ENNEA | Il magazine del Nuovo Artigiano 03/2011

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03/11 IL MAGAZINE DEL NUOVO ARTIGIANO Impresa Artigiana & P.M.I.- ANNO VIII N° n.24 del 2011 - Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 1, DCB Po - Contiene I.P. ALL’INTERNO: DOVE ANDIAMO? UN PAESE VECCHIO CHE NON SA PROGETTARSI. NUOVE GENERAZIONI DI IMPRENDITORI PRONTI A METTERSI IN GIOCO E A COGLIERE LE OPPORTUNITÀ. COSA FARE PER USCIRE DALL’IMMOBILISMO PRESENTE E COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO. Le idee sono una tempesta da gustare con la pizza - Intervista a Riccardo Donadon (H-Farm) Le PMI meritano più credito. Il vero rischio è altrove. Parla Mario Borin (Sviluppo Artigiano) Ritorniamo nel futuro Analisi di Silvia Oliva (Fondazione Nord Est)

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CNA Vicenza Dove andiamo?

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03/11IL MAGAZINE DEL NUOVO ARTIGIANO

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I.P.

ALL’INTERNO:

DOVEANDIAMO?UN PAESE VECCHIO CHE NON SA PROGETTARSI.NUOVE GENERAZIONI DI IMPRENDITORI PRONTI A METTERSI IN GIOCO E A COGLIERE LE OPPORTUNITÀ.COSA FARE PER USCIRE DALL’IMMOBILISMO PRESENTE E COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO.

Le idee sono una tempesta da gustare con la pizza - Intervista a Riccardo Donadon (H-Farm)

Le PMI meritano più credito. Ilvero rischio è altrove. Parla MarioBorin (Sviluppo Artigiano)

Ritorniamo nel futuroAnalisi di Silvia Oliva(Fondazione Nord Est)

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03EDITORIALE SILVANO SCANDIAN

UN’AGENDA PER I GIOVANI

I giovani dovrebbero essere in cima all’agenda delle riforme del nostro paese. Ma l’Italia, a volte va al contrario, dimen-ticando che un Paese che non investe nei giovani non investe nel suo domani. Gli ultimi dati di Datagiovani dicono che nel 2010 in Veneto solo il 4,7% dei lavora-tori under 35 è riuscito a stabilizzare la sua posizione lavorativa. Il tasso di creazione di nuovi posti di lavoro, cioè il rapporto per-centuale tra occupati nel 2010 (con qual-siasi forma contrattuale) che nel 2009 era-no disoccupati o inattivi è del 12% (il dato italiano è al 14,9%). Sempre in Veneto il

rischio di perdita del lavoro per i giovani è al 23,1% e, sempre secondo i dati istat analizzati da Datagiovani, il 49,7% di chi era senza lavoro nel 2009 è ancora disoc-cupato. Di fronte a questi indicatori, a cui si som-ma il fatto che nel 2010 sono spariti 70mila posti di lavoro complessivi, ci saremmo aspettati un’azione decisa da parte di chi ci governa per dare speranza alle generazioni future.L’Italia vive un pericoloso paradosso che la spacca a metà: c’è chi ha diritti, stabilità, previdenza e chi è in balia di un mercato del lavoro che sconta una crisi economica pesantissima.Per le future generazioni e per ridare una prospettiva agli imprenditori (che produco-no lavoro, anche se ogni tanto questo vie-ne dimenticato) ci saremmo aspettati una manovra seria, rigorosa e strutturale, che puntasse su tagli alle spese pubbliche im-produttive e a misure per favorire la cresci-ta e la competitività del nostro sistema. In realtà, abbiamo assistito ad un indecoroso balletto di proposte, con grandi proclami per essere poi smentite il giorno dopo, a seconda della lamentela di questa o quella lobby elettorale. La Manovra da 54 miliardi poi approva-ta in Parlamento (la quinta della serie…) risulta molto ridimensionata rispetto alle ambizioni iniziali: il contributo di soli-darietà si è limitato ai redditi superiori ai 300.000 euro; il carcere per gli evasori fi -scali vale solo per patrimoni ed evasori che potenzialmente riguardano solo qualche migliaio di italiani; la riforma strutturale delle pensioni prevede solo la penalizza-zione per le donne, con la velocizzazione dell’entrata in vigore dei nuovi limiti di età; l’aumento di un punto dell’IVA, smentito per tutta l’estate, servirà solo a deprimere ulteriormente i consumi interni; le pompo-se dichiarazioni di tagli alle Province e ai costi della politica si sono ridotte a risibili enunciazioni (tra l’altro, ciò era prevedibile perché in gran parte si tratta di riforme che richiedono una riforma costituzionale).Niente sulla crescita, niente sul taglio alle

spese improduttive, alla fi ne si colpiscono sempre e solo i soliti noti: imprese e lavora-tori! Con l’aggravante della nuova imposta locale IMU, che andrà ad assommarsi alle tasse centrali, con buona pace dello sban-dierato scopo sociale del federalismo.Eppure, di fronte all’emergenza generale e alla spinta della stessa Unione Europea a rimettere in ordine i conti era il momen-to giusto per introdurre riforme ed azioni strutturali. Il mondo dell’artigianato e della piccola impresa le sue proposte le ha fatte con chia-rezza. Sono tutte condensate nel documen-to “Progetto delle imprese per l’Italia”, pre-sentato dal Presidente CNA Ivan Malavasi, Presidente di turno di Rete Imprese Italia. E’ indispensabile pensare seriamente a fi -nanziare buona parte del debito con una dismissione massiccia del patrimonio pub-blico (operazione non semplice con questo mercato immobiliare e i btp ad un livello di rendimento del 5%). E’ indispensabile va-lutare una patrimoniale (gli strumenti oggi disponibili consentirebbero ampie verifi -che) che inducesse a pagare chi benefi cia di patrimoni non derivanti solo da redditi da lavoro ed impresa. Senza dimenticare, la sentita esigenza di una vera azione di ri-duzione dei costi e degli sprechi della politi-ca. Infi ne serviva un piano di rilancio serio per migliorare la condizione di accesso al mondo del lavoro, con una rifl essione vera anche su una fl essibilità condivisa dell’oc-cupazione. Non può essere la parte più de-bole a pagare i conti della crisi.Di fronte a questa inerzia è diffi cile riuscire a trasmettere coraggio e speranza ai nostri giovani. Ma dobbiamo provarci, con o sen-za Governo, lavorando quotidianamente nelle nostre aziende come abbiamo sem-pre fatto, perché anche questa volta, la più diffi cile, l’Italia mostri le risorse estreme ed inaspettate che sa tirare fuori nei momenti più diffi cili della sua storia.

SILVANO SCANDIANPRESIDENTE CNA VICENZA

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www.cnavicenza.it

www.nuovoartigiano.it

ASSOCIAZIONE

DI

IDEE

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03 /

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3_ Un’agenda per i giovani - Silvano Scandian

7_ Possiamo farcela anche noi - Monica Carraro

9_ Giovani, intelligenti, abili imprese cercasi - Luca Romano

COPE

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ENNEAIl magazine del Nuovo Artigiano

PERIODICO DI CNA VICENZA SRL

via G. Zampieri, 19 - 36100 Vicenzatel. 0444.569900 - fax [email protected]

Distribuzione gratuita

PROGETTO GRAFICO / COORDINAMENTO EDITORIALE / REDAZIONE

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CAPO REDATTORE:

Roberta Paolini

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:

J. CaneverMonica CarraroLuca RomanoSilvia OlivaElena FrigoSilvano ScandianGian Paolo PrandstrallerJacopo Vencato

IMMAGINI: FOTOGRAFI CNA VICENZA

Luca AndolfattoRenato Dalla VecchiaLuciano Dal LagoSergio Mantello

UFFICIO STAMPA CNA VICENZA

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Impresa Artigiana & P.M.I.

Periodico della CNAAut. Tribunale di Praton° 6 del 25/6/04Dir. Resp.: B.LiseiRed. e Amm.: Media srl,Via Lombarda 72, ComeanaTel. 055 8716801Stampa: Rindi

Contiene I.P.

SOMMARIO

INFORMATIVA AI SENSI DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 196 DEL 30/06/2003. Spettabile Impresa, il D. Lgs. n. 196 del 30/06/2003, “CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, all’art. 13 impone l’obbligo di informare l’interessato sugli elementi fondamentali del trattamento. Per quanto attiene alla scrivente vi si adempie compiutamente informandoLa che: 1) i dati sono stati raccolti per inviarle del materiale che pubblicizza la nostra associazione e per promuovere l’attività; 2) in relazione alle summenzionate fi nalità, il trat-tamento dei dati personali avviene mediante strumenti cartacei ed informatici in modo da garantirLe la sicurezza e la riservatezza dei dati, nonché la piena osservanza della Legge; 3) la presente informativa è resa per i dati raccolti da pubblici registri, elenchi; 4) contro le sopra indicate fi nalità di utilizzo dei dati può esercitare i diritti di cui all’art. 7 della Legge; 5) i diritti che Le competono sono quelli previsti dall’art. 7 della Legge ed in particolare: di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati presso noi e come essi vengono utilizzati; di farli aggiornare, integrare, rettifi care o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento; 6) titolare del trattamento è CNA Vicenza srl, corrente in Vicenza, via Zampieri, n. 19, Vicenza, Agosto 2010

SPEC

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11_ Il rischio paese presenta il conto alle banche. Ma a pagare saranno le imprese - J. Canever

12_ Sviluppo Artigiano: le PMI meritano più credito. Il vero rischio è altrove - J. Canever

14_ Ritorniamo al futuro - Silvia Oliva

16_ Visionari d’impresa

18_ Le idee sono una tempesta da gustare con la pizza - Roberta Paolini

20_ Assemblea annuale CNA Vicenza Cronache artigiane - Jacopo Vencato

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22_ 150 Mani. Buon compleanno Italia - Jacopo Vencato

25_ Artigiano: essenza del nuovo ceto medio - Gian Paolo Prandstraller

26_ Letture - Un nuovo orizzonte - J. Canever

27_ Destinazioni - Elena Frigo

27_ Eco di città - Molvena, i piccoli resistono aspettando la Pedemontana

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06EDITORIALE ANNA DALL’ALBA

ARTIGIANI E PICCOLE IMPRESE

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07EDITORIALE MONICA CARRARO

POSSIAMO FARCELA

ANCHE NOICHI CI HA PRECEDUTO HA COSTRUITO BENESSERE E RICCHEZZA. MA I GIOVANI IMPRENDITORI DEVONO RITROVARE FIDUCIA IN LORO STESSI, CONSAPEVOLI CHE LE POSSIBILITÀ CI SONO. ANCOR PIÙ IN UN MERCATO CHE SI RICONFIGURA DI CONTINUO. LA TRASFORMAZIONE È IL VERO ORIZZONTE. IL CORAGGIO L’ARMA IRRINUNCIABILE

Si sente spesso dire che l’Italia non è un Paese per giovani e che la causa è impu-tabile a due generazioni, quella dei Padri che monopolizzano gli spazi e le risorse a disposizione a scapito dei fi gli e quella dei giovani che a loro volta dipendono troppo dalle famiglie senza coraggio né capacità di immaginare un futuro diverso. Penso che i giovani non debbano arrender-si né alla crisi né alla mancanza di fi ducia e ancor meno al pessimismo. Anche il nostro Paese può avere nuove opportunità; è im-portante soprattutto abbracciare la fi losofi a della trasformazione: i mercati ed il mondo stanno cambiando e anche noi dobbiamo cambiare con loro.Il Gruppo Giovani di CNA Vicenza, ormai attivo da alcuni anni, ha puntato molto su

quella che noi chiamiamo rete, in partico-lare fra i nostri associati. CNA conta oltre 2700 iscritti di cui oltre la metà é under 40, quindi giovane. Far capire agli associati l’importanza di ri-tagliarci del tempo per parlare di proble-matiche comuni, vedere di trovare insieme soluzioni, proporre alternative che nascono solo dal confronto non è sempre facile. Come primo passo abbiamo cercato quindi di fare conoscere meglio CNA presentando i vari servizi e le opportunità che l’associa-zione ci offre. Vista la situazione economica che stiamo attraversando abbiamo ritenuto opportuno iniziare con il settore credito. Attualmente stiamo ultimando un ciclo di incontri informali realizzato in collabora-zione con l’Urban Center Oasi Europa di Thiene che abbiamo chiamato “Salotto Contemporaneo”.Sono stati trattati argomenti come il galateo nella comunicazione, il talento, le possibili-tà di lavorare all’estero e le problematiche legate all’internazionalizzazione. E’ stato un percorso molto positivo che ci ha accompagnati da maggio a settembre e che si è contraddistinto per la concretezza degli argomenti trattati; proprio per questo ha avuto un riscontro di partecipazione ap-prezzabile soprattutto tra i giovani. Un incentivo a proseguire su questa stra-da, valutando quali argomenti sono stati di maggior interesse per approfondirli me-glio e magari proporli in altre zone della provincia per poter raggiungere il maggior numero di partecipanti possibile. Insomma l’intento è quello di non fermarsi mai e mi ispiro ad una citazione dell’ultimo libro di Mario Calabresi in cui si guardano situazioni del passato: “Per riprendere coraggio, per trovare os-sigeno, mi sono rimesso a viaggiare nella memoria. Chi lo fa si sente immediatamen-te più forte: se ce l’hanno fatta loro, possia-mo farcela anche noi.”

MONICA CARRAROPRESIDENTE GIOVANI IMPRENDITORICNA VICENZA

di Monica Carraro

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08EDITORIALE ANNA DALL’ALBA

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09EDITORIALE LUCA ROMANO

GIOVANI, INTELLIGENTI,ABILI IMPRESE CERCASI

SIAMO AL TRAMONTO DEL SUBFORNITORE ESECUTIVO. LE IMPRESE DEI GIOVANI DOVRANNO ESSERE DIVERSE, CAVALCANDO UN’ONDA DI RINNOVAMENTO CHE È AL CONTEMPO ANCHE UN RITORNO ALLE ORIGINI. OGGI VINCE L’AZIENDA CHE HA ABILITÀ E INVENTIVA, MANI E IDEE. LA SINTESI DI QUESTE COMPETENZE PUÒ GENERARE IMPRESE IL CUI SUCCESSO È DEL TUTTO AFFRANCATO DALLA DIMENSIONE AZIENDALE

LUCA ROMANODIRETTORE LOCAL AREA NETWORK - PADOVA

La crisi economica sta inducendo alcuni cambiamenti nel modello di piccola impresa. Alcuni di questi cambiamenti per molti versi sono irreversibili, e vanno attentamente monitorati. Il primo è che nel manifatturiero non si verifi ca più il fenomeno della proliferazione distrettuale, ovvero la nascita spontanea di imprese sempre più specializzate in una sola fase del processo complessivo del distretto, che contribuivano a ridurre i costi fi ssi del committente e a conferire una straordinaria effi cienza al territorio. Al contrario, da qualche anno e con sempre maggiore intensità nella crisi, le imprese committenti o internalizzano l’ outsourcing o lo delocalizzano all’estero allungando le catene di fornitura oppure coinvolgono in reti non sempre locali aziende piccole ma innovative. Siamo al tramonto del subfornitore esecutivo.Il secondo è che i fattori che permettevano alla piccola e alla microimpresa di “crescere rimanendo leggere” si stanno rovesciando nel contrario: la pressione fi scale, gli adempimenti burocratici, la

regolazione del lavoro, le garanzie per gli affi damenti di credito, i costi dell’energia e dei trasporti sono tali da disincentivare la costituzione di assetti imprenditoriali piccoli, ma snelli, veloci, fl essibili. Mentre il primo cambiamento è in linea con l’evoluzione internazionale del lavoro e degli scambi, localizzando nei Paesi emergenti le componenti di più intenso ricorso al lavoro manifatturiero, questo secondo testimonia una grave perdita perché penalizza un’energia sociale ed economica che è stata espressiva della grande vitalità del nostro sistema.Questi due cambiamenti spiegano l’alta natimortalità delle piccole imprese in questa fase e in particolare di quelle condotte da under 40. Ma la crisi non è solo distruttiva: è selettiva, è anche un’ opportunità per chi sa salire sull’ onda del cambiamento. Un elemento nuovo, in apparente controtendenza è la rivincita del made in Italy della qualità artigiana; pensiamo al fenomeno di Bottega Veneta

che alimenta il suo brand con produzioni a mano radicate nel territorio e non trova più ricambio forse perché sta facendo esperienza del limite culturale che estrania i giovani da certe abilità manuali.Abilità e inventiva possono generare imprese il cui successo è del tutto svincolato dall’ elemento dimensionale: piccolo in rete e piccolo innovativo, infatti, possono vincere la sfi da competitiva in ragione della capacità di leggere i bisogni del sistema, di generare valore dalla conoscenza accumulata in proprio associando idee colte all’esterno e assemblate con originalità (open innovation) e con la tradizionale capacità di organizzare in modo molto fl essibile la produzione, valorizzando al massimo le competenze, le abilità e i tempi con i valori intangibili della motivazione e della fi ducia reciproca.Quello che storicamente non offre più una sponda alla vivacità nei processi di natalità e di stabilizzazione nel tempo sono la “spontaneità” del fare impresa e la “complicità sociale” dell’ambiente, che favoriva a priori tale spontaneità. Il giovane imprenditore, soprattutto se parte da zero, ha bisogno di alcuni requisiti, frutto di sapere e di competenza organizzativa e relazionale, che non possono essere solo predisposizione naturale, che pure serve, eccome!In secondo luogo troppi ostacoli ambientali soffocano presto la nuova impresa. Lo vediamo nelle politiche per l’imprenditorialità giovanile; sembrano programmate sulla base di intenti punitivi, caratterizzati da un sovraccarico burocratico di rendicontazione da assolvere. Allontanano dal genuino spirito imprenditoriale, che è quello del rischio e del capitale da investire, ovvero il contrario del burocratizzare e rendicontare.

di Luca Romano*

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010ATTUALITÀ

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011ATTUALITÀ

E’ il terzo principio della dinamica: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Una delle primissime cose che si imparano durante le lezioni di Fisica, ai tempi delle scuole superiori. Ed è anche attraverso questo principio che possiamo spiegare la particolare situa-zione che sta vivendo il nostro Paese. Di fronte ad una politica interna debole, in-capace di fronteggiare in modo energico ed effi cace gli effetti della crisi mondiale, la speculazione internazionale ha buon gioco a scommettere sulle diffi coltà italia-ne. E l’effetto non tarderà a farsi sentire sull’economia reale. ‘’Possiamo vedere schizzare al cielo il costo del credito’’ è l’allarme che l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ha lanciato al workshop Ambrosetti. Secon-do il banchiere comasco se non togliamo i timori sul nostro debito pubblico, ‘’il costo del credito arrivera’ a livelli insostenibili”. E sarà solo uno degli effetti del tanto cita-to spread tra Bund e BTP, che ormai ve-leggia stabile attorno ai 400 punti base. Se guardiamo ai recenti dati diffusi da Bankitalia, tra luglio 2010 e luglio 2011, il credito bancario al settore produtti-vo è aumentato del 3,82%. Crescevano i prestiti alle pmi (+2,18%), alle imprese con più di 20 addetti (+4,20%), al settore manifatturiero (+3%), a quello delle co-struzioni (+5%), ai servizi (+2%). Fino al luglio, anche nel Nordest, i dati sul cre-dito sembravano lanciare segnali incorag-

IL RISCHIO PAESE PRESENTA IL CONTO ALLE BANCHE.

MA A PAGARE SARANNO LE IMPRESE

gianti: +4% su base annua, percentuale leggermente superiore alla media nazio-nale (fonte bollettino Bankitalia). Anche se la percezione è ben diversa: secondo il barometro di CNA del I trimestre 2011 “si riduce la quota di imprese che segna-lano un aumento dei fi di erogati rispetto al trimestre precedente mentre aumenta quella di coloro che lamentano la cresci-ta delle garanzie richieste”. E’ evidente quindi che la sensazione delle imprese è ben distante dalle cifre segnalate da Ban-kitalia, anche a causa dell’aumento delle garanzie richieste dalle banche. Un buon segnale, che evidenziava da un lato la buona salute dei nostri istituti di credito, dall’altra la rinnovata volontà di investire. Ma in pochi mesi il panorama è cambiato completamente, per l’ennesi-ma volta. Ad inizio estate, il 26 giugno, la presidente di Confi ndustria Emma Marcegaglia, intervenendo all’assemblea annuale di Federchimica, si preoccupa-va perché “lo spread tra bund e btp ha raggiunto il record storico di 220 punti base e costituisce un problema enorme. Con un debito pubblico come il nostro, 100 punti base di differenza equivalgono, a regime, a 16 miliardi di euro in più di defi cit pubblico”. Qualche settimana fa, il 23 settembre, lo spread ha toccato i 411 punti, quasi il doppio della cifra record raggiunta ad inizio estate, che a detta della presidente confi ndustriale rappre-sentava già un “problema enorme”. I Btp

di J. Canever

sono diventati quindi un peso pericoloso per le banche italiane: diminuendo di va-lore, aumentano il rischio percepito sugli istituti bancari, grandi o piccoli che siano. E chi presta loro i soldi chiede ovviamen-te una remunerazione maggiore. Da qui l’effetto a catena che ha portato Standard and Poor’s al taglio dell’outlook da stabile a negativo per quindici banche italiane e ad allineare verso il basso il rating di set-te di queste, tra le quali Intesa-San Paolo, BNL e Mediobanca. Secondo gli analisti di S&P’s “un mec-canismo di trasmissione per gli istituti di credito italiano poteva arrivare dalla perdita di valore dei titoli di stato detenu-ti nei portafogli delle banche”. Quando inizieranno a sentirsi gli effetti sul mondo dell’impresa e delle attività produttive? La risposta data da chi concretamente si occupa di erogare il credito è “da subito”. Non c’è da scherzare, in tempi in cui le certezze sono merce rara. La classe politica sembra non comprende-re fi no in fondo la diffi coltà del momento: stravolgere la manovra cinque volte in tre settimane non ha certamente dato l’idea di un governo con le mani salde sul timo-ne della barca. E nei corridoi romani si sussurra già a mezza voce che presto sarà necessaria una nuova manovra correttiva. Anche per questo le banche hanno fatto la loro scelta: una stretta ai cordoni della borsa, che si tradurrà fatalmente in au-mento del costo del credito.

A LUGLIO I DATI BANKITALIA DAVANO UNA RIPRESA DEI PRESTITI AL SETTORE PRODUTTIVO. IN UN MESE È CAMBIATO TUTTO. LE AGENZIE DI RATING HANNO INIZIATO A BASTONARE I PAESI CON DEBITI NON RITENUTI SOSTENIBILI, TRA CUI ANCHE L’ITALIA. IL PANICO HA COSÌ PRESO IL SOPRAVVENTO SULLE BORSE (LA NOSTRA HA VISTO DIMEZZARSI IL VALORE DELLA CAPITALIZZAZIONE DEI SUOI CAMPIONI NAZIONALI). MA SE I MERCATI FINANZIARI SONO SOLO UNA FACCIA DELL’ECONOMIA, A RISCHIARE DI PAGARE, DOPO UNA TIMIDA RIPRESA, SARANNO COME SEMPRE LE IMPRESE. QUELLE PICCOLE SOPRATTUTTO, STRETTE NELLA MORSA DI UN SISTEMA CREDITIZIO GIOCOFORZA AVARO, CON PORTAFOGLI TROPPO ESPOSTI SUI TITOLI DI DEBITO ITALIANI E CHE DEVONO FARE I CONTI CON UN RISCHIO PAESE CHE STA FACENDO SCHIZZARE VERSO L’ALTO IL COSTO DEL DENARO.

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12ATTUALITÀ

Oltre 34mila aziende associate, sportelli attivi in 10 province del Nord, disponibili-tà a garantire nuovi fi nanziamenti per 1,5 miliardi di euro, più liquidità e meno costi per le imprese. È la realtà di Sviluppo Ar-tigiano, il confi di interregionale promosso da Cna Veneto, che consorzia 6 province venete (Belluno, Padova, Rovigo, Venezia, Verona, Vicenza) e 5 lombarde (Brescia, Como, Cremona, Lecco e Pavia). Il regista dell’operazione che ha portato prima all’unione delle province venete in un unico Consorzio Fidi, poi all’iscrizio-ne nel 2009 di Sviluppo Artigiano tra gli intermediari vigilati dalla Banca d’Italia secondo l’articolo 107 del Tub (per primo nel Nord Italia), e oggi a febbraio alla sto-rica fusione con i “fratelli” lombardi, è il segretario di CNA Veneto e amministra-tore delegato di Sviluppo Artigiano Mario Borin.

Perché è stato necessario consoli-dare le attività dei diversi consorzi fi di in un’unica entità?Nel nostro territorio l’artigianato e le Pmi rappresentano la stragrande maggioranza del tessuto produttivo, una su due utilizza lo strumento dei fi di. Sviluppo Artigiano in questo contesto è impegnato a soste-nere l’intero sistema del Nordest. Negli ultimi due anni è stato portato avanti un

SVILUPPO ARTIGIANO:

intenso lavoro di rinegoziazione delle con-dizioni di credito con gli istituti bancari, che continua ancora oggi, nel tentativo di ottenere sempre maggiori vantaggi per le imprese. È bene ricordare che Sviluppo Artigiano, essendo un Confi di 107, mette a disposizione delle aziende un nuovo li-vello qualitativo di intermediazione fi nan-ziaria: garanzie dirette alle banche per il 50% dell’affi damento bancario e oltre, ri-negoziazione delle condizioni e del costo del denaro, servizi di expertise e pre-rating.

Qual è il volume delle attività di Sviluppo Artigiano?Sviluppo artigiano in questo momento sta garantendo fi nanziamenti per 400 milio-ni di euro, in gran parte a favore di mi-croimprese (per il 90 per cento artigiane, il resto si divide tra pmi industriali o com-merciali). Operiamo in cinque province venete da due anni e in cinque province lombarde dal febbraio scorso. Ma siamo in grande crescita. A ottobre è avvenuta la fusione anche con le realtà di Vicenza e Mantova. Passeremo così da 34mila a 42mila soci e erogheremo fi nanziamenti per 550 milioni.

Quali sono i nodi che vi state tro-vando ad affrontare?La nostra attività si sta rivelando partico-

BORIN: OGGI LA SITUAZIONE POLITICA PESA SULLE AZIENDE PIÙ DI QUELLA ECONOMICA. FINCHÉ LA POLITICA NON CAMBIA PASSO NON VEDO GRANDI POSSIBILITÀ DI MIGLIORAMENTO. E’ UNA SPIRALE DALLA QUALE NON SO NÉ COME, NÉ QUANDO USCIREMO.

LE PMI MERITANO PIÙ CREDITO. IL VERO RISCHIO È ALTROVE

di J. Canever

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13ATTUALITÀ

larmente importante perché le aziende stanno soffrendo moltissimo le diffi coltà nell’accesso al credito causate dalla cre-scente mancanza di liquidità delle ban-che, frutto anche delle norme di Basilea 3. Manca la liquidità, per vari aspetti: in primis perché il denaro non gira più nem-meno tra le banche, perché non si fi dano nemmeno tra di loro. E inoltre sono fi nite le garanzie che le banche potevano dare alla Bce per ottenere credito. Avere un confi di come il nostro consente alla banca di accantonare meno, serve da garanzia. E in questo modo liberiamo risorse che servono alle imprese, creando liquidità per il sistema bancario.

Come si stanno comportando le banche in questa fase di diffi coltà? Gli istituti di credito, confortati dai dati di Bankitalia, affermano che il credito alle imprese è in crescita.I dati vanno letti e analizzati, diversi fi -nanziamenti che vengono concessi servo-no alle famiglie e alle microimprese per consolidare le passività, per un minimo

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di credito al consumo o per qualche in-vestimento su determinate tipologie di imprese. Ma se andiamo a vedere, la si-tuazione reale è che il credito nella gran parte dei casi non viene concesso. Innanzi tutto perché le banche non si sono dota-te di strutture in grado di leggere i dati dei bilanci delle imprese artigiane per cui non possono accantonare il denaro per concedere prestiti. Le banche sono trop-po incentrate su questioni fi nanziarie che poco c’entrano con la loro reale funzione di banca.

Lei ha recentemente detto che le pmi sono più affi dabili delle grandi imprese nei confronti della banche. Perché? Perché lo dicono i dati del nostro osser-vatorio, su un campione di 500 milioni di fi nanziamenti quindi molto signifi cativo. Il deterioramento dell’intero portafoglio ha una percentuale del 4%. A me non sembra che il sistema bancario abbia si-mili percentuali, ma anzi le sole sofferen-ze raggiungono medie molto superiori.

E noi, a differenza loro, fi nanziamo solo pmi, segno che le piccole e medie imprese, sono maggiormente solvibili e più affi da-bili, a costo di mettere a rischio la propria famiglia. Infatti per quanto ci riguarda la situazione delle sofferenze è stabile rispet-to al 2010, forse addirittura in leggero mi-glioramento.

L’indebitamento a breve sta mi-grando verso il medio-lungo termi-ne? E qual è la situazione dei tassi d’interesse?Dal nostro osservatorio non c’è questa sensazione: quando c’è, viene fatto sola-mente per consolidare le passività. I tassi sono in aumento perché sta aumentando in modo esponenziale il costo del denaro, la situazione italiana e il declassamento porteranno ad un ulteriore peggioramen-to. Possiamo quasi dire che oggi la situa-zione politica pesa sulle aziende più di quella economica. Finché la politica non cambia passo non vedo grandi possibilità di miglioramento. È una spirale dalla qua-le non so né come né quando usciremo.

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RITORNIAMO NEL FUTURO

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di Silvia Oliva*

I dati sulla demografi a, sulle famiglie, sul lavoro, così come quelli sulla proprietà del-le imprese non lasciano dubbi: l’Italia non è un paese per giovani! Infatti, i giovani sono sempre meno, fanno fatica a costruirsi una famiglia e a mettere al mondo fi gli, sono i più colpiti dalla caduta dell’occupazio-ne (tanto che cresce sempre più anche nel Nord Est la quota degli sfi duciati che non studiano, non hanno un lavoro e non lo cercano) e, come dimostrano i dati recenti resi disponibili da Unioncamere, faticano sempre più a ritagliarsi un ruolo come im-prenditori.Tuttavia, vale la pena di fare uno sforzo e proporre una precisazione: l’Italia del 2011 non è un paese per giovani, ma forse pro-prio i giovani possono rappresentare l’an-cora di salvezza per un Paese che sembra sempre più condannato a un lento declino. È lo possono essere imponendo al paese quel cambiamento che fi nora non si è riu-sciti a realizzare e che, paradossalmente, la crisi può indurre, anche se in modo dram-matico, a patto che si accetti la necessità di mutare prospettiva e abbandonare una visione del futuro costruita sulla riproposi-zione di vecchi schemi e comportamenti.Questa crisi ha, infatti, imposto una pro-fonda discontinuità che ha rimesso in di-scussione modelli e ambiti di sviluppo fi no-ra di successo, ma ha anche aperto nuove occasioni i Paesi disposti a intraprendere un nuovo percorso che metta al centro le

conoscenze, le idee, la capacità di carat-terizzarsi a livello internazionale per una propria specifi cità, una propria immagine che siano ritenute uniche e diffi cilmente imitabili in altri contesti. Per raggiungere questi obiettivi, utili a ridare slancio alle imprese e alle possibilità occupazionali non solo dei giovani, non è necessario cancella-re il passato, ma rivisitarne i fattori alla luce delle prospettive internazionali e del nuovo ruolo che i paesi occidentali oggi devono saper assumere. Così non è indispensabile abbandonare la manifattura, ma rivisitarne i fattori competitivi valorizzando la qualità, le conoscenze e le competenze per rifonda-re un’industria creativa e all’avanguardia, in grado di vendere al mondo prodotti che richiamino la cultura e lo stile di vita ita-liano e idee e soluzioni ad alto contenuto tecnologico e di innovazione. Allo stesso tempo, si può sviluppare un’offerta di ser-vizi alla persona che rispondano ai cam-biamenti demografi ci e sociali – l’invec-chiamento della popolazione, la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro con la conseguente crescente esigen-za di servizi di cura agli anziani e ai bambi-ni e la presenza di nuove culture e di nuovi cittadini – oppure che valorizzino al meglio le grandi risorse culturali e turistiche di cui l’Italia dispone. Tutto questo ha bisogno di un capitale umano istruito e di qualità e, quindi, di un sistema della formazione e dell’istruzione altamente competitivo.

LE CRISI PRODUCONO DISCONTINUITÀ. E QUINDI OPPORTUNITÀ. ANCHE SE FINORA SUI GIOVANI IMPRENDITORI UNDER 30 LA RECESSIONE HA COLPITO DURO EMERGE CON CHIAREZZA CHE LE NUOVE GIOVANI IMPRESE CONTINUANO A CRESCERE. SOPRATTUTTO IN QUEI SETTORI ECONOMICI CHE POSSONO SPINGERE L’ITALIA VERSO UN NUOVO PERCORSO DI SVILUPPO

Osservando i dati sulla presenza di titolari under 30, colpisce certamente il dato sulla diminuzione della loro presenza tra il 2006 e il 2011, ma emerge anche che questi gio-vani, disposti a rischiare in proprio, siano aumentati tra il 2010 e il 2011 proprio in quei settori economici che possono spingere l’Italia verso un nuovo percorso di sviluppo. Crescono, infatti, i giovani imprenditori nel campo dell’istruzione (3,5%), in quello dei servizi alle imprese (0,7%), in quello delle attività professionali, scientifi che e tecniche (1,2%) e nei servizi di alloggio e ristorazio-ne (1,5%). Si tratta di segnali positivi, ma che non possono prescindere dalla capaci-tà dei giovani imprenditori di operare se-condo nuovi modelli di business che siano solidi fi nanziariamente, che abbiano uno sguardo internazionale, che valorizzino le competenze e la presenza di manager per la gestione, che puntino costantemente all’innovazione e sappiano strutturarsi di-mensionalmente in misura adeguata.Se il Paese saprà accompagnare la scelta coraggiosa di questi under 30 con le rifor-me e le misure necessarie a favorire l’im-presa, altri giovani avranno maggiori chan-ce di poter almeno immaginare un futuro e tornare a mettersi in gioco.

* Segretario alla Ricerca Fondazione Nord Est

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VISIONARID’IMPRESA di Roberta Paolini

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Il termine visione (vision) è utilizzato nella gestione strategica per indicare la proie-zione di uno scenario futuro che rispec-chia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fi ssa gli obiettivi(goal-setter) e incen-tiva all’azione. Con il termine vision si intende l’insieme degli obiettivi di lungo periodo che il top management vuole de-fi nire per la propria azienda, compresa anche la visione generale del mercato e l’ interpretazione di lungo periodo del ruolo dell’azienda nel contesto economico e so-

ciale (da wikipedia).Se c’è un’attitudine che hanno i giovani è vedere le cose con lenti nuove. E la ca-ratteristica distintiva delle aziende, anche piccole, guidate dagli under 40 è la capa-cità di ripensare settori maturi.Che siano aziende attive nel settore dell’alimentare, costruzioni, tessile o ICT la peculiarità è il nuovo sguardo con cui i giovani riescono ad integrare vecchi e nuovi modelli di sviluppo d’impresa.È il caso della Green di Schio, un’azienda

alla seconda generazione guidata da Sara Reniero. L’impresa con base nell’alto vi-centino ha una struttura snella che con-sente l’approvvigionamento della materia prima, in particolare funghi porcini, con stabilimenti dislocati in tutte le aree a maggior capacità di produzione del Mon-do. La catena del controllo della qualità inizia sin dalle aree di rifornimento, dove vengono effettuati le analisi macro, per poi procedere alle fasi successive di lavorazio-ne, sia di essicazione che di congelamento.

GUARDARE CON OCCHI NUOVI L’IMPRESA È UN’AZIONE TIPICAMENTE “GIOVANILE”. L’AUDACIA DI VISIONE, LA PASSIONE E L’INNOVAZIONE IN SETTORI MATURI SONO OPERAZIONE DA FARE INDOSSANDO LENTI NUOVE. E ALLORA UNA DITTA CHE SURGELA FUNGHI PUÒ DIVENTARE UN FORNITORE DI GRANDI MULTINAZIONALI DELL’ALIMENTARE E UN IMPRESARIO EDILE STUPIRE IL MERCATO CON LA CASA IMPATTO ZERO.

MIRCO VALDEMARCAEDIL-LINE

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Tutti gli stabilimenti all’estero sono auto-suffi cienti per le prime fasi di lavorazione, selezione e stoccaggio del prodotto.“Le principali aziende alimentari italiane – spiega la Reniero – usano i nostri pro-dotti per realizzare i loro preparati. Inol-tre forniamo anche le principali catene di ristorazione”. L’azienda ha la capacità di muoversi con velocità e fl essibilità tali da poter garantire la lavorazione immediata del prodotto per mantenere intatte le pro-prietà organolettiche dei funghi.Mirco Valdemarca, titolare di Edil-Line, invece si è specializzato nella costruzione ecosostenibile. I suoi cantieri sono gli uni-ci a poter vantare la classe A+. “Costrui-sco pensando all’ambiente - dice - dalla coibentazione fatta con materiali che rie-scono a mantenere il fresco d’estate e il caldo d’inverno, riducendo le emissioni di CO2, agli impianti fotovoltaici che ga-

rantiscono l’autosuffi cienza energetica. In questo modo ho costruito case che sono al top dell’edilizia ecosostenibile”. La casa a impatto zero pensata da Valde-marca si realizza quasi esclusivamente su commessa, in cui il tailoring dato dall’ar-tigianalità fa tutt’uno con la capacità di utilizzare solo le più elevate innovazioni a disposizione, dai materiali per la costru-zione, agli impianti più tecnologici.Davide Azzolin si è inventato Coffe3d, nato dalla fusione tra Dadework specializ-zata in consulenza e assistenza informati-ca e Areadb specializzata nello sviluppo di soluzioni web e multimediali. La sinergia di queste due realtà ha permesso la nasci-ta di una società in grado di fornire un 3D di oggetti reali, abbattendo drasticamente i costi legati all’elaborazione manuale me-diante disegno tecnico.

SARA RENIEROGREEN

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sostenuto?H-FARM nasce come progetto nel 2005 e in questi primi 6 anni ha investito circa 10,5 milioni di euro, aiutando a partire 32 startup, creando oltre 200 posti di lavoro e ottenendo alcune exit importanti. Nel quinquennio 2011-2015 sono previsti ulte-riori investimenti per 10 milioni ed arrive-remo ad occupare fi no a 500 persone. L’età media dei ragazzi, founder e collaborato-ri, che si incontrano in Farm è attorno ai 25/26 anni.

Che tipo di esperienze sono state? In quali settori principalmente?Direi che l’aggettivo “totalizzanti” rende bene l’idea. Ci sono persone che immagi-nano ancora internet e chi ci lavora in ter-mini folkloristici. Non è così, non lo è mai stato. Noi richiediamo il massimo impegno ai ragazzi che selezioniamo. L’incubazio-ne dura in media 36 mesi, durante i qua-li H-Farm assiste e accelera il percorso di crescita della startup. Durante i primi tre mesi però i team lavorano giorno e notte, con tutta la passione e le competenze di cui dispongono, per creare la versione alpha del progetto, che ci convinca a proseguire l’investimento con un ulteriore fi nanzia-mento. H-Farm opera esclusivamente su internet, con un interesse particolare rivolto a quegli ambiti che riteniamo potranno avere im-portanti sviluppi nel prossimo futuro, am-biti che pubblichiamo ed aggiorniamo re-golarmente ogni 4 mesi nel nostro sito web.

Perché in Italia non c’è spazio per i giovani? Ed è vero che solo in Italia avviene questo fenomeno?Io credo che a volte siano i giovani italiani

Perché ha fondato H-Farm?Perché credo che questo sia un momento di grandissima transizione del mondo. E come sempre in questi momenti ci sono delle opportunità enormi che si aprono. Oggi i giovani, tramite la tecnologia inter-net hanno letteralmente nelle mani la pos-sibilità di provarci. Negli ultimi 20 anni i giovani non hanno mai avuto tante oppor-tunità di mettersi in gioco come adesso. In-ternet sta determinando un’evoluzione, se non addirittura un radicale cambiamento di tanti modelli di business aprendo delle

opportunità che sono impressionanti. Io lavoro in questo mondo dal 1995, nel 2000 ho benefi ciato di un’onda anomala che mi ha premiato. Nel 2005 dopo una breve parentesi a prendermi cura del mio giardino ho pensato che dovevo ritornare ai giovani questa fortuna e la mia esperien-za, provando a dare un segnale al mio ter-ritorio e a mettere un seme per un nuovo sviluppo economico. Quante giovani aziende (giovani an-che come imprenditori) ha fi nora

LE IDEE SONO UNA TEMPESTA DA GUSTARE CON LA PIZZAINTERVISTA A RICCARDO DONADON, H-FARM. INCUBATORE DI IMPRESE, ELDORADO PER I GIOVANI AUDACI ED INNOVATIVI. IN SEI ANNI HA AIUTATO 32 STARTUP, CREANDO 200 POSTI DI LAVORO E CONSEGNANDO LE CHIAVI DI UN SOGNO A GIOVANISSIMI IMPRENDITORI.

di Roberta Paolini

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che pecchino di autoimprenditorialità, a non credere di avere spazio! Devono cre-derci. Il sistema non può capire, è vecchio, ha smesso di credere o forse non ha mai creduto fi no in fondo che possiamo giocar-cela da protagonisti sulla tecnologia. L’Ita-lia è due anni indietro rispetto ad altri paesi in Europa, comunque l’America, la Cali-fornia, la Silicon valley è un anno avanti a tutti. Li esiste un ecosistema unico ed i role model per questi ragazzi sono, per ora, tutti li. Dico per ora, perché Internet anche su questo ha fatto la magia, oggi la distanza non è più un limite.

La sensazione è che chi oggi si met-te in proprio è imprenditore di se stesso più per necessità che non per passione. Che cosa consiglierebbe a questi giovani, posto che quasi nes-suno ha solo la laurea, molti sanno tre lingue, hanno fatto dei master, esperienze all’estero etc etc…Potrei dire che non devono ambire al posto fi sso. Che il contratto da dipendente non gli appartiene. Era un mito della genera-zione precedente, il mondo sta cambiando alla velocità della luce, ci sono opportunità enormi e se sono preparati non possono avere paura, devono solo crederci. Il no-stro passato, ed il nostro presente sono un problema perché funzionano ad un livello di gioco che non vogliamo mollare, ma il gioco è stato resettato e dobbiamo mettere a profi tto una visione delle cose diversa.

Il mercato del lavoro però sembra avere bisogno sempre più di perso-ne che sanno fare, che hanno un’in-telligenza manuale. Assolutamente d’accordo, infatti dobbia-mo investire sulle scuole professionali e tra i nuovi artigiani ci metterei anche gli informatici. I ragazzi devono imparare l’inglese, il mandarino e a scrivere codice. Scrivere software. Le nostre startup nasco-no da un’idea, ma se non c’è poi un team di sviluppatori che la realizza, la aggiorna, la semplifi ca, la ottimizza non servirebbe a niente. Oggi chi sa fare le cose ha un valore enorme. Ad emergere saranno coloro che sapranno adattarsi ai nuovi strumenti e li useranno a proprio vantaggio (broker, pa-nifi catore o sviluppatore software che sia!).

Ma forse noi non siamo un paese iscrivibile nelle regole dell’econo-mia della conoscenza, forse avrem-mo bisogno di un modello più com-plesso che integri meglio la nostra parte core, il manifatturiero, gran-de e piccolo (soprattutto quello pic-colo). Che ne dice?L’affi namento dell’informatizzazione, il boom dell’e-commerce, il successo dei ta-blet per la fruizione delle informazioni stanno dando un’accelerazione esponen-ziale ad un cambiamento già in atto nel mondo del lavoro. C’è inoltre anche un cambiamento di tipo sociale, con l’ingres-so dei digital native, profondo e silenzioso, che sta già avendo un impatto culturale molto importante nel modo del business.

Stanno saltando tantissimi punti di riferi-mento del tradizionale modello industriale e commerciale. In un momento di passag-gio come questo c’è sicuramente bisogno di una integrazione in grado di creare un ponte tra i diversi modelli. Non possiamo però metterci troppo tempo. È necessario iniziare un percorso che porti a una vera e propria certifi cazione delle imprese verso il digitale.Voglio fare un esempio concreto: quello dei distretti. Questa esperienza va superata o meglio ripensata, rimodulata. Oggi si vince con l’aggregazione di imprese, di compe-tenze di professionalità, creando network fl essibili e reattivi ai cambiamenti della do-manda ed elaborando condivise strategie fi nanziarie.

Si parla spesso di un nuovo umane-simo imprenditoriale, come chiave di rilancio dell’impresa in salsa ita-lica, che cosa signifi ca secondo lei? E come si esercita l’elemento hu-man in H-Farm?La fi losofi a che muove H-Farm è il posizio-namento dell’uomo al centro di tutto. La H di Human ha per noi due signifi cati. Vuole sottolineare l’obiettivo generale di sempli-fi care le interfaccia web (dal punto di vi-sta grafi co e quindi dell’esperienza d’uso) per rendere Internet sempre più facile e accessibile al pubblico. Allo stesso tempo è rivolto alle persone che lavorano con noi, le quali possono godere di un ambiente studiato e curato per essere all’altezza delle aspettative di risorse umane qualifi cate. E’ infatti dimostrato che uno dei maggiori fat-tori di successo delle aziende che operano in settori labour and R&D intensive come media online e l’ICT è l’attenzione rivolta alla qualità degli ambienti. Per me quindi parlare di umanesimo imprenditoriale vuol dire avere coscienza dell’impronta (econo-mica, sociale e culturale) che la mia azienda lascia sul territorio dove opera, sulle perso-ne che impiega, sui prodotti che offre.

Ci racconta di qualche nuovo pro-getto che state per fi nanziare? Abbiamo da poco investito in Corso12, una startup che ha lanciato l’applicazione per iPhone grazie alla quale si può condivi-dere foto con i propri amici o con il mondo intero. Il suo founder ha appena 26 anni e una passione smodata per il web. In meno di quattro settimane ha totalizzato più di 120.000 download, con 70.000 foto rac-colte. È un album del mondo visto che le immagini vengono caricate anche dal Far East, dall’Australia come pure dall’Arabia Saudita.Corso12 è un’applicazione che richiama un trend mondiale in continua ascesa, quello della condivisione di immagini geoloca-lizzate che sta vedendo nascere numerose realtà importanti negli USA. Da qualche giorno abbiamo capito che gli utenti con-dividono le foto e vogliono parlare tra di loro. L’innovazione oggi è velocissima e noi possiamo e vogliamo giocarcela.

…e di qualche successo nella vostra

rosa di aziende. Sono molto fi ero di Zooppa. È un’azien-da che ispirandosi ai principi del crowd-sourcing e alle dinamiche dei social net-work propone una formula interattiva di fare pubblicità, defi nita user generated ad-vertising, dove sono i consumatori stessi a creare la pubblicità per i brand. Il progetto nasce a febbraio 2007 in H-Farm dove vie-ne sviluppato. Nel 2008 sbarca negli Sta-ti Uniti. Oggi Zooppa.com è presente in Italia, USA, Brasile ed in Europa. I clienti sono Amazon, At&t, Samsung, Google, Microsoft e sono oltre 150 le campagne realizzate. Anche la community vede una buona percentuale di zooppers italiani par-tecipanti, circa il 50%.

Che cos’è lo storming pizza?È il nostro modo di interpretare il “collo-quio di lavoro”. Direi che si tratta di un momento di presentazione, condivisione e discussione. Si parla di startup digitali. Di idee di business innovative. Si parla di web. Nasce come evento interno: un momento di rifl essione sulle novità del web, un’oc-casione per proporre spunti interessanti e suggerire idee di business. Funzionava, così abbiamo pensato di farlo diventare parte integrante del processo di selezione delle proposte di investimento. H-Farm riceve 450|500 progetti l’anno e investiamo nei migliori 10: i più interessanti sono invitati a presentare la loro idea.

Perché lo avete inventato?È la parte più importante del nostro pro-getto di selezione degli investimenti, un ottimo modo per conoscere sempre meglio i ragazzi che ci propongono le loro iniziati-ve. Vederli presentare e discutere con altri ragazzi è una cartina tornasole importan-te per capire molto della loro determina-zione. Il tono è assolutamente informale (come del resto il clima in H-Farm) ma non bisogna farsi ingannare poiché il risultato dell’evento è invece molto professionale. Ad ogni appuntamento vengono presen-tate 3 o 4 idee: 6 minuti di presentazione, 15 minuti di Q&A e alla fi ne discussione libera. In tutto 100 minuti di discussione e poi 100 pizze per tutti. Due settimane fa un progetto fi nanziato da noi, che era stato presentato allo storming a primavera, è ar-rivato in fi nale tra le migliori 30 Startup al techcrunch a San Francisco. L’evento più importante al mondo nel nostro settore.

Lei che è uomo dotato di grandi idee, ne regala una a ENNEA?Vi consiglio un libro, ed un autore da se-guire. Si tratta di Wikinomics di Don Tap-scott e Anthony D. Williams. Enuclea un nuovo concetto che si sposa all’economia, alla politica e alla società e rivoluzionerà il mondo. Si basa sull’idea dell’agorà degli antichi greci, una piattaforma che si pro-pone come exchange tra problem solvers e persone che cercano soluzioni. Una delle idee più importanti è il cross-exchange tra chi ha dei brevetti inutilizzati e chi invece potrebbe farli fruttare. Si tratta di una sorta di e-bay delle idee.

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ASette sette duemilaundici. Sono i rumori dei boschi che circondano Fabbrica Sac-cardo, la colonna sonora dell’Assemblea Annuale di CNA Vicenza.Nulla è lasciato al caso, dai tosti luccicanti pavimenti di una fabbrica rivalutata con gusto, alla micro-esposizione di alcuni og-getti di design artigianale. “Futuro Artigiano” è il cappello della se-rata, titolo dell’ultimo sforzo editoriale di Stefano Micelli, amico e collaboratore di CNA, invitato ad intervenire sui temi del-la più stretta attualità economico-impren-ditoriale. Così, tra saluti e sorrisi, il Presidente Scandian e il Direttore Monaco inaugu-rano l’assemblea annuale in un’atmosfera amichevole, serena e importante. I pro-getti dell’Associazione sono lungimiran-ti, ambiziosi e destinati ad affrontare il nuovo tempo con gli strumenti del saper fare: gli stessi strumenti citati nel testo di Micelli, professore di economia e gestione delle Aziende all’Università Cà Foscari di

Venezia.Gli applausi interrompono il silenzio quando il Presidente consegna ai soci col-piti dall’alluvione un contributo economi-co fortemente voluto da CNA Vicenza, la quale è stata capace di accompagnare e sostenere con continuità le aziende in-ciampate nel disastro naturale dello scorso Novembre.La maestosa sala della tessitura si riempie di cravatte, di mani consumate dal lavoro, di operai dell’arte artigianale; ed è così, in un’atmosfera di reciproca stima, che arri-vano i saluti del Sindaco di Schio, Luigi Dalla Via, e dell’Assessore Daniela Rader, seguiti dalle incoraggianti parole del Sin-daco di Santorso, Pietro Menegozzo. Le parole di Silvano Scandian confermano le attitudini dimostrate negli ultimi anni, e ribadiscono le posizioni di CNA sulle po-litiche del lavoro e sulle politiche econo-miche. I piccoli imprenditori sono l’anima del paese Italia, il motore della rinascita e la spinta verso la luce, dal basso. Vi è l’ob-

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CRONACHE ARTIGIANEA FABBRICA SACCARDO L’ASSEMBLEA ANNUALE DI CNA VICENZA RACCONTA LA STORIA DI UN VIAGGIO DI CAMBIAMENTO E OPPORTUNITÀ. UN NUOVO CORSO CHE STEMPERA IL PASSATO DEL “SAPER FARE” CON LA “CULTURA DEL SAPER FARE”, E PROPONE UNA MITOLOGIA IN CUI GLI ARTIGIANI SI RISCOPRONO NUOVI. COME DOPO UN LUNGO VIAGGIO, IN CUI IL PUNTO DI PARTENZA CONOSCIUTO E AMATO SI SVELA, STRAORDINARIAMENTE, DIVERSO.

20SPECIALE ASSEMBLEA

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21SPECIALE ASSEMBLEA

bligo, morale e formale, di difendere con le unghie ogni singolo laboratorio artigia-nale. Di portare a questo stesso aria pura. Di coccolarlo. Di non farlo morire sotto il sole accecante della produzione seriale. Quella, per intenderci, senza cuore.Ed è proprio di cuore, di mani intelligenti, di quell’Italia timida ma incredibilmente importante che tratta “Futuro Artigiano”, edito da Marsilio. A parlarne e a discu-terne con l’autore vi sono Marco Bettiol, Università di Padova, e Giovanni Bonot-to, direttore creativo Bonotto s.p.a.; alle redini del dibattito Roberta Paolini, capo-redattore di EnneA. Due eleganti divani neri, la sera che avanza, e la convinzione che attraverso la comunicazione si possa arrivare ad un risultato imprenditoriale ben più ampio di quello già ottenuto. Le parole chiave della serata sono contaminazione, aggregazio-ne, coraggio, impulso al nuovo, contem-poraneità, cultura, nuovo artigiano. E’ una chiacchierata in libertà, uno scam-bio di visioni, il racconto di un percorso che CNA ha contribuito a determinare, con coraggio delle proprie scelte.Lo stimolo al confronto non tarda ad ar-rivare, e lo spazio della fabbrica scledense diviene un salotto pensante, dove gli im-prenditori si avvicinano e si coinvolgono l’un l’altro, per tutta la sera, sino al dolce, fi no dopo il caffè. Appena prima di salu-tare e ringraziare.Perché domani si lavora. Si crea. Si costrui-sce. Si modella. Si impara. E magari lo si fa con una speranza in più e un braccio su cui contare davvero.

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23NUOVI TREND

BUON COMPLEANNO

Barbuta zoppicante fascinosa penisola di poeti e marinai, di santi e creativi. Di arti-giani. Buon Compleanno da coloro che ti rendono bella e unica, sofi sticata, sincera. Buon Compleanno proprio dagli artigiani, il cuore di una nazione di piccole e medie imprese, di laboratori rumorosi e mani sa-pienti.150 anni di tradizioni che si tramandano e con il passare del tempo si aggiornano, divengono contemporanee, attuali e conta-minate con altre forme d’arte. 150 anni di eccellenza.Il progetto 150 Mani – Collezione Italiana racconta quest’ Italia, attraverso un per-corso di lavoro dove i maestri artigiani, gli artisti ed i designer applicano le loro arti nell’elaborazione di 150 manufatti rea-lizzati appositamente per l’anniversario dell’Unità del nostro Paese. Una mostra che vuole coniugare l’arte italiana con l’ingegno ed il saper fare, che crede nella produzione dei giovani e delle donne, le due anime forti che maggior-mente hanno contribuito alla nascita di un’Italia unita e fi era.I manufatti verranno presentati a Torino in date e luogo in via di defi nizione. Le opere esposte saranno inedite, realizzate in qualsiasi materiale e attraverso qualsiasi tecnica, nonché appartenenti ad una delle 4 sezioni previste dalla commissione tecni-co/scientifi ca.“Italia al femminile” rappresenta un percorso capace di accarezzare le fi gure femminili che hanno caratterizzato oltre un seco-lo e mezzo di storia, mentre “Gioventù ribelle”, riservata agli artigiani e ai designer under 35, è dedicata alle ragazze e ai ragazzi che hanno creato e cambiato la nazione. La sezione più colorata prende il nome di “Il design – tra Inno-vazione e Tradizione” e si propone di mostrare ope-

re realizzate attraverso tecniche innovative e contem-poranee. Infi ne “Una nazione artigiana” la sezione maggiormente poetica, che si inserisce in un viaggio nell’Italia dei mestieri e delle tradizioni locali, dei materiali e delle caratteristiche geografi che.Partorita tra le mura della città di Vicenza dalla mente creativa di Federica Preto e dal coraggio di CNA Vicenza, una preview di Collezione Italiana si è svolta in occasione della Fiera Spazio Casa del 2011. Ora, con il sostegno di CNA e Confartigianato, il proget-to prende forma e approda a Torino, prima capitale dell’Ita-lia unita: l’eccellenza del mon-do artigianale italiano raccon-tata attraverso le stesse storie e le stesse mani che ogni giorno, da sempre, rendono unico questo Paese.

ITALIA di Jacopo Vencato

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25NUOVI TREND

ARTIGIANO: ESSENZA DEL NUOVO CETO MEDIOCom’è noto, la fi gura dell’artigiano affon-da le sue radici nell’antichità e nel medio-evo, come categoria sociale direttamente legata alla produzione della società. Si trattava d’un lavoratore esperto, in grado d’impiegare attrezzi, strumenti e materie prime per la realizzazione d’una vasta rete di manufatti e di alcune attività di servizio. A partire dalla rivoluzione industriale, que-sta fi gura ha cominciato a valersi in misura limitata anche di macchine per migliorare le proprie prestazioni. Durante il Medioe-vo gli artigiani si riunirono in associazioni ed assunsero un’importanza notevole nello sviluppo delle città. A differenza di quan-to avveniva nell’economia curtense (il cui epicentro era il castello feudale), in quella comunale l’artigiano poteva assumere, in-sieme al mercante, un rilievo sociale non trascurabile, ponendosi sopra i contadini e sotto i nobili - questi ultimi possessori della terra, che costituiva allora il più importante mezzo di produzione. La fi gura dell’artigiano è stata sfi data dall’avvento della “fabbrica”, apparsa nel secolo XIX come struttura portante della società industriale. In seguito alla cosid-detta organizzazione scientifi ca del lavoro (taylorismo), il lavoro industriale subiva un’imponente parcellizzazione, antitetica rispetto al modo di lavorare delle forze ar-tigiane. Il diffondersi della catena di mon-taggio e del fordismo produceva un’ulterio-re contrapposizione tra la mentalità e lo spirito dell’artigiano e quello dell’organiz-zazione industriale. Ovviamente il rappor-to tra l’industrialismo e gli artigiani è stato, per questi ultimi, assai penoso. Il capitali-smo tecnocratico della prima metà del XX secolo, fondato sulla fabbrica di grandi dimensioni, sul lavoro operaio parcelliz-zato e sulla direzione manageriale, non ha certo visto con benevolenza l’artigianato. Quest’ultimo per la propria operatività non faceva riferimento alla fabbrica ma alla piccola offi cina o alla bottega artigia-na, due forme organizzative nelle quali l’abilità individuale continuava ad essere essenziale. Mentre il taylorismo produceva una gigantesca scomposizione del lavoro

(il cosiddetto lavoro in frantumi), l’artigia-no concepiva la propria opera in forma unitaria secondo modalità imparate fi n da giovane in qualità di apprendista o socio di bottega. Nel XX secolo, l’industrialismo non è tuttavia riuscito a stroncare l’artigia-nato, che ha mantenuto proprie strutture e abilità specifi che, utilizzando anche limitati ambiti del macchinismo. Ciò ha prodotto modifi cazioni notevoli rispetto all’artigia-nato del secolo precedente. Con la fi ne del periodo “industriale” - anni ’60 - ’70 del XX secolo - e con l’appari-zione dell’economia postindustriale (nella quale diventano importanti i “servizi” e si applica estesamente alla produzione la “conoscenza scientifi ca”) si producono ef-fetti anche sulla fi gura dell’artigiano. Tra i più signifi cativi l’apparizione di processi di professionalizzazione dell’artigianato, che nella società industriale non si davano. Con “professionalizzazione” s’intende l’estensione del modello proprio delle professioni intellettuali a categorie socia-li diverse rispetto alle forme professionali riconosciute. Questa estensione risente del concetto di “abilità specifi ca” fondata su corpi teorici di tipo scientifi co, concetto che appartiene tipicamente alle professioni (medicina, avvocatura, farmacia, notariato, ingegneria, architettura, ecc.) - nei rifl essi di attività come l’imprenditoria e, appunto, l’artigianato. Ciò comporta che a quest1ul-timo viene ad estendersi una copertura di sapere scientifi co e tecnologico appreso in scuole specialistiche o addirittura all’uni-versità. Sotto l’onda del professionalismo, l’artigiano è dunque sollecitato a frequen-tare scuole professionali, enti di forma-zione, ecc., cioè ad abbandonare la mera pratica e a dare colorazioni conoscitive alla propria opera. Nel primo decennio del XXI secolo, comin-cia ad apparire nel mondo avanzato la te-matica del nuovo ceto medio. Essa è coeva alla constatazione che alcuni grandi paesi asiatici (Cina, India) e sudamericani (Bra-sile) hanno intrapreso la via dello sviluppo valendosi come base sociale di un vasto ceto medio tecno-imprenditoriale-profes-

sionale-commerciale. Questa coincidenza di fenomeni (da un lato l’emersione d’un nuovo ceto medio e dall’altro l’apparizione di potenze in grado di sfi dare l’occidente) porta a vedere nel nuovo ceto un’entità che ha molto da dire anche nell’ambito di paesi appartenenti all’assetto occidentale. Non a caso al ceto medio si rivolge l’at-tenzione dell’America. Il Presidente USA Obama non perde occasione per affer-marne l’importanza come fattore centrale nell’economia americana e dichiara che senza un ceto medio forte non si può avere un’economia forte. L’artigianato odierno è ormai equiparabile alla piccola imprenditorialità tecnologica - quella che ha capito che senza l’aiuto della scienza, delle tecnologie, della ricerca scien-tifi ca, non si può affrontare la competitività che caratterizza il mondo odierno. E che la “vendita” di prodotti innovativi rappresen-ta un fattore essenziale per la sopravviven-za dell’impresa; vendita che si può attuare soltanto quando i prodotti corrispondono alle aspettative e ai bisogni d’un pubblico attento in grado di valutarne il valore. Di conseguenza, le problematiche che in-vestono l’artigianato odierno sono diventa-te essenziali per tutte le società che aspira-no ad attuare un vero sviluppo economico. Si sta diffondendo un pensiero: se il nuo-vo ceto medio è stato ed è fondamentale per Cina, India, Brasile, ecc., come può non esserlo anche per la più antica cultura europea? Sociologia, economia e politica dovrebbero concorrere ad una rifl essione su questo tema: per delineare una fi gura nuova, cosciente di sé, di artigiano-piccolo imprenditore - strettamente alleato con le forze professionali, tecniche e creative (quest’ultima categoria è divenuta nel no-stro tempo molto importante e trionfa or-mai a livello del cosiddetto capitalismo im-materiale - nella moda, nello spettacolo, nel design, nella musica, nella pubblicità, ecc.). Non più isolato, non più autoreferenziale, ma integrato in una cospicua massa critica probabilmente maggioritaria che va chia-mata “nuovo ceto medio”: dalla quale le società contemporanee si aspettano molto.

di Gian Paolo Prandstraller

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UN NUOVO ORIZZONTE

Titolo: AAA CERCASI NUOVO ARTIGIANO/AAA LOOKING FOR A NEW ARTISAN Marsilio EditoreA cura di Marco Bettiol e Cristiano Seganfreddopp. 65 con 35 illustrazioni a colori, euro 14

AAA Cercasi Nuovo Artigiano nasce da un progetto di CNA Vicenza in collaborazione con Fuori-biennale e Venice International University. Il libro racconta l’esperienza di dodici designer italiani e stranieri (provenienti dal Royal College of Art di Londra) chiamati a lavorare nei laboratori artigiani della provincia di Vicenza, specializzati nella lavorazione della ceramica, del vetro, del plexiglass, della carta, de marmo, dei metalli preziosi e non preziosi. Grazie a questo progetto si è concretizzata la volontà di costruire un network tra artigiani locali e mondo della creatività internazionale. I giovani designer, guidati da Martino Gamper, docente al Royal College of Art di Londra, e dal vicentino Aldo Cibic, per due mesi hanno progettato e costruito nuovi prototipi assieme agli artigiani locali. Sono stati realizzati complessivamente ventisei prototipi, che il volume illustra ampiamente, dimostrando tutta la potenzialità dell’incontro tra le competenze degli artigiani e quelle dei designer.

Titolo: STORIA DELLA MIA GENTEBompiani EditoreEdoardo Nesipp. 161, euro 14 C’era una volta la provincia italiana ricca, felice e molto produttiva. E Prato non faceva eccezione, anzi. Edoardo Nesi, scrittore, regista ma nel cuore ancora imprenditore tessile, ci racconta la provincia che non c’è più in un libro che è un mix tra autobiografi a, saggio e testo di economia, con cui ha vinto il premio Strega 2011. In questo testo, denso di aneddoti e racconti personali, Nesi racconta anche la paura della prima generazione di italiani destinata ad essere più povera dei propri genitori. Cos’è successo all’Italia? Un Paese che cresceva in doppia cifra, che solo vent’anni fa era la quinta potenza economica del mondo, grazie soprattutto a quella piccola e media impresa che aveva regalato agli italiani la chimera del benessere diffuso. Poi arrivarono economisti e guru della comunicazione che spiegavano al mondo che era necessario cambiare, che il vecchio modello, quello dove si stava bene, andava male. Nel raccontare la sua esperienza da imprenditore Nesi descrive, senza sconti, lo sgre-tolarsi di un sistema produttivo che, nelle sue successive evoluzioni, aveva retto l’economia della sua provincia fi n dal Medioevo. Una descrizione che si traduce in una feroce critica alla globalizzazione e a chi l’ha favorita e incentivata.

Titolo: FUTURO ARTIGIANO Marsilio EditoreStefano Micellipp. 224, euro 18

Il libro descrive le tante realtà del nostro paese in cui il “saper fare” continua a rappresentare un in-grediente essenziale di qualità e di innovazione. Racconta i molti modi in cui è possibile declinare al futuro un’eredità che merita di essere proposta su scala internazionale. Il libro è un viaggio in un’Italia forse poco nota, ma vitale e sorprendente. La riscoperta del lavoro artigiano supera i confi ni dell’eco-nomia. Ci costringe a rifl ettere su cosa dobbiamo intendere oggi per creatività e meritocrazia e sulle opportunità di crescita che si offrono alle nuove generazioni del nostro paese. Stefano Micelli spiega come la competitività del nostro sistema industriale sia ancora oggi intimamente legata a competenze artigiane che hanno saputo rinnovare il loro ruolo nelle grandi e nelle piccole imprese. Proprio in un’economia popolata da knowledge workers, ciò che caratterizza l’industria italiana è, in moltissimi casi, un saper fare che pochi altri paesi hanno saputo conservare. Queste competenze rendono la nostra manifattura fl essibile, dinamica e, soprattutto, interessante agli occhi di quella crescente popo-lazione che cerca storia e cultura nei prodotti che acquista.

C’È L’ACUTA MALINCONIA DI NESI SULLA PROVINCIA PRODUTTIVA ITALIANA, L’ARTIGIANO CHE SCRIVE CON IL DESIGN INTERNAZIONALE UNA NUOVA STORIA E LA RICERCA DI UN FUTURO IN CUI DETERMINAZIONE, LOCALIZZAZIONE E QUALITÀ DEL SAPER FARE SONO I CARATTERI DISTINTIVI DELLA RINASCENZA ECONOMICO-SOCIALE ITALIANA

26LETTURE

di J. Canever

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EXPERIMENTA DESIGN LISBOA 2011Un viaggio oltre i confi ni del design, fi no all’incontro magico con cinema, danza e architettura: tutto questo è Experimenta, la biennale internazionale del design. Una manifestazione che per oltre un mese invaderà le vie della città portoghese con mostre, conferenze e spettacoli, offrendo al pubblico la possibilità di conoscere le ultime tendenze del design internazionale. Experi-menta è proiettata a livello internazionale nello sviluppo di progetti e di partnership e collaborazioni stabilite con una rete di istituzioni, operatori e sviluppatori in tutto il mondo. In pratica:Date: dal 28 settembre al 27 novembre 2011Orari: la manifestazione è articolata con eventi e manifestazioni in tutto l’arco della giornataDove: nei musei e nelle piazze della capitale portogheseInfo utili: EXPERIMENTA - Rua do Alecrim 70, 1200-018 Lisboa, PortugalTelefono +351 210 993 045, fax +351 210 963 866 [email protected]: http://www.experimentadesign.pt

DESTINAZIONI

CNA INCONTRA EXPERIMENTAVicenza parteciperà all’evento fi eristico portoghese presentando il progetto Edition Of Six, impegno collaborativo già in mostra a Milano, in occasione di Fuorisalone 2011. 6 designer internazionali e 5 artigiani vicentini assieme per dimo-strare come la sintesi di creatività e intelligenza manuale possa divenire realtà, ed affascinare gli osservatori. È possibile trovare ulteriori informazioni sul sito www.editionofsix.com.

INHORGENTA 2012 A MONACO DI BAVIERA Inhorgenta Europe riconferma il suo ruolo di barometro delle ten-denze nel settore gioielleria ed orologeria. Con oltre 30.000 visitatori specializzati provenienti da 84 Paesi, la manifestazione è uno dei saloni leader a livello internazionale di orologeria, gioielleria, pietre preziose, perle e relative tecnologie. Questa posizione è stata ulteriormente sottolineata dal congresso annuale della confederazione mondiale della gioielleria, CIBJO, che si è svolto a Monaco di Baviera in contemporanea alla 37a edizio-ne di Inhorgenta. In pratica: Date: dal 10 al 13 febbraio 2012Luogo: Messe München International(Fiera internazionale di Monaco)Messegelände, D-81823 München Info utili: Telefono: +49 (0)89 949 – 01,Telefax: +49 (0)89 949 - 09Sito: www.inhorgenta.com

A cura di Elena Frigo

27DESTINAZIONI

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28ECO DI CITTÀ

MOLVENAI PICCOLI RESISTONO ASPETTANDO LA PEDEMONTANA

Sulle colline prossime all’Altopiano di Asiago sono nati due marchi di straordina-ria forza, Diesel e Dianese. E il piccolo co-mune vicentino, 2.426 abitanti, è cresciu-to anche grazie alla prosperità di queste multinazionali dell’abbigliamento sportivo hi-tech e di lusso. Poi però il processo di in-ternazionalizzazione dei brand è diventata una sorta di maledizione per il territorio.“Nel corso degli anni – spiega Giorgio Viero Presidente del mandamento di Mol-vena di CNA - con la crescita di queste grandi aziende, molte realtà produttive sono state spostate o delocalizzate, cam-biando di fatto la natura dell’economia di questa zona. Molvena ha vissuto per al-cuni anni un periodo di adattamento e di inevitabile diffi coltà, che ha portato ad un impoverimento momentaneo del tessuto sociale. Negli ultimi anni si assiste, fi nalmente, a situazioni di riassorbimento nel mondo del

lavoro (anche se temporaneo e o precario), che sono visti come buoni segnali per un recupero di vitalità dell’economia locale”.A reggere il sistema economico-sociale dell’area sono state sempre le pmi spiega Viero. “Nel territorio della fascia pede-montana, che va da Breganze a Marosti-ca, non esiste una vera e propria specia-lizzazione. Sono presenti attività di ogni settore, dalle costruzioni all’alimentare, passando per la meccanica e i servizi. La grande fl essibilità ed il patto di solidarietà tra titolare e collaboratori, particolarmente forte in questo territorio, ha permesso di affrontare la crisi in modo meno trauma-tico. Non di rado, piuttosto che licenzia-re, i piccoli imprenditori della zona han-no fatto in modo di ripartirsi il lavoro, in attesa di tempi migliori. Anche se lo sap-piamo ormai tutti, il tempo delle grandi commesse è fi nito e dobbiamo ripensare la nostra stessa struttura imprednitoriale”. Il territorio della fascia pedemontana è co-stellato di tante piccole e piccolissime real-tà in cui, un po’ come in tutta la regione nordestina, il “saper fare” è la componente principale dell’impresa. “Alcune di queste hanno anche saputo affermarsi a livello in-ternazionale – prosegue Viero - grazie alla grande qualità dei loro prodotti. Quello che è mancato per far decollare defi nitivamente l’economia della zona è una rete infrastrut-turale adeguata. In questo senso la super-strada Pedementana, se costruita con in-telligenza, potrebbe rivelarsi fondamentale sotto due aspetti. Da un lato potrebbe dare a molte realtà della zona la possibilità di ampliare ed incrementare la propria attivi-tà, dall’altro farebbe conoscere un territorio stupendo anche dal punto di vista turistico”.

GIORGIO VIEROPRESIDENTE MANDAMENTO CNA VICENZA DI MOLVENA

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NEWS, EVENTI, APPUNTAMENTI

ASSISTENZA LEGALE CNA VICENZA, nell’intento di ricer-care la miglior soluzione possibile per le imprese associate ed otti-mizzare prestazioni e servizi, ha recentemente inserito nella propria rete di consulenti esterni accreditati lo studio legale Peron Cera e soci s.t.p., con sede in Torri di Quartesolo, Via Brescia 31/A.

Pertanto, gli appuntamenti con gli Avvocati Stefano Peron e Nicola Cera potranno essere concordati con la segreteria di CNA Vicenza, tel. 0444.569900.

CONVENZIONE “TELESERENITÀ DI THIENE”

È stata fi rmata, nel mese di Settembre, una convenzione con Tele-serenità di Thiene per quanto riguarda tutti i servizi socio assisten-ziali che possono interessare le famiglie dei soci di CNA Vicenza. Questi servizi, come ben specifi cato nella convenzione, sono rivolti ad anziani, malati e disabili come assistenza domiciliare e ospeda-liera, veglie notturne e aiuto ai pasti, 24 ore su 24, sette giorni su sette a prezzi agevolati: “Teleserenità”, Coop. Soc. “Qui Per Te” sita in Thiene Via Rovereto, 14. Per appuntamenti o informazioni tel. 0445-360302, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 19.00, oppure presso le sedi CNA.

NOMINE Giacomo Pilastro, Presidente CNA di Thiene, è sta-to nominato Presidente di ECIPA Veneto, Ente di Formazione e sviluppo del sistema CNA Regionale. È la prima volta che questo importante incarico viene assegnato ad un vicentino. La collega Cinzia Fabris, presidente della CNA di Schio e del Comitato Im-presa Donna CNA Regionale, è ora Componente della Commis-sione per le Pari Opportunità della Regione Veneto, nominata dall’Assessore Coppola lo scorso mese di settembre. Ad entrambi i nostri rappresentanti, vanno i complimenti e gli auguri per questi importanti incarichi a livello regionale.

VICENZA È VI–CINA

Le eccellenze del nostro territorio attirano spettatori di spessore. Una delegazione cinese proveniente dalla provincia di Liaoning è stata accolta nella sede di CNA Vicenza dal Direttore Paolo Mona-co, dal Presidente degli orafi Arduino Zappaterra, dal Presidente dell’Unione Comunicazione e Terziario avanzato Sergio Carrara e da Sara Reniero, Presidente dell’Unione Alimentare. Gli ammi-nistratori e gli imprenditori cinesi in visita nel territorio vicenti-no per conoscere le eccellenze che lo contraddistinguono, si sono dimostrati incredibilmente interessati al settore orafo e a quello alimentare. Gli imprenditori cinesi hanno proposto di ricambiare l’invito accogliendo una delegazione di aziende del sistema CNA, interessate a trovare partnership ed occasioni di business con le imprese locali.

IDEE PER IL NUOVO ARTIGIANO CNA VICENZA, LUNEDÌ 7 NOVEMBRE, ORE 20,30FELICI E SFRUTTATI: IL FUTURO DEL LAVORO NELL’ERA INTERNET 2.0

Ne parliamo con l’autoreCARLO FORMENTI, giornalista e docente universitario di Scienza della ComunicazioneInterviene: FRANCESCA VALENTE, Social Media ManagerModera: LUCA ROMANO, Direttore Local Area Network, PadovaIntroduce: SILVANO SCANDIAN, Presidente di CNA VicenzaL’autore presenta una tesi radicale: Internet non ha “ammorbidi-to” il capitalismo; ne ha al contrario esaltato la capacità di cavalca-re l’innovazione per sfruttare la creatività e il lavoro umani.

NUOVA SEDE PER LA CNA DI BASSANO

La CNA di Bassano cambia casa. Già dalla fi ne del mese di otto-bre i nostri uffi ci si trasferiranno nel nuovo centro direzionale di Via Cristoforo Colombo, al civico 102. La nuova sede consentirà di raddoppiare gli spazi disponibili ad uso uffi cio ed oltretutto di-spone di una sala riunioni a norma, dove sarà possibile organiz-zare corsi di formazione e riunioni. I numeri di telefono e recapiti e-mail degli uffi ci non verranno modifi cati. Per le date esatte del trasloco, vi rimandiamo comunque a comunicazioni dirette da parte degli uffi ci locali.

POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA: obbligo di attivazione entro il 28 novembre per le società

La Posta Elettronica Certifi cata è un tipo speciale di e-mail che consente di inviare/ricevere messaggi di testo e allegati con lo stes-so valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento. La PEC fa risparmiare tempo e denaro, perché permette di scam-biare documenti con valore legale, evitando sia di recarsi perso-nalmente agli uffi ci, sia di spedire raccomandate postali. È per questo che la PEC è uno degli strumenti chiave per digitalizzare il lavoro. Legalmail è accessibile via web attraverso canale sicuro e utilizzabile mediante i più diffusi client di posta. Ricordiamo che In base all’art. 16, comma 6, del D.L. 185/2008, le società già costituite alla data di entrata in vigore del suddetto decreto legge sono tenute a comunicare al Registro delle Imprese il proprio indi-rizzo di posta elettronica certifi cata (P.E.C.).

Quando usare la PEC:- Nella consegna di documenti ed Enti e Pubbliche Amministrazioni- Gestione di gare di appalto- Inoltro di circolari e direttive- Convocazioni di Consigli e Giunte- Gestione di comunicazioni uffi ciali all’interno di organizzazioni e imprese complesse- Comunicazioni contratti di servizio e fornitura: amministrativo, commerciale- Spedizione fatture- Invio paghe e stipendi- Convocazioni assemblee- Per ricevere i certifi cati di malattia dei dipendenti

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PILLON SRL PREMIATA IN SLOVENIA

La Pillon Srl di Breganze, una delle aziende più dinamiche ed innovative della nostra provincia, con una storia di oltre mezzo secolo alle spalle, ha recentemente ricevuto un importante rico-noscimento internazionale. Alla Fiera Internazionale AGRA di Gornja Radgona (Slovenia) è stato infatti assegnato il 1° premio per l’innovazione alla nuova serie di macchine per la raccolta li-vellante MINI, per gli elevati standard di qualità e sicurezza nel settore macchine per raccolta frutta. La commissione, viste le pre-stazioni tecniche e le speciali applicazioni per la sicurezza degli operatori, ha premiato a pieni voti la macchina semovente modello L142 con la medaglia d’oro, riconoscendo la Pillon Srl come lea-der nel settore. Il titolare della ditta, Giuseppe Pillon, Presidente dell’Unione Meccanica di CNA Vicenza ha dichiarato: “Condivi-diamo volentieri con la CNA di Vicenza la soddisfazione per que-sto prestigioso riconoscimento che avvalora il coraggio, l’impegno e l’elevata professionalità che contraddistinguono il nostro operare.”

CONVENZIONE “FINANZA & FUTURO”

Si ricorda che gli associati a CNA Vicenza interessati a valutazio-ni circa investimenti ed opportunità di salvaguardia del proprio patrimonio, anche personale, possono ricevere una consulenza professionale gratuita e consigli da parte dell’agente vicentina di Finanza & Futuro Banca, dr.ssa Maria Gabriella Padovan.Finanza & Futuro, appartenente al Gruppo “Deutsche Bank”, ha di fatto la possibilità di collocare ogni prodotto fi nanziario facen-te capo a tutte le principali case di investimento mondiali, con commissioni di particolare favore e con la possibilità di gestire in esclusiva prodotti assicurativi e di risparmio a condizioni estrema-mente interessanti.La dr.ssa Padovan è presente ogni ultimo mercoledì del mese in orario 15,30-17,30 presso gli uffi ci della CNA Provinciale (Via Zampieri 19, Vicenza) su appuntamento da concordarsi diretta-mente con la segreteria di CNA (tel 0444/569900). I prossimi ap-puntamenti sono dunque in data 26 ottobre e 30 novembre.

ARTIGIANI E PICCOLE IMPRESE

www.cnavicenza.it

Questo è unomaggio di Cnadealer per questo progetto:

0445.300510www.advcarrara.it

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per costruire in bioedilizia

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Confederazione Nazionaledell’Artigianato

e della Piccola e Media ImpresaProvincia di Vicenza

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