È Africa n. 5 ottobre 2014

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Volti e testimonianze di un’Africa che guarda al futuro anche in tempo di Ebola sogni Proteggiamo i loro | n. 5 | ottobre 2014 | LUIGI BALDELLI MEDICI CON L’AFRICA CUAMM Poste Italiane s.p.a - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD In primo piano Speciale “Prima le mamme e i bambini” Lettere dall’Africa Storie di incontri possibili Unisciti a noi Una mano tesa al futuro Bimestrale di informazione di Medici con l’Africa Cuamm

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Bimestrale di informazione di Medici con l'Africa Cuamm

Transcript of È Africa n. 5 ottobre 2014

Volti e testimonianze di un’Africa che guarda

al futuro anche intempo di Ebola

sogniProteggiamoi loro

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In primo piano Speciale “Prima le mamme e i bambini”

Lettere dall’AfricaStorie di incontripossibili

Unisciti a noiUna mano tesa al futuro

Bimestrale di informazione di Medici con l’Africa Cuamm

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Dall’Album del Cuamm

È in Nigeria il primo ospedale Cuamm

È IL 1963 QUANDO IL MEDICO CUAMM Bruno Breschi, con l’aiuto dellapopolazione e dei primi gruppi di appoggio, fonda a Okpara Inland, tra le foreste del delta del Niger, l’ospedale San Francesco.

«Il mio ospedaletto – scrive Breschi nel 1965 – continua a navigare in cre-sta alle onde. Nonostante i mezzi limitati riesco, ogni giorno, ad aiutaretanti poveri disgraziati e questo mi aiuta a combattere la solitudine e a convincermi che, dopotutto, è un bene che io rimanga qui». Breschivi resterà altri 12 anni, a guidare quella struttura che il Cuamm considerail suo primo ospedale. Nel 1971 Papa Paolo VI donerà l’ambulanza checompare nella foto, festeggiata dal dottore e dai suoi piccoli pazienti.

Proprietario Medici con l’Africa Cuamm Direttore responsabile Anna Talami Segretaria di redazione Francesca Forzan Redazione Gioia Baggio, Fabio Battisti, AndreaBorgato, Federico Calia, Dante Carraro, Donata Dalla Riva, A. Lucinda Da Costa Ferreira, Clara Frasson, Luigi Mazzucato, Giovanni Putoto, Edoardo Occa, Sam Ochieng, BettinaSimoncini, Jacopo Soranzo, Mario Zangrando Fotografie Luigi Baldelli, Nicola Berti, Gigi Donelli, Archivio Cuamm Progetto grafico Francesco Camagna Registrazioni pressoil Tribunale di Padova Registro stampe n. 1633 del 19 gennaio 1999 al Roc n.22732 del 30 settembre 2012 Redazione via San Francesco, 126 35121 Padova Impaginazionee stampa Publistampa, via Dolomiti, 36 - 38057 Pergine (Trento)

Avviso ai lettori Questo periodico viene inviato a quanti ci sostengono, perché possano verificare la destinazione delle loro donazioni.Medici con l’Africa Cuamm è onlus. Le donazioni inviate sono quindi deducibili nella dichiarazione dei redditi, allegando la ricevuta delladonazione eseguita. Sostieni e partecipa al nostro impegno in Africa per conoscere gli aggiornamenti dei progetti e le storie checondividiamo in Africa, attraverso una di queste modalità: c/c postale n. 17101353, intestato a Cuamm Bonifico bancario IBAN IT 91 H 0501812101 000000107890 presso Banca Popolare Etica, Padova Carta di credito telefona allo 049.8751279 On line www.mediciconlafrica.org

Sommario

1971 NigeriaEditoriale Don Dante CarraroL’ultimo miglioverso il futuro 3

Speciale “Prima le mamme e i bambini”Gigi DonelliSierra Leone,i naufraghi di Ebola 4Dall’Africa a Torino:tutti i volti del Cuamm 5

Lettere dall’AfricaAngola 6Etiopia 7Sud Sudan 8Mozambico 10Uganda 11Sierra Leone 12Tanzania 14

Unisciti a noiAnche il Cuamm in tournée con il trio Fabi,Silvestri, Gazzè 15

Profili 16

Visto da quiAnna Caruana, OlimpiaMessina, Anna MariaGnoni, Maria AntoniettaPurgatorioUna manotesa al futuro 18

via San Francesco, 126 35121 Padova Italy tel. 049.8751279, 049.8751649 fax [email protected] 00677540288

MEDICI CON L’AFRICACUAMM

In copertina: una mamma con il suo bambino all’ospedaledistrettuale di Pujehun in Sierra Leone.

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Incontrare l’altro

L’ultimo miglio verso il futuro

Don Dante Carrarodirettore di Medici con l’Africa Cuamm

Editoriale

P UJEHUN E ZIMMI (Sierra Leone), Turmi, Omorati e Diméka (Etiopia), Mapér e Cui-bet (Sud Sudan), Palma (Mozambico), Nakapiripirit (Uganda). Sono alcuni deiposti dove lavoriamo: l’ultimo miglio! È lì che assieme alla gente, ai colleghi e

alle Istituzioni locali, ci spendiamo ogni giorno per assistere le mamme prima, durantee dopo il parto e i loro bambini. E continuiamo a starci anche quando scoppia la guerracivile come in Sud Sudan o il dramma dell’Ebola in Sierra Leone. È la nostra vita!

Ti invito a TORINO, SABATO 29 NOVEMBRE, al nostro EVENTO ANNUALE, ore 10.45.Trovi nella quarta di copertina il programma provvisorio: ci saranno ospiti e amici, ita-liani e africani, Istituzioni e gente comune, anziani e giovani.

Non siamo abituati alle discussioni accademiche; vogliamo raccontare il nostro im-pegno quotidiano, i sogni e le paure, i successi e le difficoltà. Sarà con noi anche ClaraFrasson, capo progetto a Pujehun, uno dei peggiori focolai dell’Ebola in Sierra Leone.

Abbiamo di fronte a noi sfide impegnative per il futuro: gli obiettivi di salute chela Comunità Internazionale si darà per il prossimo decennio, una nuova legge per laCooperazione Internazionale dopo tanti anni di attesa, la battaglia per una UnioneEuropea più vicina ai bisogni concreti dei poveri, il lavoro per rendere i media piùattenti all’Africa, lo sforzo per dare prospettive nuove e diverse ai nostri giovani.

Vogliamo dare voce a tutto questo e la tua presenza può fare molto! Abbiamo il so-gno di mobilitare questo nostro paese verso ciò che dà dignità alla vita umana, civile ecristiana: la passione umile, gioiosa e ostinata per chi non ce la fa da solo, per chi haavuto la semplice sfortuna di essere nato altrove, per chi è più povero! Ti invito a esserepresente: insieme, a te e a tanti amici, possiamo coinvolgere e orientare Istituzioni epersonalità influenti. La tua presenza fa la differenza, perché tanti altri con noi possanodiventare amici, appassionati della stessa causa, uniti nella stessa battaglia a favore dellavita, per quel diritto umano fondamentale che è la salute, specie per le mamme e ibambini.

Ti aspettiamo!!Un abbraccio caro e pieno di affetto.

Ti invito a TORINO, SABATO 29 NOVEMBRE, al nostro EVENTO ANNUALE, ore 10.45. Ci saranno ospiti e amici, italiani e africani, Istituzioni e gentecomune, anziani e giovani.Non siamo abituati alle discussioni accademiche; vogliamo raccontare ilnostro impegno quotidiano, i sogni e le paure, i successi e le difficoltà.

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150 $ è lo stipendiomensile di un operaio edile

Il 60% della popolazionevive con menodi 1,25 $ algiorno e il 70% dei giovani è senza lavoro

24 mila le personerimaste senza lavoro nelsolo settore alberghiero

Numeri

Sierra Leone, i naufraghi di Ebola

Q UESTO BELLISSIMO SCATTO di Luigi Baldelli a Kenema ci fa riflettere sul filo che legatra loro tutti i naufraghi della povertà. Quelli che osserviamo affrontare il Mediter-raneo in cerca d’Europa e quelli che in Africa occidentale sono bloccati – proprio

come naufraghi – dall’epidemia che li obbliga in casa, come ordina la legge d’emergenzain vigore in Sierra Leone. Per tre giorni Freetown è stata blindata dai militari che hannocercato nei quartieri le vittime sconosciute del virus: 70 i cadaveri trovati e 150 i nuovi casiidentificati. Essere naufraghi nel proprio paese significa anche non poter coltivare la terra.Per chi invece ci riesce, significa non riuscire a raggiungere i mercati con i propri prodotti.Intanto il prezzo del riso cresce, più 20% quello della frutta. L’agricoltura contribuiscea metà del Pil e occupa due terzi della forza lavoro in Sierra Leone, una situazione analogaa quella della Guinea e della Liberia, dove milioni di naufraghi attendono, sperando dinon soccombere prima, che l’epidemia si ritiri, e che la vita possa fare ritorno.

Renamo, Afonso Dhlakama, protagonista della guerracivile conclusa nel 1992. O la novità, Daviz Simango, del “Movimento democratico”. Tutti e tre i candidati presidenziali vogliono però che il voto sia “una festa”per il paese, dove un cessate il fuoco, ad agosto, ha messo fine a un anno e mezzo di disordini. E lo chiedonocon forza anche i cittadini. [DAVIDE MAGGIORE]

MozambicoVerso il voto, sfida per tre

Il 15 ottobre, con le elezioni generali, il Mozambico si troverà davanti tre scelte. La continuità, cioè FilipeNyussi, leader del partito di governo Frelimo. L’opposizione storica, con l’ex capo guerrigliero della

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di Gigi DonelliRadio 24 / Il Sole 24 Ore

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Speciale “Prima le mamme e i bambini”

NELLE FOTOI protagonisti del progetto“Prima le mamme e ibambini” che si estenderàai sette paesi d’interventodel Cuamm.

Testimonianze dal continente amico

del neonato attraverso servizi di qualità. Il pro-getto coinvolge una popolazione di 1.300.000persone e interessa attualmente gli ospedali diChiulo in Angola, Wolisso in Etiopia, Aber inUganda e Tosamaganga in Tanzania, con una ti-pologia di intervento innovativa che privilegiail rapporto attivo con le comunità locali, le au-torità sanitarie pubbliche e i servizi privati no-profit. L’obiettivo che perseguiamo è quello diraddoppiare in cinque anni il numero dei partiassistiti, passando dai 16 ai 33 mila all’anno.

Nelle prossime pagine daremo voce proprioa chi ogni giorno si spende per regalare una spe-ranza a chi vive nell’ultimo miglio del mondo; al-cune di queste le sentiremo anche a Torino il 29novembre. Ciò che desideriamo portare a Torinoè proprio questo: il nostro essere “con” l’Africa,un rapporto ricco di scambi e crescita, personalee comunitaria. Vogliamo raccontare un camminocondiviso, un farsi rispettosamente ultimi a fian-co degli ultimi. Perché essere operatori sanitari,per noi del Cuamm, vuol dire questo: avere curadelle relazioni con le persone, spenderci per al-leviare le loro sofferenze, lottare contro le malat-tie e le loro cause, prima fra tutte la povertà.

E percorrendo questa strada continuare aoperare per la giustizia, la libertà, il progresso ela pace in cui crediamo. Per guardare ancorauna volta insieme al futuro.

sapere e alla conoscenza. Sarà un incontro traamici che ci aiuteranno a raccontare le fatiche ei traguardi raggiunti nell’ultimo anno, tra cuispiccano i risultati ottenuti dal progetto quin-quennale “Prima le mamme e i bambini”, voltoa ridurre la mortalità materna e neonatale garan-tendo l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura

Solo quest’anno sono state oltre 22 mila le mamme chehanno potuto beneficiare di un parto gratuito e sicuro per dare alla luce i propri bimbi, sani e soprattutto vivi.Questo grazie al progetto “Prima le mamme e i bambini”

Dall’Africa a Torino:tutti i volti del Cuamm

I L NOSTRO EVENTO ANNUALE è ormaiprossimo. Ci avviciniamo con il consue-to fermento al 29 novembre e a una cit-

tà dinamica come Torino, che sta impri-mendo una significativa trasformazionedella sua identità e che, senza perdere ilsuo profilo industriale, si arricchisce via viadi nuove vocazioni che ruotano intorno al

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Lettere dall’Africa Angola

La sfida è ripartire dell’Angola, terra arida per la maggior parte

dell’anno e una palude quando piove. Un gran-de ospedale, cinque casette per i medici, chiesacon canonica e poi sabbia, tanta sabbia, con unapopolazione di 250 mila persone sparse in unraggio di cento chilometri.

L’Africa sta cambiando molto in fretta.Trent’anni fa ci si andava per dirigere, orga-

nizzare, decidere. Ora si è cooperanti “con” l’Afri-ca. La direttrice, intelligente e dinamica, l’am-ministratore Elias, persona buona e profondoconoscitore della storia dell’ospedale. La respon-sabile degli infermieri, con trent’anni di lavoroin Porto gallo. Con queste magnifiche personesto percorrendo l’ultimo miglio.

A Chiulo ogni giorno nasce con la sua pena,ma parlando e collaborando con loro si riesce asuperare le difficoltà. Da quindici anni il Cuammsta sostenendo questo ospedale, che senza il suointervento sarebbe ormai morto. Ora stannogiungendo i primi medici angolani e lentamentel’ultimo miglio sta diventando il primo miglio diun futuro migliore.

E il Cuamm, fedele alla sua missione, ripar-tirà per percorrere un altro miglio, là dove nes-suno vorrebbe andare.

È UNA LAPIDE ALL’INGRESSO delCuamm: Euntes curate infirmos. Ma non nei posti comodi, bensì

“nell’ultimo miglio, là dove nessuno vorreb-be andare”. Così io, medico pensionato, misono ritrovato, a 30 anni dall’ultima missio -ne con il Cuamm, direttore clinico all’ospe-dale missionario di Chiulo. Estremo sud

C’

di Fabio Battisti, direttore sanitario a Chiulo

In Angola dal 1997, il Cuamm opera con progetti nel campodell’assistenza medica, ostetrica e pediatrica, nella cura ditubercolosi e nella prevenzione dell’Hiv/Aids.Nel corso del 2014 sono proseguiti gli interventi nelle provin-ce di Uige e del Cunene, è stato fornito supporto tecnico alProgramma nazionale di lotta alla tubercolosi ed è appenapartita una nuova progettualità nel campo della diagnosi eterapia di Tb, diabete e ipertensione in quattro centri di sa-lute della capitale Luanda.A Damba il Cuamm opera nel campo della salute materna einfantile e sul territorio provinciale attraverso l’attività dellecliniche mobili. Nell’ospedale di Chiulo, presso il municipio di Ombadja, pro-segue il programma “Prima le mamme e i bambini” per ga-rantire alle mamme del municipio un parto gratuito, assistitoda personale qualificato. Presso la stessa area proseguono gli interventi di cura e pre-venzione della trasmissione dell’Hiv/Aids e della tubercolosi.Una componente chiave di tutto l’intervento è quella dellaformazione del personale sanitario, focalizzata sui servizi diassistenza alle donne in gravidanza, sulla gestione delle ur-genze ostetriche e chirurgiche.

L’intervento nel paese

Fabio Battisti trentino, medico chirurgo e direttore sanitario dal 2013 con il Cuamm a Chiulo in Angola

Fabio Battisti in ospedale a Chiulo.

A destra la chiesa di Chiulo.

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Lettere dall’Africa Etiopia

Il forumdelle partorienti popolazione rurale alle strutture sanitarie e ac-

crescere la consapevolezza fra le donne dellanecessità di sottoporsi ai controlli periodici du-rante la gravidanza, nonché a partorire in strut-ture sanitarie in grado di gestire eventuali com-plicanze ostetriche che possono portare allamorte delle madri e dei neonati. A questo fineorganizziamo periodicamente nei villaggi coin-volti nel progetto alcuni “forum delle partorien-ti” a cui partecipano, oltre a infermieri e oste-triche dei centri di salute, le donne gravide, lelevatrici tradizionali del villaggio e ultimamenteanche i mariti, chiamati a riflettere sui rischiconnessi alla gestione di eventuali complicanzein caso di parto a casa.

Lavoriamo con le donne anche per trovaresoluzioni concrete per abbattere le barriere eco-nomiche che impediscono l’accesso della po -polazione rurale alle strutture sanitarie ed è pernoi appassionante ed emozionante vederle arri-vare da lontano, a piedi, per partecipare ai fo-rum con i bimbi in spalla avvolte nei loro natalàbianchi, o percepire con quanto orgoglio le don-ne delle associazioni femminili mostrino gli ani-mali che hanno allevato per garantire un partosicuro alle altre donne della comunità.

ELL’AMBITO DEL PROGETTO di soste-gno ai servizi sanitari territorialirealizzato dal Cuamm in tre distret-

ti della provincia dello Shoa, stiamo spe-rimentando insieme alle autorità sanitarielocali varie esperienze di comunicazione,mobilizzazione e partecipazione comuni-taria. Lo scopo è favorire l’accesso della

N

di Federico Calia, capo progetto a Wolisso

Attivo nel paese dal 1980, il Cuamm garantisce nell’ospedaledi Wolisso personale qualificato per la gestione della strutturae il miglioramento della qualità dei servizi riservati a donne in-cinte, neonati e bambini. Vengono supportati inoltre i servizispecialistici di ortopedia e la formazione di ostetriche e mana-ger ospedalieri, figure che nel paese scarseggiano. In ospedalee nell’area di riferimento il Cuamm è attivo nella prevenzionee trattamento di Hiv/Aids e Tb.Nei distretti di Wolisso, Goro e Wonchi continua il supporto aicentri sanitari periferici, incluso il potenziamento del ruolodegli agenti comunitari di salute. Sempre nei tre distretti, nel-l’ambito di “Prima le mamme e i bambini”, è assicurato un ser-vizio gratuito di ambulanza per le urgenze ostetriche e sonoin corso iniziative a livello comunitario per rafforzare l’utilizzodei servizi sanitari. A livello nazionale prosegue il rafforzamen-to delle 78 strutture sanitarie del Segretariato della ConferenzaEpiscopale etiope: un intervento di capacity building che sup-porta la Chiesa locale nel coordinare con maggiore efficacia esostenibilità le proprie strutture sanitarie. Infine, nella South Omo Zone, regione più a sud del paese, èin fase d’avvio un intervento a sostegno dei servizi sanitarilocali con particolare attenzione a quelli materno-infantili.

L’intervento nel paese

Federico Caliamaterano, infermiere esperto in sanità pubblicadal 2012 con il Cuamm a Wolisso in Etiopia

L’associazione femminile

di Warabu Bariu.A destra

inaugurazione di un posto di salute.

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Lettere dall’Africa Sud Sudan

Un team che è anche famiglia dando di bene in male e di male in peggio. Ma

una delle cose che qui rendono la vita e il lavoropiacevoli sono le persone che mi circondano ein particolare la comunità italiana (…).

Nessuno può avere successo senza la colla-borazione degli altri e il modo migliore per ot-tenerla è essere tu per primo un collaboratoreamichevole. Quando incoraggi, sostieni, aiutigenerosamente gli altri, questi faranno lo stessocon te quando ne avrai bisogno. Noi lavoriamonon solo come una squadra, ma anche comeuna famiglia. Nessuno vorrebbe vedere uno dinoi abbattersi perché sappiamo che con lui crol-leremo tutti insieme. Qualche volta discutiamo,abbiamo riunioni di consiglio accese, ma sap-piamo anche che questo dipende dalla naturadel nostro lavoro e per fortuna ciascuno cono-sce i punti di forza e debolezza degli altri (…). Èquesto rapporto forte e amichevole che ci legache ci fa andare avanti ogni giorno anche inmezzo ai colpi di pistola o alle bombe come èstato lo scorso dicembre. Tutti siamo capaci didiscutere a parole ma le azioni, poi, parlano dasole. Non tutti possiamo essere operatori sani-tari ma le cose che ciascuno di questa squadrafa qui contribuiscono a fare la differenza».

N SUD SUDAN, CON IL CUAMM lavo-riamo per rafforzare il sistema sa -nitario dando assistenza a mamme

e bambini e ogni giorno lottiamo per cerca-re di fare la differenza. Il Sud Sudan è uncontesto particolare, in cui non c’è emer-genza e neppure sviluppo; da un momentoall’altro qui le cose possono degenerare an-

di Sam Ochieng, amministrativo e supervisore dell’area logistica a Juba

In Sud Sudan dal 2006, con la riapertura dell’ospedale di Yirolnello Stato federale dei Laghi (contea di Yirol West), l’inter-vento del Cuamm si è allargato anche all’ospedale di Lui nelWestern Equatoria (Contea di Mundri East). Nell’ultimo annoabbiamo esteso interventi specifici anche presso la Contea diRumbek North e nell’ospedale di Cuibet. È stato avviato un in-tervento di supporto al ministero della Sanità dello Stato deiLaghi a Rumbek Town. Nel dicembre 2013 un tentato golpe ha precipitato il paese, in-dipendente da appena tre anni, in un periodo di gravi scontricausando un’emergenza umanitaria. Nonostante ciò il Cuammnon ha sospeso la propria presenza e prosegue le proprie at-tività nel paese, concentrate nel potenziamento degli ospedalidi Yirol e Lui, nella collaborazione con gli uffici sanitari di con-tea e le autorità sanitarie locali di Yirol West, Rumbek North,Cuibet e Mundri East allo scopo di migliorare i servizi offertidai rispettivi sistemi sanitari anche a livello periferico. Unaparticolare attenzione in tutti gli interventi in atto è rivolta allasalute materna e infantile e alla formazione degli operatori sa-nitari. Di particolare rilevanza in questo senso l’inaugurazionenel settembre scorso della Scuola Ostetriche annessa all’ospe-dale di Lui.

L’intervento nel paese

Dietro i cancelli azzurri il coordinamento

del Cuamm a Juba.A destra Sam Ochieng.

Sam Ochiengkeyota di 28 anni, amministrativo e supervisoredell’area logistica, in Sud Sudan con il Cuamm dal 2012

«I

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Festa in rosa a Lui

G IORNATA DI GRAN FESTA sabato 13 settembre 2014 a Lui: è stata inaugurata la ScuolaOstetriche annessa all’ospedale e riabilitata dal Cuamm grazie al sostegno del mi-nistero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della co-

reana Kofih (Korea Foundation for International Healthcare) e alla generosità dei donatoriprivati Fondazione Maestri, Francesca Fasolo e Mariella Rigoni, Grafica Veneta, FondazioneRachelina Ambrosini e Parrocchia di San Demetrio Martire insieme alla cittadinanza di Sa-lerno, Sinv. All’inaugurazione, colorata dal rosa delle divise degli studenti, 12 ragazzee 8 ragazzi di diverse zone del paese, era presente il ministro della Sanità del governo cen-trale, Riek Gai Kok, per la prima volta a Lui. «Il più grande tesoro della scuola – ha sottoli-neato Magdalein Awor, acting principal tutor – sono gli studenti. Stiamo formando 20 gio-vani pronti a lavorare per diventare parte della squadra che si occuperà della salute delproprio paese, lottando per ridurre la mortalità materna e neonatale in Sud Sudan».

20 il numero di giovanistudenti in formazione

10 gli stati federali in cui èsuddiviso il Sud Sudan. Glistudenti iscritti alla ScuolaOstetriche proven go no da nove di questi

In Sud Sudan

NELLA FOTOGli studenti, lo staff e il teamdavanti alla scuola.

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Per visualizzare il foto-raccontodella cerimonia di consegna deidiplomi di laurea, svoltasi a Beira il 30 agosto scorso, visita il nostrosito www.mediciconlafrica.org

Lettere dall’Africa Mozambico

Il sogno di Amelia dottoresse con ammirazione e mi sono detta

che anch’io un giorno sarei diventata una di lo-ro. E così è stato. Il giorno che sono andata aiscrivermi alla facoltà di Medicina non stavopiù nella pelle. Mio papà aveva messo da partei soldi per le tasse scolastiche facendo molti sa-crifici, per me è stato un grande regalo. Passa-to il primo semestre però i soldi erano finiti enon sapevo che ne sarebbe stato di me. La for-tuna ha voluto che il Cuamm mettesse a dispo-sizione proprio quell’anno le borse di studio.È stato un sollievo enorme sapere di poter stu-diare con serenità, senza avere la preoccupa-zione dei soldi. Non vedo l’ora di iniziare laspecialistica in Pediatria!».

Lo scorso 30 agosto, presso l’UniversitàCat tolica del Mozambico a Beira (Provincia diSofala), 39 studenti si sono laureati in Medici-na Generale. Di questi, cinque tra cui Amelia – 28 anni – hanno ricevuto una borsa di studioda Medici con l’Africa Cuamm che dal 2004 so-stiene questo progetto con l’aiuto di Fondazio-ne Cariparo, Cei, Azienda Ospedaliera di Pado-va e donatori privati.

A VOGLIA DI FARE IL MEDICO è cre-sciuta in me poco per volta. A diecianni mi hanno portata al pronto soc-

corso perché mi ero fatta male a una gam-ba. In sala d’attesa c’era un bambino chepiangeva molto e io ho chiesto alle infermie-re se potevo consolarlo e curarlo, volevosentirmi utile. Osservavo le infermiere e le

L

di Amelia Lucinda Da Costa Ferreira, studentessa Ucm

Attivo nel paese dal 1978, il Cuamm interviene nelle provincedi Sofala e Capo Delgado. Nel capoluogo di Sofala, Beira, ope-ra nell’ospedale centrale di Beira, la principale struttura sa-nitaria pubblica della provincia, dove supporta in modo spe-cifico la Neonatologia e la Pediatria. Continua l’impegno diformazione del personale medico, nella didattica, teorica epratica, e nella ricerca, presso la facoltà di Medicina dell’Univer-sità di Beira. Completa la presenza in città l’intervento nei centridi salute cittadini e negli ambulatori decentrati del distretto, doveil Cuamm sostiene in particolare i servizi materno-infantili, diHiv e di supporto agli adolescenti. Fa parte del l’intervento anchela collaborazione con Kuplumussana, associazione che offresupporto psico-sociale alle donne sieropositive in gravidanza,o che hanno da poco partorito, e ai loro bambini, aiutandolia seguire il trattamento antiretrovirale e ad affrontare le bar-riere socioculturali. Nella provincia di Capo Delgado invece il Cuamm è impegna-to nel miglioramento del centro di salute di Palma e nel suoterritorio di riferimento: l’intervento si concentra sul raffor-zamento dei servizi per le emergenze ostetriche e neonatalicon l’obiettivo di contribuire alla riduzione della mortalità ma-terna e neonatale nella provincia.

L’intervento nel paese

Un momento della festa delle lauree.A destra i cinque borsisti

Cuamm, Amelia è in basso.

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Lettere dall’Africa Uganda

Il passaggio del testimone progetto Unicef che si occupa di sanità pubblica

nei sette distretti della regione. Il lavoro sanitariodel Cuamm in Karamoja ha sempre visto la pre-senza di medici espatriati a fianco di medici lo-cali, mentre dall’inizio del 2014 il gruppo di pro-fessionisti è composto interamente da personalenazionale. Sono rimasta positivamente colpita daquanto ho visto: 35 professionisti ugandesi sedutiintorno a un tavolo per presentare alla delega-zione Cuamm, attraverso i responsabili del pro-prio team, lo stato di avanzamento delle attivitàprogettuali. Al termine delle varie presentazionici sono stati approfondimenti e discussioni moltopartecipate, che hanno evidenziato anche le dif-ficoltà dell’intervento, particolarmente comples-so, ma nello stesso tempo hanno fatto emergerela determinazione ad accogliere la sfida per mi-gliorare la condizione di salute della “loro gente”.

Una bella speranza per il paese, un cerchioche si chiude del grande sogno del fondatore delCuamm Francesco Canova: «Visto che non c’eradisponibilità di personale medico africano, l’ideaera di preparare e mandare medici che sarebberorimasti sul posto [...] ho pensato a un collegio perstudenti di medicina, stranieri e italiani, che siappoggiassero a una università già esistente».

A KARAMOJA, nel nord-est dell’Ugan-da, è una delle zone più povere e re-mote del paese, e con due colleghi di

Medici con l’Africa Cuamm l’abbiamo rag-giunta per una missione di monitoraggiodell’area a fine agosto. Proprio lì, a Moroto,abbiamo preso parte a una giornata di la-voro con il team coinvolto e inserito in un

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di Bettina Simoncini, responsabile settore Risorse Umane di Medici con l’Africa Cuamm

Il 1958 è l’anno in cui il primo medico del Cuamm arrivò inUganda. Attualmente l’intervento ruota attorno alle seguentiaree: Oyam, Karamoja e West Nile. Nel distretto di Oyam è incorso il programma “Prima le mamme e i bambini” per la tu-tela della salute materna e infantile, che coinvolge l’ospedalediocesano di Aber e il suo territorio di riferimento interve-nendo anche a livello periferico e di comunità. Altrettantonella regione della Karamoja, con uno speciale intervento dilotta alla diffusione dell’Hiv/Aids in particolare contrastando-ne la trasmissione verticale da mamma a neonato: il progettomira a ridurre la mortalità materna e neonatale e ad accre-scere l’accesso ai servizi sanitari di qualità anche nell’ambitodella prevenzione dell’Hiv/Aids. L’intervento in Karamoja è completato dal supporto medico etecnico offerto all’ospedale di Matany e all’annessa Scuola perinfermieri e ostetriche: in ospedale vengono presidiate in par-ticolare la chirurgia e la diagnosi della Tb. Infine nel West Nile,in collaborazione con l’Ong locale Combrid, prosegue l’assi-stenza agli studenti ciechi o ipovedenti nei distretti di Arua eNebbi per garantirne la formazione e l’integrazione sociale.

L’intervento nel paese

Bettina Simoncinilecchese, medico, dal 2005 responsabiledel settore Risorse Umane Cuamm

Esterno dell’ospedale di Matany.A destra Bettina Simoncini

e lo staff del progetto Unicef.

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Clara Frasson, infermiera ed espertadi sanità pubblica, dopo numeroseesperienze in Africa è nel teamdelCuamm in Sierra Leone, nel ruolo diassistente sanitaria e capo progetto.

Lettere dall’Africa Sierra Leone

Il doveredi restare olio di palma; per le banane dobbiamo aspet-

tare ancora un mese e per limoni e arance lastagione secca.

A marzo, quando sono arrivata, già si par-lava di Ebola, c’erano stati i primi casi; con ildistrict health management team siamo andatiin Liberia per incontrare le autorità sanitarie alfine di predisporre controlli e limitazioni di en-trata e uscita alle frontiere. Poi calma… pochicasi ma sempre l’idea che sarebbe scoppiatal’epidemia. Ci chiedevamo: “Come isolare i casisospetti?”.

A luglio abbiamo montato una tenda: i de-tenuti della prigione hanno disboscato il terre-no e con Mohamed, il nostro logista, e Musta-pha, il muratore, hanno gettato una base dicemento e infine, sempre sotto piogge inces-santi, sono riusciti a costruire sette stanze tradegenza e spazi per il personale medico. Abbia-mo inviato a Kenema il personale medico e in-fermieristico per la formazione, sperando dinon doverla usare!

Invece, ecco il primo caso: un banco di pro-va, gli errori, la paura che qualcuno fosse stato

PUJEHUN c’è un mercato, unastrada di terra e un’altra par-zialmente asfaltata e mai ter-

minata. Fuori, la foresta, strade difficili dapercorrere in questa stagione delle piogge.Poco cibo, non è ancora il periodo del rac-colto; sempre lo stesso riso, pesce secco difiume, foglie di manioca e patata dolce,

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di Clara Frasson, assistente sanitaria e capo progetto a Pujehun

Dal 2012 il Cuamm è impegnato in Sierra Leone, paese tra ipiù poveri del pianeta, colpito nel maggio 2014 dalla più graveepidemia di Ebola mai registrata in Africa occidentale. L’in-tervento si concentra sul distretto di Pujehun (320 mila abi-tanti). In questo contesto il Cuamm lavora per aumentare lacopertura e la qualità dei servizi di salute neonatale e mater-no-infantile del distretto agendo sia a livello ospedaliero chesul territorio e nella comunità di Pujehun. L’obiettivo è raffor-zare la capacità di governance e pianificazione dei servizi sa-nitari da parte delle autorità distrettuali e migliorare i serviziper il parto assistito sia in ospedale che nelle unità sanitarieperiferiche. Completa l’intervento una componente di forma-zione rivolta allo staff sanitario locale.Per fronteggiare l’Ebola è stata allestita presso l’ospedale diPujehun un’area di isolamento dove sono presi in carico i casisospetti. Il personale sanitario del Cuamm è inoltre inseritonella task force distrettuale incaricata di gestire l’emergenza esupporta l’organizzazione di tutte le iniziative per il conteni-mento e la gestione dei casi nel distretto. È in fase d’avvio an-che un supporto specifico al centro sanitario di Zimmi, strut-tura diventata di riferimento per i casi sospetti di Ebola perun’area di popolazione rilevante (hot spot) del distretto.

L’intervento nel paese

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Burial boy addetto alla sepoltura dei malati di Ebola.

A destra l’ospedale di Pujehun vuoto per paura dell’Ebola.

Ebola, emergenza che continua

èAfrica | ottobre 2014 | 13

contagiato; poi il secondo e la decisione di mi-gliorare ulteriormente la struttura, di formarealtro personale, di chiedere aiuti e sempre nellasperanza che fossero solo esagerate preoccupa-zioni. Al contrario l’Ebola continua e arrivanonuovi casi.

La popolazione ha paura e non si fida dei 75centri sanitari del distretto. Preferisce morire acasa.

Sogno sempre Ebola, come proteggere lagente e i miei collaboratori: occhiali, camici,guanti e stivali non bastano mai; c’è un conti-nuo bisogno di maschere, disinfettanti, schedetelefoniche e gasolio per le supervisioni nel ter-ritorio».

Clara Frasson, 29 agosto 2014

Clara Frasson è a Pujehun, remoto distrettoa sud della Sierra Leone, da marzo 2014 dovelavora con Medici con l’Africa Cuamm come as-sistente sanitaria e capo progetto. Era partita,dopo alcune precedenti esperienze in Africaanche in contesti di emergenza, con un sogno:poter svolgere le attività di sempre. Seguire levisite prenatali, i parti assistiti, la cura dei bam-bini, le vaccinazioni, al fianco degli ultimi.

Medici con l’Africa Cuamm opera in SierraLeone dal 2012 con un progetto che mira a raf-forzare il sistema sanitario distrettuale di Puje-hun con una particolare attenzione alle fascedi popolazione più vulnerabili, donne in gravi-danza e bambini sotto i cinque anni, tra i be-neficiari dell’iniziativa “Free Healthcare” lancia-ta nel 2010 dal governo. Lo staff di Medici conl’Africa Cuamm è impegnato nell’ospedale diPujehun, nel territorio e nella comunità sia neiservizi di urgenza ostetrica e neonatale sia sullaformazione delle risorse umane locali, per ac-crescere le possibilità di cura e assistenza ai cir-ca 320 mila abitanti del distretto.

Con gli altri operatori del Cuamm, Clara,dallo scorso luglio, è stata coinvolta da Ebola.Un’emergenza che ha richiesto, e continua a ri-chiedere ogni giorno, l’impegno, l’energia, laforza, il coraggio di ciascuno di loro.

Il virus sta portando morte e disperazionein Sierra Leone come in tanti altri paesi del-l’Africa e sta compromettendo anche le attivitàquotidiane in ospedale e nel territorio. Ma l’aiu-to e l’impegno di tutti per contrastare l’emer-genza possono restituire ancora a Clara il so-gno con cui è partita: continuare a garantire, achi non ce l’ha, il diritto alla salute.

SIERRA LEONESopra Clara Frasson.A sinistra Clara duranteuno degli incontri con il District Health Team di Pujehun.

Per far fronte all’emergenza servono nuovi materiali di prote-zione per il personale sanitario che opera in ospedale e neicentri periferici ma anche per coloro che seguono la sepolturain biosicurezza dei corpi dei pazienti deceduti: mascherine,guanti, occhiali, cappelli, camici, stivali, clorina. Ma c’è biso-gno anche di nuovi mezzi per il trasporto dei malati, gasolio,telefoni e ricariche telefoniche, cibo, acqua per costruire nuo-ve latrine.

Con 10 euro assicuri materiale informativo e di sensibilizza-zione alla popolazione localeCon 20 euro garantisci il trasferimento del paziente sospettodalle unità periferiche all’ospedaleCon 30 euro copri i costi di analisi e test di controlloCon 100 euro assicuri i kit completi di protezione individua-le: guanti, occhiali, camice, maschera, copriscarpe o stivali,copricapo

Causale Emergenza Ebola:

• c/c postale 17101353 intestato a Medici con l’Africa Cuamm

• bonifico bancario presso Banca Popolare EticaIban: IT 91H0501812101000000 107890 (Filiale di Padova,Piazza Insurrezione, 10 – 35139 Padova) intestato a: Medicicon l’Africa Cuamm, via San Francesco, 126 – 35126 Padova

• on line su: www.mediciconlafrica.org

14 | èAfrica | ottobre 2014

Lettere dall’Africa Tanzania

Imami vuol dire “fiducia” in Africa), ha partorito i primi sette figli a casa,

in una capanna di terracotta e paglia in mezzoad alberi di banano, a due ore di distanza a piedisu sentieri scoscesi di montagna, dal dispensa-rio di Ukami, il più remoto dei villaggi del già re-moto distretto di Mufindi nella regione di Iringa,in Tanzania. Imani, invece, è nato nel dispensa-rio medico, assistito da una ostetrica qualificata;per la prima volta la gravidanza di sua madreè stata monitorata mensilmente da un agentedi salute comunitaria, che ha il compito di an-dare di casa in casa portando educazione e con-sigli pratici, raccogliere dati, ricordare scaden-ze creando una relazione tra il dispensario e lepersone. Medici con l’Africa Cuamm sostiene ecoordina centinaia di operatori che svolgonoquesto lavoro in centinaia di villaggi.

Imani sta bene, la mamma è contenta per-ché, dice: «Per la prima volta non ho avuto pau-ra durante il parto, mi sentivo sicura».

Mi è stato chiesto di raccontare con una no-ta perché ho scelto di fare questo lavoro, per-ché continui ostinatamente a farlo nonostantea volte sembri di avere a che fare con qualcosatroppo più grande di me. Credo che la storia diMama Ima parli da sé.

L BIMBO SI CHIAMA IMANI che in linguaswahili significa “fiducia”. È nato duesettimane fa, ed è l’ultimo di otto fra-

telli e sorelle. Sua madre, Mama Ima (in questa cultura, la madre “perde” il proprionome personale, diventando per tutti“mam ma di...” – quanta importanza sociale,quanta luce dona la maternità a una donna

I

di Edoardo Occa, capo progetto a Iringa

La presenza del Cuamm in Tanzania inizia nel 1968. Nel paeseil Cuamm è impegnato a migliorare la qualità dell’assistenzaostetrica e neonatale con il programma “Prima le mamme e ibambini” che coinvolge l’ospedale di Tosamaganga e il suo ter-ritorio di riferimento nel distretto di Iringa District Council. Allapopolazione viene offerta la possibilità di accedere a servizi peril parto assistito di qualità e gratuiti, così come gratuito è il tra-sporto delle urgenze ostetriche in ospedale con ambulanza.L’intervento nel paese prevede anche la lotta alla malnutrizio-ne, con la costituzione di unità nutrizionali negli ospedali e nel-le strutture sanitarie periferiche delle regioni di Iringa e Njom-be, oltre a un intenso lavoro nella formazione di communityhealth workers (operatori sanitari di comunità) il cui ruolo è dirafforzare, attraverso la loro presenza capillare nei territori del-le due regioni, la prevenzione dell’Hiv tra i bambini e monito-rare a livello comunitario lo stato di salute delle popolazionicoinvolte, in particolare per quanto riguarda lo stato nutrizio-nale e la salute materna e neonatale. Infine presso la regionedi Morogoro continua il supporto all’ospedale di Mikumi nonpiù nella gestione e amministrazione, dove si sono raggiuntiimportanti risultati, ma su componenti specifiche legate all’as-sistenza al parto e al sistema di riferimento.

L’intervento nel paese

Edoardo Occa milanese, antropologo e capo progetto dal 2010 con il Cuamm a Iringa in Tanzania

A piedi verso le abitazioni più remote.A destra case tipiche della Tanzania rurale.

Unisciti a noi

EtiopiaKel12 per il Cuamm

èAfrica | ottobre 2014 | 15

I L TOUR OPERATORKel12 sostiene perdue anni il progetto

del Cuamm “Prima lemamme e i bambini”.Da agosto 2013 a settem-bre 2014 ha donato 110parti assistiti a mammeetiopi grazie ad altret-tanti viaggiatori chehanno scelto l’Etiopia,dove il Cuamm è pre-sente dal 1980, comemeta di viaggio. Perquesto Kel12 ha vinto il Premio Turismo Cultura Unesco.Da settembre 2014 adagosto 2015 Kel12 done-rà un parto assistito acura del Cuamm a unamamma ugandese perogni viaggiatore chesceglierà l’Uganda come meta di viaggio.[WWW.KEL12.COM]

Tanzania Viaggio diconoscenza

S I TRATTA di unviaggio alla sco-perta dei progetti

Cuamm e di alcunearee suggestive, come ilParco Nazionale Ruaha. Rivolto principalmentea ostetriche, fa partedell’iniziativa “1 vita per1 vita” che mira a coin-volgere i reparti di Oste-tricia e Ginecologia degli ospedali italiani al fianco del Cuammper il diritto alla salutedi mamme e bambini.

presentato ufficialmente al pubblico lo scorso16 settembre, anticipato dalla pubblicazionedi due singoli, Life is sweet lo scorso aprile eL’amore non esiste, in agosto.

L’idea di questo “nuovo pezzo di strada insie-me” inizia nel 2013 nel corso di un viaggio chei tre artisti, amici da molti anni, hanno intra-

preso con il Cuamm in Sud Sudan. L’occasione,la consegna da parte di Niccolò Fabi dei fondiraccolti in occasione dell’evento “Parole di Lu-lù”, ha trasformato il viaggio in un’esperienzanon solo fisica ma anche interiore che ha por-tato alla realizzazione di un prodotto digitale,il webdoc “Life is sweet”, che raccoglie in tredicivideo-clip filmati, immagini, voci, pensieri, ri-flessioni raccolti on the road dai tre musicisti.Il documento multimediale è online dallo scor-so agosto nelle pagine del sito www.mediciconlafrica.org e www.lifeissweet.it.

La tournée, di cui diverse date sono già soldout, farà tappa anche a Padova il 22 novembreprossimo.

Medici con l’Africa Cuamm ricerca volontari(tra i 18 e i 40 anni) disponibili per gli info pointper i concerti di: Pescara (15 novembre), Mode-na (21 novembre), Bari (28 novembre), Napoli(29 novembre), Catanzaro (12 dicembre), Cata-nia (13 dicembre).

Informazioni: [email protected]

È INIZIATO LO SCORSO 26 settembreda Colonia, in Germania, il nuovotour internazionale del trio Fabi,

Silvestri e Gazzè, che dal 14 novembre sisposterà in Italia toccando da nord a sudle principali città con il nuovo successo di-scografico Il padrone della festa. L’album,scritto a sei mani dai tre cantautori, è stato

Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e MaxGazzè presentano al pubblico il loronuovo album Il padrone della festacon una tournée tra Italia ed Europa

Anche il Cuamm in tournéecon il trio Fabi, Silvestri, Gazzèdi Francesca Forzan

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16 | èAfrica | ottobre 2014

A Torino, il prossimo 29 novembre, saranno presenti ospiti illustri, ma anche volontari di Medici con l’Africa Cuamm e collaboratori africani con cui ogni giorno lavoriamo. Tutti insieme per ribadire l’impegno a favore delle mamme e dei bambini.

«Oggi l’Africa arriva ogni giorno sulle nostre coste, la fame la po-tremmo leggere guardando i volti di chi attraversa il Mediterraneostipato in un barchino e spesso perde la vita nel lungo viaggio, manon sempre ci riusciamo: la paura dell’immigrazione, l’eccesso diimmagini e la nostra crisi economica ci chiudono gli occhi».

OcchiNome MarioCognome CalabresiNazionalità italianaIncarico direttore de

“La Stampa”

«La pace nel continente africano può essere raggiunta se si af-fronta con determinazione l’attuale fragilità politica ed economi-ca, sostenendo i paesi africani nella lotta alla povertà, nella rea-lizzazione di uno sviluppo sostenibile e nell’acquisizione di unaduratura stabilità democratica».

FragilitàNome PieroCognome FassinoNazionalità italianaIncarico sindaco

di Torino

«Crediamo in quella logica di stare attenti alle persone, con il lorodisagio e le debolezze. Lo facciamo con questo ruolo di innovatoresociale e quindi non contribuendo solo con risorse finanziarie macon il nostro specifico apporto di idee».

IdeeNome LucaCognome RemmertNazionalità italianaIncarico presidente

Compagnia di San Paolo

«Il nostro obiettivo più ambizioso è offrire a più donne possibiliun parto assistito e sicuro. Per riuscirci ci adoperiamo sia attraver-so il supporto sanitario in ambito ospedaliero e territoriale, sia sulpiano scientifico grazie ad analisi e ricerche operative».

MammeNome DonataCognome Dalla RivaNazionalità italianaIncarico responsabile

settore progettidi Medici conl’Africa Cuamm

«Lavorare insieme per il miglioramento delle condizioni di vitadei popoli è lo strumento più efficace di cui disponiamo per an-dare oltre le diffidenze, i rancori e le divisioni che, sotto ogni cie-lo, sono ostacoli insormontabili al consolidamento della pace edello sviluppo».

InsiemeNome RomanoCognome ProdiNazionalità italianaIncarico presidente

Fondazione per lacollaborazionetra i Popoli

èAfrica | ottobre 2014 | 17

Profili

«L’iniziativa Italia-Africa ha l’ambizione di mandare un messaggioagli italiani, e cioè che c’è un continente importante che rappre-senta un modello di sviluppo sostenibile che parte del mondo si ègià giocata. L’Italia ha bisogno di riaccendere la luce sul continenteafricano per costruire nuove partnership di sviluppo».

LuceNome LapoCognome PistelliNazionalità italianaIncarico vice ministro

degli AffariEsteri e dellaCooperazioneInternazionale

«Nelle periferie ci sono i perdenti della globalizzazione e i dimenti-cati dell’Europa. Dobbiamo invertire l’approccio per una questionemorale e culturale prima ancora che politica. Occorre essere pre-senti nelle periferie per invertire il modo in cui la globalizzazionesi è realizzata in questi 25 anni».

PeriferieNome SandroCognome GoziNazionalità italianaIncarico sottosegretario

alla Presidenzadel Consigliocon deleghe allepolitiche e affarieuropei

«È proprio una molla che ti scatta dentro, che dice “è un’esperienzache devo fare” intanto per capire se questa potrebbe essere una pos-sibile scelta futura e, dall’altra parte, per vivere un’esperienza diver-sa». Elena Graglia, specializzanda, Uganda, 2013

SlancioTestimonianza su:progetto Junior Project Officere Segretariato Italiano Studentidi Medicina Con:specializzandi e studenti da tutta Italia

«Sono una mamma fortunata che ha partorito in Italia, a Vicenza, cir-condata da bravi medici e ostetriche. Mi sono sentita al sicuro ma il pro-getto mi ha fatto capire che la paura che ho provato in quel momentola provano anche tante altre mamme ed è gusto che ci sia sicurezza pertutte quante». Alessandra Garziera, mamma

GioiaTestimonianza su:progetto “Una vita per unavita”Con:Città della Salute

«Si dice che siamo in guerra ma è peggio, perché qui la gente nonpuò scappare, non ci si può neppure più muovere da un villaggioall’altro perché per evitare la diffusione dell’Ebola i posti di bloccodell’esercito lasciano passare solo il personale sanitario autorizzatoe anche il cibo comincia a scarseggiare.».

EmergenzaNome ClaraCognome FrassonNazionalità italianaIncarico assistente

sanitaria e capoprogetto Medicicon l’AfricaCuamm aPujehun, SierraLeone

18 | èAfrica | ottobre 2014

rispettivamente a Tosamaganga (Tanzania), Wolis-so (Etiopia), Luanda (Angola), Beira e Palma (Mo-zambico). Si stanno specializzando nel nostro pae-se in Igiene e Sanità Pubblica, Medicina Interna,Malattie Infettive e Gastroenterologia e sono l’im-magine di un’Italia giovane e intraprendente cheinveste con coraggio su di sé e sul futuro.

«L’impatto con questa nuova realtà – secondoAnna Caruana – sarà sicuramente particolare perchégli equilibri sono diversi dai nostri; sono sicura pe-rò che una volta lì, le cose verranno da sole. Credoche questo paese mi darà delle soddisfazioni. Partoserena, senza paure (tranne quella per i serpenti!)perché una collega prima di me ha fatto la mia stessaesperienza e mi ha davvero tranquillizzata».

«In Africa non esiste la figura specifica del ga-stroenterologo – ci dice Olimpia – per questo faròl’internista e mi occuperò di un sacco di cose. E al-largarmi ad altre esperienze per me è un arricchi-mento. Ho scelto l’Africa perché lì la gente va dalmedico quando ne ha effettivamente bisogno, noncome se questa fosse una cosa che si fa in mezzo atante altre. Per questo la soddisfazione di chi hascelto la professione sanitaria è grande. Sono certache questa sarà un’esperienza in cui saranno di piùle cose che riceverò rispetto a quelle che darò».

«Prima di fare il corso di preparazione con ilCuamm – ci racconta Anna Maria – pensavo cheandare in Africa significasse salvare il mondo. Oraho capito che andrò in un posto dove non so nem-meno se sarò bene accetta dalla popolazione madove cercherò di andare, in punta di piedi, a dareuna mano, a dare il mio contributo e a raccoglierequalcosa di utile per me».

«Andare in Africa era un’esperienza che volevofare da tempo e da cui non voglio aspettarmi nulla,tranne una grande crescita professionale ma so-prattutto personale. Attraverso il corso di prepara-zione ho potuto guardare alla cooperazione in mo-do diverso perché l’università non ti informa diquesto e solo da quel momento sono riuscita a ca-pire se volevo davvero questa esperienza», MariaAntonietta Purgatorio.

Strade d’Africa che si incrociano

Una manotesa al futuro

Anna Caruana, Olimpia Messina, Anna Maria Gnoni, Maria Antonietta Purgatorio

Junior Project Officers

Visto da qui

teorico-pratica in Africa agli specializzandi di diver-si ambiti sanitari che intendono prepararsi per unfuturo impegno di cooperazione sanitaria interna-zionale e affrontare le sfide della Salute globale nelproprio paese.

La formazione comprende aspetti di praticaclinica e organizzativa o di sanità pubblica, conl’inserimento all’interno di strutture ospedaliereo in attività sul territorio; durante l’esperienza diformazione teorico-pratica ogni specializzando èaffiancato da uno specialista senior di Medici conl’Africa Cuamm che ne diventa tutor.

Anna Caruana, Olimpia Messina, Anna MariaGnoni, Maria Antonietta Purgatorio e Maria CristinaCastellano sono le Jpo da poco arrivate in Africa peraffiancarsi ai team di Medici con l’Africa Cuamm,

TANZANIAConsuelo Bonito,durante la suaesperienza come jpo.

I L PROGETTO JPO (Junior Project Officer) sirivolge ai medici provenienti da diversescuole di specializzazione e garantisce lo-

ro la possibilità di trascorrere un periodo diformazione “sul campo” in una delle sedi incui opera Medici con l’Africa Cuamm. Attivodal 2012, offre l’opportunità di svolgere alcunimesi (fino a un massimo di 12) di formazione

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