Istantanee dal cielo - Torino Magazine · con la foto s’interrompe con un apprezzamento for-male....

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torino magazine arte e protagonisti v di ALESSIA BELLI e VALENTINA STIFFI foto FABIO POLOSA Istantanee dal cielo: quanto conosci Torino? F ABIO POLOSA, FOTOGRAFO PROFESSIONISTA, CI ACCOMPAGNA ATTRAVERSO I SUOI SCATTI IN UN VOLO SOPRA I TETTI DELLA NOSTRA CITTÀ. PROSPETTIVE INSOLITE E ORIZZONTI CHE TOLGONO IL FIATO, PER UNA TORINO COME NON L'AVETE MAI VISTA

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torino magazine arte e protagonistiv

di ALESSIA BELLI e VALENTINA STIFFIfoto FABIO POLOSA

Istantanee dal cielo: quanto conosci Torino?

FABIO POLOSA, FOTOGRAFO PROFESSIONISTA, CI ACCOMPAGNA ATTRAVERSO I SUOI SCATTIIN UN VOLO SOPRA I TETTI DELLA NOSTRA CITTÀ. PROSPETTIVE INSOLITE E ORIZZONTI

CHE TOLGONO IL FIATO, PER UNA TORINO COME NON L'AVETE MAI VISTA

vacanze scolastiche. Amo la rigorosità architettonica,la spettacolarità dei luoghi più importanti e l’intimitàdi tanti scorci meno frequentati. Negli anni ho visto lacittà trasformarsi e diventare un piccolo gioiello, a dif-ferenza di altri centri con un pedigree industriale,come ad esempio Detroit». Come realizzi le tue fotografie? «Non cerco soggetti particolari. Ovviamente in unprogetto editoriale non possono mancare i principali landmark del territorio, ma amo decisamente trovarespunti nel quotidiano e filtrarli attraverso la mia sensi-bilità: strade di campagna, incroci, parchi, fontane,fabbriche possono diventare una metafora della vitacontemporanea. La luce giusta è quella che permettedi realizzare il progetto, non necessariamente la miglio-re. Fotografare un bel soggetto al tramonto è sicura-mente d’impatto, ma spesso e volentieri l’interazionecon la foto s’interrompe con un apprezzamento for-male. Mentre un soggetto meno scontato di solitoaiuta l’interlocutore a porsi domande. Non sono un'drogato' di tecnologia e tendo a utilizzare le attrezzaturein base alle necessità creative e operative. Amo viag-giare 'leggero' e di solito uso due o tre lenti e due

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Classe 1980, si divide tra fotografiaaerea, industriale e di viaggi. I suoiscatti catturano i paesaggi che ci cir-condano, trasformando il quotidianoin una realtà singolare ed emozionante.Fabio Polosa guarda il mondo con

un 'occhio narrativo' e, in queste pagine, ci conducein un viaggio sospeso sulle vie di Torino, facendociscoprire nuovi colori, nuovi orizzonti e nuovi punti divista. Le immagini, realizzate in volo, ci trasportanosopra i tetti della città mostrandoci il suo volto insolito:180 istantanee che è possibile ammirare nel libro'Torino vista dal cielo' (Fabiano Gruppo Editoriale,2014), accompagnate dalle parole dello scrittore egiornalista Stefano Ferri. Nelle fotografie di Polosaluci, linee, contorni geometrici e atmosfere si rubanola scena, invitandoci a riflettere sul fascino nascostodi ciò che tutti i giorni abbiamo davanti agli occhi. Ungioco di angolazioni e prospettive che stupisce, facen-doci scoprire lati della città inaspettati. Un nuovomondo ripreso dall'alto, sorvolando Torino in elicottero.Allora, allacciate le cinture: si parte!

Cos'è per te la fotografia?«Abbiamo un rapporto molto complicato, una liaisonnata per passione nella tarda adolescenza e diventatapian piano un lavoro. Oggi, ciò che mi interessa nonè fotografare, ma raccontare i soggetti dei miei progetti,in cui mi vedo riflesso. Lo scatto, per me, è solo ilpunto di arrivo di un percorso che inizia molto prima,dal bagaglio di conoscenze pluridisciplinari accumulatenegli anni che trascende la ricerca della bellezzaestetica e formale». Come ti sei avvicinato a quest'arte?«Mi considero più un artigiano. Se nel mio lavoro c’èarte, non spetta sicuramente a me dirlo. L’approccioè duplice: da una parte i progetti più commerciali,soprattutto editoriali e di stampo turistico; dall’altra iprogetti personali, che vertono sulla ricerca dell’essenzadi un luogo, di una comunità, di un ambiente, raccontatiattraverso particolari, forme, pieni e vuoti». Cosa rappresenta per te Torino?«Sono nato e cresciuto ad Acqui Terme, ma Torino èuna città che ho sempre amato. Mio padre lavoravaalla Fiat e ho passato molte estati in città durante le

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Lo scatto, per me, è solo il punto

di arrivo di un percorso

che inizia molto prima, dal bagaglio

di conoscenze pluridisciplinari

accumulate negli anni che trascende la ricerca della

bellezza estetica e formale

Palazzo Madama di notte

Piazza Vittorio Veneto

La Gran Madre

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Credo che il valore aggiunto di un progetto fotografico sia l’aver qualcosa da raccontare “ ”

A lato, la Palazzina di Caccia di Stupinigi

Sotto, panoramica su piazza Castello

corpi macchina, per ridurre al minimo i cambi di obiet-tivo in volo. Scatto raramente al di fuori di incarichi eprogetti. Per le vacanze basta e avanza il cellulare».Dopo lo scatto lavori sulle tue fotografie?«Le foto dei progetti editoriali presentano solamenteun intervento di correzione del colore e dei contrasti.Non è stato aggiunto o tolto nulla, ad eccezione dellafotografia in copertina, in cui abbiamo rimosso unfurgone posteggiato davanti a Palazzo Madama surichiesta dell’editore. In questi progetti il mio intento èraccontare il territorio come un organismo vivente, lecui cellule sono le persone che interagiscono conl’ambiente. Alterare l’immagine, magari rimuovendoelementi di disturbo, sarebbe come mentire». Un aneddoto?«Non potendo pre-visualizzare accuratamente gliscatti, in volo faccio sempre grandi scoperte e, a

Posso dire di aver provato una sensazioneestremamente

piacevole durantei voli notturni

“”

Sopra: Torino, in primo piano il Monte dei Cappuccini; sotto: la Palazzina di Caccia di Stupinigi di notte e un particolare di piazza San Carlo di notte

In alto: la Basilica di Superga in notturna

Sotto: il mercato di Porta Palazzo a tarda sera

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volte, ricevo anche profonde delusioni. Nel libro 'Torinovista dal cielo' la più grande sorpresa è stata la coper-tura della Galleria San Federico: non era prevista mami ha subito colpito per il rigore delle forme e per l’il-luminazione spettacolare nel buio dei tetti. Una grandesoddisfazione, questa volta ricercata, è arrivata poida una serie di scatti notturni, in particolare allaBasilica di Superga circondata dall’oscurità e allaPalazzina di Caccia di Stupinigi. Entrambe collocatelontano da luci invadenti, acquistano un’imponenzasenza tempo».Attraverso i tuoi scatti cosa vuoi comunicare? «Mi piace catturare il rapporto dell’uomo con l’am-biente. Da una fotografia aerea è possibile conoscerei segreti più intimi di una comunità, il suo modo dirapportarsi al territorio. Negli ultimi anni ho fotografatoTorino, Genova, Milano e Firenze: le fotografie, anchei particolari più insignificanti, aiutano a capire chi abitale città, chi e perché le ha costruite». Qual è il paesaggio che, fotografandolo, ti haemozionato di più?«Di solito volo con tempi strettissimi e un programma

Sopra: Palazzo Madama; in basso: il Polo Reale; nella pagina a fianco: la Mole Antonelliana

Progetti fotografici narrativi: ci spieghi cosaintendi? «Credo che il valore aggiunto di un progetto fotograficosia l’aver qualcosa da raccontare. Un collage di imma-gini slegate tra loro, se pur di grande valenza estetica,lascia il vuoto. Con i miei lavori voglio invece coinvol-gere, creare curiosità e riflessione. I primi due libri –su Alessandria e Asti – si limitavano a immortalare unterritorio, ripreso con luce omogenea, quasi asettica,con l’intento di mettere in evidenza come e perché inostri centri urbani si siano sviluppati, come l’uomoabbia manipolato la natura e, in alcuni casi, comequesta gli si sia rivoltata contro. Con 'Vigne in volo'sono voluto andare oltre, inserendo il racconto di unanno tra le vigne. Spero di aver reso giustizia all'artedell’agricoltura. Il libro è diviso in quattro capitoli sta-gionali e racconta il ciclo del vigneto. Gli scatti, realizzatinelle più disparate condizioni meteo, portano il lettorea interrogarsi sul rapporto tra il territorio e la colturadella vite. Nei libri sulle città, invece, ho voluto alzareancora l’asticella, comprimendo addirittura il raccontoa un solo giorno, visti i ritmi cittadini più frenetici. Cosìè nata l’idea degli scatti notturni che mi ha visto

talmente incalzante da non avere il tempo di soffer-marmi sulle emozioni coscienti. Posso dire di averprovato una sensazione estremamente piacevoledurante i voli notturni. Riguardando le foto, invece,riesco a far riaffiorare le emozioni inconsce e spessomi stupisco. Recentemente, durante un sopralluogoper un prossimo progetto, mi sono trovato a fotografarele principali vette di Piemonte e Valle d’Aosta. Nonavevo la necessità di produrre e mi sono godutomolto di più lo spettacolo: siamo arrivati a oltre 6milametri di quota (senza ossigeno) e nonostante il rumoredei motori ricordo un grande silenzio, le fotografiesono pregne delle mie sensazioni. Un'altra grandeemozione è stata vedere la vetta del Cervino dall’alto.Da piccolo, i miei genitori mi portavano spesso aCervinia e mi sono sempre chiesto come sarebbestato osservare il mondo da lassù. La realtà hasuperato tutte le mie fantasie». Qual è secondo te la particolarità principale delterritorio torinese?«La rigorosa forma architettonica della città è l’aspetto

che colpisce di più e che, allo stesso tempo, rendeTorino la città più difficile da interpretare tra quelleche ho fotografato. Dall’alto il rischio più grande è diappiattire i soggetti: fotografare una città costituita peril 90% da edifici tutti della stessa altezza è stata unacomplicazione incredibile. Grazie alla pazienza del pilotae alla collaborazione della torre di controllo, credo diesserci riuscito. Inoltre, il contesto paesaggistico èmozzafiato. I punti più spettacolari sono piazza Vittorio,Superga, la Gran Madre e la Reggia di Venaria».Quali sono i tuoi luoghi?«Io sono monferrino, e i miei primi progetti sono statiinfatti 'La provincia di Alessandria vista dal cielo', 'Laprovincia di Asti vista dal cielo' e 'Vigne in volo – Ivigneti di Langhe, Monferrato e Roero visti dal cielo'.Qui ho cercato, con consapevolezza sempre maggiore,di raccontare i territori cambiando la prospettiva,lasciando a terra i pregiudizi e i complessi che spessooffuscano la capacità di giudizio di chi abita questiluoghi meravigliosi, che sicuramente non hanno nullada invidiare a territori molto più conosciuti».

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esplorare, primo in Italia, i limiti della fotografia aereacon pochissima luce in un progetto su larga scala».Com'è nata l'idea?«Per caso, nel 2004 passeggiavo per Milano e vidi lamostra 'La terra vista dal cielo' di Yann Arthus-

Piazza Vittorio Veneto

La copertina del libro di Fabio Polosa

edito da Fabiano Gruppo Editoriale

La Reggia di Venaria Reale

In basso: la Sacra di San Michele

Bertrand. All’epoca avevo appena iniziato a usarel’aereo per spostarmi, e con molta paura. Soffrendoanche di vertigini, archiviai la cosa: sarebbe statobellissimo, ma non ce l’avrei mai potuta fare. Poi,qualche anno dopo, mi trovai a volare su un aereo daturismo e scoprii che stare per aria senza porta eragestibile. L’anno successivo iniziai il primo libro sullaprovincia di Alessandria e mi resi conto che la fotografiaaerea non significava solamente fotografare soggettida un punto di vista privilegiato: era anche un vero eproprio percorso, in cui accompagnare i lettori allariscoperta del territorio e delle sue usanze, invitandolisoprattutto a porsi domande». wwI

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FABIO POLOSAwww.fabiopolosa.comFacebook: fabiopolosafotografo eimmaginecomTwitter: @fabiopolosa

Mi piace catturare

il rapporto dell’uomo

con l’ambiente“”

In alto da sinistra:

la nuova sede universitaria e il tetto

dello stabilimento Fiat di Mirafiori

A lato: la copertura della Galleria

San Federico e lo Juventus Stadium