DONNE E SVILUPPO N°38 -...

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COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE Direzione generale Audiovisivo, Informazione, Comunicazione, Cultura Servizio Informazione Donne

N. 38

DONNE E SVILUPPO

Rue de la Loi, 200 · B-1049 Bruxelles · Tel. 299.94.11/299.94.16

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DONNE E SVILUPPO

Questa edizione speciale di "Donne d'Europa" è stata aggiornata da

Pamela Nichols Marcucci Funzionario per il Programma

Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (AIDoS)

L'autore ringrazia la Commissione delle Comunità europee, gli Stati membri della CE, le ONG europee e gli istituti di formazione per la documentazione concessa.

Bruxelles, Aprile 1992 (Originale in inglese)

E' consentita la riproduzione, con citazione della fonte. Sarà apprezzata una copia di qualsiasi pubblicazione che citi materiale proveniente dalla presente edizione.

Grafica e impaginazione: Marilena Delinna.

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I. INTRODUZIONE

Sono passati più di quindici anni dalla Conferenza del Messico svoltasi nel 1975 e dall'avvio del Decennio delle Nazioni Unite per le donne. Sono stati fatti grandi passi teorici ma con risultati concreti deludenti. L'importanza delle donne nello sviluppo non è più solamente riconosciuta da una minoranza, ma non si può certo affermare che le donne siano state integrate effettivamente nella pianificazione dello sviluppo. Sin dai primi anni '80, le donne hanno subito un declino in termini di sanità e alimentazione in tutte le regioni in via di sviluppo, le loro conquiste in termini di educazione, così promettenti negli anni '70, si sono sminuite e le donne si sono trovate di fronte a nuove sfide per sopravvivere alle politiche di adeguamento strutturale. Che cosa è successo in questi quindici anni, dove sono ora le donne e quali sono le loro prospettive future?

Nella presente introduzione, l'evoluzione della teoria "donne e sviluppo" ed il suo impatto verranno brevemente discussi, descrivendo i cinque principali approcci politici alla questione femminile individuati da C. Moser ed esaminando brevemente la situazione attuale delle donne nel mondo in via di sviluppo. Infine verranno esaminati il consenso raggiunto sulle necessità di integrare la popolazione femminile nel processo di sviluppo attraverso una prospettiva di "genere" piuttosto che specifica sulle donne e la sua applicazione nella cooperazione allo sviluppo a livello locale, nazionale ed internazionale.

Tematiche principali

Fino all'inizio degli anni '70, la letteratura sulle donne del Terzo mondo si era limitata a studiarle in relazione all'ambiente, al matrimonio, ai rapporti familiari ed ai ruoli sessuali da un punto di vista antropologico. Raramente si consideravano i ruoli produttivi delle donne e la loro importanza in termini economici, sociali e politici tanto nelle società pre-coloniali che post-coloniali.

Dopo la pubblicazione, nel 1970, del libro "Women's Role in Economie Development" (H lavoro delle donne: la divisione sessuale del lavoro nello sviluppo economico) dell'economista Ester Boserup, è diventato sempre più evidente che non solo si può parlare di una questione feniminile nella maggior parte dei paesi del Terzo mondo - in quanto la loro struttura è sovente basata su un concetto di inferiorità delle donne ed un diniego del loro diritto a partecipare attivamente alla vita sociale - ma che esiste anche una questione fenirninile tipica di questi paesi. In altre parole, il sottosviluppo comporta specifiche e molto gravi implicaziom' per lo status delle donne, implicazioni che sono accentuate piuttosto che mitigate dal processo di modernizzazione e di sviluppo. (Colombo, CE 1984, 1).

L'ostacolo maggiore alla ricerca in questo campo era, e per alcuni versi rimane ancora adesso, la scarsezza di dati statistici che rifletteva non solo una mancanza di interesse, ma anche un pregiudizio sottinteso che considerava naturale l'assenza delle donne da certi campi e da certe attività per via delle differenze biologiche. Tale opinione era rafforzata da credenze religiose, pratiche culturali e sistemi educativi nei quali le donne avevano minor potere degli uomini. (Sen e Grown, 1987, 26). E' un vuoto che tende oggi ad essere colmato anche se alla ormai imponente bibliografia su "donne e sviluppo" non sempre corrisponde una profondità d'analisi adeguata, e soprattutto si fatica a tradurre le ipotesi teoriche in concrete iniziative di sviluppo.

La relazione esistente tra la condizione delle donne e lo sviluppo sociale ed economico si

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pone in mamera diversa nei vari paesi del mondo. Questa diversità riflette il fatto che mentre i paesi sviluppati tendono ad essere simili per struttura sociale e per problemi di tipo socio-culturale, i paesi meno avanzati tendono invece ad essere molto diversi, con una varietà di situazioni e problemi. Si possono tuttavia delineare alcuni tratti comuni a questi paesi che hanno un'influenza in modo particolare sulle donne: l'organizzazione dualistica dell'economia con la dicotomia tra il settore tradizionale e quello moderno ed i problemi tipici del sottosviluppo: malnutrizione, malattie croniche, tassi di mortalità infantile elevati, e difficoltà ad innescare processi di crescita duraturi e autosostenuti. (Colombo, CE 1984, 3).

Nei paesi in via di sviluppo, i problemi delle donne sono di conseguenza inestricabilmente legati a quelli della società. Nell'ambito del sottosviluppo, i problemi delle donne rimangono problemi specifici che non dipendono solamente dal loro ruolo nella famiglia, bensì anche dal loro status sociale ed economico e, cosa assai importante, dal divario esistente tra uomini e donne peraltro accentuato dallo sviluppo economico. (Colombo, CE 1984, 3).

La diffusione dell'economia di mercato nei paesi in via di sviluppo ha infatti innescato processi di modernizzazione e di ristrutturazione dell'economia tradizionale che hanno spesso accentuato la posizione di svantaggio delle donne. La maggioranza dei posti di lavori nuovi e meglio retribuiti va agli uomini, ma non è affatto scontato che i salari da questi guadagnati siano poi spesi in famiglia.

Una disparità tra uomini e donne esisteva già prima della colonizzazione e della modernizzazione, benché vari scrittori tendano a rivalutare il ruolo delle donne nelle società tradizionali. Sebbene, in taluni casi, le donne abbiano goduto di un notevole prestigio in quanto produttrici ed abbiano avuto una notevole sfera di autonomia nel periodo pre­coloniale, esse avevano raramente goduto di diritti uguali a quelli degli uomim' ed i tabù religiosi e culturali spesso rafforzavano la loro subordinazione.

La ricerca su "donne e sviluppo" ha rivelato una serie di falsi presupposti sulle donne nella pianificazione dello sviluppo che hanno influenzato negativamente sia la condizione delle donne che lo stesso processo di sviluppo. Nei primi anni di sviluppo si pensava che donne ed uomim' beneficiassero in ugual modo dello sviluppo, così come si presumeva che essi soffrissero in ugual misura della povertà, delle malattie e della malnutrizione. Fu solo quando divenne chiaro che lo sviluppo economico non cancellava automaticamente la povertà, che si prestò maggiore attenzione al problema della distribuzione e dell'uguaglianza dei benefici.

Gli scritti relativi a "donne e sviluppo" hanno reso manifesti tre presupposti specifici frequenti nella pianificazione dello sviluppo. Il primo presupposto è che i nuclei familiari abitativi nel Terzo mondo, così negli Stati Uniti o in Europa, consistano di solito di un marito, una moglie e due bambini; secondo, che in seno alla famiglia esista una chiara divisione sessuale del lavoro con il marito impegnato in attività produttive per portare a casa un reddito e la moglie a svolgere compiti riproduttivi e domestici, e terzo, che in seno al nucleo familiare vi sia un uguale controllo delle risorse e un potere decisionale equamente distribuito tra uomini e donne. (Moser, 1989, 1800).

La ricerca su "donne e sviluppo" ha dimostrato che non solo un terzo dei nuclei familiari abitativi del mondo intero sono diretti da donne, e la metà in alcune zone del mondo in via

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di sviluppo, ma anche che la divisione sessuale del lavoro è ben lungi dall'essere chiara e il controllo delle risorse è lungi dall'essere equo. La molteplicità dei ruoli della donna e la relazione esistente tra questi ruoli è assurta ad elemento estremamente importante nella valutazione dei ruoli femminili nello sviluppo. Vari autori hanno infine individuato una terza serie di ruoli, e cioè quelli di gestione sociale o comunitaria, giungendo al riconoscimento del "triplice ruolo delle donne".

In molti scritti che trattano del problema, il concetto di "genere" è stato sempre più utilizzato per sostituire le donne o il sesso in senso stretto come oggetto di studio. Mentre la parola sesso si riferisce alle differenze di ordine biologico, la parola genere si riferisce piuttosto alle relazioni sociali intercorrenti tra uomini e donne. Le differenze di genere sono create da determinanti ideologiche, storiche, religiose, etniche, economiche e culturali. (Moser, 1989,1800). Pur differendo il genere da luogo a luogo, la sua caratteristica comune è la subordinazione delle donne.

Il termine "genere" comprende il concetto di donne e uomim' ed è sempre più preferito a "donne e sviluppo" che prende in considerazione solo la metà della popolazione e implica che il problema non è tanto la distribuzione delle risorse tra uomim' e donne bensì le donne stesse. Questo passaggio di attenzione sul "genere" piuttosto che sulle donne sarà discusso più avanti quando si parlerà di partecipazione delle donne ai processi di sviluppo.

J.H. Momsen fa notare che dai numerosi scritti relativi alla tematica "donne e sviluppo" sono emersi tre temi fondamentali. (Momsen, 1991, 3-4). H primo è che tutte le società hanno una precisa divisione sessuale del lavoro, anche se il lavoro considerato come femminile e maschile varia a seconda del tipo di cultura e che la divisione non si basa su principi naturali. Il secondo tema fondamentale è che per capire l'importanza del "genere" nella produzione, è necessario comprendere la distribuzione ed i ruoli all'interno della famiglia e considerare l'integrazione del lavoro produttivo e riproduttivo delle donne. Infine, che lo sviluppo ha molteplici impatti sulle donne e sugli uomini e che sulle prime gli effetti sono stati, salvo rare eccezioni, negativi.

Ruoli riproduttivi

I ruoli riproduttivi delle donne possono essere ulteriormente suddivisi in ruoli di riproduzione biologica e sociale. I ruoli biologici sono probabilmente l'aspetto maggiormente documentato della vita delle donne. Globalmente il tasso di fertilità nel Terzo mondo è molto più elevato che nel mondo industrializzato. Alcuni studi hanno dimostrato che nei paesi in via di sviluppo, in un qualsiasi momento, almeno un terzo della totalità delle donne sono incinte o stanno allattando. (Momsen, 1991, 30). Le fatiche imposte al corpo da una tale intensa riproduzione e le conseguenze che ne derivano circa la capacità delle donne di eseguire le loro altre attività sono troppo spesso ignorati.

La riproduzione sociale riguarda la cura e il sostentamento della famiglia, ed è un termine che esprime la gamma delle attività connesse con il lavoro domestico dàlia preparazione del cibo alla cura dei malati, tutte attività queste che richiedono molto più tempo nei paesi in via di sviluppo che nel mondo industrializzato. In molti paesi, le donne sono pure responsabili della sovrintendenza alla riproduzione della forza di lavoro attraverso la cura sanitaria, l'educazione e la socializzazione dei bambini. Contrariamente al mondo industrializzato, l'assistenza pubblica in queste zone è estremamente limitata. Sebbene molte ricerche abbiano esaminato i ruoli di riproduzione biologica delle donne, i loro

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compiti di riproduzione sociale sono stati ampiamente ignorati.

Benché esistano molti studi relativi al duplice ruolo (riproduttivo e produttivo) delle donne, il concetto dei ruoli di gestione comunitaria in quanto estensione dei ruoli di riproduzione, e costituente una terza serie di ruoli, è relativamente recente. E' stato osservato che nella maggior parte delle società del Terzo mondo alle donne sono affidati ruoli precisi per il mantenimento dei legami familiari e comunitari, per la collaborazione con i vicini e per l'organizzazione di eventi della comunità di tipo religiosi, cerimoniale e sociale. J.H. Momsen afferma che la sopravvivenza di una donna indigente e dei suoi bambim' in periodi di malattia, disoccupazione o altre situazioni critiche può dipendere dal successo riscosso in questo ruolo, tanto quanto dallo status della sua famiglia.

C. Moser fa rilevare una gestione sociale ulteriore, o compiti di gestione comunitaria, come ad esempio l'organizzazione di gruppi di protesta a livello locale per far pressione su organizzazioni statali o non governative per ottenere le infrastrutture richieste. Tuttavia, quando i gruppi passano dalla fase spontanea alle fasi più strutturate nelle quali occorrono leader che li rappresentino all'esterno, in genere sono gli uomim' che tendono ad assumersi questi compiti.

Anche gli uomim' partecipano alla vita della comunità, ma in modo notevolmente diverso rispetto alle donne, riflettendo così la divisione spaziale del lavoro tra il mondo pubblico degli uomini ed il mondo privato delle donne. Mentre il ruolo delle organizzazioni comunitarie femminili è di fornire beni per un consumo collettivo, il ruolo degli uomim' è di dirigere la comunità mediante organizzazioni politiche formali. (Moser, 1989, 1801). I ruoli di gestione comunitaria delle donne non sono di norma riconosciuti nei progetti di sviluppo.

Ruoli produttivi

I ruoli produttivi delle donne variano a seconda del luogo e possono essere analizzati meglio se si contrappone un contesto rurale ad un contesto urbano. Non va dimenticata la scarsezza dei dati sul ruolo del "genere" nelle attività produttive, specialmente nell'agricoltura. Viene sempre più riconosciuto che il ruolo delle donne nell'agricoltura è più importante di quanto non venga evidenziato dalle statistiche. E' spesso inaccettabile per le donne dichiarare che lavorano nel settore agricolo oppure, in altri casi, sono tabù e restrizioni religiose a proibire loro di parlare agli uomim' addetti al censimento che raccolgono informazioni sull'agricoltura. Nelle aree urbane, il lavoro delle donne è ugualmente sottovalutato a causa della loro concentrazione nel settore informale (e non segnalato) dell'economia.

Agricoltura

La maggior parte delle donne che vivono nelle zone rurali dei paesi in via di sviluppo lavorano nell'agricoltura, con punte massime nell'Africa subsahariana e minime in America latina. Circa l'80% di tutte le donne economicamente attive nell'Africa subsahariana ed il 50% in Asia lavorano nel settore agricolo. Un fattore incisivo della partecipazione fernminile nell'agricoltura, riflesso nelle differenze geografiche, è la distribuzione della terra tra piccoli e grandi agricoltori. In zone con molti piccoli agricoltori, essenzialmente nell'Africa subsahariana, in Asia e nei Caraibi, le donne costituiscono una percentuale più alta di agricoltori (Momsen, 1991, 49).

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In molte regioni del mondo in via di sviluppo, le donne svolgono una notevole quantità di lavoro agricolo. In Africa, nei paesi del Sud-Est asiatico e dell'Asia del Sud e nelle Indie Occidentali, le donne rappresentano il 60% o anche l'80% della forza di lavoro agricola ed il 40% in America latina, anche se le stime sono inferiori alla realtà a causa deH'"invisibilità" delle donne.

Vi sono varie caratteristiche comuni alla divisione del lavoro basata sul "genere" nell'agricoltura nei paesi in via di sviluppo, anche se tali caratteristiche non sono fisse e possono venire influenzate da tabù culturali e da mutamenti tecnologici. Generalmente gli uomim svolgono i lavori fisici più faticosi come ad esempio la preparazione della terra e l'allevamento del bestiame mentre le donne svolgono i compiti ripetitivi e lunghi come la zappatura e quelli che possono venire eseguiti vicino a casa, come la coltura dell'orto per il consumo domestico. Le divisiom' di genere sono evidenti anche nell'ambito dell'allevamento del bestiame, con le donne che si prendono cura dei suini e dei polli e gli uomini delle vacche, cioè di animali che hanno bisogno di pascoli esterni. (Momsen, 1991, 50).

L'impatto della modernizzazione agricola sulle donne

Il cambiamento più importante nella divisione di genere nel lavoro agricolo è stato determinato dall'introduzione dei prodotti agricoli destinati al mercato - cacao, caffè, canna da zucchero, cotone, noccioline e frutti tropicali - avvenuta sia in Africa che in America latina. Le piantagioni offrirono lavoro pagato, di preferenza a uomim, e determinarono una divisione abbastanza netta in molti paesi in via di sviluppo. Mentre gli uomini lavoravano nelle piantagioni guadagnando uno stipendio (che in genere non veniva impiegato per le necessità familiari), le donne continuavano a coltivare le colture destinate al consumo quotidiano su terre sempre più marginali.

Tale divisione del lavoro continuò e anzi si stabilizzò dopo la fine del colonialismo in Africa e con i processi di modernizzazione in altre parti del mondo in via di sviluppo. Lo status delle donne è gravemente intaccato da questa divisione del lavoro, perché gli uomini ricevono stipendi sempre più alti attraverso la coltivazione di prodotti agricoli destinati al mercato e, di conseguenza, il lavoro agricolo di sussistenza produce meno alimenti e riceve un'attenzione minore.

Anche l'esodo rurale ha un enorme impatto sulle donne, specialmente in zone in cui la migrazione maschile è alta e le donne, quindi, diventano le sole a lavorare la terra. Esse sono costrette ad impiegare manovalanza maschile per lavori particolarmente pesanti, oppure, nei casi in cui le barriere culturali e sociali impediscono tale contatto, ad abbandonare una parte della loro terra.

Gli esperti occidentali hanno spesso presupposto che la struttura della produzione agricola nei paesi in via di sviluppo sia simile alla fattoria familiare delle loro stesse società, dove sono gli uomim' a lavorare la terra. Tale presupposto ha prodotto dei cambiamenti nei sistemi tradizionali di usoxjella terra e la ridistribuzione ai proprietari individuali di quanto era spesso stato terra comune. Solo molto raramente le donne acquisivano il diritto di possedere la terra.

Parimenti, le donne sono state escluse dalla creazione di nuovi sistemi di coltivazione ed hanno avuto un limitato accesso agli input e alla tecnologia agricola. La ricerca e gli aiuti

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finanziari statali sono stati indirizzati per la maggior parte al raccolto commerciale esportabile prodotto dagli uomini, lasciando largamente inesplorati fino a poco tempo fa innovativi metodi di produzione per i prodotti di sussistenza. Questa lacuna ha inevitabilmente condotto al fallimento dei progetti. E' stato dimostrato che quando le donne e gli uomini hanno lo stesso accesso agli input e alle tecniche moderne, non vi è differenza tra i generi in termini di produzione.

L'impatto della modernizzazione agricola sulle donne viene definito da J.H. Momsen complesso, contraddittorio e mutevole a seconda del tipo di coltivazione, delle dimensioni della fattoria e dei sistemi agricoli utilizzati, della posizione economica della famiglia e della struttura politica e sociale della società. In alcune zone, la modernizzazione ha incrementato il ruolo delle donne nell'agricoltura man mano che gli uomini emigravano nelle città o lavoravano in grandi piantagioni per i prodotti agricoli destinati al mercato. In altre, la meccanizzazione ha diminuito il ruolo delle donne nell'agricoltura e le ha private dello status tradizionale che si accompagnava alla coltivazione.

Per le donne, tuttavia, vi sono varie conseguenze della modernizzazione agricola comuni in tutte le regioni in via di sviluppo. La modernizzazione ha cambiato la divisione del lavoro tra i generi, aumentando di solito sia il carico di lavoro delle donne che la loro dipendenza. Esse hanno spesso perso il controllo delle proprie risorse, specialmente della terra, e sono state escluse dall'accesso alle nuove tecnologie.

Aree urbane

L'enorme aumento della popolazione urbana nei paesi in via di sviluppo è un fenomeno ampiamente riconosciuto. Secondo dati riferiti da J.H. Momsen, la percentuale di occupazione non-agricola nel Terzo mondo è aumentata dal 27,4% del 1960 al 40,9% del 1980. Un così repentino mutamento ha avuto un enorme effetto sia sulle donne lasciate da parte nelle zone rurali, come summenzionato, sia sulle donne nelle aree urbane stesse, specialmente nelle aree urbane dell'America latina e dei Caraibi dove per ogni 100 uomim' vi sono 108 donne (Nazioni Unite, 1991, 71).

Le donne effettuano una serie di attività nelle aree urbane, ma sono generalmente concentrate nel settore informale a causa di numerosi fattori che impediscono loro di lavorare nel settore formale. Le donne che lavorano nel settore formale sono concentrate nel terziario, specialmente nei paesi dell'America latina in cui la percentuale delle donne che lavorano nelle aree urbane è maggiore che in Asia, nel Pacifico e in Africa. Benché il ruolo delle donne nel settore industriale sia aumentato tra il 1960 e il 1980 e per tutti gli anni '80, in genere vengono offerti loro solamente lavori in settori che richiedono poca formazione - elettronica, lavorazione dei prodotti alimentari e tessile. (Nazioni Unite, 1989, 130).

La separazione spaziale di lavoro e casa e l'instaurazione di un orario di lavoro fisso, hanno causato problemi alle donne con bambini. Le possibilità di lavorare a tempo parziale e di una struttura di assistenza per i bambini sono praticamente inesistenti e le ore lavorative tendono ad essere di più che nei paesi industrializzati. Alla maggior parte delle donne viene concessa come unica alternativa di lavorare nel settore informale, il quale presenta una varietà di attività che spaziano dal piccolo commercio alle industrie domestiche come la produzione di birra.

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Tra gli altri ostacoli al lavoro delle donne nel settore urbano vi è il presupposto che gli uomini abbiano la maggiore responsabilità per il sostentamento della famiglia e di conseguenza una maggiore necessità di lavorare. Pe questo motivo, quando la disoccupazione raggiunge livelli alti, i posti di lavoro tendono ad essere riservati agli uomim' e in tempi di recessione le donne sono le prime a perdere il posto di lavoro. Le donne sono state colpite in maniera sproporzionata dai licenziamenti del settore pubblico avviati da processi di ristrutturazione economica. Tale tendenza è evidenziata dal fatto che la maggior parte dei paesi in via di sviluppo presenta tassi di disoccupazione notevolmente più alti per le donne che per gli uomini, anche se un terzo di tutte le famiglie sono dirette da donne.

Inoltre, le donne nelle zone urbane devono armonizzare il lavoro fuori casa con i compiti domestici senza l'aiuto della famiglia allargata, tipica delle zone rurali. Questo è il caso soprattutto delle donne delle periferie delle città dell'America latina, in cui la percentuale di nuclei familiari abitativi diretti da donne è molto alta. A causa della necessità di lavorare in città per guadagnare uno stipendio e senza l'aiuto della famiglia allargata, le donne devono spesso lasciare i propri bambini da soli. In molte città dell'America latina le donne stanno cercando una soluzione collettiva a questo problema attraverso la creazione, ad esempio, di centri autogestiti per l'assistenza diurna, che dovrebbero creare, inoltre, posti di lavoro per le donne nella comunità. (Momsen, 1989, 76).

Tuttavia, le donne con livelli di istruzione superiori non devono affrontare molti di questi ostacoli dato che esse possono assumere qualcuno a cui affidare in custodia i bambini. Rimane però il fatto che mentre l'uguaglianza con gli uomini in termini di istruzione è una condizione necessaria, questa risulta raramente sufficiente per l'ottenimento dell'uguaglianza in termini di retribuzione.

L'impatto dello sviluppo sulle donne nelle zone urbane

L'industrializzazione e la modernizzazione hanno toccato molto da vicino le donne nelle zone urbane. J.H. Momsen delinea quattro dimensioni della loro conseguente marginalizzazione. Innanzitutto, le donne tendono ad essere escluse da alcuni tipi di lavori portando a motivazione la forza fisica, i pericoli morali o la mancanza di una struttura per le lavoratrici. Secondo, le donne sono concentrate nella periferia del mercato di lavoro nel settore informale e a livelli di retribuzione inferiori o meno stabili. Terzo, l'occupazione femminile in alcuni settori può diventare così predominante che il lavoro diventa "femminilizzato" e di conseguenza perde il proprio status. Infine, l'ultima dimensione della marginalizzazione è la disparità economica: stipendi più bassi, condizioni di lavoro meno confortevoli e la mancanza di un'assicurazione e di altre indennità. (Momsen, 1991, 68).

Ester Boserup aggiunge un'altra dimensione: il divario crescente dei livelli di specializzazione tra uomini e donne, dato che i ragazzi, diversamente dalle ragazze, ricevono una formazione, perpetua le disparità nel lavoro e nella retribuzione. (Boserup in Tinker, 1990, 19).

Inoltre, le innovazioni tecnologiche, inclusa la meccanizzazione, spesso sostituiscono le lavoratrici donne nell'industria, quelle che non hanno ricevuto la formazione per competere con gli uomim' nei lavori più specializzati, attualmente in aumento.

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Cinque approcci alla tematica "donne e sviluppo"

Negli ultimi quindici anni, vi è stato un aumento di programmi e progetti volti ad aiutare le donne indigenti del Terzo mondo. Questi programmi e progetti riflettono una varietà di approcci di politiche utilizzati sin dagli anni '50 in parallelo ai mutamenti nella teoria generale dello sviluppo, dalla crescita accelerata ai bisogni primari, all'adeguamento strutturale. Tuttavia gli approcci non hanno seguito una progressione lineare e sono talvolta coesistiti nello stesso progetto in modo da massimizzare i vantaggi. La suddivisione degli approcci in cinque tipi impostata da C. Moser è quindi intesa come strumento per l'individuazione delle linee concettuali di base e non come una rigida classificazione. (Moser, 1989, 1806).

1. L'approccio assistenziale è il primo in ordine di tempo e ancora la più popolare politica di sviluppo per le donne. L'approccio assistenziale è volto ad aiutare i gruppi più vulnerabili, unitamente ad aiuti finanziari, per stimolarne la crescita economica. Ciò significa che viene data priorità alla produzione agricola ed industriale ad alta intensità di capitale e alla creazione di impieghi destinati agli uomim. In questo approccio le donne sono considerate come un gruppo vulnerabile assieme agli anziani ed alle persone handicappate e vengono trattate da ministeri marginali, piccole ONG o agenzie specializzate con un mandato specifico di assistenza. Secondo C. Moser, questo approccio si basa su tre assunti: le donne sono destinatarie passive del processo di sviluppo, la maternità è il ruolo più importante per le donne e l'allevamento dei bambim' il loro compito più efficace. L'approccio quindi si concentra sulla famiglia come nucleo, con le donne considerate in funzione dei loro ruoli riproduttivi e gli uomim' per quelli produttivi.

Il principale difetto di questo approccio è la sua caratterizzazione delle donne come "il" problema, e il suo presupposto che per poter risolvere il problema è sufficiente influenzare il comportamento delle donne piuttosto che discuterne il ruolo. Anche l'approccio tende a creare la dipendenza delle donne piuttosto che favorirne l'indipendenza. Ciononostante l'approccio assistenziale viene ancor oggi utilizzato dai governi e dalle ONG tradizionali perché è politicamente neutro e non sfida lo status quo.

2. L'approccio egualitario, l'originale approccio WID, venne creato come reazione all'approccio assistenziale. L'approccio egualitario accentua il ruolo critico delle donne nel processo di sviluppo, sottolineandone lo status di partecipanti attive. L'approccio mira a ridurre le disparità tra uomim' e donne, specialmente per quanto riguarda la divisione sessuale del lavoro, e ad aumentare l'autonomia politica ed economica delle donne.

L'approccio egualitario è stato criticato da varie organizzazioni femminili del Terzo mondo che hanno l'impressione che rifletta un'imposizione del femminismo occidentale, lontano dai loro problemi immediati. Dal punto di vista dello sviluppo, l'approccio egualitario incontra il difficile compito di individuare con precisione gli indicatori per misurare il grado di aumento o di diminuzione dell'uguaglianza e dello status per valutare il successo di un programma. L'approccio egualitario non è popolare presso i governi perché viene considerato una minaccia.

3. L'approccio anti-povertà, il secondo approccio WID, collega la disparità economica delle donne e degli uomini non alla subordinazione, ma alla povertà e, di conseguenza, passa da questioni di equità a questioni di sviluppo, cercando di trovare il modo di aumentare la produzione delle donne povere. In linea con la strategia di sviluppo generale

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dei bisogni fondamentali che aveva come principale obiettivo la soddisfazione dei bisogni primari - cibo, vestiario, alloggio, carburante, istruzione, salute e diritti umam' - piuttosto che la crescita economica, l'approccio anti-povertà sottolinea il ruolo produttivo delle donne e opera per aumentare la loro occupazione e le opportunità di generare reddito.

Le critiche all'approccio anti-povertà provengono da varie fonti, tra cui anche i governi locali che si sentono minacciati da tentativi di modifiche delle divisioni sessuali del lavoro e che preferiscono rivolgersi alle donne attraverso il nucleo familiare abitativo. Le critiche provenienti da altri settori affermano che i ruoli riproduttivi delle donne sono ignorati nell'approccio anti-povertà e che le loro restrizioni culturali e sociali non vengono individuate. L'approccio anti-povertà continua ad essere popolare tra le ONG di piccole dimensioni.

4. L'approccio efficientista. oggigiorno dominante, sottolinea lo sviluppo e considera le donne come risorse umane sottoutilizzate di cui ci si deve servire per lo sviluppo. Affinché il loro potenziale sia sfruttato, le donne devono essere integrate nel processo di sviluppo. L'approccio efficientista presuppone anche che con una accresciuta partecipazione economica, le donne otterranno automaticamente uno status superiore e si avvicineranno alFuguagluanza con gli uomim.

E' stato affermato che l'approccio efficientista si basa su tre presupposti errati: che l'incremento della partecipazione economica delle donne aumenterà la loro uguaglianza; che le donne possano effettuare lavoro supplementare e che non abbiano ancora inciso sullo sforzo di sviluppo. L'approccio efficientista è stato accusato di non considerare a sufficienza gli esistenti schemi di ruolo nella società, ignorando in tal modo la grande quantità di lavoro riproduttivo e di lavoro produttivo sottovalutato già eseguito dalle donne. (Pronk, 1991). L'approccio efficientista è attualmente l'approccio più popolare presso i governi e le agenzie multilaterali.

5. L'approccio rafforzativo è il più recente dei cinque approcci e mira a rafforzare i poteri delle donne attraverso una maggiore autodeterminazione. L'approccio possiede elementi comuni comuni all'approccio egualitario, ma mentre quest'ultimo si basa sul femminismo occidentale, l'approccio rafforzativo è basato sull'esperienza delle donne del Terzo mondo. Riconoscendo le disparità tra uomini e donne, l'approccio rafforzativo sottolinea il ruolo dell'oppressione coloniale e neocoloniale neirasservimento delle donne e tende ad aiutarle per accrescerne l'autodeterminazione e la forza interna. Questo tipo di approccio distingue, di solito, tra strategie di genere a breve e a lungo termine. Le strategie di genere a breve termine sono una risposta alle crisi correnti nella produzione alimentare e nell'occupazione dei settori formale ed informale, mentre quelle a lungo termine scompongono le strutture di ineguaglianza tra generi, classi e nazioni. L'approccio rafforzativo intende rafforzare il ruolo delle organizzazioni tradizionali femminili soddisfacendo le esigenze sia a breve che a lungo termine delle donne.

In genere, l'approccio rafforzativo non ha trovato sostegno presso i governi o le agenzie di assistenza bilaterali data la sua natura di sfida e l'enfasi portata sull'autodeterminazione delle donne.

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Il Decennio delle donne

Il Decennio delle Nazioni Unite per le donne (1975-1985) ha riflesso molti di questi approcci politici. Per tutto il Decennio è stato sottolineato il ruolo di partecipazione attiva delle donne piuttosto che quello passivo, così come le barriere alla loro incrementata produzione. Diversamente dalla linea degli approcci efficientista e anti-povertà, è stato posto l'accento sulla duplice serie di ruoli delle donne nella produzione e nella riproduzione. Una delle idee principali della Conferenza Mondiale di Nairobi nel 1985 -cioè che il miglioramento della condizione femminile non è possibile senza sviluppo, ma in mancanza di tale miglioramento, lo sviluppo stesso sarebbe difficilmente realizzabile -conteneva elementi degli approcci efficientista, anti-povertà e persino del rafforzativo. Quest'ultimo è stato più esplicitamente esposto nel parallelo Forum '85 tenutosi in contemporanea a quello di Nairobi, che, pur riconoscendo le disparità esistenti tra uomini e donne, era incentrato su sviluppo e disparità del sistema internazionale.

Nonostante i deludenti risultati pratici del Decennio in termini di situazione femminile nel Terzo mondo, specialmente se paragonati alle grandi aspettative prospettate all'inizio, il Decennio delle Nazioni Unite e le tre Conferenze Mondiali del Messico (1975), di Copenhagen (1980) e di Nairobi (1985), accompagnate da forum delle ONG, hanno avuto un triplice impatto sulla situazione delle donne. Primo, il ruolo critico delle donne nel processo di sviluppo è stato ancora più ampiamente percepito in quanto cominciavano a raccogliersi dati relativi donne nei paesi in via di sviluppo. Secondo, il movimento femminile ha esteso la sua rete con organizzazioni femminili popolari e ha avuto l'opportunità di riunirsi e di condividere le esperienze ed infine, le Nairobi Forward Looking Strategies (FLS - Strategie di Nairobi per il futuro) sono state adottate da 157 paesi, che si impegnano ad agire maggiormente nel settore "donne e sviluppo".

Le preparazioni per le conferenze del Decennio comprendevano la raccolta di statistiche più dettagliate sulle donne e di dati disaggregati maggiormente incentrati sul genere. Due importanti documenti furono preparati per la Conferenza Mondiale del 1985, The World Survey on the Role of Women in Development (Indagine mondiale sulla tematica donne e sviluppo) e Review and Appraisal of Progress achieved and obstacles encountered at the national level in the realization of the goals and objectives of the United Nations Decade for Women (Analisi e valutazione dei progressi realizzati e degli ostacoli incontrati a livello nazionale nella realizzazione degli obiettivi del Decennio delle Nazioni Unite per le donne), basata su una relazione dei governi e che mostrava quali iniziative essi avessero intrapreso durante il Decennio. The World Survey trattava la partecipazione e l'accesso delle donne all'industria, all'agricoltura, alla finanza, alla scienza e alla tecnologia, al commercio e all'energia. E' stata necessaria un'attenzione particolare per trattare il lavoro femminile nei settori informale e domestico e il sottovalutato lavoro nell'agricoltura e nel commercio.

A seguito della Conferenza Mondiale di Nairobi, le Nazioni Unite hanno anche affidato dei mandati per raccogliere ulteriori dati atti ad aggiornare le proprie pubblicazioni. The World Survey è stata aggiornata nel 1989 e lo sarà ancora nel 1994 in tempo per la Conferenza Mondiale programmata per il 1995 a Pechino, in Cina. Anche The World's Women. 1970-1990. Trends and Statistics (Le donne nel mondo, 1970-1990, tendenze e statistiche), un'analisi statistica della condizione femminile nel mondo in termini di istruzione, salute e impiego, pubblicata nel 1990, sarà aggiornata, come preparazione alla conferenza.

Alla parallela Conferenza mondiale non governativa (Forum '85), 14.000 donne provenienti

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da 150 paesi - rappresentanti di gruppi di donne e di organizzazioni non governative, ricercatori e professionisti - hanno avuto la possibilità di organizzarsi, strutturarsi e rafforzarsi. (Pietilä e Vickers, 1990,2). Dal Forum '85 sono scaturite idee importanti. Dawn (Develpment Alternatives with Women for a New Era) ha presentato una relazione sullo sviluppo da un punto di vista delle donne del Terzo mondo affermando che l'uguaglianza delle donne non è possibile in seno all'attuale processo economico, politico e culturale con risorse, potere e controllo concentrati nelle mani di pochi. (Sen e Grown, 1987, 20). Da allora, basandosi sull'esempio del Forum '85, si sono tenute in tutto il mondo numerose altre conferenze internazionali indipendenti sulla tematica femminile.

Uno dei risultati più importanti della Conferenza Mondiale di Nairobi è stato l'adozione, da parte dei 157 paesi presenti, delle Nairobi Forward Looking Strategies for the Advancement of Women (Strategie di Nairobi per il futuro per il miglioramento della condizione femminile), che coprono il periodo 1986-2000. Le Forward Looking Strategies si basano su precedenti dichiarazioni e programmi di azione, sulla International Development Strategy for the Third Development Decade (Strategia di sviluppo internazionale per il terzo decennio di sviluppo) e sulla Convention on the Elimination of all Forms of Discrimination Against Women (Convenzione suli'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne). Le Strategie, saggiamente, rifiutano l'approccio assistenziale per integrare le donne nel processo di sviluppo e si rivolgono alle donne come soggetti e non solo come oggetti, affermando nel Paragrafo 15:

"Per realizzare lo sviluppo ottimale delle risorse umane e matériau, devono essere pienamente riconosciute e valutate le capacità e le possibilità delle donne, incluso il grande contributo al benessere delle famiglie e allo sviluppo della società. Il raggiungimento delle finalità del Decennio richiede una ripartizione di questa responsabilità tra uomim' e donne e società e richiede che le donne svolgano un ruolo centrale in quanto intellettuali, responsabili delle politiche e delle decisioni, programmatrici, contributrici e beneficiarie dello sviluppo."

Le Strategie delineano gli obiettivi da realizzare entro l'anno 2000, che includono eliminazione dell'analfabetismo, aumento della speranza di vita per le donne ad almeno 65 anni, opportunità maggiori per un'occupazione autonoma e attuazione di leggi che garantiscano l'uguaglianza per tutte le donne in tutte le sfere della vita. (Paragrafo 35).

Le Strategie esaminano anche le politiche nazionali. Nel paragrafo 127 esse richiedono ai governi di istituire una struttura adeguata ai più alti livelli governativi per garantire che l'aspetto WID (donne e sviluppo) sia riconosciuto ed integrato in tutte le politiche e in tutti i programmi di sviluppo e per l'istituzionaUzzazione delle questioni femminili attraverso la creazione di una struttura organizzativa in tutte le zone/settori dello sviluppo. Le Strategie affermano che le risorse nazionali dovrebbero essere distribuite per favorire la partecipazione delle donne e che i governi dovrebbero istituire programmi ed obiettivi nazionali WID e assicurare che la struttura organizzativa responsabile in materia di WID abbia risorse politiche, finanziarie e tecniche adeguate. Viene discusso anche l'accesso delle donne ai servizi di credito, formazione e diffusione, così come la compilazione di statistiche ed informazioni specifiche sul genere. Le aree specifiche esaminate in termini di politica nazionale comprendono: occupazione; salute; istruzione; cibo; acqua ed agricoltura; industria; commercio e servizi commerciali; scienza e tecnologia; comunicazioni; alloggio, insediamento; sviluppo della comunità e sistemi di trasporto; servizi sociali e ambiente.

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Pur avendo subito critiche per non essersi spinte abbastanza lontano, le Nairobi Forward Looking Strategies offrono una base giuridica per far pressione sui governi al fine di modificare le leggi e sviluppare nuove politiche. Sono stati compiuti sforzi da molte organizzazioni femminili per diffondere le Strategie ed insegnare alle donne come utilizzarle. Parecchi paesi hanno introdotto cambiamenti giuridici al fine di eliminare le discriminazioni nelle leggi esistenti.

L'azione dei paesi donatori nel settore donne e sviluppo negli anni successivi alla Conferenza di Nairobi è stata consistente. Come vedremo in seguito nel supplemento, molti governi europei hanno creato un centro WID o un punto di incontro in seno al proprio organismo responsabile della cooperazione allo sviluppo e molti hanno elaborato programmi di azione WID che comportano strategie per l'integrazione delle donne all'interno dei propri programmi e progetti di sviluppo. Alcuni sono andati ben oltre e considerano le donne come il settore prioritario di cooperazione allo sviluppo.

L'ONU ha messo in atto dei sistemi per garantire l'attuazione delle Strategie di Nairobi sia nell'ONU che nei suoi Stati membri, inclusa la preparazione di un vasto programma a medio termine per "donne e sviluppo", 1990-1995; un vasto sistema di controllo dei progressi su base biennale e un'analisi e valutazione quinquennale. Un'attenzione particolare viene prestata alle donne nella Quarta strategia di sviluppo del Decennio. Un nuovo documento, "una piattaforma per l'azione", è attualmente in fase di preparazione per la Conferenza mondiale del 1995 come base per la mobilitazione di uomini e donne. Le relazioni nazionali sono in corso di elaborazione. La Conferenza mondiale di Pechino prevista per il 1995 offrirà un'altra opportunità alle donne di riunirsi per valutare i loro progressi e fissare i nuovi obiettivi.

La Situazione attuale per le donne del Terzo mondo

Il Decennio e le sue Conferenze hanno aumentato la conoscenza sulla questione femminile e diminuito la loro invisibilità; nonostante tale impatto, la situazione attuale delle donne è solo leggermente migliore rispetto a quella dell'inizio del decennio e i piccoli risultati positivi corrono il rischio di venire cancellati dalla crisi del debito pubblico e dalle politiche di adeguamento strutturale applicate per farvi fronte. The 1989 World Survey on the Role of Women in Development (Indagine mondiale del 1989 sulla tematica donne e sviluppo) afferma infatti che "la linea di fondo mostra che ... nonostante i progressi economici realizzati in alcuni paesi in via di sviluppo, tali progressi hanno subito un rallentamento, il benessere sociale in molti casi si è deteriorato e a causa dell'importanza del ruolo economico e sociale delle donne, le loro aspirazioni nelle attuali strategie di sviluppo non saranno soddisfatte." Inoltre, i deludenti progressi economici e sociali sin dall'inizio del Decennio sono stati accompagnati solo da cambiamenti marginali nei preconcetti atteggiamenti maschili.

Deve essere tenuto presente che le statistiche aggregate che confrontano 1970 e 1990 mascherano i declini avvenuti negli anni '80. Di conseguenza, le tendenze verso l'alto nel campo della salute, della nutrizione e dell'educazione hanno subito un'inversione in molte regioni negli anni '80, anche se i livelli restano comunque più alti di quelli del '70.

La crisi economica e le susseguenti politiche di adeguamento strutturale hanno avuto conseguenze particolarmente gravi per le donne. Nel periodo che va dal 1985 al 1989, "nella maggior parte delle regioni in via di sviluppo, Africa, America latina e Caraibi, la

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stagnazione economica o crescita negativa, l'aumento costante della popolazione e la crisi prolungata del'indebitamento internazionale e le politiche di adeguamento elaborate per affrontare questo problema, hanno modellato e vincolato le attività delle donne come individui, responsabili di famiglie e nuclei familiari abitativi e come partecipanti allo sviluppo concreto dei loro paesi." (ONU, 1989, 7). Con pesanti tagli nei servizi governativi, tra cui assistenza sanitaria, assistenza pediatrica, pianificazione familiare ed educazione, alcune delle precedenti conquiste delle donne sono state capovolte e le donne hanno dovuto assumersi ulteriori responsabilità in questi settori. A fronte dei congelamenti delle buste paga, le donne devono lavorare di più per stare al passo con l'inflazione e, con il giro di vite dei mercati del credito, hanno meno possibilità di prima di ottenere dei crediti.

Gli indicatori di salute mostrano risultati misti per le donne. La speranza di vita delle donne alla nascita è aumentata in tutte le regioni del mondo tra il 1970 ed il 1990, ma in molte parti del mondo in via di sviluppo è ancora inferiore all'obiettivo dei 65 anni stabilito dalle Nairobi Forward Looking Strategies. La speranza di vita è estremamente bassa per le donne in Africa (54) ove si riscontra il tasso più basso (42 anni in Etiopia e nella Sierra Leone). Pur essendo migliorato negli ultimi venti anni, il tasso di mortalità delle partorienti è in alcune aree ancora esorbitante (1.700 per 100.000). Inoltre, le donne nei paesi in via di sviluppo affrontano ancora un rischio di morte dovuto alla maternità da 80 a 600 volte più alto riqpetto a quelle dei paesi avanzati, e circa la metà delle donne in Asia ed Africa soffrono di malnutrizione, il che intacca il loro sviluppo fisico, la salute e la capacità di avere dei bambini sani. (ONU, 1991, 55-58).

Le donne nei paesi in via di sviluppo si stanno battendo contro una nuova minaccia per la salute, il virus dell'AIDS. Pur essendo gli uomini i primi ad essere contagiati dall'AIDS nei paesi sviluppati, il virus si sta espandendo tra le donne e i bambini dell'America latina, dei Caraibi e, ad una velocità davvero allarmante, dell'Africa. Una statistica particolarmente cauta afferma che in alcune città subsahariane il 40% delle donne di età compresa tra i 30 ed i 39 anm' sono contagiate dal virus dell'AIDS. (ONU, 1991, 62).

I livelli di istruzione delle donne sono leggermente mighorati negli ultimi venti anni specialmente per quanto riguarda la partecipazione all'istruzione superiore, l'iscrizione alle scuole primarie e i livelli di alfabetizzazione, mentre le percentuali di analfabetismo per le donne, specialmente quelle più anziane, sono ancora più alte che per gli uomim. In Africa, Medio Oriente ed Asia del sud circa il 75% delle donne sopra i 25 anni sono analfabete. In America latina e nei Caraibi il 20% delle donne sopra i 25 anni sono analfabete e nell'Asia sud-orientale più del 40%. (ONU, 1991, 45).

In tutte le regioni, specialmente nelle zone urbane, le percentuali di analfabetismo tra le donne di età compresa tra i 15 ed i 24 anni sono inferiori a quelle delle donne più anziane. L'Africa ha la più alta percentuale di analfabetismo per questo gruppo di età con il 75% di analfabeti nelle regioni rurali ed il 40% nelle aree urbane (ONU, 1991,45). Va ricordato che le diminuzioni nelle percentuali di analfabetismo che si sono manifestate sin dal 1970, sono qualche volta basate sulla crescita della popolazione, e in realtà nascondono un aumento del numero delle analfabete. Nel 1970, 543 milioni di donne erano analfabete, mentre nel 1985 questo numero è aumentato a 597 milioni. (ONU, 1991, 83).

Le opportunità di lavoro per le donne sono in una certa misura aumentate dal 1970. La quota di partecipazione femminile nella forza lavoro è cresciuta in tutte le regioni dal 1970 al 1990, salvo in Africa dove è passata dal 39% (1970) al 37% (1990). In America latina e

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nei Caraibi è salita dal 24% al 29% ed in Asia è rimasta al livello relativamente alto del 40% nell'Asia orientale, ed al livello basso del 20% nell'Asia del Sud. Nell'Africa settentrionale e nel Medio Oriente è cresciuta dal 12% al 17%. I miglioramenti sono visibilmente bassi e sono cancellati dalla crisi economica. (ONU, 1991, 83).

Sin dal 1970 vi è stato un aumento nella proporzione delle donne economicamente attive in America latina, Asia orientale e Medio Oriente, mentre si è registrato un calo nell'Africa subsahariana. La modestia di tali aumenti e la diminuzione in Africa, in confronto all'accresciuto numero di ore alla settimana lavorate dalle donne, illustra quanto venga sottovalutato il lavoro femminile. Le donne in tutto il mondo in via di sviluppo lavorano di più rispetto agli uomim' e rispetto a quanto lavoravano venti anni fa. Molte lavorano 60-80 ore a settimana per mantenere gli standard di vita di dieci anni fa. (ONU, 1991, 82). In Africa, in Asia e nel Pacifico le donne lavorano 12 o 13 ore di più a settimana rispetto agli uomini; in America latina e nei Caraibi da 5 a 6 in più. (ONU, 1991, 82).

Nei periodi dell'anno di più intensa attività agricola, sono più spesso le donne a sacrificare il loro tempo libero o a utilizzare il tempo normalmente dedicato ai lavori domestici o al sonno per assumersi l'impegno del lavoro extra. (Momsen, 1991, 57)

Orientamento tradizionale

Dati i deludenti risultati pratici del Decennio delle Nazioni Unite per le donne ed il crescente riconoscimento che il divario politico, con le donne relegate in progetti e programmi marginali, non si stava riducendo, c'è stato un cambiamento alla fine degli anni '80 per orientare gli approcci alle tematiche "donne e sviluppo" a tutti i livelli, dalla macropianificazione alla microprogettazione. Le strategie di orientamento richiedono l'introduzione dell'analisi di genere in tutti i progetti e programmi a tutti i livelli del processo di sviluppo e sono caratterizzate da un allontanamento dai progetti specifici in favore delle donne. L'orientamento include un passaggio dal concetto di donne e sviluppo al concetto di genere e sviluppo.

Una delle prime richieste d'orientamento può ritrovarsi al paragrafo 114 delle Nairobi Forward Looking Strategies:

"L'incorporazione delle questioni femminili in tutti i settori e in tutte le zone e a livello locale, nazionale, regionale ed internazionale, dovrebbe venire istituzionalizzata. A tale scopo, dovrebbe venire istituita o rafforzata una struttura, e intraprese ulteriori azioni legali. Le politiche ed i programmi settoriali dovrebbero venire sviluppati e la partecipazione effettiva delle donne allo sviluppo dovrebbe essere integrata sia in questi programmi che nella formulazione e nell'attuazione dei programmi e progetti tradizionali e non dovrebbe essere limitata solamente a dichiarazioni di intenti all'interno di programmi o progetti transitori su piccola scala che si riferiscono alle donne".

Un'importante innovazione nell'approccio tradizionale è la concentrazione sul genere, piuttosto che su donne e sviluppo, basata sul riconoscimento che non solo l'esame isolato delle donne non aveva funzionato, ma anche che questo presupponeva che le donne fossero un gruppo omogeneo con gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni. L'analisi di genere, invece, divide i ruoli e le responsabilità delle donne per classe socio-economica, localizzazione, ecc. (ONU, 1989, 109)

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L'approccio di genere è sorto dall'idea espressa da Ann Whitehead nel 1978 che "nessuno studio su "donne e sviluppo" può partire dal punto di vista che il problema siano le donne, ma piuttosto gli uomini e le donne, e più specificamente la relazione esistente tra di loro." (Whitehead in Ostergaard, 1991, 5). L. Ostergaard spiega che "il concetto WID è concreto e può condurre alla marginalizzazione delle donne come specie particolare con handicap ereditati, mentre il concetto di genere e sviluppo è astratto ed introduce la realizzazione dei potenziali produttivi delle donne nello sviluppo" (Ostergaard, 1991, 6). Un approccio di genere prende in considerazione sia gli uomini che le donne e i loro diversi ruoli economici. Implicito nel concetto di genere vi è quindi il rifiuto di un approccio assistenziale.

Viene sempre di più riconosciuto che non solo l'analisi di genere è importante per migliorare gli interventi delle donne nel mondo in via di sviluppo, ma è cruciale per la comprensione delle relazioni produttive all'interno dei nuclei familiari abitativi e la definizione di chi trarrà beneficio dagli interventi. (ONU, 1989, 113)

Malgrado il riconoscimento dato all'importanza del movimento femminile, la necessità di un concetto di genere per sostituire le donne nell'analisi è sottolineata nel processo di orientamento. C. Levy dice che "mentre una messa a fuoco sulle donne è riconosciuta come legittima, e come la base di uno dei più importanti movimenti politici del secolo, quando è stata tradotta in pratica professionale negli ultimi quindici anni ha portato alla creazione del settore donne, evidente nella creazione delle sedi WID e dei progetti per le donne. Per una serie di ragioni, questo settore è risultato debole e marginahzzato dalle politiche, dai programmi e dai progetti di sviluppo tradizionali. Di conseguenza, è fondamentale una concentrazione sul concetto di genere, e non sulle donne, se si vuole costruire la base della pratica professionale." (Levy, 1991, 2)

E' stato affermato che le politiche elaborate con una messa a fuoco sulle donne hanno perpetuato a marginalizzazione femminile dall'economia tradizionale e dalle istituzioni di sviluppo tradizionale. The World Survey del 1989 afferma che "nei paesi in via di sviluppo, le risposte di strategia politica ai bisogni di reddito delle donne si sono spesso tradotte in programmi di microlivello, generatori di redditi in modo particolare per le donne. Contribuendo a fornire loro un reddito immediato ma spesso insufficiente, esse hanno contribuito alla marginalizzazione delle donne nella produzione economica tradizionale." (ONU, 1989, 243)

Mentre migliaia di donne hanno tratto beneficio dalla miriade di piccoli progetti finanziati dai gruppi nazionali ed internazionali e dalle organizzazioni femminili, questi progetti sono in genere avviati e condotti al di fuori della corrente principale delle agenzie ufficiali. E' stato detto che questi progetti hanno un impatto di molto inferiore a quello dei progetti su larga scala e che la separazione dei progetti sulle donne dalla corrente principale può avere l'effetto di consentire ai ministeri nazionali di lasciare le questioni femminili a qualcun'altro.

L'orientamento principale è di non evitare però l'uso di progetti specifici sulle donne in settori in cui la disuguaglianza è stata particolarmente accentuata. E' stato ampiamente riconosciuto che Inazione positiva" è necessaria nelle aree in cui le donne sono state particolarmente trascurate o in quelle che per loro stessa natura riguardano le donne in modo particolare.

L'approccio di orientamento tradizionale è largamente applicato dai governi nazionali e dalle organizzazioni internazionali. L'addestramento sul genere costituisce uno sforzo che

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è stato affrontato per orientare il genere. Una varietà di organizzazioni statali e internazionali, nonché le ONG, hanno cominciato a formare il proprio personale nell'analisi e/o nella pianificazione di genere in modo che queste siano inglobate in tutti i settori da tutti i tecnici. Altri sforzi sono incentrati sulla sensibilizzazione verso il genere utilizzando memorandum, riunioni e gruppi di lavoro. Sono in corso di elaborazione anche manuali per la creazione di progetti e programmi di settore con esplicita attenzione rivolta alla variabile genere. Nella sezione dedicata agli sforzi della Comunità europea per integrare il genere nella politica di cooperazione allo sviluppo, nonché nella sezione che descrive le politiche bilaterali degli Stati membri, saranno ulteriormente esaminati strumenti specifici per l'orientamento delle donne nel processo di sviluppo.

Conclusione

L'ONU ha compreso che l'attenzione al genere deve essere prestata a tutti i livelli di pianificazione del progetto e del programma e che prendere in considerazione le donne isolatamente non ha dato i risultati sperati. Il Segretario Generale dell'ONU afferma nella sua relazione sui preparativi per la Quarta Conferenza mondiale sulle donne che "l'attuazione delle Nairobi Forward Looking Strategies è stata ritardata a tutti i livelli -nazionali, regionali ed internazionali - da vari fattori. Uno di questi è stato la tendenza, nei due ultimi decenni, a vedere le donne isolatamente, staccate da altre questioni fondamentali." ("Relazione del Segretario Generale", 1992,3). Egli, di conseguenza, richiede attività preparatorie per la Conferenza che, mentre puntano l'attenzione sulle questioni attinenti allo sviluppo della società e di particolare interesse per le donne, siano al contempo rivolte anche agli uomim. Egli afferma inoltre che "piuttosto che essere viste isolatamente, le preoccupazioni femminili dovrebbero essere considerate come parte integrante di tutte le discussioni su questioni di ordine politico, economico e sociale" ("Relazione del Segretario generale", 1992, 3).

L'orientamento sulla questione femminile in tutti i progetti, programmi e politiche di sviluppo da parte dei governi nazionali e delle organizzazioni internazionali presenta una grande speranza per miglioramenti futuri nella condizione femminile nel mondo in via di sviluppo. I gruppi di donne, i ricercatori e i responsabili politici devono lavorare per mantenere visibili e oggetto di attenzione nella pianificazione di sviluppo il triplice ruolo delle donne, le differenze nei ruoli e nelle esigenze tra donne e uomini e i vincoli imposti alle donne. Importanti progressi sono stati compiuti dopo la Conferenza del Messico del 1975 in termini di ricerca e consapevolezza. Come mostrato in precedenza, sono stati realizzati progressi minori in termini di standard di vita. La sfida maggiore per il futuro è migliorare la condizione attuale delle donne e specialmente della più povera tra le povere.

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II. LA COMUNITÀ' EUROPEA E LA SUA POSIZIONE SULLA QUESTIONE FEMMINILE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

Introduzione

Istituita nel 1957 con il Trattato di Roma, la Comunità europea ha prontamente esteso le sue relazioni con il Terzo mondo. Il Trattato le ha conferito il diritto di dare un contributo collettivo per lo sviluppo dei suoi territori d'oltremare, ma non il mandato per questioni di politica generale nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Il primo Fondo europeo di sviluppo (FES) venne creato nel 1958 con un totale di 581 milioni di ECU. I fondi vennero ampiamente indirizzati verso progetti economici e di infrastruttura sociale.

Con il proprio interesse rivolto dapprima alle ex-colonie dei primi anm' '60, i sei paesi che all'epoca componevano la Comunità europea - Francia, Belgio, Italia, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo - negoziarono un accordo di associazione (Accordi di Yaoundé) con 18 ex-colonie e con il Madagascar (gli Stati associati d'Africa e il Madagascar). Il primo Accordo di Yaoundé, firmato nel 1963, introdusse una cooperazione tra le due regioni basata sull'uguaglianza e sulla partnership ed aumentò il totale dei fondi distribuiti a 800 milioni di ECU. Oltre all'assistenza tecnica e finanziaria, vennero inclusi anche accordi commerciali preferenziali. Il Secondo Accordo di Yaoundé venne firmato nel 1969.

L'allargamento della Comunità nel 1973, quando si unirono tre nuovi Stati membri -Danimarca, Irlanda e Regno Unito - portò all'istituzione di relazioni dirette e preferenziali non solo con paesi africani di lingua inglese ma anche con paesi asiatici quali l'India, il Pakistan e lo Sri Lanka.

Un risultato diretto di questa espansione negli orizzonti della Comunità è stata la Convenzione di Lomé, che sostituì Yaoundé, firmata dai nove Stati membri della CE e da 46 Stati indipendenti dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Lomé I (1975-1980) era dotata di 3.450 milioni di ECU suddivisi tra stanziamenti della Banca europea per gli investimenti e del FES. Con Lomé I è stato introdotto anche il sistema stabex destinato alle esportazioni.

L'ingresso della Grecia nel 1981 e della Spagna e del Portogallo nel 1986 significò che la Comunità era chiamata a far fronte a due simultanee sfide allo sviluppo, una per diminuire il divario economico all'interno delle sue stesse regioni e l'altra per contribuire allo sviluppo dei paesi del Mediterraneo e degli altri paesi in via di sviluppo.

La seconda Convenzione di Lomé, entrata in vigore il Io gennaio 1981, legava la Comunità a più di 60 paesi d'Africa, Caraibi e Pacifico (Paesi ACP). Dal 1981 Lomé è stato rinegoziata due volte. La terza Convenzione di Lomé è stata firmata nel 1984 con 66 paesi ACP in un periodo di carestia e alti tassi di crescita della popolazione. Di conseguenza, vennero privilegiati uno sviluppo incentrato sulla gente, lo sviluppo rurale, la sicurezza del cibo e la conservazione dell'ambiente.

Nel dicembre 1989, Lomé rv è stata firmata da 69 paesi ACP e dai 12 Stati membri della Comunità, proseguendo il proprio impegno per lo sviluppo rurale, riconoscendo al contempo la presenza di due nuove crisi nel mondo in via di sviluppo - il debito pubblico e la caduta dei prezzi delle merci; le misure di accompagnamento dei programmi di adeguamento strutturale. Per questa ragione, Lomé IV include un supporto tecnico e finanziario rivolto all'adeguamento strutturale e cerca i modi per alleggerirne gli effetti

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sociali negativi. Lomé IV intende anche evitare l'aumento dell'indebitamento dei paesi ACP.

Lomé IV suddivide i propri fondi complessivi tra il Fondo europeo di sviluppo (FES), che comprende sovvenzioni e capitale esente da rischio - nonché cinque fondi specifici (stabex, sysmin, aiuti d'emergenza, aiuto ai rifugiati e aiuto per l'adeguamento strutturale) - e la Banca europea per gli investimenti (BEI), che concede prestiti per programmi di sviluppo nazionali e regionali.

Il fondo di adeguamento strutturale di 1.150 milioni di ECU istituito per la prima volta con la Convenzione di Lomé IV è destinato ai paesi ACP che hanno in corso riforme strutturali per programmi di importazione settoriale o generale, assistenza tecnica con programmi di adeguamento strutturale e misure di ordine sociale. Inoltre, Lomé IV riduce i tassi di interesse sui prestiti della BEI, applica una politica di trasferimenti Stabex non rimborsabili ed aumenta la proporzione delle sovvenzioni per prestiti con più del 90% dei fondi del FES sotto forma di sovvenzioni.

Lomé IV ha comportato altresì un'importanza maggiore per il settore privato sia in termini di sviluppo dell'impresa e del commercio che di decentralizzazione della responsabilità per l'azione di sviluppo dai governi centrali alle autorità locali, le cooperative e le associazioni locali. L'impegno per questo sviluppo decentralizzato o "partecipativo" si basa sui vantaggi illustrati nei micro-progetti di comunità locale congiunti CE/ACP e in progetti cofinanziati CE/ONG, quali ad esempio quelli rivolti alla riduzione dei costi e alla flessibilità. Lomé IV evidenzia inoltre il ruolo del settore privato stimolando la crescita e diversificando le economie ACP e incoraggiando l'impiego di assistenza tecnica, fondi di adeguamento strutturale e risorse di capitale a rischio per promuovere lo sviluppo delle aziende.

Lomé IV attribuisce un'importanza crescente all'ambiente, sottolineando l'idea che gli effetti ambientali devono essere esaminati prima dell'approvazione dei progetti di sviluppo. Lomé IV promette liste di controllo congiunte approvate, inventari di risorse naturali, valutazioni dell'impatto sull'ambiente di progetti su vasta scala e di impegno affinché l'argomento sia trattato a scuola. Con Lomé IV, si è inclusa per la prima volta anche una sezione sulla popolazione e sulla demografia, in modo da delineare le politiche per la popolazione quali il rafforzamento dei servizi statistici, delle campagne d'informazione e della formazione.

Infine, Lomé IV copre un periodo di dieci anni invece che dei normali cinque, eliminando i problemi della perdita di tempo, energie e denaro dati dalla rinegoziazione quinquennale e garantendo un impegno CE/ACP a lungo termine. I primi cinque anni sono coperti da un protocollo finanziario.

La Convenzione di Lomé ha apportato quattro innovazioni: condizioni di cooperazione sicure con una base giuridica; l'istituzione di un contratto collettivo tra due parti del mondo che eliminano la discriminazione e la manipolazione economica ed ideologica; la creazione di istituzioni comuni con un dialogo permanente quale il Consiglio dei Ministri ACP-CE, il Comitato degli Ambasciatori e l'Assemblea paritetica; l'estensione della cooperazione ad una più vasta serie di questioni.

La quarta convenzione di Lomé prevede dodici settori principali di cooperazione: ambiente, agricoltura, sicurezza alimentare e sviluppo rurale, sviluppo della pesca, merci, sviluppo industriale, sviluppo delle miniere, sviluppo energetico, sviluppo delle imprese, sviluppo dei

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servizi, sviluppo degli scambi commerciali, cooperazione sociale e culturale e cooperazione regionale.

La cooperazione viene realizzata attraverso tre strumenti principali: la cooperazione commerciale.

I paesi ACP possono esportare quasi tutti i loro prodotti nella Comunità, con esenzione dai dazi doganali, sebbene diritti simili non vengono garantiti, di ritorno, ai prodotti europei. Con un protocollo speciale la Comunità si assume l'impegno di acquistare zucchero dai paesi ACP produttori al prezzo garantito ai propri produttori. Esistono anche accordi speciali per il manzo, il vitello ed il rum.

cooperazione nel settore delle merci. Questo meccanismo è il concetto più originale negli accordi CE-ACP. Funzionando come "una polizza assicurativa contro gli anni di magra", lo "Stabex" garantisce redditi minimi ai paesi ACP per le loro esportazioni di varie materie prime nel Mercato comune. Questo fondo è stato notevolmente aumentato con Lomé IV e tutti i trasferimenti finanziari avranno la forma di sovvenzioni. "Sysmin", basato sullo stesso concetto, venne creato nel 1981. Esso garantisce un livello determinato di produzione e di esportazione per una varietà di minerali e comprende quelli che erano i prestiti speciali e che sono ora sovvenzioni agli Stati ACP da ritrasferire sotto forma di prestiti alle compagnie minerarie.

cooperazione finanziaria e tecnica. II FES e la BEI contribuiscono finanziariamente allo sviluppo dei paesi ACP in stretta collaborazione con i governi interessati. La maggior parte dell'aiuto della Comunità viene ripartito tra sei principali settori: cooperazione agricola e sicurezza alimentare, sviluppo industriale, cooperazione sociale e culturale, mimere, sviluppo delle imprese e sviluppo commerciale. L'aiuto finanziario totale stanziato per il periodo dal 1990 al 1995 è aumentato dai 3.500 milioni di ECU di Lomé I ai 12.000 milioni di ECU di Lomé IV.

La cooperazione finanziaria e tecnica della Comunità con i paesi in via di sviluppo non associati (paesi non firmatari della Convenzione di Lomé) venne iniziata nel 1976 con la distribuzione di 20 milioni di ECU. GU stanziamenti sono aumentati annualmente e nel 1988 hanno raggiunto 268 milioni di ECU. GU obiettivi del fondo sono di sostenere progetti di sviluppo intrapresi nei paesi meno avanzati, diretti agli strati più poveri della popolazione, con un'attenzione particolare rivolta allo sviluppo rurale, alla produzione alimentare e alla cooperazione regionale. Nel 1987 è stato instituito, per i paesi in via di sviluppo non firmatari, un pacchetto a garanzia di redditi minimi di esportazione sul genere dello "Stabex" di Lomé. La Comunità offre inoltre un sistema di preferenze generalizzate per tutti i paesi in via di sviluppo, per i loro prodotti industriali ed alcuni dei loro prodotti alimentari lavorati, e fornisce alimenti ed aiuti d'emergenza.

La Comunità ha firmato accordi di cooperazione con Israele ed i paesi del Magreb (Marocco, Algeria e Tunisia) nel 1976 e con i paesi del Mashrak (Egitto, Giordania, Siria e Libano) nel 1977, fornendo il Ubero accesso al mercato comunitario ai loro prodotti industriali e l'accesso preferenziale per i loro prodotti agricoli, aiuti per lo sviluppo e creando varie istituzioni congiunte per il dialogo. La CE ha rinnovato la sua politica mediterranea nel 1990 ed ha firmato un quarto protocollo finanziario con i paesi del Magreb e del Mashrak e con Israele per un totale di 2,35 milioni di ECU per il periodo 1991-1996. La Comunità ha accordi commerciali e assistenziali anche con la Turchia, lo Yemen del Sud, Malta, Cipro e gli Stati arabi del Golfo ed ha stanziato 230 milioni di ECU

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per la cooperazione regionale nel Mediterraneo.

Nel 1990, una comunicazione della Commissione adottata dal Consiglio dei Ministri ha delineato nuove linee direttrici per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo dell'America latina e dell'Asia, da accompagnare alle politiche comunitarie di sviluppo con i paesi ACP e del Mediterraneo. Nella comunicazione sono stati delineati sei settori principali di aiuti allo sviluppo (il settore rurale, l'ambiente, la dimensione delle risorse umane, la dimensione strutturale, la cooperazione regionale ed i disastri naturali) e tre settori principali di aiuti economici (know-how e ricerca, il contesto economico - incluse aree come la pianificazione delle risorse - e lo sviluppo delle imprese).

La CE ha accordi commerciali con Messico, Brasile, Uruguay e con i paesi del Gruppo andino in America latina, e con Cina, India, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka e con i paesi dell'Asean (Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico) in Asia, nonché accordi commerciali con molti altri paesi. Nel 1990 la CE accettò di contribuire con 120 milioni di ECU per la promozione della crescita economica di cinque paesi dell'America centrale e per stimolarne gli scambi interregionali.

La CE ha recentemente istituito un nuovo strumento di cooperazione per i paesi dell'America latina, dell'Asia e del Bacino mediterraneo, incentrato sul settore privato, chiamato Partner per investimenti internazionali della CE. Il programma offre un aiuto finanziario, attraverso un investimento congiunto nelle joint-venture, ad aziende degli Stati membri della CE, dell'America latina, dell'Asia e del Bacino mediterraneo.

Nuove linee direttrici per il futuro

Nel 1982, è stata effettuata un'analisi globale della politica comunitaria di sviluppo e la Commissione ha proposto nuove linee direttrici per coprire i metodi, le opportunità e le risorse delle politiche di sviluppo. Mentre i principali fautori di queste linee direttrici continuano a governare la politica di sviluppo della Comunità - incluso un impegno per l'incoraggiamento dello sviluppo duraturo e autosostenuto dei paesi del Terzo mondo, un accento sullo sviluppo rurale e sulla produzione alimentare, il dialogo con i leader politici del Terzo mondo diretto a garantire una maggiore coerenza tra gli aiuti esterni e le politiche interne, ed un impegno a riconoscere il diritto sovrano dei governi del Terzo mondo a determinare le proprie priorità - sono emerse nuove crisi di sviluppo, crisi che richiedono iniziative innovative da parte della CE. Tali crisi comprendono il crescente indebitamento e una caduta dei prezzi, il che porta ad una situazione di "carestia finanziaria" in molti paesi in via di sviluppo.

Nell'ottobre 1991, alla Conferenza di Barcellona, il Vice Presidente della Commissione responsabile della politica di cooperazione e sviluppo, Manuel Marin, ha delineato i punti essenziali di una futura politica di cooperazione e sviluppo, alla luce di tali crisi e di quanto egli ha descritto come consenso comunitario alla futura politica di cooperazione e sviluppo.

Il Sig. Marin ha analizzato innanzitutto gli strumenti specifici di aiuto utilizzati dalla Comunità sin dal 1960: le convenzioni di Lomé, i protocolli del Mediterraneo e i fondi di stanziamento in bilancio per le iniziative allo sviluppo in regioni come l'America latina e l'Asia e per tematiche quali l'ambiente, gli aiuti alimentari e gli aiuti d'emergenza. Il Sig. Marin ha affermato che tali strumenti non potevano essere considerati come parti di una politica formale comunitaria di cooperazione e sviluppo, in quanto il trattato di Roma non

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delineava nessuno strumento specifico di coordinamento per le politiche nazionali. Ha definito invece che nella situazione attuale la Comunità agisce come tredicesimo donatore. Il coordinamento all'interno degli Stati membri e tra questi e la Commissione deve essere, di conseguenza, notevolmente intensificato.

Il Sig. Marin ha aggiunto che sebbene il nuovo Trattato contenga strumenti di coordinamento, non sarà possibile passare d'un sol tratto dall'attuale pluralità delle politiche di aiuto ad una politica unificata e che nell'immediato futuro sarà meglio utilizzare come punti di partenza le politiche di sviluppo già in atto e fondere progressivamente le disparità esistenti in termini di obiettivi, strumenti e priorità. Il ruolo della Commissione sarà essenziale in questa prima tappa. Inoltre, la Comunità deve approfondire la sua riflessione comune sul futuro dei paesi in via di sviluppo e definire obiettivi e mezzi a lungo termine su cui costruire una strategia comunitaria coerente e concertata di cooperazione e sviluppo.

Il Sig. Marin ha continuato facendo alcune osservazioni preliminari 4n merito a tale strategia, ed affermando che troppo spesso l'insuccesso di interventi per lo sviluppo è una conseguenza degli elementi strutturali preesistenti nei paesi beneficiari. Tali elementi comprendono un sistema politico stagnante ed una scarsa organizzazione economica. Pur sottolineando che non vi è un modello definitivo per lo sviluppo, il Sig. Marin ha affermato che è diventato sempre più evidente che lo sviluppo richiede di lavorare simultaneamente su tre elementi strutturali: riforma dello Stato e della sua anuninistrazione; stabilizzazione e ricostruzione dell'economia; progressivo inserimento del Sud nelle relazioni economiche internazionali.

Le risorse della Comunità

Gli aiuti pubblici della Comunità e dei suoi Stati membri ai paesi in via di sviluppo sono aumentati con il trascorrere degli anni. Attualmente, essi rappresentano lo 0,4% del PIL (prodotto interno lordo) della Comunità, collocandola così al primo posto tra i donatori nei paesi industrializzati per l'assistenza allo sviluppo, e equivalgono a circa il 40% degli aiuti totali ricevuti dai paesi in via di sviluppo. Più del 90% degli aiuti complessivi della Comunità europea (4 miliardi di ECU) è bilaterale e circa il 40% è fornito attraverso la Convenzione di Lomé, finanziato dal FES. Gli aiuti ai paesi del Mediterraneo, dell'America latina e dell'Asia sono finanziati dal bilancio generale della CE. Due terzi di tutti gli aiuti comunitari vanno all'assistenza finanziaria ed alla cooperazione tecnica. Π 14% degli aiuti globali stanziati dagli Stati membri passa attraverso la CE.

WID a Lomé ed altri accordi di cooperazione della Comunità

L'inclusione progressiva di riferimenti specifici alle donne nella Convenzione di Lomé offre una panoramica dell'evoluzione della politica generale della CE in materia di WID; le donne non erano specificamente menzionate in Lomé l e u . Con Lomé ΠΙ è stato incluso un articolo speciale per una cooperazione sociale e culturale e con Lomé IV viene introdotto un nuovo e più esteso articolo sulle donne:

La cooperazione dovrà appoggiare gli sforzi degli Stati ACP volti a: (a) rafforzare lo status delle donne, migliorando le loro condizioni di vita, espandendo il loro ruolo economico e sociale e promuovendone la piena partecipazione nei processi di produzione e sviluppo, in condizioni paritarie agli uomini; (b) prestare un'attenzione particolare per facilitare l'accesso delle donne alla terra, al

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lavoro, alle tecnologie avanzate, al credito e alle organizzazioni di cooperative e alla tecnologia appropriata, tesa ad alleviare la natura ardua dei loro compiti; (e) fornire un più agevole accesso delle donne alla formazione ed all'istruzione, il che deve essere considerato come l'elemento fondamentale da integrare fin dall'inizio nei programmi di sviluppo; (d) correggere i sistemi educativi, necessari per prendere in considerazione in modo particolare le responsabilità e le opportunità delle donne; (e) prestare un'attenzione particolare al ruolo cruciale svolto dalle donne in materia di salute, nutrizione e igiene familiare, alla gestione delle risorse naturali e alla protezione dell'ambiente. La diffusione dell'informazione tra le donne e la loro formazione in questi settori sono fattori fondamentali da prendere in considerazione in fase di programmazione. Dovranno essere intraprese azioni adeguate in tutte le operazioni succitate per garantire la partecipazione attiva delle donne.

Fatto molto importante, le questioni WID vengono integrate completamente anche nel testo che tratta i vari settori di cooperazione. Le donne sono menzionate nel Capitolo 2, Parte Prima, della Convenzione, intitolato "Obiettivi e linee direttrici della Convenzione nelle principali aree della cooperazione", che afferma: "Si dovrà tenere conto, nei vari settori della cooperazione, e in tutte le tappe delle operazioni effettuate, della dimensione culturale e delle conseguenze sociali di tali operazioni e della necessità per gli uomini e le donne di partecipare e beneficiarne su base paritaria."

Le donne sono anche citate negli articoli relativi alla cooperazione nel settore agricolo e nel settore rurale, al credito, alla cooperazione finanziaria risultante da adeguamento strutturale e dallo sviluppo delle risorse umane. Le considerazioni di genere vengono specificamente trattate nell'articolo sull'individuazione, la preparazione e la valutazione dei progetti, in cui si afferma che "la valutazione del progetto e del programma dovrà prendere in considerazione le caratteristiche specifiche ed i vincoli di ciascun Stato ACP nonché i seguenti fattori:... (b) culturali, sociali, aspetti di genere e ambientali, sia diretti che indiretti e l'impatto sulle popolazioni..."

Nel 1984 è stato creato un gruppo di lavoro ad hoc su WID all'interno dell'Assemblea paritetica ACP/CE, composto da membri del Parlamento europeo e del Parlamento ACP o da rappresentanti designati. Questo gruppo di lavoro ha svolto un ruolo importante nell'evoluzione della politica congiunta CE/ACP in materia di WID. Il gruppo di lavoro ha proposto una risoluzione nel settembre 1985, adottata dall'Assemblea paritetica, sulla tematica "donne e sviluppo", che sottolineava l'inclusione delle donne nella pianificazione e messa in atto di progetti e la loro inclusione in tutte le istituzioni congiunte CE/ACP. La relazione delineava un approccio integrato a WID, inglobando le questioni femminili in tutti i progetti, piuttosto che trattarle in progetti separati.

Il gruppo di lavoro ha anche esplorato un numero di tematiche nel settore donne e sviluppo tra cui donne e popolazione, indebitamento, sviluppo rurale, ambiente, mutilazione genitale e ruolo dell'istruzione nella crescita della popolazione.

Tale evoluzione nella politica WID della Comunità può anche essere considerata nel suo sviluppo di politica di cooperazione con i paesi in via di sviluppo non associati. Nel suo nuovo documento "Orientamenti generali per la cooperazione finanziaria e tecnica con i paesi in via di sviluppo dell'America latina e dell'Asia" per il periodo 1991-1995, la Commissione conferma che le donne devono essere presentate in qualità di agenti di

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sviluppo in tutti i settori comunitari di cooperazione e sviluppo in America latina e Asia. La Commissione dichiara inoltre che l'aiuto deve essere incentrato sugli uomim' e sulle donne, identificati entrambi come beneficiari e attori, in modo che la popolazione intera ne tragga beneficio. La Commissione sottolinea che quando le azioni di sviluppo sono rivolte alla popolazione senza un riconoscimento esplicito delle donne o un'analisi differenziata per genere, la situazione delle donne può peggiorare piuttosto che migliorare.

Attualmente la Commissione sta preparando una "Proposta per un regolamento del Consiglio per gli aiuti finanziari e tecnici per lo sviluppo e per la cooperazione economica con i paesi in via di sviluppo dell'America latina e dell'Asia". Pur essendo ancora modificabile, il testo finale contiene articoli che trattano in modo specifico delle donne ed è quindi indicativo dell'impegno dedicato dalla Commissione alla questione femminile nel processo di sviluppo. Oltre a vari articoli sull'importanza di trattare le donne allo stesso livello degli uomini e del miglioramento degli standard di vita degli strati più bisognosi della popolazione, soprattutto le donne, l'Articolo 4 afferma: "La dimensione umana dello sviluppo deve essere presa in considerazione in tutti i settori dell'intervento. Tra i gruppi maggiormente svantaggiati, deve venire prestata una considerazione particolare alle donne e dovranno essere adottati programmi e progetti per poterne sviluppare un ruolo in grado di aumentare lo sviluppo, specialmente nei settori rurali di produzione e nelle organizzazioni popolari. Tali progetti o programmi devono servire ad aumentare l'interessamento attivo delle donne in termini di uguaglianza, non solo nei processi della produzione ma anche in attività sociali e nei processi decisionali."

La Strategia WID della Comunità

Nell'ultimo decennio, la politica comunitaria relativa a "donne e sviluppo" è stata sempre più codificata e perfezionata in base alle risoluzioni del Consiglio dei Ministri e del Parlamento e ad azioni intraprese dalla Commissione. La politica WID della Comunità è caratterizzata dall'obiettivo di aumentare l'efficienza e la "sostenibilità" dello sviluppo integrando le donne come agenti e piene beneficiarie nel processo di sviluppo. La politica si basa sul principio dei diritti umani e della giustizia sociale, nonché sul fattore economico di un'utilizzazione economica delle risorse.

L'obiettivo finale del programma comunitario di cooperazione e sviluppo è il miglioramento degli standard di vita della popolazione nel Terzo mondo. Dato che le donne svolgono un ruolo chiave per il rifornimento dei bisogni primari della famiglia a causa dell'esodo rurale degli uomini e della tradizionale divisione del lavoro basata sul genere, trascurarle nella pianificazione dello sviluppo ha ripercussioni negative non solo per loro, ma anche per l'intera famiglia.

La Comunità riconosce il ruolo essenziale svolto dalle donne in settori chiave dell'economia quali l'agricoltura, la pastorizia, la pesca, il commercio, ecc. Riconosce anche che il loro potenziale produttivo è limitato dalle difficoltà derivanti dalla questione "genere", quali la mancanza di accesso a informazione e addestramento e a risorse e mercati. Avere ignorato le donne nei progetti e programmi di sviluppo nei settori ove esse svolgono un ruolo importante ha significato impedire loro di migliorare la propria produttività, il che a sua volta ha avuto un impatto sulle nuove tecnologie e sulla globalità del processo di sviluppo.

:■ ■ ": .'■·■ 3** f . _, í KØ , . -s'h - >·/-·» ■$$$. νί*::<η Infine, la sostenibilità dello sviluppo incide in larga misura sul livello in cui le donne sono incluse nel processo di sviluppo. E' stato dimostrato che l'istruzione e il reddito delle donne

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incidono molto di più sullo stato di alimentazione e istruzione dei bambini, rispetto al reddito e all'istruzione degli uomim. Vi è anche una forte relazione inversa tra reddito, istruzione delle donne e dimensioni della famiglia. Investire nelle donne, quindi, non è solo economicamente redditizio e socialmente equo, ma anche essenziale per la sostenibilità dello sviluppo a lungo termine.

Basata su questi punti, la strategia WID della Comunità si incentra sul miglioramento della capacità e delle opportunità delle donne di percepire un reddito mediante due linee principali di azione:

1) Fornire alle donne le opportunità di migliorare la propria produttività ed il proprio reddito integrandole come un gruppo obiettivo autonomo nei programmi di sviluppo generali. E' necessario, di conseguenza, prenderle in considerazione quando si tratta di assegnare mezzi di produzione come terra, capitali, tecnologia o quando si forniscono servizi di supporto alla produzione come formazione e divulgazione, credito, fornitura di input e servizi di marketing.

2) Costruire un capitale umano a lungo termine mediante l'educazione, l'alimentazione, i servizi di pianificazione familiare ed altre cure sanitarie basilari prestando particolare attenzione alla dimensione sociale dei programmi di adeguamento strutturale.

Pur preferendo che le donne siano integrate in progetti di portata generale, la politica della Comunità finanzia progetti speciali per le donne nei settori della fornitura d'acqua, della formazione e dei micro-progetti. Grazie agli sforzi adoperati dalla Commissione per attirare l'attenzione sugli aiuti alle donne, il 30% di tutti i programmi comunitari cita il ruolo delle donne.

L'evoluzione della politica WID della Comunità e la sua applicazione si manifesta nella serie di dichiarazioni rese dal Consiglio dei Ministri, dal Parlamento e dalla Commissione e nelle iniziative intraprese dalla Commissione delle Comunità europee nel decennio scorso.

Risoluzioni del Consiglio dei Ministri su "donne e sviluppo"

L'8 novembre 1982, il Consiglio dei Ministri ha dato il suo primo parere sugli aiuti comunitari per lo sviluppo in relazione allo status delle donne nei paesi in via di sviluppo. Il Consiglio ha continuato nel suo interessamento negli ultimi dieci anni e ha dato corpo alla sua risoluzione iniziale, discutendo in modo specifico della tematica WID altre sei volte.

La risoluzione del 1982 ha costituito una tappa estremamente importante nella strutturazione della successiva politica sulle donne. Il Consiglio ha espresso il suo interesse affinché gli sforzi della cooperazione contribuiscano allo sviluppo armonioso dell'intera popolazione nei paesi che ricevono gli aiuti. Esso ha dichiarato che era preparato a prendere completamente in considerazione il ruolo delle donne nello sviluppo e i problemi specifici che si trovano ad affrontare le donne. Secondo il parere del Consiglio, la Comunità è consapevole che i progetti di aiuto allo sviluppo in favore delle donne devono essere in armonia con gli obiettivi di sviluppo dei paesi beneficiari.

Il testo finale adottato dal Consiglio dei Ministri iniziava col descrivere il ruolo e lo status delle donne, precisando che esse svolgono un ruolo essenziale - ma spesso sconosciuto e sottovalutato - nell'economia dei paesi in via di sviluppo. La modernizzazione e lo sviluppo

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possono quindi avere degli effetti pregiudizievoli sullo status delle donne: possono intaccarne l'indipendenza economica, infrangerne i legami familiari tradizionali e far sì che si ritrovino a dover sostenere un carico di lavoro supplementare.

Con riferimento più specifico agli aiuti per lo sviluppo, la risoluzione ha riconosciuto che l'interessamento delle donne ai progetti finanziati dalla Comunità è abbastanza scarso e che i vantaggi diretti di questi progetti non sono equamente distribuiti e producono anche effetti indiretti e non previsti, pregiudizievoli per lo status e la posizione finanziaria delle donne. Tali errori, hanno riconosciuto i Ministri, sono dovuti in parte al fatto che vi era stata un'autorizzazione insufficiente nella fase di pianificazione a causa della diversità delle persone interessate e dei loro vari componenti, ed in parte all'innata disuguaglianza nel potere decisionale e di negoziazione tra uomini e donne in molte delle società beneficiarie.

Il Consiglio ha affermato che per poter veramente raggiungere questi obiettivi, la Comunità deve considerare fattori specifici oltre ai problemi inerenti a cooperazione e sviluppo. Questi fattori essenziali comprendono imperativi culturali, religiosi, sociali ed economici che determinano lo status delle donne e la misura in cui possono essere interessate nello sviluppo. Essi si aggiungono al numero di parametri che devono essere tenuti a mente, anche se non dovrebbe essere dimenticato che le donne nei paesi in via di sviluppo sono lungi dall'essere un gruppo omogeneo.

Per aumentare il livello di partecipazione delle donne, il Consiglio ha richiesto un impegno per rendere consapevoli del problema le autorità. Secondo la risoluzione, la Comunità dovrebbe istituire un dialogo con i paesi in via di sviluppo ed attirare l'attenzione delle autorità responsabili sui vantaggi che potrebbero provenire da una maggiore integrazione delle donne. Il Consiglio ha chiesto alla Commissione di mantenere i contatti con le organizzazioni femminili nei paesi in via di sviluppo coinvolte negli aiuti allo sviluppo.

Nel contesto dei programmi e dei progetti di sviluppo, il Consiglio ha chiesto che venga dato un supporto finanziario e organizzativo ai gruppi di donne, alle organizzazioni e alle agenzie governative che operano in favore delle donne e che la Commissione attivi la partecipazione del suo personale femminile in progetti di sviluppo.

La risoluzione ha inoltre elencato i settori in cui le donne svolgono un ruolo particolarmente importante: generazione di reddito e creazione di posti di lavoro, salute, istruzione e formazione, fornitura di acqua potabile, accesso al credito e all'energia.

Negli armi successivi, il Consiglio ha emesso una serie di dichiarazioni, sulla base della sua risoluzione del 1982 richiedendo ulteriori azioni. Nel 1985, il Consiglio ha adottato un testo, basato su due seminari tenuti dalla Comunità europea in Africa l'anno precedente, per individuare le necessità prioritarie delle donne nella regione e trovare mezzi concreti per migliorare i progetti in linea con queste necessità. (Un terzo seminario si è svolto a Trinidad l'anno successivo). Il testo sottolineava la necessità di consultare le donne su progetti comunitari e poneva l'accento sul sostegno del Consiglio a misure tendenti a rafforzare il loro contributo allo sviluppo.

Nel novembre 1986, il Consiglio, in linea con le Forward Looking Strategies adottate alla Conferenza mondiale di Nairobi del 1985, ha concluso che attenzione particolare doveva essere prestata alla partecipazione femminile in settori nei quali il ruolo delle donne era stato omesso nel passato e nei quali esse hanno un contributo fondamentale da apportare,

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come l'agricoltura, la produzione alimentare, l'elaborazione, la commercializzazione e la distribuzione. Il Consiglio ha nuovamente discusso la tematica "donne e sviluppo" nella sua sessione del novembre 1987 e chiesto alla Commissione di preparare un documento che valutasse i progressi compiuti fino a quel momento nell'attuazione delle politiche che riconoscono e sottolineano il ruolo delle donne nel processo di produzione e sviluppo.

Nella sessione del maggio 1989, Il Consiglio ha reiterato l'importanza che esso attribuisce al ruolo delle donne nel processo di sviluppo e alla politica che tiene sistematicamente conto di questo ruolo nei progetti di sviluppo finanziati dalla Comunità. Il Consiglio ha anche ripetuto che questa politica deve applicarsi a tutte le attività di cooperazione della Comunità nei paesi ACP, dell'America latina, dell'Asia e del Bacino mediterraneo e in tutti i settori, e richiesto alla Comunità di sviluppare un programma di azione WID che determinerà in che misura i ruoli delle donne saranno presi in considerazione nei vari stadi d'attuazione di progetti e programmi ed in particolare in termini di individuazione, studi di fattibilità, follow-up interno e valutazione. Pur continuando a riconoscere l'importanza del settore rurale per le donne, il Consiglio ha suggerito di esplorare e sviluppare altri temi, come ad esempio "donne in ambienti urbani" e "donne in relazione alla salute, alla popolazione ed al settore informale".

Infine nel maggio 1990, in risposta ad un programma di lavoro stilato dalla Commissione che sottolineava in che modo intendesse applicare gli articoli della Quarta convenzione di Lomé riferentesi alle tematiche WID, il Consiglio ha emesso una conclusione che rimarcava come la sua politica WID si applicasse a tutti gli strumenti di politica comunitaria, e ha richiesto che la Commissione preparasse programmi di lavoro simili sulla cooperazione della Comunità con i paesi dell'Asia, dell'America latina e del Bacino mediterraneo.

Il Parlamento europeo

Il Parlamento europeo si è dimostrato egualmente impegnato ad integrare pienamente le donne nella politica di sviluppo comunitaria. Nel 1981, il Parlamento ha dichiarato che la cooperazione comunitaria allo sviluppo deve tenere specificamente conto delle esigenze delle donne in tutti i settori, sottolineando che lo sviluppo storico della civilizzazione e l'avvento delle società industriali moderne non hanno ancora eliminato le radici della subordinazione vecchia di secoli delle donne in qualsiasi paese del mondo, ma hanno spesso portato a nuove forme di emarginazione e a nuovi squilibri. Il Parlamento ha raccomandato che la Commissione adattasse la sua politica, in certa misura, per dare maggior riconoscimento alla posizione femminile nei paesi in via di sviluppo.

Il Parlamento europeo ha continuato a trattare la questione WID attraverso il suo Comitato d'inchiesta sullo status delle donne, il quale ha realizzato un'indagine raccogliendo informazioni sulle donne dalla Commissione europea, dal Consiglio dei Ministri, dalla BEI, dai ministeri per la cooperazione allo sviluppo negli Stati Membri, dalle ONG, dalle organizzazioni sindacali internazionali e dai ministeri interessati alle questioni femminili nei paesi beneficiari. La relazione finale conteneva una descrizione dettagliata dei risultati dell'indagine e giungeva a varie proposte - molte delle quali sono già state applicate dalla Comunità - per l'integrazione delle donne al processo di sviluppo.

Nel 1984 è stata insediata la Commissione parlamentare per i Diritti della donna per sostituire a titolo permanente il Comitato d'indagine. La Commissione ha svolto un ruolo importante sollevando dinanzi al Parlamento la questione femminile e più particolarmente

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"donne e sviluppo" con la proposizione di risoluzioni e la presentazione di relazioni.

Il Parlamento europeo ha approvato anche una Risoluzione del 1984 sullo Status delle donne in Europa. Il Capitolo VI della Risoluzione tratta della politica "donne e sviluppo". Ecco alcuni brani tratti dal testo: (Il Parlamento europeo) deplora il fatto che:

a) i progetti di sviluppo non hanno sempre condotto ad un miglioramento della situazione femminile nei paesi in via di sviluppo e che in taluni casi, in modo particolare nei progetti per aumentare la produzione di prodotti agricoli di esportazione o per adattare la rete di marketing, essi hanno esasperato tale situazione.

b) spesso non si è tenuto in nessun conto il ruolo speciale delle donne nell'economia agricola dei paesi in via di sviluppo e taluni progetti di sviluppo agricolo hanno addirittura peggiorato la situazione femminile riducendo la loro partecipazione attiva.

Ritiene che l'obiettivo di alleggerire i lavori domestici delle donne nei paesi in via di sviluppo, specialmente nelle zone rurali, attraverso l'introduzione di tecnologie appropriate è di importanza generale per lo sviluppo di quei paesi (impedendo la distruzione del patrimonio forestale, ecc.) e che, per ottenere i migliori risultati dall'introduzione di macchine (come ad esempio mulini e pompe) e di nuove tecniche agricole, è essenziale coinvolgere e formare le donne nonché i capi famiglia e i responsabili delle imprese.

Raccomanda che la Commissione e gli Stati membri migliorino il proprio concetto di aiuto allo sviluppo per tenere conto dei problemi delle donne con:

- l'aumento della proporzione degli aiuti assegnati a progetti appositamente creati per aiutare le donne. - il dare priorità al miglioramento della situazione femminile nelle aree rurali, - l'assistenza a progetti per la formazione delle donne e il sostegno alle organizzazioni di donne manager e la divulgazione di informazioni per aumentare la consapevolezza della popolazione femminile;

Richiede che si addestrino donne e coppie, in modo che possano stabilirsi in villaggi periferici, come parte di una formazione di specialisti sul campo (consulenti, agronomi, lavoratori addetti all'assistenza sanitaria);

Richiede che in futuro non venga programmato, ideato e realizzato o portato a compimento alcun progetto di cooperazione allo sviluppo a meno che non sia stato preso completamente in considerazione il suo impatto sulle donne, e suggerisce che esperti della situazione femminile e, se possibile, le donne stesse dovrebbero far. parte di delegazioni in egual misura dei paesi donatore e beneficiario, sia quando i progetti vengono tracciati che al momento della concessione dell'aiuto;

Raccomanda che la Commissione e gli Stati membri adottino regole amministrative che:

- stabiliscano criteri per la valutazione dei progetti assistiti dal FES, dalla BEI o dal Centro per lo sviluppo industriale, che determinano se i progetti in questione hanno probabilità di migliorare la situazione delle donne. - richiedano ai promotori di progetti di operare un controllo meticoloso per assicurare che

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siano presi in considerazione i problemi delle donne durante tutta la durata del progetto e per realizzare valutazioni prima e, dopo, per determinare l'effetto del progetto sulle donne;

Richiede che venga dato un sostegno speciale a progetti ideati per assistere rifugiati di sesso femminile, in modo particolare le donne di colore dell'Africa del Sud, e le donne provenienti dal Medio e dall'Estremo Oriente e dall'America centrale che sono emigrate nei paesi limitrofi;

Considera che la solidarietà tra le donne dovrebbe comportare anche un sostegno per le donne che conducono una campagna contro pratiche religiose che negano loro il pieno status di esseri umani.

Sin dal 1984, il Parlamento europeo ha continuato il suo impegno sulla questione donne e sviluppo. Nel 1985, il Parlamento ha adottato una risoluzione proposta dalla Commissione sui diritti della donna riaffermando l'importanza della successiva Conferenza di Nairobi e richiedendo un sommario delle misure adottate dalla Comunità dopo la Conferenza del Messico del 1975 ed un'analisi della situazione femminile in Europa e nel mondo in via di sviluppo. Nel 1986, il Parlamento ha adottato un'altra risoluzione sulla condizione femminile nel processo di sviluppo e ha domandato alla Commissione ed al Consiglio di aumentare i loro sforzi in favore delle donne.

Nel 1989, il Parlamento ha creato una linea di bilancio di 0,5 milioni di ECU, per finanziare le azioni di sostegno alla politica WID, come ad esempio gli strumenti della politica di sviluppo da fornire alle amministrazioni CE e ACP per implementare la loro politica WID. Una corrispondente linea di bilancio "donne e sviluppo" di 0,5 miliom' di ECU è stata creata nel 1991 per finanziare studi e relazioni sui paesi dell'America latina, dell'Asia e del Bacino mediterraneo - e le missioni WID ivi dirette. Sebbene le somme sembrino modeste, le linee di bilancio consentono agli uffici WID di intraprendere una vasta gamma di attività.

La Commissione delle Comunità europee

In risposta ai ripetuti appelli del Consiglio e del Parlamento, ed alle proprie preoccupazioni espresse nell'indagine del 1982 su "donne e sviluppo", la Commissione ha deciso di avviare una serie di iniziative e valutazioni relative al decennio scorso ed ha preparato una serie di relazioni e linee direttrici che trattano la tematica "donne e sviluppo".

Nel 1982, è stato creato un ufficio WID in seno alla Direzione per le Risorse Umane nella Direzione generale "Sviluppo" (DGVIII), responsabile WID nella cooperazione comunitaria allo sviluppo nei paesi ACP e nel 1991, un esperto WID è stato assegnato alla Direzione generale "Relazioni esterne" (DGI) in quanto responsabile dell'integrazione delle donne nelle attività comunitarie di sviluppo in Asia, America latina e Bacino mediterraneo. All'ufficio WID della DGVIII sono stati conferiti compiti specifici tra cui lavorare in rete con le organizzazioni femminili per acquisire dati sulla questione femminile, sensibilizzando il personale e sviluppando gli strumenti per garantire che le donne siano integrate nella pianificazione dei progetti. Nell'ultimo decennio, i ruoli e le funzioni degli uffici WID sono notevolmente aumentati.

Questi uffici, al momento attuale, svolgono cinque principali funzioni: sensibilizzazione del personale e formazione, collegamento interno in rete, offerta di consigli tecnici riguardanti

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l'azione WID, offerta di informazioni e preparazioni di studi, e valutazioni di progetti e programmi.

Uno dei compiti principali degli uffici WID è di attuare la formazione del personale e gli sforzi di sensibilizzazione. I corsi di formazione per il personale della DGVIII si sono tenuti a Bruxelles e sono previsti in futuro per il personale della delegazione. Verrà anche messa in atto una formazione per i programmatori dello sviluppo ACP da vari ministeri - ad es. pesca, agricoltura e sanità. I corsi utilizzano materiali su genere e sviluppo commissionati dalla Comunità tra cui una serie di 7 pacchetti formativi che trattano la pianificazione delle donne nella produzione rurale dell'Africa subsahariana, genere e occupazione, gestione delle risorse dei nuclei familiari abitativi, politica e progetti di alloggio, fornitura di trasporti urbani, pianificazione della salute e assistenza sanitaria e statistiche socio-economiche. Al momento attuale si sta pianificando la formazione sul genere per il personale della DGI.

L'ufficio WID della DGVIII ha effettuato la supervisione della pubblicazione di un libro, Gender and Development. A Practical Guide. 1991, basato su uno studio preparato per la Direzione Generale "Sviluppo" (DGVIII) che propone linee direttrici per l'integrazione delle donne nelle politiche di cooperazione allo sviluppo, e di una guida, Supporting Development Action at Community level. A Methodological Guide. 1990, che traccia le linee direttrici per l'identificazione del progetto, la programmazione, il controllo e la valutazione. E' stato elaborato anche un manuale, Why. How and When to Incorporate Gender in Lomé IV Projects and Programs . L'ufficio WID della DGI prevede di estendere e adottare il manuale Lomé nel contesto culturale, sociale, economico e politico nel quale vivono le donne in America latina, Asia e Bacino mediterraneo.

Le attività dell'ufficio WID in favore di una maggiore consapevolezza comprendono riunioni del personale e la diffusione di un bollettino congiunto DGI/DGVÜJ WID che si incentra su un differente tema di sviluppo (adeguamento strutturale, popolazione, pesca, ecc.) in ogni numero. L'ufficio WID della DGVIII organizza altresì riunioni annuali con esperti degli Stati membri per promuovere gli scambi di informazioni sulle misure, i metodi e gli strumenti utilizzati dalle amministrazioni degli Stati membri e della Commissione per integrare le donne in tutte le azioni di sviluppo.

Gli uffici WID sono inoltre responsabili della rete organizzativa interna e della generale divulgazione dell'informazione e della preparazione degli studi. Un gruppo di lavoro interdivisionale su WID è stato creato nel 1988, come collegamento tra le divisioni e l'ufficio WID della DGVIII. I punti di collegamento sono stabiliti nelle delegazioni.

Nel suo ruolo informativo l'ufficio WID della DGVIJJ, in collaborazione con la Fondazione culturale ACP/CE, ha cominciato a finanziare una serie di profili nazionali sul ruolo sociale ed economico e sullo status delle donne in vari paesi ed in vari settori dell'economia, che offriranno raccomandazioni concrete ai governi e alle agenzie donatrici sull'integrazione delle donne nei progetti di sviluppo. I profili del paese sono, per quanto possibile, prodotti dalle donne provenienti dai paesi interessati e controllati da "Concera", una fondazione educativa caritativa con un'esperienza completa nella redazione e nella pubblicazione di materiale su WID.

L'ufficio WID della DGVIII studia anche questioni specifiche quali l'impatto sulle donne dei programmi di ricupero dei costi per servizi fondamentali (p.es., l'utente paga per i servizi sanitari, per l'acqua e per l'istruzione) e il successo delle misure e delle azioni della

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politica di targeting rivolte alle persone più bisognose. Più recentemente, su richiesta del Comitato di assistenza allo sviluppo (DAC) dell'OCSE, l'ufficio WID ha condotto una analisi sugli effetti degli aiuti alimentari alle donne, per individuare i modi per incorporare gli interessi WID in strategie differenti di approvigionamento.

Gli uffici WID sono responsabili anche della distribuzione a uffici, tecnici e delegazioni, di consigli tecnici relativi a WID. Vengono realizzate missioni di programmazione di esperti WID per lavorare per brevi periodi (2-3 settimane) con il personale della delegazione della Commissione per poter fornire consigli concreti e pratici su come incorporare l'azione WID nei principali programmi/progetti di Lomé IV. Le missioni sono state completate in tre paesi caraibici e sono previste per il 1992 in Kenya, Nigeria, Uganda, Tanzania, Zambia, Costa d'Avorio, Senegal e cinque paesi del Pacifico. Le missioni verranno inoltre realizzate nei paesi non ACP cui sovrintende l'ufficio WID della DGI.

Una delle funzioni più importanti degli uffici WID è di avviare le valutazioni dei progetti comunitari in merito all'integrazione delle donne. Nel 1987, si è svolta una missione per esaminare sette progetti di sviluppo rurale nel Malawi con due obiettivi interconnessi: primo, valutare l'efficacia dei progetti di sviluppo rurale finanziati dalla CE nel rivolgersi alle esigenze delle donne e, in secondo luogo, trarre lezioni generali per l'integrazione delle donne nella pianificazione del progetto CE/ACP e la sua attuazione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale.

La missione ha rilevato che vi era un grande bisogno di integrazione femminile nell'orientamento allo sviluppo e che le donne avevano bisogno di essere esplicitamente inserite nella gamma delle attività di sviluppo, tra cui divulgazione agricola, i servizi di credito e il rimboschimento. La valutazione concludeva che è anche possibile far sì che i lavoratori uomini siano obbligati a lavorare con agricoltori donne, che i due gruppi (uomim e donne) sono in grado di riconoscere le restrizioni di genere e che i progetti di estensione sono adattati alle varie esigenze e risorse della popolazione obiettivo, grazie ad una ricerca e ad azioni pilota applicate con una competenza specializzata.

Dalla valutazione sono state ricavate varie lezioni. E' stato notato che i vantaggi per le donne variavano secondo l'interesse e il sostegno dato dalle agenzie donatrici, che durante la preparazione del progetto è indispensabile la raccolta di dati differenziati per genere sulla popolazione obiettivo e che l'avere una parte di progetto separata per le donne può non rivelarsi efficace in quanto il personale incaricato delle altre componenti del progetto può avere l'impressione di non dover coinvolgere le donne. La valutazione illustrava anche la necessità di richiedere a tutto il personale di indirizzare i loro servizi alla questione femminile e di raccogliere i dati differenziati per genere allo scopo di controllarli e valutarli.

Recentemente, in nove progetti finanziati dal FES, è stata avviata una valutazione su larga scala per il periodo 1988-1991 sull'integrazione delle donne in Botswana, Burkina Faso, Camerún, Kenya, Niger, Swaziland, Togo e Zambia. Sono stati esaminati vari settori dello sviluppo rurale tra cui l'agricoltura, l'imboschimento, l'allevamento e la fornitura di acqua rurale. Tre dei nove progetti sono stati integrati nei progetti di sviluppo rurale, mentre gli altri sei erano progetti autonomi.

L'obiettivo della valutazione, commissionata dall'Unità valutazione della Commissione in associazione con BMB Management Consulting for Development B.V. e Femconsult, era

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di arrivare ad una serie di raccomandazioni operative e di linee direttrici volte ad integrare in modo più completo e sistematico la dimensione WID nei programmi e progetti del FES.

Le valutazioni sono state realizzate in tre fasi. La prima consisteva nella raccolta di documenti, nella preparazione a Bruxelles e nella selezione del progetto per un ulteriore esame. La seconda fase consisteva in missioni sul campo e la terza nella preparazione di dieci relazioni, di cui una di sintesi.

Le scoperte generali delle missioni sul campo sono state che, mentre le donne svolgono un ruolo cruciale in tutti i settori esaminati e contribuiscono in grande misura alla sussistenza della famiglia, il loro ruolo cruciale non si traduce con una partecipazione ai progetti. Le donne partecipavano e traevano vantaggio da attività di progetto in soli due dei progetti esaminati e, su base limitata, in altri due. Tuttavia, in cinque dei nove progetti le donne non erano state individuate come gruppo obiettivo.

Sono stati individuati i fattori che influenzano la partecipazione delle donne: un favorevole ambiente socioculturale e politico, obiettivi di progetto che rientrano nel dominio tradizionale delle donne, flessibilità nell'attuazione del progetto, personale del progetto che riconosce i bisogni di genere e tradizione di gruppi decisionali misti. I fattori per la non partecipazione comprendevano aspetti socioculturali non sufficientemente individuati nella pianificazione e nell'attuazione del progetto, una struttura istituzionale costituita di personale maschile addetto alla divulgazione non in grado di riconoscere i bisogni di genere, la mancata raccolta di dati incentrati sul genere durante la pianificazione e il controllo del progetto, l'assenza di un approccio partecipativo comunitario, l'assenza di una metodologia per la partecipazione delle donne e la mancanza di personale femminile e di competenza WID nei gruppi di assistenza tecnica.

E' stato fatto notare, inoltre, che le donne non traggono necessariamente vantaggio dai progetti di sviluppo e che tali progetti possono avere effetti non previsti quando le donne non vi partecipano in marnera attiva. Ad esempio, è stato registrato un aumento del volume di lavoro in progetti agricoli e zootecnici e nelle componenti dei progetti esaminati.

Dato che le donne svolgono spesso un ruolo produttivo nei settori esaminati, la loro partecipazione ha un forte impatto sull'economicità e l'efficacia degli interventi. E' stato riscontrato che è inefficace prevedere interventi per gli uomim' se sono le donne a svolgere il lavoro. Per di più, dato il sistema di distribuzione delle risorse differenziato secondo il genere in seno al nucleo familiare abitativo, aumentare il reddito degli uomini ha un effetto minore sull'approvvigionamento dei beni di prima necessità per la famiglia rispetto ad un aumento di reddito delle donne. Di conseguenza, se l'obiettivo è il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie rurali, ignorare le donne negli interventi di sviluppo e persino aumentarne involontariamente il carico di lavoro, avrà un effetto negativo sulla realizzazione degli obiettivi del progetto.

I dati raccolti nel corso della valutazione portavano a tre ordini di raccomandazioni per integrare in modo più completo le donne nei progetti comunitari di assistenza allo sviluppo: raccomandazioni a livello politico, raccomandazioni a livello di progetti e raccomandazioni specifiche per settore.

A livello politico, le raccomandazioni comprendevano la preparazione di un piano d'azione a medio termine della Commissione su progetti WID, comprendente obiettivi, strategie e

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misure da prendere e un'analisi delle responsabilità delle WID nelle varie divisioni, la formazione in materia di WID di tutto il personale della Commissione, la creazione di due posti a tempo pieno per l'ufficio WID, il rafforzamento della competenza WID nelle delegazioni e l'inclusione dei criteri per la partecipazione delle donne come agenti di sviluppo nei manuali e nelle presentazioni della Commissione.

Le raccomandazioni riguardanti il ciclo di progetti richiedono l'integrazione delle problematiche di genere sin dalle prime fasi di preparazione del progetto, inclusa la raccolta di dati incentrati sul genere e la preparazione di studi sugli aspetti WID e di proposte di finanziamento che individuano le donne come particolare gruppo obiettivo, la formulazione di obiettivi specifici per le donne e l'indicazione di un approccio e delle attività per superare gli ostacoli che impediscono alle donne di accedere ai servizi, lo sviluppo di una metodologia partecipativa comunitaria, e l'inclusione di personale femminile sul campo e di competenza WID nei gruppi di assistenza tecnica.

Le raccomandazioni per settore, incentrate su questioni ritenute importanti per la partecipazione femminile in tutti i progetti comprendenti l'accesso ed il controllo delle donne su terra, lavoro, credito, divulgazione e formazione, input sul lavoro agricolo e strutture di marketing, tecnologia e carico di lavoro, organizzazioni e canali di informazione. Le raccomandazioni sono state date per attuare misure atte a riconoscere e superare gli ostacoli all'accesso delle donne alle fasi di programmazione e pianificazione dei progetti.

La Commissione e l'ufficio WID stanno per mettere in atto molte delle raccomandazioni di valutazione e hanno basato su questi risultati il proprio manuale relativo all'integrazione delle donne nei progetti e programmi di Lomé.

L'ufficio WID della DGI sta lanciando la sua valutazione tematica per esaminare progetti in America latina, in Asia e nel Bacino mediterraneo e il loro impatto sulle donne; ciò consentirà di costituire una base dati dalle informazione disaggragate suddivise per genere. Le informazioni ricavate dalla valutazione tematica verranno utilizzata per adottare il manuale di istruzioni DGVIII su "donne e sviluppo" relativo alle condizioni nei paesi dell'America latina, dell'Asia e del Bacino mediterraneo.

L'ufficio WID della DGI ha preparato un "Piano d'azione WID" per i paesi in via di sviluppo dell'America Latina, dell'Asia e del Bacino mediterraneo. Il piano afferma che è necessario uno sforzo volontario e sostenuto se si vuole prendere in considerazione in tutti i progetti e i programmi l'importante ruolo produttivo delle donne e il loro contributo allo sviluppo economico e sociale.

L'obiettivo globale del piano è di integrare un'analisi differenziata per genere in tutte le fasi del progetto, in modo da poter individuare i ruoli, i bisogni, gli interessi delle donne e i modi in cui la Comunità può influenzare positivamente le loro condizioni di vita, ridurne il carico di lavoro, offrir loro opportunità per attività remunerative e migliorare i loro ruoli sociali nelle comunità locali.

Nel piano DGI sono tracciate due grandi linee di azione, in linea con la politica WID della Comunità, incentrate sia sugli interventi per lo sviluppo a breve termine che a lungo termine. La prima linea d'azione punta a dotare le donne di mezzi adeguati affinché possano migliorare la loro produttività e il loro reddito con investimenti e un migliore accesso all'informazione agricola, al credito, alle tecniche agricole ed alle risorse naturali

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come la terra. La seconda linea mira allo sviluppo a lungo termine del capitale umano attraverso investimenti volti a migliorare l'alfabetizzazione delle donne, l'educazione, il livello alimentare, l'assistenza sanitaria e l'accesso alla pianificazione familiare.

La Commissione, dal 1982, ha risposto alle richieste del Parlamento e del Consiglio in favore dell'integrazione delle donne nella politica comunitaria di sviluppo con documenti di lavoro annuali che riassumono le sue iniziative. Nel 1988, la Commissione ha redatto una "Progress Report and Guidelines for an Operational Programme for WID" (Relazione sui progressi e sulle linee direttrici per un programma operativo WID) in risposta alla richiesta del Consiglio nel 1987. Il documento riassumeva gli sforzi compiuti dalla Commissione negli anni precedenti per affrontare i vari aspetti WID e forniva una descrizione del programma operativo che la Commissione prevede di seguire per integrare l'aspetto WID nella sua politica di sviluppo. Il programma delineava tre direzioni principali di intervento: il lavoro per allargare l'aspetto WID in Lomé IV, il consolidamento e l'elaborazione dei metodi di lavoro e l'individuazione delle linee direttrici da utilizzare nei progetti di sviluppo rurale.

Dato che la convenzione di Lomé è già stata firmata, non discuteremo qui questo aspetto del programma della Commissione. Nel settore del consolidamento ed elaborazione dei metodi di lavoro, la Commissione ha delineato il suo impegno per continuare nella sensibilizzazione e nella formazione del personale, ivi inclusa la preparazione ad opera dell'ufficio WID delle linee direttrici settoriali relative all'azione WÜ3, il miglioramento dei dati statistici sulle donne e del coordinamento, la consultazione e il lavoro in stretta collaborazione con gli Stati membri. Il documento includeva anche le prime riflessioni della Commissione sulle linee di condotta generali da utilizzare nei progetti di sviluppo rurali riguardanti l'accesso alla terra, al credito, ai servizi di informazione, all'educazione, alla formazione e alla tecnologia.

Il documento della Commissione del 1990 ha assunto la forma di un programma di lavoro per l'applicazione dell'aspetto WID presente nella Convenzione di Lomé rV. Il documento ha rivisto la politica comunitaria relativa all'azione WID e le sezioni della Convenzione di Lomé nelle quali sono menzionate le donne, e delineato le misure per l'applicazione del mandato WID della Convenzione, ivi incluse le misure amministrative per garantire l'integrazione dell'aspetto WID in tutto il ciclo dei progetti, la sensibilizzazione e la formazione del personale, la produzione di profili nazionali sulla situazione femminile, la preparazione di linee direttrici specifiche per settore e l'inclusione esplicita dell'aspetto WID in ogni programma ACP nazionale.

Il ruolo della Comunità alla Conferenza di Nairobi

La Comunità ha svolto un ruolo importante durante la preparazione della Conferenza mondiale di Nairobi nel 1985, che ha segnato la fine del Decennio delle Nazioni Unite per le donne. La Comunità ha partecipato alla preparazione delle Nairobi Forward Looking Strategies for the Advancement of Women, documento adattato dai partecipanti alla fine della Conferenza. Durante i negoziati sul documento, la Comunità ha suggerito vari emendamenti che sono stati successivamente adottati. Una volta adottato il documento, la Comunità ha emesso una dichiarazione per esprimere la sua soddisfazione per il risultato dei negoziati e per affermare l'importanza del documento come strumento per il sostegno e l'intensificazione dei suoi sforzi in favore dell'eguaglianza a tutti i livelli.

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Sia la Comunità europea che il Parlamento erano rappresentati a Nairobi da delegazioni di osservatori. La delegazione della Comunità ha presentato un riassunto del lavoro della Comunità nel campo dei diritti della donna e ha colto l'opportunità di lavorare in stretta collaborazione con rappresentanti di gruppi ed associazioni femminili. La delegazione del Parlamento europeo ha incontrato le controparti ACP e ha partecipato a un gruppo di lavoro organizzato per esaminare il ruolo delle donne nel processo di sviluppo. La loro relazione è stata adottata dall'Assemblea paritetica ACP/CE nel settembre 1985 come programma di azione WID per una cooperazione concreta ACP/CE.

Mediante la sua associazione al DAC (comitato di assistenza allo sviluppo) dell'OCSE, la Commissione sta attualmente partecipando in maniera attiva ai lavori preparatori per la conferenza internazionale del 1995 che analizzerà e valuterà il miglioramento della situazione femminile dal 1985 nei termini degli obiettivi delle Strategie per il futuro.

La Comunità in quanto membro dell'OCSE

L'associazione della Comunità europea all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha avuto un impatto sull'evoluzione della sua politica WID di cooperazione allo sviluppo. In qualità di membro dell'OCSE, la Comunità deve applicare i Revised Guiding Principles on Women in Development (Principi guida riveduti su "donne e sviluppo") del Comitato di assistenza allo sviluppo (DAC), approvato nel 1989 e che traduce l'impegno dei suoi membri nelle Strategie per il futuro per il miglioramento della situazione femminile, adottato a Nairobi. I principi coprono quattro aree principali: mandati, linee direttrici di politica e piani di azione; misure amministrative; attuazione; coordinamento, consultazione e educazione allo sviluppo.

Le linee direttrici del DAC richiedono il rafforzamento dei mandati WID individuali e lo sviluppo delle linee direttrici e delle procedure sull'azione WID in ogni settore, nonché l'applicazione delle misure amministrative, ivi incluso un sistema di gestione per l'attuazione sistematica, il controllo e la valutazione delle politiche WID del donatore, la formazione del personale e la raccolta di dati differenziati per genere. Le linee direttrici riguardanti l'applicazione del progetto comprendono il coinvolgimento sia degli uomini che delle donne - in quanto popolazione obiettivo - nella preparazione del progetto, la partecipazione equa delle donne, il potenziamento della competenza tecnica e del livello educativo delle donne per garantire la loro partecipazione in tutto il ciclo del progetto, un'analisi dei vincoli e delle opportunità che vari gruppi di donne si trovano ad affrontare durante lo stadio di valutazione di progetti e programmi, il controllo di tutte le fasi dell'applicazione del progetto ed una messa a fuoco sulle differenze di genere in tutte le relative valutazioni con effetti sui gruppi obiettivo. Infine, le linee direttrici richiedono una consultazione regolare con altre organizzazioni importanti quali le organizzazioni multilaterali, bilaterali, ministeri e governi nei paesi destinatari, ONG nei paesi destinatari e donatori e personale di progetto, in modo da rendere possibile lo scambio di informazioni e il coordinamento della futura pianificazione.

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Progetti concreti della Comunità

La Commissione ha avviato numerose azioni sul campo in favore delle donne, sia come parti di progetti più ampi sia come progetti specifici sulle donne. Sono stati raccolti dati fondamentali sul ruolo e i bisogni delle donne nella preparazione di una serie di programmi di sviluppo su larga scala; i dati sono stati utilizzati per adattare l'ideazione e gli input del progetto. Nel progetto di irrigazione Podor nel Senegal, vengono trattati i bisogni delle donne per l'irrigazione dei campi, la divulgazione delle informazioni e la tecnologia consentente il risparmio della forza lavoro. In altri progetti, quali ad esempio il programma di sviluppo rurale Mono nel Benin e il programma di antidesertificazione del Sekoto in Nigeria, l'assistenza tecnica femminile e/o il personale del progetto locale sono stati designati per poter rendere accessibili alle donne l'assistenza agricola. In un programma di sviluppo rurale nel Togo, la Comunità sta finanziando il reclutamento di donne incaricate della divulgazione per operare come intermediarie tra il personale maschile del progetto e le donne agricoltrici.

Nella concezione del progetto di irrigazione Punggur Utara in Indonesia il reclutamento di assistenza tecnica richiede di sviluppare gli approcci per il rafforzamento della posizione femminile nel settore del progetto, e in Pakistan, un programma di sviluppo rurale con la Fondazione dell'Aga Khan ha posto degli obiettivi per coinvolgere le donne nelle attività agricole e per il loro impiego retribuito in gruppi di lavoro sul campo. Un programma di riabilitazione dei sistemi di irrigazione nella Provincia nordoccidentale dello Sri Lanka godrà di uno speciale programma "donne" nell'ambito del programma di formazione e del gruppo di lavoro con lo scopo di creare opportunità generatrici di reddito supplementare per le donne. Infine, in Colombia, un progetto di sviluppo di micro-impresa è destinato ad assistere i giovani - sempre più emarginati a causa della disoccupazione, della povertà, della violenza urbana e della mancanza di accesso al credito e alla formazione - che agiscono nel settore produttivo. Il progetto è destinato soprattutto alle giovani donne, spesso coinvolte in situazioni particolarmente vulnerabili.

Sono state avviate azioni speciali per le donne. Nel Camerún, la Comunità sta finanziando un'assistenza tecnica per il Ministero degli Affari femminili allo scopo di elaborare una strategia per la divulgazione agricola ai gruppi di donne. Ancora in Camerún, una grande fetta del micro-progetto finanziato dal FES è destinata ai gruppi di donne con una messa a fuoco particolare sulle attività post-raccolto e di marketing. In Niger, la Comunità finanzia un programma di supporto a 70 gruppi femminili per il tramite del Ministero degli Affari Socali; il programma comprende azioni nel campo della tecnologia orientata al risparmio della forza lavoro, dell'agricoltura e della pastorizia. Queste azioni sono tutte accompagnate da programmi di formazione tecnica, fornitura di credito nonché alfabetizzazione e formazione alla gestione e al marketing.

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Programmi di finanziamento comune con le Organizzazioni non governative europee

Direzione Generale "Sviluppo" VIII/D/3 (ONG) 200 rue de la Loi 1049 Bruxelles Tel. 32-2- 2999861

La cooperazione diretta tra la Comunità europea e le ONG è iniziata nel 1976. L'intenzione era quella di apportare una nuova dimensione alla politica di sviluppo perseguita dalla Comunità e metterla in grado di utilizzare il denaro pubblico per lavorare attivamente con l'Europa "non ufficiale" per aiutare i settori più svantaggiati delle società del Terzo mondo. Il principale modo in cui questo obiettivo era perseguito era una linea di bilancio comunitario per finanziare i progetti di sviluppo nei paesi in via di sviluppo assieme alle ONG europee. L'ammontare dello stanziamento era di 2,5 milioni di EU nel 1976 su base triennale ed è cresciuto per adattarsi al numero crescente di applicazioni per i finanziamenti congiunti presentati dalle ONG. Nel 1991, ad esempio, è stato concesso uno stanziamento di 105 milioni di ECU per il finanziamento comune di piccoli progetti di sviluppo e per attività di educazione allo sviluppo. Il bilancio di finanziamento comune per il 1992 per i progetti di sviluppo e le attività di educazione allo sviluppo è di 110 milioni di ECU.

Con il crescente interesse mostrato dalle ONG per questo tipo di cooperazione, le richieste meritevoli di finanziamenti congiunti sono sempre di più in eccedenza rispetto alle risorse di bilancio corrispondenti, malgrado il fatto che la CE abbia contribuito per un totale di 318,5 milioni di ECU a vari programmi ONG nel 1990, con un aumento del 14% rispetto ai 279 milioni di ECU nel 1989.

Tra il 1976 ed il 1990, la Comunità ha stanziato un totale di 493 milioni di ECU, finanziando circa 4.000 progetti in 121 paesi in via di sviluppo insieme a 450 ONG. Nello stesso periodo, l'investimento congiunto totale delle ONG e della CE è ammontato a 1.200 milioni di ECU. Nel 1990 la Comunità ha cofinanziato 450 operazioni nei paesi in via di sviluppo, contribuendo con circa 79,4 milioni di ECU. I progetti sono principalmente incentrati sullo sviluppo rurale, la formazione e la salute, anche se molti coprono una varietà di settori.

Mentre queste cifre sono relativamente modeste se paragonate con altre voci del bilancio della Comunità, la Commissione ritiene che l'effetto moltiplicatore di tale vasta quantità di piccoli programmi è così grande da reggere il confronto con i "progetti convenzionali". A suo parere, il successo di misure finanziate congiuntamente è attribuibile al notevole impegno del personale e alla motivazione delle ONG, alla loro indipendenza da pressioni esterne, alle loro dimensioni relativamente piccole e all'autonomia e flessibilità di gestione che contraddistinguono questa indipendenza. L'interazione di questi fattori positivi si riflette nella grande efficacia, velocità e flessibilità della pianificazione e attuazione dei progetti nei paesi in via di sviluppo, principalmente a causa della capacità delle ONG di modificare il loro aiuto costantemente in linea con i mutamenti economici, politici e tecnici e del loro impegno alla promozione dello sviluppo autosostenuto. (Commissione delle Comunità europee, 1984, 35)

Da parte sua, la Commissione europea ha stabilito di rispettare ed incoraggiare le caratteristiche uniche delle ONG quali l'autonomia (le ONG hanno il diritto esclusivo di

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prendere l'iniziativa del presentare progetti) e la pluralità, basata su una grande varietà di motivazioni. Nella sua associazione con le ONG, la Commissione presta un'attenzione particolare alle motivazioni fondamentali e alla vera capacità. In quasi tutti i casi, la fiducia riposta in esse dalla Commissione è pienamente giustificata dai risultati.

La Comunità ha finanziato, unitamente alle ONG, le attività educative destinate ai media, alle scuole, alle associazioni commerciali, ecc., in Europa dal 1977, create per accrescere la consapevolezza pubblica dei problemi legati allo sviluppo. L'azione comunitaria di finanziamento comune relativa allo sviluppo è passata dai 17 progetti con un fondo di 194.416 ECU nel 1977 agli 86 progetti con un fondo di 6,8 milioni di ECU nel 1990. Tra il 1976 ed il 1990 la Comunità ha finanziato, con 285 ONG, un totale di 773 campagne di sensibilizzazione nei dodici Stati membri della CE, contribuendo con 46,6 milioni di ECU. Circa il 10% dei fondi CE riservati alle ONG sono assegnati per programmi di sensibilizzazione pubblica.

Inoltre, sin dal 1988, la Commissione ha finanziato mini-operazioni nella Comunità condotte attraverso varie associazioni e mezzi informali nonché mediante le ONG che supportano i programmi. Nel 1990 sono stati stanziati 867.657 ECU per finanziare 28 progetti la cui l'azione è stata incanalata verso una serie di gruppi obiettivo - donne, studenti, insegnanti, giornalisti, ecc.

Come parte degli sforzi della Comunità per rafforzare le attività destinate ad accrescere la consapevolezza pubblica sull'importanza della cooperazione comunitaria con i paesi in via di sviluppo, la Commissione ha lanciato nel 1989 una valutazione dei suoi progetti nel campo dell'educazione allo sviluppo realizzati insieme alle ONG dal 1983 al 1987. L'obiettivo della valutazione era di offrire una stima qualitativa dei progetti di educazione allo sviluppo agricolo ed industriale e di presentare raccomandazioni basate su conclusioni di valutazione.

Altro importante ruolo svolto dalla Commissione è stato il sostegno dato alla creazione di reti europee per aiutare le ONG che operano negli stessi settori a cooperare nelle attività di sviluppo.

Gli aiuti alimentari della Comunità sono incanalati attraverso Euronaid, un'organizzazione istituita dalle ONG europee che costituiscono i più frequenti fornitori degli aiuti alimentari della Comunità. Gli aiuti alimentari vengono utilizzati in quattro principali settori, tra cui i progetti di sviluppo, i progetti per i rifugiati, i progetti umanitari e le operazioni di emergenza. Nel 1990, la Comunità ha messo a disposizione delle ONG 255.044 tonnellate di prodotti alimentari, per un valore di circa 122,7 milioni di ECU, e 8.419.999 di ECU per finanziare l'acquisto in comune di alimenti e sementi. Inoltre gli aiuti d'emergenza della Comunità sono ammontati a 114.855.000 di ECU nel 1990 per aiuti alimentari ai paesi in via di sviluppo e, in altri paesi colpiti da disastri naturali, per squadre di soccorso, medico­sanitarie e di approvvigionamento alimentare e per la fornitura di alloggi, indumenti ed altri bisogni primari. La Commissione ha di recente istituito un nuovo ufficio per coordinare gli aiuti umanitari europei che hanno cominciato ad essere operativi nel marzo 1992.

Le operazioni congiunte CE-ONG erano iniziate con il finanziamento comune di piccoli progetti di sviluppo e l'incanalamento di aiuti alimentari e d'emergenza attraverso le ONG, ma si sono in seguito diversificate, per abbracciare altri settori di cooperazione. Le ONG sono attualmente coinvolte in 30 programmi comunitari con i paesi in via di sviluppo.

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Il contributo finanziario totale della CE alle ONG nel 1990 è stato di 320 milioni di ECU, circa il 10% dell'impegno globale della Comunità per la cooperazione allo sviluppo. Questa cifra non comprende, tuttavia, tutti i contributi finanziari CE alle ONG perché recentemente queste ultime hanno cominciato a gestire progetti pilota finanziati da altre linee di bilancio o dal FES.

In base alle "Condizioni generali per il finanziamento comune dei progetti intrapresi nei paesi in via di sviluppo dalle ONG", preparate dalla Commissione europea nel 1988, è possibile che le ONG nel Terzo mondo non possano ricorrere direttamente a questa forma di finanziamento, ma debbano far uso degli aiuti concessi alle ONG europee con le quali esse lavorano. Difatti, quando si cercano opportunità di finanziamento in comune, la Commissione considera in modo particolare i progetti proposti se questi sono programmati ed attuati unitamente alle ONG locali in modo che queste ultime possano diventare autosufficienti.

Nelle "Condizioni generali" la Commissione delinea i fattori che vengono presi in considerazione quando si valutano i requisiti di ammissibilità delle ONG ai finanziamenti comum, nonché la priorità che la ONG conferisce agli aiuti allo sviluppo nei paesi in via di sviluppo, la sua esperienza e la sua capacità di mobilitare la solidarietà e le risorse private in seno alla Comunità europea per le sue attività di sviluppo. La Commissione delinea inoltre i criteri di progetto utilizzati per valutare l'ammissibilità di un progetto al finanziamento in comune della Comunità, quali la compatibilità con gli obiettivi di sviluppo del paese interessato e con la politica comunitaria di cooperazione allo sviluppo, la risposta alle esigenze di sviluppo sociali ed economiche delle persone interessate, l'accento sull'aumento della capacità di sviluppo locale dei beneficiari e il coinvolgimento della popolazione obiettivo del progetto, a tutti i livelli del progetto stesso, la sua sostenibilità e la sua approvazione ad opera di un'autorità locale competente.

In base alle "Condizioni generali", la Commissione accorda la priorità a progetti concepiti come progetti multidisciplinari e presta un'attenzione speciale ai progetti che potenziano le strutture dello sviluppo nei paesi in via di sviluppo, in modo particolare le organizzazioni popolari e le loro reti, che non hanno accesso al sostegno da parte di una rete di organizzazioni esterne e che consentono alle risorse finanziarie - fondi rotativi, prestiti e garanzie bancarie - di essere riutilizzate per altri progetti. Inoltre la Comunità incoraggia anche le ONG a far uso delle risorse umane locali.

Le ONG che presentano la propria candidatura per il finanziamento CE devono prepararla con una descrizione accurata dei beneficiari del progetto e del loro interessamento all'ideazione, attuazione e gestione del progetto stesso. Deve essere sottolineato in marnera specifica il grado di coinvolgimento e/o dei benefici apportati alle donne.

La Commissione ha finanziato una serie di progetti per le donne nel settore della generazione dei redditi, del credito, dell'alfabetizzazione, della formazione professionale, della salute, della pianificazione familiare, dell'agricoltura, della prevenzione degli abusi di droghe e per l'AIDS nonché progetti che favoriscono le associazioni femminili e lo sviluppo delle piccole imprese in tutto il mondo in via di sviluppo. Ulteriori progetti delle ONG cofinanziati hanno trattato la questione delle violenze sessuali, lo status legale delle donne e il formarsi della consapevolezza. Un esempio interessante è il Teatro Sistern in Giamaica che tratta dello status delle donne nel contesto dei Caraibi attraverso produzioni teatrali popolari e la pubblicazione di un periodico.

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La Commissione tratta anche l'azione WID nei suoi programmi di educazione allo sviluppo finanziati insieme alle ONG. Nel 1990 cinque dei programmi comunitari di consapevolezza allo sviluppo trattano della tematica donne e sviluppo.

La Commissione appoggia anche una serie di organizzazioni e reti femminili nei paesi del Terzo mondo attraverso il proprio programma finanziario comune con le ONG, allo scopo di influenzare le politiche e allargare la consapevolezza pubblica sulle questioni legate alla tematica donne e sviluppo.

La Commissione ritiene che il Comitato di collegamento delle Organizzazioni non governative di sviluppo alle Comunità europee (composto da un rappresentante nazionale per ciascuno Stato membro della CE) svolga un ruolo cruciale nella cooperazione CE/ONG. Il Comitato di collegamento agisce in qualità di rappresentante permanente delle ONG europee, responsabile per il coordinamento e la cooperazione tra le sue organizzazioni e per il collegamento con le Istituzioni comunitarie. Il Comitato di collegamento è, per la Comunità, una fonte importante di informazioni sulle ONG. Esso ha svolto un ruolo particolarmente significativo nella promozione della tematica WID nei progetti a finanziamento comune. Il tema principale dell'Assemblea generale delle ONG, l'organo dell'associazione delle ONG che lavora con la Commissione CE, è stato "donne e sviluppo". Gli argomenti trattati sono stati, tra gli altri: donne e cibo; donne e indebitamento; donne e emergenza; donne e popolazione; donne e immagini.

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III. COOPERAZIONE BILATERALE

BELGIO

Ministère des Affaires Etrangères, du Commerce Extérieur et de la Coopération au Développement (Ministero degli Affari Esteri, del Commercio Estero e della Cooperazione allo Sviluppo) Administration Générale de la Coopération au Développement (AGCD) (Amministrazione Generale della Cooperazione allo Sviluppo) Cellule promotion de la femme dans le Tiers Monde (Cellula promozione delle donne nel Terzo mondo) AG. Building Place du Champ de Mars 5 1050 Bruxelles Tel. 32-2-5190211 Fax 32-2-5190585

L'AGCD, rAmministrazione generale belga per la cooperazione allo sviluppo, è l'amministrazione nazionale responsabile dell'applicazione delle politiche di assistenza allo sviluppo ufficiali del Belgio e dell'amministrazione della maggior parte del bilancio ODA Fa parte del Ministero belga degli affari esteri, del commercio estero e della cooperazione allo sviluppo ed è sotto il controllo diretto del Ministro responsabile della Cooperazione allo sviluppo.

Nel 1981, nello spirito del piano d'azione lanciato dall'ONU alla Conferenza di Copenhagen, il Ministro belga responsabile della cooperazione allo sviluppo ha deciso di garantire una piena partecipazione delle donne agli sforzi di sviluppo belgi. E' stato creato un gruppo di lavoro su "donne, cooperazione e sviluppo", rimasto attivo dal 1981 al 1983 e che ha redatto una relazione con circa 30 raccomandazioni.

Tutte le linee direttrici del gruppo di lavoro riflettono una doppia preoccupazione: che in Belgio le donne dovrebbero essere più strettamente associate agli sforzi di cooperazione allo sviluppo e che le donne nel Terzo mondo dovrebbero essere maggiormente coinvolte nella programmazione di progetti che le interessano da vicino.

Il Belgio si è sforzato di coinvolgere le donne nel processo di cooperazione allo sviluppo mediante leggi e dichiarazioni politiche. Nel 1983 il Parlamento ha approvato uno stanziamento per un fondo di sopravvivenza di 10 miliardi di franchi belgi per i programmi di strategia alimentare e i progetti di sviluppo rurale integrati nei quali veniva specificato che il ruolo delle donne doveva essere riconosciuto e che queste dovevano avere il diritto di contribuire alle decisioni sulle iniziative proposte. Nel 1984, una comunicazione del governo alle missioni d'oltremare belghe chiedeva alle autorità destinatarie di informarsi su un aumento nel numero delle borse di studio disponibili per le donne. Sempre nel 1984, l'AGCD ha istituito un fondo bilaterale per finanziare piccoli progetti e attività intraprese da gruppi femminili locali. L'AGCD ha iniziato anche il resoconto statistico incentrato sulle differenze di genere.

Il Belgio si sta sforzando di sostenere progetti che abbiano come beneficiari le donne. Anche se l'AGCD preferisce integrarle in tutti gli aspetti della politica di sviluppo, esso riconosce la necessità per le donne di avere progetti specifici in settori in cui vi sono

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particolari divari di genere. Dal 1984, è stata avviata una serie di progetti rivolti alle donne nei settori dello sviluppo rurale, della generazione di reddito, della formazione e della salute, tra cui un progetto per attività di pesca rurali in Kenya, un progetto di sviluppo rurale integrato in Somalia ed un progetto di generazione di reddito per le donne in Costa d'Avorio per la produzione di manioca.

L'ufficio "donne e sviluppo" è stato creato nel 1981. Il funzionario WID è responsabile dell'assemblaggio del materiale di ricerca, della sensibilizzazione del personale e deve assicurarsi che le problematiche WID siano incluse nella valutazione del progetto.

Anche se la formazione del personale ufficiale nel settore WID non è stata ancora avviata, l'ufficio WID ha cercato di sensibilizzare il personale mediante l'uso di memorandum interni e di briefing. Inoltre, in un convegno organizzato nel 1988 dall'AGCD su "La promozione delle donne nel Terzo mondo, il contributo del Belgio", è risultata determinante nel suscitare la consapevolezza pubblica.

L'AGCD ha cofinanziato una serie di progetti ONG per le donne. Esso ha anche finanziato due seminari organizzati dal Consiglio internazionale delle donne a Bruxelles. I seminari, pensati per i leader di associazioni femminili locali, sono incentrati sull'individuazione e formulazione delle proposte di progetto. Si è tenuto nel 1990 il seminario per le donne provenienti da paesi africani di lingua francese e nel 1991 per le donne provenienti dai paesi in via di sviluppo di lingua inglese.

E' attualmente in fase di elaborazione la creazione di un comitato di consiglio WD3 in Belgio, che sarà composto da rappresentanti delle ONG, consigli nazionali delle donne, università ed esperti WID e AGCD. Il comitato consiglierà sulle politiche WB3 il Ministero responsabile della cooperazione allo sviluppo, raccoglierà informazioni e coordinerà le iniziative nazionali sulla tematica WID.

DANIMARCA

Udenrigsministeriet (Ministero degli Affari Esteri) Danida Asiatisk Plads 2 1448 Copenhagen K Tel. 45 33 921213 Fax 45 33 921133

Danida, l'Agenzia danese per lo sviluppo internazionale, divisione nel Ministero degli Affari Esteri, ha fatto i suoi primi passi per coinvolgere le donne nelle attività di assistenza allo sviluppo a metà degli anni '70, allo scopo di aumentare l'effetto e l'efficacia dell'assistenza allo sviluppo danese, prendendo in considerazione i bisogni e le potenzialità delle donne. L'impegno di Danida verso le WID è stato esplicitamente delineato nel suo "Piano d'azione per l'assistenza allo sviluppo delle donne" del 1987, basato sulla risoluzione del Parlamento danese, adottata nel novembre 1985, per incrementare l'assistenza orientata verso le donne negli sforzi di sviluppo danesi. Il programma è stato diviso in tre parti comprendenti una strategia globale, un programma di settore e programmi nazionali.

La strategia WID danese è stata tracciata da Danida in collaborazione con le organizzazioni

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femminili danesi che lavorano con le donne nei paesi in via di sviluppo e che riconoscono l'importante relazione esistente tra situazione femminile migliorata e sviluppo economico e sociale. La strategia garantisce l'accesso delle donne a vantaggi quali ad esempio l'assistenza sanitaria, l'educazione e l'occupazione e a mezzi di produzione come la terra, la tecnologia ed il capitale attraverso l'integrazione delle donne come partecipanti attive su basi uguali agli uomini in tutti i progetti e l'ideazione di progetti speciali per appoggiare le donne durante un periodo transitorio per correggere le disparità del passato ed attraverso il loro conivolgimento in tutti gli stadi del processo di pianificazione.

La strategia WID della Danida è attuata attraverso progetti bilaterali, assistenza al personale, assistenza alla scolarizzazione, assistenza finanziaria e promozione della ricerca, nonché attraverso assistenze multilaterali e private. Danida sottolinea l'aspetto WID nei progetti che essa finanzia unitamente alle ONG e realizza la formazione del personale, insegnandogli come integrare gli aspetti WID nel loro lavoro.

Il Programma di settore in seno al Piano d'azione fornisce linee direttrici specifiche per l'integrazione dell'aspetto WID in tutti i settori della cooperazione danese allo sviluppo, tra cui l'acqua, la salute, l'agricoltura, e le zone povere urbane destinate ad essere utilizzate da consulenti tecnici, funzionari addetti al programma e personale di progetto della Danida. Le linee direttrici sottolineano la partecipazione dell'utente, dei progetti pilota e il principio dell'autoaiuto.

La sezione finale del Piano d'azione delinea i programmi nazionali destinati ad incorporare le linee direttrici principali per l'assistenza alle donne nei quattro principali paesi destinatari: Tanzania, Kenya, India e Bangladesh.

Presso la Danida è stata creata una nuova unità diretta da un consulente speciale che ha la responsabilità di coordinare gli affari internazionali del Ministero relativi all'uguaglianza, l'aspetto WID e i problemi interni del Ministero relativi all'uguaglianza. Per gestire le politiche WID sarà assunto uno specialista.

Nel personale del Ministero, le problematiche WID sono studiate anche da 3 socioantropologi nel servizio di consulenza tecnica e da un gruppo di esperti interdivisionale costituito di membri di varie divisioni.

Nelle ambasciate del Ministero nei paesi in via di sviluppo un funzionario danese ha la responsabilità di coordinare le attività WID dell'Ambasciata (Consigliere WID). In quattro paesi in via di sviluppo, in sostituzione o in aggiunta al consigliere WID, è responsabile un coordinatore WID assunto localmente.

Danida intraprende progetti destinati alle donne in una varietà di settori, tra cui la fornitura d'acqua e l'igiene, la sanità, la formazione agricola e la divulgazione, la conservazione del suolo e dell'acqua e la costruzione.

Danida finanzia progetti insieme alle ONG e incoraggia la nomina di donne nei programmi di sviluppo. Varie attività informative intraprese da KULU - donne e sviluppo, un'organizzazione ombrello danese esclusivamente interessata a "donne e sviluppo", sono istituite da Danida, che finanzia anche parte dello stipendio di un consulente KULU a tempo pieno e contribuisce con somme inferiori ad altre organizzazioni femminili.

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FRANCIA

Ministère de la Coopération et du Développement (MCD) (Ministero della Cooperazione e dello Sviluppo ) Sous-direction de la Santé et du Développement social (Sottodirezione Sanità e Sviluppo sociale) 20, rue Monsieur 75007 Paris Tel. 33-1-47831297 Fax 33-1-43069740

Gli aiuti bilaterali in Francia sono trattati da vari enti separati, il Ministero della Cooperazione e dello Sviluppo (MCD), la Caisse Centrale de Coopération Economique (CCCE) ed il Ministero degli Affari Esteri. L'MCD è responsabile della cooperazione allo sviluppo generale e attua progetti di investimento, assistenza e cooperazione tecnica con la CCCE nei paesi del suo campo d'azione. Il Ministero degli Affari Esteri realizza programmi di cooperazione tecnica nei paesi non trattati in ambito MCD. GH aiuti bilaterali della Francia si concentrano nei paesi all'interno della propria sfera d'azione (paesi trattati da MCD e CCCE) composta di 30 paesi dell'Africa subsahariana e 7 paesi dei Caraibi, che ricevono due terzi degli aiuti totali.

Il mandato WID della Francia è stato rilasciato all'MCD nel 1984, sotto forma di linee direttrici del Ministero, distribuite a tutte le divisioni, le missioni d'oltremare, le ONG e le organizzazioni femminili. Le linee direttrici sottolineavano la necessità di integrare le donne in una prospettiva di sviluppo in tutti i progetti di sviluppo.

Sin dal 1975, la sottodirezione Sanità e Sviluppo sociale nell'MCD è stata incaricata di sensibilizzare le altre divisioni sull'aspetto WID. H funzionario responsabile WD3 è attualmente un funzionario a tempo parziale. La rete WID istituita nel 1983 nell'Istituto francese di ricerca tecnica per la cooperazione allo sviluppo (ORSTOM) ha un fondo destinato all'informazione e alla documentazione su "donne e sviluppo" cofinanziato dall'MCD.

Nel corso degli anni, l'MCD ha appoggiato una varietà di seminari e conferenze tra cui: - un seminario di una settimana per ricercatori sul "ruolo delle donne nelle strategie di autosostentamento e alimentari"; - una giornata di riflessione "donne, risparmio e credito", organizzata da due ONG francesi nel 1987; - una conferenza regionale su "maternità senza rischi per l'Africa subsahariana di lingua francese," tenutasi a Niamey, Niger nel 1989; - una conferenza internazionale su "sviluppo e rapida crescita demografica in Africa", nel 1991.

Negli anm' '70, del personale francese addetto allo sviluppo tecnico è stato dislocato in ministeri sugli affari femminili di recente creazione in vari stati africani. Oggi, quattro consulenti lavorano in varie Segreterie di Stato per gli Affari Sociali.

Presso l'MCD, la politica sanitaria ha sempre riconosciuto il ruolo essenziale delle donne. A livello di politica rurale, questo riconoscimento, e specialmente la questione dell'accesso

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delle donne al credito, è stato più recente.

L'MCD finanzia i progetti delle ONG destinati alle donne. Le missioni francesi d'oltremare finanziano un numero crescente di progetti WID utilizzando fondi decentralizzati.

Pur non essendo ancora ufficializzata una formazione del personale nel settore "donne e sviluppo", tale aspetto è discusso nelle riunioni del personale e nella preparazione delle missioni.

L'MCD sta attualmente esaminando metodi per integrare nei suoi progetti di sviluppo -salute, sviluppo rurale, formazione e sviluppo delle imprese - un'attenzione operativa più specifica alla tematica WID. Un programma di lavoro è in fase di completamento e sarà pronto per la fine del 1992.

GERMANIA

Bundesministerium für Wirtschaftliche Zusammenarbeit (BMZ) (Ministero per la Cooperazione Economica) Gesellschaft für Technische Zusammenarbeit (GTZ) Agenzia Tedesca per la Cooperazione Tecnica Dag Hammarskjöld - Weg 1 P.O. Box 5180 6236 Eschborn 1 Tel. 49-228-535704 Fax 49-228-535202

Il mandato tedesco "donne e sviluppo" è stato perfezionato nel corso degli anni dopo l'adozione di un documento governativo nel 1978. Esso includeva direttive e raccomandazioni sulla tematica WID. Su questa base è stata inclusa una direttiva WID nelle linee direttrici del governo tedesco nel 1985, che richiede che vengano presi in considerazione gli interessi delle donne nella pianificazione, nell'ideazione e nell'attuazione di tutti i progetti e programmi, soprattutto nei settori in cui le donne sostengono un pesante carico di lavoro (agricoltura, fornitura di acqua e carburante) o soffrono di condizioni sfavorevoli (assistenza sanitaria, alloggio, alimentazione ed educazione). I tentativi della Germania di migliorare la condizione femminile considerano entrambi i ruoli delle donne -produttivo e riproduttivo - e si concentrano sulle attività che ne aumenteranno

l'autodeterminazione sociale e la loro partecipazione politica.

Nel 1986, il GTZ (Deutsche Gesellschaft für Technische Zusammenarbeit), l'agenzia per la cooperazione tecnica del Ministero, ha pubblicato un documento dal titolo "Cooperazione tecnica e promozione delle donne - situazione attuale, obiettivi, concetti e strumenti". La sua attenzione è rivolta a tre punti centrali: la necessità di nominare le donne come gruppo obiettivo; la necessità di considerare il miglioramento della situazione femminile come obiettivo esplicito; la necessità di rispettare le decisioni delle donne riguardanti tutte le misure che le interessano e di garantire la loro partecipazione in tutte queste misure.

Nel 1988, il BMZ (Bundesministerium für Wirtschaftliche Zusammenarbeit) ha adottato un programma di azione nominato "Concetto sul miglioramento della situazione femminile nei paesi in via di sviluppo". Esso comprende linee direttrici WID per la maggior parte dei settori di sviluppo ed afferma che la promozione della tematica dorme e sviluppo è un

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compito che coinvolge e interseca il lavoro in vari settori.

Il piano di azione della BMZ per la promozione WID è stato distribuito a tutto il personale del Ministero e alle sue agenzie nonché alle ONG. Si svolgono anche programmi di formazione del personale e seminari.

Al fine di aumentare l'incorporazione delle donne in tutta la politica tedesca di cooperazione allo sviluppo, viene posto l'accento sulla valutazione del progetto, l'attuazione e il monitoraggio e sull'indicazione di linee direttrici ai consulenti. Le procedure di progetto comprendono la preparazione di un'analisi specifica incentrata sul genere, che valuti l'accesso delle donne alla formazione, ai servizi di consulenza, ai mezzi di produzione, alle tecnologie ed all'infrastruttura. Per quest'analisi, la BMZ ha istituito categorie di genere. E' obbligatorio caratterizzare tutte le misure ed i progetti tedeschi di cooperazione allo sviluppo secondo queste categorie. Nel 1991 sono stati valutati l'impiego e la resa di queste categorie e nel 1992 la BMZ riesaminerà le categorie sulla base di questa valutazione.

Sin dalla riorganizzazione della BMZ, la responsabilità sulla problematica WBD compete alla nuova divisione (1991) "Donne, famiglia, problematiche giovanili", nella quale lavorano a tempo pieno quattro funzionari. Il GTZ continua ad avere tre funzionari a tempo pieno ed il Kreditansalt für Wiederaufbau (KfW), l'agenzia esecutiva finanziaria del Ministero, ne ha uno.

Al fine di valutare l'integrazione femminile nei progetti rurali, è stato avviato uno speciale studio. Un altro simile è attualmente in fase di preparazione in cui si analizza il tema "donne e ambiente" e in particolare la protezione delle foreste. I risultati, le conclusioni e le raccomandazioni di questi studi verranno accuratamente presi in considerazione nel corso della revisione delle procedure amministrative, delle linee direttrici settoriali e nell'esecuzione dei corsi di formazione ulteriori.

Allo scopo di sviluppare i concetti orientati sulla problematica femminile, la BMZ attua progetti pilota destinati solo alle donne. Per la maggior parte, questi si concentrano sul miglioramento della situazione legale delle donne nel loro ruolo di produttrici e beneficiarie nelle zone urbane e rurali. Al contempo viene rafforzata la capacità di queste donne di partecipare alle attività sociali e ai processi decisionali delle politiche. Inoltre, è stato istituito un fondo speciale per micro-progetti WID, appositamente per il sostegno di grappi femminili nei paesi in via di sviluppo.

GRAN BRETAGNA

Overseas Development Administration (ODA) (Amministrazione per lo Sviluppo d'Oltremare) Economie and Social Division (Divisione Economica e sociale) 94 Victoria Street London SW1E 5DH Tel. 44-71-9177000 Fax 44-71-9170797

L'Amministrazione per lo sviluppo d'oltremare (ODA), il principale veicolo per

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l'amministrazione del programma del Regno Unito di assistenza allo sviluppo, ha riconosciuto per molti anni l'importanza di coinvolgere le donne nei suoi programmi di assistenza d'oltremare. Nel 1978, il ruolo delle donne è stato incluso nella Nota interna di orientamento politico dell'ODA, aggiornata nel 1982, relativa al ruolo dei Consulenti allo sviluppo sociale appartenenti all'ODA e nella lista di controllo della stessa ODA sugli aspetti sociali dell'aiuto, comprendente i modi nei quali le donne sono coinvolte nei progetti di sviluppo.

Le politiche WID del Regno Unito sono state esplicitamente delineate nell'opuscolo del 1986 "Donne e sviluppo e programma di aiuti britannico" (ripubblicato entro breve) e ulteriormente specificate nel documento del 1988 "Strategia per l'applicazione della politica ODA su Donne e sviluppo" che ha definito la politica WID e fornito le linee direttrici per l'azione sia in aree bilaterali che multilaterali. Nel 1989, "Donne, sviluppo e programma di aiuti britannico: una relazione sui progressi compiuti" è stato pubblicato dalla ODA per valutare i suoi sforzi nel settore relativo a donne e sviluppo e la sua prestazione sull'aspetto WID viene controllata su base annuale.

Nella Divisione aiuti economici e sociali interna alla Divisione Economica e Sociale dell'ODA (e non in un'unità separata, che avrebbe dato l'impressione di una marginalizzazione dell'aspetto WID) sono stati nominati quattro consiglieri per lo sviluppo sociale, per esprimere il loro parere sugli aspetti WID dei progetti (due dei quali offrono un consiglio politico su WID). Inoltre, vi è un Consigliere allo sviluppo sociale nella divisione ODA per lo sviluppo del Sud-Est asiatico e un Consigliere TCO su WID e Salute a Islamabad. La maggior parte delle sezioni di aiuti delle Alte commissioni britanniche e le Divisioni ODA per lo sviluppo hanno un funzionario le cui responsabilità comprendono l'aspetto WID. L'ODA si attende esplicitamente che tutti i suoi funzionari, in tutte le loro attività, cerchino la piena partecipazione delle donne.

L'ODA attua il suo mandato WID in molti modi: dialogando con i governi d'oltremare sulla condizione femminile nei loro paesi, ideando progetti rivolti alle necessità delle donne, incoraggiandone le aumentate candidature ai corsi di formazione, lavorando con altri donatori, includendo un programma di finanziamento comune con le ONG e accrescendo la consapevolezza del personale con corsi di orientamento e formazione. L'ODA raccoglie anche informazioni su quanto può essere fatto in favore delle donne e finanzia la ricerca sulle problematiche di genere. L'ODA avvia progetti "per le donne" perchè per loro stessa natura alcuni progetti riguardano le donne in particolare e altri sono necessari per riparare agli svantaggi cui esse devono far fronte. L'ODA favorisce tuttavia un approccio integrato, prestando attenzione al ruolo delle donne in tutti i progetti e coinvolgendole in tutti gli stadi della pianificazione, attuazione e controllo del progetto.

Le zone di progetto in cui è rivolta una particolare attenzione al ruolo delle donne includono la formazione e l'educazione, la produzione alimentare, la salute, l'acqua e l'igiene, l'occupazione e la generazione di reddito. L'ODA è interessato anche all'impatto di programmi di adeguamento strutturale sul segmento più povero della società, ove le donne sono la maggioranza, ed ha concepito programmi per proteggerle dagli effetti negativi. I progetti ODA riguardanti le donne ne prevedono uno sviluppato con il Women's World Banking delle ONG, che produce manuali e videocassette di formazione che danno consigli sull'accesso al credito e sulla generazione di reddito; un progetto in India che studia come potrebbe essere dato un aiuto al governo ed alle ONG che cercano di formare le

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donne in materia giuridica; un progetto in Bangladesh in cui alle ragazze provenienti dalle zone povere si impartisce una formazione professionale; un progetto educativo nel Ghana per le donne e le ragazze che non seguono l'educazione ufficiale.

L'ODA dà anche il suo appoggio per aiutare gruppi di donne nel Malawi a individuare attività generatrici di reddito mediante un approccio partecipativo, utilizzando una ONG kenyota e offre posti di formazione assistiti per piccoli imprenditori dei paesi in via di sviluppo in corsi quali "Donne uguale affari", all'Università di Durham.

La valutazione della politica e del progetto è una componente importante dell'impegno ODA verso WID. Nel 1987 è stato avviato uno studio, "Limitazioni per le donne che beneficiano dei premi di formazione finanziati dall'ODA", per scoprire la ragione per cui così poche donne vincevano i premi del Programma di formazione alla cooperazione tecnica e per raccomandare i modi di aumentare la partecipazione femminile. Nel 1989, l'ODA ha pubblicato una "Valutazione di progetti nei paesi in via di sviluppo: guida per gli economisti", che tratta aspetti sulle differenze di genere della valutazione di progetto. La "Guida alla partecipazione delle donne nei progetti di sviluppo" che ingloba una lista di controllo (su base DAC) per il resoconto statistico è stata di recente aggiornata. La guida serve di aiuto al personale ODA quando prepara, controlla e valuta i progetti.

L'ODA finanzia parzialmente i VSO, la parte più grande del programma volontario britannico, che invia 250 volontari all'anno nei paesi in via di sviluppo ed ha un funzionario addetto alla problematica donne che conduce la formazione sull'aspetto donne e svilupp.

GRECIA

Ministero degli Affari Esteri Ufficio delle donne 3 Akadimias Street Atene Tel. 30-1-3642898/3612325

Il Ministero degli Affari Esteri sta attualmente elaborando una politica su donne e sviluppo. Finora, le azioni in questo campo si sono concentrate sulla diffusione delle informazioni, tra cui anche quelle relative alla politica WID della Comunità europea dirette ai privati e alle ONG interessate.

La Grecia ha anche partecipato alla campagna nord/sud del Consiglio d'Europa, nella quale sono state trattate le preoccupazioni femminili e sta attualmente pianificando un seminario all'Università Pantheon, in collaborazione con l'Istituto per gli studi africani, sulla Convenzione di Lomé IV, che includerà una parte dedicata alle donne. La Grecia tratta altresì le problematiche WID attraverso la propria associazione all'ONU.

L'ufficio WID nel Ministero degli Affari Esteri sta lavorando attivamente per mantenere l'aspetto WID nel programma di politica e sensibilizzare il pubblico sulla questione.

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IRLANDA

Development Co-operation Division (Divisione Cooperazione allo sviluppo) Department of Foreign Affairs (Ministero degli Affari Esteri) 76/78 Harcourt Street Dublin 2 Tel. 353 1 780822 Fax 353 1 717149

Il programma WID è coordinato in una sotto-sezione della divisione della cooperazione allo sviluppo, con un funzionario responsabile di questo ed altri compiti. Si ha l'impressione che in questo modo WID non è marginalizzato.

Nel 1986, il governo delineava politiche WID specifiche, tra cui il sostegno alle conclusioni della Conferenza di Nairobi del 1985, l'accettazione dei principi guida DAC ed un impegno alla valutazione incentrata sulle donne in tutti i progetti. Inoltre, la fase di preparazione e valutazione nella pianificazione di nuovi progetti per il programma di aiuti bilaterale (BAP) considera il ruolo delle donne nelle attività dei progetti proposti. Quando possibile vengono compiuti sforzi per coinvolgere le donne nelle attività di progetto. Il controllo e la gestione del progetto è sempre di più cosciente della dimensione "donne e sviluppo", riflettendo un interesse di politica del BAP e le esigenze di sviluppo dei governi nei paesi partner. Anche se la formazione WID ufficiale non è realizzata, tutti i funzionari nella divisione Cooperazione allo sviluppo sono sensibilizzati e devono adeguarsi alle linee direttrici WID.

Così il Programma di Sviluppo Rurale Kilosa in Tanzania è stato progettato nuovamente nel 1990 per lavorare in più stretto contatto con le cooperative principali e i grappi informali di villaggio, comprese le donne. Ci si aspetta che il programma abbia un impatto positivo sulla posizione delle donne. Nel Lesotho viene fornito un aiuto continuato ad un progetto sui lavori manuali femminili volto specificamente a garantire un reddito alle donne del villaggio. I progetti di aiuto per l'infrastruttura nelle zone rurali, quali la fornitura d'acqua del villaggio o la costruzione di passerelle rurali, sono destinati ad apportare benefici immediati per il miglioramento delle condizioni di vita delle donne nelle zone rurali.

Il programma WID di assistenza tecnica finanziato dal 1987 unitamente all'ILO (Organizzazione internazionale per il lavoro), è continuato nel 1990. Lo scopo del progetto è di inglobare una dimensione pratica WID nelle proprie politiche e programmi di assistenza tecnica, molti dei quali rappresentano programmi pilota per PILO. Il programma si basa sul "Piano d'azione per la parità di opportunità e di trattamento tra uomim' e donne nei posti di lavoro" dell'ILO.

Sei consulenti irlandesi di sesso femminile sono state designate per preparare otto relazioni in due fasi dal titolo generale "Promozione del ruolo delle donne nei progetti di orientamento selezionati". Tali relazioni sono volte ad analizzare i problemi che assillano le donne nei settori di lavoro selezionati, in modo particolare l'educazione in alcuni paesi africani. Nel 1990 è stata completata la terza e definitiva relazione della Fase I, riguardante la tematica donne, formazione ed istruzione professionale in Ghana. Sono stati completati anche due studi della Fase II, che trattano dello status delle insegnanti nell'Africa

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meridionale e dei loro problemi nell'educazione tecnica e professionale rispettivamente in Kenya, Tanzania e Zambia.

ITALIA

Ministero degli Affari Esteri Direzione Generale per la Cooperazione allo sviluppo (DGCS) Ufficio XII Piazzale della Farnesina, 1 00162 Roma Tel 39-6-3235811 Fax 39-6-3240036

Un'attenzione esplicita al ruolo delle donne nel processo di sviluppo è stata per la prima volta prestata dal governo italiano nel 1985, in una legge sugli aiuti esteri d'emergenza, in base a cui è stato creato il Fondo aiuti italiani (FAI), un'agenzia di sviluppo italiana, per un periodo di un anno e mezzo. Durante il periodo FAI si sono verificati i primi tentativi italiani di puntare l'obiettivo sulle donne e di integrarle nei progetti e programmi.

A seguito di un aumento degli aiuti e dell'imminente scadenza del FAI, il Parlamento italiano ha approvato nel febbraio 1987 l'Atto 49 che continua a regolare gli aiuti italiani. La nuova legge ha proposto la promozione del ruolo delle donne come uno dei principali obiettivi della politica di aiuti esteri dell'Italia e ha creato un ufficio WID posto sotto l'autorità della Direzione Generale per la Cooperazione allo sviluppo (DGCS).

Le linee direttrici sul programma WID sono state approvate dalla DGCS nel 1988, tra cui 1) definire e applicare metodologie adeguate ad ogni progetto per il rafforzamento della partecipazione diretta delle donne al processo di sviluppo; 2) garantire la piena integrazione delle donne nei progetti e programmi DGCS; 3) raccogliere dati ed informazioni sullo status femminile nei paesi interessati dalla cooperazione italiana; 4) tenere seminari e riunioni per per consulenti ed esperti DGCS in modo da diffondere in tutto il sistema operativo i risultati ottenuti con le azioni summenzionate; 5) garantire che un numero crescente di donne partecipi a corsi professionali e/o educativi e/o organizzarne altri destinati appositamente alle donne.

L'ufficio WID è stato ufficialmente istituito nel 1990 con personale composto da 1 diplomatico senior ed un esperto a tempo pieno. Vi sono anche dei centri WID per ciascuno degli uffici regionali nell'Unità Tecnica del quartiere generale DGCS. L'ufficio WID dispone di un fondo di 24 miliardi di lire per il periodo dal 1991 al 1993.

I compiti specifici dell'ufficio prevedono: lavorare sulle metodologie per l'ideazione e l'attuazione di progetti e per la formazione del personale, in modo che l'integrazione delle preoccupazioni femminili siano incluse in tutte le attività di cooperazione italiana; realizzazione di ricerche sulla condizione femminile nei paesi in via di sviluppo, collegandola a progetti e programmi concreti; coordinare le attività con la circoscrizione internazionale WID, le organizzazioni dell'ONU, gli altri donatori, la Comunità europea, le ONG internazionali, le organizzazioni e le strutture femminili in tutti i paesi prioritari per la cooperazione italiana; l'individuazione e il controllo di progetti che arrechino beneficio alle donne e che saranno finanziati da altre voci del bilancio.

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Al fine di formulare una chiara strategia WID, l'ufficio WID ha commissionato ad una ONG italiana, AIDoS (Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo), dieci profili nazionali per dieci paesi scelti tra quelli a cui veniva data la massima priorità dalla politica di aiuti esteri dell'Italia, e cioè: Colombia, India, Kenya, Mali, Perù, Filippine, Sudan, Tanzania, Tunisia e Zimbabwe. Ciascun profilo contiene un'analisi della situazione sociale ed economica femminile nel paese in questione, riassumendo le statistiche disponibili e i dati su popolazione, sanità, alimentazione, diritti legali, attività politica, fattori culturali che influenzano status femminile, istruzione e occupazione. Ciascun profilo contiene inoltre una sezione che delinea una strategia WID per la cooperazione italiana nell'ambito di ciascun paese, con raccomandazioni concrete per azioni in favore del miglioramento della situazione femminile. In base a questi studi vi sono stati vari progetti in favore delle donne approvati su base bilaterale, compresi progetti in Angola, Zimbabwe, Kenya, Tanzania, Perù e Colombia. Inoltre, è stata realizzata una valutazione dell'integrazione delle donne nei principali progetti italiani di cooperazione allo sviluppo.

Per quanto riguarda progetti specifici per le donne, essi sono finanziati attraverso l'ufficio ONG che ricerca criteri determinati quando si selezionano i progetti per il finanziamento, compreso il rispetto per l'ambiente, il cui degrado ha un effetto notevole sulle donne; una sostenibilità del progetto una volta cessato l'aiuto esterno; la promozione di piccole associazioni di imprese, specialmente nelle zone con produzione artigianale con trattamento dei prodotti agricoli; l'organizzazione e l'aiuto delle associazioni femminili sociali e sanitarie, compresa la rivalorizzazione delle tradizionali ostetriche; l'istituzione di piccoli centri sociali, come gli asili infantili, gestiti da donne del posto; sostegno per misure destinate a facilitare l'impatto dei programmi di adeguamento strutturale su donne e bambini.

Un manuale di formazione sulle differenze di genere è attualmente in fase di preparazione da parte dell'AIDoS per il personale dei quartieri generali, delle ONG, delle società di consulenza e per il personale delle ambasciate. La formazione del personale nella pianificazione di genere seguirà a tempo debito.

La DGCS appoggia anche progetti speciali per le donne attuati da organizzazioni internazionali come UNIFEM, INSTRAW, ILO, ATRCW e IFAD, e finanzia corsi di formazione, che trattano soprattutto la tematica WID, presso il Centro internazionale di formazione professionale e per le tecniche avanzate ILO a Torino.

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PAESI BASSI

Ministerie van Buitenlandse Zaken (Ministero degli Affari Esteri) Directoraat-Generaal voor Internationale Samenwerking (DGCI) (Direzione Generale per la Cooperazione Internazionale) P.O. Box 20061 2500 EB Den Haag Tel . 31-70-3484350 Fax 31-70-3484848

Sin dal 1975 la cooperazione olandese allo sviluppo ha incluso l'attenzione alle problematiche WID. All'inizio degli anm' '80 sono stati preparati un certo numero di documenti politici con le linee direttrici per il miglioramento della posizione delle donne nei paesi in via di sviluppo, compreso un documento di politica su donne e cooperazione allo sviluppo, presentato al Parlamento dal Ministero per la Cooperazione allo sviluppo e che delineava gli obiettivi, le strategie e gli strumenti per il miglioramento della situazione femminile nel Terzo mondo.

Nel 1984 è stato istituito un comitato direttivo interdivisionale su WTD nella Cooperazione allo sviluppo bilaterale composto di rappresentanti di tutti i paesi e delle sezioni dei programmi di settore; scopo del comitato è l'integrazione dei bisogni e degli interessi delle donne nella politica di cooperazione allo sviluppo bilaterale.

Basato su una serie di valutazioni e documenti politici e sulle Nairobi Forward Looking Strategies, è stato presentato nel giugno 1987 un "Programma d'azione WID". Π Programma schematizzava misure e strumenti per il coinvolgimento delle donne nel processo di sviluppo per il periodo 1987-1990, utilizzando un approccio strumentale con una messa a fuoco sul potenziale produttivo delle donne. Nel Programma, è stato delineato un approccio integrato per coinvolgere le donne in tutte le attività di sviluppo, ma è stato riconosciuto che potrebbero dimostrarsi necessari, in alcune circostanze, progetti destinati specificamente alle donne.

Una nuova politica WID è stata annunciata nel luglio 1991 da Jan Pronk, Ministro olandese per la Cooperazione allo sviluppo, durante il seminario "Donne e sviluppo: proseguire verso l'autonomia" basato su un documento politico presentato al Parlamento nel settembre 1990. Il Sig. Pronk ha reso una duplice dichiarazione politica affermando che le politiche di sviluppo devono essere orientate esplicitamente all'aspetto WID e che ciò può essere realizzato al meglio in base al concetto di autonomia. Egli ha defunto il concetto di autonomia in relazione all'autorità, alla libertà e all'opportunità per ciascun individuo nel quadro della lotta alla povertà e all'uguaglianza sul terreno di classe, genere e razza e -come descritto nel documento politico - in quanto controllo sulla vita stessa dell'individuo e sul suo corpo, compresi elementi fisici, economici, politici e socioculturali. Assieme, i quattro elementi costituiscono una struttura d'analisi nel cui ambito l'Olanda può studiare la posizione femminile.

Il Sig. Pronk ha quindi esposto varie misure metodologiche e funzionali, alcune delle quali già adottate, per l'attuazione della politica sull'autonomia. Innanzitutto, egli ha sottolineato che "donne e sviluppo" è introdotto come tema prioritario nell'intero programma di cooperazione allo sviluppo e che, di conseguenza, è stato designato come uno dei

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programmi "d'assalto" con un personale responsabile non solo della pianificazione di specifici progetti WID, ma soprattutto di consigliare, preparare e controllare le politiche per garantire che WID sia un elemento essenziale in tutte le attività di sviluppo del Ministero. In quanto programma d'assalto, esso delinea i criteri fondamentali a cui tutte le attività devono attenersi. In secondo luogo, si sta introducendo specifici obiettivi dell'aspetto "donne e sviluppo" utilizzando i corrispondenti criteri O C S E / D A C . Infine, viene sviluppato un sistema basato su continue valutazioni, controlli e relazioni per l'intero ciclo di progetto, in modo da garantire che nessun programma finanziato dai Fondi di sviluppo olandesi porti a risultato un deterioramento della posizione femminile e che tutti i progetti abbiano un effetto positivo.

Altri strumenti di attuazione sono i documenti del Settore donne e sviluppo, messi in atto con il Programma d'azione, che forniscono le direttive e le liste di controllo operative per la valutazione dei progetti e dei programmi. Sono già stati ultimati documenti su donne e agricoltura, donne e salute, donne e ambiente, donne e acqua potabile. Sarà inoltre pubblicato entro breve un documento su donne ed educazione.

Inoltre, sono in fase di preparazione anche i piani d'azione per la Valutazione dell'impatto delle donne, che costituiranno un piano metodologico dell'intero ciclo di progetto con una serie di direttive procedurali per l'integrazione delle donne e un approccio sull'autonomia nell'insieme del ciclo di progetto con una serie di strumenti per controllare se l'ideazione, l'esecuzione e la conclusione del progetto rispondono ai criteri DAC/WID. Saranno preparati anche profili WID per i settori nei quali l'Olanda ha un programma intensivo di Cooperazione allo sviluppo, profili che forniscono i dati fondamentali relativi alla posizione femminile in quel determinato settore.

Come supplemento ai profili WID, verranno avviati Studi di impatto sulle donne per vari programmi e progetti specifici, i quali descriveranno la posizione femminile esistente e prevederanno le possibili conseguenze sulle donne dell'intervento proposto, utilizzando un profilo d'attività e un profilo d'accesso e controllo. I profili verranno quindi tradotti in indicatori che potranno essere controllati confrontandoli ai criteri di autonomia olandesi.

Il rafforzamento della competenza è un'altra importante misura per la messa in atto della politica di autonomia. Il numero degli esperti WID al Ministero e nelle Ambasciate è stato di conseguenza aumentato, così come il numero di specialisti del settore WID sul campo. Inoltre, sarà fornita a tutto il personale del Ministero una formazione specifica e regolare sulla tematica WID.

Infine, i fondi eccezionali stanziati per il programma d'assalto WID godranno di un sostanziale aumento nel corso dei prossimi quattro anni. I fondi possono essere utilizzati per due programmi principali: rendere operativa la politica WID e sostenere il movimento femminile internazionale. Una parte dei fondi eccezionali viene delegata alle ambasciate affinché sia utilizzata dagli specialisti nel campo WID per sostenere programmi volti ad incrementare l'autonomia.

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PORTOGALLO

Presidência do Conselho de Ministros (Presidenza del Consiglio dei Ministri) Comissão para a Igualdade e para os Direitos das Mulheres (Commissione per l'Uguaglianza e i Diritti delle Donne) Ava. da Republica, 32-l°Esq. Lisbona CODEX. 1903 Tel 351-1-7976081 Fax 351-1-7937691

Le attività nel settore WID in Portogallo sono centralizzate nella Commissione per l'uguaglianza e i diritti delle donne, in passato chiamata Commissione sullo status delle donne, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel campo della cooperazione allo sviluppo bilaterale, è stato avviato nel 1988 un programma di cooperazione tra la Commissione e l'Organizzazione delle donne di Capo Verde (Organização das Mulheres de Cabo Verde), che ha comportato il prestito di assistenza tecnica a questa organizzazione, per gli studi sulla condizione femminile a Capo Verde. Un esperto della Commissione è stato inviato a lavorare per un mese a Capo Verde.

Tra il 1987 ed il 1990, la Commissione ha realizzato un progetto informativo sulle donne finanziato dal Fondo delle Nazioni Unite per le Attività delle Popolazioni (UNFPA), nel quale l'ultima fase richiedeva l'allacciamento di contatti con le organizzazioni femminili nei paesi africani di lingua portoghese per poter trasferire a queste organizzazioni l'esperienza acquisita dalle attività del progetto. Questi contatti - realizzati mediante le visite di due esperti tecnici della Commissione nei paesi africani di lingua lusitana (Angola, Mozambico, Capo Verde, Guinea, San Tomé e Principe) - hanno aperto prospettive per la cooperazione che verosimilmente dovrebbero concretarsi fra breve in progetti bilaterali e multilaterali. In quanto parte del progetto, le pubblicazioni riguardanti la pianificazione familiare e la salute della madre e del bambino sono state adattate ed inviate ai paesi africani di lingua lusitana.

Nel 1990, un esperto della Commissione ha iniziato a preparare uno studio sugli "aspetti psicologici, sociali e culturali legati alla pianificazione della famiglia" come parte del progetto "La formazione dei formatori nella pianificazione familiare e nella salute della madre e del bambino" nei paesi africani di lingua lusitana, appoggiato dalla Direzione generale Assistenza sanitaria primaria (D.G. de Cuidados de Saúde Primários). Sin dal 1990, la Commissione ha realizzato attività di formazione su questo tema dirette sia ai dottori portoghesi che africani e ai professionisti dell'assistenza sanitaria.

Nel settembre 1990, un esperto della Commissione ha partecipato alla riunione della Comunità europea degli esperti degli Stati membri sul tema "Donne e sviluppo. Accesso al risparmio e al credito" su invito del rappresentante del Portogallo (Istituto per la cooperazione economica, Ministero degli Affari Esteri e Finanziari - Instituto para a Cooperação Económico, Ministerio dos Negócios Estrangeiros e das Finanças) e presentato una comunicazione sul tema.

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SPAGNA

Ministerio de Asuntos Sociales (Ministero degli Affari Sociali) Instituto de la Mujer (Istituto della Donna) Almagro, 36 28010 Madrid Tel. 34-1-3478000 Fax 34-1-3199178

Sebbene la cooperazione spagnola allo sviluppo si basi nel Ministero degli Affari Esteri (Ministerio de Asuntos Exteriores) sull'Agenzia Spagnola per la Cooperazione internazionale (AECI), l'azione "donne e sviluppo" si è concentrata sul Programma di cooperazione donne e sviluppo (Programa de Cooperación Mujeres y Desarrollo) istituito nel 1988 nell'Istituto della Donna, un'agenzia autonoma nel Ministero degli Affari Sociali. L'unità responsabile del programma è l'Ufficio degli Affari Internazionali.

I progetti di cooperazione dell'Istituto sono finanziati tramite due canali, o attraverso un protocollo annuale alla Convenzione tra il Ministero degli Affari Esteri ed il Ministero degli Affari Sociali, che cofinanzia i progetti tra l'Istituto di cooperazione latinoamericana (Instituto de Cooperación Iberoamericana-ICI) e le agenzie del Ministero degli Affari Sociali oppure attraverso le Convenzioni per i progetti intrapresi unitamente alle ONG.

L'Istituto della Donna collabora con le ONG di sviluppo che presentano progetti in favore delle donne al Segretario di Stato per la Cooperazione internazionale e per l'America latina (Secrataria de Estado para la Cooperación Internacional y para Iberoamérica - SECIPI) del Ministero degli Affari Esteri, tutelando i progetti in settori prioritari del SECIPI. L'Istituto della Donna riceve inoltre richieste dirette per il finanziamento da parte delle organizzazioni governative, non governative e internazionali nei paesi in via di sviluppo. Queste richieste vengono vagliate e quelle che sono in linea con gli obiettivi dell'Istituto sono selezionate e finanziate attraverso una delle due convenzioni.

I settori prioritari per i progetti ed i programmi adottati dal Programma WID comprendono la creazione e la formazione di competenza, l'infrastruttura, la sanità, gli studi e la diffusione dell'informazione sulla condizione femminile, i progetti produttivi e generatori di posti di lavoro e organizzazioni responsabili della parità dei diritti tra uomim' e donne. Le popolazioni prioritarie obiettivo degli interventi dell'Istituto comprendono i nuclei familiari abitativi diretti da donne, le zone rurali con scarsità di risorse, le zone povere costruite attorno ad aree urbane, la popolazione autoctona, i rifugiati, le persone senza dimora e gli esuli rimpatriati e coloro che sono confrontati a situazioni di violenza. Sebbene il Programma WID dia priorità ai paesi dell'America latina, soprattutto l'America centrale e i Caraibi, la regione subandina e il cono meridionale, esso ha cominciato a espandere il Programma ad altre zone geografiche.

L'Istituto sta attualmente preparando un modello per le richieste di finanziamento di progetti che non solo copra gli elementi tecnici necessari all'ideazione del progetto, ma delinei anche una serie di indicatori base che garantiscano un'adeguata incorporazione della prospettiva di genere.

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L'Istituto della Donna, attraverso il programma "donne e sviluppo", opera con organizzazioni internazionali come l'Organizzazione internazionale per il lavoro (ILO) e l'Organizzazione Panamericana per la Salute (OPS) in progetti e programmi diretti alle donne in America latina.

Come parte del Programma WID, l'Istituto organizza un corso di formazione annuale per il personale nel campo della cooperazione WID, sostenuto dal Fondo sociale europeo e dall'Agenzia spagnola per la cooperazione internazionale. L'obiettivo di questo corso è di formare i tecnici all'uso di una prospettiva di genere nella cooperazione allo sviluppo.

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IV. ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE E ORGANIZZAZIONI IN RETE

BELGIO

Centre National de Coopération au Développement - Communauté (CNCD) (Centro Nazionale per la Cooperazione allo sviluppo) Quai du Commerce 9 1000 Bruxelles Tel. 32-2-2184727 Fax 32-2-2176078

Organizzazione non governativa che sostiene e coordina il lavoro di una serie di altre ONG belghe interessate alla problematica sviluppo. Il CNCD organizza campagne pubbliche di informazione e finanzia progetti di sviluppo, compresi progetti destinati alle donne, presentati da altre ONG. Ogni anno esso organizza una campagna di raccolta fondi per aiutare a sostenere il costo di questi progetti, molti dei quali sono cofinanziati dal governo belga o dalla CE. Il CNCD compie inoltre azioni di pressione sul governo belga nel campo della cooperazione allo sviluppo.

Coalition Internationale d'Action au Développement (ICDA) (Coalizione internazionale di azione allo sviluppo) 115 rue Stévin 1040 Bruxelles Tel. 32-2-2300430

Rete composta da oltre 700 organizzazioni orientate allo sviluppo, fondata nel 1975, l'ICDA intraprende una serie di iniziative per trasmettere le vedute e le proposte del movimento di sviluppo ai governi e alle organizzazioni internazionali. L'ICDA è particolarmente interessata nel creare canali di comunicazione tra i gruppi di sviluppo nel Nord e nel Sud e nel promuovere il riconoscimento del ruolo centrale delle donne nel processo di sviluppo.

Conseil International des Femmes (Consiglio internazionale delle donne) Rue Belliard 62, 1040 Bruxelles Tel. 32-2-2382511

ONG che realizza due tipi di progetti, quelli finanziati dal proprio piccolo fondo di sviluppo e i grandi progetti, per i quali i fondi provengono da settori privati e intergovernativi. Il Consiglio ha messo in atto un progetto di assistenza sanitaria per madre/figlio a Giacarta su richiesta dell'organizzazione femminile locale, che si sta ora riproducendo in tutta l'isola di Giava. 11 Consiglio organizza inoltre conferenze e seminari di formazione. Nel 1990 e nel 1991 ha organizzato due seminari per dirigenti di associazioni femminili locali nei paesi in via di sviluppo, sull'individuazione e la formulazione delle proposte di progetto. All'inizio del 1992 terrà una conferenza con tema la famiglia.

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National Centrum Voor Ontwikkelingssamenwerking-NCOS (Centro Nazionale per la Cooperazione allo sviluppo) Vrouwengroep (Grappo di Donne) Vlasfabriekstraat 11 1060 Bruxelles Tel. 32-2-5392620 Fax 32-2-5391343

Il Grappo femminile è stato creato nel 1985 come parte del NCOS, un'organizzazione di coordinamento. Il Gruppo serve come un forum in cui è possibile scambiare e discutere le esperienze e le informaziom' e in cui vengono elaborate le linee direttrici per un'azione congiunta tra le ONG. Il Gruppo mira a promuovere l'attenzione sull'aspetto WID nelle attività ONG, compresi i progetti di sviluppo e l'educazione, l'invio di volontari, la partecipazione delle donne nelle ONG e le attività politiche. Il Grappo organizza seminari e sessiom' di formazione, possiede una banca di dati sulle organizzazioni e sui movimenti femminili nel Terzo mondo e sugli scritti relativi che trattano della tematica WID, prepara e diffonde materiali per l'educazione allo sviluppo, opera in rete con le organizzazioni femminili nel Terzo mondo, partecipa a riunioni internazionali, prepara le linee direttrici WID in seno alla struttura dei progetti cofinanziati dalla CE.

Studie En Aktiegroep Voor Ontwikkelingssamenwerking (SAGO) (Grappo di Studio e Azione per la Cooperazione allo sviluppo) Lange Lozanastraat 14 2018 Antwerpen Tel. 32-2-375630

ONG per l'educazione allo sviluppo creata nel 1972, coordina le sue attività con il movimento femminile, le organizzazioni femminili nei paesi in via di sviluppo, i comitati di solidarietà e le organizzazioni di migranti sulla solidarietà internazionali. SAGO opera per il miglioramento della situazione delle donne, per incoraggiarne lo sviluppo sociale e appoggiare il processo di sensibilizzazione, autonomia e indipendenza del movimento popolare in America latina.

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DANIMARCA

Mellemfolkeligt Samvirke (MS) (Associazione danese per la Cooperazione internazionale) Kvindegruppen (Gruppo delle Donne) Borgergade 10-14 1300 Copenhagen K Tel. 45-33-326244 Fax 45-33-156243

ONG con quattro politiche prioritarie: povertà, donne, sviluppo dalle persone e sostenibilità. MS conduce attività di educazione allo sviluppo in Danimarca nonché progetti sul campo nei paesi in via di sviluppo. Le attività di sviluppo per le donne sono integrate da mezzi per l'analisi di genere e da un approccio di genere in tutte le attività. Il Grappo di risorsa per la politica sulle donne opera per rafforzare il lavoro della politica in favore delle donne nell'assistenza allo sviluppo e in seno alla MS. Il Comitato del programma MS ha di recente deciso che il 50% di tutti i progetti/attività deve avere le donne come beneficiarie dirette. MS pubblica un bolletino semestrale dal titolo "Le voci WID nella MS".

Danish Latin American Women's Association (Associazione danese "donne in America latina") Poppelgade 11, 5th 2200 Copenhagen N

Associazione che opera per diffondere in Danimarca le informazioni sulla situazione femminile in America latina, in modo da sostenere le lotte delle donne contro l'oppressione e in favore dello sviluppo. L'Associazione organizza conferenze e seminari e appoggia vari progetti sul campo.

Kvindernes U-Lansudvalg (K.U.L.U.)-Donne e Sviluppo Landgreven 7,3 1301 Copenhagen K Tel. 45-33-157870 Fax 45-33-325330

Organizzazione-ombrello di organizzazioni femminili danesi che lavorano su WID. KULU è stata creata nel 1976 con due obiettivi principali: fornire l'educazione allo sviluppo sul tema donne e sviluppo in Danimarca e sostenere le organizzazioni femminili ed i progetti nel Sud. KULU adempie il suo mandato informativo e di rete con pubblicazioni, programmi radiofonici, riunioni, campagne nazionali e conferenze. Sebbene negli anni passati KULU abbia appoggiato vari piccoli progetti sulle donne, recentemente ha iniziato l'amministrazione di progetti nelle Filippine, Perù e Cile con fondi della Danida.

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FRANCIA

Femmes et Changements (Donne e cambiamenti) 219 Bid Raspail 75014 Paris

Una ONG che intraprende azioni di solidarietà e sostiene i movimenti femminili e ambientali ed i progetti nel sud.

Femmes & Développement (Donne e sviluppo) 18, rue de Varenne 75007 Paris Tel. 33-1-42221820

ONG che coopera con le donne dei paesi in via di sviluppo e ne appoggia la lotta economica, culturale e sociale. Femmes & Développement opera per sensibilizzare l'opinione pubblica e i funzionari nei Ministeri, negli istituti di ricerca e nelle ONG sulla necessità di riconoscere le donne come partner paritarie nel processo di sviluppo. Contribuisce a sostenere la partecipazione femminile all'ideazione dei progetti di sviluppo, cerca fonti di finanziamento e promuove lo scambio di informazioni tra le donne del Nord e del Sud.

Mouvement pour la défense des droits de la femme noire (MODEFEN) (Movimento per la difesa dei diritti della donna di colore) 94 Boulevard Masséna 75003 Paris Tel. 33-1-45855952

Organizzazione senza scopo di lucro che lavora per la difesa dei diritti delle donne di colore, compresi il diritto alla salute, all'alfabetizzazione e alla formazione professionale, all'istruzione e alla pianificazione familiare e in favore della solidarietà con tutte le donne nella lotta per la dignità e la libertà. MODEFEN lotta inoltre contro la poligamia, i matrimom' forzati, la prostituzione di minori, la mutilazione sessuale, la sterilizzazione forzata e tutte le forme di violenza contro le donne e contro il razzismo e l'apartheid.

Réseau Femmes et Développement (Rete donne e sviluppo) c/o GRDR 8 rue Paul Bert 93300 Aubervilliers Tel. 33-1-48349594 Fax 33-1-48340167

Rete per WID, i cui obiettivi sono di servire come canale di informazione e di scambio per

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le donne ed i gruppi femminili in Francia e nei paesi in via di sviluppo e fornire aiuti e competenza sulla problematica "donne e sviluppo". La rete partecipa a conferenze internazionali, alla messa in atto di formazione per gli attori dello sviluppo, all'elaborazione di una metodologia per l'integrazione dei progetti "donne e sviluppo" e alle missioni di individuazione, attuazione e valutazione. La rete pubblica un bollettino bimestrale e una relazione annuale su un tema preciso.

GERMANIA

Deutscher Frauenrat Consiglio Tedesco delle Donne Consiglio Nazionale delle Organizzazioni Tedesche di Donne Lobby Femminile Simrockstr. 5 D-5300 Bonn 1 Tel. 49-228-223008 Fax 49-228-218819

Federazione di Associazioni tedesche femminili e di gruppi femminili in associazioni miste che mira a promuovere l'uguaglianza dello status delle donne in tutti i settori sociali, la salvaguardia della democrazia, la comprensione e la solidarietà internazionali. Le sue attività si concentrano sul miglioramento delle opportunità politiche ed occupazionali delle donne, sulla sicurezza sociale delle donne, sulle donne nella storia e sulla messa in atto delle Strategie 2000 adottate dalla Conferenza mondiale sulle donne svoltasi a Nairobi nel 1985. Il Consiglio pubblica una serie dedicata alle problematiche femminili - dieci numeri all'anno - che comprende edizioni su "donne in Africa" e "donne al lavoro per le donne nel Decennio delle Nazioni Unite per le donne".

Evangelische Zentralstelle Für Entwicklungshsilfe (EZE) (Associazione Protestante per la Cooperazione allo sviluppo) Mittelstrasse 37 D-5300 Bonn 2 Tel. 49-228-81010

Associazione che sostiene programmi di sviluppo regionale globali, progetti individuali e iniziative popolari con priorità ai gruppi più indigenti nella società. Le sue iniziative WID comprendono progetti e dialoghi speciali.

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Gender Orientation on Development (GOOD) (Orientamento di genere nello sviluppo) c/o AG KED Arbeitsgemeinschaft Kirchlicher Entwicklungsdienst Planungs- Und Grandsatzabteilung (Associazione dei Servizi di Sviluppo delle Chiese) 29 Kniebestrasse 7000 Stuttgart

Gruppo di lavoro WID composto da agenzie di sviluppo protestanti europee che punta all'incorporazione di un impegno WID nelle politiche e pratiche delle organizzazioni di sviluppo. Per poter adempiere il suo obiettivo di integrazione, la GOOD ha iniziato un processo in tre fasi nel quale le agenzie di sviluppo basate in Europa esaminano le similitudini e le differenze nei propri approcci WID, le agenzie del Sud discutono le proprie strategie WID ed infine le agenzie di sviluppo del Nord e Sud si riuniscono per discutere gli aspetti della formazione e delle strategie di genere. GOOD sta programmando un seminario in settembre per i rappresentanti delle organizzazioni associate con persone del Nord e del Sud che valuteranno varie strutture su genere e sviluppo, e scambieranno le strategie per consentire alle organizzazioni di formulare e attuare le politiche sul genere. La responsabilità del coordinamento di GOOD è passata, tra le sue organizzazioni membro, ad AG KED, responsabile dal febbraio 1992 al settembre 1992.

Terre des Femmes (Terra delle donne) Dillstrasse 8 2000 Hamburg 13

ONG interessata ai problemi cui devono far fronte le donne e aU'eliminazione di tutte le forme di discriminazione di genere. I suoi obiettivi sono l'organizzazione di seminari per sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi delle donne nel Terzo mondo; la promozione di progetti nel campo della salute, dell'educazione e dei media; la protezione delle donne perseguitate (a cui offre inoltre corsi di formazione professionale) per aiutarle ad emigrare dai loro paesi di origine e ad ottenere asilo in Germania.

GRAN BRETAGNA

AKINA MAMA WA AFRIKA London Women's Center (Centro Femminile di Londra) Wesley House 4 Wild Court London WC2B 5AU Tel. 44-1-4301044

AKINA MAMA WA AFRIKA, che in Swahili significa "Solidarietà tra le donne africane", è un'organizzazione volontaria per lo sviluppo delle donne africane, che fornisce vari servizi di supporto (ad es. consulenza e informazioni). AKINA MAMA pubblica "African Women",

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un giornale trimestrale sullo sviluppo delle donne africane che offre loro un'opportunità di parlare di se stesse e di avviare altre attività di ricerca. L'organizzzione ha anche una biblioteca e un centro per la ricerca sulle donne africane ed organizza seminari, assiste e appoggia organizzazioni e gruppi di donne africane in Africa e serve da collegamento tra membri e gruppi di colore, fondazioni caritative, altri organismi volontari o pubblici e dipartimenti governativi.

The Associated Country Women of the World (ACWW) (Associazione Donne rurali del mondo) Vincent House, Vincent Square London SWIP1P 2NB Tel. 44-1-8348635

ACWW è la più grande organizzazione internazionale delle donne e dei costruttori rurali. Opera per elevare gli standard delle donne e delle loro famiglie in tutto il mondo, attraverso progetti di sviluppo comunitari, educazione e formazione. Essa promuove ovunque il benessere, l'amicizia e la comprensione a livello internazionale tra le donne. ACWW ha una posizione di consulente con alcune agenzie ONU ed ha rappresentanti a New York, Ginevra, Parigi, Roma, Vienna e Nairobi. Essa parla in nome delle donne rurali alle riunioni ONU e mantiene informati i membri sui lavori dell'ONU. ACWW ha proposto l'Anno internazionale della famiglia che avrà luogo nel 1994.

Change (Cambiare) POB 824 5 Central Buildings Rye Lane London SE15 5DW Tel. e Fax 44-71-2776187

CHANGE è un'organizzazione per lo sviluppo femminile creata nel 1979 per supplire alla mancanza di materiali informativi ed educativi sulle donne. CHANGE realizza tutta una serie di attività fra cui la pubblicazione di relazioni e profili nazionali WID, la fornitura di formazione sulla sensibilizzazione al genere, nonché la preparazione di una serie di "Thinkbooks" e "Actbooks" destinati a creare la consapevolezza dei ruoli delle donne tra le ONG e di guide pratiche "Come fare.." per lavoratori sul campo insieme a grappi femminili. CHANGE è un'organizzazione senza scopo di lucro finanziata da piccole donazioni private. CHANGE opera anche come consulente per la Commissione delle Comunità europee.

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Christian Aid P.B. 100 London SEI 7RT Tel. 44-71-6204444 Fax 44-71-6200719

Organizzazione ecclesiastica per lo sviluppo che incentra le sue attività sull'educazione allo sviluppo e sul finanziamento di progetti, lavorando direttamente, insieme a organizzazioni locali, su progetti che rafforzano i poveri contro tutto quanto li mantiene senza potere. Christian Aid ha anche un Forum per le donne che cerca di sollevare la questione di genere in ogni aspetto del lavoro dell'organizzazione. Il Forum ha intrapreso una serie di attività differenziate fra cui l'istituzione di una formazione alla pianificazione di genere (un metodo per studiare i progetti di sviluppo e valutarne le conseguenze a livello di genere) e la preparazione e l'adozione di una politica sul genere. Il Forum mantiene inoltre legami con le donne in altre organizzazioni per lo sviluppo.

Foundation Development (Fondazione Sviluppo) c/o Worldwise Brighthelm, North Road Brighton. East Sussex BNI3LA

Organizzazione di finanziamento che sostiene i progetti organizzati da e per le donne del Terzo mondo ed è particolarmente interessata alla fornitura di fondi per la formazione e la creazione di strutture di rete. Gamma delle sovvenzioni: da 500 a 1.500 sterline.

Foundation for Women Health Resource and Development (FORWARD) (Fondazione per lo Sviluppo e la Salute delle Donne) 38 King Street London WCZE 8JT Tel. 44-71-3796889

ONG per la salute delle donne creata nel 1983, attiva nei progetti educativi, che promuove il fattore salute tra le donne africane e i loro bambini con un'attenzione particolare alla mutilazione genitale femminile. Nel 1986 FORWARD ha iniziato la sua Campagna africana per la salute della madre e del bambino africani, per poter fornire un aiuto confidenziale ed un servizio di consulenza alle donne africane, dare voce a problematiche specifiche di salute, condurre ricerche sugli aspetti culturali nella riproduzione e nella salute generale, informare le professioni di assistenza sanitaria sugli speciali bisogni delle donne africane e delle loro famiglie e aprire la strada alle strategie innovative di assistenza sanitaria che traggono ispirazione dalla cultura africana.

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International Alliance of Women (UK) (Alleanza internzazionale delle donne) Regent's College, Inner Circle, Regent's Park London NW1 4NS Tel. 44-71-9356592

Rete ONG che opera per la parità dei diritti e il miglioramento dello status delle donne in tutto il mondo. L'Alleanza organizza seminari insieme ad affiliati locali nei paesi in via di sviluppo e pubblica il Notiziario Internazionale delle Donne in francese ed inglese.

International Centre for Research on Women, European Office (Centro internazionale per la ricerca sulle donne, Ufficio europeo) 2A Hamstead Hill Gardens London NW3 2PL Tel. 44-71-4351169

ONG che promuove la partecipazione economica delle donne nei paesi in via di sviluppo attraverso aiuti tecnici e finanziari e mediante il suo lavoro come centro informazioni.

International Planned Parenthood Federation (Federazione internazionale per la pianificazione della condizione familiare) Regent's College, Inner Circle, Regent's Park London NW1 4NS Tel. 44-71-4860741

Organizzazione di pianificazione familiare che opera per promuovere e sostenere tale servizio a livello internazionale e per istruire le persone individuali e i governi sui vantaggi per l'intera famiglia, particolarmente per le madri e i figli, della pianificazione delle nascite. La Federazione si impegna in programmi informativi, di formazione a livello regionale e di assistenza tecnica nei paesi in via di sviluppo.

Minority Rights Group (Gruppo per i diritti delle minoranze) 279 Brixton Road London SW9 7DE Tel. 44-71-9306659

ONG che si concentra sui diritti umani. Il gruppo ha pubblicato una relazione sulla circoncisione femminile ed un'altra sulle donne nell'Africa subsahariana.

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National Women's Network (Rete nazionale delle donne) Box 110 190 Upper Street London NI

La Rete nazionale delle donne è un organismo nazionale non finanziato creato nel 1985 all'Università di Kent. La rete ha tre scopi principali: lavorare in rete e scambiare informazioni su problematiche internazionali che riguardano le donne; agevolare il sostegno reciproco tra grappi di donne e singoli individui; fornire la solidarietà ed il supporto alle lotte delle donne del Terzo mondo per facilitare l'opera di pressione sulle problematiche femminili internazionali, per modificare le politiche dei governi, delle agenzie di assistenza e delle stesse organizzazioni femminili.

National Alliance of Women's Organisations (NAWO) (Alleanza nazionale delle organizzaioni femminili) 279-281, Whitechapel Road London El 1BY Tel. 44-71-2474490

Organizzazione-ombrello che agisce per conto delle organizzazioni femminili nel paese con un impegno diretto all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne, incluso il razzismo. Il progetto WID della NAWO mira ad assistere i membri della NAWO ed altre agenzie di assistenza, per rafforzarne la capacità di risposta alle esigenze e agli interessi delle donne nei paesi in via di sviluppo e per rafforzare la ricerca e la politica sulle problematiche WID mediante lo scambio di informazioni e la formazione. Il progetto WID realizza una varietà di attività tra cui indagini, l'estensione e la formazione, lo sviluppo di linee direttrici per organizzazioni che desiderano stabilire politiche WID nel proprio ambito e nelle valutazioni di progetto.

One World Action (OWA) (Azione per un mondo unico) 59 Hatton Garden London EC1N 8LS Tel . 44-71-4041413 Fax 44-71-4041347

L'OWA opera in associazione con organizzazioni del Sud che lottano contro la povertà, l'ineguaglianza e la discriminazione. L'OWA fornisce un'assistenza diretta a grappi il cui lavoro si basa sui principi della democrazia e della più grande uguaglianza, e sul rispetto dei diritti e delle libertà umane. L'OWA si è impegnata nella sfida contro le ineguaglianze di genere e a garantire che le donne siano attive ad ogni livello del processo decisionale e di pianificazione. L'OWA realizza lavori educativi in Inghilterra e nel resto d'Europa sulle preoccupazioni delle organizzazioni associate - diritti delle donne, problematiche su genere e sviluppo, ecc.

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Opportunities for Women (OFW) (Opportunità per le donne) Centre Two Ossian Mews London N44DX Tel. 44-71-3489458 Fax 44-71-3403975

Una fondazione caritativa il cui scopo è migliorare le opportunità che le donne hanno nelle loro società. Attualmente, l'OFW sta sostenendo progetti educativi, di formazione, generatori di reddito di piccolo livello nel Belize e nel Nepal. Negli ultimi cinque anni, i membri del grappo di ricerca della fondazione hanno lavorato su numerose problematiche sociali nel Regno Unito, e nel 1989 hanno dato inizio a un progetto per valutare l'impatto che le aumentate responsabilità di assistenza avranno sugli individui, i dipendenti, il settore del volontariato, la politica e la pratica governativa, ecc.

Oxfam, Gender Aid Development Unit (GADU) (Oxfam, Unità per lo sviluppo della prospettiva di genere) 274 Banbury Road Oxford OX2 7DZ Tel. 44-86-556777

GADU, avviata nel 1985, è collocata all'interno della Divisione aiuti oltreoceano della Oxfam ed è dotata di un piccolo fondo indipendente. Essa opera per promuovere l'integrazione di una prospettiva di genere in tutti i settori di Oxfam. GADU controlla i progetti d'oltremare, offre consigli su progetti, conduce un programma educativo interno sul genere, si impegna nella ricerca e nella valutazione e svolge un'azione informativa attraverso seminari e un "Newspack" contenente materiale scritto da professori univeritari sulle problematiche di genere.

The Panos Institute (Istituto Panos) 9 White Lion Street London NI 9PD Tel. 44-71-2780345

ONG che conduce ricerche sull'ambiente, la salute e le malattie e che pubblica "Panoscope" e "World AIDS". L'Istituto ha recentemente pubblicato uno studio su donne e AIDS nel Terzo mondo.

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War on Want (WOW) (Guerra delle necessità) Fenner Brockway House 37-39 Great Guildford Street London SEI OES Tel. 44-71-6201111

Piccola ONG che finanzia il lavoro di sviluppo a lungo termine di organizzazioni popolari locali in Africa, Asia e America latina. La politica del WOW è che nessun progetto finanziato sia pregiudizievole o discriminante per il miglioramento della situazione femminile. Molti progetti appoggiati dal WOW sono diretti specificamente a tale miglioramento, ad esempio i programmi su generazione del reddito, formazione, alfabetizzazione, assistenza sanitaria e autoaiuto. La campagna del WOW "Le donne per un cambiamento" nel Regno Unito si è incentrata essenzialmente sull'impatto dell'indebitamento, dell'adeguamento strutturale e dei programmi di aiuti governativi sulle donne dei paesi in via di sviluppo.

Woman Aid (Aiuto alle donne) 3 Whitehall Court London SW1A 2E

Una nuova fondazione caritativa mirante a istruire le donne del Terzo mondo, basandosi sull'idea che la resa dell'educazione impartita a una donna è enorme.

Womankind Worldwide (Donne di tutto il mondo) 122 Whitechapel High Street London El 7PT Tel. 44-71-2476931 Fax 44-71-2473436

Piccola fondazione caritativa per lo sviluppo che aiuta le donne nei paesi in via di sviluppo a vincere la povertà, la sofferenza e la solitudine. Essa contribuisce inoltre a far loro ottenere un controllo sulla propria vita di modo che possano contribuire ad un cambiamento a lungo termine nelle loro comunità. WOMANKIND finanzia progetti di autoaiuto locali con sovvenzioni singole (massimo 1000 sterline inglesi) e sovvenzioni più vaste a lungo termine e lavorando direttamente con grappi popolari, rafforzando in questo modo le possibilità delle donne di contribuire ad uno sviluppo positivo attraverso la generazione del reddito, la formazione di competenza, l'educazione alla salute, l'alfabetizzazione e la difesa dei diritti della donna.

Women's International Resource Centre (WIRE) (Centro internazionale risorse per le donne) 173 Archway Road London N6 5BL

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Piccola collettività femminile senza scopo di lucro che funge da centro di scambio di informazioni per facilitare i collegamenti tra il Terzo mondo ed i gruppi occidentali che lavorano nello stesso settore. Il Centro pubblica il periodico "Wiser Links".

GRECIA

Kendro Erevnon ya tis Ginekes tis Mesoyiou (KEGME) (Istituto Mediterraneo di Studi sulle Donne) 192/B Leoforos Alexandras Atene 602 Tel 30-1-6436436/6436604

ONG fondata nel 1982 per produrre, raccogliere e diffondere la conoscenza e le informazioni sulla posizione, i bisogni e il potenziale delle donne dei paesi del Mediterraneo nello sviluppo socioeconomico dei loro paesi, in modo da poter aumentare la consapevolezza e stimolare l'azione volta a migliorare il loro status e ad apportare benefici al Mediterraneo nella sua totalità. Nel perseguire i suoi obiettivi, l'Istituto effettua progetti di ricerca, pubblica libri sulle donne del Bacino mediterraneo nella storia e redige un bollettino quadrimestrale.

IRLANDA

Banulacht c/o Rita McNulty DESC St. Patrick's College Drumcondra Dublin Tel. 353-1-371525 Fax 353-1-376197

Rete di donne irlandesi che lavorano nello sviluppo partendo da una prospettiva di genere, che collabora con le organizzazioni e le reti di donne in Irlanda sulle problematiche dello sviluppo. Fra le attività svolte, vi sono conferenze e corsi sulle problematiche dello sviluppo dedicati ai gruppi con base a Dublino.

Comhlamh The Returned Developement Workers Association of Ireland (L'Associazione Irlandese per lo Sviluppo dei Lavoratori Rientrati in patria) 29 Lower Baggot Dublin 2

Associazione fondata nel 1976 per appoggiare i lavoratori del settore sviluppo che ritornano in Irlanda dal Terzo mondo e per contribuire ad una maggiore consapevolezza in Irlanda dei problemi affrontati dai paesi in via di sviluppo. Comhlamh ha un grappo femminile attivo che ha contribuito allo sviluppo di politiche WID interne e che agisce come

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catalizzatore nel promuovere le problematiche WID nelle altre agenzie.

Concern 1 Upper Camden Street Dublin 2 Tel. 353-1-754162 Fax 353-1-757362

ONG che aiuta e assiste persone bisognose nei paesi in via di sviluppo e che lavora per migliorarne le condizioni sanitarie e di vita. CONCERN lavora per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla povertà sia nel Sud che nel Nord e realizza progetti nei settori dell'imboschimento, della salute, dell'agricoltura e dei miglioramenti dei sobborghi poveri. Le donne sono integrate in tutti i progetti di CONCERN.

Irish Commission for Justice and Peace (ICJP) (Commissione irlandese per la giustizia e la pace) 169, Booterstown Avenue Blackrock CO. Dublin Tel. 353-1-2884853 Fax 353-1-2834167

ONG che incoraggia azioni per la promozione della giustizia sociale e della pace. L'ICJP si impegna per la sensibilizzazione e la diffusione dell'informazione. Il funzionario ICJP per la ricerca si è concentrato sulle problematiche WID, diffondendo le informazioni e favorendo linee di condotta più specifiche su WID nelle politiche di cooperazione allo sviluppo irlandese. Inoltre, l'ICJP è l'agenzia leader nella Rete europea WID.

Trocaire The Catholic Agency for World Development (Agenzia Cattolica per lo Sviluppo Mondiale) 169 Booterstown Avenue Blackrock CO. Dublin Tel. 353-1-2885385

ONG che mira ad esprimere la preoccupazione della Chiesa cattolica irlandese nei confronti delle persone del Terzo mondo. Trocaire è impegnata in progetti di sviluppo sul campo a lungo termine, aiuti di emergenza e attività pubbliche di educazione allo sviluppo in Irlanda. 44 progetti sulle donne rappresentano il 10% del contributo Trocaire per progetti nell'anno fiscale 1990. Trocaire risponde a richieste di progetti provenienti dall'esterno e vaglia le dette richieste alla luce della partecipazione della comunità locale all'individuazione del progetto.

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Women in Development, Europe (WIDE) (Donne e Sviluppo, Europa) P. Eccles, Coordinatore WIDE c/o ICJP 169 Booterstown Avenue Blackrock CO. Dublin Tel. 353-1-2884853

Rete di lavoratori e ricercatori su donne e sviluppo che condividono gli obiettivi di scambio informativo, rafforzamento e incoraggiamento delle reti nazionali, promozione di contatti utili con le donne nei paesi partner e azione di pressione presso le istituzioni europee e internazionali sulle problematiche di genere. WIDE consulta gli agenti di sviluppo, le donne meridionali, sulle loro priorità in relazione alla tematica donne e sviluppo. WIDE pubblica tre volte all'anno il bollettino WIDE. L'ufficio editoriale di WIDE si trova presso la Società per lo sviluppo internazionale (SID) a Roma, Italia.

ITALIA

Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (AIDoS) via dei Giubbonari, 30 00186 Roma Tel. 39-6-6873214 Fax 39-6-6872549

ONG creata nel 1981, le cui azioni si basano sui temi del Decennio dell'ONU per le donne: uguaglianza, sviluppo e pace e i suoi sottotemi: occupazione, istruzione e salute. AIDoS lavora in vari settori fra cui studio e ricerca, formazione, organizzazione in strutture di rete e informazione. I progetti AIDoS sul campo sono concentrati in quattro settori specifici; la salute delle donne; i centri di documentazione, informazione e comunicazione per le donne; l'ambiente; la creazione di posti di lavoro e le piccole imprese. AIDoS è ufficialmente riconosciuta dal Ministero Italiano degli Affari Esteri ed è una delle sette organizzazioni femminili nazionali rappresentate nella Commissione italiana per l'uguaglianza in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. AIDoS possiede anche una base di dati computerizzata contenente dati su più di mille organizzazioni che lavorano con le donne nel Sud e nel Nord ed un centro di documentazione con materiale relativo alla condizione femminile nei paesi in via di sviluppo; pubblica inoltre "AIDoS News", un notiziario in italiano e in inglese. In Italia, AIDoS è il punto centrale dell'Istituto di ricerca e formazione internazionale delle Nazioni Unite per il miglioramento della situazione femminile (INSTRAW) e del Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo delle donne (UNIFEM).

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Coordinamento ONG Donne e Sviluppo via Collina 24 00187 Roma Tel. 39-6-464348 Fax 39-6-4746713

Associazione di donne che lavorano in alcune ONG italiane di cooperazione allo sviluppo, creata nel 1984 per esaminare l'esperienza delle ONG italiane nei progetti specifici sulle donne e per incoraggiare i contatti e la cooperazione tra le donne del Sud e del Nord. Le sue attività principali comprendono l'istituzione di relazioni più strette con organizzazioni governative, locali e femminili utilizzando una rete informativa e diffondendo le informaziom' sulle riunioni e attività passate e presenti delle organizzazioni di cooperazione.

Society for International Development (SID) - Programma WID Palazzo Civiltà del Lavoro 00144 Roma Tel. 39-6-5917897

ONG internazionale dedicata allo sviluppo internazionale, istituita nel 1957. SID mira a promuovere il dialogo, la comprensione e la cooperazione allo sviluppo sociale ed economico; a incoraggiare la creazione di un sentimento di comunità tra gli individui e le organizzazioni impegnate nello sviluppo; a migliorare lo sviluppo sociale ed economico attraverso mezzi educativi - ricerca, pubblicazione e discussione. SU) ha un programma WID i cui obiettivi a lungo termine tendono alla creazione di un processo di dialogo, alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica e alla promozione di politiche in favore delle donne; tale programma viene attuato attraverso una gamma di attività quali ad esempio laboratori regionali e seminari internazionali.

Third World Organisation for Women in Science (TWOWS) (Organizzazione per le donne nella scienza nel Terzo mondo) c/o International Centre of Theoretical Physics (ICTP) (Centro Internazionale per la Fisica Teorica) P.O. Box 586 34136 Trieste Tel. 39-40-2240321 Fax 39-40-224559/224163

Organismo internazionale indipendente, senza scopo di lucro, non governativo, che lavora per promuovere le donne nella scienza e tecnologia nel Terzo mondo con uno sguardo al rafforzamento del loro ruolo nello sviluppo dei rispettivi paesi. L'organizzazione promuove la cooperazione scientifica e tecnologica sia a livello globale che regionale. TWOWS concede sovvenzioni per viaggi, per la pubblicazione di tesi e sovvenzioni di pubblicazione regionale/nazionale; pubblica un bollettino tre volte all'anno. TWOWS sta attualmente compilando una base di dati sugli scienziati e tecnici di sesso femminile attivi del Terzo mondo.

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Volontariato internazionale Donne per Educazione e Sviluppo (VIDES) Via dell'Ateneo Salesiano 81 00139 Roma Tel. 39-6-8183392 o 8176907 Fax 39-6-8191773

Associazione volontaria delle suore Salesiane, che favorisce la partecipazione diretta delle donne allo sviluppo. VIDES offre opportunità per il servizio comunitario in Italia, per nomine volontarie a breve termine in campus di formazione estiva e per nomine volontarie a lungo termine nei paesi in via di sviluppo. VIDES è inoltre riconosciuta dalla Comunità europea e dal Ministero Italiano degli Affari Esteri per le sue attività di educazione allo sviluppo e di informazione. VIDES si assume l'impegno della formazione di volontari e si occupa del loro inserimento attivo nei progetti nei paesi in via di sviluppo. VIDES ha vari uffici in Italia e l'ufficio principale europeo a Bruxelles.

PAESI BASSI

CEBEMO P.O. Box 77 NL - 2340 AB Oegstgeest Tel. 31-71-159159 Fax 31-71-159301

ONG i cui principali settori di attività sono la formazione, la costruzione, l'agricoltura, l'alimentazione e l'assistenza sanitaria. Il tema donne e sviluppo è parte integrante di tutti i progetti di sviluppo promossi da CEBEMO. E' in fase di programmazione un grappo d'azione WID che lavorerà sui problemi WID con le divisioni sottoregionali, valutando le proposte di progetti e accertandosi che le donne siano integrate in tutti i progetti e programmi di sviluppo.

Femconsult Foundation Bezuidenhoutseweg 181 2594 AH Den Haag Tel. 31-70-3834429/3471824 Fax 31-70-3473828

Femconsult è composta da un grappo di donne consulenti in 30 paesi, con esperienza in Africa, Asia e America Latina. Femconsult promuove la partecipazione femminile nei programmi di sviluppo del Terzo mondo e si sforza di acquisire nomine per le donne nei programmi di sviluppo tradizionale; mette in atto progetti di sviluppo incentrati sulle donne nelle nazioni del Terzo mondo; incrementa la consapevolezza del ruolo svolto dalle donne in questi progetti di sviluppo e mantiene alti standard di pratica. Femconsult assegna incarichi basati sul genere in una vasta gamma di settori quali agricoltura, irrigazione, pastorizia, ambiente, piccole imprese, credito, formazione, socioeconomia, sanità pubblica

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e alimentazione. Femconsult pubblica anche relazioni su progetti e simposi, studi e bollettim.

International Restructuring Education Network (IRENE) (Rete internazionale per la ristrutturazione ) Stationsstraat 39 5038. EC Tilburg Tel. 31-13-351523 Fax 31-13-350253

ONG internazionale senza scopo di lucro specializzata nelle problematiche del commercio, dell'occupazione, degli investimenti nella nuova tecnologia, dello sviluppo regionale e dell'ambiente con un particolare interessamento per le donne. La rete è aperta a ONG, sindacati e organizzazioni di ricerca e azione coinvolte nell'educazione allo sviluppo e nella divisione internazionale del lavoro.

Nederlandse Organisatie Voor Internationale Ontwikkelingssamenwerking (NOVIB) (Organizzazione olandese per la Cooperazione internazionale allo Sviluppo) Amaliastraat 7 2514 Den Haag

Confederazione di 50 organizzazioni, NOVIB offre aiuti ai partners ed alle persone svantaggiate nei paesi in via di sviluppo ed esercita una pressione politica in loro favore con un'attenzione particolare per i progetti sulle donne. NOVIB realizza attività educative per lo sviluppo e progetti sul campo.

Vrouwen en Schulden Overleg (VeSO) (Grappo Consultivo su Donne e Indebitamento) WG-Plein 61 1054 RB Amsterdam Tel. 31-20-6127297 Fax 31-20-6165726

Rete di donne che lavorano con agenzie di sviluppo olandesi. Esse promuovono specificamente l'attenzione sulla posizione femminile nell'attuale crisi debitoria, dato che le donne percepiscono tale crisi in modo diverso rispetto agli uomini e le donne, specialmente se del Sud, hanno idee concrete su come reagire al problema. VeSO opera per portare avanti queste idee nelle esistenti campagne sul problema dell'indebitamento in Olanda e in Europa. VeSO sta attualmente elaborando un progetto nel quale viene compilata una bibliografia commentata sul tema donne e crisi debitoria. VeSO è attiva anche nella creazione di un modello di azione concreta per coinvolgere udienze olandesi ed europee più vaste in aziom' che trattano dei problemi dell'indebitamento.

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Vrouwenberaad Nederlandse Ontwikkelingssamenwerking (Rete di Donne nelle Agenzie di Sviluppo olandesi) P.O. Box 77 2340 AB Oegstgeest Tel. 31-71-159159

Rete di donne professioniste che lavorano nel campo dello sviluppo, mirante a contribuire a un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle donne nel Terzo mondo sottolineando il loro diritto a prendere decisioni in modo autonomo sulla propria vita e i propri corpi ed il loro ruolo nel processo di sviluppo. La rete si impegna in varie attività fra cui l'organizzazione di riunioni su problematiche specifiche, la promozione di ricerca delle azioni sulle problematiche WID, la pubblicazione di documenti di posizione, l'azione di pressione delle agenzie di sviluppo olandesi, la partecipazione a discussioni internazionali, il mantenimento di contatti con partiti e gruppi politici in Olanda nonché con le reti di donne nei paesi in via di sviluppo e la distribuzione di informazioni e consigli sulla tematica WID.

Women's Global Network on Reproductive Rights (Rete globale delle donne sui diritti alla riproduzione) NWZ, Voorburgwal 32 1012RZ Amsterdam Tel. 31-20-6209672 Fax 31-20-6222450

Rete autonoma di gruppi ed individui di ogni continente che lavorano e appoggiano il diritto delle donne alla riproduzione. La Rete esiste e si espande dal 1978. Vi sono attualmente membri in 112 paesi. La rete istituisce collegamenti e scambi tra gruppi ed individui nuovi ed esistenti, reti nazionali e regionali, per poter spezzare l'isolamento, approfondire la comprensione delle problematiche, condividere le conoscenze, la competenza e l'esperienza, e lavorare assieme a livello internazionale per realizzare i suoi risultati. La rete sostiene, avvia e partecipa a riunioni internazionali e campagne, risponde a richieste provenienti dagli Stati membri in favore di una solidarietà internazionale sulle problematiche del diritto alla riproduzione, pubblica quattro volte all'anno un bollettino e raccoglie e scambia informaziom' sulle problematiche della salute riproduttiva, la ricerca medica e sociale, le leggi, le politiche e i servizi in ogni paese.

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PORTOGALLO

GRAAL Rua Luciano Cordeiro, 24-6°A Lisbona 10001 Tel. 351-1-546831

ONG che promuove la sensibilizzazione e l'educazione allo sviluppo su problematiche legate alla cooperazione allo sviluppo e mira a rafforzare la solidarietà tra donne di differenti nazionalità, razze e culture. GRAAL realizza progetti di cooperazione allo sviluppo in vari paesi dell'Africa e dell'America latina.

SPAGNA

Amazonas - Dones Sensa Fronteras (Amazzoni - Donne senza frontiere) c/o Gerona 35 3 1 A 08010 Barcellona Tel. 34-4-4121134

ONG che promuove la solidarietà tra le donne d'Europa e dell'America Latina. Amazonas lavora per aprire canali comunicativi per lo scambio di esperienze che possono sfociare nell'elaborazione di strategie d'azione congiunte per ottenere uno sviluppo più equo e armonioso. Amazonas è stata creata nel 1989 su iniziativa di un grappo di donne preoccupate dalla gravità della situazione nei paesi dell'America latina e dalle ripercussioni di tale situazione sulle donne agricoltrici del mondo rurale. Amazonas sta attualmente elaborando due linee di azione fondamentali: la diffusione delle informaziom' sulle donne dell'America latina rurale con l'obiettivo di sensibilizzare la società e l'azione di sostegno ai programmi e ai progetti delle organizzazioni femminili latinoamericane, soprattutto le organizzazioni rurali che lottano per la sopravvivenza delle proprie culture indigene.

Centro de Investigaciones y Promoción Iberoamérica-Europa (CIPIE) (Centro di ricerca America latina - Europa) Munez Morgado 9 6°C Izquierda 28036 Madrid Tel. 34-91-7337474

ONG i cui obiettivi sono di preparare, valutare e avviare progetti che favoriscano lo sviluppo dei paesi dell'America latina collaborando con le ONG locali, per sensibilizzare l'opinione pubblica europea e spagnola in particolare sui problemi legati allo sviluppo. L'organizzazione ha un centro di informazione e di orientamento per gli immigranti, i rifugiati e i richiedenti di asilo di sesso femminile provenienti dall'America latina.

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Grupo Mujeres y Desarrollo del Estado Español (Grappo Donne e Sviluppo dello Stato spagnolo) Coordinadora de ONG para el Desarrollo (Coordinamento delle ONG per lo Sviluppo) Cartagena, 22 28028 Madrid Tel. 34-1-3611096 Fax 34-1-3611145

Grappo autonomo nella Coordinadora che lavora in rete con le organizzazioni femminili, i dipartimenti femminili in seno ai sindacati e i gruppi professionali. Il suo obiettivo è di lavorare con le ONG e gli uffici governativi sulla questione WID e incoraggiare l'inclusione delle donne nei programmi di educazione allo sviluppo e nei progetti sul campo, sia governativi che di origine ONG. Fra le attività del grappo: sessioni di formazione, edizione, contatti con organizzazioni femminili di immigranti, dibattiti, contatti con gruppi femminili del Sud e campagne su donne e diritti umani.

Centro de documentación e investigación sobre países en desarrollo (HEGOA) (Centro di documentazione e ricerca sui paesi in via di sviluppo) Facultad de Ciencias Económicas (Facoltà di Scienze Economiche) Avd. Lehendakari Aguirre, 83 48015 Bilbao Tel. 34-94-4473512/4471608 Fax 34-94-4473566

Centro che diffonde l'informazione sullo sviluppo e le relazioni Nord/Sud attraverso la ricerca e lo studio per promuovere la cooperazione allo sviluppo. Organizza anche conferenze e programmi educativi e mette in atto progetti di sviluppo in America latina e in Africa. HEGOA sta attuando vari progetti WID in America latina in collaborazione con organizzazioni femminili locali ed è attivo in varie reti internazionali di donne. HEGOA effettua inoltre corsi formativi nel settore delle WID.

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Instituto de Estudios politicos para America Latina y Africa (IEPALA) (Istituto di Studi politici per l'America latina e l'Africa) Commissione Donne e Sviluppo Apartado 35154 Hnos. Garcia Noblejas 41, 8o

28037 Madrid Tel. 34-91-4084112 Fax 34-91-4087047

Istituto che analizza le forze sociali, politiche ed economiche che perpetuano il sottosviluppo delle popolazioni nel Terzo mondo, organizzando attività di educazione allo sviluppo per la popolazione spagnola e conducendo progetti di sviluppo nei paesi in via di sviluppo. La Commissione WID lavora per incorporare una prospettiva di genere in tutto l'Istituto e per sensibilizzare altre ONG e il popolo spagnolo sulla tematica donne e sviluppo. La Commissione sponsorizza conferenze e dibattiti su temi attinenti alle donne nei paesi in via di sviluppo e le donne immigranti in Spagna. IEP ALA è membro delle reti nazionali ed internazionali femminili sia del Nord che del Sud e possiede sia una base di dati bibliografica che una base di dati istituzionale con un elenco delle organizzazioni femminili in America latina.

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V. CENTRI DI RICERCA E UNIVERSITA'/CENTRI DI FORMAZIONE CHE OFFRONO CORSI DI BREVE DURATA E PROGRAMMI DI LAUREA E POST-LAUREA IN STUDI SU "DONNE E SVILUPPO"

BELGIO

Institut d'Etudes du Développement (Istituto di studi sullo sviluppo) Université Catholique de Luovain (Università Cattolica di Lovanio) Place de l'Université 1 1348 Louvain-la Neuve

Centrum voor Ontwikkelingsstudies (Centro per gli Studi sullo Sviluppo) Universiteit van Antwrpen (Università di Anversa) Prinsstraat 13 2610 Anversa

Institut de Sociologie (Istituto di Sociologia) Université Libre de Bruxelles (Università Libera di Bruxelles) 50, Avenue Fr. Roosevelt 1050 Bruxelles

DANIMARCA

Centre for Development Research (Centro per la Ricerca sullo Sviluppo) 9 Ny Kongensgade 1472 Copenhagen

Department of Development and Planning (Programma di Sviluppo Internazionale) Centro per gli Studi Internazionali Università di Aalborg Fibigerstraede 11 9220 Aalborg Tel. 45-98-158522

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Women's Research Centre in the Social Sciences (Centro di Ricerca Femminile nelle Scienze Sociali) HC Andersens 49 st.tv. 1304 Copenhagen

FRANCIA

Centre de Recherches et d'Etudes sur le Monde Arabe et Musulman (Centro di Ricerche e di Studi sul Mondo Arabo e Musulmano) Centro di ricerche in scienze sociali sul mondo arabo e musulmano Università d'Aix-Marseille I & III 3-5 avenue Pasteur 13100 Aix-en-Provence Tel. 33-42-215988

GERMANIA

Zentraleinrichtung zur Förderung von Frauenstudien and Frauenforschung (Centro universitario per la Promozione degli Studi e della Ricerca sulle Donne) Freie Universität Berlin (Università Libera di Berlino) Konigin-Luise-Strasse, 34 1000 Berlin 33 Tel. 49-30-8386255

GRAN BRETAGNA

AERDC, University of Reading 16 London Road Reading RGl 5AO Tel. 44-734-875123

Development Planning Unit (Unità di Pianificazione per lo Sviluppo) University College Londra University College 9 Endsleigh Gardens London WC1H OED Tel. 44-71-3887581

Development and Project Planning Centre for Developing Countries (Centro di Pianificazione di Progetto e Sviluppo per i Paesi in via di sviluppo) Università di Bradford Richmond Road Bradford. West Yorkshire BD7 1DP Tel. 44-71-733466

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Institute for Development and Management (Istituto per la Politica e la Gestione dello Sviluppo) Università di Manchester Crawford House, Precinct Center, Oxford Road Manchester. M13 90S Tel. 44-61-2736241

Institute of Development Studies (IDS) (Istituto degli Studi per lo Sviluppo) Università del Sussex Brighton BNI 90N Tel. 44-273-606261

Institute of Planning Studies (Istituto di Studi per la Pianificazione) Paton House Università di Nottingham University Park Nottingham NG72RD Tel. 44-602-506101

Overseas Development Group (Grappo di Sviluppo d'Oltremare) University of East Anglia Norwich NR4 7TJ Tel. 44-603-57880 Fax 44-603-505262

University College of Wales (Università College del Galles) P.O. Box 68 Cardiff CF1 1XL Tel. 44-22-244211

University of Kent (Università del Kent) Canterbury CT2 7NP Tel. 44-227-764000

York University (Università di York) Helington. York Y01 5DD Tel. 44-904-430000

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GRECIA

Istituto Mediterraneo per gli Studi sulle Donne 192/B Leoforos Alexandras Atene 115 21 Tel. 30-1-6436436

IRLANDA

Information Centre for Development Studies (Centro d'Informazione sugli Studi dello Sviluppo) Library Building Università College di Dublino Dublino 4 Tel. 353-1-2693244

University of Dublin (Università di Dublino) Trinity College Dublino 2 Tel. 353-1-772941

University of Limerick (Università di Limerick) Plassey Technological Park Limerick Tel. 353-61-333644

ITALIA

Centro Internazionale per la Formazione Avanzata Professionale e Tecnica Corso Unità d'Italia 125 10127 Torino Tel. 39-11-69361 Fax 39-11-638842

PAESI BASSI

Faculty of Social Studies (Facoltà di Studi Sociali) Divisione degli Studi Antropologici e Sociologici Libera Università di Amsterdam De Boelelaan 1117 1081H63 Amsterdam Tel. 31-20-5489111

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Gender Studies in Agriculture (Studi sul genere in agricoltura) Università Wageningen Agricultural De Leeuwenborch, Hollandseweg, 1 Wageningen 6706 KN Tel. 31-83-7083964

Institute of Social Studies, Women and Development Programme (Istituto degli studi Sociali, Programma WID) P.O. Box 90733 Bahhuisweg 251 Den Haag. 2509 LS Tel. 31-70-510100

Women and Development Training Programme (Programma di Formazione WID) Divisione Educazione e Formazione Koninklijk Instituut Voor de Tropen Royal Tropical Institute 63 Mauritskade 1092 AD Amsterdam Tel. 31-20-5688711 Fax 31-20-6684579

VENA Research and Documentation Centre - Women and Autonomy (Centro di Documentazione e Ricerca - Donne e Autonomia) Formazione WID Università di Leiden P.O. Box 9555 Wassenaarseweg 52 2300 RB Leiden Tel. 31-71-273484/273619

SPAGNA

Centre d'Investigacio Historica de la Dona (CIDH) (Centro di Ricerca Storica della Donna) Departamento Autonomo del Centre d'Estudis Histories Internacionais (CEHI) (Dipartimento Autonomo Centro Studi Storici internazionali) Università di Barcellona Gran Via de Las Cortes Catalanes 585 08007 Barcellona Tel. 34-3-3184266

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Centro de documentación e investigación sobre países en desarrollo (HEGOA) (Centro di documentazione e ricerca sui paesi in via di sviluppo) Facultad de Ciencias Económicas (Facoltà di Scienze Economiche) Avd. Lehendakari Aguirre, 83 48015 Bilbao Tel. 34-94-4473512/4471608 Fax 34-94-4473566

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VI. BIBLIOGRAFIA

Programmi/piani/politiche bilaterali governativi su WID

Danida, Danida's Plan of Action for Development Assistance to Women (Danish Ministry of Foreign Affairs: 1987)

II piano d'azione consiste in tre parti: una strategia sviluppata da Danida in collaborazione con le organizzazioni femminili danesi; linee direttrici settoriali che indicano come integrare le donne nei vari settori della cooperazione allo sviluppo danese; programmi nazionali dei principali paesi beneficiari per l'incorporazione di queste linee direttrici.

German Appropriate Technology Exchange (GATE). Technical Co-operation and Promotion of Women. Present Situation. Objectives. Concepts and Instruments. 1988.

La relazione fornisce una panoramica generale della situazione femminile nei paesi in via di sviluppo e del ruolo delle donne nei progetti di cooperazione tecnica. Delinea gli obiettivi WID della cooperazione tecnica tedesca e, infine, individua procedure e strumenti per l'integrazione di una migliore posizione delle donne nei progetti di cooperazione tecnica.

German Appropriate Technology Exchange (GATE), Women-Related Impact Analysis of Rural Development Projects. Partial Report (Vol. I), 1988.

Relazione che riassume uno studio di nove mesi incentrato sull'impatto che i progetti di sviluppo rurali hanno sulla situazione femminile. La relazione analizza la letteratura importante e riassume le politiche per il miglioramento della posizione femminile attuate da varie organizzazioni donatrici, fra cui GTZ, e valuta le pratiche di progetti GTZ. Inoltre, la relazione delinea varie raccomandazioni per l'intensificazione e il miglioramento della promozione femminile nello sviluppo rurale.

German Appropriate Technology Exchange (GATE), "The Promotion of Women in Technical Co-operation " GATE: Questions. Answers and Information. Promotion of Women. September 1987.

Documento che delinea la cooperazione tecnica tedesca nel settore donne e sviluppo.

Italy, Ministry of Foreign Affairs, Direzione Generale per la Cooperazione per lo sviluppo, (DGCS), New Development Co-operation Regulations. (DGCS: 1987).

Legge N. 49 del febbraio 1987, contenente nuove disposizioni per la Cooperazione italiana allo sviluppo.

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Italy, Ministry of Foreign Affairs, Direzione Generale per la Cooperazione allo sviluppo, Guidelines on Promoting the Role of Women in Developing Countries. (DGCS: 1988)

Elenco delle linee direttrici discusse ed adottate nel febbraio 1988 riguardanti la tematica donne e sviluppo nella politica di cooperazione italiana allo sviluppo.

Netherlands (The), Ministry of Foreign Affairs, Directorate General for International Co­operation, Women and Development Programme of Action . (Ministry of Foreign Affairs: 1987).

Documento che delinea gli obiettivi della politica olandese di sviluppo riguardante le donne e descrive il Programma d'azione 1987 in termini di cooperazione bilaterale e multilaterale. Vengono analizzati anche gli strumenti per attualizzare le politiche olandesi su donne e sviluppo.

Netherlands (The), "Women in Development: Advancing Towards Autonomy " Documentation for the Seminar, Ministry of Foreign Affairs, June 1991.

Documentazione per il seminario "Donne e sviluppo: verso l'autonomia", svoltosi per elaborare e specificare la politica olandese su donne e sviluppo. La documentazione contiene un'analisi di concetti fondamentali fra cui autonomia e genere, il documento della politica olandese, "Un mondo di differenze", l'articolo di C Moser (cfr. più avanti) sulla programmazione di genere, altri articoli teorici di fondo e vari studi dello sviluppo in relazione all'ambiente.

Overseas Development Administration (ODA), Women. Development and the British Aid Programme. A Progress Report. (ODA Central Office of Information: 1989).

La relazione analizza i provvedimenti adottati dall'ODA per rispondere alla sfida costituita dalla messa in atto della piena partecipazione delle donne allo sviluppo. Esso delinea l'applicazione delle sue politiche, esaminando gli sforzi per migliorare le opportunità delle donne; il ciclo di progetto; l'adeguamento strutturale, la produzione alimentare; l'ambiente; la salute, la fornitura d'acqua e l'igiene; l'occupazione e la generazione di reddito; il ruolo delle ONG.

Pronk, Jan, "Advancing Towards Autonomy" speech by the Netherlands Minister for Development Co-operation, on the occasion of the seminar 'Women and Development: advancing towards autonomy,' The Hague, June 1991.

Il discorso illustra la politica olandese relativa a donne e sviluppo, l'approccio autonomia e confuta vari argomenti contrari. D discorso delinea inoltre l'evoluzione della politica olandese su donne e sviluppo dalla metà degli anni '70.

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Documenti della Commissione1

BMB, Femconsult, Thematic Evaluation on the Integration of Women in Rural Development. Evaluation of Nine Projects Financed by the European Development Fund in Botswana. Burkina Faso. Cameroon. Kenya. Niger. Swaziland. Togo and Zambia. (CEC Directorate General for Development: 1990).

Una sintesi dello studio commissionato dalla Divisione Valutazione e dall'Ufficio WID sui nove progetti FES in Africa. La relazione illustra la politica WID della Comunità e il relativo approccio valutativo, quindi esamina la situazione femminile e delle politiche WID nazionali nelle aree studiate. La relazione continua con un esame dell'attenzione prestata a "donne e sviluppo" nelle fasi di programmazione, valutazione e attuazione dei progetti e ne analizza gli effetti sulla posizione femminile e le conseguenze per l'efficacia del progetto. Infine, fornisce le conclusioni globali della valutazione e delinea le raccomandazioni a livelli di politica, progettuale e settoriale.

Commission of the European Communities, "Commission Report on the Implementation of the Community's Policy in Relation to Women in Development", 1987.

Una breve relazione che delinea gli obiettivi della politica comunitaria su "donne e sviluppo" in conformità alle Nairobi Forward Looking Strategies. Descrive inoltre i provvedimenti amministrativi e di sostegno messi in atto e presenta varie conclusioni e raccomandazioni.

Commission of the European Communities, "Commission Report on co-operation with European non-governmental organisations (NGOs) in fields concerning developing countries,"(1990 financial year).

Una relazione che analizza i progetti di sviluppo cofinanziati della Comunità e le attività di educazione allo sviluppo con le ONG per lo sviluppo attuati nel 1990, nonché le altre aree di cooperazione della Comunità con le ONG. La relazione riferisce il contributo della Comunità nel 1990 secondo il tipo di cooperazione e il suo contributo dal 1976 al 1990 per paese destinatario. Elenca, inoltre, i progetti di sviluppo nei paesi in via di sviluppo cofinanziati nel 1990.

Commission of the European Communities, "Indicative list of Non-Governmental Organisations (NGOs) in Contact with the Directorate General for Development (NGO Section),VIII/1206/86, February 1990.

Un elenco con gli indirizzi e i numeri di telefono di ONG negli Stati membri in contatto con la Direzione Generale "Sviluppo". Sono segnalate le ONG che hanno progetti cofinanziati dalla Commissione.

Tutti i documenti citati esistono nelle nove lingue ufficiali della Communità.

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Commission of the European Communities, "Lomé IV, 1990-2000, Background, Innovations Improvements," Europe Information. DE 64, March 1990.

Una relazione sulle caratteristiche essenziali di Lomé IV e le sue innovazioni, contenente articoli su adeguamento strutturale, indebitamento, settore privato, ambiente, popolazione e cooperazione decentralizzata. La relazione delinea inoltre i settori che sono stati aggiornati con Lomé IV, tra cui la cooperazione sociale e culturale, la cooperazione regionale, la cooperazione industriale, il commercio e le merci, la cooperazione tecnica e finanziaria.

Commission of the European Communities, WID-Bulletin-IDF. (DG8/A/1, bureau E-7/29, Evergreeen, 12 rue de Genève, 1140 Brussels, Belgium).

Bollettino pubblicato da e per il personale della Comunità europea che lavora nel settore della cooperazione. In ciascuna edizione viene tratta una questione differente e la sua relazione con la tematica WID.

Commission of the European Communities, Women and Development. Supplement N.17 to Women of Europe, (Directorate General Information: 1984).

Un supplemento, preparato dall'Associazione italiana donne per lo sviluppo, che analizza la politica della Comunità europea riguardante la tematica "donne e sviluppo" e le singole politiche WID degli Stati membri. Il supplemento include informaziom' sull'ONU e le sue aziom' nel settore WID ed un elenco di ONG e istituti di formazione in Europa, America del nord, Africa, Asia, America latina e Caraibi che attuano una particolare messa a fuoco sulle donne nei paesi in via di sviluppo.

Commission of the European Communities, "Women in Development, Progress Report and Guidelines for an Operational Programme", Working Document of the Commission's Services, VIII/127/88.

Il documento descrive le misure adottate ed i progressi realizzati dalla Commissione nel settore "donne e sviluppo", riassumendo l'evoluzione metodologica della Commissione negli ultimi anni e delineando le linee direttrici che la Commissione intende seguire per integrare l'aspetto WID alla politica di cooperazione allo sviluppo. La relazione traccia le principali conclusioni della Commissione basate sull'esame del ruolo delle donne nella produzione agricola.

Commission of the European Communities, "A Working Programme for the Implementation of the Women and Development Aspect in the Lomé IV Convention," VOI/140/90.

La relazione delinea gli obiettivi globali della politica della Comunità relativa a "donne e sviluppo" e descrive la considerazione della Convenzione di Lomé su tale politica che tocca le tematiche dello sviluppo rurale, l'articolo su donne e sviluppo in Lomé IV e il nuovo tema dell'adeguamento strutturale. La sezione finale del documento traccia le misure per

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la messa in atto dell'aspetto WID della Convenzione, fra cui le procedure amministrative, la formazione del personale e la preparazione dei profili nazionali che descrivono la situazione femminile, le linee direttrici settoriali e programmi nazionali con riferimento esplicito alle donne.

Institut d'Etudes du Développement, Université Catholique de Louvain; Peace Research Center, Katholieke Universiteit Nijmagen; Economie and Humanisme, Centre de recherche associé à l'Université de Lyon II, Evaluation des projets d'éducation au développement co-financés par la Communauté Européenne. Rapport de Synthèse. 3ème phase. (Commission of the European Communities: 1991) (Uso interno).

La relazione si basa su informazioni riunite durante le prime due fasi del processo di valutazione ed offre una valutazione qualitativa dei progetti di educazione allo sviluppo agricoli e industriali selezionati e cofinanziati dalla Comunità tra il 1984 ed il 1988.

"Lomé IV Convention", The ACP-EEC Courier. Nr. 120, March-April, 1990.

Edizione speciale di The Courier con una copia della Convenzione di Lomé IV, parti dei discorsi dei rappresentanti dei paesi ACP e della CE e articoli che descrivono la Convenzione, il suo scopo e le sue innovazioni rispetto a Lomé III.

Marin, Manuel, Vice-President of the Commission charged with Development Co-operation, speech on developement co-operation at the conference on development co-operation in Barcelona, October 1991, (91)943).

Il discorso traccia la probabile futura politica comunitaria in materia di cooperazione allo sviluppo alla luce del consenso tra gli Stati membri sugli articoli della politica di cooperazione allo sviluppo nel Trattato sull'unione politica. Il discorso sottolinea la necessità per la Comunità di definire i suoi obiettivi a lungo termine e di specificare i mezzi per andare oltre la dimensione nazionale dell'assistenza allo sviluppo. Il secondo punto principale del discorso è stato che tale strategia deve contenere tre elementi: riforma dello Stato e dell'amministrazione attraverso la rappresentazione popolare; stabilizzazione e ricostruzione dell'economia; inserimento dei paesi in via di sviluppo nelle relazioni economiche internazionali.

Versteylen, Dorothée, "The Participation of Women in Four EDF-Assisted Rural Development Projects in Malawi", Mission Report, Commission of the European Communities, 1987.

La relazione documenta la situazione delle donne rurali nel Malawi e descrive l'efficacia dei quattro progetti assistiti dal FES nel rispondere alle loro esigenze. Presenta inoltre le raccomandazioni, basate sui risultati della valutazione, per l'integrazione delle donne nella programmazione e messa in atto del progetto CE/ACP.

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Versteylen-Leyzer, Dorothée, "Integrating Women in Development, The Experience of Nine EDF Rural Development Projects", The ACP/EEC Courier. Nr. 125, Jan-Fevr, 1991.

Una relazione sulla valutazione tematica dell'integrazione femminile nei nove progetti per lo sviluppo rurale finanziati dal FES, delineandone lo scopo, la metodologia e le principali conclusioni.

Voorbraak, Doris, "A Contribution to a European Evaluation of Development Education Projects," (Commission of the European Communities: 1988).

Una relazione che serve da base per la completa valutazione dei progetti di educazione allo sviluppo realizzati dalle ONG europee cofinanziate dalla Comunità, 1983-1987.

Documenti OCSE2

DAC Expert Group on Women in Development, Third Monitoring Report on the Implementation of the Dae Revised Guiding Principles on Women and Development 1989, OECD: 1990) (Riservato ai partecipanti).

DAC, "From Nairobi to the Year 2000" - Actions proposed from DAC Member Countries to Fulfill their Commitment to the Nairobi Forward Looking Strategies" (OECD: 1986) (Riservato ai partecipanti).

Love, Alexander K, Development Co-operation Efforts and Policies of the Members of the Development Assistance Committee. OECD, 1991 Report (OECD: 1991)

Un libro che analizza le problematiche attuali nel lavoro del DAC e il suo lavoro nello sviluppo, governo e democrazia partecipativi. Esamina inoltre il ruolo della cooperazione allo sviluppo nello sviluppo partecipativo, analizza le tendenze nelle risorse finanziarie per lo sviluppo e studia le tendenze nell'assistenza dai paesi membri del DAC e da fonti non DAC.

OECD, Directory of Non-Governmental Development Organisations in OECD Member Countries dell'OCSE. (Development Center of the OECD: 1990).

Elenco di paesi e di ONG con un mandato di sviluppo nei paesi membri dell'OCSE. Vengono fornite informaziom' fondamentali come indirizzi e numeri di telefono nonché le informaziom' su tutti gli obiettivi, le attività e le principali tematiche dell'organizzazione.

I documenti citati esistono in versione italiana

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OECD, Revised Guiding Principles on Women in Development. 1989, (OECD: 1990)

Una relazione sui principi guida originali del 1983 ma con un raggio d'azione esteso per prendere in considerazione le nuove priorità stabilite nelle Nairobi Forward Looking Strategies, le conclusioni della prima e della seconda relazione di verifica del DAC e i risultati delle valutazioni effettuate da alcuni Stati membri. I principi rivisti comprendono linee direttrici per mandati, linee direttrici di politica e piani d'azione; misure amministrative; attuazione; coordinamento, consultazione ed educazione allo sviluppo.

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BIBLIOGRAFIA GENERALE WID

(Questa bibliografia comprende lavori citati nel testo, nonché alcuni libri generali recenti su donne e sviluppo che offrono un'introduzione al tema).

AIDoS, Country profiles on the condition of women: situation, objectives and stategies.(Colombia. Filippine, India, Kenya, Mali, Peru, Sudan, Tanzania, Tunisia e Zimbabwe), (Roma: Associazione italiana donne per lo sviluppo, 1990) (in italiano).

Una serie di dieci profili nazionali che esaminano la condizione femminile in ciascun paese e delineano possibili settori di intervento.

Anderson, Cecilia and Baud, Isa, Women in Development Co-operation. Europe's Unfinished Business ) . (Antwerp: European Association of Development Research and Training Institutes, 1987.

Il libro esamina in che misura le donne sono state integrate nell'assistenza allo sviluppo ufficiale, nelle attività delle ONG e nella ricerca in Europa. La problematica WID viene esaminata da un punto di vista storico all'interno dell'ONU e dell'OCSE e in Europa. Vengono discussi altresì il ruolo delle donne del mondo in via di sviluppo e la relazione delle WID alla cooperazione allo sviluppo globale. Infine, sono presentati gli studi di sviluppo in relazione all'ambiente per nove paesi europei e la CE, esaminando formule politiche specifiche su WID, le strategie sviluppate per promuovere una maggiore attenzione su WID, il successo globale delle attività WID e l'impatto dei progetti sulla vita delle donne nei paesi destinatari. Sono esaminate anche le ONG e le attività di ricerca nel settore WID.

Beaudoux, Etiene, Genevieve de Crombrugghe, Francis Douominichamps, Marie-Christine Gueneau and Mark Nieuwkerk, Supporting Development Action at Community Level: A Methodological Guide . (Brussels: Commission of the European Communities, 1990).

Il testo traccia linee direttrici metodologiche particolarmente rivolte alle ONG strutturate per adattarsi ai quattro stadi classici di azione per lo sviluppo: individuazione, programmazione, verifica e valutazione. Un capitolo è dedicato ad ogni stadio ed è diviso in punti cruciali, aspetti meritevoli di attenzione particolare, questioni su cui interrogarsi prima dell'inizio di ciascuna fase, approcci operativi e strumenti metodologici. Π testo esamina inoltre la relazione esistente tra i vari attori per lo sviluppo.

Blumberg, Rae Lesser, Making the case for the Gender Variable: Women and the Wealth and Well-being of Nations. (Washington: Office of Women and Development, USAID, 1989).

Un libro che esamina i dati statistici e le informaziom' disponibili sull'attività economica delle donne nel Terzo mondo ed i loro contributi alle economie nazionali, presentando anche studi di sviluppo in relazione all'ambiente, analisi settoriali e altri esempi, il ruolo rilevante dell'approccio di genere allo sviluppo. Il testo include grafici e tabelle.

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Boserup, Ester, Women's Role in Economic Development. (New York: St. Martin's Press, 1970).

Studio sperimentale della partecipazione femminile nei vari settori dell'economia sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Il ruolo svolto dalle donne nei differenti sistemi agricoli, l'impatto della modernizzazione sul loro lavoro, i concetti di proprietà terriera e l'influenza dei sistemi economici occidentali in alcuni paesi africani ed asiatici sono tematiche esaminate dettagliatamente. L'autore esamina altresì gli effetti sulla vita delle donne dovuti a nuove opportunità lavorative professionali e industriali, all'emigrazione e alla transizione da un modo di vita prevalentemente agricolo ad un sistema industrializzato.

Bryndon, Lynne, e Sylvia Chant, Women in the Third World. Gender Issues in Rural and Urban Areas (New Brunswick, N.J.: Rutgers University Press, 1989).

Un libro sul ruolo e lo status delle donne nei paesi in via di sviluppo. Esplora i principali aspetti della vita delle donne nel Terzo mondo e, soprattutto, il grado delle disuguaglianze di genere esistenti nel processo di sviluppo, sia dal lato ideologico che pratico. Il testo è diviso in due parti principali, la prima riguardante le donne nelle aree rurali e la seconda concentrata sulla condizione femminile nella aree urbane. Le tematiche principali del testo sono il nucleo familiare abitativo, la riproduzione, la produzione e la politica di genere. Preso in esame anche il problema della migrazione.

Can, Marilyn fedl.Women and Food Security. The experience of the SADCC countries. (London: International Technology Publications, 1991).

Un libro destinato alle organizzazioni femminili, ai gruppi di assistenza e alle organizzazioni che collaborano allo sviluppo. Contiene documenti di informazione sugli otto paesi SADCC, esaminanti l'accesso delle donne a tecnologie alimentari avanzate, e il loro impiego. Vengono annotati i progetti riusciti e individuati i fattori importanti quali l'accesso al credito e alla formazione, la disponibilità di materie prime e l'ambiente politico.

Cook, Christy & Stephen Devereux, John Hoddinott & Ben Watkins, Gender and Food Aid: An Economie Evaluation of the Costs and Benefits of Targeting Women under Food Aid Programmes, prepared for the Commission of the European Communities, (Oxford: IDC Food Studies Group, 1991).

Il documento esamina i costi e i benefici degli aiuti alimentari per le donne, esaminando la teoria che le donne distribuiscono le risorse familiari ai bambim' più di quanto non facciano gli uomim. Esamina inoltre i costi e i benefici delle azioni che prendono le donne come obiettivo e conclude con raccomandazioni in materia di politica e ricerca.

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Development Cooperation Operations Review Unit, Netherlands Development Cooperation, Women Entrepreneurs. Development Prospects for Women Entrepreneurs in Small and Micro Scale Industry. (DGIC, Ministry of Foreign Affairs: 1988).

Il libro analizza gli scritti relativi alla piccola industria e alle piccole e medie imprese; elenca le caratteristiche comum' delle piccole imprese, individuabili nonostante le differenze esistenti tra i paesi. Nell'analizzare la posizione delle donne nella società e il loro conseguente potenziale imprenditoriale, il libro prende in considerazione due progetti, uno destinato specificamente alle donne ed il secondo più generale. La conclusione è che le donne devono affrontare molte barriere istituzionali e che, data la loro natura informale, le loro attività su piccola scala risultano gravemente colpite dagli interventi per lo sviluppo. Di conseguenza, il libro afferma che per poter sviluppare una politica diretta allo sviluppo delle piccole imprese è necessario considerare attentamente i differenti bisogni e interessi degli imprenditori uomim' e donne ed effettuare maggiori ricerche sulla posizione femminile nelle piccole imprese.

Dixon-Mueller, Ruth and Richard Anker, "Assessing Women's Economie Contributions to Development", World Employment Programme, Background Papers for Training in Population, Human Resources and Development Planning, Paper 6, (Geneva: BLO, 1988).

L'obiettivo del documento è di dimostrare l'importanza e l'utilità dell'incorporare l'analisi del ruolo economico delle donne in tutti gli aspetti della pianificazione su popolazione, risorse umane e sviluppo. Esso afferma che la mancanza di dati e di analisi accurate sulle attività produttive femminili elimina da qualsiasi considerazione un grappo che rappresenta la metà della popolazione, con la conseguenza non solo di uno sperpero di preziose risorse umane, ma anche di danni concreti per il progresso nazionale e internazionale. Π documento propone vari e differenti approcci per la valutazione del contributo economico delle donne allo sviluppo.

Duncan, Ann and Masooma Habib, "Women in Development: A Review of Selected Economic and Sector Reports 1980-1987," Washington: The World Bank, 1988).

Il documento presenta i risultati di un esame preliminare di 117 relazioni economiche e settoriali preparati dalla Banca mondiale negli anni 1980-1987, riguardante l'estensione ed il tipo di attenzione prestata alle problematiche femminili, nonché come sono state affrontate. I settori coperti dalle 117 relazioni comprendono relazioni economiche macro/nazionali, agricoltura-sviluppo rarale-imboschimento (compreso il credito e l'occupazione rurale), educazione, salute e alimentazione della popolazione, industria, energia, fornitura d'acqua e igiene, sviluppo urbano, investimenti e gestione del settore pubblico e dei trasporti. Basandosi su tale esame, il documento formula raccomandazioni specifiche e generali.

Fenton, Thomas P. and Mary J. Heffron, Women in the Third World. A Directory of Resources. (Maryknoll, New York: Orbis Books, 1987).

Elenco di risorse tra cui informaziom' su organizzazioni, libri e periodici, opuscoli, articoli e materiale audiovisivo riguardante le donne dei paesi in via di sviluppo.

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Holcombe, Susan, Profiles of Women Agricultural Producers. A Tool for Development Planners. UNIFEM Occasional Paper No.7, (New York: UNIFEM, 1988).

Il documento fa parte della serie di profili UNIFEM sul ruolo delle donne nei settori produttivi, destinati ad essere utilizzati come strumenti pratici per l'analisi di genere basata sulle informazioni fondamentali presentate. I profili possono essere utilizzati dai pianificatori per definire i beneficiari e i partecipanti dei progetti e quali le loro condizioni lavorative. Il profilo che esamina i produttori agricoli donne del Sudan occidentale è il primo della serie e si basa su dati raccolti da studi recenti. E' seguito da un profilo più completo dei produttori agricoli donne e da una bibliografia.

Institute of Development Studies, University of Sussex, Gender and Third World Development Series: Module 1: Socio-economic statistics: Module 2: Gender and Employment: an Indian case study: Module 3: Gender and Health: Module 4: Towards gender-aware housing policy and practice: Module 5: Towards gender-aware provision of urban transport: Module 6: House hold resource management: Module 7: Gender-aware planning in agricultural production. (Brighton: Publications Office, Institute of Developement Studies, The University of Sussex, funded by the Commission of the European Communities).

Pacchetto di formazione utilizzato nella formazione allo sviluppo che dimostra le nuove prospettive che possono essere apportate da una consapevolezza di genere su una varietà di problematiche nella pianificazione e nelle decisioni sulle politiche.

INSTRAW, "Measuring Women's Work: Report of the International Research and Training Institute for the Advancement of Women and the United Nations Statistical Office," (Geneva: INSTRAW, 1989).

Il documento esamina il problema del grado di partecipazione femminile allo sviluppo trattando tre tematiche principali: come misurare la partecipazione femminile e valutare l'importanza delle loro attività domestiche e informali; come misurare gli input del lavoro nei settori informale e domestico e stimarne il valore; l'individuazione di statistiche e indicatori per la stima dell'applicazione delle Strategie di Nairobi per il futuro.

International Center for Research on Women, "Women Headed Households: Issues for Discussion," (Washington: ICW, 1988).

Il documento, preparato per la serie di seminari "Determinanti e conseguenze dei nuclei familiari abitativi diretti da donne" tenuto dall'ICRW e dal Consiglio della Popolazione, esamina l'informazione esistente sulle famiglie dirette da donne e una varietà di problematiche tra cui la prevalenza dei nuclei familiari abitativi con donne capofamiglia, la stabilità della famiglia, il livello di povertà e le condizioni di vita dei membri di tali nuclei.

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ISIS, Powerful Images. A Women's Guide to Audiovisual Resources. ISI International, (Roma: ISIS International, 1986).

Guida delle risorse audiovisive, con una sezione sull'impiego dell'audiovisivo per l'organizzazioni di zone rurali, una sezione su esperienze con materiale audiovisivo ed un catalogo di materiale audiovisivo sulle donne.

ISIS, Directory of Third World Women's Publications. ISIS International, (ISIS International, 85-A East Maya Street, Quezon City, The Philippines), 1990.

Elenco di pubblicazioni femminili dei paesi del Terzo mondo catalogate per regione e paese.

Joekes, Susan P., Women in the World Economy. An INSTRAW Study. United Nations International Research and Training Institute for the Advancement of Women, (New York, Oxford: Oxford University Press, 1987).

Il libro analizza le tendenze a lungo termine dell'economia mondiale per mostrarne gli effetti sulla posizione economica femminile nei paesi in via di sviluppo. Il libro considera sia i ruoli produttivi delle donne che i loro ruoli in lavori non retribuiti (lavoro domestico e attività legate all'agricoltura di sussistenza) e sottolinea l'interrelazione esistente tra i microlivelli e i macrolivelli dell'economia. Nel libro, le donne sono ritratte come partecipanti attive, piuttosto che solamente come beneficiarie dello sviluppo, e l'autore dà raccomandazioni per le politiche di sviluppo che tengono conto della situazione economica internazionale.

Leonard, Ann (ed.), Seeds. Supporting Women's Work in the Third World. (New York: The Feminist Press at the City University of New York, 1989).

Il libro è una raccolta di nove studi precedentemente pubblicati nella serie "Seeds" degli studi di sviluppo legato all'ambiente con del materiale aggiuntivo. Ciascuno studio documenta progetti iniziati da donne volti a migliorarne lo status socioeconomico e che sono economicamente sostenibili. Il libro è diviso per regione, con vari progetti esaminati in ciascuna regione. Il capitolo finale comprende commenti di tre attivisti del Terzo mondo e un articolo sull'utilizzazione del libro a fini di insegnamento.

Levy, Coren, "Critical Issues in Translating gender concerns into Planning Competence in the 1990s", paper presented at the Joint ACSP and AESOP International Congress, Planning Transatlantic: Global Change and Local Problems, Oxford, UK, Juillet 8-12, 1991.

Il documento esamina la traduzione delle preoccupazioni di genere nella pianificazione allo sviluppo in quattro sfere di attività: politica, tecnica, organizzativa e di ricerca. La sezione finale del documento parla del genere in quanto componente per una corretta pianificazione.

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Momsen, Janet Henshall, Women and Development in the Third World. (London, New York: Routledge, 1991).

Un testo introduttivo all'aspetto "donne e sviluppo". Il libro tratta le tematiche WID principali ed esamina la proporzione dei sessi nelle varie parti dei paesi in via di sviluppo. Esamina quindi i ruoli riproduttivi e produttivi delle donne e la struttura spaziale nella loro attività economica. Il testo conclude con una analisi dei vari approcci adottati su donne e sviluppo negli ultimi anni. Il capitolo finale del testo tratta anche dei ruoli femminili nella gestione comunitaria.

Momsen, Janet Henshall and Janet Townsend (ed.), Geography of Gender in the Third World. (Albany: State University of New York Press, 1987).

Una raccolta rappresentante l'attuale ricerca geografica sul genere e sullo sviluppo. Il libro è diviso in sei parti; l'introduzione descrive l'emergere di una geografia di genere, seguita da una serie di studi di sviluppo in relazione all'ambiente che illustrano la problematica in varie località geografiche.

Moser, Caroline O.N., "Gender Planning in the Third World: Meeting Practical and Strategie Gender Needs," World Development, vol.17, n. 11, pp. 1799-1825, 1989.

Un articolo che sottolinea come il diffuso riconoscimento del ruolo importante delle donne nello sviluppo non sia stato tradotto in pratica nella pianificazione dei progetti. L'autore ne individua la causa principale nella mancanza di adeguate strutture operative. In risposta a questa lacuna, l'autore propone un nuovo approccio denominato pianificazione di genere, nel quale si riconosce che le donne e gli uomini svolgono ruoli differenti nelle società del Terzo mondo e, di conseguenza, hanno spesso bisogni diversi. L'approccio "pianificazione di genere" offre sia una struttura concettuale che strumenti metodologici per l'integrazione del genere nella pianificazione del progetto. L'approccio "pianificazione di genere" si basa sul riconoscimento del triplice ruolo delle donne e sulla distinzione tra bisogni pratici di genere e bisogni strategici di genere. L'autore continua criticando i differenti approci alla tematica "donne e sviluppo" (assistenziale, egualitario, anti-povertà, efficienza e rafforzativo) dal punto di vista della pianificazione di genere.

Ostergaard, Lise (ed.), Gender and Development. A Practical Guide. (Brussels: Directorate General for Development, Commission of the European Communities, 1990).

Questo volume vuole spiegare perché l'utilizzazione della prospettiva di genere porta a migliori risultati nel processo in favore dello sviluppo. Propone nuove metodologie per la raccolta di dati affidabili sulle donne e analizza i mezzi necessari per l'incorporazione di una prospettiva di genere nel processo di sviluppo. Il testo fornisce inoltre le linee di condotta pratiche per tale incorporazione. I capitoli, di differenti autori, trattano problematiche di genere riguardanti le donne in vari campi: agricoltura, occupazione, alloggio e trasporti. Vengono affrontate inoltre le problematiche della salute, della divisione del reddito, della gestione delle risorse e i nuclei familiari abitativi.

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Overholt, Catherine, Mary B. Anderson, Kathleen Cloud and James E. Austin (eds), Gender Roles in Development Projects. A Case Book. (West Hartford, Connecticut: Kumarian Press, 1985).

Raccolta di documenti tecnici e studi di sviluppo in relazione all'ambiente che sottolineano l'importante ruolo delle donne nel processo di sviluppo. Come sfondo agli studi, sono presentati quattro documenti tecnici: una struttura per l'analisi di progetto, la produttività agricola delle donne, i trasferimenti di tecnologia e le loro conseguenze per le donne, le piccole imprese e le donne. Seguono sette studi di sviluppo da utilizzare in dibattiti e nella formazione.

Pietilä, Hilkka and Vickers, Jeanne, Making Women Matter. The Role of The United Nations. (London, New Jersey: ZED Books, 1990).

Il libro traccia l'evoluzione storica del concetto "donne e sviluppo": il Decennio delle donne, il Forum di Copenhagen del 1975, la Conferenza di Nairobi del 1985; la creazione di una struttura concreta nell'ONU per le donne e il riconoscimento dei diritti della donna; un'analisi di altre conferenze mondiali e della loro importanza e delle prospettive per il futuro. Le appendici comprendono: il testo della Convenzione per reUminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle Donne; le linee di condotta e le liste di controllo sull'integrazione delle donne a tutti i livelli di sviluppo; un elenco delle organizzazioni che hanno accettato di attuare il programma a medio termine su "donne e sviluppo"; un elenco delle conferenze mondiali di maggiore importanza; una guida pratica sulla preparazione di una risoluzione dell'ONU e un elenco degli strumenti internazionali di maggior rilievo.

Poats, Susan V. and Sandra Russo, Training in WID/Gender Analysis in Agricultural Development: a Review of Experiences and Lessons Learned. (Roma: FAO, 1989).

Studio commissionato dalla FAO per individuare e valutare le esperienze ed il materiale di formazione di varie istituzioni riguardanti "donne e sviluppo" e l'analisi di genere nei campi della ricerca e dello sviluppo agricolo, e per trarre lezioni applicabili alle attività e procedure della FAO. Il documento studia le esperienze della Banca mondiale, dell'USAID, della CIDA, dell'UNDP, dell'IDRC, dell'Ufficio australiano per l'assistenza allo sviluppo internazionale, dei Paesi Bassi, della Gran Bretagna e di varie altre organizzazioni.

Rao, Aruna, Mary B. Anderson and Catherine A. Overholt, Gender Analysis in Development Planning. A Case Book. (West Hartford, Connecticut: Kumarian Press, 1991).

Il libro offre studi di sviluppo legati all'ambiente per l'incorpazione del genere nei progetti di sviluppo. E' destinato ai programmatori nazionali dello sviluppo, ai professionisti e ai formatori, per essere utilizzato nella formazione sul genere. Π libro contiene un capitolo sulla struttura dell'analisi di genere e sei esempi di studi.

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Rodda, Annabel (ed.), Women and the Environment. (London and New Jersey: Zed Books Ltd., 1991).

Parte della serie "Donne e sviluppo mondiale", il libro mette a fuoco l'importanza delle donne per l'ambiente, esaminandone i ruoli come utilizzatrici, produttrici, manager e conservatrici delle risorse della terra. Il libro esamina anche gli effetti sulle donne del degrado ambientale ed il loro ruolo nel difendere uno sviluppo economicamente sostenibile. 11 libro contiene un glossario terminologico, una guida all'educazione e all'azione e un elenco di organizzazioni.

Rogers, Barbara, The Domestication of Women - Discrimination in Developing Societies. (London: Kogan Page Ltd, 1980; reprinted London: Routledge, 1989).

Uno studio della relazione tra programmi di sviluppo e status delle donne in vari paesi. L'autore precisa che la cultura occidentale ha avuto un impatto negativo sulle donne e ne ha peggiorato lo status economico e sociale invece di migliorarlo. La prima parte è un'analisi dell'ideologia maschile occidentale sulla divisione del lavoro, con relativa interpretazione. La seconda parte analizza il processo di programmazione stesso. Il libro conclude menzionando l'importanza dei riti di iniziazione delle donne nel passato e l'importanza potenziale degli attuali movimenti di liberazione femminili.

Sen, Gita and Caren Grown, Development Crises, and Alternative Visions. (New York: Monthly Review Press, 1987).

Il libro è scritto per il progetto "Alternative allo sviluppo con le donne per una nuova era" (DAWN), che esamina le linee di condotta economiche, politiche e culturali e la politica nei riguardi delle donne negli ultimi trent'anni. Segue un esame dell'impatto della crisi globale attuale - ambiente, indebitamento, fondamentalismo e militarizzazione - sulle donne. Il libro conclude con un'analisi degli sforzi compiuti dalle donne indigenti per aiutarsi reciprocamente attraverso la mobilitazione e l'organizzazione.

Sontheimer, Sally (ed.), Women and the Environment: A Reader. (London: Earthscan Publications Ltd, 1991) (originariamente una pubblicazione AIDoS in italiano: Terra Donna).

Un'antologia di saggi sulle donne, sull'ambiente e sullo sviluppo sostenibile, che esamina quattro temi principali. I primi tre esaminano l'uso e la gestione femminile dei sistemi di sostentamento tra cui la terra, la foresta e l'acqua, mentre il saggio finale esamina le iniziative femminili per trovare altre utilizzazioni sostenibili delle risorse naturali. (Pubblicato negli Stati Uniti da Monthly Review Press).

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Tinker, Irene, Persistent Inequalities. Women and World Development. (New York; Oxford: Oxford University Press, 1990).

Antologia che offre un'introduzione al settore WID, esaminando il pensiero passato e presente nel campo. Gli articoli, scritti da autori sia di paesi sviluppati che di paesi in via di sviluppo, trattano tre settori principali: le politiche WID, la distribuzione e il controllo interno al nucleo familiare abitativo e la divisione per genere del lavoro.

United Nations, The Nairobi Forward-Looking Strategies for the Advancement of Women. As adopted by the World Conference to Review and Appraise the Achievements of the United Nations Decade for Women: Equality, Developement and Peace, Nairobi, Kenya, 15-26 July 1985.

Elenco di strategie adottate dalla Conferenza Mondiale di Nairobi del 1985 "per superare gli ostacoli agli obiettivi del Decennio per il miglioramento della situazione femminile". Le Strategie sono state divise in cinque capitoli e comprendono un'introduzione; capitou sulle tematiche del Decennio, eguaglianza, sviluppo e pace, definizione degli ostacoli, strategie di base e misure per la messa in atto delle strategie fondamentali a livello nazionale; un capitolo tratta di settori speciali e uno della cooperazione nazionale ed internazionale.

United Nations, "Review and Appraisal 1990," Women 2000. Division for the Advancement or Women, Vienna International Centre,' No.2, 1990.

L'edizione di Donne 2000 fornisce una panoramica della 34a sessione di febbraio e marzo 1990 della Commissione ONU sullo Status delle donne e delle sue raccomandazioni attinenti all'analisi e alla valutazione della messa in pratica delle Strategie di Nairobi per il futuro per il miglioramento della posizione femminile. Viene analizzata la situazione economica mondiale, così come i progressi nell'attuazione delle strategie a livello nazionale. Vengono inoltre individuati gli ostacoli a tale attuazione.

United Nations, Review and Appraisal of progress achieved and obstacles encountered at the national level in the realization of the goals and objectives of women. Report of the Secretary-General. A/CONF. 116/5.

United Nations, 1989 World Survey on the Role of Women in Development. UN Office at Vienna, Centre for Social Development and Humanitarian Affairs, 1989.

Un'indagine sul ruolo delle donne nel processo di sviluppo, che aggiorna le statistiche contenute nell'Indagine del 1984, che inquadra questa volta le problematiche più complesse del modo in cui le donne svolgono il loro ruolo, dei fattori che le rafforzano o le intralciano ed il tipo di problematiche che devono essere trattate per poter garantire una partecipazione equa e piena nell'economia. L'indagine comprende informazioni e analisi su donne e indebitamento; donne, sistemi alimentari e agricoltura; donne e sviluppo industriale; donne e servizi; donne e settore informale; donne e tecnologia; partecipazione delle donne nell'economia e risposta politica alla creazione di pari opportunità nel mondo del lavoro.

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United Nations, The World's Women 1970-1990. Trends and Statistics. Social Statistics and Indicators, Serie K, No. 8, (New York: United Nations, 1991).

Uno studio collaborativo di molti organismi ONU per compilare statistiche sulle donne al fine di valutare se, ed eventualmente come, le loro condizioni stanno cambiando. Il libro è diviso in sei capitoli: donne, famiglie e nuclei familiari; vita pubblica e leadership; istruzione e formazione; salute e maternità; alloggio, insediamenti umani e ambiente; lavoro femminile ed economia. Oltre alle informazioni statistiche, il libro presenta un'analisi scritta di ciascuno dei principali argomenti, concentrandosi sulle più importanti tendenze e conclusioni.

United Nations, Report of the Secretary-General, Preparations for the Fourth World Conference on Women: Action for Equality, Development and Peace, In Economic and Social Council; E/CN.6/1992/3, January 7, 1992.

Un progetto di relazione il cui scopo è di servire da documento di lavoro per l'elaborazione del programma d'azione per la Conferenza del 1995. Suggerisce attività preparatorie da organizzarsi a livello nazionale, regionale e interregionale; il ruolo delle ONG che si accingono a partecipare alla Conferenza e la quantità di risorse distribuite. La relazione discute anche della "piattaforma d'azione", il documento finale della Conferenza, e i concetti che devono esservi inclusi.

Vickers, Jeanne, Women and the World Economie Crisis. '"Women and Development" Series, (London and New Jersey: Zed Books Ltd., 1991).

Un libro che esamina gli effetti della crisi economica mondiale sulle donne e comprende due capitoli sulla crisi stessa; tre capitoli di esame delle risposte politiche dei governi e delle organizzazioni intergovernative, delle ONG e delle organizzazioni popolari; cinque capitoli di studi di sviluppo e un capitolo conclusivo sulle azioni intraprese da gruppi locali e singole persone per diffondere le informazioni, aumentare i sentimenti di solidarietà tra le comunità del Nord e del Sud e far pressioni sui governi a livello nazionale ed internazionale affiché adottino politiche alternative.

Wallace, Tina and Candida March (eds.), Changing Perceptions. Writings on Gender and Development. (Oxford: Oxfam, 1991).

Raccolta di articoli su genere e sviluppo. Il libro si divide in cinque parti e esamina l'impatto della crisi internazionale sulle donne, le barriere allo sviluppo delle donne e la pianificazione di genere del progetto. Vengono presentati anche diversi studi di sviluppo in relazione all'ambiente e diversi dibattiti sul "genere".

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Young, Kate (ed.) Women and Economic Development. Local. Regional and National Planning Strategies. (Oxford, New York and Hambourg: Berg/Unesco, 1988).

Il libro esamina il dibattito sull'integrazione delle donne nella pianificazione dello sviluppo. Sono presentati cinque studi relativi a paesi con differenti stadi di sviluppo e che esaminano in che misura le singole politiche nazionali consentono alle preoccupazioni femminili di essere integrate nei processi decisionali nazionali. Il capitolo conclusivo descrive una potenziale metodologia per l'incorporazione delle preoccupazioni femminili nello sviluppo.

Bibliografìe

FAO, FAO Documentation - Women in Agriculture and Rural Development. 1980- 1989. (Roma: FAO, 1989).

Bibliografia di tutti di documenti relativi allo status e al ruolo delle donne nell'agricoltura e nello sviluppo rurale immessi nella base di dati documentativa FAO dal gennaio 1980 al dicembre 1989. Il testo comprende indici per autore, progetto, tematica e area geografica.

Radcliffe, Sarah A. and Janet Townsend, Gender in the Third World. A Geographical Bibliography of Recent Work. (Sussex: Institute of Development Studies, 1988).

Bibliografia delle pubblicazioni recenti (1983-1987) su donne, sviluppo e genere. La prima parte è composta da pubblicazioni generali sul Terzo mondo e il cui principale tema è "donne e sviluppo". La seconda parte del libro è divisa in marnera geografica e ulteriormente suddivisa all'interno di ciascuna sezione geografica a seconda del tipo di testo: testi generali, bibliografie, testi specifici su produzione agricola, mutamenti rurali, migrazione, occupazione rurale e urbana, dati familiari e demografici, cultura, movimenti politici e status femminile, teoria femminista, politica e sviluppo.

Townsend, Janet, Women in Developing Countries. A Select Annotated Bibliography for Development Organisations. (Sussex: Institute of Development Studies, 1988).

Una bibliografia sulle donne nei paesi in via di sviluppo che cataloga i recenti documenti pratici, escludendo i libri teorici, disponibili nel Regno Unito e in lingua inglese. La bibliografia è strutturata per continenti, a loro volta esaminati paese per paese.

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PORTUGAL Centro Europeu Jean Monnet Rua do Salitre, 56-10° 1200 Lisboa-Tel. 541144

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I QUADERNI DI DONNE D'EUROPA

I Quaderni di Donne d'Europa sono pubblicati nelle nove lingue della Comunità Europea, di cui ecco i titoli ancora disponibili:

18 - Donne e ricerca (1984) 20 - Le lavoratrici dipendenti in Europa (1985) 21 - L'elezione del Parlamento Europeo : Il voto delle donne (1985) 22 - Donne e musica (1985) 25 - Il Diritto Comunitario e le donne (1987) 26 - Donne e uomini d'Europa nel 1987 27 - Donne d'Europa : 10 anni (1988) 28 - Donne e televisione in Europa (1988) 29 - Le donne nell'agricoltura (1988) 30 - Le donne in cifre (1989) 31 - I servizi per l'infanzia nella Comunità europea 1985/1990

(1990) 32 - Donne d'Ungheria (1991) 33 - Le donne nella Rivoluzione Francese (1991) 34 - Parità di opportunità tra Donne e Uomini - Terzo programma di

azione comunitaria a medio termine, 1991/1995 35 - Donne e uomini d'Europa oggi. Gli atteggiamenti rispetto

all'Europa e alla politica 36 - La posizione delle donne sul mercato del lavoro 37 - 1492: Presenze di Donne

I Quaderni di Donne d'Europa sono inviati regolarmente a tutte le persone che ne fanno richiesta specificando il loro centro d'interesse (responsabili di asssociazioni femminili, parlamentari, sindicaliste(i), g ¡ornaMste(i), biblioteche, centri di ricerca, servizi ministeriali, ecc.).

Responsabile: Anne-Blanche HARI TOS Capo del Servizio Informazione Donne 200 rue de la Loi 1049 BRUXELLES - BELGIO

ISSN 1012-1951 N.di catalogo: CC-AG-93-001-IT-C