Don Chisciotte 30, aprile 2010

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Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09 Direzione Generale PP . TT della Rep. di San Marino ENERGIA PULITA

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Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo Numero: ACDC: (il libro di altrementi diventa realtà"; Angelica Bezziccari: "Donne senza uomini" + "Qual'è il vero patrimonio di San Marino?”; Riccardo Castelli: "Energia pulita"; Roberto Ciavatta: "Karl Polanyi e la grande trasformazione"; Stefano Palagiano: "Rosarno"; Davide Tagliasacchi: "Stanislav Grof e la terapia con LSD"; Oasiverde: "7 chili di additivi". Rassegna di Marzo, Aforisma del mese.

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Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09Direzione Generale PP. TT della Rep. di San Marino

ENERGIAPULITA

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ASSOCIAZIONE DON CHISCIOTTE Numero 30

2 Aprile 2010

Rubriche

ENERGIA PULITA La Germania: un esempio virtuosodi Riccardo Castelli

QUAL’È IL VERO PATRIMONIO DI SAN MARINOLa banalità del... progressodi Angelica Bezziccari

ROSARNOOvvero di quello che mangiamodi Stefano Palagiano

KARL POLANYI E LA GRANDE TRASFORMAZIONEDi fascismo e riduzione di uomo a merce come esito inevitabile della separazione innaturale di spazio economico e spazio politico-socialeES... COGITANDO di Roberto Ciavatta

DONNE SENZA UOMINIL’Iran che non fanno vedere in TVL’IPPOGRIFO di Angelica Bezziccari

STANISLAV GROF E LA TERAPIA CON LSDUno studioso scomodo e controverso, capace di scardinare i pregiudizi socioculturali sul concetto di “droga”APPUNTI DI PSICOLOGIA di Davide Tagliasacchi

7 CHILI DI ADDITIVILo sapevate che in media nei “paesi civilizzati” mangiano tra i 6 e 7 chili di additivi ogni anno?PAGINA AUTOGESTITA da Oasiverde

Articoli

L’autogestita

RitagliAFORISMA: Ernst Jünger

RASSEGNA

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Amiche e amici della Don Chisciotte, siamo fieri di fornirvi qualche novità sulle nostre svariate attività.Sono parecchie, ognuna molto interessante ed impegnativa, pertanto se qualcuno di voi volesse dare una mano attiva per organizzarne qualcuna sarebbe certo il benvenuto.

Partiamo con le novità di Aprile, essenzialmente due.La prima è che il 4 aprile consegneremo 3 Istanze d’Arengo che potete consultare sul nostro sito alla pagina “galleria eventi”.I temi affrontati dalle istanze sono i seguenti: 1) Obbligo di dichiarazione dei redditi, per i produttori di reddito d’impresa, non inferiore ai propri dipendenti più un 25%; 2) Divieto di vendere servizi pubblici (acqua, gas ecc) a prezzi di favore alle aziende, 3) Installazione rete voip obbligatoria per la pubblica amministra-zione. Vedremo se anche questa volta, pur dicendo tutti di voler tagliare le spese e rimettere in sesto i conti pubblici, verranno bocciate tutte.La seconda novità è che l’editore “Mimesis” (www.mimesisedizioni.it/) ha espresso la sua volontà di pubblicare un libro a partire da-gli interventi di Anselm Jappe, Sandro Mezzadra, Roberto Esposito e Alex Foti tenuti al nostro ALTREMENTI festival. Il testo sarà curato dal Prof. Alessandro Simoncini, e per ora stiamo sbobinando gli interventi dei relatori suddetti.

Stiamo poi organizzando un cineforum che vedrà la luce a maggio (e un altro ne organizzeremo, se tutto va bene, in colla-borazione con l’Università di design di San Marino), una mostra artistica con presentazione di un testo e musica acustica dal vivo (sempre per maggio), il simposio con Anselm Jappe (fine maggio o inizi giugno) e la festa del solstizio che questo anno si terrà sempre a Montecerreto il 19 giugno.Nel numero del prossimo mese daremo notizie più dettagliate. Intanto invitiamo chi interessato ad aderire al simposio con Jappe scrivendoci a [email protected]: il costo di parteci-pazione è di €30.

Il direttivo

IL LIBRO DI ALTREMENTI DIVENTA REALTA’

RedazioneDIRETTORE RESPONSABILE: Roberto CiavattaGRAPHIC DESIGN : Luca Zonzini ([email protected])TEL: 0549. 878270MAIL: [email protected]: associazionedonchisciotte.orgCOLLABORATORI : Angelica Bezziccari, Riccardo Castelli, Oasiverde, Stefano Palagiano, Davide TagliasacchiCopia depositata presso il tribunale della Repubblica di San Marino

Per ricevere gratis questo mensile devi essere iscritto all’Asso-ciazione Don chisciotte. Puoi farlo dal nostro sito o via mail. Usa la mail anche per proporci collaborazioni, pubblicare articoli, indicare date ed eventi, finanziare le nostre attività o proporci sponsorizzazioni.

I numeri precedenti del mensile sono consultabili in Biblioteca di Stato.Stampato su carta riciclata presso Carlo Filippini Editore

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DONNE SENZA UOMINIL’Iran che non fannovedere in TVdi Angelica Bezziccari

L’IPPOGRIFONumero 30

3Aprile 2010

““Sento che il realismo magico mi è consono dal momento che mi sento a mio agio con il surre-alismo, non solo come strategia per evitare l’ovvietà, ma anche come mezzo per creare un’arte che trascenda le specificità del tempo e del luogo.” Shirin Neshat

Iran,1953. Il colpo di stato contro il primo ministro irania-no Mohammed Mossadeq organizzato dalla CIA e dall’Inghilterra va a buon fine, e lo Shah ritorna al potere (vedi approfondimento). In questo movimentato contesto storico si incrociano le storie di quattro donne, tutte in cerca della libertà: Zarin è una prostituta che decide di scappare dalla propria schiavitù; Fakhiri, moglie di un generale, stanca dei suoi soprusi e insulti scappa e va ad abitare in una casa di campagna, una sorta di Eden, che come spiega la regista “…è come lo spazio dell’esilio: un luogo dove loro avrebbero

potuto avere una seconda possibilità”. Il giardino della casa è un luogo di pace e armonia, di realizzazione fem-minile dove le donne possono ri-trovarsi e ri-vivere un’esistenza che fuori di lì è negata. Poi c’è Munis, una giovane donna con una coscienza politica, che deve resistere all’isola-mento che le impone il fratello religioso tradizionalista, mentre l’amica Faezeh resta incurante dei disordini nelle strade e sogna soltanto di sposare il dispotico fratello di Munis... Mentre i tumulti politici cresco-no nelle strade di Teheran, ognuna delle donne riesce a liberarsi dai propri vincoli e a trovare un po’ di pace interiore nella casa di Fakhiri, ma è solo una questione di tempo prima che il mondo fuori dalle mura del giardino penetri nelle loro vite. Diciamo subito che questo non è il classico film da sabato sera. Se volete divertirvi, com-muovervi, provare suspense,

non guardate “donne senza uomini”. Se però volete far vedere ai vostri occhi qual-cosa di veramente nuovo, e se volete far sussultare la vostra ‘coscienza occidentale’, guardatelo. Lo straniamento dello spettatore medio inizia dalla trama, che non si basa sulla classica struttura hollywoo-diana in tre atti (inizio, svolgi-mento, fine).La storia eterea e onirica si sposa perfettamente con la splendida fotografia. Il ritmo lento e di attesa può intorpidire chi è abituato a sovrastimoli visivi, e usciti dalla sala forse si può rimanere con la sensazione di non aver còlto qualcosa, come un albero che cade, una persona che parla sottoterra…. Per rassicurare la ligia razionalità con cui siamo cresciuti, c’è una spiegazione a questo. Nelle culture dove le popolazioni lottano contro un pesante controllo sociale, il realismo magico è una ten-denza naturale. Per gli iraniani, che hanno subìto una dittatura

dopo l’altra, il linguaggio poetico-metaforico è un modo per esprimere tutto quello che nella realtà non è consentito. Per questo se non si capisce qualcosa o non si trova un “perché” non bisogna preoccu-parsene troppo: dovrebbe in-vece essere sufficiente lasciarsi avvolgere dall’atmosfera di un mondo altro, in cui gli standard di bellezza sono inversi rispetto ai nostri, così come la musica, l’abbigliamento, i valori, in generale la cultura. In un’epo-ca (il 1953) dove mentre in Occidente imperversava il boom economico, non si vede nemmeno una Coca-Cola, una tv, una gonna a ruota. Questo però non significa che non si veda la Storia, che prima di essere letta sui libri, può essere appresa leggendo i corpi e le vite delle persone.

Una scena del film

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SOSTENIBILITA’ Numero 30

4 Aprile 2010

ENERGIA PULITALa Germania:un esempiovirtuosodi Riccardo Castelli

La puntata del 7 Marzo di “Presa diretta” (Rai Tre) ha fatto luce sulla situazione energetica e lo sfruttamento delle energie rinnovabili in Germania compa-rando i dati con l’ Italia.Mentre loro, dal 1990 ad oggi, sono riusciti ad abbattere del 18% l’ emissione dei gas serra, noi ne abbiamo aumentato l’ emissione del 10%.Il 16% dell’ energia che serve alla Germania è “pulita”: pro-viene cioè da sole, vento e alberi.La “Legge sulle energie rinno-vabili” tedesca è del 2000 e stabilisce che chiunque produca energia proveniente da fonti rinnovabili possa ri-venderla al Servizio Energetico Nazionale, ha prodotto posti di lavoro e dato una forte spinta all’ esportazione.Tra i fini di questa legge si nota il chiaro intento di svincolarsi dalla dipendenza energetica dall’ estero, in quanto ancora oggi acquistano il 40% dell’ energia elettrica dalla Russia.In Germania più di 750.000

persone lavorano in questo settore, e la cifra è destinata a crescere vertiginosamente: si calcola che nel 2020 il 60% di energia prodotta sarà “pulita”.I ricercatori di Berlino sono riusciti a produrre pannelli solari che costano un terzo di quelli attuali grazie all’ assottiglia-mento dello strato di silicio, uno sforzo tecnico giustificato dalla fiducia nel mercato delle energie rinnovabili, e lascia sbalorditi il fatto che, in tempi di crisi, un’ azienda tedesca come la Juwi, che lavora in questo settore, si stia amplian-do raddoppiando gli spazi della propria sede principale e faccia venti assunzioni al mese.A Morbach, un piccolo paese della Renania Palatinato (uno degli stati federati che compongono la Germania), nel luogo in cui prima sorgeva un deposito bellico la Juwi ha realizzato un parco di pannelli solari e pale eoliche che produce circa 15.000.000 di Kw/h all’ anno, sufficiente a dare illuminazione a 15.000

case, mentre l’ 8% del ricavato sull’ energia prodotta (circa 280.000 € l’ anno) finisce nelle casse del Comune e si trasforma in contributi per i cittadini che intendono utiliz-zare energia pulita o eseguire ristrutturazioni che consentano un migliore isolamento della propria abitazione.La Juwi si occupa anche di produzione di pellet natura-le, ossia un combustibile per caldaie ottenuto lavorando la segatura che costa meno di gasolio e gas. L’ uso delle apposite caldaie per pellet in viene incentivato da una legge che prevede un contri-buto per chi vuole disfarsi della propria vecchia caldaia per passare all’ utilizzo di una fonte rinnovabile e rinunciare ad emettere CO2 nell’ ambiente.Amburgo è stata scelta dalla Commissione Europea come “Città più verde d’ Europa” per aver abbattuto del 20% le emissioni di CO2 nell’ atmo-sfera: le sue nuove abitazioni possono consumare non più

di 60 Kwh/mq anno di energia per il riscaldamento, mentre il 40% delle case non sfruttano più il gasolio.Un parco eolico nei pressi della città comprende pale da 5 MWatt di potenza nominale l’ una, con bracci da 126 metri, bastante ad erogare energia a 3.000 famiglie. L’ azienda che se ne è occupata è la Repower, che grazie a questo intervento ha creato 1.700 posti di lavoro.Inoltre un impianto di estrazio-ne di gas da biomasse (ossia semplicemente rifiuti organici) produce 7.000.000 Kwh di corrente elettrica all’ anno più 7.000.000 Kwh di calore, suffi-ciente a riscaldare le 13.000 case dei dintorni.E in Italia ?Ben 17 leggi riguardano l’ utilizzo di energia pulita, la più importante delle quali è la “Legge Andreotti” del 1991 che prevedeva incentivi per chiunque producesse energia da fonti rinnovabili o “assimila-te”. Queste ultime, le

Un impianto eolico in Germania

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Un impianto eolico in Germania

“assimilate”, non hanno però niente di “pulito”; vedi la centrale elettrica che alimenta l’ Ilva di Taranto o quella delle acciaierie del Gruppo Lucchini di Piombino, che percepiscono incentivi statali nonostante contribuiscano all’ effetto serra.Dal momento che ancora non sono state emanate le linee guida della legge 387 del 2003, le Regioni la interpre-tano ognuna a modo proprio scontrandosi con i regolamenti dei vari Comuni, con la con-seguenza che molte persone intenzionate ad installare pannelli fotovoltaici o solari si trovano ad avere a che fare con tempi biblici di realizzazio-ne dovuti alla solita burocrazia.In Toscana si è passati, negli ultimi anni, da una produzione da eolico di 28 MWatt a 94 MWatt e per il fotovoltaico da 5,6 MWatt a 80, mentre

dalle biomasse si ricavano 75 MWatt e 782 dalla geotermia, invece la Basilicata (tasso di disoccupazione del 18%) che fino a oggi di energia pulita non ne hanno voluto sapere sostenendo che tali impianti deturpano il paesaggio, si è finalmente dotata di una legge sulle energie rinnovabili che diventerà operativa tra breve.In Calabria ci sono impianti che producono energia pulita per 560 MWatt e meno della metà dei pannelli solari della Toscana che di MWatt ne produce 1030.La Sicilia vive una situazione di stasi assoluta, con richieste di impianti fotovoltaici ed eolici ferme per anni in Comune, in attesa che la mafia, la quale intanto si arricchisce con le sovvenzioni pubbliche per la realizzazione di parchi eolici, decida che direzione far pren-

dere a questo settore.Se l’ eolico fosse sfruttato pro-durrebbe, in questa regione, oltre 7.000 posti di lavoro.Fin qui l’ inchiesta di Riccardo Iacona, ma qual’ è la situazio-ne a San Marino ?La Legge 72 del 2008 ha stabilito i livelli prestazionali delle nuove realizzazioni e delle ristrutturazioni e ha de-mandato a successivi Decreti la quantificazione di incentivi per l’ utilizzo di fonti di energia rinnovabile, pertanto siamo in attesa.Per il momento il costo delle bollette di gas e luce è notevolmente inferiore rispetto all’ Italia, pertanto i cittadini an-cora non avvertono l’ urgenza di risparmiare sulle utenze, ma se consideriamo le recenti controversie economico-fiscali che vedono protagoniste le due Repubbliche non c’ è da

scommettere che la situazione possa durare a lungo.Dobbiamo tenere presente, oltre alle ovvie ricadute sulla salute delle persone, anche le opportunità di nuovi posti di lavoro che il settore dell’ energia pulita offre, abbiamo appena visto il caso della Germania, e che la crisi si è fatta sentire pesantemente anche nel nostro Paese: che sia l’ occasione per dare una nuova svolta ai nostri mercati ?

SOSTENIBILITA’Numero 30

5Aprile 2010

Pannelli solari mobili tedeschi

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ATTUALITA’ Numero 30

6 Aprile 2010

Nonostante la recente approvazione della legge che autorizza la cremazione, nonostante il parere negativo della Commissione per la Con-servazione dei Monumenti, è stato approvato il 6 novembre 2009 il piano per il progetto di ampliamento del cimitero di Montalbo, provvedendo così a una deforestazione e a un ulteriore deturpamento del Monte Titano, quello stesso monte che dal 7 luglio 2008 è entrato a far parte del patrimonio UNESCO. Questo significa innanzitutto che, come affermato dall’UNESCO “… il

sito, per il suo valore universale, merita tutela a beneficio di tutta l’umanità”. A San Marino evidentemente piace tutelare i morti, invece che i vivi. Dunque, meno alberi, meno ossigeno e più loculi! Esistono anche tombe che non sono localizzate nei cimiteri ma nelle zone abitate: sono le migliaia di appartamenti sfitti, anche di 25 metri quadrati l’uno, che pullulano in territorio, e altri che se ne costruiscono. Oltre agli appartamenti, pro-liferano anche uffici e locali in centri commerciali semi-deserti. Non scordiamoci poi delle so-

cietà fantasma, che ravvivano San Marino con gli innumerevoli volantini che giacciono nelle mai aperte buchette postali.Infine i centri storici, in partico-lare quello di Borgo Maggiore, si stanno spopolando sempre più. Al posto delle persone si trovano tante macchine nei parcheggi, cioè nelle piazze storiche.I problemi del centro storico di Borgo sono innumerevoli, ma nessuno sembra mai ricordar-sene, sempre tutti così presi da avvenimenti certamente più importanti: mostre di pittori francesi, visite di nobili principi,

trattati internazionali, sedute segrete… Quali sono questi problemi dunque? I tanti negozi di un tempo (parrucchieri, panettieri, edicole...) non ci sono più, al loro posto rimangono locali polverosi e sfitti, quando va peggio qualche società fanta-sma o cartiera.Le due piazze principali di Borgo, Piazza Grande e Piazza di Sopra (un tempo piazza Garibaldi, perché fu qui che le donne borghigiane accolsero e ospitarono Garibaldi e la moglie Anita) sono entrambe adibite a parcheggi, sempre

di Angelica BezziccariLa banalità del... progresso

QUAL’E‘ IL VERO PATRIMONIO DI SAN MARINO?

Una storica veduta della Piazza Grande di Borgo Maggiore

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Una storica veduta della Piazza Grande di Borgo Maggiore

ATTUALITA’Numero 30

7Aprile 2010

affollate di macchine. Nella via Oddone Scarito, che costeg-gia il fontanone, è presente un tratto di “marciapiede” appena accennato. Questa è una zona critica che viene percorsa ogni giorno da molte persone, anziani e bambini che si recano all’ adiacente Istituto Musicale; tale “marciapiede” è pressoché inagibile per portatori di handicap. Nella stessa zona è presente un attraversamento pedonale… su una curva della superstrada!! Borgo ha anche un teatro-sala cinematografica, il Concordia, purtroppo usato poco e quasi sempre chiuso. Verrebbe da dire… morto. Altri luoghi di svago praticamente non ve ne sono. Il seguente è un altro esempio di quanto sia tutelato il nostro patrimonio UNESCO. Il giorno 3 marzo nell’ambito dell’ini-

ziativa “Castelli a Palazzo”, gli Ecc.mi Capitani Reggenti hanno incontrato la Giunta di Castello di Borgo Maggiore. In tale occasione la Giunta ha presentato un progetto vòlto alla realizzazione di una rivista del castello di Borgo con cadenza trimestrale. Più di una persona, invece di attenersi a discutere e commentare il progetto -scopo dell’incon-tro- ha còlto l’occasione per sollecitare l’interesse da parte degli Ecc.mi Reggenti di un vecchio “pallino”: la costruzio-ne di un parcheggio coperto nella zona della Funivia.È stato triste per la sottoscrit-ta aver visto dal vivo come queste importanti occasioni di democrazia diretta vengano strumentalizzate per sollevare questioni che vanno a battere come al solito su problemi personali e molto materialistici.

Nel corso dell’incontro è stato più volte ricordato come il cen-tro storico di Borgo Maggiore sia entrato a far parte del patrimonio dell’umanità… non è molto in linea con i principi di tutela dell’UNESCO costruire un parcheggio, o forse sì, se la tutela dei morti e degli esseri inanimati ha la precedenza. Come per la questione dell’in-ceneritore, si cerca sempre la soluzione più facile, e mai più di una (nel caso del cimitero ad esempio, ci sono diverse soluzioni alternative). Il verbo RIDURRE è totalmente estraneo al sammarinese medio. I rifiuti sono troppi? C’è chi propone l’inceneritore. Le macchine sono troppe? Si costruiscono nuovi parcheggi. La soluzione –perlomeno non l’unica!- non è costruire altri parcheggi; seguendo questa logica, se le macchine crescono, gli va

affiancata una crescita espo-nenziale di parcheggi? Come per lo sviluppo economico, la logica ci suggerisce che è impossibile avere una crescita infinita in uno spazio finito.Per molti sammarinesi tuttavia c’è una crescita che pare non avere mai fine: quella del denaro. Forse anche questo bene andrebbe tutelato dal patrimonio UNESCO.

La stessa zona come si presenta oggi, popolata da automobili

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8 Aprile 2010

Quella di Karl Polanyi è una figura particolare. Anticapi-talista, antimarxista, fuggito in vita prima dal regime sovietico ungherese, poi (era di origini ebraiche) da quello fascista austriaco, infine perseguitato in USA per via dei trascorsi comunisti della moglie. “La grande trasformazione” è il suo libro più importante, in cui espone la tesi che il “laissez faire”, cioè l’idea che il libero mercato si auto-regoli, è inna-turale ed irragionevole: con le sue parole “utopica”. Eppure per lui anche la tesi della “lotta di classe”, con cui all’epoca chi non condivideva il capitalismo vi si opponeva, è inaccettabile perché dimostra solo “interessi settoriali” contro il laissez faire.L’economia per Polanyi non è avulsa dalla società, le è anzi integrata. La società moderna innalza però il libero scambio a sua legge fondante, dimen-ticando la reciprocità e la redistribuzione, incuneandosi in

tal modo in una spirale che la conduce direttamente al suo esito obbligato: il fascismo. Scri-ve Polanyi: “Dopo l’abolizione della sfera politica democrati-ca resta solo la vita economi-ca; il capitalismo organizzato nei diversi settori dell’industria diventa l’intera società. Questa è la soluzione fascista”.Secondo Polanyi, dunque, il fascismo è un ricorso inevitabile del capitalismo tanto che la società capitalista è un caso patologico destinato a chiu-dersi con una crisi violenta. Non ci stiamo forse apprestando a viverlo questo momento di crisi violenta?Nel sistema capitalistico “la compassione fu allontanata dai cuori e… una stoica deter-minazione di rinunciare alla so-lidarietà umana in nome della massima felicità per il maggior numero di persone, acquistò la dignità di una religione secolare”. Il passaggio logico è chiaro: l’economia capita-lista - che fonda per Polanyi

un secolo di pace con l’unico scopo di non ostacolare la necessità di mercanteggiare internazionalmente - stravolge ogni regola comunitaria, ogni prassi compassionevole che aveva retto la vita umana nel passato, finendo col subor-dinare ogni aspetto della solidarietà e della tutela dei diritti di base, ad un sistema in cui tutto diviene merce, in cui tutto pretende uno scambio economico: se puoi comprare sarai felice, se non lo puoi sarai un derelitto, un fantasma, un uomo superfluo, uno scarto del sistema.Questa soppressione di ogni legame interumano per la fred-dezza dell’accumulo capitalisti-co, è la grande trasformazione che identifica la modernità. La grande trasformazione è il bisogno del mercante-produt-tore di comprare materie prime e lavoro, cioè natura e uomo. “La produzione per mezzo della macchina in una società commerciale implica una

trasformazione della sostanza naturale ed umana della socie-tà in merci. Lo sconvolgimento causato da questi strumenti spezzerà i rapporti dell’uomo e minaccerà di annientamento il suo ambiente naturale”. Adam Smith presupponeva, nel suo “La ricchezza delle nazioni”, che l’uomo fosse spin-to antropologicamente dalla propensione al baratto, cioè dallo scambio di una cosa con un’altra. Nacque così un fraintendimento storico, quello dell’homo oeconomicus, che in nuce conteneva già la deriva corruttiva del corpo econo-mico e politico: scambiare una cosa con un’altra significa già scambiare una nomina, o un finanziamento al partito, con una licenza o un lotto edificabile. Secondo Polanyi, invece, carattere fondamenta-le dell’uomo, come già intuito da Mauss nel suo “Saggio sul dono”, non è il baratto ma, appunto, il dono. In tal modo l’uomo offre, si dà, per pura

KARL POLANYI E LA GRANDE TRASFORMAZIONE

Karl Polanyi in un ritratto dell’epoca

Di fascismo e riduzione di uomo a merce come esito inevitabile della separazione innaturale di spazio economico e spazio politico-socialedi Roberto Ciavatta

ES...COGITANDO Numero 30

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Karl Polanyi in un ritratto dell’epoca

ES...COGITANDONumero 30

9Aprile 2010

tendenza verso l’altro che sente come suo specchio, e lo scopo non è ciò che “glie ne viene” ma la relazione umana che in tal modo si ingenera.La relazione economica, quin-di, non è per l’uomo, in natura, un momento separato dalla relazione sociale. Ne è anzi uno dei principi fondanti.Venendo meno la relazione interumana, in questo mondo in cui abbiamo paura persino ad aprire la nostra porta ad un estraneo, viene meno qualsiasi istinto comunitario (che è l’istin-to che ha permesso alla specie umana di non estinguersi), nasce l’individualismo utilitari-sta contemporaneo dell’uno contro tutti.L’individualismo sfrenato teso all’accumulo capitalista, presuppone una separazione nel continuum vitale che è in-naturale. Nascono separazioni tra sfera economica e politica, e a livello umano nasce la

separazione materialistica tra tempo del lavoro e tempo libero, cosa impossibile perché il lavoro è pur sempre “un’attivi-tà umana che si accompagna alla vita stessa”. Mercificando il lavoro (un tempo parte integrante e non separata della vita di un uomo), si finisce per mercificare la stessa vita umana: lo vediamo, anche questo, molto bene oggi, dove soprattutto il tempo libero è mercificato grazie a pratiche pubblicitarie che costringo-no inconsciamente masse di persone a “ways of life” unitarie dettate dal mercato. Oggi ogni sfera dell’umano è parte di un meccanismo di mercifi-cazione, ogni uomo semplice materia prima del meccanismo economico che ne può ben fare a meno.E infatti l’economia, che oramai ha invaso lo spazio politico (che in assenza di un valore umano dell’uomo, reso semplice

materia prima, non ha più niente da dire), designa le sue strategie a medio periodo non tenendo alcun conto del benessere psichico e fisico delle persone che vivono una comunità, essendo pronta a lasciare dietro sé vittime pur di non abbandonare i suoi interessi.Questo deve fare la politica: restituire all’uomo un valore e una dignità umana, elimina-re la sua subordinazione al meccanismo economico di arricchimento. Non è l’economia che salverà l’uomo e le comunità. Essa può solo condurre a fasci-smi di varia natura o all’ab-bandono per strada degli uomini “superflui”. Può salvare l’uomo solo una politica che si reimpossessi dei suoi spazi di scelta sociale, tutelando le relazioni e l’umanità, sotto ogni aspetto, delle popolazioni che è chiamata a governare.

Nascerebbe qui il problema di come eliminare dalla politica tutti coloro che la fanno per conto terzi. Ma questo è tema di un’altra recensione.

1938, follia del nazismo

Il libro di Karl Polanyi

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SOCIETA’ Numero 30

10 Aprile 2010

Lo spazio di riflessione aperto dai fatti di Rosarno dello scor-so gennaio rischia di essere occupato solo da vaneg-giamenti mediatici e qualche debole forma di indignazione di circostanza (quando va bene). Lo spegnersi dei riflettori, graduale e inesorabile, punta a relegare nel dimenticatoio i fatti di Calabria. Fino alla pros-sima. Tante sono le situazioni drammatiche come quella di Rosarno, spesso sconosciute, sovente tollerate. Numerose sono anche le questioni che emergono da episodi come questo: questioni relative alla dignità del lavoro e degli esseri umani, all’immigrazione e all’accoglienza/integrazione, alla legalità e ai fenomeni malavitosi. Quelle che seguono sono alcune considerazioni e proposte su questi aspetti, senza pretesa di esaustività.

Italiani: brava gente?In Italia l’aria è diventata irrespirabile a causa dei miasmi xenofobi alimentati quotidia-namente da una certa politica irresponsabile. La popolazione in parte si adegua all’andazzo, dimentica del proprio passato, molto incerta sul presente, di fatto incapace di guardare al futuro. Da tempo, il mito del buon italiano vacilla e fa insorgere il dubbio di trovarci in un Paese ostile verso ogni forma di “diversità” e di alterità, ripiegato su se stesso, comples-sivamente nervoso. A nessun essere umano può essere impresso il marchio dell’illegalità. Tutto il resto è pregiudizio, ignoranza, paura. In questo clima alligna il peg-gio. Le conseguenze, come la storia ci insegna, possono essere imprevedibili. Spesso tragiche. Una prima, dramma-

tica impressione che si ricava dai fatti di Rosarno è questa: sembra il Mississippi degli anni ‘60, invece è l’Italia del 2010. Allucinante.

Le mafie: una questione nazionaleNon deve assolutamente venir meno l’attenzione all’autentico dilagare del potere mala-vitoso. Le mafie sono vive e vegete, operano e prospe-rano in situazioni come quella di Rosarno. Stabiliscono un dominio diffuso, che ignora il falso blaterare della politica e con questa si organizza e fa affari. Il potere territoriale della criminalità organizzata è sempre più tangibile: il grado di infiltrazione delle organizzazioni malavitose in territori come Lombardia ed Emilia - Roma-gna non è minore rispetto alla Calabria o alla Campania.

Molti schiavi, qualche ideaQuesti due fattori si uniscono ad un terzo: la dignità degli uomini e del lavoro. Il lavoro spesso è sfruttamento e sfrutta-mento dei migranti, largamente impiegati in agricoltura e in edilizia. Si tratta, spesso, di persone ricattabili e ricattate.La schiavitù non è mai scom-parsa, se non forse dai nostri discorsi. Parlando di questi temi con i più avveduti, qualcuno mi ha segnalato, molto oppor-tunamente, che, se non altro, in regime di schiavitù legale lo schiavo era trattato meglio dal padrone, fornito di vitto e alloggio, spesso di rudimenti di istruzione. Provocatorio e, purtroppo, vero. Le priorità, tuttavia, sono sempre altre. Quelle della politica del fare, che poi vuol dire del fare male. Dietro a questa c’è un vuoto pneumatico di idee.

ROSARNOOvvero di quello che mangiamodi Stefano Palagiano

Rosarno, un’area industriale dismessa in cui erano costretti a vivere gli immigrati

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Rosarno, un’area industriale dismessa in cui erano costretti a vivere gli immigrati

SOCIETA’Numero 30

11Aprile 2010

Proviamo a rispondere...con un pò di coraggioOccorre certamente riportare al centro dell’attenzione i temi dell’agricoltura, del lavoro agricolo e del consumo. Fra i soggetti che devono impegnarsi in questa operazio-ne culturale ci sono senz’altro quelli che popolano il mondo dell’economia alternativa e solidale. E’ importante sottolineare, ad esempio, che i gruppi di acqui-sto solidale rappresentano una prevenzione/soluzione concre-ta a problemi e degenerazioni come quelli visti a Rosarno. Bisogna però venire allo sco-perto a comunicare la missione dei gas in termini culturali e sociali, superando paure, esita-zioni e visioni ristrette. Quella di Rosarno è un’ottima occasione per fare sentire la voce di un mondo che sta concretizzando un’economia diversa. Non muoversi rappresenta un’occasione mancata. E’ assolutamente importante solidarizzare con gli sfruttati. E’ necessario denunciare quali siano i responsabili di situazioni come quella di Rosarno.

Qualche problema...

1) nella raccolta delle arance, così come di altri prodotti agricoli, nei lavori stagionali in agricoltura, vengono spesso impiegati immigrati, sovente sottoposti a condizioni di vita e di lavoro inumane;

2) la responsabilità di questi drammi del lavoro è da ricercarsi nel comportamento della grande distribuzione organizzata, che nel nome del profitto alimenta e mantiene un sistema viziato da profonda iniquità, irrispettoso della digni-tà dell’uomo e del lavoratore, indifferente alla società nel suo complesso. Questo sistema è caratteriz-zato da un meccanismo di acquisti e vendite a prezzi irresponsabili;

3) lo strapotere della crimina-lità organizzata, che alimenta situazioni di degrado sociale come quella di Rosarno, va assolutamente contrastato, anche attraverso le strade dell’economia alternativa e solidale;

4) il clima rinnovato di caccia all’uomo, allo straniero, al migrante, va combattuto anche attraverso le strade dell’economia alternativa e solidale, un’economia attenta agli equilibri di sostenibilità sociale dell’intero pianeta e con un’attenzione particolare per il Sud del mondo; ... e qualche soluzione:

1) i gruppi di acquisto solidale sono soggetti dell’economia alternativa che promuovono e devono promuovere, attraver-so l’acquisto critico, una nuova proposta culturale che utilizza l’acquisto come manifesto e pratica di un nuovo modo di vivere;

2) i gruppi di acquisto solidale puntano e devono sempre più puntare sullo sviluppo di un’economia di relazione, sul rapporto diretto con i produt-tori e fra i gasisti. I gas riunisco-no, idealmente e fisicamente, ciò che la grande distribuzione, per interesse, ha diviso, cioè il produttore e il consumatore, eliminando le zone d’ombra che popolano filiere lunghe e ingiuste;

3) i gruppi di acquisto solidale vigilano e devono vigilare sulle condizioni di lavoro in agricoltura;

4) i gruppi di acquisto solidale non si pongono nè devono porsi l’obiettivo del prezzo basso, ma del prezzo giusto. C’è una enorme differenza;

5) i gruppi di acquisto solidale promuovono e devono pro-muovere una nuova giustizia economica e sociale, anche alla luce degli evidenti fallimen-ti di un certo modo di consu-mare e di intendere l’economia.

Forse, per concludere, è bene ricordare che le arance e gli agrumi che provengono da situazioni di sfruttamento sono quelle/i che troviamo nei supermercati. Purtroppo, è vero che certe cose costano più di quanto pensiamo.

Agrumi pronti alla grande distribuzione Un immigrato nel suo misero rifugio

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APPUNTI DI PSICOLOGIA Numero 30

12 Aprile 2010

di Davide Tagliasacchi

Uno studioso scomodo e controverso, capace di scardinare i pregiudizi socioculturali sul concetto di “droga”

STANISLAV GROF E LA TERAPIACON LSD

Stanislav Grof

Il contributo di Stanislav Groff (1988), allo studio della coscienza ha permesso di varcare orizzonti prima di allora considerati solamente in linea teorica. Egli fu, assieme ad Abraham Maslow, Antho-ny Sutich e James Fadiman, il fondatore della Associacion of Transpersonal Psychology, e nonostante le numerose critiche di irrazionalismo e non scienti-ficità, rivolte soprattutto dagli ambiti accademici tradizionali, tutt’oggi svolge importanti ricer-che nello studio della visione transpersonale dell’uomo. Lo psichiatra praghese, nel corso della sua attività tera-peutica, svolse più di tremila sedute con LSD. Fra i pazienti che parteciparono a questo trattamento, egli descrive casi di depressione, etilisti, dipen-denti da narcotici, pazienti con deviazioni sessuali, con alterazioni psicosomatiche al limite della psicosi,e schizo-

frenici. Sulla base dei risultati conseguiti dalla sua profon-da esperienza, egli trasse le seguenti conclusioni:“Durante gli anni del mio lavoro clinico con i farmaci psiche-delici è diventato sempre più ovvio che né la natura dell’esperienza con LSD, né le numerose osservazioni fatte nel corso della terapia psichede-lica possono essere spiegate adeguatamente con l’approc-cio newtoniano-cartesiano meccanicistico dell’universo e, più specificamente, con modelli neurofisiologici esistenti del cervello. Dopo anni di lotta e confusione concettuale, ho concluso che i dati della ricer-ca con LSD indicano l’urgente necessità di rivedere drasti-camente i paradigmi correnti della psicologia, psichiatria, medicina ed eventualmente della scienza in generale. Attualmente sono quasi certo che la nostra concezione

dell’universo, della natura della realtà, e particolarmente degli esseri umani, sia superficiale, non corretta e incompleta”.Le sue descrizioni riguardo alle caratteristiche formali degli stati non ordinari di coscienza riguardano la trascendenza dello spazio e del tempo: la coscienza ignora il continuo lineare tra mondo microco-smico e macrocosmico che sembra essere assolutamen-te obbligatorio nello stato ordinario della coscienza. Un soggetto sotto LSD può perce-pire se stesso come una cellula singola, un feto, una galassia, e tutti e tre gli stati possono presentarsi simultaneamente. Ad esempio, esperienze infantili traumatiche, o ricordi di eventi tragici possono comparire simultaneamente come parti entro un complesso sistema esperienziale. Riguardo alla percezione del tempo, negli stati non ordinari,

gli avvenimenti passati e futuri possiedono una vividezza tale che nella coscienza ordinaria è riservata solamente al mo-mento presente. Grof descrive come situazione comune trascendere il tempo, in cui in cui passato, presente e futuro vengono giustapposti, per farli coesistere assieme.Per quanto concerne la percezione dello spazio, varie testimonianze di soggetti sotto l’effetto di LSD riportano di fre-quente di percepire lo spazio e l’universo come ricurvo, e rac-chiuso in sé stesso, o addirittura riferiscono di dimensioni multiple della realtà. Un’altra caratteristica impor-tante degli stati psichedelici riguarda la trascendenza della distinzione netta tra la materia, energia, e coscienza: le visioni interiori possono essere tanto realistiche da simulare i feno-meni del mondo materiale, e al contrario, la percezione della

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APPUNTI DI PSICOLOGIANumero 30

13Aprile 2010

sostanza materiale, tangibile, può essere disgregata in manife-stazioni energetiche vibrazionali. Coloro che prima dell’esperienza con LSD consideravano la mate-ria come base dell’esi-stenza, e la mente il suo derivato, scoprirono come la coscienza sia il risultato di un principio indipendente dal duali-smo psicofisico.Alcuni dei meccani-

smi terapeutici che operano durante le fasi iniziali e nelle forme più superficiali di psicotera-pia esperenziale sono identici a quelli che si possono ritrovare in altri tradizionali manuali di psicoterapia e psica-nalisi. La loro intensità però, trascende in modo ca-ratteristico la peculiarità inscritta nelle corrispon-denti metodiche verbali: le tecniche esperienziali

di psicoterapia inde-boliscono il sistema di difesa e diminuiscono la resistenza psicologica. Le reazioni emotive del soggetto sono poten-ziate in modo notevole, ed è possibile osservare fenomeni di abreazione e catarsi. Il materiale inconscio represso della prima e seconda infanzia diventa facilmente accessibile,e questo può portare non solo

ad una notevole facilità del ricordo, bensì anche alla possibilità nel rivive-re ricordi emotivamente complessi. L’integrazione di co-desto materiale viene associato alla reale comprensione emotiva e intellettuale della dina-mica sintomatologica. A differenza delle terapie a stampo psicodinamico, nella terapia esperenziale, la nevrosi da transfert

viene considerata come una complicazione non necessaria, che sarebbe bene scorag-giare: nel momento in cui si impiega una tecnica tanto potente da condurre il paziente alla fonte reale di emozioni e sensazioni fisiche, il transfert verso il terapeu-ta viene considerato come una resistenza nel voler affrontare la tematica in questione.

Tavolette di LSD

«Si è ormai giunti a una nuova concezione del potere, a brutali condensazioni dagli effetti immediati. Per opporsi ad esse è necessaria una nuova concezione della libertà, ben lontana dagli sbiaditi concetti che oggi vengono associati a questa parola. Ma ciò presuppone che non ci si accontenti di salvare la pelle, e anzi si sia disposti a rischiarla. La tirannide rimuove e annienta la libertà – anche se non si deve dimenticare che la tirannide diventa possibile soltanto se la libertà è stata addomesticata e ormai ridotta a vuoto concetto»

AFORISMA

Ernst Jünger, “Trattato del ribelle”

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OASIVERDE Numero 30

14 Aprile 2010

Un panino di grano tenero (probabilmente OGM) con prosciutto e maionese in una bella confezione triangolare di plastica, un pacchetto di pa-tatine salate all’aceto, e una bottiglietta di una bevanda gassata all’arancia: è il genere di pranzo che le persone del mondo occidentale mangiano ogni giorno. Sembra gustoso ma non è particolarmente con-sigliato per la salute nonostan-te sia sicuramente un pranzo conveniente e che sazia. E si trova sulla mia scrivania.Il panino al prosciutto contiene non meno di tredici additivi con funzioni strane: emulsionan-ti, agenti trattanti, stabilizzatori, regolatori di acidità (indicati sulla confezione con una « E » seguita da un numero). Ci sono anche degli ingredienti sorprendenti: che cos’è il frumentone e perché non l’ho mai usato quando ho fatto il pane? Perché il prosciutto affumicato dovrebbe avere bisogno di acqua? Appa-rentemente le patatine sono adatte a vegetariani e ai

celiaci, ma contengono anco-ra degli esaltatori di sapidità: glutammato monosodico e ribonucleotide di sodio. E la bibita? Contiene l’8% di succo d’arancia e poi sciroppo di glucosio-fruttosio, zucche-ro, aspartame e saccarina, conservante, aroma, colorante e qualcosa chiamato cloud (che, a chi interessa, è lo sta-bilizzatore E1450). Nel 2000, l’industria alimentare ha speso circa venti miliardi di dollari per dare al nostro cibo un aspetto più carino, un gusto migliore e una durata maggiore. Si tratta di un grande giro di affari, in-dotto dall’enorme bisogno che i paesi industrializzati hanno di nutrire a buon mercato e con profitto moltissime persone. L’in-dustria degli additivi alimentari è convinta che questi prodotti chimici semplifichino la nostra vita. Permettono al nostro cibo di rimanere fresco per un tempo maggiore e hanno reso possi-bile il concetto di «cibi pronti». Senza gli additivi, sostengono, dovremmo spendere molto più tempo in cucina. Dovremmo

anche impiegare più tempo per fare la spesa, dato che il nostro cibo durerebbe solo un paio di giorni prima di iniziare ad andare a male. Come dice la Federation of European Food Additives and Food Enzymes Industries, «l’utilizzo di additivi alimentari... ha reso possibile la preparazione in larga scala di cibo buono e sano a prezzi economici... in effetti, molti dei cibi odierni non esisterebbero senza additivi». E’ facile immaginare la discus-sione sugli additivi alimentari come un dibattito tra chimica e natura, ma non è affatto così semplice. Per secoli, gli uomini hanno usato sostanze naturali, quali sale, sole e fumo, come mezzo per conservare il cibo. Nelle società primitive dove l’esito di una battuta di caccia non poteva essere certa e i raccolti potevano facilmente essere vittime di malattie, la ricerca di un modo per conser-vare le eccedenze di cibo era di vitale importanza.Ai giorni nostri, in rapporto al loro peso, meno dell’1% degli

additivi alimentari servono alla conservazione del cibo. Il 90% è rappresentato da quelli co-nosciuti come additivi «cosme-tici»: aromatizzanti, coloranti, emulsionanti (per rendere il cibo più omogeneo nella vostra bocca), addensanti e dolcificanti. Sono queste so-stanze quelle che preoccupa-no maggiormente chi si batte contro gli additivi. Masche-rando ingredienti base insipidi e di bassa qualità, sostanze dei genere possono convin-cerci che stiamo mangiando qualcosa che è migliore dell’insieme delle sue parti. Solo chi ha un’elevata conoscenza di come agisca ogni sostanza può essere sicuro dì quello che sta mangiando. E ciò è preoc-cupante. Il mercato mondiale degli aromi è di tre miliardi e seicento milioni di dollari ogni anno. La sintesi degli aromi è un processo estremamente complesso e molti produttori custodiscono gelosamente le loro formule. Anche un sapore che potremmo considerare semplice, per

7 CHILIDIADDITIVILo sapevate che in media nei “paesi civilizzati” mangiano tra i 6 e 7 chili di additivi ogni anno?a cura di Oasiverde Spuntino

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Spuntino

esempio, di banana o di mela è il prodotto dì un centinaio di reazioni chimiche. La quantità di aromi chimici necessaria a rendere la mia bevanda gas-sata più «aranciosa» è minima. I produttori non devono nem-meno fornire i dettagli di cosa sia contenuto in questo aroma, tutto quello che devono dire è se è naturale o artificiale. Anche questa distinzione è ingannevole. Le disposizioni dell’Unione Europea preve-dono che il termine «aromi naturali» possa essere usato solo per sostanze aromatizzanti estratte da materiali animali o vegetali, ma non viene richiesto che l’aroma naturale alla fra-gola del vostro yogurt debba provenire da una fragola. Tutto quello che vuole dire è che è stato estratto da una fonte naturale. Dunque non c’è diffe-renza tra vere fragole e l’aroma di fragola frutto di dozzine di composti chimici? Ebbene, in

questo momento, no. Ma ciò di cui noi vogliamo parlare è che cosa ci mettiamo in bocca e il fatto che tutti questi additivi alimentari stiano perpetrando una sorte di frode a danno di tutti noi. Se compro un panino al prosciutto voglio sentire il sa-pore reale dei prosciutto, non uno strano miscuglio di tessuto animale aromatizzato con pro-dotti chimici. Non voglio dover leggere le parti stampate in piccolo sulla mia bibita alla frutta per vedere se contiene dolcificanti. Il cibo fresco e ben cotto possiede già di per sé tutto l’aroma e la consistenza di cui ha bisogno. Alcune di queste cose interessano le scelte che compiamo, ma la maggior parte riguardano scelte che sono fatte per noi dai venditori e dai produttori. Fare pressioni per introdurre delle regole migliori è una cosa facile, e la prossima volta che andate al supermercato

fermatevi un momento a dare un’occhiata alle scritte piccole: se c’è qualcosa che ha un aspetto che non vi piace, non compratela.Per non parlare dei dolcificanti artificiali che sono un altro settore immensamente redditi-zio. Il gruppo industriale Britain’s Food Additives and Ingre-dients Association giustifica la popolarità dei dolcificanti facendo riferimento alla salute: «Il sovraconsumo è collegato all’obesità e al diabete, per cui i dolcificanti senza contenu-to energetico sono ovviamen-te desiderabili in molti cibi» Le persone preoccupate dall’as-sunzione di zuccheri, possono ora scegliere tra un’ampia va-rietà di cibi con pochi zuccheri, senza sacrificare quel dolce sapore che cercano.Ma c’è un’altra potente ragio-ne per esagerare la dolcezza senza zuccheri: il costo. Mentre addolcire un litro di bevanda

con lo zucchero costa circa sei centesimi di sterlina, il dolcifi-cante privo di zucchero più venduto, l’aspartame, ne costa solo due. La saccarina costa meno di mezzo centesimo. In tutto il mondo vengono usati ogni anno approssimativamen-te quindicimila tonnellate di dolcificanti sintetici….E’ stato dimostrato che la saccarina provoca il cancro nei roditori. Nel 1977 uno studio canade-se confermò dei test iniziali che avevano dimostrato che i ratti sviluppavano il tumore alla ve-scica quando venivano nutriti con alte quantità di saccarina e a quanto si dice l’aspartame è stato collegato ad effetti neurologici come le vertigini e l’emicrania ma approfondi-remo questo discorso il mese prossimo sulla nostra pagina dell’Oasi. Continuate a seguirci e a diffidare delle etichette ingannevoli.

OASIVERDENumero 30

15Aprile 2010

Prosciutto cotto Succo all’arancia

Sede legale: Strada Ghenghe di Atto, 122/3 - 47892 Acquaviva (RSM), tel: 335 7340580 - Fax: 0549 944242 - COE: SM21783 - Coord. IBAN SM22X0326209800000000304885 - mail: [email protected] - web: www.oasiverde.org

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ASSOCIAZIONE OASI VERDE ED ATTIVITA’ CONVENZIONATE

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ATTUALITA’ Numero 30

16 Aprile 2010

1 marzoNessun accordo tra Bankitalia e Banca Centrale di San Ma-rino. Secondo il Corriere della sera per via dela “situazione politica della piccola repub-blica”.

2 marzoTruffa tlc: tale Madoir Mwaffak ha prelevato da conto in Ban-ca Commerciale Sammarinese, in contanti, 7 milioni di euro. Li ha poi portati in Italia conse-gnandoli ad ignoti. Indagato per riciclaggio.

3 marzoVia l’obbligo di maggioranza dei 2/3 per vendere terreni dello Stato. Un bell’omaggio ai palazzinari.

5 marzo “San Marino Off-shore? Dietro c’è l’interesse del governo sam-marinese!”. Dalla dichiarazione di Flavio Aniello, della Guardia di Finanza di Roma, che descri-ve i legami affaristici dell’in-dagine per frode superiore al

miliardo di euro che passa per il Titano attraverso la SMI (San Marino Investimenti) del conte Enrico Maria Pasquini.

7 marzoAndreoli: “socialisti si nasce, non si diventa”. Anche coglioni!

9 marzoEPS chiedono trasparenza su politiche economiche del governo. Vogliono la testa di Gatti.

10 marzoIl rappresentante legale della compagnia assicurativa che ha ottenuto licenza a San Marino il 2 marzo, è Massimo Di Rienzo, legato mani e piedi, secondo SU, a Casinos Austria.Casinos Austria è la società che spinge per aprire un casi-nò in repubblica

13 marzoANIS discute con la GDF di Rimini, che afferma che “senza firma contro le doppie imposi-zioni sarà l’assedio”.

17 marzo Imprenditore di società samma-rinese non più attiva, presenta al tribunale di Venezia una querela alla Karnak SA per minacce. Sostiene di aver ricevuto minacce di morte da un incaricato di Karnak se insisteva a pretendere il suo credito.

18 marzoGabriele Gatti, dopo le pressioni di EPS (che chie-de chiarimento per il 26) e dell’opposizione, rimette il suo mandato al governo. Che sia la volta buona? C’è chi dice che di mezzo ci siano pressioni da Roma, che non avrebbe in-tenzione di firmare accordi con questa dirigenza. Possibile?

20 marzo Accolta la delibera che chiede di escludere dalle sedi istituzionali testate giornali-stiche con sede off-shore e senza direttori espliciti. Viene da pensare a Giornale.ms, con sede a Panama.

22 marzoCon una storica sentenza il giu-dice Gilberto Felici riconosce il diritto di reversibilità per le pensioni di coppie conviventi

23 marzo Antonella Mularoni: “Il mio man-dato è a disposizione”. Cara Mularoni, il suo mandato lo è sempre stato, come quello di ogni Segretario. Questa è solo propaganda!

24 marzo L’incontro tecnico di Roma contro le doppie imposizioni è un disastro. La GDF italiana snocciola dati di aziende senza sede reale a San Marino che fatturano per milioni (un giro di fatture assimi-labile a quello della Francia). Intanto sul manifesto Paolo Gerbaudo ricorda che secon-do l’indagine Varano di Forlì a San Marino la ‘ndrangheta ricicla milioni di euro con false fatturazioni nel settore della telefonia e dell’edilizia

RASSEGNA STAMPA