EMERGENZA SAHEL dossier DEF - Caritas...

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1 MALI: crisi alimentare e conflitti Il Mali è uno dei paesi più colpiti dalla crisi nella fascia del Sahel: al deficit cerealicolo acuto di fine 2012, si è affiancata una forte instabilità politica, a causa del colpo di Stato del marzo 2012 che ha destituito l’allora Presidente Amadou Toumani Touré, l’avanzata dei ribelli indipendentisti e jihadisti dalle regioni settentrionali sino alle porte della capitale Bamako, quindi l’intervento militare francese nel gennaio 2013. Le elezioni presidenziali dell’agosto 2013 hanno fatto sorgere nuove speranze, ma restano i problemi della ribellione al nord, di una necessaria riconciliazione nazionale e del ritorno in sicurezza di sfollati e rifugiati, in uno scacchiere regionale particolarmente complesso. Le popolazioni sono state profondamente colpite: 4.600.000 persone affette dalla crisi alimentare tra fine 2012 e inizi 2013, più di 170.000 rifugiati in paesi limitrofi e circa 530.000 sfollati interni a seguito della ribellione nel nord del paese. Caritas Italiana ha affiancato Caritas Mali nel supporto alle popolazioni più vulnerabili, attraverso distribuzioni alimentari gratuite per le famiglie più colpite dalla crisi (circa 14.000 beneficiarie degli aiuti d’emergenza) e il rafforzamento degli stock cerealicoli nei villaggi più colpiti. A seguito dello scoppio del conflitto, in collaborazione con le Caritas di Niger, Burkina Faso e Senegal, la rete Caritas ha assistito più di 10.000 famiglie di sfollati interni e rifugiati attraverso assistenza alimentare e sanitaria e sostegno all’allevamento, con un programma regionale. In vista delle elezioni dell’agosto 2013 una missione di osservazione elettorale di Caritas Mali si è dispiegata in tutto il paese, a testimoniare un forte impegno della Chiesa locale e di tutta la rete Caritas nel lungo termine in favore del ritorno della pace e della riconciliazione nazionale, oltre che del miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. IL CONTESTO L’area del Sahel corrisponde ad una vasta regione transnazionale che attraversa il continente africano, a sud del deserto del Sahara, da ovest a est, dal Senegal al Sudan, passando per Mauritania, Gambia, Guinea Bissau, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Repubblica Centrafricana, nord Nigeria, fino all’Eritrea: un’area tra le più fragili del pianeta, con indici di sviluppo umano dei paesi che la compongono (secondo i dati delle Nazioni Unite) tra i più bassi a livello globale, tanto da renderla una delle zone più povere del mondo. Tra la fine del 2011 e gli inizi del 2012, la scarsità delle piogge, il conseguente esiguo raccolto (inferiore del 25% rispetto all’anno precedente), l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di base, la vulnerabilità cronica di questi paesi, ha provocato una crisi alimentare che ha colpito più di 18 milioni di persone, principalmente in Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad, Mauritania, Senegal. La crisi ha colpito una zona già caratterizzata da una situazione sociopolitica strutturalmente debole e instabile a causa di una forte pressione demografica, un basso tasso di alfabetizzazione, la mancanza di servizi di base (educazione, sanità), i conflitti in Mali, nord Nigeria, Repubblica Centrafricana, il recente ritorno di lavoratori migranti verso i paesi d’origine dopo le crisi in Libia e Costa d’Avorio. Questo ha provocato malnutrizione severa per più di un milione di bambini sotto i cinque anni, oltre che massicci spostamenti delle popolazioni, in particolare nelle aree frontaliere del Niger e del Burkina Faso. Nel Sahel si è sfiorata la catastrofe: alla fine del 2011, mentre i governi dei paesi dell’area dichiaravano lo stato di crisi, le organizzazioni umanitarie denunciavano di essere ”sull’orlo di un precipizio”. Si può tuttavia sostenere come l’intervento tempestivo ed efficace della comunità internazionale abbia impedito una nuova catastrofe umanitaria dopo quella del Corno d’Africa nel 2011. EMERGENZA SAHEL L’impegno di Caritas Italiana per le popolazioni colpite dalla crisi alimentare e sociopolitica nella regione del Sahel nel 20122013 Aggiornamento al 15 ottobre 2013

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MALI: crisi alimentare e conflitti Il Mali è uno dei paesi più colpiti dalla crisi nella fascia del Sahel: al deficit cerealicolo acuto di fine 2012, si è affiancata una forte instabilità politica, a causa del colpo di Stato del marzo 2012 che ha destituito l’allora Presidente Amadou Toumani Touré, l’avanzata dei ribelli indipendentisti e jihadisti dalle regioni settentrionali sino alle porte della capitale Bamako, quindi l’intervento militare francese nel gennaio 2013. Le elezioni presidenziali dell’agosto 2013 hanno fatto sorgere nuove speranze, ma restano i problemi della ribellione al nord, di una necessaria riconciliazione nazionale e del ritorno in sicurezza di sfollati e rifugiati, in uno scacchiere regionale particolarmente complesso. Le popolazioni sono state profondamente colpite: 4.600.000 persone affette dalla crisi alimentare tra fine 2012 e inizi 2013, più di 170.000 rifugiati in paesi limitrofi e circa 530.000 sfollati interni a seguito della ribellione nel nord del paese. Caritas Italiana ha affiancato Caritas Mali nel supporto alle popolazioni più vulnerabili, attraverso distribuzioni alimentari gratuite per le famiglie più colpite dalla crisi (circa 14.000 beneficiarie degli aiuti d’emergenza) e il rafforzamento degli stock cerealicoli nei villaggi più colpiti. A seguito dello scoppio del conflitto, in collaborazione con le Caritas di Niger, Burkina Faso e Senegal, la rete Caritas ha assistito più di 10.000 famiglie di sfollati interni e rifugiati attraverso assistenza alimentare e sanitaria e sostegno all’allevamento, con un programma regionale. In vista delle elezioni dell’agosto 2013 una missione di osservazione elettorale di Caritas Mali si è dispiegata in tutto il paese, a testimoniare un forte impegno della Chiesa locale e di tutta la rete Caritas nel lungo termine in favore del ritorno della pace e della riconciliazione nazionale, oltre che del miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni.

        

IL CONTESTO L’area  del  Sahel  corrisponde  ad  una  vasta  regione transnazionale  che  attraversa  il  continente  africano,  a sud del deserto del Sahara, da ovest a est, dal Senegal al Sudan,  passando  per  Mauritania,  Gambia,  Guinea Bissau,  Mali,  Burkina  Faso,  Niger,  Ciad,  Repubblica Centrafricana, nord Nigeria,  fino all’Eritrea: un’area  tra le più  fragili  del pianeta,  con  indici di  sviluppo umano dei  paesi  che  la  compongono  (secondo  i  dati  delle Nazioni Unite)  tra  i più bassi a  livello globale,  tanto da renderla una delle zone più povere del mondo. 

 Tra la fine del 2011 e gli inizi del 2012, la scarsità delle  piogge,  il  conseguente  esiguo  raccolto (inferiore del 25% rispetto all’anno precedente), l’aumento  dei  prezzi  dei  prodotti  alimentari  di base,  la vulnerabilità  cronica di questi paesi, ha provocato una crisi alimentare che ha colpito più di 18 milioni di persone, principalmente in Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad, Mauritania, Senegal.  La crisi ha colpito una zona già caratterizzata da una  situazione  socio‐politica  strutturalmente debole e instabile a causa di una forte pressione demografica, un basso  tasso di alfabetizzazione, la  mancanza  di  servizi  di  base  (educazione, sanità),  i  conflitti  in  Mali,  nord  Nigeria, Repubblica  Centrafricana,  il  recente  ritorno  di lavoratori migranti verso i paesi d’origine dopo le crisi  in  Libia  e  Costa  d’Avorio.  Questo  ha provocato  malnutrizione  severa  per  più  di  un milione di bambini sotto  i cinque anni, oltre che massicci  spostamenti  delle  popolazioni,  in particolare nelle aree  frontaliere del Niger e del Burkina Faso.  Nel Sahel si è sfiorata  la catastrofe: alla fine del 2011,  mentre  i  governi  dei  paesi  dell’area dichiaravano  lo  stato  di  crisi,  le  organizzazioni umanitarie  denunciavano  di  essere  ”sull’orlo  di un  precipizio”.  Si  può  tuttavia  sostenere  come l’intervento  tempestivo  ed  efficace  della comunità  internazionale  abbia  impedito  una nuova  catastrofe  umanitaria  dopo  quella  del Corno d’Africa nel 2011. 

EMERGENZA SAHEL 

L’impegno di Caritas Italiana per le popolazioni colpite dalla crisi alimentare e socio‐politica nella regione del Sahel nel 2012‐2013 

 

Aggiornamento al 15 ottobre 2013 

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 La buona stagione delle piogge nei mesi di giugno‐agosto 2012 ha consentito  raccolti generalmente più proficui, contribuendo a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni.  Ma le crisi politiche e i conflitti in Mali, nord Nigeria e Repubblica Centrafricana tra fine 2012 e inizi 2013 hanno di nuovo aggravato la situazione in questi territori e nelle zone limitrofe, provocando nuovi spostamenti massivi forzati delle popolazioni, oltre che distruzione e morti. Nel giugno 2013 le Nazioni Unite stimavano in Mali più di 500.000 sfollati interni e circa 170.000 rifugiati in Niger e Burkina Faso, più di 3 milioni di persone colpite dalla crisi e 1.5 milioni con bisogni immediati.  Eloquente  la testimonianza di una donna di una regione rurale del Niger a fine 2012: “dopo  la grave crisi del 2011, quest’anno, grazie a copiose piogge, il raccolto è stato buono e non abbiamo avuto fame, ma resta l’inquietudine per il futuro, in questa terra incerta”.  Nonostante  il miglioramento della situazione globale grazie al buon raccolto del 2012, secondo  fonti delle Nazioni Unite  (FAO,  agosto  2013)  più  di  11  milioni  di  persone  restano  nel  2013  a  rischio  insicurezza  alimentare  e malnutrizione, in particolare nelle aree del nord del Mali e del nord della Nigeria. Particolare preoccupazione desta ancora il dato sui  bambini minori di 5 anni: più di 1 milione restano a rischio malnutrizione severa anche nel 2013, specialmente  in Mali, Niger, Ciad e Nigeria, dove per  le famiglie più povere  l’accesso al cibo, ai servizi di base e ai beni di sussistenza continua ad essere una sfida quotidiana.  LE CAUSE DELLA CRISI Molteplici e  interconnesse  sono  le  ragioni della crisi alimentare nel Sahel, globali e  locali, naturali e aggravate da comportamenti  umani.  Per  capire  la  crisi  alimentare  non  è  sufficiente  puntare  il  dito  sulla  bassa  pluviometria annuale e gli scarsi raccolti, ma è necessario  far riferimento a una fragilità strutturale che ha reso le popolazioni tra le  più  vulnerabili  e  povere  del  pianeta.  Siccità,  inondazioni,  erosione  e  sfruttamento  inadeguato  del  suolo, cambiamenti climatici, desertificazione, condizioni climatiche difficili, situazioni fitosanitarie che minacciano i campi coltivati, a cui vanno aggiunte  tensioni socio‐politiche e religiose rilevanti,  fanno sì che questa regione sia esposta con  regolarità a crisi che  turbano un contesto già  fragile, aggravando  le condizioni di vita delle popolazioni per  la gran  parte  delle  quali  un  pasto  al  giorno  diventa  un  lusso.  I  principali  fattori  strutturali  che  rendono  le  difficili condizioni ambientali dell’area (aridità), causa di crisi croniche sono: la fragilità politica/istituzionale degli stati e degli organismi sovranazionali che generano  instabilità e politiche non orientate al bene comune,  il retaggio coloniale e post coloniale con l’imposizione di modelli economici e di sfruttamento del territorio   non coerenti con la cultura e l’ambiente locale caratterizzato per lo più da pastoralismo e nomadismo, i conflitti armati e lo spostamento massivo di popolazioni  in fuga,  la strumentalizzazione delle tensioni etnico / religiose a scopo politico/militare,  la variabilità dei prezzi del cibo provocata anche dalla speculazione finanziaria, i mutamenti climatici che acutizzano i processi di desertificazione e aumentano  la probabilità di catastrofi naturali.   Per questo servono  risposte adeguate: all’aiuto immediato per  far  fronte all’emergenza deve  corrispondere un  impegno per  interventi  strutturali a medio/lungo termine che aiutino le famiglie a costruire un futuro meno incerto e una riflessione sulle questioni globali connesse con  il modello di sviluppo,  le politiche di governance mondiale e conseguentemente con gli stili di vita soprattutto dei popoli più ricchi.  LA RISPOSTA DI CARITAS Da gennaio 2012 al 30 giugno 2013, i programmi di risposta alla crisi alimentare della rete Caritas hanno sostenuto circa 120.000 famiglie, più di 850.000 persone per le attività di emergenza e resilienza (una media di 7 persone per famiglia) a cui si aggiungono i minori e i beneficiari di azioni più specifiche per un totale di circa 1 milione di persone. Di  seguito  il numero di beneficiari diretti delle attività di distribuzioni   di viveri e  sementi,  fiere umanitarie,  cash transfert per allevamento, lotta alla malnutrizione infantile.       

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N. di famiglie aiutate  Paese 13.960 famiglie in deficit cerealicolo; 1.000 allevatori  Mali 

55.359  famiglie;  6.517  famiglie  con  bambini  e  donne  in  gravidanza  o  in  allattamento malnutriti 

Niger 

7.536 famiglie; 21.500 bambini 0‐5 anni; 2.260 produttori familiari  Burkina Faso 

5.000 famiglie\  Senegal 

16.500 famiglie  Ciad 

2.000 famiglie  Nigeria 

Circa 10.000 famiglie rifugiate a causa del conflitto in Mali  Niger, Burkina Faso 

5.000 sfollati  Rep. Centrafricana 

4.000 famiglie  Mauritania 

 Caritas  Italiana  si  è mobilitata  sin dalle prime  fasi della  crisi  alimentare,  rispondendo  alle  richieste di  aiuto delle Caritas dei paesi  colpiti e all’appello del Papa  che esortava  la  comunità  internazionale  “ad affrontare  seriamente l’estrema povertà delle popolazioni del Sahel e il deterioramento delle loro condizioni di vita”.  

In  un’area  vasta  e  fragile  come  quella  del  Sahel,  dove  le  crisi  sono  cicliche  e  si  vive  una  situazione  di  fragilità strutturale, Caritas, accanto all’aiuto d’urgenza, necessario a salvare vite umane, ha posto  l’accento sull’importanza della  sensibilizzazione e della  formazione.  Le persone anche  se  in  condizioni di accentuata vulnerabilità possono dare un contributo decisivo per  il miglioramento delle  loro stesse vite. Il monito è arrivato dalle stesse popolazioni subito dopo  la fase acuta dell’emergenza: ”ci avete dato da mangiare, permettendoci di risollevarci  in un momento drammatico, quando ogni giorno lottavamo per il cibo, ora continuate ad insegnarci “a pescare”, solo così potremo affrontare le crisi che affliggono in modo ricorrente le nostre terre”. Emblematiche sono a tal proposito  le parole del Segretario Generale di Caritas Senegal, Padre Ambroise Tine: “nei paesi del Sahel vediamo persone e comunità pronte a riappropriarsi del proprio avvenire, servendosi dei propri saperi e del proprio saper fare, per rispondere a eventi naturali catastrofici, con la volontà di sfruttare in modo corretto le risorse naturali di territorio e sottosuolo. Investire  in educazione e formazione è  la chiave di tutto ciò. Optare per  la resilienza significa  infatti partire da un punto capitale: acquisire conoscenze e competenze, anche rispolverate dalla propria  tradizione  e  dal  proprio  territorio.  Questo  aiuta  a  prevenire  e  contenere  ciò  che  non  per  forza  deve trasformarsi ogni volta in una catastrofe”.  

A seguito della crisi le Caritas di Mali, Niger, Burkina Faso, Senegal, Ciad, Nigeria, Mauritania hanno lanciato appelli di emergenza  per  far  fronte  in modo  rapido  ed  efficace  ai  bisogni  immediati  delle  popolazioni  più  vulnerabili.  In risposta a questi appelli,  la rete Caritas mondiale ha messo a disposizione più di 13 milioni di euro a beneficio di oltre un milione di persone. 

Caritas  Italiana,  grazie  alle  offerte  ricevute  da  molte  persone  di  buona volontà,   ha  contribuito  stanziando,  già  agli  inizi del 2012, più di 300.000 euro,  ammontare  che  con  il  prolungarsi  della  crisi  e  l’arrivo  di  ulteriori donazioni  è  aumentato  a  570.000  euro  (cifra  aggiornata  al  15  ottobre 2013). L’impegno di Caritas  Italiana si è sviluppato  inizialmente  in due  fasi principali e una terza che si è avviata  recentemente.  

La fase acuta della crisi alimentare, in cui sono stati sostenuti i piani di risposta alla crisi  lanciati tra fine 2011 e  inizi 2012 dalle Caritas nazionali di Mali, Niger, Burkina Faso, Senegal, Mauritania, Ciad, Nigeria. Tutti i piani di emergenza prevedevano una fase di urgenza e risposta immediata e una di  riabilitazione,  in  modo  da  rafforzare  le  capacità  delle  popolazioni  e promuovere  l’auto  sostentamento e  la  ripresa  socio‐economica nel medio periodo.  

La  fase  acuta  dei  conflitti  (e  post‐conflitto)  in Mali  e Repubblica Centrafricana,  tra  la  fine del 2012 e metà del 2013,  in cui si è contribuito alla  risposta  alle  crisi  socio‐politiche,  venendo  incontro  in  particolare  ai bisogni delle popolazioni sfollate e rifugiate. 

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BURKINA FASO: energia domestica sostenibile nei campi profughi OCADES/Caritas Burkina (in collaborazione con UNHCR) ha lanciato un progetto di distribuzione di fornelli metallici e fornelli biodegradabili, nei quattro campi profughi nel nord del paese. I fornelli hanno il duplice obiettivo di ridurre la quantità di legna necessaria e sensibilizzare la popolazione alla protezione dell’ambiente, coniugando aiuto d’urgenza e rispetto dell’ambiente.

La legna consumata da ogni famiglia varia dai 2 ai 6 kg al giorno, più di due tonnellate in un anno: per questo è cruciale esercitare un controllo sull’approvvigionamento e una sensibilizzazione all’ottimizzazione del suo uso. “Qui c’è il deserto, -dichiara una rifugiata maliana-, e c’è molto vento, con il nostro sistema tradizionale delle tre pietre si spreca molta legna, mentre con questi fornelli, il fuoco è protetto grazie alla loro forma cilindrica e il consumo di legna è limitato”.

La popolazione locale ha rivestito un ruolo fondamentale nella costruzione del progetto: i fornelli sono stati fabbricati da alcune donne ospiti dei campi e l’approvvigionamento di legna da ardere è stato organizzato con la collaborazione delle autorità locali e membri delle comunità locali. Il progetto ha favorito anche la cooperazione tra rifugiati e autoctoni, e la gestione collegiale dei beni.

Al progetto sono legate anche attività di sensibilizzazione svolte all’interno dei campi con animatori locali su questioni ambientali come la protezione dell’ecosistema, e procedure di sicurezza nell’uso dei fornelli distribuiti.

Con  il mitigarsi della fase acuta della crisi si è aperta  la   terza fase, che   prevede  ‐in coordinamento con  le Caritas nazionali  in particolare di Mali, Burkina Faso, Niger e Senegal‐  interventi più mirati e diversificati su un orizzonte di medio periodo in favore di uno sviluppo comunitario e con un accento sulla formazione delle risorse umane. 

 Gli  interventi  messi  in  atto  riguardano  principalmente  tre  settori:  aiuto  d’urgenza,  riabilitazione  (auto sostentamento,  supporto  alla  ripresa  socio‐economica),  rafforzamento  di  capacità,  oltre  ad  attività  trasversali  di coordinamento, monitoraggio sul terreno e comunicazione.  1. Aiuto d’urgenza: si tratta di interventi che si realizzano principalmente nel breve periodo, destinati a rispondere 

all’emergenza  immediata  e  alleviare  le  sofferenze  delle  popolazioni  maggiormente  colpite  dalla  crisi,  in particolare  le  fasce  più  disagiate:  bambini,  donne  sole,  in  gravidanza  o  allattamento,  portatori  di  handicap, anziani, sfollati e rifugiati. Le azioni principali  hanno visto l’utilizzo di metodologie diverse:  distribuzioni alimentari: distribuzione a nuclei  familiari  in stato di bisogno  immediato di razioni alimentari 

standard  altamente  nutritive  contenenti  cereali,  legumi,  olio,  per  soddisfare  il  fabbisogno  calorico giornaliero; 

distribuzioni di razioni alimentari speciali per minori di 5 anni e donne in stato di gravidanza o allattamento per  combattere  i  casi di malnutrizione  severa, presso  centri per  il  recupero nutrizionale,  centri di  salute specializzati, o direttamente nelle famiglie; 

distribuzione di kit per la potabilizzazione dell’acqua;  distribuzione di kit igienico‐sanitari, per le abitazioni, per la cucina;  vendita di generi alimentari a prezzi sovvenzionati per  famiglie con  risorse, seppure non completamente 

autosufficienti, in modo da consentire loro la scelta dei prodotti da acquistare;  cash for work e food for work : pagamenti in denaro o in cibo in cambio di prestazioni lavorative finalizzate 

ad opere comunitarie o di pubblico interesse come la costruzione e la riabilitazione di strade per raggiungere i  villaggi  e  i  mercati,  strutture  per  la  raccolta  e  conservazione  dell’acqua,  piccoli  terrazzamenti  per l’agricoltura, mezzelune agricole e forestali per favorire l’irrigazione di piante e sementi. 

 Particolare attenzione è stata dedicata ai rifugiati nei campi profughi del Niger e nord Burkina Faso, oltre che agli sfollati del nord del Mali riversatisi nel sud del paese in particolare a seguito della ribellione tuareg e dell’intervento armato. 

            

         

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2. Riabilitazione (auto‐sostentamento, sviluppo socio‐economico):  in questo ambito  l’attenzione si è focalizzata su interventi di medio termine destinati principalmente all’agricoltura, all’allevamento e alla ripresa di attività socio‐economiche, attraverso azioni di protezione e ricapitalizzazione dei mezzi di sussistenza, riabilitazione di pozzi e piccole attività commerciali. Diverse sono state le metodologie utilizzate, tra cui:  cash transfert (trasferimento di denaro ai beneficiari) per l’acquisto di capi di bestiame persi con la crisi e del 

foraggio per la loro alimentazione, oltre alla garanzia di cure veterinarie e a una formazione sul monitoraggio della salute animale; 

fiere umanitarie (con coupon messi a disposizione dei beneficiari ) per la vendita di sementi, piccoli attrezzi agricoli, fertilizzanti, in cui i le persone erano libere di scegliere i prodotti secondo le necessità di ciascuno; 

distribuzione di sementi migliorate, più resistenti alla siccità, unita a corsi di formazione per gli agricoltori sulle tecniche di utilizzo, irrigazione, raccolto; 

riabilitazione di pozzi e sistemi di irrigazione destinati all’agricoltura e all’allevamento;  sostegno ai Centri di recupero nutrizionali nei villaggi allo scopo di depistare tempestivamente e prevenire 

la malnutrizione infantile.  

3. Rafforzamento  di  capacità:  particolare  attenzione  è  stata  dedicata  in  tutti  i  paesi  alle  seguenti  attività: formazione degli animatori locali e dei beneficiari dei programmi, con un focus sulla prevenzione e la riduzione del rischio in caso di disastri naturali o provocati dall’uomo; coordinamento e scambio rapido ed efficace delle informazioni;  sensibilizzazione  alla  coesione  sociale  nei  campi  sfollati  e  rifugiati  e  nelle  relazioni  con  le popolazioni  autoctone;  formazione  degli  agricoltori  a  tecniche  alternative  e maggiormente  resistenti  a  climi ostili; formazione  in gestione organizzativa nei villaggi, per  il mantenimento e  la gestione di strutture e opere locali comunitarie (es. pozzi).  

4. Comunicazione / Coordinamento: in una crisi che attraversa una regione così ampia e con forti interconnessioni tra  i diversi paesi  il coordinamento è  fondamentale per una risposta efficiente ed efficace. Per questo Caritas Italiana, oltre ad attività trasversali di comunicazione e monitoraggio dei programmi, partecipa regolarmente a tavoli di coordinamento e gruppi di lavoro. 

  

   I  criteri  di  fondo  che  hanno  guidato  l’azione  di  Caritas  Italiana,  condivisi  con  le  Caritas  nazionali  locali  e  il coordinamento di Caritas Internationalis, sono stati:   attenzione particolare per  le  fasce più vulnerabili della popolazione,  soprattutto bambini, donne,  sfollati, 

profughi, rifugiati;  coordinamento  delle  risorse,  degli  interventi  e  delle  iniziative  con  la  rete  Caritas  internazionale,  anche 

attraverso la partecipazione ai gruppi di studio e lavoro tematici da essa promossi;  riconoscimento  del  ruolo  e  sostegno  alle  Caritas  dei  paesi  colpiti,  antenne  dei  bisogni  peculiari  delle 

popolazioni e primi attori dell’intervento di risposta all’emergenza,   per massimizzare efficacia e efficienza degli aiuti e rispondere anche ai bisogni di comunità meno visibili ma ugualmente in condizioni di sofferenza; 

Aiuto d'urgenza

62%

Riabilitazione 23%

Rafforzamento capacità

9%

Comuncazione/coord.6%

stanziato per ambito

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mantenimento  di  un  approccio  regionale,  considerando  i  bisogni  complessivi  dei  paesi  coinvolti  e  delle influenze reciproche, pur dando priorità a quelli in cui l’incidenza della crisi è più elevata e le condizioni delle popolazioni maggiormente a rischio; 

supporto al rafforzamento organizzativo dei partner locali, in particolare delle Caritas nazionali e diocesane, per accrescerne le capacità di intervento, coordinamento, lobby e advocacy e per migliorare i meccanismi di prevenzione e riduzione del rischio in caso di disastri naturali o provocati dall’uomo; 

comunicazione  sulla  crisi  alle  comunità  italiane,  focalizzandosi  in  particolare  sulle  crisi  maggiormente dimenticate  (cfr. conflitto nella Repubblica Centrafricana) dalla maggior parte dei media, nonché sulle  loro cause e  le connessioni con  i  fenomeni globali –cambiamenti climatici, utilizzo e distribuzione delle risorse, commercio delle armi‐ al fine di favorire una riflessione sugli stili di vita e le scelte politiche ad essi legate. 

  PROGETTI SOSTENUTI DA CARITAS ITALIANA   

PAESE IMPORTO 

FINANZIATO (EURO) 

Burkina Faso  66.876 12%

Progetto di emergenza: programma per la sicurezza alimentare, fase di urgenza e riabilitazione in 10 diocesi del Burkina Faso 

30.000   

Progetto di emergenza: programma regionale di risposta all'emergenza conflitto in Mali e rafforzamento di capacità delle Caritas locali (Mali, Niger, Burkina, Senegal) 

36.876   

Ciad  50.000 9%

Progetto di Emergenza: programma per la sicurezza alimentare, fase di urgenza e riabilitazione 

50.000   

Mali  136.425 24%

Progetto di emergenza: programma nazionale aiuto d'urgenza crisi alimentare Caritas Mali 

30.000   

Progetto di emergenza: programma regionale di risposta d'urgenza alla crisi in Mali e rafforzamento di capacità delle Caritas (Mali, Burkina, Niger, Senegal) 

101.425   

Progetto di integrazione di risicoltura e allevamento e lotta alla povertà ‐ diocesi di Segou  5.000   

Mauritania  40.000 7%

Progetto di emergenza: rafforzamento della sicurezza alimentare e della resilienza delle popolazioni vittime della crisi alimentare 2012  

40.000   

Niger  109.375 19%

Progetto di emergenza: programma per la sicurezza alimentare, fase di urgenza e riabilitazione, in 6 regioni del Niger 

45.000   

Progetto di emergenza: programma regionale di risposta d'urgenza alla crisi in Mali e rafforzamento di capacità delle Caritas (Mali, Burkina, Niger, Senegal) 

64.375   

Nigeria  70.000 12%

Progetto di emergenza: sicurezza alimentare nel nord della Nigeria e regione di Ryom, fase di emergenza e riabilitazione 2012 

70.000   

Rep. Centrafricana  40.000 7%

Progetto di emergenza: risposta al conflitto politico‐militare  40.000   

Senegal  22.324 4%

Progetto di emergenza: rafforzamento della sicurezza alimentare e nutrizionale ‐ fase d'urgenza e resilienza 

15.000   

Progetto di emergenza: programma regionale di risposta d'urgenza alla crisi in Mali e rafforzamento di capacità delle Caritas (Mali, Burkina, Niger, Senegal) 

7.324   

Attività trasversali  35.000 6%

TOTALE FONDI STANZIATI             570.000  100% 

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   PROSPETTIVE  In occasione di alcune visite di monitoraggio degli interventi e di incontro con le persone aiutate, si è alzata forte la voce  delle  popolazioni  dei  villaggi  più  colpiti  dalla  crisi  alimentare:  “non  ci  abbandonate”.  Il  percorso  fatto  in collaborazione con  le Caritas  locali si è articolato nel tempo: dalla risposta  immediata alla crisi alimentare agli  inizi del 2012, passando per  le conseguenze del conflitto nel nord del Mali,   fino ad una più  lunga fase di riabilitazione delle attività di auto‐sostentamento (allevamento e agricoltura). Oggi, a più di un anno dalla fase più acuta, Caritas Italiana  intende proseguire  il  suo  impegno per  favorire uno  sviluppo comunitario volto ad accrescere  la  resilienza delle popolazioni contribuendo alla prevenzione delle crisi. In particolare le linee di azione per i prossimi mesi sono le seguenti:   

- sostegno ai processi di  rafforzamento delle Caritas dei paesi del Sahel per  favorire un protagonismo della Chiesa locale sempre più qualificato nell’azione in favore delle fasce più vulnerabili;  

- formazione  e  sensibilizzazione  delle  popolazioni  locali,  programmi  di  prevenzione  e  sviluppo  socio‐economico; 

- progetti  in favore della pace e riconciliazione.  In un ottica di post‐emergenza, particolarmente rilevanti sono i due programmi nazionali di microprogetti in Burkina Faso  e  Senegal  attraverso  cui,  con  interventi  piccoli ma mirati  e  diretti,  si    attivano    processi  di  sviluppo  delle comunità di base. Si tratta principalmente di progetti orientati al sostegno di attività socio‐economiche promosse da giovani  e  donne,  formazione  professionale  destinata  all’avvio  di  attività  generatrici  di  reddito,  sanità, approvvigionamento  idrico.  I due programmi sono stati avviati tra  il 2012 e  il 2013   e   sono attualmente  in fase di realizzazione.( Approfondimenti su microprogetti disponibili su  www.caritas.it) 

           

Burkina Faso12%

Ciad9%

Mali24%

Mauritania7%

Niger19%

Nigeria12%

Rep. Centrafricana

7%

Senegal4%

Attività trasversali

6%

stanziato per paese

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 Grazie