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    DOVE VA LECONOMIA?

    Libro intervista a Domenico de Simone

    (a cura di Carlo Gambescia)

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    Nella quarta di Copertina dei suoi libri, lei presentato, felicemente, come avvocato pertradizione, gentleman per scelta, economista radical per vocazione e temperamento. Ecco perch unavvocato diventa economista, e per giuntacontrocorrente? Pu parlare del suo percorsointellettuale? Del resto so di un suo impegno che risalealla fine degli anni sessanta allinterno del gruppo deil Manifesto. Vuole ricordarlo?

    La mia famiglia ha una tradizione giuridica, e daragazzo sono stato indotto a seguirla, un po come laMonaca di Monza fu abituata sin da piccola allidea dientrare in convento. Non con quella studiatadeterminazione, per carit, per nella biblioteca dicasa oltre la met dei libri era di argomento giuridico ecos, finiti gli altri libri ed esaurite le scarsedisponibilit personali ad acquistarne di nuovi, lapassione per la lettura ha dovuto giocoforza fare iconti con quello che rimaneva da leggere. Devo direche lo studio del diritto aiuta molto, anche se

    inevitabile diventare kantiani almeno per qualchetempo. Senza lapproccio formalistico che viene dallaformazione giuridica, per, difficile diventarerealmente rivoluzionari, perch si tende a confondere ipiani e le azioni. Non a caso Lenin era avvocato eanche Marx aveva compiuto studi giuridici di cui campia traccia nelle sue opere. Il che stridecuriosamente con la tradizione conservatrice dellefacolt di giurisprudenza, che si fonda sullerrata

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    convinzione che lo sguardo del giurista sia perdefinizione rivolto al passato.Nel 69, dopo varie vicissitudini allinterno delmovimento, decisi di aderire al Manifesto, cheallora si stava raccogliendo intorno al gruppo uscitodal Partito Comunista, a seguito dellespulsione perfrazionismo della Rossanda, di Magri, della Castellina edi Pintor. La decisione fu forzata dai tragici eventi diMilano che ebbe un impatto sul movimento moltomaggiore di quanto noi stessi non percepimmo allora.

    Si era diffusa la convinta paura che il sistema avrebbeusato tutti i mezzi leciti ed illeciti per stroncare ilMovimento, che la strage di Piazza Fontana e leassurde accuse agli anarchici con la morte di Pinelli,non erano che linizio di un piano ordito dai servizicontro la rivolta operaia e studentesca e che lunicamaniera per difendersi fosse quella di costituirsi inpartito organizzato per distinguersi dalle inevitabiliprovocazioni degli infiltrati. Fu un tragico errore, maquesto posso dirlo con il senno di poi. Nel Manifestoentrai con il gruppo Praxis che faceva capo a Mario

    Mineo, un intellettuale e militante siciliano diispirazione leninista con molte indulgenze versoTrotzskij e nessuna verso Stalin. Il gruppo mi piacevamolto poich la discussione e linformazione al suointerno era molto vivace e la propensione allariflessione teorica particolarmente elevata dati i tempi.Inoltre riuscivo a soddisfare anche il mio lato oscuro,quella tendenza al minoritarismo che spesso mi vienerimproverata e che evidentemente fa parte degliaspetti inconsci della mia personalit. Nel Manifesto,

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    infatti, eravamo una minoranza consapevole di esseretale e molto unita e battagliera. Nel gruppo lo spiritodi corpo era prevalente, fino al limite che era piavversato il compagno della fazione opposta che ilnemico di classe. Ovviamente, questo atteggiamentoera comune non solo ai componenti del gruppo diPraxis ma a tutti i gruppuscoli della sinistra cosiddettaextraparlamentare.Fu proprio lo spirito di corpo a determinarelespulsione di Mineo, e con lui di tutti i componenti del

    gruppo dal Manifesto.Per la verit Mineo aveva rilevato la pericolosit delprocesso di fusione tra PSIUP e Manifesto, dal qualesarebbe nato il PDUP, per la sua chiusura proprio versola galassia frammentata dei gruppuscoli, nei quali perspiccavano esperienze interessanti come quella diAvanguardia Operaia e per certi versi di PotereOperaio. Il rischio era che la proposta politica sitraducesse, come poi in effetti avvenuto, in unamera operazione di recupero elettorale da parte delPCI. La critica era pesante, oltre ad essere

    terribilmente vera, come poi la storia degli annisuccessivi dimostr. Il PDUP conflu nel PCI, e lagalassia della sinistra extraparlamentare si frantumperdendo la propria identit politica e finendo peralimentare i ranghi delle Brigate Rosse.Quando Mineo prefigur questo esito infausto nel suointervento, la reazione fu la sua espulsione perfrazionismo e laccusa, date le circostanze ed ilpulpito dal quale fu pronunziata, apparvesingolarmente grottesca.Al gruppetto di militanti che

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    erano riuniti intorno alla sua bandiera, non rimasealtro che sciogliersi o proseguire in perfetta solitudinecon la consapevolezza di fare le mosche cocchiere.Lassurdit della situazione e la delusione che provaiper la fine di un progetto che era non solo politico masoprattutto un progetto di vita, come nella miglioretradizione sessantottina, mi indusse a chiudere la miaattivit politica ed iniziare una radicale ricostruzionedel pensiero e delle tesi a partire dalle fondamenta,ovvero la filosofia. E iniziato cos il percorso che

    attraverso varie vicissitudini mi ha portato fino aquesto punto. Come molti figli del sessantotto ho moltipadri che pure, a volte, si guardano in cagnesco. Maho imparato da Marcuse ad aborrire le monoculture, eda Steiner che nellanimo di ciascuno di noi convivonoun santo e un assassino tra cui dobbiamo scegliere. Eche proprio questa la pi profonda garanzia dilibert.

    Certo, ma perch leconomia, o meglio laControeconomia?

    La ragione di questa scelta lassoluto predominiodelleconomia su ogni altra cultura nel nostro tempo.Ho voluto indagare ed ho trovato che ogni possibilesoluzione passa attraverso il rovesciamentodelleconomia. Essenzialmente attraverso ilrovesciamento di quello che il fondamento di ognieconomia, ovvero il principio di scarsit. Lacontroeconomia si fonda sul principio opposto

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    dellabbondanza, che relega il concetto stesso dellascarsit nellambito del potere.

    Quando inizia il predominio dell'economia teorica?Edmund Burke, il padre del moderno conservatorismoanglo-americano, defin il settecento leradelleconomista. Lei daccordo?

    Burke era fortemente critico nei confronti

    dellutilitarismo benthamiano da cui scaturito ilpensiero economico. Per questo aspetto condivido inpieno la sua critica, cos come condivido la suatensione ideale a cercare al di fuori dellutilitarismo laretta via alla costruzione di una societ umana. E notoche molti autori hanno poi cercato in Burke glielementi necessari allequilibrio tra giustizia sociale elibert individuale. Il rigore e la prosa di Burke sonoindubbiamente affascinanti. Un po meno, se me loconsente, la sua critica dello spirito della rivoluzionefrancese e la sua pratica politica. Per questo aspetto

    stiamo su due sponde opposte.

    Adam Smith considerato il fondatore del pensieroeconomico moderno. Economisti come MiltonFriedman lo ritengono ancora di unattualitsconcertante, lei che ne pensa?

    Questo vero. Forse sarebbe il caso di rileggerlo, anziper molti, soprattutto in Italia, di leggerlo, onde evitare

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    di attribuirgli idee ed analisi che non gli appartengonoaffatto. Come ad esempio la patente di teorico dellibero mercato che il povero Smith si porta appressoda decenni e che gli viene attribuita da tutti quelli chenon lo hanno letto. Smith non ci pensa affatto adidealizzare il libero mercato contro uneconomiapianificata. Il fatto che si scagli contro la burocrazia econtro i legacci che questa metteva alla circolazionedelle merci e dei capitali, non significa niente altro cheera una persona di buon senso che vedeva nella

    burocrazia e nellottusit del potere un limiteinsensato per lo sviluppo delleconomia. Questo,peraltro, non lo esime dallinvocare norme a tuteladella dignit del lavoro e della salute dei fanciulli di cuidenunzia le terribili condizioni nelle fabbriche inglesidellepoca. Il problema del libero mercato, peraltro, aisuoi tempi non si poneva nemmeno, non nel senso concui si pose non appena il socialismo e soprattutto ilcomunismo concretizzarono lideale di una nuovasociet con le esperienze del socialismo e delcomunismo reale.

    Ma insomma, la mano invisibile smithiana proprioinvisibile? Un pensatore come Friederich List,antesignano del nazionalismo economico, sosteneva ilcontrario. E lei?

    Il fatto che Smith e gli economisti del settecentopensavano alleconomia in termini universali ed

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    astratti, mentre List ed i nazionalisti la calarono nelcontesto nazionalista che si svilupp nel XIX secolo. EList che, con Hamilton, fu uno dei maggiori esponentidel nazionalismo economico, sosteneva a spada trattala necessit di proteggere con misure doganali lanascente industria, per generare laccumulazionenecessaria a far diventare la nazione una grandepotenza. List era tedesco e visse nel periodo di nascitadel nazionalismo tedesco. Non c dubbio che egliavesse in patria una grande influenza.

    Il punto che se la mano invisibile esistesse,lesistenza del potere sarebbe difficilmentegiustificabile. Per mano invisibile intendo la capacit diautoregolazione della societ senza la necessit di unalegge imposta da un potere. Se la societ capace diregolarsi da s, se gli individui che la compongono nonhanno pi bisogno di un padre, il potere diventa unapura crudelt, inutile per la societ, anzi dannoso per ilsuo sviluppo, e funzionale solo per il soddisfacimentodegli interessi di pochi autoeletti rappresentanti deipropri interessi. Credo che la linea di separazione tra

    autoritarismo e libert sia, alla radice, tutta qui. Io chesono libertario sostengo, quindi, che la mano invisibileesiste. Il punto averne coscienza, il che significaessenzialmente, averne conoscenza. La conoscenza cimette in condizione di scoprire e di ricreare le normedi funzionamento della societ. Il tasso di interessenegativo, ad esempio, una di queste norme la cuifunzione di creare un ambiente nel quale il denaronon sia utilizzabile come strumento di prevaricazione.Daltra parte ho scritto che la collaborazione e la

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    solidariet sono i comportamenti pi convenienti pergli uomini, mutuando questa idea da Axelrod (R.Axelrod, 1985, Giochi di reciprocit, Milano, Feltrinelli)e dai suoi giochini di comportamento. Questa unalegge da scoprire nel senso greco del termineAletheia,che indica la verit. Quello da ricreare il gioco cherende evidente la convenienza della legge scoperta. Ilgioco lattivit umana per eccellenza, il suopresupposto infatti la creativit. E la creativit lafonte stessa della ricchezza, di ogni ricchezza, anche

    e soprattutto materiale.

    Dalleconomia classica Marx ha ereditato lidea delvalore lavoro. Idea sulla quale ha costruito il suogigantesco sistema teorico. La mia domanda pusembrarle ingenua: come possibile partendo da premesse lavoriste giungere alla conclusione dellanecessit di una societ non lavorista? Insomma, semi passa la battuta, il lavoro nobilita o non nobilitaluomo? Che differenza passa tra il lavoro socialista

    (che dovrebbe precedere lultima fase non lavoristadel comunismo) e il lavoro borghese?

    Marx il pi chiaro espositore e continuatore dellateoria del valore di Adam Smith. Non dobbiamodimenticare che la teoria del valore nasce in unambiente teorico utilitarista e su una filosofiapositivista. Lidea di Smith era quella di trovare unostrumento pratico per la determinazione del giustoprezzo, quello per mezzo del quale realizzare il

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    maggiore profitto sulla produzione. E per determinareil giusto prezzo, Smith va alla ricerca del valore nellecose prodotte. N lui, n Marx n i loro predecessorifisiocratici n tanto meno i pensatori dopo di loro, sonostati sfiorati dallidea che il concetto stesso di valore incompatibile con le cose. Daltra parte la nettadistinzione tra soggetto e oggetto fu il nodo dellaseparazione di Feuerbach dalla filosofia di Hegel:lunit di soggettivo ed oggettivo proclamata da Schellinge da lui collocata nel punto pi alto della filosofia, , anche

    presso Hegel, il principio fondamentale, benchquestultimo labbia posta, anche se soltanto formalmente,al punto giusto, cio alla fine della filosofia, comerisultato1.Questo il presupposto del materialismo diFeuerbach, di cui il materialismo dialettico larealizzazione pi compiuta. Tornando al valore, questo rovesciamento di Hegelcomporta parecchie difficolt, perch ovvio che essodebba essere ricercato nelle cose. Per Marx laquestione si poneva esattamente in questi termini,

    mentre abbiamo visto che per Smith il problema eraessenzialmente pratico. Ma Marx era tedesco epraticava la filosofia con il rigore che ha sempreadottato in tutta la sua vita. La conseguenza fu cheuno dei punti pi affascinanti della filosofia di Marxdivenne uno dei punti pi oscuri, la questionedellalienazione.

    1 L. Feuerbach, Per la critica della filosofia hegeliana, in Opere, Bari, 1965, pag. 145

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    Come dire, cerchiamo di recuperare il pensiero delgiovane Marx...

    Qui non si tratta di recuperare il Marx giovanile o diprivilegiare il Marx filosofo rispetto a quello delCapitale. La questione comprendere in tutti i suoiaspetti la portata della filosofia di Marx, che ilmarxismo ha letto in maniera riduzionista. Per Marxsono sempre gli uomini a fare la storia generandorapporti sociali oltre che manufatti dalle loro mani e

    dalla loro testa. Sono i rapporti sociali generati dalcapitalismo a determinare lalienazione delluomo dalprodotto, ma non semplicemente in quantoespropriato del suo prodotto, ma in quanto espropriatodella sua stessa vita, ridotto cio a cosa, ad oggetto, amero erogatore di energie intellettuali e fisiche di cui ilcapitalismo si appropriato per effetto del suomeccanismo di potere. La separazione tra soggetto edoggetto, per Marx, quindi una questione di potere, dirapporti sociali e di coscienza della persona, della suastessa vita. E quindi riduzionistico e sostanzialmente

    estraneo al pensiero di Marx una visionedellalienazione legata essenzialmente allariappropriazione da parte della classe degli espropriatidel prodotto del loro lavoro. Semmai quello uneffetto, non una causa dellalienazione. Lo stessoprodotto assume una particolare caratteristica inquanto generato in condizioni di alienazione, mentrealtro sarebbe se fosse pensato in una condizione dilibert. Altro, non in senso materiale, ovviamente, marispetto alla societ nel suo complesso. Mi viene in

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    mente unimmagine che spiega chiaramente questoconcetto. Nel pensare lautomobile, il capitalismo hagenerato rapporti di produzione alienati (poichpensati per le esigenze non dei produttori ma delcapitale finanziario) che solo di riflesso soddisfano emalamente le esigenze di trasporto, per le quali leautomobili dovrebbero essere prodotte. Questo ilfeticismo delle merci. Al contrario, un pensiero nonalienato penserebbe il trasporto in funzione delleesigenze umane, e non di quelle del capitale

    finanziario.Quindi, se ho capito bene, non un problema disemplice riappropriazione del prodottoespropriato...

    Questa idea assolutamente riduzionista dellacoscienza e del lavoro, stride enormemente con lesplendide pagine di Marx sulla capacit del lavoro dicreare coscienza, e sul come, per mezzo del lavoro, siesprima la natura propria delluomo e si realizzi la sua

    umanit. Ora, questa proprio la premessa lavoristadi cui alla sua domanda. Il lavoro per Marx lessenzadelluomo. Il lavoro, lattivit vitale, la vita produttivastessa appaiono alluomo in primo luogo soltantocome un mezzo per la soddisfazione di un bisogno, delbisogno di conservare lesistenza fisica. Ma la vitaproduttiva la vita della specie. E la vita che producela vita. In una determinata attivit vitale stainteramente il carattere di una species, sta il suocarattere specifico; e lattivit libera e cosciente il

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    carattere delluomo. La vita stessa appare soltantocome mezzo di vita.2Ma quale lavoro? Quello cui gli uomini sono costrettiper sopravvivere, quello che li rende estranei a sstessi, quello che rende un uomo un ingranaggio dellamacchina di produzione estirpandogli la coscienza dis e riducendolo a mero erogatore di forza muscolareo energie intellettuali per conto terzi? Senza nessunapossibilit di sviluppare creativit, senza nessunarelazione con s stesso ed il senso della propria

    esistenza? O non si tratta invece proprio di questo, dellavoro in quanto libero esercizio di capacit creative eproduttive? Questa distinzione tra lavoro creativo elavoro per la necessit che in Marx chiarissima stata sempre sottovalutata se non fatta passare sottosilenzio dalla intellighenzia di sinistra.

    Perch?

    La ragione semplice: attraverso essa passa laquestione della coscienza e in fin dei conti quella del

    potere. La confusione tra lavoro socialista e lavoroborghese, la incomprensione voluta o la deliberataomissione di una chiara distinzione tra queste dueespressioni, si spiega solo in termini di potere. E oggila distinzione stata decisamente abbandonata deltutto: quello che si chiede un lavoro tout court, unlavoro qualsiasi, anche sottopagato, anche precario onon qualificato, purch garantisca la sopravvivenza. Il

    2 K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Einaudi,Torino, 1968 pagg. 77-78

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    socialismo, che era la filosofia per cui lumanitavrebbe dovuto realizzare s stessa attraverso illavoro creativo, si ridotto a svolgere le funzioni diunagenzia di collocamento per precari cui sottrarrepure quello che resta dellanima, il consenso e il voto.Almeno le agenzie di collocamento chiedono solo soldie non lanima. La societ comunista non la societdei fannulloni, bens quella in cui le forze produttivesono cos sviluppate da aver eliminato ogni scarsitdalla terra. Si sa che Marx non amava affatto parlare

    della futura societ comunista, perch il suo spiritoscientifico glielo impediva. E nota la sua irritazione,immortalata nella Critica del Programma di Gotha, neiconfronti dei socialisti lassalliani e degli utopisti che sierano lanciati nella descrizione ad usumdelphini dellemirabilie della societ socialista. Anzi, Marx stesso cidice che la dittatura del proletariato sar un passaggioterribile, in cui lumanit svilupper necessariamentelinvidia, lodio e le peggiori qualit per poter vincerela sua battaglia contro lo spirito borghese. Credo chein queste affermazioni di Marx ci fosse molta retorica

    in funzione anti-utopica, oltre che un meccanicismo ditipo hegeliano, pi che leffettiva convinzione che daipeggiori sentimenti potesse nascere realmente unuomo nuovo.Comunque qualche cosa sul comunismo Marx la dice,soprattutto quando parla, pur senza alcun afflatoutopistico e senza giustificarla, della societdellabbondanza, contrapposta alla logica dellascarsit del capitalismo. Anche su questo argomento,che strettamente conseguente allidea del grande

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    sviluppo delle capacit produttive che Marximmaginava dopo la loro liberazione, lintellighenziamarxista ha preferito stendere un pietoso velo disilenzio, non riuscendo in alcuna maniera n asviluppare largomento n a criticarlo. Eppure si trattadi una questione decisiva visto il notevole sviluppodelle forze produttive che ha visto realizzare il secoloscorso. E allora, se Marx aveva ragione, il comunismo vicino o no? E quello schifo che stiamo vivendo nonsomiglia paradossalmente proprio a quella societ

    dellinvidia e dellodio di cui parlava Marx? Certo non la dittatura del proletariato. Ma quella la questionedecisiva, o c dellaltro per Marx che essenziale perarrivare al comunismo e che nessun marxista riesce avedere? E non forse proprio questa cecit cheindusse Marx ad affermare recisamente di non esseremarxista?

    La cosiddetta rivoluzione del marginalismo economico,inaugura quella che oggi tutti chiamano economia

    neoclassica. Per i classici (diciamo cos da Smith aMarx), il valore di un prodotto o di un servizio dovuto, come abbiamo visto, al lavoro in essoincorporato; per i marginalisti dellultimo trentenniodel XIX secolo (Jevons, Menger, Walras, ecc) il valoredi un prodotto o di un servizio dovuto allutilitdellultima unit acquistata di esso. Chi ha ragione?Oppure entrambe le visioni sono riduttive perchlegate a una concezione individualistica e venata di

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    provvidenzialismo (mano invisibile) delleconomia? Cspazio per una teoria alternativa del valore?

    Abbiamo visto come per la mia interpretazione di Marxla questione del valore debba sempre essere riferitaalluomo, sia in quanto individuo che in quanto esseresociale, mentre per Smith la questione del valore riferita essenzialmente alle cose. Questo punto essenziale per comprendere la differenza profonda trauna visione liberale ed una autoritaria delleconomia,

    cos come per capire la differenza che intercorre tralidea del valore dei classici e quella dei marginalisti.Senza per dimenticare che, per entrambe le scuole, ilproblema era arrivare ad ottenere un criterio sensatoper la determinazione dei prezzi, senza che questocomportasse alcuna conseguenza sul piano etico osociale. Da questo punto di vista, infatti, la visione deimarginalisti si fonda su una prospettiva individualeche sembra pi aderente alla realt del fenomenorispetto allidea dei classici legata ad una filosofiapositivista difficilmente condivisibile.

    Il riduzionismo di entrambe le prospettive dato dalfatto che per esse luomo un mero agenteeconomico, poco pi di una macchina da calcolo dibenthamiana memoria. Ora, mentre il marginalismo silimita a considerare questa relazione rispetto ad ognisingolo rapporto economico, il che a volte ci cheeffettivamente accade, nella teoria del valore lariduzione economicista di genere smithianocomprende tutta lattivit delluomo, tutto il suoessere, soprattutto il suo essere produttore. Questo

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    non significa altro che preferisco la letturamarginalista per la determinazione dei prezzi inambiente capitalista, poich mi sembra menodistorcente ed uno strumento che in generefunziona.Ci detto, considero entrambe le visioniprofondamente fuorvianti, visto che comunque il loropresupposto una visione riduttiva ed economicistadellattivit delluomo.Per costruire unaltra teoria del valore dobbiamo

    rovesciare la prospettiva corrente e porre al centrolessere umano e la sua natura, intesa proprio comeessenza naturale, nella quale includo anche tutto ciche lumanit ha elaborato ed interiorizzato comeappartenente alla propria natura. Se consideriamo chegli unici valori degni di essere chiamati tali sono quelliche appartengono alla natura umana, possiamo capirequal il fine di un tale rovesciamento. Le cose sonofunzionali alluomo e non viceversa. In una similevisione, non ha posto n senso lidea del lavoro comeuna merce. Insomma, non esiste alcun valore di

    scambio, ma solo valori duso (considerazione questache sfiora ed in un certo senso recupera questoaspetto della teoria marginalista).

    Comunque sia, oggi, guai a coloro che si discostanodalle teorie neoclassiche. E quel che peggio, che lameccanica del mercato autoregolato si saldata auna visione utilitaristica delluomo, che potremmo

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    ricondurre a Bentham. Per qui emerge unacontraddizione: se loggetto naturale dei miei desideri rappresentato dal mio piacere e quello delle mieavversioni dal mio dolore, come ammettere che ilsenso morale, che mi suggerisce di perseguire lutilitgenerale e non linteresse privato, sia conforme allemie esigenze naturali? Come conciliare, insomma,partendo dal singolo, come fascio di sensazioni (o diutilit marginali), egoismo costitutivo e persistenza deicostumi sociali? Insomma, calcolo utilitaristico e

    altruismo sociale? Utilit marginale e moralesociale?

    Credo sia sbagliato assegnare al liberismo economicoun carattere libertario quale quello che i suoi epigonivorrebbero attribuirgli. Il laissez faire dei liberal e deineocons una pura finzione scenica: questoliberalismo non ha niente di liberal, visto che imeccanismi di funzionamento sono gestiti con ferreadeterminazione da unoligarchia in possesso delpotere effettivo, quello finanziario. Lautoregolazione

    del mercato liberal un falso storico, visto che inrealt il mercato indirizzato secondo criteri di potereche avrebbero fatto inorridire il buon Adam Smith.Insomma, la libert del mercato la sceneggiatura diuna finta democrazia e libert individuale mortificatedal rigido centralismo con cui gestito il poterefinanziario nelleconomia del debito.Il mercato che si autoregola quel mercato in cui leregole non sono truccate. Il mercato sempre stato untavolo cui siedono dei bari che fanno finta di non

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    esserlo (come tutto i bari, daltronde) e a maggiorragione lo oggi visto il peso schiacciante delladimensione finanziaria su quella economica. Finch deisoggetti staranno sul mercato con la stessa logica concui si sta in guerra, parlare di libert di mercato e diautoregolazione come parlare di legge della giungla.Per impedire ai soggetti economici di assumere questotipo di atteggiamento, per, non necessarioimmaginare che leconomia sia centralizzata edassoggettata al potere politico che, in quanto a

    volont di prevaricazione e disprezzo per la libert non certo di meno degli gnomi della finanza. Ndobbiamo necessariamente pensare ad uno statoetico, che per certi versi sarebbe anche peggio dellalegge della giungla del capitalismo moderno.

    E allora?

    Come lei stesso suggerisce, necessario che lutilitgenerale sia conforme al soddisfacimento delleesigenze individuali. Mi obietter che questo non

    quasi mai vero e che tra le due prospettive, quellasociale e quella individuale c una irriducibilecontraddizione. Considero questa visione frutto di unerrore di prospettiva. Un errore voluto, poich da essodipende la necessit del potere. Insomma, una sorta dicorollario del principio di scarsit a livello individuale.Cos come il principio di scarsit che allorigine delpensiero economico figlio della logica del potere, allostesso modo la contraddizione tra individuale e socialesoddisfa la stessa esigenza di dominio.

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    Ci non significa che questa contraddizione non esista,ma solo che essa voluta e finalizzata al dominio di unuomo o un gruppo di uomini su un altro uomo ogruppo di uomini. In altre parole il potere, che consisteappunto, nel far prevalere alcuni interessi individuali(o di gruppo, il che lo stesso) sullutile generale, non un male necessario se non perch un gruppo diuomini ritiene che attraverso di esso sia meglioperseguibile il proprio interesse. Convinzione erronea,come dimostra Axelrod, cos come erronea la

    convinzione che sia necessario sacrificare gli interessidi qualcuno per soddisfare gli interessi di tutti.Insomma, si tratta di cambiare prospettiva, e allora citroveremmo in un ambiente alla Axelrod, per il quale ilcomportamento cooperativo sempre pi convenientedi uno immediatamente egoistico. Si tratta quindi, dicreare le condizioni per cui lambiente sociale rispondaalle caratteristiche dellambiente alla Axelrod. Inquellambiente, la contrapposizione tra sociale edindividuale semplicemente scompare, essa divieneinsensata, poich il perseguimento dellinteresse

    individuale l coincide sempre con il soddisfacimento diinteressi sociali e viceversa. Questo discorso ci portaverso unaltra dimensione pi filosofica cheeconomica. Qui la domanda se il potere sia unassoluto oppure no, se in ogni societ sia necessariauna guida, un comando, una gestione del potere, il chedarebbe ad esso un carattere di assoluto, oppure sequesto non sia sempre necessario ed allora il potereavrebbe una dimensione storica.

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    Sul problema del potere torneremo pi avanti. Per ora,anche se in parte ha gi risposto, mi interessa saperese condivide la definizione di economia di PaulSamuelson, autore del manuale di scienze economiche pi diffuso al mondo, e giunto alla 17 edizione.Secondo il Guru americano l'economia lo studio delmodo in cui le societ utilizzano risorse scarse per produrre beni utili e di come tali beni vengonodistribuiti tra i diversi soggetti3. Che ne pensa?

    Ecco, appunto, parlavamo del diavolo e spuntano lecorna. La definizione di Samuelson identica a quelladi altre migliaia di manuali. Il presuppostodelleconomia, sia classica che marxista proprio lascarsit delle risorse e la necessit di utilizzarle inmaniera pi o meno equa o pi o meno rispondenteagli interessi della classe o dei gruppi dominanti. Lacontroeconomia, invece, presuppone che le risorsenon siano mai scarse, nel senso che la scarsit creata ad arte da una visione del mondo in cui il

    potere ad essere dominante. Daltra parte, se lerisorse non fossero scarse il potere non avrebbe sensopoich non ci sarebbe alcuna necessit di distribuirerisorse e prodotti illimitati. E consequenziale che ilpotere abbia generato una serie di meccanismi chehanno lo scopo di dimostrare la crescente scarsitdelle risorse. Fatto sta che se questa operazione dioccultamento della verit che ricordo per inciso nel

    3Economics: An Introductory Analysis, ed italiana McGraw-Hill, Milano, 2002

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    linguaggio delloccidente proprio ci che nascosto se era relativamente semplice rispetto ai prodottimateriali, molto pi complessa e difficile ora che lamaggior parte della produzione immateriale. Losviluppo di un potere di informazione cos forte edifficilmente incontrollabile nasce dallesigenza discoprire forme di dominio delle coscienze sempre piperfezionate allo scopo di allontanarle daldisvelamento della verit.Se questo il discorso di fondo, a proposito degli scopi

    delleconomia, questa si rivela essere la scienza delnascondimento per eccellenza. La stessa definizione dirisorse scarse falsa e fuorviante ed intrisa diideologia. Intendo dire che le risorse non solo non sonomai scarse, ma sono per definizione illimitate.Attenzione, illimitate non vuol dire infinite. Lasuperficie di una sfera certamente finita ma illimitata, mentre la superficie di un quadrato finita elimitata. Lidea della illimitatezza delle risorse viene dauna lettura ragionata di Hayek, sul quale la SettimoSigillo ha pubblicato uno stimolante saggio di De

    Benoist. Hayek sostiene che il capitale di una societdeve essere valutato in termini di opportunit in gradodi generare, e che questo in termini individualiequivale alla nostra capacit di recepire le opportunitche il capitale in grado di offrirci. Questeopportunit, cos come la nostra capacit di recepirle,non possono che essere definite in termini di flusso diinformazioni che ogni soggetto in grado di gestire.Ora, nota Tipler, la gestione delle risorse non altroche la gestione delle informazioni nel tempo di vita di

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    ciascuno e di conseguenza, dato che per ogni unit ditempo tun essere umano pu recepire una quantit Idi informazioni, agevole dimostrare che il rapportoI/ttende ad essere maggiore di 1, il che significa chele informazioni create e disponibili sono maggiori deltempo necessario per assumerle. In altri termini laricchezza sempre sufficiente, ed essa quindiillimitata rispetto a ciascuna vita. ancherelativamente semplice replicare il ragionamentoappena fatto per la societ nel suo complesso e Tipler

    lo estende a tutto luniverso.

    Il nostro diavoletto Samuelson, con altri autori comeHicks, Patinkin, Tobin, ecc., autore di quella che definita la sintesi neoclassica, il cui intento dielaborare uno schema formale per analizzare in modorigoroso le questioni poste dalla Teoria generaledelloccupazione, dellinteresse e della moneta diKeynes, pubblicata nel 1936. Insomma, il poveroKeynes che era un nemico della teoria dellequilibrio

    economico, si visto da morto, trasformato in unaspecie di pioniere di uno schema formale, come quellodella sintesi neoclassica, in cui vengono indicati imezzi e le risorse per conseguire un risultato diequilibrio di piena occupazione. Keynes, infatti,sosteneva mi corregga se sbaglio che i mercatierano sempre imperfetti e che lipotesi dellequilibrioperfetto soltanto unipotesi o no?

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    Keynes sosteneva che il mercato tende comunqueallequilibrio, ma che questo non comporta affatto chedebba essere di piena occupazione. Insomma, ilmercato perfetto quello che deriva da scambiperfetti e genera i massimi profitti. Sfortunatamenteloccupazione una delle variabili e nemmeno la piimportante nellequazione del mercato. Oltretutto,questa ottica nasconde il fatto che quella linea sulgrafico che corrisponde alloccupazione, rappresentala vita, le speranze, la felicit, la sopravvivenza di

    molti milioni di persone. Se la societ ha un senso proprio per rendere meno rischiosa e faticosa la vita ditutti i suoi membri, e quelle persone dentro quella rigasul grafico rappresentano la grande maggioranza deimembri di una societ. Possiamo fare finta che lamassima occupazione sia la preoccupazione principaledelle nostre elucubrazioni, ma appunto, facciamo finta.Questa finzione, per essere credibile, presuppone unaragione molto forte per convincere la gente che necessario accantonare le esigenze delloccupazione.Questa ragione data dal pericolo del disastro

    generale che deve essere agitato periodicamente alloscopo di consentire ogni sorta di malefatta enascondere il sostanziale disinteresse della scienzaeconomica alla sorte delle persone.Lobiettivo vero del mercato lottenimento delmassimo profitto non della massima occupazione, elequilibrio si raggiunge anche in condizioni in cuiloccupazione sia la minima indispensabile pergarantire i massimi profitti. Di qui la necessit perKeynes ed i keynesiani di interventi di spesa pubblica

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    per favorire loccupazione e la conseguente presenzadello Stato nelle faccende economiche.Ora il punto questo: proprio vero che il profitto e ilbenessere sono antitetici? E possibile perseguire unbenessere reale senza sacrificare il profitto sullaltaredellinteresse generale? E proprio vero che non siesce dalla dicotomia centralismo statale liberismoselvaggio in cui si dibattono da decenni le economiedei maggiori paesi del mondo? E se c unalternativa,che strada dobbiamo perseguire per trovarla? Il

    centralismo statale nella versione sovietica produceinefficienza e miseria, e in quella keynesiana, producedebito e strangolamento fiscale della produzione e delconsumo. Il liberismo selvaggio produceimmiserimento della popolazione ed arricchimento deiplutocrati e un mondo dominato dalla finzione e dallamenzogna. La sintesi neoclassica, che un tentativo ditrovare la terza via, si rivela un pasticcioincomprensibile e dannoso, poich non affronta ilproblema reale della finanza e della moneta.Soprattutto non pone al centro lumanit come

    destinataria delle sue attenzioni. Lequivoco (voluto)del capitale come fine delleconomia semprepresente. E da l che dobbiamo ripartire.

    E giunto probabilmente il momento di soffermarsi suKeynes e sul ruolo che ha giocato nel pensieroeconomico del XX secolo

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    Keynes oltre ad essere un grande studioso era ancheun uomo di potere, molto influente nel suo tempo eperci anche molto avversato. E straordinario come lacomprensione dei suoi scritti sia dovuta pi allusospregiudicato dei paradossi che arricchivano le sueesposizioni che allo studio effettivo delle sue idee.Dice Sergio Ricossa che la TeoriaGenerale un libroscritto in fretta e pieno di contraddizioni e punti oscuri.Leggendolo si fa fatica a trovare un filo conduttoreche probabilmente non c, poich a Keynes

    interessava soprattutto scrivere le ragioni per cui eranecessario e subito cambiare la rotta della politicaeconomica.Come nota Galbraith, mentre Keynes scriveva leragioni per cui lo Stato doveva intervenirenelleconomia, Hitler le metteva in praticaricostruendo la macchina industriale tedesca in pochianni. Questa considerazione giustifica da sola la frettadi Keynes di pubblicare le sue idee in materia. Per laverit uno studioso italiano Guido G. Preparata, checome molti giovani brillanti stato indotto ad

    emigrare ed ora insegna in una universit americana,sostiene che le idee Keynes le ha desunte dagli scrittidi Gesell, espungendone le caratteristicherivoluzionarie, criticandole strumentalmente perdimostrare la propria alterit rispetto ad esse, masostanzialmente recuperandone il nucleo innovatoreadeguandolo alle esigenze delllite al potere.In altri termini, Gesell avvis limportanza deimeccanismi di emissione del denaro nella gestionedelleconomia, indagandone leffettiva natura e

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    Keynes ricompresse le idee di Gesell allinterno delquadro dei rapporti di potere, badando a fare salvi gliinteressi del potere finanziario. C da aggiungere cheKeynes conosceva bene la mentalit ottusa dei suoicontemporanei e le difficolt che comunque avrebbeincontrato il nuovo approccio alle q1uestionidelleconomia nel mondo accademico e politico. Infondo egli negava uno degli assiomi pi consolidati deltempo, la legge di Say. Qualunque studente lavesseposta in dubbio avrebbe subito lespulsione

    dallambito universitario oltre al dileggio e gli insultidei suoi compagni di corso e degli insegnanti. La leggedi Say di evidenza lapalissiana, un po come evidente alla vista degli uomini del Cinquecento che ilsole girasse intorno alla terra.....

    Keynes come Copernico....

    S, leffetto delle idee di Keynes in proposito fu similea quello che provarono gli uomini che per primi sitrovarono di fronte alle idee di Copernico: era

    impossibile dimostrare lassurdo contro ogni evidenzafisica. Insomma, che il sistema economico dovessetrovare da s il suo equilibrio era la primaconseguenza della legge di Say e ogni idea diversa inproposito meritava solo lanatema e loblio. Fatto stache il sistema di debito di Keynes funzionava, anche setutti facevano finta di niente quando qualcuno lofaceva notare. A parte la Germania, il cui sistemaindustriale fu ricostruito in pochi anni grazie ad unadecisa politica di indebitamento pubblico a tassi molto

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    bassi ed di finanziamento delle imprese a tassi zero,negli Stati Uniti gli obiettivi di produzione che glieconomisti classici avevano dichiarato irraggiungibilifurono tranquillamente moltiplicati grazie aprogramma di indebitamento. Si sa che le nuove ideeincontrano sempre forti resistenze, e che rompere levecchie abitudini sempre unimpresa. RaccontaGalbraith che quella che appariva ai politici del tempouna dolorosa necessit, da tenere nascosta eabbandonare il pi presto possibile, si rivelava

    nellottica keynesiana una brillante manovra, anzilunica per far funzionare il sistema economico. In altritermini, Keynes forniva ai politici del suo tempo lagiustificazione teorica di un comportamento finanziarioritenuto folle placando allo stesso tempo le loro ansie.Se la necessit e la psicanalisi fecero breccia nel cuoredei politici, la resistenza del mondo accademico fumolto pi dura, al punto che ancora nel 1947, adHarward, il nome e le opere di Keynes erano tab.Come abbiamo visto, per, il modello funzionavaegregiamente e il mondo occidentale prosperava

    facendo crescere il debito pubblico. A questo propositoho unidea alquanto diversa sulle ragioni effettive dellacrescita economica da espansione monetaria, idee pivicine a quelle di Gesell. Ma il meccanismo moltosimile, anche se Keynes lo applica a rovescio:unespansione monetaria controllata comportaunespansione economica. Il rovescio della medaglia il debito che deve crescere sempre per garantire laliquidit necessaria allequilibrio economico e lasuccessiva espansione. Il debito, che un eccellente

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    strumento di controllo delle emissioni monetarie,diventa per un potentissimo strumento di poterenelle mani del sistema finanziario. Rovesciare questafolle logica e ricondurre lespansione monetaria allasua funzione regolatrice e stimolatrice dellespansioneeconomica lobiettivo da raggiungere.

    Con e dopo Keynes nasce e si sviluppa lamacroeconomia, con la sua modellistica di tipo

    statistico e matematico. Un economista di cuipreferisco non fare il nome, una volta mi disse che intema di previsioni economiche, i modelli econometricisono pi imprecisi di quelli che si occupano diprevisioni meteorologiche. Qual il suo parere?

    Diciamo pure che una fortuna che la modellisticaeconometrica non sia in grado di prevedere icomportamenti umani che stanno dietro i fattieconomici. Se fosse vero il contrario il dominio dellementi del mondo di Orwell ci sembrerebbe un gioco da

    ragazzi. Ancora il buon senso ottiene in genere risultatidi gran lunga migliori dei modelli econometrici.Notevole in proposito il caso di due stimatieconomisti, Scholes e Meyers, premiati con il Nobel nel1997 per le loro ricerche in materia di previsioni inbase alle quali avevano fondato un fondo divenutofamoso lanno successivo, il Long Term CapitalManagement, LTCM, che grazie al Nobel ed alla famadei suoi fondatori aveva raccolto somme

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    impressionanti tra gli investitori. La fama del fondo,per, non dovuta ai suoi successi maal disastroso fallimento che lha visto protagonista edha coinvolto numerose istituzioni finanziarie, facendoscricchiolare persino la FED, ovvero lintero sistemadella finanza mondiale. Tra laltro anche la BancadItalia aveva acquistato titoli del fondo e la cosaprovoc qualche polemicuccia subito sedata daipompieri di turno. Insomma, di queste cose non siparla mai al grande pubblico: fosse mai che gli venisse

    meno la fiducia nei confronti del sistema finanziario,sarebbe la fine delleconomia!Comunque devo dire che agli econometristi nonmanca il senso dellhumor. Una delle trovate pidivertenti il concetto di apprezzamento edonico, cheessi usano per rapportare il valore attuale di un bene aquello che avrebbe avuto allepoca cui risale lamoneta di riferimento. Per fare un esempio, gliamericani usano come base monetaria, per il calcolodel loro PIL (che si chiama GDP, Gross DomesticProduct), il dollaro del 1996. Questo comporta che i

    prodotti nati tecnologicamente dopo il 1996 debbanoessere valutati ai prezzi che avrebbero avuto a quelladata, con la conseguenza che la produzione effettivaviene del tutto distorta da queste operazioni. Uncomputer venduto a mille dollari nel 2003 vieneapprezzato come se fosse stato venduto a 4700dollari, poich nel 1996 esso avrebbe avuto quelprezzo. E chiaro poi, da dove vengano certe cifrepazzesche sullincremento del GDP americano, e comepoi esse facciano a pugni con la realt di

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    immiserimento crescente non solo del mondo maanche della stessa locomotiva americana. Locomotivache funziona con un solo carburante, i dollari stampatidalla FED e dal sistema finanziario statunitense nelsuo complesso, carburante, questo, che drammaticamente in via di esaurimento per lamancanza di soggetti disposti a farsi massacrare ilquella specie di casin che diventato il sistema diproduzione mondiale. Gi, perch indebitarsi, anche atassi molto bassi e persino a tassi zero, diventato

    molto rischioso. La rapidissima obsolescenza deiprodotti comporta che estremamente difficileriuscire ad ammortizzare il capitale investito inimpianti e daltra parte noto a tutti gli imprenditoriche solo crescendo di dimensioni e di debito si riesce astare sul mercato, e che quindi si finisceinevitabilmente per fare i lacch delle banche. Diconseguenza, molti si sono ritirati sullaventino delproprio gruzzolo finanziario in attesa di tempi migliori,e nella palude dellarena produttiva sono rimasti quelliche non hanno niente da perdere e quindi niente da

    rischiare.Il problema che in questa situazione finisconoparadossalmente per soffrire proprio le banche chenon riescono pi a far crescere la massa monetaria equindi vedono lo spettro della deflazione aleggiare suiloro conti. La deflazione comporta la necessit di undrastico ridimensionamento dei proventi finanziaridelle banche e le costringe allattesa pi o meno lungadi una nuova fase di espansione in cui realizzare ivalori acquisiti a poco prezzo durante la crisi. La

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    rarefazione del denaro indotta dalla crisi si ripercuoteanche sulloccupazione del settore e sulle dimensionidelle strutture finanziarie, fatto che ridimensionaanche la loro capacit di credito.

    Keynes ha detto delle cose interessanti anche sullamoneta. Ne vuole parlare?

    Pi che altro Keynes ha compreso la vera natura dellamoneta, ma ha avuto il buon senso di tenere questa

    scoperta per s. Dobbiamo ricordare che il dibattitosulla moneta fu particolarmente vivace negli USA apartire dalla guerra di indipendenza e che numerosifurono gli esperimenti e le eresie in proposito. Cometutte le rivoluzioni di epoca moderna, la rivoluzioneamericana fu praticamente finanziata dalla stampa dibiglietti verdi che le tipografie dellepoca sfornavano aciclo continuo. Benjamin Franklin si scus con i lettoridella Gazzetta di Boston per le continue interruzioninelluscita del giornale durante la guerra contro gliinglesi, poich la sua tipografia era impegnata

    continuamente a stampare i dollari necessari afinanziare le truppe. Non a caso dopo la rivoluzioneamericana gli Stati dellUnione conobbero uninflazionegaloppante, al punto che un paio di scarpe eranoarrivate a costare fino a 5.000 dollari e un fucile oltre50.000, e per un certo tempo in molti Stati siutilizzarono altri beni come moneta. In Virginia e negliStati dellest si diffuse il tabacco, utilizzabile alluopoper la sua generale accettazione e divisibilit; nel nordle pelli di animali; nel sud le balle di cotone. Insomma,

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    per un certo tempo il dollaro scomparve letteralmentedalla circolazione e solo con molta lentezza fuaccettato di nuovo dalla popolazione. La diffidenza diquesta nei confronti del dollaro non era ingiustificata,visto che allinflazione del dopo rivoluzione siaggiunsero i ricorrenti fallimenti delle avventurosebanche che operavano sul territorio americano.Avventurose, non perch soggette a continue rapineda parte di banditi privi di scrupoli e pronti a tutto,come vorrebbe la moderna mitologia sulla storia degli

    Stati Uniti, ma perch condotte da veri e propriavventurieri che, al posto della riserva matematica inoro o argento (che gi di per s una bella truffa), nonesitavano a mettere forzieri carichi di chiodi o bullonidi ferro. Le avventure dello scozzese John Law e deisuoi certificati avevano istruito unintera generazionedi banditi che sulla rapina e sulla truffa fondarono ladinastia dei banchieri. Dietro ogni grande fortuna,allorigine di ogni nobilt c un delitto e pi grande la fortuna, maggiore il grado di nobilt, pi efferato stato quel delitto originario.

    Vedo che anche lei, come me, apprezza Balzac... Manon sta divagando?

    No, perch gli esiti infelici dei numerosi esperimentimonetari sul territorio americano, consigliarono moltistudiosi ad affrontare il tema con la massima prudenzaper non essere tacciati di avventurismo teorico dai lorocolleghi. Di fatto, la maggior parte degli studiosi sioccupa poco o nulla di emissioni monetarie, sia perch

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    si tratta di una materia di poco prestigio sia perch ilrischio di fare cattive figure elevato. Perci lapresenza nellestabilishment di personaggi comeFisher e Keynes accolta dai pi con un sospiro disollievo e la loro parole elevata al rango di legge,soprattutto quando sembrano confutare in manieracos chiara e palese le fastidiose esternazioni didilettanti come Gesell o Douglas, ai quali, a partelinsulto e lanatema, il mondo accademico potevaobiettare poco o nulla. Se il prestigio del mondo

    accademico fosse posto in dubbio da personaggi similisi correrebbe il rischio della chiusura a breve delleistituzioni accademiche non pi sostenute dai generosifondi delle maggiori imprese e banche del paese. Diqui lanatema per il dilettante allo sbaraglio, e losannaper luomo del sistema che riesce a castigarli e direqualcosa che sembra confutarli. Che poi quel qualcosasia stato preso pi o meno integralmente proprio daldilettante vilipeso questione di cui nessuno siaccorge perch non pu essere vista. Altrove horiportato una lamentela dello stesso Keynes a

    proposito degli economisti che si rifiutano di vederepur posti di fronte allevidenza. In Italia, Achille Loriagodette di una fama duratura facendo proprie moltetesi di Marx senza naturalmente attribuirgliele. FuBenedetto Croce con il suo indiscusso prestigio asmascherare linganno, ma l si trattava di qualcosanon difficile da scoprire per chi conosceva il tedesco.Qui si tratta di moneta e poich la moneta determina ilpotere reale, nemmeno il linguaggio pi semplice purendere chiare le cose a chi non vuole vederle.

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    sistematico, comera per Gesell. Il disprezzo e loblioera il minimo che ci si potesse attendere da parte diun mondo accademico la cui principalepreoccupazione quella di legittimare ad ognioccasione la propria stessa esistenza. Ci sono anchealtri eretici cui Keynes non ha dedicato nemmeno unariga, un dei quali, molto interessante di questi Thorstein Veblen di cui invece parla in manieraapprofondita Galbraith nella sua Storia del pensieroeconomico, ed un altro Rudolf Steiner, cui dedico

    continuamente pensieri grati per le innumerevoliispirazioni che mi ha generato la conoscenza delle sueidee.Per tornare a Douglas e Gesell, ho gi detto che moltedelle mie idee derivano dal pensiero di questo genialeinnovatore, mentre il Maggiore Douglas non mi hadato alcuna ispirazione particolare. Aggiungo chesarebbe lora di rivalutare lopera economica di Pound,ingiustamente messa nelloblio a causa delle sueconvinzioni politiche. Egli ebbe alcune intuizionidavvero notevoli e la sua critica del sistema finanziario

    tuttora di grande attualit.

    Scusi linciso: ma sempre nella Teoria Generale,Keynes dedica tre pagine a Bernard Mandeville e allasua The Fable of the Bees (La favola delle api ). Chepensa di questo libro? Al di l di ogni moralismo, ineconomia contano pi i vizi o le virt?

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    Trovo lopera di Mandeville estremamente divertente,ironica e profondamente vera. Essa cre grandescandalo tra i suoi contemporanei bacchettoni chevedevano smontati a pezzi i loro principi morali emessa a nudo lipocrisia dei loro comportamenti. Edifficile confutare Mandeville su un piano puramenteetico. Come difficile confutare Smith quando diceche solo per il proprio interesse il buon trattore ciriempie di attenzioni quando andiamo nella suaosteria, per indurci a consumare di pi e meglio. Il

    fatto che questo suo interesse coincida, in quel caso,con il nostro non comporta che egli lo faccia peraltruismo nei nostri confronti anche se c qualcunoche ha la faccia tosta di sostenerlo.Ma proprio qui il punto interessante, e checostituisce uno dei nodi della mia filosofia economica.Dobbiamo cercare le vie attraverso le quali gliinteressi individuali coincidano con quelli generali eche ci consentano di far s che molti osti servano moltiavventori nelle loro trattorie, ciascuno perseguendo ilproprio interesse e tutti perseguendo quello collettivo.

    Mi obietter che questo proprio la logica delmercato, ma in effetti non proprio cos, almeno non cos nel mercato capitalistico.Perch nessuno ha ancora pensato che ci pubenissimo essere un mercato non capitalistico,espressione con la quale intendo un mercato che nonsia dominato dalla logica dellaccumulazione delcapitale. Il fatto che storicamente il mercato si siasviluppato come mercato capitalistico, non comportache esso debba essere sempre cos. Se ci pensiamo

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    bene, gli scambi generano un mercato anche al difuori della logica dellaccumulazione monetaria.Ora, trovo ridicola la demonizzazione degli scambi inquanto presupposto di ogni mercato, cos come trovoridicola ogni sorta di demonizzazione. Senza unmercato, ovvero un luogo dove scambiare beni, siamocostretti a ripensare allesistenza in termini diprimitivismo, il che esattamente lopposto della miaidea di economia e di societ. E anche loppostodellidea di Marx di societ, cos come di quella di

    Steiner che volevano entrambi, ma ciascuno per la suastrada unumanit pi consapevole e pi ricca, noncerto il ritorno al mito del buon tempo antico o peggiodel buon selvaggio. Che tanto buono non era poi, seunumanit di quattro gatti sparsi in un mondo tantovasto era in grado di dar vita quotidianamente amassacri e violenze di ogni genere. Lidea di costruireuna societ in cui linteresse individuale coincida conquello collettivo sembra una contraddizione in termini,poich siamo abituati a pensare alluno comecontrapposto allaltro. In realt non affatto cos e la

    teoria dei giochi ci dimostra che un comportamentocooperativo pi conveniente, a livello individuale, diun comportamento strettamente egoistico. ancheabbastanza chiaro che maggiori sono le dimensionidella societ e pi rapido sar il feed-back positivo diun comportamento cooperante e negativo di uncomportamento egoistico. Si tratta, in fondo, solo diuna questione di coscienza e daltra parte la veraricchezza nasce proprio nella coscienza ed in buonaparte coincide con essa. Per vera ricchezza non

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    intendo la pura astrazione di essa di cui alla retoricaspiritualista, bens proprio la ricchezza concreta,materiale, reale con la quale in questa societ cimisuriamo quotidianamente.

    Keynes, secondo alcuni, stato il salvatore-riformatore del capitalismo moderno, al cui crollo Marxavrebbe volentieri assistito. Del resto ancheSchumpeter riteneva che il capitalismo si sarebbe

    distrutto da solo. Qual la sua posizione in merito?E difficile rispondere a questa domanda senzarischiare di passare per menagramo o per visionario, efrancamente non ci tengo a nessuna delle dueetichette. Se c una cosa difficile in economia fareprevisioni. E che le tentasse Marx che era positivista etutto sommato determinista, un conto, a quellepocaunillusione di quel genere era comprensibile e cicaddero pi o meno tutti. Ma noi, figli del probabilismoquantistico, dovremmo cercare di astenerci. Scholes e

    Meyers, sulla capacit provvisionale dei loro modellihanno fondato un impero che, per ironia della sorte, miseramente crollato proprio poco tempo dopo averottenuto il riconoscimento internazionale pi ambitodagli istituzionali sulla validit delle proprie ricerche.Ma a parte queste considerazioni sullinattendibilitdelle previsioni, mi difficile rispondere alla suadomanda per un altro ordine di considerazioni.Dovremmo, infatti, intenderci sul significato dicapitalismo per sapere se esso dovr crollare o meno

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    e che cosa dovr cambiare per stabilire se il crollo siaavvenuto o meno. Intendo dire che la societ ha vistomutamenti profondi dallepoca di Marx in poi, e anchetornando indietro di soli quarantanni, avremmodifficolt a trovare dei punti in comune con la societ econ leconomia odierna. Il capitalismo oggetto dellecritiche di Marx, il quale salutava la nascita dellesociet per azioni come profondamente innovative,non esiste pi da un pezzo.Nemmeno esiste pi il capitalismo delle grandi

    dinastie produttive, soppiantate in questa funzione dalrampantismo delle nuove multinazionali. Tutto ilsettore dellinformatica non ha nulla a che vedere conil capitale dominante negli anni sessanta, e lo stessovale, fatte le debite eccezioni, per il settore dei media,nel quale sono emersi personaggi come Berlusconi,Murdoch e Trump che fino al 1980 rappresentavano amala pena s stessi. La tradizione delle grandi famigliecapitalistiche rimasta nel settore finanziario: iRotschild, i Rockfeller, i Kennedy sono sempre l agestire il potere reale insieme ai loro uomini che

    cooptano con la sapienza di chi la sa lungasullargomento. Accanto a queste famiglie sonocresciuti i Soros, i Buffett, i finanzieri dassalto chehanno accumulato fortune inestimabili sfruttando laloro capacit di comprensione della crescita cheavrebbe avuto il sistema finanziario e della direzioneche avrebbe preso.Ma sto divagando e ritorno al tema. Se per capitalismointendiamo un meccanismo economico che si fondasulla accumulazione, e che in questa fase storica si

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    presenta come accumulazione monetaria, allora larisposta decisamente che questo sistema destinatoa finire e pure rapidamente. Ma i paladini delcapitalismo negheranno che sia questo il problema, esosterranno che il mercato stesso si identifica con ilcapitalismo e che laccumulazione non altro che unmodo di manifestarsi del profitto. Se per crollo delcapitalismo intendiamo labolizione del mercato, alloraforse i paladini del capitale hanno ragione: il mercato,ovvero il luogo fisico o virtuale dove si scambiano le

    merci, sar eliminato solo in una societ primitiva o inuna assolutamente totalitaria, ma cos totalitaria chegli uomini non potranno scambiarsi niente nemmenodi nascosto perch nella loro mente sar stato abolitolo stesso concetto di scambio.Non credo affatto che una simile societ siadesiderabile, e francamente allidea di educazionedelle masse preferisco quella di coscienza individuale.Nella coscienza di s compreso anche il bisogno disoddisfare il desiderio di socialit, senza il quale il snon sarebbe nemmeno, ovvero non potrebbe prendere

    coscienza di essere. Il punto nodale che la coscienzaindividuale trova la sua massima soddisfazioneattraverso la cooperazione che comporta larealizzazione anche dellegoismo immediato. Nonvoglio fare lelogio del mercato, come una letturafaziosa di queste mie espressioni potrebbe farpensare. Dico solamente che trovo assurdalidentificazione tra leconomia capitalistica e il luogofisico dove questa si svolge, ovvero il mercato. Questaconfusione, alimentata per ragioni strumentali dagli

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    stessi intellettuali marxisti, quella che poi porta aritenere le multinazionali pi durature della Chiesa eun cilindrone mediatico, lunto del signore. Per fortunaogni tanto nellumanit rispunta il senso dellhumor.

    Certo, se ponessimo questa domanda a MiltonFriedman, lui replicherebbe che il capitalismo eternocome Dio. A tale proposito che ne pensa del padre del

    monetarismo?Ecco appunto, anche le convinzioni di Friedmannascono dalla deliberata confusione tra il mercatocome luogo di scambio e leconomia dellemultinazionali. Di Friedman apprezzo la decisione concui ha posto in rilievo limportanza delle questionimonetarie, dietro le quali i suoi contemporanei,memori delle lezioni di Keynes, si nascondevanoimpudicamente.Per il resto, trovo la teoria quantitativa decisamente

    insufficiente, e le pratiche della scuola di Chicagosemplicemente disastrose, persino per il padroneamericano, che su teorie come il Washingtonconsensus ha fondato il proprio potere coercitivo sulleeconomie deboli del Sud America e del terzo mondo,ma che si trovata poi prigioniero anchesso delpotere finanziario. Un padrone prigioniero che felicedi esserlo, poich ha la sensazione di gestire il potere,e che doppiamente responsabile soprattutto perlinganno di cui protagonista e che deve perpetrare

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    nei confronti della gente, illusa che la politica siaancora in grado di gestire il potere. I guasti provocatidal monetarismo in America latina, nel sud estasiatico, negli stessi Stati Uniti sono innumerevoli eforse irreparabili. Nel senso che occorreranno moltianni prima che lArgentina, paese bellissimo ericchissimo, si riprenda dalle iniziative monetaristeche Cavallo ha preso con il supporto fattivo deiChicago Boys. Tra laltro, in Argentina la situazione hacostretto la gente a sperimentare forme alternative di

    moneta, vista la scomparsa di quella ufficiale e deldollaro americano. Dopo un successo iniziale, per, lamancanza di misure sufficienti ad evitare lefalsificazioni e leccesso di emissioni ha causatouninflazione che ha reso inutilizzabili pure i crediti, lemonete di scambio su cui si fondavano questiesperimenti e grazie alle quali alcuni milioni di personesono sopravvissute nei tre anni pi duri della crisi.Insomma, le crisi indotte dallapplicazione delle ricettemonetariste finiscono per travolgere anche i tentatividisperati di trovare una soluzione alla situazione

    disastrosa che ne viene fuori. Per questa ragione credoche sia necessario assumere iniziative eprovvedimenti immediati, prima che avvenga il crollodel sistema finanziario.

    Ma torniamo al futuro del capitalismo. Secondo gliecologisti il nostro sistema economico avrebbe le orecontate. Negli ultimi trentanni, diciamo dopo il 1rapporto MIT, anche tra gli economisti si sviluppata

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    una consapevolezza ecologica. Sono sorte nuovebranche economiche, come leconomia ecologica. Altrihanno cercato di conciliare socialismo ed ecologia.Oppure religione, economia e ambientalismo. Lericordo un libro in particolare: Piccolo bello, di ErnstSchumacher. Attualmente i movimenti no-global, neiquali sicuramente lei si riconosce, elaborano critichemolto profonde e interessanti al capitalismo globale.Insomma siamo dinanzi a una situazione molto fluida ecreativa. Lei che ne pensa? Si preparano tempi duri

    per i cilindroni capitalisti?La questione ecologica assolutamente prioritarianella societ del capitale. Il problema che per ilcapitalismo non solo lambiente ma la vita stessa sonosubordinate allaccumulazione monetaria. Ora finchla questione riguarda le classi sociali e le persone chead esse appartengono, la percezione del problema non universale, ed in fondo si risolve in una questione dipotere. Quando per il capitalismo distruggelambiente in cui vivono le stesse classi dominanti la

    questione deve essere posta in atri termini. Sono glistessi dominanti che si rendono conto di distruggere lapropria stessa vita e quella dei propri figli. Non piuna questione di sfruttamento di diseredati o di classidominate, ma di sopravvivenza di tutta lumanit. Lalogica del capitale assolutamente folle, se produceper la ricchezza dellumanit la sua distruzione. Equesto lincubo del nostro tempo, labbraccio mortaledel denaro inanimato alla natura vivente. Ladistruzione della natura la concretizzazione

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    dellinvidia per la vita, per la bellezza, per la grandezzadella natura e non la realizzazione del principioantropocentrico per il quale tutto luniverso alservizio delluomo. Non ho intenzione di negareallumanit la facolt di trasformare il mondo, anzi, enon ho nemmeno alcuna nostalgia per il passato. Sonoperfettamente cosciente del fatto che i nostri antenativivevano in condizioni ben peggiori delle nostre, anchese per brevi periodi alcuni di essi ebbero la possibilitdi ottenere un elevato livello di coscienza. Il fatto

    che qui al centro dellinteresse non la vita umana,ma quella del capitale e che questo comporta ilsacrificio non della vita di molte persone, com usualenella logica di potere, ma della vita di tutte le persone.E questo ci che intendo quando dico che il capitale sitraduce nellinvidia della vita ed questo lapprocciogiusto alla questione ecologica.Dal mondo ecologista arriva da tempo un allarmecrescente sulla scarsit delle risorse. Questo modo diaffrontare il problema esattamente funzionale alleesigenze del capitale, per il quale tutte le risorse

    devono essere scarse affinch abbiano unavalutazione economica. Com noto io sostengo ilcontrario, anzi la contro economia si fonda propriosulla coscienza del fondamento di potere della logicadella scarsit. Gli effetti di questo modo di affrontarela questione si manifestano nellassurdo che persinolacqua, lelemento pi presente nel nostro pianeta, diventata scarsa. E anche laria sta per subire la stessasorte. Non mancher molto tempo che per avere ariarespirabile occorrer pagare esattamente come

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    potere e dalla dicotomia del tutto falsa potere buonoe potere cattivo. E il potere in s ad essere cattivosempre, nel senso che il potere presuppone laprevaricazione di un uomo su un altro uomo, o di ungruppo su un altro gruppo. E questa la logica dabattere, e la via passa attraverso una nuovaeconomia, poich questo il terreno sul quale oggi sicombatte la battaglia per una nuova societ. FranoisPerroux ha perfettamente ragione ad ascrivere ilpotere nellambito delleconomia, anche se la

    definizione di potere come capacit di influire sulledecisioni altrui troppo generica. In essa, infatti,rientrano capacit che non appartengono allambitodel potere propriamente inteso, il cui presupposto,ripeto, la costrizione e non la persuasione. Inteso inquesto senso pi restrittivo, il potere deve e puessere abbattuto. Il problema dato dalle regole diuna societ senza il potere di coercizione, o nellaquale la coercizione sia lo strumento da eliminare. Mipiace lidea della mano invisibile, che comporta unasociet in cui la coscienza detta da s le norme di

    comportamento senza che queste debbano esseresancite da una sanzione. Il mercato perfetto di Smith uno di questi ambienti, ad esempio. La verit che ilmercato perfetto di Smith non esiste, poichstoricamente il mercato nato in un ambientedominato dal potere. Per questo non significa cheesso non possa esistere, e non come modello ideale,ma come strumento concreto nel momento in cui illivello di coscienza sar tale da far comprendere a tuttigli agenti sul mercato che il loro egoismo tutelato

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    meglio da comportamenti cooperativi piuttosto che dacomportamenti prevaricatori. Questo il punto nodale:da un lato mettere regole al mercato comportalallontanamento della possibilit di realizzare ilmercato perfetto, dallaltra leliminazione delle regolecomporta che listinto prevaricatore ancora prevalgasui comportamenti collaborativi. In unaltradimensione rispetto a questa dicotomiaapparentemente senza via duscita, si colloca lidea dicostruire un ambiente in cui sia evidente che la

    collaborazione pi conveniente dellegoismo. Se ilproblema la mancanza di coscienza morale, nonpossiamo risolverlo imponendo una morale mafacendo in modo che questa emerga naturalmentecome pi adatta alle esigenze, non solo dellacollettivit, ma del singolo. Imporre uneticacontraddice le istanze di libert che sono ilpresupposto di ogni societ realmente ricca, oltre chelibera. Se vero che larricchimento di pochi noncontraddice larricchimento di tutti, e questo credo loabbia dimostrato Ford gi oltre settantanni fa,

    assurdo proseguire sulla strada della divisione dellerisorse e della ricchezza prodotta, assoggettandoquesta alle limitazioni indotte dalla gestione finanziariadella produzione. E necessario sin dora, imboccare lastrada della moltiplicazione della ricchezza suscitandotutte le energie produttive che lumanit in grado diesprimere e che sono illimitate rispetto al vivente. Lamia ambizione dimostrare che la fonte delletica legoismo individuale, e che non necessario ilsacrificio del singolo n del gruppo per la gloria della

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    collettivit. In questo senso io leggo il sacrificio diCristo come lultimo dei sacrifici e che il suomessaggio, forte e chiaro, che dopo di Lui non pinecessario alcun sacrificio.La logica del sacrificio rituale, propria delle societarcaiche, quelle che Bachofen definisce dellanimacollettiva, deve essere abbandonata definitivamente.Non dobbiamo pi rinunciare ad una parte di noi stessiper la sopravvivenza del gruppo cui apparteniamo. Aprescindere dal fatto che poi, lappartenenza al gruppo

    fonte di identit individuale solo in individui il cuilivello di coscienza particolarmente scadente.

    Prendo atto. E credo proprio per le stesse ragioni, leisia contrario a quello che nel secolo scorso, tra le dueguerre, rappresent il pi gigantesco tentativo diopporsi al capitalismo. Parlo della cosiddetta ricercadella Terza via tra capitalismo e comunismo. Delresto, fascismo e nazionalsocialismo finirono in unbagno di sangue. Pu per esserci, da un punto di

    vista economico, qualche elemento non dico dasalvare o recuperare, ma da rielaborare in chiave dicontrollo democratico delleconomia? Sul piano deicambi, della gestione monetaria, dei servizi pubblici,ecc.?

    La sua una domanda che mi costringe ad assumereposizione in un ambito, quello politico, del quale facciovolentieri a meno. Perci le dar una risposta su unpiano diverso.

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    Se definiamo il capitalismo il regno del capitale, e ilcomunismo reale il regno del lavoro, possiamopensare di considerare la terza via il regno delluomo.Per regno intendo linteresse dominante, lobiettivocaratterizzante, in nome del quale gli uomini simuovono realmente nella loro attivit sociale. Ora noncredo che su queste definizioni si possano opporreobiezioni serie. Il capitalismo si caratterizza per lalogica dellaccumulazione cui vengono attribuiti effettitaumaturgici, direi miracolosi. Lobiettivo di tutte le

    societ capitaliste quello di far crescere il capitaleinvestito a qualunque costo. Che poi questo abbiaeffetti meravigliosi sulla societ come sostengono ipaladini del capitalismo, o disastrosi, come invecedicono i suoi nemici, non cambia la sostanza dellaquestione.Il comunismo reale, il regno del lavoro, nel senso chela pratica dei partiti comunisti e dei regimi comunisti sempre stata quella di garantire la massimaoccupazione e condizioni soddisfacenti per i lavoratori.Che poi questo renda migliori gli uomini e pi ricca la

    societ ovvero al contrario peggiori le persone eimpoverisca la societ, anche qui unaltra questione.Per tutti i sistemi economici lobiettivo finale ovviamente il miglioramento della vita degli esseriumani, ma qui, come avr capito, non mi interessasapere se una strada sia migliore dellaltra perottenere lobiettivo, ma quale sia la strada.E allora, se queste sono le due vie, la terza dicevamo,possiamo definirla il regno delluomo. Nel senso chelobiettivo principale indurre gli uomini ad essere in

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    un modo piuttosto che in un altro, ad aderire ad unacerta morale piuttosto che ad unaltra, e questo primae al di sopra di ogni altra cosa. Il cristianesimo, ed imovimenti politici che ad esso si sono ispirati, ma ingenerale tutte le strutture politiche confessionaliappartengono al regno delluomo, comprese le societislamiche contemporanee. Ma allo stesso genereappartengono la maggior parte delle societtotalitarie, nelle quali cio sia essenziale non la libertdel singolo ma la salvezza del gruppo, che esso sia

    una nazione, un gruppo etnico, un gruppoconfessionale o che altro. Se pensiamo al fascismo, ilriferimento il mito delleroe che sacrifica s stessoper la Patria. La medesima logica del sacrificioritroviamo nelle societ di ispirazione cristiana, per lequali il punto caratterizzante la conformit delleticaai principi divini. La cosa ancora pi evidente nellesociet islamiche.Ora tutta questa presenza del sacrificio non moltodistante dalla logica del capitale, che appunto fondalaccumulazione sulla necessit del sacrificio. Questa

    identit di vedute di fondo spiega il fascino perversodel capitalismo e la presa che esso riesce a fare sullagente fino al punto da riuscire a negare persinolevidenza.E difficile riuscire a cogliere la natura truffaldina eperversa del meccanismo bancario non perch sia unqualcosa di particolarmente difficile da cogliere, maperch siamo talmente imbevuti della logica delsacrificio, in quanto cattolici, cristiani, musulmani,ebrei, comunisti, fascisti, democristiani socialisti e in

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    generale, che ci sembra ovvio che tutto ci che civiene dato debba avere un costo, debba cio valere ilsacrificio di qualche cosa che ci caro e che ciappartiene. Questa relazione tra sacrificio e acquistoera essenziale per la convivenza pacifica: era infattinecessario punire con durezza linvasione dello spazioaltrui e lappropriazione delle sue risorse o della suavita che non fosse in qualche modo approvata daglidei. La guerra diventava un modo per appropriarsidelle cose e della vita altrui gradita agli dei, ma

    allinterno della comunit o nei confronti di comunitin qualche modo amiche, era necessario escluderecomportamenti violenti pena lestinzione della stessacomunit.In questo modo si giustifica la nascita della propriet,che non comporta necessariamente la nascita dellapropriet privata delle terre e dei mezzi di produzione,che anzi, nelle societ primitive erano in genere dipropriet collettiva, proprio al fine di rafforzare ilconcetto delluso e della destinazione collettiva deiprodotti della terra. Il vincolo per aderire alla comunit

    e quindi salvare s stessi, poich fuori del gruppo erapresumibilmente difficile sopravvivere a lungo, nonpoteva che essere sacro, in quanto salvifico della vitastessa. E di conseguenza, il desiderio della cosadellaltro doveva passare attraverso un atto altrettantosacro che comportava il sacrificio per ingraziarsi gli deiimpersonati nel caso concreto da colui che possedevaloggetto del desiderio.Ascrivo a questa identit di fondo la generaleaccettazione delle regole del capitalismo in tutto il

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    mondo e credo sia questa la ragione per cui ilcapitalismo sia inteso come eterno, se il suofunzionamento si iscrive perfettamente nellarchetipodella societ.Il cambiamento epocale sta qui, nel rifiutarecompletamente la logica del sacrificio e gettare le basiper una societ diversa. Se ci pensiamo bene, questo lobiettivo di fondo dellinsegnamento di Cristo, ilsuperamento della necessit del sacrificio individualeper la salvezza della comunit. Proprio il Suo sacrificio,

    il sacrificio del Figlio di Dio, lultimo sacrificio, ha resoquesto superamento possibile. In questa visione delcristianesimo e della sua missione sono davvero moltovicino (forse pericolosamente vicino) a Rudolf Steiner.

    Certo, ma per il momento ogni riflessione sui temi del potere e delle alternative all'economia capitalisticadeve fare i conti con gli Stati Uniti: vera e propria forzaegemonica. Ecco, quali sono gli elementi di forza edebolezza dell'economia USA? Aggiungo che in unaserie di libri, numerosi storici, a partire dal ponderoso

    volume di Paul Kennedy (Ascesa e sviluppo dellegrandi potenze ) apparso verso la fine degli anniOttanta del secolo scorso, sostengono che ogniimpero, compreso l'americano, bruciaeconomicamente estendendosi quel che guadagnacon le conquiste politiche e militari. Lei che ne pensa?

    Gli Stati Uniti sono un impero che si fonda, come tuttigli imperi, sul potere della forza militare. Con lapersuasione indotta dalle proprie armi, mostrate al

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    mondo come portatrici di pace, gli americani hannoimposto il proprio denaro, la propria logica finanziaria,i propri prodotti e la propria ideologia. Non uncomportamento molto diverso da quello dei Romaniche elaborarono per primi un modello imperiale degnodi questo nome. Anche i Romani volevano la pace conle armi (il termine pace viene da pangere che significaincludere nel proprio ambito), e descrivevano leproprie truppe come portatrici di pace e di tranquillit.Per fare questo non esitavano a creare discordie nel

    paese sul quale avevano messo gli occhi addosso e adappoggiare una o laltra delle fazioni in lotta per ilpotere. Questa una rilettura in chiave imperiale,peraltro oggi largamente diffusa, della politica esterastatunitense, non solo nel dopoguerra, in Corea comein Vietnam, in Iraq come in Afghanistan, in Cile comein Guatemala, ma anche prima del ventesimo secolo,sin dai tempi immediatamente successivi alla guerracivile. Anche l i diritti civili degli schiavi negricentravano ben poco con lessenza della questione. Sitrattava molto pi prosaicamente di uno scontro tra il

    modello capitalistico agrario del sud e quelloindustriale del nord, per il quale la logica dellaschiavit comportava la castrazione di ogni possibilecrescita del mercato, poich impediva la nascita dellapiccola e media borghesia, essenziale nel processo diaccumulazione capitalistico. Daltra parte anche iRomani giustificavano i propri interventi in nome dellacivilt contro la barbarie. Roma portava leggi, denaro,merci, strade, acquedotti, teatri, un mercato esoprattutto le legioni. A chi ha dei dubbi in proposito,

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    suggerisco la lettura del De Bello Gallico di GiulioCesare, davvero istruttiva in proposito. Solo oggi si stariscoprendo il valore e la portata della cultura celticache i Romani cancellarono con la forza delle armi. Lapax romana comportava lomologazione al modello divita e di governo romano, esattamente come la paxamericana comporta lomologazione al modello di vitae di governo americani. Allo stesso modo, gli USAesportano l'American way of Life, con i miti delcinema, i McDonalds, le multinazionali, la Monsanto e

    soprattutto, le portaerei. Ed i conati della repubblicaamericana, attraversata trasversalmente da tentazioniautoritarie e ideologie assolutiste, ricordano un poco itempi del conflitto tra Mario e Silla, con la differenzache nessuno oggi ha la personalit ed il carisma deidue grandi antagonisti romani.Come limpero romano, gli americani credono di poterrisolvere i propri problemi interni allargando i propriconfini e cercando nemici allesterno per ottenerenuovi territori e nuovi tributi.

    Poi per, a un certo punto il giocattolo si ruppe....

    Ovviamente le cose sono un po cambiate nella formain duemila anni, ma limposizione del dollarostatunitense non ha effetti diversi dai tributi che iRomani imponevano ai popoli soggetti, visto checomunque si risolve nellimpoverimento dellapopolazione locale e nellappropriazione delleprincipali fonti di produzione da parte delle impreseamericane. Le banche, dominate dagli americani, non

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    si comportano in maniera molto diversa da Scapzio eMatinio creditori per conto di Bruto della citt diSalamina di una somma enorme al modico tasso diinteresse del 48% all'anno che Cicerone consideravauna vera indecenza4. Ora il modello della guerra hafunzionato benissimo per risolvere la crisi del 29, vistoche nel 1942, in pieno sforzo bellico, il tenore di vitadegli americani era aumentato di ben il 20% rispetto al1937 e la disoccupazione si era praticamenteazzerata. E dubbio, per, che possa funzionare anche

    per risolvere la crisi del 2000, a meno di non ipotizzarela completa militarizzazione del mondo, evento chesembra essere nei piani dei falchi del Pentagono e deineocons che si ispirano a Strass.Le perplessit nascono dal fatto che se la secondaguerra mondiale ha consentito la militarizzazione delpaese e soprattutto ha tolto di mezzo e dalladisoccupazione milioni di uomini mandati al fronte adifendere a democrazia e l American Way of Life,questa guerra viene combattuta da poche centinaia dimigliaia di uomini superspecializzati e non incide pi di

    tanto sul GDP statunitense. Incide in maniera rilevantesulle tasche dei Bush e dei loro amici petrolieri evenditori di armi, ma questo un altro discorso. In altritermini, il mutamento sostanziale della qualit e dellaquantit dei consumi e della produzione indotto dallaseconda guerra mondiale non avverr con questaguerra. Oltretutto, a differenza del 1940, oggi il debitopubblico statunitense enorme e cresce ogni istante

    4Cicerone, lettere ad Attico, 5, 21, 11

    http://www.latin.it/autore/cicerone/epistulae/ad_atticum/05

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    in misura vertiginosa, come ammonisce un monitorpiazzato ben in vista a Manhattan a ricordare almondo intero che siamo schiavi del debito. Insomma,la guerra al terrorismo un palliativo e non unasoluzione e gli effetti si vedranno in breve tempo. Ilrischio di una militarizzazione per prevenire oreprimere le esplosioni inevitabili di malcontentopopolare alla periferia (e non solo) dellimpero, altissimo. Oltretutto la guerra si combatte pi sul unpiano mediatico che su quello militare, visto lo

    strapotere delle forze regolari statunitensi su quelle diogni altro paese al mondo, e le operazioni di guerriglia,le uniche possibili contro un esercito non affrontabilein campo aperto, sono bollate come terrorismo daglistrateghi della comunicazione statunitense. Lipotecache gli americani hanno posto sulle riserve petroliferedel mondo intero davvero pesante e la soluzione alproblema dellenergia dovr essere trovatasollecitando la scoperta di nuove fonti e non sul pianodella pura forza militare, sul quale tutto il mondo perdente. La scommessa proprio questa: o

    sollecitiamo la capacit creativa dellumanit etroviamo una maniera di generare e distribuire energiadiversa dal petrolio e dalle grandi centrali diproduzione (nucleare, idrico, carbone eccetera),oppure il destino sar un declino pi o meno rapido delmondo e continue guerre per il controllo di ogni pozzo.Una maniera diversa di produrre energia pu esserepensata solo in una logica diversa da quelladellaccumulazione monetaria e del profitto. Maimmagino che ne riparleremo in seguito.

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    Del resto quando si parla di Stati Uniti, necessarioestendere il discorso a quelli che ne sono i tentacolieconomici: Fmi, Wto, Banca Mondiale. Ne vogliamoparlare? E non bene spero.

    Il FMI e la BM nascono entrambi con gli accordi diBretton Woods che hanno sancito la natura imperialedel dollaro statunitense. Il FMI aveva il nobile intentodi regolare i rapporti dei paesi satelliti, e la BM

    laltrettanto nobile intento di finanziare le spese perinfrastrutture dei paesi soggetti. Entrambi i nobiliintenti nascondevano il meno nobile dominio deldollaro su tutte le monete e il dominio dei creditorimondiali sulle economie degli Stati debitori.A differenza degli imperatori romani, che si limitavanoa ridurre il contenuto di oro dalla monete checoniavano imponendo per il valore facciale (il cheovviamente generava inflazione in barba ai ripetutitentativi degli imperatori di imporre un calmiere aiprezzi), gli americani hanno semplicemente imposto

    lequiparazione delloro ai pezzi di carta stampati inquantit industriali sia dalle tipografie della FED checreati come denaro scritturale dalle banchestatunitensi. Il WTO nasce pochi anni dopoinizialmente con la denominazione di GATT (GeneralAgreement on Tariffs and Trades) allo scopocertamente nobile di impedire il riprodursi dellesituazioni di guerre tariffarie che avevano dato lavviosia alla prima che alla seconda guerra mondiale. Finitalequiparazione del dollaro con loro a seguito della

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    abrogazione unilaterale degli accordi da parte di Nixonnel 1971, curiosamente sia il FMI che la BM rimasero inpiedi pur venendone meno il principale presupposto.Ovviamente ne fu riciclata anche la funzione chedivenne quella di gendarmi del dominio delleconomiastatunitense e di supporto alle politiche dipenetrazione commerciale praticate dal WTO in nomedelle multinazionali. Oggi il WTO il principalestrumento del dominio della finanza sul mondo. Il FMI diventato una sorta di consulente globale suggerito

    a caro prezzo ai paesi debitori per imporre le ricettedel neoliberismo economico che consentono al WTO difare la sua politica. La BM, a sua volta, diventata unasorta di elargitrice di elemosine premio per chi accettai disinteressati consigli del FMI. Insomma, un quadrettodavvero triste e sconsolante.

    Certo che, da questo punto di vista, il mercato sia unapura e semplice ideologia, dietro la quale si celanointeressi spietati. Ritengo che il mercato sia alcontempo unideologia e una prassi. La prassi rinvia al

    capitalismo, come forma di organizzazione socio-economica, brutalmente basata sui rapporti di forza(tra Stati, gruppi, monopoli, ecc.), mentre lidea, oideologia, rinvia a una specie di teodicea laica,fondata, come abbiamo visto, sullidea della manoinvisibile, quale strumento per giustificare i soprusi. d'accordo?

    Condivido in buona sostanza questa tesi, che leiespone brillantemente nel suo libro Mercato. La

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    presentazione del mercato come lo strumentoconcreto per la realizzazione in terra del disegno disalvazione cristiano, ma senza le implicazioni etiche e ivincoli teologici del cristianesimo, stata la ricetta delsuccesso del capitalismo e della sua ideologia inunEuropa dominata per secoli dal pensiero cristiano edalla sua etica. E se pure la rivoluzione dei lumi avevaportato una rottura nel dominio intellettuale dellateologia, il sostrato cristiano era troppo forte per poteressere abbandonato in poche generazioni. In altri

    termini, interpreto lelaborazione della teodicea delmercato come un passo necessario per costruire unasociet realmente laica. La rottura, come ebbi modo disottolineare nel mio Un milione al mese a tutti:subito!, avvenne con la riforma protestante chepresent come salvifiche attivit che il cattolicesimoaveva considerato invece diaboliche: il commercio, lafinanza, larricchimento individuale, e passsoprattutto attraverso il rovesciamento del significatodel lavoro che, da condanna per luomo cacciato dalparadiso terrestre, divenne strumento di riscatto dalla

    dannazione eterna e di edificazione di una nuovaetica, appunto letica del lavoro.

    Va poi detto che le lite capitalistiche, di Londra, NewYork, Francoforte, Milano, etc., sono profondamentelegate tra loro per frequentazioni, ambiente diformazione, interessi, visione transnazionale esnobistica del mondo. Ricordo un bel volume diGeminello Alvi (che un po il geniale Vinicio

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    Capossela degli economisti), DellEstremo Occidente,in cui si mostrava lestrazione angloamericana diqueste lite del potere. Certo Alvi si ferma agli annitrenta, ma per il periodo successivo ci sono i libri diLasch, e di un bravo giornalista italiano di Avvenire,Maurizio Blondet, il quale ha costruito una vera epropria mappa dei poteri invisibili. Lei che ne pensa?Elucubrazioni da aspiranti complottologiantiamericani? Oppure qualcosa c? Esiste o no, undisegno segreto di controllo delleconomia mondiale,

    da parte di una finanza angloamericana, condiramazioni internazionali, che si cela dietro loschermo della potenza militare Usa?

    La supremazia anglo-americana nello sviluppo delcapitalismo nasce dalla comune radice cinica epragmatica delle lite dominanti in quei paesi. Mentrenel sud dellEuropa e in Germania le aristocraziedominanti erano pervase da visioni eroichedellesistenza, frutto dellelaborazione in senso politicodel misticismo cristiano, il mondo anglosassone era

    incline al pragmatismo ideologico ed al cinismo che intermini filosofici gener il pensiero di Hume eBentham, e in pratica produsse limpero Britannico chefu fondato in buona parte, sulle rapine di Fran