e.Magazine 7 - 2012
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Il primo Magazine dedicato al panorama della nuova editoria
digitale. Notizie e retroscena del mondo degli eBook e
dell'editoria digitale. Un modo diretto per aumentare
il grado di “informazione” dei lettori sulle tematiche
editoriali che li interessano e riguardano direttamente.
N.7 - 2012magazine
Il primo Magazine dedicato al panorama della nuova editoria
digitale. Notizie e retroscena del mondo degli eBook e
dell'editoria digitale. Un modo diretto per aumentare
il grado di “informazione” dei lettori sulle tematiche
editoriali che li interessano e riguardano direttamente.
N.7 - 2012magazine
Per quelli che erano presenti al Salone di Torino 2011, il nome “Espresso Book Machine” (EBM) non risulterà di certo nuovo. Il macchinario era stato lanciato (e raccolto) con grande entusiasmo e proponeva l’ennesima, ma stavolta quanto mai utile, rivoluzione del mondo editoriale: la ricomparsa dei fuori catalogo.
Il succo è il seguente: una “cosa” molto simile a una grande fotocopiatrice, con un catalogo
in costante crescita, in grado di stampare e confezionare libri sul momento, nel giro di non più di 15 minuti. La portata dell’invenzione è grandiosa, soprattutto se applicata a determinati settori che soffrono particolarmente l’ansia da fuori catalogo, quali il mondo universitario, in cui peraltro è attiva negli States già dal 2006.
Nel 2008 poi la macchina arriva in Gran Bretagna dove le librerie Blackwell decidono di installarne alcuni esemplari in tutti i loro punti vendita. Poi, dopo Torino (2011), il
nulla. A causa dei costi non proprio accessibili (100.000 dollari a esemplare) la portata della rivoluzione è stata piccola e limitata.
Ora, tiriamo fuori dal cilindro un altro nome che suonerà a tutti: vi ricordate Kodak? Il colosso
fotografico mai arresosi al digitale che, per far fronte alla crisi, nel febbraio 2012 chiuse definitivamente la produzione di apparecchi fotografici e la produzione di pellicole per concentrarsi sulla fabbricazione di stampanti? Ecco, metti insieme i due nomi e i relativi spiriti vogliosi di riscatto e ciò che ne viene fuori questa volta potrebbe essere davvero una
grande rivoluzione.La compagnia On Demand Books, che della EBM è produttrice, ha infatti annunciato che gli apparecchi saranno installati in oltre 100.000 chioschi di stampa Kodak in giro per gli Stati Uniti, inclusi quelli presenti nei centri commerciali e nei supermercati. Un accordo analogo è stato annunciato in contemporanea anche fra On Demand Books e ReaderLink, grande distributore librario USA, per installare le macchine in circa 24.000 esercizi
2
N.7 - 2012
Editoriale
Mai più senza
AL VIA LA DIFFUSIONE SU LARGA SCALA DELLA
ESPRESSO BOOK MACHINE, LA MACCHINA CAPACE DI STAMPARE UN LIBRO IN POCO PIÙ DI 15
MINUTI, GRAZIE A UN ACCORDO TRA ON DEMAND BOOKS E
KODAK
Moreno Scorpioni
FOCUS ON
ANOBII:Social Bookstore
LUCCA COMICS AND GAMES
ROBA DA READER
CLASSIFICHE E RECENSIONI
SCOPRI LE TOP 5, LA RECENSIONE DE “LA FIAMMA ROSSA”, IL PERCORSO DI
LETTURA E I LIBRI DEL MESE
RESTART, ITALIA
Per quelli che erano presenti al Salone di Torino 2011, il nome “Espresso Book Machine” (EBM) non risulterà di certo nuovo. Il macchinario era stato lanciato (e raccolto) con grande entusiasmo e proponeva l’ennesima, ma stavolta quanto mai utile, rivoluzione del mondo editoriale: la ricomparsa dei fuori catalogo.
Il succo è il seguente: una “cosa” molto simile a una grande fotocopiatrice, con un catalogo
in costante crescita, in grado di stampare e confezionare libri sul momento, nel giro di non più di 15 minuti. La portata dell’invenzione è grandiosa, soprattutto se applicata a determinati settori che soffrono particolarmente l’ansia da fuori catalogo, quali il mondo universitario, in cui peraltro è attiva negli States già dal 2006.
Nel 2008 poi la macchina arriva in Gran Bretagna dove le librerie Blackwell decidono di installarne alcuni esemplari in tutti i loro punti vendita. Poi, dopo Torino (2011), il
nulla. A causa dei costi non proprio accessibili (100.000 dollari a esemplare) la portata della rivoluzione è stata piccola e limitata.
Ora, tiriamo fuori dal cilindro un altro nome che suonerà a tutti: vi ricordate Kodak? Il colosso
fotografico mai arresosi al digitale che, per far fronte alla crisi, nel febbraio 2012 chiuse definitivamente la produzione di apparecchi fotografici e la produzione di pellicole per concentrarsi sulla fabbricazione di stampanti? Ecco, metti insieme i due nomi e i relativi spiriti vogliosi di riscatto e ciò che ne viene fuori questa volta potrebbe essere davvero una
grande rivoluzione.La compagnia On Demand Books, che della EBM è produttrice, ha infatti annunciato che gli apparecchi saranno installati in oltre 100.000 chioschi di stampa Kodak in giro per gli Stati Uniti, inclusi quelli presenti nei centri commerciali e nei supermercati. Un accordo analogo è stato annunciato in contemporanea anche fra On Demand Books e ReaderLink, grande distributore librario USA, per installare le macchine in circa 24.000 esercizi
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N.7 - 2012
Editoriale
Mai più senza
AL VIA LA DIFFUSIONE SU LARGA SCALA DELLA
ESPRESSO BOOK MACHINE, LA MACCHINA CAPACE DI STAMPARE UN LIBRO IN POCO PIÙ DI 15
MINUTI, GRAZIE A UN ACCORDO TRA ON DEMAND BOOKS E
KODAK
Moreno Scorpioni
FOCUS ON
ANOBII:Social Bookstore
LUCCA COMICS AND GAMES
ROBA DA READER
CLASSIFICHE E RECENSIONI
SCOPRI LE TOP 5, LA RECENSIONE DE “LA FIAMMA ROSSA”, IL PERCORSO DI
LETTURA E I LIBRI DEL MESE
RESTART, ITALIA
commerciali generici.
Ma non finisce di certo qui: nonostante il costo elevato del macchinario, la partnership punta alla conquista del mercato globale entro il 2013. Peccato che probabilmente per quella data i chioschi Kodak potrebbero essere di proprietà di
qualcun altro: poco prima dell’accordo con On Demand infatti, per far fronte al fallimento la società si è vista costretta a mettere all’asta i punti vendita.
La speranza è che l’eventuale acquirente possa essere interessato all’accordo pregresso, così da portare avanti l’iniziativa che si compone già di un catalogo di oltre 7 milioni di titoli, compresi di fuori catalogo.
Se così non fosse, anche il futuro si troverebbe arenato di fronte alla crisi. #speranza…
3
magazine
Mensile on line di informazione libraria
Registrazione presso il Tribunale Civile di Roman° 269/2011 del 20-09-2011 Copia digitale gratuita
Edito da Absolutely Freevia Roccaporena, 44 00191 RomaIN REDAZIONE
Daniele Azzolini direttore responsabile Moreno Scorpioni inchieste
Gianluca Comuniello recensioni Nicoletta Azzolini Oscar Manciniinterviste e rubriche Ivan Pasquariello segreteria redazione Francesca Cicchitti pubblicità visita il sito absolutelyfree.it
commerciali generici.
Ma non finisce di certo qui: nonostante il costo elevato del macchinario, la partnership punta alla conquista del mercato globale entro il 2013. Peccato che probabilmente per quella data i chioschi Kodak potrebbero essere di proprietà di
qualcun altro: poco prima dell’accordo con On Demand infatti, per far fronte al fallimento la società si è vista costretta a mettere all’asta i punti vendita.
La speranza è che l’eventuale acquirente possa essere interessato all’accordo pregresso, così da portare avanti l’iniziativa che si compone già di un catalogo di oltre 7 milioni di titoli, compresi di fuori catalogo.
Se così non fosse, anche il futuro si troverebbe arenato di fronte alla crisi. #speranza…
3
magazine
Mensile on line di informazione libraria
Registrazione presso il Tribunale Civile di Roman° 269/2011 del 20-09-2011 Copia digitale gratuita
Edito da Absolutely Freevia Roccaporena, 44 00191 RomaIN REDAZIONE
Daniele Azzolini direttore responsabile Moreno Scorpioni inchieste
Gianluca Comuniello recensioni Nicoletta Azzolini Oscar Manciniinterviste e rubriche Ivan Pasquariello segreteria redazione Francesca Cicchitti pubblicità visita il sito absolutelyfree.it
Mai come in questo ultimo anno il destino del nostro Paese è stato così connesso con le tematiche digitali. Dopo una serie di ritardi, rinvii e modifiche last minute, il Decreto Sviluppo bis (denominato 2.0) è stato finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri.
E proprio all’approvazione di quell’agenda digitale da lungo rinviata, stando al parere dei ministri, sembra essere legato il risollevamento economico del nostro Paese. Il Decreto Sviluppo bis ha come
obiettivo fondamentale quello di conferire all’Italia una
grande agenda digitale che passi attraverso un domicilio digitale e gli open data, che vada dall’istruzione digitale all’azzeramento del digital divide. Una serie di novità che potrebbero cambiare la vita dei cittadini italiani. Agenda digitale per la trasformazione del PaeseIl Primo Ministro Monti ha dichiarato che l’agenda digitale è un modo per trasformare il Paese attraverso la circolazione del sapere, la condivisioni delle informazioni, la connettività, i servizi digitali al cittadino, che sono le basi per recuperare il gap tecnologico paese. «Le norme», ha spiegato, «puntano in modo
ambizioso a fare del nostro paese un luogo nel quale l'innovazione sia un fattore di crescita sostenibile e produttività delle imprese».
Libri digitaliL’agenda digitale investe anche il mercato del libro. È stato il Ministro dell’Istruzione Profumo a spiegare che dall’anno scolastico 2013-2014 nelle scuole medie e medie-superiori, e nelle primarie dall'anno successivo sarà adottato il libro digitale.
La variante digitale, costantemente aggiornata con filmati, grafici, tabelle che troveranno la loro base in un’interattività di fondo, verrà affiancata anche dalla controparte cartacea “in forma ridotta”. Per gli studenti, inoltre, sarà introdotto il “fascicolo dello studente elettronico”.
Le start up e i giovani imprenditoriLe startup saranno la punta di diamante di questo decreto: «Bisogna far nascere nuovi imprenditori e il nostro orientamento è quello di mettere le imprese in condizione
di dispiegare le loro energie», è quanto ha dichiarato il ministro Passera. E al fine di
4
LA NOVITÀ
Decreto crescita 2.0: restart,
Italia!Fondi, facilitazioni e meno burocrazia:
questa la conclusione a cui è arrivata la task force del ministro Corrado Passera. Una
ricetta per rilanciare crescita e innovazione in Italia a partire dai libri e dall’educazione.
Moreno Scorpioni
Mai come in questo ultimo anno il destino del nostro Paese è stato così connesso con le tematiche digitali. Dopo una serie di ritardi, rinvii e modifiche last minute, il Decreto Sviluppo bis (denominato 2.0) è stato finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri.
E proprio all’approvazione di quell’agenda digitale da lungo rinviata, stando al parere dei ministri, sembra essere legato il risollevamento economico del nostro Paese. Il Decreto Sviluppo bis ha come
obiettivo fondamentale quello di conferire all’Italia una
grande agenda digitale che passi attraverso un domicilio digitale e gli open data, che vada dall’istruzione digitale all’azzeramento del digital divide. Una serie di novità che potrebbero cambiare la vita dei cittadini italiani. Agenda digitale per la trasformazione del PaeseIl Primo Ministro Monti ha dichiarato che l’agenda digitale è un modo per trasformare il Paese attraverso la circolazione del sapere, la condivisioni delle informazioni, la connettività, i servizi digitali al cittadino, che sono le basi per recuperare il gap tecnologico paese. «Le norme», ha spiegato, «puntano in modo
ambizioso a fare del nostro paese un luogo nel quale l'innovazione sia un fattore di crescita sostenibile e produttività delle imprese».
Libri digitaliL’agenda digitale investe anche il mercato del libro. È stato il Ministro dell’Istruzione Profumo a spiegare che dall’anno scolastico 2013-2014 nelle scuole medie e medie-superiori, e nelle primarie dall'anno successivo sarà adottato il libro digitale.
La variante digitale, costantemente aggiornata con filmati, grafici, tabelle che troveranno la loro base in un’interattività di fondo, verrà affiancata anche dalla controparte cartacea “in forma ridotta”. Per gli studenti, inoltre, sarà introdotto il “fascicolo dello studente elettronico”.
Le start up e i giovani imprenditoriLe startup saranno la punta di diamante di questo decreto: «Bisogna far nascere nuovi imprenditori e il nostro orientamento è quello di mettere le imprese in condizione
di dispiegare le loro energie», è quanto ha dichiarato il ministro Passera. E al fine di
4
LA NOVITÀ
Decreto crescita 2.0: restart,
Italia!Fondi, facilitazioni e meno burocrazia:
questa la conclusione a cui è arrivata la task force del ministro Corrado Passera. Una
ricetta per rilanciare crescita e innovazione in Italia a partire dai libri e dall’educazione.
Moreno Scorpioni
agevolare questa nuova classe di imprenditori, sono state varate nuove disposizioni in materia di avvio dell’attività: vengono stabiliti i criteri per la definizione della start up che devono avere un certo tipo di asset societario; le start up dovranno soddisfare alcune caratteristiche imprescindibili quali sostenere
spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 30 per cento del maggiore tra il costo e il valore della produzione, impiegare personale altamente qualificato per almeno un terzo della propria forza lavoro, essere titolare o licenziataria di una privativa industriale connessa alla propria attività. Verrà poi istituita un’apposita sezione del Registro delle Imprese con l’iscrizione obbligatoria per le startup innovative e gli
incubatori certificati al fine di garantirne la massima trasparenza.Più fondi, più facilitazioni e meno scartoffie per chi fa innovazione. Questa la summa del lavoro svolto dal Ministro Passera con l’ausilio di una task-force composta da “dodici saggi dell’innovazione” scelti dallo stesso Passera la scorsa primavera. I contenuti del rapporto startup, presentato dal Ministro lo scorso 13
settembre nella sede dell’incubatore H-Farm a Roncade
(VE), risulta essere il fulcro della discussione legata al rilancio e alla crescita del Paese. Crescita che, nelle più rosee previsioni del ministro, si spera
possa andare di pari passo con l’innovazione, raddoppiando il parco delle startup italiane, oggi attestate a 2.500, del 100%.
5
Monti: «Questo decreto legge su innovazione per la crescita, l’agenda digitale e le start up è stato adottato dal consiglio dei ministri su proposta
del ministro Passera», ha spiegato Monti nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi. «È un decreto cui stiamo lavorando da fine marzo. Ed è un
lavoro collegiale portato avanti con i ministri Passera, Grilli, Barca, Profumo, Patroni Griffi, e con il sottosegretario Catricalà. Ma anche le regioni hanno svolto un ruolo fondamentale». Si tratta – ha aggiunto
Monti – «nel complesso di norme che puntano in modo ambizioso a fare del nostro paese, un paese in cui l’innovazione rappresenti un fattore
strutturale di competitività».
agevolare questa nuova classe di imprenditori, sono state varate nuove disposizioni in materia di avvio dell’attività: vengono stabiliti i criteri per la definizione della start up che devono avere un certo tipo di asset societario; le start up dovranno soddisfare alcune caratteristiche imprescindibili quali sostenere
spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 30 per cento del maggiore tra il costo e il valore della produzione, impiegare personale altamente qualificato per almeno un terzo della propria forza lavoro, essere titolare o licenziataria di una privativa industriale connessa alla propria attività. Verrà poi istituita un’apposita sezione del Registro delle Imprese con l’iscrizione obbligatoria per le startup innovative e gli
incubatori certificati al fine di garantirne la massima trasparenza.Più fondi, più facilitazioni e meno scartoffie per chi fa innovazione. Questa la summa del lavoro svolto dal Ministro Passera con l’ausilio di una task-force composta da “dodici saggi dell’innovazione” scelti dallo stesso Passera la scorsa primavera. I contenuti del rapporto startup, presentato dal Ministro lo scorso 13
settembre nella sede dell’incubatore H-Farm a Roncade
(VE), risulta essere il fulcro della discussione legata al rilancio e alla crescita del Paese. Crescita che, nelle più rosee previsioni del ministro, si spera
possa andare di pari passo con l’innovazione, raddoppiando il parco delle startup italiane, oggi attestate a 2.500, del 100%.
5
Monti: «Questo decreto legge su innovazione per la crescita, l’agenda digitale e le start up è stato adottato dal consiglio dei ministri su proposta
del ministro Passera», ha spiegato Monti nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi. «È un decreto cui stiamo lavorando da fine marzo. Ed è un
lavoro collegiale portato avanti con i ministri Passera, Grilli, Barca, Profumo, Patroni Griffi, e con il sottosegretario Catricalà. Ma anche le regioni hanno svolto un ruolo fondamentale». Si tratta – ha aggiunto
Monti – «nel complesso di norme che puntano in modo ambizioso a fare del nostro paese, un paese in cui l’innovazione rappresenti un fattore
strutturale di competitività».
FOCUS ON
Social Bookstore
Anche Facebook è passato per questo punto nodale. In un luogo virtuale in cui gli utenti si consigliano di tutto, è parso naturale inserire anche la possibilità di acquistare di tutto (anzi, è già stata presentata la nuova funzione "gifts", cioè la possibilità di regalare un oggetto (fisico) a un amico di facebook). Così il restyling di Anobii, il primo social dei lettori ad approdare in Italia, seguirà questa strada. Tutta in chiave digitale, però.A breve, infatti, la nuova piattaforma Anobii farà capolino anche in Italia, garantendo tutti i servizi che già dava e aggiungendo la possibilità di acquistare con pochi click l'eBook del titolo di cui ci si sta interessando.
Andiamo con ordine.Anobii nasce nel 2006, che sembra poco tempo fa, ma è un anno in cui la mania dei social non è ancora esplosa. L'idea nasce dalla mente di Greg
Sung, un giovane di Honk Kong, che, dopo aver letto un libro, si è chiesto come poter confrontarsi con altre persone. Fortuna vuole che fosse un programmatore e da lì il salto è stato breve.L'idea si è rivelata subito
vincente, perché va a toccare una categoria, quella dei lettori, molto attenta alla propria passione, sempre a caccia di consigli e opinioni. E perché permette di mettere in mostra quanti e quali libri si è letto nella propria vita sul proprio scaffale. E ancora, perché permette agli utenti di scovare altri utenti dai gusti simili, parlare con loro, scoprire tramite i loro scaffali, le ricerche o i consigli dei gruppi nuovi titoli dei propri generi o sui propri argomenti preferiti.Inoltre, già nel 2006, Sung aveva capito che l'operazione andava fatta in grande, e ha puntato a rendere immediatamente la piattaforma internazionale e multilingue. Sebbene adesso ci siano altri concorrenti in piazza (Goodreads, nato nel 2007, è diventato mano a mano sempre più famoso), la diffusione di Anobii è piuttosto capillare. In Italia, in particolare, la comunità si è estesa sempre di più, al punto che sono stati
creati dei veri e propri raduni per anobiiani (quest'anno si è tenuta a Urbino, ma ci sono già due precedenti, a Venezia e prima ancora a Torino).L'ad di Anobii, Matteo Berlucchi, spiega questa particolarità tutta italiana, ricordandoci che,
sì, in Italia i lettori non sono moltissimi, ma sono lettori forti e leggono tanto. Grazie a loro, la sezione dei libri italiani sul portale è in costante crescita e ricchissima di commenti e consigli.Nel 2010 Anobii è stata rilevata da una start-up inglese finanziata dal gruppo HMV. Tra i main sponsor del portale ci sono anche tre gruppi editoriali: Penguin (delle cui
"mosse" verso l'editoria del futuro abbiamo già parlato nel precedente numero), Random House e HarperCollins.
6
Nicoletta Azzolini
Il futuro del più famoso social network dedicato alla lettura
è (quasi) arrivato.
FOCUS ON
Social Bookstore
Anche Facebook è passato per questo punto nodale. In un luogo virtuale in cui gli utenti si consigliano di tutto, è parso naturale inserire anche la possibilità di acquistare di tutto (anzi, è già stata presentata la nuova funzione "gifts", cioè la possibilità di regalare un oggetto (fisico) a un amico di facebook). Così il restyling di Anobii, il primo social dei lettori ad approdare in Italia, seguirà questa strada. Tutta in chiave digitale, però.A breve, infatti, la nuova piattaforma Anobii farà capolino anche in Italia, garantendo tutti i servizi che già dava e aggiungendo la possibilità di acquistare con pochi click l'eBook del titolo di cui ci si sta interessando.
Andiamo con ordine.Anobii nasce nel 2006, che sembra poco tempo fa, ma è un anno in cui la mania dei social non è ancora esplosa. L'idea nasce dalla mente di Greg
Sung, un giovane di Honk Kong, che, dopo aver letto un libro, si è chiesto come poter confrontarsi con altre persone. Fortuna vuole che fosse un programmatore e da lì il salto è stato breve.L'idea si è rivelata subito
vincente, perché va a toccare una categoria, quella dei lettori, molto attenta alla propria passione, sempre a caccia di consigli e opinioni. E perché permette di mettere in mostra quanti e quali libri si è letto nella propria vita sul proprio scaffale. E ancora, perché permette agli utenti di scovare altri utenti dai gusti simili, parlare con loro, scoprire tramite i loro scaffali, le ricerche o i consigli dei gruppi nuovi titoli dei propri generi o sui propri argomenti preferiti.Inoltre, già nel 2006, Sung aveva capito che l'operazione andava fatta in grande, e ha puntato a rendere immediatamente la piattaforma internazionale e multilingue. Sebbene adesso ci siano altri concorrenti in piazza (Goodreads, nato nel 2007, è diventato mano a mano sempre più famoso), la diffusione di Anobii è piuttosto capillare. In Italia, in particolare, la comunità si è estesa sempre di più, al punto che sono stati
creati dei veri e propri raduni per anobiiani (quest'anno si è tenuta a Urbino, ma ci sono già due precedenti, a Venezia e prima ancora a Torino).L'ad di Anobii, Matteo Berlucchi, spiega questa particolarità tutta italiana, ricordandoci che,
sì, in Italia i lettori non sono moltissimi, ma sono lettori forti e leggono tanto. Grazie a loro, la sezione dei libri italiani sul portale è in costante crescita e ricchissima di commenti e consigli.Nel 2010 Anobii è stata rilevata da una start-up inglese finanziata dal gruppo HMV. Tra i main sponsor del portale ci sono anche tre gruppi editoriali: Penguin (delle cui
"mosse" verso l'editoria del futuro abbiamo già parlato nel precedente numero), Random House e HarperCollins.
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Nicoletta Azzolini
Il futuro del più famoso social network dedicato alla lettura
è (quasi) arrivato.
Nel 2011 Anobii ha rischiato di perdere colpi, sia a causa dell'espandersi degli altri social network dedicati alla lettura sia a causa dell'alto numero di utenti che andava spesso a inficiare le prestazioni del server. Ma si è subito ripreso, dando nuovo impulso al catalogo e mettendo in cantiere un progetto ambizioso: diventare il primo portale del genere con shop incorporato. Altri social network, come l'americano Goodreads, puntano sull'affiliazione e sulle commissioni prese da Amazon. Anobii ha appena lanciato, almeno nel Regno Unito, uno shop curato internamente che permette all'utente a caccia di titoli che lo interessano anche l'acquisto in pochi clic. Arriverà sicuramente anche in Italia, ma alcune indiscrezioni parlano di un accordo saltato con IBS: l'accordo in
questione prevedeva da parte di Ibs il riconoscimento di una percentuale su ogni vendita, ma la percentuale era così bassa che alla fine è saltato.In definitiva l'idea degli sponsor che sono dietro alla piattaforma (che è e rimarrà sempre un open
source) è quello di creare un servizio a tutto tondo per la scoperta e il conseguente acquisto di titoli (in formato eBook) in linea vera con quello che avviene in una libreria fisica e con
7
Berlucchi, ad di Anobii, è un fermo oppositore della logica dei DRM e dei prezzi ancora non
ben regolamentati degli eBook. Questi due elementi, secondo
Berlucchi, sono la causa principale della lenta
(almeno in Italia) diffusione degli eBook.
COMPLETAMENTE RINNOVATO
Nella versione Beta, il portale Anobii non solo offre una grafica più aggiornata, ma anche
un’interfaccia completamente ripensata
Le quattro funzioni di Anobii
La base di Anobii, ovvero cercare i libri, metterli sul proprio scaffale e condividere il tutto con gli
amici, resta ma si aggiungono la funzione di lettura sui vari device e, soprattutto, la possibilità di
acquistare eBook.
In dettaglio: cercare libri
Con delle funzioni simili ad Amazon, Imdb, Facebook e altri, il nuovo Anobii ti permette di cercare per argomenti e di sbirciare le liste “a
tema” fatte da altri utenti
In dettaglio: leggere sui device
L’azienda si è assicurata che l’utente possa avere a disposizione una App Anobii gratuita su qualsiasi
device.
In dettaglio: gli scaffali
Restano invariati, a parte la grafica, il proprio scaffale e la poossibilità di visitare gli scaffali altrui
per trovare libri e scoprire affinità con altri utenti
100% social
Come ogni portale che si rispetti, anche Anobii ti permette di condividere e di seguire le novità su
Facebook, Twitter e gli altri social network.
Nel 2011 Anobii ha rischiato di perdere colpi, sia a causa dell'espandersi degli altri social network dedicati alla lettura sia a causa dell'alto numero di utenti che andava spesso a inficiare le prestazioni del server. Ma si è subito ripreso, dando nuovo impulso al catalogo e mettendo in cantiere un progetto ambizioso: diventare il primo portale del genere con shop incorporato. Altri social network, come l'americano Goodreads, puntano sull'affiliazione e sulle commissioni prese da Amazon. Anobii ha appena lanciato, almeno nel Regno Unito, uno shop curato internamente che permette all'utente a caccia di titoli che lo interessano anche l'acquisto in pochi clic. Arriverà sicuramente anche in Italia, ma alcune indiscrezioni parlano di un accordo saltato con IBS: l'accordo in
questione prevedeva da parte di Ibs il riconoscimento di una percentuale su ogni vendita, ma la percentuale era così bassa che alla fine è saltato.In definitiva l'idea degli sponsor che sono dietro alla piattaforma (che è e rimarrà sempre un open
source) è quello di creare un servizio a tutto tondo per la scoperta e il conseguente acquisto di titoli (in formato eBook) in linea vera con quello che avviene in una libreria fisica e con
7
Berlucchi, ad di Anobii, è un fermo oppositore della logica dei DRM e dei prezzi ancora non
ben regolamentati degli eBook. Questi due elementi, secondo
Berlucchi, sono la causa principale della lenta
(almeno in Italia) diffusione degli eBook.
COMPLETAMENTE RINNOVATO
Nella versione Beta, il portale Anobii non solo offre una grafica più aggiornata, ma anche
un’interfaccia completamente ripensata
Le quattro funzioni di Anobii
La base di Anobii, ovvero cercare i libri, metterli sul proprio scaffale e condividere il tutto con gli
amici, resta ma si aggiungono la funzione di lettura sui vari device e, soprattutto, la possibilità di
acquistare eBook.
In dettaglio: cercare libri
Con delle funzioni simili ad Amazon, Imdb, Facebook e altri, il nuovo Anobii ti permette di cercare per argomenti e di sbirciare le liste “a
tema” fatte da altri utenti
In dettaglio: leggere sui device
L’azienda si è assicurata che l’utente possa avere a disposizione una App Anobii gratuita su qualsiasi
device.
In dettaglio: gli scaffali
Restano invariati, a parte la grafica, il proprio scaffale e la poossibilità di visitare gli scaffali altrui
per trovare libri e scoprire affinità con altri utenti
100% social
Come ogni portale che si rispetti, anche Anobii ti permette di condividere e di seguire le novità su
Facebook, Twitter e gli altri social network.
l'importantissima aggiunta del social, ovvero dei consigli di migliaia di altri utenti. Anobii diventa quindi il primo social network dedicato ai libri con shop incorporato.Insomma, il punto è quello di farti saltare il passaggio da un sito all'altro, uno per scovare il libro che ci interessa, l'altro per comprarlo. Indubbiamente quel passaggio fa perdere compratori. Avere l'acquisto a portata di clic rende l'utente decisamente più invogliato a un acquisto impulsivo.C'è da dire, comunque, che non è solo un modo per portarti a comprare di più, ma è anche un servizio comodo per l'utente, che potrà risparmiare una buona dose di tempo, se il suo intento è già quello di acquistare un libro. E, come in una libreria su strada, nessuno pretende che acquisti nulla, puoi solo guardare in giro!
Per l’utente appassionato di libri, sottolinea
infatti Berlucchi, non cambia nulla, il focus resta comunque la scoperta del libro attraverso lo scambio tra gli altri utenti. E ci ricorda che,
proprio a vantaggio dell'utente, Anobii non prevede pubblicità esterne e che, per ora, almeno, è solo finanziato dagli sponsor.
Pare, in ultimo, che il prossimo passo sarà aggiungere la funzione di "social-reading" su Anobii, ovvero la possibilità di leggere un eBook in comunità, lasciandosi note e commenti tra le "pagine" del libri stesso.Insomma, un'unica piattaforma che racchiuda in sé l'anima di Anobii, un shop di eBook alla Amazon e l'innovazione di portali quali Bookliners. Con il minor numero di clic possibile.
8
visita il sito oktennis.it
l'importantissima aggiunta del social, ovvero dei consigli di migliaia di altri utenti. Anobii diventa quindi il primo social network dedicato ai libri con shop incorporato.Insomma, il punto è quello di farti saltare il passaggio da un sito all'altro, uno per scovare il libro che ci interessa, l'altro per comprarlo. Indubbiamente quel passaggio fa perdere compratori. Avere l'acquisto a portata di clic rende l'utente decisamente più invogliato a un acquisto impulsivo.C'è da dire, comunque, che non è solo un modo per portarti a comprare di più, ma è anche un servizio comodo per l'utente, che potrà risparmiare una buona dose di tempo, se il suo intento è già quello di acquistare un libro. E, come in una libreria su strada, nessuno pretende che acquisti nulla, puoi solo guardare in giro!
Per l’utente appassionato di libri, sottolinea
infatti Berlucchi, non cambia nulla, il focus resta comunque la scoperta del libro attraverso lo scambio tra gli altri utenti. E ci ricorda che,
proprio a vantaggio dell'utente, Anobii non prevede pubblicità esterne e che, per ora, almeno, è solo finanziato dagli sponsor.
Pare, in ultimo, che il prossimo passo sarà aggiungere la funzione di "social-reading" su Anobii, ovvero la possibilità di leggere un eBook in comunità, lasciandosi note e commenti tra le "pagine" del libri stesso.Insomma, un'unica piattaforma che racchiuda in sé l'anima di Anobii, un shop di eBook alla Amazon e l'innovazione di portali quali Bookliners. Con il minor numero di clic possibile.
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visita il sito oktennis.it
FOCUS ON
Un Festival da fine del
mondo
A breve l'appuntamento più atteso dell'anno per quel che riguarda fumetto, illustrazione e videogiochi: a Lucca torna infatti il “Festival internazionale del Fumetto, del Gioco e dell'Illustrazione” dall’uno al quattro novembre.
Quest'anno il tema della manifestazione sarà legato alla profezia apocalittica dei Maya, e non poteva essere diversamente visto che il fatidico 21 dicembre si avvicina sempre di più.
Con più di centocinquantamila presenze l'anno scorso, il festival
è da anni l'evento chiave per l’editoria del fumetto (quello, per intenderci,
dove si presentano le novità dell’anno) e per la nuova edizione Lucca si prepara non già a festeggiare la fine del mondo ma a mettere in scena un grande spettacolo, una manifestazione che sia, letteralmente... “la fine del mondo”.
Molti gli ospiti e le mostre che ci aspettano alla fiera, con un particolare occhio di riguardo alla sezione Games, che cresce di anno in anno, attirando file e file di appassionati. Questa volta i fari sono puntati sulla celebre saga di George RR Martin, "Il Trono di Spade", che avrà un’ ampia sezione dedicata e una ricostruzione dell'Approdo del Re realizzata sotto le mura cittadine.
Ricordate invece lo speciale di e.Magazine dedicato al Lucca Comics and Games 2011? Il digitale è stato protagonista di molti interventi
9
Tra meno di un mese appuntamento a Lucca per la manifestazione “Comics and
Games” più importante d’Italia.
Nicoletta Azzolini
FOCUS ON
Un Festival da fine del
mondo
A breve l'appuntamento più atteso dell'anno per quel che riguarda fumetto, illustrazione e videogiochi: a Lucca torna infatti il “Festival internazionale del Fumetto, del Gioco e dell'Illustrazione” dall’uno al quattro novembre.
Quest'anno il tema della manifestazione sarà legato alla profezia apocalittica dei Maya, e non poteva essere diversamente visto che il fatidico 21 dicembre si avvicina sempre di più.
Con più di centocinquantamila presenze l'anno scorso, il festival
è da anni l'evento chiave per l’editoria del fumetto (quello, per intenderci,
dove si presentano le novità dell’anno) e per la nuova edizione Lucca si prepara non già a festeggiare la fine del mondo ma a mettere in scena un grande spettacolo, una manifestazione che sia, letteralmente... “la fine del mondo”.
Molti gli ospiti e le mostre che ci aspettano alla fiera, con un particolare occhio di riguardo alla sezione Games, che cresce di anno in anno, attirando file e file di appassionati. Questa volta i fari sono puntati sulla celebre saga di George RR Martin, "Il Trono di Spade", che avrà un’ ampia sezione dedicata e una ricostruzione dell'Approdo del Re realizzata sotto le mura cittadine.
Ricordate invece lo speciale di e.Magazine dedicato al Lucca Comics and Games 2011? Il digitale è stato protagonista di molti interventi
9
Tra meno di un mese appuntamento a Lucca per la manifestazione “Comics and
Games” più importante d’Italia.
Nicoletta Azzolini
nell'edizione precedente, mentre quest'anno sembra già essere diventato una realtà ormai codificata e non più da sviscerare.Il fumetto digitale si sta infatti mano a mano creando il proprio spazio, vuoi perché le grandi case editrici hanno cominciato a convertire i propri sterminati cataloghi e creato delle app apposite, vuoi perché sempre di più gli artisti del webcomic diventano vere e proprie icone, con blog seguitissimi e fan in spasmodica attesa dell'uscita di un loro nuovo libro (il romano Zerocalcare è un esempio tutto italiano e, dopo aver creato un forte seguito di appassionati con le sue tavole sul web, ha ora pubblicato il suo
secondo volume "Un polpo alla gola". Al Lucca Comics 2012 sarà possibile comprare delle edizioni a tiratura limitata).
A confermare questo trend nel febbraio di quest'anno Apple ha creato la categoria "Comics e narrativa a fumetti" per il proprio negozio digitale.Nella versione italiana ha cominciato con oltre 1200 fumetti disponibili, sebbene solo una parte siano in italiano (da sottolineare l'operazione di digitalizzazione di "Diabolik" a € 0,99 l'albo).
Sarà interessante vedere quanto sarà percepibile la presenza del fumetto digitale tra gli stand della fiera e se verranno proposte nuove iniziative dalle case editrici più innovative. Appuntamento, allora, all'inizio di novembre al centro di Lucca e nel prossimo numero di e.Magazine con un nuovo speciale!
visita il sito absolutelyfree.it
10
@LuccaCandG
nell'edizione precedente, mentre quest'anno sembra già essere diventato una realtà ormai codificata e non più da sviscerare.Il fumetto digitale si sta infatti mano a mano creando il proprio spazio, vuoi perché le grandi case editrici hanno cominciato a convertire i propri sterminati cataloghi e creato delle app apposite, vuoi perché sempre di più gli artisti del webcomic diventano vere e proprie icone, con blog seguitissimi e fan in spasmodica attesa dell'uscita di un loro nuovo libro (il romano Zerocalcare è un esempio tutto italiano e, dopo aver creato un forte seguito di appassionati con le sue tavole sul web, ha ora pubblicato il suo
secondo volume "Un polpo alla gola". Al Lucca Comics 2012 sarà possibile comprare delle edizioni a tiratura limitata).
A confermare questo trend nel febbraio di quest'anno Apple ha creato la categoria "Comics e narrativa a fumetti" per il proprio negozio digitale.Nella versione italiana ha cominciato con oltre 1200 fumetti disponibili, sebbene solo una parte siano in italiano (da sottolineare l'operazione di digitalizzazione di "Diabolik" a € 0,99 l'albo).
Sarà interessante vedere quanto sarà percepibile la presenza del fumetto digitale tra gli stand della fiera e se verranno proposte nuove iniziative dalle case editrici più innovative. Appuntamento, allora, all'inizio di novembre al centro di Lucca e nel prossimo numero di e.Magazine con un nuovo speciale!
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@LuccaCandG
LA RECENSIONE
Cos’era il ciclismo, lo sport defunto
Il ciclismo è morto il 5 giugno 1999, a Madonna di Campiglio, ucciso non si sa da quale mandante, forse da altri sport più ricchi che vivevano nello stesso periodo le ombre imbarazzanti del doping e dovevano trovare un modo per far parlare di altro. Poi però è andato avanti lo stesso, il ciclismo, o per lo meno ha fatto finta di farlo, ha creato storielle e storie, ha imbrogliato tutti e si è definitivamente perso.
O forse, semplicemente, il ciclismo stava morendo già da una trentina d’anni.
Trasformandosi, come un po’ tutti gli sport maggiori e globalizzati, in qualcosa di diverso. In qualcosa di più spietatamente professionale ma anche più banalmente fasullo. Cantori mediocri o ciechi, medici privi di scrupoli, atleti soli, sponsor senza volto ma con molte mani. La lista di chi si è reso corresponsabile nel corso dei decenni del sacco e dello svuotamento di significato di questo sport è lunga ed è terribilmente simile a quella che si potrebbe fare per molti altri sport. Cosa resta, allora? Leggendo il libro di Gianni Mura “La fiamma rossa”, verrebbe da dire che resta il gesto. O meglio, il ricordo del gesto. Inutile girarci intorno, il corpo caldo e centrale di questo libro è quello che va sotto il capitolo “Gli anni di Pantani”. La felice, estrema parentesi in cui tutto è sembrato possibile, anche tornare indietro, anche ritrovare il ciclismo smarrito dei tempi epici. E poi
tutto si è schiantato al suolo quella mattina di Giugno prima del Mortirolo. Tutto si è fracassato come il vetro rotto dalla mano rabbiosa di Pantani.
Gianni Mura ti arriva dentro, in qualsiasi cosa scrive. Gianni Mura, nel suo mestiere, è uno che non arrivi nemmeno a toccare, tanto è bravo, quando ne ha voglia. E quando fa l’inviato di ciclismo, è capace di far rivivere il sacro fuoco dei vecchi maestri. Gianni Mura è il Pantani del giornalismo sportivo, ma senza Madonna di Campiglio a incasinarne la carriera.
Ed è stato quindi particolarmente doloroso rileggere, a distanza di anni, l’entusiasmo con cui cantava le imprese del suo equivalente sui pedali. I giornalisti sportivi sono una razza strana. Ce ne sono alcuni che, quando hanno la fortuna di incappare nell’eroe sportivo in grado di far battere il cuore delle folle, restano freddi e quasi scocciati nei suoi confronti. Come se la grandezza dello sportivo li mettesse in ombra. Non hanno la generosità per immaginare le parole che servono a descrivere la poesia in movimento di un Jordan, di un Federer, di un Ali.
Non Mura. Lui è uno generoso con le parole e Pantani lo aveva preso, come aveva preso tutti noi. E sapere quel che è
successo dopo, mentre leggi l’entusiasmo del prima, è un ferro rovente conficcato nello stomaco. È un bambino che piange disperato per una bruciatura. Ecco sì: è il bambino che piange perché la sua infanzia è finita.
Mura ha avuto la fortuna di raccontare quello che è stato l’apice del ciclismo
11
Gianluca Comuniello
LA RECENSIONE
Cos’era il ciclismo, lo sport defunto
Trasformandosi, come un po’ tutti gli sport maggiori e globalizzati, in qualcosa di diverso. In qualcosa di più spietatamente professionale ma anche più banalmente fasullo. Cantori mediocri o ciechi, medici privi di scrupoli, atleti
Gianni Mura (Milano, 1945) già dal ’64 collaborava con La Gazzetta dello Sport.
Ha collaborato anche con il Corriere d’informazione, Epoca, L’occhio ed è stato inviato
di Repubblica dal 1983. Dal 1991 con la moglie Paola ha una rubrica di enogastronomia sul
Venerdì di Repubblica. Nel 2007 per Feltrinelli ha pubblicato il romanzo “Giallo su giallo” che ha
vinto il premio Grinzane Cesare Pavese per la narrativa. Dal 2011 è stato direttore, insieme a
Notarianni, di E - Il mensile, rivista di Emergency.
LA RECENSIONE
Cos’era il ciclismo, lo sport defunto
Il ciclismo è morto il 5 giugno 1999, a Madonna di Campiglio, ucciso non si sa da quale mandante, forse da altri sport più ricchi che vivevano nello stesso periodo le ombre imbarazzanti del doping e dovevano trovare un modo per far parlare di altro. Poi però è andato avanti lo stesso, il ciclismo, o per lo meno ha fatto finta di farlo, ha creato storielle e storie, ha imbrogliato tutti e si è definitivamente perso.
O forse, semplicemente, il ciclismo stava morendo già da una trentina d’anni.
Trasformandosi, come un po’ tutti gli sport maggiori e globalizzati, in qualcosa di diverso. In qualcosa di più spietatamente professionale ma anche più banalmente fasullo. Cantori mediocri o ciechi, medici privi di scrupoli, atleti soli, sponsor senza volto ma con molte mani. La lista di chi si è reso corresponsabile nel corso dei decenni del sacco e dello svuotamento di significato di questo sport è lunga ed è terribilmente simile a quella che si potrebbe fare per molti altri sport. Cosa resta, allora? Leggendo il libro di Gianni Mura “La fiamma rossa”, verrebbe da dire che resta il gesto. O meglio, il ricordo del gesto. Inutile girarci intorno, il corpo caldo e centrale di questo libro è quello che va sotto il capitolo “Gli anni di Pantani”. La felice, estrema parentesi in cui tutto è sembrato possibile, anche tornare indietro, anche ritrovare il ciclismo smarrito dei tempi epici. E poi
tutto si è schiantato al suolo quella mattina di Giugno prima del Mortirolo. Tutto si è fracassato come il vetro rotto dalla mano rabbiosa di Pantani.
Gianni Mura ti arriva dentro, in qualsiasi cosa scrive. Gianni Mura, nel suo mestiere, è uno che non arrivi nemmeno a toccare, tanto è bravo, quando ne ha voglia. E quando fa l’inviato di ciclismo, è capace di far rivivere il sacro fuoco dei vecchi maestri. Gianni Mura è il Pantani del giornalismo sportivo, ma senza Madonna di Campiglio a incasinarne la carriera.
Ed è stato quindi particolarmente doloroso rileggere, a distanza di anni, l’entusiasmo con cui cantava le imprese del suo equivalente sui pedali. I giornalisti sportivi sono una razza strana. Ce ne sono alcuni che, quando hanno la fortuna di incappare nell’eroe sportivo in grado di far battere il cuore delle folle, restano freddi e quasi scocciati nei suoi confronti. Come se la grandezza dello sportivo li mettesse in ombra. Non hanno la generosità per immaginare le parole che servono a descrivere la poesia in movimento di un Jordan, di un Federer, di un Ali.
Non Mura. Lui è uno generoso con le parole e Pantani lo aveva preso, come aveva preso tutti noi. E sapere quel che è
successo dopo, mentre leggi l’entusiasmo del prima, è un ferro rovente conficcato nello stomaco. È un bambino che piange disperato per una bruciatura. Ecco sì: è il bambino che piange perché la sua infanzia è finita.
Mura ha avuto la fortuna di raccontare quello che è stato l’apice del ciclismo
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Gianluca Comuniello
LA RECENSIONE
Cos’era il ciclismo, lo sport defunto
Trasformandosi, come un po’ tutti gli sport maggiori e globalizzati, in qualcosa di diverso. In qualcosa di più spietatamente professionale ma anche più banalmente fasullo. Cantori mediocri o ciechi, medici privi di scrupoli, atleti
Gianni Mura (Milano, 1945) già dal ’64 collaborava con La Gazzetta dello Sport.
Ha collaborato anche con il Corriere d’informazione, Epoca, L’occhio ed è stato inviato
di Repubblica dal 1983. Dal 1991 con la moglie Paola ha una rubrica di enogastronomia sul
Venerdì di Repubblica. Nel 2007 per Feltrinelli ha pubblicato il romanzo “Giallo su giallo” che ha
vinto il premio Grinzane Cesare Pavese per la narrativa. Dal 2011 è stato direttore, insieme a
Notarianni, di E - Il mensile, rivista di Emergency.
moderno. Il suo apice ossimorico di popolarità, dato da un improvviso e inaspettato ritorno all’antico sulle fragili spalle di un omino romagnolo di 57 chili. Noi abbiamo avuto la fortuna di leggere Mura in questa splendida impresa e anche in altre più tremende, come la morte di Casartelli (Il Tour è come la vita. E la vita, spesso, è una merda). O nella sfida impossibile ad Indurain. E la capacità che più lasciava il segno in quelle righe e che si ritrova intatta in questo libro, è quella di riuscire a tenere lo sguardo sul ciclismo e contemporaneamente alzarlo sulla vita. O ancora meglio: raccontare la vita attraverso il ciclismo. Ché raccontare la vita parlando della vita, quello sono buoni tutti, o per lo meno tanti, a farlo.
Parlava di ciclismo infilandoci dentro Simenon e sostenendo che era un grande della letteratura tout
court, non solo di quella poliziesca. Anche questa, una cosa che ora son tutti buoni a fare, ma bisogna essere fra i primi a sostenere queste cose, per valere qualcosa. Parlava di ciclismo e ti
faceva vedere la Francia, quella vera, quella che in tempo di elezioni viene chiamata la Francia profonda.
Parlava di ciclismo e se ne innamorava con generosità. E chi è generoso sbaglia di più di chi non rischia niente. Per questo le pagine su Armstrong, ora che il grande imbroglio è stato
svelato, appaiono anch’esse fuori sincrono in maniera straziante. Ma non
importa: bisognava essere lì e provare a raccontare quello che si vedeva, non pensando agli errori che si potevano fare. E Mura questo fa, senza paura.
È un ottima lettura questo libro, per capire perché il ciclismo è finito. O quanto meno per capire cos’era che ci faceva innamorare del ciclismo e cosa ci fa sentire così traditi dal ciclismo stesso. È un ottimo strumento anche per capire qualcosa in più di quel meraviglioso paese che è la Francia, forse il più bel paese del mondo, anche se essendo la terra degli odiati cugini forse non dovremmo farglielo sapere. È un ottimo strumento per porsi domande che non molto spesso ci siamo posti (ma cosa poteva pensare un Pantani dell’ascensione al cielo degli eroi puliti di un Armstrong, proprio mentre lui veniva indicato come il Satana supremo? Ma cosa passava nella mente di Indurain il giorno che venne umiliato in casa da uno che fino a pochi giorni prima era un onesto mestierante danese?).
Ci sono pagine che fanno male, ne “La Fiamma Rossa”. Ci sono pagine che fanno molto bene. In tutti i casi, ci sono grandi pagine di giornalismo sportivo. Che raccontano uno sport che era meraviglioso e che si è perso.
12
visita il sito absolutelyfree.it
Del libro esiste, oltre alla prima versione cartonata (€ 17,50) anche una versione tascabile (€ 10,00,
immagine a fianco) e una versione eBook (€ 9.99, formato ePub e
Mobi).
È possibile scaricare un assaggio del libro sul
sito della casa editrice Minimum Fax
moderno. Il suo apice ossimorico di popolarità, dato da un improvviso e inaspettato ritorno all’antico sulle fragili spalle di un omino romagnolo di 57 chili. Noi abbiamo avuto la fortuna di leggere Mura in questa splendida impresa e anche in altre più tremende, come la morte di Casartelli (Il Tour è come la vita. E la vita, spesso, è una merda). O nella sfida impossibile ad Indurain. E la capacità che più lasciava il segno in quelle righe e che si ritrova intatta in questo libro, è quella di riuscire a tenere lo sguardo sul ciclismo e contemporaneamente alzarlo sulla vita. O ancora meglio: raccontare la vita attraverso il ciclismo. Ché raccontare la vita parlando della vita, quello sono buoni tutti, o per lo meno tanti, a farlo.
Parlava di ciclismo infilandoci dentro Simenon e sostenendo che era un grande della letteratura tout
court, non solo di quella poliziesca. Anche questa, una cosa che ora son tutti buoni a fare, ma bisogna essere fra i primi a sostenere queste cose, per valere qualcosa. Parlava di ciclismo e ti
faceva vedere la Francia, quella vera, quella che in tempo di elezioni viene chiamata la Francia profonda.
Parlava di ciclismo e se ne innamorava con generosità. E chi è generoso sbaglia di più di chi non rischia niente. Per questo le pagine su Armstrong, ora che il grande imbroglio è stato
svelato, appaiono anch’esse fuori sincrono in maniera straziante. Ma non
importa: bisognava essere lì e provare a raccontare quello che si vedeva, non pensando agli errori che si potevano fare. E Mura questo fa, senza paura.
È un ottima lettura questo libro, per capire perché il ciclismo è finito. O quanto meno per capire cos’era che ci faceva innamorare del ciclismo e cosa ci fa sentire così traditi dal ciclismo stesso. È un ottimo strumento anche per capire qualcosa in più di quel meraviglioso paese che è la Francia, forse il più bel paese del mondo, anche se essendo la terra degli odiati cugini forse non dovremmo farglielo sapere. È un ottimo strumento per porsi domande che non molto spesso ci siamo posti (ma cosa poteva pensare un Pantani dell’ascensione al cielo degli eroi puliti di un Armstrong, proprio mentre lui veniva indicato come il Satana supremo? Ma cosa passava nella mente di Indurain il giorno che venne umiliato in casa da uno che fino a pochi giorni prima era un onesto mestierante danese?).
Ci sono pagine che fanno male, ne “La Fiamma Rossa”. Ci sono pagine che fanno molto bene. In tutti i casi, ci sono grandi pagine di giornalismo sportivo. Che raccontano uno sport che era meraviglioso e che si è perso.
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Del libro esiste, oltre alla prima versione cartonata (€ 17,50) anche una versione tascabile (€ 10,00,
immagine a fianco) e una versione eBook (€ 9.99, formato ePub e
Mobi).
È possibile scaricare un assaggio del libro sul
sito della casa editrice Minimum Fax
Il vento anti-casta soffia sempre più forte e, dopo gli scandali della Regione Lazio, e di tutte le altre regioni a seguire, è di pochi giorni fa la notizia di un decreto legge voluto dal governo Monti che punta a ridurre i costi della politica e a dare un segnale forte al Paese. Ma è da parecchio tempo che gli italiani si stanno chiedendo come sia stato possibile il crearsi tra normali cittadini e politici un divario che
assomiglia a un buco nero: i social network traboccano di indignazione per l'utilizzo sconsiderato dei soldi pubblici da coloro che dovrebbero
governare il paese e che, sembra, non fanno altro che pensare a se stessi e al proprio entourage; le petizioni per bloccare lo spreco e le proposte crete collettivamente sul web per soluzioni alternative ad annosi problemi quali il trasporto e la mobilità, la sanità, il lavoro sono ormai giornalieri.La classe politica è diventata una casta auto-referenziale che vive in un mondo fatto di privilegi creati ad hoc e di problematiche che ai cittadini fanno sorridere (o fanno piangere, ma si sa, gli italiani per fortuna, non perdono il gusto alla satira): l'esempio più recente e fulgido ce lo porge la Regione Lazio dove la ex-presidentessa Renata Polverini non è riuscita a trovare un miglior mezzo di trasporto dell'elicottero per andare alla sagra del peperoncino o dove "Er Batman" ha combattuto l'emergenza neve comprandosi immediatamente una jeep!Forse questo vento spazzerà via queste esagerazioni e l'austerity verrà finalmente richiesta alle varie caste, non solo quella politica.Nel frattempo il cittadino ha il compito di essere sempre informato di queste situazioni, perché il primo modo per combatterle, è conoscerle. Buona lettura.
13
I PERCORSI
Il lettore anti
politicoGli italiani sono diventati ormai insofferenti
nei confronti dell’ “uomo politico”, una razza che sembra distante anni luce dalla vita di
tutti i giorni di un normale cittadino. Il divario si è allargato ancora di più in
questo periodo di crisi.
Nicoletta Azzolini
Questo libro racconta un'Italia diversa:quella
della politica come servizio. Migliaia tra
cittadini e amministratori pubblici, ogni giorno, con
umiltà e buon senso, costruiscono un modello
alternativo di comunità, fatto di integrazione,
concretezza ed efficienza.
Viaggio nell’Italia della buona politica di M. Boschini - Einaudi; ePub/mobi € 9,99
Cronaca tragicomica di un'Italia in crisi. Non c'è
niente che funziona in questo paese eccezion
fatta per il senso dell'umorismo. Ce ne dà
un chiaro esempio il bravissimo Rota,
umorista lùmbard con bersaglio Roma ladrona.
No money, no cry di D. Rota - Mondadori; ePub/mobi €9,99
I sindacati sono oggi nel pieno di una profonda crisi di legittimità, che
rischia di cancellare anche i loro meriti storici.Lo
strapotere e l’invadenza delle tre confederali, e le
sempre più scoperte ambizioni politiche dei
loro leader, hanno prodotto nel paese un
senso di rigetto.
L’altra casta di S. Livadiotti - Bompiani; ePub € 9,99
Mario Giordano ci guida nel labirinto degli
scandali, degli inganni e degli abusi della
previdenza italiana: un buco nero che grava sulle
spalle dei contribuenti e mette a rischio il loro
futuro.
Sanguisughe di M. Giordano - Mondadori; ePub/mobi € 6,99
Il vento anti-casta soffia sempre più forte e, dopo gli scandali della Regione Lazio, e di tutte le altre regioni a seguire, è di pochi giorni fa la notizia di un decreto legge voluto dal governo Monti che punta a ridurre i costi della politica e a dare un segnale forte al Paese. Ma è da parecchio tempo che gli italiani si stanno chiedendo come sia stato possibile il crearsi tra normali cittadini e politici un divario che
assomiglia a un buco nero: i social network traboccano di indignazione per l'utilizzo sconsiderato dei soldi pubblici da coloro che dovrebbero
governare il paese e che, sembra, non fanno altro che pensare a se stessi e al proprio entourage; le petizioni per bloccare lo spreco e le proposte crete collettivamente sul web per soluzioni alternative ad annosi problemi quali il trasporto e la mobilità, la sanità, il lavoro sono ormai giornalieri.La classe politica è diventata una casta auto-referenziale che vive in un mondo fatto di privilegi creati ad hoc e di problematiche che ai cittadini fanno sorridere (o fanno piangere, ma si sa, gli italiani per fortuna, non perdono il gusto alla satira): l'esempio più recente e fulgido ce lo porge la Regione Lazio dove la ex-presidentessa Renata Polverini non è riuscita a trovare un miglior mezzo di trasporto dell'elicottero per andare alla sagra del peperoncino o dove "Er Batman" ha combattuto l'emergenza neve comprandosi immediatamente una jeep!Forse questo vento spazzerà via queste esagerazioni e l'austerity verrà finalmente richiesta alle varie caste, non solo quella politica.Nel frattempo il cittadino ha il compito di essere sempre informato di queste situazioni, perché il primo modo per combatterle, è conoscerle. Buona lettura.
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I PERCORSI
Il lettore anti
politicoGli italiani sono diventati ormai insofferenti
nei confronti dell’ “uomo politico”, una razza che sembra distante anni luce dalla vita di
tutti i giorni di un normale cittadino. Il divario si è allargato ancora di più in
questo periodo di crisi.
Nicoletta Azzolini
Questo libro racconta un'Italia diversa:quella
della politica come servizio. Migliaia tra
cittadini e amministratori pubblici, ogni giorno, con
umiltà e buon senso, costruiscono un modello
alternativo di comunità, fatto di integrazione,
concretezza ed efficienza.
Viaggio nell’Italia della buona politica di M. Boschini - Einaudi; ePub/mobi € 9,99
Cronaca tragicomica di un'Italia in crisi. Non c'è
niente che funziona in questo paese eccezion
fatta per il senso dell'umorismo. Ce ne dà
un chiaro esempio il bravissimo Rota,
umorista lùmbard con bersaglio Roma ladrona.
No money, no cry di D. Rota - Mondadori; ePub/mobi €9,99
I sindacati sono oggi nel pieno di una profonda crisi di legittimità, che
rischia di cancellare anche i loro meriti storici.Lo
strapotere e l’invadenza delle tre confederali, e le
sempre più scoperte ambizioni politiche dei
loro leader, hanno prodotto nel paese un
senso di rigetto.
L’altra casta di S. Livadiotti - Bompiani; ePub € 9,99
Mario Giordano ci guida nel labirinto degli
scandali, degli inganni e degli abusi della
previdenza italiana: un buco nero che grava sulle
spalle dei contribuenti e mette a rischio il loro
futuro.
Sanguisughe di M. Giordano - Mondadori; ePub/mobi € 6,99
Dal 21 settembre Fazi Editore sta pubblicando 3 spin off dei libri di Richard
Castle, autore e personaggio fittizio protagonista della serie TV “Castle”, in
America giunta alla 5°stagione.
14
La top 5 dei maggiori eBook Store italiani nella settimana
8-14 /10/12
Le promozioni da
tenere d’occhio
Tra le molte iniziative organizzate dagli store online, spiccano questa volta tre promozioni
proposte da tre grandi
editori: Rizzoli lancia la sua collana
Rizzoli Max con un titolo eBook diviso in 4 puntate
(Colosseum, a €1,99 a puntata). Simile iniziativa per Newton
Compton con
Originals, romanzi originali
brevi o a puntate di grandi autori italiani, esclusivamente in
versione eBook. Una puntata al mese, ogni puntata a soli € 0,49.
Fino al 31 ottobre, invece, lla Feltrinelli mette in sconto ben
100 titoli digitali.
I BESTSELLER
Le Classifiche dei libri digitali
1. Suite francese - Irène Némirovsky,
Adelphi
2. Paura -Stefan Zweig,
Adelphi
3. Se stasera siamo qui - Catherine
Dunne, Guanda
4. L'inverno del mondo -
Ken Follett, Mondadori
5. L'archivio proibito -
Brad Meltzer, Garzanti
1. Il teatro di Sabbath - Philip
Roth, Einaudi
2. Un mattino d'ottobre - Gianni
Simoni, Tea
3. La vita della nostra mente -
Edoardo Boncinelli, I Libri
di Festival della Mente
4. Lo zen di Steve Jobs - Caleb Melby, Etas
5. Il seme dell'intolleranza.
Ebrei, eretici, selvaggi -
Adriano Prosperi, I Libri di Festival
della Mente
1. Derrick Storm: tempesta in arrivo -
Richard Castle, Fazi Editore
2. L'inverno del mondo - Ken
Follett, Mondadori
3. La biblioteca perduta
dell'alchimista - Marcello Simoni, Newton Compton
4. Cinquanta sfumature di grigio -
E.l. James, Mondadori
5. Cinquanta sfumature di nero - E.l.
James, Mondadori
1. Un mattino d'ottobre - Gianni
Simoni, Tea
2. Qual è il tuo
"tallone da killer"? - Massime, motti e
modi di dire ereditati da Greci e
Latini - Ferdie Addis, DeAgostini
3. Paura - Stefan
Zweig, Adelphi
4. Il teatro di
Sabbath - Philip Roth, Einaudi
5. Nudi e crudi -
Alan Bennett, Adelphi
Nathan Fillion (nella foto) è l’attore che interpreta Richard Castle, autore di thriller di
successo che, per ricerca, si accoda alle indagini del team della detective Kate Bennett.
Dal 21 settembre Fazi Editore sta pubblicando 3 spin off dei libri di Richard
Castle, autore e personaggio fittizio protagonista della serie TV “Castle”, in
America giunta alla 5°stagione.
14
La top 5 dei maggiori eBook Store italiani nella settimana
8-14 /10/12
Le promozioni da
tenere d’occhio
Tra le molte iniziative organizzate dagli store online, spiccano questa volta tre promozioni
proposte da tre grandi
editori: Rizzoli lancia la sua collana
Rizzoli Max con un titolo eBook diviso in 4 puntate
(Colosseum, a €1,99 a puntata). Simile iniziativa per Newton
Compton con
Originals, romanzi originali
brevi o a puntate di grandi autori italiani, esclusivamente in
versione eBook. Una puntata al mese, ogni puntata a soli € 0,49.
Fino al 31 ottobre, invece, lla Feltrinelli mette in sconto ben
100 titoli digitali.
I BESTSELLER
Le Classifiche dei libri digitali
1. Suite francese - Irène Némirovsky,
Adelphi
2. Paura -Stefan Zweig,
Adelphi
3. Se stasera siamo qui - Catherine
Dunne, Guanda
4. L'inverno del mondo -
Ken Follett, Mondadori
5. L'archivio proibito -
Brad Meltzer, Garzanti
1. Il teatro di Sabbath - Philip
Roth, Einaudi
2. Un mattino d'ottobre - Gianni
Simoni, Tea
3. La vita della nostra mente -
Edoardo Boncinelli, I Libri
di Festival della Mente
4. Lo zen di Steve Jobs - Caleb Melby, Etas
5. Il seme dell'intolleranza.
Ebrei, eretici, selvaggi -
Adriano Prosperi, I Libri di Festival
della Mente
1. Derrick Storm: tempesta in arrivo -
Richard Castle, Fazi Editore
2. L'inverno del mondo - Ken
Follett, Mondadori
3. La biblioteca perduta
dell'alchimista - Marcello Simoni, Newton Compton
4. Cinquanta sfumature di grigio -
E.l. James, Mondadori
5. Cinquanta sfumature di nero - E.l.
James, Mondadori
1. Un mattino d'ottobre - Gianni
Simoni, Tea
2. Qual è il tuo
"tallone da killer"? - Massime, motti e
modi di dire ereditati da Greci e
Latini - Ferdie Addis, DeAgostini
3. Paura - Stefan
Zweig, Adelphi
4. Il teatro di
Sabbath - Philip Roth, Einaudi
5. Nudi e crudi -
Alan Bennett, Adelphi
Nathan Fillion (nella foto) è l’attore che interpreta Richard Castle, autore di thriller di
successo che, per ricerca, si accoda alle indagini del team della detective Kate Bennett.
L’odore della palestra. Quello acre del sudore, dolce degli unguenti, sgradevole del cuoio. Quell’odore che, quando ne hai annusato troppo, sa di vecchio e cominci a sentirlo appena entri nello spogliatoio. Carlos Monzon non riusciva più a sopportarlo. Era tornato in quei locali dove aveva passato tante giornate negli ultimi anni. Era entrato quando gli altri erano ancora nelle loro case a preparare la borsa per gli allenamenti. A fargli compagnia c’erano solo gli strumenti di un lavoro duro, spietato, che non perdona gli errori. Quello del pugile è sempre stato un
mestiere difficile. Si era cambiato lentamente, quasi volesse rimandare il più possibile l’appuntamento con la verità. Aveva attraversato il locale principale, passando davanti a un ring malmesso su cui, dopo l’ennesima fatica, aveva più volte maledetto il mondo intero.
Si era spostato verso il muro laterale, una parete scrostata dagli anni e coperta solo da qualche manifesto stracciato, messo lì per ricordare antichi splendori, vecchie riunioni. Aveva provato a esercitarsi con la pera, un modo per ricacciare indietro i pensieri che sentiva ormai fare pressione da
ogni parte del corpo. Dai muscoli, dal cervello, perfino dalle ossa. Non era riuscito a tenere il ritmo. Non puoi accostarti a quell’attrezzo se non hai dentro i tempi giusti. Devi sentirli nel cuore, non puoi cercarli fuori di te. La pera è una sintesi della boxe. Sollecita riflessi, ritmo, misura. E lui non era riuscito a trovare nulla di tutto questo, perso per sempre. In fondo era contento che fosse finita così. A 35 anni, ricco e famoso, si sarebbe potuto divertire senza più sottostare alle privazioni che lo sport gli aveva imposto sino a quel momento. Avrebbe potuto finalmente godere senza freni dei soldi guadagnati facendo a pugni con altri uomini. La violenza che tanti guai gli aveva dato da ragazzo, si era trasformata in una riserva di felicità a cui attingere durante la carriera da pugile. Presto sarebbe tornata a presentargli il conto, ma questo ancora Carlos Monzon non lo sapeva.Paul Haggis nella sceneggiatura di Million Dollar Baby, il film di Clint Eastwood con Hilay Swank e Morgan Freeman, ha scritto: “Se c'è una magia nella boxe è la magia di
combattere battaglie al di là di ogni sopportazione, al di là di costole incrinate, reni fatti a pezzi e retine distaccate. È la magia di rischiare tutto per realizzare un sogno che nessuno vede tranne te". Ecco, lui adesso non era più disposto a combattere battaglie al di là di ogni sopportazione. Aveva già dato tutto quello che aveva dentro. Per riprendersi la vita aveva affrontato qualsiasi rischio. E aveva vinto.
Meglio smettere, chiuderla lì. Sapeva però che il ring, il combattimento, la lotta, gli sarebbero mancati. Era un’esperienza già vissuta molti anni prima, nel 1965. Aveva un record di venti vittorie, tre sconfitte e tre pari. La boxe cominciava a non piacergli più. Pensava che sarebbe stato meglio tornare a fare il muratore. Amilcar Brusa aveva capito il momento difficile del suo ragazzo e lo aveva portato via. Se ne erano andati in Brasile, dove Carlos aveva disputato tre match rimediando la miseria di un successo e due pari. Ma aveva imparato che non poteva vivere in nessun
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Carlos Monzon, secondo nella storiadei pesi medi solo a Ray Sugar Robinson,
è stato un campione straordinario.Forte, spietato, addirittura cattivo.
Ha messo ko il mito di Nino Benvenuti,ha sconfitto Valdez, Griffith, Briscoe,
Napoles, Bouttier.
IL LIBRO IN ANTEPRIMA
MonzonIl professionista della violenza
TITOLOMONZON - IL
PROFESSIONISTA DELLA VIOLENZA
AUTORIDARIO TORROMEORICCARDO ROMANI
FORMATO EBOOK EPUB, MOBI, PDF PREZZO € 4,99
PAGINE 296 COLLANA SPORT.DOC
L’odore della palestra. Quello acre del sudore, dolce degli unguenti, sgradevole del cuoio. Quell’odore che, quando ne hai annusato troppo, sa di vecchio e cominci a sentirlo appena entri nello spogliatoio. Carlos Monzon non riusciva più a sopportarlo. Era tornato in quei locali dove aveva passato tante giornate negli ultimi anni. Era entrato quando gli altri erano ancora nelle loro case a preparare la borsa per gli allenamenti. A fargli compagnia c’erano solo gli strumenti di un lavoro duro, spietato, che non perdona gli errori. Quello del pugile è sempre stato un
mestiere difficile. Si era cambiato lentamente, quasi volesse rimandare il più possibile l’appuntamento con la verità. Aveva attraversato il locale principale, passando davanti a un ring malmesso su cui, dopo l’ennesima fatica, aveva più volte maledetto il mondo intero.
Si era spostato verso il muro laterale, una parete scrostata dagli anni e coperta solo da qualche manifesto stracciato, messo lì per ricordare antichi splendori, vecchie riunioni. Aveva provato a esercitarsi con la pera, un modo per ricacciare indietro i pensieri che sentiva ormai fare pressione da
ogni parte del corpo. Dai muscoli, dal cervello, perfino dalle ossa. Non era riuscito a tenere il ritmo. Non puoi accostarti a quell’attrezzo se non hai dentro i tempi giusti. Devi sentirli nel cuore, non puoi cercarli fuori di te. La pera è una sintesi della boxe. Sollecita riflessi, ritmo, misura. E lui non era riuscito a trovare nulla di tutto questo, perso per sempre. In fondo era contento che fosse finita così. A 35 anni, ricco e famoso, si sarebbe potuto divertire senza più sottostare alle privazioni che lo sport gli aveva imposto sino a quel momento. Avrebbe potuto finalmente godere senza freni dei soldi guadagnati facendo a pugni con altri uomini. La violenza che tanti guai gli aveva dato da ragazzo, si era trasformata in una riserva di felicità a cui attingere durante la carriera da pugile. Presto sarebbe tornata a presentargli il conto, ma questo ancora Carlos Monzon non lo sapeva.Paul Haggis nella sceneggiatura di Million Dollar Baby, il film di Clint Eastwood con Hilay Swank e Morgan Freeman, ha scritto: “Se c'è una magia nella boxe è la magia di
combattere battaglie al di là di ogni sopportazione, al di là di costole incrinate, reni fatti a pezzi e retine distaccate. È la magia di rischiare tutto per realizzare un sogno che nessuno vede tranne te". Ecco, lui adesso non era più disposto a combattere battaglie al di là di ogni sopportazione. Aveva già dato tutto quello che aveva dentro. Per riprendersi la vita aveva affrontato qualsiasi rischio. E aveva vinto.
Meglio smettere, chiuderla lì. Sapeva però che il ring, il combattimento, la lotta, gli sarebbero mancati. Era un’esperienza già vissuta molti anni prima, nel 1965. Aveva un record di venti vittorie, tre sconfitte e tre pari. La boxe cominciava a non piacergli più. Pensava che sarebbe stato meglio tornare a fare il muratore. Amilcar Brusa aveva capito il momento difficile del suo ragazzo e lo aveva portato via. Se ne erano andati in Brasile, dove Carlos aveva disputato tre match rimediando la miseria di un successo e due pari. Ma aveva imparato che non poteva vivere in nessun
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Carlos Monzon, secondo nella storiadei pesi medi solo a Ray Sugar Robinson,
è stato un campione straordinario.Forte, spietato, addirittura cattivo.
Ha messo ko il mito di Nino Benvenuti,ha sconfitto Valdez, Griffith, Briscoe,
Napoles, Bouttier.
IL LIBRO IN ANTEPRIMA
MonzonIl professionista della violenza
TITOLOMONZON - IL
PROFESSIONISTA DELLA VIOLENZA
AUTORIDARIO TORROMEORICCARDO ROMANI
FORMATO EBOOK EPUB, MOBI, PDF PREZZO € 4,99
PAGINE 296 COLLANA SPORT.DOC
altro modo. E aveva continuato a combattere. Era un “animale da ring”. Provava piacere nel mostrare potenza, forza. Sapeva anche di avere un cattivo carattere ed era consapevole che il modo migliore per tenerlo a freno era proprio il pugilato. Una volta lasciato lo sport, tornato nella giungla della vita, le cose sarebbero state meno semplici. Ma adesso non era più tempo di rinvii. L’ultimo match glielo aveva fatto capire in modo chiaro, netto. Era giunto il momento di godersi la vita senza sentirsi ripetere da quell’omone dell’allenatore che un pugile non può permettersi il piacere di una donna quando il match si avvicina. Anche se, su quel lato lì, Carlos Monzon non aveva mai dato molto ascolto ad Amilcar Brusa.
Una notte, nell’albergo di Nizza dove alloggiava, e dove erano scesi in passato nobili e teste coronate, aveva fatto quello che ogni macho sogna di fare anche una sola volta nella vita. Stava salendo in ascensore verso il settimo piano, dove era la sua stanza, la suite numero 705. Dentro quei pochi metri quadrati c’erano solo loro due. Carlos Monzon e Ursula Andress, in tutto lo splendore dei trent’anni e poco più. Lei era bella, sensuale. Una donna dal fascino caldo, fonte inesauribile di pensieri erotici. Ve la ricordo, nel caso non abbiate avuto la fortuna di vederla in quei giorni di magia. Misure perfette: 90 di seno, 60 di vita, 90 di bacino. Milioni di spettatori, seduti davanti al grande schermo, si erano
emozionati nel guardarla mentre usciva dalle acque del mare in “Agente 007, licenza di uccidere”, quello in cui James Bond era il mitico Sean Connery. Milioni di uomini si erano persi in quel bikini bianco, anche lui entrato nella storia del cinema. Lo avrebbero venduto da Christie, in un’asta del 2001, per 35.000 euro. Aveva una cintura, stile hipster, con la parte inferiore dotata di un cinturino bianco con fibbia d'oro e una fondina sul lato sinistro per tenere un grosso coltello. Tutti noi c’eravamo tuffati in quei capelli lunghi e bagnati, c’eravamo fatti cullare da quella visione assai simile a un miraggio. Un’apparizione magica, quella della prima Bond girl nel ruolo di Honey Rider. E adesso era lì. Venuta apposta da Los Angeles per lui. Avevano fatto sesso. Carlos aveva schiacciato il pulsante, bloccato l’ascensore tra un piano e l’altro. E avevano fatto sesso.
Poi era tornato su e si era incamminato verso la stanza, quando nel corridoio aveva incrociato Nathalie Delon. Francine Canovas era nata in Marocco. Aveva sposato, per poi divorziare dopo appena quattro anni, Alain Delon. Idolo delle donne e dei registi, attore ricco e famoso che aveva tra le sue attività anche quella di finanziatore di alcuni dei match dell’indio di San Javier. Era così nata Nathalie Delon, nome d’arte che Francine Canovas aveva scelto quando era entrata nel mondo dello spettacolo. Era un’attrice di
discreto successo. Ma anche lei era caduta nella rete. Non aveva resistito al fascino di Carlos. E avevano ripetuto la scena che si era svolta pochi minuti prima, era cambiata solo l’interprete femminile. Ascensore, alt, sesso, risalita.
“A loro piaceva l’indio Monzon, il colore della mia pelle”. Così raccontava Carlos, che si vantava anche di mille altre conquiste o di fare l’amore fino a sette volte al giorno ai tempi in cui era legato a Susana Gimenez. L’immagine del macho gli piaceva, in fondo era quello che pensava di essere. E se finora aveva dovuto “limitare” sesso, champagne, sigari e cibo, la colpa era stata solo della boxe. Le donne impazzivano per lui. Alto, gambe piccole e muscolose, bacino stretto, torace ampio, apparentemente privo di muscoli. Ma quando lo vedevi in azione, scoprivi che sotto quella pelle olivastra c’erano mille muscoli pronti a prendere vita ogni qualvolta lui ne avesse avuto bisogno. Capelli lunghi che scendevano giù a formare una sorta di caschetto nero che ricordava i primi Beatles. La pelle scura, occhi sottili come due fessure ma in grado di esprimere comunque una grande cattiveria. Lo sguardo da duro, un’espressione a mezza via tra Charles Bronson e Jack Palance. Naso largo, schiacciato.
Era un indio con sangue mocovì nelle vene. I Mocovì, lo scrivo per quei pochi che non ne conoscessero la storia, erano un gruppo
etnico dell’America meridionale, in area argentina. Una tribù indigena del Gran Chaco, in provincia di Chaco e Santa Fe. Tribù guerriera, feroce, strettamente legata dal punto di vista linguistico ai Toba, Mbaya e Abipon. Ma Carlos non voleva sentire nominare nulla di tutto questo. Lui, per lui la parola “indio” era un insulto, non una definizione etnica.Il destino aveva regalato a questo giovanotto argentino un fisico perfetto. Faticava, ma neppure tanto, a rientrare nelle 160 libbre (72,574 chili) che erano il limite della categoria dei pesi medi. E quando la sera del match saliva sul ring, in pratica era ormai diventato un mediomassimo, la naturale categoria di appartenenza. Era capace di mettere assieme fino a cinque chili in più di quelli segnati al mattino sulla bilancia. Anche la pelle nascondeva un segreto. Le ferite si cicatrizzavano a tempo di record, addirittura nel corso del minuto di intervallo tra un round e l’altro. In cento incontri da professionista, raramente si era visto del sangue uscire da quel volto durante un incontro.
Le donne lo amavano, ma piaceva anche agli uomini. Il Jackie ‘O era un night club di via Boncompagni, una traversa di via Veneto, ma era soprattutto il posto di ritrovo per il popolo dei nottambuli che governava la vita dei Vip a Roma negli anni Sessanta, quelli della Dolce Vita narrata da Federico Fellini. Quel movimento di ricchi e famosi, all’epoca lo chiamavano jet-set,
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altro modo. E aveva continuato a combattere. Era un “animale da ring”. Provava piacere nel mostrare potenza, forza. Sapeva anche di avere un cattivo carattere ed era consapevole che il modo migliore per tenerlo a freno era proprio il pugilato. Una volta lasciato lo sport, tornato nella giungla della vita, le cose sarebbero state meno semplici. Ma adesso non era più tempo di rinvii. L’ultimo match glielo aveva fatto capire in modo chiaro, netto. Era giunto il momento di godersi la vita senza sentirsi ripetere da quell’omone dell’allenatore che un pugile non può permettersi il piacere di una donna quando il match si avvicina. Anche se, su quel lato lì, Carlos Monzon non aveva mai dato molto ascolto ad Amilcar Brusa.
Una notte, nell’albergo di Nizza dove alloggiava, e dove erano scesi in passato nobili e teste coronate, aveva fatto quello che ogni macho sogna di fare anche una sola volta nella vita. Stava salendo in ascensore verso il settimo piano, dove era la sua stanza, la suite numero 705. Dentro quei pochi metri quadrati c’erano solo loro due. Carlos Monzon e Ursula Andress, in tutto lo splendore dei trent’anni e poco più. Lei era bella, sensuale. Una donna dal fascino caldo, fonte inesauribile di pensieri erotici. Ve la ricordo, nel caso non abbiate avuto la fortuna di vederla in quei giorni di magia. Misure perfette: 90 di seno, 60 di vita, 90 di bacino. Milioni di spettatori, seduti davanti al grande schermo, si erano
emozionati nel guardarla mentre usciva dalle acque del mare in “Agente 007, licenza di uccidere”, quello in cui James Bond era il mitico Sean Connery. Milioni di uomini si erano persi in quel bikini bianco, anche lui entrato nella storia del cinema. Lo avrebbero venduto da Christie, in un’asta del 2001, per 35.000 euro. Aveva una cintura, stile hipster, con la parte inferiore dotata di un cinturino bianco con fibbia d'oro e una fondina sul lato sinistro per tenere un grosso coltello. Tutti noi c’eravamo tuffati in quei capelli lunghi e bagnati, c’eravamo fatti cullare da quella visione assai simile a un miraggio. Un’apparizione magica, quella della prima Bond girl nel ruolo di Honey Rider. E adesso era lì. Venuta apposta da Los Angeles per lui. Avevano fatto sesso. Carlos aveva schiacciato il pulsante, bloccato l’ascensore tra un piano e l’altro. E avevano fatto sesso.
Poi era tornato su e si era incamminato verso la stanza, quando nel corridoio aveva incrociato Nathalie Delon. Francine Canovas era nata in Marocco. Aveva sposato, per poi divorziare dopo appena quattro anni, Alain Delon. Idolo delle donne e dei registi, attore ricco e famoso che aveva tra le sue attività anche quella di finanziatore di alcuni dei match dell’indio di San Javier. Era così nata Nathalie Delon, nome d’arte che Francine Canovas aveva scelto quando era entrata nel mondo dello spettacolo. Era un’attrice di
discreto successo. Ma anche lei era caduta nella rete. Non aveva resistito al fascino di Carlos. E avevano ripetuto la scena che si era svolta pochi minuti prima, era cambiata solo l’interprete femminile. Ascensore, alt, sesso, risalita.
“A loro piaceva l’indio Monzon, il colore della mia pelle”. Così raccontava Carlos, che si vantava anche di mille altre conquiste o di fare l’amore fino a sette volte al giorno ai tempi in cui era legato a Susana Gimenez. L’immagine del macho gli piaceva, in fondo era quello che pensava di essere. E se finora aveva dovuto “limitare” sesso, champagne, sigari e cibo, la colpa era stata solo della boxe. Le donne impazzivano per lui. Alto, gambe piccole e muscolose, bacino stretto, torace ampio, apparentemente privo di muscoli. Ma quando lo vedevi in azione, scoprivi che sotto quella pelle olivastra c’erano mille muscoli pronti a prendere vita ogni qualvolta lui ne avesse avuto bisogno. Capelli lunghi che scendevano giù a formare una sorta di caschetto nero che ricordava i primi Beatles. La pelle scura, occhi sottili come due fessure ma in grado di esprimere comunque una grande cattiveria. Lo sguardo da duro, un’espressione a mezza via tra Charles Bronson e Jack Palance. Naso largo, schiacciato.
Era un indio con sangue mocovì nelle vene. I Mocovì, lo scrivo per quei pochi che non ne conoscessero la storia, erano un gruppo
etnico dell’America meridionale, in area argentina. Una tribù indigena del Gran Chaco, in provincia di Chaco e Santa Fe. Tribù guerriera, feroce, strettamente legata dal punto di vista linguistico ai Toba, Mbaya e Abipon. Ma Carlos non voleva sentire nominare nulla di tutto questo. Lui, per lui la parola “indio” era un insulto, non una definizione etnica.Il destino aveva regalato a questo giovanotto argentino un fisico perfetto. Faticava, ma neppure tanto, a rientrare nelle 160 libbre (72,574 chili) che erano il limite della categoria dei pesi medi. E quando la sera del match saliva sul ring, in pratica era ormai diventato un mediomassimo, la naturale categoria di appartenenza. Era capace di mettere assieme fino a cinque chili in più di quelli segnati al mattino sulla bilancia. Anche la pelle nascondeva un segreto. Le ferite si cicatrizzavano a tempo di record, addirittura nel corso del minuto di intervallo tra un round e l’altro. In cento incontri da professionista, raramente si era visto del sangue uscire da quel volto durante un incontro.
Le donne lo amavano, ma piaceva anche agli uomini. Il Jackie ‘O era un night club di via Boncompagni, una traversa di via Veneto, ma era soprattutto il posto di ritrovo per il popolo dei nottambuli che governava la vita dei Vip a Roma negli anni Sessanta, quelli della Dolce Vita narrata da Federico Fellini. Quel movimento di ricchi e famosi, all’epoca lo chiamavano jet-set,
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era riuscito a sconfinare nel decennio successivo. Helmut Berger era un attore attorno ai trent’anni, pupillo del regista Luchino Visconti che per lui aveva una passione profonda. Dopo un bicchiere di troppo, quando il mondo aveva cominciato a girare velocemente e tutto gli sembrava ormai possibile, il giovane artista austriaco si era seduto sulle gambe di Carlos e aveva provato a baciarlo sulla bocca. L’Homo de Hierro, “l’uomo di ferro” come lo chiamava Alain Delon, lo aveva spinto via, poi si era alzato e aveva caricato il destro quasi fosse una Magnum calibro 44. Quando stava per sparare il colpo che avrebbe steso, probabilmente per molto tempo, il dolce Helmut, era stato bloccato dalle forti braccia di un gigante di casa nostra. Gino Giusti era alto, aveva i capelli bianchi, lo sguardo da antico romano e un’espressione perennemente seria che incuteva timore. Era intervenuto e aveva fatto appena in tempo a evitare il dramma. Era la guardia del corpo del campione, di cui era diventato anche amico. Non doveva proteggere lui dagli altri, ma doveva impegnarsi affinchè fosse possibile il contrario.
Carlos era di casa a Roma, una città che amava. La prima visita era sempre per Rodolfo Sabbatini, nell’ufficio di via G.B. Vico, al numero 1, all’inizio della strada che va da piazzale Flaminio a via degli Sciajola, a due passi da Piazza del Popolo. D’estate arrivava spesso con un vestito bianco candido, sigaro acceso e sguardo da duro.
Era capace di autentiche follie. Se ne era resa presto conto anche Silvana, la mitica segretaria del promoter romano, la custode discreta di ogni segreto nascosto in quell’ufficio dove si governavano le sorte del pugilato italiano, europeo e a volte mondiale. Silvana non avrebbe mai dimenticato di quella volta in cui Monzon, seduto al posto dove lei solitamente lavorava, si era accorto che un bracciolo della sedia non era poi così solido come sembrava. Non ci aveva pensato su un momento. Aveva aperto la finestra e lanciato di sotto la sedia. Per fortuna, la strada era deserta. E poi l’ufficio di Sabbatini era solo al primo piano…
Carlos affrontava la vita con lo stesso spirito con cui si muoveva sul ring. Si concedeva poco. Parlava il minimo indispensabile. Oscar “Ringo” Bonavena era un massimo argentino. Aveva perso con Muhammad Ali nel match valido per il titolo nordamericano. Era finito kot alla quindicesima e ultima ripresa. Quando parlava del santafesino, Bonavena ripeteva spesso la stessa frase. “Monzon non conosce nessuna lingua, neppure l’argentino. Lui non parla, abbaia”. E a questa battuta faceva seguire un’imitazione che provocava irrefrenabili risate tra il gruppo di amici sempre pronto a divertirsi. Era una scenetta messa in piedi così, tanto per ridere. Ma quello che Ringo diceva per scherzo, nascondeva una grande verità. Il pugilato era l’unico mezzo che Monzon
avesse per esprimersi. Sul ring sapeva come superare i traumi di un’esistenza difficile. Era consapevole di come dentro di lui si nascondesse l’incubo di una violenza selvaggia, senza fronzoli. E di come fosse in grado di domarla solo per la durata di un combattimento. Ecco dove si nascondeva il segreto di quella boxe, un’arte in cui non c’era niente di superfluo. E, forse, neppure di nobile. Ecco perché quei diretti, sparati con un destro carico di rabbia, facevano così male. Il jab poi, aveva qualcosa di terribile, misterioso, animalesco. Generalmente, è un colpo di sbarramento. Serve a impedire che l’altro metta su una manovra d’attacco, aiuta a tenere a distanza il rivale. Con Monzon no, era una cosa totalmente diversa. Il jab aveva la stessa efficacia di un diretto, era un pugno portato per offendere non per difendersi. Ti ritrovavi il guantone in faccia e nella testa si affollavano i dubbi: per quanto tempo saresti riuscito a resistere? Per quanto tempo ce l’avresti fatta a tenere lontano quella furia che picchiava come se avesse un martello tra le mani?
Monzon era entrato di prepotenza nel mondo della grande boxe. Era arrivato senza che si sapesse molto di lui e, in una fredda notte romana del novembre 1970, si era preso tutto. Aveva mandato al tappeto l’eroe di casa e subito dopo aver tirato il colpo, si era girato tornando verso l’angolo. Sulle labbra, per una frazione di secondo, era apparso qualcosa di assai simile a un
sorriso. Non aveva sentito il bisogno di vedere gli effetti provocati da quel diretto destro. Gli era parsa una cosa inutile. Sapeva già che la storia, per quella notte, sarebbe finita lì. Piangeva la gente a bordo ring, piangevano gli innamorati di Nino lassù nel terzo anello del Palazzone all’Eur. C’era amore nei confronti di Benvenuti. Quell’indio, che sembrava essere uscito dal nulla, era venuto a rubare un sentimento che non gli era mai appartenuto. Da quel giorno tutti avevamo imparato il nome del giustiziere dei nostri sogni. Carlos Monzon detto Escopeta. Shot gun, colpo di pistola. O “carabina”, come lo chiamava Amilcar Brusa in allenamento, consapevole di quale arma devastante fosse il diretto dell’allievo preferito. Sciiuufff, sbatapam. Il destro di Rodrigo Valdez era arrivato secco e traditore nel corso della seconda ripresa. All’inizio sembrava solo un serpente che strusciava sopra il sinistro proteso del campione. Aveva i contorni di un colpo lento, implacabile, ma poi non così letale. E invece era arrivato veloce come un fulmine, aveva anticipato il destro dell’argentino e, quando aveva centrato il mento, non aveva lasciato a Carlos neppure il tempo di pensare. Un attimo ed era finito giù. Aveva toccato il tappeto e si era rialzato di scatto, quasi fosse stato colto da una scossa elettrica. Sylvester Stallone ha scritto nella sceneggiatura di “Rocky Balboa”: “Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi”.
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era riuscito a sconfinare nel decennio successivo. Helmut Berger era un attore attorno ai trent’anni, pupillo del regista Luchino Visconti che per lui aveva una passione profonda. Dopo un bicchiere di troppo, quando il mondo aveva cominciato a girare velocemente e tutto gli sembrava ormai possibile, il giovane artista austriaco si era seduto sulle gambe di Carlos e aveva provato a baciarlo sulla bocca. L’Homo de Hierro, “l’uomo di ferro” come lo chiamava Alain Delon, lo aveva spinto via, poi si era alzato e aveva caricato il destro quasi fosse una Magnum calibro 44. Quando stava per sparare il colpo che avrebbe steso, probabilmente per molto tempo, il dolce Helmut, era stato bloccato dalle forti braccia di un gigante di casa nostra. Gino Giusti era alto, aveva i capelli bianchi, lo sguardo da antico romano e un’espressione perennemente seria che incuteva timore. Era intervenuto e aveva fatto appena in tempo a evitare il dramma. Era la guardia del corpo del campione, di cui era diventato anche amico. Non doveva proteggere lui dagli altri, ma doveva impegnarsi affinchè fosse possibile il contrario.
Carlos era di casa a Roma, una città che amava. La prima visita era sempre per Rodolfo Sabbatini, nell’ufficio di via G.B. Vico, al numero 1, all’inizio della strada che va da piazzale Flaminio a via degli Sciajola, a due passi da Piazza del Popolo. D’estate arrivava spesso con un vestito bianco candido, sigaro acceso e sguardo da duro.
Era capace di autentiche follie. Se ne era resa presto conto anche Silvana, la mitica segretaria del promoter romano, la custode discreta di ogni segreto nascosto in quell’ufficio dove si governavano le sorte del pugilato italiano, europeo e a volte mondiale. Silvana non avrebbe mai dimenticato di quella volta in cui Monzon, seduto al posto dove lei solitamente lavorava, si era accorto che un bracciolo della sedia non era poi così solido come sembrava. Non ci aveva pensato su un momento. Aveva aperto la finestra e lanciato di sotto la sedia. Per fortuna, la strada era deserta. E poi l’ufficio di Sabbatini era solo al primo piano…
Carlos affrontava la vita con lo stesso spirito con cui si muoveva sul ring. Si concedeva poco. Parlava il minimo indispensabile. Oscar “Ringo” Bonavena era un massimo argentino. Aveva perso con Muhammad Ali nel match valido per il titolo nordamericano. Era finito kot alla quindicesima e ultima ripresa. Quando parlava del santafesino, Bonavena ripeteva spesso la stessa frase. “Monzon non conosce nessuna lingua, neppure l’argentino. Lui non parla, abbaia”. E a questa battuta faceva seguire un’imitazione che provocava irrefrenabili risate tra il gruppo di amici sempre pronto a divertirsi. Era una scenetta messa in piedi così, tanto per ridere. Ma quello che Ringo diceva per scherzo, nascondeva una grande verità. Il pugilato era l’unico mezzo che Monzon
avesse per esprimersi. Sul ring sapeva come superare i traumi di un’esistenza difficile. Era consapevole di come dentro di lui si nascondesse l’incubo di una violenza selvaggia, senza fronzoli. E di come fosse in grado di domarla solo per la durata di un combattimento. Ecco dove si nascondeva il segreto di quella boxe, un’arte in cui non c’era niente di superfluo. E, forse, neppure di nobile. Ecco perché quei diretti, sparati con un destro carico di rabbia, facevano così male. Il jab poi, aveva qualcosa di terribile, misterioso, animalesco. Generalmente, è un colpo di sbarramento. Serve a impedire che l’altro metta su una manovra d’attacco, aiuta a tenere a distanza il rivale. Con Monzon no, era una cosa totalmente diversa. Il jab aveva la stessa efficacia di un diretto, era un pugno portato per offendere non per difendersi. Ti ritrovavi il guantone in faccia e nella testa si affollavano i dubbi: per quanto tempo saresti riuscito a resistere? Per quanto tempo ce l’avresti fatta a tenere lontano quella furia che picchiava come se avesse un martello tra le mani?
Monzon era entrato di prepotenza nel mondo della grande boxe. Era arrivato senza che si sapesse molto di lui e, in una fredda notte romana del novembre 1970, si era preso tutto. Aveva mandato al tappeto l’eroe di casa e subito dopo aver tirato il colpo, si era girato tornando verso l’angolo. Sulle labbra, per una frazione di secondo, era apparso qualcosa di assai simile a un
sorriso. Non aveva sentito il bisogno di vedere gli effetti provocati da quel diretto destro. Gli era parsa una cosa inutile. Sapeva già che la storia, per quella notte, sarebbe finita lì. Piangeva la gente a bordo ring, piangevano gli innamorati di Nino lassù nel terzo anello del Palazzone all’Eur. C’era amore nei confronti di Benvenuti. Quell’indio, che sembrava essere uscito dal nulla, era venuto a rubare un sentimento che non gli era mai appartenuto. Da quel giorno tutti avevamo imparato il nome del giustiziere dei nostri sogni. Carlos Monzon detto Escopeta. Shot gun, colpo di pistola. O “carabina”, come lo chiamava Amilcar Brusa in allenamento, consapevole di quale arma devastante fosse il diretto dell’allievo preferito. Sciiuufff, sbatapam. Il destro di Rodrigo Valdez era arrivato secco e traditore nel corso della seconda ripresa. All’inizio sembrava solo un serpente che strusciava sopra il sinistro proteso del campione. Aveva i contorni di un colpo lento, implacabile, ma poi non così letale. E invece era arrivato veloce come un fulmine, aveva anticipato il destro dell’argentino e, quando aveva centrato il mento, non aveva lasciato a Carlos neppure il tempo di pensare. Un attimo ed era finito giù. Aveva toccato il tappeto e si era rialzato di scatto, quasi fosse stato colto da una scossa elettrica. Sylvester Stallone ha scritto nella sceneggiatura di “Rocky Balboa”: “Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi”.
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Gli ultimi rumors danno l'uscita mini iPad per imminente (entro la fine di ottobre), ma intanto Amazon ha già rubato lo show, rendendo disponibile anche in Italia il Kindle Fire nella sua versione base e in quella HD e Google ha messo in campo il suo gioiello Nexus, che riceve ottime recensioni.
La specifica più interessante per tutti gli appassionati è in questo caso il prezzo
fortemente concorrenziale (questi tablet oscillano fra i 150 e i 250 euro) condita dalla garanzia di un produttore di quelli che non sbagliano un colpo.
Sul fronte Amazon, il nuovo Kindle Fire fa un bel balzo in avanti rispetto al suo predecessore, che aveva ricevuto parecchie critiche a causa di alcuni bug.
Ma è la versione HD a fare la parte del
leone, con la sua versione a 16 gb a soli 199 euro e una serie di caratteristiche tecniche piuttosto avanzate: lo schermo, infatti, oltre ad essere ad alta definizione, è stato concepito con una tecnologia anti-riflesso, per ottenere un maggior
contrasto e colori più ricchi; l'antenna wi-fi è doppia, per avere download e streaming più veloci (40% in più rispetto alla versione precedente) e il processore raggiunge alte prestazioni grazie ai suoi 1.2 Ghz.
La facilità di utilizzo del Kindle Fire e i miglioramenti apportati in questa ultima versione, lo hanno reso il nuovo prodotto di punta in casa Amazon, ma sul web in molti si sono lamentati per la pubblicità nascosta più o meno dietro ogni angolo.
Certo, Jeff Bezos, ricordandoci il prezzo particolarmente ridotto, ci sottolinea che, nel caso proprio la pubblicità ci desse troppo fastidio, possiamo aggiungere 15 dollari per eliminarla.
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La sfida di quest'anno per i tablet si gioca sui formati mini, ma contendenti sono
decisamente "grandi".
LETTORI E TABLET
Roba da reader
Nicoletta Azzolini
Lettori in pillole
•Kindle è al momento il lettore di ebook più venduto al mondo ma Amazon non si ferma e, per continuare a mantenere il primato, ha già messo in pre-ordine Kindle Paperwhite: con il 62% di pixel in più, un contrasto migliorato del 25%, una luce integrata nello schermo che permette di leggere in qualsiasi condizione di illuminazione, una batteria che dura fino a 8 settimane e un design ancora più leggero e sottile, il nuovo prodotto ha un costo di € 129.
Le spedizioni inizieranno il 22 novembre, giusto in tempo per cominciare a pensare ai regali di Natale!
•Mondadori ha preso molto sul serio il lancio del loro Kobo, rinnovandosi e dando sempre più spazio agli eBook: tutto il catalogo digitale di Bol.it si è infatti arricchito e ora offre quasi 3 milioni di eBook in tutte le lingue, di cui 1 milione gratuiti. Ha anche creato un nuovo sito appositamente per l’ereader: www.inmondadori.it
•Il Kobo ha ricevuto nel frattempo, molte recensioni positive: fra le varie noi vi offriamo quella di Noemi, curatrice del blog “Tazzina di caffé” (sezione Into the Net).
Sono già disponibili diverse versioni del lettore: Kobo Touch, con il suo design essenziale e tocco intuitivo, Kobo Glo, con schermo illuminato, per letture a tutte le ore con la comodità del touch screen e Kobo Mini, un Lettore full-optional adatto...a tutte le tasche. Con 3 eBook in regalo.
Gli ultimi rumors danno l'uscita mini iPad per imminente (entro la fine di ottobre), ma intanto Amazon ha già rubato lo show, rendendo disponibile anche in Italia il Kindle Fire nella sua versione base e in quella HD e Google ha messo in campo il suo gioiello Nexus, che riceve ottime recensioni.
La specifica più interessante per tutti gli appassionati è in questo caso il prezzo
fortemente concorrenziale (questi tablet oscillano fra i 150 e i 250 euro) condita dalla garanzia di un produttore di quelli che non sbagliano un colpo.
Sul fronte Amazon, il nuovo Kindle Fire fa un bel balzo in avanti rispetto al suo predecessore, che aveva ricevuto parecchie critiche a causa di alcuni bug.
Ma è la versione HD a fare la parte del
leone, con la sua versione a 16 gb a soli 199 euro e una serie di caratteristiche tecniche piuttosto avanzate: lo schermo, infatti, oltre ad essere ad alta definizione, è stato concepito con una tecnologia anti-riflesso, per ottenere un maggior
contrasto e colori più ricchi; l'antenna wi-fi è doppia, per avere download e streaming più veloci (40% in più rispetto alla versione precedente) e il processore raggiunge alte prestazioni grazie ai suoi 1.2 Ghz.
La facilità di utilizzo del Kindle Fire e i miglioramenti apportati in questa ultima versione, lo hanno reso il nuovo prodotto di punta in casa Amazon, ma sul web in molti si sono lamentati per la pubblicità nascosta più o meno dietro ogni angolo.
Certo, Jeff Bezos, ricordandoci il prezzo particolarmente ridotto, ci sottolinea che, nel caso proprio la pubblicità ci desse troppo fastidio, possiamo aggiungere 15 dollari per eliminarla.
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La sfida di quest'anno per i tablet si gioca sui formati mini, ma contendenti sono
decisamente "grandi".
LETTORI E TABLET
Roba da reader
Nicoletta Azzolini
Lettori in pillole
•Kindle è al momento il lettore di ebook più venduto al mondo ma Amazon non si ferma e, per continuare a mantenere il primato, ha già messo in pre-ordine Kindle Paperwhite: con il 62% di pixel in più, un contrasto migliorato del 25%, una luce integrata nello schermo che permette di leggere in qualsiasi condizione di illuminazione, una batteria che dura fino a 8 settimane e un design ancora più leggero e sottile, il nuovo prodotto ha un costo di € 129.
Le spedizioni inizieranno il 22 novembre, giusto in tempo per cominciare a pensare ai regali di Natale!
•Mondadori ha preso molto sul serio il lancio del loro Kobo, rinnovandosi e dando sempre più spazio agli eBook: tutto il catalogo digitale di Bol.it si è infatti arricchito e ora offre quasi 3 milioni di eBook in tutte le lingue, di cui 1 milione gratuiti. Ha anche creato un nuovo sito appositamente per l’ereader: www.inmondadori.it
•Il Kobo ha ricevuto nel frattempo, molte recensioni positive: fra le varie noi vi offriamo quella di Noemi, curatrice del blog “Tazzina di caffé” (sezione Into the Net).
Sono già disponibili diverse versioni del lettore: Kobo Touch, con il suo design essenziale e tocco intuitivo, Kobo Glo, con schermo illuminato, per letture a tutte le ore con la comodità del touch screen e Kobo Mini, un Lettore full-optional adatto...a tutte le tasche. Con 3 eBook in regalo.
Verrebbe da chiedersi perché non mettere il prodotto direttamente a 15 dollari in più, evitando tutta la manfrina. Ma ovviamente molta della pubblicità è fatta per dirottarci sullo store di Amazon (dove, sennò?) in cui basta un click per acquistare app, libri, eBook, giochi e gadget.
Lo store, come ben sappiamo, è immenso, in particolare per quanto riguarda libri, eBook e riviste, ma sul fronte apps è ancora un work in progress.
Dalla parte del Google Nexus c'è. invece, lo store Google Play con più di 600,000 apps. E, come in molti fanno notare, per lo stesso prezzo del Kindle
Fire, l'utente non viene inondato di pubblicità.
Il Google Nexus è stato realizzato graze all'appoggio di Asus, leader mondiale nell'ambito di processori e laptop.
E beneficia della stessa qualità dello schermo HD del Kindle Fire, ma la batteria prevede prestazioni leggermente inferiori e la
memoria parte da 8 gb (per arrivare ai 16 previsti dal Kindle Fire HD bisogna
salire di prezzo).
A entrambi i tablet manca la funzione 3g ed è qui che può inserirsi Apple con il suo mini iPad.
In definitiva il mercato si fa sempre più competitivo, con prodotti di maggiore qualità e prezzi finalmente abbordabili.
A noi utenti non resta che da scegliere!
19
Le app più note e scaricate dagli store Android.
Il Google Nexus 7 monta il nuovo sistema Android 4.1 ribattezzato
Jelly Bean
Verrebbe da chiedersi perché non mettere il prodotto direttamente a 15 dollari in più, evitando tutta la manfrina. Ma ovviamente molta della pubblicità è fatta per dirottarci sullo store di Amazon (dove, sennò?) in cui basta un click per acquistare app, libri, eBook, giochi e gadget.
Lo store, come ben sappiamo, è immenso, in particolare per quanto riguarda libri, eBook e riviste, ma sul fronte apps è ancora un work in progress.
Dalla parte del Google Nexus c'è. invece, lo store Google Play con più di 600,000 apps. E, come in molti fanno notare, per lo stesso prezzo del Kindle
Fire, l'utente non viene inondato di pubblicità.
Il Google Nexus è stato realizzato graze all'appoggio di Asus, leader mondiale nell'ambito di processori e laptop.
E beneficia della stessa qualità dello schermo HD del Kindle Fire, ma la batteria prevede prestazioni leggermente inferiori e la
memoria parte da 8 gb (per arrivare ai 16 previsti dal Kindle Fire HD bisogna
salire di prezzo).
A entrambi i tablet manca la funzione 3g ed è qui che può inserirsi Apple con il suo mini iPad.
In definitiva il mercato si fa sempre più competitivo, con prodotti di maggiore qualità e prezzi finalmente abbordabili.
A noi utenti non resta che da scegliere!
19
Le app più note e scaricate dagli store Android.
Il Google Nexus 7 monta il nuovo sistema Android 4.1 ribattezzato
Jelly Bean
Antitrust 1 - Editoria indipendente 0
Lo scorso 2 ottobre il
presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, ha inviato ai Presidenti del
Senato, della Camera, del Consiglio e al Ministro per
lo Sviluppo Economico, delle proposte di riforma
nelle quali raccomanda di
«eliminare il tetto agli sconti sui libri che limita la
libertà di concorrenza dei rivenditori finali».
Il fantasy di Licia Troisi arriva in eBook
L’autrice annuncia sul suo blog la pubblicazione di un racconto auto conclusivo legato alle storie de “I Regni di Nashira”. Il titolo è “Nashira. Nascita di un
ribelle” ed è venduto al prezzo di 0,99€
Crisi economica? La Spagna vira verso il gratuito
Nasce a Madrid “Libros Libres” (Libri Liberi), libreria che permette la fruizione di opere letterarie con una
semplice tessera associativa a 12€ l’anno. Il tutto per incoraggiare la lettura e la fruizione culturale.
Lena Dunham e il libro da 3.5 milioni di dollari
La voce più giovane e irriverente del panorama televisivo americano,
autrice della comedy della HBO Girls, ha venduto i diritti del suo libro alla casa editrice Random House per la cifra di 3.5milioni di dollari. La casa editrice spera che il romanzo, dal titolo “Not that kind of a girl: a young woman tells you what she’s learned”, bissi il successo di “Bossypants” di Tina Fey.
Orgoglio bibliotecarioL’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) ha indetto il BiblioPride 2012,
la prima giornata nazionale delle biblioteche in programma il prossimo 13
20
NEWS
Into the net
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Antitrust 1 - Editoria indipendente 0
Lo scorso 2 ottobre il
presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, ha inviato ai Presidenti del
Senato, della Camera, del Consiglio e al Ministro per
lo Sviluppo Economico, delle proposte di riforma
nelle quali raccomanda di
«eliminare il tetto agli sconti sui libri che limita la
libertà di concorrenza dei rivenditori finali».
Il fantasy di Licia Troisi arriva in eBook
L’autrice annuncia sul suo blog la pubblicazione di un racconto auto conclusivo legato alle storie de “I Regni di Nashira”. Il titolo è “Nashira. Nascita di un
ribelle” ed è venduto al prezzo di 0,99€
Crisi economica? La Spagna vira verso il gratuito
Nasce a Madrid “Libros Libres” (Libri Liberi), libreria che permette la fruizione di opere letterarie con una
semplice tessera associativa a 12€ l’anno. Il tutto per incoraggiare la lettura e la fruizione culturale.
Lena Dunham e il libro da 3.5 milioni di dollari
La voce più giovane e irriverente del panorama televisivo americano,
autrice della comedy della HBO Girls, ha venduto i diritti del suo libro alla casa editrice Random House per la cifra di 3.5milioni di dollari. La casa editrice spera che il romanzo, dal titolo “Not that kind of a girl: a young woman tells you what she’s learned”, bissi il successo di “Bossypants” di Tina Fey.
Orgoglio bibliotecarioL’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) ha indetto il BiblioPride 2012,
la prima giornata nazionale delle biblioteche in programma il prossimo 13
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Into the net
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ottobre a Napoli.
Gli ebook salveranno le biblioteche?
Secondo il ministro della cultura britannico Ed Vaizey la risposta è sì. Così i Regno Unito si interroga sul prestito digitale e commissiona un’analisi al riguardo.
Frankfurter Buchmesse 2012
Si è svolta dal 10 al 14 ottobre la Fiera del Libro di Francoforte con 7.000 espositori provenienti da 120 paesi di cui 250 dall’Italia. I dati illustrati dal decimo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione rivelano che meno della metà
degli italiani legge un libro l’anno, il 49,7%. Anche se si segnala un +1% per gli ebook.
Anche Mondadori si dà al sintetico
Dopo la collana di letture della durata di una corsa in metro di Feltrinelli, Zoom, anche Mondadori sceglie la forma del racconto breve e apre la collana dei mini tascabili digitali XS. Testi brevi di grandi autori, esclusivamente
in ebook al costo di un caffè.
Il futuro dell’editoria digitale è adesso
Siglato l’accordo tra l’Association of American Publishers e Google che pone fine a
sette anni di battaglie legali in merito al copyright delle opere letterarie che il gigante dei motori di ricerca aveva bypassato, digitalizzando e inserendo qualsivoglia pubblicazione nel proprio Google Books.
Ora gli editori americani potranno decidere se mettere a disposizione o rimuovere le proprie opere.
21
DAL BLOG “TAZZINA DI CAFFÈ”KOBO. LA MIA ESPERIENZA FINO A QUI...Come promesso, vi racconto la mia esperienza con Kobo fino a qui. Premessa: ho sempre utilizzato un Bookeen Cybook. Altra premessa: non ho mai utilizzato un Kindle, per cui non so dirvi le differenze tra Kobo e quest'ultimo. Terza e ultima premessa: ho volutamente evitato, per il momento, di leggere altre opinioni per poter dire la mia senza farmi condizionare. Quelle che seguono sono solo le mie impressioni, pertanto discutibilissime.
Ho installato Kobo sul mio pc e scaricato tre ebook gratuiti: Steve Jobs, La dieta Dukan (!) e Il cacciatore di occhi. Li trovate tutti al momento dell'acquisto tra i libri a disposizione in omaggio per la
prima "navigazione". Ho acquistato con postepay “Una suora siciliana” di Dacia Maraini di cui vi avevo postato l'anteprima e volevo vedere come andava a finire. La copertina è nitida, gradevole alla vista. La tecnologia E Ink Pearl per me è eccezionale. Anche sul mio vecchio e-reader avevo E Ink e mi sono sempre trovata bene, senza aver mai male agli occhi.
Kobo crea proprio un mondo. C'è un certo coinvolgimento emotivo, anche se piuttosto garbato. L'esperienza di lettura diventa, se lo si
desidera, anche un gioco. Una cosa carina sono i "premi". Alla mia prima sottolineatura con evidenziatore, ho vinto il "premio virgolette". Mi ha strappato un sorriso. Trovo che sia una sperimentazione simpatica. Volendo, si possono condividere le proprie azioni su Facebook. Per ora io ho preferito evitarlo. Astenersi comunque seriosi, tromboni e membri di generazione TQ (scherzo eh!).
Premi e statistiche di lettura fanno parte di questa area che si chiama "Reading life": uno spirito di gamification che a me personalmente non dispiace. Se ho bisogno di leggere con un altro spirito è sufficiente ignorare la sezione e usufruire delle normali funzioni del dispositivo.
Sul testo si possono fare tantissime cose che con il mio vecchio e-reader, per quanto ci sia affezionata, non riuscivo . Dizionari, ricerche, evidenziature, annotazioni etc. etc. Non posso dirvi le differenze, come anticipavo, dal Kindle o altri tablet. Mi sono connessa con rete wireless da casa mia ed è filato tutto liscio. Ho potuto consultare infinite categorie di ebook, alcuni dei quali consigliati da Kobo a seconda delle mie scelte e gusti. Il bello di questa piattaforma è che si può utilizzare anche con altri dispositivi, viceversa dallo stesso dispositivo si possono scaricare ebook da altri negozi in formato EPUB. Kobo consente anche l'accesso al prestito da biblioteche pubbliche (non ho ancora provato ma mi pare un'ottima cosa). La mia versione è quella Touch, ed è comodo e veloce al tatto. Insomma, per ora queste sono le mie impressioni, come prevedevo, tutte positive. Dovessero esserci problemi o disguidi vi farò sapere!
@OkBook_
Tazzine, tazze, foto di libri con tazzine, romanzi, editoria e altre amenità. Da leggere più o meno
ogni giorno: nel tempo di un caffè. Quanto a me, sono noemi cuffia,
vivo a torino, e, se volete, scrivetemi qui: [email protected]
ottobre a Napoli.
Gli ebook salveranno le biblioteche?
Secondo il ministro della cultura britannico Ed Vaizey la risposta è sì. Così i Regno Unito si interroga sul prestito digitale e commissiona un’analisi al riguardo.
Frankfurter Buchmesse 2012
Si è svolta dal 10 al 14 ottobre la Fiera del Libro di Francoforte con 7.000 espositori provenienti da 120 paesi di cui 250 dall’Italia. I dati illustrati dal decimo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione rivelano che meno della metà
degli italiani legge un libro l’anno, il 49,7%. Anche se si segnala un +1% per gli ebook.
Anche Mondadori si dà al sintetico
Dopo la collana di letture della durata di una corsa in metro di Feltrinelli, Zoom, anche Mondadori sceglie la forma del racconto breve e apre la collana dei mini tascabili digitali XS. Testi brevi di grandi autori, esclusivamente
in ebook al costo di un caffè.
Il futuro dell’editoria digitale è adesso
Siglato l’accordo tra l’Association of American Publishers e Google che pone fine a
sette anni di battaglie legali in merito al copyright delle opere letterarie che il gigante dei motori di ricerca aveva bypassato, digitalizzando e inserendo qualsivoglia pubblicazione nel proprio Google Books.
Ora gli editori americani potranno decidere se mettere a disposizione o rimuovere le proprie opere.
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DAL BLOG “TAZZINA DI CAFFÈ”KOBO. LA MIA ESPERIENZA FINO A QUI...Come promesso, vi racconto la mia esperienza con Kobo fino a qui. Premessa: ho sempre utilizzato un Bookeen Cybook. Altra premessa: non ho mai utilizzato un Kindle, per cui non so dirvi le differenze tra Kobo e quest'ultimo. Terza e ultima premessa: ho volutamente evitato, per il momento, di leggere altre opinioni per poter dire la mia senza farmi condizionare. Quelle che seguono sono solo le mie impressioni, pertanto discutibilissime.
Ho installato Kobo sul mio pc e scaricato tre ebook gratuiti: Steve Jobs, La dieta Dukan (!) e Il cacciatore di occhi. Li trovate tutti al momento dell'acquisto tra i libri a disposizione in omaggio per la
prima "navigazione". Ho acquistato con postepay “Una suora siciliana” di Dacia Maraini di cui vi avevo postato l'anteprima e volevo vedere come andava a finire. La copertina è nitida, gradevole alla vista. La tecnologia E Ink Pearl per me è eccezionale. Anche sul mio vecchio e-reader avevo E Ink e mi sono sempre trovata bene, senza aver mai male agli occhi.
Kobo crea proprio un mondo. C'è un certo coinvolgimento emotivo, anche se piuttosto garbato. L'esperienza di lettura diventa, se lo si
desidera, anche un gioco. Una cosa carina sono i "premi". Alla mia prima sottolineatura con evidenziatore, ho vinto il "premio virgolette". Mi ha strappato un sorriso. Trovo che sia una sperimentazione simpatica. Volendo, si possono condividere le proprie azioni su Facebook. Per ora io ho preferito evitarlo. Astenersi comunque seriosi, tromboni e membri di generazione TQ (scherzo eh!).
Premi e statistiche di lettura fanno parte di questa area che si chiama "Reading life": uno spirito di gamification che a me personalmente non dispiace. Se ho bisogno di leggere con un altro spirito è sufficiente ignorare la sezione e usufruire delle normali funzioni del dispositivo.
Sul testo si possono fare tantissime cose che con il mio vecchio e-reader, per quanto ci sia affezionata, non riuscivo . Dizionari, ricerche, evidenziature, annotazioni etc. etc. Non posso dirvi le differenze, come anticipavo, dal Kindle o altri tablet. Mi sono connessa con rete wireless da casa mia ed è filato tutto liscio. Ho potuto consultare infinite categorie di ebook, alcuni dei quali consigliati da Kobo a seconda delle mie scelte e gusti. Il bello di questa piattaforma è che si può utilizzare anche con altri dispositivi, viceversa dallo stesso dispositivo si possono scaricare ebook da altri negozi in formato EPUB. Kobo consente anche l'accesso al prestito da biblioteche pubbliche (non ho ancora provato ma mi pare un'ottima cosa). La mia versione è quella Touch, ed è comodo e veloce al tatto. Insomma, per ora queste sono le mie impressioni, come prevedevo, tutte positive. Dovessero esserci problemi o disguidi vi farò sapere!
@OkBook_
Tazzine, tazze, foto di libri con tazzine, romanzi, editoria e altre amenità. Da leggere più o meno
ogni giorno: nel tempo di un caffè. Quanto a me, sono noemi cuffia,
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