Don Chisciotte 21, luglio 2009

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Appunti di psicologia LA SINDROME DI DOWN Un mondo ancora oggi sconosciuto IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte Via Zanone, 3 - Autorizzazione n°1105 della Segreteria di Stato agli Affari Interni della Repubblica di San Marino del 26/03/2004 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Numero 21 Luglio 2009 Pagina autogestita. Questo mese: “Benvenuta a Minnie” + “Apas e Oasiverde” + “Operare Stella” PAGG. 6/7 Oasiverde Es...cogitando PARTITO DEI PIRATI Rimette in discussione la politica Roberto Ciavatta POSTDEMOCRAZIA Del tracollo del sistema Democratico Liberale occidentale PAG. 2 PAG. 4 PAG. 12 TERZA FESTA DEL SOLSTIZIO Nonostante il tempaccio un fiume di persone ha salutato la notte più corta. All’interno le foto PAGG. 8 E 9 Sopra di noi niente COSAVRA VOLUTO DIRE? Il Vaticano denuncia la paglia per nascondere la trave PAG. 16 ACDC ECO-CONSIGLI Qualche piccola proposta per inquinare meno PAG. 15 È NATA MINNIE! È il settimo asinello all’Oasiverde! Correte a vederla. Nella pagina dell’Oasi altre sue foto A PAGG. 6 E 7 L’Ippogrifo WALDEN OVVERO VITA NEI BOSCHI / LA SOTTILE LINEA ROSSA PAG. 10

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Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo numero: Roberto Ciavatta: "Postdemocrazia di Colin Crouch - recensione" +"Partito dei Pirati" Davide Tagliasacchi: "La sindrome di Down" OASIVERDE: "Benvenuta Minnie" + "Raccolta fondi per operare Stella" + "Apas e Oasiverde" ACDC: FOTO DELLA III FESTA DEL SOLSTIZIO Angelica Bezziccari: "Walden ovvero vita nei boschi " + "La sottile linea rossa" Eco-consigli: "Yogurt e sapone fai da te" Andrea Mina: "Cos'avrà voluto dire?"

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Appunti di psicologia

La sindrome di downUn mondo ancora oggi sconosciuto

IL DON CHISCIOTTEIl Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte

Via Zanone, 3 - Autorizzazione n°1105 della Segreteria di Stato agli Affari Interni della Repubblica di San Marino del 26/03/2004Direttore Responsabile Roberto Ciavatta

Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San MarinoNumero 21 Luglio 2009

Pagina autogestita. Questo mese: “Benvenuta a Minnie” + “Apas e Oasiverde” + “Operare Stella” Pagg. 6/7Oasiverde

Es...cogitando

Partito dei PiratiRimette in discussione la politica

Roberto Ciavatta

PostdemocraziaDel tracollo del sistema Democratico Liberale occidentale

pag. 2

pag. 4

pag. 12

terza Festa deL soLstizioNonostante il tempaccio un fiume di persone ha salutato la notte più corta. All’interno le foto pagg. 8 e 9

Sopra di noi niente

cos’avra voLuto dire?Il Vaticano denuncia la paglia per nascondere la trave

pag. 16

ACDC

eco-consigLiQualche piccola proposta per inquinare meno

pag. 15

è nata minnie!è il settimo asinello all’Oasiverde! Correte a vederla.Nella pagina dell’Oasi altre sue foto a pagg. 6 e 7

L’Ippogrifo

waLden ovvero vita nei boschi / La sottiLe Linea rossa pag. 10

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In questo libro del 2003, Crouch delinea un panora-ma ogni giorno più realistico: le democrazie occidentali, la loro forma “liberale”, non sono più tecnicamente demo-crazie. Di qui il titolo “Postde-mocrazia” del libro.Postdemocratico è un mo-dello contraddistinto da: 1) smantellamento dello stato sociale (non più diritto ma carità ai derelitti); 2) aumento del divario tra ricchi e pove-ri; 3) una politica che non ri-sponde più alla gente ma alle élite economiche; 4) Una po-polazione che si disinteressa ad una politica in cui non in-cide più.Declino Della DemocraziaLa politica, per dirla con Crouch, “cede sempre mag-gior potere alle lobby econo-miche [tanto da lasciare una] scarsa speranza di dare prio-rità a forti politiche egualitarie che mirino alla redistribuzio-ne del potere e della ricchez-za o che mettano limiti agli interessi più potenti”.Crouch parla di una deriva dei sistemi democratici occi-dentali che si sviluppa a parti-re dai mutamenti sociali degli anni ’70 del ‘900. Preceden-temente la politica, per go-vernare, doveva necessaria-mente rivolgersi a masse di lavoratori numericamente tali da costituire un interlocutore di prim’ordine. Dopo, per via del declino del manifatturiero (che faceva emergere all’in-terno della fabbrica “l’uomo massa”) a favore dei servizi, e anche dell’accresciuta possi-bilità tecnologica di incanala-re e dirigere gli interessi della popolazione verso argomenti favorevoli al proprio partito (si legga Anders, o Chomsky), il

peso della popolazione attiva è venuto sempre più a man-care. Questa perdita d’identi-tà delle classi subalterne, di-sperse in lavori, condizioni di vita e necessità spesso molto differenti l’una dall’altra, non riescono più a rivolgere ri-chieste univoche ai partiti che dovrebbero rappresentarle, mentre lo fa sempre meglio la nuova classe capitalista.I partiti di sinistra, incapaci di leggere il cambiamento sociale appena descritto e perdendo consensi, abban-donarono le loro basi storiche per diventare “partiti di tutti”. Cambiarono i loro nomi, e ab-bracciarono sotto la propria ala anche quelli che fino al giorno prima erano i nemici… per stare al passo con i tempi; ma i tempi del neoliberismo, che fecero anche dei partiti di sinistra, i partiti dell’uomo massa, dei partiti neoliberali moderati. Il venir meno delle critiche da sinistra al potere economico e affaristico ha lasciato strada libera a derive élitarie.cosè una Democrazia?È una forma ideale di eguali-tarismo che sfida i privilegi di casta o classe in nome della tutela di ogni cittadino, an-che delle classi subordinate. Nel XX secolo si considerava buona una democrazia che avesse un saldo stato socia-le universale. Secondo Mar-shall (1963) la gente nel XX secolo ha acquisito il “dirit-to” a servizi base, che perciò erano sottratti alle influenze del mercato. Oggi invece quegli stessi servizi vengono privatizzati: istruzione, sanità, assistenza (anche all’infanzia) pensioni, assicurazioni infortunistiche.

Con ciò non sono più dirit-ti ma si forma una “barriera d’accesso”. Per accedere ai servizi privatizzati si deve po-terli pagare!La democrazia liberale odier-na, insomma, pur mantenen-do le forme democratiche (elezioni periodiche) ne mo-difica la sostanza. Il dibattito elettorale diviene uno spet-tacolo da professionisti di comunicazione su temi sele-zionati dai gruppi d’interesse cui appartengono. “La politica e i governi cedono progressi-vamente terreno cadendo in mano alle élite privilegiate, come accadeva tipicamente prima dell’avvento della fase democratica”.Secondo Crouch una demo-crazia è al culmine della sua compiutezza ai suoi inizi o dopo un regime. Ad es. dopo la seconda guerra mondiale le politiche di Keynes dicono per la prima volta che la salu-te dell’economia si calcola in relazione alla prosperità della massa dei salariati.Per Crouch “La corruzione è un indicatore evidente della scarsa salute della demo-crazia, poiché segnala una classe politica cinica, amo-rale e avulsa dal controllo e dal rapporto con il pubblico”. Questa, a suo avviso, è in for-te crescita a partire dagli anni ’80 in poi (tanto che la politi-ca postdemocratica potrebbe essere definita come la politi-ca che legalizza la corruzio-ne), quando con la “deregula-tion” la dinamica economica si sposta dalla produzione reale alla borsa. Il successo di un’impresa non è più dato dalla sua produzione, ma dal valore delle sue azioni. Da al-lora gli stipendi ricominciano a diminuire perché il peso del lavoro nella creazione del va-lore di un’azienda è sempre più residuale. Nel contempo aumenta la disegualianza all’interno dei singoli stati. Dopo questa parentesi, si ha una “riduzione dei politici a qualcosa di più simile a botte-

gai che legislatori, ansiosi di scoprire cosa vogliono i loro “clienti” per restare a galla”. il politico postDemocraticoIl politico postdemocratico usa un linguaggio pubblici-tario: conciso, semplice, di forte impatto, che s’imprime nell’elettore ma distrugge il dibattito, cioè la democrazia stessa. Tale leader si erge a portavoce della volontà a breve termine espressa nei sondaggi dalla popolazione. Pretende che il pubblico si comporti come le aziende, controllando utili ecc. Così finisce il diritto, e anche il mo-nopolio su servizi essenziali: “Il governo diventa una sor-ta di idiota istituzionale”, che non deve fare nulla, e anzi deve privatizzare in favore delle imprese amiche.Per economizzare lo Stato, cancella i finanziamenti ai partiti che in tal modo devo-no trovare sponsor privati per continuare a vivere. È a capo di un partito vertici-stico che autoriproduce i suoi leader, privo di programmi e idee: un cartello di raccolta voti per il suo leader, lontano dalla base che non serve più a finanziarlo (ci pensano le aziende sponsor che in cam-bio di finanziamenti e raccolta voti richiedono corsie prefe-renziali una volta al governo, e piazzano come consulenti del partito i propri). Una volta al governo, si sente responsabile verso il demos solo per la politica genera-le (da addomesticare con la propaganda), ma non per la sua attuazione nei dettagli, che invece deve soddisfare gli sponsor del suo partito.capitalismo postDemocratico“Uno degli obiettivi chiave delle élite multinazionali è pa-lesemente combattere l’egua-litarismo”. Ciò perché lo stra-potere che la globalizzazione dà alle multinazionali, stroz-zando le piccole imprese, dà un peso politico alle aziende, che possono ricattare i gover-ni: minacciano di andarsene se non vengono defiscaliz-zate o se non si eliminano le tutele del lavoro. Tutti i parti-ti cedono al bluff (è un bluff perché i costi sommersi di un trasferimento aziendale sono alti), e la gente non può che votare partiti concordi nell’ab-bassare le tutele sociali in favore delle multinazionali. In tal modo chiunque vinca dirà che la deregulation l’ha volu-ta la gente votandoli, ma la

La recensione: Colin Crouch

PostdemocraziaDel tracollo del sistema democratico liberale occidentale

“Il classico partito del XXI secolo sarà formato da un’élite interna che si autoriproduce, lontana dalla sua base del movimento di massa, ma ben inserita in mezzo a un certo numero di grandi aziende che in cambio finanzieranno l’appalto di sondaggi d’opinio-ne, consulenze esterne e raccolta di voti, a patto di essere ben viste dal partito quando sarà al governo”

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gente non aveva alternative! Questo serve a Crouch per sottolineare che c’è un con-flitto insanabile tra le istanze egualitarie democratiche e quelle individualiste capitali-ste (come dire: il capitalismo è antidemocratico). Ma sic-come oggi i partiti sono ege-monizzati da élite capitaliste, anche lo stato sociale viene affidato loro, cioè al mercato. Con la scusa che il servizio migliora se privatizzato.PrivatizzazioniLe aziende scelgono il tar-get di clienti cui indirizzare l’offerta, il pubblico è univer-sale. Creare strutture in cui pubblico e privato sono “sus-sidiari” significa far sceglie-re al privato il segmento di mercato migliore, lasciando al pubblico gli utenti poveri e insolventi (l’impresa si prende l’utile, lascia il debito). Inoltre la privatizzazione aumenta la corruzione, perché aldilà delle vane formule, a chi va un servizio lo decide la poli-tica. Nascono così aziende specializzate nella stipula di accordi coi governi.cosa fare?La politica torna ad essere, dopo i fasti del XX secolo do-vuti alla forte pressione del movimento dei lavoratori, fac-cenda di un’élite chiusa come in epoca pre-democratica. Per evitarlo ci sono tre stra-de: 1) Avviare politiche che diminuiscano la preponde-ranza delle élite economiche. 2) Riformare la politica in sé. 3) Riproporre azioni a tutela dei soli cittadini.Per farlo si deve evitare di cadere nell’accusa del capi-talismo per cui vincolando il mercato con leggi restrittive se ne diminuirebbe il dinami-smo. Gli stessi USA, patria del capitalismo, difendono la loro produzione con tasse sull’importazione, scalfendo così le leggi di un fantasio-so mercato libero: Il mercato libero del mito capitalista fa-vorisce solo gli interessi delle multinazionali, sopprime le economie locali e crea oligo-

poli. Inoltre il mercato è un mezzo, non un fine, e deve servire solo per creare ric-chezza in un paese. Sta poi a quel paese amministrare equamente quella ricchezza attraverso una sana redistri-buzione, sintomo di una de-mocrazia vigorosa.La riforma della politica, infi-ne, non può essere fatta solo attraverso gruppi di pressione abbandonando a sé i partiti. La disaffezione delle masse verso la politica favorisce le élite che se ne impossessano per i propri interessi di parte, facendo in tal modo scivola-re il sistema in una postde-mocrazia. Si deve sostenere quelle associazioni [la Don Chisciotte, n.d.r.] che conti-nuano a perseguire cause che i partiti non perseguono più perché vincolati dal rispet-to di accordi con i potentati economici che li finanziano, e con esse lavorare non con o attraverso, ma SUI partiti, per cambiarli e rinnovarli.Si deve far tornare la po-litica a parlare di problemi reali, come quelli della glo-balizzazione selvaggia, non cari alle élite economiche. Al momento solo i gruppi di estrema destra ne parlano, ma producendo soluzioni fal-se. Ad es. individuano l’im-migrato come emblema del problema dell’apertura dei mercati, non come effetto di una causa economica che risiede nell’interesse privato della multinazionale. Questo parlare, da soli, di problemi oramai tabuizzati dalle élite economiche a destra come a sinistra, spiega il recente successo dell’estrema destra alle europee. Una politica della resisten-za postdemocratica, deve tornare a parlare del male nel mercato capitalista piut-tosto che tentare di navigare al suo interno: del bisogno di riformare la globalizzazione senza freni del WTO, che è libertà per le merci, schiavitù per gli uomini.

Roberto Ciavatta

“L’affermazione secondo cui le privatizzazioni salva-guardano un’industria o un servizio dall’essere poli-ticizzato e forniscono una garanzia contro la corru-zione è assolutamente in malafede: lungi dal ridurre le occasioni di corruzione nelle relazioni tra politica e affari, questa strategia le aumenta considerevolmen-te e crea una classe speciale di aziende con accesso alla politica assolutamente privilegiato. Più il servizio in questione è rilevante per la politica, più la situazio-ne diventa problematica”

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Per diverse ragioni, la sin-drome di down mantiene una posizione distintiva ri-spetto a tutte le altre sindro-mi che causano ritardo men-tale. Nonostante le ricerche spesso vedano la sindrome di down come “rappresen-tativa” del ritardo mentale in generale, questa attual-mente viene caratterizzata da peculiari pattern di punti di forza e di debolezza com-portamentali. e anche se la maggior parte delle persone possono facilmente ricono-scere le caratteristiche fac-ciali tipiche degli individui affetti da tale sindrome, ge-neralmente esse conoscono molto poco circa le proble-matiche causate da questo disturbo.La sindrome di down è stata descritta per la prima volta nel 1866 da H.Langdon Down, un medico inglese che lavo-rava in un asilo a earlswo-od, in Inghilterra. Nel suo breve articolo che descrive questa condizione (riportato in Dunn,1991), Down ha in-dicato come caratteristiche di questi individui le pieghe epicantali (ossia pieghe del-la pelle attorno agli occhi), una faccia ampia, la lingua spessa, problemi relativi al linguaggio, una più breve

durata di vita, e personalità prettamente “umorale”. egli inoltre riscontrò la tendenza di molti degli individui di co-desta condizione a mostra-re variazioni nello sviluppo, ossia acquisizioni cogniti-ve, seguite da perdite. egli scrisse: “qualsiasi progresso intellettivo fatto in estate, ci si può aspettare che regre-disca, almeno parzialmen-te, in inverno” (Dunn, 1991, p.828).Down argomentò che gli in-dividui con questa sindrome mostravano una “retrogres-sione” alle caratteristiche della famiglia europea nella razza della bassa mongolia. egli quindi definì gli individui con tale condizione come aventi “un tipo mongolo di ritardo”, in base alla loro so-miglianza facciale con indi-vidui di stirpe mongola. No-nostante negli anni recenti questo sgradevole termine sia stato correttamente sosti-tuito da quello meno offensi-vo di sindrome di down, e in inglese, di down syndrome (addirittura senza possessi-vo), il termine mongolismo è stato utilizzato incautamente sia in ambito professionale che pubblico per più di un secolo. Nonostante il fatto di definire la sindrome attra-verso questa tipologia raz-ziale manifesti palesemente una forma di razzismo non certo sottile dell’Inghilterra dell’era vittoriana, a Down va il merito di aver analizza-to con attenzione analitica la sindrome che oggi porta il suo nome.Attualmente la sindrome di down è la più comune sin-drome congenita associata a ritardo mentale. Si ma-nifesta in media in un caso ogni 700-1000 nati, sia nei

maschi che nelle femmine di qualsiasi etnia e status socio-culturale. Il caratteri-sitco aspetto facciale della sindrome di down include testa piccola con viso piat-to, orecchie e bocca piccole, lingua sporgente, collo am-pio e occhi a mandorla con pieghe epicantali agli angoli interni.La sindrome è causata dal-la presenza di una coppia in più (del tutto, o solamente in parte) del cromosoma 21. La trisomia 21 piena, ovvero la presenza di un cromoso-ma 21 in più in tutte le cellu-le del corpo, si manifesta per oltre il 92% di tutti i casi in bambini nati vivi. La maggior parte dei casi di sindrome di Down non risulterebbe fami-gliare, onde per cui i genitori presentano una probabilità relativamente bassa di con-cepire un secondo bambino con la sindrome. Nonostante un bambino con sindorme in realtà possa nascere da ge-nitori di qualsiasi età, la pos-sibilità che questo accada aumenta quando una donna diventa più anziana.Riguardo invece all’intera-zione con le madri, o con le prime persone che si pren-dono cura di loro durante i primi anni d’infanzia, questi bambini mostrano più chia-ramente comportamenti de-cisamente sociali. Per esem-pio, guardano più a lungo i volti, piuttosto che oggetti o altri avvenimenti. Inoltre al-cuni studi riscontrano come bimbi piccoli con sindrome di down mostrino la medesima componente affettiva, o ad-dirittura più positiva, rispetto a gruppi di controllo appaiati per età mentale.Dal punto di vista genitoria-le, invece, pare che vi siano

fin da subito delle differenze, secondo cui le madri di bam-bini con disabiità elaborano il lutto della perdita del bam-bino perfetto, rispetto a quel-le dei bambini normodotati. Le prime possono risultare maggiormente intrusive, di-dattiche, direttive e preoccu-pate di dare al loro bambino ogni chanche possibile di svilupparsi intellettivamente. Le madri dei bambini normo-dotati, per contro, appaiono meno preoccupate e, come risultato, tendono ad essere più orientate al gioco.Le madri di bambini con simdrome di down hanno la tendenza a prendere tur-ni interattivi più lunghi e più frequenti. Allo stesso modo, queste madri si sovrappon-gono, o parlano allo stesso momento, rispetto ai loro fi-gli, più frequentemente del-le madri di figli normodotati. le prime quindi, tendono a mettere in atto dei pattern di interazione asimmetrici, in cui esse compiono più azio-ni, e danno ai oro figli minori possibilità di prendere l’ini-ziativa. Come ha riferito una madre di un bimbo con sin-drome di down, durante un esperimento: “farlo sedere sulle ginocchia e parlare con lui, questa è la prima preoc-cupazione. Parlare al bam-bino, insegnargli qualcosa”.Nonostante tutto, però, sem-bra che le famiglie e i fratelli di tali bambini, riescano a reagire meglio di fronte ad una situazione apparente-

La sindrome di downUn mondo ancora oggi sconosciuto

Appunti di psicologiaRubrica di Davide Tagliasacchi

es. di Trisomia piena

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mente difficile, rispetto a quasiasi altro problema di natura analoga. Una serie di spiegazioni può essere il risultato di fattori culturali che circondano la sindrome stessa. La sindrome di down è largamente riconosciuta da tutti, ed è il focus di molti gruppi di sostegno ai genito-ri (tra cui l’Associazione Na-zionale Sindrome di Down, e il Congresso Nazionale Sin-drome di Down).Un’altra serie di motivi ta nel-le caratteristiche legate alla personalità, le quali apporta-no sicuramente vantaggi sul funzionamento famigliare. In primo luogo, molti bambini con sindrome di down han-no un orientamento socievo-le ed allegro, oltre che una personalità decisamente af-fascinante, che conservano anche in età adulta. Mante-nendo sembianze e aspetti fisiognomici meno maturi e più legati a quelli dei bambini piccoli, come questi tendo-no più spesso a fare “mezzi sorrisi”, e usano il loro socie-vole “trucco della festa” ogni volta che si ritrovano di fron-te a compiti difficili. Infine, i ragazzi con sindro-me di down hanno un nume-ro minore di comportamenti disadattivi rispetto agli altri, così come psicopatologie meno gravi. Questi ragazzi sono più predisposti a mo-strare problemi di attenzio-ne, disobbedienza e ostina-tezza, che non gravi psico-patologie come l’autismo.

Figli dell’officinao figli della terra,

già l’ora s’avvicinadella più giusta guerra,

la guerra proletaria, guerra senza frontiere,innalzeremo al vento

bandiere rosse e nere,

Avanti, siam ribelli,fiori vendicator

un mondo di fratellidi pace e di lavor.

Dai monti e dalle valligiù giù scendiamo in fretta,

con queste man dai callinoi la farem vendetta;

del popolo gli arditi,noi siamo i fior più puri,

fiori non appassitidaI lezzo dei tuguri.

Avanti, siam ribelli,fiori vendicator

un mondo di fratellidi pace e di lavor.

Noi salutiam la morte,bella vendicatrice,

noi schiuderem le portea un’era più felice;

ai morti ci stringiamoe senza impallidire

per l’anarchia pugnamo;o vincere o morire,

Avanti, siam ribelli,fiori vendicator

un mondo di fratellidi pace e di lavor.

Vorrei che il Vaticano andesse in fiammee il papa ne bruciasse lemme lemme.e il papa ne bruciasse lemme lemme,

bruciasse i pret’in corpo alle su’ mamme.

e quando muoio io non voglio preti,non voglio preti e frati né paternosti,non voglio preti e frati né paternosti,

voglio la bandiera dei socialisti.

e la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e sempre arditievviva i socialisti, abbasso i gesuiti!

Hanno arrestato tutti i socialistil’arresto fu ordinato dai ministril’arresto fu ordinato dai ministrie questi sono i veri camorristi!

e la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e mai la sbaglia,evviva i socialisti, abbasso la sbirraglia!

La Francia ha già scacciato i preti e i frati,le monache i conventi ed i prelatile monache i conventi ed i prelati

perché eran tutte spie e in ciò pagati.

e la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e la ferindora,abbasso tutti i preti, e chi ci crede ancora.

Ma se Giordano Bruno fosse campatonon esisterebbe più neanche il papatonon esisterebbe più neanche il papatoe il socialismo avrebbe già trionfato.

e la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e la fa trentuno,evviva i socialisti, evviva Giordano Bruno!

e quando muoio io non voglio preti,non voglio preti e frati né paternosti,

ma quattro bimbe belle alla mia barella,ci voglio il socialista e la sua bella.

e la rigi-la rigi-la rigira, la rota e la rotella,evviva Giordano Bruno, Garibaldi e Campanella!

Le canzoni del mese

figli Dell’officina(Autore ignoto, circa 1921)

e quanDo muoio io(Autore ignoto, circa 1908)

Questo mese pubblichiamo due stornel-li della resistenza d’inizio ‘900, di area anarchica e socialista libertaria.La libertà di pensiero che mostrano, la strenua volontà di non avere Dei né pa-droni, dovrebbero servire d’esempio ad una politica che aramai non fa che lec-care culi di preti e padrini, elemosinando voti e corruzione. I nemici devono rima-nere nemici, non interlocutori!Inizio ‘900, epoca in cui il movimento anarchico era radicato, e le “bandiere rosse e nere” che gli ultimi sbandieravano non erano quelle del Milan di Berlusconi, ma quelle anarchiche, appunto. Anche le bandiere e i colori, oltre al futu-ro, ci sono stati rubati da quell’ometto.

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la pagina Di oasiverDe

Qualche tempo fa ci sia-mo imbattuti in un com-merciante di asini, che come tutti i commercianti deteneva questi anima-li per scopi speculativi, spesso destinandoli al macello. era il caso di un gruppo di tre asine, di cui una di evidente razza Ra-gusana. Dopo varie vicis-situdini siamo riusciti in un primo tempo a portare via 2 asine, riuscendo pian piano a far capire a que-ste bellissimi esemplari che la mano dell’uomo può portare anche cure e carezze, invece che bot-te. Ma la sensibilità degli asini è incredibile, e pre-sto abbiamo visto notevoli cambiamenti, con l’enor-me piacere di vedersi ve-nire incontro festanti degli animali che fino a poco

tempo prima fuggivano alla sola vista dell’uomo. Marta prima calciava per difesa, ora si fa abbrac-ciare, ama la compagnia e le coccole, è molto sen-sibile. Rea quando è ar-rivata era già incinta. Ha vissuto la sua gravidanza con molti cambiamenti: seppur migliorando le pro-prie condizioni ha dovuto adattarsi alla presenza delle capre e dei maialini e non capiva bene cosa volevamo da lei. C’è vo-luto un po’ per farle ca-pire che l’unica cosa che cercavamo era la sua fi-ducia. Ci ha premiato con la nascita di Minnie, una splendida piccola in salu-te, e Rea ci ha subito la-sciato avvicinare, giocare con la piccola, prestarle le cure necessarie. Rea

è di carattere più schivo, ma il suo atto di fiducia è stato una conquista sia per noi che per lei. Ora la sua piccola scorrazza nell’Oasi, ha un’intelli-genza precoce, le pia-ce assaggiare tutto, va d’accordo con gli altri animali ma sa già farsi rispettare.La terza asina è la più problematica: nonostante l’avessi-mo scelta Stella fu comunque portata al macello e per un mese ne perdemmo le tracce. Poi riu-scimmo a convince-re il commerciante (che arrivò pure alle minacce, nonostan-te la somma pagata) ad andarla a pren-dere. Ma quel mese passato fuori ha la-sciato gravi segni sul corpo di Stella, che oltre ad essere dima-grita allo stremo e co-perta di parassiti, era piena di cicatrici di fru-state fin sotto gli occhi. Ma la cosa più grave è la frattura alla seconda falange, con un distacca-mento della corona dello zoccolo, cosa che proba-bilmente richiederà un in-tervanto chirurgico molto costoso.Non siamo noi a decidere del destino di Stella, lo fa già lei ogni singolo gior-no, noi non possiamo fare che aiutarla. Stella ha un carattere forte ed è sta-ta l’unica di tutte e tre le asine a darci subito una piena fiducia, lasciandosi toccare sin da subito sen-za remore, accettando le iniezioni e le cure come capendo che stavamo cercando di farla stare meglio. Stella è forte, non

vuo-le la-sciarsi andare, r e a g i s c e alla sua situa-zione e non può essere che del futile denaro pos-sa decidere del suo desti-no. Perciò chiediamo aiu-to, anzi, semplicemente trasmettiamo l’aiuto che Stella chiede.

benvenuta a minnie!Il settimo asinello all’Oasi. Fiocco rosa

Minnie

I piccoli ronfano spesso

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O a s i v e r d e con entusia-

smo si è unita all’Apas nel pre-

sentare al Segr. per gli Affari esteri

Antonella Mularoni tre an-nose problematiche di in-teresse internazionale, alle quali crediamo fortemente che la nostra Repubblica possa dare il proprio pre-zioso contributo attraverso una decisa presa di posi-zione.Il primo caso è rappresen-tato dall’annuale uccisione delle foche in Canada (ed in particolare dei cuccioli) a scopi commerciali per ven-derne le pelli ed i prodotti derivati quali il grasso di foca. Già molti paesi euro-pei hanno vietato l’importa-zione di questi prodotti, per i quali migliaia di animali

ogni anno vengono barba-ramente uccisi a bastona-te.Il secondo caso, nel quale molti sammarinesi hanno dimostrato sensibilità attra-verso un’estesa raccolta di firme che a breve verrà sot-toposta alla Reggenza, è rappresentato dalla crudele uccisione annuale dei delfi-ni-balena nelle isole Faer-Oer (Danimarca), secondo una barbarica tradizione alla quale partecipano per-sino i bambini saltando la scuola. Centinaia di esem-plari muoiono dissanguati sulle spiagge, tra atroci e ingiustificabili sofferenze.Il terzo punto riguarda la sottoscrizione da parte di San Marino della Con-venzione di Berna, richie-sta già avanzata nel 2006 dall’Apas congiuntamen-te alla Micologica, e che quest’anno trova come al-leata Oasiverde. Vista la precedente sottoscrizione della Convenzione di Wa-shington (CITeS, che re-golamenta il commercio di specie in pericolo d’estin-zione), infatti, ci risulta dif-

ficile capire le motivazioni che rendono tardiva una presa di posizione riguardo al Trattato di Berna, stru-mento fondamentale per la conservazione della fauna selvatica e degli habitat na-turali. È stata ratificata dai 39 stati membri del Con-siglio d’europa assieme a Monaco, Burkina Faso, Marocco, Tunisia e Sene-gal. Invece Algeria, Rus-sia, Bielorussia, Bosnia erzegovina, Capo Verde, Il Vaticano e la Repubblica di San Marino non hanno sottoscritto l’accordo. Ci auguriamo che la nostra Repubblica cambi presto questa posizione.

aPas e oasiverde Insieme per gli animali, e per firmare accordi internazionali

Stella (l’asina nella foto sotto) dev’essere curata ad una zampa. L’intervento è costoso e delicato, e l’Oasi da sola non riesce a trovare i fondi per affrontarlo. Stella era un’asina denutrita e destinata al macello; noi (si legga anche l’articolo a fianco) l’abbiamo presa per evitarle questa fine crudele, ma le sue condizio-ni sono apparse subito gravi, e non c’è modo di farle migliorare senza questo intervento. Perciò chiunque volesse donare il pro-prio contributo può contattare elena al 335.7347787, oppure effettuare un bo-nifico bancario sul

Conto Corrente: 000040301467 – Banca: IBS di Borgo Maggiore – ABI: 03171 – CAB: 098004 – BBAN: L0317109804000040301467 – IBAN: SM37L0317109804000040301467 – CODICe SWIFT: ISBMSMSMXXX – intestato ad: Associazione Oasiverde – Causale: Salviamo Stella

raccoLta Fondi Per oPerare steLLa

Stella, l’asina in attesa dell’intervento

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Il Don Chisciottenumero 21, luglio 2009 8www.associazionedonchisciotte.org

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Terza FesTa del solsTizioAnno 2009: le foto dell'ozio e del vizio

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Il Don Chisciottenumero 21, luglio 2009 9www.associazionedonchisciotte.org

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P.M.Carattoni in Jam Session

Mort-a-della

The Using Bridge

Leitmotiv

Chi c’è, c’è. Chi non c’è, non c’è.

Leitmotiv

OspedalePsichiatrico

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“Andai nei boschi perché volevo vivere con sag-gezza e in profondità e

succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita, e non scoprire in punto di morte

che non ero vissuto”

Forse molti conoscono già queste parole, citate nel film “L’attimo fuggente” (ti-tolo originale: dead poet society). L’autore è Hen-ry D. Thoreau, e sono un frammento del saggio-dia-rio da lui scritto tra il 1845 e il 1847, anni vissuti a stretto contatto con la natura sulle rive del lago di Walden, a Concord, Massachusetts; qui costruisce una capanna nella quale vivrà per tutto il tempo lì trascorso. Ci si

potrebbe chiedere come sia riuscito a resistere alla solitudine, agli allettanti ri-chiami del ‘mondo civilizza-to’, come abbia fatto a non annoiarsi... ebbene, il suo tempo era pieno perché la sua mente era vuota, liberata da tutti gli inuti-li fardelli fisici e mentali che già stavano appesan-tendo la nascente borghe-sia americana del tempo. Attraverso capitoli tema-tici, alcuni più pratici de-dicati alla sopravvivenza e all’economia, e altri che toccano livelli filosofici e po-etici, anche il lettore entra per un momento nella ca-setta di Walden, ed è con-tinuamente punzecchiato da Thoreau, dalle sue con-siderazioni sull’effettiva uti-

lità di tutto quello che ci circonda. Il suo pensiero si può riassumere con una parola: ‘semplicità’, che non è affatto si-nonimo di bana-lità. Ci invita a riflettere sulle reali necessità fisiche dell’uo-mo (cibo, tetto, vestiario, calore), che non rinnega, infatti solo quan-do si avranno queste cose l’uo-mo potrà elevarsi spir i tualmente, ma soprattutto potrà iniziare a sperimentare la vita. All’interno della società vi è un parados-so nascosto: le condizioni per ottenere libertà e indipendenza materiali (il dena-ro) sono le stes-

se che non ci rendono liberi (lavoro, quindi il denaro); ogni oggetto in più che noi possediamo ha un costo, la vita stessa, che subito o a lungo andare bisogna dare in cambio per ottenere quell’oggetto. Perché sacrificare la vita al lavoro se poi per colpa di esso non si ha più il tempo di vivere, o perché amma-larsi per mettere da parte dei soldi per quando sare-mo ammalati?Thoreau guarda molto avanti rispetto ai suoi con-temporanei: vede nella vecchiaia dimenticanza e non esperienza, l’umani-tà come un enorme poten-ziale intellettivo utilizzato solo in minima parte, e non esclude l’esistenza di altre creature viventi nel cosmo: “quali esseri lontani e diffe-renti, contemporaneamente e dai vari luoghi di una me-desima stella, contemplano l’universo!” si era già fatto osservatore della passività con cui gli uomini si rappor-tano alla tecnologia: “ora sono diventati strumenti dei loro strumenti”. Emerge costante l’amore per la natura, l’obiettiva consapevolezza di farne parte, ché essa non è una

cosa esterna agli uomini. e se all’inizio la solitudine è spiacevole, a breve scom-pare, quando si capisce che non è la presenza di altre persone a farci sentire meno soli. Ciò non significa rinnegare la piacevolezza della compagnia umana; Thoreau a Walden riceve visitatori e condivide con loro la vita, come lo fa con gli animali e gli alberi, che non hanno meno importan-za. Di questi e altri argomen-ti parla Henry Thoreau, e ogni riga è satura di spunti e descrizioni, più di un libro che possa aver scritto un viaggiatore nello stesso pe-riodo di tempo. Anche Tho-reau in effetti ha viaggiato, ma all’interno di se stesso, e nessun viaggio può esse-re più denso di questo.

“...così è la vecchiaia, dun-que limitazione. Eppure vi sono tante cose che riem-

piono la mia vita: le piante, gli animali, le nuvole, il

giorno e la notte, e l’eterno nell’uomo. Quanto più mi

sono sentito incerto di me stesso, tanto più si è svi-

luppato in me un senso di affinità con tutte le cose”

Carl G. Jung

L’ippogrifo:Rubrica di Angelica Bezziccari

waLden ovvero vita nei boschiDi Henry D. Thoreau

Scorcio del lago di Walden

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Definirlo solo un film di guerra sarebbe un erro-re. Ambientato nelle isole Salomone meridionali del Pacifico, tra il 1942 e 1943, quando era in corso la bat-taglia di Guadalcanal, che ha visto fronteggiarsi trup-pe americane e giapponesi nel contesto della secon-da guerra mondiale. Tratto dall’omonimo romanzo di James Jones, ha probabil-mente spunti autobiografici, visto che l’autore stesso ha partecipato alla battaglia. Qui il tema in primo piano non è il conflitto armato, ma quello all’interno di ogni soldato, e lo stesso conflit-to rapportato all’ambiente incontaminato che i due schieramenti andranno a invadere.Dando voce a più perso-naggi, senza far emergere nessun vero protagonista, inserendo monologhi e in-trospezioni dei soldati, Ma-lick riesce a trasmettere le sensazioni di questi uomini che in un continuo crescen-do di tensione, dalla parten-za fino allo sbarco sull’isola e poi al combattimento, mo-strano l’assurdità dell’uomo che uccide se stesso e la natura.Ciò che risalta di più è il contrasto tra gli elmetti, le armi, il frastuono e il san-gue rispetto alla vegetazio-ne rigogliosa attorno, non-ché agli indigeni che vivono lì. I soldati sono invasori, profanatori di un ambiente protagonista e al contempo estraneo allo sfacelo che avviene. La bellezza del luogo a tratti pare quasi non esserne troppo disturbata, perché così forte e imma-nente da sovrastare tutto il resto, come il vecchio indi-geno che passeggia tran-quillo nella foresta mentre

i soldati in marcia lo osser-vano un po’ stupiti. Nei pen-sieri a cui la voce narrante del soldato dà vita, emerge anche un interrogativo pro-fondo; si chiede se sono solo gli uomini a combattere o lo fa anche la natura, se il conflitto sia naturale e ine-vitabile. e tuttavia, ciò non giustifica gli orrori prodotti, e soprattutto la loro causa: “questo grande male... da dove proviene? Come ha fatto a contaminare il mon-do? Da che seme, da quale radice è cresciuto? Chi ci sta facendo questo? Chi ci sta uccidendo, deruban-doci della vita e della luce, beffandoci con la visione di quello che avremmo potuto conoscere? La nostra rovi-na è di beneficio alla terra, aiuta l’erba a crescere, il sole a splendere?”La fotografia fa risaltare la nitidezza del verde,dei co-lori degli animali, e le con-trappone la cupezza delle scene di guerra. La musica di Hans Zimmer, trasmet-te inquietudine, ma anche stupore, sconcerto... Co-munque complessa di fron-te alla semplicità e serenità dei canti della popolazione autoctona. La guerra si sente anche quando non ancora iniziata, perché è nell’animo umano, e quella materiale è solo un’ esternazione, pur depreca-bile. Malick rappresenta la guerra invisibile e invisibile. Non c’è nessun vero eroe: la guerra non ha eroi. Nes-sun vero buono o cattivo: la guerra in alcuni casi non ha né buoni né cattivi ma solo uomini, che arrivano a commettere azioni spie-tate spesso senza un vero motivo, solo perché gli è stato ordinato (la psicologia sociale ha indagato molto su questo). Follia? Il confi-ne tra essa e la normalità è “una sottile linea rossa”, come scrisse il poeta Rud-yard Kipling.

La sottiLe Linea rossa

Regia: Terrence MalickCon: Sean Penn, Nick Nolte, Elias Koteas, John SavageTitolo originale: The thin red lineDurata: 170 min.USA - 1998

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Alle elezioni europee del 7 giugno scorso, il “Partito dei Pirati” svedese ha raggiunto un risultato “storico”: un seg-gio nel parlamento europeo. Ma cos’è il Partito dei Pirati?Si tratta di un movimento po-litico nato successivamente al raid della polizia svedese (fine maggio 2006) alla sede di “Pirate Bay”, il più impor-tante tracker Bit Torrent web-site al mondo.Della nascita di questo partito ne aveva scritto Raf Valvola Scelsi in “Sinistra senza sinistra”.

Pirate bay subì l’irruzione del-la polizia perché accusata di violare il copyright attraverso, appunto, i file bit torrent, cioè l’utima generazione di peer-to-peer,. Si tratta di Torrents, distribuiti all’utente che inten-de scaricare un file, che pun-tano a copie non autorizzate di materiale protetto da copy-right, agendo da instradatore verso la reperibilità del mate-riale ricercato in tutti i com-puter connessi in un determi-nato momento.La MPAA (Motion Pictu-

re Association of America), risen-

tita della divul-

gazione non autorizzata del suo materiale, aveva fatto pressione sul governo sve-dese che, infine, decise di autorizzare il blitz, con con-seguenti fermi e oscuramenti del sito incriminato.Pirate Bay è nato nel 2003, in seno ad un’organizzazione anticopyright russa chiama-ta Piratebyråån, ed è inuti-le dire, per chi usa internet, che dopo questa operazione repressiva i Bit Torrent sono decuplicati, proprio sfruttan-do la pubblicità del blitz, e oggi circa 10 milioni di per-sone usano il protocollo Bit Torrent per scaricare dal web copie non autorizzate di ope-re protette.Il Partito dei Pirati, nato dopo il Blitz e giunto in meno di un mese all’1% alle elezioni svedesi del giugno 2006, si pone come obiettivo di libe-ralizzare la fruizione del ma-teriale protetto da copyright, sostenendo che un divieto in tal senso sospenderebbe la tutela della privacy dei fruito-ri, perché siccome gran parte dei download del materiale protetto da copyright viene effettuato da luoghi privati, cercare di impedirlo signifi-

cherebbe monitorare le at-tività di ogni singolo utente collegato in rete fin dentro la sua abitazione.

Secondo il Partito dei Pirati, l’unico diritto sancito dal copyright dovrebbe essere,

com’era a loro avviso in origine, quello di riconoscere come creatore di un pro-dotto il suo effettivo

autore, ma non il diritto di ri-cevere compensi dalle copie del materiale protetto che vengono divulgate. A loro avviso gli sviluppi tecnologici (internet in particolare) han-no reso antiquate le leggi sul copyright a danno dei consu-matori. Per loro “condividere copie, o altrimenti diffondere o usare opere per usi non commerciali, non deve mai essere illegale visto che di tale fair use (utilizzo leale) ne beneficia tutta la società”. Di fatto il Partito dei Pirati paragona la condivisione di file protetti sul web alle “bi-blioteche”, dove vengono messe a disposizione per usi personali, a titolo gratuito, pubblicazioni anch’esse pro-tette da copyright, ponendo in tal modo un tema di stretta attualità, con cui la politica dovrebbe iniziare a confron-tarsi. Il partito dei Pirati è stato il pri-mo esempio di partito politico che nasce del tutto al di fuori di ogni intermediazione istitu-zionale di tipo tradizionale. Si tratta di un gruppo che come altri nasce autonomamente in difesa di singole e precise istanze, che i gruppi politici tradizionali non difendono abbastanza radicalmente.Si tratta, come scrive anche Raf Valvola Scelsi, dei “pri-mi movimenti postmoderni… espressione di nicchie socia-li” che mirano ad imporsi su un piano generale. Anche le liste civiche di Beppe Grillo in Italia, anch’esse con risultati confortanti (2 eurodeputati, più di 30 consiglieri provin-ciali), iniziano ad imporsi a partire da una mobilitazione della rete.Non si tratta di stabilire da che parte stiano e che le-gittimità abbiano movimenti simili, ma semplicemente di prendere atto che ci sono e ci saranno sempre più, e il motivo di interesse, da pro-spettive di geografia politica, è di capire perché le istanze che propongono non sono ricomprese in movimenti par-titici che, se una volta pare-vano capaci di ricomporre le frammentazioni sociali, oggi paiono distanti ed autorefe-renziali.A mio avviso la disaffezione verso i partiti tradizionali è data dal loro indecente spiri-

Es...cogitando:Rubrica di Roberto Ciavatta

Partito dei PiratiIl partito svedese che rimette in discussione il modo di intendere la politica

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to compromissorio, dalla con-cezione di sé stessa come il campo dell’accordo e non più dello scontro tra idee incon-ciliabili. Questo ha livellato i partiti, e ha impedito di cre-are aspettative, qualcosa per cui impegnarsi, fiducia in un futuro difeso radicalmente. Proprio, cioè, l’assenza di ra-dicalismi, la politica ridotta a via di mezzo che accontenta-re la maggioranza lasciando tutti delusi, al-lontana da par-titi oramai bu-rocratizzati ed incancreniti in logiche di ver-ticismi e ruoli formali, avvici-nandoli invece a movimenti che difendono strenuamente pochi temi con rad ica l i smo, senza possibi-lità di compromessi.È la cultura del “free” e della democrazia dal basso, che si contrappone all’elitismo della deriva democratica occiden-tale. Free software (l’open source) non significa aggi-ramento del copyright ma democratizzazione dei mez-zi di produzione, dato che il software è oramai indispen-sabile per lavorare. Le piat-taforme Wiki equivalgono ad una democratizzazione delle conoscenze, e le piattafor-me di social networking (ad es. facebook) sono luoghi in cui con-dividere le proprie esperienze, in un continuo

bisogno di darsi, altrimenti stritolato dall’atomizzazione dell’individualismo capitalista occidentale.Concludo perciò con una ci-tazione dall’articolo di Raf Valvola Scelsi: “Cosa cerca-no le persone in queste reti (di social networking, n.d.a.)? Identità sociale, restituzione di senso, un senso sociale alla propria vita. Le stesse ragioni che guidano milioni

di individui a impegnarsi at-tivamente nel vo lontar ia to sociale e che a suo tempo, nell’ormai lon-tana epoca della politica preinternet, li induceva in una militanza generosa e straordinaria nei novecen-

teschi partiti politici di mas-sa.”Tutto questo testimonia di un rifiuto per la forma odier-na di democrazia autoritaria, del laissez-faire capitalista, e del monetarismo come fon-damento del legame socia-le. Di qui, comprendendone le potenzialità, si dovrebbe ripartire per ridare un senso ad una socialità e ad esisten-ze singole oramai perdute, perché non accettare queste sfide significa perdere il treno della storia, e non raccoglie-re sfide radicali di senso, che i giovani dimostrano di volere intimamente.

«L’etica scientifica richiede un modello in cui le teorie vengano svi-luppate collettivamente, e i loro difetti percepiti e gradualmente eliminati per mezzo di una critica fornita dall’intera comunità scientifica. Tutta la

nostra conoscenza della natura si basa su questo modello accademico o scientifico. La ragione per cui il modello open-source degli hacker originari funziona così effica-cemente va ricercata nel fatto che (…) si adegua a un modello accademico ideale aperto, che storicamente è il più adatto alla creazione di informazioni»

Pekka Himanen, “L’etica hacker”, 2001

Condividere, senza permesso, copie protette da copyright su internet, non deve mai essere considerato reato

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Mercoledì 1 luglio:- “DiamanDa galas live: prayers for the infiDel”, all’interno del Ravenna Festival. www.ravennafestival.org/

Venerì 3 luglio:“pfm canta De anDrè”, Teatro Arena della Regina, Cattolica. www.riminibeach.it/eventi

Dal 3 al 12 luglio:“santarcangelo Dei teatri”, un appuntamento classicoe imperdibile con il teatro d’ecellen-za. www.santarcangelofestival.com

Sabato 4 Luglio:- “la notte rosa”, a Rimini, San Marino e dintorni. Info su www.lanotterosa.it- “Battiato live” a Riccione. Prevendita su Ticketone

Mercoledì 8 luglio:“patty smith live”, in Piazza G.Matteotti, Sogliano. www.goth.it/event/33286

Giovedì 9 luglio:Per il ciclo “BiBlioteca illuminata”, Biblioteca di Misano, Via Rossini. Massimo Donà pre-senterà la sua ultima opera “I ritmi della creazione”. www.misano.org/news

Dal 10 al 19 luglio:“umBria Jazz”, a Perugia il superclassico del jazz. Info e ticket www.umbriajazz.com

Lunedì 13 e martedì 14 luglio:“morrissey live”, al Velvet di Rimini. Prevendita www.vivaticket.it

Dal 13 al 18 luglio.“san marino etnofestival”, nel centro storico di San Marino. www.visitsanmarino.com

Dal 15 al 25 luglio:“verucchio music festival”, a verucchio dieci giorn di musica di qualità. www.verucchiofe-stival.it

Venerdì 17 luglio:All’interno del “ravenna festival”, “sutra”, preghiera e lotta con i monaci bud-disti del Tempio Shaolin. www.ravennafestival.org

Dal 17 al 19 luglio:“nnt 800 - nero notte teatro”, a Saludecio. Spettacoli dal vivo dedicati al noir. www.ottocentofestivalsaludecio.it

Dal 20 al 26 luglio:“arezzo playart”, una settimana di musica, artisti di strada e teatro. www.pla-yarezzo.it

Dal 23 al 26 luglio:“giornate meDievali” a San Marino, centro storico. www.giornatemedioevali.sm

Sabato 25 luglio:“negrita live” a Cattolica. www.riminibeach.it/eventi/negrita

Dal 29 luglio all’1 agosto:“filosofia sotto le stelle”, a Cervia. Conferenze all’aperto. www.turismo.co-munecervia.it/eventi_proposte

Dal 31 luglio al 2 agosto:“moonlight festival”, a Fano. L’unico festival dark-postpunk italiano. www.mo-onlightfestival.com

Dall’1 al 2 agosto:“raDuno faceBook”, al Mirabilandia di Cervia. www.riminibeach.it/eventi Dal 6 al 9 agosto:“800 festival” a Saludecio... c’è bisogno di spiegazioni? www.ottocentofesti-valsaludecio.it

Dall’8 al 9 agosto:“amarcort filmfestival”, a Rimini Terme (Miramare). festival di cortometraggi. www.amarcort.it

YogurtFai da teè facile, gustoso ecologico, ed economico!

Per ottenere un buon sa-pone è necessario: pesare con assoluta precisione gli ingredienti; anche la minima differenza può rovinare tutto. Miscelare grassi e soluzione caustica alla temperatura ottimale. Isolare gli stampi nelle prime 24 ore perchè il calore della reazione chimi-ca non si disperda.

INGREDIENTI:1 Kg d’olio di oliva, 128 gr. di soda caustica (NaOH), 300 gr. d’ acqua

Ingredienti facoltativi:10 ml d’olio essenziale di la-vanda, 1 cucchiaio di farina di riso, 1 cucchiaio di fiori secchi di lavanda tritati

saPone Fai da teè piacevole, facile, ecologico, delicato ed economico!

eco-co nsigLiQualche piccola proposta per inquinare meno

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Il Don Chisciottenumero 21, luglio 2009 15

COSA SERVE:1) Un recipiente cilindri-co di plastica trasparente (plexi-glass) con coper-chio. Misure approssimati-ve: altezza 18 cm. - diame-tro 12 cm;2) Un pentolone che con-tenga comodamente il pre-detto recipiente di plastica: altezza 18 cm. - diametro 20 cm;3) Un colino di plastica di circa 14 cm di diametro con manico;4) Una vaschetta di plasti-ca del diametro del colino;5) Latte pastorizzato fresco scremato o parzialmente scremato;6) Fermenti lattici vivi: li trovi nelle farmacie e nelle erboristerie, ma basta an-che acquistare, per la pri-

ma volta, qualche vasetto di yogurt naturale;A questo punto siamo pron-ti per partire:1. Scalda il latte fino a una temperatura di circa 40° C. In pratica, immergendo il dito, non dovresti scottarti.2. Aggiungi al latte i fer-menti lattici o alcuni vasetti di yogurt naturale freschis-simo nella misura di 2 va-setti per 1/2 litro di latte.3. Mantieni ad una tempe-ratura costante il composto per diverse ore, in modo che il processo di fermen-tazione possa avere inizio regolare. Per fare ciò è bene mettere a bagnomaria il recipiente in plexi-glass e controllare periodicamente la temperatura dell’acqua. Se l’acqua si raffredda, ac-

cendi il fornello e riscaldala brevemente.Dopo circa 6 ore di riposo, il composto comincerà ad addensarsi. Più i fermenti lattici sono freschi e vitali, più il processo sarà rapi-do.4. Filtra il contenuto del re-cipiente cilindrico una volta divenuto ben denso: versa in un colino, posto sulla va-schetta, 2 cucchiaiate del-lo yogurt appena formato e stendilo sopra la trama del colino, in modo da creare una superficie filtrante.5. Aggiungi il contenuto del recipiente cilindrico ed attendi la formazione del-lo yogurt compatto. Per ottenere una consistenza meno densa puoi omoge-neizzare il composto in un

frullatore. Al contrario, per ottenere uno yogurt ancora più compatto, tipo greco, il giorno dopo devi versare lo yogurt ottenuto in un panno a trama non troppo fitta ap-poggiato su un colapasta ed appenderlo a sgocciola-re per un paio d’ore, quindi rimetti lo yogurt compatto e cremoso nel recipiente in frigo.L’acqua sgocciolata può essere raccolta e utilizzata per zuppe, brodi vegetali, carne in umido.Il primo yogurt non viene buonissimo: la flora dei bacilli tende a stabilizzarsi dopo due o tre produzioni. Ma con un po’ di pazienza in brevissimo tempo ot-terrai uno yogurt squisito, che si “riprodurrà” anche per anni. Lo yogurt fatto in casa si conserva molti giorni nel frigo.Puoi gustarlo al naturale oppure con l’aggiunta di miele, marmellata, zuc-chero di canna, frutta fre-sca ecc.Prima, però, non dimen-ticare di prelevarne un cucchiaino per la succes-siva produzione. METODO ALTERNATIVO PIù VELOCEUn metodo alternativo, e più semplice, per fare lo yogurt in casa è il seguen-te: 1. Scalda il latte (bollire se latte crudo)2. Fallo raffreddare un paio di minuti3. Mescolalo con un cuc-chiaio di yogurt (o con quello rimasto dalla volte precedente) in un termos da 350 ml4. Chiudi il termos5. Dopo qualche ora è bello denso (si può farlo la sera e la mattina è pronto).6. Una volta pronto, puoi mettere in frigo lo yogurt direttamente dentro il ter-mos.

Fase 1: Indossa guanti, ma-scherina e occhiali; in una tazza larga pesa con asso-luta precisione la soda cau-stica. In una caraffa di pirex pesa l’acqua. Metti la caraffa sul fondo del lavello. Versa poco a poco la soda nell’ac-qua, mescolando in modo che si sciolga bene. Atten-zione perché la temperatu-ra della soluzione caustica salirà rapidamente sino ad 70/80 gradi. Riponi il conte-nitore coperto in luogo sicuro a raffreddareFase 2: Pesa l’olio in una pentola d’acciaio. Metti la pentola sul fornello. Fai scal-dare a fuoco bassissimo, mescolando di tanto in tan-to. L’olio non deve scaldarsi

troppo.Fase 3 (facoltativa): Mentre la soluzione caustica raffred-da e il grasso si riscalda, in una tazzina mescola l’olio essenziale con la farina di riso. Trita finemente i fiori secchi di lavanda.Fase 4: Indossa guanti, ma-scherina e occhiali, con il ter-mometro controlla le tempe-rature di grasso e soluzione caustica: quando entrambe sono a 45 gradi versa dol-cemente la soluzione causti-ca nel grasso, mescolando bene col cucchiaio di legno. Poi mescola con un frulla-tore a immersione (facendo attenzione agli schizzi) pochi secondi per volta, alternan-do pause per controllare lo stato del sapone.Fase 5: Mentre frulli, il sapo-ne cambierà colore e consi-stenza, diventando sempre più cremoso. Ad un certo punto, facendo colare un po’ di miscela nella pentola, questa resterà in superficie qualche secondo prima di affondare. in questo momen-to puoi aggiungere gli in-gredienti facoltativi previsti: posa il frullatore, mescola piano col cucchiaio mentre

versi l’olio essenziale nel sapone e poi aggiungi i fiori tritati.Fase 6: Dopo aver aggiunto velocemente gli ingredien-ti facoltativi, versa il sapo-ne nello stampo, isolandolo bene con coperte perchè stia caldo. Dopo qualche ora il calore prodotto dalla rea-zione chimica trasformerà il sapone in una massa gelati-nosa. Questa è una reazione molto importante che avvie-ne mentre il sapone è dentro la coperta. I saponi che non vanno in gel impiegano più tempo a maturare e posso-no essere meno gentili con la pelle. Se usi stampi piccoli isolali singolarmente perchè il calore si conservi. Fase 7: Lascia il sapone co-perto nello stampo per 48 ore. Dopo sformalo e lascia-lo maturare all’aria in un am-biente asciutto e fresco. La saponificazione si completa nel giro di un paio di setti-mane ma la stagionatura ot-timale di un sapone di olio di oliva è di 6-8 settimane. Sta-gionando il sapone migliora in compattezza, tenuta e de-licatezza. Il sapone è come il vino, più invecchia meglio è!

eco-co nsigLiQualche piccola proposta per inquinare meno

Per i più interessati consigliamo di dare un’occhiata su www.ecoblog.it, dove è possibile trovare tante altre ricette per il fai da te!

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Il Don Chisciottenumero 21, luglio 2009 16

Il 13 giugno apprendo da un articolo di Giacomo Ga-leazzi che il Papa, durante l’incontro con una fondazio-ne impegnata in opere di carità, ha mosso dure cri-tiche al sistema finanziario che ha portato alla crisi dei mercati odierna. Benedetto XVI (B16), ha sottolineato come l’idolatria del denaro allontani l’uomo dalla ragio-ne e lo conduca su strade sbagliate ed ha criticato il comportamento dei paradi-si fiscali e di chi li sfrutta a proprio vantaggio.Fin qui sembrerebbero af-fermazioni del tutto condi-visibili se non si conside-rasse che a pronunciarle è stato il capo della Chiesa Cattolica Apostolica Ro-mana (CCAR), istituzione che, nel corso dei secoli, ha dimostrato più volte molto

interesse per il denaro. È dimostrato che la CCAR, pur avendo sempre procla-mato il valore della povertà, ha accumulato le sue for-tune usando ogni metodo: simonia, confische dell’in-quisizione, falsificazione di atti, guerre di conquista e speculazione. Se vi va di approfondire l’argomento e se non avete lo stomaco troppo debole vi consiglio la lettura de “Il libro nero del cristianesimo” di Jacopo Fo.In un primo momento avevo perdonato questa ipocrisia, in fondo sono frasi di circo-stanza, poi B16 ha mosso una critica aperta e circo-stanziata ai “paesi come l’Italia che tuonano contro i paradisi fiscali ma, invece di sopprimerli, li ospitano e li adoperano”.Cosa avrà voluto dire?All’interno del territorio ita-liano ci sono solo due stati:

il Vaticano e la Re-pubblica di San Ma-rino.essendo molto im-probabile un’au-

tocritica da parte dell’Infallibile, devo dedurre che B16 si riferisse a San Marino.Certo, a San Marino ab-biamo i nostri problemi ed i nostri dottori della finanza

e delle finanziarie che ogni tanto com-binano qualche ma-rachella, ma mi sembra che da qualche anno la nostra Repubblica stia cercando di uscire dal pantano, anche a discapito della propria sovranità, mediante le trat-tative più o meno proficue che sta intrattenendo con l’Italia.La critica mi sembra ingiu-sta anche perché i truffatori nostrani sarebbero dei ladri di polli se paragonati con quelli che hanno gestito lo IOR durante i ruggenti anni ’70 ed ’80.Lo IOR è l’unica banca del-lo stato del Vaticano con un’unica sede i cui bilanci e movimenti sono noti solo al Papa, al collegio dei 5 cardinali da lui nominati ed a po-chi altri. L’istituto è stato al centro di numerosi scandali finan-ziari come tangentopoli e calciopoli ma il più famoso è quello rela-tivo al fallimento del Banco Ambrosiano che coinvolgeva an-che elementi della cri-minalità organizzata e della P2.Il Vaticano ha inoltre il primato di non aver mai concesso una ro-

gatoria internazionale per nessuno degli scandali fi-nanziari che hanno coinvol-to lo IOR.Purtroppo devo rilevare il si-lenzio delle nostre istituzio-ni che, al di là degli schiera-menti partitici, hanno dimo-strato in diverse occasioni di essere succubi delle ge-rarchie ecclesiastiche.Lo stato del Vaticano, indi-cando la paglia nell’occhio di San Marino, tenta di di-stogliere l’attenzione dalla trave che ha nel suo e l’as-surdo è che ci riuscirà.

Sopra di noi nienteRubrica a cura di Andrea Mina

cos’avrà voLuto dire?Il Vaticano denuncia la paglia per nascondere la trave

Roberto Calvi

Licio Gelli

I qUATTRO DELL’AVE MARIAMichele Sindona

Paul Marcinkus