Don Chisciotte 36, novembre 2010

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. NUMERO 36 - NOVEMBRE 2010 . NELLE MANI DELLA CAMORRA Voci inquietanti o la realtà? Spedizione in abbonamento postale per l’interno . Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09 Direzione Generale PP . TT della Rep. di San Marino (Associazione Culturale Don Chisciotte Via Ca' Giannino, 24 - 47895 - Domagnano)

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Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo numero - Roberto Ciavatta: "Altrementi festival 2011" “Nelle mani della camorra” + "Stato biscazziere"; Marco Canarezza: "Gli dei della stupidità" + "Afghanistan - San Marino"; Oasiverde: "Stop alla vivisezione" + "Ecco i prodotti cruelty-free"; Angelica Bezziccari: "Inception"; Aforisma di Herbert Marcuse; Stefano Palagiano: "Gas di lotta e di governo"; Davide Tagliasacchi: "La sfida psicopatologica in psicoterapia"; ACDC: "Business sostenibile? Il riciclo di computer".

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Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09

Direzione Generale PP. TT della Rep. di San Marino

numero 36 - novembre 2010

Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09

Direzione Generale PP. TT della Rep. di San Marino(Associazione Culturale Don Chisciotte

Via Ca' Giannino, 24 - 47895 - Domagnano)

NELLE MANI DELLA CAMORRAVoci inquietanti o la realtà?

Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09

Direzione Generale PP. TT della Rep. di San Marino(Associazione Culturale Don Chisciotte

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Rubriche

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I numeri precedenti del mensile sono consultabili in Biblioteca di Stato.Stampato su carta riciclata presso Carlo Filippini Editore

RedazioneDIRETTORE RESPONSABILE: Roberto CiavattaCAPOREDATTORE: Angelica BezziccariGRAPHIC DESIGN: Luca Zonzini ([email protected])TEL: 0549. 878270MAIL: [email protected]: associazionedonchisciotte.orgCOLLABORATORI : Angelica Bezziccari, Marco Canarezza, Roberto Ciavatta, Pietro Masiello, Stefano Palagiano, Davide Tagliasacchi, Matteo Zeppa.

Copia depositata presso il tribunale della Repubblica di San Marino

ALtREMENtI fEstIvAL 2011

GAS DI LOTTA E DI GOvERNOI gas, la società, il lavoroG.A.S. di Stefano Palagiano

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GLI DEI DELLA STUPIDITàGlobalizzazione del desiderio e illusionismo dell’informazionedi Marco Canarezza

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AFGHANISTAN - SAN MARINODissezioni geopolitiche in corsodi Marco Canarezza

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STOP ALLA vIvISEZIONE!Riflessioni sulla legge approvata dall’Unione Europea

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L’autogestita

Articoli

Ritagli

STATO BISCAZZIERECosì vorrebbero alcuni spregiudicati avventurieriEs... cogitando di Roberto Ciavatta

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INCEPTIONL’action movie “impegnato”L’ippogrifo di Angelica Bezziccari

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IN MANO ALLA CAMORRAVoci inquietanti, e la realtà? Siamo già in mano alla malavita? Una denuncia getta benzina sul fuocodi Roberto Ciavatta

BUSINESS SOSTENIBILE? IL RICICLO DI COMPUTER 15L’AFORISMA DEL MESE 5

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Sommario

Come il mese scorso, utiliz-ziamo l’editoriale per tenervi al corrente delle novità riguardanti l’Altrementi Festival 2011.Intanto vi segnaliamo che altri due relatori, oltre ai già confer-mati Marramao, Barnard, Bot-tone e Cannavò, hanno con-fermato la loro presenza: sono Domenico Finiguerra, sindaco del comune a 5 stelle Cassi-netta d.L. e promotore della campagna “Stop al consumo di territorio” (di cui in queste pagine si è scritto in passato) e Maurizio Pallante, il guru della “Decrescita felice”.Per ogni approfondimento consultate il sito internet asso-ciazionedonchisciotte.org alle pagine dedicate al festival.A giorni Zygmunt Bauman ci comunicherà se sarà o meno dei nostri, mentre Vandana Shiva non ci sarà per via di altri impegni (ma sarà dei nostri nell’edizione 2012)! Attendiamo ancora notizie da Saviano e Zanotelli.Intanto nelle pagine internet de-dicate al festival è stato attivato un servizio di feed-rss, tramite il quale rimanere informati su ogni news. Per attivarlo clicca-te sull’icona dell’rss (in alto a destra in ogni pagina, l’omino appoggiato sulle 3 linee ricurve) e poi scegliere “Iscriviti in mail”.Sul versante finanziamenti, al

momento nessuno si sbottona. Pare che a nessuno interessi far crescere questo festival in Re-pubblica, nonostante il grande successo del 2010 e nonostante in tanti si riempiano la bocca del bisogno di favorire la cultura.Le Segreterie di Stato per la Cultura e per il Turismo, al mo-mento, si sono limitate a ricono-scerci il “patrocinio”, ma per un finanziamento vero e proprio al momento rimandano. Certo, il periodo non è facile, ma ci viene da pensare, sen-za voler polemizzare, che le centinaia di migliaia di euro spese in attività spesso poco redditizie, sia dal punto di vista turistico che, soprattutto, della formazione civica, si sarebbero potute spendere in maniera più avveduta.Confidiamo quindi in un con-tributo di voi lettori!

ECCO I PRODOTTI “CRUELTy-FREE”pagina autogEstita da Oasiverde

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LA SFIDA PSICOPATOLOGICA IN PSICOTERAPIA“La lotta col demone” e l’angoscia nella psicheappunti di psicoLogia di Davide Tagliasacchi

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APPUNtI DI PsICOLOGIANUMERO 33

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numero 36 attualità

Sono anni che su alcuni perso-naggi di San Marino si levano voci inquietanti.So bene che non si dovrebbe scrivere sul “sentito dire”, ma in un paese in cui ricevere informa-zioni ufficiali è così difficile non credo si possa fare altrimenti, a meno che non si voglia giocare al gioco del silenzio più efficace, quello che ricade sempre a van-taggio di chi da quel silenzio ha tutto da guadagnare.Allora parliamo di queste voci, con la speranza che questo aiuti a fare chiarezza su alcuni aspetti che lasciano assai perplessi, nel-la speranza che il diretto interes-sato possa e voglia smentire in prima persona ogni affermazione nei prossimi numeri.Scriviamo di Livio Bacciocchi, il noto avvocato sammarinese (nel-la foto la sede di Fincapital sa).Di lui si sa che ha un impero edi-le tramite alcune società tra cui la società anonima Fincapital. Lo si sa perché le dimensioni del feno-meno sono tali che ognuno di noi ha - credo - conoscenti che sono in causa, o stanno pensando di fare causa al Bacciocchi per le inadempienze contrattuali riguar-do alla vendita di appartamenti.Si sa che alcuni dei maggiori ecomostri del paese - ad es. l’ex Symbol di Domagnano - hanno a che vedere con lui. Si sa che la fi-nanziaria “Fincapital”, una società anonima diretta da Oriano Zonzi-ni, è di fatto gestita dallo stesso Bacciocchi: chi intraprende azioni con la Fincapital ha a che fare con Bacciocchi, non certo con altri (cosa non del tutto vera, si veda il proseguio dell’articolo).Inoltre, ed entriamo nell’ambito del “sentito dire”, circola ogni tipo di voce sul suo conto. In molti sostengono che i capitali investiti da Bacciocchi siano gestiti da ambienti poco chiari, qualcuno azzarda il nome dei “Casalesi”, e che la società anonima Finca-pital, sia una lavatrice di capitali della malavita.Periodicamente girano voci se-condo cui l’Avv. Bacciocchi sa-

rebbe andato in pronto soccorso con le braccia spezzate (salvo verificare in pronto soccorso che non è successo), che sarebbe fuggito da San Marino (salvo vederlo qualche giorno dopo in un centro commerciale), che a Riccione, un paio d’anni fa, qual-cuno sparò allo sportello della sua auto a mo’ di avvertimento. Si sente pure dire che la malavita lo terrà in vita finché gli sarà indi-spensabile, dopodiché lo faranno “sparire”.Tutto questo inquieta, non poco, la sensibilità di cittadini - ancora qualcuno ce n’è - che gradi-rebbero vivere in un paese in cui la malavita la si condanna

e combatte, non in uno che la asseconda (queste voci, si badi bene, arrivano anche alle forze dell’ordine).Pare che decine di persone siano state viste nei suoi uffici a recla-mare dei pagamenti che stentano ad arrivare, e sarebbe questo il motivo per cui i lavori nei suoi cantieri sono bloccati, salvo poi vederli ripartire.Si dice infine che gestisca circa 800 appartamenti in repubblica, gli stessi che qualche politico privo di vergogna vorrebbe far costruire ancora a centinaia.Ma qual’è la verità?Non la sappiamo, ma siamo ve-nuti in possesso di una denuncia

avanzata da due sammarinesi e un italiano contro lo stesso Livio Bacciocchi e altre tre persone ignote.In questa denuncia i due sam-marinesi dichiarano di essere stati chiusi in una stanza degli uffici dello studio Bacciocchi, alla presenza di Bacciocchi, Zonzini e questi altri tre. Lì sarebbero stati intimati di consegnare 100.000 euro (tra l’altro non dovuti) ai tre sconosciuti entro il giorno suc-cessivo, altrimenti avrebbero tro-vato il modo di farglieli sborsare.Tentando di uscire, sarebbero stati a forza rimessi a sedere, e uno dei tre sconosciuti avrebbe detto a Bacciocchi e Zonzini, pro-prietari “ufficiali” della Fincapital s.a. e dello studio che li ospitava, di uscire e lasciarli soli. Ma chi è il proprietario dei fondi che amministra la Fincapital? Come dei cagnolini i due se ne sarebbero usciti, e le vessazioni sui due sammarinesi sarebbero continuate finché non sono riusci-ti (non senza difficoltà) ad uscire.Il giorno dopo uno dei tre sco-nosciuti si sarebbe recato a domicilio dei due sammarinesi per riscuotere i soldi “per conto di Fincapital”, come nel peggiore dei film sulla camorra. Al padre dei due sammarinesi, che gli avrebbe detto che i figli non c’erano, che non gli dovevano dare nulla e che si sarebbero rivisti solo davanti al giudice, la risposta del “signore” sarebbe stata: “Stia tranquillo, i suoi figli li vedrò prima del tribunale e dove dico io!”.Qual’è la verità? Abbiamo il do-vere di porci delle domande e pretendere risposte di legalità!

Questo articolo vuole essere un’esortazione a pensare a cosa potrebbe succederci se la nostra condanna al malaffare non sarà perentoria. Il suo contenuto è “ciò che si dice”. Siccome “ciò che si dice”, in questo caso, fa paura, crediamo che scriverlo e richiedere spiegazione ai diretti interessati sia un dovere civico.

Voci inquietanti, e la realtà? Siamo già in mano alla malavita? Una denuncia getta benzina sul fuoco

NELLE MANI DELLA CAMORRA

di Roberto Ciavatta

La sontuosa sede di Fincapital S.A.

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La crisi finanziaria iniziata nel 2008 ha minato la sicurezza economica del mondo occiden-tale e con essa le fondamenta culturali della nostra società so-gnatrice di un benessere senza limiti. Gli organi d’informazione hanno indicato ripetutamente – e fino alla nausea - che l’in-nesco di tale crisi risiedeva in certi prodotti finanziari americani chiamati Sub Prime. Sarà vero?

I mutui Sub Prime esistono dagli anni ‘70. Diversamente da quanto si può credere gli artefici dei Sub Prime non sono le banche, ma sono i piani dei governi guidati dal WTO (World Trade Or-ganization). Vale la pena ricordare che il WTO nasce come accordo tra nazioni alla fine della seconda guerra mondiale. I criteri e i parametri di questo accordo internazionale sono stati decre-tati dagli Stati Uniti d’America

- vincitori del conflitto - affinché le risorse planetarie fossero fruibili dagli USA secondo i loro interessi [si veda al riguardo il Policy Planning Study n.23 re-datto nel 1948 da Gorge Frost Kennan per l’Ufficio Pianifica-zione del Dipartimento di Stato - http://perso.infonie.be/le.feu/ms/histdoc/kennaag.htm].

I paesi che aderivano all’accor-do potevano liberamente com-merciare con gli USA, gli altri,

meno liberamente, erano (e sono tutt’oggi) soggetti

a restrizioni ed embarghi. Tale accordo venne siglato il 22

luglio 1944 a Bretton Woods e da allora il mondo è diven-

tato prigioniero di avidi padroni.

Lo scopo del WTO è realizzare la globalizzazione dell’econo-mia per la massima liberaliz-zazione degli scambi. I governi e il WTO si accordano per de-cretare la povertà dei paesi in via di sviluppo, con lo scopo di

Società

Avere una casa, avere una famiglia, avere una macchina, avere gadget elettronici e avere un sogno. Chiunque abbia un lavoro redditizio e una qualsiasi quantità di danaro, fa in modo di mantenere l’uno e l’altra. Una perdita di danaro rappresenta una rinuncia a qualcosa di noi, perché avere pochi danari significa avere minori opportunità di realizzare sogni di possesso.

GLI DEI DELLA stUPIDItA’Globalizzazione del desiderio e illusionismo dell’informazionedi Marco Canarezza

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portare ricchezza ad una parte minima degli abitanti del mon-do, cioè a noi.

Tornando ai Sub Prime, la veri-tà è che gli USA degli anni ‘70 consentirono alle classi sociali più povere (composte per lo più da afro-americani e ispanici) di poter accedere all’acquisto di un’abitazione. Per quale motivo? Non per una semplice spinta umanitaria, ma perché i bianchi erano proprietari dell’80% dei beni immobiliari, e a qualcuno dovevano pur venderli. Nacquero allora delle società come la Federal Natio-nal Mortgage Association, che mediante apposite leggi obbli-gavano le banche a concedere prestiti a persone che non ave-vano garanzie sulla capacità di risarcire le somme.

Le bolle speculative sono esplose in USA dopo trent’anni. Questo è accaduto perché le politiche di mondializzazione dei mercati del WTO, aprendo ai mercati cinesi e Iindiani, han-no impedito a chi aveva chiesto un prestito di avere un reddito fisso, stabile, che consentisse

la possibilità di rifondere.

Un’azienda occidentale che de-localizza la produzione in Cina o in India risparmia fino a quat-tro volte sulla manodopera, e reimporta i prodotti senza dazio. I lavoratori dei paesi occidentali sono dunque diventati un costo.

Fino a dieci anni fa l’asse ge-opolitico era tra Londra e New York, mentre ora è tra Londra, Pechino e Nuova Delhi. Questi paesi emergenti, che a loro volta stanno avendo sogni di un benessere capitalistico, attirano brevetti, soldi e risorse da tutto il resto del mondo.

Se i due miliardi e mezzo di persone della Cina e dell’India vorranno vivere il loro “ameri-can dream”, daranno origine a un paradossale deficit tra produzione di energia e doman-da di crescita esponenziale. Risolveranno questo divario ispirandosi ai metodi di chi li ha preceduti?

Ancora oggi molti stati si inte-ressano di mantenere un’inge-renza geopolitica su paesi che

hanno grandi risorse naturali. I dittatori africani, finanziati da multinazionali, tengono le popo-lazioni locali nell’indigenza. In Afghanistan dovranno transitare grandi oleodotti verso l’Europa. In Iraq ci sono importanti risorse petrolifere circondate da una coalizione di eserciti occidentali. Il Governo degli USA, che ha una sola politica estera, ovvero mantenere il suo potere militare col combustibile che lo mette in moto, coinvolge altri eserciti per combattere presunti nemici, offrendo nei fatti una fetta della torta a chi collabora nei suoi piani di occupazione.

Come nel caso della crisi dei Sub Prime, i piani di usurpazio-ne vengono raccontati in modo ingannevole, con lo scopo di mantenere l’opinione pubblica

sedata. L’informazione è fun-zionale all’imperialismo pilotato dalle direttive del WTO e la popolazione si beve la versione ufficiale dei fatti… sapendo di essere più o meno ingannata.

Non è lontano il giorno in cui smetteremo di usare automobili inquinanti per il semplice fatto che il petrolio rubato in paesi stranieri sarà diventato troppo costoso. Questa passiva accet-tazione dell’imperialismo mo-derno non fa onore a nessuno, tuttavia sono sempre più coloro che ritengono che una nuova coscienza si stia svegliando.Un giorno sarà matura la capa-cità di rinunciare al desiderio di possedere sogni, perché avre-mo ricordato a noi stessi che gratificazione significa dono e non conquista.

L’AFORISMA DEL MESE«Gli individui son portati a scorgere nell’apparato produttivo (...) un agente morale. In questa necessità generale non c’è posto per la colpa. Un uomo è capace di dare il segnale che annienta centinaia di migliaia di persone, poi di dichiarare di essere immune da ogni

pena di coscienza, e di vivere dopo d’allora felice e contento. Le potenze antifasciste che sconfissero il fascismo sui campi di battaglia, mietono i benefici degli scienziati, dei generali, degli ingegneri nazisti: hanno il vantaggio storico degli ultimi venuti. Quel che comincia come l’orrore dei campi di concentramento si trasforma nella pratica di addestrare le persone a vivere in condizioni anormali, a condurre un’esistenza umana sottoterra ed a sorbire la dose quotidiana di alimento radioattivo.»

Herbert Marcuse, “L’uomo a una dimensione”

Società

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Il Parlamento Europeo ha da poco approvato la nuova Diretti-va sulla vivisezione.Il 25 settembre a Roma tantissi-me associazioni e singoli citta-dini, compresi noi di Oasiverde, Apas, Animal Freedom e altre, hanno partecipato alla Manife-stazione Animalista Antivivise-zione rivendicando la necessità di intervenire su questa nuova direttiva, che aumenta le libertà dei vivisettori e che si allarga all’uso degli animali randagi per questi scopi pseudoscientifici.

La statistica dice che nell’Unione Europea vengono utilizzati per le sperimentazioni 12 milioni di animali l’anno, con un in-cremento del 40% negli ultimi anni.Questo aumento è stato pagato con i nostri soldi. Le speri-mentazioni si svolgono nelle università - sovvenzionate dalle nostre tasse - e presso i labo-ratori delle associazioni per la ricerca medica che chiedono ogni anno l’aiuto di tutti i cittadini “di buon cuore”. Questo denaro però non aiuta i malati con una vera ricerca medica, ma è speso per finanziare la vivisezione per malattie fasulle create artificial-mente su una specie diversa da quella umana. Cosa succede agli animali scelti per la vivisezione? A volte ven-gono prelevati dal loro ambiente e molti di essi, i più fortunati, muoiono durante la cattura o il trasporto. Quelli che soprav-vivono sono tenuti in gabbie ridottissime, impossibilitati a ogni contatto con i loro simili. Altri animali provengono invece da allevamenti appositi e non han-no mai conosciuto la libertà. I campi d’applicazione della vivisezione sono molteplici: la farmacologia, la “ricerca medica”, intesa come studio delle malattie; test sui cosmetici; esperimenti di psicologia, test bellici o didattici. Gli animali ven-gono devocalizzati per impedire loro di urlare; vengono avvele-

nati, ustionati, accecati, affamati, mutilati, congelati, decerebrati, schiacciati, sottoposti a ripetute scariche elettriche attraverso elettrodi conficcati nel cervello, infettati con qualsiasi tipo di virus o batterio, anche quelli che non colpiscono gli animali come la sifilide o l’HIV. Tutti i test sono dolorosi per l’animale; non vi sono mai casi in cui non ci sia sofferenza; la prigionia in sè è già una tortura significativa. Il 63% degli esperimenti viene compiuto senza anestesia.

Queste pratiche non hanno alcuna utilità per l’uomo: gli animali non sono modelli speri-mentali adatti all’uomo, perché troppo diversi da noi. Ogni specie animale è infatti molto diversa dalle altre per caratte-ristiche biologiche, fisiologiche, genetiche e anatomiche. Le estrapolazioni dei dati tra una specie e l’altra sono impossibili. E’ sufficiente come esempio dire che il 60% delle risposte dei topi differisce da quelle dei ratti, specie a loro molto simile.

Questi esperimenti non portano ad alcuna reale conoscenza sugli effetti di un’eventuale far-maco da testare; per questo un numero sempre crescente di medici non accetta più la validità della vivisezione come dogma e considera antiscientifici gli espe-rimenti sugli animali.La vivisezione è anzi dannosa per l’uomo, per due ragioni principali: si sperimentano diret-tamente sull’uomo sostanze che non hanno subìto alcun vaglio preventivo (dal momento che il risultato della sperimentazione sugli animali non è in alcun modo predittivo per l’uomo) e si corre il rischio di scartare so-stanze che potrebbero essere invece di grande aiuto per la specie umana, per il solo fatto che su di una particolare specie sono risultate tossiche. La vivi-sezione ha dunque portato gravi danni in tutti quei casi in cui un risultato già noto sull’uomo non è stato considerato valido perché non poteva essere riprodotto su alcun animale: così gli effetti dannosi dell’alcool, del fumo di sigaretta, dell’amianto, del meta-nolo, etc. non sono stati conside-rati “provati scientificamente” per moltissimi anni, con grave danno per la salute umana.La sperimentazione sugli ani-mali fornisce alibi ai produttori di farmaci (grazie alla possibi-lità di selezionare la risposta) variando la specie animale o le condizioni dell’esperimento, con il fine di commercializzare migliaia di farmaci. Questi, una volta in commercio, si rivelano spesso inutili e talvolta dannosi. La sperimentazione animale for-nisce così una comoda (ma per noi pericolosa) tutela giuridica alle aziende farmaceutiche.Grazie alla nuova legge europea da oggi si potrà anche:

sperimentare su • cani e gatti randagi (art. 11). Avete capito bene, fareste meglio a mettere un bel collare visibile ai vostri amici a quattro zampe!

riutilizzare più volte lo •

stOP ALLA vIvIsEzIONE!Riflessioni sulla legge approvata dall’Unione Europea

la pagina di oaSiverde

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numero 36stesso animale, anche in proce-dure che gli provocano intenso dolore (art. 16);

sperimentare senza •anestesia e/o senza antidolorifici se i ricercatori lo ritengono op-portuno (art. 14);

sperimentare a scopi •didattici (art. 5).Si possono anche praticare toracotomie (cioè l’apertura del torace) senza analgesici, costringere al nuoto forzato fino all’esaurimento, somministrare scosse elettriche fino ad indurre l’impotenza ecc.Una scienza in cui si adotti il principio che “il fine giustifica i mezzi” è una scienza malata.E’ importante rilevare come non si possa accettare che esista da un lato la “vivisezione giu-sta” (quella per scopi medici) e dall’altro la “vivisezione sba-gliata” (ad esempio, quella per i cosmetici). La vivisezione è inaccettabile, sia dal punto di vista scientifico che da quello etico, anche perché vi è sempre un’altra via, con basi scientifi-che e senza violenza: è quella che va esplorata e allargata, è quella che concretamente porta i risultati migliori per l’uomo. La vivisezione, definita da Gandhi “il crimine più nero tra i neri crimini commessi dall’uomo”, va avanti per una forma di inerzia cultura-le, perché non ci si oppone agli interessi che la sostengono e che impongono come dogma la necessarietà della vivisezione.Per fortuna a San Marino non

e’ possibile compiere alcun tipo di esperimento sugli animali, essendo grazie all’Apas vietata la vivisezione con la legge 3 ot-tobre 2007 n.108.

Ecco cosa si può fare:documentatevi, non •

rifiutatevi di leggere libri e articoli di informazione scientifica o etica sull’argomento. Se siete studenti di scuole superiori, chiedete ai vostri insegnanti o al vostro preside di poter organizzare una conferenza sull’antivivisezioni-smo scientifico;

boicottate quanti sono •coinvolti nella vivisezione;

non aiutate le • associa-zioni che finanziano la ricerca medica come AIRC, AISM, ANLAIDS, Telethon, Comitato 30 ore per la vita e molte altre a meno che esse siano in grado di dimostrare che non contribuisco-no ad alcuna ricerca fatta sugli animali;

scegli solo • cosmetici, prodotti per la pulizia persona-le della casa “senza crudeltà”;

usa meno • farmaci che puoi, e quando proprio devi usarli, scegli quelli generici;

attenzione ai • cibi per animali che compri. Molte delle marche più note finanziano la vivisezione! Riproducono una malattia negli animali, artificial-mente, e poi provano a “curarla” con i loro mangimi medicanti!

anziché acquistarli, •adotta un animale salvato dai laboratori.

la pagina di oaSiverde

Il “cruelty free” è un prodotto che ade-risce allo Standard internazionale ‘Non Testato su Animali’. Lo Standard si ri-ferisce sia al prodotto finito che agli ingredienti. “Non Testato su Animali” significa sicura-mente che il prodotto finito non è mai stato testato, mentre riguardo agli ingredienti significa che non sono stati testati dopo una specifica data, e che il produttore si impegna a non comprare più ingredienti nuovi a partire da quel-la data. Perciò se è certo che il prodotto finito non è testato, lo stesso non vale per i singoli ingredienti. Per approfondire l’argomento e per sapere qual è la lista aggiornata delle aziende cruelty free, potete andare alla pagina: www.consumoconsa-pevole.org/cosmetici_cruelty_free/lista_cruelty-free.htmlPer ora qualsiasi etichetta o dicitura ci sia va ignorata, perché non è indicativa, bisogna solo far riferimento alla lista di aziende aderenti che trovate alla pagina citata sopra. Il logo relativo allo Standard è la sagoma di un coniglietto che salta con 2 stelline, ma per ora è usato molto poco, anche le aziende aderenti spes-so non lo usano.

è suportata da

AssOCIAzIONE OAsIvERDESede legale: Strada Genghe di Atto, 122/b47892 - Acquaviva (Rep. San Marino). Telefono: 335.7340580 - Fax: 0549.944242

Coord. IBAN: SM22 X032 6209 8000 0000 0304 885 - COE: SM21783mail: [email protected]: www.oasiverdersm.org

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L’Italia - sulla carta - ripudia la guerra, così come San Marino - sulla carta - è l’antica terra della libertà.Tristemente alla ribalta per i numerosi casi di frode fiscale, la nostra Repubblica scopre la Guardia di Finanza su tutti i con-fini. Quel che è peggio è che San Marino si trova ancora una volta

nella sua storia a dover fronteg-giare pressioni che non si limi-tano a contrastare i danni recati dalle truffe, ma a sopportare una struttura ritorsiva che distrugge il buono e il cattivo del suo tessuto economico.Questo genere di misure re-strittive sono un vero e proprio embargo.

L’embargo ha una sua muscola-rità e per sua natura è un abuso, una prevaricazione verso entità più deboli. Davanti ad una mi-sura violenta viene addotta una motivazione comprensibile per tutti - la lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio - nascondendo i veri motivi, come la gestione dell’evasione e del riciclaggio stesso.La stessa Italia che dichiara guerra economica ad un paradi-so fiscale, si proclama in missio-ne di pace contro il terrorismo in territorio afgano. Cosa accomu-na questi due eventi distinti?Notate che per sostenere la missione di pace, la manovra finanziaria “Lacrime e Sangue” promessa agli italiani per far quadrare i conti, non toccherà le “Spese per gli Armamenti”.Ecco cosa l’Italia acquisterà: 131 Cacciabombardieri F-35, 2 Sommergibili, 8 Aerei a pilotag-gio dall’alto, Sistemi Anticarro di terza generazione, nuovi sistemi digitali per le forze di terra, per un totale spesa di 30 miliardi di euro.Ci si pagherebbe l’intera ma-novra finanziaria con le spese militari.L’Afghanistan è stato invaso nel

1219 da Gengis Khan, poi da una serie di tribù locali e infine, nel XX secolo diventa il “gioiello” dell’impero britannico. La vigilia di Natale del 1979 l’Unione So-vietica dà ordine al suo esercito di invadere il paese asiatico, restandovi impantanato fino al febbraio 1989. La CIA degli ame-ricani spende circa 30 milioni di dollari all’anno dal 1980, per ar-rivare fino ai 630 milioni all’anno nel 1987, nel programma di ar-mamento dei mujaedeen afghani chiamato Cyclone. Lo scopo è quello di contrastare l’invasione sovietica; e la cosa funziona, la Russia accusa 15.000 caduti, ma poi i mujaedeen si rifiutano di restituire le armi agli americani. Tra loro vi era un tale Osama Bin Laden.L’ultimo incontro tra emissari USA e Talebani avviene il 2 agosto 2001, 39 giorni prima dell’attentato a New York e Wa-shington.Un mese dopo l’attentato alle Torri Gemelle, l’esercito ameri-cano individua la base del terro-rismo internazionale tra le mon-tuosità afgane e sgancia tonnel-late di bombe GBU-28 (ordigni di nuova generazione che scavano buche profonde nelle rocce delle

la rifleSSione

AfGhANIstAN - sAN MARINODissezioni geopolitiche in corsodi Marco Canarezza

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numero 36 la rifleSSione

Hindu Kus). Bin Laden e il suo bunker sfuggono al collaudo di queste armi prosaicamente chia-mate “gola profonda”.Anche l’esercito italiano com-batte e muore in Afghanistan, conducendo una missione di pace rigorosamente senza armi terra-penetranti o altri ordigni inevitabilmente mortali; ma l’Ita-lia non è stata attaccata, non avrebbe nessun motivo per ap-poggiare una guerra di ritorsione americana.L’Afghanistan è oggi il primo produttore mondiale di oppio e hashish, e anche se i paesi occidentali sono tra i principali acquirenti di queste droghe, non è per combattere queste che gli eserciti internazionali occupano il suolo talebano. Non c’è petrolio in Afghanistan, ma da anni la Unocall e altre compagnie petro-lifere progettano un oleodotto sul territorio.Si parla spesso di terrorismo e di Osama Bin Laden, ma non viene mai sottolineato dai media l’im-portanza geopolitica di un paese come l’Afghanistan. Le pipe-line dirette verso l’Europa o l’India o la Cina sono estremamente interessanti per il business del petrolio, perché devono passare

proprio attraverso quel paese per essere competitive.C’è poi la questione delle risorse minerarie. Uzbekistan, Turkme-nistan, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan hanno il 30% del fabbisogno mondiale di petrolio e gas naturale. Se la Russia ha messo piede in Ossezia deve avere validi motivi. L’Afghanistan ha immense quantità di litio, utilissimo per le batterie dei cel-lulari. C’è da scommetterci che le forze di pace internazionali non sono lì per scovare Osama Bin Laden, ma per aprire la strada alla Ansaldo, alla Eni, alla Tecni-mont e alle altre società d’affari italiane e estere.La retorica spocchiosa della lotta al terrorismo crolla di fronte al fatto evidente che in quelle regioni piene di povera gente ci sono enormi ricchezze che fanno gola a grandi gruppi industriali. La cosa è talmente chiara che è impossibile negarla. Eppure le persone, la gente, gli alpini che muoiono, se la bevono questa ipocrisia.E San Marino? Che c’entra San Marino con l’Afghanistan? A San Marino non c’è petrolio, non ci sono risorse minerarie, non ci sono terroristi affiliati a Bin La-

den; però San Marino è in mezzo all’Italia come l’Afghanistan è in mezzo all’Asia, e c’è un esercito invisibile che assedia la sua in-tera vita economica, come in un Afghanistan.Quando un esercito - visibile o no che sia - circonda uno Stato per prenderne il controllo, è perché ci sono degli interessi economici e geopolitici.Giulio Tremonti è stato consu-lente per il governo democratico cristiano della Repubblica di San Marino. Durante e dopo questo periodo si assiste ad un fiorire di alti edifici di cemento e il territorio, negli anni dal 1998 al 2005, si popola di finanziarie e banche - una sessantina. Negli ultimi anni i vari governi dell’an-tica Repubblica si sono dati con nonchalance ad allegre attività finanziarie, arrivando a puntare i piedi nel caso Delta ed a licen-ziare i vertici della Banca Centra-le - un po’ come i mujaedeen con la CIA. A Roma non è piaciuta questa e altre scelte unilaterali dei nostri avidissimi governanti, ed oggi, pur a fatica, i cittadini onesti sanno comprendere che il riciclaggio ha introdotto le mafie sul territorio sammari-nese; sanno comprendere che

gli imprenditori vessati dal fisco italiano si rintanino sulle tre torri per occultare i loro guadagni a discapito dell’economia italiana; sanno comprendere… ma non riescono ad accettare che a farne le spese siano loro, la parte sana del Paese.Sì, è vero, quando c’è una guer-ra a pagare il prezzo maggiore sono gli innocenti, però è strana l’ostinata perseveranza di una di-chiarata lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio, condotta non solo verso banche e affini, ma contro un’onesta entità economica cui viene impedito di commerciare in libera concorrenza con il paese che la contiene. E’ strana, come è strana la guerra afghana, per-ché si ha tutta la sensazione che a San Marino si stia cercando di insediare un protettorato per diri-gere e ridistribuire i flussi econo-mici momentaneamente in mano ad una classe politica impelagata tra scandali, truffe e altri abomini.San Marino non è mai stato del tutto indipendente, ha sempre subìto e goduto di una certa dose di ingerenza geopolitica. Forse il parallelo con il Caucaso è azzar-dato per la dismisura delle forze in gioco, ma non così azzardato per il metodo e le finalità.

Fantascienza?

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“Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? No, un’idea. Persistente, contagiosa. Una volta che si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla.”Le menti sono già state colonizzate, ma nessuno se n’è accorto. Sta tutto qui il

successo del film Inception. Credere di scegliere un film, quando è il film (e chi c’è dietro) a scegliere. Si chiama “guerri-glia marketing”. Significa utilizzare mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psi-cologici delle persone, al fine di vendere

un prodotto, instillando un’idea come un virus. Qualcosa di simile a quello che fa Leonardo Di Caprio nell’ultimo blockbu-ster hollywoodiano, Inception. Il film osannato a livello mondiale è in realtà un ingegnoso gioco di marketing molto ben orchestrato. Partiamo dai nu-meri: 160 milioni di dollari per realizzare il film sono un investimento che qualsiasi imprenditore non può rischiare di perdere (non a caso il mondo cinematografico odierno è definito “industria”). Il regista Christopher Nolan e la Warner Bros hanno architettato un’aggressione pub-blicitaria e commerciale nei confronti del pubblico e del suo subcosciente, utiliz-zando come armi tutti i canali multimediali maggiormente diffusi, ma soprattutto sti-molando una delle paure del momento: il furto d’identità e di informazioni personali. Tutto è iniziato con alcuni manifesti affissi per le strade di Chicago con sini-stri avvertimenti: “il furto di pensieri è pos-sibile!”, oppure “sapevate che il governo può raggiungere la vostra mente?”, i quali rimandavano a un sito, apparentemente non collegato al film, in cui si invitavano i visitatori a proteggere i propri pensieri. Poi delle semplici t-shirt distribuite ai visitatori della principale convention del fumetto e della fantascienza americana (Wondercon) pubblicizzavano il sito virale PASIVdevice.org. Il PASIV è un dispo-sitivo che gioca un ruolo fondamentale nel film, ma ovviamente nel sito non se ne fa menzione. L’ avvertimento in fondo al manuale d’uso “la vostra mente è la scena del crimine” è sufficiente a risve-gliare in chiunque l’appetito per l’ignoto. Da questo sito l’utente era reindirizzato al sito mind-crime.com, dove avveniva la fidelizzazione. I videoclip su Youtube, dal contenuto volutamente enigmatico, non facevano che aggiungere tessere al mo-saico rivelando particolari della trama. Per finire c’è la pubblicazione, con qual-che mese di anticipo rispetto al film, di Inception – The Cobol Job, che non ha fatto che accrescere la curiosità in previ-sione dell’uscita del film nelle sale USA lo scorso 16 luglio. La curiosità e il timore per ciò che non si conosce sono stati trasformati in gioco, in parte per esorcizzare le paure coscienti e in parte per instillare nell’utente/spettatore la duplice, opposta volontà di fuggire dal-le tenebre della dimensione mentale e, al tempo stesso, di dominarle.

L’action movie “impegnato”INCEPtIONdi Angelica Bezziccari

l’ippogrifo

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numero 36Veniamo al film: la prima parte crea grandi aspettati-ve (rubare i sogni entrando nelle menti delle persone, l’addestramento della ragaz-za che “disegna” i sogni...). Quando comincia la missio-ne vera e propria ci si aspet-terebbe quindi di vedere cose fenomenali, visto che è stata spesa un’ora intera solo a preparare il terreno... e invece no. Quello a cui si assiste sono delle banalissi-me, scontate scene d’azio-ne. A ben vedere, in realtà anche il principio stesso del film è stato copiato. Nel film Eternal sunshine of the spot-less mind (volgarmente tra-dotto in “Se mi lasci ti can-cello”) i personaggi agiscono e si muovono coscientemen-te dentro un ricordo nella mente del protagonista, tentando di salvarlo. L’unica differenza di Inception è che ci sono i sogni invece dei ricordi. Bella innovazione! Senza contare le scopiaz-zature prese ad esempio da Matrix, Memento e altri film.Un’ altra pecca è la totale assenza di una caratterizza-zione psicologica dei perso-naggi, che sembrano più si-mili alle pedine virtuali di un qualsiasi videogioco, piut-tosto che ai protagonisti di una narrativa filmica. Siamo ben lontani da un altro film di Nolan, “Il cavaliere oscu-ro”, dove - oltre alla famosa ispirazione fumettistica che ne garantiva un successo scontato - le scene d’azione erano più sensate e dosate, accompagnate dall’eccellen-te mimica e psicologia del cattivo Joker. Inception inve-ce ha solo la faccia a forma di dollaro di Leonardo di Caprio, su cui ormai puntano senza troppi sforzi le case cinematografiche.Quello che poi dovrebbe essere il fulcro del film, ov-vero la missione di “innesto”

di un’ idea nella mente di una persona, è affossato dall’idea stessa: convincere un manager a firmare qual-che carta per smantellare l’azienda di suo padre. Que-sta motivazione dovrebbe attivare un coinvolgimento emotivo nello spettatore? Insomma, tra scopiazzature varie, banalità e pecche di sceneggiatura, si salva solo l’aspetto tecnico del film. Ma può bastare la tecnica a fare di un film un capo-lavoro? Anche se i media come al solito tengono conto solo della maggioran-za, ci sono autorevoli voci che analizzano questi e altri aspetti di Inception: ad esempio David Denby, fa-moso critico cinematografico del New Yorker e numerosi blogger su Internet esprimo-

no la loro delusione per un film che poteva essere molto meglio di quello che è. Se un film registra incassi record sembra diventare automati-camente meritevole di grandi lodi, senza tener conto che probabilmente una buona parte degli spettatori può essere rimasta delusa anche se ha visto il film.

Infine, non c’è bisogno di entrare dentro i sogni o i pensieri di una persona per instillare idee. Questo pro-cesso lo attuiamo tutti i gior-ni, credendo di aver bisogno di questo o di quell’oggetto, credendo di essere noi au-tonomamente che abbiamo valori quali il lavoro,il suc-cesso, la religione o qual-siasi altra cosa. Crediamo di agire COSCIENTEMENTE.

Invece la coscienza nella maggior parte delle azioni quotidiane ha soltanto una marginale parte da protago-nista. Si vive in un mondo aggrovigliato da un surplus di stimoli psicosensoriali che sommati insieme portano il nome di “cultura”. E qui per cultura si intende tutto quello che leggiamo, che vediamo e che viviamo. C’è ben poco di puro e di cosciente nella maggior parte delle persone bombardate dai messaggi massmediatici, i quali non sono ormai nemmeno più ben identificabili.Magari la prossima volta che andate al cinema chiedetevi se siete voi che volete ve-dere quel film, o se per caso questo desiderio non sia un altro degli “innesti” ormai attuati.

l’ippogrifo

La scala di Escher, uno dei trucchi architettonici usati nei sogni

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All’interno del movimento gasista sta emergendo con forza sempre crescente, ormai, un tema di ordine generale che nello stesso tempo assume tutta una serie di connotazioni specifiche, ognuna meritevole di analisi.Si tratta, in sostanza, di capire quale tipo di mondo i gasisti immaginano e

vogliono costruire: non sempre questo è chiaro, né le soluzioni sono univoche.La volontà di preservare la specificità delle singole esperienze è passata dall’essere solo un valore, da difendere e coltivare, a essere invece, in alcune circostanze, anche un alibi. Il risultato di alcune esperienze e l’ostinazione

di alcuni distinguo hanno indebolito una visione complessiva e la capacità di fare fronte comune in momenti particolarmente cruciali della vita civile e sociale.Il risultato è che il movimento sta ragionando molto sulle sue possibilità di comunicare e sui contenuti della propria comunicazione nel futuro.

In particolare, è avvertita come improcrastinabile una riflessione approfondita sui temi del lavoro.Questa riflessione, infatti, è stata fino ad ora disorganica, episodica, timorosa, quasi come se il tema del lavoro, complesso e problematico, rientrasse poco nel dominio di pensiero e di azione del mondo dei gas, o si avesse una sorta di strano pudore nell’affrontarlo. Quest’analisi, ormai, anche alla luce delle questioni sociali del nostro tempo, si impone e comincia a far breccia nei gas la volontà di andare più a fondo nella questione.Vale a questo punto la pena di ricordare che i gas devono occuparsi dei temi del lavoro, dei salari, dei conflitti sociali, di un modello di economia e società alternativo: questi sono, infatti, elementi del tutto naturali dell’universo gasista. Anche se questa considerazione dovrebbe essere pacifica, non è vista come tale da qualche gruppo di acquisto solidale, che vive se stesso più come un fenomeno di costume che come un’iniziativa sociale. Un’iniziativa, come deve essere, di protesta e di proposta, capace di immaginare, prima ancora che di costruire, un mondo diverso e migliore.Si sono via via profilate e distanziate, quindi, due visioni. Da un lato abbiamo i falsi gas, che dei gruppi di acquisto solidale hanno solo la sigla e la voglia di moda, una sorta di gruppetti di cultori del cavolo bio,

I gas, la società, il lavoro

GAs DI LOttA E DI GOvERNO

gruppi di acquiSto Solidale

di Stefano Palagiano

Una scena da “I vitelloni” di Federico Fellini

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numero 36 gruppi di acquiSto Solidale

preoccupati di incidere il meno possibile nel mondo circostante, di non infastidire nessuno, desiderosi di perdersi nel mare magnum delle associazioni e gruppi territoriali e di organizzare gite e gitarelle per evocare in qualche ora quel retrogusto bucolico che normalmente rigetterebbero come veleno. Sull’altro versante, quello dei gas autentici, si muovono invece persone, idee e progetti che non hanno paura di mettersi in discussione e di mettere in discussione un modello dominante che evidentemente è sbagliato e che tende ad autoperpetrarsi.Questo istinto di autoconservazione di un modello devastante

può tuttora contare su alcuni preziosi alleati, consapevoli o meno, anche nel mondo dell’economia alternativa. Alcuni, nel migliore dei casi in perfetta ingenuità, ritengono che la soluzione dei problemi sociali complessi del nostro tempo passi per qualche lieve puntello al modello vigente. Questa strategia compromissoria è tipica dei professionisti del green washing e dei corifei della cosiddetta green economy, e non potrà dare risultati apprezzabili nel medio e lungo periodo.Siamo in presenza della più gattopardesca delle acrobazie, ispirata al criterio che tutto cambi per non cambiare mai davvero nulla. Il problema di questa nostra società

è nelle fondamenta, non nei ritocchi. Se non si torna o comincia a parlare seriamente di lavoro, società, sviluppo, modelli, industria, agricoltura, se non si torna a volare alto e si rimane in silenzio, preoccupati di far sapere a chi di dovere che si vuole disturbare il meno possibile, le cose non solo non miglioreranno, ma peggioreranno.Alla luce di queste considerazioni e sulla base di come vengono vissute, le scelte degli attori del mondo dell’economia solidale devono convergere verso visioni più profonde e condivise, più aderenti al senso reale di queste esperienze, più capaci di fronteggiare i repentini adattamenti al nuovo

scenario del mondo della “solita” economia. Con la complicità di un apparato comunicativo collaudato e potente, ora più che mai la campagna dei supporter della vecchia economia riverniciata di verde può rivelarsi efficace e lo sarà quanto più le idee dell’economia alternativa rimarranno parzialmente inespresse o travisate.In questo strano periodo, sembra che le imprese, folgorate sulla via di Damasco, siano diventate o siano sempre state null’altro che iniziative benefiche, dedite al bene comune e a ideali di generosità, ispirate dalla responsabilità sociale.In fondo, questo è pur sempre il migliore dei mondi possibili.O no?

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Aspetti problematici della psiche come ansia, aggres-sività, desiderio di morte, rappresentano non soltanto una sfida medica in quanto sintomi patologici, ma altresì esistenziale, per il fatto che in essi si tratta di “sentimen-ti” e possibilità d’esperienza universalmente umani, che unicamente nella malattia psichica si sono sovradimen-sionati e deformati, divenendo appunto, “morbosi”.La loro guarigione non rappre-senta dunque solo un proble-ma di tecnica medica, richiede bensì che il terapeuta dia “tutto l’uomo”che è in lui”. È un compito che coinvolge sul pia-no intrinsecamente umano.I termini con i quali nella psi-chiatria psicodinamica viene descritta l’autoemarginazione del paziente psicotico, come ad esempio ”demarcazione”, ”appersonazione”, ”transitivi-smo”, ”spersonalizzazione”, “derealizzazione”, si rivolgono tutti, stilizzati entro un comune denominatore, ad un unico, grande, fattore: l’interiorità psichica diventa evento del mondo, l’interno è vissuto come l’esterno e l’esterno come l’interno.Il malato avverte come un tremito dentro di sé e di col-po teme di trovarsi in mezzo ad un terremoto; odia se stesso e pensa che tutti gli altri a loro volta lo odino; Il paziente non è più sul palco-scenico del mondo, poiché è in tutte le cose, e tutte le cose essendo in lui. Tali stati psicotico-simbiotici, che con estrema difficoltà si riescono ad immaginare, esercitano sul malato una fascinazio-ne peculiare di fusione, che però, in conseguenza dello “svuotamento”della persona, si ribalta in ansia e panico.Nella psicoterapia non è raro che tali pazienti possano sen-tirsi fusi col terapeuta stesso. Diventano impossibili le distin-

zioni tra Io e Tu. Per esempio, delle pulsioni di morte nutrite contro il terapeuta, vengono vissute come pulsioni di morte nutrite dal terapeuta contro il proprio sé.Vi sono alcuni psichiatri, soprattutto a orientamento comportamentale, che nutrono grosse riserve, al punto da averne paura, rispetto a tali “psicosi da transfert”, arrivan-do a considerare la psicote-rapia delle psicosi addirittura un errore professionale. Dal mio personale punto di vista, concordo con quanto scritto

dallo psichiatra Benedetti: “Se come psicoterapeuti ci mettiamo nelle “fauci del dra-go”, vale a dire nell’inferno del paziente, è possibile fare l’essenziale esperienza che la fusione diventa essa stessa terapeutica.”Si riesce dunque a trasfor-marle in terapeutiche, quando lo psicologo riesce a vivere codeste esperienze in manie-ra positivizzante e, attraverso la fusione col paziente, di far fluire a quest’ultimo parti del proprio sé, fantasie, sogni, identificazioni positive.

Così il terapeuta, simboli-camente fuso col paziente, può sublimare, configurare in senso progressivo, la simbiosi psicopatologica, probabilmen-te relativa ai vissuti infantili dei pazienti stessi, e può farlo nel senso di quella che viene chiamata in ambito fenomeno-logico, come “psicopatologia progressiva”: tale simbiosi può arrivare a trasformarsi in una “simbiosi terapeutica”, dove lo psicologo da un lato rimane esente personalmente dall’an-sia, ma dall’altro si identifica con l’esperire del suo pazien-

LA sfIDA PsICOPAtOLOGICA IN PsICOtERAPIA“La lotta col demone” e l’angoscia nella psichedi Davide Tagliasacchi

appunti di pSicologia

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te, in modo che nell’esperire comune, abbiano luogo rela-zioni di parziale simmetria: il terapeuta è anche nell’inferno, anche sull’orlo dell’abisso, anche nel labirinto del delirio, divenendo sé stesso e altro al tempo stesso.Superata la prima radice dell’angoscia, la fusione, si passa alla seconda: la scis-sione. Secondo la scuola di psicanalisi fenomenologica, questa viene intesa come la difesa psicopatologica dalla fusione, ed è altrettanto radi-cale. Lo psichiatra Benedetti descrive la scissione come “una separazione verticale che rescinde ogni rapporto con tutti gli altri uomini, e che clinicamente, si manifesta come autismo”. Un muro auti-stico, impenetrabile da affetto e intelletto, separa il malato dai suoi simili, da tutti gli altri. Gli stessi confini dell’Io, dun-que, che per un verso si sono fatti fragili e non permettono più di distinguere l’interno dall’esterno, si fanno per un altro verso più invalicabili, nel tentativo di sottrarsi a qualsi-voglia influenza esterna. Ogni

falsificazione dialogica del de-lirio è impossibile, il paziente riconosce come unica realtà soltanto il suo proprio mondo.In forza della scissione, il mondo estraneo, che nella fusione invece incalza nuo-vamente, si trasforma in uno spettro persecutore, un demo-ne. I contrasti e le contraddi-zioni vengono vissuti con la massima angoscia, da quella parte del paziente ancora viva entro i processi secondari, la parte non del tutto disgregata dalla psicosi; anche se si trat-ta sempre di quella che viene considerata come “angoscia psicotica”, incapace di proteg-gere, come la normale ansia, da un qualsivoglia pericolo.Come sia possibile una tale contraddizione, fusione col mondo da una parte, e sepa-razione dal mondo dall’altra, come sia possibile che il confine dell’io possa essere al tempo stesso dissolto e im-penetrabile, la logica razionale non riesce a spiegarlo: come scriveva Freud, “la psicosi è l’ambito dei processi psichici primari nel quale gli opposti coesistono assieme”.

appunti di pSicologia

Alla 47esima edizione dello Smau, il salone internazionale di Information & Communication Technology di Milano, la sala stampa era fornita di computer riciclati, cioè giunti alla fine del loro percorso aziendale e successivamente puliti nell’har-dware e aggiornati nei software, per farli tornare a funziona-re come nuovi; evitando così di produrre rifiuti elettronici e conciliando l’innovazione con sostenibilità e risparmio.A rigenerarli è stata Rigeneriamoci, una startup nata nel 2007 all’interno di un’azienda a conduzione familiare, la FastInking, che nel 2009, con tale attività, ha fatturato 800mila euro. Un approccio che in tempi di crisi ha creato un piccolo boom, infatti la vita media di un pc nuovo è sempre più breve. Nel 1997 l’aspettativa di vita media per un pc era di sei anni, nel 2004 era di 3, e diventerà di solo un anno nel 2014. Con un crescente aumento dei rifiuti elettronici: in Italia nel 2009 sono stati 193 milioni di chili.Dice Marco Gialdi, amministratore di Rigeneriamoci: “Un’aula informatica con venti postazioni e programmi open source costa 4mila euro, rispetto ai 20 che si spende-rebbero con pc nuovi. Inoltre non ci sono costi di licenza, manutenzione e assistenza”.Ecco due esempi pratici di costi (iva inclusa e con garanzia di 6 mesi) di computer rigenerati dall’azienda Rigeneriamoci: Con €150 si compra un pc con hard disk da 60 Gb, ram da 512 Mb e processore Pentium 4.Con €250 si acquista un notebook con hard disk da 80 Gb, ram da 1 Gb e processore Intel dual core.

Ci si potrebbe chiedere come mai questo grande risparmio, oltretutto eco-sostenibile, non venga preso in considerazione dalla pubblica amministrazione. Ad esempio per che motivo nel marzo 2009 questo governo abbia rigettato l’Istanza d’Arengo con cui la Don Chisciotte chiedeva che in pubblica ammi-nistrazione si iniziasse ad utilizzare programmi open source. Evidente-mente interessa più as-sicurare grandi somme di danaro a pochi (2, al massimo 3) rivenditori sammarinesi che con le concessioni e l’as-sistenza alla pubblica amministrazione fanno la propria ricchezza!

BUsINEss sOstENIBILE? IL RICICLO DI COMPUtER

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l’oSServazione

Dopo il bell’articolo del mese scorso a firma Pietro Masiello, continuiamo a disquisire sul tema della legalità, del riciclo di danaro sporco e della corru-zione (penale, civile e morale) che questo comporta.Lo faccio per evidenziare la debolezza logica, cioè la mala-fede, delle dichiarazioni pubbli-cate sulla stampa locale in cui alcuni faccendieri (o loro porta-borse) esprimono la speranza che San Marino diventi un pa-radiso fiscale, sostenendo che in tal modo il paese potrebbe finalmente sviluppare l’econo-mia che gli è più propria senza avere sul collo il fiato del tre-mendo Tremonti. Se ne deduce che per questi qua la “economia propria” di San Marino sarebbe il nero, il riciclaggio, la copertura di ca-pitali chissà come accumulati.“Siccome Tremonti – sosten-gono questi squilibrati – ce

l’ha con noi (cosa non del tutto falsa, si veda il bell’articolo di Canarezza su questo numero), è nostro dovere liberarci delle sue pressioni. Per farlo dob-biamo diventare fuorilegge del tutto, così lui non può più fare controlli”.Dunque il problema, con que-sto ragionamento monco, non è un paese che sta al limite dell’illegalità e spesso agevola, favorisce, fiancheggia l’evasio-ne fiscale e il riciclaggio anche di gruppi di potere legati alle mafie. No, il problema sta in chi controlla, Tremonti o chiun-que altro sia.Sarebbe come dire che sicco-me un assassino ci sta sim-patico, e non vogliamo venga arrestato, allora cerchiamo di abolire il reato di assassinio e lo lasciamo uccidere in santa pace.Viene a galla, insomma, una visione del paese parassitaria:

questo Stato deve poter fare quello che gli pare, senza rispettare gli accordi interna-zionali (meschinamente sotto-scritti, poi mai applicati), e chi sta fuori non deve rompere i coglioni!Un po’ quello che fanno le ma-fie (che non a caso sono in-namorate dei paradisi fiscali): non rispettare le leggi nel loro territorio, e pretendere l’omertà di chi sta attorno.Dunque sostenere che San Marino debba poter fare quello che vuole equivale a tenere comportamenti mafiosi, il che è legittimo. Si può a diritto volere che il paese in cui si vive, e in cui si manda al macello i propri figli, sia un paese in mano alla mafia, a cui dare in pasto qual-che affaruccio nel mattone, nei casinò, in transizioni segrete ed anonime.Del resto è di questi giorni la sparata di Cristina Macrelli,

vicina ad Arengo e Libertà (un nome, una garanzia, con le sue vicinanze al regno del mattone grandoniano), la qual e afferma che per risollevare l’economia sammarinese var-rebbe la pena fare una discari-ca in territorio!Si può volere legittimamente, dicevo, che San Marino diven-ga un paese “canaglia”, un porto franco per la criminalità, ma si deve onestamente pure riconoscere quali siano i lati negativi di una pratica – quella dell’off-shore – che arricchisce a dismisura chi gestisce le “cose dello stato”, ma impove-risce, e non solo culturalmen-te, il resto della cittadinanza.Non è un caso se – lo abbia-mo visto qualche settimana fa su Report – ad Antigua, dove vivono i miliardari al sole (e al coperto da occhi indiscreti – o occhi vigili), la gente vive in baracche. Non è un caso se i monegaschi vivono fuori confine perché i costi della vita all’interno sono a misura dei miliardari che ci vanno per evadere.Con questa gente in circolazio-ne c’è poco da stare tranquilli.La loro perversione morale non potrà che condurci all’em-bargo, alla fine di una storia millenaria. A tutti loro consiglio la lettura del libro di Giovanni Caporaso (qua sotto), come unica forma di estasi suprema.

Così alcuni spregiudicati avventurieri vorrebbero San MarinostAtO BIsCAzzIEREdi Roberto Ciavatta

La Rep. di San Marino vista con gli occhi di Panorama.it