Soci@lmente n. 7/2012

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Soci @ l mente Novembre 2012 SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S. Viale Europa 44 - 03100 Frosinone Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. C/FR/103/2010 - Anno III / n°7 Novembre 2012 INCONTRI Emanuela D'Alessandro. L'orgoglio di rappresentare l'Italia a Zagabria SOCIETÀ Coltivare l'orto in città, un piacere tutto da scoprire SCIENZA Dislessia? Imparare a conoscerla per affrontarla N° 7

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Magazine quadrimestrale della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu ONLUS

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Soci@lmenteNovembre 2012

SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S. Viale Europa 44 - 03100 FrosinonePoste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. C/FR/103/2010 - Anno III / n°7 Novembre 2012

INCONTRIEmanuela D'Alessandro.

L'orgoglio di rappresentarel'Italia a Zagabria

SOCIETÀColtivare l'orto in

città, un piaceretutto da scoprire

SCIENZADislessia? Imparare a

conoscerla per affrontarla

N° 7

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@ Soci@lmente

Franca Roma

Ermanno D’Onofrio

Enza Venditti

Fondazione Internazionale “Il Giardinodelle Rose Blu” ONLUS

Maria Teresa De SimoneLoredana Crescenzi

Pietro SegneriDora Stojacovic

Gianni La Rocca

Graziano Panfili

Nuova stampa Litografiadi Caramitti M. & C. s.a.s.Via Armando Fabi 327

03100 Frosinone

Fondazione Internazionale“Il Giardino delle Rose Blu” ONLUSViale Europa 44, 03100 FrosinoneTel. 0775 1902221 Fax 1902222

C.F./P.IVA 02549680607

www.ilgiardinodelleroseblu.com_

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Registrazione presso il Tribunaledi Frosinone n° 669 del 16/7/2010

Somm@rio

INCONTRIPag4

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IN-FORMAZIONE

SOCIETÀ

IDEE

SCIENZAPag12

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@Editori@le

Èsempre una festa salutare voi lettori di Socialmente epresentarvi il nuovo numero della nostra rivista perringraziare chi si impegna nel realizzarla e per affidarla

alla vostra attenta lettura…

Nel nostro mondo moderno la carta stampata è in crisi e,troppo spesso, la comunicazione virtuale ha sostituito il pro-fumo della carta appena uscita dalla tipografia o la gioia chesi prova nello sfogliare una rivista. Ecco che la nostra Fonda-zione vuole accogliere questa sfida e chiedere anche il vostroaiuto affinché si torni a trovare il tempo di leggere!

Nelle nostre rubriche troverete argomenti interessanti, testi-monianze, argomenti da imparare e, soprattutto, storie divita…Il nostro bellissimo Giardino suddiviso in rigogliosi an-goli verdi, i Sette Dipartimenti che costituiscono la Fonda-zione, è pieno di nuovi boccioli!Sì, cari amici, è con gioia chevi invito a scoprire i numerosi progetti che la Fondazione hamesso in cantiere…progetti di solidarietà che hanno bisognoanche del vostro aiuto e della vostra partecipazione. Tra i tantinon posso non condividere con tutti voi che il prossimo 18 di-cembre il Presidente della repubblica croata verrà a visitarcia Gornja Bistra e a sostenere il neonato Progetto Pruzimi Rukuche vede la Fondazione impegnata nel diffondere il volonta-riato in Croazia e in Bosnia Herzegovina e nel sensibilizzaretanti giovani croati e bosniaco erzegovesi a vivere un’espe-rienza di volontariato in piena condivisione con i volontari delGiardino delle rose blu….Buona lettura a tutti e continuiamoinsiemi, uniti e in piena condivisione ad amare concretamentechi vive nel bisogno….

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Abbiamo avuto l’onore ed il piaceredi poter rivolgere qualche do-manda a sua Eccellenza, che molto

garbatamente si è prestata ad ascoltarci ea raccontarci di sé.

Qual'è stato l'inizio del suo percorsonella carriera diplomatica?Io ho vinto un concorso, perché è cosi' chesi accede alla carriera diplomatica, nel1987; ma sin da bambina per me era unchiodo fisso, quasi una "malattia", volerinseguire questo tipo di carriera. Poi, dopoqualche anno in Ministero, sono stata al-l'Estero per otto anni, a Budapest eVienna, per poi tornare a Roma, dove permotivi familiari sono rimasta per diecianni; il mio quindi può considerarsi unpercorso diverso rispetto a quello dei mieicolleghi maschi, perché per motivi di fa-miglia, per mia figlia, mio marito, sono ri-masta a Roma a lungo, finché una voltacresciuta mia figlia ho potuto ripartire perla Croazia.Cosa vuol dire essere Ambasciatored'Italia a Zagabria?E' una grande responsabilità, ed è affasci-nante. Nonostante la mia presenza qui aZagabria, ormai da un anno, sia abba-stanza consolidata, al solo pensiero mi tre-mano ancora i polsi, perché è comunqueuna sfida continua, un impegno costante e

perché i rapporti tra i due Paesi, che sonoeccellenti da tutti i punti di vista, sono allostesso tempo molto intensi, si trattaquindi di coprire tutti i tipi di relazioni bi-laterali, che sono culturali, economiche,politiche. Un bell'impegno, ma soprattuttouna grande sfida.Quali sono e saranno dunque lepriorità del suo mandato?Le priorità indicatemi un anno fa dal Mi-nistro degli Esteri sono ovviamente quellein primo luogo, in vista dell'ormai pros-sima adesione della Croazia all'UnioneEuropea a luglio dell'anno prossimo,quelle di procedere congiuntamente nel-l'elaborazione della visione di quelli chesono i temi principali strategici comuni-tari internazionali, quindi collaborare conuna visione comune all'interno dell'Unione europea; intensificare il sostegnoalla cooperazione economica e transfron-taliera anche al fine di incrementare gliinvestimenti italiani in Croazia; seguiresempre con grande attenzione la tuteladella minoranza italiana in Croazia; a talproposito sto visitando queste realtà au-toctone italiane, scoprendo che sono realtàbellissime, molto interessanti e perfetta-mente integrate nel contesto croato; di-ciamo che è un dialogo facilitato perché c'èanche da parte delle autorità croategrande disponibilità; e poi collaborare con

INCONTRIDi Enza Venditti, Pietro Segneri traduzione di Dora Stojakovic

EMANUELAD'ALESSANDRORappresentarel’Italia a Zagabria

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seguire due fronti, quello legato all'attivitàdell'Ambasciata e quello legato all'attivitàdi rappresentanza. Spesso, a modi battuta,dico che "dovrei avere una moglie", nono-stante invece abbia un marito che in que-sto devo essere sincera mi ha sempresostenuta e appoggiata.Come vive nel privato questo suo re-cente trasferimento da Roma a Za-gabria?Io ho lasciato la famiglia a Roma. Mia fi-glia Lucrezia, ormai ha 21 anni, studia al-l'Università e cosi' ho deciso di partirel'anno scorso, avendo lei raggiunto un'etàin cui era opportuno che si staccasse damamma, altrimenti noi genitori veniamoaccusati di essere sempre troppo protettivie avere dei figli "mammoni"; mio maritoper motivi di lavoro è rimasto a Roma ecosi' facciamo avanti e indietro, cercandodi vederci più possibile, anche a costo disacrifici, pur essendo la Croazia vicinis-sima all'Italia, dunque non esiste un pro-blema di distanze importanti, manonostante ciò riesco ad andare a Roma,nelle migliori delle ipotesi, una volta ognidue mesi, perché gli impegni sono moltianche durante il fine settimana, cosi' an-diamo avanti saltando da un aereo all'altro.Lei è molto sensibile ad iniziative dinatura assistenziale ed umanitaria.C'è una realtà che più delle altre l'hacolpita e le è rimasta impressa?

all' Unione, proprio per dare un segnaledella nostra fiducia e del grosso sostegnoche nel lungo cammino della Croazia ab-biamo voluto riconoscere a questo paese,per gli enormi cambiamenti che in un bre-vissimo arco di tempo sono avvenuti.Come lavora dunque la vostra Am-basciata per favorire la coopera-zione Italia-Croazia?Su vari fronti, perché le relazioni sono in-tensissime; quindi da quelle più pretta-mente politiche, a quelle economiche(delegazioni di imprenditori italiani che sirecano qui in Croazia, seguendo cosi' que-sti possibili investimenti, e anzi stimolarlie incentivarli), anche perché l'Italia è ilprimo partner commerciale della Croaziaormai da dodici anni, ma son sicura chepotremo fare ancora di più e ancora me-glio da questo punto di vista.La aiuta essere donna nello svolgi-mento del suo incarico? E che pesoricopre?Francamente non saprei. da un punto divista meramente professionale no, perchéuno viene giudicato dai risultati professio-nali che riesce a conseguire, dall'impegnoche ci mette, dalla passione, perché civuole anche e soprattutto quella, come intutte le cose ci vuole impegno personale,fatica fisica e nell'organizzazione quoti-diana della vita forese il fatto di esseredonna complica perché ci si trova a dover

Zagabria sul campo della cooperazione re-gionale dell'area in vista dell'elaborazionedi una strategia per la macro regioneadriatico-ionica.A proposito di integrazione. A chepunto si può ritenere il processo diintegrazione nell'Unione Europeadella Croazia in questo momento?Ormai ha avviato la sua strada, che giun-gerà a compimento con l'entrata effettivanell'Unione Europea il 1 luglio, quando i27 Paesi membri avranno completato leprocedure di ratifica. Noi lo abbiamo fattoe anzi l'Italia è stato il primo Paese a rati-ficare il trattato di adesione della Croazia

INCONTRIDi Enza Venditti, Pietro Segneri traduzione di Dora Stojakovic

Gornja Bistra è ladimostrazionedi quanto poco

centrino i soldi, e diquanto tutto sia unaquestione di grandecuore, di passione

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Io in realtà vorrei fare molto di più, e sonoinsoddisfatta con me stessa perché dedicotroppo poco tempo e faccio troppo poco.Gornja Bistra, è inutile dirlo, è una realtàche mi ha profondamente colpito, toccato.L'anno scorso poi, appena arrivata, neiprimi di dicembre ho avuto la gioia dipoter festeggiare con i bambini di due or-fanotrofi di Zagabria, retti dalle suore car-melitane, Santa Claus, con regali e tantagioia, ed è stata un'esperienza bellissima,tra l'altro due orfanotrofi tenuti in ma-niera eccellente da queste suore fantasti-che, e abbiamo davvero passato unmomento di gioia tutti insieme. Mi ripro-pongo appena possibile di andare a visi-tare le realtà dei campi profughi, perchénon dimentichiamo che qui la guerra c'èstata e tutt'ora si sente pesantemente, nonsolo nei danni materiali che ha lasciato,me nelle ferite umane che ha creato. Le re-altà sono moltissime e noi dobbiamo im-parare a leggerle con occhi diversi, perchétutte ti insegnano qualcosa e mi colpi-scono moltissimo.In Croazia ci sono varie associazioniitaliane, che hanno una forte influenzasul territorio, secondo lei quali sono lesfide che devono affrontare per por-tare avanti la cultura italiana?Qui in Croazia ci sono 46 Comunità,quindi una minoranza italiana autoctonamolto importante, e attraverso l'Unione

La Dottoressa Emanuela D’Alessandro, Ambasciatore d’Italia in Croazia e nata a Roma,si e laureata in Scienze Politi-che all’Università degli Studi“Luiss” di Roma il 10 luglio1984 ed ha conseguito un Ma-ster in Sviluppo Economico all’Unioncamere nel 1986. Nel1987 ha iniziato la sua carrieradiplomatica ed e stata inseritanella Direzione Generale delPersonale e dell’Amministra-zione. In seguito ha ricoperto iruoli di Segretario di Legazionedal 1987 al 1991 e di Primo Se-gretario di Delegazione dal1991 al 1993. Dal 1993 al 1997a Budapest e stata Primo Se-gretario commerciale. Nel 1997e stata trasferita a Vienna,prima come Assistente perso-nale del Segretario Generaledell’OSCE e poi come Consi-gliere alla RappresentanzaPermanente d’Italia pressol’OSCE.Rientrata a Roma nel settem-bre del 2000, si e dedicatapresso la Presidenza del Con-siglio dei Ministriall’Organizzazione della Presi-denza italiana del G8 e del Ver-tice dei Capi di Stato e diGoverno di Genova nel giugno2001. I suoi incarichi successivisono stati: Capo Segreteriadella Direzione Generale PaesiEuropa, ottobre 2001; Capo Uf-ficio V presso la Direzione Ge-nerale del Personale, aprile2002; Promossa Consigliere diAmbasciata nel luglio 2003 ediventata Capo dell’Ufficio Idella Direzione Generale delPersonale nel gennaio 2004.Nel 2008 Direttore dell’IstitutoDiplomatico e stata promossaMinistro Plenipotenziario nelgennaio del 2009. Si e inse-diata ufficialmente come Amba-sciatore d’ Italia a Zagabria il 25ottobre del 2011

italiana e le sue istituzioni, hanno unruolo importantissimo e molto delicato,perché hanno il compito di mantenereviva la memoria dell'identità italiana, va-lorizzandone quindi le radici linguistichee culturali, guardando però al tempostesso a quella che è l'attualità italiana; epoi nei confronti della maggioranzacroata, grava su di loro la necessità di farsitestimoni attivi e autorevoli di questa cul-tura di cui sono portavoci e di interagirecon la ricchissima vita culturale della so-cietà croata, a questo si aggiunge poi l'at-tività di promozione che compie l'IstitutoItaliano di Cultura, sia a Zagabria che aFiume e Spalato, attraverso i due Conso-lati italiani. In un Paese che ha quindi unasua tradizione culturale molto forte, pro-fondamente radicata, c'è questa intera-zione con la cultura italiana che èfortemente presente, perché abbiamo tra-dizioni e un passato storico che ci leganoe questo si avverte, nell'uso della lingua (lalingua italiana è la terza lingua stranierastudiata nelle scuole) che è molto più dif-fusa di quanto non si possa immaginare.Parlando di interazione, e dunque diintegrazione, come ha visto, chiara-mente nel suo piccolo, il ruolo dellaFondazione Internazionale Il Giar-dino delle rose blu O.N.L.U.S.?Per me è stata veramente un'esperienza il-luminante; mi ha soprattutto colpito ilfatto che si sia riuscito, per tutti questianni, anni difficili e di crisi, a portareavanti un'iniziativa del genere con dei nu-meri importanti, come possono essere6000 volontari che nell'arco di questi diecianni si sono alternati qui in Croazia, a di-mostrazione del fatto che non si tratta disoldi, ma di passione, di impegno e diquanto tutto sia una questione di cuore,come dice don Ermanno, che fa superarequalsiasi difficoltà, e Gornja Bistra secondome rappresenta questo, quella "staffettad'amore" che si fa testimone di uno sforzodavvero notevole, con un risultato clamo-roso nonostante tutte le difficoltà.Un messaggio per i volontari delGiardino delle rose blu O.N.L.U.S.?Anzitutto un messaggio a nome dello Statoitaliano, che io, ma anche i miei predeces-sori, rappresentiamo e che hanno seguitoGornja Bistra da sempre, sin dal momentodella sua nascita e quindi Il Giardino dellerose blu, un grazie per quello che questiragazzi e ragazze fanno; grazie per l'esem-pio che date agli altri giovani, ai nostri gio-vani. Secondo me non se ne parla ancoraabbastanza, un messaggio del genere do-vrebbe essere noto ancora più di quanto inrealtà non sia, perché è un esempio con la'E' maiuscola. Il mio sostegno, che è poiquello di tutto il personale di quest'Amba-sciata, è sempre molto vicino, anche se èsempre meno rispetto a quello che fanno ivolontari, con il loro impegno e la loropresenza, che secondo me non ha eguali.Grazie a tutti voi!

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lega alla situazione di allontanamento.Fondamentale, perché la comunità possalavorare sul trauma primario (il maltrat-tamento, l’incuria, l’abuso sessuale,) è la-vorare in un primo momento sul traumasecondario( l’allontanamento dalla fami-glia d’origine).Laura Fruggeri ritiene fondamentale evitareche l’intervento degli operatori risulti unaconferma per il minore, e per la famiglia,della inadeguatezza di questa, rispetto allecapacità adeguate e risolutive degli opera-tori sociali.Riteniamo sia da evitare una disgiunzionefra minore e famiglia anche, e soprattutto,nelle situazioni in cui l’allontanamento siastato assolutamente necessario e sia statadisposta l’interruzione dei contatti.A proposito del far convivere il sistema diriferimento famiglia anche all’interno delgruppo comunità, Andrea Mosconi sostienel’importanza di applicare l’ottica sistemicaad una realtà di gruppo. L’autore ritiene chei membri del gruppo comunità definiscanose stessi e le loro relazioni nel gruppostesso, in rapporto a due sistemi interseca-tisi: se stessi, la propria storia e la propriafamiglia di origine; il gruppo comunità,

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Esporrò pochi elementi che , però ,spero, siano utili per un confronto eduna riflessione per tutte le persone

che lavorano in questo campo ma anche perchiunque ha a cuore l’essere umano.La legge n°184/1983 sull’adozione attuata

con la legge 149/2001 (art.1) proclama il di-ritto del bambino ad essere educato e cre-sciuto dai propri genitori e sottolineal’importanza di non separare un bambinodalla propria famiglia, a meno che la per-manenza presso di questa non sia per luifonte di un grave pregiudizio.Il minore che viene inserito in comunità re-sidenziale si trova in un luogo sconosciutoa seguito dell’allontanamento da un luogoben conosciuto.Nonostante possa essergli stato spiegatodall’assistente sociale , egli non ha maichiaro il motivo dell’allontanamento dacasa. L’allontanamento rimane sempre ecomunque un momento drammatico nellasua vita, qualunque sia la situazione vissutanel nucleo familiare di provenienza. Ciò è de-terminato dal fatto che egli lega tale evento ai“fantasmi” che vive in base alla situazione chelo ha condotto in comunità residenziale:abuso sessuale, affido consensuale, incuria.

Minori eSTRUTTURE

- Il minore che ha subito abuso sessuale eche viene allontanato da casa vede concre-tizzarsi a seguito dell’allontanamento, leproprie angosce legate all’impotenza, allastigmatizzazione, , alla colpa e si trova a vi-vere le paure concernenti il tradimento peraver rivelato l’abuso subito.- Il minore che viene allontanato dalla fami-glia di origine a seguito di affido consen-suale alla comunità residenziale vive lacolpa dei propri comportamenti che hannoportato la famiglia ad allontanarlo( inquanto non in grado di gestirlo) o la colpalegata alle proprie fantasie aggressive versoil difficile contesto di provenienza ( cosìcome il minore maltrattato).- Il minore oggetto di incuria si vede negatala possibilità riparatoria di ottenere l’affettofamiliare e vede materializzarsi la perditadelle figure genitoriali che “insegue”.È a causa di questi forti e complessi vissutiche il minore allontanato non ha chiaro ilmotivo del proprio inserimento in comu-nità. Egli infatti, confonde le motivazionifornitegli e le proprie fantasie emotive.Appare difficile, quindi, parlare di “gioco”all’interno della comunità prima di aver ri-definito con il minore i significati che egli

IN-FORMAZIONEDi Maria Teresa De Simone

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come nuovo contesto che ritualizza le dina-miche relazionali specifiche di ognuno, mache costituisce un nuovo sistema relazio-nale dotato di interazioni e caratteristicheproprie, nuove, che si discostano da quelledella famiglia di provenienza.Il contesto comunità, se gestito con atten-zione, può generare nuove modalità relazio-nali e portare il minore ad acquisire nuoviruoli, a ridefinire la propria immagine di sénelle relazioni con gli altri, a scoprire e a co-struire parti di sé; una vera e propria ride-finizione del Sé.Nelle situazioni in cui il servizio sociale pre-veda contatti fra i minori e famiglia d’ori-gine, è fondamentale che la comunità nonescluda la famiglia nella costruzione dei si-gnificati della vita quotidiana dei minori. Neicasi in cui il Serv.Soc. ed il Tribunale abbianoescluso momentaneamente contatti direttifra minore e famiglia d’origine, è impor-tante,( per lo psicologo e psicoterapeuta esupervisore di comunità residenziali e sociofondatore dell’associazione cifee centro perl’intervento, la formazione e la ricerca in etàevolutiva Prof Severo Rosa) trovare la giustamisura di presentificazione della famiglia,utile al minore nella specifica situazione.Per esempio quando ciò è valutato utile peril minore, può essere importante la consegnadi un oggetto da parte della famiglia alla co-munità. La consegna dell’oggetto, non solopresentifica la famiglia al minore, ma rap-presenta una delega della famiglia alla comu-nità. Gli educatori della comunità, quindi,relazionandosi a quell’oggetto si relazione-ranno alla rappresentazione interiore che ilbambino ha della propria famiglia.Sulla famiglia d’origine del minore, a suavolta, è importante lavori direttamente ilSer.Soc.. Diviene, quindi fondamentale larelazione Servizio Soc-famiglia- minore.Al fine di evitare l’assunzione da parte del-l’operatore di ruoli che sostituiscano quellidella famiglia, si ritiene fondamentale al-l’interno di un progetto distinguere i ruolidalle funzioni. Le funzioni di un educatoredella comunità residenziale possono so-vrapporsi a quelle genitoriali in particolarimomenti del progetto, ma non dovrannomai pretendere di rivestirne il ruolo.Le funzioni che vengono a modificarsi nel

Il Servizio Sociale ha l’importante compito di progettare e rendere operativo il percorso della famiglia di origine.Al contempo è fondamentale che il Servizio Sociale mantenga attive le funzioni genitoriali della famiglia d’origineanche all’interno di un percorso di allontanamento. In ogni situazione questo equilibrio fra funzioni genitoriali e tutela del minore è da definire e da gestireall’interno di regole chiare ed in continuo sviluppo, secondo un processo da rendere esplicito e com-prensibile alla famiglia stessa. È fondamentale la relazione servizio soc.- comunità- famiglia- minore. Nell’ambito di tali dinamiche relazionaliè importante mantenere un costante e sempre nuovo equilibrio fra le funzioni di tutela del minore e gli obiettiviprogettuali sulla famiglia coinvolta. A questo proposito il rapporto di collaborazione fra comunità e serviziosociale è fondamentale.

corso del progetto vanno definite e costruitein itinere fra le parti ( famiglia, minore eoperatori) con l’intento di evitare conflitti edi perseguire i medesimi obiettivi.È importante che l’operatore della comu-nità residenziale possa essere inteso comecatalizzatore di processi di cui l’utente e lafamiglia siano riconosciuti in prima personacome responsabili ed artefici. L’operatorenon deve, quindi , costruire la propria rela-zione con l’utenza sulla base dell’assunto“adesso ci penso io”, espropriando i soggettidai propri processi evolutivi. La relazionefra utenza e operatori deve essere presa inconsiderazione, non come l’ambito o losfondo dell’intervento, ma come il processostesso di costruzione dell’intervento. Le dif-ficoltà che si possono incontrare sono do-vute, spesso al provvedimento del Tribunale

Per i minorenni che è a tutela del minore al-lontanato. Sulla base di tale provvedimentogli operatori devono attuare comportamentia tutela del minore e ciò può portare gli ope-ratori a sostituirsi , in alcuni periodi e peralcune mansioni, ai genitori.La complessità dell’intervento sta nel ren-dere attivo il ruolo dei genitori in un mo-mento in cui appare lo si voglia mantenerepassivo e controllato. E’ questa costruzionedi significati che rende complesso un inter-vento di questo tipo. Quindi il compito deglioperatori di comunità e del servizio socialeè quello , quando possibile, di creare una re-lazione con i genitori, nella quale lavorareinsieme per l’individuazione di un percorsograduale di riappropriazione delle funzionigenitoriali.La formazione degli operatori-educatori co-

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stituisce l’architrave fondamentale per il per-corso di riprogettazione educativa che alterniapporti formativi con supervisioni. Abbiamostudiato e sapiamo che i percorsi di ricercanon lineari caratterizzano gli ambienti edu-cativi vitali ; e ciò accade ancor più nelle si-tuazioni di accoglienza residenziale cherischiano una stabilizzazione delle routine euna chiusura verso l’esterno, cioè di fatto unaautocentratura educativamente deleteria. Per questo è importante sottoli-neare alcune aree.1) la prima riguarda la cura della riflessioneprofessionale, la ricerca di una più precisaidentità del servizio che si vuole offrire,l’esplicitazione degli utenti diretti ed indi-retti del servizio e dei bisogni che essi espri-mono. La costruzione su questi aspetti diuna cultura documentaristica operativameno verbale e la prefigurazione di azioni didocumentazione delle attività svolte pos-sono imprimere maggiore dinamicità al “fare casa”( come dice Giorgio Macario).Cioè, secondo la terminologia della legge ,sulla sua idoneità di assicurare al minore “le relazioni affettive di cui ha bisogno” (art.2comma 1 legge n°184/1983) e quindi nellasua dimensione “ familiare”.Vivificare l’am-biente che accoglie, partendo in primo luogodal considerarlo un insieme di storie di vita.2) La seconda area trasversale concernel’immissione dei bambini nella dimen-sione progettuale, con una chiarificazionedelle finalità di osservazione/valutazione,

di affiancamento alla famiglia di origineper condurla alla riacquisizione di più con-sistenti funzioni parentali, di sostituzionetemporanea delle funzioni genitoriali.3) Una terza area inerisce la riprogettazioneeducativa con riguardo alla ricerca di fornirerisposte ai bisogni multiformi ed in velocemutamento, con un’analisi organizzativaorientata verso nuovi possibili scenari.Riprendendo una osservazione di AndreaCanevaro (i diritti dei bambini e delle bam-bine e abitare l’apprendimento) c’è una ne-cessità in tutto questo di essere sensibili allaresilienza dei bambini( educarsi alla resi-lienza) ma anche di non trascurare la re-sponsabilità per gli educatori( educarsi allaresponsabilità).La capacità di resilienza, di poter cioè resi-stere alle vicissitudini ed alle difficoltà dellavita, è estremamente importante perché co-stituisce un sorta di antidoto naturale aiproblemi pur consistenti che i bambini pos-sono incontrare già da piccolissimi.Come ormai confermato da numerosi spe-cialisti, occorre valutare al meglio come e seintervenire con percorsi di aiuto, di recu-pero e terapeutici perché spesso, le capacitàdi ripresa sono inaspettate e l’equilibrio frasostegno naturale e sostegno professionalenon sempre è a favore di quest’ultimo.Ma è altrettanto importante che nel mo-mento in cui si rivela necessaria un’acco-glienza residenziale che tutela, protegge esostiene educativamente il percorso del mi-

nore, ci sia a disposizione una pluralità diproposte educative connotate che non co-stringano né a sovraccaricare le disponibi-lità degli uni, né a ripiegare su soluzioniformalmente realizzabili ma inadeguatenella sostanza. Da quando detto risulta indispensabile il la-voro di rete. Di particolare rilevanza è ilrapporto fra servizio sociale e struttura re-sidenziale. Il primo dei due soggetti è , dalpunto di vista operativo, referente della fa-miglia, ed il secondo del minore. Questonon significa che ciascuno di questi soggettilavori esclusivamente con la propria utenza,ma che tutti debbono lavorare per il mede-simo progetto seppur con ruoli differenti.Parliamo di equipe allargata e di co-proget-tazione Ciò non toglie il ruolo determinante,nelle scelte progettuali ed operative, del ser-vizio sociale che è incaricato direttamentedal tribunale per i minorenni e che man-tiene un ruolo preminente. Solo attraversola co-progettazione fra servizio soc. e comu-nità ( relativa agli obiettivi iniziali per il mi-nore e per la sua famiglia, alla verifica degliobiettivi intermedi e alla riprogettazione initinere) è realmente possibile strutturare unintervento che possa mantenere il progettodel minore e della famiglia all’interno di unpercorso condiviso ove fra minore e fami-glia non si sviluppi una forbice ingestibileper i vissuti degli uni e degli altri.Tale stretta collaborazione necessita diequipe allargate periodiche e , al bisogno,

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straordinarie, al fine di sviluppare una cor-responsabilità nelle scelte e una condivi-sione riguardo alle modalità operative e allacostruzione dei significati.Tutto si muove nell’ambito di un contestodi riferimento : quello di un provvedimentogiudiziario che può essere mutato neltempo. Il tribunale , quindi emette un prov-vedimento che indica le linee guida dell’in-tervento sulla famiglia e minore, oltre chela relazione fra i due.Sarà quindi l’equipe allargata ( fra servizioSoc. e comunità) ad aggiornare il Tribunaleal fine di poter avere una sponda fortementeautorevole, che consenta agli operatori di ge-stire l’equilibrio fra la tutela del minore e gliinterventi progettuali. La figura del giudice èfondamentale nella definizione dei palettiprogettuali in cui la famiglia d’origine del mi-nore si può o si deve muovere.Ogni comunità residenziale deve essere ca-ratterizzata dal target che deve ospitare.Una cosa è la struttura che accoglie solo mi-nori che possiedono famiglie inadeguate oa rischio , altra questione è una strutturache vuole ospitare minori stranieri non ac-compagnati , in questo caso le figure genito-riali non sono in Italia ma nel Paese diOrigine. Qui verranno accolti ragazzi mandatiin Italia dai propri genitori , spesso volente-rosi di integrarsi e di intraprendere un per-corso formativo e lavorativo occupazionale.Per questa tipologia di minori andrà studiatauna casa famiglia che deve sviluppare in

modo particolare risorse sia nel proprioambito(laboratori, corsi formativi) sia inrete con il territorio e per il territorio. Altrogenere di struttura è quella destinata adospitare madre con bambino o donneadulte o minori vittime di violenza. Sa-rebbe ora lungo sviluppare questi puntiperò penso che sia importante che ognistruttura deve diventare una risorsa ed unelemento catalizzatore di risorse. In ogni comunità residenziale si devonoprovare a sperimentare percorsi innovativi, dove è possibile far confluire persone , cit-tadini, famiglie risorsa o famiglie solidaliche si vogliono prendere cura dei minori ,considerando frequentazioni fra famiglie eminori con la possibilità di instaurare rela-zioni positive.ed affidamenti familiari . Case famiglia , gruppo appartamento, altretipologie di strutture l’importante è chesiano risorse ed abbiano la funzione di “nutrire” il territorio ove si trovano creandouna nuova consapevolezza, e cultura e chesiano riferimento per la solidarietà e ilmutuo aiuto in cui anche i minori possanoessere risorse per la comunità in cui vivono.In conclusione possiamo dire che il contri-buire ad esplicitare percorsi di trasforma-zione reale, documentati alla luce del sole,credo possa restituire un nuovo ruolo adesperienze residenziali che solo in unaprospettiva di accoglienza innovativa pos-sono preservare un ruolo educativamentepropulsivo.

Bibliografia

Laura Fruggeri Servizi sociali e famiglie(dalla risposta al bisogno allacostruzione di competenze)oikos 1991Andrea MosconiSuggestioni sistemiche perun lavoro terapeutico digruppo in strutture comunita-rie (connessioni 2001 n°9).Severo Rosa Articolo riprende con autoriG.Amodio, Donati “ l’inter-vento di tutela nei confrontidel minore maltrattato edabusato”. Riflessioni su unintervento all’interno di unacomunità residenziale: CasaMontebello, in Maltratta-mento ed abuso all’infanzia2002, 2.Andrea CanevaroI diritti dei bambini e abitarel’apprendimento, in G. Maca-rio dall’Istituto alla casa Giorgio MacarioDocente alla facoltà discienze della formazione uni-versità di Genova, consu-lente dell’istituto degliinnocenti di Firenze minori-giustizia n°2 2009

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SCIENZADi Redazione

Cos’è la

La principale caratteristica di questa ca-tegoria è le sue specificità, ovvero il di-sturbo interessa uno specifico dominio

di abilità (lettura, scrittura, calcolo) lasciandointatto il funzionamento intellettivo generale.Ciò significa che per avere una diagnosi di di-slessia, il bambino NON deve presentare: de-ficit di intelligenza, problemi ambientali opsicologici, deficit sensoriali o neurologici.Tale disturbo è determinato da un'alterazioneneurobiologica che caratterizza i DSA (di-sfunzione nel funzionamento di alcuni gruppidi cellule deputate al riconoscimento dellelettere-parole e il loro significato).La dislessia è una difficoltà che riguarda lacapacità di leggere e scrivere in modo cor-retto e fluente. Leggere e scrivere sono con-siderati atti così semplici e automatici cherisulta difficile comprendere la fatica di unbambino dislessico.Il bambino dislessico può leggere e scrivere,ma riesce a farlo solo impegnando al mas-

simo le sue capacita e le sue energie, poichénon può farlo in maniera automatica e per-ciò si stanca rapidamente, commette errori,rimane indietro, non impara. La dislessa sipresenta in quasi costante associazione adaltri disturbi (comorbidità); questo fatto de-termina la marcata eterogeneità dei profilie l'espressività con cui i DSA si manifestano,e che comporta significative ricadute sulleindagini diagnostiche. La difficoltà di let-tura può essere più o meno grave e spessosi accompagna a problemi nella scrittura:disortografia (cioè una difficoltà di tipo or-tografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (dif-ficoltà nel movimento fino-motorio dellascrittura, cioè una cattiva resa formale, nel43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e,talvolta, anche in altre attività mentali. Tut-tavia questi bambini sono intelligenti e,disolito,vivaci e creativi.Come si manifestaSi manifesta con una lettura scorretta (nu-

mero di errori commessi durante la lettura)e/o lenta (tempo impiegato per la lettura) epuò manifestarsi anche con una difficoltà dicomprensione del testo scritto indipendentesia dai disturbi di comprensione in ascoltoche dai disturbi di decodifica (correttezza erapidità) del testo scritto. La Consensus Con-ference ha ribadito l'importanza di promuo-vere la ricerca per identificare il disturbo dicomprensione del testo come separato daquello di decodifica (correttezza e rapidità).Il bambino spesso compie nella lettura enella scrittura errori caratteristici come l'in-versione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) ela sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d). Avolte non riesce ad imparare le tabelline ealcune informazioni in sequenza come lelettere dell'alfabeto, i giorni della settimana,i mesi dell'anno. Può fare confusione perquanto riguarda i rapporti spaziali e tempo-rali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi egiorni;lettura dell'orologio) e può avere dif-ficoltà a esprimere verbalmente ciò chepensa. In alcuni casi sono presenti anchedifficoltà in alcune abilità motorie (adesempio allacciarsi le scarpe), nella capacitàdi attenzione e di concentrazione. Spesso ilbambino finisce con l'avere problemi psico-logici, quale demotivazione, scarsa auto-stima, ma questi sono una conseguenza,non la causa della dislessia.Il bambino appare disorganizzato nelle sueattività, sia a casa che a scuola. Ha difficoltàa copiare dalla lavagna e a prendere notadelle istruzioni impartite oralmente.Il disturbo specifico comporta un impatto si-gnificativo e negativo per l'adattamento sco-lastico e /o per le attività della vita quotidiana.Quando si fa la diagnosiLa diagnosi viene posta alla fine del II annodella scuola primaria. Già alla fine del I° annodella scuola primaria, tuttavia, profili funzio-nali compromessi e presenza di altri specificiindicatori diagnostici (ritardo del linguaggioe anamnesi familiare positiva per DSA) pos-sono anticipare i termini della formulazionediagnostica. Un'ulteriore strumento per la ri-

DISLESSIA?

I segnali di allarmeGià nella scuola dell'infanzia bambini che presentano uno sviluppo lin-guistico (sia in produzione e/o comprensione) atipico, come parole stor-piate, scarso vocabolario, dovrebbero consultare il pediatra che nelbilancio di salute annuale deve monitorare le situazioni a rischio valu-tando anche l'anamnesi familiare (presenza di disturbo specifico dellinguaggio, dislessia) ed inviando il bambino alle strutture competenti.Se al termine del primo anno della scuola primaria di primo grado ilbambino presenta una delle seguenti caratteristiche:1) Difficoltà nell'associazione grafema-fonema e/o fonema grafema.2) Mancato raggiungimento del controllo sillabico in lettura e scrittura.3) Eccessiva lentezza nella lettura e scrittura.4) Incapacità a produrre le lettere in stampato maiuscolo in modo rico-noscibile.È opportuno consultare le strutture competenti rivolgendosi ad unospecialista (neuropsichiatra, psicologo) per avere una diagnosi; l'As-sociazione Italiana Dislessia offre al riguardo una consulenza gratuitaindicando i Centri competenti a cui riferirsi a seconda della Regione.

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Le cose da non fare:- Far leggere il bambino a voce alta.- Ridicolizzarlo.- Correggere tutti gli errori nei testi scritti.- Dare liste di parole da imparare.- Farlo copiare dalla lavagna.- Farlo ricopiare il lavoro già svolto, perché scor-retto o disordinato.- Paragonarlo ad altri.

levazione di queste difficoltà è lo screening,inteso come ricerca-azione da condurre diret-tamente nelle scuole, da parte di insegnantiformati con la consulenza di professionisti sa-nitari. Esso andrebbe condotto all'inizio del-l'ultimo anno della scuola dell'infanzia conl'obiettivo di realizzare attività didattiche-pe-dagogiche mirate a potenziare le abilità defi-citarie. Nel caso in cui alla fine dell'annopermangano significativi segnali di rischio èopportuna la segnalazione ai servizi sanitariper l'età evolutiva.La diagnosi viene effettuata da un equipemultidisciplinare composta da Neuropsi-chiatria Infantile, Psicologo e Logopedista. Come si comporta nello studioUn dislessico si stanca più facilmente ed haperciò bisogno di molta più concentra-zione,infatti:- Può leggere un brano correttamente e noncogliere il significato.- Può avere grosse difficoltà con le cifre (ta-belline), la notazione musicale o qualsiasicosa che necessita di simboli da interpretare- Può avere difficoltà nella lettura e/o scrit-tura di lingue straniere (es. inglese, latino,greco, ecc..)- Può scrivere una parola due volte o nonscriverla.- Può avere difficoltà nel memorizzare ter-mini specifici, non di uso comune.- Può avere difficoltà nello studio (storia,geografia, scienze, letteratura, problemiaritmetici) quando questo è veicolato dallalettura e si giova invece dell'ascolto (es. re-gistratori, adulto che legge, libri digitali).- Non prende bene gli appunti perché nonriesce ad ascoltare e scrivere contempora-neamente.- Quando si distrae da ciò che sta leggendoo scrivendo ha grosse difficoltà a ritrovareil punto.Un dislessico lavora lentamente a causadelle sue difficoltà, perciò è sempre pressatodal tempo.Come si affrontaQuando qualcuno (genitore o insegnante)

sospetta di trovarsi di fronte ad un bambinodislessico è importante che venga fatta, alpiù presto una valutazione diagnostica.La diagnosi deve essere fatta da specialistiesperti, mediante specifici test. La diagnosipermette di capire finalmente che cosa stasuccedendo ed evitare gli errori più comunicome colpevolizzare il bambino ("non imparaperché non si impegna") e l'attribuire la causaa problemi psicologici, errori che determi-nano sofferenze, frustrazioni. Il professioni-sta dovrebbe redigere un referto scrittoindicando il motivo dell'invio, i test utilizzatie la diagnosi conclusiva. Ottenuta la diagnosisi possono mettere in atto aiuti specifici, tec-niche di riabilitazione e di compenso, nonchéalcuni semplici provvedimenti della modificadella didattica a favore dei ragazzi dislessici econtenute nelle direttive Ministeriali (Prot. n.4099/A/4), come ad esempio la concessionedi tempi più lunghi per lo svolgimento dicompiti, l'uso della calcolatrice e/o del com-puter. Tali provvedimenti devono poter es-sere utilizzati anche nei momenti divalutazione, compresi gli Esami di Stato. I di-slessici hanno un diverso modo di imparare,ma comunque imparano.Cosa fare dopo la diagnosiDopo la diagnosi il percorso è differenziatoa seconda dell'età del soggetto dislessico,della specificità del disturbo (correttezza,rapidità, comprensione del testo), e dalgrado di gravità.Alcuni elementi importanti dopo aver otte-nuto la diagnosi sono:- Il professionista deve comunicare la dia-gnosi in maniera chiara e precisa specifi-cando anche gli aspetti psicologicisecondari (demotivazione, bassa autostima)e redigere un referto scritto.- Indicare la possibilità dell'utilizzo di stru-menti compensativi e dispensativi.- Comunicare con la scuola per creare unarete di condivisione di obiettivi e contattareil referente scolastico per la dislessia.- Programmare dei controlli a breve sca-denza (minimo 6 mesi, massimo 1 anno).

- La famiglia deve prendere coscienza delproblema ricordando che la strada per il re-cupero del dislessico è difficile in quanto ilcarico dei compiti scolastici resta il pro-blema più gravoso per la famiglia stessa.Per alleggerire questa situazione si può af-fidare il lavoro scolastico a casa ad una per-sona estranea alla famiglia, in questo modosi ottengono diversi risultati: migliorare ilclima familiare , riappropriarsi del ruolo dimadre e non di insegnante, al fine di ridurrel'ansia della prestazione nel bambino e au-mentare l'autostima e la motivazione.- Se il bambino è nel primo ciclo dellascuola primaria si consiglia una terapia lo-gopedica o una terapia neuropsicologica.- Nelle fasi successive è consigliato un inter-vento metacognitivo che chiarisca gli scopidella lettura a seconda del materiale da stu-diare al fine di incrementare la consapevolezzadei processi che intervengono nella lettura.- L'ambiente, soprattutto quello familiare,deve appoggiare il bambino, aiutandolonelle strategie di compenso e nella costru-zione di un'immagine positiva di sé. I ragazzi dislessici possono imparare anchese in maniera un po' diversa dagli altri.Cosa devono fare i genitoriI genitori devono:- Informarsi sul problema.- Cercare una appropriata valutazione dia-gnostica.- Discutere del problema con gli insegnanti- Aiutare il bambino nelle attività scolasti-che (leggere ad alta voce).- Utilizzare strumenti alternativi alla puralettura (cassette, cd, video, computer).Cosa devono fare gli insegnantiL'insegnante deve:- Riconoscere e accogliere realmente la "di-versità".- Parlare alla classe e non nascondere il pro-blema.- Spiegare alla classe le diverse necessitàdell'alunno dislessico e il perché del diversotrattamento.- Collaborare attivamente con i colleghi pergarantire risposte coerenti al problema.- Ccomunicare con i genitoriche ne sono vit-tima in modo particolare le donne, special-mente le madri che lavorano, i lavoratoridipendenti con scarsa autonomia decisio-nale, i divorziati, le persone sole, i disoccu-pati, gli abitanti di grandi centri urbani.

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L'ORTOnon è MORTO

SOCIETÀDi S.N.

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Se il Toto Cutugno di qualche anno fa,col suo Voglio andare a vivere incampagna suscitò un po’ di ilarità,

oggi dovremmo ricrederci, a giudicaredalla riscoperta passione degli italiani perla coltivazione in proprio di un piccoloorto. E chi è costretto a restare in città siadegua, cercando un orto urbano tutto perlui. Complici i tempi difficili e la necessitàdi risparmiare, tornano infatti in voga gliorti sociali, ispirati da quegli appezza-menti coltivati che erano indispensabilidurante la guerra. In Italia sono stati cen-siti più di 10 milioni di orti che arrivano acontare 18 milioni di praticanti, mentre,secondo le Nazioni Unite, praticano l'agri-coltura urbana 800 milioni di persone nelmondo.Un po' di campagna in cittàAnche i cittadini delle metropoli possonoinfatti decidere di dedicarsi al proprioorto: un nuovo modo per trascorrere iltempo a contatto con la natura e soprat-tutto per risparmiare su quello che si portain tavola. All'estero, come sempre, ci sonoarrivati prima di noi: Svizzera, Germania,Olanda, Francia e Inghilterra hanno con-tinuato a promuovere la diffusione di ortifin dagli anni Venti, realizzando progettiurbani che ne tenessero conto. A NewYork fare il contadino per qualche ora allasettimana sta diventando una vera e pro-

pria moda. Dal 1978 nella metropoli statu-nitense esiste Green Thumb (letteral-mente ‘pollice verde’), un’associazionepatrocinata dal Dipartimento dei Parchicon 600 membri , un mercato di 20.000persone e soprattutto l’obiettivo di risa-nare zone degradate riconvertendole inorti urbani. Green Thumb fornisce inoltrespazi sociali per gli anziani, organizzafeste per le comunità di quartiere ed ela-bora progetti di studio a contatto con lanatura per bambini e ragazzi.Ma anche in Italia negli ultimi anni sem-pre più comuni hanno messo a disposi-zione dei cittadini piccoli appezzamenti diterreno da destinare alla coltivazione fa-miliare. E questo avviene anche nelle me-tropoli, dove gli orti urbani possonocontribuire al recupero di aree degradatee abbandonate.Prima tra le grandi città italiane a impor-tare gli orti solidali è stata Torino, dovel'assegnazione è gestita dalle singole circo-scrizoni che hanno nel proprio territoriodi competenza terreni disponibili. Grazieal successo che questa iniziativa ha incon-trato, l'imitazione di questo modello nonha tardato a affermarsi anche nel restodello Stivale.Dal produttore al consumatore…Un beneficio non da poco, oltre al rispar-mio, è la consapevolezza di mangiare cibo

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orti sociali nelle aree di degrado significareportare verde alle città.Istruzioni per l’usoIn tutta Italia stanno fiorendo iniziative cheriguardano gli orti sociali. Un primo modoper entrare in contatto con queste realtà èquello di rivolgersi al proprio Comune, chepotrebbe essere promotore di progetti similioppure potrebbe indirizzarvi verso chi se neoccupa. Se non avrete risposta però non viarrendete subito: cercate di contattare –con elenco telefonico o internet alla mano –le varie cooperative e aziende agricole dizona. Fatevi mettere in contatto con le fa-miglie che già stanno vivendo questa espe-rienza; vi potranno dare suggerimenti echiarirvi le idee su cosa potete davveroaspettarvi.Anche a distanzaChi non ha il tempo o la voglia di coltivarein prima persona non deve comunque ri-nunciare alla possibilità di gestire un pro-prio orto. Di cooperative e aziende cheoffrono l'opportunità di “adottarne” uno ve

sano: niente strani trattamenti dei quali siignora l'esistenza, perché a scegliere è il cit-tadino-contadino. E chi l’ha detto poi chedobbiamo per forza poter mangiare zucchineanche in pieno inverno! Riscoprire la verduradi stagione (quella vera) non è una rinuncia,ma un beneficio.La coltivazione di orti urbani può essered’aiuto anche per quelle fasce di popolazioneche più difficilmente riescono a contribuireattivamente al processo produttivo, come glianziani. Coltivare un orto è un'esperienza ac-cessibile che consente alle persone di stare in-sieme all'aria aperta, uscendo dalla routinequotidiana per fare qualcosa di creativo;anche nelle aree che sono maggiormente ab-bandonate a se stesse, presenti in ogni grandecentro, diventerebbero uno strumento di ri-qualificazione e punto di incontro.A trarne vantaggio infine vi è anche l'am-biente: scoprire un modo per vivere a con-tatto con la natura spinge ad adottareatteggiamenti più in linea con il rispetto del-l'ecosistema, ma, soprattutto, fondare degli

ne sono svariate in Italia. Un buon esempioè quello di www.leverduredelmioorto.it cheopera nel torinese. Seguendo l'esempio an-glosassone, tre fratelli di Santhià, nel ver-cellese, hanno deciso di mettere i propriterreni a disposizione di chi, non avendotempo e spazio per coltivare un proprioorto, vuole goderne i frutti. E così si può af-fittare un pezzetto di terreno, scegliere lametratura, decidere cosa coltivarci, farlo la-vorare da agricoltori ed esperti con conciminaturali, seguirne eventualmente sul postol'evoluzione e ricevere periodicamente acasa i prodotti freschi. Il proprio personaleorticello è così pronto in pochi clik.E dato che non c’è ormai fenomeno ‘social’che non abbia anche il suo social network,vi segnaliamo la nascita diGrowtheplanet.com, piattaforma on lineper piccoli produttori, ortolani e appassio-nati di orti urbani. Frequentata da chi vuolecondividere nozioni di orticoltura, scam-biarsi ortaggi e consigli o sapere qual è l'ortopiù vicino a casa, vanta già 5 mila iscritti.

Da leggereUna buona utile lettura è “Coltivare la città” (edito da Terre di Mezzo) di Andrea Calori,

un professore del Politecnico di Milano. Nel testo l’autore raccoglie una decina di progetti

di filiera corta, ossia della riduzione degli intermediari tra il produttore e consumatore,

attraverso i 5 continenti. Comprende anche una serie di interviste ad esperti sul valore

del modello “locale” di produzione e distribuzione, sulla sua auspicabilità e su come

possa essere facilmente replicato anche in Italia.

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dere più bello un vecchio oggetto magarianche logorato e rovinato dal tempo. IlDècoupage è infatti una delle tecniche piùimportanti del riciclo creativo. Spesso l'og-getto viene decorato e letteralmente tra-sformato cambiandone anche ladestinazione d'uso. Naturalmente l'og-getto deve risultare oltre che utile anchemolto piacevole da vedere.La dimensione artistica del riciclo creativotalvolta tocca proprio vette incredibili e sieleva ai livelli dell'opera d'arte, in questosenso vi sono esempi incredibili.Come non citare quindi le ecosculture di Shi-geo-Fukuda, le emozioni che suscitano le suesculture sono notevoli ed impressionante edè sconvolgente il contrasto tra la materiaprima utilizzata ed il risultato finale.

IDEEDi V.E.

L’arte di riutilizzare vecchi oggettinon più utilizzabili nello stato incui si trovano trasformandoli in

qualche cosa di diverso ma pur semprepiacevole da vedere e magari anche utilein tempi di crisi, come quelli che stiamovivendo, appassiona sempre più le crea-tive. E' una specie di sfida in cui è neces-saria una fantasia senza confini che sappialeggere nelle forme, un bel senso esteticoe la voglia di scoprire in ogni oggetto il suosegreto nascosto e portarlo alla luce. E'così che un ombrello può trasformarsi unadivertente gonnellina estiva. Il cambiod'uso è infatti una delle categorie più im-portanti di questa tecnica.Un'altra categoria è rappresentata dallasemplice decorazione estetica ovvero ren-

Riciclo CREATIVO

Ci sono degli oggetti che vengono un po' "sprecati" nella nostra società, per esempio le palline usate

durante un torneo di tennis non potrebbero essere riutilizzate ed allora ecco un'idea originale e diver-

tente per riutilizzare queste palline. Ed ecco un altro tema molto caro al ricilo creativo "il divertimento".

Talvolta il risultato di un riciclaggio di successo è proprio un oggetto divertente.

Le parole chiavedel riciclo creativo

sono quindi, ilcambio d'uso, ladecorazione, il

divertimento ed ilriutilizzo

Ma qui stiamo passando dalla cratività al-l'arte e si tratta, come sempre, di un con-fine molto sottile.

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IDEEDi V.E.

Natale eco-chic!Il Natale è il trionfo di luci e colori, un mo-mento di festa che veste a nuovo le case, levetrine e le strade, ma per l’ambiente puòessere davvero un danno.Natale è inoltre il periodo dell’anno in cuitra addobbi e regali la nostra fantasia puòdavvero sbizzarrirsi. E allora, perché nonutilizzare tutta la nostra creatività nell’al-lestimento di un albero veramente green?Le idee e gli spunti non mancano di certoe l’occasione può essere proficua ancheper riciclare qualcosa che abbiamo in casa.Il riciclo creativo, infatti, offre tante solu-zioni divertenti per trasformare il nostroalbero in qualcosa di veramente sorpren-dente ed eco-chic!

Cosa possiamo fare in concreto: NONutilizzare materiali NON riciclabili.Alcune idee su come decorare la vostra casasenza danneggiare l’ambiente: ad esempiole eco tempere, la pasta di sale, l’argilla, lospago, la stoffa sono strumenti che possonodare vita a magiche creazioni per decorareil vostro Natale rispettando l’ambiente e ri-sparmiando anche il vostro portafoglio!Se fai del riciclo un tuo stile di vita, scopri-rai, inoltre, che bottiglie di plastica, rotolidi cartone (scottex e carta igienica), tappidi sughero e lattine si possono trasformarein artistiche decorazioni del tuo albero, oaccoglienti capanne nel tuo presepio,mentre con la carta puoi realizzare catenedi ghirlande.Con i sementi (farro, mais, legumi ecc.), in-vece, potrai dare vita a quadri a tema Nata-lizio e manifesti. Basterà munirsi di unacolla ecologica, eco tempere colorate ed ilgioco è fatto.Un prodotto molto decorativo e assoluta-mente atossico ed ecologico è l’happy maisun gioco prodotto da una nota azienda cherealizza giochi ecologici, composto da underivato del mais, colorato con polverinaturali, che si incastra mattoncino su mat-toncino e attraverso il quale si possonocreare babbo natali, stelle comete, alberi na-talizi, pupazzi di neve e tanti altri perso-naggi od oggetti a tema.Se ti senti un po’ artista, se vuoi imparare arispettare l’ambiente, senza rinunciare allamagia e ai colori del Natale, impara a tra-sformare ciò che non utilizzi in qualcosa dispeciale!Quest’anno le decorazioni natalizie ecologi-che sono di moda, quindi, se non l’avete an-cora fatto, iniziate a mettere da partegiornali, bottiglie e tappi perché vi sarannocertamente utili anche per la preparazionedei biglietti di auguri.

Le posate di plastica possono rivelarsi molto utili nonsolo per banchettare durante le abbuffate natalizie. Al-cuni studenti della Transworld University, infatti, nehanno utilizzate quasi 80.000, ricavandone un alberodi natale alto 12 metri che si è aggiudicato perfino unpremio in un concorso locale. Anche le bottiglie vuote(di plastica o vetro) possono essere un valido alleatonella progettazione del nostro albero eco-friendly. Epoi c’è il classico albero di cartone o di carta di gior-nale che è possibile acquistare già fatto (per poi es-sere riutilizzato negli anni a venire) oppure lo si puòcostruire in casa con dei rotoli di cartone recuperatodallo scottex o addirittura con dei vecchi libri.

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Ogni anno, durante il periodo nataliziovengono venduti, solo nel nostro Paese,più di 10.000.000 di oggetti in plastica,come fili d’oro e d’argento, bombolette di vernice spray eneve artificiale, fili di luce, carta colorata,carta adesiva e ogni anno quasi il 50%di questi prodotti finisce tra i rifiuti.

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sono gli specialisti, il bilanciere è il consu-lente, che, in tal modo, assolve ad un com-pito fondamentale per il funzionamento ditutto l’ingranaggio. Il ruolo del consulentenon si esaurisce il primo giorno, ma il suoimpegno continua, è il coordinatore del la-voro di equipe ed è personalmente impe-gnato al bene globale delle persone che sirivolgono al consultorio. Come sostieneDon Ermanno D’Onofrio “tutte le figureprofessionali facenti parte di un’equipedevono collaborare in modo sinergico alfine di raggiungere gli obiettivi prefissati”.Il consulente non si arroga il potere di san-cire cosa è bene o cosa è male per ilcliente, così definito da Rogers che lo so-stituì al termine “paziente” con lo scopo disottolineare il rapporto paritario che deveesserci tra il consulente e la persona che alui si rivolge. Il cliente viene elevato a sog-getto competente che ha tutti gli strumentiper produrre le modificazioni cui aspira ilsuo sé ma che abbisogna di un contestoidoneo e dell’aiuto di un professionista chepossa facilitargli la traduzione in realtàdelle aspirazioni che egli possiede.L’obiettivo del consulente è, quindi, quellodi offrire al cliente una facilitazione per ri-prendere il proprio percorso di crescita e

Lo psicoterapeuta Sergio Erba giànel 1982, durante le Giornate delseminario organizzato dall’AICCeF,

sosteneva che la società è costituita di per-sone di cui il 50% chiede aiuto all’altro50% che offre aiuto ma tutti hanno glistessi bisogni. Oggi come ieri dalla consa-pevolezza di una società in cambiamento,di fronte ai bisogni emergenti degli indivi-dui c’è la necessità di rivolgersi a figureprofessionali che sappiano rispondere allacrescente domanda di aiuto. Ogni per-sona, infatti, può avere situazioni di diffi-coltà, di sofferenza, che comportano unsenso di smarrimento, una perdita di cer-tezza, un senso di crisi. Queste situazioninon necessariamente sono legate a feno-meni patologici ma a volte richiedono in-terventi di aiuto che comportano nuovemetodologie, nuovi modelli esplicativi chesappiano attivare positivi processi di cam-biamento partendo dalle potenzialità delsoggetto stesso. Diverse sono le profes-sioni di aiuto, alcune già affermate altre invia di affermazione, ognuna con una pro-pria identità professionale e una specificametodologia.L’idea della figura del consulente familiarenasce dall’esperienza attinta dall’estero, si

Il consulente FAMILIAREpuò affermare che la storia della consu-lenza in Italia si intreccia strettamente conquella dei consultori familiari. Fin dalprimo periodo di attività i consultori fami-liari si interrogano sul ruolo e sulle fun-zioni degli operatori impegnati nellaconsulenza, il consulente è considerato unesperto della relazione che, con le strategieadeguate, è capace di costruire un signifi-cativo rapporto con le persone in situa-zione di bisogno per aiutarle a conoscersimeglio. Importanti chiarificazioni sulruolo del consulente le fornisce Don PaoloLiggeri durante un intervento al IV Con-gresso Nazionale dell’UCIPEM tenutosi aRecoaro nel 1975, in cui sostiene che, nelcampo della consulenza prematrimonialee matrimoniale, il significato di consulenteacquisisce degli aspetti nuovi: è un ele-mento stabile e necessario al corretto fun-zionamento del consultorio, ha un ruoloproprio e distinto, è la persona in grado diaccogliere, di stabilire un rapporto di fidu-cia, di percepire i contenuti e motivazionie di valutare quale tipo di aiuto ha bisognola persona che si rivolge al consultorio. Ilconsultorio si può paragonare, secondoDon Liggeri, ad un orologio in cui la mollaè il direttore, le rotelle dell’ingranaggio

IN-CONSULENZADi Loredana Crescenzi

Le tre condizioni di RogersSi possono individuare trecondizioni fondamentali in-dividuate da Rogers checostituiscono la base dellecaratteristiche di un consu-lente:- Accettazione positiva e in-condizionata, che si haquando si sente di accettareogni aspetto del cliente inquanto parte di esso; - Empatia, cioè sentire ilmondo personale del clientesenza però farsi coinvolgerepersonalmente; - Congruenza, cioè non deveassumere atteggiamenti dicircostanza ma deve essereliberamente e profonda-mente sé stesso.

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aver fiducia nelle proprie potenzialità, siparla, in tal caso, di empowerment ossia diun processo di ampliamento delle poten-zialità del soggetto in modo da aumentarele abilità personali e le possibilità di con-trollare attivamente la propria vita.Oltre alle tecniche specifiche il consulentedeve possedere anche alcune competenzeprofessionali come l’ascolto attivo; la con-sapevolezza e la conoscenza della comuni-cazione non verbale sia propria che delcliente; il saper gestire il silenzio; il saperformulare domande che possano aiutare ilcliente a guardarsi dentro; il saper rifor-mulare per far capire al cliente di aver sen-tito quello che ha espresso, aiutandolo cosìa chiarire il suo pensiero; il saper riassumere

il contenuto di quello che dice il cliente peraiutarlo ad essere più specifico e focaliz-zarsi su determinate questioni anche at-traverso l’uso di feedback; il sapersiconcentrare sul qui ed ora, cioè sul quoti-diano.ConclusioniLe problematiche sociali che si manife-stano nelle vita del singolo, della coppia edella famiglia rappresentano un settore dilavoro per diverse categorie di professio-nisti: avvocati, psicologici, assistenti so-ciali, sociologi, consulenti familiari , ecc.,tutte figure che da tempo si incontrano e siscontrano costruttivamente per trovare la ri-soluzione di innumerevoli contenziosi. La fi-gura professionale più idonea ad occuparsi

di tale problematica appare il consulente fa-miliare, che ha una formazione specifica.Un professionista capace di liberarsi dagliirrigidimenti e dalle ortodossie delle diversediscipline d’appartenenza, nel rispetto di al-cuni principi generali, come il rispetto pergli altri e per la propria libertà.La consulenza familiare, intesa come spa-zio contenitore accogliente e neutrale perrisolvere con il giusto distacco controver-sie e migliorare la reciproca comunica-zione, offre un sostegno al di fuoridell’apparato giudiziario e permette a cia-scuno una autogestione del risultato finalecon conseguente evoluzione.Da diversi anni, anche se con ritardo ri-spetto ad altri paesi, in Italia si stannosperimentando forme d’aiuto attraversointerventi di consulenza familiare miratialla risoluzione dei conflitti, si avverte,pertanto, sempre più l’esigenza di una re-golamentazione giuridica della figura pro-fessionale del consulente familiare.

Tra le professioni in via di affermazione, negli ultimi anni, si sta deline-ando quella del consulente familiare, una figura professionale nata in-torno agli anni ‘40 negli Stati Uniti, arrivata in Italia negli anni ‘70, cheha avuto grande sviluppo soltanto negli ultimi anni. Il consulente fami-liare si può definire come “un professionista socio-educativo che attuapercorsi centrati su atteggiamenti e tecniche di accoglienza, ascolto eauto-ascolto che valorizzino la persona nella totalità delle sue compo-nenti; si avvale di metodologie specifiche che agevolano i singoli, lacoppia e il nucleo familiare nelle dinamiche relazionali a mobilitare lerisorse interne ed esterne per cercare e vagliare le possibili soluzioni;egli si integra, dove occorre, con altri specialisti e agisce nelle convin-zioni etiche della persona e favorisce in esse la maturazione che lerenda capaci di scelte autonome e responsabili”.

Un' equipe devecollaborare in modosinergico al fine di

raggiungere gliobiettivi prefissati

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Una bella iniziativa a sostegno dei paesi in via di sviluppo è quella messa incampo da un colosso mondiale delle carte di credito in collaborazione con ilWorld Food Programme (WFP). Grazie a questo progetto, chiamato “DigitalFood”, il WFP potrà sviluppare un programma di “voucher elettronici” perle popolazioni dei paesi poveri e un meccanismo di donazioni online checoinvolga privati e aziende nella lotta contro la fame nel mondo.Stiamo parlando del circuito MasterCard e di una nuovissima carta Master-card, che potrebbe rivelarsi utile a contrastare la fame nel mondo. Uno deglielementi fondamentali che ha permesso il raggiungimento dell’accordo trail circuito internazionale e il World Food Programme, è da ricercarsi in unaforte innovazione digitale.“Sfruttando le conoscenze tecniche e la presenza globale di MasterCard, ilWFP potrà sviluppare ulteriormente sia il programma di voucher elettronici,sia il meccanismo di donazione online che coinvolge privati e aziende impe-gnati nella lotta contro la fame nel mondo”, ha dichiarato Nancy Roman delWFP.I voucher sono una serie di “buoni” che il WFP distribuisce nei paesi poverie in via di sviluppo che hanno mercati stabili. Una volta entrate in possessodei voucher del WFP, le popolazioni locali possono scambiarli presso negoziconvenzionati, comprando derrate alimentari.Un tracciamento dei pagamenti più sicuro e la possibilità di stilare statisti-che sul successo del sistema sono i due obiettivi principali dell’introduzione di voucher e pagamenti elettronici anche nei paesipoveri.Oltre al progetto “Digital Food”, MasterCard ha preso in carico anche un’altra iniziativa del WFP dal titolo “Integrated giving”.Quest’ultima consentirà alle imprese di inserire i canali per le donazioni nei loro prodotti: saranno disponibili, ad esempio, dona-zioni dirette alla cassa oppure applicazioni smartphone aventi lo stesso scopo. Il circuito internazionale, in ogni caso, è sempre adisposizione per le più tradizionali raccolte fondi in favore del WFP.

Una nuova arma digitale contro la fame nel mondo

Ti sei mai chiesto cos’è la “Grazia”? Per qualcuno è la dote di una ballerina,per alcuni è la sentenza penale che assolve da un reato ed, infine, potrebbeessere una zia di Milano… Eppure oggi parliamo dell’essere “graziosi” evediamo cosa significa per noi ottimisti e quanto può essere utile.Il concetto è veramente semplice, ma di una potenza inaudita, tanto chenegli ultimi anni sono usciti parecchi libri che ne parlano… benchè il con-cetto non sia certo una novità e anzi è “vecchio” di millenni.Nella mia idea semplice e ironica, essere “Graziosi” significa semplice-mente distinguersi per essere persone che dicono più spesso degli altri laparola “GRAZIE”; tutto qui: semplice e diretto ma potente ed efficace!A dire il vero non è per nulla difficile essere più Graziosi della norma, datoche non è poi così diffusa l’abitudine di ringraziare e dire formalmente laparola “grazie”; non ho idea del perchè ma è così!A pensarci bene, i bambini piccoli devono ricevere un training specificoper imparare a chiedere “per piacere” e poi dire “grazie”… almeno io sonostato allenato a farlo… e il che significa che forse non è una cosa sponta-nea!Ad ogni modo, per quanto possa sembrare strano, c’è un collegamento pre-ciso tra le parole che diciamo e i sentimenti che proviamo e questo è il con-cetto più interessante: provare gratitudine ci porta a dire “grazie” ma direpiù spesso la parola “grazie” aumenta la nostra gratitudine… e soprattuttola fa conoscere agli altri.Provare gratitudine è una sensazione piacevole, perchè ci fa sentire aiutati,

ci ricorda che non siamo soli e altre belle cose… ma il fatto è che per ogni persona che prova gratitudine e dice grazie ci deve essereuna persona che prova orgoglio e si sente ringraziare!Questo è il meccanismo chiave che pochi considerano: probabilmente è più gratificante sentirsi ringraziare che non ringraziare ecosì che pochi dicono grazie e molti aspettano di sentirselo dire!!Se noi diventiamo persone particolarmente “graziose” cioè che dicono spesso grazie (non quando non serve) tutte le volte che è ilcaso… succederà che le persone attorno a noi avranno ancora più voglia di aiutarci e sostenerci.Ovviamente non ti sto invitando a usare questa parola “magica” per uno scopo strumentale… ma solo a farlo tutte le volte che è ilcaso di farlo. Vedrai che le persone lo gradiscono molto e oltre al fatto che sarà piacevole anche per te sentire la gratitudine, noteraipresto che le persone avranno più voglia di aiutarti!

Gli ottimisti sono “graziosi”

BUONE NOTIZIEDi Redazione

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0)Alimentiamo la SOLIDARIETÀ!

Il Giardino delle Rose Blu, nello spirito di solidarietà e dicondivisione che caratterizza il suo operato, promuove ogniprimo giovedì del mese, presso la sede in Viale Europa44 a Frosinone, una giornata dedicata alla distribuzionedei viveri.

Le consegne dei pacchi alimentari sono rivolte alle famiglieindigenti di Frosinone che hanno difficoltà nel procurarsibeni di prima necessità e che vivono in condizioni diestremo disagio e povertà. Le famiglie ricevono una piccolascorta di beni alimentari primari in un clima di vera ospita-lità, comprensione e di solidarietà. Questa giornata stabili-sce un ponte sempre più saldo tra il Giardino delle Rose Blue la popolazione locale, gettando le basi per una consape-volezza matura e responsabile dei fabbisogni attuali e pro-muovendo nuove occasioni di incontro e di confronto.Questo progetto, attivo dal 2010, ha visto la distribuzione,attraverso la distribuzione di pacchi famiglia presso la no-stra sede ed attraverso visite domiciliari personalizzate, dicirca 660 quintali di generi alimentari a 280 famiglie.

Il Progetto vuole promuovere assistenza, aiuto eascolto a famiglie povere e disagiate. È prevista ladistribuzione di pacchi alimentari, visite domiciliari esoddisfacimento di necessità particolari oltre che ladisponibilità di uno spazio di ascolto in sinergia conil Punto Famiglia. Il progetto è attivo a Frosinone(circa 350 famiglie), ma è realizzabile anche in altreAree e zone dove è presente il Giardino delle roseblu che si fa portavoce e coordinatore di eventualicollaborazioni con altre Associazioni e Enti umanitaripresenti nello stesso territorio.

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