Don Chisciotte 22, agosto 2009

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Appunti di psicologia LA PSICOTERAPIA DI CARL ROGERS Scorci sulla “terza forza” terapeutica, l’approccio umanista IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte Via Ca Giannino, 24 - Direttore Responsabile Roberto Ciavatta Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Numero 22 Agosto 2009 Oasiverde Valentina Quadrelli IL PROGETTO VIA CAMPESINA Il mondo visto da un’altra prospettiva Es...cogitando CHAPLINITE E TECNOCRAZIA Della disoccupazione come obiettivo umanistico L’Ippogrifo UNA VITA VIOLENTA Recensione del libro di Pier Paolo Pasolini PAG. 2 CONTINUA A PAG.6 PAG. 10 Una festa alla sammarinese ALBA SUL MONTE Di scialacquatori e stoccafissi Quanto ci è costata, che controlli ci sono sulla spesa effettuata, e che ritorni ci sono per il paese? Le istituzioni rispondono con un “non possiamo darvi queste informazioni”. L’operazione d’immagine su cui Morri lavorava da un anno, che ci è costata dai 10 ai 15 euro a testa (compreso chi non ha partecipato) impone alcune considerazioni PAG. 12 Sopra di noi niente BUONI E CATTIVI Valori laici e multiculturali PAG. 16 Uno dei contributi fonda- mentali di Rogers è stato l’aver aperto il campo della psicoterapia all’indagine si- stematica. A cavallo tra gli anni qua- ranta e cinquanta, Rogers e collaboratori portarono avanti svariati studi per de- terminare i mutamenti otte- nuti con la terapia centrata sul cliente. Tra i cambiamenti osservati vi era una diminuzione del- la difensività e un aumento dell’apertura all’esperien- za, lo sviluppo di un sé più Secondo Günter Anders, proletario oggi non è più l’operaio. Se unico metro per poter classificare il proletario è il suo livello di benessere, probabil- mente centinaia di milioni di operai non lo sono più. Non è lo standard di vita a fare di una persona un proletario, ma il suo stan- dard di libertà! Non è libero chi non pos- siede i mezzi di produzio- ne e quindi deve vendere la sua “forza lavoro” (ap- punto l’operaio), ma CONTINUA A PAG.8 “Una merenda di fitofarmaci” e “Una speranza per Stella” Questo mese gli articoli PAGG. 4/5

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Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo numero: Angelica Bezziccari: "Una vita violenta", OASIVERDE: "Una merenda di fitofarmaci" + "Una speranza per Stella", Davide Tagliasacchi: "La psicoterapia di Carl Rogers", ACDC: "Marcucci si dimetta!", Roberto Ciavatta: "Chaplinite e tecnocrazia" + "Rinnovo contratti", Valentina Quadrelli: "Il progetto Via Campesina", Brevi: "Vedo, Sento, Parlo" + "UPR: noi ci siamo" + "Un nuovo portale per San Marino" + "Paolo Barnard", ACDC: "Alba sul monte" + "E le feste private?" + "PSR(S)" + "Forum giovani", Pietro Masiello: "Monaco di Baviera", Andrea Mina: "Buoni e cattivi"

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Appunti di psicologia

La psicoterapia di carL rogersScorci sulla “terza forza” terapeutica, l’approccio umanista

IL DON CHISCIOTTEIl Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte

Via Ca Giannino, 24 - Direttore Responsabile Roberto CiavattaCopia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San MarinoNumero 22 Agosto 2009

Oasiverde

Valentina Quadrelli

iL progetto via

campesinaIl mondo visto

da un’altra prospettiva

Es...cogitando

chapLinite e tecnocrazia Della disoccupazione come obiettivo umanistico

L’Ippogrifo

Una vita vioLenta Recensione del libro di Pier Paolo Pasolini

pag. 2 continua a pag.6

pag. 10

Una festa alla sammarinese

aLba sUL monteDi scialacquatori e stoccafissiQuanto ci è costata, che controlli ci sono sulla spesa effettuata, e che ritorni ci sono per il paese? Le istituzioni rispondono con un “non possiamo darvi queste informazioni”. L’operazione d’immagine su cui Morri lavorava da un anno, che ci è costata dai 10 ai 15 euro a testa (compreso chi non ha partecipato) impone alcune considerazioni pag. 12

Sopra di noi niente

bUoni e cattiviValori laici e multiculturali

pag. 16

Uno dei contributi fonda-mentali di Rogers è stato l’aver aperto il campo della psicoterapia all’indagine si-stematica. A cavallo tra gli anni qua-ranta e cinquanta, Rogers e collaboratori portarono avanti svariati studi per de-terminare i mutamenti otte-nuti con la terapia centrata sul cliente. Tra i cambiamenti osservati vi era una diminuzione del-la difensività e un aumento dell’apertura all’esperien-za, lo sviluppo di un sé più

Secondo Günter Anders, proletario oggi non è più l’operaio. Se unico metro per poter classificare il proletario è il suo livello di benessere, probabil-mente centinaia di milioni di operai non lo sono più. Non è lo standard di vita a fare di una persona un proletario, ma il suo stan-dard di libertà!Non è libero chi non pos-siede i mezzi di produzio-ne e quindi deve vendere la sua “forza lavoro” (ap-punto l’operaio), ma

continua a pag.8

“Una merenda di fitofarmaci” e “Una speranza per Stella”

Questo mesegli articoli

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“Scrivere è trascrivere. Anche quan-do inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso parteci-pe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi mo-menti di felicità e disperazione, tante pagine non sarebbero nate” . Questo afferma lo scrittore Claudio Magris, e nel caso di Pier Paolo Pasolini tutto ciò acquista un’impressionante veridicità. Infatti “Una vita violenta” è diretta con-seguenza dell’esperienza di vita che Pasolini fa a Roma, dove si trasferisce con la madre nel 1950; va ad abitare in borgata, a ponte Mammolo, vicino al carcere di Rebibbia. E’ qui che ini-zia a entrare in contatto con i ‘ragazzi di vita’ (titolo del romanzo che pubblica nel 1955, suo primo grande successo), coloro che lo metteranno in contatto con l’esistenza più vera, sanguigna e disperata, piena di problemi ma an-che di sentimenti, fuori dalle estetiche borghesi che si andavano delineando in quegli anni con il boom economico, dopo la guerra e la ricostruzione. Nel 1959 viene pubblicato “Una vita vio-lenta”: protagonista del romanzo è Tommaso Puzzilli, un ragazzino di borgata, che pagina dopo pagina con-duce il lettore nel suo mondo: si ha così un mirabile spaccato sociale, del quoti-diano, della vita degli abitanti delle bor-gate romane del secondo dopoguerra, un’esistenza costantemente intrisa di violenza. In un’intervista alla Stampa del 1975 Pasolini dice delle borgate: “Era un mondo degradato e atroce, ma conservava un suo codice di vita e di lingua al quale nulla si è sosti-tuito”. La borgata però è uno spazio urbano nuovo, in via di costruzione, senza luoghi identitari; non è città ma non è neanche campagna. C’è dun-que un vuoto simbolico che accentua il problema di definizione di identità di Tommaso, il quale, pur stando in mez-zo al gruppo, viene spesso emarginato, e a causa di ciò il suo animo è sempre accompagnato da un senso di esclu-sione ma allo stesso tempo di rivalsa:

L’ippogrifo:Rubrica di Angelica Bezziccari

Una vita vioLentaDi Pier Paolo Pasolini

“...e come l’ippogrifo portò Astolfo a recuperare sulla Luna il senno perduto di Orlando, così qui ci si propone di ripescare opere che dai più sembrano essere state perdute e in fretta dimenticate”

BIOGRAFIA:Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922; si laurea in Lettere a Bologna e dopo anni vissuti in mezzo al mondo contadino friulano, sua terra d’origine, si trasfe-risce a Roma dove inizia ad insegnare. Dopo aver pubblicato alcune raccolte di poesie in lingua friulana come La meglio gioventù, ha un grande successo letterario con Ragazzi di Vita e Una vita violenta. A partire dal 1960 scopre il mondo del cinema, che diventerà per lui un grande mezzo espressivo, e gli farà produrre mote opere tra le quali Mamma Roma (1962), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Salò (1975). Fu sempre oggetto di polemica per via dei suoi gusti omosessuali, le sue idee comuniste, che poi però in parte rinnegò quando scoprì che non erano in linea con i suoi ideali di purezza morale, ideologica. Il feroce amore per la vita, per la verità, per la giustizia sociale lo portarono ad essere avversato da molti, di destra e di sinistra, da amici e nemici. I suoi saggi violentemente polemici contro l’ipocrisia imperante che scrisse nell’ultima fase della vita non hanno fatto che accentuare la sua condizione di diverso ed esclu-so. All’alba del 2 novembre 1975, Pasolini viene brutalmente assassinato pro-prio dai suoi amati ‘ragazzi di vita’. Ancora oggi non si sa chi siano esattamente i reali mandanti dell’omicidio, che molto probabilmente è di matrice politica.

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chiama ‘ricottari’ i compagni di borgata, e in cuor suo invidia i “figli di papà”. Il centro di Roma rappresenta lo scopo a cui lui e i suoi amici ambiscono, per-ché solo lì si può “rimedià la grana” per sopravvivere. Ogni genere di azione immorale è giustificata allo scopo di racimolare denaro, ma a volte le azio-ni violente sono fini a se stesse. Tom-maso si prostituisce fin da quand’era ragazzino, ma questo fatto è descritto sempre in maniera non troppo espli-cita, probabilmente per due motivi: al tempo della pubblicazione del romanzo vigeva ancora una certa repressione ri-guardante il sesso e gli argomenti ‘poli-ticamente scorretti’, tant’è che Pasolini, per la sua opera precedente -Ragazzi di vita- dovette subire un processo per oscenità. Tommaso è un seguace del Mis, e ammiratore di Mussolini, ma in seguito manifesta l’intenzione di iscri-versi al partito democristiano, quando vede che ciò gli può arrecare vantaggi; la sua aderenza ad ideologie politiche è totalmente scevra da ideali in cui vera-mente si identifica: “non gliene fregava più niente. Ammazza ammazza, tanto son tutti una razza. Chi glielo faceva fare d’essere destro, sinistro, questo e quello: era libero cittadino, anarchico della morte, e basta”.Il linguaggio usato da Pasolini nei dialo-ghi è il dialetto romanesco, tipico del-le borgate; questa è per il tempo una grande innovazione stilistica, che con-ferisce al libro un altro grande punto di forza aumentandone la sua autenticità narrativa (eventuali difficoltà di com-prensione linguistica sono risolte dalla presenza di un glossario alla fine del libro).Gli anni passano, Tommaso diventa un po’ più grande, fa le più disparate espe-rienze di vita, però il linguaggio sembra essere ormai l’unica cosa che lo lega al vecchio mondo della borgata. Infat-ti il desiderio di emulazione, l’ansia di integrazione si fanno sempre più forti, e Tommasino cerca così di adattarsi al contesto in cui vuol vivere, a partire dall’abbigliamento, che è un elemento

indicatore dello status sociale, assie-me alla casa, al lavoro, al matrimonio: aspetti imprescindibili che caratterizza-no la vita borghese. Anche Tommaso è uno di quegli umili che come tanti altri, a quel tempo, “sostituivano la scala di valori contadina con quella consu-mistica. Cioè, diventavano, a livello ideologico, dei borghesi” (A.Moravia, introduzione all’edizione del ‘75).Il ragazzo col tempo inizierà a prendere consapevolezza –insieme al lettore- di problemi che caratterizzeranno l’Italia degli anni a venire: lo sperpero di de-naro pubblico, i dipendenti malpagati, e i conseguenti scioperi e lotte di classe. In seguito a queste esperienze si iscri-ve al partito comunista, mosso da un reale interesse; ma presto scopre che anche gli aderenti al partito si danno a truffe e intrallazzi. Questo è certamen-te un forte messaggio che trasmette il romanzo, al tempo in cui i comunisti in Italia stavano acquisendo sempre più consensi.L’ultimo capitolo si intitola “L’eterna fame”, che sembra alludere non solo alla fame reale, ma anche a quella mo-rale, affettiva, sociale: “Tommasino en-

trò, e nessuno, come sempre, lo vide”. Nelle ultime pagine Pasolini ci lascia con un finale più che realista: reale. Specifica nell’ultima pagina -rivolgen-dosi al lettore- che “quanto ha letto in questo romanzo è, nella sostanza, ac-caduto realmente e continua realmente ad accadere”.Il romanzo arriva dopo grandi cambia-menti sociali: la guerra, il dopoguerra e l’inizio del boom economico, e riesce bene a mostrarli e raccontarli, descri-vendo le nuove forme spaziali, i cam-biamenti antropologici e sociologici. Anticipa diversi mutamenti (in parte già citati): l’aspirazione al raggiungimento dello status di borghese benestante, la frenetica corsa verso il benessere e il consumismo, la caduta degli ideali poli-tici, la perdita dei valori tipici del mondo contadino, nonché un uso smodato del-la violenza, anche fine a se stessa (non solo come mezzo di sopravvivenza quindi) che poi verrà a sfociare in modo cruento nei cosiddetti ‘anni di piombo’. Anche nel caso di quest’ opera, come di altre dello stesso autore, si può dun-que parlare di valenza profetica degli scritti pasoliniani.

“...e come l’ippogrifo portò Astolfo a recuperare sulla Luna il senno perduto di Orlando, così qui ci si propone di ripescare opere che dai più sembrano essere state perdute e in fretta dimenticate”

BIOGRAFIA:Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922; si laurea in Lettere a Bologna e dopo anni vissuti in mezzo al mondo contadino friulano, sua terra d’origine, si trasfe-risce a Roma dove inizia ad insegnare. Dopo aver pubblicato alcune raccolte di poesie in lingua friulana come La meglio gioventù, ha un grande successo letterario con Ragazzi di Vita e Una vita violenta. A partire dal 1960 scopre il mondo del cinema, che diventerà per lui un grande mezzo espressivo, e gli farà produrre mote opere tra le quali Mamma Roma (1962), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Salò (1975). Fu sempre oggetto di polemica per via dei suoi gusti omosessuali, le sue idee comuniste, che poi però in parte rinnegò quando scoprì che non erano in linea con i suoi ideali di purezza morale, ideologica. Il feroce amore per la vita, per la verità, per la giustizia sociale lo portarono ad essere avversato da molti, di destra e di sinistra, da amici e nemici. I suoi saggi violentemente polemici contro l’ipocrisia imperante che scrisse nell’ultima fase della vita non hanno fatto che accentuare la sua condizione di diverso ed esclu-so. All’alba del 2 novembre 1975, Pasolini viene brutalmente assassinato pro-prio dai suoi amati ‘ragazzi di vita’. Ancora oggi non si sa chi siano esattamente i reali mandanti dell’omicidio, che molto probabilmente è di matrice politica.

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I pesticidi (o fitofarmaci) si sono imposti come parte in-sostituibile dell’agricoltura in seguito alla sua standardiz-zazione, la meccanizzazione, alle monocolture, che hanno impoverito e ridotto drastica-mente l’ecosistema delle zone coltivate, rendendolo estrema-mente semplificato ed instabi-le, con conseguente aumento dell’ utilizzo di sostanze tossi-che immesse nell’ambiente. Mano a mano che una so-stanza tossica si rivela inef-ficace, infatti, se ne immette sul mercato una nuova, pro-cedendo con metodi di ricerca empirica, più economica, che consiste nel mettere a punto un numero ampio di molecole di sintesi e poi sperimentarne gli effetti. Questo significa che sono state scaricate nell’am-biente migliaia di sostanze di-verse di cui si conosce poco o niente riguardo alle possibilità di reazione in ecosistemi com-plessi. Quali possano essere i risultati combinati che si hanno quando più sostanze contem-poraneamente sono immesse nell’ambiente, questo non lo sa nessuno, neppure le ditte pro-

duttrici degli stessi fitofarmaci. L’utilizzo annuale di pesticidi in Europa supera le 140.000 tonnellate, che corrisponde a 289 grammi per cittadino europeo all’ anno, e ad un giro economico imponente. L’uso dei fitofarmaci sul terri-torio italiano è massiccio, rag-giunge il 99% della superficie coltivata e la vendita passa attraverso una struttura for-temente penetrata dai gruppi multinazionali, che coprono ol-tre il 65% del mercato italiano. Il settore produttivo è caratte-rizzato da una complessa rete di rapporti e scambi, tanto che le principali marche, anche quelle che dispongono di pro-pri impianti, formulano presso diversi impianti-ospite: abbia-mo così pesticidi che vengono prodotti da una prima impresa, su licenza di una seconda, for-mulati da una terza presso gli stabilimenti di una quarta, ed eventualmente poi confezio-nati e commercializzati da al-tri ancora. In tutto questo giro fatto di una miriade di scambi incrociati, controlli, garanzie e sicurezza sono piuttosto diffi-cili da assicurare.

…UNA MELA AL GIORNOPiù di 300 sono le sostan-ze ritrovate come contami-nanti dei prodotti alimentari venduti in Europa. In Italia Legambiente stima che più del 45 % di frutta, vegetali e cereali contengono resi-dui di almeno due pestici-di, con dei superamenti dei limiti legali per i singoli pe-sticidi pari al 5% dei con-trolli effettuati di routine. Tra i casi eclatanti le mele che ormai sembrano rap-presentare più il frutto della strega di Biancaneve che il famoso stratagemma per stare in salute e togliersi il medico di torno: solo il 38,8% è ancora esente da pesticidi, mentre il 26% dei campioni analizzati presenta un princi-pio attivo, il 34,1% contiene più di un residuo e addirittu-ra l’1,1% risulta irregolare. Per quanto riguarda i pro-dotti derivati, si è registra-to un aumento dei casi di contaminazione, particolar-mente nei campioni di vino e olio. Un dato particolar-mente significativo se si pensa che tra questi com-paiono proprio quei prodotti tipici del made in Italy e al-cuni tra gli alimenti preferiti dai bambini come succhi di frutta e omogeneizzati. Il dato più allarmante è la for-te presenza dei multi-resi-dui: a Milano è stato trovato un campione di uva con ad-dirittura 11 pesticidi diversi. La nostra legislazione non prevede il caso della pre-senza di multiresidui in un prodotto. Può quindi veri-ficarsi il paradosso che su una stessa pera si rilevino diversi fitofarmaci in quantità inferiore ai limiti stabiliti dalla legge,ma il loro incrocio po-trebbe essere estremamente dannoso per la salute umana. Ciò soprattutto per i bambini: “I livelli di pesticidi su prodotti ortofrutticoli sono controllati in base a limiti di legge calco-lati sulla pericolosità del sin-golo principio attivo rispetto all’organismo umano adulto. Questo modello quindi non

tiene in considerazione fat-tori molto importanti quali la compresenza di più principi attivi contemporaneamente (multiresiduo), e, per quanto riguarda il valore del singolo residuo, gli effetti calcolati su organismi diversi da quel-lo “tipico” di maschio, adulto di circa 70 chilogrammi”. Un recente studio italiano ha monitorato l’esposizione di 195 bambini senesi a 6 tipi di insetticidi organofosforici: in tutte le urine era presen-te almeno 1 tipo, ma in molti casi erano presenti residui di tutti questi 6 pesticidi. Si tratta di un assorbimento ripetuto di piccole quantità che studi scientifici hanno dimostrato essere danno-so ma che in legge non viene contemplata, anzi. Una nuova Normativa eu-ropea desta particolare preoccupazione perché i nuovi limiti massimi sono addirittura superiori a quel-li precedenti. Come spiega Francesco Ferrante, re-sponsabile Agricoltura di Legambiente “Il criterio se-guito dalla Commissione europea è pericolosissimo: si è individuato il paese eu-ropeo che aveva il limite più permissivo per ogni pestici-da e si è esteso questo alto livello a tutti i paesi membri. I consumatori europei ades-so avranno una ben minore protezione rispetto alla loro quotidiana esposizione ali-mentare alle migliaia di pe-sticidi presenti sul mercato”. Per sintetizzare, siamo esposti continuativamente a micro-quantità di tante so-stanze cancerogene che si

Una merenda di fitofarmaciLa pagina di oasiverde

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potenziano l’una con l’altra, spiegando il perché nella no-stra era di una rapida cresci-ta dell’incidenza dei tumori e delle patologie degenera-tive. L’economia sempre più ristretta nelle mani di poche multinazionali vale la nostra salute e quella dei nostri figli? La vita quotidiana caotica ci toglie l’opportunità di pen-sare a queste cose obbli-gandoci ad un tipo di miopia (la miopia del consumatore) che fa sì che l’interesse indi-viduale si riduce man mano che i problemi si allontana-no nel tempo o nello spazio. Tendiamo a dare massima attenzione a ciò che potrà accadere alla nostra famiglia entro pochi giorni o mesi ma siamo completamente disin-teressati a quello che potrà accaderci fra 20-30 anni. In tale contesto non si reputa importante la sorte futura del mondo e più in generale non si considerano i diritti delle generazioni future. Siamo invece, e paradossalmente, portati a pensare al bene dei nostri figli: ad esempio usia-mo diserbanti e pesticidi per coltivare senza preoccuparci di inquinare l’ambiente sen-za nemmeno pensare che con questo atteggiamento rischiamo di non dare loro in eredità nemmeno un mondo in cui vivere. Smettiamo al-lora di essere semplici con-sumatori e ricordiamoci che su questo pianeta, come tutti gli altri esseri viventi, noi siamo ospiti e che ogni nostra azione, anche la più scontata, ha delle conse-guenze sull’ambiente che ci circonda.

Associazione [email protected] Tel. 335.7347787

Questa fatidica affermazione è stata pronunciata da Sandro Gigliucci, un nostro associato e carissimo amico venutoci a trovare da Mestre, dove vive in compagnia dei suoi bellissimi asini dell’Asineria del Giglio. Uno che di asini se ne inten-de, grazie alla sua pluriennale esperienza e che, assieme alla continua e preziosa assistenza del nostro maniscalco Grazia-no e della nostra veterinaria Lucia, e anche ai consigli me-diatici di Sara Mini (veterinaria omeopata di Mestre specializ-zata in asini), in un connubio di persone capaci di unire alle proprie capacità di mestiere anche passione e sensibilità verso gli animali, sono riusciti a migliorare già di molto la situa-zione dell’asina Stella, che da tempo accusava un grave trau-ma ad uno zoccolo, mai curato e che ha rischiato di far finire la sua vita a soli 3 anni.In effetti la nostra Stella sem-

brava avere il destino segnato di ogni animale che non svolge più il ruolo affidatogli dall’uomo, finendo per diventare inutile e perciò risultando un peso che solo diventando carne da ma-cello assume nuove prospet-tive di utilità per l’uomo. Ma Stella sta lottando con tutte le sue forze e questa volta l’uomo la sta aiutando a guarire. Lei sembra capire tutto questo ed il suo sguardo prima arreso e vacuo adesso trasmette l’infini-ta voglia di vivere di chi si ren-de conto di avere una speran-za. E oltre a questo trasmette un’altra cosa: riconoscenza.In queste foto vedete proprio l’asino (nello specifico lo zoc-colo malandato della nostra Stella), animale per eccellenza nella storia a servizio dei biso-gni dell’uomo, le cui caratteri-stiche di resistenza, umiltà e perseveranza sono state sfrut-tate sino allo stremo, che que-sta volta ha bisogno di aiuto,

ed è proprio la mano dell’uomo a portarglielo tramite le profes-sionalità messe al suo com-pleto servizio. L’uomo guarda l’asino e invece di pretendere qualcosa da lui, questa volta si interroga su come potergli offri-re il suo aiuto.Le cure procedono e ne ve-diamo già i risultati, tuttavia il percorso è ancora lungo, i medicinali molto costosi e tra le prospettive vi è un delicato intervento chirurgico per si-stemare definitivamente l’arto. Chiuque voglia aiutarci a so-stenere queste spese può farlo tramite i dati bancari riportati. Cogliamo l’occasione per rin-graziare chi l’ha già fatto, ed in particolare il generoso gesto di puro dono, umile e privo di aspettative (così raro a San Marino!) di Raniero Forcelli-ni, e la sollecitudine dell’APAS che ha messo a disposizione tempo ed energie per una rac-colta fondi per Stella.

Una speranza per steLLa

Grazie mille a chi ci sta aiutando

Aiuta Stella facendo un bonifico con CAUSALE: Salviamo Stella alla BANCA IBS di Borgo Maggiore, CONTO CORRENTE n.000040301467 intestato ad Associazione Oasiverde (estremi bancari: BBAN: L0317109804000040301467, ABI: 03171, CAB: 098004, IBAN: SM37L0317109804000040301467). Oppure contatta Elena al 335.7347787

Stella con Sandro e GrazianoA lato particolari dello zoccolo

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daLLa primacongruente e maggiormente positivo, lo sviluppo di senti-menti propositivi verso gli al-tri, e la capacità di formulare le proprie valutazioni senza doversi necessariamente adeguare a quelle altrui.Oltre a codesto lavoro re-datto con clienti nevrotici, Rogers intraprese un fonda-mentale tentativo terapeuti-co e di ricerca con i pazien-ti schizofrenici. In questo studio vennero elaborate alcune delle scale per misu-rare le variabili cruciali che permettono di creare un de-terminato clima terapeutico (empatia, congruenza, con-siderazione positiva) e che rendono possibile al pazien-te il processo di esperienza. Una volta in più, Rogers riu-scì a dimostrare che un cli-ma terapeutico positivo era associato a un cambiamen-to positivo della personalità. In verità, tali condizioni sem-bravano esere con pazienti schizofrenici ancor più im-portanti che con i nevrotici. Il clima terapeutico dipendeva tuttavia da una complessa interazione dinamica tra pa-ziente e terapeuta anziché da fattori isolati negli stessi. lo studio metteva inoltre in luce che, in taluni casi, i pa-zienti di terapeuti considera-ti generalmente competenti e coscienziosi, a causa di un setting non adeguato alle condizioni dei singoli casi, non dimostravano conside-revoli progressi, e addirittu-ra potevano regredire a sin-tomi anche peggiori.Secondo Rogers, la perso-

na più sana può assimilare le esperienze nella struttura del sé. Nella persona san avi è congruenza tra sé ed esperienza, un’apertura na-turale verso nuovi stimoli, una mancanza di difensività. Al contrario, il concetto di sé nella persona nevrotica si è andato strutturando in modi che non combaciano con l’esperienza dell’organismo. L’individuo psicologicamen-te disadattato deve negare la consapevolezza di signi-ficative esperienze senso-riali ed emotive. Esperienze incongruenti con la struttura del sé vengono “subcepite” come minacciose, e soven-te sono negate e distorte. Questa condizione è nota come “divario tra il sé e l’esperienza”. In presenza di esperienze sentite come minacciose e che frustrano il bisogno di autoconside-razione positiva del sé, il soggetto ricorre a modalità rigide e difensive per man-tenere la propria integrità.Pur non volendo mai diffe-renziare le diverse forme di patlogia, Rogers ha però distinto differenti tipi di com-portamento difensivo. Per esempio, nella razionaliz-zazione una persona distor-ce il comportamento, così da renderlo coerente con il sé: quando ci si conside-ra esenti da errori, si finirà probabilmente con l’attribu-ire tali errori a qualche fat-tore a noi estraneo. Unaltro esempio di comportamento difensivo è la fantasia: un uomo che difensivamente si ritiene una persona adegua-

ta può fantasticare di essere un dongiovanni, e di avere tutte le donne ai suoi piedi, negando di conseguenza qualsiasi esperienza non conforme a tale immagine. Un terzo esempio di com-portamento difensivo è la proiezione. Qui, un indivi-duo esprime un bisogno, ma in forma tal da negarne la consapevolezza e da con-siderare il comportamento come coerente con il sé: una persona il cui concetto di sé non consente pensieri sessuali “cattivi” può con-vincersi che siano gli altri a indurle questi pensieri.Le descrizioni di tali compor-tamenti sono piuttosto simili a quelle proposte da Freud. Per Rogers, tuttavia, quello che li contraddistingue è il tentativo di padroneggiare un’incongruenza tra il sé e l’esperienza, negadola alla consapevolezza, o ope-rando una distorsione per-cettiva: “è da notare che le percezioni sono escluse, perché sono contraddittorie, non perché siano umilianti” (Rogers 1951, p. 506). Inol-tre, la classificazione delle difese non ha per la teoria rogersiana la stessa rilevan-za che invece ha per la teo-ria freudiana. Secondo Rogers, allora, la patologia psicologica sta ad indicare che il rapporto tra concetto di sé ed espe-rienza reale è disturbato. Tuttavia, la maggior parte delle ricerche ha esamina-to le relazioni tra il sé e il sé ideale. In tali ricerche, la di-screpanza tra le classifica-

zioni del sé e del sé ideale viene spesso considerata una misura dell’adattamen-to: tanto più piccolo è il di-vario tra il sé e il sé ideale, tanto migliore sarà l’adatta-mento. Molti studi sono stati condotti per dimostrare che salute ed autostima sono associate a tale rapporto. Per esempio, secondo Hig-gins, Bond, Klein e Strauma (1986) le persone con forti discrepanze tra il sé, ed il sé ideale sono maggiormente esposte alla depressione. Secondo un’altra ricerca, invece, l’elemento determi-nante per l’adattamento è costituito dalla distanza che il soggetto riesce a interpor-re tra il sé, e il sé temuto e indesiderato (Ogilvie, 1987). In pratica, l’autostima e la soddisfazione per la pro-pria vita possono dipendere più dal non essere come il sé temuto, che dall’essere come il proprio sé ideale.Attualmente, benchè si sia progressivamente modifi-cata, la terapia centrata sul cliente ha mantenuto tutta-via alcune delle sue inizia-li caratterisitiche. In primo luogo, la profonda fiducia nella capacità del cliente. Poiché le spinte fondamen-

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Appunti di psicologiaRubrica di Davide Tagliasacchi

Carl Rogers

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tali dell’organismo sono in direzione della crescita, del-la realizzazione e della con-gruenza, il terapeuta non ha la necessità di controllare o manipolare il processo tera-peutico. In secondo luogo, l’accento sull’importanza del rapporto terapeutico: è essenziale che il terapeu-ta cerchi di comprendere il cliente e di comunicare questa volontà di compren-sione.Contrariamente allo psica-nalista che va alla ricerca di significati nascosti e di profondità inconsce, il tera-peuta rogersiano crede che la personalità si riveli in ciò che i clienti raccontano di sé. Le diagnosi non sono importanti, dato che poco raccontano sulle idee che le persone hanno di stesse e non aiutano a creare il ne-cessario rapporto terapeuti-co. In terzo luogo, si sostie-ne che la terapia centrata sul cliente implichi un pro-cesso prevedibile. La cre-scita avviene quando il tera-peuta stabilisce un rapporto di sostegno ed è capace di aiutare l’individuo a liberare la sua forte spinta verso la maturità, l’indipendenza, e la produttività.

Ehi, Padre Eterno, che stai nei grattacieli? Restaci,puoi restare ancora un poco a casa tuae puoi lasciarmi alle mie miserie…oh, io su questa terra ci sto bene.

E ha un bel dire la gente che questa vita fa schifo,che è una porcheria, che è tutta un’immondizia.Sarà così, e questo è anche vero,però non ho mai gettato mio fratello nel pattume.

Ehi, Padre Eterno, qui in basso non si sta poi male,puoi vedere gli scimmioni dondolare appesi ai ramie più vanno in alto, su fra le foglie,più vanno in alto e più gli vedi le vergogne.

E hai visto quella ragazza, anzi quella bambinache a quattordici anni ne sa più di me…è meglio lei di tante finte suoreche hanno fatto tutto ma arrivano vergini all’altare.

Ma io quella ragazza, Padre Eterno,io la voglio vicino e non la voglio lapidare nella fossa.Lei ha fatto il nido qui nel mio cuoree domani volerà dove le pare.

Ehi, Padre Eterno, io non sono niente:un piccolo destino in mezzo a tanta gente.E se è così non ci facciamo guerra:a te lascio i grattacieli e a me questa terra.

Le canzoni del meseehi, padre eterno

(Ivan Graziani)

Il 13/07 scoppia il caso: il giornale “l’Informazione” pubblica lo sfogo di una lavoratrice che dichiara di aver lavorato in nero nello studio dell’Avv. Marcucci.Marcucci, che oltre ad es-sere avvocato è al momen-to il Segretario di Stato al Lavoro, cioè la persona che dovrebbe vigilare e garantire trasparenza pro-prio sul rispetto di assun-zioni regolari, da una parte (quella pubblica) dichiara “tolleranza zero” verso il lavoro nero, e dall’altra (quella privata) tiene perso-nale i nero alle sue dipen-denze, commissionandole mansioni delicate (come il

versamento di contante sul suo conto in banca).Nè lui né il governo han-no smentito, anzi: hanno confermato che quella la-voratrice ha lavorato sen-za contratto per Marcucci, ma “solo” per pochi giorni e senza mansioni di respon-sabilità. Forse è il caso di ricordare a Marcucci che non impor-ta quanto tempo un lavo-ratore presta l’opera, ma come lo fa, cioè - in questo caso - in nero! Non è pro-prio il caso di gridare alla strumentalizzazione politi-ca: Marcucci deve dimet-tersi, per salvare almeno le apparenze di uno Stato che voglia definirsi civile, e perché d’ora in poi non sarà più credibile quando parlerà di contrasto all’eco-nomia sommersa.Di più: dovrebbero essere i suoi alleati di governo a pretenderne le dimissioni, a partire da Romeo Morri, che quando Rinnovamento & Trasparenza, ad aprile 2007, presentò un’istanza d’Arengo per aumentare

i controlli contro il lavoro nero (istanza bocciata dal precedente governo con il pretesto che i controlli funzionavano già più che bene... e certo: più che bene per non punire mai nessuno!) dichiarò di aver votato a favore e disse che lui è sempre e comunque contro il lavoro nero. Che Morri sia conseguente con le sue affermazioni e richieda le dimissioni di Marcucci, oppure apra una crisi di governo.Altro dato eclatante: la la-voratrice aveva messo al corrente di questo grave illecito anche il sindacato, che per non mettersi con-tro i “poteri forti” (per amor di pace... la propria) non ha fatto niente! Nessun commento... ma siete in-vitati a sottoscrivere la pe-tizione con cui il giornale “l’Informazione” chiede la sostituzione dei vertici del sindacato perché inadem-pienti, da sempre, contro il lavoro nero. Anche loro a casa! Non se ne può più!

ACDC

marcUcci si dimetta!Il Segretario di Stato al Lavoro... assume in nero?

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Il Don Chisciottenumero 22, agosto 2009 8www.associazionedonchisciotte.org

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anche chi non è in grado di misurare la totalità del contesto di produzione in cui è integrato, né le qua-lità morali o immorali del suo prodotto, né chi ne beneficia.In una catena di montag-gio io so solo che devo trattare in un certo modo il pezzo di prodotto che mi arriva: più che un lavoro è una ginnastica forzata di otto ore al giorno, svolta nell’ignoranza degli scopi produttivi (unico scopo ri-mane la paga a fine mese) e senza il contributo de-terminante della creatività umana.In “Tempi moderni”, Cha-plin lavora in una catena di montaggio e quando rincasa non riesce più a liberarsi dei movimenti ri-petitivi della catena. Certo, oggi la catena di montaggio, sistema pro-duttivo fordista, è quasi scomparsa dalle attività di produzione, ma milioni di persone svolgono lavori per i quali non sono richie-sti che movimenti ripetiti-vi, siano fisici o mentali, del cui scopo rimangono all’oscuro. Con un’aggra-vante: oggi gli operai sono grati per il fatto che a loro è ancora concesso lavo-rare, cioè fare una ginna-stica quotidiana di otto ore priva di scopi precisi se non poter mangiare a fine mese. Rispetto ai tempi di Chaplin, dove quel lavoro insensato era considera-to una dannazione, si è

finiti per proclamare que-sta ginnastica insensata come diritto fondamen-tale, perché senza essa si sarebbe privati di ogni tutela, dato che ogni tu-tela è stata eretta sul pa-radigma del lavoro come diritto-dovere.L’esperienza dell’Unione Sovietica ha insegnato che cambiando i rappor-ti di proprietà (del privato nel capitalismo, dello Sta-to nel “socialismo reale”) non si umanizza il lavoro, né si abolisce l’alienazio-ne: l’alienazione è intrin-seca al lavoro. È proprio dal lavoro che ci si deve liberare!Oggi, insomma, di pro-letari ce n’è più che mai nella storia. Non si tratta più di strati di popolazione privi di qualsiasi tutela ed estremamente poveri, ma di coloro che non godono della libertà di praticare lavori creativi, ovvero co-loro che svolgono lavori ripetitivi il cui scopo finale non è comprensibile per il singolo ingranaggio del-la macchina, coloro che non godono della libertà di conoscere scopi, mez-zi e usi del proprio ope-rato, coloro cui alla sera, al ritorno a casa, non ri-mangono che le forze per seguire i prodotti di “sva-go” della televisione, che come sappiamo forgia la psicologia e i consumi dei suoi fruitori: riassumendo: coloro che per vivere de-vono continuare a lavora-re senza produrre nulla di

necessario.Proletario è ciascun la-voratore dipendente, cia-scun disoccupato o pre-cario che ogni giorno si sveglia sperando di esse-re chiamato per un lavoro di cui nulla sa, e sempre di più nulla vuol sapere.Ma perché ci sono lavori privi di scopi? L’impresa capitalistica, per compe-tere sul mercato globale, deve spingere al massimo lo sviluppo tecnologico e l’automazione. Questo, però, diminuisce il biso-gno di lavoratori “umani”: se 50 anni fa per costruire un’automobile ci volevano 20 operai, oggi ne basta uno che controlli il funzio-namento delle macchine che la costruiscono auto-maticamente.“Il problema – dice Anders – non è più come dividere in modo giusto i frutti del lavoro ma come rende-re sopportabili le conse-guenze del non-lavoro”. Che fare in un mondo che non offre più lavoro a tutti? Settant’anni fa la forte disoccupazione fu una delle cause del nazi-smo. Oggi, tristemente, le forze xenofobe di destra si riaffacciano in Europa prepotentemente. Come uscirne?Fino a cinquant’anni fa il lavoro era richiesto per soddisfare i bisogni della gente, ma da almeno 30-40 anni il primo bisogno da produrre è quello di posti di lavoro. Il lavoro è diventato un prodotto da produrre creando nuovi bisogni attraverso un la pubblicità, per cercare di mantenere alto il tasso di occupazione.Tuttavia la produzione di qualsiasi prodotto au-menta a sua volta la tec-nologizzazione, e alla fine della giostra arriverà il momento in cui il lavo-ro umano non sarà più richiesto, cosa nel mondo di oggi piuttosto vicina.Per uscire da questa spi-rale contraddittoria, in cui si aumentano i bisogni invogliando all’acquisto con l’unico scopo di man-tenere in piedi lavori che altrimenti non servirebbe-

ro, e lavori che in ogni caso diventeranno obsoleti quando la razionalizzazione del lavoro aumen-terà di qualche altro grado, An-ders propone di creare il WQ (Worker Quo-tient). Si trat-terebbe di cal-colare, in ogni singolo Stato, quanti lavoratori devono lavorare per mantenere in vita 100 persone (più alta è la tec-nologizzazione del sistema produttivo, meno persone sa-ranno necessarie). A questo WQ si do-vrebbe affiancare un HQ (Hour Quotient) che indica quante ore un uomo deve lavorare per vivere. HQ4 significhereb-be che un uomo, per vivere, dovreb-be lavorare 4 ore. In questo senso, l’HQ0, cioè la di-soccupazione , non sarebbe più una condanna, ma una tappa nell’ascesa so-ciale: segnerebbe il momento in cui la tecnologia crea ricchezza al punto tale da garantire la sussistenza di ogni cittadino senza ri-chiederne la “forza lavoro”.La tecnologia, in-somma, e l’avanza-mento scientifico, lungi dall’essere una minaccia per il lavoro che credevano i Lud-disti, sono l’unica co-stante delle società occidentali in grado di liberare davvero l’uomo dal bisogno di lavorare.Altro discorso, più deli-cato, è il fatto che la tec-nocrazia a venire, oltre a liberare l’uomo dal lavoro, segnerebbe anche la fine definitiva dell’economia capitalistica. Ma questo è il tema di un prossimo articolo.

Es...cogitando:Rubrica di Roberto Ciavatta

chapLinite e tecnocraziaDella disoccupazione comeobiettivo umanisticodaLLa prima

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Il Don Chisciottenumero 22, agosto 2009 9www.associazionedonchisciotte.org

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«Quando ammazzano un amico è sempre una cosa molto strana, quello che senti. Questa volta qui ancora di più, forse perché (...) a una manifestazione ammazzano uno che la pensava come te, voleva le stesse cose e di sicuro

aveva gli stessi casini. (…) Mamma … diceva che quando si è vecchi ci si sente tanto stanchi che non si ha più voglia di continuare a vivere ed è come addormen-

tarsi. (…) Però comunque che quando tu non sei stanco neanche un po’ un coglione di carabiniere ti spari addosso

solo perché sei comunista e hai i capelli lunghi e vuoi ri-prenderti quello che è tuo, e per colpa di quel coglione

e di chi ce l’ha mandato tu hai finito di mangiare, di far l’amore, di andare al cinema, di fare il bagno al mare, be’ questo mi fa proprio strippare.»Lidia Ravera, “Porci con le Ali” - 1976

A pagina 14 del numero 20 (giu-gno) di questo giornale, avevo previsto che la farsa del tavolo tripartito, in cui sin-dacati, governo e associazioni di ca-tegoria fingevano di litigare su tutto, era il classico gioco del-

le parti. I datori di lavoro face-vano richieste straluna-

te, il sindacato era agli antipodi: ognuna delle associazioni poteva dire ai suoi iscritti che stava fa-cendo il suo lavoro, men-tre invece, probabilmen-te erano già d’accordo

per firmare.Ora la firma

del contratto è arrivata, e a distanza di posso trarre le dovute con-clusioni.

Avevo azzec-

cato che presto avrebbero firmato, ma non avevo indovinato la percen-tuale di aumenti economici. Io avevo ipotizzato che dall’1,5% di proposta iniziale sarebbero arrivati ad un 2%, rimarcando come questa ci-fra fosse ben al di sotto del 3,15% che si sarebbe ot-tenuto se i referendum promossi nel 2008 da R&T avessero avuto l’appoggio del sinda-cato e quindi avessero ottenuto una vittoria.Ero stato ottimista.Il sindacato ha firmato aumenti contrattuali del 1,6%, mentre l’inflazione, che a maggio è del 2,2%, ha ripreso lievemente a salire (da dicembre a maggio è scesa, per via del ribasso del prezzo del petro-lio, ma dal mese di maggio, su base mensile, ricomincia a salire).Ho scritto diversi articoli su questa situazione: li trovate nella bacheca della nostra associazione, su www.bachecadonchisciotte.splinder.com (soprattutto il post del 22 luglio).Oltre all’insufficiente rivalutazione de-gli stipendi ci sono diversi altri attac-

chi alle tutele dei lavoratori, sacrifica-te con la scusa di una crisi che non hanno prodotto loro ma le banche, le finanziarie, e un comparto impren-ditoriale che, da sempre sostenuto dallo Stato, non si è rinnovato ed ora non sta più sul mercato.E allora fino a 48 ore ore di straordi-nario gestite dai datori (straordinario obbligatorio... esilarante), allunga-mento dei periodi di prova e dei con-tratti a tempo determinato, volontà di regolamentare l’esternalizzazione

dei servizi, che permetterà alle aziende di licenziare (a nor-

ma di legge) interi rami d’azienda non conside-rati più suoi dipendenti, e per finire l’impegno a costituire il secondo pilastro pensionistico, gestito da privati inve-stendo i soldi dei lavo-

ratori nel mercato finan-ziario, giusto per farglieli

perdere più in fretta, come attestano i fondi pensione

che crollano nel mondo.Ecco il disegno di una disfatta preve-dibile e annunciata: una disfatta non dei sindacalisti (che decideranno per sé aumenti e tutele di gran lunga più garantiste di quelle fatto ricadere sul-la testa dei lavoratori), bensì dei la-voratori, sempre più privi di tutele e di organismi che li rappresentino senza compromessi e contiguità con poteri avversari.

R.C.

rinnovo contrattiPrevisioni azzeccate di una disfatta prevedibile

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Qualche dato:⚫ Dei 5,5 miliardi di perso-ne che vivono nei Paesi in Via di Sviluppo (d’ora in poi PVS), circa 3 miliardi vivo-no nelle aree rurali.⚫ L’agricoltura è fonte di reddito per l’86% della po-polazione rurale e fornisce lavoro a circa 1,3 miliardi di piccoli produttori e di brac-cianti agricoli.⚫ Almeno 3 persone po-vere su 4 nei PVS vivono nelle aree rurali: 2,1 mi-liardi vivono con meno di 2 dollari al giorno, quasi 900 milioni con meno di 1 dolla-ro al giorno⚫ Nonostante le migrazioni verso le città la percentuale dei poveri rurali resta alta. Si stima che si attesterà al 60% nel 2020 e al 50% nel 2050.

Nei PVS la terra, e tutto il mondo che ruota attorno ad essa, non è solamen-te un importante fattore produttivo ma ricopre una serie di ruoli fondamen-tali che toccano l’ambito culturale, sociale e politi-co. In America Latina, ad esempio, i possedimenti terrieri simboleggiano lo status e permettono la sca-lata sociale, in Africa Sub-Sahariana sono la dimora degli antenati mentre nel mondo arabo testimoniano la misericordia di Allah. La molteplicità di ruoli rivestiti dalla terra non è stata però presa in considerazione dalle Istituzioni Finanzia-

rie Internazionali (Banca Mondiale, Fondo Moneta-rio) che, a partire dagli anni ’80, hanno sottoposto i PVS ad una serie di ricette macroeconomiche (Piani di Aggiustamento Strutturale) che comprendevano rifor-me agrarie imperniate sulla produttività e l’efficienza. I contadini locali si sono ri-trovati, quindi, a dover com-petere con le multinazionali e con i grandi latifondisti, capaci di investire denaro e forza lavoro nelle loro colture. Proprio l’ignoranza delle Istituzioni Finanziarie nei confronti del mondo ru-rale ha portato allo scoppio di guerre civili e alla proli-ferazione di movimenti di guerriglia.È proprio all’interno di que-sto contesto, formato da piccoli contadini organizza-ti in Movimenti e Istituzioni Finanziarie fermamente intenzionate a far preva-lere la visione neoliberista dell’agricoltura, che nasce e cresce il progetto Via Campesina.Via Campesina, formal-mente lanciata nel 1993, è un network mondiale che rappresenta più di 150 or-ganizzazioni e movimen-ti rurali provenienti da 56 paesi dell’America Latina, Caraibi, Nord America, Eu-ropa Occidentale, Asia e Africa. Compito principale di questo network è com-battere contro le forze ne-oliberiste sviluppando un programma alternativo che ruota attorno al concetto di sovranità alimentare (il di-ritto di ogni essere umano ad avere accesso ad una corretta alimentazione sen-za dover dipendere da nes-sun altro) e di sostenibilità ambientale. Sono questi i concetti che animano la lot-ta di Via Campesina e che oggi vengono messi in pra-

tica con successo, nel tota-le silenzio mediatico, dalle Ande peruviane alle coste indonesiane. I successi di questo network mostrano come occorra ripensare il settore agroalimentare poi-ché i fallimenti del modello neoliberista, dimostrati dal-la crisi climatica, finanziaria e alimentare, sono ormai impossibili da nascondere. “Il cibo non è una merce”, ripetono gli attivisti di Via Campesina, e questa fra-se per loro non è solo uno slogan ma è alla base delle pratiche che portano avan-ti ogni giorno da più di 16 anni. Le campagne lanciate dal network sono un vero e proprio modo alternativo di intendere il settore agricolo e offrono la risposta giusta a coloro che ci vorrebbero sempre dipendenti dagli al-tri, alle multinazionali ingor-de, ai governi complici.La crescita in questi anni di Via Campesina è stata stra-ordinaria, sicuramente do-vuta anche alla situazione ormai drammatica dell’agri-coltura contadina del Nord e del Sud del Mondo che vede impegnati nella lotta per la sopravvivenza e nel-la rivendicazione del ruolo sociale e produttivo i con-tadini americani e asiatici, africani ed europei. La ca-pacità di essere presente in tutti i continenti sapen-do aggregare e coordina-re una serie quasi infinita di movimenti contadini nel mondo è da considerarsi un risultato straordinario. Ma la caratteristica, a mio

parere, più bella ed inte-ressante di questo proget-to è che, grazie alle sue notevoli capacità di analisi e alla competenza con cui propone politiche alterna-tive, Via Campesina sfata ogni giorno il luogo comu-ne che vuole i contadini in-capaci di prendere in mano il loro futuro. Inoltre, questo network si batte contro la discriminazione femmini-le ritenuta amplificata dal modello neoliberista, dalla globalizzazione e dalla di-visione del lavoro.Spesso sentiamo dire che, dopo la caduta del comuni-smo e il crollo dell’Unione Sovietica, non esistono al-ternative in grado di com-petere con il sistema capi-talistico e neoliberista. La realtà, però, è ben diversa: ogni giorno nel mondo, mi-gliaia di persone rifiutano di piegarsi alle logiche di sfrut-tamento (ambientale ed umano) imposte dall’eco-nomia globale e sviluppano vie alternative in grado di rispondere in maniera al-ternativa ai bisogni dei con-tadini e delle fasce più po-vere della popolazione. Via Campesina dimostra come sia possibile unire persone provenienti da ogni parte del mondo sotto un unico ideale e come l’autorganiz-zazione dei popoli possa rovesciare la prospettiva del mondo, data invece per immutabile dalle gran-di agenzie del capitalismo mondiale.

Valentina Quadrelli

iL progetto “via campesina”

Il mondo visto da un’altra prospettiva

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Come al solito Barnard, il regista free lance incappato nella censura legale (quan-do lavorava per Report), ha scritto un articolo puntuale, documentato e chiaro sulla perdita di vista dei veri pro-blemi nella nostra società intitolato “Lo spaventapas-seri e la vera catastrofe”. Vi invitiamo a leggerlo nel suo sito www.paolobar-nard.info, alla pagina “al-cune considerazioni su...”.

“Vedo, Sento, Parlo” (VSP) è il nome di un’as-sociazione riminese diret-ta da Christian Ciavatta (è solo un omonimo, non un parente, di Roberto!).La sua attività è di quelle che incuriosiscono e ren-dono riconoscenti: quella di reperire sulla stampa e nei tribunali qualsiasi sentenza o articolo che testimonino dell’infiltra-zione delle varie forme di malavita nell’area adriati-ca della Romagna.Grazie ad una comune amica di Emergency, ci siamo in-contrati con loro per que-sto motivo: scavando tra le sentenze dei tribunali limitrofi gli amici di VSP sono venuti in possesso di un numero significativo di indagini che terminano o passano per San Marino, spesso in Società Anoni-meo Finanziarie, e di qui se ne perde traccia.La volontà di VSP di an-dare a fondo nella loro im-portante ricerca, li ha de-cisi a mettersi in contatto con qualcuno che a San Marino potesse tentare di reperire il materiale che loro, altrimenti, non pos-sono conoscere.Sapere se, come, trami-te chi le mafie investono a San Marino ci paiono dati che ognuno vorrebbe avere in mano, per sape-re meglio come compor-tarsi con tizio o caio.Perciò ci mobiliteremo per tentare di reperire in tribunale e sulla stampa questi dati, e chiunque di voi fosse interessato a dare una mano è prega-to di contattarci per darci la sua disponibilità a fare con noi queste ricerche.

Alcuni amici, anche loro iscritti della nostra asso-ciazione, stanno lavoran-do da qualche settimana all’apertura di un portale indipendente di informa-zione per San Marino.Al momento sono ancora in fase sperimentale, ma forze permettendo c’è il proposito di sviluppare anche un canale di web radio e una sorta di web tv, per sviluppare un ca-nale alternativo a quell ogovernativo.Chi fosse interessato a dare una mano per il re-perimento di notizie, ela-borazione del sito web, interviste, indagini, video-riprese ecc. lo comunichi a noi.Se ci riusciremo sareb-be interessando dare una mano disinteressa-ta come associazione a questo progetto, nella speranza che possa af-fievolire un po’ del torpo-re che da sempre ci viene sommnistrato.

Entro l’8 Settembre siamo chiamati ad inviare diret-tamente all’ONU (senza passare per il filtro delle Se-greterie di Stato) le nostre osservazioni circa il rispetto della Dichiarazione Univer-sale dei Diritti Umani da par-te del nostro paese.Questa opportunità nasce all’interno dell’UPR (Esame Periodico Universale) con cui le Nazioni Unite verificano il rispetto di questi diritti da parte degli Stati membri.Nel mese di luglio tutte le associazioni sammarinesi sono state convocate presso la Segreteria di Stato agli Affari Esteri che le ha messe al corrente di questa scadenza e delle opportunità che vi sono. Non si è trattato di un atto di apertura della suddetta Segreteria, quanto di una richiesta esplicita che le Nazioni Unite stesse fanno ai singoli Stati: coinvolgere anche lo Stato Civile, le Associazioni, perché facciano da contraltare - e da guardiani - rispetto al docu-mento che le istituzioni sammarinesi invieranno allo stesso organismo.Quindi, per qualsiasi tematica inerente i Diritti Umani che vi premerebbe far presente alle Nazioni Unite, vi preghiamo di contattarci al più presto, per darci il modo di inserirle nel documento che stileremo assieme ad altre associazioni che abbiamo già contattato.Di sicuro noi protesteremo l’inesistente tutela sociale per i non lavoratori, e ribadiremo la contrarietà ai contratti pre-carizzanti (co.co.pro e interinale) che già le Nazioni Unite avevano definito “preoccuppanti” nel documento del Comi-tato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali del 19 novem-bre 2007, di cui avevamo già scritto nel numero 17 (marzo) di questo giornale. con titolo: “L’ONU ci bacchetta”.

brevi appUnti di don chisciotteUpr: noi ci siamoSan Marino rispetta i diritti umani? All’ONU le nostre osservazioni

Un nUovo portaLe per san marino

vedo, sento, parLo

paoLo barnardNon perdetevi quest’articolo

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“In regime di democrazia parlamentare tutto ciò che è

legale deve essere pubblico, soprattutto quando riguarda

lo Stato e la collettività”Emanuele Severino

Il 18 luglio si è tenuta la prima edizione di “Alba sul Monte”, una festa “tutta sammarine-se” che si proponeva di at-trarre turismo in Repubblica.Il progetto è senz’altro degno di nota (se si prescinde da questo imbarazzante ed on-nipresente nazionalismo del “facciamo da noi”, che poi si-gnifica sempre “lasciamo fare a chi ci comanda”), anche se la formula era un po’ azzardata: prevedere even-ti, spesso privi di spessore, in ogni castello del-la Repubblica, poteva essere dispersivo... ma senz’altro l’idea e i presupposti erano buoni.Tuttavia... si viene a sape-re che questa festa è costa-ta 400.000 euro, una cifra enorme per chi è abituato ad organizzare feste di un certo spessore con pochi euro.Sulla reale cifra spesa non c’è chiarezza: chi dice 450.000, chi (il Segretario Morri) 350.000.Abbiamo pensato, per fare chiarezza, di richiedere alla

Segreteria competente il pre-ventivo di spesa ufficiale, che indicasse evento per evento il costo effettivo.Questo documento ci è stato negato, la Segreteria compe-tente dice che “non può dare queste informazioni”, e quindi se ne deduce che non è un documento pubblico! Come, io non posso sapere come lo Stato spende i miei soldi?In questo paese c’è un deficit culturale, c’è un sistema per cui anche per sapere dati ba-nali come questo devi chie-derlo come favore al politico! Questa non è democrazia, non c’è controllo del popolo

sull’operato del governo, per il semplice moti-vo che non c’è accesso diretto a nessun do-cumento! A tal riguardo faremo le dovute segna-lazioni all’UPR (si veda l’artico-lo a pag. 11).Facendo dei conti, ogni sam-

marinese (gli stessi sammari-nesi che se fai una festa con ingresso a pagamento da 5 euro non vengono perché co-sta troppo) ci ha messo dai 10 ai 15 euro di tasca sua, eppure nonsa per che cosa.Quanto abbiamo pagato la “guest star” Little Tony (blurp)? Perché fa la differen-za se il governo gli ha dato

5.000 euro o 50.000! E a Ca-sadei? E alle navette gratuite dal circondario? Non ci è dato saperlo.Per il Segretario Morri sono accorsi 40.000 partecipanti! Il dato fa sorridere, è un nu-mero ampiamente superiore ai residenti a San Marino. 40.000 ospiti li fa Vasco Ros-si, non Raul Casadei... e Va-sco Rossi li fa paganti, non dandogli ogni cosa gratis (dai buoni pasti per i consiglieri, dai pasti gratis nei castelli, ai trasporti gratis - o meglio pa-gati da noi).Rimane poi da stabilire il tar-get: c’erano quasi solo sam-marinesi. Da fuori confine son venuti gli anziani a vedere Ca-sadei e Little Tony... i nomi di “richiamo” (chi glie lo fa fare a un giovane salire in Repubbli-ca da Rimini e circondario per vedere lo spettacolo di magia o per una maccheronata?)Un amico (forse il maggiore intellettuale a San Marino) ci ha scritto in merito a questa festa che a suo avviso si trat-ta di “circenses postmoderni riciclati nella solita salsa po-pulistico-autoritaria di sem-pre”: Con due maccheroni e quattro dj i sammarinesi, anche giovani, abboccano come stoccafissi legittiman-do chi sperpera i loro soldi e continua a prenderli per i fondelli!Infine, lascia perplessi la col-laborazione, che si deve ini-ziare a chiamare complicità

(se inconsapevole, peggio!) delle associazioni samma-rinesi a questo sperpero di danaro pubblico in cambio di un’elemosina di qualche bri-ciola!Le associazioni dovrebbero promuovere pensiero critico (si veda l’articolo sull’UPR a pag.....), non rimanere lega-ti alla sottana del potere per rivìcevere favori in cambio, perché non denunciando sprechi come questi li legitti-ma agli occhi della società ci-vile, lasciandola cieca di fron-te a questi vergognosi giochi di potere (l’alba sul monte non è che una delle punte dell’iceberg dello spreco del denaro pubblico). Se un’as-sociazione non promuove ca-pacità critica non ha miotivo d’esistere, se non per, alla sammarinese, rimediare due soldi extra grazie al politico di turno e al suo scialacquo di ricchezze pubbliche altri-menti spendibili eticamente (asili nido, aumenti dignitosi ai lavoratori, promozione di un’eco-economia alternativa al manifatturiero obsolescen-te che ci ritroviamo). Soldi che, per queste cose, lo Stato dice non esserci!

Una festa alla sammarinese

aLba sUL monteDi scialacquatori e stoccafissi

Le feste private sono dive-se da quelle Statali. Anche in questo caso, però, si do-vrebbe mantenere una ca-pacità critica.Se il figlio di Totò Riina orga-nizza una festa, partecipare equivale a manifestare una

vicinanza a quella famiglia mafiosa.Una tal festa sarebbe ricca, allettante (piscine, natura), ma parteciparvi darebbe più forza a quella famiglia mafio-sa, cosa che penso nessuno vorrebbe.Anche qui come sopra, l’in-consapevolezza “di comodo” farebbe dire: “non sapevo chi fosse, la festa era bella e gratuita...” oppure “anche se so chi è, vado solo ad una festa carina organizzata da lui”.A San Marino ci sono feste

organizzate da figli di noti “manovratori” della politica.Parteciparvi, per quanto ci siano amici, significa esse-re complici della politica del voto di scambio, dei favoriti-smi e del clientelismo sfac-ciato che ci governa.Pensateci la prossima vol-ta che varcate un ingresso, o un confine di Stato, con il pensiero di divertirvi fre-gandovene del resto... quel resto vi tocca poi affrontarlo nelle ingiustizie di tutti i gior-ni che avete favorito e legit-timato voi stessi.

Preoccupa vedere che alcu-ni giovani, se solo ne hanno modo, possono diventare più subdoli dei vecchi.Il Forum dei giovani nasce male, un anno e mezzo fa, perché istituito da un gover-no (è un brutto segnale che i giovani abbiano bisogno di un tutor per far nascere qualcosa), ma nasce male anche perché il giorno del-le elezioni del direttivo, cui ho partecipato per leggere un intervento in cui esorta-vo i giovani presenti a vo-tare il presidente secondo coscienza, in base ai suoi impegni concreti, alle cose che aveva dimostrato di saper fare, e soprattutto alla sua distanza dai parti-

Il caso

forUm giovaniVolti giovani, vecchie logiche!

Un trafiletto...

e Le feste private?

Un “circenses postmoderno riciclato nella solita salsa populistico-autoritaria di sempre”

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Il Don Chisciottenumero 22, agosto 2009 13

Nel mese di luglio, la noti-zia politica più rilevante è stata la scissione del PSD in due tronconi. Dal vecchio partito si sono separati Paride Andreoli, Germano De Biagi, e qual-che consigliere eletto nelle cordate dei primi due.Questo troncone ha fonda-to il PSRS (Partito Sociali-sta Riformista Sammarine-se), e il motivo addotto per la divisione è che il PSD non si è rinnovato (ma An-dreoli era segretario del PSD, quindi lo dirigeva lui...).Hanno presentato così il PSRS come “il nuovo che avanza”... ma se il nuovo sono Andreoli, De Biagi e i loro sudditi siamo messi male! Anche il nome scel-

to, poi, è proprio nuovo: si ispira a valori ottocenteschi che probabilmente i due le-ader non hanno mai segui-to.Per capire che cosa sta succedendo, dobbiamo an-dare al di là delle motiva-zioni prete-stuose uti-lizzate per motivare il “salto del-la quaglia” e usare la testa: gente che fa politica da 30 anni, ha imparato a finge-re così bene da sembrare onesta.De Biagi, ad esempio, è (lui

stesso lo ha dichiarato alle scorse elezioni) proprieta-rio della GDB immobiliare srl, e da sempre siede in commissione urbanistica. È un chiaro esempio di conflitto d’interesse, ma in quella commissione è in buona compagnia: anche Nadia Ottaviani è nelle stesse condizioni (possie-de l’Istituto Investimenti Im-mobiliari), ed è accreditata come persona vicina agli interessi e ai voti di Mari-no Grandoni (A&L, il partito

della Ottaviani, viene chiamato l’area

dei “Gran-doniani”), il m a g g i o r e costruttore edile di San Marino.Andreoli è poi uno dei m a g g i o r i

sosten i tor i del famige-

rato “Piano McKinsey”, che

prevedeva Casinò, ampliamento dell’Aeropor-to di Torraccia, megaedifi-cazione di Dogana.Che c’azzecca, vi chiede-rete? C’azzecca, perché quello stesso piano McKin-sey era molto ben visto anche dalla Dc, dai grandi costruttori (che ne trarreb-bero un guadagno enorme) e dai potentati economici che vedono nel gioco d’az-zardo immense possibilità d’impresa.Questo governo sta pia-nificando le infrastrutture per favorire il casinò alla prossima legislatura (ad es l’ampliamento dell’ae-roporto discusso in questi giorni), e il distacco di An-dreoli servirà per unire in un unico polo DC, A&L (grandoniani), EPS, e i vecchi/nuovi di Andreoli e De Biagi, per fare di San Marino una piccola Montecar-lo, dove in po-chi (chissà chi?) fanno i miliardi grazie a f a v o r e g -giamenti e co l lus ion i varie, e gli altri si ade-

guano.Questi sono gli stessi po-litici che avevano puntato tutto sul tipo di economia crollato quest’anno per via delle pressioni interna-zionali, basata su segreto bancario e anonimato so-cietario. Ora, alla fine di quel sistema, non riesco-no a trovare altra alterna-tiva che quella di puntare tutto sul gioco d’azzardo. Un’eco-economia, l’inve-stimento su un turismo cri-tico, non passa per le loro testoline né per le loro ta-sche!Gli Andreoliani sono alter-nativi ad AP, che se non vuole perdere ogni credi-bilità non potrà condividere quella strada. Chiaro no?Per questo nei giorni scor-si ho scritto un articolo dal titolo “Burattini e Burat-tinai”, che potete leggere (assieme ale risposte) sul-la bacheca Don Chisciotte (www.bachecadonchi-sciotte.splinder.com).A quell’articolo Paolo Cre-scentini, uno dei fuoriusci-ti Andreoliani, ha risposto piccato che è meglio esse-re un burattino che me.Non ho dubbi, solo che non avevo scritto che lui è un burattino... evidentemente dà per scontato di non es-sere un burattinaio.L’ultima risposta in questa querelle la trovate sempre in bacheca, col titolo “Por-tare acqua ai mulini”.Altro che nuovo: è l’attacco finale, a cui si dovrà rispon-dere come forze civili, fuo-ri dalla cerchia di persone che condividono interessi che esulano dalla ricerca del bene per il paese.Anche perché presidente

del PSD del dopo Andre-oli è stata eletta Deni-se Bronzetti, cioè la donna assunta gra-zie (così si dice) ad Andreoli all’8° livello senza averne le cre-denziali, e che ora

gioca in squa-dra con Fio-renzo Stolfi. Di lì, non ci sono certo alternative o risolleva-menti pos-sibili.

R.C.

I nuovi nati... vecchi

psr(s)Nuovo partito, stessa gente

Un volto nuovo?

ti, perché le istituzioni, se il forum vuole ottenere spazi, sarebbero diventate la con-troparte.Quando si è votato io ero già uscito, ma mi raccontano i ragazzi che sono rimasti che le de-cine di giovani portati in macchina alla sede del con-gresso appositamente per votare tizio o caio non hanno esattamente votato con coscienza.Risultato: presidente una persona, Giorgio Chiaruzzi, dl giovanile del PSD (ora fuoriuscito con Andreoli - si veda articolo sopra), e molti giovani di partito nel diretti-

vo.È un peccato, perché un fo-rum indipendente potrebbe fare molto, ma pare che, dopo le fibrillazioni dell’ul-timo mese, nessuno voglia mettere in discussione le cariche, e il forum rimane un organismo costoso, as-sente sul territorio, poco rappresentativo, e almeno apparentemente, poco li-bero di muoversi come vor-

rebbero i giovani che dovrebbe rappre-

sentare.Anche le spon-sorizzazioni che accetta, nono-stante gli stanzia-

menti statali, per finanziare le sue

(poche) attività, non sono il massimo dell’etica: banche, compagnie di te-lecomunicazioni monopo-liste... come fare lotte per la trasparenza, poi, contro le tariffe internet o contro il segreto bancario? A voi giovani... pretendete trasparenza!

Il caso

forUm giovaniVolti giovani, vecchie logiche!

Page 14: Don Chisciotte 22, agosto 2009

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Il Don Chisciottenumero 22, agosto 2009 14

“… Prima di partire per un lungo viaggio porta con te la voglia di non tornare più..” canta nella omonima canzone Irene Grandi. Ma la stragrande maggio-ranza solitamente dai viaggi ritorna alla propria casa, al proprio lavoro, alle proprie abitudini.Mi sono recato a Mona-co di Baviera nel mese di maggio e come da regola-mento o Legge di Murphy se preferite, sono partito in ritardo rispetto al previsto, ma questo è solo l’inizio: dopo un’ora di viaggio mi accorgo con straordinario tempismo che lo specchio retrovisore sinistro sta len-tamente scivolando giù dalla propia sede, una vol-ta afferrato (al volo) il vetro provvedo a bloccarlo prima ed a ripararlo poi con del provvido Attak comprato in un Autogrill .Tranne il caldo torrido, il resto del viaggio va liscio come l’olio arrivo al pieno di GPL (è l’ultimo rifornimento di gas prima del West) con un vento di burrasca che ho scoperto essere molto frequente qui.Guardando fuori dal fine-strino mi rendo conto della straordinaria bellezza del Trentino Alto Adige, con le sue fascinose montagne e sulle cime di qualche vetta resiste stoicamente ancora un po’ di neve, i castelli su crinali impervi, i piccoli pae-si con le chiese dai campa-nili appuntiti.Arrivo sul Brennero e il Te-lepass decide di non funzio-nare, mi fermo alla sbarra e immagino i commenti non proprio benevoli di quelli in fila dietro di me.Bene, sono in Austria, tra-lascio il leggero sentore di antipatia che avverto nei confronti degli italiani (ma spero di sbagliarmi) qui avviene il “Grande Furto”: pago €7,70 la vignetta set-timanale A/R per l’utilizzo delle autostrade senza pe-daggio + €8,00 come pe-daggio autostradale solo andata! Non male come

rapina per un centinaio di Km di autostrada con limiti imbarazzanti che vanno da 70 a 100 km orari.Eccomi infine in Germania sul fare dell’imbrunire; me ne accorgo dalle strade larghe e gratuite e dal par-co auto molto recente e di grossa cilindrata. L’unica nota stonata arriva dai fe-tori devastanti che entrano dal finestrino in prossimità della città di Monaco: sarà anche un metodo naturale per fertilizzare il terreno , ma a me pare, a questi li-velli, un‘arma di distruzione di massa.Prima di Monaco avviene il miracolo: trovo un distribu-tore di gas (qui lo chiama-no PLG), scambio quattro chiacchiere e mi faccio una birra con due bikers prove-nienti da Praga (dove ero stato un mese prima) con i loro giubbotti neri di pelle consunta.Ultima tappa, il navigato-re funziona alla perfezio-ne, arrivo al mio Hotel nei pressi della stazione, e alla reception trovo un napo-letano molto disponibile e veramente utile per le in-formazioni che mi fornisce. Finito di sistemarmi faccio due passi e vedo che nei paraggi sono numerosi i night dove leggiadre e sve-stite pulzelle m’invitano a fare loro compagnia previo pagamento di un robusto obolo in denaro …La mattina dopo verso le otto, dopo aver fatto in al-bergo una colazione da re (per me abituato a prende-

re solo il caffè - che qui è proprio ciò che lascia a de-siderare, ma i cornetti sono decisamente deliziosi), mi reco verso il centro del-la città. Monaco è ferma e sonnacchiosa, sembra una gatta aristocratica ed un po’ viziata che si stiracchia con lentezza dopo una gran dor-mita, colpisce molto il cen-tro con gli edifici molto cu-rati e la piazza con qualche reminiscenza gotica, ma la mia ricerca del santo caffè fallisce mentre la piazza si riempie di orde di pensio-nati giapponesi che vista la frenetica vitalità suppongo essere stati sottoposti ad un mattiniero trattamento collettivo di drogatura.Sulla via del ritorno ammi-ro i semafori con il giallo che scatta sempre anche prima del verde, e le file di taxi color beige pianerottolo (veramente brutto!). Mona-co è una città poco amica delle auto visto anche il costo del parcheggio che in alcuna zone arriva a 2 € per ora per non più di due ore, mentre è molto servita da tram, taxi e metro anche se le tariffe non sono molto economiche. Arriva mezzogiorno, vado a pranzo, intanto noto che l’insalata qui si mangia pri-ma del primo che in genere è molto abbondante; il tutto a prezzi giusti.Camminando per le vie di Monaco nei pressi della stazione mi ha molto col-pito l’impatto olfattivo dato da svariati odori mescolati tra di loro; un curioso mix di

cappuccini, kebhab, fritture varie, wurstel arrosto, primi vari. La stessa sensazione si ripete nel centro storico dove seduto ad un tavolo mentre bevo una birra (ve-ramente buona) mi accorgo della babele di lingue che mi circonda: italiani, fran-cesi, indiani, inglesi, greci... mi rendo conto che sono nel cuore pulsante della Old Europe con un saldo e frenetico passato e uno sguardo al futuro fatto di mescolanza, velocità, pro-gresso.La grandezza di questa città si manifesta nella sua interezza a Nymphenburg, dove visito da fuori il Ca-stello maestoso e regale, oltre che immenso, con i suoi corsi d’acqua dove im-perano germani, cigni e pa-pere: un luogo incantevole, rilassante e molto curato anche dai visitatori, molto rispettosi, che evitano di comportarsi all’interno dei parchi come le orde barba-riche. Fermo su una pan-china immagino la musica di Mozart, che qui ha suo-nato da bambino, o Bach allietare l’aria delle grandi stanze con i suoi Concerti Brandeburghesi.Il giorno dopo vado via da questa città in bilico tra cambiamento e tradizione, fascinosa a suo modo ma troppo funzionalista per un italiano romantico e un pò anarchico come me, sia pure con la speranza di tornarci con più tempo a di-sposizione ed il navigatore regolato meglio, visto che al ritorno, in preda ad un evi-dente stato confusionario, mi ha spedito ad ammira-re i panorami bucolici delle colline di Kempfen, meglio note come la patria natia del ferrarista Schumacher.

Pietro Masiello

monaco di bavieraBreve resoconto di uno strano viaggio

Il castello di Nymphenburg

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Il Don Chisciottenumero 22, agosto 2009 15

Dal 1 al 30 agosto“Moby Cult”, piazzale Boscovich, Rimini. Dialoghi e conferenze con autori e scrittori. Vedere il programma completo, sera per sera, nella pagina “news” del nostro sitoFino al 30 agosto:aLLa scoperta deL casteLLo sismondo - estate aL casteLLo”, P.zza malatesta, Rimini. Aprono gli spazi di Castel Si-smondo. Manifestazioni all’interno delle mura. www.riminibeach.it/eventi/estate-castelloDal 2 agosto al 13 settembre:“andy WarhoL”, Palazzo SUMS, Via Piana RSM. Raccolta di opere del maestro della Pop Art, dalla collezione Rosini Gutman. www.visitsanmarino.comMercoledì 5 agosto:“peLLicoLe di notte - L’età deLL’oro: iL cinema itaLiano dei primi anni ‘60” giardino del Monastero Santa Chiara, Città (RSM), ore 21,30. Proiezione all’apertodi “Otto e mezzo”, di Federico Fellini. Dal 6 al 9 agosto:“800 FestivaL” a Saludecio... c’è bisogno di spiegazioni? www.ottocentofestivalsaludecio.itVenerdì 7 agosto:- “the hormonauts Live”, al Becky Bay di Bellaria, ingresso gratis. www.riminibeach.it/eventi/the-hormonauts- “rockcastLe”, Castello degli Agolanti, Riccione. Concerti dalle 21.30. www.comune.riccione.rn.itSabato 8 agosto:“La giornata deLL’arte”, San Giovanni, RSM. Dalle 16 fino a notte concerti, intrattenimenti per bambini, mercatino. Per info chiamare lo 0549906983Dal 8 al 9 agosto:“amarcort FiLmFestivaL”, a Rimini Terme (Miramare). festival di cortometraggi. www.amarcort.itDal 8 al 15 agosto:“Xii WorLd master di scuLture di sabbia”, Beach Stadium - Lungomare D’annunzio, Cervia. Le opere rimarranno esposte fino al 31 agosto. www.sportur.com/2008/mostraman.php?idmanif=158Domenica 9 e lunedì 10 agosto:“Xii caLici di steLLe”, Santarcangelo. Degustazione di vini di 30 cantine lungo le strade allietate da artisti e mercatini. www.comune.santarcangelo.rn.itLunedì 10 agosto:notte di san Lorenzo... tutti con il naso in su pronti ad esprimere i nostri desideri!Mercoledì 12 agosto:“Jesus christ superstar”, Arena Gigli, Porto Recanati. Un superclassico! www.vivaticket.itVenerdì 14 agosto:“FestivaL dei Fuochi d’artiFicio”, sul lungomare di Gatteo. www.riminibeach.it/eventi/eventi-cesenaDal 14 al 16 agosto:“Festa deL duca”, Urbino. Rievocazini storiche, campo d’armi, torneo della Cortigiana. www.urbino-rievocazionistoriche.itDal 20 al 23 agosto:“paLio deL daino”, Centro Storico di Mondaino. www.paliodeldai-no.it/palio.shtmlSabato 22 e domenica 23 agosto:“smiaF - san marino internationaL arts FestivaL”, Centro stori-co di San marino. www.visitsanmarino.comGiovedì 27 agosto:“Jethro tuLL Live”, Parco Fluviale di Riolo Terme, ore 21. Pre-vendita su www.vivaticket.iiDal 28 al 31 agosto:“FestivaL teatraLe deLLa cittadinanza democratica”, Teatro Nuo-vo, Dogana (RSM). Ospiti Ascanio Celestini e Marco Paolini. www.unirsm.sm/detail.asp?c=50&p=0&id=4946Venerdì 28 agosto:“JeLLo biaFra Live”, Estragon, Bologna. Il mitico cantante dei Dead Kennedys! www.goth.it/event/33363Dall’1 al 19 settembre:“sagra musicaLe maLatestiana” a Rimini. Concerti a go-go. www.sagramusicalemalatestiana.itGiovedì 3 settembre: “Festa di san marino”, stradone di San Marino Città. Musica, stand e fuochi pirotecnici. www.visitsanmarino.com Dal 4 al 6 settembre:“g.p. di san marino e deLLa riviera di rimini”, nel circuito di Misa-no Adriatico torna la MotoGP. www.misanocircuit.com

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Il Don Chisciottenumero 22, agosto 2009 16

Le varie religioni, nono-stante i numerosi ten-tativi di avvicinamento, sono spesso in contra-sto tra loro tanto più se si assomigliano molto. Lo scarso successo del dialogo interreligioso risiede probabilmente nel fatto che ogni interlo-cutore ritie-ne di essere il detentore della verità assoluta.C’è però un punto su cui tutte le fedi si trovano d’accordo: la condanna dell’ateismo/agnostici-smo. Secondo i vari cleri, l’ateo e l’agnostico sono persone spregevoli che, non avendo terrore di un dio vendicativo, geloso

ed autoritario, sono ca-paci delle peggiori azioni. L’ateismo sarebbe infatti il principale responsabile di gran parte delle trage-die del pianeta come la guerra, la crisi finanzia-ria, la fame, l’HIV e chi più ne ha più ne metta.

I religiosi ri-tengono in-fatti che la solidarietà, l ’altruismo, il rispetto per il prossi-mo, l’amore, l’amicizia e la morale in genere di-

scendano direttamente dalla religione. Secon-do questa logica essere buoni, o semplicemente essere umani, sarebbe un comportamento for-zato dettato esclusiva-

mente dal terrore di una punizione divina.Un articolo comparso sul Corriere della Sera il 20 luglio 2009 scritto dall’on-cologo Umberto Verone-si, leggibile anche sul sito web del quotidiano, raggruppa i risultati di alcuni studi condotti da psichiatri, etologi, biolo-gi di università america-ne ed inglesi che dimo-strano come l’uomo sia tendenzialmente buono smontando lo stereotipo del “perfido senza-dio”. Mediante l’analisi del comportamento di un campione di persone di diversa religione, livello culturale, età e sesso, gli studiosi hanno riscontra-to le medesime risposte comportamentali e biolo-giche a stimoli che con-sistevano nella visione di situazioni o immagini di bontà o di violenza.Sempre sul web (http://hdr.undp.org/en/stati-stics) si può consultare la lista nella quale sono citate le nazioni del mon-

do ordinate secondo l’In-dice di Sviluppo Umano (HDI), una misura che tiene conto di parametri legati all’aspettativa di vita, al grado di istruzio-ne ed al reddito pro-capi-te. Consultando la lista è evidente come le prime posizioni siano occupate tendenzialmente da pa-esi caratterizzati da un buon livello di laicità del-le istituzioni, da società tendenzialmente atee/agnostiche od in genere multiculturali.Considerando che, se-condo l’articolo di Vero-nesi, il genere umano è tendenzialmente buono, questa classifica mi fa venire in mente una fra-se del Nobel per la fisi-ca Steven Weinberg: “Con o senza la reli-gione, avremmo per-sone buone che fanno buone azioni e perso-ne malvagie che fanno azioni malvagie. Ma per far fare cose malvagie a persone buone, oc-corre la religione.”

Sopra di noi nienteRubrica di Andrea Mina

bUoni e cattiviValori laici e multiculturali

L’uomo è ten-denzialmente buono, e que-sto smonta lo stereotipo del “perfido senza-dio”

Sacrifi ci umanidipinti aztechi