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ECONOMIA
E GESTIONE DELLE IMPRESE
E DEI SISTEMI COMPETITIVI
Alcuni percorsi di ricerca interdisciplinare nell’ambito delle scienze manageriali
a cura diMarco Pironti
Proprietà letteraria riservata
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Prima edizione: novembre 2012
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Questa opera è stata realizzata nell’ambito del Programma di Ricerca scientifi ca di rilevante Interesse
Nazionale – PRIN 2009 dal titolo “Th e impact of innovation diff usion in evolving complex social systems”
Sommario
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
CAPITOLO 1
Strategie d’ impresa e network collaborativi: un modello di simulazione . . . . . . . .13
Marco Pironti, Paola Pisano, Marco Remondino
CAPITOLO 2
Strategia explorative ed exploitative:
dal modello teorico all’ approccio metodologico della content analysis . . . . . . . . . .47
Paola Pisano, Gianluca Vagnani, Michele Simoni, Mauro Giraudo
CAPITOLO 3
Strategie collaborative, comportamenti opportunistici e teoria dei giochi . . . . . . .69
Paola Pisano, Marco Pironti
CAPITOLO 4
Decisioni manageriali, distorsioni comportamentali e fattori emozionali:
introduzione a un approccio cognitivo al governo dell’ impresa . . . . . . . . . . . . . . .87
Nicola Miglietta, Enrico Battisti
CAPITOLO 5
Strategie collaborative delle imprese e strutture cooperative: analisi di scenario
e dinamica dei network . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .115
Marco Remondino, Roberto Schiesari
CAPITOLO 6
La propensione all’ innovazione e balance scorecard . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .133
Paola Pisano, Bernardo Bertoldi
Sommario Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
6
CAPITOLO 7
Approccio sistemico e regolamentazione dei mercati fi nanziari:
un’ interpretazione attraverso l’ Agent Based Approach . . . . . . . . . . . . . . . . . . .169
Marco Pironti, Piercarlo Rossi
CAPITOLO 8
Approccio sistemico allo sviluppo territoriale – Utilizzo di System Dynamics per
modellizzare l’ evoluzione dei cluster urbani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .235
Enrico Rovida, Raff aella Rovida, Luca Delrio
CAPITOLO 9
Modelli economici previsionali basati su clustering e reti neurali . . . . . . . . . . . . .261
Paola Pisano, Rossella Cancellieri
CAPITOLO 10
Strategie di approvvigionamento e simulazione di processo . . . . . . . . . . . . . . . .291
Marco Remondino, Marco Pironti, Valter Cantino
CAPITOLO 11
La diff usione dei modelli open: dall’ analisi teorica allo studio metodologico
attraverso la Mean Field Analysis.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .329
Paola Pisano, Daniele Manini, Marco Gribaudo
Hanno collaborato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .350
CAPITOLO 11La diff usione dei modelli open: dall’ analisi teorica allo
studio metodologico attraverso la Mean Field Analysis
Paola Pisano, Daniele Manini, Marco Gribaudo
Abstract
Th e objective of this research is to show a new methodology for modeling phenomena
present in complex economic systems. Th e case study we analyzed is the adoption
of open organization model among fi rms operating in a particular industry. A fi rm
with an open system model creates and captures value taking advantage not only
from the internal resource but also from external. Th e organization could approach
to open model acquisition using diff erent focus: external focus namely looking out
of its boundary, acting and reacting to competitor innovation, costumers’ changing,
demand growth, or internal focus remaining inside its boundary improving its best
capabilities ignoring what happened outside (Vagnani 2010). Th e actors involved are
fi rms, customers and suppliers linked together thought a business to business model.
Th e methodology is based on an Object-Oriented Analysis Field Model that allows to
intuitively describe systems characterized by a large number of objects that interact,
as in this case of a system composed by diff erent organizational entities. Th e system
simulation allows to analyze how the actors infl uence the acquisition and diff usion of
the open organization model. Th is approach permits, for the generation of diff erent
classes of objects, to represent all actors involved in the evolution of the system and
to defi ne the dynamics that determine their interaction. Th e solution of the model
can be approximated using the Mean-Field analysis technique (Kurtz 1978), following
the results proposed in (Bobbio 2008). A qualitative result is illustrated in order to
show the applicability of the proposed methodology and to emphasize its relevant
features: fl exible modeling approach, capacity of solving complex systems and output
management facilities. Th e presented model is comprehensive and its scope is wide; it
could be used to study the behavior of enterprises changing model in many diff erent
scenarios and situations. In future works quantitative results will be given, and diff erent
situations will be analyzed.
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
330
11.1 Question research
L’ obiettivo di questo capitolo è analizzare il passaggio dei modelli organizzativi tra
imprese diff erenti per posizione all’ interno della catena del valore e per strategie
aziendali utilizzando la Mean Field analysis.
11.2 Introduzione
Nell’ economia moderna le imprese devono rispondere in modo rapido ed effi cace
ai cambiamenti dell’ ambiente quali la competizione globale delle imprese, nuovi e
diversi bisogni dei consumatori, e alle modifi che della regolamentazione dei settori.
La reattività delle imprese dipende sia dalla propria struttura organizzativa sia dal
grado di attenzione verso le dinamiche esterne. La scelta organizzativa e l’ attenzione
verso le dinamiche esterne sono fortemente correlate e dipendono da un numero
rilevante di variabili. L’ utilizzo di metodi analitici consente di studiare questi fenomeni
e fornisce uno strumento che permette di valutare l’ effi cacia delle scelte eff ettuate dalle
imprese. L’ obiettivo di questo capitolo è di illustrare una nuova metodologia per la
modellizzazione di fenomeni presenti in sistemi economici complessi. In particolare,
verrà analizzata l’ adozione del modello “organizzativo open” all’ interno di imprese
operanti in determinati settori. Un’ impresa che assume un modello organizzativo
open cattura e crea valore utilizzando non solo risorse interne ma anche risorse esterne
derivanti da collaborazioni con altri attori del settore. La possibilità di assumere o
meno un modello organizzativo diverso dal proprio dipende dagli obiettivi strategici
dell’ impresa fortemente legati al grado di interesse (focus) verso variabili interne o
esterne all’ impresa. La metodologia utilizzata per l’ analisi della diff usione dell’ open
organization si basa sulla Mean Field Analysis, una tecnica in grado di descrivere in
maniera intuitiva il comportamento di sistemi complessi caratterizzati da un elevato
numero di oggetti che interagiscono. Questo approccio si presta bene all’ analisi del
caso di studio presentato in quanto è in grado di descrivere diff erenti classi di oggetti
caratterizzati da comportamenti diversi all’ interno del settore (imprese, fornitori
e clienti) e del mercato (leader e follower). L’ applicabilità della metodologia viene
illustrata mediante la presentazione di risultati qualitativi che mostrano l’ assunzione
dell’ open organization da parte di vari soggetti.
In questo capitolo, dopo aver illustrato la letteratura relativa ai modelli organizzativi,
open organization, la diff usione dei modelli organizzativi e al focus delle imprese, viene
descritta la metodologia della Mean Field Analysis. Successivamente verrà illustrato il
processo di sviluppo del modello analitico basato su Mean Field Analysis.
11.3 Modelli di business
Molti autori hanno dato una defi nizione di modello di business. Un recente articolo
di S.M. Shafer et al. (2005) ha eff ettuato una revisione della letteratura su 12
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
331
defi nizioni di modelli di business tra il 1998 e i 2002. Nessuna di queste defi nizioni
sembra essere accettata in modo univoco e completo dalla letteratura a causa delle
diff erenti prospettive che guidano le defi nizione (es: dal modello e-business, alla
strategia, alla tecnologia all’ information system, ecc.). Il modello di business è stato
inoltre scomposto attraverso un diagramma di affi nità (affi nity diagram, Pydek,
2004) nelle sue componenti principali per identifi care i patterns e stabilite le relazioni
qualitative che esistono tra le diff erenti componenti. Il risultato di un affi nity diagram
è l’ identifi cazione di quatto macro categorie (vedi fi gura 11.1):
1. strategic choices;
2. creating value;
3. capturing value;
4. value network.
Utilizzando l’ affi nity diagram, il business model è stato defi nito come una
rappresentazione delle logiche core sottostanti l’ impresa e delle scelte strategiche per
creare e catturare valore all’ interno di un network di valore. Questa defi nizione prende
in considerazione alcuni termini chiave:
1. Logiche core: suggerisce che il modello di business aiuti ad articolare e esplicitare
le assunzioni chiave delle relazioni causa eff etto nonché delle consistenze delle
scelte strategiche.
2. Scelte strategiche: il modello di business rifl ette le scelte strategiche che sono state
eff ettuate dalle imprese.
3. I termini creare e catturare valore rifl ettono due fondamentali funzioni di un or-
ganizzazione che vuole rimanere in vita dopo il primo periodo di tempo iniziale.
Principalmente un’ impresa di successo è caratterizzata dal fare “ attività” in modo
diff erente rispetto ai competitor; è ovvio che è utile per le imprese sviluppare core
competence e capacità che le permettano di eff ettuare processi e sviluppare pro-
dotti e servizi in modo totalmente diff erente rispetto ai competitor. Ovviamente
lo sviluppo di competenze core e capacità uniche non avviene in poco tempo ma,
come Hamel (2000) scrive, entrambe possono essere sviluppate grazie a un net-
work di valore che includa fornitori partner, canali di distribuzione e coalizioni
che estendano le risorse delle imprese. Il ruolo che l’ impresa decide di ricoprire
all’ interno del network è un elemento importante del suo modello di business.
È utile sottolineare che il modello di business non è una strategia: benché il
modello di business facility, l’ analisi, il testing e la validazione delle scelte non è una
strategia; basti infatti citare la visione della strategia di Porter – ossia la strategia come
un posizionamento in modo diff erente di un prodotto o un servizio in un determinato
mercato – per capire la diff erenza tra il modello di business e la strategia d’ impresa.
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
332
Fig 11.1: affi nity diagram
Fonte: S.M. Shafer et al.(2005)
Tabella 11.1: analisi della letteratura sui modelli di business Fonte: S.M. Shafer et al.
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* SCM: supply chain management. ** IS: Information system.
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
333
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Sustainability
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Transaction structure
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Supply chain management
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I modelli di business che le imprese assumono sono stati defi niti da Chesbrough
(2005) come segue:
1. modello di business indiff erenziato: le aziende che hanno un modello di business
indiff erenziato hanno molta diffi coltà a mantenere un vantaggio competitivo. I pro-
dotti di questa tipologia di imprese sono in genere prodotti di base che non si diff e-
renziano dai competitor anche nelle modalità di vendita. A volte cambiano strategie
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
334
mettendo in atto idee copiate da altri o assumendo personale di altre aziende, ten-
dono però all’ immobilismo. Poiché si affi dano all’ emulazione, queste aziende non
sono quasi mai all’ avanguardia con l’ innovazione: se hanno un vantaggio faticano a
difenderlo dall’ innovazione altrui. Un esempio di questo modello di business sono
le aziende a conduzione familiare oppure le micro imprese di servizi.
2. Modello di business diff erenziato: le attività non sono pianifi cate e i budget ven-
gono fatti in base a cosa serve. Un esempio di tipologia di business diff erenziato
sono le start up in cui i successi raggiunti una tantum non riescono a garantire la
sopravvivenza dell’ impresa per mancanza di budget, materiali, macchinari, ecc…
L’ impresa che assume un modello di business diff erenziato fa innovazione e crea
un minimo di Proprietà intellettuale che però stenta a difendere.
3. Modello di business segmentato: le imprese così strutturate sono in grado di seg-
mentare competendo simultaneamente in più segmenti e posizionandosi su una
più ampia fascia di mercato, ottenendo quindi maggiori profi tti. Mentre il segmento
sensibile al prezzo assicura una produzione ad alti volumi e bassi costi, il segmento
sensibile alla performance assicura margini più elevati. Le imprese con un modello
di business segmentato possono rivolgersi anche ad altre nicchie creando una pre-
senza più solida sui canali distributivi. In una azienda di questo tipo l’ innovazione
non è più un fatto casuale: esiste un reparto dedicato a perseguire l’ innovazione.
4. Modello di business orientato all’ esterno. L’ azienda inizia ad aprirsi alle idee e tec-
nologie esterne nello sviluppo e nell’ attuazione del business, l’ impresa crea le road
map dei prodotti e servizi futuri (quindi pianifi ca): il rischio di questa azienda è
che vede solo l’ innovazione di prodotto, processo e servizio legata al suo modello
di business e non tiene conto delle sue dimensioni commerciali né mette in dubbio
la modalità con cui il modello di business incide sulle idee prese in considerazione
e quelle scartate. L’ impresa integra il processo di innovazione nel suo modello di
business. Continua a segmentare il mercato tramite il proprio modello di business
supportando i processi con l’ innovazione: adesso la segmentazione è appoggiata
da fonti esterne di tecnologia che si aggiungono a quelle interne. L’ innovazione
esterna abbassa tempi e costi condividendo con altri soggetti il rischio di sviluppo
di nuovo prodotti: le road map interne vengono spesso condivise con fornitori e
clienti. Imprese di questo genere hanno spesso un attivo comitato tecnico (Te-
chincal Advisiory Board) nonché intrattengono rapporti con università e centri
di ricerca per lo sviluppo di innovazione. A livello organizzativo l’ innovazione
diviene una attività interfunzionale e la funzione marketing vi partecipa con la
stessa dignità delle funzioni R&S e engeeniering. Invece di affi dare lo sviluppo di
nuovi progetti agli input delle vendite il processo di innovazione include un’ ana-
lisi più sistematica dei clienti attuali e potenziali, nei mercati attuali e potenziali:
si predispongono previsioni dettagliate per le diverse opportunità di innovazione
con il contributo della fi nanza. La pianifi cazione riguarda un arco temporale più
esteso, così come la valutazione dei rischi fi nanziari legati alla ricerca e sviluppo.
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
335
5. Modello focalizzato sull’ innovazione: I fornitori e clienti sono autorizzati a parte-
cipare al processo di innovazione dell’ azienda e l’ azienda è autorizzata a parteci-
pare al loro processo di innovazione. Nell’ analisi della supply chain le imprese con
questo modello di business investono risorse anche nello studio del cliente iden-
tifi cando i bisogni insoddisfatti e le nuove opportunità commerciali. L’ azienda è
in grado di creare solide alleanze e partnership con imprese complementari impe-
gnate a cogliere nuove opportunità di mercati adiacenti. Comincia a considerare la
piattaforma per connettere e coordinare attività innovative sia esterne sia interne.
6. Modello di business modifi cato dall’ esterno: esplora modalità alternative di sfrut-
tamento economico dell’ innovazione. Alcuni inseriscono venture capital per esplo-
rare modelli di business alternativi di piccole start-up, altri usano spin off e joint
venture per commercializzare tecnologie estranee al loro modello di business, altre
hanno creato incubatori interni. I clienti e fornitori diventano partner commerciali
in quanto partecipano alla divisione dei rischi tecnici e di business Un esempio di
questa tipologia di modello di business è la Dell che segmenta i fornitori proprio
come fa con i clienti: lavora con la Intel per la pianifi cazione della tecnologia fu-
tura. Lavora a stretto contatto con le aziende clienti che tiene separate dai clienti
consumatori. Mantiene un data base per tutti i prodotti venduti e il cliente può
specifi care un periodo di rotazione di 3, 4 anni e la Dell amministra direttamente
questa politica per i suoi prodotti: ha una confi gurazione soft ware per cui l’ azien-
da cliente riceve il un nuovo personal computer o notebook ogni 3 e 4 anni con il
soft ware specifi cato dall’ azienda già installato. Questo modello di business è facili-
tato quando l’ azienda impone le sue tecnologie come base per una piattaforma di
innovazione per quella catena del valore. Questo è quello che sta avvenendo alla
Apple: il successo dell’ ipod e del modello di business che lo sostiene promuove
nuovi accessori e tutta una serie di miglioramenti che nel loro insieme comportano
un enorme investimento del settore sulla piattaforma ipod. Altre aziende stanno
studiano il modo di utilizzare l’ ipod per diff ondere in tempo reale informazioni
fi nanziarie sanitarie, non essendo però pagate dalla Apple ma solo certifi cate.
Le diverse defi nizioni di modelli di business riportate sono da inserire nel
contesto più ampio del settore nel quale l’ impresa opera e del mercato di riferimento
dell’ impresa stessa. I modelli di business delle imprese si stanno man mano aprendo
sempre di più verso l’ esterno grazie alle spinte innovative dei mercati di riferimento.
La divisione del lavoro nell’ innovazione è un sistema in cui una parte genera una
nuova idea ma non la immette direttamente sul mercato: si associa a un altro soggetto
o la cede. Quest’ ultimo soggetto immette l’ innovazione sul mercato. Sulla base delle
ineffi cienze dei mercati di intermediazione in cui:
la cessione di tecnologia da un’ impresa all’ altra avviene molto frequentemente ma
è diffi cile da documentare perché non viene riportata nei documenti fi nanziari
delle aziende
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
336
le imprese comprano o vendono altre aziende per accedere alle tecnologie e idee
(spin off e scorporazioni)
il numero di brevetti usati dall’ impresa/n° di brevetti posseduti: va dal 5 al 25 %;
nasce la necessità di creare mercati di intermediazione per idee e tecnologie in cui
un fornitore a monte dà in licenza il suo know how e la sua proprietà intellettuale
a sviluppatori e produttori che stanno a valle.
A questa necessità si aggiungono forze economiche che spingono le imprese
ad aprire i propri modelli di business. La combinazione tra incremento dei costi
di sviluppo e accorciamento del ciclo di vita dei prodotti comprime la redditività
complessiva sull’ investimento in innovazione riducendo la capacità delle aziende di
ottenere un ritorno soddisfacente su tale investimento. Basti pensare che nel 2006 la
Intel ha annunciato la costruzione di 2 nuove Fab155 in Arizona e in Israele del valore
di $ 3 mld.: 20 anni fa una FAB costava l’ 1% di 3mld; oppure al costo di sviluppo di
nuovi farmaci pari oggi a 800 ml di $ per un prodotto di successo: 10 anni fa era 80 ml.
Nel prossimo paragrafo analizzeremo il modello di business open utile alle imprese
per la sopravvivenza nel contesto economico poc’ anzi delineato.
11.4 Open organization
L’ Open Organization è una tipologia di modello di business promosso da Henry Che-
sbrough: il modello si basa principalmente su una visione aperta di business che si con-
trappone alla precedente visione di business chiuso utilizzato fi no agli anni Ottanta.
L’ idea centrale di questo concetto è che, in un mondo come quello attuale dove la cono-
scenza viene largamente diff usa e distribuita, le aziende non possono basarsi solamente
sui propri centri di ricerca interni, ma devono essere in grado di interagire con altre
aziende all’ interno di un network stabile nel quale le imprese si scambiano conoscenze,
idee, innovazioni e risorse al fi ne di rende più effi cienti i processi dell’ impresa stessa.
An open organisation is an organisation open to anyone who agrees to abide by its
purpose and principles, with complete transparency and clearly defi ned desicion
making structures, ownership patterns, and echange mechanisms; designed,
defi ned, and refi ned, by all members as part of a continual transformative process
L’ Open Organisation è una struttura funzionale organizzativa e le persone
o imprese possono scegliere di adottarla per il loro business; ma può essere anche
utilizzata come strumento per analizzare altre organizzazioni. Open Organisation è il
risultato di osservazioni di processi delle organizzazioni esistenti.
Quindi elemento fondamentale nell’ open organisation sono i processi; sono stati
identifi cati quattro processi regolari più uno straordinario:
155 Le FAB sono fabbriche di semiconduttori.
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
337
1. processo decisionale: le decisioni vengono prese con il consenso di tutti;
2. processo di responsabilità: il gruppo deve rispondere delle proprie azioni;
3. processo di trasparenza: la comunicazione deve avvenire regolarmente e in forma
accessibile;
4. processo di coordinamento: il lavoro dev’ essere organizzato;
5. processo di esclusione: nel momento in cui il gruppo non adempie agli obblighi
richiesti viene escluso dal lavoro.
Le imprese open hanno diverse caratteristiche:
divisione del lavoro nell’ innovazione: ossia un sistema in cui una parte genera
una nuova idea ma non la immette direttamente sul mercato; si associa invece a
un altro soggetto che commercializza immettendo l’ idea sul mercato sotto forma
di prodotto o servizio. Attraverso questa divisione del lavoro le imprese potranno
commercializzare e ottenere ricavi non solo dalle idee innovative proprie ma de
idee e innovazioni acquistate da altre imprese. Il vantaggio di fondo riguarda non
solo i “venditori di idee” che possono trarre utili da innovazioni che in passato
venivano accantonate ma anche per i “compratori di idee” per i quali il vantaggio
risiede nella riduzione dei costi e dei tempi di sviluppo di innovazioni.
creazione e acquisizione di un nuovo valore: ossia la possibilità di aumentare il va-
lore di un prodotto processo e servizio utilizzando risorse esterne e interne all’ im-
presa stessa.
utilizzo al mercato dell’ intermediazione: per sviluppare idee interne ma anche per
sviluppare idee derivanti dall’ esterno o cedere idee non utilizzate in azienda.
cessione di idee interne che non vengono utilizzate internamente: in un’ indagine
condotta da Chesbrough (2006) è emerso che le aziende usano meno della metà
delle tecnologie brevettate che possiedono in almeno uno dei loro business. Il tas-
so di utilizzo va dal 5 al 25 percento; ciò signifi ca che, nelle aziende di questo
campione una quota che oscilla tra il 75 e il 95 percento delle tecnologie brevettate
rimane inattiva (Coles et al. 2003).
diminuzione dei costi di R&S: quanto detto nel precedente punto si traduce in uno
spreco di risorse, ma anche in uno spreco di denaro degli azionisti in quanto fi nan-
ziano la R&S nell’ azienda. Per far fronte a questa situazione, è possibile sostenere un
processo innovativo prendendo in licenza idee e tecnologie all’ esterno nei mercati
dell’ intermediazione, oltre che sviluppando e utilizzando le proprie risorse interne.
rapporti con soggetti esterni: un’ altra caratteristica fondamentale per le imprese
open è mantenere rapporti intensi e continuativi con le università in quanto è con-
siderata un’ altra fonte vitale di accesso a idee esterne. All’ interno delle università è
presente personale qualifi cato per determinati settori e questo rappresenta un po-
tenziale per l’ impresa che intende sfruttare la conoscenza sviluppata dall’ università.
Condivisione delle innovazioni: infi ne le imprese open mettono a disposizione la
conoscenza all’ interno del network in cui operano, dando all’ esterno le idee che non
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
338
sfruttano ma possono trarne vantaggio economico dalla vendita o dalla concessione,
perché collaborare con le migliori menti fa la diff erenza (Sanderson et al. 2006).
11.5 La diff usione del modello organizzativo.
La diff usione del modello organizzativo tra le diff erenti imprese può essere paragonato
alla diff usione di processi organizzativi. Infatti come l’ organizzazione anche il
processo è defi nito come un insieme di elementi che interagiscono tra di loro spesso
in modo non lineare. È ovvio che sia l’ organizzazione sia i processi sono diffi cili da
diff ondere e da assorbire all’ interno di una nuova struttura (Ettlei 1992, Knight 1967,
Hutterback 1975) soprattutto se i tempi di diff usione vengono paragonati ai tempi
di diff usione dei prodotti o dei servizi. Myers e Marquis (1969) in un loro lavoro
hanno sottolineato come l’ adozione di processi innovativi richieda un tempo tre
volte superiore rispetto alla diff usione dell’ innovazione di prodotto o servizio. Anche
Strebel (1987) supportando il precedente risultato, ha sottolineato come le imprese
adottino più prodotti che processi in ogni fase del loro ciclo di vita. D’ altro canto
l’ adozione di un processo all’ interno di un’ impresa tende a essere più distruttiva
poiché coinvolge più parti dell’ organizzazione ossia capitali, persone, macchine, tools,
ecc. (Tornastzky 1990) al pari di un cambio organizzativo (Tornastzky 1982). Inoltre il
successo dell’ applicazione di nuovi processi dipende molto dal cambio organizzativo
e amministrativo esattamente come un cambio organizzativo (Ettlei 1992). È ovvio
che la propensione a un cambiamento organizzativo così come la propensione alla
creazione di un nuovo processo dipende dalla visione strategica dell’ impresa ossia
dal grado di apertura verso l’ innovazione, verso l’ esterno, dalla capacità di accettare i
cambiamenti strutturali all’ interno dell’ impresa oltre che dalla valutazione del valore
aggiunto apportato dalle modifi che dei modelli di business.
11.6 Orientamento di mercato: focus interno e esterno
I primi studi sull’ orientamento di mercato sono stati eff ettuati negli anni Ottanta con la
fi nalità di capire quali fossero i drivers che guidavano le imprese nelle loro scelte strategi-
che (Jaworski 1990, Narver 1990, Jaworski 1993, Day 1983). Esistono varie scale di valu-
tazione dell’ orientamento di mercato: Kohli nel 1993 valutava come variabili dell’ orienta-
mento di mercato la capacità di acquisire e rispondere ai consumatori ponendo al centro
dell’ orientamento di mercato la fi gura del consumatore. Narver and Slater (1990) valuta-
no l’ orientamento di mercato non solo verso cliente ma anche verso i competitor e verso
la coordinazione interfunzionale. in entrambe queste scale la misura dell’ orientamento
di mercato è da ricercarsi all’ interno degli obiettivi dell’ impresa nonché all’ interno di
processi, sistemi e procedure. Per Hunt e Morgan (1995) l’ orientamento di mercato è
una risorsa e, al pari di ogni risorsa, è normalmente tacita, socialmente complessa e non
facilmente sostituibile. Day (1983) suggerisce che il grado di orientamento di mercato
posseduto dalle organizzazioni è positivamente correlato con la capacità di supportare e
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
339
sostenere un comportamento in grado di sviluppare la scelta sull’ orientamento (Narver
1990). Molti ricercatori hanno analizzato l’ orientamento di mercato focalizzandosi più
sui competitor che sui clienti o viceversa. Un’ impresa orientata verso i bisogni dei consu-
matore tende ad aumentare la propria creatività diventando un’ impresa maggiormente
innovativa rispetto a imprese maggiormente orientate verso i fornitori piuttosto che i
competitor(Deshpandè 1993, Gatignon 1997, Han 1998). Un’ impresa orientata mag-
giormente verso i competitor tenderà a monitorare i propri rivali cercando di creare
prodotti o servizi diff erenti I manager si trovano ad aff rontare con maggiori informazio-
ni di quello che possono comprendere (Cyert e marzo 1963, Mintzberg 1973). Per com-
prendere il focus strategico molti studiosi hanno analizzato le managerial selection: ossia
l’ insieme di regole che il manager deliberatamente scegliere di applicare nel processo di
generazione, selezione e conservazione di nuove tecnologie, considerato come input nel
processo decisionale. Comprendere l’ insieme dei punti su cui il manager incanala la sua
attenzione per raggiungere l’ obiettivo dell’ organizzazione è un’ analisi che sposta la sua
attenzione su una serie di variabili all’ interno o all’ esterno dell’ organizzazione. Molti
studiosi hanno analizzato la managerial selection distinguendo tra le variabile all’ inter-
no dell’ organizzazione e all’ esterno dell’ organizzazione, o meglio tra le variabili interne
ed esterne. Sulla base dello stakeholder approach (ad esempio, Freeman, 1984) o della
teoria degli open system (Katz e Kahn, 1966) alcuni autori defi niscono interne o esterne
l’ insieme delle variabili che i top manager considerano durante le decisioni strategiche.
D’ Aveni e Mac Millan (1990) hanno esplorato 57 imprese fallite e 57 ancora in attività
confrontando le lettere agli azionisti delle diverse imprese estraendo le variabili mag-
giormente stressate nelle due tipologie di imprese. Gli autori hanno defi nito tre serie di
variabili su cui i manager indirizzavano la propria attenzione durante i periodi di crisi:
internal attention: costituita dall’ attenzione verso soggetti quali proprietari, im-
piegati e top manager
output attention: costituita dall’ attenzione verso soggetti quali cliente o generali
fattori economici che incidono sulla domanda
input attention: costituita dall’ attenzione verso creditori e fornitori.
Levy (2005) defi nisce focus esterno l’ attenzione dei top manager verso elementi
esterni all’ impresa (quali concorrenti, clienti, rivenditori, partner strategici e gli aspetti
legati all’ ambiente esterno all’ impresa) e focus interno l’ attenzione dei top manager
verso elementi dell’ ambiente interno all’ impresa (quali consiglio di amministratori,
dipendenti, proprietari e dirigenti).
Alcuni autori come Fiegenbaum et alt. (1996) basandosi sulla prospect theory (Scho-
emaker, 1982 e Bowman 1980, 1982) e theoretical perspectives (Andrews, 1971; Hofer e
Schendel, 1978) studiarono come gli executive riuscivano a far corrispondere ad aspet-
tative dell’ ambiente esterno capacità organizzative interne per facilitare il miglioramento
delle performance attraverso lo sviluppo di una matrice bidimensionale (dimensione
internal e external) defi nita Strategic Reference Point (SRP). Nella dimensione interna
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
340
l’ autore defi niva come “strategic input” le capacità sviluppate in campo tecnologico, nello
sviluppo di prodotti e nella distribuzione. Viceversa, gli autori defi nivano i competitor,
i consumatori e gli stakeholder come le tre maggiori divisioni della dimensione esterna.
Infi ne basandosi sugli studi di Day (1994) e Yadav (2007) viene defi nito “external
focus” l’ attenzione verso variabili fuori dall’ impresa, mentre “internal focus” l’ attenzione
verso variabili interne all’ impresa. Per defi nire i due concetti gli autori usavano una serie
di parole quali Organization, Organizational, Reorganization, Management, Retire, Reti-
red, Retirement, Employee, Staff , Stakeholder, Board, Manager, CEO per il focus interno,
mentre Costumer e Competitor per il focus esterno. Utilizzando la letteratura pregressa la
defi nizione di focus esterno e interno assunta dagli autori si basa principalmente sull’ at-
tenzione che l’ impresa dà a soggetti esterni o interni all’ impresa. Laddove l’ impresa stres-
serà maggiormente concetti quali, people, manager, employee, director, ecc. ossia soggetti
interni all’ impresa il focus dell’ impresa verrà defi nito come interno. Viceversa, laddove
l’ impresa stresserà maggiormente concetti quali, competitor, consumer, costumer, buyer,
ossia soggetti esterni all’ impresa, il focus dell’ impresa verrà defi nito come esterno.
11.7 Object-oriented like mean fi eld analysis
La rappresentazione fornita da un modello basato sulla “Object Oriented like Mean
Field Analysis” descrive il comportamento di un sistema come un insieme di oggetti che
interagiscono. Gli oggetti vengono suddivisi in classi: tutti gli oggetti che appartengono
a una specifi ca classe hanno esattamente lo stesso comportamento caratterizzato
esattamente dagli stessi parametri. Se due oggetti eseguono le stesse azioni ma a velocità
diverse allora devono appartenere a classi diverse. Gli oggetti possono essere infl uenzati
dalla distribuzione degli altri oggetti nel sistema. Ogni oggetto è modellato mediante
una catena di Markov a tempo continuo (CTMC), i cui tassi di transizione possono
dipendere dallo stato dell’ intero sistema. Una CTMC è la descrizione matematica di un
semplice processo stocastico, caratterizzato da uno stato, il cui comportamento dinamico
dipende solo dallo stato corrente. Al fi ne di facilitare la descrizione di sistemi complessi,
le classi vengono ulteriormente classifi cate in meta-classi. Le classi che appartengono a
una stessa meta-classe sono caratterizzate esattamente dalla stessa struttura ma con tassi
(velocità) diff erenti. Il numero di oggetti di ogni classe cambia dinamicamente: oggetti
nuovi possono nascere a un tasso specifi co (espresso come numero di oggetti creati
per ogni unità di tempo), e inoltre ogni oggetto ha una vita la cui durata è distribuita
esponenzialmente. Da un punto di vista formale, chiamiamo un modello basato su
Object Oriented like Mean Field Analysis come una tupla cosi defi nita:
(1)
Dove è un insieme di K meta-classi e
è un insieme di m classi di oggetti. Ogni meta-classe mc(i) è a
sua volta defi nite da una tupla:
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
341
(2)
Dove c(i) è una etichetta che rappresenta il nome della classe, n(i) è il numero de-
gli stati della CTMC, è un insieme di etichette (i nomi degli stati) e
è un insieme di parametri formali. il generatore
infi nitesimale (dimensione n(i) × n(i)) della CTMC dove è il tasso di transizione
dallo stato u allo stato l. è il vettore delle nascite di dimensione n(i): il suo
elemento rappresenta il tasso al quale nuovi oggetti vengono creati nello stato
l. è una matrice diagonale di dimensione n(i) × n(i), cosi che
rappresenta la vita media esponenziale di un oggetto nello stato l. I valori C(i), b(i) and
D(i) possono dipendere dai valori attuali assegnati ai parametri formali defi niti in Λ.
Una classe di oggetti è una tupla oc[j] cosi defi nita:
(3)
Dove oc(i) è una etichetta che rappresenta il nome della classe; c(j) è il nome della
meta-classe a cui la classe appartiene; è l’ insieme dei parametri
attuali assegnati a ognuno dei parametri formali della meta-classe e defi niti in Λ(i); N[j]
è il numero iniziale di oggetti; è un vettore di probabilità di dimensione n[j] che
defi nisce la probabilità iniziale di essere in ogni stato per gli oggetti che appartengono a
quella classe. Defi niamo n[j] come il numero di stati della classe j ereditati dalla propria
meta-classe, che corrisponde a n[j] = n (meta–classo f j) (l’ uso di parentesi tonde in apice per
denotare elementi relativi a meta-classi e l’ uso di parentesi quadre invece per denotare
elementi appartenenti a classi). Il valore di ogni parametro attuale può dipendere dalla
distribuzione del numero di oggetti tra gli stati di tutte le classi che compongono il
modello. Quando si utilizzano gli approcci composizionali convenzionali lo stato degli
stati cresce esponenzialmente al crescere del numero degli oggetti; contrariamente
la metodologia che si propone basata sulla Mean Field Analysis fornisce una buona
approssimazione del comportamento del sistema con una tecnica di soluzione che è
in grado di scalare linearmente con il numero di oggetti. Vale la pena sottolineare
che tale soluzione migliora la bontà dell’ approssimazione al crescere del numero di
oggetti. Grazie alle assunzioni illustrate, la soluzione del modello può essere calcolata utilizzando la tecnica di Mean Field Analysis presentata da (Kurtz1978) e seguendo i risultati proposti in (Bobbio 2008). In particolare, il calcolo del numero di oggetti in ogni stato viene approssimato con variabili continue che sono espresse mediante un insieme di equazioni diff erenziali ordinarie. La soluzione di queste equazioni, che si ottiene utilizzando un algoritmo numerico adatto, descrive l’ evoluzione del modello.
11.8 Studio della diff usione del modello open organization mediante Mean Field Analysis
Il paragrafo successivo evidenzia le assunzioni relative al fenomeno della diff usione
dell’ open organization sulla base delle quali si sviluppa il modello di Mean Field Analysis.
Nei paragrafi seguenti viene illustrato il processo di sviluppo del modello stesso.
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
342
11.8.1 La diff usione del modello open organization
Il modello open organization viene recepito in modo diff erente dalle imprese a
seconda del loro focus. Organizzazioni con focus esterno prendono in considerazione
i modelli organizzativi dei competitor, dei leader, dei fornitori, e dei clienti con i
quali interagiscono all’ interno del settore per svilupparne di nuovi. In generale, se il
numero di attori che assume il modello open organization supera una certa soglia
allora le imprese con focus esterno saranno più propense a passare al modello open.
Naturalmente il comportamento del leader ha un impatto maggiore sulle scelte che
verranno eff ettuate dalle imprese con focus esterno. Viceversa un organizzazione con
focus interno cambierà il suo modello organizzativo indipendentemente dalle scelte
eff ettuate dagli altri attori, ma piuttosto orienterà le proprie scelte sulla base della propria
strategia di mercato ossia in base agli obiettivi interni (aumento del profi tto, riduzione
dei costi per citarne alcuni) e/o agli obiettivi esterni (aumento della quota di mercato,
bisogni dei consumatori). Un comportamento diverso viene assunto dal leader, che
sceglie il suo assetto organizzativo indipendentemente dall’ assetto organizzativo degli
altri attori del settore indirizzando le scelte verso le proprie capacità. Fornitori e clienti
decidono se assumere l’ open organization osservando il comportamento sia dei loro
simili (altri fornitori e clienti) che delle organizzazioni con focus interno ed esterno.
Infatti il cambiamento del modello organizzativo di un impresa ha delle ripercussioni
su tutta la catena del valore e di conseguenza anche su fornitori e clienti.
Lo sviluppo del modello di Mean Field Analysis può essere riassunto in tre passi.
Il primo passo prevede l’ identifi cazione delle tipologie delle entità che compongono
il sistema, che in questo caso è proprio il fenomeno descritto in questo paragrafo, e le
si astraggono in meta-classi. Nel secondo passo si defi niscono le CTMC e i parametri
formali delle meta-classi. Infi ne nel terzo passo si defi nisce una classe per ogni entità
identifi cata. Le classi vengono derivate dalle rispettive meta-classi assegnando i tassi
appropriati ai parametri formali.
11.8.2 Primo passo: identifi cazione delle classi e delle meta-classi
Il processo di modellizzazione prevede come primo passo l’ identifi cazione delle entità
(classi) che caratterizzano questo fenomeno, e la conseguente ricerca di eventuali
similarità tra di esse al fi ne di astrarne il comportamento e defi nire così un appropriato
numero di meta-classi. In questo caso il modello è stato defi nito mediante cinque
entità raggruppate in due meta-classi: Leader e Organizations (vedere Tabella 11.2).
Tabella 11.2: La classifi cazione del modello.
CLASS META-CLASS
Organization Leader Leader
Internal Organization Organization
Eternal Organization Organization
Costumer Organization
Supplier Organization
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
343
La meta-classe Leader ha un sola classe che è Leader Organization, che si assume
non acquisisca né il focus interno né esterno. La meta-classe Organization ha
quattro classi: Internal-Organization, Eternal-Organization, Supplier e Costumer. La
diff erenza tra Internal ed Eternal-Organization dipende da quale orientamento rispetto
al focus è caratterizzatata l’ organizzazione. Costumers e Supplier invece prendono in
considerazione l’ organizzazione business-to-business. Per tutte le classi viene defi nito
il numero iniziale di oggetti, cioè il numero di attori all’ istante di tempo t=0.
LEADER
BirthOpen
ConversionToOpenBirthNonOpen DecayOpen
DecayNonOpen
OpenNo-Open
FailFromNonOpen
FailFromOpen
ORGANIZATION
ConversionToOpenBirthNonOpen DecayOpen
DecayNonOpen
OpenNo-Open
FailFromNonOpen
FailFromOpenConversionToNonOpen
Figure 11.2: Le CTMC delle meta-classi Leader e Organization.
11.8.3 Secondo passo: la defi nizione delle meta-classi
Una volta identifi cate le meta-classi si procede alla defi nizione delle corrispondenti
CTMC (riportate in Figura 11.2). Nel seguito viene illustrata la struttura di ognuna di
esse. Leader può essere negli stati: NonOpen (se ha un modello organizzativo non-open),
Open (se ha un modello organizzativo open), FailureFromOpen (se il leader fallisce
dopo aver assunto il modello organizzativo open), e FailureFromNonOpen (se il leader
fallisce dopo aver assunto il modello organizzativo non-open). Le transizioni tra gli stati
dipendono dai tassi λ i cui valori sono infl uenzati da un insieme di variabili e costanti.
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
344
La creazione di oggetti nello stato Open (NonOpen) avviene con velocità λBirthOpen
(λBirthNonOpen). Il passaggio dallo stato NonOpen allo stato Open avviene con velocità
λConversionToOpen. Infi ne il passaggio dallo stato Open (NonOpen) a FailFromOpen
(FailFromNonOpen) avviene con velocità λDecayOpen (λDecayNonOpen).
In un processo di questo tipo il passaggio tra organizzazione open e non-open
e vice versa dipende da variabili esogene che possono essere ad esempio la cultura
di un organizzazione, l’ attitudine ad assumere un modello piuttosto che un altro, il
tempo necessario a una organizzazione per acquisire un modello organizzativo e, nel
caso in cui i risultati relativi a una strategia siano inferiori rispetto a quelli attesi, per
cambiarlo. In questo versione preliminare del modello, al fi ne di semplifi care l’ analisi
l’ unica variabile che viene considerata è il tempo.
Organization può essere negli stati NonOpen (se ha un modello organizzativo non-
open), Open (se ha un modello organizzativo open), FailureFromOpen (se il leader
fallisce dopo aver assunto il modello organizzativo open), e FailureFromNonOpen
(se il leader fallisce dopo aver assunto il modello organizzativo non-open). Le
transizioni tra gli stati dipendono dai tassi λ i cui valori sono infl uenzati da un
insieme di variabili e costanti. La creazione di oggetti nello stato NonOpen avviene
con velocità λBirthNonOpen. Il passaggio dallo stato NonOpen allo stato Open
avviene con velocità λConversionToOpen. Infi ne il passaggio dallo stato Open
(NonOpen) a FailFromOpen (FailFromNonOpen) avviene con velocità λDecayOpen
(λDecayNonOpen). In questo caso il passaggio tra gli stati open e non-open dipende
dalla strategia dell’ organizzazione. In particolare, l’ organizzazione può decidere di
cambiare da non-open a open, cambiando il modello business, ma anche di tornare da
open a non-open a causa dell’ insostenibilità del modello organizzativo.
La rappresentazione formale di tutte le meta-classi avviene mediante l’ utilizzo
della tupla riportata in (2).
11.8.4 Terzo passo: defi nizione di classi e parametri
La fase cruciale di questo approccio è la defi nizione dei tassi che determinano le relazioni
e le interazioni tra gli oggetti delle classi, cioè i parametri formali riportati in Figura 11.1
devono essere instanziati per ogni classe. Viene presentata di seguito la formalizzazione
della classe Eternal Organization e la defi nizione dei tassi che ne determinano il
comportamento. La rappresentazione formale corrisponde alla seguente tupla:
(4)
dove EnterpriseEternal è il nome della classe e Organization il nome della relativa
meta-classe. Il terzo termine elenca i parametri attuali specifi ci per questa classe. N=50
indica il numero iniziale di oggetti della classe e l’ ultimo termine è il vettore di probabilità
iniziale (in questo caso il 50% del numero iniziale di oggetti sarà nello stato indicizzato
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
345
in prima posizione, il 40% in quello in seconda posizione e così via). La defi nizione dei
parametri attuali dei tassi si basa sulle seguenti assunzioni:
dipende dalla fase in cui si trova il settore. Quando il settore
si trova in fase embrionale allora il tasso con cui nascono nuove organizzazioni è
inferiore rispetto a quando è in fase di sviluppo. Durante la fase di maturità invece
si assume che non nascano nuove organizzazioni e infi ne nella fase di declino del
settore le organizzazioni iniziano a fallire.
dipende dalla strategia adottata dal Leader e dalle altre or-
ganizzazioni: se il Leader ha scelto un modello organizzativo open e inoltre la maggior
parte delle altre organizzazioni è rivolta all’ open model allora questo tasso sarà alto.
è mantenuto a un valore costante. In questa versione prelimina-
re dello studio, al fi ne di limitare l’ osservazione alla diff usione della strategia open
tra le organizzazioni, i parametri che defi niscono il tasso con cui le organizzazioni
escono dal mercato non sono stati defi niti come funzione dello stato del sistema.
dipende dal numero di elementi di Organization,
Costumer, Supplier e Leader che non hanno assunto il modello open e anche dal
numero di aziende che sono fallite dopo aver acquisito il modello open.
è mantenuto a un valore costante. In questa versione prelimi-
nare dello studio, al fi ne di limitare l’ osservazione alla diff usione della strategia open
tra le organizzazioni, i parametri che defi niscono il tasso con cui le organizzazioni
escono dal mercato non sono stati defi niti come funzione dello stato del sistema.
Per illustrare un esempio di calcolo del valore da attribuire a uno dei parametri
elencati sopra, riportiamo la funzione, espressa mediante meta-linguaggio (riportata
in Tabella 2), che calcola .
Tabella 11.3: La funzione usata per calcolare .
if (Organization Leader has the open model)then Eternal Organization actors change to the open model with a high rateelse Eternal Organization actors change to the open model with a lower rate that is function of both the actual percentage of Eternal and Internal Organization actors with open model and the number of Eternal and Internal Organization actors failed from non-open status.
La defi nizione delle funzioni determina l’ evoluzione del modello. Come
evidenziato da questo caso di studio le funzioni vengono defi nite basandosi su una
serie di assunzioni, quindi scegliendo un diverso insieme di funzioni basato su ipotesi
diverse si possono considerare diff erenti comportamenti del sistema.
11.9 Conclusioni
La potenzialità di questa metodologia può essere identifi cata in tre importanti
caratteristiche: approccio di modellizzazione fl essibile, capacità di trattare (risolvere)
sistemi complessi, e facilità di gestione dei risultati. La fl essibilità si ottiene grazie alla
struttura multilivello (suddivisa in meta-classi, funzioni, parametri e modello) che
Capitolo 11 Economia e gestione delle imprese e dei sistemi competitivi
346
consente la rappresentazione di diff erenti sistemi economici. Ad esempio, l’ insieme
di meta-classi proposto per questo caso di studio, in realtà consente di descrivere altri
fenomeni di diff usione come quelli relativi a prodotti e processi di innovazione. La
fl essibilità off erta da questo approccio può anche essere analizzata anche dal punto di vista
delle funzioni e dei parametri. Infatti, dopo aver defi nito meta-classi e classi, l’ utilizzo di
diversi insiemi di funzioni e/o parametri permette di investigare su dinamiche diff erenti
tra gli attori. Nel paragrafo 4.3 sono state illustrate le assunzioni di partenza per la
defi nizione dei parametri attuali e ad esempio è stato evidenziato che con quell’ insieme
di parametri si intende porre l’ attenzione sul cambio di modello organizzativo ma
mediante un raffi namento delle funzioni si potrebbero prendere anche in maggiore
considerazione le dinamiche relative alla nascita e al fallimento delle imprese. Infi ne
la fl essibilità può anche essere interpretata dal punto di vista del modello globale, ad
esempio il leader e le imprese potrebbero essere rappresentate da strutture (CTMC) più
dettagliate che considerino anche stadi intermedi che gli attori possono assumere.
Un altro aspetto interessante è la capacita di analizzare l’ interazione tra un numero
rilevante di oggetti strutturati in sistemi complessi. La natura intrinseca di questo
approccio conduce a modelli tanto più precisi al crescere del numero degli attori e la
cui soluzione viene calcolata in una quantità di tempo ragionevole.
Infi ne la capacita di riprodurre i risultati in formato grafi co, l’ evoluzione temporale
del numero di oggetti di ogni classe (per stato) viene riportata in una pagina web, aiuta
l’ utente a interpretare intuitivamente il fenomeno studiato. Inoltre i dati di output
vengono memorizzati in un fi le e quindi possono essere rappresentati secondo le
esigenze dell’ utente.
L’ applicabilità della Mean Field Analysis
a questo caso di studio viene illustrata me-
diante alcuni risultati qualitativi. I grafi ci
riportati in Figura 11.3 mostrano il compor-
tamento delle imprese con focus interno ed
esterno quando occorre un cambio di stra-
tegia del leader. Il tempo simulato è stato
fi ssato a 9 unità di tempo. Le linee verticali
tratteggiate servono a indicare gli istanti di
tempo in cui avviene un cambiamento di
strategia da parte del leader. Dopo 0.5 units
di tempo nasce un leader con non-open or-
ganization, all’ istante di tempo 5 il leader ac-
quisisce l’ open organization e fallisce all’ istante 6.
Quando il leader nasce e il suo modello organizzativo è non open, le imprese con
focus esterno tendono a cambiare da open a non-open. In questo caso il numero delle
imprese con modello open passa da 20 a 4. Diversamente le imprese con focus interno non
vengono infl uenzate dal comportamento del leader e tendono comunque ad aumentare.
Fig. 11.3 analisi qualitativa del modello
La diff usione dei modelli open Capitolo 11
347
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