Educare per lAutonomia, lAutonomia per Educare La Comunicazione Aumentativa e Alternativa Marco...
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“Educare per l’Autonomia, l’Autonomia per Educare ”
La Comunicazione Aumentativa e AlternativaMarco Gagliotta
Sant’Anastasia27 marzo 2009
L’operatore come strumento
L’INDAGINE CONOSCITIVA
Esaminiamo la relazione tra due persone delle quali una è disabile
verbale; entrambi gli interlocutori in questione possiedono in misura totale, o
in parte, i requisiti per comunicare; entrambi presentano un’intenzionalità
comunicativa, la possibilità di utilizzare i segnali della CNV (Comunicazione Non Verbale) e la capacità di comprendere il linguaggio parlato, solo l’abile verbale
però è in grado di utilizzare il linguaggio in produzione.
Simulazione(M.L. Gava, 1998)
Simulazione
IL CONDUTTORE SI METTE NELLA SITUAZIONE DI UN DISABILE:
- CHE HA VOGLIA DI COMUNICARE MA NON PUÒ PARLARE
- HA LA POSSIBILITÀ DI RISPONDERE SI/NO CON IL CAPO
- HA UNA BUONA MIMICA FACCIALE
- NON PUÒ COMPIERE GESTI CHIARI
IL GRUPPO CERCA ATTRAVERSO DOMANDE DI CAPIRE CIÒ CHE IL CONDUTTORE HA VOGLIA DI DIRE, RACCONTARE.
?
Comunicazione=
Linguaggio
?
?
Comunicazione=
Relazione
?
Disabilità verbale e Disabilità relazionale
(M.L. Gava, 1998)
La definizione di disabilità verbale attribuisce la mancanza di
comunicabilità solo alla persona impossibilitata a parlare.
Ma il genere di relazione che produce l’assenza di linguaggio è estremamente significativa per le conseguenze dirette
anche sugli abili verbali.
Disabilità verbale e Disabilità relazionale
L’AAC nasce in realtà da un duplice bisogno: quello del disabile e quello
dell’abile verbale; poiché la non verbalità penalizza entrambi. E’
importante perciò considerarla come un problema relazionale e non solo come
un limite funzionale.In questo modo si ribalta il problema: se
entrambi sono “disabili” in questa situazione, quale comunicazione e quale
relazione è possibile?
L’AAC non è potente come il linguaggio, ma è sicuramente
meglio del silenzio.
Rende possibile l’emersione di contenuti emotivi difficilmente
veicolabili con la CNV o con reazioni neurovegetative.
Ottica dell’intervento
(M. Bottos, 2001)
L’obiettivo terapeutico/educativo viene spostato dall’acquisizione di una funzione simbolo, come
può essere la deambulazione oppure il linguaggio verbale, alla ricerca della massima autonomia possibile (per quella persona, inserita in quel
contesto e con quel deficit funzionale)
La ricerca della funzione simbolo fa quasi sempre parte di un’ottica centrata sulla normalizzazione/guarigione.
Quando riuscirà a fare…, passeremo a…
Recupero/acquisizione
della funzione simbolo
Importante, possibile ma…
!? OBIETTIVO ?!
L’intera prospettiva di vita potrebbe essere finalizzato solo al recupero della funzione e lo strumento è quasi sempre
quello della molta fisioterapia/logopedia/psicomotricità.
CONSEGUENZE
Il disabile e la sua famiglia vivono in una dimensione atemporale in attesa che
quella trasformazione si realizzi.
!?Normalizzazione/guarigione?!
Pensare in termini di autonomia possibile affrontando le esigenze attuali del paziente:
• Spostamento – ancor prima di deambulazione
• Comunicare – ancor prima di parlare
• Comunicare – ancor prima di acquisire
la letto-scrittura
• Lavorare - ancor prima di recuperare l’uso di ...
• Giocare – ancor prima di …
Tali esigenze, andrebbero affrontate mediante l’uso di specifici ausili
tecnologici ed in base al quadro clinico attuale,
ma senza aspettare progressi e sviluppi futuri.
La dotazione di mezzi che consentano di bypassare il deficit (ausili), già in fase
precoce, rappresenta un elemento essenziale per la messa in atto di un
progetto coerente volto a cogliere tutti gli aspetti dello sviluppo (bambini) e
della vita.
Il punto di partenza di questa ottica è quindi rappresentato dalla presa d’atto
che ci troviamo di fronte a situazioni inemendabili per le quali l’obiettivo
della guarigione grazie a tanta terapia ed a tante letterine a scuola, resta al di
la delle attuali e reali possibilità del paziente di vivere semplici situazioni
quotidiane.
Al contrario, modifichiamo le aspettative, ottimizzando e potenziando le capacità residue attuali in relazione
al bisogno.
Sarà quindi necessario valutare fin dove è opportuno insistere per far
apprendere/recuperare una funzione, e dove invece, sia
opportuno sostenerla (mettere in condizione di comunicare,
muoversi, lavorare, giocare, …) grazie all’uso di mezzi esterni che
consentano di vivere tutte le esperienze possibili per far si che ci
sia una naturale interazione all’ambiente fisico ed alle persone.
…Riabilitare l’autonomia,
l’autonomia per riabilitare…
GRAZIE