Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    Esercizi di Fondamenti di Automatica

    Bruno Picasso

    Riferimento bibliografico

    In questi esercizi useremo la scrittura “ [FdA] ” per riferirci al libro di testo adottato nel corso, ossia:

    P. Bolzern, R. Scattolini e N. Schiavoni, “Fondamenti di controlli automatici” –  4a edizione – McGraw-Hill.

    1 Prerequisiti

    1.1 Equazioni differenziali

    Esercizio 1  Si consideri il seguente problema di Cauchy: ẋ(t) =   32x(t)

    x(0) = 2.(1)

    1. Si dica quale delle seguenti funzioni è la soluzione del problema   (1):

    (a)   x(t) =   32t+ 32

    (b)   x(t) =√ 

    3t + 4

    (c)   x(t) =√ 

    3t + 1.

    2. Per la soluzione  x(t)  al problema   (1), calcolare  ẋ(0).

    3. Si dica se esiste una condizione iniziale   x(0) =  x0 ∈  R   tale che il corrispondente problema di Cauchy   (1)  abbia per soluzione una funzione costante  x(t) ≡ x0

    cioè,  x(t) = x0 ∀ t ≥ 0

    .

    1.2 Algebra lineare

    Esercizio 2

    1. Siano  M  ∈ Rh×k,  N ,  P  ∈ Ri×j e  Q  matrici tali che vale la seguente uguaglianza:

    MN P  = Q.

    Si dica qual è la dimensione delle matrici  N   e  Q.

    2. Siano  U  ∈ Rm×n,  V   e  Z   matrici tali che vale la seguente uguaglianza:

    U V   = Z.

    Sapendo che  Z   ha  h  colonne, si dica qual è la dimensione delle matrici  V   e  Z .

    1

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    3. Si considerino i seguenti prodotti fra le matrici precedentemente introdotte:

    ı)   QZ ıı)   ZQ

    ııı)   QQ⊤Z ⊤   (dove  M ⊤   indica la   trasposta  della matrice  M ).

    Si dica in quali casi c’è compatibilità fra le dimensioni delle matrici (ossia, il prodotto indicato

    ha senso) e, nei casi in cui è possibile eseguire il prodotto, indicare le dimensioni della matrice 

    risultante.

    Esercizio 3  Si considerino le seguenti matrici:

    A1  =

      1 1

    0   −2

    , A2  =

      1 2

    1 2

    , A3  =

      3 0

    0 3

    , A4 =

      1   −41   −3

    , A5  =

      1 5

    −2 3

    .

    1. Calcolare la traccia, il determinante, il polinomio caratteristico e gli autovalori di ognuna delle 

    matrici date.

    2. Si dica quali delle matrici date sono invertibili e, di quel le invertibili, si calcoli la matrice inversa.

    3. Si dica quali delle matrici  Ai,  i  = 1, . . . , 4, sono diagonalizzabili. Effettuare poi la diagonalizza-

    zione di ognuna delle matrici  Ai  diagonalizzabili (ossia, calcolare una matrice  T i   invertibile ed 

    una matrice  Di  diagonale tali che  T −1i   AiT i =  Di).

    4. Calcolare due matrici  T 5 ∈ C2×2 e  D5 ∈ C2×2,  D5  matrice diagonale, tali che  T −15   A5T 5  =  D5.

    Esercizio 4   Sia data la matrice 

    M  = 0 1 00 0 1−18   −3   −6

    e sia  s ∈ C un parametro.

    1. Calcolare il polinomio caratteristico di  M .

    2. Calcolare  (sI  − M )−1.

    1.3 Numeri  Complessi

    Esercizio 5  Si considerino i seguenti numeri  Complessi:

    z1  = √ 3 + j z2 = 3 j z3  = −1 − 3 j z4  = −4z5  = 2

    √ 2ejπ/4 z6 = 2e−jπ/2 z7  = 3ej·0 z8  =  ej2π/3.

    1. Rappresentare  zi,  i  = 1, . . . , 8, sul piano  Complesso (disegnare un solo piano  Complesso su cui 

    rappresentare tutti i numeri dati).

    2. Determinare   z9   = z̄1,   z10   = z̄2,   z11   = z̄4   e rappresentarli sul medesimo piano   Complesso

    impiegato per il punto precedente.

    3. Calcolare:   z1+z3, z1+z4−z3, z1 ·z3, z12  = 2·z1, z13  = −z1, z1 ·z̄1, z3/z1  e  z3/z2. Rappresentare inoltre i numeri  z12  e  z13   sul piano  Complesso impiegato nei punti precedenti.

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    4. Scrivere l’espressione di  z14  = z̄5  e rappresentare anch’esso sul piano  Complesso. Calcolare poi 

    z5·

    z6  e  z5/z6.

    5. Scrivere i numeri  Complessi  zi,   i = 1, . . . , 4, in forma polare.

    6. Scrivere i numeri  Complessi  zi,   i = 5, . . . , 8, in forma cartesiana.

    7. Calcolare  z1 + z5  e   z1·z̄3·z8

    z̄5.

    2 Esercizi sui sistemi dinamici a tempo continuo

    Esercizio 6  Si considerino i seguenti sistemi dinamici:

    S 1  :

    ẋ1(t) =

    −x1(t) + 2x3(t)

    ẋ2(t) = x1(t) + x2(t) + x3(t) − u(t)ẋ3(t) = −2x1(t) + x3(t) + 2u(t)y(t) = −x2(t) + 4x3(t)

    S 2  :

    ẋ1(t) =  x22(t) + u(t)

    ẋ2(t) = 0ẋ3(t) =  x1(t) + x2(t) − x3(t) + 2u(t)y1(t) =  x1(t)

    y2(t) =  x2(t) + u(t)

    S 3  :

     ẋ(t) = −5x(t)y(t) =

     x(t)

    S 4  :

    ẋ1(t) = 2x2(t) + u1(t)

    ẋ2(t) = −x1(t) + 3x2(t)y(t) =  x1(t) + u2(t)

    1. Classificare ognuno dei sistemi dati specificandone l’ordine e compilando la seguente tabella (alle 

    domande  3.   e  4.  si risponda solo se il sistema non è autonomo):

    1.   Il sistema è lineare?    ✷  S ̀I    ✷  NO 

    2.  Il sistema è autonomo?    ✷  S ̀I    ✷  NO 

    3.  Il sistema è strettamente proprio?    ✷  S ̀I    ✷  NO 

    4.   Il sistema è SISO?    ✷  S ̀I    ✷  NO 

    (2)

    2. Fra i sistemi dati, si considerino adesso quelli lineari: si specifichino le matrici  A,  B,  C   e  D.

    Esercizio 7  Si consideri un veicolo elettrico rappresentato per mezzo del seguente modello che de-

    scrive come la sua velocità  v  e lo stato di carica  ξ  della batteria variano nel tempo e sono influenzati 

    dall’angolo di apertura  ϑ  della manopola dell’acceleratore:

     ξ̇ (t) =  φ1ξ (t), v(t)v̇(t) =  φ2

    v(t), ϑ(t)

    ,

    dove si suppone che le funzioni  φ1   e  φ2   siano note. Si vuole impiegare tale modello per lo studio di 

    come l’uso della manopola influenzi lo stato di carica della batteria.

    1. Scrivere una rappresentazione in forma di stato per il modello del sistema considerato (dunque,

    in particolare, si specifichino le variabili di stato  x, le variabili d’ingresso  u  e di uscita  y).

    2. Classificare il sistema specificandone l’ordine e compilando la Tabella   (2).

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    Si supponga che  x(0) = 1  e  u(t) = sca(t).

    1. Calcolare il movimento dello stato e dell’uscita.

    2. Calcolare i movimenti libero e forzato dello stato e dell’uscita corrispondenti, rispettivamente,

    a   x(0) = 1   e a   u(t) = sca(t). Quindi verificare che non è vero che la loro somma fornisce 

    il movimento complessivo dello stato e dell’uscita (e dunque, per tale sistema, non è valido il 

    principio di sovrapposizione degli effetti).

    3. Analizzare le proprietà di stabilità del movimento dello stato calcolato al punto 1 (specificare,

    cioè, se si tratta di un movimento asintoticamente stabile, semplicemente stabile o instabile).

    Esercizio 12  Sia dato il sistema lineare 

     ẋ(t) =  Ax(t), x ∈ Rnx(0) = x

    0.

    1. Verificare che se  x0   è tale che  Ax0  =  λx0,  λ ∈ R  (ossia,  x0   è un autovettore per la matrice  Arelativo all’autovalore  λ), allora il corrispondente movimento dello stato del sistema è dato da 

    x(t) = eλtx0.

    2. Calcolare il movimento dello stato per il seguente sistema:

    ẋ(t) =

      2 2

    −2   −3

    x(t)

    x(0) =  −2

    1 .

    e rappresentare la corrispondente traiettoria nello spazio di stato.

    Esercizio 13  Si consideri il sistema dinamico

    ẋ(t) =  ax(t) + bu(t), x ∈ R, u ∈ R.   (3)

    1. Calcolare il movimento forzato dello stato corrispondente al segnale d’ingresso

    u(t) =

      ū   per  0 ≤ t <  t̄0   per   t ≥ t̄.   (4)

    2. L’andamento nel tempo del numero σ  di impiegati in una grossa azienda in funzione del tassoǫ  di assunzioni è modellizzato dalla seguente equazione differenziale:

    σ̇(t) = −ρσ(t) + λǫ(t), ρ > 0, λ >  0.

    Supponendo che  σ(0) = σ0  e 

    ǫ(t) =

      ǭ   per  0 ≤ t <  100   per  t ≥ 10,

    calcolare  σ(t)  per   t ≥ 0.3. Con riferimento al serbatoio rappresentato in Figura 1, l’andamento nel tempo del livello  h  di 

    liquido all’interno di esso in funzione della portata d’ingresso   p   è modellizzato attraverso la 

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    Figura 1: Il sistema serbatoio considerato nell’Esercizio 13.3.

    seguente equazione differenziale:

    ḣ(t) = −αh(t) + βp(t), α > 0, β > 0.

    Supponendo che  h(0) = h0   e 

     p(t) =

      ¯ p   per  0 ≤ t <  20   per  t ≥ 2,

    calcolare  h(t)  per   t ≥ 0.4. Per valori non troppo elevati della velocità   v, la dinamica del moto di un grave di massa   m

    in un mezzo viscoso sotto l’effetto di una forza  F  parallela alla direzione del moto può essere 

    descritta dalla seguente equazione differenziale:

    v̇(t) = − γ m

    v(t) +  1

    mF (t),

    dove  γ > 0   è il coefficiente di attrito. Supponendo che  v(0) = v0  e 

    F (t) =

     F̄    per  0 ≤ t <  30   per   t ≥ 3,

    calcolare  v(t)  per   t ≥ 0.5. Si consideri nuovamente il movimento forzato dello stato calcolato in 1 e si considerino i par-

    ticolari segnali d’ingresso   (4)   in cui  ū = 1/t̄. Si noti che, al variare di   t̄ > 0, è cosı̀ definito un 

    insieme infinito di segnali d’ingresso.

    •  Si disegni il grafico di  u(t)  nei tre casi in cui   t̄ = 2,   t̄ = 1  e   t̄ = 1/2.

    •  Si scriva l’espressione del movimento forzato dello stato corrispondente al generico segnale d’ingresso nell’insieme considerato. Si indichi tale movimento con  xF, t̄(t) (dove la presenza dell’indice   t̄   richiama il valore del parametro   t̄  che individua il segnale d’ingresso che ha 

    generato tale movimento forzato) e, nel caso in cui  a <  0, si tracci un grafico qualitativo

    della funzione  xF, t̄(t).

    •   Per ogni fissato  t > 0, si calcoli il seguente limite 1:

    limt̄→0+

    xF, t̄(t)

    1Questa domanda sottintende difficoltà significativamente superiori a quelle che ci si aspetta che gli studenti delcorso siano in grado di affrontare. Vale comunque la pena di provare a rispondere in quanto è più difficile comprenderela domanda ed il suo significato “fisico” che non risolverla.

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    1. Classificare il sistema specificandone l’ordine e compilando la tabella   (2).

    2. Posto m  = 100 Kg  e supponendo che  v(0) >  0, calcolare  limt→+∞ v(t). Determinare poi i valori di  γ  che garantiscono che tale limite sia maggiore di 330 m/s (cioè, circa la velocità del suono).

    Esercizio 19  Si consideri il seguente sistema dinamico: ẋ(t) = x3(t) − x(t)u(t)y(t) = sin

    x(t)

    + u2(t).

    1. Determinare gli stati e le uscite di equilibrio corrispondenti all’ingresso costante   u(t)  ≡   1.Scivere l’espressione del sistema linearizzato attorno a tali equilibri.

    2. Valutare le proprietà di stabilità degli equilibri determinati.

    Esercizio 20  Sia dato un sistema descritto dalla seguente equazione differenziale:

    θ̈(t) +  θ̇(t)sin

    θ(t) − θ2(t) + θ(t)u(t) = 0.

    1. Supponendo che   θ   sia la variabile di uscita, si dia una rappresentazione in forma di stato del 

    sistema dato.

    2. Calcolare i valori di equilibrio dell’uscita in corrispondenza dell’ingresso costante  u(t) ≡ −4  e si analizzi la stabilità dei corrispondenti stati di equilibrio.

    Esercizio 21  Si consideri il seguente sistema dinamico:

    ẋ1(t) =

    −x1(t) x2(t) + 8u1(t)ẋ2(t) = −x2(t)u21(t) + 2x1(t) + u2(t)

    y(t) = x1(t) + x2(t).

    (5)

    1. Classificare il sistema specificandone l’ordine e compilando la tabella   (2).

    2. Determinare gli stati e le uscite di equilibrio corrispondenti a  u(t) ≡  ū =

      2

    0

    .

    3. Scrivere l’espressione del sistema linearizzato attorno alla coppia di equilibrio (x̄, ū) determinata 

    e valutarne le proprietà di stabilità. Si dica poi se la seguente affermazione è vera o falsa: “ in

    presenza del segnale d’ingresso   u(t) ≡   ū, qualunque sia la condizione iniziale   x(0) ∈   R2, ilcorrispondente movimento dello stato  x(t) per il sistema (5) è tale che limt

    →+

    ∞x(t) = x̄”.

    Esercizio 22  Un braccio robotico elementare di lunghezza  l  e massa  m  può essere modellizzato come 

    un pendolo (vedi Esercizio 8, useremo qui la stessa notazione). Supponiamo che la posizione di tale 

    braccio robotico possa essere controllata mediante l’applicazione di una coppia  u. Il sistema dinamico

    che descrive la dinamica di tale braccio robotico è dunque dato da:ẋ1(t) =  x2(t)

    ẋ2(t) = −   kml2 x2(t) −   gl  sin

    x1(t)

    +   1ml2 u(t)

    y(t) =  x1(t),

    dove  k > 0   è il coefficiente di attrito.

    8

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    1. Determinare un valore di coppia  ū   che permetta di mantenere il braccio robotico in equilibrio

    alla posizione  x̄1  =  π

    4

    .

    2. Verificare che, in presenza della coppia costante determinata al punto precedente, il braccio robo-

    tico tende a riportarsi nella sua posizione di equilibrio anche nel caso in cui piccole perturbazioni 

    transitorie dovessero eventualmente spostare il braccio dalla sua posizione di equilibrio.

    Esercizio 23  Si consideri nuovamente il serbatoio rappresentato in Figura 1 e si supponga che esso

    sia cilindrico con sezione di area  σ. Se il moto del liquido che fuoriesce dal serbatoio è turbolento,

    l’equazione differenziale che descrive la dinamica del livello   h   di liquido presente nel serbatoio in 

     funzione della portata d’ingresso  p  è data da:

    ḣ(t) = −α 

    h(t) + βp(t), α >  0, β  =  1

    σ  > 0.

    Siamo interessati a studiare l’andamento nel tempo del volume di liquido presente nel serbatoio.

    1. Scrivere un modello in forma di stato per tale sistema.

    Si supponga da ora in avanti che  α = 5/12,  β  = 1/2  (ossia,  σ = 2).

    2. Determinare il valore  ū  della portata  p   tale che la corrispondente uscita di equilibrio sia  ȳ = 8.

    3. Scrivere le equazioni del sistema linearizzato attorno a tale equilibrio e si valutino le proprietà 

    di stabilità dell’equilibrio.

    4. Si supponga che  h(0) = 4  e che  p(t) =

    ū +   110

    sca(t): impiegare il modello linearizzato trovato

    nel punto precedente per determinare   limt→+∞ h(t). Calcolare poi   limt→+∞ h(t)  impiegando il modello non lineare. Perché i due risultati sono differenti? Quale dei due risultati è da ritenersi 

    più attendibile? 

    Esercizio 24  Si consideri il sistema lineare che appare nella soluzione dell’Esercizio 17.

    1. Calcolare il movimento dello stato a partire dalla condizione iniziale 

    x(0) =

      1

    −2

    ed in corrispondenza del segnale d’ingresso  u(t) =  e−2tsca(t).

    2. Calcolare la funzione (matrice) di trasferimento del sistema.

    3. Calcolare il movimento dell’uscita a partire dalla stessa condizione iniziale del punto 1 ed in 

    corrispondenza del segnale d’ingresso  u(t) = sca(t).

    Esercizio 25  Si risolva nuovamente l’Esercizio 13.1 impiegando i metodi basati sulla trasformata di 

    Laplace ed osservando che il segnale d’ingresso specificato nell’equazione   (4) può essere riscritto nella seguente forma 

    u(t) = ū sca(t) − ū sca(t − t̄).

    Esercizio 26  Si consideri il seguente sistema dinamico: ẋ1(t) =  x1(t)

    x2(t) + 1

    + x2(t)

    ẋ2(t) = −x1(t) + x22(t) − x2(t).

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    1. Determinare gli stati di equilibrio del sistema e l’espressione del sistema linearizzato attorno a 

    tali equilibri.

    2. Sia  ẋ(t) =  Ax(t)   il sistema linearizzato determinato in 1: calcolare la matrice  eAt e valutare le 

    proprietà di stabilità del sistema. Dire se da tale analisi è possibile trarre conclusioni circa le 

    proprietà di stabilità del corrispondente equilibrio del sistema nonlineare.

    3. Impiegando il modello linearizzato, calcolare il movimento dello stato e rappresentarne la cor-

    rispondente traiettoria nello spazio di stato nei due casi corrispondenti alle seguenti condizioni 

    iniziali:

    ı)   x′(0) =

      2

    −2

    ;

    ıı)   x′′(0) =   1

    0 .Esercizio 27

    1. Scrivere un esempio numerico di sistema lineare di ordine più piccolo possibile in modo tale che 

    tutti i seguenti requisiti siano soddisfatti: il sistema sia SISO, in corrispondenza dell’ingresso

    costante   u(t) ≡   0   esso ammetta infiniti stati di equilibrio, tutti i movimenti dello stato del sistema siano instabili e la sua funzione di trasferimento sia strettamente propria.

    2. Si calcoli la funzione di trasferimento del sistema prescelto e se ne specifichi l’ordine, i poli, gli 

    zeri e il grado relativo. Si dica inoltre se il sistema prescelto ha “parti nascoste”.

    3. Per il sistema prescelto, si fissi poi una condizione iniziale  x(0)  e si scriva il codice Matlab che 

    permette di tracciare il grafico del movimento libero della prima componente dello stato a partire da tale condizione iniziale.

    Esercizio 28  Calcolare il movimento dello stato per il seguente sistema dinamico:ẋ(t) =

      3   −12 1

    x(t)

    x(0) =

      1

    −1

    .

    Esercizio 29  Si consideri il seguente sistema lineare:

    ẋ(t) =  Ax(t) + B1u(t) + B2w(t), x ∈Rn

    , u ∈Rm

    , w ∈Rq

    ,

    dove  A   è una matrice i cui autovalori  λ  sono tali che  ℜe(λ) <  0. Sia  x̃,

    x̃   :   R+ →   Rnt   →   x̃(t),

    il movimento dello stato determinato da una data condizione iniziale   x(0) = x̃0, da un dato segnale 

    d’ingresso  ũ,ũ   :   R+ →   Rm

    t   →   ũ(t),

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    e dal disturbo  w(t) ≡ 0.Sia   x∗   il movimento perturbato determinato dalla stessa condizione iniziale   x(0) = x̃0, dallo stessosegnale d’ingresso  ũ  e da un segnale di disturbo  w   tale che, ∀ t ≥ T ,  w(t) = 0.Mostrare che 

    limt→+∞

    x∗(t) − x̃(t) = 0.

    Esercizio 30  Si supponga che le seguenti funzioni di trasferimento  Gi(s) abbiano lo stesso ordine del 

    sistema lineare  Σi  che esse rappresentano:

    G1(s) =  2

    s − 3 ;   G2(s) = 1

    s;   G3(s) =

     s − 1s + 1

    ;

    G4(s) =  s + 2

    s2 − 2s − 3 ;   G5(s) =  −1

    (s − 1)(s + 2)2 ;   G6(s) =  s − 2

    s3 + 7s2 +   734 s + 25;

    G7(s) =  s + 1

    s2   ;   G8(s) =

      s

    (s2 + 4)(s2 + s + 1) .

    1. Per ognuno dei sistemi   Σi, si dica se esso sia asintoticamente stabile, semplicemente stabile 

    oppure instabile.

    2. Scrivere l’espressione dei modi naturali associati ai sistemi  Σi   (per il sistema  Σ6, si usi l’infor-

    mazione aggiuntiva che esso ammette il modo naturale  φ1(t) =  e−4t,  t ≥ 0).3. Per i sistemi che risultano essere asintoticamente stabili, si calcoli il tempo T a  di assestamento

    a 0 del movimento libero dello stato.

    4. Nei casi  G1(s),  G2(s),  G3(s), scrivere un sistema lineare  Σi   in forma di stato la cui funzione 

    di trasferimento sia  Gi(s).

    Esercizio 31   Sia 

    g(t) =

    e−2t + te−t

    sca(t) + δ (t)

    la risposta all’impulso di un sistema lineare e sia  Σ(A ,B,C,D) una sua rappresentazione in forma di 

    stato.

    1. Si dica se si tratta di un sistema SISO oppure MIMO e se il sistema è proprio o strettamente 

    proprio. Determinare la matrice  D.

    Si supponga d’ora in avanti che il sistema  Σ(A ,B,C,D)   sia di ordine minimo compatibilmente con 

    l’avere la risposta all’impulso specificata.

    2. Elencare tutti i modi naturali del sistema, analizzare la stabilità di  Σ(A ,B,C,D), dire qual è la dimensione della matrice  A  e scriverne il polinomio caratteristico.

    3. Calcolare la funzione di trasferimento del sistema.

    4. Calcolare l’uscita forzata   yF (t)   in corrispondenza di ognuno dei seguenti quattro segnali di 

    ingresso:

    ı)   u1(t) = sca(t);

    ıı)   u2(t) =  e−3tsca(t);

    ııı)   u3(t) = sca(t) − e−3tsca(t);ıv)   u4(t) = −sca(t − 1) + 2e−3(t−2)sca(t − 2).

    11

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    12/153

    0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4−0.2

    −0.1

    0

    0.1

    0.2

    0.3

    t

        y    F

          (     t      )

    (a)

    0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 40

    1

    2

    3

    t

        y    F

          (     t      )

    (b)

    0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 200

    0.1

    0.2

    0.3

    0.4

    t

        y    F

          (     t      )

    (c)

    0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 40

    0.1

    0.2

    0.3

    0.4

    t

        y    F

          (     t      )

    (d)

    0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4−2

    −1

    0

    1

    2

    3

    t

        y    F

          (     t      )

    (e)

    0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 40

    1

    2

    3

    4

    t

        y    F      (     t      )

    (f)

    0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 200

    1

    2

    3

    4

    t

        y    F

          (     t      )

    (g)

    0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 40

    0.1

    0.2

    0.3

    t

        y    F

          (     t      )

    (h)

    Figura 2: Con riferimento all’Esercizio 32.3, grafici ipotetici della risposta allo scalino.

    12

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    13/153

    Esercizio 32 (Variazione dell’Esercizio 2 del compito del 7-9-2012)   Sia dato il seguente si-

    stema dinamico:   ẋ1(t) = 2x1(t) − 4x2(t) + u(t)ẋ2(t) = 7x1(t) − 9x2(t) + 2u(t)y(t) = 2x1(t).

    1. Calcolare la funzione di trasferimento del sistema e dire se il sistema è asintoticamente stabile,

    semplicemente stabile oppure instabile.

    2. Calcolare   limt→+∞ y(t)  in corrispondenza dei seguenti segnali d’ingresso:

    •   u1(t) = 5 sca(t);•   u2(t) =  δ (t);

    •   u3(t) = 5 sca(t − 1);•   u4(t) = 2u1(t) + u2(t) − u3(t).

    3. Sia  yF (t)  la risposta allo scalino del sistema 

    ossia, l’uscita forzata corrispondente all’ingresso

    u(t) = sca(t)

    . Calcolare  limt→0+ yF (t), limt→0+  ẏF (t) e dire quale tra quelli riportati in Figura 2 è il grafico corretto di  yF (t).

    4. Sia  g(t)  la risposta all’impulso del sistema: determinare   limt→0+ g(t)  e   limt→+∞ g(t). Inoltre,sfruttando opportunamente la conoscenza del grafico della risposta allo scalino determinata al 

    punto precedente, si tracci un grafico qualitativo dell’andamento di  g(t).

    Esercizio 33  Sia dato il sistema lineare 

    ẋ1(t) = 2x1(t) + u(t)

    ẋ2(t) = −x1(t) − x2(t) − 2u(t)y(t) =  x1(t) − 2x2(t).

    (6)

    (7)

    1. Calcolare la funzione di trasferimento T yu(s)  del sistema e specificarne i valori dei poli e degli 

    zeri; calcolare il guadagno statico del sistema.

    2. Considerare il sistema come l’interconnessione di due sottosistemi, il primo di equazione   (6)

    (con variabile di uscita  y1  = x1), il secondo di equazione   (7)   (con variabile di uscita  y2  = x2).

    Rappresentare i due sottosistemi mediante uno schema a blocchi, quindi rappresentare il sistema 

    complessivo mediante lo schema a blocchi ottenuto interconnettendo i due schemi relativi ai 

    sottosistemi. Infine, impiegare tale schema per il calcolo della funzione di trasferimento  T yu(s).

    3. Calcolare l’uscita forzata del sistema nei seguenti casi e tracciarne un grafico qualitativo che ne 

    evidenzi l’andamento per  t → +∞  e per  t → 0+:•   u1(t) =  δ (t);•   u2(t) =  etsca(t);•   u3(t) =  u1(t) − u2(t).

    4. Analizzare le proprietà di stabilità dei tre movimenti forzati dello stato corrispondenti ai tre 

    ingressi considerati sopra.

    13

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    Esercizio 34   2 In Figura 3 è rappresentata la risposta al lo scalino di un sistema la cui funzione di 

    trasferimento è  G(s).

    1. Si dica quale fra le seguenti è la corretta funzione di trasferimento:

    G1(s) =  12(s + 1)

    (s + 2)(s + 3);   G2(s) =

      2(1 − s)(s + 2)(s + 3)

    ;

    G3(s) =  12(1 − s)

    (s + 2)(s + 3);   G4(s) =

      1200(1 − s)(s + 20)(s + 30)

    .

    Si consideri, d’ora in avanti, il sistema  G(s)  individuato al punto precedente.

    2. Si calcolino le risposte di regime in corrispondenza dei seguenti ingressi:

    ı)   ua(t) = 5e4t;

    ıı)   ub(t) = 2 sin(5t).

    3. Tracciare su un foglio di carta semi-logaritmica i diagrammi di Bode del modulo e della fase di 

    G(s)   (sia quelli asintotici che, qualitativamente, quelli reali).

    Esercizio 35   Si consideri il sistema dinamico descritto mediante lo schema a blocchi riportato in 

    Figura 4, dove  u  rappresenta la variabile di controllo e  w  rappresenta un disturbo.

    1. Si supponga che la variabile di controllo  u  sia l’uscita di un sistema dinamico lineare con funzione 

    di trasferimento   R(s)   interconnesso in serie al sistema dato cos̀ı come descritto in Figura 5.

    Determinare un sistema della forma   R(s) =   k ∈   R   (ossia, un sistema statico) in modo tale che, quando  yo(t) = sca(t)  e  w(t) ≡ 0, si abbia   limt→+∞ y(t) = 1. Tracciare quindi un graficoqualitativo dell’andamento dell’uscita  yF (t)  nei seguenti casi:

    •   yo(t) = sca(t)  e  w(t) ≡ 0;•   yo(t) ≡ 0  e  w(t) = sca(t);•   yo(t) = sca(t)  e  w(t) = sca(t).

    2. Si supponga adesso che la variabile di controllo  u  sia l’uscita di un sistema dinamico lineare con 

     funzione di trasferimento R(s) interconnesso al sistema dato mediante lo schema in retroazione 

    riportato in Figura 6. Supponendo che  R(s) =   µs+λ , determinare l’insieme dei valori di  µ ∈  Re  λ ∈ R   tali che entrambe le seguenti proprietà siano soddisfatte: il sistema complessivo risulti asintoticamente stabile e, per  yo(t) = sca(t)  e  w(t) ≡ 0, si abbia   limt→+∞ y(t) = 1.

    2Variazione di un esercizio tratto da un compito del Prof. N. Schiavoni.

    0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4

    −1

    0

    1

    2

    t

        y      (     t      )

    Figura 3: Risposta allo scalino del sistema dell’Esercizio 34.

    14

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    15/153

     

    Figura 4: Rappresentazione mediante schema a blocchi del sistema considerato nell’Esercizio 35.

     

    Figura 5: Schema a blocchi del sistema di controllo considerato nell’Esercizio 35.1.

    3. Tra i sistemi  R(s)  determinati al punto precedente, si consideri quello in cui   µ  = 5: sapendo

    che in tal caso il polinomio caratteristico del sistema retroazionato si fattorizza nella forma 

     pcl(s) ≃ (s + 10.05)(s2 + 0.95s + 0.50),   (8)

    tracciare l’andamento qualitativo dell’uscita  yF (t)  nei seguenti casi:

    •   yo(t) = sca(t)  e  w(t) ≡ 0;•   yo(t) ≡ 0  e  w(t) = sca(t).

    Infine, calcolare   limt→+∞ yF (t)  quando  yo(t) = sca(t)  e  w(t) = sca(t).

    Esercizio 36  Si considerino le seguenti funzioni di trasferimento:

    G1(s) =  100(s + 5)

    (s + 1/2)(s + 10);   G2(s) =

      90s(s − 2)5s2 + 12s + 180

    ;   G3(s) = −   2s − 1(s −   15)2(s + 1)2

    ;

    G4(s) = −   1(s + 1)(s − 1) ;   G5(s) = 20

      s + 2

    s2 + s + 4;   G6(s) = −   100(s

    2 + 1)

    (s + 0.1)(s2 + 2s + 100).

    1. Per ognuna di esse, scrivere l’espressione della risposta in frequenza.

    2. Tracciare su fogli di carta semi-logaritmica i diagrammi di Bode del modulo e della fase di tali 

     funzioni (sia quelli asintotici che, qualitativamente, quelli reali).

    3. Si consideri il sistema  G6(s)  e si supponga che esso non abbia “parti nascoste”: si dica se per 

    tale sistema è possibile applicare il Teorema della risposta armonica e, in caso affermativo, si 

    calcoli l’uscita di regime  yR(t)  in corrispondenza dei due seguenti segnali d’ingresso:

    -

     

    Figura 6: Schema a blocchi del sistema di controllo considerato nell’Esercizio 35.2-3.

    15

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    16/153

    0 20 40 60 80 100−0.5

    0

    0.5

    1

    1.5

    t

         f      (     t      )

    (a)

    10−1

    100

    101

    0

    0.1

    0.2

    0.3

    0.4

    0.5

    Frequenza [rad/s]

       S  p  e   t   t  r  o   d   i  a  m

      p   i  e  z  z  a

    (b)

    Figura 7: Segnale  f (t) (e suo spettro di ampiezza) relativo all’Esercizio 37.

    0 2 4 6 8 10−1.5

    −1

    −0.5

    0

    0.5

    1

    1.5

    t

        p

          (     t      )

    (a)

    0 10 20 30 40 50 60 70 80

    0.1

    0.01

    0.001

    Frequenza [rad/s]

       S  p  e   t   t  r  o   d   i  a  m  p   i  e  z  z  a

    (b)

    Figura 8: Segnale p(t) (e suo spettro di ampiezza) relativo all’Esercizio 38.

    •   u1(t) = sin(t);•   u2(t) = sin(10t).

    Si commentino i risultati ottenuti.

    Esercizio 37  Si è interessati a studiare l’andamento nel tempo di una certa grandezza   f . A tal  

     fine sono state raccolte delle misure di   f   a vari istanti di tempo   t: in Figura 7 è rappresentato il 

    corrispondente grafico di   f (t). Le misure di   f   sono state effettuate per mezzo di uno strumento

    che introduce sulla misura un disturbo additivo la cui banda si trova a frequenze superiori a 10  rad/s.

    Inoltre, la grandezza misurata presenta delle oscillazioni nella banda  [0, 0.01] rad/s dovute a variazioni 

    stagionali e di cui non si vuole tenere conto. Ai fini dello studio di  f , risulta quindi d’interesse solo

    la componente del segnale  f (t)   il cui spettro insiste nella banda   [0.1, 1] rad/s.

    Si costruisca un sistema lineare in modo tale che, ponendo in ingresso a tale sistema il segnale  f (t), la 

    corrispondente uscita di regime replichi le caratteristiche di  f (t)  all’interno della banda di interesse.

    Esercizio 38   In Figura 8 è rappresentato il grafico del segnale  p(t) che colleziona i valori delle misure,effettuate a vari istanti di tempo   t, della posizione  p  della testina di riproduzione in un lettore CD.

    All’interno di tale lettore CD è presente una ventola di raffreddamento che ruota a 3 3.98   Hz  e che 

    genera una perturbazione della misura di  p  esattamente alla propria frequenza di rotazione.

    Si costruisca un sistema lineare in modo tale che, ponendo in ingresso a tale sistema il segnale 

     p(t), nella corrispondente uscita di regime risulti cancellata la perturbazione causata dalla ventola 

    di raffreddamento e tale uscita possa essere considerata una stima dell’andamento effettivo di  p.

    3Conversione Hz ↔   rad/s:  poiché  x   Hz significa  x  giri completati in 1 s ed 1 giro corrisponde a 2π  rad, allora[x]Hz

    [x]rad/s=

      1

    2π.

    16

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    17/153

    Esercizio 39   In Figura 9.(a), è rappresentato il grafico di un segnale  w(t).

    1. Osservando il grafico di  w(t)  si nota che, specialmente per   t ≥ 5 s, il segnale ha un andamentorapidamente variabile dovuto alla presenza di armoniche ad alta frequenza. Si stimi intorno a 

    quale pulsazione   ω  si trovano le armoniche costituenti il segnale e che originano l’andamento

    osservato. A tal fine si proceda nel modo seguente: si stimi il periodo delle rapide oscillazioni 

    presenti nel segnale   w(t)   e si impieghi la formula   T   = 2π/ω

    il periodo può essere stimato a 

    partire dal conto del numero di oscillazioni presenti in un dato intervallo di tempo

    .

    2. In Figura 9.(b–d), sono riportati gli spettri di tre segnali. Si dica quale di questi spettri è quel lo

    del segnale  w(t).

    3. Si considerino i seguenti filtri:

    G1(s) =

      5

    s + 5 , G2(s) =

      10

    s + 5 , G3(s) =

      50s

    (s + 5)(s + 50)   e    G4(s) =

      3s(s + 10)

    (s + 50)2   .

    Per ognuno di essi si tracci il diagramma di Bode del modulo, si dica di che tipo di filtro si tratta 

    e se ne calcoli la banda passante.

    4. Si consideri il sistema rappresentato in Figura 10 nei 4 casi in cui  G(s) = Gi(s),   i  = 1, . . . , 4:

    per ognuno di essi, l’andamento dell’uscita forzata corrispondente al segnale d’ingresso  w(t)   è 

    rappresentato in Figura 11 con una linea rossa. Si determini la giusta associazione fra i sistemi 

    Gi(s)  e i 4 grafici in Figura 11.

    Esercizio 40  Si considerino le seguenti funzioni di trasferimento:

    L1(s) =   100(s + 5)(s + 1/2)(s + 10)

    ;   L2(s) =   100(s + 1/2)(s + 5)(s + 10)

    ;   L3(s) =   s + 1002(s + 5)(s + 10)

    ;

    L4(s) =  12(1 − s)(s + 2)(s + 3)

    ;   L5(s) = −10   1 − 0.5s(1 − 10s)(1 + 0.01s)2 ;   L6(s) = −

      2s − 1(s −   15)2(s + 1)2

    ;

    L7(s) = −   1(s + 1)(s − 1) ;   L8(s) =

     3s(s + 10)

    (s + 50)2  ;   L9(s) =

      1

    s(s + 1)2;

    L10(s) =  10

    s(s + 1)2;   L11(s) =

      0.1(1 − 2s)s(1 + 10s)(1 + 0.1s)

    ;   L12(s) = −3(s + 1)s

      .

    1. Tracciare su fogli di carta semi-logaritmica i diagrammi di Bode del modulo e della fase di tali 

     funzioni (sia quelli asintotici che, qualitativamente, quelli reali).

    2. Si considerino adesso le 5 funzioni   Li(s)   corrispondenti a   i   = 4, 5, 9, 10, 11. Si indichi con 

    ωπ   il valore della pulsazione   ω   in corrispondenza della quale   ∠

    Li( jω)

     = −180◦. Nei 5 casi considerati, determinare approssimativamente il valore di  ωπ  e si calcoli  |Li( jωπ)|.Al fine di stimare  ωπ, si può procedere nel modo seguente:

    I.  A partire dai diagrammi della fase tracciati al punto precedente, si compia una prima stima 

    “ad occhio” di  ωπ   (indichiamo tale stima con  ω1);

    II.   Si calcoli il valore effettivo di   ∠

    Li( jω1)

      e, se significativamente diverso da  −180◦, si compia una nuova stima  ω2   basandosi sull’andamento del diagramma di Bode della fase;

    17

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    18/153

    1 2 3 4 5 6 7 8 9 100

    −10

    0

    10

    20

    30

    t

        w      (     t      )

    (a)

    0 20 40 60 80 100 1200

    1

    2

    3

    4

    Frequenza [rad/s]

       M  o   d  u   l  o   (  s  p  e   t   t  r  o   d   i  a  m

      p   i  e  z  z  a   )

    (b)

    0 20 40 60 80 100 1200

    1

    2

    3

    4

    Frequenza [rad/s]

       M  o   d  u   l  o   (  s  p  e   t   t  r  o   d   i  a  m  p   i  e  z  z  a   )

    (c)

    0 20 40 60 80 100 1200

    0.5

    1

    1.5

    2

    2.5

    Frequenza [rad/s]

       M  o   d  u   l  o   (  s  p  e   t   t  r  o   d   i  a  m  p   i  e  z  z  a   )

    (d)

    Figura 9: Con riferimento all’Esercizio 39.1-2, grafico del segnale   w(t) (a) e grafici ipotetici delcorrispondente spettro di ampiezza (b–d).

    Figura 10: Sistema considerato nell’Esercizio 39.4.

    18

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    19/153

    1 2 3 4 5 6 7 8 9 100

    −10

    0

    10

    20

    30

    t

        y    F

          (     t      )

    (a)

    1 2 3 4 5 6 7 8 9 100−20

    −10

    0

    10

    20

    30

    40

    t

        y    F

          (     t      )

    (b)

    1 2 3 4 5 6 7 8 9 100

    −10

    0

    10

    20

    30

    t

        y    F

          (     t      )

    (c)

    1 2 3 4 5 6 7 8 9 100

    −10

    0

    10

    20

    30

    t

        y    F      (

         t      )

    (d)

    Figura 11: Con riferimento all’Esercizio 39.4, grafico dei segnali yF (t) (linea rossa) in corrispondenzadel segnale d’ingresso w(t) (linea blu tratteggiata) e dei filtri  Gi(s), i  = 1, . . . , 4.

    19

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    20/153

    -

    Figura 12: Sistema retroazionato negativamente con funzione di anello  L(s).

    III.  Si ripeta il passo  II.  finché si perviene ad una stima accettabile di  ωπ.

    Nota bene:  La stima di  ωπ   è da ritenersi accettabile solo se consente di stabilire in modo

    inequivocabile se |Li( jωπ)|  è maggiore o minore di 1.Per calcolare ∠

    Li( jωk)

    si consiglia, se possibile4, di impiegare il regolo delle fasi in quanto

    accorcia notevolmente i tempi di calcolo.

    3. Tracciare (qualitativamente) il diagramma di Nyquist delle funzioni di trasferimento Li(s),   i =1, . . . , 12   (nei 5 casi in cui   i   = 4, 5, 9, 10, 11, servirsi dei risultati trovati al punto precedente 

    per individuare approssimativamente il punto d’intersezione del diagramma di Nyquist con il 

    semi-asse  ℜeale negativo).4. In ognuno dei casi in cui  L(s) =  Li(s), i  = 1, . . . , 12, analizzare l’asintotica stabilità del sistema 

    retroazionato rappresentato in Figura 12.

    Esercizio 41   Si considerino le funzioni di trasferimento   G2(s),   G5(s)   e  G6(s)  definite nell’Eserci-

    zio 36 e si considerino i rispettivi diagrammi di Bode riportati nelle Figure 13, 14 e 15.

    1. A partire da tali diagrammi di Bode, si traccino (qualitativamente) i diagrammi di Nyquist di 

    G2(s),  G5(s)  e  G6(s). In particolare 5:

    •   Nel caso di   G2(s)   si individuino i punti di intersezione fra il diagramma di Nyquist e:la circonferenza unitaria centrata nell’origine; il semi-asse  ℜeale negativo; il semi-asse ℑmmaginario positivo.

    •   Nel caso di   G5(s)   si individuino i punti di intersezione fra il diagramma di Nyquist e: il semi-asse  ℜeale positivo; la bisettrice del   II − IV   quadrante; il semi-asse  ℑmmaginarionegativo; la circonferenza unitaria centrata nell’origine.

    •   Nel caso di   G6(s)   si individuino i punti di intersezione fra il diagramma di Nyquist e: il semi-asse  ℜeale negativo; la circonferenza unitaria centrata nell’origine.

    2. Si analizzi l’asintotica stabilità del sistema retroazionato in Figura 12 nei casi in cui   L(s) =

    G2(s),  L(s) =  G5(s)  e  L(s) =  G6(s).

    4Si ricorda che il regolo delle fasi permette di determinare i contributi alla fase solo di poli e zeri  ℜeali.5In tutti i casi, si determinino le intersezioni richieste ricavando opportunamente le informazioni dai diagrammi di

    Bode e facendo meno conti possibile.

    20

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    21/153

    10−1

    100

    101

    102

    −20−15−10−5

    05

    101520

    253035

       d   B

    Diagramma di Bode − Modulo

    Pulsazione [rad/s]

    (a)

    10−1

    100

    101

    102

    −360−330−300−270−240−210−180−150−120−90−60

    −300

       d  e  g

    Pulsazione [rad/s]

    Diagramma di Bode − Fase

    (b)

    Figura 13: Diagrammi di Bode di  G2(s) = 90s(s−

    2)/(5s2 + 12s + 180).

    21

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    22/153

    10−1

    100

    101

    102

    −15−10−5

    05

    101520

    253035

       d   B

    Pulsazione [rad/s]

    Diagramma di Bode − Modulo

    (a)

    10−1

    100

    101

    102

    −180

    −135

    −90

    −45

    045

    90

       d  e  g

    Pulsazione [rad/s]

    Diagramma di Bode − Fase

    (b)

    Figura 14: Diagrammi di Bode di  G5(s) = 20(s + 2)/(s2 + s + 4).

    22

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    23/153

    10−2

    10−1

    100

    101

    102

    −20−15−10−5

    05

    101520

    253035

       d   B

    Pulsazione [rad/s]

    Diagramma di Bode − Modulo

    (a)

    10−2

    10−1

    100

    101

    102

    −270

    −180

    −90

    0

    90180

    270

       d  e  g

    Pulsazione [rad/s]

    Diagramma di Bode − Fase

    (b)

    Figura 15: Diagrammi di Bode di  G6(s) =−

    100(s2 + 1)/(s + 0.1)(s2 + 2s + 100).

    23

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    24/153

    -

    Figura 16: Sistema considerato nell’Esercizio 42.

    Esercizio 42  Si consideri il sistema retroazionato in Figura 16 e le funzioni di trasferimento  Li(s),

    i = 1, . . . , 12, definite nell’Esercizio 40.

    1. Nei due casi in cui   L(s) =   L9(s)   e   L(s) =   L11(s), si calcoli il margine di guadagno   km   del 

    sistema.

    2. Per   i   = 1, . . . , 12, si dica in quali casi è possibile analizzare l’asintotica stabilità del sistema 

    retroazionato mediante il Criterio di Bode e, quando possibile, compiere tale analisi.

    3. In ognuno dei casi in cui il Criterio di Bode permette di stabilire l’asintotica stabilità del sistema 

    retroazionato, si calcoli la pulsazione critica e il margine di fase.

    4. In ognuno dei casi in cui il Criterio di Bode permette di stabilire l’asintotica stabilità del sistema 

    retroazionato, si calcoli  yR(t) quando yo(t) = sca(t) e, solo nel caso  L(s) =  L11(s), si tracci anche 

    l’andamento qualitativo di  yF (t).

    5. Nel caso L(s) =  L11(s), determinare  yR(t)  nei due casi seguenti:

    ı)   yo(t) =  e0.5t;

    ıı)   yo(t) =  et.

    Esercizio 43   Si consideri nuovamente il sistema retroazionato in Figura 6 dove, come nell’Eserci-

    zio 35.3,

    R(s) = 5

    s.

    Si supponga però di non conoscere la fattorizzazione data in equazione   (8) del polinomio caratteristico

    del sistema retroazionato.

    Verificare l’asintotica stabilità del sistema retroazionato mediante il Criterio di Bode e, servendo-

    si della regola “ empirica” per l’approssimazione dei poli dominanti del sistema retroazionato, trac-

    ciare l’andamento qualitativo di   yF (t)   quando   yo(t) = sca(t)   e   w(t) ≡   0. Confrontare il risultato(approssimato) ottenuto con quello (“esatto”) trovato nella risoluzione dell’Esercizio 35.3.

    24

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    25/153

    G(s)w

    -H (s)

    Figura 17: Sistema retroazionato dell’Esercizio 44.

    ddun

    yG(s)

    -

    uR(s)

    -yo e

    Figura 18: Architettura standard di controllo in retroazione.

    Esercizio 44   6 Si consideri il sistema in Figura 17, dove 

    G(s) =  10s

    (1 + s)2  e    H (s) =

      1

    (1 + s)2.

    1. Verificare l’asintotica stabilità del sistema retroazionato e calcolarne il margine di guadagno.

    2. Mediante le usuali approssimazioni, tracciare il diagramma di Bode del modulo di  T yw(s).

    Esercizio 45   7 Con riferimento al sistema di controllo in Figura 18, sia 

    G(s) =  2

    (1 + 0.1s)3  e    R(s) =  µ

    1 + 0.1s

    1 + 10s .

    Si supponga, per il momento, che  µ = 5.

    1. Verificare l’asintotica stabilità del sistema retroazionato e calcolarne il margine di fase e di 

    guadagno.

    2. Determinare  eR(t)   quando  yo(t) =  310 sca(t)  e  du(t) =

      15 sca(t).

    3. Calcolare   T un(s). Mediante le usuali approssimazioni, scriverne poi la risposta in frequenza 

    T̂ un( jω), se ne tracci il diagramma di Bode asintotico del modulo e si scriva la corrispondente espressione  T̂ un(s). Infine, impiegando tale  T̂ un(s), determinare  ω0 tale che, per  n(t) = sin(ω0t),

    si abbia che l’ampiezza di  uR(t)   è pari a 0.1.

    Si supponga adesso che  µ ∈ R.4. Determinare l’insieme dei valori  µ

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    26/153

    o

    H (s)k

    -

    Figura 19: Sistema retroazionato considerato nell’Esercizio 46.

    Esercizio 46  Si consideri il sistema retroazionato in Figura 19, dove 

    H (s) = −6   s(s − 5)(s + 10)2

    .

    1. Si tracci il diagramma polare di  H (s)  e se ne determinino le intersezioni con l’asse 

     ℜeale e con 

    la circonferenza unitaria. Nel caso  k   = 1, si può applicare il Criterio di Bode per analizzare l’asintotica stabilità del sistema retroazionato? 

    2. Determinare i valori di  k ∈R   tali che il sistema retroazionato è asintoticamente stabile.3. Al variare dei  k  trovati sopra, determinare  eR(t)  quando  yo(t) = sca(t).

    4. Posto   k   = − 12 , tracciare un diagramma di Bode approssimato della funzione di sensitività complementare  T yyo(s).

    5. Sempre per  k = − 12 , valutare l’ampiezza di  yR(t)   quando  yo(t) = sin(100t).

    Esercizio 47  Con riferimento al sistema retroazionato in Figura 18, si consideri la funzione di anello

    L(s) =  R(s)G(s)   i cui diagrammi di Bode reali e asintotici sono riportati in Figura 20.1. Sapendo che  L(s)  ha solo singolarità  Reali, scrivere l’espressione di  L(s).

    2. Analizzare l’asintotica stabilità del sistema retroazionato.

    3. Determinare  eR(t)  in presenza di  yo(t) = sca(t)  e  d(t) = ram(t). Stimare il tempo di assesta-

    mento dell’errore.

    4. Stimare l’ampiezza dell’errore di regime in presenza di  yo(t) = ram(t),  n(t) = sin(10t) e  d(t) =

    sca(t).

    Esercizio 48 (Principio del modello interno)  Con riferimento al sistema retroazionato in Figu-

    ra 18 e supponendo che tale sistema sia asintoticamente stabile, mostrare che se   yo(t) = sin(ω0t),

    condizione necessaria e sufficiente affinché   eR(t) = 0   è che la funzione di anello   L(s) =  R(s)G(s)abbia una coppia di poli in  ± jω0

    ossia, che contenga il fattore    1

    s2+ω20

    .

    26

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    27/153

    10−3

    10−2

    10−1

    100

    101

    102

    −80−60−40−20

    02040

    6080

    100

       d   B

    Pulsazione [rad/s]

    Diagramma di Bode − Modulo

    (a)

    10−3

    10−2

    10−1

    100

    101

    102

    −190−180−170−160−150−140−130−120−110−100

    −90−80

       d  e  g

    Pulsazione [rad/s]

    Diagramma di Bode − Fase

    (b)

    Figura 20: Diagrammi di Bode reali (linea blu tratteggiata) e asintotici (linea verde continua) della

    funzione d’anello  L(s) dell’Esercizio 47.

    27

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    28/153

    •2 •1 0 1 2 3 4 5 6 7•2

    •1

    0

    1

    2

    3

    4

    5

    67

    8

    x(k)

         x      (       k

         +

         1      )   =

           f                x      (       k      )  ,   −     1           

    Figura 21: Con riferimento all’Esercizio 49.5-6, grafico di  f (x, −1) (linea continua) e della bisettricedel I − III quadrante (linea tratteggiata).

    3 Esercizi sui sistemi dinamici a tempo discreto

    Esercizio 49 (Variazione dell’Esercizio 4 del compito del 7-9-2012)   Sia dato il seguente si-

    stema dinamico a tempo discreto:

      x(k + 1) = 2u(k) + 3x2(k)

    −u(k)x(k)

    y(k) =  x(k). (9)

    1. Determinare il valore dell’ingresso costante  u(k) ≡  ū   in corrispondenza del quale  x̄  = 1   è unostato di equilibrio per il sistema.

    2. Scrivere l’espressione del sistema linearizzato attorno alla coppia di equilibrio (x̄ = 1, ū)  deter-

    minata al punto precedente e dire se, per il sistema non lineare, tale coppia è asintoticamente 

    stabile, semplicemente stabile oppure instabile.

    3. Tracciare il grafico della risposta allo scalino per il sistema linearizzato determinato al punto 2.

    4. Posto   x(0) = 1   e   u(k) ≡ −1, impiegare il sistema linearizzato determinato al punto 2 per calcolare   limk

    →+∞

    x(k).

    D’ora in avanti, si consideri nuovamente il sistema non lineare   x(k + 1) =  f 

    x(k), u(k)

     dato nel-

    l’equazione   (9)   e si supponga che   u(k) ≡ −1. In Figura 21 è tracciato il grafico della funzione f (x, −1).

    5. Posto  x(0) = 1, calcolare   x(1)  e   x(2). Verificare graficamente il risultato ottenuto (a tal fine,

    disegnare ciò che occorre sul grafico in Figura 21). Infine, per mezzo del medesimo procedimento

    grafico (quindi,   senza fare conti), determinare   limk→+∞ x(k)  e confrontare in modo critico il risultato ottenuto con quello trovato nello svolgimento del punto 4.

    6. Sulla base del grafico in Figura 21 (quindi, senza fare conti), si risponda alle seguenti domande:

    28

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    29/153

    •  determinare lo stato di equilibrio   ¯̄x  corrispondente all’ingresso costante  u(k) ≡ −1;

    •   dire quanto vale la matrice   A   del sistema linearizzato attorno alla coppia di equilibrio(¯̄x, ¯̄u = −1)  ed analizzare le proprietà di stabilità di tale sistema linearizzato;•  dire se lo studio del sistema linearizzato permette di concludere l’analisi di stabilit à della 

    coppia di equilibrio  (¯̄x, ¯̄u = −1)  per il sistema non lineare;•   si dica se la coppia di equilibrio   (¯̄x, ¯̄u   = −1)  del sistema non lineare è asintoticamente 

    stabile, semplicemente stabile oppure instabile.

    29

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    SOLUZIONI

    Soluzione degli esercizi sui prerequisiti

    SOLUZIONE ESERCIZIO 1.

    1.1-   La funzione  x(t) che risolve il problema di Cauchy dato deve essere tale che sia soddisfatta la

    condizione iniziale x(0) = 2 e l’equazione differenziale ẋ = 3/(2x).

    Calcoliamo dapprima il valore per  t  = 0 delle tre funzioni candidate a risolvere il problema.

    Caso (a) :   x(0) =  3

    0 + 3/2  = 2; caso (b) :   x(0) =

    √ 0 + 4 = 2; caso (c) :   x(0) =

    √ 0 + 1 = 1.

    Possiamo dunque affermare che la funzione data in (c) non risolve il problema.

    Per discriminare quale sia la soluzione fra le funzioni date in (a) e in (b), calcoliamo la derivata rispetto

    al tempo di tali funzioni e vediamo quale delle due soddisfa la relazione ẋ =   32x .•  Caso  (a):

    ẋ(t) = 3 d

    dt

      1

    2t +   32

     = 3 ·

    −   1

    2t +   322

    ·   d

    dt

    2t +

     3

    2

     = −   6

    2t +   322 .   (10)

    A questo punto vediamo se l’espressione trovata per ẋ(t) è uguale a   32x(t) : si ha

    3

    2x(t) =

      3

    2   32t+3/2=

     2t +   322

    e tale funzione è differente dalla funzione ẋ(t) calcolata nell’equazione (10) (ad esempio, esse assumono

    valori differenti per  t  = 0). Ciò significa che la funzione data in (a) non risolve il problema in quantonon soddisfa l’equazione differenziale.

    •  Caso  (b):ẋ(t) =

      1

    2√ 

    3t + 4 ·   d

    dt(3t + 4) =

      3

    2√ 

    3t + 4.   (11)

    In questo caso risulta evidente il fatto che l’espressione trovata per ẋ(t) coincide con la funzione   32x(t) ,

    dunque la funzione che risolve il problema di Cauchy (1) è quella data in (b).

    In alternativa,   è possibile risolvere direttamente l’equazione   (1)  e confrontare la soluzione trovata 

    con le tre funzioni proposte. Mostriamo, per completezza, anche tale procedimento, si osservi però che 

    l’esercizio non richiede di risolvere l’equazione differenziale e che, in generale, è molto più semplice 

    verificare se una certa funzione risolva una data equazione differenziale piuttosto che risolvere tale 

    equazione. Si ha 

    ẋ(t) =   32x(t)   ⇔   x(t)ẋ(t) =   32   ⇔ t0

     x(t)ẋ(t)dt = t0

    32

    dt  ⇔  x(t)x(0)

     xdx  =   32 t  ⇔⇔   x22

    x(t)x(0)

     =   32 t  ⇔   x2(t) = 3t + x(0)2

    da cui  x(t) = 

    3t + x(0)2 e, essendo  x(0) = 2, la soluzione risulta  x(t) =√ 

    3t + 4.

    1.2- Ponendo t  = 0 nell’equazione (1), risulta ẋ(0) =   32x(0)   e, essendo x(0) = 2, si ha

    ẋ(0) = 3

    4.

    30

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    31/153

    In alternativa,  abbiamo calcolato nell’equazione   (11)   l’espressione della funzione  ẋ(t): valutandola 

    per   t = 0  si ottiene  ẋ(0) =   3

    2√ 0+4 =   3

    4

    .

    1.3- Supponiamo che  x(t) ≡ x0  sia una soluzione del problema (1) con condizione iniziale  x(0) = x0.Poiché per tale ipotetica soluzione si ha ẋ(t) ≡ 0, allora, affinché l’equazione differenziale ẋ(t) =   32x(t)sia soddisfatta, deve valere che

    0 =  3

    2x0.

    Tale equazione, tuttavia, non è risolta per nessun valore di   x0 ∈   R   e dunque non esiste nessunacondizione iniziale che dia origine ad una soluzione costante.

    SOLUZIONE ESERCIZIO 2.

    Si ricordino, preliminarmente, i seguenti fatti:

    Prodotto righe ×  colonne: dimensioni e compatibilità

    Date due matrici  A ∈ Ra1×a2 e  B ∈ Rb1×b2 , è possibile eseguire il prodotto  ABse e solo se il numero di colonne di  A  è uguale al numero di righe di  B, ossia 

    a2  =  b1.

    Se tale condizione di compatibilità fra le dimensioni delle matrici è soddisfatta,

    la matrice  C  =  AB   è tale che 

    C  ∈ Ra1×b2 .

    Da una diretta applicazione di tali regole, si ottengono i seguenti risultati:

    2.1- N  ∈ Rk×i e Q ∈ Rh×j .2.2- V  ∈ Rn×h e Z  ∈ Rm×h.2.3- ı) Il prodotto QZ  non ha senso, in generale, perché il numero di colonne di Q è pari a j  e differisce

    dal numero di righe di Z  che è pari a m  (ha senso solo nel caso particolare in cui j  =  m  ed in tal caso

    si ha  QZ  ∈ Rh×h).ıı) Il prodotto Z Q ha senso perché il numero di colonne di  Z   è pari ad  h  cosı̀ come il numero di righe

    di  Q. Si ha che  Z Q ∈ Rm×j.ııı) Si noti che Q⊤Z ⊤ = (ZQ)⊤, quindi, in virtù dei risultati trovati in  ıı), il prodotto Q⊤Z ⊤  ha senso

    e, posto  S  = Q⊤Z ⊤, si ha  S  = (ZQ)⊤ ∈  Rj×m. Ne consegue che  QQ⊤Z ⊤  =  QS  e tale prodotto hasenso in quanto il numero di colonne di  Q, pari a  j , coincide con il numero di righe di  S . Si ha infine

    QQ⊤Z ⊤  =  QS  ∈ Rh×m.

    SOLUZIONE ESERCIZIO 3.

    3.1-   La traccia di una matrice   A, che indichiamo con tr(A), è la somma dei suoi elementi sulla

    diagonale, quindi:

    tr(A1) = 1 − 2 = −1; tr(A2) = 1 + 2 = 3; tr(A3) = 3 + 3 = 6;tr(A4) = 1 − 3 = −2; tr(A5) = 1 + 3 = 4.

    31

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    32/153

    Indichiamo con det(A) il determinante di una matrice  A. Si ha:

    det(A1) = 1 · (−2) − 0 · 1 = −2; det(A2) = 1 · 2 − 1 · 2 = 0; det(A3) = 3 · 3 − 0 · 0 = 9;det(A4) = 1 · (−3) − 1 · (−4) = 1; det(A5) = 1 · 3 − (−2) · 5 = 13.

    In generale, il polinomio caratteristico di una matrice quadrata A   è dato da

     pA(s) = det(sI  − A),

    dove I   è la matrice identità di dimensioni uguali a quelle di  A.

    Polinomio caratteristico per matrici di dimensione 2

    Nel caso particolare di matrici  A  di dimensione 2, si ha 

     pA(s) =  s2 − tr(A)s + det(A).

    Quindi, nei cinque casi considerati, si ha:

     pA1(s) =  s2 + s − 2;   pA2(s) =  s2 − 3s;   pA3(s) =  s2 − 6s + 9;

     pA4(s) =  s2 + 2s + 1;   pA5(s) =  s

    2 − 4s + 13.

    Gli autovalori di una matrice  A  sono le radici del suo polinomio caratteristico, quindi:

     pA1(s) =  s2 + s − 2 = (s − 1)(s + 2)   ⇒   λ1  = 1, λ2  = −2

     pA2(s) =  s2 − 3s =  s(s − 3)   ⇒   λ1  = 0, λ2  = 3

     pA3(s) =  s2 − 6s + 9 = (s − 3)2 ⇒   λ1  =  λ2 = 3

     pA4(s) =  s2 + 2s + 1 = (s + 1)2 ⇒   λ1  =  λ2 = −1.

    Nel caso  A5, il discriminante del polinomio  pA5(s) è dato da  δ4   = −9. Tale matrice ha quindi una

    coppia di radici  Complesse coniugate date da  λ1,2  = 2 ± 3 j. In definitiva:

     pA5(s) =  s2 − 4s + 13 = (s − 2 − 3 j)(s − 2 + 3 j)   ⇒   λ1  = 2 + 3 j, λ2  = 2 − 3 j.

    Osservazione:  come immediatamente verificabile dai conti appena svolti, si ricorda che:

    1. la traccia di una matrice è uguale alla somma degli autovalori della matrice stessa, il determi-

    nante è uguale al prodotto degli autovalori;

    2. tranne casi particolari, gli autovalori di una matrice  non  sono gli elementi sulla diagonale della 

    matrice stessa (vedi le matrici  A2,  A4  e  A5);

    3. un caso particolare in cui gli elementi sul la diagonale di una matrice coincidono con gli autovalori 

    della matrice stessa è rappresentato dalle matrici triangolari (vedi le matrici  A1  e  A3, nel caso

    di  A3  si tratta di una matrice diagonale, cioè un caso particolare di matrice triangolare).

    32

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    3.2-   Una matrice è invertibile se e solo se il suo determinante non è nullo. Equivalentemente, una

    matrice è invertibile se e solo se essa non ha 0 tra i suoi autovalori. In conseguenza di ciò, tutte le

    matrici date, tranne A2, sono invertibili.

    Inversione delle matrici di dimensione 2

    Nel caso particolare di matrici 

    A =

      a b

    c d

     ,   det(A) = 0,

    di dimensione 2, si ha 

    A−1 =  1

    det(A)   d   −b−c a .Ossia, si scambiano di posto gli elementi sulla diagonale, gli elementi fuori dalla 

    diagonale si lasciano dove sono ma si cambiano di segno, si divide il tutto per 

    il determinante di  A

    det(A) =  a · d − c · b.Di conseguenza

    A−11   = − 12 −2   −1

    0 1

     =

      1 1/2

    0   −1/2

    ;   A−13   =

      1/3 0

    0 1/3

    ;

    A−1

    4   =  −3 4−1 1 ;   A−15   =   113   3   −52 1  =   3/13   −5/132/13 1/13 .3.3- Richiamiamo i fatti principali relativi al problema della diagonalizzazione di matrici.

    Diagonalizzabilità e diagonalizzazione di matrici

    •   Autovalori: molteplicità algebrica e geometrica.   Data una matrice  A ∈  Rn×n, il suo polinomio caratteristico   pA(s)   è un polinomio di grado   n  e a coefficienti   Reali le cui 

    radici sono gli autovalori della matrice  A.

    In virtù del  Teorema Fondamentale dell’Algebra, è sempre possibile fattorizzare un polinomio

     pA(s)  di grado  n  e a coefficienti  Reali nella seguente forma:

     pA(s) = (s − λ1)n1(s − λ2)n2 · · · (s − λr)nr (12)

    con  λi ∈ C ( i = 1, . . . , r), r

    i=1 ni =  n  e  λi = λj . In altre parole, un polinomio di grado  n  a coefficienti  Reali ha esattamente  n  radici in  C (purché si tenga conto del la loro molteplicità).

    Di conseguenza, una matrice   A   ∈   Rn×n ha esattamente   n   autovalori (contati con la loro molteplicità). Con riferimento alla fattorizzazione   (12), il numero   ni   si dice 

    molteplicità algebrica dell’autovalore  λi  e si indica con 

    µa(λi).

    33

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    Data una matrice  A ∈ Rn×n e un suo autovalore  Reale  λi ∈ R, un autovettore per la matrice A  relativo all’autovalore  λi   è un vettore  v

     ∈Rn,  v

     = 0, tale che 

    Av =  λiv.

    Portando il termine  λiv   al primo membro, tale equazione è equivalente a 

    (A − λiI )v = 0.   (13)

    Dunque, risolvendo il sistema lineare  (13), è possibile determinare tutti gli autovettori per la 

    matrice  A  relativi all’autovalore  λi. L’insieme delle soluzioni del sistema lineare   (13)   è un 

    sottospazio vettoriale di Rn la cui dimensione è detta  molteplicità geometrica  dell’autovalore 

    λi  e si indica con 

    µg(λi).

    •  Diagonalizzabilità.   Sia  A ∈  Rn×n una matrice i cui autovalori sono tutti  Reali. Una tale matrice si dice che è   diagonalizzabile  se esiste una matrice invertibile   T  ∈  Rn×n tale che  T −1AT   =  DA, dove   DA ∈  Rn×n è una matrice diagonale. In tal caso, la matrice  DAha sulla diagonale gli autovalori di  A.

    Valgono i seguenti risultati:

    1. Se  λi ∈ R  è un autovalore  Reale di una matrice  A ∈ Rn×n, allora 

    1 ≤ µg(λi) ≤ µa(λi); (14)

    2. Una matrice  A ∈ Rn×n i cui autovalori  λi,  i  = 1, . . . , r, sono tutti  Reali è diagonaliz-zabile se e solo se tutti i suoi autovalori hanno molteplicità geometrica uguale a quella 

    algebrica  ciòe, ∀ i = 1, . . . , r,  µg(λi) =  µa(λi).3. Come diretta conseguenza dei due risultati precedenti, una condizione  sufficiente   di 

    diagonalizzabilit à di una matrice   A ∈   Rn×n è che essa abbia   n  autovalori   Reali e distinti 

    infatti, avere autovalori distinti significa che, ∀ i,   µa(λi) = 1  e dunque, in 

    virtù delle disequazioni   (14), non può che essere  µg(λi) =  µa(λi) = 1

    .

    • Diagonalizzazione.  Data una matrice  A ∈ Rn×n diagonalizzabile, una matrice invertibile T  ∈  Rn×n tale che  T −1AT   = DA   si determina nel modo seguente: si costruisce  T   in modotale che abbia per colonne una base di  Rn  fatta di autovettori per la matrice  A. In pratica,

    quindi, basta risolvere il sistema   (13) in corrispondenza di ogni autovalore  λi  per la matrice 

    A   e scegliere una base di ogni corrisponente spazio delle soluzioni. Poiché la scelta della 

    base non è unica (ed anzi, ci sono sempre infinite scelte), ne segue che anche la matrice  T non è unica.

    •   Caso   Complesso.   Nel caso di autovalori   Complessi,  λi ∈  C, quanto detto sopra resta sostanzialmente immutato pur di considerare autovettori  Complessi  v ∈ Cn.

    Alla luce dei risultati sulla diagonalizzabilità, possiamo dunque concludere che: le matrici A1 e A2 sono

    diagonalizzabili in quanto hanno autovalori Reali e distinti; la matrice A3  ̀e certamente diagonalizzabile

    in quanto già diagonale (in altre parole,  T 3  =  I   è la matrice diagonalizzante). Resta da analizzare in

    34

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    dettaglio il caso  A4: essendo λ1  =  λ2  = −1, il sistema (13) prende la forma

    (A4 + I )v = 0 ossia   2   −4

    1   −2   v1

    v2

     =   00

    le cui soluzioni sono i vettori  v  della forma

    v =

      2v2

    v2

    ,

    al variare di   v2 ∈   R. Poiché vi è un solo parametro libero, cioè   v2, lo spazio delle soluzioni hadimensione 1, cioè  µg(−1) = 1. Dunque, 1 =  µg(−1) =  µa(−1) = 2 cosicché la matrice  A4  non èdiagonalizzabile.

    In alternativa,  è possibile mostrare che la matrice  A4  non è diagonalizzabile ragionando per assurdo

    nel modo seguente: poiché  A4   è di dimensione due ed ha due autovalori coincidenti pari a  −1, allora,se fosse diagonalizzabile sarebbe   DA4   = −I   e   T −14   A4T 4   = −I ; d’altra parte,   T −14   A4T 4   = −I  ⇔A4  = −T 4IT −14   ⇔  A4  = −I , il che è assurdo in quanto  A4 = −I .Osservazione:   la condizione di avere autovalori distinti è solo sufficiente per la diagonalizzabilità.

    In presenza di autovalori coincidenti, una matrice può essere sia diagonalizzabile, come  A3, che non 

    diagonalizzabile, come  A4.

    •  Diagonalizzazione della matrice  A1:   calcoliamo T 1   e DA1 .In corrispondenza dell’autovalore  λ1  = 1, il sistema (13) prende la forma

    (A1 − I )v = 0 ossia

      0 1

    0   −3

      v1v2

     =

      0

    0

    le cui soluzioni sono i vettori  v  della forma

    v =

      v1

    0

    ,

    al variare di  v1 ∈ R. Fissiamo, ad esempio,  v1  = 1: in tal modo otteniamo il vettore

    v =

      1

    0

    che costituirà la prima colonna della matrice  T 1.

    In corrispondenza dell’autovalore  λ2  = −2, il sistema (13) prende la forma

    (A1 + 2I )v = 0 ossia   3 1

    0 0

      v1v2

     =

      00

    le cui soluzioni sono i vettori  v  della forma

    v =

      v1−3v1

    ,

    al variare di  v1 ∈ R. Fissiamo, ad esempio,  v1  = 1: in tal modo otteniamo il vettore

    v =

      1

    −3

    35

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    che costituirà la seconda colonna della matrice T 1.

    Ponendo quindi

    T 1  =   1 1

    0   −3

    ,

    si ha

    T −11   A1T 1 =  DA1  =

      1 0

    0   −2

    (nota bene: l’ordine con cui appaiono gli auotovalori sulla diagonale di  DA1   è conforme con l’ordine

    in cui sono disposti gli autovettori nelle colonne di  T 1).

    •  Diagonalizzazione della matrice  A2:   calcoliamo T 2   e DA2 .Procedendo in modo analogo a quanto fatto per la matrice  A1, si ottengono i seguenti risultati: nel

    caso λ1  = 0, le soluzioni del sistema (13) sono i vettori  v  della forma

    v = −2v2

    v2

    ,

    al variare di  v2 ∈ R; nel caso λ2  = 3, le soluzioni del sistema (13) sono i vettori  v  della forma

    v =

      v1v1

    ,

    al variare di  v1 ∈ R; si può quindi porre

    T 2 =

     −2 11 1

    ed ottenere

    T −12   A2T 2  =  DA2  =

      0 0

    0 3

    .

    •  Diagonalizzazione della matrice  A3:  come già osservato,  T 3  =  I   e DA3  = A3.3.4-  Poiché la matrice  A5  ha autovalori  Complessi, occorre declinare nel caso  Complesso i risultati

    sulla diagonalizzabilità e diagonalizzazione richiamati in precedenza.

    La diagonalizzabilità è assicurata dal fatto che la matrice ha due autovalori distinti.

    Per determinare la matrice  T 5  si procede in modo del tutto analogo a quanto fatto per determinare

    T 1   e  T 2, l’unica differenza consiste nel fatto che si opera con numeri  Complessi. In corrispondenza

    dell’autovalore λ1  = 2 + 3 j, il sistema (13) prende la forma

    A5 − (2 + 3 j)I v = 0 ossia  −1 − 3 j   5−2 1 − 3 j   v11 + jv12v21 + jv22  =   00 .   (15)

    Al fine di semplificare i calcoli, possiamo fissare la prima componente del vettore  v  ad un valore a

    piacere purché non nullo. Ad esempio, possiamo porre  v11 +  jv12  = 1 (questo passaggio è l’analogo

    dell’aver scelto  v1  = 1 nel calcolo della matrice  T 1). Con questa scelta, il sistema (15) diventa −1 − 3 j   5−2 1 − 3 j

      1

    v21 + jv22

     =

      0

    0

    ,

    36

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    ossia

     −1 − 3 j + 5(v21 + jv22) = 0−2 + (1 − 3 j)(v21 + jv22) = 0.   (16)Le prima delle due equazioni si riscrive come

    (−1 + 5v21) + (5v22 − 3) j  = 0

    e, uguagliando a zero la parte ℜeale e la parte ℑmmaginaria del primo membro, si ottiene

    v21  = 1

    5  e   v22  =

     3

    5le due equazioni che definiscono il sistema (15) sono equivalenti – la seconda si ottiene dalla prima

    moltiplicando ambo i membri per un’opportuna costante  c ∈ C – in quanto il sistema (15) deve avereinfinite soluzioni non nulle corrispondenti agli autovettori per A5  relativi a λ1; di conseguenza, comeperaltro facilmente verificabile, i valori trovati per v21 e v22 risolvendo la prima delle due equazioni (16)

    risolvono anche la seconda equazione del sistema (16)

    .

    Possiamo quindi porre la prima colonna di  T 5  uguale al vettore

    v =

      115  +

      35 j

    .

    Per determinare la seconda colonna di  T 5  si può ripetere il conto considerando  λ2  = 2 − 3 j  oppure,più semplicemente, basta ricordarsi che gli autovettori relativi all’autovalore   Complesso coniugato

    di   λ1   non sono altro che i vettori che hanno per componenti il numero   Complesso coniugato delle

    componenti degli autovettori relativi a  λ1. Possiamo quindi direttamente scrivere che

    T 5 =   1 1

    15  +

      35 j

      15 −   35 j

    ed ottenere

    T −15   A5T 5  =  DA5  =

      2 + 3 j   0

    0 2 − 3 j

    .

    SOLUZIONE ESERCIZIO 4.

    4.1- Si ha:

     pM (s) = det(sI  − M ) = det

    s   −1 00   s   −1

    18 3   s + 6

     =

    (a)=   s · det   s   −13   s + 6

    − (−1) · det   0   −118   s + 6

     ==   s(s2 + 6s + 3) + 18 =  s3 + 6s2 + 3s + 18,

    dove nell’uguaglianza (a) abbiamo usato lo sviluppo di det(sI  − M ) rispetto alla prima riga.

    37

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    4.2- Si ricordi preliminarmente che:

    Formula generale dell’inversa di matrice

    Data una matrice quadrata  A, invertibile e di dimensione  n, si indichi con  Âijla matrice quadrata di dimensione  n −1 ottenuta da  A  cancellando la riga  i-ma e la colonna  j-ma. L’elemento di  A−1 posto in posizione   ij   è dato da:

    A−1ij   = (−1)i+j · det( Âji)

    det(A)  (17)

    (prestare attenzione al fatto che gl’indici nella matrice   Â∗∗   presente al numeratore sono ji).

    Applicando l’equazione (17), si ottiene:

    (sI  − M )−111   = (−1)2 ·det

      s   −13   s + 6

    s3 + 6s2 + 3s + 18

     =  s2 + 6s + 3

    s3 + 6s2 + 3s + 18

    (sI  − M )−112   = (−1)3 ·det

     −1 03   s + 6

    s3 + 6s2 + 3s + 18

      = −   −s − 6s3 + 6s2 + 3s + 18

    ...

    cosicché

    (sI  − M )−1 =   1s3 + 6s2 + 3s + 18

    s2 + 6s + 3   s + 6 1−18   s2 + 6s s−18s   −3s − 18   s2

    .

    38

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    SOLUZIONE ESERCIZIO 5.

    Numeri  Complessi

    Un numero z ∈ C  è rappresentato nella cosiddetta   forma cartesiana  se 

    z =  a + bj   o, indifferentemente,   z =  a + jb,

    dove   a ∈  R   si dice parte  ℜeale di   z a  = ℜe(z), e   b ∈  R   si dice parte  ℑmmaginaria di  zb = ℑm(z). La rappresentazione in  forma polare  di  z ∈ C,  z = 0, è 

    z  =  ρ · ejθ ,

    dove  ρ > 0   è il  modulo  di  z

    ρ = |z|  ed è uguale alla distanza di  z   dall’origine, e  θ ∈  R   è la  fase  (o  argomento) di  z

    θ = ∠(z)

     e rappresenta l’angolo compreso fra il semiasse  Reale 

    positivo e il segmento che congiunge  z  all’origine.

    •  Conversione da forma polare a forma cartesiana.

    ρ · ejθ = ρ cos(θ) + j sin(θ) =  ρ cos(θ) + jρ sin(θ).•  Conversione da forma cartesiana a forma polare.

    z =  a + jb  = |z| · ej∠(z),

    dove:

    |z| = 

    a2 + b2 e    ∠(z) =

    arctan(b/a)   se  a >  0

    arctan(b/a) ± π   se  a <  0π/2   se  a = 0  e  b >  0

    −π/2   se  a = 0  e  b <  0;

    nel caso   a <   0   è indifferente aggiungere o togliere   π   in virtù della periodicità di periodo

    2π  delle funzioni   sin   e   cos

    ossia, le scritture   ρ · ej(θ+2kπ),   k ∈  Z, sono infinite differenti rappresentazioni del medesimo numero  Complesso

    .

    Con  z̄   si indica il numero  Complesso coniugato  di  z  definito come segue:

    In forma cartesiana:   z  =  a + jb

      →  z̄  =  a

    − jb

    In forma polare:   z =  ρ · ejθ →   z̄  =  ρ · e−jθ .

    È utile ricordare che:

    •  j2 = −1;•  z · z̄  = |z|2 dunque, in particolare, z · z̄ ∈ R+;• se  z1  =  ρ1 · ejθ1 e  z2 =  ρ2 · ejθ2 , allora  z1 · z2 = (ρ1 · ρ2) · ej(θ1+θ2) e  z1/z2  =   ρ1ρ2 · ej(θ1−θ2).In altre parole, il modulo del prodotto di due numeri  Complessi è il prodotto dei moduli dei 

    due numeri, il modulo del quoziente è il quoziente dei moduli, la fase del prodotto è la somma 

    delle fasi, la fase del quoziente è la differenza del le fasi.

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    1

    2

    z 4 z 11

    122π/32π/32π/32π/3   π/4π/4π/4π/4

    ℑm

    5

    8

     

    3

    9

    10

    6

    z 13   ℜe

    14

    π/4π/4π/4π/4

    Figura 22: Con riferimento all’Esercizio 5, rappresentazione sul piano  Complesso dei numeri  zi,   i  =1, . . . , 14.

    5.6- Si ha:z5  = 2

    √ 2

    cos(π/4) + j sin(π/4)

     = 2 + 2 j

    z6  = 2 cos(−π/2) + j sin(−π/2) = −2 jz7  = 3

    cos(0) + j sin(0)

     = 3

    z8  =

    cos(2π/3) + j sin(2π/3)

     = −12

     +

    √ 3

    2  j.

    5.7- Al fine di eseguire la somma fra numeri  Complessi, è utile esprimerli in forma cartesiana, quindi:

    z1 + z5  = (√ 

    3 + j) + (2 + 2 j) = (√ 

    3 + 2) + 3 j.

    Al fine di eseguire prodotti e divisioni fra numeri Complessi, è utile esprimerli in forma polare, quindi:

    z1 · z̄3 · z8z̄5

    ≃   (2 ejπ/6

    ) · (√ 10 e−j

    ·4.39

    ) · (ej2π/3

    )2√ 

    2 e−jπ/4  =

    =  2

    √ 10

    2√ 

    2ej(

    π6−4.39+ 2π

    3 +π

    4 ) ≃

    ≃ √ 5e−j·0.99.

    Se si preferisce, si può convertire il risultato in forma cartesiana ed ottenere

    z1 · z̄3 · z8z̄5

    ≃√ 

    5e−j·0.99 =√ 

    5

    cos(−0.99) + j sin(−0.99) ≃ 1.23 − 1.87 j.

    41

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    Soluzione degli esercizi sui sistemi dinamici a tempo continuo

    SOLUZIONE ESERCIZIO 6.6.1- Il sistema S 1   è di ordine 3, lineare, non autonomo, strettamente proprio, SISO.Il sistema S 2   è di ordine 3, nonlineare, non autonomo, proprio (non strettamente), MIMO.Il sistema S 3   è di ordine 1 (scalare), nonlineare, autonomo.Il sistema S 4   è di ordine 2, lineare, non autonomo, proprio (non strettamente), MIMO.6.2- Per il sistema S 1:

    A =

    −1 0 21 1 1−2 0 1

    , B = 0−1

    2

    , C  =   0   −1 4 , D = 0.Per il sistema S 4:

    A =

      0 2

    −1 3

    , B =

      1 0

    0 0

    , C  =

      1 0

    , D =

      0 1

    .

    SOLUZIONE ESERCIZIO 7.

    7.1- Le incognite dell’equazione differenziale sono  ξ  e  v , possiamo quindi porre

    x =

      x1x2

     =

      ξ 

    v

    ;

    la variabile indipendente è ϑ, quindi

    u =  θ;

    la grandezza di cui si vuole studiare l’andamento è ξ , quindi

    y =  ξ.

    Di conseguenza, un modello in forma di stato del sistema dinamico considerato è:ẋ1(t) = φ1

    x1(t), x2(t)

    ẋ2(t) = φ2

    x2(t), u(t)

    y(t) =  x1(t).

    7.2- Si tratta di un sistema di ordine 2, il sistema è lineare se e solo se sia  φ1   che φ2   sono funzionilineari (ma, non essendo specificata l’espressione di tali funzioni, non è possibile rispondere a tale

    domanda), non autonomo, strettamente proprio, SISO.

    SOLUZIONE ESERCIZIO 8.

    8.1- Un modo standard per trasformare un’equazione differenziale di ordine  n  in un sistema di equa-

    zioni differenziali di ordine 1 consiste nel considerare un vettore di stato che colleziona la funzione

    incognita dell’equazione differenziale e le sue derivate fino all’ordine   n − 1. Nel caso particolaredell’equazione considerata, possiamo quindi porre

    x =

      x1x2

     =

      θ

    θ̇

    ;

    42

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

    43/153

    A

    C

    E

    D

    B

    (a)

       

    A

    B

    C

      

     

      E 

    (b)

        D

    A=E

    B

    C

      

     

    (c)

    Figura 23: Con riferimento all’Esercizio 8.3-4, il pendolo (a) e rappresentazione qualitativa delletraiettorie in spazio di stato a partire dalle condizioni iniziali specificate (b-c).

    l’assenza di sollecitazioni esterne sul pendolo significa che il sistema è autonomo, ossia è privo diingressi; le grandezze di cui si vuole studiare l’andamento sono  θ  e l’energia cinetica E c   =   12ml2 θ̇2,quindi

    y =

      y1y2

     =

      θ12ml

    2 θ̇2

    .

    Di conseguenza, un modello in forma di stato del sistema dinamico considerato è:

    ẋ1(t) =  x2(t)

    ẋ2(t) = − gl  sin

    x1(t) −   kml2 x2(t)

    y1(t) =  x1(t)

    y2(t) =  12ml

    2x22(t).

    8.2- Il sistema ha ordine 2, è nonlineare e autonomo; la variabile di uscita y  ha dimensione 2.

    8.3- ı) La traiettoria richiesta è rappresentata in Figura 23.(b): si noti che quando il pendolo arriva in

    posizione “C” ed inverte il moto, esso si trova ad un angolo il cui modulo è inferiore a π/2 in quanto,

    a causa dell’attrito, il sistema dissipa energia; similmente, quando il pendolo arriva in posizione “E”,

    esso si trova ad un angolo inferiore al modulo dell’angolo che individua la posizione “C” e cosı̀ via

    finché, asintoticamente, il pendolo si ferma in  θ  = 0.

    In virtù di tale analisi, si ha

    limt→+∞

    x(t) =

      0

    0

    e, conseguentemente,

    limt→+∞

    y(t) =   limt→+∞ x1(t)limt→+∞ 12ml

    2x22(t) =   0

    0 .

    ıı) La condizione iniziale è di equilibrio, dunque

    θ(t) ≡ θ(0) = π   e   θ̇(t) ≡  θ̇(0) = 0

    e la traiettoria corrispondente è il punto “rosa” di Figura 23.(b) posto in x̄ = (x1  =  π, x2  = 0).

    Si ha

    limt→+∞

    x(t) =  x(0) =

      π

    0

      e lim

    t→+∞y(t) = y(0) =

      π

    0

    .

    Osservazione:  Si noti che nel caso  ıı), il risultato non è qualitativo, è esatto.

    43

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    8.4-   In assenza di attrito, l’energia meccanica del pendolo si conserva e, a partire da  θ(0) =  π/2 e

    θ̇(0) = 0, il sistema resta in oscillazione permanente. Conseguentemente, la traiettoria in spazio di

    stato è la curva chiusa rappresentata in Figura 23.(c): essa viene percorsa infinite volte. In tal caso,

    quindi i due limiti richiesti non esistono.

    Nel caso θ(0) = π  e  θ̇(0) = 0, il risultato è invece identico all’analogo caso considerato in 8.3.

    SOLUZIONE ESERCIZIO 9.

    A.  Si tratta di un sistema  dinamico  in quanto la sola conoscenza dell’ammontare dei versamenti e

    dei prelievi effettuati in un dato giorno

    ossia, la conoscenza di  u(t̄)

     non è sufficiente per conoscere

    il saldo del conto in quello stesso giorno

    ossia,  y(t̄)

    .

    Osservazione: approfondimento sul concetto di “variabile di stato” nei sistemi dinamici.

    Questo esempio permette di fare più luce sul concetto di variabile di stato in un sistema dinamico.

    Per descrivere la dinamica del saldo di un conto in banca è possibile seguire due differenti approcci:

    I.   il saldo attuale del conto è noto se si tiene memoria di tutta la storia di prelievi e versamenti 

    effettuati sul conto dal giorno della sua apertura fino all’istante attuale;

    oppure,

    II.   si introduce una variabile di stato rappresentante il saldo del conto e, per conoscere il saldo

    attuale, è sufficiente conoscere il saldo (cioè, lo stato) ad un dato istante   t0   e la storia di 

    prelievi e versamenti sul conto  solo a partire dall’istante   t0  a quello attuale.

    Il secondo approccio è quello a cui fa riferimento la forma di stato dei sistemi dinamici (dove   t0rappresenta il cosiddetto istante iniziale, quello in cui si suppone di conoscere la “condizione” in cui 

    si trova il sistema e che convenzionalmente abbiamo sempre indicato con   t  = 0). Il vantaggio dato

    dall’introduzione di una variabile di stato discende dal fatto che tutta la “storia” del sistema precedente l’istante  t0 (ossia, tutte le azioni esterne fatte sul sistema fino a quell’istante) viene riassunta dal valore 

    x(t0)  assunto dalla variabile di stato.

    B. Si tratta di un sistema statico, possiamo infatti supporre con buona approssimazione che la portata

    y(t̄) in uscita dal rubinetto dipenda solo da quanto esso è aperto correntemente, cioè da u(t̄).

    C.  Si tratta di un sistema  dinamico, è lecito infatti aspettarsi che alla formazione del prezzo di un

    bene ad un dato istante non concorra soltanto il tasso di produzione corrente ma anche altri fattori,

    quali la presenza di riserve ancora invendute di prodotto, dipendenti dall’andamento del tasso di

    produzione ad istanti precedenti quello considerato.

    D. Si tratta di un sistema  dinamico, è chiaro infatti che la posizione della fronte di un ghiacciaio in

    un dato istante non è individuata dagli accumuli correnti di neve.

    E. Si tratta di un sistema statico, infatti la seconda legge della dinamica “  F   = ma ” stabilisce propriola relazione algebrica che sussiste fra la forza agente ad un dato istante su un corpo di massa  m  e la

    sua accelerazione corrente cioè, con la notazione introdotta, y(t) =   1mu(t).

    Osservazione:   si noti che, invece, la relazione stabilita dalla seconda legge della dinamica fra forza 

    e velocità oppure fra forza e posizione di un corpo di massa  m   è  dinamica. Da una parte questo è 

    chiaro in quanto sia il legame forza–velocità che quello forza–posizione sono espressi da un’equazione 

    differenziale 

    mv̇(t) =  F (t)  e  mẍ(t) = F (t), rispettivamente 

    . D’altra parte è anche chiaro che, per 

    conoscere la velocità o la posizione di un oggetto ad un certo istante, non è sufficiente conoscere il 

    valore corrente della sua accelerazione (ossia, della forza agente sul corpo in quel dato istante) ma 

    occorre conoscere anche quale è stato l’andamento della forza negli istanti precedenti, almeno a partire 

    da un’istante   t0  in cui si conosca il valore  v(t0)  (nel caso in cui si studi l’andamento della velocità)

    44

  • 8/18/2019 Eserciziario Fondamenti di Automatica

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    o  x(t0)  e   v(t0)

    nel caso in cui si studi l’andamento della posizione: in questo caso il sistema è di 

    ordine 2 –  mẍ(t) =  F (t)  – e dunque occorrono 2 condizioni iniziali .SOLUZIONE ESERCIZIO 10.

    •   Lo stato di equilibrio x̄   si dice essere  stabile   se e solo se ∀ ǫ >   0, ∃δ (ǫ)   >   0 tale che ∀ x∗0   conx∗0 − x̄ ≤ δ (ǫ) il corrispondente movimento  x∗(t) è tale che x∗(t) − x̄ ≤ ǫ ∀ t ≥ 0.•  Lo stato di equilibrio x̄  si dice essere instabile  se e solo se non è stabile.•  Lo stato di equilibrio x̄  si dice essere  asintoticamente stabile  se e solo se è stabile e inoltre ∃ρ > 0tale che ∀x∗0  con x∗0 − x̄ ≤ ρ il corrispondente movimento  x∗(t) è tale che limt→+∞ x∗(t) − x̄ = 0.•  Lo stato di equilibrio x̄ si dice essere semplicemente stabile  se e solo se è stabile ma non asintotica-mente stabile.

    SOLUZIONE ESERCIZIO 11.

    11.