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TRIMESTRALE DELLA COMUNITA’ PSICHIATRICA “ELIO ZINO” E GRUPPI APPARTAMENTO DI OLEGGIO N. 4/2015 OTTOBRE/NOVEMBRE/DICEMBRE Editoriale di Bruno Ragni Si propone in occasione di questo Natale 2015 un vecchio articolo di 45 anni fa, nel quale Franco Basaglia espone il suo pensiero mentre era al lavoro presso il manicomio di Gorizia. L’articolo origi- nale è stato ridotto liberamente in modo tale da renderlo chiaro ai lettori e compatibile con il formato Le contraddizioni della comunità terapeutica Franco Basaglia - 1970 Vorrei qui puntualizzare la situazione in cui si trova la attuale psichiatria manicomiale, tentando di affrontare il problema sia da un punto di vista scientifico che operativo: partendo cioè dall’analisi della natura del rapporto psichiatra-paziente, quella dell’istituzione psichiatrica tradizionale, e del ruolo che in essa gioca il malato, per giungere all’analisi del significato di un’azione di rovesciamento istituzio- nale, dei suoi risultati e delle sue contraddizioni. Lo stato attuale della nostra psichiatria asilare è da considerarsi il risultato di una scienza che, anziché occuparsi del malato mentale, si è dedicata alla ricerca ideologica di una malattia. In questo senso la realtà del cosiddetto "cronico" dei nostri istituti, evidenzia una frattura incolmabile fra la psichiatria e ciò che dovrebbe essere la finalità della sua ricerca. È dunque la stessa situazione fallimentare della psichiatria asilare che ci autorizza a riproporre il problema in termini più generali, poiché solo partendo da ciò che è attualmente il malato mentale dei nostri ricoveri, si può tentare di evidenziare man mano le responsabilità di una scienza che, nel suo costituirsi come metafisica dogmatica, ha dovuto imporre e costruire nel corpo del malato, la conferma delle proprie ipotesi. La malattia viene così a trasformarsi gradualmente in ciò che è l’istituzione psichiatrica e l’istituzione psichiatrica trova nel malato, costruito secondo i suoi parametri, la conferma alla validità dei suoi prin- cipi.che giunge il ricoverato dopo un periodo di ospedalizzazione. Con questo non si vuol negare che il malato mentale sia un malato. Ma, dall’esperienza che si è andati facendo nel capovolgimento di un’istituzione manicomiale, la malattia si rivela molto diversa da ciò che la Psichiatria e l’istituzione psichiatrica hanno finora ritenuto. Molti dei sintomi con i quali il mala- to è stato etichettato, si affievoliscono e sfumano al cadere delle strutture cui essi risultavano stretta- mente legati, così da richiedere un graduale lavoro di smistamento tra ciò che è da ritenersi il nucleo del disturbo originario. Di fronte a questa drammatica constatazione, potrebbe essere obiettato che la scoperta dei neurolettici è relativamente recente; che una nuova impostazione psichiatrica sarebbe stata possibile, solo a partire da quel momento e che è quindi assurdo mettere in causa la psichiatria, rendendola responsabile di ciò che ha fatto e che in nessun modo avrebbe potuto non fare. L’obiezione, tuttavia, è vera solo in parte. Se la scoperta dei farmaci ha modificato la reazione del ma- lato al tipo di rapporto che l’istituzione gli imponeva, non è però servita a modificare, in conformità, il rapporto stesso. Esso continua ad agire con la sua forza oggettivante su un malato sempre più succube all’azione dell’istituto, il quale ultimo può trovare nei farmaci un ulteriore elemento di complicità, dato che lo aiutano a rendere innocuo ed inoffensivo il malato nei suoi confronti. I farmaci agiscono nella misura in cui la Psichiatria ne conosce l’uso ed i limiti, e non come soluzione definitiva del problema della malattia mentale. Se hanno avuto un merito di cui del resto lo psichiatra non ha di che gloriarsi è quello di avere evidenziato, al di là dei sintomi del malato, un uomo ancora vivo e reale, la cui riabili- tazione si imponeva con l’angoscia e la consapevolezza tipiche di ogni atto riparatorio. La nostra azione di rovesciamento ha avuto inizialmente questo significato: smascherare la violenza dell’istituzione psichiatrica, dimostrare la gratuità ed il carattere puramente difensivo delle misure re- pressive manicomiali, attraverso l’edificazione di una dimensione istituzionale diversa, dove il malato potesse gradualmente ritrovare un ruolo che lo togliesse dalla passività in cui la malattia, prima, e Sommario Le contraddizioni della Comunità Terapeutica pagg. 1/2 Gita a Monza pag. 3 Gita a Volandia pag. 4 Tanti auguri pag. 4 Recensioni pag. 5 Un pomeriggio a teatro pag. 5 Oggi cucino io: le ricette di Rosaria pag. 6 Giovanni De Bei: cronista sportivo pag. 6 Alla scoperta dell’ippica pag. 7 Campionato di calcio pag. 8 Karaoke pag. 8 Le nostre attività: pet terapy pag. 9 Massime di Mauro Forti pag. 9 Gita al Villaggio Crespi pag. 10 Mostra della fiaba di Libero Greco pag. 11 E tu vuoi ridere? pag. 12

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T R I M E S T R A L E D E L L A C O M U N I T A ’ P S I C H I A T R I C A “ E L I O Z I N O ”

E G R U P P I A P P A R T A M E N T O D I O L E G G I O

N . 4 / 2 0 1 5 O T T O B R E / N O V E M B R E / D I C E M B R E

Editoriale di Bruno Ragni Si propone in occasione di questo Natale 2015 un vecchio articolo di 45 anni fa, nel quale Franco

Basaglia espone il suo pensiero mentre era al lavoro presso il manicomio di Gorizia. L’articolo origi-

nale è stato ridotto liberamente in modo tale da renderlo chiaro ai lettori e compatibile con il formato

Le contraddizioni della comunità terapeutica Franco Basaglia - 1970

Vorrei qui puntualizzare la situazione in cui si trova la attuale psichiatria manicomiale, tentando di

affrontare il problema sia da un punto di vista scientifico che operativo: partendo cioè dall’analisi della

natura del rapporto psichiatra-paziente, quella dell’istituzione psichiatrica tradizionale, e del ruolo che

in essa gioca il malato, per giungere all’analisi del significato di un’azione di rovesciamento istituzio-

nale, dei suoi risultati e delle sue contraddizioni.

Lo stato attuale della nostra psichiatria asilare è da considerarsi il risultato di una scienza che, anziché

occuparsi del malato mentale, si è dedicata alla ricerca ideologica di una malattia. In questo senso la

realtà del cosiddetto "cronico" dei nostri istituti, evidenzia una frattura incolmabile fra la psichiatria e

ciò che dovrebbe essere la finalità della sua ricerca. È dunque la stessa situazione fallimentare della

psichiatria asilare che ci autorizza a riproporre il problema in termini più generali, poiché solo partendo

da ciò che è attualmente il malato mentale dei nostri ricoveri, si può tentare di evidenziare man mano

le responsabilità di una scienza che, nel suo costituirsi come metafisica dogmatica, ha dovuto imporre

e costruire nel corpo del malato, la conferma delle proprie ipotesi.

La malattia viene così a trasformarsi gradualmente in ciò che è l’istituzione psichiatrica e l’istituzione

psichiatrica trova nel malato, costruito secondo i suoi parametri, la conferma alla validità dei suoi prin-

cipi.– che giunge il ricoverato dopo un periodo di ospedalizzazione.

Con questo non si vuol negare che il malato mentale sia un malato. Ma, dall’esperienza che si è andati

facendo nel capovolgimento di un’istituzione manicomiale, la malattia si rivela molto diversa da ciò

che la Psichiatria e l’istituzione psichiatrica hanno finora ritenuto. Molti dei sintomi con i quali il mala-

to è stato etichettato, si affievoliscono e sfumano al cadere delle strutture cui essi risultavano stretta-

mente legati, così da richiedere un graduale lavoro di smistamento tra ciò che è da ritenersi il nucleo

del disturbo originario.

Di fronte a questa drammatica constatazione, potrebbe essere obiettato che la scoperta dei neurolettici

è relativamente recente; che una nuova impostazione psichiatrica sarebbe stata possibile, solo a partire

da quel momento e che è quindi assurdo mettere in causa la psichiatria, rendendola responsabile di ciò

che ha fatto e che in nessun modo avrebbe potuto non fare.

L’obiezione, tuttavia, è vera solo in parte. Se la scoperta dei farmaci ha modificato la reazione del ma-

lato al tipo di rapporto che l’istituzione gli imponeva, non è però servita a modificare, in conformità, il

rapporto stesso.

Esso continua ad agire con la sua forza oggettivante su un malato sempre più succube all’azione

dell’istituto, il quale ultimo può trovare nei farmaci un ulteriore elemento di complicità, dato che lo

aiutano a rendere innocuo ed inoffensivo il malato nei suoi confronti. I farmaci agiscono nella misura

in cui la Psichiatria ne conosce l’uso ed i limiti, e non come soluzione definitiva del problema della

malattia mentale. Se hanno avuto un merito – di cui del resto lo psichiatra non ha di che gloriarsi – è

quello di avere evidenziato, al di là dei sintomi del malato, un uomo ancora vivo e reale, la cui riabili-

tazione si imponeva con l’angoscia e la consapevolezza tipiche di ogni atto riparatorio.

La nostra azione di rovesciamento ha avuto inizialmente questo significato: smascherare la violenza

dell’istituzione psichiatrica, dimostrare la gratuità ed il carattere puramente difensivo delle misure re-

pressive manicomiali, attraverso l’edificazione di una dimensione istituzionale diversa, dove il malato

potesse gradualmente ritrovare un ruolo che lo togliesse dalla passività in cui la malattia, prima, e

Sommario

Le contraddizioni

della Comunità

Terapeutica

pagg.

1/2

Gita a Monza pag. 3

Gita a Volandia pag. 4

Tanti auguri pag. 4

Recensioni pag. 5

Un pomeriggio a

teatro pag. 5

Oggi cucino io: le

ricette di Rosaria pag. 6

Giovanni De Bei:

cronista sportivo pag. 6

Alla scoperta

dell’ippica pag. 7

Campionato di

calcio pag. 8

Karaoke pag. 8

Le nostre attività:

pet terapy pag. 9

Massime di Mauro

Forti pag. 9

Gita al Villaggio

Crespi pag. 10

Mostra della fiaba

di Libero Greco pag. 11

E tu vuoi ridere? pag. 12

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Gabriella Belfiore

Laura Cutrona

Laura Di Chio

Nina Dutkevjch

Patrizia Mancini

Silvana Passarella

Debora Stramba

Elisa Zaino

Hanno collaborato a questo numero:

Ospiti della Comunità Elio Zino

e Gruppi Appartamento di Oleggio

Periodico di informazione della Comunità

Protetta Psichiatrica “Elio Zino” e Grup-

pi Appartamento di Oleggio

Direttore Editoriale:

Daniela Forti—AiutaPsiche onlus

Responsabile Editoriale:

Bruno Ragni

Direttore Responsabile:

Elena Vallana

Comitato di Redazione:

Stampa:

Lonate Pozzolo

0331669034

cell. 3355691767.

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

l’azione distruttiva dell’istituto, poi, lo avevano fissato. In questo senso l’avvio ad una nuova dimensione terapeutica doveva

passare attraverso la distruzione della realtà manicomiale in quanto autoritario-gerarchico-repressivo-punitiva, per giungere

a costituire un’istituzione dove la libera comunicazione fra malati, infermieri e medici avrebbe sostituito le mura e le sbarre,

nell’azione di sostegno e di protezione per i malati.

La comunità terapeutica classica, istituita fin dal 1949 da Maxwell Jones, si fonda infatti essenzialmente su alcuni elementi

basilari: libertà di comunicazione, tendenza a distruggere il rapporto autoritario, confronto con la realtà, permissività, demo-

cratizzazione, che possono ritenersi i punti fermi di un’azione di smascheramento delle strutture manicomiali, fondate ap-

punto sull’autorità, la violenza, l’oggettivazione del malato, l’assenza di comunicazione (ogni parola è un ordine).

L’importanza delle prime esperienze di Maxwell Jones è stata enorme, partendo esse dall’intuizione della possibilità di ca-

povolgere i termini del discorso.

Tuttavia, quello cui si assiste nella successiva evoluzione della comunità terapeutica anglosassone, sembra la traduzione, in

termini ideologici (quindi schematici, chiusi, definiti), di ciò che era nato come un’esigenza di rinnovamento e di rottura,

all’interno dell’enorme costruzione psicopatologica.

Il che significa che, ciò che era sorto in opposizione al dogmatismo dell’ideologia positivista, rischia di convertirsi in una

nuova ideologia che – superata la fase critica – si tramuta in un valore assoluto che non ha più bisogno di verifiche con la

realtà.

Ma ciò che si è andato evidenziando in questi sette anni di lavoro, è stato il fatto che, al di là di ogni significato tecnico-

scientifico, l’istituzione manicomiale aveva in sé – nel suo carattere violento, coercitivo, discriminante – un più nascosto

significato sociale e politico: il malato mentale, ricoverato e distrutto nei nostri manicomi, non si è rivelato soltanto

l’oggetto della violenza di un istituto deputato a difendere i sani dalla follia, né soltanto l’oggetto della violenza di una so-

cietà che rifiuta la malattia mentale: ma è, insieme, il povero, il diseredato che – proprio in quanto non ha alcuna forza con-

trattuale da opporre a queste violenze – cade definitivamente in potere dell’istituto che dovrebbe essere deputato alla sua

cura.

Lo smascheramento del significato politico che sottende ogni atto tecnico, è ciò che impedisce – nella comunità terapeutica

di Gorizia – di ridurre la portata della nostra azione ad un puro tecnicismo psichiatrico, che si limiterebbe a sfiorare gli a-

spetti marginali della situazione, tralasciando quelli fondamentali. La libera comunicazione, come base indispensabile per

l’avvio di una dimensione terapeutica all’interno dell’istituzione psichiatrica non può limitarsi ai confini dell’ospedale. Così

facendo si costruirebbe un’isola, avulsa dal contesto sociale in cui è inserita, dove il processo di trasformazione seguirebbe

una sorta di moto circolare che ne isterilirebbe l’efficacia e la terapeuticità.

L’apertura dell’ospedale e la libertà di comunicazione – condizione prima per ogni azione terapeutica – sono tali solo se

"l’esterno" vi partecipa come uno dei poli della relazione.

La libera comunicazione interna resta un artificio se non riesce ad aprire ed a mantenere un dialogo costante tra "interno" ed

"esterno".

E’ in questa relazione che la malattia può essere affrontata nella sua duplice faccia reale e sociale, prendendo in causa –

assieme ai sintomi e alle manifestazioni morbose – i pregiudizi, le paure, le diffidenze che ancora la circondano e la alimen-

tano; nonché le difficoltà sociali che ne impediscono la riabilitazione a certi ben specifici livelli.

È tuttavia ancora l’esterno a determinare fino a che punto sia disposto ad accettare o meno questo dialogo, e lo è nella misu-

ra in cui la critica al sistema sociale, che parte da questo particolare campo specifico, si mantiene nei limiti da esso fissati.

Finché questa libera comunicazione fra luogo di cura e società esterna non sarà data per scontata e naturale, il malato menta-

le, nell’istituzione deputata alla sua cura, non sarà mai sicuro che le mura, i cancelli e la violenza, una volta eliminati, non

tornino a riproporsi con la conferma del pregiudizio, della violenza e dell’impossibilità di una riabilitazione reale, che non

può non essere direttamente legata all’altro polo del dialogo ormai aperto: il mondo esterno.

Ogni soluzione puramente tecnico - specialistica si limita ad agire come un semplice palliativo, nella misura in cui il nostro

sistema sociale non si riveli direttamente interessato al recupero di chi è stato escluso: il che non risulterà attuabile finché

non si tenderà a risolvere i problemi sociali della disoccupazione, della povertà, della miseria nascosti sotto il volto ambiguo

della società del benessere.

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Domenica 1° novembre con i ragazzi dei Gruppi Ap-

partamento e l’Associazione Ispam siamo andati

all’autodromo di Monza per provare l’ebbrezza di gi-

rare su macchine di un certo valore.

Pronti via, dopo un buon caffè ci siamo messi in coda

per salire sulle macchine.

Dopo un’oretta di coda è toccato a noi, Manuel in

mattinata è salito su una maserati che ha tirato oltre i

250 km/h facendomi provare esaltazione e adrenalina.

Verso mezzogiorno ci siamo ritrovati al pulmino per

mangiare e mentre consumavamo i nostri panini in

pista giravano le macchine d’epoca.

Verso le 13.00 c’è stato un break di un’ora.

Alle 14.00 si è ripreso a girare in pista con le auto di classe.

Dopo un’altra oretta di coda Manuel è salito su una Porsche Carrera GT che

ha toccato i 230 km/h.

Manuel racconta: “durante il primo giro sulla maserati c’erano altri due pas-

seggeri dietro, mentre con la Porsche

ero da solo ed il pilota mi ha fatto ri-

manere a bordo anche durante il giro

di raffreddamento del motore.”

Verso le ore 15.30 siamo saliti su i Go-

kart, sempre da passeggeri e abbiamo

fatto quattro giri di un piccolo circuito.

Durante la giornata abbiamo provato due simulatori dello stato di ebbrezza.

Il primo variava da 0.5 (limite consentito per legge) a 0.8 e il secondo supe-

rava 1.5.

Consistevano nell’indossare degli occhiali e camminare lungo un percorso a

piedi dove si incontravano varie segnaletiche e incroci.

L’alterazione dovuta allo stato di inebriamento trasmesso attraverso gli oc-

chiali ci ha fatto capire le difficoltà nel guidare ubriachi.

La giornata è stata intensa ed emozionante, da rifare anche l’anno pros-

simo.

Gita a Monza A cura di Manuel Russo e Alessandro Monteleone

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Un giovedì eravamo tutti d’accordo di andare a fare una bella avventura

e di andare a Somma lombardo per vedere aerei ed elicotteri al museo

Volandia.

Appena siamo entrati pensavamo a cosa vedere di bello e infatti eravamo

tutti stupiti di ammirare cose mai viste.

Per prima cosa siamo saliti su delle scale

che simulavano la salita sugli aerei di linea

e con gli occhi sgranati abbiamo visto “Il

paese immaginario” un enorme plastico

con case, chiese, fiumi, un circo, il luna

park ed il treno… poi passeggiando su una

passerella sopraelevata abbiamo ammirato

un po’ di aerei su alcuni dei quali si poteva

salire. Un elicottero da guerra era dotato di simulatore di guida nell’abitacolo e Ales-

sio ha provato a guidare mentre noi altri eravamo seduti come passeggeri.

In una sala c’erano degli altri simulatori e tutti noi abbiamo provato a pilotare, aiutati

da un assistente. Inizialmente Raffaella aveva un po’ paura e dopo aver visto che non

c’erano pericoli si è lasciata andare divertendosi molto.

C’era un reparto dedicato alle mongolfiere dove si poteva salire una grossa

mongolfiera ancorata al terreno.

Alessio si è molto divertito in questa gita: “Quando ho provato il simulatore mi

sono molto emozionato, soprattutto quando ho capito che il paesaggio nello

schermo rispecchiava esattamente il territorio attorno a Malpensa, ovvero ciò

che i piloti vedono realmente durante decolli e atterraggi.”

Molto interessante, inoltre, è stata la parte dedicata alla storia e al ricordo

dell’industria Caproni che oltre che essere costruttori di aerei avevano aperto

una scuola per piloti. Dopo la seconda Guerra Mondiale il settore

dell’aereonautica essendo andato in crisi ha costretto la famiglia Caproni a con-

vertire la produzione in auto,moto e bici. Dopo che abbiamo guardato tutto siamo tornati alla base.

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Gita a Volandia A cura di Raffaella Zanetta e Alessio Griselli

Un ringraziamento e sereni auguri di Buone Feste,

ai medici, agli operatori,

ai volontari, ai Familiari,

alle Amministrazioni Comunali

di Arona e Oleggio

a Joseph Fremder e alla Fondazione

Prosolidar onlus

a Luciano Chiesa

e a tutti coloro che ci sono vicino e ci sostengono

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“Recensioni ” A cura di Alessandro Monteleone e Manuel Russo

Spectre

Spectre è un organizzazione criminale capeggiata dal fratellastro di James Bond

creduto morto vent’anni prima.

James riesce ad intrufolarsi nell’organizzazione, smaschera il fratellastro e scopre

la collusione di alcuni ex-agenti con l’organizzazione (tra cui l’amico Withe che

prima di suicidarsi chiede a Bond di proteggere la figlia).

La trama del film si srotola pian piano creando suspence e adrenalina. James Bond

si innamora della figlia di Withe e nasce una storia romantica. Alla fine del film

l’organizzazione “Spectre” intrappola la ragazza in un edificio destinato ad implo-

dere in tre minuti.

Il fratellastro lancia così a Bond la

sua sfida: salvare la propria vita o

cercare di salvare la ragazza cercan-

dola nell’edificio. I due innamorati

si salvano grazie alla bravura dell’agente.

Il fratellastro cerca di scappare con un elicottero ma viene inseguito da

Bond che blocca la fuga distruggendo l’aereo e l’equipaggiamento…

risparmiando però la vita del fratellastro. Il film è pieno di colpi di

scena e lo consigliamo ad un pubblico adulto.

Domenica 15 novembre siamo partiti nel primo pome-

riggio in direzione Arona.

Arrivati ci siamo recati al “Palazzo dei Congressi”

dove abbiamo trovato i nostri amici dei gruppi appar-

tamento di Oleggio.

Sul grande palco è stata cantata la “Marsigliese” dai

membri dell’amministrazione e dell’ASL locale in

memoria dei caduti durante gli ultimi episodi di terro-

rismo.

Poi è iniziato lo spettacolo “E tu…vuoi ridere” messo

in scena dalla compagnia teatrale dei “Matrioski” e

ispirato al Gobbo di Notre Dame.

Gli attori disabili hanno affrontato il tema della

diversità facendoci emozionare.

Le prime due parti dello spettacolo erano un po’ drammatiche, mentre la terza parte è stata molto comica e coreogra-

fica condita da semplici e divertenti sketch come l’ultima scena dove il cameriere inciampando fa finire la faccia di

una signora, che era seduta ad un tavolino, su una torta piena di panna.

E’ stato un pomeriggio piacevole.

Un pomeriggio a teatro A cura di Stefano Ventura

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INGREDIENTI per 6 persone:

pesche n°6

una confezione di amaretti

cannella q.b.

zucchero a velo q.b.

PROCEDIMENTO:

Lavare e tagliare le pesche a metà, togliere il nocciolo e disporle

su una teglia precedentemente coperta con carta da forno.

Tritare gli amaretti molto fini e metterli nel centro delle pesche, disporre su ogni pesca una noce di burro

e spolverizzare tutto con cannella.

Metter in forno a 180° per 15 minuti.

Lasciare riposare e spolverizzare il tutto con zucchero a velo.

Buon appetito

Il consiglio dello chef: servire con un ricciolo di panna montata

a lato!!!!

Oggi cucino io… le ricette di Rosaria: Pesche agli amaretti

A cura di Rosaria Prandi

Giovanni De Bei… cronista sportivo

MANCHESTER CITY-JUVENTUS

La prima gara del girone di Champions League vede affrontarsi Manchester City e

Juventus. Dopo alcune scene pericolose da parte delle due squadre il M. City passa in

vantaggio con un autogol di Chiellini. Nel secondo tempo la Juve trova il goal del

pareggio e nel finale segna il 2-1 e si porta in vantaggio.

La partita finisce in 2-1 per la Juventus che la porta in testa al girone a tre punti.

JUVENTUS- SIVIGLIA

La seconda gara del girone di Champions vede affrontarsi Juventus e Siviglia.

Dopo alcune azioni da parte delle squadre la Juve passa in vantaggio con un colpo di testa del centrocampista Khe-

dira. La riserva Zaza scende in campo in sostituzione e realizza all’ultimo minuto il goal del 2-0 con un tiro ango-

lato.

La partita finisce 2-0 e la Juve vola solitaria in testa al girone con sei punti

JUVENTUS-BORUSSIA MONCHENGLADBACH

La terza partita del girone di Champions League vede affrontarsi Juventus e Borussia M.Bach.

E’ stata molto noiosa e con poche azioni da goal e dopo un primo tempo mediocre il secondo tempo è stato più

vivace ma senza reti e la partita finisce 0-0. La Juventus pur pareggiando rimane in testa al girone con sette punti

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Alla scoperta dell’ippica

CAMPIONATO DI EQUITAZIONE

A cura di Giuseppe Cirillo, Manuel Russo e Alessio Griselli

Quest’ anno si è svolto a Galliate nel maneggio “La Robinia” il settimo cam-

pionato italiano di equitazione F.I.S.D.I.R.

Giovedì otto ottobre c’è stata l’ inaugurazione dell’evento con una banda musi-

cale che suonava davanti alle squadre schierate per la presentazione.

Il tutto si è svolto nei pressi del castello di Galliate, abbiamo cantato l’Inno di

Mameli suonato dalla banda e dopo siamo entrati nel castello per un apericena.

Il secondo giorno si è sud-

diviso in due momenti: la mattina abbiamo provato i cavalli.

Per pranzo abbiamo fatto una pausa e mangiato al ristoro or-

ganizzato dalle associazioni. Nel pomeriggio sono iniziate le

gare, il primo dei nostri ospiti a gareggiare è stato Alessio

Griselli che si è qualificato sesto per la categoria M1

(medio).

Il terzo giorno si è svolto come il secondo ma hanno gareg-

giato Manuel Russo e Giuseppe Cirillo, con lo stesso caval-

lo… qualificandosi al quinto e al quarto posto per la categoria

E1 (elementare).

Le gare dei nostri ragazzi si sono svolte tutte al passo con percorsi diversi in base alle categorie.

Dopo tutte le gare, sabato sera siamo andati a cena in un ristorante di Galliate “Il pesco fiorito”, dove c’è stata

un’animazione con karaoke.

La giornata conclusiva di mattina siamo andati a messa nel tendone adibito a ristorante nei giorni precedenti.

Dopo la messa ci sono state le premiazioni dopodichè siamo andati al pranzo conclusivo.

Ci aspettavamo dei risultati migliori di quelli ottenuti, ma l’importante è comunque partecipare e portiamo a casa

una bella esperienza.

NUOVO GRUPPO CAVALLO

A cura Manuel Russo, Giovanni De Bei, Giuseppe Cirillo e Alesssio Griselli

Da quest’anno l’attività di equitazione non si svolgerà più al maneggio “La Pa-

squalina” ma a “La Robinia”, la nostra istruttrice è sempre Giulia.

Il maneggio oltre che i cavalli ospita conigli, asini, lama, cerbiatti, un pappagallo,

caprette e cani.

Appena arriviamo al maneggio ci occupiamo di pulire il manto e le code dei caval-

li con striglia, spazzola e pettine; poi gli zoccoli con attrezzi specifici. Infine sellia-

mo alcuni cavalli per montarli, mentre altri vengono portati in scuderia.

Tra le attività svolte, ci è piaciuto molto portare i cavalli a fare una passeggiata

lungo il naviglio, premio per i cavalli… Giulia ci ha fatto sentire con la mano il

loro respiro mentre li abbracciavamo e ascoltavamo il rumore dell’acqua del navi-

glio.

E’ stato molto rilassante.

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MATTI PER IL CALCIO è una manifestazione che coinvolge i Centri di Salute Mentale (CSM) dell’ASL TO4 e

buona parte dei Centri di Salute Mentale del Piemonte e della Valle d’Aosta.

Le squadre sono costituite da utenti e da operatori dei servizi.

PARTITA A CHIVASSO

Giovedì 29 abbiamo debuttato in un Campionato di calcio ad undici a Chivasso (fuori

casa) presso lo stadio comunale “Paolo Rava” con la squadra “Prometeo” che com-

prende me, Alessandro per la comunità di Oleggio, alcuni ragazzi della comunità di

Turbigo e altri della comunità di Verbania.

Dopo un breve riscaldamento siamo entrati in campo per giocare la partita.

Io ho giocato in porta e la mia preoccupazione era quella di prendere goal semplici da

parare, ma entrato in campo ho iniziato a rilassarmi e ho giocato una buona partita.

Durante il primo tempo dopo alcune azioni tra noi e i nostri rivali siamo riusciti ad

andare in vantaggio, due minuti dopo l’arbitro ha fischiato un calcio di rigore per gli

avversari per un tocco di mani del nostro difensore (involontario) che ha portato gli

avversari al pareggio.

Il primo tempo si è chiuso sull’1-1.

Dopo dieci minuti di pausa è iniziato il secondo tempo, un po’ sofferto perché

la squadra si era rilassata mentre gli avversari erano molto carichi.

Dopo un quarto d’ora sono stato sostituito, gli avversari hanno fatto due altre

azioni da goal ma non sono riusciti a segnare.

La partita si è conclusa sull’1-1.

L’allenatore mi ha fatto i complimenti e mi ha chiesto di confermare la mia

presenza come portiere titolare.

La nostra squadra si è ritirata soddisfatta per il risultato ottenuto considerando

che non avevamo mai fatto un allenamento assieme, solo un paio di incontri

prima della partita tra noi e i ragazzi di Turbino con i quali si è creata una bella sintonia e l’inizio di una nuova ami-

cizia.

I nostri operatori ci hanno incitato dagli spalti.

E’ stata una bella esperienza.

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Campionato di calcio

A cura di Manuel Russo

Il martedì abbiamo un nuovo appuntamento….dopo gli allenamenti di

calcio a Turbigo, in preparazione al torneo…ci rilassiamo con i nostri

nuovi amici organizzando un karaoke e una merenda tutti assieme…i

cantautori che vanno per la maggiore sono Ligabue e Tiziano Ferro…è

divertente cantare assieme e chiacchierare del più e del meno ripaga

di tutta la fatica dell’allenamento!

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Le nostre attività: pet terapy

A cura di Giovanni De Bei

A metà novembre abbiamo iniziato una nuova attività, la Pet Terapy, grazie ad un progetto vinto dalla nostra co-

munità e sostenuto dalla Banca Intesa San Paolo.

L’educatrice cinofila, Stefania è venuta in Comunità con il suo amico a quattro zampe, Nuvola, un cane di taglia

media incrociato con un pastore.

Abbiamo comprato per lui una ciotola e un tappetino e lo abbiamo accolto con dei biscottini.

Per prima cosa lo abbiamo accarezzato per conoscerlo e farci conoscere, ci siamo poi seduti in cerchio ed uno alla

volta lo abbiamo portato al guinzaglio a fare il giro attorno alle sedie.

Poi Stefania ha srotolato un tubo di stoffa rigida e ci ha mostrato tre ordini per il cane: ”su”,”giù”, ”Dentro al tu-

bo”… ognuno di noi ha interagito con il cane ricompensandolo con un biscottino ogni volta che eseguiva gli ordini

e infine gli abbiamo lanciato una pallina che lui andava a prendere e ci riportava indietro. Qualcuno di noi avendo

già animali a casa si è approcciato con disinvoltura a Nuvola, altri inizialmente un po’ diffidenti si sono però subito

tranquillizzati nel vedere la cagnolina così docile, affettuosa e ubbidiente.

Anche Stefania ci è piaciuta molto, il suo rapporto con il cane era rispettoso e affettuoso e ci ha trasmesso sicurez-

za.

Questa attività si svolgerà tutti i giovedì e non vediamo l’ora di conoscere gli altri animali che ci presenterà!

A cura di Mauro Forti

Ci sono cose che spesso possono assomigliare a una poesia, ad esempio la musica, certe melodie, ma

la vita direi purtroppo di no!

Il tempo libero non deve essere del tempo perso, del tempo buttato via, ma soprattutto del tempo

“libero”!

La vita, questo andazzo è come un sogno, ma come un sogno bisogna viverlo bene, anzi meglio!

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Gita al Villaggio Crespi

A cura di Alessio Griselli, Giovanni De Bei, Manuel Russo, Giuseppe Cirillo e Raffaella Zanetta

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

Ci siamo svegliati alle 6.00 e abbiamo fatto colazione in Comunità.

Ci siamo poi recati alla Gelandia a piedi dopo aver bevuto un caffè con gli amici dei gruppi appartamento che sono

partiti con noi. Il pulman è arrivato con mezz’ora di ritardo ed era già abbastanza pieno.

Tre quarti d’ora dopo la partenza ci siamo fermati all’autogrill. Dopo un’altra mezz’ora di pulman siamo arrivati a

“Crespi dell’Adda”: qui c’erano due guide ad aspettarci, ci hanno fatto vedere un filmato non completo sulla filatu-

ra e ci ha spiegato quale era l’utilizzo di ogni edificio del vil-

laggio.

A dodici anni gli insegnanti decidevano chi era meritevole e

poteva proseguire gli studi o chi doveva andare a lavorare.

Chi proseguiva gli studi poteva conseguire un diploma dopo

quattro anni.

Giovanni: A me è piaciuta molto la lavanderia dove le donne

lavavano i panni; era un luogo aperto e strutturalmente bel-

lo… peccato che ad oggi non venga più utilizzato.

Manuel: A me è piaciuto il fatto che erano talmente ingegno-

si da costruire case con finestre finte e finestre vere allo sco-

po di sfruttare al meglio la luce. Poi mi è piaciuta molto la

chiesa, mi ha affascinato l’idea che ce n’è una identica per capienza e struttura a Busto Arsizio.

Non mi è piaciuto invece il fatto che non c’era sicurezza sul lavoro… le donne dovevano mettere un foulard in testa e

vestire abiti attillati o a maniche corte in modo da evitare che gli indumenti potessero incastrarsi nelle macchine

causando infortuni, inoltre lavoravano dodici ore al giorno!!!

Raffaella: A me è piaciuto molto il filmato dove si vedeva che Crespi voleva convertire tutti i contadini in operai e

ha fatto costruire le fabbriche e le abitazioni destinate solo alle persone che lavoravano nel filatoio, per evitare che

facessero tre ore di strada per andare e tornare da lavoro.

Crespi voleva migliorare la qualità di vita dei cittadini e penso che l’abbia migliorata dando un lavoro più sicuro in-

quanto il raccolto del contadino può essere compromesso dal maltempo, invece quel lavoro era una certezza.

Crespi dava tutto a chi produceva e mandava via dal villaggio chi non era produttivo o arrivava in ritardo.

Alessio: Non mi è piaciuto vedere la differenza tra chi era dentro e chi era fuori…i quali apparivano mal nutriti e

discriminati. Mi è piaciuto vedere le tecniche di filatura.

Cirillo: Mi è piaciuto l’asilo nido perché aveva una bella facciata e un bel giardino. E’ mi è piaciuto il fatto che non

sia un paese fantasma ma ad oggi abitano da 450/500

persone.

Dopo la visita guidata siamo andati a mangiare. Abbiamo

mangiato: pendette al ragù,arrosto con patate fritte, panna

cotta, sorbetto e caffè.

Dopo una bella sigaretta siamo partiti per “Leolandia”

dove abbiamo visto la “Minitalia”… ci ha colpito molto

la ricostruzione del Colosseo e dell’Arena di Verona.

Ma soprattutto ci sono piaciute le giostre!!!

E’ stata una bella giornata e siamo arrivati in comuni-

tà stanchi ma felici.

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N . 4 / 2 0 1 5

Una bella mattina di Ottobre siamo andati a Palazzo Bellini in Piazza Martiri a Oleggio con l’operatrice Elisa.

Giunti sul posto abbiamo incontrato l’operatrice Gabriella che ci aveva organizzato la visita alla mostra d’arte

sulla fiaba illustrata dall’artista galliatese Libero Greco. L’artista ci ha mostrato diverse stanze con opere

eseguite da lui. Abbiamo constatato come questo artista ricavava da oggetti vari, es. oggetti di legno, delle

piccole sculture. L’artista si serve di oggetti talvolta trovati per caso in boschi o in casa per dare corpo a opere

sviluppate dalla sua fantasia.

Le protuberanze naturali di una corteccia diventano nasi. Con un salamino, due piccoli wurstel ed una pallina

da ping pong uniti da stuzzicadenti ottiene piccoli e simpatici personaggi. Bicchieri rotti ribaltati all’ingiù e

rivestiti di stoffe diventavano damine. Cappelli di carta pesta diventano fantasiosi animali. Un grande ramo di

araucaria diventa un serpentone. Truccioli metallici scartati dalle lavorazioni al tornio diventano serpentini.

I suoi quadri si presentano come scenografie teatrali dove pannelli sovrapposti creano la profondità e presen-

tano il soggetto. C’erano anche molti quadri che rappresentavano diversi momenti di una stessa fiaba ad es.

“Il mago di Oz”.

Filomena riconosce le storie illustrate perché le ha ascoltate da bambina e ci avverte che il mago di Oz era

non solo furbo, ma un bell’imbroglione. Alcune opere in sequenza erano disegnate con colori acrilici. Altre

sue opere erano dei disegni ad acquerello che ad Alessio ricordavano fotogrammi. L’artista è veramente ge-

niale perché con la sua fantasia trasforma ciò che gli capita di “incontrare” per casa o all’aperto in oggetti

d’arte completandoli o modificandoli. Libero Greco ha anche scritto piccoli libri illustrati sulle storie che ha

rappresentato con le sue opere. Si è anche inventato dei giochi molto stimolanti composti da pannelli in car-

toncino dove venivano disegnate immagini ad es. il castello di Galliate o una città del deserto suddivise in

sequenze da ricomporre. Un altro gioco “il Camaleonte” è costituito da dieci personaggi maschili e dieci fem-

minili disegnati in acquerello e sezionati in quattro parti scomponibili e ricomponibili attraverso

l’accostamento delle quattro tessere che lo compongono.

Libero Greco ci ha accompagnato in tutta la mostra spiegandoci mille cose del suo lavoro e ci ha dedicato

molto tempo e attenzione.

Noi lo abbiamo a-

scoltato con interes-

se e alla fine lo ab-

biamo ringraziato

per averci fattone

passare una mattina

davvero originale.

Tornati in struttura

abbiamo subito pro-

vato ad usare i gio-

chi che ci ha regala-

to e la mattina dopo

abbiamo letto il libro

“Orazio e la luna”.

Grazie Libero!

Mostra della fiaba di Libero Greco

A cura di Alessio Griselli, Giovanni De Bei e Filomena Brunacci

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Domenica 15 novembre u.s. al Palazzo dei Congressi in c.so Repubblica 52 ad Arona si

è tenuto lo spettacolo dal titolo “E tu vuoi ridere?” promosso da COORDATA

[Coordinamento Disabilità Associazioni del territorio Aronese] dedicata a tutta la fami-

glia.

Lo spettacolo è liberamente ispirato al Gobbo di Notre Dame, rappresentazione dalla

forte carica emotiva che pone al centro sentimenti, il tema della diversità, del riscatto

sociale e, della speranza di fronte a pregiudizi che emarginano e discriminano.

Il progetto è a cura dell’Associazione Culturale Circo e Teatro Dimidimitri di Novara in

collaborazione con l’Associazione Noi Ci Siamo onlus di Lozzolo (VC) con il gruppo

teatrale dei Matrioski, diretti dal regista Beppe Sinatra

COORDATA, nasce dal coordinamento tra l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune

di Arona e 5 Associazioni [AiutaPsiche onlus, Amici Giò, Associazione Italiana Sindrome Wolf-Hirschhorn, Asso-

ciazione Genitori Bambini Down, Associazione Parkinsoniani] e con questo evento, il quinto, affronta il tema della

disabilità attraverso una forma d’arte che mette in scena con coraggio e ironia la diversità, facendo ridere e nello stes-

so tempo invitando alla riflessione.

La Presidente di AiutaPsiche onlus, Daniela Forti, sottolinea: uno degli scopi che AiutaPsiche le altre Associazioni

vogliono raggiungere è rompere la barriera che separa i disabili dal resto della società, ogni attività che viene orga-

nizzata vuole essere la testimonianza concreta di come sia importante prendersi cura dell’altro, del “diverso” per

superare l’isolamento e il pregiudizio. La diversità è una risorsa da far crescere e non devete essere un pretesto per

discriminare le persone più fragili per lasciarle ai margini della società.

Crediamo che questa sia la via prioritari per garantire una sempre maggiore autonomia a tutti coloro che non ri-

spondono ai requisiti di una cosiddetta e pretestuosa “normalità”

Si ringraziano tutti gli spettatori che hanno voluto essere presenti per testimoniare la loro attenzione ai problemi

legati alla disabilità e dare voce alle persone più fragili

[Si ringrazia Emanuele Sandon e Arona nel web per le foto]

E tu vuoi ridere?

I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

Chi volesse effettuare una donazione a favore dell’Associazione “AiutaPsiche” può fare un versamen-to intestato a AIUTA PSICHE ONLUS ARONA- IBAN IT 22 E033 5901 6001 0000 0102 199—BANCA PROSSIMA—Fil. Milano, indicando sempre il nome del donatore (per poter ricevere la lettera di rin-graziamento) e la causale “DONAZIONE PRO AIUTA PSICHE”

Per detrarre la vostra Donazione dalle tasse è sufficiente farla tramite Bonifico Ordinario e richiedere la Dichiarazione di Erogazione Liberale ad AiutaPsiche .