornano note piùcalde di miele e di agrumidolci. Bella sapidità.

Il nuovo nato di questa fra lepiù importanti maison spumanti-stiche italiane proviene da uvePinot nero in purezza, dallazona più classica della valle diCembra, ad un’altitudine dioltre 500 metri slm. Il terreno,sabbioso, è ricco di porfido.Uve raccolte e mano ai primi disettembre e portate immedia-tamente in cantina; fermenta-zione in botti di rovere per seimesi, cui seguono altri trentaseimesi in bottiglia per la rifermen-tazione.Molto fresco al naso, con imme-diate note minerali. Il palato èun bell’equilibrio di eleganza estruttura, con note speziate.Non tradisce le attese e sa daregrandi soddisfazioni.

Le uve selezionate per la pro-duzione di questo vino pro-vengono da diverse zone: ipendii dei conoidi dolomitici,con terreni calcarei e ricchidi scheletro, la Valle deiLaghi, dai terreni calcareomarnosi, ben drenati, e laValle di Cembra, dai ripidiversanti costituiti da depositifluvio-glaciali ghiaiosi. I vigne-ti si trovano generalmentead altitudini comprese tra i450 e i 600 mslm. Importantile escursioni termiche tra ilgiorno e la notte.Il blend vede Chardonnay al60% e Pinot Nero, con rese di70 hl per ettaro. La presa dispuma è avvenuta in apriledopo un periodo di matura-zione e stabilizzazione delvino base. La sboccatura èstata realizzata a 78 mesi daltirage, senza aggiunta -ovviamente - di liqueur. Bellaimpronta olfattiva, palatocoerente e di bella comples-sità. Altemasi, dunque pensa-to e lavorato per eccellereda subito.

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Gianluca Bisol ha scelto la sen-sibilità, l'entusiasmo autenti-co ed il riconosciuto talento

di una giovane friulana per il risto-rante Venissa a Mazzorbo Burano.Antonia Klugmann, con il compagnoRomano De Feo - con cui da ottobreandrà a gestire il suo nuovo ristoran-te L'Argine di Vencò a Dolegna delCollio (GO) - e con il prezioso sup-porto del sous-chef Arianna DallaValeria, è la chef di Venissa per la sta-gione primaverile ed estiva.La chef, nonostante la giovane età,vanta importanti esperienze profes-sionali e ha ricevuto premi e ricono-scimenti significativi dalla stampa eda opinion leader di settore.A Venissa potrà realizzare la sua pas-sione profonda per il territorio e perl'elemento naturale e perfezionare lasua costante ricerca di nuovi accosta-menti e sensazioni, senza seguire unabanale rivisitazione della tradizione.«La stagionalità e l'elemento vegetalesono gli elementi principali e fon-danti dei nostri piatti - spiegaAntonia Klugmann -.L'amore per il naturale, l'acqua, l'or-to e il frutteto ci accompagna nellascelta delle materie prime da utilizza-re».

La sala e la cucina di Venissa sono,per la chef, "un tutt'uno" con l'am-biente circostante, Venezia Nativa.Venissa e il suo prossimo progettonel Collio hanno fondamentali puntiin comune, a partire dal magicoambiente naturale che circonda ledue location delle Venezie.«L'acqua, così vicina all' Argine aVencò- posto sul fiume Judrio - el'acqua che circonda Venissa sarannoper me fonte di grande ispirazione».L' Argine sarà aperto agli ospiti dametà ottobre.«Nel frattempo saremo orgogliosi diproporre il nostro concetto di territo-rio all' interno delle Venezie così benrappresentate da Bisol».Antonia Klugmann potrà avvalersidella preziosa collaborazione dellasua souschef Arianna Dalla Valeria:fidata collaboratrice, giovane e talen-tuosa promessa della cucina, già Chefde partie al ristorante Da Vittorio -St. Moritz (3 Michelin stars), alRistorante Leoni - Bologna (1Michelin star), a Villa FiordalisoRelais & Chateaux - Garda Lake (1Michelin Star).«Antonia, Romano e Arianna sonodei grandi appassionati, come me e lamia famiglia: questo progetto di

cucina delle Venezia si sposa perfetta-mente con il nostro di valorizzazionedella cultura di Venezia Nativa:siamo felici che la stagione delle Rosesia la stagione di Antonia» commentaGianluca Bisol.Antonia Klugmann, triestina dinascita, ha abbandonato nel 2001una brillante carriera universitaria -Facoltà di Giurisprudenzadell'Università Statale di Milano -per seguire la sua passione, la cucina:in Friuli Venezia Giulia e Veneto haavuto prestigiose esperienze profes-sionali - con Raffaello Mazzolini econ Riccardo De Prà presso il risto-rante Dolada - e formative presso ilristorante veronese Arquade con loChef Bruno Barbieri. ùPremiata dallastampa e da opinion leader di setto-re, ha poi aperto con il compagnoRomano De Feo l'Antico FoledorConte Lovaria a Pavia di Udine.Dal 2010 collabora con la ScuolaInternazionale di cucina italianaALMA di Gualtiero Marchesi, parte-cipando come commissario alla giu-ria d'esame del corso superiore dicucina italiana e tenendo lezioni sullapropria cucina agli allievi americanidell'Italian Culinary Academy (NYC)e a quelli italiani del corso Superiore.

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N e w s

GIANLUCA BISOL SCEGLIE ANTONIA KLUGMANNPER IL RISTORANTE VENISSA A MAZZORBO BURANO

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INTERNAZIONALERISERVATO AI VINI SPUMANTE METODO

CLASSICO

SESTA EDIZIONE

COL PATROCINIO DEL GRAND JURYEUROPÉNNE

18-20 OTTOBRE 2013

Facebook.com/Winechallenge Euposia

CHALLENGEEUPOSIA

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Diciannovesima edizione per la grande degustazione delle annate

storiche - dal 1996 al 2009 - deiFranciacorta Satèn Docg creati

a Monticelli Brusatidi Enzo Russo

VERTICALEIN VILLA

FRANCIACORTA

< La Franciacorta è un piccololembo di terra situato tra Brescia e illago d'Iseo con una storia vitivinico-la lunga 50 anni, dove le bollicinehanno trovato il loro habitat natura-le in un territorio dalle caratteristi-che geologiche e climatiche favore-voli per la produzione delle diversetipicità di Franciacorta docg.Un esempio di come nascono incantina le bollicine Franciacorta èl'azienda agricola Villa, una dellepiù importanti realtà del territoriocon 37 ettari di vigneti, che ognianno donano milioni di bollicinemillesimate docg agli appassionatidel buon bere.In 35 anni di attività, il

Franciacorta Villa si è fatto conosce-re in tutto il mondo per le qualitàorganolettiche dei suoi millesimatinelle diverse tipologie e ogni annodedica ad una di esse una verticalecon 10 annate. Un vero piaceredegustarle nei giusti bicchieri, inreligioso silenzio, e ammirare lenumerose bollicine che all'iniziovanno in ordine sparso per poi unir-si e diventare una processione chespinge sempre più in alto, nell'az-zurro del cielo.La 19° edizione di Villa in Verticale,anche quest'anno non ha delusonessuno.Il Franciacorta docg SatènMillesimato si è presentato agli

ospiti, ai fini palati con tutta la suaautorevolezza, facendosi degustaredal '96 al 2009 (quest'ultimo perl'occasione in anteprima). Le dieciannate di Satèn hanno dimostrato lalongevità di questo vino e come sievolve col passare degli anni.Colpisce subito la sua freschezza e lasua eleganza. Poi si fa notare per ilperlage finissimo e persistente chearriva al naso con grande piacere.Per non farsi dimenticare.Altra particolarità del Satèn che col-pisce l'occhio, è il colore giallopaglierino, a volte intenso o conriflessi verdolini. E poi il profumodelicato di frutta matura, accompa-gnato da delicate note di fiori bian-

DEGUSTAZIONE

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chi e di frutta secca, anche tostata (mandorla e noc-ciola), piacevoli sapidità e freschezza che si armoniz-zano con un’innata morbidezza che ricorda le sensa-zioni delicate della seta. Degustarlo è un vero piace-re, non delude il palato che lo reclama perchè si pre-senta secco, caldo, discretamente morbido e avvol-gente con una bella freschezza di acidità aumentatadall'effervescenza.Un grande vino che nasce dallo Chardonnay e chel'azienda Villa ha saputo interpretare estrapolando ilmeglio, tutto il potenziale di queste uve, curando

con pignoleria l'intera filiera produttiva,dal vigneto alla cantina, dalla vinificazionecon pigiatura soffice dell'uva intera conpresse pneumatiche, sedimentazione natu-rale a freddo e poi parziale affinamento inlegni pregiati.Morbida rifermentazione in bottiglia conlieviti selezionati e successiva maturazionesugli stessi per un periodo minimo di 30mesi nelle cantine interrate, ad una tem-peratura costante compresa tra 12° e 14°.Il percorso evolutivo delle 10 annate sonostate egregiamente illustrate dall'enologoCugnasco e dal responsabile della produ-zione Vianelli.Le degustazione è stata condotta da NicolaBonera, miglior sommelier d'Italia 2010 eDennis Metz, miglior sommelier in caricae vincitore del premio Franciacorta, i qualihanno messo in evidenza le caratteristicheche fanno del Satèn Villa un unicum nelpanorama franciacortino: la freschezza delfrutto nelle annate più recenti e la roton-dità e corposità del gusto in quelle invec-chiate e la peculiarità espressa dalle diversevendemmie.Il Millesimato Satèn che ha maggiormenteentusiasmato è stata l'annata 2004: unvino nobile, elegante con note di miele,fresco e di carattere dal colore giallo inten-so, complesso e con una acidità moltobuona. Poi l'annata '96: dimostra gli anni maanche la forza del Satèn, poche bollicinema nobili, per esprimersi al meglio habisogno di qualche minuto di ossigeno.

Infine il 2001: un vino ancora pieno con vogliosebollicine, molto complesso, il colore giallo pieno daun tono di autorevolezza, si dimostra ancora fresco emorbido.Degustare le dieci annate del Satèn VillaFranciacorta è stata una sorpresa con tante emozio-ni.«La gioia più grande per noi - hanno detto RobertaBianchi e il marito Paolo Piziol - viene proprio dalleparole che sono state dette durante la degustazione:emozione, eleganza ed eccellenza» >>

FRANCIACORTADEGUSTAZIONE

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74 Euposia Maggio-Giugno 2013

NON DI SOLONOMA...

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Con quindici ristoranti stellati Michelinla capitale della Danimarca guida la

rincorsa della “nuova cucina” nordica.di Irene de Gasparis

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COPENHAGEN GASTRONOMICA

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COPENHAGEN

Le stagioni migliori per visitareCopenhagen sono il periodoprenatalizio, con l’aria di festi-

vita’ nordica e l’estate, quando e’ bel-lissimo girare anche in bicicletta. E’in generale una citta’ cara e questovale anche per gli alberghi, quindiper il migliore rapporto qualita’/prez-zo meglio concentrarsi sui boutiquehotel. Tra i primi da considerare:

AVENUE HOTEL

(3 stelle) www.avenuehotel.dk. Si trova in una zona tranquilla appe-na fuori dal centro (raggiungibile in10 minuti a piedi) ben collegata coimezzi al confine tra il quartiere poshdi Frederiksberg e quello bohemiendi Norrebro. E’ in un vecchio palazzocompletamente ristrutturato e rinno-vato con gusto con camere accoglien-ti e di design. Piacevolissima la lobbycon caminetto e il piccolo giardinosul retro che si trasformano in loungela sera. Colazione a buffet con moltascelta e di ottima qualita’.

AXEL HOTEL GULDSMEDEN

(4 stelle)www.hotelguldsmeden.com/copenha-genRomantico albergo, anche questo inun vecchio palazzo sapientementeristrutturato nella zona centrale diVesterbro. Tutto arredato in stile

DOVE DORMIRE

GIRO DEL MONDO

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Boutique-hotel:alla ricerca del miglior rapportoqualità/prezzo senzarinunciare a nulla

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<< Copenhagen. Qualcheanno fa il nome si asso-ciava a sirenette e biondecon gli occhi azzuri. Oggipiu’ facile che sia“Noma”, il ristorante duestelle Michelin considera-to il miglior ristorante almondo. Chef/proprietarioe’ il rivoluzionario e con-troverso Rene’ Redzepi(nella foto a sinistra, inalto), considerato il padredella nuova cucina nordi-ca.Il giovane chef ha infattiuna filosofia inortodossaper quando riguarda gliingredienti, quasi religio-samente locali, le tecnichee la presentazione. Moltidei piatti offerti a Nomasono una provocazione aipredefiniti schemi menta-li, perlomeno quelli dinatura gastronomica. Che dire dei grilli ridottiad una pasta e serviti suuna foglia di acetosella,od il gambero che nonsolo e’ crudo, ma ancoravivo, servito su un letto dighiaccio o della composi-zione floreale che si trovasulla tavola quando ci sisiede ed e’ in realta’ l’anti-pasto ? Per non parlare di“Mirtilli e Formiche”, chein questo caso sonomorte, ma che Rene’,come chef ospite in occa-sione delle Olimpiadi , haservito vive in un pranzoal Claridge di Londra. Disponibile solo il menu’

degustazione ( il prezzofisso con vino e’ di 2500Kronor circa 320 euro)che consiste in una venti-na di piccoli piatti, ognu-no servito dallo chef chel’ha preparato. Il tutto in un ambientemolto semplice, quasimedievale, fatto di legnonaturale, pelli di pecora,fiaccole in un anticomagazzino della vecchiazona portuale. Per ottene-re un tavolo bisogna pre-notare mesi prima, e non-ostante la cattiva pubbli-cita’ di qualche mese fa,quando 63 persone cheavevano mangiato aNoma sono stati colpitida gastrointerite, la codanon e’ molto diminuita.Il successo di Noma hacomunque fatto miracoliper la scena gastronomicadi Copenhagen. Moltigiovani chef di talento, enon solo danesi, lavoranoa Noma per mettere ilnome sul curriculum epoi spenderlo in giro peril mondo. Ma alcuni rimangono evanno a lavorare in altriristoranti o aprono il pro-prio. Cosi’ nel 2013 ben 15ristoranti a Copenhagenhanno almeno una stellaMichelin (di piu’ checitta’ molto piu’ grossetipo Vienna). Tra le stelle e’ da segnala-re “Geranium”, rigorosa-mente biologico, che ha

appena preso la suaseconda stella Michelingrazie alla cucina creativama non estrema dellochef/proprietario RasmusKofoed . La vista sulla cucina equella sulla citta’ comple-ta l’esperienza culinaria.Anche qui solo menudegustazione a 1495 kro-nor (senza vino). Ilmigliore rapporto quali-ta’/prezzo e’ “Formel B”,(una stella dal 2004) inti-mo, romantico ma decisa-mente cool con le sue lucisoffuse e arredamento di

design. Ogni piatto, insolito eimpeccabilmente eseguitodai proprietari KristianMeller e RuneJochumsen, ha lo stessoprezzo (130 kronor) eduno puo’ decidere di

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Balinese, con materialinaturali ed eco, ha came-re molto confortevoli conletto col baldacchino,bagni a mosaico e terraz-zino. Bella anche se pic-cola la Spa, con sauna,hamman, jacuzzi, zonarelax e trattamento dibellezza “fai da te” .Particolare attenzioneall’aspetto sostenibilita’con l’uso di procedure eprodotti green, inclusa lacolazione a buffet com-pletamente biologica.Simile comfort e stileanche negli altri alberghidel gruppo aCopenhagen: il Carlton eil Bertrams.

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GIRO DEL MONDO COPENHAGEN

prenderne quanti ne vuole (3-4per un pasto normale). Tra lestelle nascenti (non ancora stelle)c’e’ “Radio”, bistro ben frequen-tato, con ottima cucina e prezzimolto ragionevoli. Per chi ha nostalgia di casa, c’e’“Era Ora”, unico ristorante italia-no della citta’ con stella Michelindal 1997. Frutto della passione e del lavorodi Elvio Milleri e di sua moglieEdelvita, Era Ora ha aperto nel1983 quando a Copenhagen dicucina italiana c’era ben poco.Un semplice portone (nienteinsegna solo il nome sul campa-nello) conduce in un ambienteelegante ed accogliente. I piatti, sapientementi eseguitidallo chef Jacoponi, in cucina dal1987 quando Elvio ha deciso dinon essere piu’ ai fornelli atempo pieno, sono ispirati allevarie regioni ma con un twist ori-ginale. Curatissima la presenta-zione anche su carta, dove adogni piatto e’ dato un nome poe-tico come “The old man and thesea” per il baccala alla mediterra-nea o “Don’t tell Alice” per ilconiglio con fave, cicoria e cipol-la bianca .Il classico pranzo danese consistenello Smørrebrød, un paninoaperto, come una grossa tartina,fatto col pane a cassetta scuro, sucui vengono messi innumerevolicombinazioni di ingredienti tracui alici, carne cruda, patate, sal-mone ecc. Per lo Smørrebrød sono da pro-vare il piu’ che centenario“Restaurant Schønnemann”, cheproduce anche il proprio pane eAamanns. Un altro posto particolare per un

pasto veloce, od un semplicesnack e’ il bohemian Paludan,una Libreria/caffe, dove si man-gia su vecchi divani e sediemoderne, tra prime edizioni epiu’ recenti libri usati. Altra destinazione da non perderee’ “Torvehallerne”, una sorta dimercato coperto chic, che in duegrandi padiglioni riunisce unasessantina di stand, per la mag-gior parte piccoli produttori chesi possono osservare anche men-tre fanno le loro specialita’. Per la birra il posto e’“Mikkeller”. Due sedi, modernodesign danese e una scelta dimicrobirre originali per lo piu’prodotte dall’eccentrico proprie-tario Mikkel, birraio “cult”. Copenhagen ha anche un grossofood festival, “CopenhagenCooking”, con menu’ speciali abasso costo anche nei ristorantigourmet, stand e eventi gastrono-mici in tutta la citta’ (quest’anno23 agosto – 1 settembre) e“Copenhagen Beer Celebration”,due giorni di tasting ed eventilegati alla birra (rigorosamenteartigianale), a Maggio. >>

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Le coste rivolte al tramonto, inValpolicella classica, sono tra-dizionalmente considerate le

migliori per produrre un Amaronedi razza. Qui, dove più lunga è lagiornata, le vigne che guardano ilLago di Garda si avvantaggiano delriflesso della sua luce e del suoclima piu' mite. L'Amarone bandiera di Masi, ilCostasera, deve il suo nome pro-prio alla circostanza che le sue uvegiungono in cantina dai migliorivigneti di collina rivolti ad occi-dente. Sin dal primo momentodella giornata lo sguardo a Masi èrivolto ad ovest. Le uve, come gliuomini, e Sandro Boscaini non faeccezione, viaggiano soprattuttoverso ovest. L'urgenza di Sandro Boscaini,Presidente dell'Agricola Masi dal1978 è quella di legare il territorioal mondo, per conoscere per

migliorare, perché, ribaltandoJames Joyce, avendo scelto laValpolicella, che cercava con gran-de entusiasmo un suo “posto alsole”, per “scena” la città, Verona,appariva come il centro della para-lisi (Ulisse). Fare insomma come i Francesi, chehanno fatto diventare Bordeaux ilcentro del mondo vitivinicolo .Tutti andavano a Bordeaux perimparare, innovare, conoscere.Tutti chiedono consulenti francesi. Così cerca di fare della Valpolicella,tramite l'Amarone, esempio e culladell'appassimento nel mondo, tem-pio di una cultura antica, rispettosae custode gelosa del territorio. E ciriesce. E proprio come Ulisse percorre ilsuo viaggio nel Mediterraneo dap-prima verso Ovest, per poi tornare,nella terra da dove nasce il sole.Negli anni della rivoluzione cultu-

rale, intorno al '68, sbarca negliStates.. Poi fa da apripista , come una sortadi Marco Polo, in Cina quando aPechino è una delle prime aziendea sbarcarvi. Una vocazione all'export antica.Già il padre negli anni '50 avevaattivato flussi esportativi da Veronaverso la Germania, allora era quelladell'Ovest. Per cogliere la ricchezzadi questi momenti bisogna imma-ginare i tempi, che vedevano unPaese, l'Italia, con una grandeenergia e voglia di riprendersi unruolo da leader nella comunitàinternazionale, dopo i patimenti ele sconfitte della seconda devastan-te deflagrazione mondiale. Oggi Masi è gruppo italiano leaderper esportazioni e sta reagendobenissimo alle sfide poste dallaattuale fase congiunturale negativaanche grazie alla sua eccellente

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T a s t i n g

Nasce rivolto al sole del tramonto,beneficiando di intere giornate diesposizione. Guardando ad ovest,

verso quei mercati dove ha conquista posizioni importanti

COSTASERA,L’ICONA DI MASI

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organizzazione interna orientataproprio all'export, da dove vienecirca il 90% del fatturato. Sulle tracce del sogno, si muoveper portare il Costasera Amarone,vino unico per origine, varietà anti-che e metodo di produzione, attra-verso l'utilizzo dell'appassimentodelle uve per tre-quattro mesi sulle"arele", in tutto il mondo assiemeal figlio Raffaele, responsabile diun unicum in Italia, il gruppo tec-nico, un'equipe aziendale dedicataalla ricerca ed alla sperimentazioneche pochi possono vantare. Un pomeriggio con RaffaeleBoscaini, settima generazione diuna dinastia di viticoltori, offresempre spunti per esperienze parti-colari, come quando mi dice chesta studiando un metodo rivoluzio-nario per implementare la qualitànella zona di affinamento dellebotti, miste tra fusti veronesi e bar-

riques francesi, atto a "far parlare"il vino. Ha collocato dei sensori nelle bottiche, in rete con il computer chegoverna le necessità di equilibriodell'umidità in cantina, segnalanoquando c'è bisogno di variazioni ditemperatura che consentano alvino di ridurre al minimo gliimpatti negativi derivanti daglisquilibri delle condizioni metereo-logiche. Il vino, in sostanza “parla”! E l'occasione è stata un incontroorganizzato per parlare di appassi-mento con il Centro di GenomicaFunzionale Vegetale dell'Universitàdi Verona guidato da MarioPezzotti che ha visto giungere aGargagnago ordinari di tecnicheagrarie provenienti da molte blaso-nate università italiane.«Sono rimasto affascinato e senzaparole» mi dice Antonio

Lapiccirella, vigneron produttoredi Aglianico del Vulture di razza.«Io sono un rossista appassionato eposso dirti di non aver ancoravisto, nella mia lunga esperienza,cantine di questo livello».Dice Raffaele che Costasera espri-

me particolare maestosità e com-plessità. Rosso scuro, impenetrabile, presen-ta toni violacei all'unghia.Abbiamo degustato il giovane2008, che mette in luce un bou-quet decisamente ricco ed intenso,che spazia dalla frutta cotta, allespezie, al rabarbaro. In bocca sipresenta con la tipica sensazione didolcezza mitigata poi dalla caldaalcoolicità. La confettura di ciliegie e la can-nella descrivono le sensazioni che siprotraggono a lungo in un finalepiacevolissimo e secco. (Carlo Rossi)

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80 Euposia Maggio-Giugno 2013

Due località al centro della PianuraPadana e dei valori più genuini della

tradizione lombardo-veneta: ospitalità,charme, storia e i migliori tortellini

al mondo...di Carlo Rossi

AL CUORE DEISAPORI

GIRO D’ITALIA

<< È una giornata straordinaria, sospesa nel tempo enello spazio, quella che abbiamo trascorso visitandoMonzambano e Valeggio. Due borghi accomunatida due magnifiche frazioni, Castellaro Lagusello perMozambano e Borghetto per Valeggio, castelli epievi antiche, dolci pendii che ne fanno una "partedi terra" simile alla dolce Toscana. L'occasione perla nostra visita è stata data dalla volontà delleAmministrazioni di sostenere, attraverso una squisi-ta ospitalità, il Challenge internazionale di Euposia,consentendo così agli ospiti provenienti dalla GranBretagna di conoscere le bellezze di un territoriomagico. Vino ed enogastronomia ai massimi livelli.Come non ricordare, ad esempio, i mitici tortellinidi Valeggio, voluti per ricordare la storia dei dueinnamorati, Silvia e Malco, tirando una pasta sottilecome seta, tagliata e annodata come il fazzolettod'oro, e arricchita di un delicato ripieno. Era nata laleggenda del tortellino di Valeggio. E che dire deisuperbi vini di Mozambano e dei suoi capunsei? Castellaro Lagusello ci ha accolti a braccia aperte econ un calore quasi…da città del sud…Insieme al

Sindaco del comune capoluogo,Mozambano,.Angiolina Bompieri e all'assessore alturismo e vicesindaco Giuseppe Groppelli siamoentrati, quasi in punta di piedi, per non disturbarela magia ancora intatta di un luogo particolare, nelborgo medievale di Castellaro Lagusello, che sorgeal centro del parco del Mincio, su un'altura affac-ciata su un lago a forma di cuore.Con Villa Arrighi un unicum da vedere. Da visita-re anche l'altro pezzo rarissimo, la splendidaSant'Elmo di Panaghia, un bel centro di spirituali-tà, dove ci ha accolto la gentilezza di padreCorrado. Bisogna andare a dormire all'Isolo diCinzia, l'ideale per staccare la spina e ricaricarsi,oppure all'Agriturismo Trebisonda Country Resortdi Valeria Moretti per trovare il calore di un'ospita-lità non comune. Qui un antico complesso di casecoloniche in sasso il cui nucleo primario risale al1400 ed è costruito con la vecchia tecnica dei voltia botte, con i barbacani in pietra, con i tronchi diquercia per il tetto e le assi di abete per il pavimen-to.

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BORGHETTO E CASTELLARO LAGUSELLO

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BORGHETTO E CASTELLARO LAGUSELLOGIRO D’ITALIA

Euposia Maggio-Giugno 2013

Si rimane senza parole ognivolta che si viene a Valeggio epoi si passa a Borghetto. Unritorno indietro nel tempo in unborgo di favole. Sul PonteVisconteo di Borghetto sulMincio, ogni anno si ritrovano,lungo due tavolate di circa 600metri, più di 3000 commensali,provenienti da tutta Italia, oltrea una buona presenza di stranie-ri, per gustare i famosi"Tortellini di Valeggio", poetica-mente denominati "Nodod'Amore". I numeri che caratterizzano lafesta sono da record: lo sforzocongiunto di tutti i ristorantiassociati coinvolge quasi 300camerieri, un centinaio di cuo-chi e altrettanti sommelier. Sono600.000 i tortellini fatti a manouno ad uno, per i quali occorro-no circa 500 kg di grana pada-no, 10.000 uova e 8 quintali difarina, 3.750 le bottiglie di vinoBianco di Custoza che accompa-gnano le pietanze e 850 le botti-glie di spumante per offrire agliospiti l'aperitivo che dà il viaalla serata. La cena si concludecon un grandioso spettacolo difuochi artificiali a tempo dimusica, dalle torri del CastelloScaligero. Grazie alla squisita amicizia del-l'antico Pastificio Al Castello diValeggio, una grande festa perAlessandro Scorsone e per gliamici inglesi, gallesi e argentinili ha impegnati in un certamen

dove hanno messo "le mani inpasta" con grande allegria. Qui è emersa la notevole mae-stria della titolare, la signoraCastioni Luigia Maria, una vitaper il tortellino, che, insieme alfiglio ed a uno staff collaudato,rappresenta sicuramente unodegli emblemi della "tortellinità"di Valeggio. Ma mi sono vera-mente emozionato al CaffèMulino Lo Stappo di Michele.Qui un passaggio lo consigliodavvero a tutti. La maestria diMichele e la grande naturalezza

della sua preparazione ne fannouno degli "ombelichi" delmondo.. Una splendida sorpresaa Borghetto. >>

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Più 18,7% di famiglie acqui-renti in Italia e un significati-vo +15,1% di incremento

dell'export (+39,7% nell'ultimotriennio). E' un bilancio 2012 dalsegno positivo quello che il presi-dente Roberto Gasparini ha presen-tato all'assemblea annuale delConsorzio di Tutela FormaggioAsiago DOP svoltasi a metà maggioa Thiene (Vicenza). Sul fronte dei consumi, a livellonazionale, l'Asiago DOP, nel 2012,prosegue e rafforza l'accelerazionedel trend positivo dell'anno prece-dente, a conferma del crescenteapprezzamento da parte dei consu-matori e del buon esito delle inizia-tive promozionali rivolte in partico-lare ai giovani: è infatti aumentatodel 18,7% il numero delle famiglieacquirenti, pari a 12,8 milioni (datiGFK-Eurisko), mentre l'indice dipenetrazione sull'universo dei con-sumatori è cresciuto del doppiorispetto all'anno precedente:+10,1% contro il +5,4% del 2011,portandosi al 54,6%. Il forte incremento del numero deiconsumatori ha come contropartitaun tasso ancora insufficiente difidelizzazione degli stessi, compro-vato da una flessione quantitativadell'acquisto medio che, però, nonha impedito di chiudere l'anno conun incremento dei consumi finalipari al +1,2% sul mercato naziona-le. Rispetto ai dati di produzionedell'Asiago DOP, il 2012 vede ungeneralizzato aumento quantitativo,in termini percentuali, sia nelFresco che nello Stagionato. Sonostate infatti prodotte complessiva-mente 1.734.553 forme di AsiagoDop, con un incremento del

3,38% rispetto all'anno precedente,mentre si assiste ad una diminuzio-ne dei prezzi medi all'origine pari a-3,4% per l'Asiago Fresco e a -0,4% per l'Asiago Stagionato. «Se si considera il calo medio del3% dei consumi alimentari inItalia, va evidenziato come ancorauna volta l'Asiago DOP abbiasovraperformato il mercato di riferi-mento, e questo premia gli sforzifatti per il miglioramento continuodella qualità» ha affermato all'as-semblea il presidente RobertoGasparini.«Ma è soprattutto sui mercati esteri- ha aggiunto - he si giocherà lanostra partita futura: forti dell'in-cremento a doppia cifra dell'ultimotriennio, siamo consapevoli delfatto che solo un'adeguata diversifi-cazione geografica degli sbocchi dimercato, insieme ad un maggioreequilibrio tra domanda e offerta,potranno continuare a garantireun'adeguata remunerazione ainostri produttori e la stabilità sulfronte qualitativo, a tutto vantaggiodei consumatori. A questo proposi-to, risulta urgente dotarsi di unpiano di crescita programmata,sfruttando la possibilità che direcente è stata introdotta dalla nor-mativa comunitaria attraverso ilcosiddetto Pacchetto Latte. Dallacapacità del nostro Consorzio difare squadra e di fronteggiare ecces-si e sbalzi produttivi che rischianodi danneggiare tutta la filiera,dipenderanno le prospettive futuredell'Asiago DO».Nell'ambito dell'assemblea sono

stati quindi presentati gli ottimirisultati ottenuti nel 2012 nell'ex-port, dove, in un quadro sostanzial-mente positivo per le esportazioni

dei formaggi DOP, l'Asiago ha regi-strato il più alto tasso di crescita:+15,1%, contro una media di +7%per i formaggi italiani, portando ildato dell'ultimo triennio a un +39,7%. Un obiettivo che ha fattosegnare il massimo volume storicomai raggiunto dalle esportazioni,con circa 1.530 tonnellate vendute

oltre confine. Un'intensa azione dipromozione diretta e costante, oltrealla partecipazione alle principalifiere mondiali dell'agroalimentare,ha segnato un incremento recorddelle vendite negli Stati Uniti, ritor-nati ad essere primo mercato esteroper l'Asiago Dop, con 518 tonnel-late vendute e un +57% sul 2011.Importanti risultati sono stati otte-nuti anche in mercati culturalmen-te molto attenti e sensibili alla qua-lità del prodotto come la Svizzera(+5,9%) e la Francia (+27%);buone infine le performance dellevendite in Germania (+2,7%) ed inAustralia (+4,8%).

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ASIAGO DOP: SULLE TAVOLE DI 13 MILIONIDI FAMIGLIE ITALIANE (+ 18.7%)

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Nel 2012, dopo anni di con-tinua crescita, la produzio-ne di formaggio

Gorgonzola DOP subisce un lieverallentamento chiudendo l'annocon 4.156.966 forme prodotte (-0,89% rispetto al 2011). Tuttavia tale diminuzione è forte-mente correlata alla sospensionedell'attività, negli ultimi due mesidell'anno, di un caseificio di mediedimensioni. Ad ottobre 2012,infatti, la produzione faceva regi-strare ancora +0,33% (circa 11mila forme in più rispetto all'annoprecedente). Scorporando il dato tra le unichedue regioni italiane in cui vieneprodotto il gorgonzola che può fre-giarsi della prestigiosa DOP, ilPiemonte copre il 66,8 % dellaproduzione totale, mentre laLombardia si è attestata al 33,2%,un punto percentuale in menorispetto al 2011.

La tipologia dolce rappre-senta sempre il 91,5%della produzione e quellapiccante il restante 8,5%.Il formaggio gorgonzolaprodotto con latte prove-niente da agricoltura bio-logica rimane ancora unarealtà “marginale” passan-do da circa 36 mila forme,a circa 27 mila, poco piùdello 0,67% della produ-zione totale.Pur rimanendo invariato ilprezzo del prodotto sugliscaffali dei supermercati,crescono del 2,3% le fami-glie con consumano gor-gonzola DOP sul territo-

rio nazionale, con conseguenteaumento dei volumi (+3,6% rispet-to al 2011) e un inaspettato incre-mento degli acquisti al Sud. I mag-giori canali d'acquisto restanosupermercati e ipermercati, ma cre-scono i discount (+2,6% sul volu-me 2011) dove il prezzo medio divendita è inferiore di quasi 2 euroal kg rispetto ai supermercati e dioltre 3 euro rispetto ai negozi tradi-zionali. All'interno dei punti vendi-ta il prodotto al banco taglio è ilpiù venduto, ma cresce l'importan-za del take away (+21,3%). Nel 2012 le esportazioni nelmondo di gorgonzola DOP cresco-no del 4% (15.200 tonnellateesportate). All'Europa è destinato l'80% deltotale, per la maggior parte direttoin Francia e Germania, con buoneperformance anche del RegnoUnito (+1,7%) e dei Paesi dell'est.Per quanto riguarda il resto del

mondo, più che positive le esporta-zioni verso gli Stati Uniti(+15,6%), dove nel 2012 si sonoconsumate 462 tonnellate di gor-gonzola, e verso l'Asia in generale(+29%).Nel 2012 il Consorzio per la tuteladel formaggio gorgonzola ha effet-tuato, con casualità ed imparzialità,ben 424 campionature di formag-gio Gorgonzola DOP che quest'an-no hanno coperto, in particolare, il100% della distribuzione nelleregioni Lazio, Umbria ed Abruzzoe sono state più di 50 le segnalazio-ni di usurpazioni del marchio "Cg"(Consorzio Gorgonzola) o delladenominazione "Gorgonzola".Anche all'estero aumentano i casidi prodotti commercializzati comeprovenienti dall'Italia e contrasse-gnati dal marchio DOP che in real-tà d'italiano non hanno proprionulla. Tali prodotti sono il frutto di atti-vità che mirano a sfruttare il pregioche il formaggio Gorgonzola DOPoffre. Affinché l'azione legale vadaa buon fine è necessario però che ilmarchio consortile "cg" e l'indica-zione geografica "Gorgonzola"siano stati preventivamente regi-strati in quei paesi. Nel solo anno2012, il Consorzio ha depositatodomanda di registrazione dell'indi-cazione geografica "Gorgonzola" inCosta Rica, El Salvador,Guatemala, Honduras, India,Nicaragua e Panama e del marchiocollettivo CG in Svizzera e nelU.S.A. Il Consorzio ha, inoltre,depositato domanda di registrazio-ne del termine "Gorgonzola" qualemarchio di certificazione in Cina.

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PIEMONTESE, DOLCE, AMATO AL SUD CON BUONEPERFORMANCE ALL’ESTERO: É IL GORGONZOLA

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Partito dall'idea del suofondatore FabrizioFrezza,

Proseccococktail.com si ponel'obiettivo di diffondere nelmondo la cultura del proseccocome bevanda per creare imigliori drink miscelati. Il grande interesse per que-sta risorsa del NordEst, anche tra inavigatori diinternet di tuttoil mondo, hafatto "accenderela lampadina" alsuo creatore cheha deciso di darevita a questo sito.L'iniziativa appenanata ha già riscontratogrande interesse soprattutto tragli addetti ai lavori e tra le isti-tuzioni scolastiche. Le prime 14 videoricette che ilsito propone sono state infatticreate dagli studentidell'Istituto AlberghieroMassimo Alberini, coordinatidal docente Stefano Tronchin,in collaborazione con Allegra

Italia Vini e Cantine Girardiche per prime hanno capitol'importanza di proporre i pro-pri spumanti prosecco nelcampo del bere miscelato.Con il suo proseguimento l'ini-ziativa mirerà anche a coinvol-gere barman professionisti,

operatori di settore enormali appassio-

nati che inse-gneranno acreare imiglioricocktail conil prosecco.Il sito infi-

ne verrà tra-dotto in più

lingue perchè èproprio nel resto del

mondo che questa bevandaviene identificata come uningrediente molto importanteper la creazione di cocktail.Questo è stato notato anchedalle aziende partner che perprime hanno avvertito la neces-sità di informare il cliente perquanto riguarda l'uso specificodel prosecco nei cocktail.

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Nel 2008, nelle can-tine di una fami-glia di viticoltori

della Valle del Douro chestava terminando la propriaattività, la Taylor's scoprìdue botti molto vecchie, dalcontenuto assolutamentestraordinario: un Porto risa-lente alla metà del XIXsecolo, cioè all'epoca prece-dente la fillossera, in condi-zioni organolettiche ancoraperfette. Nel 2009 la Taylor's acqui-stò le due botti e decise diimbottigliarne il contenuto,e di venderlo ai collezionistidi tutto il mondo con ilnome di Scion permettendodi degustare oggi un fanta-stico Porto di oltre 150anni, ottenuto da vecchievigne portoghesi che ogginon esistono più. Fondata nel1692,

la Taylor's è un’aziendaancora oggi a conduzionefamiliare, proprietaria delleQuintas (tenute) più pre-giate della regione porto-ghese dell'Alto Douro;produce le sue uve e i suoivini di Porto con quellaaccuratezza e quella compe-tenza che la rendono asso-lutamente unica al mondo.Apprezzati dai conoscitoridi tutti i continenti, i suoiprodotti ottengono regolar-mente i maggiori riconosci-menti alle aste, nelle com-petizioni internazionali esulla stampa specializzata diogni Paese.Dal 2013 un numero limi-tatissimo di bottiglie diTaylor's Scion è finalmente

disponibile ancheper l'Italia attra-verso la FratelliRinaldiImportatori diBologna.

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86 Euposia Maggio-Giugno 2013

Dal 2004 Elio Miceli e Massimo Salvatoriproducono birre sempre più complesseed affascinanti che fanno - davvero - del

territorio uno dei loro punti di forzatesto di Antonio Diaz

CAPITALBEER

BIRRE ARTIGIANALI

<< In pochi anni ha saputo conqui-starsi l’apprezzamento di moltissimiappassionati di craft-beer in tutto ilmondo. Merito del serio lavoroimpostato dai due fondatori - ElioMiceli e Massimo Salvatori - nelloro locale sul lungomare di Ostia,nel loro brew-pub.E quindi Birradamare, uno dei duebrand che li contraddistingue, puòessere letto - banalmente - in duemodi: una birra da amare o birra damare, da bere quindi in un contestodi assoluto relax e piacevolezza.E proprio la piacevolezza è una dellecaratteristiche di queste birre, unagradevolezza che non è mai banale aconferma - appunto - del serio lavo-ro impostato. Ai due soci iniziali si èaggiunto successivamente il mastrobirraio rumeno Ioan Bratuleanu che

ha contribuito ad ampliare lagamma delle birre prodotte. Ah,l’altro brand è Birra Roma che, asua volta,con-

fermaun legame sempre più stretto colterritorio dove, ovviamente, perquest’ultimo non si intende laCapitale in senso stretto bensì la suacornice agricola circostante. E la sua

storia: a poca distanza dal nuovostabilimento che il ticket ostiense hadovuto costruire nel 2010 aFiumicino per rispondere alla cre-scente domanda si trovano i restidella Domus Cerevisiae, a OstiaAntica, il più antico brew pubconosciuto.E sempre per restare sul territorio -ma soprattutto per garantire la tota-le rintracciabilità nella filiera pro-duttiva - da quest’anno il maltod’orzo verrà ricavato dalle coltiva-zioni avviate nella campagna roma-na così come nella “La Zia Ale” siritrovano rosmarino e carciofo, pro-dotti tipici del litorale e della cucinalaziale o come il miele usato per ladoppio malto natalizia.I due brand si differenziano nellacomplessità dell’offerta: Birramare

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conta sedici etichette, comprese le“insolite” e le “stagionali” mentreBirra Roma si concentra su unaLager e su una Marzen essendodestinata alla ristorazione ed ai mer-cati internazionali.Euposia ha potuto degustare unavasta selezione delle etichette diBirradamare fra bionde, ambrate,scure più “La Zia Ale” che esalta perla sua freschezza e vivacità.

* * *Queste le nostre note di degustazio-ne.

* * *

WEISSEQuesta birra di frumento, appenauscita sul mercato, si presenta conuna bella consistenza di schiuma,dal classico colore biondo poco cari-co, con profumi immediati edintensi ed un palato, leggero, maassai gradevole.

PILSDovrebbe in qualche modo rappre-sentare un po’ l’entry-level del birri-ficio, ma stupisce per la pienezza deiprofumi e del palato. Piacevolmenteamarognola sul finale è di bella elunga persistenza, molto invitante,

lasciando un bellissimo ricordo alpalato.

ROSSA BOCKBirra a doppio malto, si presenta nelbicchiere con un bel colore ambrato,profumi caldi ed intensi. In bocca ècremosa con sentore di caramello,malto tostato, leggermente speziata.Anche questa fra della gradevolezzaun suo punto di forza.

BIRRA ROMAAMBRATA MARZENSchiuma compatta e consistente,colere bronzo dorato nel bicchiere,profumi di malto. Palato pieno,morbido, con un lungo finale persi-stente dove ritornano importanti lenote di tostatura.

KUASKAAMERICAN PALE ALEProdotta dalla collaborazione conLorenzo Dabove, il più noto espertoitaliano di birre. Luppoli americanie luppoli europei assieme. Notaalcolica importante che s’imponeimmediatamente al palato.Importante.

CASTAGNAClassica autunnale. Colore biondocarico. Al mosto vengono aggiunte

castagne essiccate a fuoco di legna.Profumi e sapori di castegne sonopresenti, ma non invadenti.Bell’equilibrio fra dolce ed amaro.Al palato è sontuosa, leggermentecremosa, di grande bevibilità e,ancora una volta, di assoluta piace-volezza.

NERASCHWARTZSchiuma importante in contrasto colcolore scuro, di inchiostro, dellabirra. Profumi caldi; saporti intensidi tostatura e di bruciato che viranosul caffè.

SHOCKSTRONG BELGIAN ALEBirra ambrata ad alta fermentazione.E’ quella dalla gradazione alcolicapiù importante - 9 gradi - ed è alpalato morbida e cremosa. Potentedi corpo, con lunga persistenza. Distruttura importante.

LA ZIA ALEALELaziale di nome e di fatto dato chela filiera produttiva sta tutta nellaregione. Beverina, di grande fre-schezza e vivacità al palato. Piacevolee ricca al tempo stesso con bellenote balsamiche sul lungo finale.>>

BIRRE ARTIGIANALI

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Accordo fra Birra Castellodi San Giorgio diNogaro (Udine) e il

Ministero dell'Ambiente perabbattere le emissioni di Co2 epromuovere progetti finalizzatiall'analisi e alla riduzione del-l'impronta di carbonio nel set-tore della produzione e delladistribuzione della birra. Nata nel 1997 rilevando ilcomplesso produttivo dal grup-po Moretti, oggi Birra Castellovanta una produzione di oltre1 milione di ettolitri e un fat-turato di 91 mln di euro.Primo step dell’accordo, l’aper-tura di un nuovo collegamen-to ferroviario per spedire men-silmente un convoglio dall'in-terporto di Cervignano finoalla stazione Bicocca di Cataniain Sicilia e a quella di BariLamasinata in Puglia, regionidove i “pionieri della birragreen” posizionano, complessi-vamente, circa il 16% dellaproduzione. Il trasporto sutreno ha consentito un rispar-mio in termini ambientalirispetto al trasporto su camion,con una riduzione delle emis-

sioni di anidride carbonica e diconsumo di energia primaria.Per ogni convoglio ferroviario -che corrisponde a circa 25autotreni (2mila circa l’anno)- si ottiene così un risparmio di21,8 tonnellate di CO2.Inoltre sarà definita una meto-dologia di calcolo della carbonfootprint, cioè l'impronta dicarbonio, relativa alla produ-zione e alla distribuzione diun prodotto simbolo dellaqualità di Birra Castello, ecioè la bottiglia Castello da33 cl. Si effettuerà l'analisi e la con-tabilizzazione delle emissionidi CO2 equivalenti prodottenel corso del ciclo di vita diquesto prodotto, con l'obiet-tivo di ridurle e successiva-mente neutralizzarle attraver-so i meccanismi del protocol-lo di Kyoto. L'azienda, inol-tre, definirà un sistema di car-bon management delle emis-sioni specifiche per il settoredella produzione di birra,mentre il Ministero fornirà aBirra Castello la propria colla-borazione istituzionale.

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Pilsner Urquell, haconfermato l'interesseper l'enogastronomia

di qualità e la cucina d'au-tore attraverso il rinnovo,sino a marzo 2014 dell'ac-cordo di partnership conuna delle associazioni piùprestigiose del settore, nonsolo nel Bel Paese, i JeunesRestaurateurs d'Europe - ilnetwork di giovani chef eproprietari di ristorantialfieri della ristorazioned'eccellenza e dell'altagastronomia. «Negli ultimi anni sonostati conseguiti grandi risul-tati - afferma Luca Beretta,di Pilsner Urquell Italia -grazie ad un lavoro attentoe meticoloso che sta portan-do i consumatori italiani a

riconoscere in questa birraceca uno status superiore,con una grande storia allespalle fatta di dedizione,cura, successi e prestigio. Ladistribuzione da noi è anco-ra molto selettiva e gli ope-ratori che trattano PilsnerUrquell sono innamoratidel marchio, sono i piùforti supporter ed i piùautentici ambasciatori delbrand. I JeunesRestaurateurs d'Europe inItalia incarnano perfetta-mente la figuradell'Ambassador e rappre-sentano al meglio quelloche è per noi il concetto diqualità, di eleganza emodernità pur mantenendoun solido legame con la tra-dizione. Ci siamo piaciuti e

ci siamo scelti ancorauna volta per portareavanti insieme questivalori». «È una collaborazionenata sotto il segno del-l'innovazione - haaffermato Andrea Sarri,presidente dei JeunesRestaurateursd'Europe, nella fotoqui a fianco - e Pilsnerrappresenta un partnerideale per dare conti-nuità al nostro percor-so gastronomico cheunisce la forza dellatradizione a unacostante attenzione allenovità e al mondo checambia».

Pilsner Urquell, la scelta deiJeunes Restaurateurs d'Europe

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LA BIRRA GREEN FRIULANA SCEGLIE IL TRASPORTOSU ROTAIA PER COMBATTERE LA CO2

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Inventata a Londra oggi è più di casa a Dublino ed ha permesso il rilancio

di molti microbirrifici. Che oggi fannosquadra in tanti pub di successo

testo di Antonio Diaz

OLTRELA GUINNESS

IRISH STOUT

<< Non soltanto Guinness. Se c'èqualcosa che ci immediatamentericordare l'Irlanda - oltre ai quadri-fogli, al rugby ed ai folletti daicapelli rossi - è la birra scura, diven-tata , grazie alla celebre marca diDublino, famosa e difusa in tutto ilmondo. Ma, appunto, non tuttopuò essere Guiness e quindi, piùcorrettamente bisogna parlare di"stout". Banale la domanda: perché è cosìscura? La risposta è molto più sem-plice di quanto sembri: la sua ricettaoriginaria prevede una maggioretostatura del malto ed è l'orzo tosta-to a dare quelle note di caffè tantotipiche ed immediate al primo sorsodi una pinta di stout.Un'altra delle sue peculiarità è la sua

consistenza cremosa. Questa birrascura contiene l'80% di azoto e il20% di anidride carbonica, a diffe-renza degli altri tipi di birra, chehanno preminente soltanto il secon-do componente. Il risultato è unbevanda poco gassata e con unaschiuma e un corpo denso.Sebbene la produzione della birrasull'Isola di Smeraldo sia iniziataben 5mila anni fa, soltanto alla finedel Settecento si iniziò la produzio-ne delle stout. E non fu nemmenol'Irlanda il luogo dove apparve perla prima volta: il primato - benchéla cosa non sia molto gradita dalleparti di Dublino… - appartiene aLondra, allora davvero capitale delmondo dove questa birra era desti-nata al consumo di scaricatori di

porto e facchini. Ed è da questotipo di birra, che costava moltopoco ed era di qualità inferiore aquelle bevute al giorno d'oggi, chederivò la Stout, così chiamata per-ché inizialmente le porter particolar-mente forti erano dette "ExtraPorter" o "Double Porter" o "StoutPorter", nome che in seguito fuabbreviato semplicemente con stout.Ad esempio la Guinness Extra Stoutfu chiamata così solo nel 1840,mentre prima era conosciuta comeExtra Superior Porter.La Porter fu prodotta per la primavolta in Irlanda nel 1776, come rea-zione all'aumentare delle importa-zioni di birra da Londra; fu intro-dotta da Arthur Guinness, che tut-tavia continuò a produrre ale fino al

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1799. In Irlanda e specialmente aDublino, è conosciuta come “PlainPorter” o semplicemente “Plain”.L'ultima Porter irlandese fu prodot-ta dalla Guinness nel 1974, ed è tut-tora prodotta dal microbirrificioPorterhouse Brewery di Dublino,proprio con il nome di “PlainPorter”.In molti sottolineano comeGuinness sia più un fenomeno dimarketing che di prodotto. E forsehanno ragione. Ma la verità è chetutti i birrifici irlandesi sanno che ilriconoscimento internazionale delleloro birre si deve essenzialmente adArthur Guinness, che ha iniziato asvilupparsi nel 1759 con un contrat-to d'affitto “unico”: 45 sterlineall'anno per ben 9mila anni di dura-ta. L'uomo - evidentemente - eradavvero sicuro di sé. E le cifre attua-li gli danno ragione: ogni giornovengono bevuti 10 milioni di bic-chieri di Guinness in 55 paesi delmondo.In ogni caso, per chi ama le stout“pure”, ci sono molti microbirrificiartigianali in Irlanda .O'Haras, che si trova a Carlow, una

contea a sud di Dublino, è uno diloro. Il suo proprietario, James O'Hara,sottolinea come il suo processo pro-duttivo preveda una più attenta pre-parazione rispetto a quella che avvie-ne negli stabilimenti industriali. Equesta è la ragione, assicura, deisapori unici e speciali delle sue birrescure - “Irish Stout” e “LeannFollain” - e dei diversi premi inter-nazionali che entrambe hanno por-tato a casa.La Porterhouse inizio l'attività nel1996, con la stessa intenzione: pro-durre birre con personalità. Oggiimpiega 12 persone nella produzio-ne e promozione del loro varie eti-chette, e dispone di sei diversi pubdove venderle, assieme ad altre birreda tutto il mondo: tre a Dublino,uno a Bray, a Londra e New York.Le etichette più vendute? La Plain Porter e l'Oyster Stout, lacui dolcezza deriva direttamentedalle ostriche sgusciate nel tank difermentazione.L'idea di The Porterhouse di lancia-re i propri bar si è rivelata un suc-cesso, visto che degli 86 litri di birra

pro capite bevuti in Irlanda soltantoil 33% è consumato in casa. Il pub è in fondo il posto preferitodagli isolani (e dai molti turisti estudenti provenienti da tutto ilmondo) per gustare una stout!Si tratta di otto pub di Dublino spe-cializzati in birra, dove si possonogustare un'infinità di marchi irlan-desi e internazionali: La diffusione dei microbirrifici

negli ultimi venti anni ha contribui-to alla rinascita di questo stile birra-rio, che è sempre più apprezzato edisponibile in molte varietà, in ogniparte del mondo. Ad esempio, le esportazioni diPorter dalla Gran Bretagna ai paesibaltici ispirò i mastri birrai di quelleregioni. Così oggi tutti i Paesi che siaffacciano sul mar Baltico(Finlandia, Estonia, Lettonia,Lituania, Polonia e Russia) conti-nuano a produrre Porter, anzi una“Baltic porter” dal contenuto alcoli-co più importante delle cugineinglesi ed irlandesi. Ed analogamente lo stesso accadenelle province marittime delCanada. >>

IRISH STOUT

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Euposia Maggio-Giugno 2013 93

THE PORTERHOUSE TEMPLE BAR16-18 Parliament StreetTel. 00353 16798847

THE PORTERHOUSE CENTRAL45-47 Nassau StreetTel. 00353 16774180

AGAINST THE GRAIN11 Wexford StreetTel. 00353 14705100

BULL AND CASTLE5-7 Lord Edward St.Tel. 00353 14751122

BLACKSHEEP61 Capel StreetTel. 00353 18730013

THE BREWDOCK1 Amiens streetTel. 00353 18881842

MULLIGANS GROCERS18 StoneybatterTel. 00353 16709889

MERCHANTS ARCHAston Quay Temple BarTel. 00353 16074010

GLI OTTO PUB DI DUBLINO DEDICATI AI MICROBIRRIFICI

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Dennis Malcolm, MastroDistillatore ed esperto delsettore, festeggia il suo 50°

anniversario con il brand icona deisingle malt, Glen Grant.Questo traguardo riflette la passionedi Dennis, l'impegno di una vita e ilsuo eccezionale contributo all'indu-stria del whisky scozzese. Nato suiterreni della distilleria nel 1946,Dennis ha iniziato la sua carrieracome bottaio apprendista all'età di15 anni. Dopo aver sviluppato nelcorso degli anni una passione per iSingle Malt diventando DistilleryManager e Ambasciatore di una seriedi famosi distillati. Nel 2006Dennis, dopo aver raccolto un enor-me patrimonio di esperienza e com-petenza, torna a occuparsi di GlenGrant, proprio nel momento in cui ilGruppo Campari ne diventa proprie-tario, per realizzare il suo sogno didiventarne il Mastro Distillatore.Dennis - che è anche giudice di pacee convener della sua Chiesa locale aRothes, nello Speyside - ha svilup-pato la linea di prodotti con cinque,delicate, fruttate e morbide espressio-ni: 5 year old, 10 year old; 16 yearold; 1992 Cellar Reserve e il 170thAnniversary Limited Edition.Inoltre, ha anche supervisionato losviluppo di un unico single maltinvecchiato 15 anni disponibile inedizione limitata solo per i visitatoridella distilleria.«La sua continua passione e la sualeadership sono parte integrante delbrand ed assicurano che Glen Grantrimanga fedele alla sua tradizione»sottolinea Andrea Conzonato, ChiefMarketing Officer di Campari.

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N e w s

50.mo anniversario per Dennis Malcom

alla Glen Grant

Grande successo per "Spirit ofScotland - Rome WhiskyFestival" che si è svolto agliinizi di marzo a Roma, nellasuggestiva cornicedell'Aranciera di San Sisto.Lo confermano i dati della ras-segna: 2450 visitatori, con unincremento del 48% rispetto al2012; 8300 degustazioniofferte; - 1000 le etichette indegustazione; - oltre 60 i gior-nalisti accreditati; 4 whiskytrail per neofiti; - 3 laboratorisigaro/whisky; - 7 masterclass;

oltre 100 le aziende rappresen-tate tra importatori, distributo-ri e selezionatori.Grandi i nomi degli espertipresenti: Silvano Samaroli,Nadi Fiori e GiorgioD'Ambrosio cui si sono affian-cati sette tra giornalisti edesperti del settore che hannofatto da giurati al premio"Whisky & Lode" che ha asse-gnato il titolo "DoctorWhisky" a The Glenlivet25YO, distribuito in Italia daPernod Ricard.

Spirit of Scotland-Rome Whisky Festivalfa il pieno di appassionati nella Città eterna

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LUGLIO-AGOSTO 2013

- Tutte le AnteprimeToscane- Bisol, il Metodo classico- Malbec, il tasting- Schola Sarmenti- Freixenet, Juvé i Camps,Gramona: tre stili di Cava

- Parigi, viaggio fra i microbirrifici

- Puglia: Birranova e B94, inuovi mastri birrai

E tanti altri approfondimenti sul numero di

Direttore responsabile: Beppe Giuliano

([email protected])telefono +39 045 591342

Caporedattore:Nicoletta Fattori

([email protected])telefono +39 045 591342

Redazione e DegustazioniVia G. Prati 18 - 37124 Verona

tel. fax. 045.591342 [email protected]

Hanno collaborato a questo numero.Enzo Russo (Enogastronomia)

Carlo Rossi, Irene de Gasparis, ElenaBenedetti, Raffaele Bertolini, Giorgio

Montanari, Giulio Bendfeldt Euposia pubblica in esclusiva

gli articoli de

Impaginazione: ConTesto editore [email protected]

Si ringrazia per il materiale fotograficoCristina Fattori, Premiata Salumeria

Italiana, Copenhagen: Thomas Ibsen,Ditte Isager, Peter Brinch, RasmusFlidt Petersen, Morten Jerichau e

Christian Alsing - Sicilia: Anna Pakula,A. Ruini, Scafidi - Archivio PalazzoRoccabruna, Archivio Villa - Giulio

Bendfeldt

Copertina: Archivio Castelli del Grevepesa

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Per informazioni: tel. 045.591342Editore: Contesto Editore ScarlVia Frattini, 3 - 37121 Verona

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n. 1597 del 14/05/2004

e u p o s i a NEL PROSSIMO NUMERO

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