Don Chisciotte 24, ottobre 2009

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IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Numero 24 ottobre 2009 Giornale gratuito - vietata la vendita Es...cogitando ALLATTAMENTO ARTIFICIALE PER UN UOMO CHE REGREDISCE Don Chisciotte VOLANTINI COL PRESERVATIVO + CARTA CANTA PAGG. 12 e 13 Appunti di psicologia IL PAZIENTE NARCISISTA Sopra di noi niente “NEL NOME DI DIO, AMEN, PASSANDO PER DARWIN E LA CREMAZIONE Teodoro Forcellini ANCHE SAN FRANCESCO È UNA MACCHINA DA SOLDI? Replica all’articolo “Buoni e cattivi” pubblicata sul Don Chisciotte di Agosto PAG. 6 Tra chi continua a dire che “tent I fà quel chi vò”, e chi invece si indigna. Ma è tutto in regola, non ci turba? Indaghiamo finché non avremo risposte DISCARICA A CIELO APERTO A TORRACCIA PAGG. 2 e 3 Oasiverde Gli articoli di questo mese PAGG. 8-9 “Sopra la panca campa, sotto la panca crepa” + “Oasiverde Fest” A PAG. 10 A PAG. 16 L’ippogrifo LA VERA NATURA DI CITIZEN KANE Recensione del miglior film di sempre PAG. 4 A PAG. 14

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Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo numero: ACDC - l'inchiesta: "Discarica a cielo aperto a Torraccia" + "Volantini col preservativo" + Mai più shopper" + "Il grande business dell'acqua: chi ne giova, chi si oppone" + "Bus ibridi a metano e idrogeno", Angelica Bezziccari: "La vera natura di Citizen Kane” + "Carta canta", Roberto Ciavatta: "Allattamento artificiale per un uomo che regredisce", OASIVERDE: "Sopra la panca campa, sotto la panca crepa”, Davide Tagliasacchi: "Il paziente narcisista", Elena Tonnini: "Poeti di danza sammarinesi", Andrea Mina: "Nel nome di Dio, amen, passando per Darwin e la cremazione", Teodoro Forcellini: "Anche San Francesco è una macchina da soldi?"

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IL DON CHISCIOTTEIl Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24

Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San MarinoNumero 24 ottobre 2009Giornale gratuito - vietata la vendita

Es...cogitando

AllAttAmento ArtificiAle per un uomo che regredisce

Don Chisciotte

VolAntini col preserVAtiVo+cArtA cAntA

pagg. 12 e 13

Appunti di psicologia

il pAziente nArcisistA

Sopra di noi niente

“nel nome di dio, Amen”, pAssAndo per dArwin e lA cremAzione

Teodoro Forcellini

Anche sAn frAncesco è unA mAcchinA dA soldi?Replica all’articolo “Buoni e cattivi” pubblicata sul Don Chisciotte di Agosto

pag. 6

Tra chi continua a dire che “tent I fà quel chi vò”, e chi invece si indigna.Ma è tutto in regola, non ci turba?Indaghiamo finché non avremo risposte

discAricA A cielo Aperto A torrAcciA

pagg. 2 e 3

Oasiverde Gli articoli di questo mese

pAgg. 8-9

“Sopra la panca campa, sotto la panca crepa” + “Oasiverde Fest”

a pag. 10

a pag. 16

L’ippogrifo

lA VerA nAturA di citizen KAneRecensione del miglior film di sempre pag. 4

a pag. 14

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Qualche settimana fa un amico ci segnala movimenti strani a Torraccia: c’è una di-scarica di materiale di scarto dell’edilizia: si può fare?Questo amico ha chiesto ad un residente in zona, il qua-le gli ha risposto: “Sì, è una discarica, ma tanto la terra lì è di Lonfernini, e lu e fà quel che vò (lui fa quello che gli pare)”.Non ci è parsa una motiva-zione esauriente (per quan-to tristemente frequente tra i sammarinesi), così ci siamo messi ad indagare.A Torraccia c’è effettivamen-te una “discarica di materiali inerti” su terreno di proprietà dei Fratelli Lonfernini (Pier Marino, Giuseppe, Setti-mio, Carlo e Leonardo).Sul luogo ho chiesto ad un camionista che stava per scaricare il suo carico di ma-cerie, di cosa si trattasse. Mi ha risposto: “è una discarica, ci abbiamo messo dieci anni per farci dare i permessi. è tutto in regola”. E poi ha ag-giunto: “Poi qui è San Ma-rino”, come a dire che qui ognuno “fà quel che vò”!Il suo parlare in terza persona plurale stava evidentemente per la G.A.D., Gruppo Au-totrasporti Dogana, di cui il camionista indossava la ma-glietta e il cui nome campeg-gia come committente all’en-trata della discarica assieme al nome della “Frant Eco – frantumazioni ecologiche, ditta su cui ancora non ab-biamo indagato.La G.A.D. è presieduta da Stefano Ercolani, e ha due consiglieri: Mirco Ercolani e Antonio Guidi. Sindaco uni-co è Remo Raimondi.La G.A.D. ottiene riconosci-mento giuridico il 15/12/03: strana coincidenza di tempi con i permessi per la disca-rica a Torraccia (la cui do-manda era stata avviata il 20 gennaio 2003).Come si ottiene il permesso per una discarica a San Ma-

rino? Che controlli ci sono? Già, perché questa discarica dovrebbe accogliere solo ma-teriali inerti, ma chi controlla che, ad es., nessuno faccia il furbo e scarichi, che ne so, dell’amianto, qualche rifiuto tossico o speciale?All’UGRAA (non scriviamo la fonte perché uno dei fra-telli Lonfernini è dirigente dell’Ufficio Gestioni Risorse Ambientali ed Agricole, cioè dirige l’ufficio che deve con-trollare che nei suoi terreni non si commettano illeciti… controllato e controllore) ci confermano che proprio i controlli sono il punto debole a San Marino, dunque nes-suno sa se e come si rispetti-no gli impegni presi! C’è una discarica, e non ci sono con-trolli: ci si fida!

Ma anche se si trattasse “solo” di materiali inerti, è davvero così semplice poterli interrare in una discarica so-pra un lago? In Italia si può, oppure si devono sbrigare controlli e verifiche prima di smaltire questo materiale (materiale che, lo ricordiamo, deriva dalla devastazione ter-ritoriale della cementificazio-ne irrazionale dei palazzinari, che ha oramai fatto di San Marino un colabrodo)?A San Marino, evidentemen-te, si può! Tutto è in regola, c’è il permesso di operare in tal senso. Certo, ci sono incongruenze che indaghe-remo e che in parte prean-nunciamo questo mese, ma non c’è dubbio che gli uffici preposti abbiano permesso a questi proprietari terrieri

di “fare quel che vogliono” nei loro terreni. È normale? Se decidessi di riversare nel mio terreno dei rifiuti umidi tal quali.. potrei farlo così, senza colpo ferire?

Nel dettaglio: 20 gennaio 2003: Viene pre-sentata “Relazione tecnica di fattibilità” del progetto di “Bonifica idrogeologica e discarica di materiali iner-ti”, dal geom. Emanuele Lonfernini (parente stretto dei proprietari dei terreni: una persona super partes!) e il geol. Cristiano Guerra.In tale relazione si parla di “coltivazione della discarica” (riversare materiali di scarto e privi di controllo equivale a coltivare?), e di “ottenere un recupero totale dell’utilizzo dell’area tramite la realizza-zione di una discarica” (se questo non è un ossimoro!). Ma che recupero? Qui sta il culmine dello humor degli estensori: “Una volta ultimata la coltivazione della discarica si ritiene plausibile un utilizzo dell’area a scopo culturale o a pascolo” (sottolineatura no-stra). Scopo culturale? Boh! Forse per fare visite guidate e spiegare ai bambini che verranno come siamo stati bravi a distruggere la bellez-za della natura! Si leggono poi i dettagli tec-nici della discarica: “realizza-zione di un fronte costituito da un rilevato in terra messo in opera con opportuni ac-corgimenti… questa opera ha la funzione di chiudere il solco vallivo come una sorta di diga, a monte della quale può avvenire i conferimen-to di materiale inerte”. Cioè si mette giù un “tappo” in fondo alla valle (o una diga, sperando non simile a quella del Vajont), e su di essa si ri-versano tanti inerti quanti ce ne stanno. Ma quanti ce ne stanno? Il corpo della disca-rica misura m.190 x m.480, e può ospitare fino a 580.000

discAricA A cielo Aperto A torrAcciA580.000 m3 di materiale inerte sopra un lago

La nostra indagine!ACDC contro i mulini

San Marino - l’indagine

Cartello traballante all’ingresso della discarica

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2 Il Don Chisciottenumero 24, ottobre 2009 3www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] cubi di materiale!Siamo certi che chi ha dise-gnato l’opera abbia svolto il tutto a regola d’arte, ma era così anche per il centro dell’Aquila, anch’esso colmo di materiali inerti, che una volta colpito da terremoto si è ribellato (la terra si ribella alle nostre costrizioni) creando voragini responsabili dei crol-li di diverse abitazioni e delle morti dei loro abitanti!16 luglio 2004: Il C.T.S. (Co-mitato Tecnico Scientifico), presieduto allora da Gian-carlo Venturini, allora come ora Segretario di Stato al Ter-ritorio (è il rinnovamento alla sammarinese!), approva la discarica con alcune “restri-zioni”: salvaguardare la fa-scia di vegetazione di Monte Olivo, arretrare il fronte della discarica di 10 metri dal lago a fondo della vallata, e acce-dere al sito da parte di Coria-no (occhio non vede, cuore non duole...).22 marzo 2005: con delibera 14 la C.U. (Commiss. Urba-nistica) approva la bonifica, chiedendo nuova documen-tazione che accolga le pre-scrizioni del C.T.S.Lo stesso giorno (quando si dice il caso!) il Congresso di Stato, su relazione dell’onni-presente Giancarlo Venturini (anche lui tecnico e control-lore), approva con delibera n.35 la “bonifica idrogeologi-ca” della zona. Eravamo nel pieno del “governo stra-ordinario”, cioè al governo c’erano tutti: democristiani, gli attuali DdC, l’attuale AeL, l’attuale PSD e l’attuale PSR di Andreoli. Governo triste-mente noto, e le date non sono mai una casualità: si sa, a San Marino in vista di ele-zioni i lotti si sbloccano con una certa facilità!29 settembre 2005: con de-libera 25 la C.U., visti i nuovi elaborati presentati e la de-libera 35 del Congresso di Stato, approva la “bonifica idrogeologica” (si noti che

non si parla mai, nei docu-menti ufficiali, di discarica), a patto che la viabilità di ac-cesso provenga dal comune di Coriano.13 gennaio 2006: viene inol-trata domanda di concessio-ne edilizia. Il committente è la neonata G.A.D., che ottie-ne la com-m i t t e n z a g r a t u i t a -mente, evi-tando così di pagare i contributi concessori: quando si dice l’altrui-smo! 6 febbraio 2006: il comune di Coriano, con il Prot.1987, autorizza il transito di mezzi sul suo ter-ritorio per raggiungere i ter-reni. Però della discarica non si fa menzione. Coria-no autorizza il transito solo per effettuare la bonifica dei terreni, solo per un periodo di sei mesi, e solo a patto che l’impresa committente provveda alla “installazione di segnalazioni diurne e not-turne, cartelli di avviso, illumi-nazione”.Ma Coriano sa e non men-ziona, oppure non sa affatto che tale autorizzazione servi-va per una discarica? Sa che segnali e illuminazioni non sono stati installati? Sa che la discarica è ancora attiva nonostante la sua limitazione

temporale a 6 mesi? 13 febbraio 2006: con de-libera 27 l’U.U. (Ufficio Ur-banistica), presieduto da Emanuele Valli, approva in pieno il progetto. Valli è l’at-tuale dirigente della A.A.S.S. che qualche mese fa ha so-stenuto (si veda nel nostro

sito, alla pa-gina “no in-ceneritore” a l l ’ in terno della “galle-ria eventi”, il botta e ri-sposta con lui) che rici-clare i rifiu-ti non con-viene (me-

glio riciclare le persone che i rifiuti, come lui, Venturini, e lo stesso proprietario terriero Lonfernini – anche lui con un breve trascorso alla dirigenza dell’AA.SS. – confermano), .9 marzo 2006: inizio lavori.23 gennaio 2007: Piersan-te Battistini fa richiesta di visura all’U.U. della pratica edlizia. Come mai? Pensava ci fossero irregolarità? Glie lo chiederemo.

Dunque, nonostante strane coincidenze di date e nomi che si intrecciano per tutto l’iter di approvazione del pro-getto, esso ha il nulla osta a procedere.Tuttavia ci pare si debba chiarire alcune questioni, cosa che faremo nei prossimi

mesi, e cioè:1: in Italia si può riversare scarti edili a cielo aperto?2: il comune di Coriano sa che le sue prescrizioni non sono state attuate?3: perché negli atti pubblici si parla sempre solo di bo-nifica idrogeologica e mai (o quasi) di discarica (la nostra fonte all’UGRAA conferma che spesso i progetti di boni-fica sottendono a discariche di inerti: è una prassi. Ci va bene così?4: che controlli fa (o non fa) lo Stato, per prevenire even-tuali sversamenti di materiali inquinanti?5: perché simili interventi non vengono sottoposti al vaglio dell’opinione pubblica, forse preoccupata per i loro risvolti ecologici? 6: alla discarica si possono sversare anche inerti prove-nienti dall’italia? (in 15 minuti di appostamento hanno sca-ricato almeno 10 camion pro-venienti da Coriano e targati Italia)7: è mai stata analizzata l’ac-qua del laghetto alla base della discarica? Ci siano trac-ce di materiali inquinanti im-putabili alla discarica?Nei prossimi mesi rivolge-remo queste domande al comune di Coriano, ai nostri governanti (gli stessi di allo-ra) e ai proprietari terrieri.Finché non ci sarà chiarezza su una “prassi” che, perso-nalmente, ci turba!

chi controlla che nessuno faccia il furbo e scarichi dell’amianto, qualche rifiuto tossico o speciale? Se il controllore è anche il controllato, com’essere tranquillizzati? Come, in un paese in cui da sempre i controlli sono il vulnus?

Discarica vista da Str. Ca’ Morri

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Il Don Chisciottenumero 24, ottobre 2009 44Cinema e letteratura

il suo parere è che le ul-time parole di un uomo devono spiegare la sua vita. Forse è vero. Lui non capirà mai cosa Kane volesse dire, ma il pubblico, invece, lo capi-sce. La sua inchiesta lo porta da cinque persone che conoscevano bene Kane, che lo amavano e lo odiavano. Gli racconta-no cinque storie diverse, ognuna delle quali mol-to parziale, in modo che la verità su Kane possa essere dedotta soltanto - come d’altronde ogni ve-rità su un individuo - dal-la somma di tutto quello che è stato detto su di lui.” Così Orson Wells spiega la trama, ma questo non basta a darne il sen-so esatto. Fin dalle prime inquadrature lo spettatore capisce che sta iniziando qualcosa che non è solo un film, ma una sorta di melo-dramma su pellicola, che racchiude più forme d’ar-te: la musica si inserisce a ragione tra i protagonisti (colonna sonora di Ber-nard Herrmann, lo stesso compositore delle musiche di Taxi Driver), l’esperien-za teatrale fatta da Welles è evidente in più scene, e la scenografia maestosa è un mezzo di citazionismo delle arti visive e plastiche fuori dal comune.

lA VerA nAturA di citizen KAneRecensione del film “Quarto potere” di Orson Welles, tra le diverse letture che si possono dare al capolavoro definito “miglior film di tutti i tempi”

L’ippogrifoa cura di Angelica Bezziccari

“Se volete un lieto fine, questo dipende, naturalmente, da dove interrompete la vostra storia”Orson Welles

chi erA orson wellesOrson Welles, grande attore e regista americano, nasce il 6 mag-gio 1915 nel Wisconsin, USA, e vive un’infanzia privilegiata a con-tatto con le più svariate forme d’arte. Giovanissimo approda in Europa, a Dublino, ed entra a far parte della compagnia del Gate Theatre. Dopo quella esperienza, torna negli Stati Uniti e continua a lavorare per svariate compagnie teatrali. Nel 1934 debutta in ra-dio, con il programma “La guerra dei mondi”. Il 30 ottobre del 1938 scatena il panico negli Stati Uniti: parlando alla radio fa credere che i marziani siano sbarcati nel New Jersey. Il successo radiofo-nico gli apre le porte di Hollywood.Nel 1941 dirige ed interpreta Quarto potere. Tra gli altri film da lui diretti: L’orgoglio degli Ambersons (1942), la signora di Shanghai (1948) Macbeth (1948), Otello (1952), Il processo (1962) ed anche numerose opere teatrali; muore a Hollywood il 10 ottobre 1985.

Il miglior film di tutti i tempi. Così lo ha definito l’American Film In-stitute nella classifica dei 100 film più belli della storia del cinema, stilata nel 2007 e ancora in vigo-re. E’ sempre difficile scegliere tra tante opere d’arte la migliore, ma sicuramente Citizen Kane (Quarto potere è la traduzione in italiano) è un validissimo film

con regia e sceneggiatura fir-mate da un maestro: il poliedri-

co Orson Welles. Nel 1941, quando Orson ha solo 26

anni, esce il suo primo lungometraggio; per il protagonista si ispira a un uomo reale e alla sua vita, ovve-ro il magnate della stampa William Randolph He-arnst. “Quarto pote-re racconta la storia dell’in-chiesta fatta da un giorna-lista di nome T h o m p s o n per scopri-re il senso delle ulti-me parole di Charles F o s t e r K a n e , p o i c h é

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Orson Welles sintetizza con la sua prima opera quello che è per lui cinema, cioè magia, un mondo oniri-co, un muto accordo tra lo spettatore, che diventa bambino e finge di crede-re - o forse crede davve-ro - alle favole raccontate dalla mamma-regista; il cupo maniero delle prime scene sembra quell’arche-tipo favolistico che ognuno di noi si è immaginato in tutti i racconti horror. Al di là delle mirabili inno-vazioni stilistiche, vi è un contenuto che esalta la forma. Infatti, la narrazione della vita del magnate della stampa Kane, non è solo un pretesto per far compren-dere il potere manipolato-rio che ha sulle idee della gente chi detiene i mezzi d’informazione. In Ita-lia traducendo il titolo con “Quarto potere” (in aggiun-ta ai tre poteri dello Stato formulati da Montesquieu) forse si volle trasmettere principalmente quest’idea che certamente è vera e va tenuta sempre in con-siderazione, soprattutto pensando all’attuale situa-zione italiana. Non è però l’unica chiave di lettura del film. “Quarto potere” è anche un gioco psicologi-co, un invito che stimola lo spettatore a riflettere sulla vera natura di ogni uomo,

che nonostante sia coper-ta da numerose maschere pirandelliane, esiste, è il vero Sé che non può certo essere ridotto ad un agget-tivo, ma può essere fatto emergere se si guarda al passato, cioè all’infanzia. Kane è il simbolo di un altro “american dream” fugace e ingannevole, ma non per questo meno affascinante.

chi erA orson wellesOrson Welles, grande attore e regista americano, nasce il 6 mag-gio 1915 nel Wisconsin, USA, e vive un’infanzia privilegiata a con-tatto con le più svariate forme d’arte. Giovanissimo approda in Europa, a Dublino, ed entra a far parte della compagnia del Gate Theatre. Dopo quella esperienza, torna negli Stati Uniti e continua a lavorare per svariate compagnie teatrali. Nel 1934 debutta in ra-dio, con il programma “La guerra dei mondi”. Il 30 ottobre del 1938 scatena il panico negli Stati Uniti: parlando alla radio fa credere che i marziani siano sbarcati nel New Jersey. Il successo radiofo-nico gli apre le porte di Hollywood.Nel 1941 dirige ed interpreta Quarto potere. Tra gli altri film da lui diretti: L’orgoglio degli Ambersons (1942), la signora di Shanghai (1948) Macbeth (1948), Otello (1952), Il processo (1962) ed anche numerose opere teatrali; muore a Hollywood il 10 ottobre 1985.

Segnaliamo due film imper-dibili e, guarda caso, quasi introvabili, e per nulla pubbli-cizzati in Italia.

Il primo è “Videocracy”, i cui spot non sono passati in tv (chissà come mai), ma era stato segnalato nei film imperdibili dal nostro giorna-le del mese scorso. Appena uscito nei cinema (ma quasi nessuna sala lo trasmette) Videocracy è un documen-tario (regia di Erik Grandini, Svezia) che racconta il po-tere della televisione in Italia con materiale di repertorio e interviste a Lele Mora (ami-co di Berlusconi il cui cellu-lare suona “Faccetta nera” e propone un video in cui si alternano immagini di Mus-solini e svastiche) e Fabri-zio Corona (che si dichiara un “Robin Hood” che ruba

ai ricchi per dare a se stesso). info su www.mymovies.it/film/2009/videocra-zia Il secondo è “Home”, film girato dal fotogra-fo Yann Arthus-Bertrand e co-prodotto da Luc Bes-son, composto di splendide foto aeree che ci ricordano la straordinarietà del nostro pianeta e la distruttività idiota dei nostri simili. Si tratta d un film uscito in contemporanea in tutto il mondo in forma non-profit, gratuitamente fruibile (in inglese) su www.youtube.com/homeprojectEcco la presentazione del regista: “la cosa importante non è che il 50% delle fore-ste sia scomparso, ma che il 50% ci sia ancora. Quello che è importante oggi è che

siamo 6 miliardi di esseri in-telligenti che possono agire. Attraverso la qualità delle im-magini e dei suoi contenuti, questo film permetterà alle persone di capire che tutti abbiamo delle responsabilità e che tutti possiamo agire nel nostro piccolo”. E quella di Luc Besson: “Sono sempre stato un amante del Pianeta, e più volte ho prova-to a mostrare alle persone i suoi aspetti più belli attraver-so i miei film. È stato quindi naturale unirmi a Yann nella produzione di questo fanta-stico progetto.”

BoicottAti mA imperdiBili

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Oltre alle merci ogni società crea una rappresentazione di sé e del mondo: la religione, la morale, l’arte fanno parte di questi codici simbolici so-ciali.Il capitalismo ha separato la sfera simbolico/culturale da quella economica (il lavoro, fondamento della produzio-ne), ponendola nelle condi-zioni di valuta-re il lavoro dal di fuori, criti-cando le esi-genze inuma-ne della produ-zione capitali-stica. Tuttavia la cultura ha pagato questa separazione con la margi-nalizzazione, finché anche arte e cultura son state ri-succhiate dal-la dinamica capitalista della valorizzazione entrando nel mercato.È nata così l’industria cultu-rale, in cui l’opera d’arte di-viene ornamento della merce (sotto forma di design, pub-blicità, moda), e il ridimensio-namento delle istituzioni pub-bliche elimina l’indipendenza dell’arte dal denaro: come afferma Anselm Jappe, “Gli artisti ormai sono raramen-te altro che i nuovi buffoni e cantanti di corte, che debbo-no azzuffarsi per le briciole che i nuovi padroni, sotto il nome di sponsor, gli gettano”. 40 anni fa i produttori finan-ziavano l’arte con le tasse. Ora, con tasse sempre più esigue lo Stato non finanzia più l’arte; lo fanno fondazioni con soldi altrimenti dati allo Stato sotto forma di tasse, influenzando in tal modo le scelte artistiche.Del resto la logica della mer-ce non rinuncia a dilaniare corpi di bambini per un pic-colo guadagno con le mine antiuomo: perché dovrebbe

fare eccezione per le opere d’arte? Nel 1995 a S.Francisco, ri-corda Jappe, ci fu lo “State of the world forum” in cui i potenti del mondo decise-ro che per ammansire l’80% della popolazione mondiale che non serve più a produr-re, si sarebbe usato il “Tytt-ytainment”: un nutrimento di

entertainment abbrutente per ottenere una letargia simi-le a quella del neonato che ha bevuto dal seno (tits in gergo america-no). Si trattò di pianificare l’in-fantilizzazione (invece della repressione). Oggi siamo nel pieno del “fe-ticismo della

merce”: in una società ca-pitalista tutto diventa merce che vale le ore di lavoro ne-cessarie a produrla. L’uomo contemporaneo si comporta come i selvaggi: venera fe-ticci che lui stesso produce, attribuendogli poteri e vita propri. Il nostro feticcio è il denaro.L’equivalente psichico del fe-ticismo della merce è il narci-sismo (oggi uno dei disturbi psichici principali - si veda l’articolo di Davide Taglia-sacchi di questo mese), in cui l’adulto conserva la strut-tura psichica del bambino che ancora non distingue sé dal mondo circostante.L’educazione pre-capitalista sostituiva il principio di pia-cere narcisista col principio di realtà attraverso l’appren-dimento di costruzioni simbo-liche (religione, morale, arte) di ogni cultura. Lasciare libe-ro corso allo sviluppo sponta-neo non significa favorire la libertà dell’individuo, come la “mano invisibile” di Smith non conduce all’armonia del mer-

AllAttAmento ArtificiAle per un uomo che regredisceSpunto di riflessione dall’articolo “Il gatto, il topo, la cultura e l’economia” di Anselm Jappe.Il feticismo della merce inghiotte l’arte, sempre più asservita ai soldi e alle logiche di potere, incapace di farsi “critica”

Es... cogitandoa cura di Roberto Ciavatta

A proposito di “feticismo del denaro”, cioè del de-naro elevato a feticcio, a divinità: sulla banconota da un dollaro campeggia la piramide, simbolo della loggia massonica denominata “Illuminati” (fondata nel 1776, data della dichiarazione di indipendenza americana). Il simbolo reca la scritta “Annuit Cœp-tis - novus ordo seclorum”, cioè “Egli approva le nostre imprese - nuovo ordine delle epoche” (dove egli, l’occhio in cima alla pira-mide, non è il Dio cristiano ma quello teista venera-to dai massoni). Diffici-le capire se i banchieri americani intendessero parlare della nazione oppure del denaro che avrebbe governato il mondo. Il fatto che stia sul dollaro, e le politiche iperliberiste americane, fanno propendere per la seconda ipotesi.

Gli artisti or-mai sono ra-ramente altro che i nuovi buffoni e can-tanti di corte, che debbono azzuffarsi per le briciole che i nuovi padroni, sotto il nome di sponsor, gli gettano

Filosofia e società

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6 Il Don Chisciottenumero 24, ottobre 2009 7www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] ma ai monopòli. Perché un uomo sia libero dev’esse-re consapevole, acquisendo il principio di realtà.L’uomo deve acquisire l’ap-prezzamento del gusto ama-ro tramite l’educazione, al-trimenti non godrà delle sue gradazioni (dal tè al vino al formaggio) e continuerà a desiderare solo dolce e sa-lato… cioè il fast food! La stessa educazione è richie-sta dal “gusto estetico”. Non le opere devono “piacere” al pubblico, ma il pubblico deve essere alla loro altezza! Fino a poco tempo fa si giudicava il valore di una persona dalle opere che sapeva apprezza-re, oggi si valutano le opere dal numero di persone che attirano: l’industria dell’arte va incontro ai bisogni degli acquirenti provocando una “recessione antropologica”.Il capitalismo non è in linea con le richieste della gen-te, ma la infantilizza. In una società del consumo detta-to dalla seduzione, si vuole persone infantilizzate, che ri-spondano positivamente alle seduzioni (ad es. la pubbli-cità) acquistando il prodotto che promette di soddisfarle. Il principio di uguaglianza può contribuire a favorire l’infantilizzazione. La “demo-cratizzazione” della cultura

la rende accessibile a tutti solo sostituendola con l’indu-stria culturale: un’ignoranza (dettata dall’impossibilità di accedere alla conoscenza) è sostituita con un’altra (detta-ta dalla preferenza per forme di cultura “industrializzate e banalizzate”).La cultura di massa, con la scusa dell’emancipazione ri-flette il dominio della merce sulla cultura; i musei devono attrarre gente (per il principio del mercato), perdendo il loro fascino polveroso.Il declassamento dell’arte è simbolizzato per Jappe dalla ripetizione instupidita della provocazione dell’“urinatoio” du Duchamp. Se lui affer-mava polemicamente che qualsiasi cosa veniva intesa come arte se inserita in un contesto adatto, si è finiti per ritenere che ogni oggetto sia arte se la massa lo ritiene tale, anche se convinta dal-la propaganda. Ma è un’arte caricaturale che non provoca emozioni in chi la contempla.Lo svilimento dell’arte e dell’educazione fanno parte dei rischi di barbarizzazione odierni: se l’industria del di-vertimento è in linea con la società della merce, la vera arte non dovrebbe mai anda-re d’accordo con economia e mercato.

Anselm Jappe è nato a Bonn nel 1962, cresciuto a Colonia, ha studiato a Parigi (dove si è laureato in Filosofia), e a Roma (dove ha ottenuto il dottorato con il Prof. M.Perniola). è membro del “Gruppo Krisis” di Robert Kurz. Insegna Estetica all’Ac-cademia di Belle Arti di Frosinone dal 2002/2003. In Italia ha pubblicato il volume “Guy Debord” (Ma-nifestolibri, 1999) e numerosi articoli. Nei suoi scritti tenta di ridar vita alla teoria critica attraver-so una nuova interpretazione del pensiero marxia-no. E’ stato professore invitato in diverse Accade-mie francesi e Università brasiliane. Si interessa soprattutto alle ripercussioni sociali delle arti nel senso più vasto.

Evoluzione/involuzione umana

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La pagina di Oasiverde

8Pagina autogestita

La capra è, insieme alla pe-cora, uno dei primi animali ad essere stato addome-sticato, nell’area oggi com-presa tra Iran, Siria e Pale-stina intorno all’8000 a.C. La relazione tra le due spe-cie cominciò con il più clas-sico dei rapporti: preda e predatore. La fase succes-siva fu l’allevamento con la scoperta dei molteplici van-

taggi collegati ad esso: car-ne, pelle e latte. La capra è un animale intelligente e curioso, che ben si adatta a condizioni di allevamento difficili e a pascoli poveri. Il fabbisogno alimentare di una capra è pari a un deci-mo di quello di un bovino, ma la sua produzione di lat-te è, in rapporto, superiore. Grazie a queste caratteristi-

che la capra è in grado di adattarsi a condizioni che risulterebbero proibitive per altri animali. Grazie alla loro frugalità, adattabilità e socievolezza, sono oggi piuttosto comuni in mol-ti paesi del Terzo Mondo. La sua golosità, insieme alla sua buona agilità, la porta sempre a cercare gli alimen-ti più appetitosi e a compie-

re anche lunghi o ripidi per-corsi per procurarseli: infatti l’allevamento della capra si è sviluppato soprattutto in zone di montagna e colli-na, anche caratterizzate da pascoli di difficile accesso o con limitate risorse nutrizio-nali, contribuendo a tenere puliti i boschi e a liberare i pascoli dalla flora arbustiva. Tra le produzioni legate alla capra, il latte e lo yogurt di capra sono molto apprezza-ti da persone con problemi di digestione del lattosio, in quanto è assai facilmente assimilabile, conte-nendo poco latto-

soprA lA pAncA cAmpA, sotto lA pAncA crepA

oAsiVerde fest, un successoRingraziamo l’Associazione Don Chisciotte e tutti gli amici (Matteo “Coffee” Chia-ruzzi, Daniele “Zaff” Zafferani, il ristorante “La Gara”, il “Caffè Pascucci”), che hanno contribuito all’ organizzazione della “Oasiverde Fest” per l’eccezionale lavoro svolto, il cui ricavato andrà a colmare parte delle gravose spese mensili, permettendo l’avanzamento dei nostri progetti, innalzando allo stesso tempo il morale di ciascuno di noi. Il prossimo mese un approfondimento sulla festa

La capretta Trippy di Oasiverde

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sio ed avendo composizione molto simile al latte umano. Un detto popolare ritiene che la lana caprina non esi-sta, dato che solitamente è la pecora ad essere tosata. L’espressione “questioni di lana caprina” si usa per criticare qualcuno che parla di argomenti futili, come se volesse indagare se le ca-pre abbiano il pelo o la lana. In realtà, le capre diffuse in zone assai fredde spesso sono ricoperte da una sof-fice peluria isolante oltre ad un primo strato di lana più ruvida. Tale peluria viene utilizzata per produrre vari tipi di lana, di cui le più note sono il cashmere e il mo-hair. Nell’immaginario col-lettivo di tutti i popoli della antichità la capra occupò un posto molto diverso dall’at-tuale. Fu considerata sacra presso molti popoli e co-munque fu sempre simbolo di abbondanza e di prolifici-tà. Leggende, miti e tradi-zioni sulla capra sono sem-pre legati alla figura di Zeus e si estesero largamente in tutti i luoghi della Grecia via via che nelle popolazioni

veniva accolto il culto di Zeus. Amaltea infat-ti fu il nome che la

m i t o -logia attri-b u ì

a l l a capra che a Creta

aveva nutrito il re degli dei con il proprio lat-

te. E quando un giorno Amaltea sbattè contro un grande albero, rac-cogliendo da terra il suo corno spezzato, lo rovesciò e lo riem-pì di fiori e di frutta facendo nascere così la cornucopia che ancor oggi

arreca abbondanza, ric-chezza e fortuna ai mortali. Sono molte anche le tradi-zioni religiose legate alla figura della capra: nelle ce-rimonie ebraiche dello Yom Kippur, il Giorno dell’Espia-zione, all’epoca del Tempio di Gerusalemme, venivano scelte due capre. Una veni-va sacrificata e l’altra lascia-ta fuggire, portando con sé i peccati dell’intera comunità. E’ da quest’usanza che de-riva il concetto di “Capro espiatorio”. L’inquietante sguardo di quest’animale ha indotto ad associarlo in epoca medievale alle po-tenze del male. In effetti le pupille delle capre sono a forma di segmento orientato in senso orizzontale quale adattamento alla vita in am-bienti prevalentemente roc-ciosi e montuosi, dove una buona visione in un piano verticale è assai utile. An-che lo zoccolo caprino era un elemento che consenti-va di riconoscere il diavolo nascosto sotto mentite spo-glie. Talora le capre sono in-vece il travestimento scelto dalle streghe per ingannare gli uomini. Da una favola dei Grimm traiamo alcune mo-tivazioni popolari che lega-no le capre alla figura di Sa-tana: “nostro Signore aveva ormai creato tutti gli animali tranne la capra. Allora ci si mise il diavolo, che voleva creare qualcosa anche lui, e fece le capre con lunghe code sottili. Queste si impi-gliavano tra i rovi e il diavolo doveva andare a scioglierle, tanto che alla fine prese tut-te le capre e staccò loro le code con un morso, come si può vedere ancora oggi dai mozziconi. Lasciate li-bere, avvenne che Nostro Signore le vedesse o ro-sicchiare un albero da frut-

ta, o danneggiare le viti, o rovinare altre piante delica-te. Per misericordia aizzò i suoi lupi che dilaniarono le capre. Quando il diavolo lo seppe andò dal Signore: ‘Le tue creature han dilaniato le mie!’. Il Signore rispose: ‘Le avevi create per il male!’’ E il diavolo: ”Per forza! Così come il mio spirito tende al male, ciò che creo non può avere natura diversa, e tu ora devi pagarmela cara!’ ‘Allora’ disse il Signore ‘vieni appena cadon le foglie delle querce e tro-verai il denaro contato’. Ma quando il dia-volo andò ad esigere il suo credito il Si-gnore disse: ‘Nella chiesa di Costantinopoli

c’è ancora una quercia con tutte le sue foglie’. Il diavo-lo errò sei mesi nel deserto prima di trovarla ma quan-do fu di ritorno tutte le altre querce erano già ricoperte di foglie verdi. Allora dovet-te rinunciare al suo credito e per la rabbia cavò gli occhi a tutte le capre ancora vive e li sostituì con i suoi. Per questo oggi le capre hanno le code mozze e gli occhi da diavolo”.

un grAnde grAzie All’ApAsLa nostra Associazione coglie l’occasione per ringraziare sentitamente i ragazzi di “Animal freedom” ed in particolar modo gli amici dell’APAS, per il sostegno costante, la solidarietà ed il contributo concesso in occasione della visita all’Oasi. Col loro aiuto siamo stati in grado di provvedere e proseguire le cure necessarie delle due asine Stella e Cleopatra (ospite di recente acquisizione nella struttura Oasiverde).

La capretta Trippy di Oasiverde

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Dalla “Dodicesima notte” di William Shakespeare: “Avete la malattia del’amor proprio, Mal-volio, e potete gustare i sapori per quanto ve lo permette un appetito guasto. Se si esercita un po’ di generosità e di lar-ghezza di vedute, quelle che per voi son palle di cannone non fan l’effetto che d’innocenti volani”.Nella commedia di Sha-kespeare, è chiaro sia ad Olivia che al pubblico come l’amore di Malvolio verso se stesso, asso-ciato alla sua tendenza ad esperire lievi offese come attacchi devastanti,

indica che egli è “malato”. Nella pratica psichiatrica contemporanea, tuttavia, la differenza tra i livelli di narcisismo sano e narci-sismo patologico risulta molto difficile da coglie-re. Una certa quantità di amor proprio è non solo naturale, ma anche auspicabile. Nondimeno, il punto lungo il continuum del rispetto di sé dove il narcisismo sano si tra-muta in patologico, non è così facile da identificare.A complicare ulteriormen-te le cose, occorre tener presente che quella in cui stiamo vivendo è senza ombra di dubbio una cul-

tura di stampo prettamen-te narcisista.Ad esempio, uno dei crite-ri diagnosti-ci chiave del disturbo di personalità narcisistico, lo sfrutta-mento inter-personale, è fortemente adattivo nella nostra società: di fatto, la struttura stessa del nostro sistema economico è fondata sul ricompensa-re coloro che sono capaci

di convincere gli altri ad acquistare un prodotto.Per cui, a causa del vasto

assortimen-to di input dettati da influenze sociali, quali criteri defi-nitivi posso-no essere utilizzati per diffe-renziare un narcisismo sano da uno patologico?Le forme

patologiche del narcisi-smo sono più facilmente identificate tramite la qualità delle relazioni del soggetto. Una trage-dia che affligge codeste persone è la loro incapa-cità di amare. Delle sane relazioni interpersonali possono essere ricono-sciute in base a certe qualità come l’empatia e la preoccupazione per i sentimenti dell’altro, un genuino interesse per le idee altrui, la capacità di tollerare l’ambivalenza nelle relazioni di lunga durata senza pervenire ad una rinuncia, e la capaci-tà di riconoscere il proprio contributo nei conflitti interpersonali. Gli indivi-dui le cui relazioni siano caratterizzate da queste qualità possono servirsi a

il pAziente nArcisistA Il narcisismo è un male frequente, ma spesso non riconosciuto. Tagliasacchi ci spiega le sue declinazioni: valutiamo se e che tipo di narcisismo ci affligge!

Appunti di psicologiaa cura di Davide Tagliasacchi

la struttura stessa del nostro sistema economico è fondata sul ricompensare coloro che sono capaci di convincere gli altri ad acquistare un prodotto

Psicologia

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[email protected] degli altri per gra-tificare i propri bisogni, ma questa tendenza si verifica nel più ampio contesto di relazioni in-terpersonali connotate da sensibilità piuttosto che essere uno stile pervasivo di trattare gli altri. D’altra parte, l’individuo con un disturbo narcisistico di personalità si accosta alle persone trattandole come oggetti da usare e da abbandonare secon-do i bisogni narcisistici, incurante dei sentimenti altrui. Gli altri non sono vissuti come individui che hanno un’esistenza separata o bisogni propri: il soggetto con disturbo narcisistico di persona-lità spesso interrompe una relazione dopo un breve periodo di tem-po, solitamente quando l’altro comincia a porre richieste emergenti dai propri bisogni. L’aspetto più importante è che tali relazioni chiaramente non “lavorano” nei termini della capacità del narcisi-sta di mantenere il proprio sentimento di autostima.La letteratura psicodina-mica ha identificato vari aspetti di un continuum nel disturbo narcisistico di personalità. Ad esempio, Bursten (1973) ha diviso i pazienti narcisisti in quattro gruppi: l’insa-ziabile, il paranoide, il manipolatorio, e il fallico-narcisista. Più in generale, le varie descri-zioni dei pazienti possono essere concettualizzate inscrivendole fra due poli di un continuum basato su un tipico stile di rela-zioni interpersonali. Da un punto di vista descrittivo, i due estremi opposti pos-sono essere etichettati come “narcisista incon-sapevole” e “narcisista ipervigile”.

I tipi inconsapevoli, come lo definisce il termine stesso, denotano una to-tale mancanza di coscien-za del loro impatto sugli altri. Parlano come se si rivolgessero ad un vasto pubblico, stabilendo rara-mente un contatto visivo, proferiscono “al cospetto” degli altri, non “con” gli altri. Sono ignari del fatto di risultare sovente noiosi, e mostrano un eviden-te bisogno di essere al centro dell’attenzione. Sono insensibili ai bisogni altrui, fino al punto di non permettere di contribuire alla conversazione.Gli aspetti narcisistici del tipo ipervigile, d’altra parte, si manifestano con modalità del tutto differenti. Questi indivi-dui sono estremamente sensibili al modo in cui gli altri reagiscono nei loro

confronti. Infatti la loro attenzione viene costan-temente diretta al prossi-mo, contrariamente alla concentrazione su di sé del narcisista inconsape-vole. Come il paziente pa-ranoide, ascoltano gli altri attentamente, alla ricerca della pur minima reazione critica, e tendono a sentir-si offesi di continuo. Sebbene entrambi lottino per mantenere la loro sti-ma di sé, hanno modalità di confrontarsi con questo aspetto molto diverse. Il

narcisista inconsape-vole tenta di impressio-nare gli altri con i suoi talenti, e di preservarsi nel contempo dalla ferita narcisistica eludendo le ri-sposte altrui. Il narcisista ipervigile invece, tenta di evitare le situazioni di vulnerabilità, e stu-diando attentamente gli altri per apparire come si deve. Egli attribuisce pro-iettivamente al prossimo la disapprovazione che nutre nei confronti delle sue fantasie grandiose.

Da “Il narciso”di Giorgio Gaber:

“Io, con una donna, ho più coraggio:

mi accarezzo, mi tocco, praticamente mi corteggio.

Mi incammino verso il letto e penso a dopo;

perché io, con una donna... mi scopo”

Narciso è una figura mi-tologica greca, figlio di Cefiso, divinità fluviale, e della ninfa Liriope.Secondo il mito narrato da Ovidio nelle “Meta-morfosi” Narciso era un bellissimo giovane, di cui tutti, sia donne che uomini, si innamorava-no alla follia. Narciso però preferiva passare le sue giornate caccian-do, non curandosi delle spasimanti; tra cui la ninfa Eco, condannata da Giunone a ripetere le ultime sillabe delle parole che le venivano rivolte, che rifiutata da Narciso e consumata dall’amore, si nascose nei boschi fino a scom-parire e a restare solo un’eco lontana.Tutte le giovani ed i giovani disprezzati da Narciso, invocarono la vendetta degli dei, fin-ché venne condannato da Nemesi ad innamo-rarsi della sua immagi-

ne riflessa nell’acqua. Disperato perché non avrebbe potuto soddisfare la sua passione per un’immagine riflessa, si struggeva in lamenti ripetuti da Eco fino a lasciarsi morire. Quando le Naiadi cercarono il suo corpo per poterlo collocare sul rogo funebre, trovarono vicino allo specchio d’acqua il fiore omonimo.

“Narcissus”, di Benczùr Gyula (1881)

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Vi è capitato allo SMIAF di assi-stere allo spettacolo dei “Titanz”? Premetto che parlo da profana, non sono esperta di arte né di danza, vorrei solo esprimere la mia impressione ed insieme lo stupore e l’orgoglio per l’altissimo livello di questo gruppo di straor-dinari artisti, legato alla nostra Re-pubblica dall’origine di una delle componenti (Sara Muccioli). È un piacere sapere che il nome di San Marino potrà (sensibilità delle no-stre istituzioni permettendo), esse-re esportato nel mondo dai Titanz, già conosciuti grazie a tournée in Messico, Giappone, India… e ai successi in vari concorsi inter-nazionali. Mi auguro che il nostro paese sappia dar loro la conside-razione che meritano, anche per risollevare il nome della Repubbli-ca (conosciuta all’estero per ban-che e scandali fiscali) attraverso quel messaggio universale che

trasmettono cultura e arte, di cui i Titanz sono fantastici interpreti.Allo SMIAF mi siedo ignara di ciò cui sto per assistere e subito com-prendo di essere di fronte a qual-cosa fuori dalle mie prospettive e dal mio modo di intendere la dan-za. Stupefatta, quei movimenti non mi permettono di soffermarmi solo alle abilità tecnico-fisiche, come di solito succede con i balli alla “Ami-ci” (gli appassionati del genere mi perdonino ma l’esempio calza davvero bene), in cui solo una che si chiama Maria riesce nel miraco-lo di tenere mezz’ora di (insulse) discussioni sull’esecuzione avve-nuta. Quel tipo di ballo non che intrattenimento, un dar forma alla musica (seppur in maniera per al-cuni piacevole), che non mi lascia nulla perché l’espressione termi-na col finire dello spettacolo. Nel caso dei Titanz si assiste a qual-cosa di totalmente opposto: man

mano che osservavo (e rimanevo rapita) mi veniva in mente la for-ma d’arte a me più cara, a cui non ho potuto non fare riferimento: la poesia. Quei corpi danzanti erano uno strumento, come la penna per un poeta, e ogni movimento, le-vigato da un profondo studio, era una parola. La grande differenza sta nel fatto di saperla cogliere al volo, perché un’esibizione di dan-za artistica è un momento unico, immediato ed irripetibile.Non un ballo come intrattenimen-to, appunto, ma la danza come forma d’arte, come approfondi-mento della coscienza; il corpo e il movimento come linguaggio espressivo, gesti non per far ve-dere ma per dire, evocatori dell’in-tima natura dell’uomo. Lo scopo non è divertire, far passare del tempo, ma evocare e sviluppare un messaggio che nasce da intime esperienze individuali rielaborate.

Impossibile per uno spettatore un po’ sensibile non calarsi in quel lin-guaggio di movimenti, di immagini (tramite video-proiezioni altamen-te evocative) e di oggetti che attra-verso la danza assumono nuove valenze. In un’epoca come la no-stra, dove il concetto degli oggetti è legato all’impersonalità dell’usa e getta, proporre in danza semplici oggetti (nello specifico dello spet-tacolo: delle sedie, una scarpa, una mela, un ombrello, una rosa) e dargli vita attraverso i ricordi, ca-ratterizzarli con intime esperienze prima individuali poi collettive, è un messaggio imponente.Ricordi, inquietudini, puri istinti tra-smettono (e trattengono) emozio-ni complesse, che ti seguono fuori dal teatro restandoti nell’animo come una parola sussurrata.Cari Titanz, ora che avete scon-volto il mio concetto di danza con qualcosa che nemmeno sapevo esistesse, non mi “capiterà” più di assistere ai vostri spettacoli, ma sarò pronta a fare chilometri di fila per vederli!Gli artisti hanno spesso del mon-do una visione particolare, come se stessero compiendo un viaggio di scoperta attraverso cose nuove percepite per la prima volta. Da spettatori, seguirli in questo viag-gio può voler dire affacciarsi su un mondo inimmaginato ed affasci-nante, basta sapersi abbandona-re, non preoccuparsi di catalogare ciò che vediamo, guardare con occhi vergini ed accettare con cu-riosità ciò che, da questo viaggio, porteremo a casa.Ecco l’augurio che faccio a me come ad ogni vostro futuro spetta-tore: di potervi portare a casa.

Elena Tonnini

poeti di dAnzA sAmmArinesi Impressioni di un’ammiratrice dei Titanz

San Marino

Nelle due foto i “Titanz” all’opera

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“Questo lo butto!”. Quante vol-te lo avete pensato, guardando il mucchietto di plastica e carta colorata che ogni giorno nutre la vostra buchetta delle lette-re? Qualcun altro avrà detto “che spreco!”. A fronte di problemi ambien-tali, di crisi economica, di de-clino del supporto cartaceo, a San Marino c’è chi si ostina a mandare a ogni domicilio pub-blicazioni periodiche di carta patinata che contengono so-prattutto pubblicità, assoluta-mente non richieste. E se non volessi ricevere questi ‘giorna-li’ perché non mi interessano? Si può richiedere l’esonero dalla ricezione di volantini agli uffici postali; peccato che per problemi logistici questo com-porterebbe non ricevere più nemmeno il programma del-

la stagione teatrale o di altri eventi di reale interesse. Le spese postali che tali pubbli-cazioni sostengono non sono così alte, sennò si guardereb-bero bene dallo spendere cifre esorbitanti... Come arrivano a casa nostra questi giornali? Sono inviati come “periodico senza indirizzo” (cioè, volan-tino con centinaia di pagine). Anche se il regolamento sta-bilisce che per fruire di questo servizio scontato non si debba avere più del 50% di pubblici-tà, si aggira il regolamento ca-muffando alcune pubblicità per articoli (ad es. il personaggio del mese indossa lo zaino del-la marca sponsor, un servizio di moda che in realtà è servizio pubblicitario).Inoltre si può aggirare il rego-lamento anche incelofanando

il giornale, e inserendo all’in-terno del cellophane altri vo-lantini, altrimenti si dovrebbe per ognuno pagare le spese di spedizione. Risultato: le po-ste incassano un po’ di soldi, che comunque spendono; spe-dire tutti questi periodici in ogni casa ha aumen-tato il numero di zone di con-segna a San Marino, e di conseguenza il numero di postini, e questi in-viano migliaia di copie di ogni numero ovunque, aziende e uffici compresi.All’editore non interessa che la gente legga il giornale, ma in-teressa la tiratura da far valere presso gli sponsor per aumen-tare le spese di inserzione, e quindi il guadagno.La Don Chisciotte l’anno scor-so ha fatto un’istanza d’arengo per limitare il fenomeno del vo-lantinaggio, ma i nostri gover-nanti l’hanno bocciata. Nel 2009 con internet, mail, tv, telefonini, è ancora convenien-te utilizzare la carta per la pub-blicità? Due sono le proposte:

se questi periodici sono così belli e interessanti, perché non venderli in edicola? Almeno così la pubblicità non sarebbe

più imposta, ma legittimata. La seconda, e forse l’unica soluzio-ne, è per i “co-raggiosi”: richie-dere l’esonero alle poste. In fondo, San Ma-rino è piccolo, e si può venire agevolmente a

conoscenza di ogni evento tra-mite passaparola o manifesti pubblici. Se qualcuno pensa “be’ ma tanto ricevo tutto gra-tis” è bene ricordare che il co-sto c’è sempre, anche se non si vede, anche se è piccolo: questo sarà sommato ad altri e a pagarne il prezzo non saran-no le agenzie di marketing e di pubblicità, ma come al solito le nuove generazioni che avran-no in eredità un mondo sem-pre più cementificato e senza ossigeno, perché gli alberi sono stati usati per stampare la ‘bellissima’ foto dell’ultimo modello di auto o di cellulare. Buona lettura.

A.B.

cArtA cAntA!Anche se non hanno niente da dire, proliferano le riviste inviate nelle abitazioni come volantini. Speculazioni pubblicitarie?

“Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pe-scato, vi accorgere-te che il denaro non si può mangiare”Piede di Corvo capo indiano

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Cambiano i Capitani Reg-genti ed in queste occasio-ni, oltre al consolidamento dei vari rapporti diplomati-ci, c’è la possibilità di pre-sentare le Istanze d’Aren-go.L’Istanza d’Arengo è quel-la forma di democrazia di-retta a cui i sammarinesi possono ricorrere ogni sei mesi per portare all’at-

tenzione del parlamen-to delle proposte di

legge che, una volta ammesse, devono essere obbligato-riamente prese in

esame dal Con-siglio Grande e Generale.In questo numero de Il Don Chi-sciotte vor-rei proporre ai lettori tre istanze che

si potrebbero presenta-re il prossimo aprile. La prima è la riedizione di un’istanza legata al tema della laicità dello Stato, la seconda propone un tribu-to ad un personaggio che ha contribuito in maniera determinante al pensiero moderno e la terza è inve-ce un contributo razionale per la soluzione di un pro-blema sempre più sentito.

Istanza d’Arengo n.1 – Nel nome di Dio Amen reload – Riproporrei l’istanza già presentata dal consigliere Alberto Selva che propo-neva di rimuovere la locu-zione di intestazione degli atti pubblici “Nel nome di Dio Amen” (vedere anche Sopra di Noi Niente di maggio 2009). Le probabi-lità che venga accolta con questo governo sono mi-nori di quelle di allora ma in ogni caso imporrebbe una più approfondita riflessio-ne sulla laicità dello Stato e delle sue istituzioni.

Istanza d’Arengo n.2 – Proposta di toponimo intitolato a Charles Ro-bert Darwin – Quest’anno ricorrono i 200 anni dalla nascita del famoso biologo ed i 150 anni dalla prima pubblica-zione del suo saggio “Sul-

la origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle raz-ze perfezionate nella lotta per l’esistenza”. Oltre ad avere gettato le basi del-la biologia, dell’etologia ed avere avuto intuizioni poi confermate un secolo dopo dai più grandi biochi-mici del pianeta, Darwin è ricordato come uno di coloro che maggiormente hanno contribuito alla de-costruzione del pensiero antropocentrico. Il biologo inglese ha infatti realizzato nella biologia ciò che Gali-leo ha realizzato per il co-smo e Freud per la psiche. Questa formidabile cricca ha infatti dimostrato con Galileo che l’uomo non è centro e padrone dell’uni-verso, con Darwin che non è centro e padrone della fauna e della flora terre-stre e con Freud che non è nemmeno padrone di sé stesso. Queste conoscen-ze, inizialmente desunte dalle esperienze di ricerca dei tre scienziati, hanno avuto forti ripercussioni anche in campo filosofi-co e sociale contribuendo a formare gran parte del pensiero moderno. Credo che l’assegnazione di un toponimo a Darwin sia un minimo e tardivo segno di riconoscenza che il nostro Paese può ancora dimo-strare a Charles stesso ed alle migliaia di ricercatori e scienziati che hanno lavo-rato ed ancora lavorano, lontano dalle luci della ri-balta, sulle basi della teo-ria dell’evoluzionismo an-cora oggi massicciamente e brutalmente osteggiata da gruppi integralisti di va-rie confessioni religiose.

Istanza d’Arengo n.3 – Cremazione – La Repubblica si sta tro-vando di fronte all’ennesi-mo problema di edilizia e

Laicità e uguaglianza

“nel nome di dio, Amen”, pAssAndo per dArwin e lA cremAzioneAlcune proposte di Andrea Mina per Istanze d’Arengo che favoriscano la laicizzazione dello Stato

Sopra di noi nientea cura di Andrea Mina

Charles R. Darwin

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[email protected] ambientale: le città dei morti. Si sta stu-diando l’ampliamento del cimitero di Montalbo, gli abitanti di Falciano chie-dono un nuovo cimitero, a Domagnano non ci sono più posti ed a Serravalle il cimitero e la zona indu-striale sono così vicini che passeggiando tra i crisan-temi ed i lumini si possono sentire gli strike dei gio-catori del bowling. Ma un paese come il nostro, 61 km2, può permettersi ci-miteri sempre più grandi? Ampliare i cimiteri non fa altro che spostare il pro-blema nel tempo perché

prima o poi si riempiran-no anche gli ampliamenti. A mio avviso un contribu-to importante può essere rappresentato dalla cre-mazione: un’urna cineraria occupa un volume molto più piccolo di quello di una bara e si avrebbe una con-sistente riduzione del fab-bisogno di spazi. I tempi sono maturi affinché que-sta soluzione sia accettata da una buona parte della popolazione; quello che manca è un’adeguata in-formazione e magari un sistema che ne incentivi la scelta considerando an-che le difficoltà della situa-

zione contingente. Questo rito non è per noi usuale probabilmente perché la chiesa un tempo lo vietava ai propri fedeli mentre oggi lo ammette a patto che le ceneri non vengano di-sperse. Quindi anche i cat-tolici oggi possono usufrui-re della cremazione senza incorrere nella dannazione eterna. Tornando nel me-rito dell’istanza, proporrei al Consiglio di assegna-re mediante asta pubbli-ca una licenza che abiliti all’esercizio di questo ser-vizio. L’asta mi sembra lo strumento adatto per poter filtrare a monte i parteci-

panti che dovranno ave-re i requisiti per garantire l’erogazione di un servi-zio pubblico e per evitare la pratica consolidata dei questuanti che fanno il pellegrinaggio delle segre-terie per ottenere la grazia della licenza.Per concludere vi invito ad esprimere la vostra opinio-ne ed i vostri consigli che saranno utili per capire su quale delle istanze impe-gnarci ulteriormente: una, due, tutte o nessuna?Non esitate quindi a scri-vere all’indirizzo [email protected]

Dal 2 al 18 ottobre“Santarcangelo in jazz”, sala “Il lavatoio” + teatro supercinema.

Dal 3 al 17 ottobre“MoStra archivio MalateSta”, Ar-chivio di Stato di Rimini. Visita gui-data a cura del Prof. Angelo Turchini nell’epoca di comuni e signorie

Dal 4 al 18 ottobre“Sagra della polenta”, San Cas-siano (RA).

Dal 8 al 17 ottobre“calanchi - feStival internazio-nale di teatro”, Teatro Titano, or-ganizzato dall’ass. teatrale Bradipo-teatar

6, 7, 11 e 12 ottobre“vaSco roSSi - live”, Adriatic are-na, Pesaro

Venerdì 9 e sabato 10 otto-bre“KoMiKazen - feStival del fuMet-to di realtà”, centro di Ravenna

Dal 9 ottobre al 27 novembre“la bellezza Salverà il Mondo? - raSSegna di filoSofia”, Cinema Astra, Misano Adriatico (tra gli altri Natoli, Mancuso, Bodei)

Dal 10 al 11 ottobre- “MotorS beach Show”, motocross sulla spiaggia di Cervia (RA)- “fiera del Marrone”, Casola Val-senio (RA)

Martedì 13 ottobre“febbre: Significato e geStione; diSSenteria coMe affrontarla”, Sala del castello di Domagnano, 20,45. A cura di Ass. Probimbi

Mercoledì 14 ottobre“Saxon - live”, Bologna, Estragon

16, 17, 21 e 22 ottobre“vaSco roSSi - live”, Palarossini, Ancona

Dal 17 al 18 ottobre“feSta dei frutti diMenticati”, Casola Valsenio (RA)

Lunedì 19 ottobre“Quinto potere - di Sidney lu-Met”, Cineteca di Rimini, ore 16.30

Dal 19 al 24 ottobre“fano international filM feSti-val”, teatro della fortuna, Fano

Dal 24 al 25 ottobre“chocotitano”, Piazza Grande, Borgo Maggiore (RSM)

Dal 27 al 31 ottobre“ravenna horror filM feStival”, Ravenna

Sabato 31 ottobre- “fahrenheit 31/10”, la festa di halloween organizzata dal MACEL-LO nella galleria di Borgo Maggiore- “proMeMoria”, di Marco Trava-glio, 105 stadium, Rimini

Mercoledì 4 novembre“jonaS brotherS - live”, Adriatic arena, Pesaro. Per i più piccolini!

Dal 7 al 11 novembre“fiera di San Martino”, Santar-cangelo. All’interno della fiera:Domenica 8 novembre“palio della piada”

IMPERDIbILI AL CINEMA“parnaSSuS - l’uoMo che voleva ingannare il diavolo”, il nuovo im-predibile film di Terry Gilliam. Dal 30 ottobre

“capitaliSM - a love Story”, il nuo-vo documentario di Michael Moore. Dal 30 ottobre

Tutti gli appuntamenti, con i relativi link a pagine, programmi e locandine, sono disponibili nella pagina “news” del nostro sito. Per motivi logistici non verranno più pubblicati sul giornale

Gli appuntamenti imperdibilidel mese di ottobre

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Caro Mina, mi ritengo ormai sovrastimolato, e ti rispondo. Preferirei però non parlare della tua dimo-strazione dell’inesistenza di San Marino, ma ritorna-re, con quest’articolo, agli argomenti che hai trattato in Buoni e cattivi, sul nu-mero di agosto. Leggen-doti ho avuto l’impressione che tu ti figuri la religione come un istinto oscuranti-sta, che vaga per il mondo dalla notte dei tempi, asse-tato del sangue degli atei (unici sapienti!). Il succo del tuo articolo: gli uomini sono buoni di natura, la religione impedisce loro di esserlo. Un succo pa-recchio discutibile… A me pare che tu commetta degli errori: confondi la religione con il potere, e l’ateo con il ribelle. Ti sfido, apertamen-te, ad aprire i libri e a tro-vare uno solo che sia stato condannato perché non credeva in Dio (solo per questo). I roghi, le condan-ne, avvenivano per esigen-ze intrinseche all’esercizio del potere; e la religione, da sempre, è la “scrittura”, il codice, che il potere si dà per giustificare il proprio operato. Credi veramente che se la religione venisse meno, il potere non trove-rebbe un’altra scrittura per legittimarsi? Pensa alla televisione, alla pubblicità: sono strumenti di controllo che oggi soggiogano la gente con anche maggio-re efficacia di quanto un tempo faceva la religione. La società si evolve… Gli uomini, cattivi, si arrogano il diritto di leggere il codice,

di interpretarlo; abusando del privilegio di disporre della conoscenza per eser-citare il controllo. Se pensi agli avvocati di oggi noterai che il modo in cui Berlu-sconi rigira la legge italiana per passarla da innocente, non è un abuso troppo dif-ferente da quelli che in altri tempi avvenivano attraver-so la religione. Manipolare la scrittura, leggerla secon-do i propri interessi: questo è quello che rende la reli-gione una cosa cattiva. Ma è un’operazione che fanno gli uomini cattivi, non quelli buoni! E arriviamo al punto che mi sta più a cuore: la bontà degli uomini. Sinceramente mi chiedo come tu possa essere tanto cieco, da non vedere tutta la riflessione sulla bontà dell’uomo che ci viene da millenni di cul-tura, attraverso (e non mal-grado!) la religione. Penso al povero San Francesco che scriveva il Cantico delle creature per cercare di significare l’amore che gli scoppiava nel cuore alla scoperta che tutto viene da Dio, figlio della stessa origine. Fratello Sole, So-rella Luna… Fino anche a Sorella Morte! La più gran-de espressione di amore e di armonia che la storia ricordi. Nell’aridità delle tue opinioni, mi immagino, San Francesco te lo figu-rerai come una macchina da soldi, messa in moto dalla Chiesa per spremere le tasche dei poveretti. Ti sfuggirà completamente, credo, il dettaglio che sen-za la sua geniale sensibili-

tà concetti come la fraternità, la carità, la compassione, la nobiltà della povertà e della sofferenza oggi non li avremmo! Penso a Dante, che in due pagine

Anche sAn frAncesco è unA mAcchinA dA soldi?Teodoro Forcellini replica all’articolo dal titolo “Buoni e cattivi” pubblicato sul Don Chisciotte di agosto

La replicadi Teodoro Forcellini

Laicità e uguaglianza

come puoi essere tanto cieco, da non vedere la riflessione sulla bontà dell’uomo che ci viene da millenni di cultura, attraverso la religione? di Taddeo Gaddi

“San Francesco riceve le stigmate”

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16 Il Don Chisciottenumero 24, ottobre 2009 17www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] Purgatorio (XVI, XVIII), si chiede come sia possi-bile che l’anima dell’uomo, creata buona e pronta ad amare, talvolta rivolga il proprio amore al vizio anziché alla virtù. È, in fondo, la stessa domanda che poni tu: perché se na-sciamo buoni finiamo per essere cattivi? Per Dante il problema sta nell’edu-cazione: se qualcuno, da subito, cominciasse ad ad-destrare l’anima ad amare piccole cose buone, man mano, nell’esercizio della virtù, essa sarebbe spinta dal proprio stesso amore fino alla conoscenza di Dio, che è amore perfetto. Ma l’educazione manca: Dante scrive che la Chiesa e lo Stato non fanno il loro dovere (allora come oggi!), e lasciano la gente in balia di se stessa… La colpa però non è della religio-ne, ma degli uomini, che non capiscono quanto sia importante educarsi alla disciplina del libero arbi-trio. Ora, caro Mina, il tuo articolo suggeriva “sottil-mente” di mettere da parte

la religione, per riscoprire la nostra naturale bontà… Forse ti sfugge, che tutta questa riflessione sull’amo-re, che ci viene dalla no-stra cultura, è compresa nella parola religione. E insieme a San Francesco e Dante intendi pure anche Agostino, Petrarca, Bruno, Michelangelo, Galileo, Tas-so, Campanella, Manzoni,

Boezio, Jacopone… Nel Cantico dei cantici, che ha migliaia di anni, c’è uno splendido notturno in cui una donna è sola alla ricer-ca del suo amato. Il cuore le esplode per l’ansia, e la porta ad uscire di casa, di-sperata, a domandare alle guardie se per caso hanno incontrato lui, l’uomo che lei ama: «uscirò e girerò

per la città, per le vie e per le piazze. Cercherò colui che è amato dalla mia anima…» Come vedi, caro Mina, quanto di buono c’è nel mondo, perfino l’eroti-smo, l’amore di una donna, è stato scoperto da tem-po… Non perdere il treno! Open your mind!

Teodoro Forcellini

Teodoro, ti ringrazio per le tue libere opinioni.Faccio qualche breve osservazione, perché mi pare che fra te e Mina ci siano incomprensioni terminologiche.Riconosci che la religione è usata come “giustifi-cazione” dal potere, ma è la stessa cosa che dice Mina. Non si deve confondere religione con fede, scrittura con intimità individuale: è l’istituzionaliz-zazione temporale di un credo a divenire pericolo-sa, lo disse, credo, pure Gesù. Su S.Francesco ho fatto una tesina che puoi leggere sul sito. Tu sai bene che ha rischiato scomunica e rogo per le sue pratiche, e solo la conoscenza col cardinale Colonna lo ha salvato. Questo, penso, è quanto intende Mina (e il nobel Weinberg) per malvagità della religione.Oggi il potere fa gli stessi soprusi, e anche tu li condanni; allora perché non condannare simili soprusi se a farli è stata la chiesa?

Che il buono della nostra cultura venga dal cri-stianesimo non mi vede d’accordo. L’amore lo ha scoperto la religione? E Saffo? E la culla greca della nostra civiltà? Vero, per Dante si deve giun-gere a Dio, ma Dante era credente. E chi, come il sottoscritto, non lo è? Per me, ateo, l’amore non è Dio, ma un concetto morale, in linea con la “rottu-ra con dio” illuminista.Affidiamoci a Voltaire, un credente che chiamava il dogma “l’infame”. Troviamo una strada comune a chi crede e a chi no. Per chi crede è Dio, non la chiesa (così insegna S. Francesco), a garantire il reciproco rispetto (che chiama amore). Per chi non crede, il rispetto è un dovere etico.Ma lo scopo comune è questo rispetto (non dico volontariamente “tolleranza”), allora evitiamo di “squalificare” chi non la vede come noi ipotizzan-do sarcasticamente che abbia la mente “chiusa”.

R.C.

N.d.r.: potete rileggere l’articolo di “Sopra di noi niente” di agosto sul nostro sito

«Se, nel razionalizzare la moralità in educazione morale, ci limitiamo ad eliminare dalla disciplina morale tutto ciò che è religioso senza sosti-tuirlo con nulla, corriamo inevita-bilmente il rischio di eliminare anche tutti gli elementi propriamente mo-rali(…) [Per sventare tale minaccia] dobbiamo scoprire i succedanei razionali per quelle nozioni re-ligiose che così a lungo hanno funto da veicolo per le più basilari idee morali»

Emile DurkheimL’educazione Morale

il direttore risponde

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Il Don Chisciottenumero 24, ottobre 2009 1818Ecologia e consigli

Come avrete notato, da qualche tempo i volantini non solo arrivano in quanti-tà sempre maggiore - non richiesti - ad invadere le no-stre buchette, ma addirittu-ra ci arrivano impacchettati dentro il loro “preservativo” di cellophane! Bene, dopo l’articolo dal titolo “Disbosca-re = guadagnare?” pubblica-to nel numero 10 di questo giornale, in cui indagavamo su quanto ci costa in termini ambientali la carta dei vo-lantini, con questo articolo indaghiamo quanto petrolio e acqua consumiamo per il solo indecente imbustaggio dei volantini (quando e se mai sarà a pieno regime).Ogni plastificazione dei vo-lantini pesa circa 5 gram-mi. Ogni invio di volanti-ni richiede 16.000 copie, quindi 16.000 involucri di

plastica pari a circa 80 kg. Mediamente (stando bas-si) arrivano due spedizioni di volantini in ogni casa di San Marino ogni settimana, il che equivale ad un uso di circa 8.320 Kg di plastica all’anno.Ora, a quanto corrispondo-no, in termini di fonti fossili ed inquinamento, 8320 kg di plastica?Servono all’incirca 2 Kg di petrolio per fare 1 kg di pla-stica, e siccome un barile di petrolio contiene 159 litri di greggio, pari a circa 135 chi-li, per fare 8320 Kg di pla-stica ci vogliono 16.640 kg di petrolio, pari a 123 barili all’anno.Al momento il costo di un barile di petrolio si aggira sui 71 dollari, pari a circa 50 euro. Questo significa che ci vogliono 6.150 euro di pe-

trolio greggio per fare la pla-stica che serve per la spedi-zione annuale dei volantini alle famiglie. Ma questo è il costo del greggio, che non comprende la lavorazione dello stesso. Il costo dell’ac-quisto dei rotoli di plastica da im-ballaggio è molto più alto: vediamo quanto.In un sito web ab-biamo trovato dei prezzi competitivi. Siamo certo che la Pubblica Amministrazione spenda più di così (nell’arti-colo sul numero 11 di questo giornale si è mostrato come lo Stato spenda 4 volte più per comperare dei toner: perché dovrebbe essere di-verso in questo caso?), ma teniamo per buoni questi co-sti. Dunque: l’involucro che

contiene i volantini misura circa 25x35 cm. Abbiamo trovato in vendita dei rotoli di 25 cm di larghezza e 500 mt di lunghezza al costo di cir-ca €50. Da un tale rotolo po-tremo rimediare (500/35cm)

circa 1428 pac-chetti, quindi per ogni spedizione di volantini (16.000) ci vorranno 11,20 rotoli da 500 mt, per un costo di 560 euro ad invio, che moltiplicato

per due a settimana, e per 52 settimane l’anno, equival-gono a €58.240/anno spesi per la sola plastica che rico-pre i volantini, perché non si bagnino, così li possiamo buttare nell’immondizia (si spera separando la carta dalla plastica) belli asciutti, pur senza leggerli!In più: quanto è costata l’at-trezzatura per imbustare i volantini? Quanti dipendenti devono seguire a tempo pie-no questa plastificazione? Insomma, ci pare che anche i costi, oltre al disprezzo per l’ambiente, non garantisco-no alcun significativo gua-dagno per l’amministrazio-ne pubblica. Non certo tale da devastare inutilmente ancora un po’ di più il nostro piccolo pianeta!Una curiosità? I 1165 rotoli usati in un anno corrispon-dono ad una striscia di 582 Km di plastica da 25 cm di larghezza. In linea d’aria lo spazio tra San Marino e Co-senza! Fonte: ratioform.it

CON OGNI bARILE DI PETROLIO SI PRODUCE

55% benzina e gasolio (circa 100 lt);20% olio combustibile per utilizzi industriali e produzione elettrica;7% kerosene (il cosiddetto jet-fuel per gli aerei); 5% gpl auto e riscaldamento; 5% bitumi (ad es. asfalti); 3% lubrificanti;5%, uso delle raffinerie. In Italia il consumo di petrolio pro-capite è di cir-ca 5 litri al giorno a testa (1825 litri/anno = 11,5 barili/anno)

fonte repubblica.it

VolAntini col preserVAtiVo 58.240 euro all’anno per incelofanare cartaccia che va nel bidone intonsa!

L’Irlanda è riuscita a far crol-lare del 94% l’uso delle buste di plastica da supermercato. Il sistema è una semplice tassa: 33 cent se alla cassa si desi-dera la shopper in plastica.Risultato, le persone fanno la spesa con buste in stoffa por-tate da casa, e circolare con la busta di plastica è diventato motivo di vergogna.

In Italia si consumano ogni anno 430 milioni di tonnella-te di petrolio per produrre le shopper. Eppure da noi (a San Mari-no non è stato dato seguito ad un’istanza che chiedeva il divieto di commercializzare le shopper in plastica, nono-stante la direttiva comunitaria EN 13432 stabilisca di vietar-

ne l’uso entro il 2010, diretti-va inserita anche dalla vicina Italia al comma 1130 della fi-nanziaria del 2007) pare che le minacce di licenziamenti dei produttori di buste configurino il divieto delle shoppers come un attentato all’integrità economica della nazione. Solito immobilismo di gente arretrata!

mAi più shopperDall’Irlanda il segnale che eliminare gli sprechi si può: basta non prendere come esempio sempre il peggio

582 Km di plastica all’anno: come da San Marino a Cosenza

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[email protected]

Partiamo dalla notizia buo-na: Bondanoon, una cit-tadina australiana, ha ban-dito, con decisione unani-me del consiglio comunale, le bottiglie di plastica conte-nenti acqua minerale. Si può bere solo acqua del rubinetto. Da venerdì 10 luglio nei bar, supermercati e alimentari della cittadina ci sono solo bottiglie di vetro etichettate “Bundy” che contengono acqua di rubinetto, filtrata e confezionata. I commercianti hanno ade-rito all’iniziativa per una questione etica (rinun-ciando a circa un migliaio di dollari di guadagno) rite-nendo immorale l’acqua in bottiglie di plastica, quando questa sgorga dal rubinetto o dalle fontane pubbliche.La decisione di Bundanoon ha convinto il governo del Nuovo Galles del sud a vie-tare a tutti i dipartimenti e le agenzie statali l’acquisto di acqua in bottiglia: sarà un risparmio per i contribuenti e ridurrà l’impatto sull’am-biente. Questa bella notizia, ci da modo di ripetere che l’ac-qua più sana e controllata è quella del rubinetto, buonis-

sima se debitamente filtra-ta. Ma che problema c’è, vi chiederete, a bere acqua in bottiglia? Eccoli i problemi.Per un litro di acqua in bottiglia se ne usano 5 per produrre la plastica e i car-buranti per trasportarla: il 90% del costo di una bot-tiglia d’acqua è il costo della bottiglia medesima.L’80% delle bottiglie di pla-stica non vengono riciclate, e impiegano 7 secoli per decomporsi.Ogni italiano consuma 180 bottiglie da 1,5 litri/anno,

pari a un impatto ambienta-le di 22 litri di petrolio (per produzione e trasporto) e 380 litri d’acqua (108 per la produzione, 270 bevuti), oltre all’emissione di 23 kg di CO2.Per produrre 1 kg di pet (la plastica delle bottiglie, circa 30 con 1 kg) si usano 17,5 kg di acqua.Nel complesso, ogni anno in Italia l’impatto ambientale del-la sola vendita di acqua in bot-

tiglia equivale a: 432 milio-ni di Kg di plastica (di cui 345.640.000 non vengono riciclati), 864 milioni di Kg di Petrolio per la sola produzione del pet (pari a 6.400.000 barili), 258 milioni di Kg di Petrolio per il solo trasporto delle bottiglie (pari a 1.911.000 barili), 16200 milioni di litri

d’acqua bevuti, 6480 milioni di litri d’acqua sciupati per la sola produzio-ne delle bot-tiglie, e infine 1380 milioni di Kg di CO2.

Per capire di che cifre stia-mo parlando, per il riscal-damento di un paese come San Marino (circa 30.000 abitanti) servono all’incirca 9.800 barili di petrolio.io bevo da 5 anni l’acqua del rubinetto, filtrata da una brocca che costa poche de-cine di euro e che toglie il saporaccio all’acqua.L’acqua del rubinetto è la più controllata: v’invito tutti a usare la brocca, che po-tete trovare anche tramite l’apposito link nella pagina “Ecolandia” del nostro sito. R.C. (Fonte: ictblog.it)

il grAnde Business dell’AcquA: chi ne gioVA, chi si opponeC’è chi muore di sete, e intanto per ogni litro di acqua che beviamo comodamente in bottiglia, ne sprechiamo 5 per costruire la bottiglia e trasportarla. Bere acqua del rubinetto è un’imperativo!

CHI C’è DIETRO L’ACQUA?

I primi quattro venditori mondiali d’acqua sono, nell’or-dine: Nestlè, Danone, Coca-Cola e Pepsico. Ecco la classifica mondiale per fatturati:1. Evian (francia –Danone) = 768 mio USD2. Perrier (francia –Nestlè) = 673 mio USD 3. Aquafina (USA –Pepsico) = 623 USD 4. Volvic (francia –Danone) = 510 mio USD 5. Pure Life (intern. –Nestle’) = 455 mio USD 6. Dasani (USA –Coca-Cola) = 447 mio USD 7. Poland Spring (USA –Nestle’) = 355 mio USD 8. Levissima (Italia –Nestlè) = 331 mio USD 9. Vittel (francia –Nestlè) = 303 mio USD 10. Contrex (francia –Nestlè) = 271 mio USD Le acque italiane controllate dalla Nestlè sono: San Pellegrino, Levissima, Panna, Vera, Claudia, Giu-lia, Giara, Limpia, Lora Recoaro, Pejo, Perrier, Pra Castello, San Bernardo, Sandalia, Tione, Ulmeta, Lora, Acqua Brillante Recoaro, Beltè, Sanbittèr, Chinò, Batik, Gingerino Recoaro, Nestea, One-o-one

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Il Don Chisciottenumero 24, ottobre 2009 20Ecologia e consigli

Dal 18 al 20 del mese scor-so ho girovagato tra Carpi, Modena e Sassuolo per il festival di filosofia.Ho notato con piacere che, come spesso accade nelle città dell’entroterra emilia-no-romagnolo, molti bus circolanti erano alimentati a metano, così ho fatto una ricerca sul web per vedere che risultati danno in termini di risparmio energetico e di emissioni nocive.Con mia sorpresa mi sono imbattuto nel secondo step del risparmio energetico per il trasporto pubblico: l’ali-mentazione ibrida idrogeno-metano.

A Ravenna sono stati pre-sentati i risultati della speri-mentazione durata un anno di una coppia di autobus alimentati a metano e idro-geno per il progetto “MHY Bus” voluto da Regione Emilia-Romagna, ENEA, ASTER e ATM Ravenna.Gli autobus, uno dell’ATM Ravenna e l’altro dell’ATR Forlì, con un carico oltre il 50% del massimo traspor-tabile, sono stati fatti circo-lare su una pista del centro ricerche a Roma rilevando-ne le emissioni. Sono state provate diverse formulazio-ni della miscela di idrogeno e metano al 5%, 10%, 15%

e 20%.Riferisce RomagnaOggi:I risultati della sperimenta-zione evidenziano che l’uti-lizzo delle miscele ha indot-to un risparmio in termini di massa di combustibile utilizzata, con riduzioni, ri-ferite al consumo di metano, che variano dal 5% al 16% nelle diverse formulazioni della miscela. Riconducen-do i consumi al consumo di metano equivalente, le ridu-zioni si attestano su valori che variano dal 4% al 13%. Le risultanze sperimentali presentano inoltre riduzio-ni di emissioni inquinanti molto superiori rispetto ai valori teorici: dal 6,15% al 19,48% nelle diverse for-mulazioni della miscela.

Gli scostamenti positivi ri-spetto ai valori teorici sono determinati dal migliorato rendimento del motore, che richiede un minor apporto di combustibile per ottenere alle ruote la stessa energia.Nell’attesa che il progetto passi dalla fase di sviluppo a quella di produzione degli autobus a metano e idro-geno si continuerà la speri-mentazione su strada.E a San Marino, dopo aver bocciato anche l’istanza per favorire la costruzione di distributori di metano, come si pensa di rinnovare e rendere più efficiente, pur diminuendone l’impatto am-bientale, il carente servizio di trasporto pubblico?

Fonte: ecoblog.it

imprecisioni del mese scorsoRingraziamo i lettori che ci hanno segnalato alcune impre-cisioni pubblicate il mese scorso: vi preghiamo di inviarci le vostre segnalazioni all’indirizzo [email protected] se doveste individuarne anche voi.Innanzitutto ci è stato segnalato che la definizione “l’energia derivante dalla combustione o dalla elaborazione di mate-riale biologico tale e quale o raffinato”, nella Legge 72/2008, non presagisce l’inceneritore vero e proprio, ma un incene-ritore di biomasse, cioè legname, siepi, vinaccia ecc. Ci pare comunque pericoloso aprire la strada a simili “soluzio-ni” del problema rifiuti, anche perché per “biologico tale e quale” ci pare si possa intendere qualsiasi rifiuto umido, che si potrebbe altrimenti compostare o destinare all’uso priva-to. Ringraziamo comunque per la doverosa correzione.Per un refuso, abbiamo inoltre scritto Ottavia Spiaggioni in-vece di Ottavia Spaggiari quale autrice del cortometraggio sui SUV.Infine, nell’articolo sulla casa indipendente di Riccardo a Montetiffi, abbiamo erroneamente scritto che Pino è il pa-dre di sua moglie, mentre invece è il padre della moglie di Enea, il suo vicino di casa.

Bus iBridi A metAno e idrogenoIn attesa che anche il titano esca dal torpore

stAgionAlitàDato che in diversi ce lo hanno chiesto, pubblichiamo una specie di vademecum del bravo consumatore con-sapevole.Che cosa dobbiamo comperare per poter mangiare pro-dotti nel pieno della loro bontà, che oltre ad essere, ap-punto, più buoni, hanno anche il pregio di costare di meno e di non aver richiesto pratiche di allevamento forzate (riscaldamento artificiale, irrigazione artificiale ecc.)?Ecco qua un piccolo resoconto dei con i prodotti “di sta-gione” che potete trovare ai costi più bassi nei supermer-cati e dai fruttivendoli nel mese di ottobre.Per la FRUTTA: banane, cachi, castagne, limoni, mele, pere e uva.Per la VERDURA: bietole, broccoli, carciofi, carote, ca-volfiori, cavoli, cicorie, finocchi, melanzane, patate, pe-peroni, porri, porcini, radicchi e ravanelli.