DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e...

49
Dallo statuto è costituita l’associazione denominata “Società Nazionale Operatori della Prevenzione”, in sigla , con finalità scientifiche e culturali. L’associazione, in quanto ente non commerciale, si propone di: • sostenere l’impegno politico e culturale per lo sviluppo di un sistema integrato di prevenzione, finalizzato alla rimozione dei rischi e alla promozione della salute negli ambienti di vita e di lavoro, con particolare attenzione alla rete dei servizi e presidi pubblici • promuovere conoscenze e attività che sviluppino la prevenzione e la promozione della salute dei lavoratori e della popolazione in relazione a rischi derivanti dallo stato dell’ambiente e dalle condizioni di vita e di lavoro • favorire lo scambio di esperienze e informazioni fra gli operatori e il confronto sulla metodologia e i contenuti dell’attività, per raggiungere l’omogeneità delle modalità di intervento perseguendo il miglioramento continuo di qualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere il confronto e l’integrazione tra sistema di prevenzione pubblico e sistema di prevenzione delle imprese • promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le altre associazioni scientifiche su questi temi • diffondere l’informazione e la cultura della prevenzione. L’associazione non ha fini di lucro. DOSSIER TESTO UNICO E SICUREZZA SUL LAVORO CHIKUNGUNYA: COSA ABBIAMO IMPARATO? EXSOL, UNA COOPERAZIONE ITALIA-ECUADOR Rivista trimestrale • dicembre 2007 n. 73, anno 22 Tariffa regime libero: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale 70% - DRCB Roma Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione ISSN 1720-9714

Transcript of DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e...

Page 1: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

Dallo statuto

è costituita l’associazione denominata “Società NazionaleOperatori della Prevenzione”, in sigla , con finalitàscientifiche e culturali. L’associazione, in quanto ente noncommerciale, si propone di:

• sostenere l’impegno politico e culturale per lo sviluppo diun sistema integrato di prevenzione, finalizzato alla rimozione dei rischi e alla promozione della salute negliambienti di vita e di lavoro, con particolare attenzionealla rete dei servizi e presidi pubblici

• promuovere conoscenze e attività che sviluppino la prevenzione e la promozione della salute dei lavoratori edella popolazione in relazione a rischi derivanti dallo statodell’ambiente e dalle condizioni di vita e di lavoro

• favorire lo scambio di esperienze e informazioni fra glioperatori e il confronto sulla metodologia e i contenutidell’attività, per raggiungere l’omogeneità delle modalitàdi intervento perseguendo il miglioramento continuo diqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione alivello nazionale

• promuovere il confronto e l’integrazione tra sistema diprevenzione pubblico e sistema di prevenzione delleimprese

• promuovere un ampio confronto con le istituzioni, leforze sociali e le altre associazioni scientifiche su questitemi

• diffondere l’informazione e la cultura della prevenzione.

L’associazione non ha fini di lucro.

DOSSIER TESTO UNICO E SICUREZZA SUL LAVORO

CHIKUNGUNYA: COSA ABBIAMO IMPARATO?

EXSOL, UNA COOPERAZIONE ITALIA-ECUADOR

Rivista trimestrale • dicembre 2007 n. 73, anno 22

Tariffa regime libero: Poste Italiane S.p.A.Spedizione in Abbonamento Postale 70% - DRCB Roma

Società Nazionale degliOperatori della Prevenzione

ISSN 1720-9714

Page 2: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

Autoriz. Tribunale di Milano n. 416 del 25/7/86

Tariffa regime libero: Poste Italiane SpA sped. in abbonamento postale

70% DRCB Roma.

L’editore Snop, titolare del trattamento ai sensi e per gli effetti del D.Lgs.

196/2003, dichiara che i dati personali degli abbonati non saranno ogget-

to di comunicazione o diffusione e ricorda che gli interressati possono far

valere i propri diritti ai sensi dell’articolo 7 del suddetto decreto.

Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al tratta-

mento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende

nota l’esistenza di una banca dati personali di uso redazionale presso

Zadigroma, via Monte Cristallo 6.

Responsabile trattamento dati: Angelo Todone.

I dati necessari per l’invio della rivista sono trattati elettronicamente e

utilizzati dall’editore Snop per la spedizione della presente pubblicazione

e di altro materiale medico-scientifico.

IVA assolta dall’editore ai sensi dell’art. 74 lettera C del DPR 26/10/1972

n. 633 e successive modificazioni e integrazioni, nonché ai sensi del DM

29/12/1989. Non si rilasciano quindi fatture (art. 1. c. 5 DM 29/12/1989).

Finito di stampare nel mese di dicembre 2007

Rivista trimestrale della Società nazionale

degli operatori della prevenzione

Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm)

e la rivista Snop collaborano per la diffusione e l’approfondi-

mento dei temi contenuti nel Piano nazionale della preven-

zione 2005-2007. Questa collaborazione è finalizzata a favo-

rire la conoscenza, la riflessione critica e la partecipazione

da parte degli operatori dei servizi di sanità pubblica.

Editore: Snop • Società nazionale operatori

della prevenzione • via Prospero Finzi, 15 - 20126 Milano

www.snop.it

Direttore responsabile: Claudio Venturelli

Direttore: Alberto Baldasseroni

Direttore editoriale: Eva Benelli

Comitato scientifico di redazione:

Alberto Baldasseroni, Roberto Calisti, Emilio Cipriani,

Maria Elisa Damiani, Giorgio Di Leone,

Annunziata Giangaspero, Paolo Lauriola,

Gianpiero Mancini, Luigi Salizzato, Domenico Spinazzola,

Domenico Taddeo, Claudio Venturelli, Luciano Venturi

Redazione: Anna Maria Zaccheddu

Progetto grafico e impaginazione: Corinna Guercini

Copertina: Bruno Antonini

Zadigroma, via Monte Cristallo, 6 - 00141 Roma

tel. 068175644 e-mail: [email protected]

Stampa: Tipografia Graffiti srl - Pavona (Roma)

Abbonamento annuale per 4 numeri:

ordinario 30,00 euro, istituzionale 50,00 euro

c/c postale n. 36886208 intestato a Snop

Indicare causale del versamento e indirizzo

Singolo numero: 10,00 euro

i n d i c e Numero 73 dicembre 2007 • anno 22

Memoria In ricordo del Buratto grosso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .02Alberto Baldasseroni

Editoriale Chikungunya, il mondo nel cortile di casa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .03Luigi Salizzato

Alta definizionePronto? Emergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .04Raffaella Angelini, Alba Carola Finarelli, Paola Angelini

Quando la bussola è la comunicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .06Mauro Palazzi

La zanzara che venne dal caldo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .07Claudio Venturelli, Silvia Mascali Zeo

DossierTesto unico, premesse e promesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 09Maurizio Di Giorgio, Fulvio Perini

La sfida della modernizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14Laura Bodini, Domenico Taddeo

Salute sul lavoro: la novità si chiama Lea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17Giuliano Tagliavento

Medico competente, il convitato di pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20Giorgio Di Leone, Ernesto Ramistella

Rls, realtà o chimera? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23Dante De Angelis

Insieme per una buona vigilanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25Susanna Cantoni, Fulvio Longo

Quando il lavoro fa male . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27Donatella Talini

Un flusso di informazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28Antonella Bena, Claudio Calabresi

Trombe d’aria ed eccesso di zelo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31Augusto Quercia

Se la sicurezza va in porto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34Rosaria Carcassi

Un triangolo di successo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37Giorgio Di Leone, Giuseppe Trani, Saverio Falco, Mauro Carino,Domenico Lagravinese

Cittadini del mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40

Alta definizione Italia-Ecuador: una sfida per la formazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43Cristina Ciccarelli, Evasio Ciocci, Domenico Iodice, Roberto Calisti

Lavorare in salute: un diritto globale? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46Raul Harari, Homero Harari, Rocio Freire

Page 3: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

Memoria

2

Il 5 novembre scorso ci

ha lasciato Giorgio

Ferigo, medico, letterato,

antropologo, uomo di cul-

tura, noto a tutti gli opera-

tori della prevenzione per i

suoi scritti sulla sanità

pubblica, nonché prezioso

collaboratore della nostra

rivista.

Il suo contributo al rinno-

vamento della sanità pub-

blica italiana è incommen-

surabile, sebbene ancora

poco conosciuto. Suo il

libro Il certificato come

sevizia. L’Igiene Pubblica

tra irrazionalità e irrilevan-

za, basato su una lunga

esperienza diretta nel

campo dell’igiene di “anti-

co regime”, che sollevava

impietosamente il velo su

pratiche di lavoro inutili,

vessatorie e obsolete. Ma

sarebbe riduttivo limitare il

ricordo di una persona

come Giorgio al solo

campo medico e professio-

nale. Ricco è stato il contri-

buto che ha dato alla cultu-

ra della sua terra, il Carso,

e quindi anche alla cultura

italiana.

Non è rituale dire che nel

suo caso il vuoto lasciato

dalla sua scomparsa è irri-

mediabile. La sua collabo-

razione con la rivista Snop

è cominciata nel settembre

del 2000, con il numero 54:

un esordio fulminante.

Ricordo che il titolo stesso

dell’articolo proposto mise

la redazione in febbrile

attesa: “Perinde ac cada-

ver”, con un sottotitolo che

anticipava i temi del libro,

uscito di lì a poco, La certi-

ficazione medico-legale

come presunto strumento

di prevenzione.

Da allora il sodalizio con

gli strumenti della comuni-

cazione di Snop non si

sarebbe più interrotto.

Seguì l’intervento a un con-

vegno, pubblicato nel

numero 58-59 del marzo

2002 (“Trenta semplifica-

zioni-Anzi ventisette”) e

l’elzeviro fisso nella new-

sletter SNOP InForma che,

sotto il nome di “Buratto

grosso” avrebbe commen-

tato in punta di penna le

principali vicende della

sanità pubblica.

Nell’insieme i contributi

originali di Giorgio alla

nostra pubblicistica rap-

presentano un corpus uni-

tario e coerente di scritti

dei quali non possiamo che

essere orgogliosi.

Superato il dispiacere,

siamo all’opera per prepa-

rare un ricordo più compiu-

to di un amico, uno studio-

so, una persona che ha

onorato il mondo della

sanità pubblica italiana.

In ricordodel Buratto grosso

Alberto Baldasseroni

memoria • numero 73

Uno schiaffo al pensiero magico

Il 13 dicembre 2007 il Senato ha dato il via libera al ddl per la semplificazione

delle pratiche obsolete a cui Snop ha già dedicato un ampio dossier un anno fa

(vedi Snop 69). Pur con alcune modificazioni, infatti, il ddl 1249 “Disposizioni per

la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela della

salute” è stato approvato dall’assemblea e può passare all’esame della Camera

dei deputati.

Si tratta di una tappa fondamentale per la sanità pubblica italiana, che sposta

pesantemente l’ago della bilancia verso l’evidence based prevention rispetto a

quel “pensiero magico” che finora ci ha mantenuti legati a procedure inutili o

superate. In questo percorso comune Snop, e in particolare Giorgio Ferigo, hanno

dato un contributo fondamentale.

Page 4: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

3

Inostri lettori più fedeli ri-

corderanno come il con-

trollo degli infestanti e la

salute globale siano già sta-

ti trattati da Snop (giugno

2003 e febbraio 2005). Rap-

presentare i temi di attualità

per i servizi di prevenzione

e sanità pubblica è infatti

uno dei nostri obiettivi. In

queste riflessioni e racconti

di esperienze cerchiamo di

rappresentare un pensiero

innovativo che si sviluppa

all’interno dei servizi ade-

guandosi ai cambiamenti

sociali (e quindi epidemiolo-

gici). Un pensiero “minore”,

in un certo senso, perché

meno rappresentativo ri-

spetto all’insieme dei nostri

servizi, notoriamente un po’

lenti nell’adeguarsi all’evol-

versi dei rischi per la salute.

Nella panoramica di questo

numero dedicata alla chi-

kungunya e alla zanzara ti-

gre, Raffaella Angelini,

Mauro Palazzi e Claudio

Venturelli ci descrivono i

punti critici e le conseguen-

ti strategie con cui i servizi

di Prevenzione, la Regione e

i Comuni dell’Emilia Roma-

gna hanno affrontato un’e-

pidemia nuova per il nostro

Paese, ma non sconosciuta,

né imprevista. Riuscendo a

coinvolti: medici di base e

ospedalieri, servizi di assi-

stenza domiciliare, labora-

tori, istituti universitari e di

ricerca, addetti alle opera-

zioni di disinfestazione, or-

gani di vigilanza territoriale

come la Polizia municipale,

giornalisti, enti locali.

Un altro elemento determi-

nante per il successo è la di-

sponibilità di tutte le com-

petenze necessarie per af-

frontare l’emergenza. Gli or-

ganici tradizionali dei no-

stri servizi vanno quindi in-

tegrati per tempo con

esperti in entomologia, in

statistica, in gestione dei si-

stemi informatici e di geo-

referenziazione. Inoltre, bi-

sogna acquisire le capacità

utili per la comunicazione

del rischio e per la gestione

di rapporti di collaborazio-

ne con le redazioni dei me-

dia locali.

Non bisogna infine sottova-

lutare l’elevata criticità del

fattore politico, considerato

nella sua accezione meno

nobile di rappresentanza di

interessi particolari (solita-

mente economici) a cui bi-

sogna cercare di far fronte

per limitarne la capacità di

condizionamento e salva-

guardare un interesse più

contenere il numero dei ma-

lati a 214 casi accertati, con-

tro le decine di migliaia pre-

visti dalle istituzioni nazio-

nali e internazionali. Un ri-

sultato che non si improvvi-

sa: le condizioni del succes-

so di un’azione efficace di

sanità pubblica vanno in-

fatti costruite per tempo.

Qualcosa è cambiato

La consapevolezza è che il

cortile di casa nostra è cam-

biato, non solo perché vivia-

mo in un villaggio globale,

ma anche perché sono cam-

biati il clima e le possibilità

di spostamento di persone,

merci e agenti infestanti.

Tutto questo deve spronare

ad agire per tempo: a moni-

torare gli infestanti e le pa-

tologie nella popolazione

con adeguati sistemi di sor-

veglianza, a organizzare

azioni efficaci di controllo

degli infestanti, a risponde-

re in modo appropriato ai

nuovi bisogni di salute. Co-

mune denominatore è anco-

ra una volta la collaborazio-

ne tra professionisti, non so-

lo all’interno dei diparti-

menti di Prevenzione, ma

anche fra tutti i soggetti

generale di tutela della sa-

lute della comunità e di di-

fesa dei soggetti deboli. Nel

caso specifico è stato il set-

tore del turismo a far senti-

re pesantemente la propria

voce, con conseguenti inter-

venti pubblici a volte ridon-

danti e di non dimostrata

efficacia. Purtroppo, si av-

vertono già segnali di conti-

nuità in vista della prossi-

ma stagione turistica. Natu-

ralmente nulla in contrario

a contribuire come servizi

di Prevenzione e Sanità

pubblica al sostegno delle

attività economiche che ga-

rantiscono il benessere di

gran parte della popolazio-

ne, fermo restando, però,

che il criterio della dimo-

strata efficacia degli inter-

venti dovrebbe aiutare a

spendere meglio le limitate

risorse pubbliche. Non bi-

sogna dimenticare, infatti,

che oltre alla chikungunya

ci sono altre emergenze, co-

me quella della sicurezza

sul lavoro e della sicurezza

stradale: due esempi di si-

tuazioni di rischio dove si

contano i morti e non i ma-

lati, e dove le risorse per la

prevenzione negli ultimi an-

ni sono diminuite invece

che aumentare.

Chikungunya,il mondo nel cortile di casa

Luigi Salizzato

numero 73

Editoriale

Page 5: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

4

Duecentoquattordici.

È a questa cifra che

ammontano i casi di

chikungunya confermati al

22 novembre 2007 dalle

indagini di laboratorio che

si sono verificati in Emilia

Romagna la scorsa estate.

Il focolaio originario si è

sviluppato nelle località

Castiglione di Cervia e

Castiglione di Ravenna,

due piccoli centri abitati

separati dal fiume Savio,

dove si sono registrati 141

casi confermati. Da qui l’e-

pidemia si è diffusa con

piccoli focolai secondari a

Cervia (19 casi), Ravenna

(9 casi), Cesena (14 casi) e

Rimini (6 casi) e con casi

sporadici in varie località

limitrofe. L’ultimo caso

accertato, a Rimini, risale

al 28 settembre 2007.

Una febbre particolare

Ripercorrendo la vicenda a

ritroso, tutto comincia il 9

agosto 2007 con una telefo-

nata al dipartimento di

Sanità pubblica dell’Ausl

di Ravenna da parte di un

cittadino di Castiglione di

Cervia, che segnala diversi

casi di febbre molto alta di

origine sconosciuta. Fino a

questo momento all’azien-

da non è pervenuta alcuna

notifica da parte dei sanita-

ri della zona. Nonostante la

genericità della segnalazio-

ne, il servizio di Igiene

pubblica avvia comunque

una verifica rapida per le

vie brevi consultando il

pronto soccorso, la

Direzione sanitaria dell’o-

spedale di Ravenna e alcu-

ni medici di medicina gene-

rale della zona. Proprio un

Mmg conferma di aver

visitato nelle settimane

precedenti numerose perso-

ne con sintomatologia feb-

brile, senza tuttavia saper-

ne precisare il numero

complessivo, né i nomi.

Già dal 14 agosto si avvia

un’inchiesta epidemiologi-

ca, a partire da una prima

lista di 47 casi, con il

seguente quadro clinico:

febbre tra 38,5 e 39,5 °C,

cefalea, forti dolori artico-

lari agli arti e al dorso,

malessere, profonda aste-

nia, talvolta esantema. In

quasi tutti i casi la febbre

si è risolta entro 3-4 giorni

grazie ad antipiretici (a

volte associati con steroidi

e antibiotici), lasciando

però una forte astenia.

Per accertare il numero dei

casi e costruire la curva

epidemica il servizio di

Igiene pubblica predispone

un sistema di sorveglianza

attiva, che consiste in con-

tatti telefonici giornalieri

con i Mmg della zona per

seguire l’evoluzione della

malattia nei casi identifica-

ti e aggiornare quotidiana-

mente la lista.

Contemporaneamente, a

tutti i soggetti identificati

viene somministrato al

telefono un questionario

predisposto ad hoc.

In base ai primi dati raccol-

ti si pensa a una febbre di

origine arbovirale e prende

corpo l’ipotesi che si tratti

di febbre da pappataci. Il

quadro clinico, la concen-

trazione dei casi in un’area

ristretta e il fatto che nes-

suno dei malati sia stato

recentemente all’estero

fanno infatti propendere

per questa patologia, di cui

si verificano ogni anno

diversi casi in Italia.

Viene quindi attivato il

Gruppo regionale di ento-

mologia sanitaria, costitui-

to da biologi, entomologi,

veterinari e medici igienisti

dei seguenti enti: servizio

di Sanità pubblica e di

Veterinaria e igiene degli

alimenti dell’Emilia

Romagna, dipartimento di

Sanità pubblica veterinaria

dell’Università di Bologna,

Istituto zooprofilattico spe-

rimentale di Lombardia ed

Emilia Romagna, diparti-

mento di Sanità pubblica

delle Ausl di Ravenna e

Cesena, Centro agricoltura

e ambiente “G. Nicoli”.

Si profila l’emergenza

Tra il 17 e il 21 agosto ven-

gono posizionate nella

zona delle trappole ento-

mologiche per la cattura di

insetti ematofagi. Fra gli

esemplari catturati si rileva

una presenza significativa

non di pappataci, ma di

Aedes albopictus. Per ridur-

re la popolazione di insetti

vettori presenti si dispone

quindi un primo intervento

straordinario di disinfesta-

zione con piretroidi di tutto

il centro abitato di

Castiglione di Cervia (ese-

guito nella notte tra il 18 e

il 19 agosto).

Tra il 23 e il 28 agosto,

ancora in attesa dell’identi-

ficazione dell’agente eziolo-

gico ma convinti che la

zanzara tigre ne sia effetti-

vamente il vettore, vengo-

no attuati diversi interventi

sistematici in tutta la zona.

Nelle strade e nelle aree

verdi pubbliche di entram-

be le località viene effettua-

ta una disinfestazione a

base di prodotti abbattenti

prima dell’alba e per cin-

que giorni, irrorando anche

le aree private poste su

entrambi i lati delle strade.

Nelle aree private, inoltre,

si effettuano interventi di

controllo e disinfestazione

tramite abbattenti e pro-

dotti per la lotta biologica

antilarvale. Per rafforzare

l’intervento, i cittadini ven-

gono invitati a collaborare:

viene consegnato loro del

materiale informativo sulle

corrette misure da adottare

per ridurre la proliferazio-

ne di insetti, insieme a

delle confezioni di prodotto

per la lotta biologica a

base di Bacillus thuringien-

sis israelensis.

Nella stessa settimana,

d’intesa con l’Istituto supe-

riore di sanità viene, attiva-

ta una raccolta di sangue

fra le persone colpite per

effettuare gli esami sierolo-

gici e virologici volti a

identificare l’agente eziolo-

gico. Viene allestito un

punto prelievi a

Castiglione, mentre per i

casi febbrili il prelievo

viene effettuato a domicilio.

Il 23 agosto, in accordo con

la Regione, il dipartimento

di Sanità pubblica di Ra-

venna informa della situa-

zione in atto le Ausl limi-

alta definizione • numero 73

Pronto? EmergenzaRaffaella Angelini, Alba Carola Finarelli, Paola Angelini

Page 6: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

5

numero 73

trofe (Cesena, Rimini, Forlì,

Ferrara e Imola) ed estende

la sorveglianza epidemiolo-

gica a tutta la provincia di

Ravenna. Tutti i medici

(Mmg, pediatri, Ps, Conti-

nuità assistenziale) vengo-

no invitati a comunicare

con tempestività al servizio

di Igiene pubblica qualsiasi

caso sospetto di malattia,

in atto o riscontrato nelle

settimane precedenti.

Il 29 agosto l’Emilia

Romagna emana le prime

direttive a tutte le Asl per

attuare un sistema di sor-

veglianza attiva in tutta la

Regione. In serata, arriva

la conferma di laboratorio:

si tratta di chikungunya.

Il giorno dopo la Regione

emana ulteriori indicazioni,

specificando che si tratta

di chikungunya, e si proce-

de all’attivazione completa

delle procedure per la

gestione dell’emergenza.

Viene garantita non solo la

presenza in servizio di ope-

ratori regionali e dei dipar-

timenti di Sanità pubblica,

ma anche la comunicazione

costante con tutti gli inte-

ressati, nonché l’aggiorna-

mento della situazione con

ministero della Salute e Iss.

Da questo momento, in

stretto raccordo con mini-

stero della Salute e dell’Iss

e secondo le direttive

impartite nel rispetto delle

rispettive competenze, è

proseguita la gestione del

sistema di sorveglianza e

delle misure di contenimen-

to: in particolare è stato

applicato un protocollo di

intervento contro la zanza-

ra tigre attorno ai casi

segnalati (anche solo

sospetti), elaborato d’intesa

con l’Iss, che prevedeva

un’attività porta a porta di

lotta antilarvale e bonifica

dei focolai in un raggio di

300 metri attorno alle abi-

tazioni dei malati e in trat-

tamenti adulticidi nelle

zone interessate.

Un po’ di numeri

Dall’analisi del questiona-

rio si è potuto stabilire che

il primo caso è stato quello

di un cittadino residente a

Castiglione di Cervia, che

si è ammalato il 4 luglio.

Nessuno dei casi segnalati

nella provincia di Ravenna

aveva fatto viaggi all’este-

ro. Sulla base di quanto

ricostruito a posteriori con

l’indagine epidemiologica

si è però riusciti a risalire

alla fonte dell’epidemia. Il

caso indice è con ogni pro-

babilità una persona non

residente a Castiglione e

proveniente da una zona

dell’India in cui la malattia

è endemica, che il 24 giu-

gno ha trascorso alcune

ore nella cittadina a casa di

alcuni conoscenti e ha ini-

ziato a manifestare una

sintomatologia febbrile.

In una sequenza del tutto

compatibile con le moda-

lità di trasmissione della

malattia da parte dell’inset-

to vettore, il 4 luglio (dieci

giorni dopo la visita) si è

manifestato il primo caso

in un residente di

Castiglione. Dieci giorni

dopo si è verificato il

secondo, quindi si è avuto

un primo picco tra il 23 e il

29 luglio, mentre il picco

più alto della curva epide-

mica è stato nella terza set-

timana di agosto. Fino a

questo periodo la maggior

parte dei casi ha riguarda-

to Castiglione di Cervia e

di Ravenna. In seguito,

grazie agli interventi di

disinfestazione i casi a

Castiglione sono rapida-

mente diminuiti: l’ultimo in

quella zona si è verificato il

6 settembre. Piccoli cluster

di casi si sono registrati

nelle città di Cervia e di

Ravenna tra la fine di ago-

sto e l’inizio di settembre,

quindi a Cesena e Rimini.

Gli interventi di disinfesta-

zione porta a porta previsti

dal protocollo regionale

hanno comunque impedito

una diffusione ulteriore.

E la comunicazione?

Fin dall’esordio dell’epide-

mia, c’è stato uno sforzo

comune per condividere le

informazioni e le strategie

da adottare e mantenere

uno stretto raccordo isti-

tuendo un’unità di coordi-

namento ad hoc tra le

diverse unità operative

aziendali coinvolte, la

Prefettura e i Comuni di

Ravenna e di Cervia.

A partire dal 17 agosto

fino alla fine dell’epidemia

sono stati inviati quotidia-

namente dei comunicati

stampa ai media locali ed è

stato messo a disposizione

dei cittadini un numero da

utilizzare per segnalazione

o per richiedere informa-

zioni. Inoltre, per la popola-

zione residente nelle due

località maggiormente col-

pite dall’epidemia è stato

prodotto un volantino

informativo che i Consigli

di zona hanno distribuito

porta a porta. Il 30 agosto,

una volta confermata la

diagnosi di chikungunya,

si è provveduto a realizzare

un pieghevole sulla malat-

tia e sulle modalità di pro-

tezione da adottare, distri-

buito dai singoli Comuni.

Facendo un bilancio, pos-

siamo dire che l’epidemia

di chikungunya in Emilia

Romagna ci ha insegnato

che le malattie trasmesse

da vettori possono diventa-

re un problema di sanità

pubblica anche nei Paesi

sviluppati. Questo come

conseguenza della globaliz-

zazione: viaggi esotici,

commercio internazionale e

fenomeni migratori rendo-

no infatti più rapida e

intensa la mobilità interna-

zionale di merci e persone.

L’epidemia ha dimostrato

poi che la presenza della

zanzara tigre non costitui-

sce più solo un fastidio

legato alla particolare

aggressività dell’insetto,

ma rappresenta un rischio

per la trasmissione di

malattie infettive: non solo

la chikungunya, ma anche

dengue, febbre gialla, ecc.

Le malattie infettive non

sono quindi un problema

archiviato. Occorre ritorna-

re alla cultura della preven-

zione e consolidare, raffor-

zare e aggiornare gli attua-

li sistemi di sorveglianza di

routine, per migliorare le

capacità di cogliere fin

dalle fasi precoci anche

malattie infettive nuove per

la nostra realtà. Tutti devo-

no vivere la sorveglianza in

modo positivo e non perce-

pirla, come a volte accade,

come un mero adempimen-

to burocratico.

Alta definizione

le autrici �Raffaella Angelinidipartimento di Sanità

pubblica Ausl Ravenna

[email protected]

Alba CarolaFinarelli, Paola Angelini servizio Sanità pubblica

Regione Emilia

Romagna

Page 7: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

6

Disinfestazione, ma

anche comunicazio-

ne del rischio: l’epi-

demia di chikungunya che

ha colpito l’Emilia

Romagna ha richiesto cer-

tamente un impegno dupli-

ce. Come sempre quando si

diffonde una malattia

nuova, il rischio percepito

nella popolazione è molto

alto e gli operatori non

possono non tenerne conto.

Come già era accaduto a

Ravenna, anche a Cesena il

dipartimento di Sanità

pubblica si è trovato ad

affrontare una situazione

complessa. Innanzitutto, ci

si trovava di fronte a un

virus nuovo, dalle caratte-

ristiche non ancora del

tutto note: in letteratura

erano riportati solo pochi

articoli, per di più riferiti a

un contesto ambientale

molto diverso da quello ita-

liano. Nello stesso tempo,

però, la situazione evolveva

rapidamente e si doveva

lavorare con tempi stretti e

forti pressioni esterne.

Infatti, la preoccupazione

per la salute della popola-

zione e per le eventuali

ripercussioni economiche

sulla stagione turistica

aveva richiamato l’attenzio-

ne di diversi stakeholder

(amministratori pubblici,

imprenditori turistici, mass

media, ecc). In sintesi, un

flusso elevato di informa-

zioni, polemiche politiche,

messaggi e opinioni, anche

contraddittori.

Costruirsi la barca

In simili contesti non è fa-

cile gestire la situazione:

prendendo in prestito la

metafora di David Hey-

mann dell’Organizzazione

mondiale della sanità, la

comunicazione del rischio

in situazioni di emergenza

è come «costruire una bar-

ca e doverci navigare allo

stesso tempo». Se un servi-

zio non ha già preparato

per tempo la propria barca

e non ha istruito il proprio

equipaggio, è probabile che

in frangenti come questi

vada incontro a naufragio.

Nel nostro caso, grazie alle

competenze degli operatori

e all’esperienza maturata

nel corso di emergenze del

recente passato (Sars, Bse e

influenza aviaria, per citare

solo le più importanti)

hanno consentito di affron-

tare la sfida nelle migliori

condizioni.

In previsione di possibili

eventi critici, la direzione

del dipartimento ha rivisto

la struttura organizzativa

in modo da permettere ad

alcuni operatori di costitui-

re una task force e dedicar-

si a tempo pieno agli impe-

gni richiesti dalla gestione

dell’emergenza, senza bloc-

care l’attività ordinaria. Da

anni il nostro dipartimento

ha investito in attività di

formazione del personale

sulla comunicazione e la

gestione del rischio, con

lezioni teoriche, esercitazio-

ni pratiche e simulazioni.

Inoltre, l’Ausl di Cesena

collabora in modo attivo

con i media locali grazie al

proprio ufficio stampa,

costituito da operatori con

competenze giornalistiche,

che invia periodicamente

dei comunicati, aggiorna il

sito web aziendale e cura

trasmissioni informative

con cadenza periodica su

radio e televisioni private.

Questi canali di comunica-

zione “già pronti” si sono

rivelati assolutamente stra-

tegici nel momento dell’e-

mergenza, perché ci hanno

permesso di raggiungere

un pubblico molto ampio.

Parallelamente, la tradizio-

nale modalità di lavoro

intersettoriale e interistitu-

zionale del dipartimento si

è rivelata molto utile

durante la crisi, quando il

lavoro di rete con i diversi

attori sociali si è avvalso di

partnership già consolida-

te. Per quanto riguarda il

settore specifico, erano inol-

tre già attivi da anni grup-

pi di lavoro interprofessio-

nali nell’ambito del proget-

to regionale per la lotta alla

zanzara tigre (vedi Snop 72,

“In Romagna, sotto massi-

ma sorveglianza”). Senza

dimenticare, infine, la credi-

bilità e la fiducia conquista-

te dal nostro dipartimento

fra la cittadinanza locale,

grazie a un lungo lavoro

sul territorio e a un’espe-

rienza consolidata nei pas-

sati momenti di emergenza.

Forti di queste basi, abbia-

mo affrontato l’emergenza

con un piano di comunica-

zione del rischio efficace.

Scatta il piano

Innanzitutto abbiamo affi-

dato la “fuoriuscita” di

messaggi dal dipartimento

a un portavoce credibile e

autorevole, per evitare che

si diffondessero messaggi

contraddittori e confonden-

ti provenienti da più fonti.

Questo operatore era il

punto di riferimento per i

giornalisti e i cittadini,

mentre le comunicazioni

istituzionali con la Regione,

gli amministratori pubblici,

il prefetto e le forze dell’or-

dine era compito del Diret-

tore generale e, su sua dele-

ga, del direttore del diparti-

mento di Sanità pubblica.

Parallelamente, è stata cu-

rata anche la comunicazio-

ne interna, inviando le

informazioni di base, comu-

ni e omogenee, a tutti gli

operatori sanitari. Questo è

importante anche per coor-

dinare le comunicazioni for-

mali e informali che ogni

operatore mette in atto non

solo con gli utenti, ma an-

che con amici e parenti

quando non è in servizio. È

stato quindi predisposto un

documento sintetico con i

fatti principali e le risposte

alle domande più frequenti,

che è stato distribuito a tut-

ti gli operatori della Ausl,

ma anche ai punti informa-

tivi, ai medici di famiglia,

ai pediatri e ai farmacisti.

alta definizione • numero 73

l’autore �Mauro Palazziservizio Epidemiologia

e comunicazione,

Ausl Cesena

mpalazzi@ausl-

cesena.emr.it

Quando la bussola è la comunicazione Mauro Palazzi

Page 8: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

7

Racchiuso nel timpa-

no sull’entrata della

Biblioteca

Malatestiana di Cesena c’è

un bassorilievo che raffigu-

ra un elefante con il celebre

motto: elephas indus culices

non timet, “l’elefante india-

no non teme le zanzare”.

Non è del tutto chiaro

quale sia il significato attri-

buitogli al tempo dei signo-

ri di Rimini. Certo è che le

zanzare hanno sempre

avuto un grosso impatto

sulla vita delle persone e, a

volte, hanno modificato il

corso della storia. Basti

pensare alla mala aria che

morti di malaria. Una

malattia che ancora oggi

continua a essere il più

grave problema sanitario

al mondo, con circa 1 milio-

ne di morti all’anno in

gran parte nell’area sub-

sahariana, dove secondo

l’Organizzazione mondiale

della sanità muore un bam-

bino sotto ai 5 anni ogni 30

secondi. Le zanzare pullu-

lavano anche nelle paludi

al confine con Cesena e

alcuni autori fanno riferi-

mento a questo per sottoli-

neare come i Malatesta si

sentissero “forti come ele-

fanti” rispetto alle popola-

secondo alcuni storici si

respirava nelle campagne

attorno alla Roma imperia-

le e che nel tempo aveva

agito da deterrente nei con-

fronti dei nemici. Questi

venivano infatti falcidiati

dalle temibili “febbri mala-

riche” prima di poter

diventare un pericolo per i

romani, che spesso vince-

vano le loro battaglie senza

combatterle. Per rendersi

conto del pericolo che que-

sta malattia ha rappresen-

tato in certe regioni italia-

ne, sembra che ben 21 papi

e 69 eminenze tra cardinali,

vescovi e monsignori siano

zioni confinanti, ritenute

“zanzare”.

Zanzare giramondo

Nel mondo esistono circa

3200 specie di zanzare,

diverse tra loro per abitudi-

ni alimentari e habitat. La

maggior parte sono presen-

ti nelle zone calde del pia-

neta, ma alcune si sono

adattate bene ai climi più

rigidi come quelli del Polo

Nord, dove la loro funzione

è di vitale importanza per

gli uccelli migratori che se

ne nutrono durante i loro

numero 73

Alta definizione

La zanzara che venne dal caldoClaudio Venturelli, Silvia Mascali Zeo

In caso di emergenza, vera

o presunta, occorre offrire

il massimo ascolto alle

preoccupazioni dei cittadini

e alle loro richieste di infor-

mazioni. Per tutta la durata

dell’epidemia sono stati

quindi messi a disposizio-

ne tre numeri telefonici, a

cui hanno telefonato decine

di cittadini o di turisti che

volevano essere rassicurati

sul proprio stato di salute e

informati su come evitare

il contagio. Anche nelle ore

notturne e nei festivi era

possibile telefonare al

medico reperibile, ma que-

ste telefonate sono state

poche. Inoltre, per chi era

interessato a ricevere ulte-

riori informazioni, sono

stati forniti degli appositi

numeri di telefono di ope-

ratori esperti sull’argomen-

to e una ricca documenta-

zione sul sito internet

aziendale e sul sito specifi-

co creato dal progetto

regionale per la lotta alla

zanzara tigre (www.zanza-

ratigreonline.it).

Infine, si è cercato di offrire

alla stampa la massima

apertura e tempestività

nella comunicazione delle

notizie: ogni giorno duran-

te la crisi si emetteva un

comunicato stampa con le

ultime novità, il portavoce

era sempre disponibile alle

domande di approfondi-

mento dei giornalisti, come

pure il Direttore generale e

il Direttore del dipartimen-

to di Sanità pubblica.

Analogamente, il diparti-

mento ha garantito il mas-

simo impegno e disponibi-

lità a partecipare a incontri

pubblici o a trasmissioni

radio e televisive.

Mantenere informati gli

operatori sanitari, gli am-

ministratori pubblici e i cit-

tadini ha indubbiamente fa-

cilitato la sorveglianza e il

contenimento dell’epidemia,

che nel territorio cesenate è

rimasta confinata a una zo-

na circoscritta, con soli

quindici casi confermati.

Da buoni marinai…

Grazie all’apertura verso i

media, sulla stampa sono

uscite nella maggior parte

dei casi notizie corrette. Per

contro, nelle fasi finali del-

l’epidemia una testata gior-

nalistica locale ha pubblica-

to diversi articoli che cerca-

vano di provocare o alimen-

tare polemiche su presunti

ritardi o inefficienze che,

considerando i riconosci-

menti pervenuti dall’Asses-

sorato regionale, dall’Istitu-

to superiore di sanità e dal

Centro europeo per il con-

trollo delle malattie, non ri-

sultavano esserci stati.

Questa esperienza ci ha ri-

confermato quanto la co-

municazione in situazioni

di rischio sia complessa,

ma rappresenti uno stru-

mento irrinunciabile in sa-

nità pubblica.

Come ci insegna la metafo-

ra della barca di Heymann,

la comunicazione in emer-

genza va gestita non solo

nel momento di crisi ma

anche, e soprattutto, nelle

fasi precedenti. Quando c’è

il tempo per preparare l’or-

ganizzazione e gli operatori

ad affrontare nel migliore

dei modi la «navigazione

nel mare della preoccupa-

zione e della incertezza».

Page 9: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

8

massacranti spostamenti.

In Italia ne sono state clas-

sificate circa settanta spe-

cie, ma solo una decina

pungono l’uomo. Il grande

movimento di merci e di

uomini da un continente

all’altro permette agli

insetti di attraversare l’o-

ceano in meno di dieci ore,

contribuendo così all’intro-

duzione di nuove specie.

L’area d’origine di Aedes

albopictus, meglio nota

come zanzara tigre, è la

regione biogeografica

orientale (Bangladesh,

Cambogia, Isole Chagos,

Cina, India, Indonesia,

Giappone, Laos, Malesia,

Myanmar, Nepal, Pakistan,

Filippine, Singapore, Sri

Lanka, Taiwan, Thailandia,

Vietnam), che poi si è este-

sa a nord-est nell’area

paleartica. Negli ambienti

forestali con clima caldo-

umido tipici di queste zone

tropicali, la zanzara colo-

nizza piccole raccolte di

acqua, per esempio le

cavità degli alberi, i fusti di

bambù spezzati, le ascelle

fogliari, ecc. Dalla seconda

metà del secolo scorso, la

regione biogeografica

orientale si è estesa a quel-

la afrotropicale (Camerun,

Giibuti, La Réunion,

Madagascar, Mauritius,

Nigeria, Sudafrica,

Seychelles), neartica (in 25

stati degli Usa), neotropica-

le (Argentina, Bolivia,

Brasile, Isole Cayman,

Colombia, Cuba,

Repubblica Dominicana, El

Salvador, Guatemala,

Messico) e all’Australasia

(Isole Caroline, Fiji,

Indonesia, Isole Solomon,

Isole Marianas, Isole

Hawaii, Australia nord-

orientale).

Nella parte europea della

regione paleartica, Aedes

albopictus è stata segnalata

per la prima volta in

Albania nel 1988, quindi in

Italia nel 1990. Negli ultimi

17 anni questa zanzara ha

colonizzato quasi tutte le

Regioni italiane e si è rive-

lata capace di trasmettere

un virus importante per la

salute umana.

In Italia, dove è arrivata

presumibilmente con un

carico di copertoni usati

all’interno dei quali aveva

deposto le proprie uova, la

zanzara tigre ha colonizza-

to l’ambiente urbano e

periurbano, dove ha trovato

la possibilità di svilupparsi

in raccolte d’acqua di picco-

la o modesta dimensione

collegabili all’attività

umane. Attualmente è stata

rinvenuta in Germania,

Francia, Spagna, Svizzera

(Canton Ticino), Belgio,

Olanda, Croazia,

Montenegro e Israele.

A livello morfologico la

zanzara tigre si distingue

molto bene da quella comu-

ne grazie alla livrea “zebra-

ta” bianca e nera. L’adulto

ha infatti un corpo nero

con striature bianche su

capo, torace addome e

zampe. Il ciclo vitale com-

prende quattro stadi: uovo,

larva, pupa e adulto. Le uo-

va vengono deposte anche

in luoghi asciutti destinati

ad allagarsi per eventi na-

turali o artificiali, mentre le

larve nascono e si svilup-

pano unicamente in acqua.

La zanzara tigre supera i

rigori invernali nella fase

di uovo e il suo ciclo biolo-

gico si attiva in presenza di

11,5-12 ore di luce, con

temperature superiori ai 10

°C. Oltre a tombini, cadi-

toie stradali e pluviali del

tetto, predilige i luoghi in

cui si raccoglie accidental-

mente dell’acqua, che poi

ristagna per almeno una

settimana: bottiglie, barat-

toli, cavità di alberi, lattine,

bicchieri, annaffiatoi, sec-

chi, bacinelle, sottovasi, bi-

doni, vasche, teli di plasti-

ca, abbeveratoi per anima-

li, grondaie otturate, piante

in idrocoltura, pneumatici,

anfore e rocce ornamentali.

L’emergenza

In Italia, Aedes albopictus

non hai trasmesso malattie

fino al luglio 2007.

Sin da subito c’è stata una

forte integrazione tra il ser-

vizio sanitario dell’Emilia

Romagna, i dipartimenti di

Sanità pubblica di Ravenna

e Cesena e diversi enti di ri-

cerca, come il Centro agri-

coltura e ambiente di Cre-

valcore, l’Istituto zooprofi-

lattico sperimentale di

Lombardia ed Emilia Ro-

magna e l’Iss. Per garantire

livelli di qualità e adegua-

tezza elevati e uniformità

nel controllo dei focolai e

del vettore è stato redatto

un protocollo regionale.

Le azioni sono state con-

cordate a livello di Area

Vasta Romagna dai diretto-

ri dei dipartimenti di

Sanità pubblica di Cesena,

Forlì, Ravenna e Rimini,

attraverso l’elaborazione di

un documento unitario per

gli interventi straordinari

che i Comuni hanno adotta-

to e messo in atto nei terri-

tori di competenza.

Il gruppo tecnico regionale

dell’Assessorato politiche

per la salute dell’Emilia

Romagna, istituito nel 2005

con il progetto “Per una

strategia di lotta alla zan-

zara tigre”, ha elaborato un

piano di interventi straor-

dinari (scaricabile dal sito

www.zanzaratigreonline.it)

da attivare in tutti i comu-

ni di Area Vasta Romagna,

comprensivi di trattamento

adulticida nelle aree colpi-

te. Il protocollo operativo è

stato attivato in maniera

differenziata: nelle aree con

un solo caso l’intervento

prevedeva azioni di lotta

contro le larve e gli adulti

in un raggio di 100 metri

attorno all’abitazione del

malato, mentre dove erano

presenti almeno due casi il

raggio di intervento è stato

allargato a 300 metri. La

valutazione di efficacia di

tutte le attività è stata

monitorata da esperti ento-

mologi, per ridurre al mini-

mo il rischio che negli

ambienti trattati rimanes-

sero eventuali adulti infetti.

Per migliorare le azioni di

sorveglianza è stato inoltre

ampliato il monitoraggio,

con ovitrappole attorno ai

casi sospetti e nei comuni

non ancora monitorati.

Dal punto di vista della

comunicazione, sul sito

web www.zanzaratigreonli-

ne.it è stata creata una

sezione ad hoc dedicata alla

chikungunya, con domande

e risposte, videoclip news e

interviste radiofoniche

aggiornate. A partire dal

mese di luglio il numero di

accessi al sito è notevol-

mente incrementato, con un

picco massimo durante il

mese di settembre (oltre 75

mila pagine scaricate).

alta definizione • numero 73

gli autori �Claudio Venturellicventurelli@ausl-

cesena.emr.it

Silvia Mascali Zeosilvia.mascalizeo@ausl-

cesena.emr.it

dipartimento di Sanità

pubblica Ausl Cesena

Page 10: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

9

numero 73

unico e, in questo senso, la Leggedelega hanno un obiettivo preci-so: delineare un sistema in cui,attraverso la gestione complessi-va del rischio, i soggetti e le atti-vità siano orientati positivamenteper un’adeguata ed efficace tuteladella salute e della sicurezza suiluoghi di lavoro. Le conferenze promosse quest’an-no dal ministero del Lavoro a Na-poli e dal ministero della Salute edalle Regioni a Torino hanno ini-ziato ad affrontare i nuovi proble-mi nella consapevolezza dellagravità del fenomeno delle mortie degli invalidi sul lavoro. L’emer-

TESTO UNICO, PREMESSE E PROMESSE

Delineare un sistema in cui tutti gli attori coinvolti nellatutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro col-laborino in modo sinergico ed efficace alla riduzione e alcontrollo dei rischi: è questa la speranza riposta nel nuovoTesto unico, per la cui stesura il Governo ha ricevuto la dele-ga nell’estate 2007. Il dossier di Snop ripercorre le tappe, gliumori e i punti di vista che hanno accompagnato questo per-corso, dando voce ad alcune figure strategiche come i rap-presentanti dei lavoratori per la sicurezza o i medici compe-tenti. Occhi puntati anche sul Patto per la prevenzione sti-pulato fra il Governo e le Regioni, prima piattaforma nazio-nale, condivisa anche dal ministero del Lavoro, che indivi-dua le linee strategiche generali per la tutela della salute neiluoghi di lavoro e che fissa obiettivi misurabili. A chiusura,una carrellata di esperienze sul territorio che, in positivo ein negativo, fanno riflettere.

Attualmente siamo di fronteal quarto tentativo di redi-gere il Testo unico delle

norme per la prevenzione dellasalute e della sicurezza dei lavo-ratori: il contesto, però, è profon-damente cambiato sul piano pro-duttivo, sociale e istituzionale.La questione centrale non è più ilriordino, la compilazione dellenorme italiane di antica origine edi quelle europee recepite dalloStato italiano. Si tratta invece direalizzare un sistema preventivoche garantisca una maggiore effi-cacia. In altre parole, che le nuovenorme siano effettive. Il Testo

Maurizio Di Giorgio, Fulvio Perini incenerito-ri

Do

ssier

Testo

un

ico e

sicure

zza su

l lavo

ro

Page 11: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

genza e l’accresciuta sensibilitàsociale e istituzionale sul temadella prevenzione possono oggiriproporre gli aspetti critici del si-stema di prevenzione su cui con-centrare l’attenzione del nuovoTesto unico. Il punto di analisipiù avanzato e più strutturato è,probabilmente, il risultato delmonitoraggio sull’applicazionedel Decreto legislativo 626 del1994 condotto dalle Regioni nel2003, che ha evidenziato le criti-cità nei sistemi di gestione dellasicurezza e della salute nei luoghidi lavoro. Altrettanto andrà fattoper le contraddizioni presenti nelsistema istituzionale.Negli anni successivi queste criti-cità si sono aggravate o, comun-que, le condizioni che caratteriz-zano l’attuale organizzazione deiprocessi produttivi e dell’occupa-zione in generale, come i muta-menti nel mercato del lavoro e

nelle norme che lo improntano,hanno ulteriormente aggravato lecontraddizioni rilevate dalleRegioni.Nel formulare le proposte per laLegge delega si sono sicuramenteconfrontate culture e convinci-menti sociali e istituzionali diver-si: dalle voci, autorevoli, che riba-divano l’opportunità di non cam-biare nulla nell’apparato norma-tivo esistente concentrando gliimpegni delle istituzioni nelleattività di vigilanza, alle propostedi riforma più o meno radicaledelle norme vigenti. Il Governo eil Parlamento hanno scelto, giu-stamente, l’orizzonte della rifor-ma, indicandolo chiaramentenella Legge 123 dell’agosto 2007.

Il quadro è cambiato

Consideriamo innanzitutto alcu-

ne questioni sociali. Il carattereoccasionale e temporaneo checaratterizza una parte importan-te delle prestazioni lavorativeimplica di per sé un’esposizioneai rischi per la sicurezza scono-sciuta nel passato. I cicli di lavo-razione si riorganizzano segmen-tandosi in catene di subfornitura,di appalti e di terziarizzzazioni,soprattutto nella forma della ces-sione di ramo di impresa. Il lavo-ro temporaneo e atipico si trova,almeno in parte, al confine con illavoro irregolare: questo è verosoprattutto per i lavoratori immi-grati, spesso impiegati in man-sioni poco qualificate e al di fuoridi ogni minima misura di preven-zione. Anche il confine tra lavoroautonomo e lavoro subordinato èsempre più incerto e mobile:abbiamo il lavoro parasubordina-to ma abbiamo anche il lavoroparautonomo.

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

10

mandato: Tuscania docet (vedi a pag. 31).Le cause dei danni, più o meno gravi, legati allavoro stanno dentro la società. Dovremmo potercontare sulla collaborazione di tutte le istituzionie delle parti sociali per una progressiva diffusio-ne della cultura della sicurezza e della legalitàdel lavoro. Quindi, attenzione alle vittime, maanche ai lavoratori e al loro ruolo nella tuteladella salute. Occorre perciò migliorare l’evoluzione dei pro-cessi produttivi e occupazionali, insieme con leforze innovative e vitali del mondo del lavoro:occhi puntati quindi su lavoro precario e fascedeboli, ma anche su lavoratori immigrati attivitàin dismissione, come per l’acciaieriaThyssenKrupp.La prevenzione dei rischi occupazionali dipendesoprattutto dalle figure della prevenzione azien-dale, datori di lavoro in primis, dall’organizzazio-ne d’impresa e dall’attenzione dedicata ai temidella salute e sicurezza. Ma serve anche unabuona regolazione del sistema a livello centrale,che proceda per priorità e piani di prevenzione,

Alla luce di quanto avvenuto nelle acciaierieThyssenKrupp di Torino, riteniamo doveroso

come Snop contribuire alla discussione sulleresponsabilità degli infortuni. Soprattutto perché cisembra che i servizi delle Asl siano percepiti piùche altro come organismi di controllo, mentre leattività di informazione, assistenza e promozionedella salute sembrano passare in secondo piano.Non ci sembra giusto fare delle generalizzazioni.A Torino è stata denunciata la debolezza degliorgani di controllo: non abbiamo elementi pergiudicare, ma come in altri casi eventuali omis-sioni o illeciti vanno riconosciuti e puniti, senzaper questo dare giudizi complessivi su un interoorgano. È stato disarmante sentire deplorare ilruolo delle Asl da parte di parlamentari con unpassato di magistrati impegnati in processi susalute e sicurezza, gli stessi che in Senato ave-vano approvato l’indulto anche per i reati inmateria di lavoro. Salvo fortunate eccezioni, nonviene data la stessa enfasi a episodi di condizio-namento, anche istituzionale, ricevuti da operato-ri dei servizi che cercano di svolgere il proprio

Che Torino non diventi un alibi

Page 12: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

Oggi, per fortuna, si comincianoa studiare anche gli effetti dell’al-ternanza di periodi di lavoro e dinon lavoro sul benessere psicolo-gico e mentale delle persone: unaspetto critico da non tralasciarese si vuole garantire la salute deilavoratori. Un’attenzione partico-lare andrebbe posta inoltre sullecondizioni di lavoro e di rischiodella donna, come emerge dai datistatistici sugli infortuni (peresempio i primi riconoscimentidelle lesioni da movimenti e sfor-zi ripetuti).Cambiano infine l’organizzazionee la comunicazione di merci e diinformazioni. La movimentazionedelle merci è ormai uno dei conte-sti in cui si verifica una partemolto rilevante degli infortunimortali: nei magazzini tradiziona-li o totalmente automatizzati, abordo e con i carrelli elevatori, suimezzi meccanici di movimenta-

zione, durante il trasporto dellemerci su camion, senza dimentica-re gli incidenti stradali e in itinere.Tutti questi aspetti sono chiara-mente richiamati sin dal primocomma della Legge delega. Delresto, la discussione e la predi-sposizione del Testo unico ècostantemente accompagnatadall’informazione sugli avveni-menti che colpiscono la salute e lavita di lavoratrici e lavoratoridurante lo svolgimento della loroattività.

Al lavoro per il lavoro

In questi mesi si è cercato di con-trastare e limitare questi fenome-ni da più fronti. Il ministero delLavoro ha messo in campo un’a-zione diffusa di contrasto al lavo-ro irregolare e alle violazioni dellenorme di sicurezza nei cantieri. Il

ministero della Salute si è propo-sto di coordinare le azioni di pre-venzione in situazioni lavorativeparticolarmente a rischio: il lavo-ro portuale, la grande siderurgia,la cantieristica navale e, prossi-mamente, anche i cantieri strada-li. Le Regioni, dal canto loro, han-no predisposto e stanno svilup-pando l’azione per il Piano nazio-nale di prevenzione in edilizia.Queste esperienze hanno confer-mato le difficoltà del coordina-mento istituzionale nelle attivitàdi prevenzione, che è diventatouno degli aspetti centrali delladelega e il punto di riferimentoche impronta e guida parteimportante dell’articolato dellaLegge 123 dell’agosto 2007: ilcoordinamento delle attività diprevenzione e di vigilanza, la san-zione istituzionale del sistemainformativo nazionale per la pre-venzione, la ridefinizione delle

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

11

in modo coordinato e integrato. Senza dimenti-care quanto di positivo si è fatto negli ultimi anni,in particolare nelle strategie delle istituzioni, nelladefinizione di azioni di sistema e anche a livellonormativo, la strada è certamente ancora lunga.La stessa attività della Magistratura e l’effettivitàdelle pene, anche per i reati cosiddetti colposi,deve trovare un giusto rilancio.Altro punto importante riguarda le risorse degliorgani di controllo: quanti sono gli operatori edove si trovano, quanti ne mancano o non sonoin condizione di operare al meglio? Inoltre, non sipuò ignorare che di fronte alla profonda evoluzio-ne del mondo produttivo servono competenzemultidisciplinari e approfondite sulle novità dellavoro e della produzione in senso esteso.Bisogna poi abolire quelle attività, ancora previsteper legge, di non dimostrata efficacia, per liberarerisorse tra quelle già presenti nei servizi pubblici.La vicenda di Torino può e deve diventare un’oc-casione per parlare anche dei servizi delle Asl edi cosa significhi prevenire i rischi sul lavoro.Senza dimenticare, però, le debolezze storichedel sistema: le carenze a livello centrale, l’utiliz-zo talvolta maldestro dei fondi da parte delle

Regioni, le difficoltà degli operatori, spessolasciati soli o addirittura ostacolati di fronte acompiti delicati e complessi. Come emerso anche nella recente discussionesulla Legge finanziaria, l’attenzione è sempresulla cura e non sulla prevenzione. Il silenziodelle Regioni, così come delle istituzioni e delleparti sociali in genere, nel dibattito di questi gior-ni esprime purtroppo queste debolezze. Ci pare che solo il ministro del Lavoro CesareDamiano abbia ricordato in più occasioni l’enor-me divario tra il numero delle imprese italiane(tra 4 e 5 milioni, quasi tutte di piccolissimedimensioni) e i circa 10 mila operatori che com-plessivamente fanno parte degli organi deputatialla vigilanza. Ci auguriamo che, dopo l’emergenza mediaticadi questi giorni, non cali nuovamente il silenzio,ma si comincino invece ad approfondire le possi-bili risposte e ad adottare soluzioni già individua-te da tempo (basti ricordare le risultanze di ormainumerose commissioni parlamentari d’indagine),ma mai effettivamente attuate in modoadeguato.

Domenico Taddeo

Page 13: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

12

funzioni degli istituti nazionali, leattività di sostegno alle impreseper la prevenzione e la promozio-ne della salute.Era inoltre necessario, da partedel ministero della Salute e delleRegioni, operare attraverso il con-fronto e la soluzione di tematichedi rilevanza strutturale per il fun-zionamento dell’intero sistema diprevenzione nei luoghi di lavoro.Per quanto riguarda il sistemainformativo (vedi pag. 31 “Unflusso di informazioni”), la capa-cità e la possibilità di utilizzareinformazioni per la programma-zione e valutazione delle attivitàdi prevenzione trova nel Protocol-lo d’intesa fra il ministero dellaSalute e quello del Lavoro, le Re-gioni, Ispesl, Inail e Ipsema (l’Isti-tuto di previdenza per il settoremarittimo) lo strumento che per-mette anche di attuare in tempiadeguati i criteri espressi nellalegge delega per il Testo unico(vedi pag. 37 “Se la sicurezza vain porto”).Nella logica di agire sempre di

più attraverso la definizione dipriorità e piani mirati sul territo-rio nazionale, realizzando inte-grazioni operative e sinergie fra ivari soggetti, il 1 agosto 2007 laConferenza Stato-Regioni ha sot-toscritto il “Patto per la tuteladella salute e la sicurezza nei luo-ghi di lavoro” fra il Governo e leRegioni, presentato durante laconferenza nazionale di Torino(vedi pag. 28 “Patto per la preven-zione: tre voci a confronto”). Sitratta della prima piattaformanazionale, condivisa anche dalministero del Lavoro, che indivi-dua le linee strategiche generaliper la tutela della salute nei luo-ghi di lavoro e che fissa obiettivimisurabili attraverso un sistemadi indicatori ben articolato. L’ideaè sviluppare sempre più concreta-mente la capacità degli operatorie delle strutture del Sistema sani-tario nazionale di affrontare erisolvere efficacemente la com-plessità di questo problema disalute. Pur rendendo omogeneigli obiettivi e le azioni e assicu-

rando l’uniformità della tuteladella salute su tutto il territorionazionale, occorrerà comunquetenere conto delle specificità diogni Regione.Grazie a questa impostazione èstato possibile superare differen-ze, anche profonde, rese evidentisin dalla discussione parlamenta-re sulla proposta di legge delegaavanzata dal Governo. Il coordi-namento delle attività di vigilan-za, l’esercizio dei poteri sostitutiviin caso di inadempienza delleamministrazioni preposte e ilcontenzioso istituzionale sugliambiti e i criteri applicativi dellanorma che prevede la sospensio-ne dell’attività dell’impresa incaso di gravi e reiterate violazionidelle norme di prevenzione hannoevidenziato, anche clamorosa-mente, queste differenze. Il con-fronto è stato comunque proficuo,in quanto sia per la circolare rela-tiva alla sospensione delle atti-vità sia per il nuovo Dpcm inmateria di comitati regionali dicoordinamento, i due ministeriinteressati e le Regioni hannosvolto un lavoro comune di scrit-tura e riscrittura dei testi, che stagiungendo, riteniamo positiva-mente, a conclusione.Da questo confronto impegnativopotranno arrivare risultati inte-ressanti, in primo luogo un realecoordinamento delle attività diprevenzione a livello nazionaletra i due ministeri e le Regioni, alivello regionale attraverso iComitati regionali di coordina-mento, a livello provinciale conanaloghi comitati composti dadipartimenti di Prevenzione delleAsl, dalle Direzioni provincialidel lavoro e dagli altri istituti eamministrazioni di vigilanza.

Promuovere la salute

Per il Ssn rimane aperta una que-stione delicata rispetto alle realtàproduttive di sito, di distretto edella piccola e media impresa, co-

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

Al lavoro in sicurezza

Page 14: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

13

me del lavoro autonomo. Tornan-do agli albori della sua storia,quando vigeva ancora il modellofordista di produzione, il secondocomma dell’articolo 23 della leggeistitutiva del Ssn diceva: “per latutela della salute dei lavoratori leunità sanitarie locali organizzanopropri servizi di medicina del la-voro anche prevedendo, ove essinon esistano, presidi all’internodelle unità produttive”. Un’affer-mazione da non dimenticare, mada far rivivere in una situazioneproduttiva profondamente diver-sa, anche valorizzando le espe-rienze che alcune Regioni hannocompiuto in situazioni produttiveparticolarmente complesse comealcuni cantieri per grandi opereinfrastrutturali, due complessi si-derurgici, alcuni porti. Questeesperienze vanno confermate ediffuse, soprattutto all’internodella piccola impresa italiana efra i lavoratori autonomi.In seconda battuta, se con il ter-mine “promozione della salute”intendiamo una medicina dellavoro finalizzata al benessere deilavoratori (che porta anche a unamaggiore produttività), anche lefunzioni del Ssn devono essereriviste. In quest’ottica realizzere-mo, insieme alle associazioni del-l’artigianato, un sistema che sup-porti i lavoratori autonomi nellavalutazione dei propri rischi enell’ uso corretto dei mezzi e dellemisure di prevenzione e protezio-ne. Una sorveglianza sanitaria

finalizzata alla tutela della pro-pria salute e del proprio benesse-re che rappresenterà un punto diriferimento utile anche per altrilavoratori.Parallelamente, occorre ancheripensare al ruolo della medicina,definendo un modello in cui è ilSsn nel suo complesso, oltre almedico competente (vedi pag. 23“Medico competente, il convitatodi pietra”), a realizzare quei “ser-vizi per la salute” di cui spesso siparla.Per raggiungere questi obiettiviin modo efficace serve però unapartecipazione attiva dei lavora-tori e dei datori di lavoro. La pro-posta della gestione tripartitadella commissione consultivapermanente e dei comitati regio-nali di coordinamento, infatti,avrà successo soltanto se garan-tirà un’assunzione di responsabi-lità effettiva e condivisa sulla for-mazione, sulle politiche di soste-gno alla piccola e media impresae sulla validazione delle buonepratiche. La formulazione sulle prerogativedegli organismi paritetici conte-nuta nella Legge delega è con-traddittoria. Bisognerebbe inveceestendere le funzioni di assisten-za e supporto degli operatorisanitari a tutti i soggetti dellaprevenzione operanti nell’impre-sa o su il territorio per più impre-se. Su questa base si potrannostabilire rapporti positivi con iservizi pubblici di prevenzione,sia evidenziando le misure di pro-tezione e prevenzione meno appli-cate nei diversi comparti produt-tivi, sia segnalando le attivitàfondate sul lavoro irregolare.La stesura del Testo unico è stataavviata dai due ministeri compe-tenti attraverso un lavoro con-giunto con le Regioni, che si con-cluderà con il confronto sul tavo-lo allargato con tutti gli altri sog-getti, a cominciare dalle partisociali e dagli istituti ed entinazionali. Anche in questa fase occorre una

chiara volontà di operare con unmetodo che porti alla discussionee alla condivisione delle sceltepraticate nel pieno rispetto delladelega. L’auspicio, quindi, è chela discussione successiva deltesto nelle sedi istituzionali man-tenga questo carattere di fortecostruttività.

RISORSE

� Il testo della Legge 123/07,www.camera. i t /par lam/leg-gi/07123l.htm

� “Seconda conferenza nazionalesalute e sicurezza sul lavoro - Lasicurezza è vita” (Napoli, 25-26gennaio 2007): speciale del mini-stero della Salute, www.ministerosalute.it/detta-glio/phPrimoPiano.jsp?id=379e focus “Salute sul lavoro” diEpiCentro, www.epicentro.iss.it/focus/lavoro/lavoro.asp

� “Lavorare in salute e sicurezza”(Torino, 25-26 giugno 2007), spe-ciale del ministero della Salute,www.ministerosalute.it/detta-glio/phPrimoPiano.jsp?id=431

� “Rapporto conclusivo del pro-getto di monitoraggio e control-lo dell’applicazione del DLgs626/94”, www.epicentro.iss.it/fo-cus/piano_prevenzione/report-nazionale.pdf

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

gli autori �

Maurizio Di Giorgioministero della Salute, direzione

generale della Prevenzione

sanitaria

[email protected]

Fulvio PeriniConsiglio nazionale

dell’economia e del lavoro

[email protected]

Page 15: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

14

LA SFIDA

DELLA MODERNIZZAZIONE

Laura Bodini,Domenico Taddeo

L’approvazione della Legge123/07, delega per l’emana-zione del Testo unico in

materia di salute e sicurezza neiluoghi di lavoro, è avvenuta in uncontesto di elevata attenzionesociale e mediatica, anche graziealle conferenze preparatorie diNapoli e Torino. Dalle due conferenze sono emerseluci e ombre. Tra Napoli e Torino,i ministeri del Lavoro e della Salu-te si sono ripartiti visibilità e pre-senze. A Torino ci si sarebbeaspettati una presenza effettivadel ministero del Lavoro, ancheper conoscere gli eventuali effettidel patto stilato con la RegioneCampania in materia di vigilanza.Soffermandoci sulla conferenza diTorino, le Regioni sono state pocopresenti e visibili in quanto siste-ma, mentre i servizi territorialidelle Asl e gli operatori hannomostrato una presenza forte e in-cisiva in termini di interventi e dipartecipanti. Lo stesso vale pergli interventi delle organizzazionisindacali, anche se purtroppo èmancata la Consulta interassocia-tiva della prevenzione (Ciip).

Qualcosa è cambiato?

Siamo arrivati alla fine del 2007:il Governo vacilla e tutte le riviste

In attesa del nuovo Testo unico, Snop offre il suo punto divista sul percorso fatto e sul futuro. Servirà un grandeimpegno, anche economico, per modernizzare la pubblicaamministrazione, ma anche la consapevolezza che le impre-se brave verranno premiate e quelle pessime punite severa-mente. Occorre garantire l’effettività, ma anche l’equità sulterritorio nazionale, una riattivazione degli Rls e delle orga-nizzazioni dei lavoratori e un’attenzione costante da partedei media e del sistema informativo. Perché non si parli disicurezza soltanto quando si verificano infortuni mortali.

del settore hanno ospitato inter-venti di magistrati, sindacati,operatori di fama sull’argomento.Di Testo unico si parlava fin dal-la legge di riforma sanitaria del1978: lo hanno ribadito tutte lecommissioni parlamentari, daLama a Smuraglia. Uno degli au-tori ha coordinato, per conto del-la Ciip come Snop, l’impegnativolavoro di opposizione puntuale etestuale (con la collaborazione dimolte associazioni) a un elabora-to pieno di insidie e trappole, cheè stato poi respinto. Dal 1978,però, il mondo è cambiato: dal-l’informatica alle direttive euro-pee, dalla precarizzazione del la-voro al regolamento Reach sullesostanze chimiche, dalla diffidaal Decreto 758/94 che ha portato

comunque a un sistema ordinatoed efficiente di rapporto con leProcure. Oggi il Testo unico nondeve solo mettere ordine in unalegislazione sempre più comples-sa (ma non più di derivazione na-zionale), ma piuttosto cogliere lenovità del mondo della produzio-ne, delle istituzioni, delle impresee del sindacato. Tra i punti nodali della Legge123/07 c’è la lotta al lavoro nero eirregolare, soprattutto interve-nendo sugli appalti e la fornituradi servizi: criteri di assegnazione,responsabilità solidale (per tam-ponare l’attuale esternalizzazionedi operazioni e servizi difficili),riconoscibilità dei lavoratori tra-mite tesserino e registri di cantie-re, Documento unico di regolarità

Dossier

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

Page 16: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

15

contributiva (Durc) valido pertutti settori produttivi, costi dellasicurezza, ecc. L’unitarietà dellasede produttiva (della produzionee di chi è coinvolto) deve ugual-mente essere presente nei criteridi semplificazione. È poi necessa-rio un approfondimento delleresponsabilità in tutta la filieradei subappalti.Per quanto riguarda i sistemiinformativi, i flussi Inail-Ispeslvanno usati in ogni ambito terri-toriale anche se coprono beneessenzialmente il dato degli infor-tuni, meno quello delle malattieprofessionali. Inoltre, il sistemaOccam-Sdo e i registri di morta-lità e di patologia aumentano lapotenzialità conoscitiva, ancheriguardo alle patologie professio-nali: nessuno potrà dire di nonsapere se nel proprio territorio onelle aziende ci sono e ci sonostati tumori di possibile eziologiaprofessionale.Sarà soltanto grazie a programmiintegrati e sistemi informativicondivisi tra Asl, Direzioni pro-vinciali del lavoro, Inail e Inpsche si potrà scegliere dove fare leindagini. In molti territori isopralluoghi congiunti in cantie-ri, magazzini e logistica, areeagricole sono ormai un’esperien-za consolidata. Inoltre, sono statifirmati protocolli di lavoro eosservatori su aziende critiche,mentre in molti territori si fannoinchieste congiunte sugli infortu-ni in situazioni di chiara proble-maticità.

Prevenzione cenerentola

Nonostante questo, però, moltigiornalisti e gran parte della pub-blica opinione ci giudicano piut-tosto fannulloni. In un agghiac-ciante articolo del pur ottimo eco-nomista Tito Boeri si accusava dimandare nei nostri servizi “uscie-ri decotti e avanzati” e “segretariein soprannumero” per fare vigi-lanza. Il silenzio di ministri,Regioni e direttori delle Asl, ma

anche dei sindacati ha mortifica-to ancora una volta chi crede cheoccorra una professionalità com-posita e aggiornata anche perfare il nostro mestiere. Comeanche in tutto il resto del sistemapubblico, ancora una volta siimpone la questione dei finanzia-menti.Anche il nuovo Testo unico, infat-ti, non sembra prevedere l’investi-mento di ulteriori risorse, econo-miche e umane, nel sistema diprevenzione e controllo. Le caren-ze delle Dpl sono poco considera-te, quelle del sistema delle Asl deltutto ignorate. Oltre al “vero” 5%delle risorse sanitarie, occorre-rebbe invece destinare alla pre-venzione anche gli introiti dellesanzioni e altre risorse sottratte aenti e istituti vari.Non si capisce come mai la visibi-lità pubblica degli interventi delleRegioni e del ministero dellaSalute resti così scarsa, anche allaluce del varo del Piano nazionaledi prevenzione e dell’aggiorna-mento, tuttora in corso, dei Livelliessenziali di assistenza. Il fondosanitario nazionale e quelli regio-nali dovrebbero già oggi prevede-re la quota per la prevenzione euna comunicazione trasparentesu qualità e quantità dell’utilizzodi queste risorse. Oltre alla delega, occorre porreattenzione su altre azioni necessa-rie, primo fra tutti il “Patto per lasalute nei luoghi di lavoro” (vedipag. 28 “Patto per la prevenzione:tre voci a confronto”). Anche come Ciip, dovremo affer-mare nel lavoro sul Testo unico ilconsolidamento delle figure disistema, partendo dal fatto chedatori di lavoro, dirigenti, prepo-sti e lavoratori devono essere iprotagonisti. Un imprenditoreinformato e responsabile può faredi più di mille consulenti, perchéchi gestisce l’azienda è ancheresponsabile in prima personadella salute e della sicurezza deipropri lavoratori. Trasferire com-piti e responsabilità del datore di

lavoro ad altri soggetti come ilconsulente esterno, il delegatoalla sicurezza o il medico compe-tente è controproducente. Questefigure professionali operano soloper la loro competenza tecnica asupporto dell’azienda, ma devonoanche rispondere (ed è qui la veranovità da introdurre!) per le pro-prie inadempienze professionaliGli Rls hanno compiti di rappre-sentanza, ma non possono esoprattutto non devono sostituir-si ai lavoratori nella gestione quo-tidiana del lavoro, che comprendeanche la sicurezza e la salute.L’aumento di potere e responsabi-lità degli Rls (vedi pag. 16 “Rls,realtà o chimera?”) va più chebene, ma occorre fare un bilanciocritico insieme alle organizzazio-ni sindacali del poco che si è fattoin questi tredici anni.

Semplificare per migliorare

Un altro punto critico è la sempli-ficazione: deve essere uno stru-mento per liberare risorse e atten-zione, non ridurre le tutele. Deveessere collegata alla densità deirischi lavorativi, non alle dimen-sioni aziendali. Ci sono ormaiaziende molto grandi, per fattura-to e numero di lavoratori, ma conrischi minimi, (anche perchéhanno esternalizzato tutte le fasidi lavoro più rischiose) e microa-ziende dove i rischi sono inveceancora molto rilevanti. Vanno poirecuperati i criteri di rischio tara-ti sui diversi settori produttivi ed

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

gli autori �Laura Bodini, responsabile Psal

Sesto San Giovanni

[email protected]

Domenico TaddeoPresidente Snop

[email protected]

Page 17: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

16

economici, sulla falsariga dei cri-teri con cui l’Inail tipizza i varisettori produttivi con indici com-plessivi di rischio per gli infortu-ni. Occorre costruire riferimentilegati ai cicli produttivi, allarischiosità dei cicli in sé e dellematerie prime utilizzate. Per la pubblica amministrazione,il rischio per i lavoratori va inte-grato con quello legato alla pre-senza di utenti. L’aumento del dato infortunisticonel settore dei servizi va analizza-to per quello che è: un addensa-mento delle aziende di fornituradi lavoratori, a conferma dellavulnerabilità delle forme di lavo-ro atipico. Va affrontata inoltre la questionedei lavori stressanti e faticosi o aelevata responsabilità: elenco ageometria variabile, che si affac-cia se si parla sia di lavori usu-ranti e anticipi di pensionamento,sia di accertamenti per dipenden-ze da alcol e droghe. Casomai, sitratta di capire come supportarele aziende che hanno poche com-petenze specifiche interne.Fondamentale diviene allora ilruolo territoriale di Asl, associa-zioni datoriali e sindacali, cosìcome quello delle associazioniprofessionali nel costruire reti ter-ritoriali di supporto.La sicurezza e la tutela della salu-te devono far parte della gestionenormale delle attività aziendali.Sono un modo di lavorare e nonuna serie di procedure e struttureche si aggiungono alle normaliprocedure di lavoro per porre vin-coli più o meno determinati perlegge. Non esistono procedure disicurezza, ma buone procedure dilavoro, che consentono di esegui-re quell’attività in sicurezza.In questo senso, la formazione suirischi e su come gestirli è parteinscindibile della formazione eaddestramento continuo al lavoroche si attua in azienda. Una visio-ne che si scontra con la culturaattuale di molte aziende che vedo-no la sicurezza e la salute solo

come vincolo e costo.

Il modello di vigilanza e le nuove sanzioni

Come Snop speriamo che il per-corso di scrittura del Testo unicosia socialmente e scientificamentepartecipato, che porti a un model-lo di prevenzione che vada oltrequanto finora realizzato sulmodello della Legge 833/78. Unmodello che intendeva la vigilan-za come strumento e che, laddoveapplicato, ha dato buoni risultati.Ci auguriamo che sia superata larealtà di differenze e disomoge-neità che hanno caratterizzatofinora il territorio nazionale.L’incremento della vigilanza hasenso in quelle realtà dove le atti-vità di controllo sono scarse oassenti. Tuttavia, ai servizi pub-blici di prevenzione si chiede difare prevenzione e vigilanza perla prevenzione. Il modello dei ser-vizi ha dimostrato che la vigilan-za, insieme all’assistenza, all’edu-cazione e alla formazione e a par-tire dalla conoscenza di rischi edanni presenti nel territorio, è unbuon supporto alla programma-zione. Il modello derivato dalladirettiva quadro (vedi il Decretolegislativo 626/94) ha introdottonuovi soggetti e nuove responsa-bilità nei luoghi di lavoro.Per quanto riguarda invece lenuove sanzioni, ci sono le linee disviluppo positive: responsabilitàdiffusa, sanzioni interdittive, pe-santezza anche economica, nor-me premiali. Elementi già invoca-ti da molti, che però vanno resi ef-fettivi. Bisogna quindi poter in-tervenire con programmi di con-trollo sensati e diffusi, conoscerea livello territoriale se un’aziendaè recidiva, poter ordinare a livellodi Procura i fascicoli, disporredelle informazioni per via infor-matica, ecc. Tutto questo costa intermini di risorse umane, forma-tive e tecnologiche, ma né il mini-stero di Grazia e Giustizia né mol-

te Asl ne dispongono. E allora?Gli obiettivi del nuovo Testounico non potranno essere rag-giunti senza un grande impegno,anche economico, di modernizza-zione e sostegno della pubblicaamministrazione, ma anche laconsapevolezza per le impreseche le brave verranno premiate ele pessime punite severamente.Occorre garantire l’effettività, maanche l’equità sul territorio nazio-nale, una riattivazione degli Rls edelle organizzazioni dei lavorato-ri e, last but not least, un’attenzio-ne costante da parte dei media edel sistema informativo e forma-tivo. Perché non si parli di sicu-rezza soltanto quando si verifica-no infortuni mortali.

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

Page 18: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

17

SALUTE SUL LAVORO:

LA NOVITÀ SI CHIAMA LEA

Giuliano Tagliavento

Non è certamente una novitàche l’articolo 1 della Legge123 del 2007 richiami la

necessità di garantire «unifor-mità di tutela dei lavoratori sulterritorio nazionale». Lo è inveceil fatto che questo articolo esplici-ti come il rispetto di questagaranzia debba attuarsi «attra-verso il rispetto dei livelli essen-ziali delle prestazioni concernentii diritti civili e sociali».Rimanendo aderenti al testo, que-sta legge indica i Livelli essenzia-li di assistenza (concordati traStato e Regioni nel 2001 e attual-mente in avanzata fase di revisio-ne) tra gli strumenti per raggiun-gere l’obiettivo. I Lea, infatti, defi-niscono, seppur in modo qualita-tivo, prestazioni collegate conimportanti diritti civili e socialidei cittadini.Dalla riforma sanitaria del 1978,è la prima volta che in una normaspecifica su salute e sicurezza dellavoro si faccia un riferimento,pur indiretto, non alle competen-ze di ciascuna pubblica ammini-strazione, ma alle azioni che lepubbliche amministrazioni deb-bono ai lavoratori. Un “mattone”,speriamo, sufficientemente soli-do, seppur in ritardo di trent’an-ni, che aiuterà a legare concreta-mente il contenuto degli articoli19 e 20 della Legge 833 e quindi

Il riferimento esplicito alla necessità di ricorrere al rispettodei livelli essenziali di assistenza per garantire la salute e lasicurezza dei lavoratori è una delle peculiarità principalidella Legge 123 del 2007. Concordati tra Stato e Regioni nel2001 e attualmente in fase di revisione, i Lea definisconouna serie di prestazioni collegate con importanti diritti civi-li e sociali dei cittadini. Fondamentale, per i Lea che riguar-dano la prevenzione nei luoghi di lavoro, il percorso svoltonell’ambito del Progetto Mattoni, sviluppato da un accordoStato-Regioni del 2003.

nell’ottobre del 2006. Un lavoroche ha portato in pochi mesi adocumenti tecnici oggi al vagliodei tavoli politici.

Se il fulcro è la collettività

Per il livello dell’assistenza sani-taria collettiva, all’interno delquale sono posti i Lea che riguar-dano la prevenzione nei luoghi dilavoro, è stato molto prezioso illavoro svolto nell’ambito del Pro-getto Mattoni, sviluppato da unaccordo Stato-Regioni firmato nel2003 con il precedente Governo.In particolare, il gruppo di lavorodel “mattone” per l’assistenza sa-nitaria collettiva ha ricevuto dallacommissione sui Lea il mandato

la storia dei servizi di prevenzio-ne nei luoghi di lavoro con la sto-ria e la cultura giuslavorista delnostro Paese, che ha definito leleggi dagli anni Cinquanta aoggi. Probabilmente questo pas-saggio non è casuale, ma derivada una positiva contaminazionetra le storie dei ministeri delLavoro e della Salute, finalmenteattenti ai problemi specifici delleRegioni, resa obbligatoria dalleprocedure imposte dall’articolo117 della Costituzione modificatanel 2000.La stessa positiva contaminazio-ne tra centro e territorio è riscon-trabile su un altro fronte, quellodella revisione dei Lea, previstonel “Patto per la Salute” siglatotra l’attuale Governo e le Regioni

Dossier

numero 73

Page 19: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

18

di formulare una proposta di revi-sione, a partire dal precedente la-voro. Nella proposta di nuovi Leaper la prevenzione sono emersidei punti generali particolarmen-te rilevanti e piuttosto sottovalu-tati in trent’anni di riforma sani-taria. Punto di partenza, i tre li-velli dell’assistenza: collettivo, di-strettuale e ospedaliero.Il primo riguarda la natura delleprestazioni: mentre l’assistenzaospedaliera e distrettuale garanti-scono prestazioni su richiesta e avantaggio del singolo, quella col-lettiva prevede interventi che per-seguono la salute di tutti, attra-verso la riduzione o il controllodei rischi ambientali, infettivi,occupazionali, comportamentali.Non risponde a una domanda, maall’obbligo di identificare, faremergere e rispondere a bisognidi salute della collettività. In secondo luogo, il concetto di“prestazione” che è alla base deiLea si adatta bene al contestoprettamente assistenziale, manon altrettanto a quello dellasanità pubblica, dove gli inter-venti non sempre si traducono inprodotti direttamente misurabili.Inoltre, gli interventi sono gene-ralmente attivi: non nascono dauna richiesta e il beneficiario è lacomunità. Un’altra peculiaritàdell’assistenza sanitaria collettivariguarda gli strumenti di misura:le prestazioni vengono misuratenon solo in termini di quantità diattività o di atti prodotti, maanche come proporzione di popo-lazione coperta o meno dall’inter-vento. Questi indicatori misuranoil processo, ma rappresentanoanche un’approssimazione degliindicatori di outcome.Per quanto riguarda poi le moda-

lità di realizzazione, gli interventidell’assistenza sanitaria colletti-va, che siano offerti in virtù diuna previsione normativa o sullabase della rilevazione di un biso-gno di salute, sono solitamenteorganizzati in programmi, nelsenso più ampio del termine.L’implementazione di un pro-gramma implica l’uso dell’epide-miologia come strumento peranalizzare il contesto e seleziona-re i problemi o i bisogni di saluteprioritari, individuare gli inter-venti di provata efficacia, definiregli obiettivi, le corrispondentiazioni e i metodi più idonei almonitoraggio e alla valutazionedei risultati.Infine, nei modelli organizzativi,gli interventi dell’assistenza sani-taria collettiva spesso richiedonouno sforzo di integrazione e colla-borazione, non solo tra i servizidei dipartimenti di Prevenzione ele strutture delle altre macroaree,ma anche con altre istituzioni.

Novità interessanti

Una certa attenzione è stata postainoltre all’introduzione di nuoviLea per aree di intervento preven-tivo prima non presenti (malattie

croniche, incidenti stradali edomestici, rischi comportamenta-li) e al superamento di quelle pre-stazioni la cui efficacia non èdimostrata da studi scientifici, ilcui razionale non è pienamentecoerente, nonché a volte già aboli-te in alcune Regioni (vedi il dos-sier “Ebp e pratiche obsolete”,Snop 69). La proposta contieneuna modifica del modello logicocon l’introduzione, per ciascunadelle aree individuate, di una sud-divisione dell’area stessa neiseguenti tre elementi:

�programmi o interventi, che ri-chiamano, con un’accezionenuova e più ampia, le “funzionio prestazioni previste dallanormativa vigente” elencatenel Dpcm del 29 novembre2001. Il termine “programma”è applicato ad attività diversifi-cate e organizzate: servizi di-rettamente gestiti, sforzi di mo-bilitazione della comunità, si-stemi di sorveglianza, azioni disviluppo di politiche sanitarie,investigazione di focolai epide-mici o di cluster di patologieprofessionali, diagnostica di la-boratorio, indagini di igiene in-dustriale, campagne di comu-nicazione, servizi di training,

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

l’autore �Giuliano TagliaventoServizio Salute Regione Marche

giuliano.tagliavento@regione.

marche.it

I nuovi livelli essenziali di assistenza

ASorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e

parassitarie, inclusi i programmi vaccinali

BTutela della salute e della sicurezza degli ambienti aperti e

confinati

CSorveglianza, prevenzione e tutela della salute e sicurezza nei

luoghi di lavoro

D Salute animale e igiene urbana veterinaria

E Sicurezza alimentare - Tutela della salute dei consumatori

FSorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la pro-

mozione di stili di vita sani e i programmi organizzati di screening

G Sorveglianza e prevenzione nutrizionale

HValutazione medico-legale degli stati di disabilità e per finalità

pubbliche

Tabella Classi di interventi previsti nei nuovi Lea

Page 20: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

19

aggiornamento di educazionesanitaria

�componenti del programmache specificano le principali li-nee di attività che dovrebberocostituire, garantendone l’effi-cacia e la qualità, un program-ma di salute pubblica. In alcu-ni casi, le componenti del pro-gramma, sono dei veri e proprisotto-programmi, in altri casirappresentano qualcosa dimolto simile a prestazioni par-ticolari

�prestazioni o azioni che tradu-cono le linee di attività in atti-vità singole o prodotti usufrui-bili dai beneficiari degli inter-venti.

Infine, la già citata necessità diintegrazione tra strutture e pro-fessionalità, così come l’esperien-za di alcuni anni di applicazionedel modello dipartimentale, hacontribuito a far definire Leamolto più completi e articolati,con “contenitori” rivolti a definiremacro-ambiti di azione orientatadei programmi, piuttosto che“contenitori-struttura organizza-tiva”, così come era invece neiLea del 2001. Le classi di inter-venti previsti sono elencati nellatabella della pagina successiva.I programmi che riguardano inmodo più specifico la prevenzionenei luoghi di lavoro sono rintrac-ciabili nella sezione B “tuteladella salute e della sicurezza negliambienti aperti e confinati” enella sezione C “sorveglianza,prevenzione e tutela della salute esicurezza nei luoghi di lavoro”. Questa evoluzione dei Lea siconiuga bene con una serie diazioni di sistema avviate contem-poraneamente, alcune delle qualisono descritte e approfondite inquesto dossier:

�il sistema informativo a partiredal progetto dei nuovi flussiinformativi (vedi pag. 31 “Unflusso di informazioni”)

�il Piano nazionale della preven-

zione e i piani regionali colle-gati (vedi pag. 13 “Testo unico,premesse e promesse”)

�il Patto per la salute nei luoghidi lavoro che ha tra gli obietti-vi il raggiungimento di un’ap-plicazione adeguata e omoge-nea dei Lea

�il piano triennale 2008-2010 perla prevenzione in edilizia, deri-vante dall’esperienza dei Pianiregionali della prevenzione eindotto come primo applicativodalle indicazioni presenti nelpatto per la salute nei luoghi dilavoro (vedi il dossier “La sicu-rezza in edilizia”, Snop 70)

�i progetti specifici del Ccm che,anche attraverso l’Ispesl, stan-no portando ad approfondireaspetti collegati con l’Ebp,aspetti giuridici per la redazio-ne del Testo unico, aspetti diapproccio omogeneo alle ma-lattie professionali e, infine,aspetti di valutazione della or-ganizzazione, delle risorse edella attività svolte dai diparti-menti di Prevenzione in questoambito.

Mantenere la rotta

Tutto questo sta convogliandol’attenzione di tutti i soggetti isti-tuzionali verso uno stesso genera-le obiettivo di prevenzione, conmaggiori possibilità di successorispetto al passato. In particolare,i nuovi Lea e il loro ingressoanche nella legge delega possonocontribuire, in questo percorso, arisolvere positivamente alcunedelle criticità storiche che ancoraoggi rimangono non chiarite. Una è sicuramente il ruolo diRegioni e Province autonome chehanno applicato in modo disomo-geneo il modello della Legge833/78 e i vecchi Lea, cosi cheoggi abbiamo aree del territorionazionale con una coperturaquantitativa e qualitativa deltutto insufficiente. Un’altra è ladefinizione degli obiettivi del

sistema per la vigilanza, strettoancora tra l’idea della campagnadi vigilanza, che si identificasoprattutto con le quantità (i“numeri”), e i programmi di pre-venzione, che si identificano inve-ce con il miglioramento nel tempodi indicatori di processo, di salutee di sicurezza. E infine, il ruolodei ministeri che storicamente sisono disinteressati, o hanno cer-cato di evitare una messa a regi-me, del modello derivante dallaLegge 833/78, che valorizza unmodello territoriale più vicino aicittadini, ma più lontano dalleprassi consolidate nella nostrastoria nazionale, in cui la vigilan-za è stata tipico strumento digestione dello stato centrale suiterritori.

RISORSE

� La sezione del sito del ministerodella Salute dedicata al ProgettoMattoni, www.mattoni.ministerosalute.it

� Su Epicentro, i documenti del“mattone 15 - assistenza sanita-ria collettiva” da cui sono trattele riflessioni di questo articolo edi cui l’autore ha fatto parte,www.epicentro.iss.it/focus/matto-ni/aggiornamenti.asp

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

Page 21: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

20

MEDICO COMPETENTE,

IL CONVITATO DI PIETRA

Giorgio Di Leone,Ernesto Ramistella

Benché tratteggiata sin daglianni Cinquanta, la figuradel medico competente ha

acquisito una precisa fisionomiasoltanto dagli anni Novanta, inparticolare con la pubblicazionedel Decreto legislativo 277/91 e,successivamente, del 626/94, chene descrive dettagliatamente fun-zioni e attribuzioni.Malgrado la progressiva crescitadella credibilità dei medici com-petenti, in sedici anni è emersocome alcune indicazioni legislati-ve si siano dimostrate difficili dainterpretare e applicare. Si pensialla presunta impossibilità diesprimere un giudizio di idoneitàalla mansione specifica in seguitoalle “visite a richiesta” da partedel lavoratore. Oppure alle criti-cità relative alla collaborazionedel medico competente con ildatore di lavoro e il responsabiledel servizio di prevenzione e pro-tezione (Rspp) nella valutazionedei rischi, talvolta incompleta oparzialmente fittizia. Oggi questacollaborazione si limita ai solicasi in cui il datore di lavoroabbia ritenuto preventivamentedi individuare i rischi per la salu-te dei propri dipendenti, puressendo privo dell’adeguato sup-porto tecnico. In altri casi la nor-mativa si è dimostrata incomple-ta, non contemplando adempi-

Un’altra figura che si è imposta sulla ribalta della discus-sione in atto in tema di lavoro e sicurezza è certamentequella del medico competente. Dal 1994, anno in cui ilDecreto legislativo 626 ne ha definito dettagliatamente icompiti, sono emerse numerose criticità e ambiguità.Potrebbe quindi essere questa l’occasione per ripensare aquesta figura e a integrarla davvero nel sistema di tutela epromozione della salute negli ambienti di lavoro, in strettarelazione con gli altri professionisti e tecnici della salute,oltre che con le figure interne al sistema aziendale.

menti in grado di valorizzare l’o-peratività del medico competen-te, rendendola più trasparente eallineata ai canoni di correttaprassi. Ne è un esempio la manca-ta previsione della formalizzazio-ne del cosiddetto “protocollo disorveglianza sanitaria” nelladocumentazione da predisporreed esibire a richiesta (o secondoalcuni trasmettere) all’organo divigilanza e da comunicare, oltreche al datore di lavoro e al Rspp,anche ai rappresentanti dei lavo-ratori per la sicurezza (Rls).Tutto questo ha impedito al me-dico competente di entrare appie-no nei meccanismi aziendali e didare il proprio contributo alla si-curezza e alla salute dei lavorato-ri. D’altra parte, gli stessi medici

avrebbero dovuto impegnarsi avalorizzare con più vigore il pro-prio ruolo di consulenti a tuttotondo che, all’interno del sistemaintegrato di sicurezza aziendale enel pieno rispetto della propriaautonomia professionale e deirapporti collaborativi dovuti aldatore di lavoro, avrebbe ben po-tuto assicurare quella che Benia-mino Deidda, procuratore gene-rale presso la Corte d’Appello diTrieste, ha definito la «valenzapubblicistica dei compiti che lalegge assegna loro». Pur all’inter-no di un contratto di lavoro di ti-po privatistico, il medico compe-tente è chiamato a svolgere unafunzione di garanzia nei confron-ti dei lavoratori e, nel contempo,dello stesso datore di lavoro e del-

Dossier

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

Page 22: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

21

la collettività. In ossequio al dirit-to alla salute ma anche, indiretta-mente, al diritto al lavoro, nel ri-spetto della propria professiona-lità e delle norme legislative(aspetto che lo rende un medico inqualche misura atipico). La fun-zione pubblicistica del medicocompetente va quindi riferita aldiritto pubblico e alle leggi che re-golano i rapporti tra Stato e pri-vati (imprese, datori di lavoro, la-voratori), nell’interesse della col-lettività.

Il “visitificio industriale”

Sul territorio nazionale non man-cano esempi positivi delle attivitàsvolte dai medici competenti. Tut-tavia, in una visione d’insieme,l’esperienza generale maturata si-nora è piuttosto deludente in ter-mini di efficacia degli interventi. Per quanto la sorveglianza sani-taria sia sempre stata uno deipunti di forza nella loro attività,troppo spesso questi professioni-sti hanno accettato di soggiacereal rispetto formale degli adempi-menti. Tra le criticità principali, ilmancato utilizzo di moderni crite-ri di qualità e di ricerca delleprove di efficacia e una scarsaconoscenza dei rischi lavorativiaziendali. Spesso, inoltre, l’atti-vità dei medici competenti non èparsa finalizzata a individuarepossibili soluzioni per le situazio-ni di rischio presenti in azienda,né fondata su accertamenti sani-tari integrativi correlati con lereali esposizioni lavorative.In quelle realtà in cui i medicicompetenti sono stati in grado dioperare secondo adeguati stan-dard di qualità è stato possibileattivare procedure in grado dimigliorare il flusso delle informa-zioni con i singoli lavoratori e conle loro rappresentanze. Sono inve-ce risultate, in genere, carenti lealtre attività di collaborazionecon i datori di lavoro e di diffusio-ne delle esperienze acquisite.

Raramente i medici competentihanno rispettato, per esempio, gliobblighi relativi alla segnalazionedelle sospette malattie professio-nali (segnalazione, denuncia,primo certificato, referto), né tan-tomeno hanno reso noti i risultaticollettivi anonimi della sorve-glianza sanitaria (adempimentoperaltro oggi non obbligatorio, senon per quanto previsto dagliarticoli 11 e 17 del Decreto legi-slativo 626/94). Non si è potuta,così, avviare quella circolazionedi esperienze e di informazioniche avrebbe consentito di cono-scere meglio le problematiche eprogrammare meglio gli inter-venti preventivi.

Il principe “illuminato”e i suoi cortigiani

Una spiegazione delle difficoltàfinora evidenziate può essere ilcomplesso rapporto contrattualedel medico competente con l’a-zienda, troppo spesso subalternoe di dipendenza (non solo econo-mica) rispetto al datore di lavoro.Nell’attuale previsione normati-va, l’operatività di questa figura ècondizionata dalla disponibilitàalla collaborazione da parte deldatore di lavoro (affermazione insé paradossale, in quanto potreb-be essere vero esattamente il con-trario) e dalla corrispondente di-sponibilità delle altre funzioniaziendali. Basti considerare lapossibilità che un giudizio di par-ziale non idoneità possa essere ef-fettivamente rispettato, in funzio-ne dell’organizzazione aziendale edel relativo atteggiamento daparte del supervisore diretto o delcapo reparto. Un’altra criticità èlegata alla diffusione di società diservizi, che in diverse occasionisono risultate più attente allaquantità del lavoro che alla qua-lità delle prestazioni rese, indu-cendo il professionista, loro di-pendente o convenzionato, a ope-rare in modo frettoloso e talora

lontano dai canoni di correttaprassi.Non bisogna poi dimenticare ladifficoltà interpretativa di unquadro normativo e di una giuri-sprudenza non sempre omogeneie di facile applicazione. Sonoancora molteplici gli aspetti noninterpretati in maniera univoca:anche il professionista attento,quindi, può trovarsi talvolta nel-l’impossibilità di operare secondocanoni di qualità.Infine, in alcuni casi si è creato unrapporto conflittuale tra medicicompetenti e organi di vigilanza,che non ha aiutato a costituire unsistema globale di promozione etutela della salute sul posto di la-voro. Talvolta l’organo di vigilan-za si è mostrato eccessivamentepronto a rimbeccare medici che sierano spinti troppo in là con lasorveglianza sanitaria. Viceversa,è capitato che siano stati sanzio-nati dei medici che non avevanosottoposto a sorveglianza perso-nale esposto a fattori di rischio fi-no ad allora non considerati neldocumento di valutazione dei ri-schi, o che non avevano rispettatoadempimenti puramente formali.

La scommessa per il futuro

Alla luce di questo scenario, cisono diversi interventi normativiche permetterebbero un inqua-dramento più corretto del medicocompetente all’interno del siste-ma integrato di sicurezza azien-dale e ad altri aspetti operatividella sua attività. Il medico competente dovrebbeessere sempre più chiamato avalorizzare il proprio contributonel processo di valutazione deirischi, anche nelle aziende in cui èconsentita l’autocertificazione daparte del datore di lavoro o doveil datore di lavoro non ha rilevatola necessità di coinvolgere unafigura simile.Il medico competente andrebbeaffrancato da quel ruolo di dipen-

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

Page 23: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

22

denza economica e operativa daldatore di lavoro, valorizzandonela funzione di garante della salu-te dei lavoratori. Anche il ruolo all’interno delle so-cietà di servizi dovrebbe essereulteriormente definito, stabilendocriteri condivisi di valutazionedelle prestazioni e opportunistandard di riferimento. Al ri-guardo, le società scientifiche delsettore potrebbero essere chiama-te ad avviare tavoli di confrontoper giungere alla condivisione didocumenti di consenso. Riferi-menti utili potrebbero venire an-che dai documenti predisposti dalCoordinamento tecnico delle re-gioni o a seguito di iniziative deiservizi territoriali delle Asl. Il medico competente dovrebbepoi partecipare in modo più atti-vo al sistema informativo nazio-nale, in forte fase di implementa-zione in linea con le indicazionidel “Patto per la tutela della salu-te e della sicurezza nei luoghi dilavoro” e della Legge 123/07.

Un aiuto dal Testo unico

Il nuovo Testo unico dovrebberisolvere alcuni elementi di debo-lezza del Decreto legislativo626/94. Innanzitutto la necessitàdi valorizzare gli aspetti relativiall’attività di consulenza e colla-borazione del medico competentecon il datore di lavoro, evitandonel’esclusiva attenzione alla sorve-glianza sanitaria e spingendolo auna piena integrazione nei pro-

cessi di gestione della sicurezzaaziendale, compresa la collabora-zione con le funzioni aziendalipreposte alla predisposizione diprocedure aziendali, all’organiz-zazione del lavoro (soprattutto intema di costrittività organizzati-ve) e alla migliore collocazionedei lavoratori giudicati parzial-mente non idonei. Il medico dovràpoi esplicitare, dandone eventua-le comunicazione all’organo divigilanza, il protocollo degliaccertamenti sanitari, ancoratoalle risultanze derivate dallavalutazione dei rischi.Altro punto è la necessità di supe-rare gli aspetti critici relativiall’effettuazione di visite preas-suntive da parte del medico com-petente, nonché le difficoltà inter-pretative dell’articolo 17 (comma1, lett. i) del Decreto legislativo626/94 per quanto riguarda l’e-spressione dei giudizi di idoneitàin caso di visite richieste dal lavo-ratore al di fuori della periodicitàstabilita. Infine, il Testo unico dovrà valo-rizzare maggiormente questafigura professionale, dandole unruolo più attuale e allargato, nonlimitandosi alla tutela rispetto airischi professionali ma estenden-do la propria operatività alla pro-mozione della salute. Il medicocompetente dovrà cioè partecipa-re all’educazione sanitaria deilavoratori riguardo a stili di vitasalutari e alla lotta a comporta-menti scorretti come fumo, abusodi alcolici e di sostanze stupefa-centi.Il medico competente deve entra-re a far parte di un sistema inte-grato di tutela e promozionedella salute negli ambienti dilavoro, in stretta relazione con glialtri professionisti e tecnici dellasalute, oltre che con le figureinterne al sistema aziendale.L’obiettivo è realizzare un vero eproprio sistema unico di relazio-ni, in cui attori diversi (operatoridei servizi, medici competenti,Rspp, Rls, parti sociali, medici

dei patronati, datori di lavoro)partecipino insieme alla tutela ealla promozione della salute deilavoratori.

RISORSE

� B. Deidda, “Il testo unico dellasicurezza sul lavoro”. In “Attidel convegno di studi giuridicisul disegno di legge delega ap-provato dal Consiglio dei Mini-stri il 13 aprile 2007” (Urbino, 4maggio 200).

� Documento Inca-Cgil Lombar-dia a seguito del seminario distudio “Sorveglianza sanitariatra rito, business e buone prati-che” (Sesto San Giovanni, 15 no-vembre 2005).

� G. Di Leone, R. Valeriano, L’ope-ratività del Medico Competente:percorso tra norme, giurispru-denza e corretta prassi. Ipsoa,Milano, 2007.

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

gli autori �Giorgio Di Leonedipartimento di Prevenzione,

Spesal Asl Bari

[email protected]

Ernesto Ramistellamedico del lavoro competente,

Catania

[email protected]

Page 24: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

23

RLS,

REALTÀ O CHIMERA?

Dante De Angelis

Aparole tutti ne lodano ilruolo e vi riconoscono unimportante tassello per la

politica della prevenzione. Lacruda realtà per i rappresentantidei lavoratori per la sicurezza èben diversa e contraddice tutti ipropositi del Decreto legislativo626 del 1994. Troppo spesso lafunzione del delegato alla sicu-rezza subisce una compressioneda parte dei datori di lavoro, unasostanziale emarginazione dalledinamiche sindacali e un’atten-zione insufficiente da parte degliorganismi di vigilanza. Completail quadro il rischio di attriti congli stessi lavoratori quando siaffrontano temi come l’orario dilavoro, le abitudini consolidate o irischi non percepiti.Pur con lodevoli eccezioni, questoè lo stato generale degli Rls inItalia, in tutti i settori produttivi equasi in tutte le Regioni. Moltiimprenditori italiani non sentonoinfatti il dovere di rispettare leleggi di tutela della salute deilavoratori, ma lo fanno solo secostretti, generalmente comepuro adempimento burocratico. Idocumenti di valutazione delrischio preconfezionati, in vendi-ta a basso costo su internet, sonosolo l’ultima eclatante dimostra-zione di quanto le cautele e lemisure di sicurezza non nascono

All’interno del dibattito sul nuovo Testo unico occorreriflettere sul ruolo di una delle figure più critiche nell’ambi-to di salute e sicurezza sul lavoro: il rappresentante deilavoratori per la sicurezza. Troppo spesso subiscono la sud-ditanza nei confronti dei datori di lavoro, vengono emargi-nati dalle dinamiche sindacali e sono sostanzialmente igno-rati dagli organismi di vigilanza. Pur consapevoli che il soloTesto unico non basterà per abbattere il fenomeno infortu-nistico, gli Rls chiedono di avere più voce in capitolo nellosforzo comune di diffondere la cultura della sicurezza.

si configurano come reati.Il rapporto con il sindacato diquesti delegati specializzati insicurezza si complica quando lelegittime esigenze di contratta-zione e mediazione si scontranocon le altrettanto legittime esi-genze di rispetto delle norme dilegge e delle condizioni di lavoro.

Rls e Testo unico

L’ampio dibattito aperto dalladiscussione sul Testo unico offreun’occasione per attenuare alme-no alcune delle criticità della fun-zione degli Rls e, speriamo, dirilanciarne il ruolo. La discutibile scelta del Governodi non consultare gli Rls per la

dal dovere civico di ridurre irischi, ma dall’urgenza di metter-si “in regola” a tutti i costi. I lavo-ratori pagano ancora un prezzotroppo alto a causa di questedinamiche sociali che tendono asottovalutare il valore della salute(e della vita) a fronte degli interes-si economici. Dal canto loro, gli organismi divigilanza e la magistratura nonmettono sempre a frutto le cono-scenze e l’esperienza degli Rls,diffidando della loro natura es-senzialmente sindacale. Soprat-tutto, non prestano la necessariaattenzione a quanto succede pri-ma dell’infortunio, a tutte quelleirregolarità che sono i determi-nanti di qualsiasi evento infortu-nistico, anche quando questi non

Dossier

numero 73

Page 25: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

24

stesura dei decreti attuativi delladelega prevista dalla Legge 123del 2007 (dopo averne esaltatocapacità, ruolo e potenzialitànelle occasioni solenni) dimostraancora una volta come anche leistituzioni, con un pizzico di ipo-crisia, rinuncino a priori ad avva-lersi dell’esperienza diretta deiprocessi produttivi e dei rischicorrelati di chi vive dentro ilmondo del lavoro. Sarebbe dun-que utile aprire tra tutti i soggettiche operano nel campo della pre-venzione, anche all’interno delladiscussione sul Testo unico, undibattito sul ruolo, le funzioni, leprerogative, le tutele degli Rls esul loro rapporto con le istituzio-ni e il sindacato.Il riferimento agli Rls contenutonella delega consente di apporta-re dei miglioramenti, a patto chesi chiarisca che la loro funzioneha natura sindacale e non notari-le, che il confronto consultivo conle imprese può sfociare in unlegittimo conflitto e che c’è unurgente bisogno di tutele. Le brutte vicende dei licenzia-menti di Rls sono solo la puntadell’iceberg e impongono di adot-tare misure efficaci. La forza e laricchezza di questa figura derivadalla sua natura volontaria edalla presenza nel ciclo produtti-vo, al fianco degli altri lavoratori:una condizione determinante eimprescindibile per ottenerne lamassima fiducia e per conosceredinamiche, processi e rischi pro-duttivi nei luoghi di lavoro. Poiché siamo lavoratori consape-voli della necessità di occuparciin prima persona della nostrasalute, nel rispetto delle normevigenti ma promuovendone l’evo-luzione, non abbiamo affatto

rinunciato a far sentire la nostravoce a quel tavolo ministerialeche ha iniziato con due mesi diritardo la stesura dei decreti. La formazione degli Rls dovrebbeessere affidata ai tecnici e medicidelle Asl e il medico competentedovrebbe essere svincolato dalrapporto di subordinazione con ildatore di lavoro. Inoltre, riprendendo una normaarrivata a un soffio dall’approva-zione in Parlamento nel 2001, gliRls dovrebbero potersi rivolgeredirettamente al giudice dopo unasegnalazione al datore di lavorosenza riscontro, mentre i permes-si per svolgere l’attività andreb-bero stabiliti per legge, e non dal-la contrattazione. “Un’ora l’anno per la sicurezzaper ogni lavoratore rappresenta-to” potrebbe essere uno sloganefficace sul ruolo del delegato allasicurezza. Non si può chiedereagli Rls di affrontare, a volte incompleta solitudine, il datore dilavoro, quando per la sua naturail confronto può anche essere con-flittuale: non dimentichiamo cheil lavoratore vive comunque unrapporto di subordinazione e disoggezione economica, sociale epsicologica. Per questo, occorreinserire al più presto nel Testounico tutele reali per i delegati,che altrimenti si troverebbero arischiare in prima persona pres-sioni, contenziosi, sanzioni, oaddirittura licenziamenti.Provvedimenti che, anche quan-do risultassero completamente il-legittimi e quindi annullati dalgiudice, avrebbero comunque uneffetto intimidatorio e repressivo,visti i tempi biblici della giustiziacivile e la debolezza socioecono-mica del lavoratori.

Farsi ascoltare

Il Testo unico dovrebbe istituireun’anagrafe e un servizio infor-mativo nazionale per gli Rls, non-ché una banca dati aggiornata

sugli infortuni, nazionale e pub-blica. Si raccoglierebbero cosìdati sulle cause e le dinamichedegli incidenti, grazie alle infor-mazioni in possesso dei serviziispettivi e dell’autorità giudizia-ria, pur nel rispetto delle regole diriservatezza e tutela del segretoistruttorio.Siamo stati velatamente accusatidi uscire dal seminato quando ab-biamo invocato una modifica so-stanziale della normativa sugliappalti: obbligare le imprese chedichiarano la capacità tecnica efinanziaria per una certa catego-ria e quantità di lavori a eseguirliin proprio e a vietarne il subap-palto e, per le categorie di lavoronon dichiarate, consentire un uni-co livello di subappalto, in modoche tutti i subappaltatori faccia-no riferimento a una sola impre-sa. La sola limitazione dei pas-saggi contrattuali limiterebbedrasticamente i profitti parassita-ri che sono alla base dell’abbassa-mento della qualità dei lavori,delle tutele per i lavoratori e delrischio di infiltrazioni criminali.Ma di tutto questo è necessarioche si parli di più, rivitalizzandoil dialogo con gli organismi divigilanza, il sindacato, la magi-stratura, i mezzi di informazione,gli enti locali e il mondo delleimprese. Pur consapevoli che ilsolo Testo unico non basterà perabbattere il fenomeno infortuni-stico, dobbiamo lavorare insiemeper diffondere la cultura dellasicurezza, come diritto all’autotu-tela dei lavoratori e come condi-zione di base per ogni forma diprevenzione.Dobbiamo insistere per essereascoltati dai sottosegretari inte-ressati alla stesura della delega,Giampaolo Patta e Antonio Mon-tagnino, per suggerire loro diascoltare anche i rappresentantidi quelli che lavorano. I lavoratorie i loro Rls non sono chimere, mapersone in carne e ossa che chepretendono di avere voce in capi-tolo sulle loro condizioni.

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

l’autore �Dante De AngelisRls Trenitalia

[email protected]

Page 26: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

25

PATTO PER LA PREVENZIONE:

TRE VOCI A CONFRONTO

“appariscente” e spendibile inuna lotta a colpi di numeri. Per contro, si rischia di focalizza-re l’attenzione esclusivamentesulla pubblica amministrazione,tralasciando invece gli impegniche devono essere richiesti alleforze sociali, in particolare agliimprenditori.

Ostacoli al cambiamento

La Legge 123 del 2007 contienediversi elementi innovativiriguardo alle attività di vigilanza,non sempre congruenti tra loro econ il resto della normativa. I rife-rimenti riguardano contenuti estrumenti della vigilanza e sonopresenti sia nella parte di delegaal Governo sia nelle norme imme-diatamente esecutive.L’articolo 4, “Disposizioni inmateria di salute e sicurezza suiluoghi di lavoro”, rimanda a unDpcm la disciplina del coordina-mento delle attività di prevenzio-ne e vigilanza in materia di salu-te e sicurezza del lavoro (affidatoai Comitati di coordinamentoregionali previsti dall’articolo 27

Il patto per la prevenzione èun’occasione irrinunciabile perriflettere sulla qualità della vi-

gilanza fatta sinora e sulla vigi-lanza di qualità che si può svilup-pare per un’azione di controllopiù efficace. Tra gli obiettivi del Patto per laprevenzione c’è anche la defini-zione di standard di attività di vi-gilanza definiti per i servizi delleAsl, con l’obiettivo di realizzare250 mila interventi ispettivi al-l’anno, proporzionati per ciascu-na Regione alla consistenza nu-merica delle imprese attive nei ri-spettivi territori, con una coper-tura di almeno il 5% delle unitàlocali in un anno.Ma quanto incide una competi-zione senza regole con il ministe-ro del Lavoro basata sui numeri ele quantità, ma svincolata da unavera valutazione sui temi dellaqualità?Il rischio, assai reale nell’attualedibattito, è che tutta l’attivitàdella pubblica amministrazionesia ridotta alla mera vigilanza eche si trascuri quella di promo-zione della salute, perché più dif-ficile da quantificare e meno

Dossier

numero 73

Il Patto per la prevenzionefirmato ad agosto 2007 èun’iniziativa senza prece-denti per l’impegno che ri-chiederà alle Regioni (com-prese quelle che in passatohanno investito meno su que-ste problematiche) e che met-terà inevitabilmente a nudocarenze e debolezze del siste-ma regionale. Alcune Regionihanno già cominciato a cor-reggere in parte queste debo-lezze, utilizzando lo strumen-to dei Piani della prevenzio-ne. Tra i numerosi obiettivi,rendere più omogenei gli in-terventi e fare in modo che apartecipare siano tutti i sog-getti del sistema della pre-venzione e le parti sociali,ma anche utilizzare le risorsedisponibili in modo più razio-nale e diffondere le conoscen-ze in merito ai fenomeni lega-ti alla salute dei lavoratori.Il dossier propone così tre ri-flessioni su altrettanti temicardine del Patto per la pre-venzione: la vigilanza, la ne-cessità di un sistema infor-mativo nazionale e la ricercaattiva delle malattie profes-sionali.

INSIEME PER UNA BUONA VIGILANZASusanna Cantoni, Fulvio Longo

Page 27: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

26

del Decreto legislativo 626 del1994). Il provvedimento, realizza-to a breve, dovrà contenere nonsolo le indicazioni sulle prioritàda considerare nella programma-zione delle attività, ma anche ilpotere sostitutivo in caso di man-cato funzionamento dei Comitatiregionali di coordinamento. Aquesto proposito il territorionazionale è oggi fortemente diso-mogeneo: i Comitati di coordina-mento non sono stati istituiti intutte le Regioni e non sempresono pienamente funzionanti.Quello che ne ha ostacolato mag-giormente la vita è stata la rilut-tanza degli enti centrali a entrarein sinergia con le Regioni e idipartimenti di Prevenzione.Ciascun ente ha conservato lapropria programmazione e i pro-pri sistemi informativi, opponen-do una resistenza passiva al coor-dinamento delle attività in unalogica di analisi dei bisogni e diindividuazione delle priorità.Ovviamente ci sono lodevoliesperienze positive, come peresempio l’interazione tra numero-se strutture del servizio sanitarionazionale e l’Inail, ma la vita deicoordinamenti è segnata da fortiresistenze, che si oppongono alcambiamento.Ben venga dunque il potere sosti-tutivo laddove i comitati nonsono stati istituiti o sono presentisolo formalmente. Questo eserci-zio, però, dovrebbe essere prece-duto da iniziative forti, special-mente da parte dei ministeri del

Lavoro e della Salute, rivoltesoprattutto alle articolazioni ter-ritoriali delle strutture centrali,per spingerle a coordinarsi congli altri enti in una logica di piani-ficazione, programmazione, scel-ta di obiettivi prioritari, valuta-zione dell’efficienza e dell’effica-cia degli interventi, razionalizza-zione e risparmio di risorse. Lo dimostra l’esperienza stessadei flussi informativi (vedi pag.31 “Un flusso di informazioni”).Un primo banco di prova potràessere realizzato in occasione delPiano nazionale edilizia, in fase dicompletamento a cura del mini-stero della Salute e delle Regioni. L’attivazione delle strutture cen-trali in questa direzione costituiràcertamente un forte stimoloanche per il coordinamento delleattività a livello territoriale.Crediamo, comunque, che anchea livello territoriale ci si debbasforzare fin da subito per incre-mentare il coordinamento opera-tivo tra i diversi enti: la messa incomune di informazioni sulla co-noscenza del territorio e sui risul-tati delle rispettive attività costi-tuisce il presupposto per la piani-ficazione di interventi più mirati eproduttivi.

Voglia di concretezza

In attesa di auspicabili chiari-menti istituzionali o di modifichesostanziali alla formulazione del-l’articolo 5 ci si augura che vincail buon senso. Si dovrebberopotenziare i momenti di coordina-mento tra i diversi enti e istituzio-ni che a diverso titolo intervengo-no nella materia, e in particolaretra Asl e Direzioni provinciali dellavoro. Inoltre, andrebbero evitate inutilisovrapposizioni e realizzate neifatti quelle sinergie tra azioni dicontrasto al lavoro irregolare ealla disapplicazione delle normedi sicurezza del lavoro, improcra-stinabili soprattutto in alcuni set-

tori lavorativi, non soltanto inedilizia. Quando invece le attività istitu-zionali sono sovrapposte e confu-se lasciano aperto il varco a chicontinua a disapplicare le leggi,provocando infortuni e malattie.Ma è anche giunto il momento diporre fine a uno stillicidio di ini-ziative che cercano di modificarea poco a poco gli assetti istituzio-nali creando, non poca confusio-ne. Le istituzioni, centrali e regio-nali, devono sedersi attorno a untavolo e valutare la congruità deimodelli applicati in attuazionedella Legge 833 del 1978.

833, le mancanze di una legge

Partendo da un bilancio delle atti-vità di prevenzione e vigilanzasvolte negli ultimi decenni eascoltando gli operatori e le forzesociali, dovranno promuovere lenecessarie azioni correttive e dimiglioramento. Oppure decideredi cambiare il modello, spiegan-done le ragioni e avendo ben chia-ri gli obiettivi che si vogliono rag-giungere. Il tutto con la consape-volezza che il miglioramentodelle condizioni di lavoro è unpercorso possibile, ma lungo edifficile, e che i successi non siraggiungono a colpi di iniziativeestemporanee a effetto ma con unimpegno costante e articolato, maanche ordinato in un disegnocomplessivo e finalizzato. Questoè spesso mancato nell’applicazio-ne della Legge 833. Un ultimo punto critico, infine, èil potenziamento delle risorse perla vigilanza nei luoghi di lavoro. Il patto per la prevenzione recen-temente sottoscritto tra ministerodella Salute e Regioni parla di unincremento delle attività di pre-venzione e di vigilanza in materiadi salute e sicurezza del lavoro,ma non prevede risorse aggiunti-ve, affermando che all’attuazione«di quanto previsto dal presente

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

gli autori �

Susanna CantoniServizio Psal, Asl Milano

[email protected]

Fulvio LongoAssessorato alle Politiche

della salute della Regione Puglia

[email protected]

Page 28: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

27

Accordo le amministrazioni coin-volte provvedono nell’ambitodelle risorse umane strumentali efinanziarie previste a legislazionevigente». A sua volta, la Legge 123 del 2007

non prevede risorse aggiuntiveda destinare alle Regioni e alleAsl per sostenere questo impe-gno. Solo nell’articolo 1 (lettera f,punto 6) impegna il Governo adestinare gli introiti delle sanzio-

ni effettuate in materia di preven-zione a campagne di informazio-ne e alle attività dei dipartimentidi Prevenzione delle Asl. La speranza è che non ci si fermiqui.

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

Allo stato attuale non è possi-bile fare stime precise sullareale diffusione delle malat-

tie professionali, nonostante esi-stano diverse banche dati che for-niscono statistiche sull’andamen-to del fenomeno in base al flussodei referti e delle denunce di ma-lattia professionale. A livello nazionale, l’Inail rappre-senta sicuramente l’unica struttu-ra in grado di raccogliere e divul-gare dati sulle malattie professio-nali raccolti sistematicamente.Tuttavia, anche in questo caso idati non sono completi: da unaparte perché non è semplice sta-bilire un legame causa-effetto tramalattia ed esposizione lavorati-va nelle patologie a esposizionemultifattoriale, dall’altra ilmondo clinico continua a esserediffidente riguardo alle notifichedi malattia professionale, anchein caso di certezza. Per contro, nelpanorama nazionale le iniziativedi ricerca attiva delle malattieprofessionali sono ancora scarse,spesso di tipo sperimentale eraramente tradotte in progettistrutturati.

L’esperienza toscana

Da alcuni anni, i dipartimenti diPrevenzione delle Asl di Empoli edi Pisa stanno conducendo, in col-laborazione con L’Inail regionalee l’Azienda ospedaliero-universi-

taria di Pisa, un progetto di ricer-ca attiva delle malattie professio-nali. L’obiettivo è non solo cerca-re di innalzare il livello di notifica,ma anche migliorare il grado diconoscenza dell’eziologia dellepatologie professionali, eviden-ziare alcuni aspetti inediti dellasicurezza e salute nei luoghi dilavoro e individuare priorità diintervento per i dipartimenti diPrevenzione. Nel progetto sono state prese inconsiderazione alcune malattiecaratterizzate da un’alta specifi-cità professionale o da un’inci-denza elevata nell’ambito territo-riale interessato: l’asma occupa-zionale, i mesoteliomi, i tumoridella vescica, del naso e dei seniparanasali. Vista l’elevata inci-denza del tumore vescicale, asso-ciato tuttavia a una bassa notificadell’eziologia professionale, ilprogetto si è sviluppato soprat-tutto nell’ambito della ricerca at-tiva di questo tipo di cancro, pre-valentemente partendo dall’anali-si delle schede di dimissioneospedaliera (Sdo). Nella fase preliminare sono stateavviate numerose iniziative perinformare tutti gli addetti ai lavo-ri (sindacati, associazioni di cate-goria, medici competenti, ospeda-lieri e di medicina generale) e percoinvolgere i medici. Il gruppo dilavoro ha definito inoltre stan-dard, iter e protocolli diagnosticicondivisi per l’individuazione dei

casi di malattia professionale,nonché i percorsi per gli accerta-menti di primo e secondo livello.Inoltre, sono stati creati contattiall’interno dell’Azienda ospeda-liero-universitaria di Pisa e dellestrutture ospedaliere presenti sulterritorio delle due Asl ed è statoistituito un collegio medico peruna periodica definizione dei casidi malattia professionale segnala-ti. Il collegio, costituito da quattromedici dei dipartimenti di Pre-venzione, tre medici Inail e unmedico della scuola di specializ-zazione in Medicina del lavorodell’Università di Pisa, ha il com-pito di discutere collegialmente ilcaso di malattia professionalepresentato dai medici dei diparti-menti di Prevenzione e classifica-re la malattia in una delle seguen-ti categorie: non malattia profes-sionale, malattia professionaleprobabile, malattia professionalepossibile, malattia professionalecerta.

Riportare alla luce

Il progetto, operativo dal 2003, hapermesso di esaminare finora1792 casi di carcinoma vescicale,di cui 1637 estratti dalle Sdo degliospedali del territorio d’indagine

QUANDO IL LAVORO FA MALEDonatella Talini

l’autrice �Donatella Talinidipartimento di Prevenzione,

Asl di Pisa

[email protected]

Page 29: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

28

e i restanti segnalati dagli ambu-latori specialistici ospedalieri. A 667 persone che si sono resedisponibili è stato somministratoper telefono un questionario spe-cifico per il tumore della vescica.Le persone che hanno riferitoun’esposizione professionale afattori di rischio noti sono stateconvocate presso i dipartimentidi Prevenzione per acquisire ulte-riori informazioni utili. In 64 casila storia lavorativa è risultatacompatibile con la patologia dicui erano affetti: 36 erano statiesposti ad amine aromatiche e 28a oli lubro-refrigeranti, esposizio-ni tipiche dei settori lavorativipiù rappresentativi del territoriopreso in esame (concia delle pellie industria metalmeccanica). Questi 64 casi di tumore dellavescica sono stati valutati colle-

gialmente: 58 sono stati definiti diprobabile o possibile origine pro-fessionale, 3 sono ancora insospeso in attesa di integrazioni e3 sono stati definiti come malattianon professionale. Dei 58 casi incui è stata rilevata un’associazio-ne più o meno stretta con l’atti-vità lavorativa, 40 sono stati giu-dicati di probabile e 18 di possibi-le origine professionale. Nei 40casi in cui, collegialmente, l’asso-ciazione con il lavoro è stata giu-dicata di probabile origine lavora-tiva, l’Inail ha provveduto ad atti-vare il riconoscimento e il conse-guente indennizzo. La prevalenza dei tumori vescica-li da noi individuati come di pro-babile e possibile origine profes-sionale (58 casi su 667 intervisteraccolte, pari al 8,7%) risulta inlinea con quanto riportato in let-

teratura, dove la quota dei tumoridella vescica attribuibile al lavorosi colloca in un intervallo compre-so tra il 5 e il 10%. L’indagine haquindi permesso di innalzare laquota dei casi di tumore vescicalecorrelabile con il lavoro, contri-buendo, almeno per il territoriointeressato, a ridurre il divario trai tumori professionali attesi equelli denunciati e, di conseguen-za, tra quelli denunciati e quellieffettivamente indennizzati.Inoltre, a differenza di altri analo-ghi interventi attuati negli ultimianni, questo intervento ha avutola particolarità di svolgere unaricerca attiva delle malattie pro-fessionali seguendo l’iter dellamalattia nella sua interezza, dalsospetto diagnostico al riconosci-mento assicurativo. Tutto questoè stato possibile grazie al fattoche per la prima volta in un inter-vento di questo tipo sono statecoinvolte diverse istituzioni, fracui l’ente assicuratore, che hannocollaborato nel rispetto dellediverse competenze e sono giuntecosì a una valutazione condivisae definitiva.

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

Gli altri partecipanti allo studio Luciano Arena, Lucia Banchini, Lucia Benvenuti, Vincenzo Maria

Calabretta, Carlo Carnevali, Francesca Cosentino, Alfonso Cristaudo,

Giuseppe Farina, Rudy Foddis, Tonina Enza Iaia, Maria Lemmi,

Franco Ottenga, Laura Parrini, Giuseppe Piccini, Nadi Serretti

UN FLUSSO DI INFORMAZIONIAntonella Bena, Claudio Calabresi

La necessità di un sistemainformativo nazionale per laprevenzione nei luoghi di la-

voro è una questione aperta damolti decenni, specialmente daitempi della Legge 833 di riformasanitaria. Sin dagli esordi, Snopha espresso la consapevolezza,presente sia nelle istituzioni sia afra gli addetti ai lavori, che cono-scere è indispensabile per preve-nire, come dimostra chiaramenteil modello d’intervento per la pre-venzione territoriale elaborato

negli anni Ottanta.All’inizio del 2000, su iniziativadell’Inail, è partito un nuovodibattito in proposito, culminatocon il Protocollo d’intesa siglatoil 25 luglio 2002 tra Inail, Ispesl eRegioni. Il documento ha deli-neato, per il futuro della preven-zione nel nostro Paese, la costru-zione di un sistema informativointegrato per la prevenzione neiluoghi di lavoro, attivando flussiinformativi reciproci e azionicomuni. È stato dunque costitui-

to un gruppo di lavoro nazionaleche ha progettato, prodotto edistribuito informazioni e dati suaziende, infortuni, patologie dalavoro, utili per la conoscenza delterritorio, per definire priorità dirischio e di intervento, pianifica-re e valutare attività. Dal 2002, è stato inviato annual-mente a ogni Regione, Provinciaautonoma, Asl, Ispesl e alle dire-zioni regionali dell’Inail un cdcon:

�gli archivi anagrafici di azien-de e unità produttive, integra-ti tra Inail e Ispesl

�gli archivi degli eventi (infor-tuni e malattie professionali)denunciati e definiti, aggior-

Page 30: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

29

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

nati all’anno precedente aquello dell’invio, con indicazio-ni anagrafiche identificativedei lavoratori e delle aziendecoinvolte

�chiavi di lettura e glossarioper l’interpretazione dei feno-meni e dei dati

�indicatori statistici di sintesi�un software di gestione dei da-

ti (Epiwork), aggiornato ognianno.

Caratteristiche peculiari delsistema sono la periodicitàannuale e il processo di adegua-mento in progress dei dati, anchesulla base delle esperienze e dellarisposta da parte degli utilizzato-ri, nella logica di ottenere unmiglioramento continuo dellaqualità dei dati.Parallelamente è stato promossol’aggiornamento degli operatori,per facilitare e favorire l’usodegli strumenti distribuiti e con-tribuire alla creazione di gruppidi riferimento regionali in gradodi seguire l’iniziativa. A oggisono stati coinvolti almeno unmigliaio di operatori delleRegioni, delle Asl e dell’Inail, intutto il territorio nazionale.L’iniziativa ha prodotto notevolirisultati in termini sia di merito,attraverso un’intensa produzio-ne, sia di metodo, con l’attivazio-

ne di un nuovo modo di rappor-tarsi e sviluppare progetti inte-grati. A poco a poco, si è iniziatoinoltre a coinvolgere altri sogget-ti: sul piano tecnico l’Ipsema,l’ente che assicura i lavoratorimarittimi (popolazione non digrandi dimensioni, ma che inte-ressa gran parte del territorionazionale e che non è esente darischi lavorativi importanti),mentre sul piano istituzionale iministeri della Salute e del Lavo-ro, che hanno cominciato un con-fronto anche sui problemi dellaprevenzione occupazionale, so-prattutto su impulso del Centroper la prevenzione e il controllodelle malattie.

La svolta del 2007

Nel luglio 2007 si è arrivati cosìall’adeguamento del Protocollod’intesa, che risaliva al 2002: si èsancita la cooperazione dei mini-steri della Salute e del Lavoro,nonché di Regioni, Inail, Ispesl eIpsema per la «realizzazione delSistema informativo nazionaleintegrato per la prevenzione(Sinp) nei luoghi di lavoro e perla tutela della salute e sicurezzadei lavoratori». Il protocollo èmolto articolato e prevede lo«sviluppo in progress del Siste-

ma informativo integrato nazio-nale […] con articolazioni in tut-to il territorio nazionale» per la«conoscenza dei rischi e dei dan-ni da lavoro integrata e condivi-sa, per orientare la programma-zione e pianificazione di azioni einterventi di prevenzione e tute-la».Nel frattempo, la Legge 123 del 3agosto 2007 ha dedicato un’at-tenzione specifica a questi temi,indicando la necessità di un si-stema informativo nazionale perla prevenzione nei luoghi di lavo-ro che valorizzi le competenzeesistenti ed elimini ogni sovrap-posizione o duplicazione di inter-venti. Devono pertanto esserecoinvolti tutti i soggetti già fir-matari del nuovo Protocollo d’in-tesa, con la partecipazione anchedelle parti sociali e il contributodel Consiglio nazionale dell’eco-nomia e del lavoro (Cnel), degliorganismi paritetici e delle asso-ciazioni e degli istituti di settorea carattere scientifico. La Legge123 definisce anche che «entrotre mesi dalla data di entrata invigore» siano predisposte daparte dei soggetti competenti «leattività necessarie per l’integra-zione dei rispettivi archivi infor-mativi, anche attraverso la crea-zione di banche dati unificate re-lative ai singoli settori o compar-

Archivi esistenti

Esigenze di base

Inail

Ipsema

Inps

Inpdap

Camera di commercio

Istat

Ministero della Salute

Ministero del Lavoro

.......

Lavoro

Rischi

Danni

Esperienze, risposte, soluzioni

Page 31: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

30

ti produttivi e per il coordinamen-to delle attività di vigilanza eispettive in materia di prevenzio-ne e sicurezza dei lavoratori».

Lavorare insieme

Il Protocollo d’intesa e la Legge123 fanno dunque prevedere chesi possa effettivamente giungerea un sistema informativo integra-to. Il percorso si può articolarelungo due direttrici: da una partepotenziare ulteriormente i flussiinformativi, attivati dal 2002 daInail, Ispesl e Regioni, miglioran-done contenuti, fruibilità e diffu-sione, dall’altra analizzare i biso-gni informativi e le esigenze di

base dei diversi soggetti sullabase degli archivi esistenti e deiloro contenuti. A questo proposi-to ci vorrà del tempo prima che irappresentanti chiamati a parte-cipare arrivino a condividere lin-guaggi, obiettivi e bisogni ancheassai diversi. Riguardo alle esi-genze di base, già ben delineatenel percorso effettuato nell’ambi-to del protocollo del 2002, il siste-ma dovrà fornire almeno questeinformazioni:

�dove sono situati e quali sono iluoghi di lavoro e i settori pro-duttivi, quali sono i cicli lavo-rativi, le modalità di lavoro, irischi e le esposizioni collegate

�chi, dove, come e perché ha su-bito dei danni

�informazioni utili per le rispo-ste (profili di rischio, metodolo-gie d’intervento, buone prati-che, soluzioni, bonifiche, ecc).

Si tratta di combinare le esigenzecon gli archivi esistenti: moltesono le fonti informative correntidella pubblica amministrazione edi ognuna va analizzato il possi-bile contributo, le potenzialità, lecriticità.

Nonostante quanto previsto dallaLegge 123, prima di unificare gliarchivi sarà fondamentale capirecome se ne possano integrare icontenuti. Porre le basi di unsistema informativo implica oggitenere conto dell’informatizzazio-ne, del progresso tecnologico con-tinuo e della progressiva capacitàdei sistemi esistenti di comunica-re tra loro. Il concetto di interope-rabilità va inteso sotto il profilosia tecnico, sia semantico. Altropunto critico riguarda i destinata-ri del sistema (istituzioni e partisociali), che possono avere esi-genze anche molto differenti. Un sistema della prevenzione nonpuò esistere senza un sistemainformativo integrato. Questo èuno dei punti chiave per un mag-gior impegno nella tutela dellasicurezza e della salute sul lavoro,un tema sempre più delicato inquesto momento storico. Entropochi mesi sapremo un po’meglio se il work in progress suquesti temi avrà portato risultatipiù concreti. È comunque confor-tante essere oggi consapevoli chenon si parte da zero e che in que-sti anni è già stato percorso unbuon tratto di strada.

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

gli autori �Antonella Bena Asl 5 Grugliasco,

servizio di Epidemiologia

[email protected]

Claudio Calabresi Inail

[email protected]

Page 32: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

31

SICUREZZA SUL LAVORO:

LUCI E OMBRE DEL BELPAESE

i controlli nei cantieri e la stampalocale si sbizzarrisce con impro-babili statistiche sugli infortuni,sullo scarso numero di “ispettori”del lavoro e, ovviamente, sull’as-senza di controlli. Una storiaplausibile.

Che cosa è successo?

Però non è andata così. Per quan-to realistica, la tragica storiaappena raccontata è solo fruttodella fantasia (o forse di un incu-bo?). Nella realtà i fatti si sonosvolti in un altro modo.Riprendiamo dall’inizio.Il 12 settembre due tecnici dellaprevenzione di Tarquinia, direttia Viterbo, passano da Tuscania emi chiamano descrivendo unasituazione surreale: all’ingressoovest del paese, in un raggio diqualche centinaio di metri, sudiversi edifici ci sono persone allavoro senza alcuna protezione sutetti e coperture.Dopo una rapida consultazionetelefonica, si decide di attivareuna seconda coppia di tecnici,mentre la prima interviene imme-diatamente in un pericolosissimo

Il 23 agosto 2007 una trombad’aria investe la Tuscia, provo-cando notevoli danni. La noti-

zia ha una certa risonanza, per-ché nel centro di Viterbo il tifoneha divelto il ponteggio montatoper l’allestimento della tradizio-nale Macchina di Santa Rosa. Inalcuni paesi della provincia,comunque, ci sono stati dannialle coperture di edifici e dicapannoni agricoli. Il 12 settembre, durante la ripara-zione della copertura in fibroce-mento di un capannone agricolonel comune di Tuscania, due ope-rai precipitano da un’altezza disette metri: uno muore sul colpo,l’altro riporta lesioni gravi. Immediatamente le organizzazio-ni sindacali degli edili denuncia-no la scarsità dei controlli, chie-dendo al Prefetto di convocareuna riunione con la Direzioneprovinciale del lavoro, l’Asl,l’Inail e le forze dell’ordine. Il sindaco di Tuscania, nel frat-tempo, accusa la Asl di non effet-tuare i controlli con i suoi “ispet-tori” del lavoro. Due giorni dopo,durante la riunione in Prefettura,viene immancabilmente ripropo-sto di istituire una task force per

Dossier

numero 73

A conclusione di questo dos-sier dedicato al Testo unicosulla prevenzione della salu-te e della sicurezza dei lavo-ratori, Snop propone tre sto-rie che offrono spunti inte-ressanti per riflettere su cri-ticità, ma anche esempi posi-tivi, nel fare prevenzione neiluoghi di lavoro nel nostroPaese. Si parte con il bruttocaso di Tuscania, che havisto protagonista la Asl diViterbo, accusata di “eccessodi zelo” per essere intervenu-ta in alcuni cantieri privi dimisure di sicurezza. Si vapoi a Genova, dove a seguitodi alcuni infortuni mortalifra i lavoratori del porto si èarrivati al “Protocollo d’in-tesa per la pianificazione diinterventi in materia di sicu-rezza nell’ambito portuale”.Chiude la carrellata l’espe-rienza della Ausl di Bari suirischi per i lavoratori delsettore del mobile imbottito,un esempio di sinergia positi-va fra enti e fra Regioni, nel-l’ottica di una prevenzionesempre più partecipata ebasata sul controllo dei pro-cessi produttivi.

TROMBE D’ARIA ED ECCESSO DI ZELOAugusto Quercia

Page 33: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

32

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

L’anno duemilasette, addì quattordici del mese di settembre alle ore 18,00, nella Sala Consiliare delPalazzo Comunale, previo esaurimento delle formalità prescritte dalla Legge e dallo Statuto, si è riu-nito, sotto la presidenza Regino Brachetti, il Consiglio Comunale.

Presenti: Cappelli Alessandro, Brachetti Regino, Fusco Salvatore, Biordi Giuseppe, Fulgenzi EliseoFrancesco, Marconi Antonio, Ciccioli Augusto, Maurizi Stefano, Tizi Luigi, Del Signore Gino, Nata-li Massimo, Liberati Leopoldo, Potestio Francesco Giuseppe, Tuccini Sabatino, Picchioni Gaetano

Assenti: Tosi Maurizio, Papacchini Lanfranco

Partecipa il Segretario Generale Dr. Giuseppe Provenzano.

Il Presidente, riconosciuta legale l’adunanza, dichiara aperta la seduta ed invita il Consiglio a trat-tare l’argomento di cui in oggetto. La seduta è pubblica.[…]

Sindaco: […] si sofferma, infine, sulla polemica dei giorni a seguito dei controlli a tappeto effettua-ti dalla Asl sui cantieri edili, e ai verbali di infrazione che sono stati elevati a molte persone e ditte.È intervenuto personalmente presso il Direttore Generale della Asl.Brachetti: propone l’approvazione di una mozione del Consiglio Comunale, con la quale si chiedo-no le dimissione del Responsabile, Dr. Quercia.Potestio: reputa eccessiva la richiesta di dimissioni. Ritiene si debba invece parlare con le persone in-teressate per chiedere che i controlli non vengano eseguiti con un intento punitivo, tenuto conto chedopo l’eccezionale evento atmosferico, le persone si sono trovate a dover eseguire riparazioni sugli im-mobili per renderli subito abitabili, senza preoccuparsi del rispetto delle norme della sicurezza.Brachetti: concorda con Potestio e chiede che con la mozione venga chiesta la revoca dell’incaricodi Responsabile della Sicurezza, per non aver tenuto conto della situazione di emergenza in cui sisono trovati i cittadini. Lamenta, infine, lo scarso intervento della Provincia nella sistemazione dellestrade provinciali danneggiate.Potestio: in risposta al Sindaco, che ha dichiarato di voler chiedere l’annullamento dei verbali,afferma che ciò non è possibile.Brachetti: propone di chiedere l’intervento del Prefetto per sensibilizzarlo su questa delicata situa-zione, L’Amministrazione non è contraria ai controlli ma in un momento come questo bisognava evi-tare intenti punitivi.

Il segretario dà lettura della mozione.

VISTO che in questi giorni la Asl ha effettuato una serie di controlli nei cantieri edili, al fine di accer-tare il rispetto delle norme sulla sicurezza, ed ha comminato sanzioni per le violazioni rilevateSEGNALA al Direttore Generale della Asl, Dr. Aloisio, un particolare eccesso di zelo da partedell’Ufficio Spisll della Asl di Viterbo, nel perseguire i cittadini di Tuscania, già profondamente col-piti dalle calamità atmosferiche del 23 agosto 2007, i quali per fronteggiare l’emergenza conseguen-te, si stanno adoperando per riparare i danni più urgenti subiti dalle strutture. Pur non entrandonel merito delle infrazioni rilevate dagli agenti dipendenti di quell’ufficio, fa rilevare come tale atteg-giamento di eccessiva fiscalità ridonda in una azione di carattere vessatorio che ha aggiunto, nei con-fronti dei cittadini danneggiati dalla tromba d’aria, al danno la beffa di un ulteriore esborso disomme per le sanzioni comminate.AUSPICA che il Direttore Generale intervenga alla verifica nei confronti del Dirigente Responsabiledell’Ufficio Spisll, Dr. Augusto Quercia.

La mozione viene approvata con i voti favorevoli di n.14 Consiglieri presenti e votanti […]

Informazioni e determinazioni in merito all’evento atmosferico del 23 agosto 2007estratto della deliberazione 40 del Consiglio comunale di Tuscania del 14 settembre 2007

Page 34: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

33

cantiere adiacente alla strada(cantiere 1, vedi tabella). La seconda coppia di operatori,sopraggiunta rapidamente, inter-viene nei cantieri 2, 3, 4 e 5. Nuove telefonate, consapevolezzadi essere intervenuti in situazioniad alto rischio, un pizzico di sod-disfazione professionale per lasensazione di efficienza, flessibi-lità organizzativa e gioco di squa-dra. Alla fine della mattina, però,ricevo la telefonata del direttoregenerale che chiede informazionisu quanto sta accadendo aTuscania e mi prega di chiamareil sindaco per informarlo dellasituazione. Gli spiego che siamointervenuti in situazioni a rischiodi infortunio mortale, ma mirendo subito conto di trovarmi difronte a un’interpretazione moltodiversa dei fatti.Il 13 settembre, infatti, sulle pagi-ne dei giornali locali esce uncomunicato stampa del Comunedi Tuscania che è un violentoattacco all’operato del servizio,con frasi come “dopo il danno labeffa” o “cittadini cornuti e maz-ziati”. Il direttore generale rispon-de con un comunicato stampa

pacato nei toni, ma puntuale nellaspiegazione dei fatti.Il giorno dopo, però, il Consigliocomunale di Tuscania, con la deli-berazione 40 intitolata “Informa-zioni e determinazioni in meritoall’evento atmosferico del 23 ago-sto 2007”, vota all’unanimità unamozione di condanna dei nostriinterventi (vedi l’estratto pubbli-cato nel box), a cui viene datomolto spazio sui giornali dei gior-ni successivi, con titoli che enfa-tizzano la richiesta di rimozione

del sottoscritto. Dopo qualche giorno di silenzio,finalmente, appare sui giornaliuna ferma presa di posizione delsegretario provinciale Cgil, a cuiseguono le prevedibili polemichee altre prese di posizione pubbli-che di Cisl e Uil. Ricevo anche il sostegno dellaSnop, che fa circolare questa vi-cenda a livello nazionale, nonchénumerose telefonate e messaggidi solidarietà da colleghi dei ser-vizi del Lazio e di altre Regioni,

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

cantiere descrizione dei lavori rischioviolazioni di legge

1ripristino di copertura di un capannone: la postazione

di lavoro era a circa 7 m di altezza senza protezionecaduta dall’alto

Art. 10

Dpr 164/1956

2rifacimento della copertura a tegole di una villa: l’opera prov-

visionale non seguiva adeguatamente lo sviluppo dei lavoricaduta dall’alto

Art. 16

Dpr 164/1956

3

riparazione di parte della copertura di un capannone: postazio-

ne di lavoro su piano inclinato a circa 5 m dal suolo; i lavorato-

ri venivano portati in quota per mezzo di una pala meccanica

caduta dall’alto

Art. 10

Dpr 164/1956

Art. 376

Dpr 547/1955

4rifacimento di una guaina di copertura di un terrazzo senza

protezioni e senza l’ausilio di cintura di sicurezzacaduta dall’alto

Art. 10

Dpr 164/1956

5 rimozione di amianto a cura di una ditta non autorizzata amianto

Art. 59

duodecis

D. Lgs. 626/94

TabellaRiepilogo delle violazioni legislative rilevate dagli operatori della Asl di Viterbo

in cinque cantieri edili della zona di Tuscania

Fotografia scattata dagli operatori durante uno dei sopralluoghi

Page 35: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

34

lettere di apprezzamento sull’ope-rato del servizio dai presidenti deicollegi professionali dei geometrie dei periti industriali (che purenon raramente sono oggetto dellenostre sanzioni) e, l’8 ottobre, unalettera di sostegno dell’assessoreregionale alla Sanità AugustoBattaglia.Questi i fatti. Tra le reazioni acaldo, l’incredulità e l’amarezzadegli operatori, la sensazione diessere isolati e di avanzare con-trovento, con il rischio di demoti-vazione. Accanto alll’appoggiodel sindacato e dei collegi profes-sionali abbiamo assistito al silen-zio delle varie istituzioni e all’as-senza totale dei politici. Ma laprevenzione nei luoghi di lavoronon era una priorità nazionale?

pitaneria di porto, i direttori pro-vinciali di Inail, Inps, Ispesl e Di-rezione provinciale del lavoro, ilpresidente di Assindustria Ter-minalisti e i rappresentanti regio-nali e di categoria dei sindacatiCgil, Cisl e Uil. Il documento me-rita una riflessione non solo per-ché è stato un punto di riferimen-to nelle altre due situazioni por-tuali chiamate a rispondere aeventi tragici, ma anche nell’otti-ca più allargata del percorso ver-so il Testo unico su salute e sicu-rezza del lavoro.Il protocollo d’intesa è nato in uncontesto di maggiore sensibilitànon solo fra i lavoratori, ma fra i

Genova, Napoli e Ravenna:tre infortuni mortali inoperazioni e servizi portua-

li. Nel corso del 2007, il fronte deiporti è stato più volte sulla ribal-ta del dibattito sulla sicurezza sullavoro. Il 14 maggio 2007, presso la Pre-fettura di Genova, è stato firmatoil “Protocollo d’intesa per la pia-nificazione di interventi in mate-ria di sicurezza nell’ambito por-tuale”, sottoscritto da numeroseistituzioni: la Regione Liguria, gliassessori alla Salute e al Lavoro,il Prefetto, il presidente dell’Auto-rità portuale, il direttore generaledella Asl, il comandante della Ca-

cittadini in generale, riguardo alproblema della sicurezza sul lavo-ro, sull’onda emotiva seguita al-l’infortunio mortale di cui è statovittima un responsabile operativodell’azienda terminalista, in unpiccolo terminal genovese. Unevento in qualche modo prean-nunciato, il giorno precedente, daun altro incidente (gravissimoper dinamica, fortunatamentemeno grave per conseguenze), oc-corso a un lavoratore della com-pagnia portuale durante le opera-zioni di sbarco di profilati da unastiva. Il protocollo ha avuto comesfondo indubbiamente l’esaspera-zione di una comunità di lavora-tori (in particolare quelli dellacompagnia che fornisce manodo-pera alle imprese portuali) che siinterroga sui reali livelli di tutelache i meccanismi di affidamento

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

l’autore �Augusto QuerciaAsl Viterbo, Spissl

[email protected]

SE LA SICUREZZA VA IN PORTORosaria Carcassi

Non solo Testo unicoIl caso di Tuscania è purtroppo illuminante. La fiducia sul Testo unico in

materia di legislazione su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro può esse-

re mal riposta se in esso si vede l’unico strumento risolutore. Le condizio-

ni di civiltà e legalità nei territori sono un presupposto irrinunciabile, a

cui seguono poi la cultura e la formazione tra i lavoratori, ma anche tra i

giovani e gli imprenditori, a partire dalla scuola. Quante situazioni analo-

ghe esistono nel nostro Paese? E quanti operatori e servizi si autocensu-

rano, invece, visti i ritorni negativi dal contesto sociale e istituzionale?

Tornando a questo caso, politiche del territorio, politiche del lavoro e atti-

vità di promozione concorrenti devono vedere le amministrazioni locali

attive e convergenti. In edilizia può e deve esistere una politica ammini-

strativa proattiva orientata alla prevenzione, di cui esistono già esempi

positivi a livello locale e nazionale. I Comuni possono assicurare le

migliori condizioni di sicurezza e regolarità dei rapporti di lavoro nei can-

tieri dei quali sono committenti, ma anche esercitare una vigilanza capil-

lare sul rispetto delle norme nei cantieri attivi insieme alla polizia munici-

pale, raccordandosi con Asl e Direzioni provinciali del lavoro. Possono

inoltre applicare la normativa speciale in materia emanata dalla Regione

di appartenenza, come sistema sanzionatorio o premiale aggiuntivo (basti

ricordare le normative per la prevenzione delle cadute dall’alto di alcune

Regioni, la sospensione delle licenze concesse per varie violazioni even-

tualmente riscontrate, il decadimento dei finanziamenti pubblici).

Ci auguriamo che questo caso serva a riflettere e ad arricchire le azioni

possibili, oltre a quella di vigilanza delle Asl. Ma soprattutto di non di do-

ver leggere più delibere come quella assunta dal Comune di Tuscania.

Domenico Taddeo

Page 36: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

35

del lavoro portuale determinano.In realtà sono anni che gli opera-tori di prevenzione delle Asl de-nunciano l’alto rischio nel lavoroportuale, evidenziandone le parti-colari caratteristiche di “lavoro aorganizzazione complessa” chesono poi i macro-determinanti dirischio del settore: flessibilità eritmi richiesti al sistema porto,presenza massiccia di mezzi dimovimentazione e sollevamentoin un ambiente che ha in parteconnotati stradali, forte interazio-ne tra uomini a piedi e le macchi-ne, frammentazione delle fasi deicicli su più soggetti afferenti a di-verse organizzazioni d’impresa enon affiatati tra loro, perdita diprofessionalità per il continuo ri-cambio dei lavoratori. Non a casoil legislatore ha destinato al setto-re porti-navi, da sempre in passa-to considerato ambito di presuntaesclusione dalle leggi di igiene esicurezza, i due Decreti legislativi271 e 272 del 1999, che integranoe ulteriormente dettagliano perporti e navi i precetti del Decreto626. Inoltre, dal 2000 è attivo unospecifico gruppo tecnico delCoordinamento delle Regioni permonitorare e promuovere l’appli-cazione dei due decreti.Un altro elemento rilevante è sta-to il fatto che la sicurezza nei por-ti è ritornata a essere un proble-ma di interesse centrale, come di-mostra la forte volontà ministe-riale di stimolo al processo e lapresenza, in alcuni passaggi chehanno portato al protocollo, delsottosegretario alla Salute. Paral-lelamente, però, l’impegno comu-ne di così tanti soggetti è stato fa-vorito anche dal fatto da dieci an-ni nel porto di Genova è presenteun nucleo operativo di prevenzio-ne e vigilanza della Asl portuale,che effettua interventi mirati sulproblema. Il protocollo ruota sostanzialmen-te attorno a tre assi portanti:

�l’intesa e l’impegno comune dipubblico e privato (rappresen-

tanze datoriali e sindacali), chesi traduce in una fitta assegna-zione di compiti e attribuzioniintrecciate

�la pianificazione di una serie diinterventi mirati e coordinati,con indicazione, come in ognipercorso pianificato, di obietti-vi, strumenti, indicatori, tempi

�la forte spinta al superamentodi alcune genericità e inesigibi-lità del Decreto 626, riempien-do l’obiettivo del miglioramen-to di salute e sicurezza di con-tenuti specifici: qualificazionedelle imprese, adeguati percor-si di formazione per i soggettiche realmente si occupano del-la sicurezza nei cicli portuali,standard minimi definiti perun effettivo sistema di gestionedella sicurezza aziendale.

Una prevenzione efficace

Con il potere conferito da unpatto che nasce con un forteimprimatur centrale e sulla basedi un’intesa volontaria dei sog-getti coinvolti, possiamo non fer-marci all’adempimento meramen-te burocratico del Decreto 626,ma tentare di spostarci sul pianodell’effettività di ruoli e compor-tamenti. Il piano ha durata triennale e l’o-biettivo esplicito di migliorare, intermini quantificabili, le condizio-ni di rischio non nell’universoporto, ma in un suo distretto inforte sofferenza infortunistica:quello delle operazioni e dei servi-zi portuali, a cui sono ascrivibili,oltre a un alto numero di infortu-ni gravi negli ultimi anni, l’infor-tunio mortale di aprile, più altricinque tra il 1996 e il 2000. Sonoquindi oggetto (oltre che sogget-to) del protocollo 28 specificheimprese, tra cui la compagniaportuale, che lavora per conto ditutte le altre aziende con 1000lavoratori, ovvero il 50% dellaforza lavoro impegnata in questosegmento.

Nel protocollo sono indicate leazioni ma anche, tra le righe, glistrumenti adottati. L’elementotrasversale, da valorizzare sopratutti gli altri, è l’azione di stimoloe sostegno da parte delle istitu-zioni pubbliche nell’affiancare,sostenere ed eventualmente cen-surare le aziende nei loro percorsidi adeguamento. Quest’azione difacilitazione è presente pressochéin ogni punto dell’articolato (10punti di impegno specifico per leparti datoriali e 7 punti di impe-gno per le parti pubbliche) nelcontinuo rimando a momenti didefinizione tecnica, protocolli tec-nici a carico dei soggetti pubblici,che meglio si potrebbero definirelinee di indirizzo, standard mini-mi. La parte pubblica, in cui l’Aslgioca un ruolo centrale, accettaquindi la sfida di definire gli stan-dard su cui indirizzare e misurarele imprese in questo contesto.Tra gli impegni delle imprese,uno dei punti più cruciali è la re-visione dei sistemi di gestione disicurezza, che devono garantireun reale controllo dei fattori di ri-schio e del rispetto delle regole, apartire dalla chiara definizionedei ruoli di responsabilità presen-ti sulla banchina. In quell’inestri-cabile groviglio, determinato dadiversi accordi operativi, che ve-de presenza di lavoratori delle im-prese e lavoratori della compa-gnia, concorrenti alle stesse ope-razioni. Anche su questo le istitu-zioni si sono impegnate a definireuno standard minimo di sistemadi gestione della sicurezza, chenon sia il mero adempimento agliaspetti formali del Decreto 626,ma l’organizzazione di un effetti-vo sistema di autocontrollo da

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

l’autrice �Rosaria CarcassiAsl 3 Genovese, Prevenzione

sicurezza ambienti lavoro

[email protected]

Page 37: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

36

parte delle imprese. Oltre che unostrumento per indurre il cambia-mento auspicato nelle imprese,questo sarà anche l’indicatore dirisultato più sensibile del proto-collo. Direttamente collegato allarevisione dei sistemi di gestionedella sicurezza è l’aggiornamentodei documenti di sicurezza, da ri-vedere sulla base delle criticitàemerse e dei nuovi input dellaLegge 123/07 rispetto alla valuta-zione delle interferenze (di cui i ci-cli portuali sono stracolmi).

Affidare responsabilità

Altro grosso investimento riguar-da la formazione mirata, trasver-sale a tutti i soggetti coinvolti,come base per l’acquisizione diun linguaggio comune e la condi-visione di obiettivi e percorsi.Formazione e sensibilizzazionenon solo per i responsabili delservizio di prevenzione e prote-zione, “mediatori culturali” natu-rali, ma anche per i rappresentan-ti dei lavoratori per la sicurezza e

soprattutto per dirigenti e prepo-sti delle linee operative. A questoproposito ci si chiede se il Testounico risolverà il paradosso delleresponsabilità: i veri attoriresponsabili delle azioni di pre-venzione, i dirigenti e i preposti,sono infatti quelli che ne sonomeno consapevoli. Il protocollo èstato infatti un’ottima occasioneper far applicare nel porto diGenova un punto dell’ultimo rin-novo contrattuale di categoria2005, ovvero la formazione d’in-gresso di 24 ore per i neoassuntiin porto.Inoltre, alle aziende si richiede l’a-nalisi degli infortuni e dei manca-ti infortuni sulla base dei deter-minanti, secondo un protocollotecnico mutuato dal metodoormai consolidato per il circuitoRegioni-Asl. All’area portuale siapplicheranno anche strumentiormai consueti per la nostracomunità tecnica, come i flussiinformativi Inail-Ispesl-Regioni eil metodo di sorveglianza degliinfortuni mortali e gravi.Per avviare questo percorso, il

protocollo si è dato due strumentiulteriori. Il primo è il sistema ope-rativo integrato (Soi), un sistemacoordinato di potenziamento delleazioni di ogni soggetto pubblico(non una task force) con ruolo dicontrollo e con finalità di monito-raggio dell’applicazione del proto-collo. Al sistema, coordinato dall’Asl,partecipano tutti gli altri soggettipubblici firmatari, per quantol’interazione e la sinergia maggio-ri siano tra Asl e Autorità portua-le. Il secondo punto è il rafforza-mento del ruolo degli Rls, aumen-tati in numero e a copertura ditutte le aziende, coordinati traloro e con gli Rspp. A complemento di questo, l’intro-duzione di una forma nuova dirappresentanti dei lavoratori, conun profilo intermedio tra l’Rls dicomparto e l’Rls di sito contenutonella delega della Legge 123/07.Questi otto rappresentanti ag-giuntivi sono stati eletti a lugliodai lavoratori portuali. Proprio questo è stato il punto piùcontroverso del protocollo, forte-

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

Il porto di Genova

Page 38: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

37

mente voluto dalle rappresentan-ze sindacali ma osteggiato su al-cuni aspetti critici dai rappresen-tanti delle istituzioni pubbliche.Gli aspetti giuridici di inquadra-mento, gli spazi di agibilità e ilcollegamento con gli Rls aziendalisono ancora oggetto di definizionetra le parti: le questioni si risolve-ranno probabilmente quando siavvieranno in pieno la loro opera-tività, la formazione e il coordina-mento con gli Rls aziendali.Nel protocollo c’è già molta aria diTesto unico e di Legge 123, che èarrivata alla luce a distanza di tremesi: da una parte il richiamo a

un approccio effettivo rispetto aqualificazione delle imprese, for-mazione e sistemi di gestione del-la sicurezza, dall’altra la valoriz-zazione degli accordi territoriali edei codici di buone prassi su basevolontaria, ma anche il tripartiti-smo, input che ci viene ora anchedalla raccomandazione dell’Orga-nizzazione mondiale del lavoro. Iprotocolli sono una sorta di bancodi prova per i prossimi mesi in vi-sta del Testo unico, che tra l’altrometterà mano anche ai due decre-ti marittimi-portuali. Dal mio punto di osservazione dioperatrice Asl, che oltretutto

coordina la piccola struttura sucui si riversa pressoché l’interoimpianto del protocollo, il proces-so partito nel nostro porto è unabella sfida per il servizio sulpiano dei contenuti tecnico-scien-tifici e dell’impegno di coordina-mento operativo della parte pub-blica. Coordinare gli altri è un’oc-casione abbastanza rara, di que-sti tempi, per gli operatori delleAsl. Per quanto sia troppo prestoper fare valutazioni, la nostrarotta, per noi abituati al mare, èabbastanza tracciata: sull’ondadella Legge 123, confidiamo diarrivare prima o poi in porto.

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

(soprattutto al Sud, ma anche nelCentro-Nord, con differenze trarealtà confinanti forse ancora piùingiustificate).

L’assistenza alle imprese

In quest’ottica, in attesa che il po-tenziamento operativo dei serviziAsl richiamato anche dal già cita-to “Patto con le Regioni per la Sa-lute e sicurezza nei luoghi di lavo-ro” diventi una realtà, diventasempre più importante perfezio-nare forme di collaborazione e dicoordinamento che possano valo-rizzare le esperienze locali stimo-late da specifiche problematiche.Svincolandosi dalle etichette del-le molteplici commissioni che sivanno moltiplicando nel tempo eche purtroppo si sono spesso ri-velate unicamente dei contenitorivuoti. Pur non entrando nel meri-to delle possibili forme di collabo-razione e di coordinamento fra or-gani di vigilanza (eterna disputatra i servizi delle Asl e gli ispetto-ri delle Direzioni provinciali dellavoro), si intende valorizzarequelle forme di collaborazione fi-nalizzate allo sviluppo del concet-to di assistenza alle imprese. Un

UN TRIANGOLO DI SUCCESSO Giorgio Di Leone, Giuseppe Trani, Saverio Falco,Mauro Carino, Domenico Lagravinese

Il continuo ripetersi di eventiinfortunistici mortali negliambienti di lavoro e la partico-

lare sensibilità mostrata dalle piùalte cariche dello Stato ha destatoun certo interesse mediatico suquesto problema. Per quanto idati non giustifichino un allarmemaggiore rispetto agli ultimianni, hanno sicuramente avutol’effetto positivo di portare l’at-tenzione dell’opinione pubblica edelle forze politiche sugli infortu-ni e le malattie professionali.In pochi mesi abbiamo assistitoal un susseguirsi di iniziative dispessore come mai in passato:non solo le già citate conferenzenazionali di Napoli e Torino, maanche la revisione in fase di svol-gimento dei Lea (vedi pag. 20“Salute sul lavoro: la novità sichiama Lea”), l’approvazione del“Patto con le Regioni per la salu-te la e sicurezza nei luoghi dilavoro” e della Legge delega123/07 per la predisposizione del

Testo unico, che ha visto, tra l’al-tro, l’entrata in vigore di una seriedi misure urgenti. Il ministerodella Salute ha mostrato un ruolodecisamente più attivo rispetto alpassato, per quanto ancora nonsufficientemente percepito daglioperatori dei servizi in quantopoco reclamizzato, soprattutto sevalutato in relazione a quantofatto dal ministero del Lavoro. Lostesso vale per una serie di inizia-tive di una certa visibilità daparte dei sindacati, dai qualicomunque ci si aspetterebbe unapresenza ancora maggiore.Questa attenzione ha avuto delleripercussioni sull’operatività deiservizi territoriali, che scontanouna notevole disomogeneità orga-nizzativa e operativa sul territorionazionale: a fronte di realtà sicu-ramente avanzate, ci sono molte-plici situazioni caratterizzate dagravi carenze di organico e damancanza di coordinamento ope-rativo da parte dei livelli regionali

Page 39: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

38

principio rimarcato anche dalPatto per la salute, che individua,tra i sette obiettivi strategici con-cordati, «la partecipazione di tut-ti i soggetti del sistema di preven-zione e le Parti sociali all’insiemedelle attività con l’obiettivo direalizzare anche un adeguato so-stegno alle imprese» e «la comu-nicazione e diffusione delle cono-scenze in merito a fenomeni lega-ti alla salute dei lavoratori, non-ché la valutazione e la diffusionedei risultati ottenuti».Anche il Piano sanitario naziona-le 2006-2008 chiarisce che è fon-damentale «la sinergia e la colla-borazione tra i numerosi soggettiistituzionali che concorrono allaprevenzione dei rischi e dei dannida lavoro, evitando la duplicazio-ne e sovrapposizione di compe-tenze e, al contrario, attivandoazioni il più possibile congiunteed integrate non solo tra le istitu-zioni ma anche in accordo con leparti sociali». Tra gli obiettivi delPsn c’è quindi anche quello dimigliorare «l’efficacia degli stru-menti di integrazione tra pubbli-che amministrazioni a partiredagli strumenti previsti dalleattuali normative», chiarendo che«relativamente alle azioni di pre-venzione occorre (tra l’altro):

�sviluppare azioni per la promo-zione della responsabilità so-ciale delle imprese e per favori-re l’integrazione della salute e

sicurezza del lavoro nei proces-si di gestione aziendale

�sviluppare azioni coordinateper la formazione delle figuredella prevenzione, dei datori dilavoro e dei lavoratori

�sviluppare un sistema di comu-nicazione efficace riguardo aiproblemi individuati e alle so-luzioni adottate nell’ambitodella tutela e promozione dellasalute nei luoghi di lavoro, cosìcome per la promozione di stilidi vita sani negli ambienti di la-voro nei riguardi di fumo, alcole droghe quali possibili cofatto-ri nella genesi degli infortuni

�migliorare le condizioni di or-ganizzazione e prestazione dellavoro anche tramite il poten-ziamento delle consapevolezzee delle capacità e possibilità deilavoratori di operare attiva-mente per evitare rischi per lasicurezza, sviluppando e conso-lidando le iniziative di tipoinformativo e formativo tese al-la sempre maggiore diffusionedella “cultura della sicurezza”».

Un esempio interessante

La valorizzazione di queste formedi collaborazione potrebbe rap-presentare una delle principalistrategie per affrontare le diffi-coltà operative in cui versano iservizi dotati di organici insuffi-cienti e meno sostenuti dal punto

di vista degli atti di indirizzo e dicoordinamento.Un’esperienza utile in questosenso potrebbe essere quella rea-lizzata nel territorio della ex AuslBari 3 (oggi assorbito nel conte-sto della nuova Asl dellaProvincia di Bari). Non tanto perl’unicità di questo genere di ini-ziative, che sicuramente sonoattuate in maniera anche piùsignificativa in altre Regioni, masemmai proprio perché concretiz-zata in un territorio finora pena-lizzato da carenze strutturali eorganizzative.Il progetto prende spunto dallaconoscenza della realtà produtti-va territoriale, fortemente carat-terizzata dal comparto della pro-duzione del mobile imbottito. Ilterritorio della ex Ausl Bari 3 èinfatti inserito nel cosiddetto“Triangolo del salotto”, che com-prende le Province di Bari,Taranto e Matera. Nel 2003 inquesto territorio veniva realizza-to il 16% della produzione mon-diale di mobili imbottiti.Comprendeva ben 530 aziende divarie dimensioni, per un totale diforza lavorativa pari a 14 milaunità e con un fatturato totaleannuo pari a circa 2200 milioni dieuro. Oggi questo settore produt-tivo è andato incontro a un severoridimensionamento, in terminioccupazionali e di produzione, aseguito della particolare aggres-sività dei mercati esteri, special-mente quelli orientali.Il rischio lavorativo emergente inquesto comparto è quello dellepatologie indotte da movimenti esforzi ripetuti degli arti superiori.Questo genere di problemi èattualmente al vaglio della comu-nità scientifica internazionale,anche alla luce del moltiplicarsidelle denuncie di malattie profes-sionali che ne conseguono. I datiforniti dall’Inail al riguardo con-fermano che anche in Italia que-ste patologie mostrano un anda-mento in particolare ascesa, alli-neandosi progressivamente alla

dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro • numero 73

Un’operaia al lavoro nel comparto del mobile imbottito

Page 40: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

39

realtà dei principali Paesi indu-strializzati. Una delle procedure più diffusenel nostro Paese per quantificareil rischio è l’indice sintetico Ocra(rapporto tra il numero giornalie-ro di azioni effettivamente svoltecon gli arti superiori in compiticiclici e il corrispondente numerodi azioni raccomandate, calcolatesulla base di una procedura dianalisi specifica), indicato comemetodologia elettiva d’indaginedalle norme EN 1005-5 e ISO11228-3.Grazie alla partnership scientifi-ca con l’Irccs “Fondazione Mau-geri” di Cassano Murge (Ba) e conl’Unità di ricerca in Ergonomiadella postura e movimento del-l’Azienda ospedaliera Istituti Cli-nici di Perfezionamento di Milanoe alla collaborazione dei medicicompetenti che operano nelleprincipali aziende del comparto(con i quali è stato condiviso an-che uno specifico percorso forma-tivo) la ex Ausl Bari 3 ha aderitoal progetto “Patologie e traumidell’arto superiore da attività la-vorativa”. Approvato dal ministe-ro della Salute, il progetto preve-deva uno studio su larga scala nelcomparto del mobile imbottito.

Una sinergia positiva

Lo studio ha coinvolto complessi-vamente una popolazione di 5464lavoratori provenienti da 30aziende, di cui 3865 maschi e 1599femmine (3468 esposti e 1996 con-trolli). I risultati, in corso di pub-

blicazione (MedLav, inizio 2008),sono stati presentati in parte nelcorso del 2006 in occasione di dueimportanti incontri internaziona-li: il ventottesimo congresso del-l’International Commission onOccupational Health (Icoh), lacommissione internazionale sullasalute occupazionale, che si è te-nuto a Milano, e il sedicesimo con-vegno mondiale della Internatio-nal Ergonomics Association (Iea),l’associazione internazionale diergonomia, che si è svolto a Maa-stricht.Lo studio ha consentito di indivi-duare le mansioni caratterizzatedagli indici di rischio maggior-mente significativi per le patolo-gie indotte da movimenti e sforziripetuti degli arti superiori, comeassemblatori-tappezzieri, taglia-tori, cucitrici, preparatori. Leaziende che hanno collaboratohanno potuto effettuare la valuta-zione del rischio ergonomicosecondo il metodo Ocra (integra-tiva del documento di valutazionedei rischi redatto ai sensi dell’art.4 del Decreto legislativo 626 del1994), assistititi da esperti di set-tore di elevato profilo.I dati emersi nel corso della primafase del programma hanno avutoanche una ricaduta preventiva: èstato avviato, infatti, un nuovoprogetto specifico che, in lineacon le indicazioni del Psn e delPatto per la salute, ha l’obiettivoprincipale di fornire assistenzaalle aziende del comparto nell’in-dividuare le migliori soluzionitecniche utili al contenimento del-la problematica. Al progetto han-no aderito anche il dipartimentodi Prevenzione della Ausl 4 diMatera e dell’Inail di Puglia e Ba-silicata (che sostengono ancheeconomicamente l’iniziativa) el’organo tecnico dell’Inail, la Con-sulenza tecnica accertamento ri-schi e prevenzione (Contarp).Questa iniziativa ha inoltre otte-nuto, in fase preliminare, l’appro-vazione e l’adesione delle princi-pali sigle sindacali (Fillea Cgil,

Filca Cisl e Feneal Uil), e dell’As-sindustria di Puglia e Basilicata.Nell’arco di due anni, si cercheràdi promuovere la salute attraver-so il miglioramento delle cono-scenze di tutto il personale coin-volto nella gestione del rischio damovimenti e sforzi ripetuti degliarti superiori. Tra le attività pre-viste ci sono corsi di formazionerivolti al management, ai quadriintermedi, ai rappresentanti deilavoratori per la sicurezza, ai re-sponsabili del servizio di preven-zione e protezione e ai singoli ope-ratori aggregati per mansione,ma anche la sperimentazione evalidazione di opportune soluzio-ni ergonomiche (tecniche e orga-nizzative) per le mansioni più a ri-schio. Una volta sperimentate evalidate, le nuove soluzioni tecni-che saranno rese disponibili pertutto il comparto produttivo, conla possibilità di accedere, nel ri-spetto dei requisiti previsti, ai fi-nanziamenti contemplati dall’I-nail per la sicurezza aziendale.Per le aziende che si sono adegua-te alle nuove soluzioni tecnologi-che potrebbe inoltre aprirsi lapossibilità di accedere alla ridu-zione dei premi assicurativi Inail,qualora venga dimostrato, ovvia-mente, il rispetto degli ulteriorirequisiti richiesti.Questo progetto ha consentitoquindi di creare una sinergiapositiva fra enti e fra Regioni, nel-l’ottica di una sempre maggioreintegrazione tra la prevenzioneimposta e quella partecipata e trala prevenzione basata sul control-lo degli oggetti con quella basatasul controllo dei processi.

RISORSE

� Sito ufficiale dell’InternationalCommission on OccupationalHealth (Icoh) www.icohweb.org

� Sito ufficiale dell’InternationalErgonomics Association,www.iea.cc

Dossier Testo unico e sicurezza sul lavoro

numero 73

gli autori �

Giorgio Di Leone, GiuseppeTrani, Saverio Falco, Mauro Carino, DomenicoLagravineseAsl Bari (ex Ausl Bari 3),

dipartimento di Prevenzione

[email protected]

Page 41: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

Sul sito dell’Oms Europa

sono disponibili i profili dei

sistemi sanitari di tre

nuovi Paesi, a cura dell’

Osservatorio europeo sui

sistemi e le politiche sani-

tarie: Portogallo,

Uzbekistan e Mongolia.

In Portogallo, a partire dai

primi anni Novanta la

spesa sanitaria pubblica è

cresciuta costantemente e

sono state avviate diverse

riforme fra cui l’emanazio-

ne di un piano sanitario

stenza rimane la sfida prin-

cipale e i pagamenti di

tasca propria costituiscono

la principale barriera per

l’accesso ai servizi e alle

medicine.

In Mongolia, con il conse-

guimento dell’indipenden-

za il sistema semashko,

modello di organizzazione

dei servizi sanitari intro-

dotto dopo la seconda

guerra mondiale e che pre-

vedeva una sanità a com-

pleto finanziamento stata-

le, è stato abolito negli anni

Novanta. Il sistema si è

evoluto e oggi utilizza

diverse fonti di finanzia-

mento, permette l’erogazio-

ne dell’assistenza da parte

del settore privato ed è

costituito da una pluralità

di attori. Le riforme intra-

prese recentemente si sono

concentrate sulla promozio-

ne dell’equità attraverso

modifiche istituzionali e

miglioramento dell’efficien-

za e della qualità.

nazionale, la riforma del-

l’assistenza sanitaria di

base e una più efficiente

suddivisione fra acquirenti

e fornitori negli ospedali

pubblici. Dal 1991, anno in

cui è diventato indipenden-

te, l’Uzbekistan ha fatto

notevoli progressi nella

ristrutturazione di dei ser-

vizi sanitari, in particolare

per quanto riguarda l’assi-

stenza sanitaria di base.

Tuttavia il coordinamento

dei diversi livelli di assi-

Cittadini del mondo

40

La situazione sanitaria

nella Striscia di Gaza conti-

nua a peggiorare e rischia

di sfociare in una crisi

umanitaria. L’Oms ha rac-

colto dati preoccupanti:

sono sempre di più i

pazienti palestinesi a cui

viene negato il permesso di

viaggio mentre cercano di

lasciare la Striscia di Gaza

per ricevere cure mediche

specialistiche in Israele o

in altri Paesi confinanti.

Tra il giugno e il novembre

del 2007, di 4074 pazienti

che hanno chiesto il per-

messo di recarsi all’estero

per cure mediche, 713

hanno ottenuto un rifiuto.

Questi dinieghi sono

aumentati notevolmente

passando dal 10,7% in giu-

gno al 22,9% in ottobre.

Nello stesso periodo, a

cittadini del mondo • numero 73

Rubrica di sanità pubblica internazionale a curadi Patrizia Parodi e Maria Paola Di Martino,della Direzione generale per i rapporti conl’Unione Europea e i rapporti internazionali delministero della Salute

Striscia di Gaza: la salute è sempre più a rischio

Europa: la sanità che cambia

Gaza sono morte 12 perso-

ne, a causa di ritardi ai

posti di blocco o nella con-

cessione dei permessi di

viaggio.

Il sistema sanitario nei

Territori Palestinesi, spe-

cialmente a Gaza, dipende

in gran parte dai servizi

sanitari di altri Paesi. La

situazione si è aggravata

con la chiusura del passag-

gio di Rafah e le restrizioni

imposte a Erez, che impe-

discono il transito non solo

delle persone, ma anche di

medicinali e strumentazio-

ni mediche. In molti ospe-

dali e laboratori le apparec-

chiature non funzionano

Liberamente tratto da www.euro.who.int/observatory/Hits/TopPage

Liberamente tratto da www.emro.who.int/palestine/reports/appeals_press/press/who_statement_23nov_2007.pdf

più e i pezzi di ricambio

non possono arrivare a

causa delle restrizioni

imposte.

L’Oms ricorda che nessuna

convenzione internazionale

permette il rifiuto delle

cure mediche appropriate e

dell’assistenza sanitaria e

invita pertanto all’applica-

zione dei principi umanita-

ri e delle convenzioni inter-

nazionali, indipendente-

mente dagli aspetti politici

e dai conflitti militari. Le

malattie e le epidemie non

conoscono confini o barrie-

re e l’accesso a cure appro-

priate è una responsabilità

di tutti.

Page 42: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

41

numero 73

cittadini del mondo

Per valutare la salute dei

più piccoli c’è uno stru-

mento in più:

l’Organizzazione mondiale

della sanità ha infatti pub-

blicato il primo codice per

classificare bambini e ado-

lescenti in base al loro sta-

dio di sviluppo e al conte-

sto ambientale in cui vivo-

no. Presentata a Venezia il

24 ottobre 2007, la

Classificazione internazio-

nale delle funzioni, disabi-

La salute dei bambini parla la stessa linguaLiberamente tratto da www.who.int/mediacentre/news/releases/2007/pr59/en/index.html

lità e salute per i bambini e

i giovani conferma l’impor-

tanza descrivere lo stato di

salute dei bambini utiliz-

zando una metodologia

adattata a questa fascia di

età. Infatti questo metodo è

stato studiato da lungo

tempo per gli adulti, ma

non rispecchia il rapido

accrescimento e i cambia-

menti che si verificano nei

primi vent’anni di vita.

I bambini che sono croni-

camente affamati, assetati

e insicuri, per esempio,

spesso non sono sani e

presentano disturbi di cre-

scita e apprendimento:

questa classificazione per-

mette di valutare l’impatto

dell’ambiente fisico e socia-

le sulla salute infantile e di

rivedere politiche sociali,

assistenza sanitaria e siste-

mi educativi alla luce di

questi dati. Oppure con-

sente di descrivere i ritardi

nello sviluppo e di trovare

soluzioni adeguate (non

solo in ambito sanitario,

ma anche a scuola o in

famiglia) per ridurre il

rischio di disabilità.

Lo strumento permette di

inoltre mettere a confronto

fra Paesi e periodi di

tempo diversi, con grosse

ricadute a livello mondiale

per la ricerca, la definizio-

ne di standard e la destina-

zione di risorse.

Produrre energia con la

legna può contribuire a

diminuire le emissioni di

gas serra e a ridurre la

povertà, ma può causare

deforestazione o degrado

delle foreste in assenza di

una gestione sostenibile.

Lo ha annunciato la Fao lo

scorso novembre, alla luce

del fatto che la legna è il

combustibile più impor-

tante, soprattutto nei Paesi

in via di sviluppo: attual-

mente circa la metà degli

alberi tagliati si usa per

produrre energia. Più di 2

miliardi di persone dipen-

dono dalla legna per il loro

fabbisogno giornaliero,

specialmente per la cottura

dei cibi, il riscaldamento e

la produzione di piccole

industrie. Nell’Africa sub-

sahariana, la legna e il car-

bone coprono oltre il 70%

della domanda di energia

nazionale.

Nel frattempo, gli alti prez-

zi del petrolio, la necessità

di fonti energetiche sicure e

le preoccupazioni crescenti

legate ai cambiamenti cli-

matici hanno ridestato l’in-

teresse per le bioenergie.

Questo a discapito delle

foreste, che occupano terre-

ni che potrebbero essere

coltivati con colture desti-

nate alla produzione di bio-

carburanti liquidi. Inoltre,

gli alberi potrebbero a loro

volta essere convertiti

direttamente in biocarbu-

L’energia che viene dalla legnaLiberamente tratto da www.fao.org/newsroom/en/news/2007/1000709/index.html

ranti liquidi: alcuni esperti

ritengono infatti che la

legna diventerà la maggio-

re fonte di bioenergia del

futuro.

La Fao ha quindi invitato i

Paesi a sviluppare il pro-

prio settore energetico

basato sulla legna in linea

con i principi di gestione

sostenibile delle foreste,

ma anche tenendo conto

delle strategie di riduzione

della povertà. Altro punto

delicato è il trasferimento

di tecnologie ai Paesi in via

di sviluppo, per evitare

distorsioni del mercato.

Page 43: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

La campagna si è aggiudicata la menzione per il diritto all’informazione aCOM-PA 2007, il salone europeo dellacomunicazione pubblica dei servizi al cittadino e alle imprese.

In occasione di COM-PA 2007, Vape Foundation, l’or-

ganizzazione senza fini di lucro che promuove la ricer-

ca scientifica per sostenere la lotta contro gli insetti

nocivi, ha promosso una campagna di informazio-ne per il 2008 contro la zanzara tigre, a cui è asso-

ciato il concorso “Estate senza punture”, riserva-

to alla pubblica amministrazione.

Queste importanti iniziative a tutela del benessere dei

cittadini per il rispetto dell’ambiente e della salute

pubblica hanno permesso a Vape Foundation di

aggiudicarsi la menzione per il “dirittoall’informazione” durante la cerimonia di chiusura

della manifestazione. In questa occasione, Vape

Foundation ha ritirato il premio insieme alle altre

aziende e alle pubbliche amministrazioni che hanno

proposto esperienze e iniziative d’eccellenza nel

campo della comunicazione di pubblica utilità.

La campagna è pensata per rispondere al bisogno

sempre maggiore di informazione da parte del citta-

dino su come proteggersi dagli insetti nocivi. Glistrumenti di comunicazione offerti da Vape

Foundation sono a disposizione della pubblica ammi-

nistrazione. Si possono scaricare gratuitamente dal

sito www.vapefoundation.com o richiedere a

[email protected] e comprendono:

� una proposta creativa per un’affissione on the

road

� una guida per difendersi dalle zanzare

� un leaflet informativo

� uno sportello informativo sul web per i cittadini

Il concorso “Estate senza punture”, associato

alla campagna di informazione, è riservato esclusiva-

mente a tutte le pubbliche amministrazioni che utiliz-

zeranno la campagna sviluppata da Vape Foundation

nel periodo compreso tra il 1 aprile e il 31 agosto

2008. La pubblica amministrazione vincitrice sarà

estratta fra tutti i partecipanti all’iniziativa e vincerà

una fornitura di larvicida biologico, pari a 40 mila

trattamenti.

La campagna informativa e il concorso sono nati a

fronte di alcuni dati emersi dallo studio condottoda Vape Foundation in collaborazione conAstra Ricerche sulla difficile convivenza degli ita-

liani con gli insetti: il 63% della popolazione italiana

intervistata non si sente pronto a fronteggiare l’emer-

genza insetti e crede che sia necessaria una campa-

gna d’informazione. Inoltre, il 54% degli italiani

intervistati ritiene che l’attività di prevenzione fatta

dal Comune o dalla Asl della propria zona sia assente

o insufficiente.

Vape Foundation è un’organizzazione senza fini di lucro che promuove laricerca scientifica per sostenere la lotta agli insetti nocivi. L’obiettivo diVape Foundation è diventare un punto di riferimento qualificato e autore-vole per tutti i soggetti coinvolti nella lotta contro gli insetti nocivi: enti,istituzioni, operatore del settore, cittadini. A questo scopo mette a disposi-zione informazioni e studi ed è disponibile a incontrare personalmenteComuni ed enti locali per valutare insieme eventuali progetti a favore deicittadini.Per rispondere all’esigenza di informazioni della popolazione, VapeFoundation ha realizzato la guida “Estate senza punture”, un praticovademecum per proteggersi dalle zanzare in casa, all’aperto e in vacanza.Oltre a fornire utili consigli per difendersi dall’insetto più temuto dell’esta-te e calmare il prurito in caso di puntura, la guida illustra i principali cam-biamenti climatici e approfondisce la biologia e le abitudini di vita dellezanzare. Realizzata in collaborazione con il comitato scientifico di VapeFoundation, si può richiedere o scaricare dal sitowww.vapefoundation.com

Pubblicità redazionale

VAPE FOUNDATIONpresenta la nuova campagna di informazione contro la zanzara tigre e il concorso “Estate senza punture”

Page 44: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

43

L’igiene industriale e

l’epidemiologia

occupazionale e

ambientale studiano

soprattutto situazioni di

Paesi da lungo tempo indu-

strializzati e classificabili

come “ricchi”, anche quan-

do si occupano di lavorato-

ri a maggior rischio, come

ad esempio chi lavora nel

campo chimico o siderurgi-

co. Il quadro delle cono-

scenze disponibili è parzia-

le e “a macchia di leopar-

do”, ma comunque corpo-

so. Nei Paesi di recente

industrializzazione, o

comunque a basso reddito,

il panorama istituzionale,

sociale e scientifico è diver-

so: le informazioni di corni-

ce sono più scarse, gli

agenti di rischio e le pato-

logie sono molto meno defi-

niti, più difficili da ricono-

scere e, almeno, in parte

diversi. Inoltre, gli studi

tendono a essere pochi

anche perché, per le scarse

risorse a disposizione, i

parametri metodologici

normalmente richiesti nei

Paesi ad alto reddito pos-

sono risultare troppo seve-

ri, tanto da scoraggiare o

addirittura impedire la

ricerca eziologica. Servono,

sanità e l’Ifa di Quito,

struttura scientifica ecua-

doriana attiva sui temi

della tutela della salute

occupazionale e ambientale

e fortemente radicata nel

Paese.

Dal 6 al 10 marzo 2006

l’Ifa, con il supporto orga-

nizzativo e finanziario del

Collegium Ramazzini, ha

tenuto a Quito un congres-

so scientifico sui temi della

prevenzione occupazionale

e ambientale, mettendo a

confronto una molteplicità

di soggetti (medici del lavo-

ro, igienisti, tecnici della

prevenzione, ma anche rap-

presentanti sindacali dei

lavoratori, insegnanti ed

quindi, strumenti specifici

(o specificamente ripensati

e adattati) di valutazione

delle esposizioni e di anali-

si delle ricadute in termini

di sanità pubblica. Oltre

che del rigore scientifico,

bisogna tenere conto di

quanto le conoscenze

acquisite corrispondano

alle esigenze locali effetti-

ve, al sistema di valori e

aspettative delle popolazio-

ni che devono utilizzarle, ai

vincoli di sostenibilità dei

costi di valutazione e di

bonifica. Al riguardo, la

cooperazione internaziona-

le può essere un’occasione

fondamentale di promozio-

ne dello sviluppo.

Dall’esposizione alle soluzioni

L’Italia è coinvolta in diver-

se esperienze di coopera-

zione internazionale sui

temi della sicurezza e della

salute in campo occupazio-

nale e ambientale. In parti-

colare, il 2 novembre 2004

è stato siglato un accordo

di cooperazione tecnico-

scientifica nel settore degli

studi su ambiente e salute

fra l’Istituto superiore di

esponenti delle comunità

indie) provenienti in gran

parte dal Sudamerica con

un ampio gruppo di pro-

fessionisti della promozio-

ne della salute e della sicu-

rezza di provenienza euro-

pea e statunitense.

Nel corso dell’anno è stato

poi sviluppato ExSol

(“from Exposures to

Solutions”), un progetto di

cooperazione tra Ecuador e

Italia che prevede sia la

formazione di base di un

gruppo significativo di

lavoratori ecuadoriani sui

temi della salute e della

sicurezza, sia un set di

interventi di valutazione

del rischio e di bonifica in

Italia-Ecuador: una sfida per la formazione

Cristina Ciccarelli, Evasio Ciocci,Domenico Iodice, Roberto Calisti

numero 73

Alta definizione

La cooperazione internazionale può essere un’occa-sione fondamentale di promozione dello sviluppo edi trasferimento di conoscenze. Un ottimo esempiodi cooperazione tecnico-scientifica nel settore deglistudi su ambiente e salute è il progetto ExSol, chevede coinvolto l’Istituto superiore di sanità e l’Ifadi Quito, l’organo scientifico ecuadoriano attivo suquesti temi. L’obiettivo non è solo trasferire meto-dologie preconfezionate in altri contesti, ma partiredai problemi concreti dell’Ecuador e promuoverelo sviluppo di competenze locali nuove.

Page 45: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

44

cui gli stessi lavoratori

saranno attivamente coin-

volti. Per l’Italia il progetto

è coordinato dalla

Comunità internazionale di

Capodarco (Roma) ed è

cofinanziato per circa il

40% dalla Regione Marche.

Ulteriori apporti economici

e operativi vengono poi da

Cgil e Cisl, oltre che da

un’azienda privata di

Milano (Orione), che ha

messo a disposizione a

prezzo di costo uno stru-

mento per la misurazione

istantanea delle polveri, e

da singoli contributori

volontari, soprattutto pro-

fessionisti italiani della

prevenzione. Sul versante

ecuadoriano, il principale

partner scientifico è rap-

presentato da Ifa, a cui si

affianca l’organizzazione di

assistenza sociale e sanita-

ria Cebycam-Ces di Penipe

(Riobamba), corrisponden-

te locale della Comunità

internazionale di

Capodarco.

ExSol ha un duplice obiet-

tivo: da una parte sensibi-

lizzare, formare e informa-

re i lavoratori, dall’altra

motivare sindacati, azien-

de, amministrazioni pub-

bliche e istanze didattiche

locali ad affrontare in

modo efficace i problemi di

salute e sicurezza in campo

occupazionale e ambienta-

le. Tra le ricadute del pro-

getto sono perciò previsti

interventi di comunicazio-

ne del rischio, di sviluppo

delle capacità dei professio-

nisti locali, di promozione

di comportamenti adeguati

da parte dei lavoratori e

dei cittadini, con particola-

re attenzione alla tutela

delle donne e dei bambini.

Oltre alla costituzione di

archivi di dati e flussi

informativi ad hoc disponi-

bili in rete, verrà inoltre

avviata una produzione

editoriale, sia di ordine

manualistico-didascalico,

sia tecnico-scientifica.

Lavori a rischio

La prima selezione delle

priorità che ExSol dovrà

affrontare è avvenuta nel

corso di due incontri orga-

nizzati e coordinati da Ifa,

che si sono tenuti rispetti-

vamente a Quito il 16 otto-

bre e a Guayaquil il 19

ottobre 2007. In queste

occasioni si sono confron-

tati rappresentanti delle

organizzazioni sindacali

ecuadoriane e italiane, in

particolare riguardo ai rap-

porti tra globalizzazione,

precarizzazione e altri cam-

biamenti nell’organizzazio-

ne del lavoro, posizione e

ruolo dello Stato e delle

amministrazioni locali,

salute e sicurezza dei lavo-

ratori, riflessi sugli

ambienti di vita e le popo-

lazioni residenti. Sono stati

sviluppati i temi generali

della tutela legislativa della

salute e della sicurezza dei

lavoratori (anche in vista

della prossima revisione

della costituzione ecuado-

riana), del lavoro delle

donne e del lavoro infanti-

le. Tra i comparti lavorati-

vi, sono stati oggetto di

attenzione particolare quel-

li dell’estrazione e prima

lavorazione del petrolio,

della coltivazione delle

banane, della floricoltura

(soprattutto della coltiva-

zione delle rose in serra),

delle produzioni manufat-

turiere. Le tematiche di

altri comparti, pur a profilo

di rischio rilevante come

quello delle costruzioni

edili, non sono state

approfondite per mancanza

di rappresentanti sindacali

alta definizione • numero 73

gli autori �Cristina CiccarelliUniversità di Macerata,

corso di Scienze sociali

per la cooperazione

e lo sviluppo

ciccarelli.cristina@

virgilio.it

Evasio CiocciCgil Marche

Domenico IodiceCisl

Roberto CalistiAsur Marche

zona territoriale n. 8,

Spisal

spesa pubblica e l’impatto di Hiv, guerre e disastri

ambientali nelle aree colpite. I progressi tecnologici della

medicina hanno contrastato parzialmente questa tenden-

za. Il modello, però, rivela anche una crescita della spe-

ranza di vita alla nascita in Medio Oriente, Nordafrica e

Asia Orientale. Viceversa i dati più sconfortanti riguar-

dano Africa subsahariana ed Europa orientale.

È sorprendente che anche in India e Cina, Paesi in forte

crescita, cali notevolmente la speranza di vita rispetto alla

tendenza sul lungo periodo: il loro sviluppo economico è

molto rapido, ma privo di equità sociale. Più in generale,

gli effetti indesiderati della globalizzazione potrebbero

essere contrastati regolando in modo più puntuale la libe-

ralizzazione in atto.

Giulia Mauro

LUNGA VITA AL GLOBALE?

La globalizzazione accorcia l’aspettativa media di vita

della popolazione mondiale, che complessivamente si ridu-

ce di 0,13 anni: è quanto emerge dal modello econometri-

co sviluppato da Andrea Cornia, professore di Economia

dello sviluppo all’Università di Firenze, Stefano Rosignoli

dell’Istituto regionale per la programmazione economica

della Toscana e Luca Tiberti, del dipartimento di Scienze

economiche dell’Università di Firenze, presentato nell’ar-

ticolo “Le politiche di globalizzazione accorciano la vita”

sul numero del 30 ottobre 2007 di Sole24ore Sanità.

Il dato si spiega con l’evoluzione negli ultimi vent’anni di

alcuni determinanti socioeconomici di salute: stasi del Pil

(fatta eccezione per India e Cina), aumento dell’instabilità

finanziaria, disuguaglianze sociali e stili di vita malsani.

Bisogna considerare, inoltre, i minori investimenti nella

Page 46: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

45

numero 73

di settore che potessero

essere interlocutori efficaci.

Merita un breve focus il

tema delle industrie manu-

fatturiere (confezioni tessi-

li, produzione di calzature,

assemblaggi elettrici, elet-

tromeccanici ed elettronici,

ecc), che spesso in America

Latina sono più o meno

strutturate sul modello

delle maquilladoras. Con

questo termine gergale si

indicano quelle aziende che

operano “in conto terzi” e

che, nei Paesi a basso red-

dito, tendono a essere insi-

diate da una qualche com-

pany estera in zone rese

franche dalle tasse. In que-

sto genere di contesti lavo-

rativi vi è un’alta percen-

tuale di manodopera fem-

minile, con orari e ritmi

gravosi, retribuzioni basse

e un controllo gerarchico

molto pesante. Inoltre, il

turnover è molto elevato,

anche per la rapida com-

parsa di disturbi da

sovraccarico biomeccanico

e da stress, nonché per pro-

blemi di scarsa compatibi-

lità del lavoro con la vita

extra lavorativa (tra l’altro,

con un impatto negativo

sulla cura dei figli e sull’al-

lattamento al seno).

Tra le realtà specifiche che

sono state prese in esame

nell’incontro di Quito, un

caso molto particolare è

quello del programma di

sviluppo “in salute e sicu-

rezza” di un piccolo calza-

turificio realizzato da

Cebycam-Ces a Penipe,

dove, su basi di rispetto,

equità e solidarietà, è

impiegata manodopera

portatrice di handicap. La

partecipazione a questo

programma, già diretta-

mente sostenuto in materia

di know how e logistica

dalla Comunità internazio-

razione dei sistemi infor-

mativi esistenti, per la

salute, il lavoro e l’ambien-

te. Volta per volta biso-

gnerà quindi valutare la

possibilità di ottenere

informazioni utili, anche se

limitate, e prendere

coscienza delle potenzialità

di utilizzo di queste infor-

mazioni in indagini valuta-

tive e in interventi di pre-

venzione e promozione

della salute e della sicurez-

za. Il principio resta perciò

quello di sviluppare e inte-

grare i sistemi informativi

e le strutture di ricerca e

prevenzione esistenti in

loco; andrà instaurata una

rete di relazioni finalizzata

non solo ai rapporti di

negoziazione tra lavoratori,

popolazioni e interlocutori

istituzionali e aziendali, ma

anche alla definizione di

nale di Capodarco, costitui-

sce uno dei punti caratte-

rizzanti di ExSol.

Il programma di formazio-

ne dei lavoratori che si svi-

lupperà nel 2008 (e forse

anche nel 2009) sarà strut-

turato in diverse sessioni

didattiche, intercalate dallo

sviluppo di tesi “sul

campo” (ovvero l’elabora-

zione di protocolli di valu-

tazione del rischio e di

interventi di bonifica, la

loro applicazione, la valu-

tazione dei risultati, la

redazione di report e la

loro socializzazione), segui-

te da una verifica finale di

apprendimento. Il persona-

le sindacale, sanitario e tec-

nico italiano contribuirà

principalmente partecipan-

do direttamente alle atti-

vità sul posto, ma anche

lavorando a distanza, per

esempio facendo da tutor

via e-mail ai corsisti ecua-

doriani nello sviluppo delle

loro tesi.

Una cooperazione efficace

ExSol non vuole semplice-

mente trasferire competen-

ze “esterne”, metodologie e

tecniche di indagine pre-

confezionate in altri conte-

sti, ma partire dai problemi

concreti dell’Ecuador e pro-

muovere lo sviluppo di

competenze locali nuove e,

all’occorrenza, originali.

Sarà quindi fondamentale

coinvolgere attivamente le

organizzazioni sindacali, le

comunità locali urbane e

periferiche, le istituzioni

pubbliche, le scuole, le uni-

versità e, possibilmente, il

sistema delle imprese. Ogni

intervento sulla salute nel-

l’ambiente di lavoro e di

vita presuppone la conside-

strategie di intervento cre-

dibili e sostenibili.

Non bisogna poi dimenti-

care che lo sviluppo sul

mercato internazionale di

prodotti certificati sul

piano della sicurezza dei

consumatori ed equosolida-

li, purché ci sia la garanzia

di un controllo efficace

degli standard merceologi-

ci ed etici, potrebbe indurre

le aziende operanti nei

Paesi a basso reddito ad

assicurare reali migliora-

menti delle condizioni lavo-

rative e ambientali in loco.

Anche il solo chiedersi in

quali condizioni sono otte-

nuti prodotti di provenien-

za estera che consumiamo

nel nostro Paese, e qualifi-

care di conseguenza i

nostri consumi, può diven-

tare uno strumento di coo-

perazione efficace.

Alta definizione

La floricoltura è uno dei comparti lavorativi a rischio monitorati dal progetto ExSol

Page 47: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

Alta definizione

46

Le differenze tra i pro-

blemi dell’ambiente

di lavoro e di vita

che esistono nei Paesi in

via di sviluppo e quelli dei

Paesi sviluppati non sono

solo quantitative.

In particolare, sembra che

in alcuni Paesi

dell’America Latina stia

maturando un’evoluzione

sostanzialmente diversa

rispetto a quella riscontra-

ta nei Paesi sviluppati, le

cui fasi storiche non sem-

brano ora ripetersi, né

nella forma né nei contenu-

ti. Il processo di globalizza-

zione, che ha prodotto cam-

biamenti importanti in

entrambe le tipologie di

Paesi, ha generato realtà

nuove e complesse su cui si

riflettono sovrapposizioni e

interrelazioni, ma soprat-

tutto inasprimenti delle

realtà precedenti.

L’attuale tipologia di glo-

balizzazione, basata su

strategie economiche di

libero mercato a larghissi-

mo raggio, con aperture

commerciali che hanno

condotto spesso a situazio-

ni di deregolamentazione

estrema, nei Paesi poveri

non ha determinato alcun

decollo verso un reale pro-

gresso tecnologico o scien-

tifico: non ha creato miglio-

ramenti generali nella pro-

duzione, né ha promosso

nuovi modelli di sviluppo

sociale. In sostanza, ha

favorito da un lato il setto-

re della grande finanza,

dall’altro i gruppi produtti-

vi agricoli e industriali che,

rivolgendosi al mercato

mondiale, sono stati porta-

ti a migliorarsi per essere

più competitivi.

Tuttavia, queste strategie

non hanno prodotto benefi-

ci evidenti per la società, le

classi sociali, i lavoratori,

gli ambienti di lavoro e di

vita, se non avanzamenti

puntuali e strettamente

confinati in alcune situazio-

ni ottenuti in parte al prez-

zo del deterioramento di

altre.

Da un parte, quindi, i setto-

ri produttivi che si inseri-

scono nel mercato globale

si modernizzano o si artico-

lano attraverso imprese

transnazionali (recependo o

adottando tali e quali le

politiche e i loro program-

mi di tutela della sicurezza,

della salute e dell’ambiente

di un’azienda madre di un

Paese sviluppato),

mostrando di cambiare e

migliorare sempre in forma

condizionata, ma a volte

perfino superiore agli stan-

dard locali.

Dall’altra, invece, le impre-

se che si dedicano al solo

mercato interno mantengo-

no indefinitamente tutti i

vecchi schemi di produzio-

ne e commercio e, progres-

sivamente, diventano sem-

pre più marginali.

In particolare, l’agricoltura

produttiva e le industrie

manifatturiere a dimensio-

ne locale tendono soltanto

a conservare i propri mer-

cati tradizionali, general-

mente destinati a classi

sociali di basse entrate a

cui forniscono prodotti e

servizi semplici e di bassa

qualità.

Cambiare in positivo?

I gruppi che si aprono al

mercato transnazionale si

ritrovano a modificare,

oltre alla produzione e al

commercio, anche le regole

di sicurezza, salute e tutela

ambientale: è proprio il

mercato a portarli a evol-

versi, soprattutto quando i

consumatori dei Paesi svi-

luppati si pongono come

attori nuovi, esigenti e cri-

tici, con un peso proprio.

Queste iniziative imprendi-

toriali hanno un tratto

chiaro, separarsi ed estra-

niarsi dal sistema delle

Lavorare in salute: un dirittoglobale?

Raul Harari, Homero Harari,Rocio Freire

alta definizione • numero 73

Presentiamo la traduzione dell’articolo originale inspagnolo, ancora inedito, intitolato “Ambiente dilavoro e ambiente di vita in Ecuador: quello chedavvero serve per migliorare”, a cura di alcunimembri dell’Ifa di Quito. Gli autori fanno unapanoramica sul divario esistente tra i Paesi in via disviluppo e i Paesi industrializzati in termini di con-dizioni lavorative e salute sul lavoro. Sul prossimonumero della rivista saranno poi presentati diversicasi di studio molto rappresentativi di come si sianosviluppate queste situazioni in Ecuador.

Traduzione dall’originale in spagnolo di Cristina Ciccarelli e Roberto Calisti

Page 48: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

47

regole nazionali: un tratto

progressista, almeno in

apparenza. Nei fatti, inve-

ce, questo atteggiamento

permette di evitare ogni

controllo statale e di strut-

turarsi in assenza di qual-

siasi partecipazione dei

lavoratori. Le certificazioni

private sul rispetto degli

standard operativi e di

qualità del prodotto sono il

culmine di questo processo

di politica imprenditoriale

autonormata, autogestita e

autocontrollata (salvo che,

per l’appunto, tramite le

risposte positive o negative

dei consumatori).

Certificazioni o meno, alcu-

ni settori produttivi come

quello dell’estrazione del

petrolio e dei metalli lascia-

no quasi sempre dietro di

sé danni ambientali diffici-

li, se non impossibili da

risolvere da parte delle isti-

tuzioni e delle popolazioni

locali. Un caso emblemati-

co in questo senso è quello

della Texaco, che si trova

oggi nel pieno di un pro-

cesso giudiziario per i

danni ambientali e sanitari

che ha prodotto in

Ecuador.

I gruppi economici tran-

snazionali hanno trasferito

nei Paesi in via di sviluppo

gli schemi organizzativi

delle loro collocazioni pre-

cedenti, introducendoli in

contesti di legislazioni

deboli e sistemi di controllo

poco sviluppati riguardo

alla lavorazione di sostanze

autonomi e forti, non

hanno meccanismi per con-

trollare il mercato del lavo-

ro e sono stati incamminati

verso la precarizzazione.

Con la distruzione quasi

totale della capacità di resi-

stenza dei lavoratori, gli

strati più bassi della

società sono stati sempre

più deprivati dei propri

diritti, compreso quello a

un ambiente sano.

Gli sforzi dei governi locali

e delle organizzazioni non

governative non sono

bastati affatto per compen-

sare i problemi sorti a par-

tire da questo modo di pro-

durre, che non rispetta i

lavoratori, le popolazioni e

l’ambiente. Le ong, così

come le organizzazioni

sociali, possono in effetti

svolgere una funzione

importante, ma non posso-

no né devono sostituire lo

Stato, né divenire soggetti

di intermediazione politica.

La loro funzione dovrebbe

essere fornire “materie

prime” e “ferri del mestie-

re”: cultura, formazione,

informazione e assistenza

tecnico-scientifica, perché

si possano avanzare istan-

pericolose o alle fasi di pro-

cesso che non avrebbero

più modo di essere mante-

nute nei Paesi di origine. I

loro standard relativi ai

luoghi di lavoro e all’am-

biente circostante sono

minimi ed elusivi delle

regole realmente importan-

ti: basti citare l’esempio

dell’asbesto, dismesso in

Europa occidentale e in

forte espansione in

America Latina, in assenza

di reali azioni di controllo.

L’economia dei Paesi lati-

noamericani, con la crisi di

deindustrializzazione che è

più volte conseguita alla

difficoltà di competere sul

mercato internazionale con

i Paesi sviluppati, è stata

spesso condotta a forme di

riprimarizzazione: una

sorta di condanna a pro-

durre soltanto prodotti

minerari e agricoli, con

esclusione dalla possibilità

di trasformare industrial-

mente e quindi valorizzare

in loco le materie prime.

Denominatore comune di

tutta questa situazione è la

flessibilità lavorativa: oggi

i lavoratori non possono

organizzarsi in sindacati

ze di cambiamento più

forti e meglio argomentate.

Le alternative

È chiaro che l’attuale pro-

cesso di globalizzazione ha

frantumato le frontiere e

aperto una competizione

indiscriminata e senza

scrupoli in diversi settori.

Non solo: ha anche debili-

tato le istituzioni pubbli-

che, soprattutto quelle di

controllo, dimezzato il

ruolo dello Stato e privile-

giato una logica imprendi-

toriale sommaria e produt-

tivista, spesso a costo della

sicurezza, della salute e

dell’ambiente, salvo alcune

eccezioni.

In assenza di organizzazio-

ni sindacali all’interno

delle imprese e in carenza

di potere delle organizza-

zioni ambientaliste, alla

debilitazione del ruolo

dello Stato il risultato è il

predominio pressoché tota-

le del mercato.

Questo è avvenuto anche

tramite la diffusione di cer-

tificazioni private, general-

mente provenienti da Paesi

numero 73

Alta definizione

gli autori �Raul Harari, Homero Harari,Rocio FreireIfa - Quito

[email protected]

Ecuador: operai addetti all’impacchettamento dell’asbesto

Page 49: DOSSIER - sitiwebshop.itsitiwebshop.it/nuovo-snop/wp-content/uploads/2020/04/73-snop.pdfqualità e l’appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale • promuovere

48

sviluppati, il cui possesso

migliora l’immagine delle

imprese per meglio vender-

ne i prodotti, ma che pos-

sono ingannare i consuma-

tori qualora si basino su

rilevazioni inaffidabili e

non siano accompagnate

da reali assunzioni di

responsabilità sanitarie e

ambientali.

Uno Stato forte, il diritto

alla sindacalizzazione diffu-

sa e il diritto alla parteci-

pazione popolare dovreb-

bero essere i primi elementi

da recuperare per ricom-

porre le attuali crisi

ambientali e di salute, in

Ecuador come in altri

Paesi in via di sviluppo.

Occorre rafforzare il ruolo

di regolamentazione e con-

trollo degli Stati, la loro

capacità di condurre ispe-

zioni indipendenti, la loro

forza nel chiedere che i

consumatori dei Paesi svi-

luppati siano critici nei

riguardi delle certificazioni

e ottengano maggiori infor-

mazioni sulle condizioni di

lavoro e le situazioni

ambientali nei Paesi in via

di sviluppo. Servono pro-

grammi che facciano cre-

scere la coscienza delle

popolazioni di questi Paesi,

promuovano la diffusione

delle informazioni e svilup-

pino strategie concrete di

precauzione e prevenzione.

È molto importante che

questo venga fatto insieme

alle organizzazioni sindaca-

li dei lavoratori, al perso-

nale tecnico e sanitario, alle

organizzazioni ambientali-

ste dei Paesi sviluppati,

per scambiare conoscenze

ed esperienze utili a cresce-

re su entrambi i versanti.

In ogni caso, la base di un

miglioramento non può che

risiedere nello sviluppo di

processi di formazione con-

creti e molto solidi dal

punto di vista tecnico-

scientifico, per dare il

necessario sostegno a un

contesto di legalità com-

plessiva, di presenza attiva

dello Stato e di partecipa-

zione popolare.

alta definizione • numero 73

L’articolo proseguirà sul numero 74 di Snop con

la presentazione di alcuni casi di studio sui rischi

occupazionali dei lavoratori ecuadoriani in sva-

riati comparti lavorativi, dalle lavanderie a secco

alle piantagioni di banane, dalla floricoltura alla

produzione di lastre in cemento-amianto.