Diritto Penale Contemporaneo | Homepage - … - 25.02.11.pdfSocietà Cooperativa ATHENA R.G....
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TRIBUNALE DI MILANORITO COLLEGIALE SEZIONE I PENALE
DOTT.SSA ICHINO GIOVANNA PresidenteDOTT.SSA BERTOJA ANTONELLA Giudice a latereDOTT.SSA RIZZARDI BRUNA Giudice a latere
VERBALE DI UDIENZA REDATTO DA FONOREGISTRAZIONE
PAGINE VERBALE: n. 94
PROCEDIMENTO PENALE N. 14037/09 R.G.
A CARICO DI: BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 20
UDIENZA DEL 25/02/2011
MI0036 Aula 1^ Ass. App.
Esito: RINVIO AL 03.03.2011___________________________________________________________________________
Caratteri: 117427
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 202
INDICE ANALITICO PROGRESSIVO
Deposizione Teste GIAJ LEVRA CARLO ............................................................................. 7Esame Difesa, Avv. Alleva ........................................................................................ 7Esame Tribunale ...................................................................................................... 22
Deposizione Teste BIANCHI BRUNO ................................................................................ 24Esame Difesa, Avv. Borgogno.................................................................................. 24Controesame Pubblico Ministero, Dott. Ruta .......................................................... 57Esame Tribunale ...................................................................................................... 61
Deposizione Teste DI MATTIA ANGELO .......................................................................... 64Esame Difesa, Avv. Borgogno.................................................................................. 64Esame Tribunale ...................................................................................................... 84
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TRIBUNALE DI MILANO - RITO COLLEGIALE SEZIONE I PENALEMI0036 Aula 1^ Ass. App.
Procedimento penale n. 14037/09 Udienza del 25/02/2011
DOTT.SSA ICHINO GIOVANNA PresidenteDOTT.SSA BERTOJA ANTONELLA Giudice a latereDOTT.SSA RIZZARDI BRUNA Giudice a latere
D.SSA AMITRANO ANNALISA Ass. d'UdienzaSig.ra Quadraccia Ornella Ausiliario tecnico
PROCEDIMENTO A CARICO DI – BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO+ 20 -
Alle ore 12.20 si apre il verbale.
Si dà atto che sono altresì presenti in aula:
I Pubblico Ministeri, Dott. ORSI e Dott. RUTA
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato BERNESCHI GIOVANNI
ALBERTO (non comparso già contumace), Avv. Taccini, in
sostituzione dell’Avv. Avv. Garaventa e dell’Avv. P.
Sommella.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato BONSIGNORE VITO (non
comparso già contumace), Avv. Furlan, in sostituzione
dell’Avv. M. Feno e dell’Avv. C. Giordanengo.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato CALTAGIRONE
FRANCESCO GAETANO (non comparso già contumace), Avv.
Sticchi, in sostituzione dell’Avv. P. Severino.
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Il Difensore di fiducia dell’Imputato CIMBRI CARLO (non
comparso già contumace), Avv. E. Costabile, presente
anche per l’Avv. C. Zaccone.
Il Difensore di fiducia dell’Imputato CONSORTE GIOVANNI
(non comparso già contumace), Avv. G. M. Dedola, presente
anche per l’Avv. Sgubbi.
Il Difensore di fiducia dell’Imputato COPPOLA DANILO (non
comparso già contumace) Avv. F. De Matteis; è presente
l’Avv. Liguoro in sostituzione dell’Avv. D. Santodonato.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato DE NICOLAIS FILIPPO
(non comparso già contumace), Avv. Becheroni in
sostituzione dell’Avv. G. Iannaccone.
Il Difensore di fiducia dell’Imputato GIL-ALBERDI RAFAEL
(non comparso già contumace), Avv. F. Isolabella Della
Croce.
Il Difensore di fiducia dell’Imputato FAZIO ANTONIO (non
comparso già contumace), Avv. R. Borgogno.
Il Difensore di fiducia dell’Imputato FRASCA FRANCESCO
MARIA (presente) Avv. R. Borgogno.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato GNUTTI EMILIO (non
comparso già contumace), Avv. Crespi in sostituzione
dell’Avv. Buonvicini e l’Avv. Miami in sostituzione
dell’Avv. M. De Luca.
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Il Difensore d’ufficio dell’Imputato GRAZIOLI GIULIO (non
comparso già contumace), Avv. Paliero in sostituzione
dell’Avv. E. Gismondi.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato GRONCHI DIVO, Avv.
M. Diodà, in sostituzione dell’Avv. N. Diodà.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato LEONI GUIDO (non
comparso già contumace), Avv. Ghetti, in sostituzione
dell’Avv. Biancolella.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato LONATI ETTORE (non
comparso già contumace), Avv. Crespi, in sostituzione
dell’Avv. S. Ravaglia.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato LONATI TIBERIO (non
comparso già contumace), Avv. Crespi, in sostituzione
dell’Avv. S. Ravaglia.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato RICUCCI STEFANO (non
comparso già contumace), Avv. Furlan, in sostituzione
dell’Avv. G. Volo.
Il Difensore di fiducia dell’Imputato SACCHETTI IVANO
(non comparso già contumace), Avv. G. M. Dedola.
Il Difensore d’ufficio dell’Imputato STATUTO GIUSEPPE
(non comparso già contumace), Avv. Ghetti, in
sostituzione dell’Avv. G. Biancolella.
Il Difensore di fiducia dell’Imputato STEFANINI PIERLUIGI
(non comparso già contumace), Avv. C. Baccaredda Boy.
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Il Difensore d’ufficio dell’Imputato ZONIN GIOVANNI
ALBERTO (non comparso già contumace), Avv. M. Diodà, in
sostituzione dell’Avv. N. Diodà.
Si dà atto che per quanto riguarda gli enti ex Legge 231:
Unipol GRUPPO FINANZIARIO S.P.A., rappresentata dal Vice
Presidente del Consiglio d’Amministrazione, è
rappresentata dall’Avv. Luca Sirotti, presente;
COOP. ADRIATICA è rappresentata dall’Avv. Sirotti;
BANCA CARIGE S.P.A. è rappresentata dall’Avv. Andrea
Garaventa, sostituito dall’Avv. ;
BANCA POPOLARE DI VICENZA SCPA è rappresentata dall’Avv.
Carlo Enrico Paliero;
BANCA POPOLARE DELL’EMILIA ROMAGNA è rappresentata
dall’Avv. Guido Carlo Alleva.
HOPA S.p.A. è rappresentata dall’Avv. Costabile, che
sostituisce l’Avv. Cesare Zaccone.
DEUTSCHE BANK è rappresentata dall’Avv. Guido Carlo
Alleva e dall’Avv. Sticchi.
Si dà atto che per le Parti Civili:
CONSOB è rappresentata dall’Avv. Spedicati, presente;
BBVA è rappresentata dall’Avv. Giovanni Paolo Accinni,
presente;
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BAVA GEREMIA MARCO è rappresentato dall’Avv. Matteo Del
Giudice, assente;
ZOLA PIERLUIGI è rappresentato dall’Avv. Ibrahim Diarra,
assente;
BANCA POPOLARE DI VICENZA S.C.P.A. è rappresentata
dall’Avv. Paliero.
* * * * * *
Deposizione Teste GIAJ LEVRA CARLO
Il quale dà lettura della dichiarazione impegnativa
testimoniale. Il Teste viene generalizzato in aula (nato li
01.06.1961 a Torino; professione, amministratore delegato di
Nike Consulting).
Esame Difesa, Avv. Alleva AVV. ALLEVA - Dottore, intanto una domanda generale sulla sua
attività professionale e sull’incarico che in funzione di
essa ha ricevuto dalla Banca Popolare dell’Emilia
Romagna.
TESTE GIAJ LEVRA – Come dicevo, sono amministratore delegato
di Nike Consulting S.p.A.; la società è una società di
consulenza specializzata nell’implementazione di sistemi
di controllo interno e i sistemi di governo per
intermediari finanziari, quindi per le banche.
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Nell’ambito di questo tipo di mandato nel dicembre del
2006, nell’ambito di questo tipo di attività, abbiamo
ricevuto un mandato da parte del Consiglio di
Amministrazione di Biper per una ricognizione sul sistema
di controllo interno della banca; sistema di controllo
interno che, come sapete, è regolamentato e disciplinato
da una serie di regolamentatori e principalmente da Banca
d’Italia. Quindi ci sono delle istruzioni di vigilanza
che prevedono tutta una serie di standard organizzativi
che debbono essere rispettati dalle banche. Abbiamo
condotto questo tipo di attività nell’ambito del mandato
che ci è stato conferito e nel dicembre del 2007 è stato
chiesto, sempre dal Consiglio di Amministrazione, una
ricognizione anche sul modello di organizzazione e
gestione, quindi sugli adempimenti relativi
all’applicazione del Decreto Legislativo 231/01. Il
mandato è stato conferito nell’ambito del più generale
mandato sul sistema di controllo interni, perché la
finalità della banca era ovviamente quella di creare una
sinergia dal punto di vista dell’approccio del sistema di
controllo interni, fra quelli che erano i controlli e gli
standard previsti da Banca d’Italia per l’attività
bancaria in generale e, invece, le prescrizioni previste
dal Decreto 231 in relazione alla prevenzione di
specifici reati. Quindi nell’ambito di questo mandato noi
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abbiamo analizzato tutta la documentazione relativa
all’impianto del modello 231 a partire da tutte le
attività che erano state fatte dalla banca in periodi in
cui non eravamo noi ancora presenti come consulenti. A
questo proposito credo che sia importante ricordare che
in una prima fase proprio di approccio
all’implementazione dei modelli di organizzazione e
gestione le banche hanno fatto sempre riferimento a
quello che era la posizione dell’associazione di
categoria, quindi dell’associazione bancaria italiana,
che in un primo momento di interpretazione della norma e
di approccio del sistema bancario nei confronti del
Decreto Legislativo 231/01 chiedeva e dava come
indicazione e consiglio il fatto di cercare di far
convergere quelli che erano i presidi di controllo già in
atto presso le banche con quelle che erano le
prescrizioni del modello 231. Vorrei citare – e poi
depositare agli atti – quello che è il documento
sostanzialmente a cui si è ispirato tutto il sistema
bancario, e quindi anche la Banca Popolare dell’Emilia
Romagna, in relazione alle linee guida che l’Associazione
Bancaria Italiana aveva rilasciato in una prima versione
nel 2002. Cito testualmente quello che riportano le linee
guida. Le linee guida, nel paragrafo relativo ai riflessi
del Decreto Legislativo 231/01 sul sistema bancario,
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affermano: “Il sistema dei controlli interni, ormai da
anni attuato e continuamente aggiornato, ha consentito
alle banche di dotarsi di standard organizzativi minimali
in linea con il principio di sana gestione, il quale
costituisce – seppure in una accezione più ampia – ciò
che il Decreto Legislativo N. 231/01 intende affermare
nell’Ordinamento”. Continua dicendo: “All’interno di ogni
banca è, pertanto, operativo un insieme di regole,
procedure, strutture organizzative che devono mirare ad
assicurare il rispetto delle strategie aziendali e il
conseguimento dell’efficacia e dell’efficienza dei
processi aziendali, la salvaguardia del valore delle
attività e la protezione delle perdite, l’affidabilità e
l’integrazione delle informazioni contabili e gestionali,
la conformità delle operazioni con la legge, con la
normativa di vigilanza, nonché con le politiche piani,
regolamenti e le procedure interne”. Concludo. “Una
simile rete di controllo e verifiche, insieme alla
procedimentalizzazione delle attività dei processi
decisionali costituisce un sistema in grado di per sé di
essere utilizzato anche per prevenire la commissione di
reati, ivi compresi quelli di cui al Decreto Legge
231/01”. Quindi, c’era una situazione in cui
l’Associazione Bancaria Italiana sostanzialmente dava
delle indicazioni in questo senso con un sistema di
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controllo interni, che ovviamente è in continuo e
costante aggiornamento perché le regolamentazioni di
Banca d’Italia e Consob, che sono i principali
regolamentatori, variano periodicamente. E un sistema
diciamo di prevenzione di tutta una serie di fattispecie
di reati che di fatto si va ad intersecare con quello che
è il sistema di controllo più generale. Quindi, in una
prima fase il sistema bancario ed anche Biper si sono
allineati e hanno aderito a quello che era un po’ la
visione dell’ABI e l’indicazione che l’Associazione
Bancaria dava a tutto il sistema. Dopodiché ci sono stati
ulteriori approfondimenti, c’è stata una evoluzione, una
maturazione anche negli aspetti interpretativi da parte
del Sistema Bancario. L’ABI ha rilasciato delle
ulteriormente linee guida e via via le banche hanno
incominciato ad adempiere, ad allinearsi a quelli che
erano anche gli aspetti più formali del modello di
organizzazione e gestione, implementando gli organismi di
vigilanza e i protocolli generali e specifici.
Sostanzialmente questo iter di lavoro è stato seguito
anche all’interno del Gruppo Biper, quindi un sistema di
controllo interni generale che definiva ed adottava tutta
una serie di sistemi di controllo, di presidi attuati
tramite strutture, tramite procedure, e un sistema poi di
controllo più specifico mirato, con metodologie, con
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modalità, con procedure analoghe al sistema di controllo
in generale, a prevenire quella che era la prevenzione
dei reati che rientravano e rientrano nel perimetro del
modello 231. Quindi questa è la situazione contestuale
più in generale che abbiamo raccolto nel momento in cui
abbiamo acquisito il mandato da parte di Biper.
Nell’ambito poi dell’attività che è stata svolta noi
abbiamo fatto una ricognizione su quelli che erano i
presidi che erano in piedi nel modello di organizzazione
e gestione; abbiamo indicato delle linee di aggiornamento
e di rafforzamento che erano conseguenti proprio anche
alle evoluzioni di natura normativa. Al termine del
nostro lavoro, che peraltro è tuttora in corso, sono
stati fatti degli aggiornamenti per quello che riguarda
il modello di organizzazione e gestione nella sua parte
generale e per quello che riguarda il modello di
organizzazione e gestione nella parte speciale, quindi di
tutti i protocolli specifici di prevenzione dei reati.
Quindi questo è il quadro generale del nostro mandato.
AVV. ALLEVA – Grazie Dottore. Venendo ora alla materia che ci
occupa, ed avendo voi fatto una ricognizione che quindi è
partita da quello che Lei ci ha raccontato, innanzitutto
vorrei chiederle: se e quali erano i presidi che voi
avete identificato ovviamente al 2005, che è il periodo
che ci interessa innanzitutto, in relazione per esempio a
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temi come quello oggetto di questo giudizio, cioè ipotesi
di accordi illeciti aventi per oggetto acquisto di
partecipazioni da parte della banca e del suo
amministratore delegato.
TESTE GIAJ LEVRA – In relazione a questo, nella ricognizione
che è stata fatta, essendo stata condotta successivamente
ovviamente al 2005 perché è stata condotta nel 2007, noi
abbiamo acquisito tutta la documentazione a disposizione
che abbiamo dovuto valutare per definire quello che è il
quadro regolamentare interno a prevenzione appunto di
queste tipiche situazioni. Occorre fare sicuramente una
premessa per quello che riguarda i controlli diciamo a
prevenzione, preventivi, che vengono attivati in generale
dalle banche. Intanto Biper è una società cooperativa a
responsabilità limitata quotata, quindi ha un’assemblea
di soci molto ampia, perché attualmente mi sembra che il
parterre di soci sia intorno ai 95.000 soci; sono
presenti generalmente in assemblea circa 10.000 soci.
L’assemblea ha un ruolo ovviamente civilistico ben chiaro
in quello che può essere l’azione di indirizzo delle
strategie della banca: sceglie quelli che sono i suoi
rappresentanti in Consiglio di Amministrazione, sceglie
la funzione di controllo del Collegio sindacale, ma
soprattutto delibera lo Statuto. Ora nello Statuto che
noi abbiamo analizzato del periodo in questione: del
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2005, avevamo... e c’è un articolo specifico che riserva
al Consiglio di Amministrazione l’autorizzazione di
operazioni di acquisizione di partecipazioni rilevanti
proprio attraverso un processo decisionale relativo
proprio a questi tipi di operazioni. Quindi c’è un
sistema diciamo di regole preventive, che si incardinano
sullo Statuto e che poi vengono declinate internamente,
all’interno della struttura esecutiva che deve eseguire
questa operazione, attraverso delle soglie progressive
che intercettano – in quanto sono comunque comunicate e
conosciute da tutto il personale dipendente – certi tipi
di operazione. Quindi questo come quadro generale di
prevenzione. Poi ovviamente, proprio in relazione anche a
quelli che sono gli adempimenti, al di là del modello di
organizzazione e gestione, da quello che è la
regolamentazione proprio di un intermediario finanziario
come una banca, ci sono una serie di presidi e di
procedure di controllo che sono obbligatori. Quindi noi
avevamo nel 2005 per le istruzioni di vigilanza della
Banca d’Italia, allora in funzione, dei presidi specifici
che sono rappresentati dalle funzioni di risk management,
che sono delle funzioni che gestiscono il rischio e
monitorano tutte quelle che sono la serie di operazioni
di assunzione di rischio sia nella componente creditizia
sia nella componente finanziaria. Nel 2005 era presente
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un’ulteriore struttura di controllo, che è quella della
revisione interna o interna, l’Audit, che per istruzioni
di Banca d’Italia ha proprio la finalità di dover
valutare quella che è l’efficacia e la funzionalità del
sistema di controllo più in generale. Quindi diciamo che
questo era il sistema, il quadro regolamentare ed
operativo che nel periodo in questione noi abbiamo
analizzato attraverso la documentazione della banca.
AVV. ALLEVA – In questo quadro rientra anche l’eventuale – tra
virgolette – sottoscrizione di patti parasociali relativi
ovviamente a partecipazioni strategiche?
TESTE GIAJ LEVRA – Relativamente alle operazioni di
acquisizione di partecipazioni strategiche c’è una
previsione statutaria, per cui le operazioni, gli
investimenti in partecipazioni proprietarie rilevanti,
quindi a rilevanza strategica, devono essere autorizzate
dal Consiglio di Amministrazione. Quindi la norma
statutaria è ovviamente pubblica, viene comunicata a
tutto il personale dipendente.
AVV. ALLEVA – Stiamo parlando del 2005?
TESTE GIAJ LEVRA – Del 2005. Ma comunque allora era presente
nello Statuto del 2005, ma nelle successive variazioni
dello Statuto, che ovviamente a seguito poi del
recepimento di una serie di altre necessità normative
sono state fatte sul medesimo Statuto, sono rimaste
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comunque presenti anche nello Statuto attualmente in
vigore.
AVV. ALLEVA – Qua questo punto di vista, quindi se non capisco
male, anche eventuali patti correlati all’acquisizione di
partecipazioni – comunque riservate - avrebbero dovuto
essere deliberate dal Consiglio di Amministrazione?
TESTE GIAJ LEVRA – Io credo che il punto sia l’operazione
rilevante dal punto di vista strategico, e quindi poi
tutta l’architettura dell’operazione, quindi anche
eventuali patti che fossero comunque collegati a questa
natura di operazione. Qualora l’operazione fosse
rilevante dal punto strategico - e in questo caso
l’operazione era rilevante dal punto strategico – doveva
essere autorizzata dal Consiglio di Amministrazione.
Quindi si sarebbe attivato tutto l’iter informativo e
tutto il processo decisionale per rendere legale, dal
punto di vista del quadro regolamentare interno,
l’operazione.
AVV. ALLEVA – Mi pare di aver capito che questa struttura
preventiva sia rimasta nello Statuto ancora oggi.
Nell’operazione che voi avete fatto di implementazione
del modello, avete ulteriormente arricchito questo
presidio di carattere generale?
TESTE GIAJ LEVRA – Sì. Nel lavoro che è stato condotto
sostanzialmente a partire dal giugno del 2008, dopo che
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l’organismo di vigilanza interno alla banca ha analizzato
tutto il nostro piano di lavoro, evidentemente si sono
continuati ad aggiornare quelli che erano i presidi di
prevenzione dei reati. Di fatto il lavoro di
formalizzazione del modello di organizzazione e gestione
che penso sia stato depositato, se vogliamo è stato più
che altro un censimento, una classificazione di tutta una
serie di strutture e procedure che già la banca aveva in
piedi. Quindi, sostanzialmente intervenendo
esclusivamente per aggiornare tutto l’impianto
organizzativo e di controllo a quelle che erano le
principali evoluzioni normative. Io faccio riferimento ad
alcune cose principali che sono accadute diciamo dal 2005
in poi e che hanno comunque influenzato il lavoro che
abbiamo svolto sul rafforzamento ed aggiornamento del
modello di organizzazione e gestione. Faccio riferimento
in particolare alla normativa di vigilanza prudenziale
che nel 2005 è entrata in funzione e che ha assegnato
ulteriori responsabilità di prevenzione controllo al
Consiglio di Amministrazione e al Collegio sindacale
delle banche; ha dato tutta una serie di indicazioni per
quello che doveva essere ulteriormente l’intervento delle
funzioni di controllo di risk management, che sono
tecnicamente delle funzioni di controllo di secondo
livello sia per quello che riguarda le modalità di
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2018
misurazione e gestione dei rischi sia per quello che
riguarda le attività di monitoraggio proprio
dell’assunzione dei rischi. Nel 2007 è stata
obbligatoriamente istituita una ulteriore funzione di
controllo all’interno delle banche, che è la funzione di
compliance o di conformità alle norme, quindi le banche
si sono dotate di una struttura interna obbligatoria per
andare a valutare quella che era la conformità delle
operazioni e dei sistemi di controllo interno al quadro
regolamentare diciamo di primo livello e la
regolamentazione di Banca d’Italia e di Consob. A questo
proposito in questo periodo è stata recepita anche la
direttiva comunitaria MIFID sulla parte dei servizi di
investimento, che regola e disciplina tutti quelli che
sono i comportamenti delle banche in operazioni nei
confronti della clientela relativamente proprio
all’attività dei servizi di investimento. Quindi ci sono
state tutta una serie di innovazioni di carattere
normativo, che sono state recepite all’interno del
modello. Tra l’altro il modello ha costituito dei presidi
specifici, perché è stato costituito un ufficio ulteriore
non previsto strettamente dalle istruzioni della Banca
d’Italia, che è l’ufficio presidi e normative specifiche,
che si occupa tra l’altro proprio anche dei controlli di
primo livello sulla normativa della market abuse, nella
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quale rientra il procedimento che stiamo trattando.
Dopodiché oltre all’ufficio del presidio normative
specifiche, sono stati attivati: il presidio della
funzione di compliance, del risk management e della
revisione interna come controlli ex post sull’attività.
AVV. ALLEVA – Nell’ipotesi in cui fosse – fra virgolette –
tentata un’operazione in violazione dei principi
statutari delle norme interne, delle norme in generale e
delle norme sugli abusi di mercato, scatterebbero dei
sistemi di allarme interno indipendenti, giusto per
capire?
TESTE GIAJ LEVRA – Alla luce di quello e che è il sistema di
controllo che attualmente è stato implementato nella
banca, proprio anche soprattutto in relazione al
recepimento delle normative sugli abusi di mercato - a
prescindere dal discorso che abbiamo già trattato
relativamente di quelle che sono le prevenzioni generali
più importanti su cui si incardina il sistema di
controllo interno, che fanno riferimento allo Statuto e
che sono stati comunque confermati come presidi
preventivi - dal punto di vista diciamo della struttura
operativa, la normativa della market abuse di fatto ha
introdotto la necessità di dotarsi di sistemi informatici
e di procedure operative di controllo particolari che
monitorano proprio quelle che sono delle operazioni
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particolari che vengono condotte dalla banca, isolandole
diciamo dal contesto, dall’iter operativo ordinario e
quindi permettendo di trattarle in una maniera specifica
e di poterle controllare ex ante ed ex post nel proprio
iter operativo. La banca ha un quadro regolamentare
interno: la cosiddetta “normativa interna”, che è una
normativa prescrittiva per il personale dipendente; è una
normativa che è pubblicata all’interno di quello che è la
rete sistema informativo aziendale e viene comunicata al
personale dipendente. In particolare poi sul discorso dei
controlli relativi ai reati che sono nel perimetro del
modello 231 è attivato un sistema di formazione che è
molto massivo, al quale abbiamo anche partecipato anche
noi, perché sono stati fatti degli incontri a diverso
titolo con i dirigenti delle diverse strutture, che
appunto venivano impattati dalla possibilità di poter
comunque dover trattare delle operazioni che rientravano
nei rischi e nei reati previsti dalla normativa 231.
Quindi il quadro regolamentare, il quadro dei sistemi
informativi, il quadro delle strutture di controllo che
sono state attivate dal gruppo, la comunicazione
attraverso sia la parte informatica sia la comunicazione
in aula, sia la comunicazione a formazione di base
attraverso quelli che sono i sistemi predisposti
dall’Associazione Bancaria Italiana, che dispone di corsi
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formativi via internet, e quindi facilmente accessibili
da tutto il personale e monitorabili nel corso del tempo,
è stata attuata dalla banca. Quindi diciamo che quello
che per noi è l’impianto del sistema di controllo e la
volontà da parte del Consiglio di Amministrazione di
prevenire e di controllare anche ex post operazioni di
questa natura è stato ed è in continua manutenzione ed
aggiornamento da parte della banca.
AVV. ALLEVA – Non ho altre domande.
P.M. DOTT. RUTA – Io non ho domande da porre. Non ricordavo
francamente se era stato concordato con il Tribunale la
possibilità, visto che comunque noi la consulenza tecnica
– che devo supporre verrà depositata oggi – non l’abbiamo
ancora vista... Non c’è consulenza tecnica? C’è solo il
modello? Allora non ho altre domande. Non ricordavo se
era stata consentita ai Pubblici Ministeri, per i
consulenti che depositeranno delle consulenze, la
possibilità di poter esercitare il controesame soltanto
successivamente. Comunque non ci sono domande da porre.
PRESIDENTE – Non ha altre domande?
AVV. ALLEVA – Presidente, io non ho altre domande. Noi
depositeremo le ulteriori implementazioni al modello
giusto semplicemente per aggiornamento.
PRESIDENTE – Anche informatiche?
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AVV. ALLEVA – Anche informatiche. Non abbiamo altre domande
per il dottor Giaj.
Esame Tribunale PRESIDENTE – Potrebbe gentilmente ricordare al Tribunale in
che periodo è intervenuta la normativa del market abuse?
TESTE GIAJ – Nel 2007.
PRESIDENTE – Quindi è successivo ai fatti. Avevo capito...
PRESIDENTE – Sì. Beh, la normativa però comunque di
prescrizione dei reati di aggiotaggio era già prevista
precedentemente al market abuse...
PRESIDENTE – No, ma siccome Lei ha riferito una serie di
sistemi di controllo ulteriori, intervenuti a seguito di
questa normativa... L’altra cosa che volevo chiederle era
questa: Lei ha detto, rispondendo ad una domanda del
difensore, che qualora l’operazione fosse rilevante da un
punto di vista strategico, economico, tutta
l’architettura dell’operazione – Lei ha usato questa
espressione – doveva essere autorizzata dal Consiglio di
Amministrazione. Mi è sembrato di capire che questa fosse
una sua opinione oppure Lei ritiene che avrebbe dovuto
essere? Oppure risultava effettivamente da norme
regolamentarie, statutarie o altro? Cioè era previsto che
fosse tutta autorizzata e quindi anche le eventuali altre
operazioni correlate oppure è una sua opinione?
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2023
TESTE GIAJ – Il quadro regolamentare interno a partire dallo
Statuto - che prevede sostanzialmente per le operazioni
di investimenti in partecipazioni proprietarie rilevanti,
di controllo, o comunque il fatto di essere autorizzata
dal Consiglio di Amministrazione - implica il fatto che
il Consiglio riceva sostanzialmente una informativa
completa su quello che è la natura dell’operazione e la
tipologia dell’operazione. Quindi per quello che riguarda
diciamo l’operatività delle banche in generale - quando
si presentano in Consiglio queste operazioni esattamente
come per altri tipi di operazione a rilevanza strategica,
che possono impattare anche sul comparto creditizio -
vengono predisposte delle informative che sono
sostanzialmente l’istruttoria dell’operazione.
Nell’istruttoria delle operazioni ci sono tutta una serie
di informazioni che vengono fornite al Consiglio e
vengono discusse in Consiglio di Amministrazione proprio
per renderlo consapevole ed edotto dei fatti. Ora questo
tipo di quadro regolamentativo, che si incardina sullo
Statuto nel marzo del 2008 è stato ulteriormente
rafforzato dalle disposizioni di vigilanza
sull’organizzazione del governo societario, dove tutto
quello che è anche la procedimentalizzazione del processo
deliberativo è stato disciplinato da Banca d’Italia,
chiedendo ulteriori aggiornamenti e rafforzamenti proprio
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2024
nella formalità del processo decisionale del Consiglio di
Amministrazione.
Esaurite le domande, il Teste viene congedato.
Si dà atto che l’Avvocato Alleva rinuncia all’esame del
consulente dottor Roberto Garnero.
Le altre Parti nulla oppongono.
* * * * * *
Deposizione Teste BIANCHI BRUNO
Il quale dà lettura della dichiarazione impegnativa
testimoniale. Il Teste viene generalizzato in aula (nato il
04.02.1938 a Civitavecchia; attualmente pensionato).
Esame Difesa, Avv. BorgognoAVV. BORGOGNO – Dottor Bianchi, volevo chiederle innanzitutto
di illustrare al Tribunale che ruoli ha ricoperto in
Banca d’Italia e soprattutto che ruolo ha ricoperto nel
periodo 2004-2005.
TESTE BIANCHI – Sì, sono stato in Banca d’Italia quarant’anni,
essendo entrato nel 1963 ed essendo uscito a marzo 2004.
Sono stato quindici anni al servizio studio della banca,
quindici anni al servizio mercati monetario e finanziario
e dieci anni nell’area di vigilanza. Nell’area di
vigilanza avevo la funzione di direttore centrale, che è
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2025
sostanzialmente un trait d’union fra le strutture
amministrative, i servizi e il direttorio.
AVV. BORGOGNO – Quindi è lo stesso ruolo che ha ricoperto poi
successivamente a Lei il dottor Frasca?
TESTE BIANCHI – Sì.
AVV. BORGOGNO – Il direttore centrale della vigilanza?
TESTE BIANCHI – Esatto. Sì, alla mia uscita il dottor Frasca
ha assunto il ruolo di direttore centrale della
vigilanza.
AVV. BORGOGNO – Da quando ha ricoperto questo ruolo? Da che
anno fino a che anno?
TESTE BIANCHI – Dal marzo/aprile 1993 al marzo 2004.
AVV. BORGOGNO – In questo periodo, ma naturalmente qui
l’attenzione si sposta dalla fine degli anni ’90 fino poi
all’epoca in cui è uscito, ha avuto modo di seguire le
vicende della Banca Nazionale del Lavoro?
TESTE BIANCHI – Certamente sì. Se posso fare un piccolo
addendum alla risposta precedente, poi sono rimasto per
due anni – dopo la mia uscita dai ruoli amministrativi –
come consulente esterno del governatore per la vigilanza,
con un contratto di collaborazione che non prevedeva
rapporti gerarchici né inserimenti di linea, ma c’era un
rapporto diretto con il governatore per i problemi
sostanzialmente più di ordine generale, diciamo di
politica della vigilanza e non di inserimento nelle
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2026
strutture organizzative, e quindi nel controllo e
materialmente istruzione delle pratiche di vigilanza.
Questo non l’ho più fatto da aprile 2004. Scusi, Lei
adesso mi aveva chiesto? Ho perduto...
AVV. BORGOGNO – Se ha avuto modo, nel periodo in cui ha
ricoperto l’incarico di direttore centrale della
vigilanza, di occuparsi delle vicende della Banca
Nazionale del Lavoro.
TESTE BIANCHI – Certamente sì, abbastanza a lungo e direi
molto depresso, perché la Banca Nazionale del Lavoro era
una grande banca che presentava problemi piuttosto seri
per il passaggio dalle banche detenute dal Tesoro o
banche comunque pubbliche, a banche di natura
privatistica che lavoravano in un contesto di concorrenza
e quindi in un mercato libero. Questo perché la Banca
Nazionale del Lavoro aveva alle sue spalle una lunga
storia di banca pubblica, che controllata dalla Pubblica
Amministrazione, in particolare dal Tesoro, rendeva più
difficili i mutamenti e gli aggiustamenti, finché non si
è arrivati alla privatizzazione della stessa.
AVV. BORGOGNO – Che è avvenuta quando all’incirca?
TESTE BIANCHI – Nel 1998. Quello che ricordo, appena entrato
nella vigilanza – che era il 1993 e c’erano ancora gli
effetti forti di una vicenda che aveva riguardato la
banca e che era una concessione di crediti di 4 mila
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2027
miliardi all’IRAQ per acquisto di alcune navi in Italia -
è che era stata finanziata per 4 mila miliardi dalla
Banca del Lavoro tramite la sua filiale di Atlanta.
Questo era un tema molto impegnativo, molto complesso,
per cui ci sono state anche indagini parlamentari. Io le
ricordo soltanto per indicare come ci fosse anche poca
organizzazione e controllo fra le strutture organizzative
della banca amministrazione centrale con in particolare
le filiali estere della banca. Poi per un secondo motivo:
che questa perdita di 4 mila miliardi, sostanzialmente
non recuperata, aveva lasciato un segno piuttosto
importante nel patrimonio della banca, che è stato sempre
abbastanza ai limiti: o poco sopra o poco sotto i limiti
previsti dalla normativa.
AVV. BORGOGNO – A me interessa soffermarmi in particolare sul
periodo: dalla privatizzazione in poi, fino al 2004/2005.
Nel corso di questo periodo, nel corso di quegli anni dal
1998 al 2004, ci sono state ispezioni da parte della
Banca d’Italia sulla Banca Nazionale del Lavoro?
Ispezioni di cui Lei ha visto gli esiti ovviamente. Le
ispezioni non le fa Lei.
TESTE BIANCHI – Sì, la prima che ho visto io è del 1998, che è
contemporanea alla privatizzazione, e una seconda – se
non vado errato – negli anni forse 2003/2004. Ma insomma
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era il periodo in cui io stavo uscendo dall’area di
vigilanza.
AVV. BORGOGNO – Che cosa hanno rilevato queste ispezioni e
quali sono i profili su cui la vigilanza della Banca
d’Italia si è soffermata?
TESTE BIANCHI - I risultati delle ispezioni non furono
certamente favorevoli; furono prevalentemente
sfavorevoli, che è il penultimo gradino negativo dei
giudizi del gruppo ispettivo della banca.
AVV. BORGOGNO – Questo, scusi dottor Bianchi, già a partire
dall’ispezione del 1998?
TESTE BIANCHI – Guardi, l’ultima la ricordo bene; la
precedente credo di sì. Non potrei dirlo con certezza
perché adesso in questo momento non mi viene alla
memoria. Però diciamo i problemi e le carenze concrete
nelle due ispezioni si somigliano molto. Le carenze
rilevate nella seconda ispezione sono del tutto simili a
quelle rilevate dalla prima con accentuazioni
nell’intensità e nella gravità.
AVV. BORGOGNO – Quali erano questi problemi?
TESTE BIANCHI – Erano problemi non semplici, nel senso che
erano problemi strutturali e problemi gestionali; erano
problemi patrimoniali e reddituali; erano problemi di
deposizione sul mercato della BNL, e quindi erano
soprattutto problemi di ordine sì gestionario, ma
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2029
soprattutto strategici in prospettiva. Nel senso che dopo
il 1993, il Testo Unico Bancario ha eliminato la
separazione fra credito ordinario e credito speciale per
diversi settori dell’attività economica e per diverse
aree di durata. Diciamo che la BNL - che aveva una
particolare funzione in alcuni crediti speciali, come: il
credito certamente edilizio e fondiario, ma anche le
sezioni di credito medie e piccole industrie, credito
cinematografico, credito peschereccio, credito
alberghiero - si vide in qualche modo annullare il valore
ed il campo di attività a lei demandato, perché tutti gli
altri istituti e le altre banche sostanzialmente in un
mercato liberalizzato potevano fare la stessa attività.
Quindi dal punto di vista prospettico c’era questo. Un
secondo aspetto che ugualmente si vedeva con difficoltà a
rimanere sul mercato in modo sicuro e stabile a BNL era
la sua rete territoriale. Perché la BNL, essendo pure una
delle principali grandi banche, aveva – se non vado
errato – 730 sportelli, una cosa fra 700 e 800. Questo
poteva andare bene allorché vi era un controllo stretto
dell’apertura degli sportelli, sicché le altre banche
pure non potevano aumentare molto. Ma dal Testo Unico del
1993 in poi, questo controllo degli sportelli da parte
della società di vigilanza divenne molto più elastico, un
controllo molto più a campione, o ex post. Le banche
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2030
potevano liberamente aprire sportelli. Le grandi banche
in questa stagione – che erano presenti soprattutto nelle
grandi città – andarono alle città medie e piccole. Le
piccole banche fecero il contrario. Tante Casse di
Risparmio, Banche e Popolari hanno aperto sportelli nelle
grandi città. Dico tutto questo perché da un lato la BNL
non era in condizioni di seguire le grandi banche nelle
province, perché non aveva una dotazione patrimoniale
adatta a fronteggiare investimenti di questa espansione
che la rete periferica comportava. Quindi rimase da un
lato con minore sicurezza di operatività in certi settori
specifici e dall’altro non poteva andare nelle aree
periferiche locali. Per di più si aggiunga che la
presenza del Tesoro nel suo azionariato rendeva anche
difficile adeguare i mezzi patrimoniali della banca per
le costanti difficoltà del Tesoro di avere disponibilità
per procedere all’aumento di capitale. Tutti questi
elementi da un punto di vista strategico avevano reso un
po’ complessa la posizione della banca e la vigilanza li
aveva puntualmente rilevati; li aveva puntualmente
rappresentati in incontri numerosi con il management e
lettere al Consiglio di Amministrazione.
AVV. BORGOGNO – In particolare, Dottor Bianchi, scusi se la
interrompo, chi Lei ebbe modo di incontrare? Con chi ha
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avuto modo di interloquire fra gli esponenti della banca
in merito ai problemi di cui poco fa ci parlava?
TESTE BIANCHI – Io faccio una qualche fatica a ricordarmi i
Presidenti come si sono alternati. Ma credo che quando
arrivai io in vigilanza: alla presidenza della Banca del
Lavoro era il dottor Cantoni. Successivamente a lui salì
– ed io incontrai Cantoni - il Presidente... Adesso mi
sfugge il nome, che è stato anche Presidente della
Commissione Finanza e Tesoro, un noto uomo politico di
Torino. Bene, dopo di lui successe Sarcinelli.
AVV. BORGOGNO – Mi suggeriscono Nesi.
TESTE BIANCHI – Sì, Nesi. Mi era scomparso dalla memoria.
Successivamente arrivò Sarcinelli e poi Abete. Io ho
incontrato tutti questi Presidenti più volte per parlare
dei problemi dell’azienda, ma soprattutto ho incontrato
assai più volte gli amministratori delegati che
evidentemente avevano la responsabilità della gestione
della banca e quindi avevano una capacità operativa.
Tutti questi incontri hanno un pochino messo a nudo i
problemi della banca. Devo dire che nell’analisi dei
problemi non c’erano molte differenze se non - almeno in
alcuni di loro – una tendenza a vedere un po’ la banca
les grandeur, ricordando quello che era stato nella
fondazione, nel periodo fascista etc. Tanto che
guardavano con grande interesse l’espansione estera della
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2032
banca e volevano accrescere la loro presenza in America
Latina, dove invece non avevano fatto grandi risultati.
La preoccupazione dei rischi che assumevano per la
vigilanza era in primo luogo.
AVV. BORGOGNO – Scusi se ancora la interrompo. Dal punto di
vista dell’organizzazione interna della banca, dalla
funzionalità dei sistemi informatici interni, c’erano
stati dei rilievi da parte della vigilanza?
TESTE BIANCHI – Sì, anche su questo fronte ci furono numerosi
rilievi ed entrambi i rapporti ispettivi - che ho
ricordato poc’anzi - dell’ispezione hanno messo in
evidenza che vi erano notevoli problemi nel settore
informatico, organizzativo, dei controlli interni.
Informatico perché il settore informatico era nato non in
un contesto generale, ma a pezzi, in qualche modo a
macchie di leopardo, che poi non sempre dialogavano fra
loro agevolmente. In Vigilanza si rilevavano questi
problemi perché venivano intanto fuori delle vicende che
non erano comuni e ordinarie nelle banche, almeno la
vigilanza non le trovava. Si tratta di questo: non vi
erano in perfetta coerenza fra i dati che le banche
devono inviare alla vigilanza delle statiche bancarie e
con periodicità abbastanza ravvicinate e comunque
trimestrale allora ed annuale. Non vi era coerenza tra
questi dati sulle principali posizioni bancarie con
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2033
quelli del bilancio della banca. Questo fu rilevato più
volte e gli fu contestato. Diciamo che si era arrivati,
ricordo, in un momento in cui si stava pensando di
rappresentare questa situazione ad un gruppo che in Banca
d’Italia provvedeva poi ad erogare sanzioni e non lo si
fece perché in quel momento partì l’ispezione. Allora si
ritenne che l’ispezione avrebbe potuto adeguatamente
verificare le cause di questa disfunzione e come
provvedervi. Questo aspetto era di particolare
importanza, perché non consentiva di verificare
esattamente i rischi delle singole posizioni, tanto che
gli ispettori ebbero difficoltà a fare il controllo del
credito che fanno abitualmente perché non riuscivano a
trovare un numero sufficiente di fascicoli, di pratiche
ben impostate e ordinate, per verificare la corretta
appostazione contabile fra i crediti cosiddetti inbonis,
rincari e le sofferenze. Quindi questo aspetto per noi
era di particolare importanza perché capivamo che forse
nemmeno il management della BNL aveva coscienza
dell’esatta posizione di rischio della banca. Qui posso
ancora aggiungere che anche questo è un aspetto
problematico della BNL, perché aveva delle sofferenze
doppie in percentuale rispetto al resto del sistema
bancario; aveva degli accantonamenti per i tipi di
perdite, queste sofferenze molto più basse del resto del
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2034
sistema bancario ed aveva delle perdite, in previsione di
andamenti negativi delle imprese affidate, superiori.
Tutto questo poi impattava da un lato sull’utile corrente
e dall’altro sul patrimonio; utile corrente che pure era
uno degli aspetti gestionali che preoccupava di più,
perché l’utile dalla gestione ordinaria era pressoché
inesistente, oscillava attorno allo zero e riuscivano a
fare un minimo di utile attraverso operazioni
straordinarie, cessioni di società, con il realizzo di
plusvalenze ed operazioni simili.
AVV. BORGOGNO – Questa situazione si verificò anche
nell’ispezione del 2004, se ho ben capito?
TESTE BIANCHI – Sì, nell’ispezione del 2004 queste cose furono
accentuate e ciò che si verificò – e fu un momento per
mettere in evidenza – è che i piani triennali che avevano
fatto pur essendo dei piani molto positivi, in qualche
modo visti ex post ed anche eccessivamente ottimistici,
non si erano realizzati e quindi le previsioni di aumento
dell’attività della banca, previsioni di aumento dei
dividendi, degli utili, etc. non si erano minimamente
realizzate. E aveva rilevato che le carenze tradizionali
già indicate nell’ispezione precedente c’erano pressoché
tutte, in alcuni casi aggravate. Qui emergeva la
conclusione che era BNL di quell’epoca una banca che
faceva dei piani abitualmente con una certa convinzione,
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2035
forse eccessiva, di rimettere in ordine la banca e di
ottenere crescita del ruolo, dell’utile della banca, ma
che poi questi piani non trovavano attuazione, quindi né
l’uno né l’altro. Ce n’è uno del 2001/2003 e un altro del
2003/2005, mi sembra. Ma negli ultimi due piani non erano
stati realizzati.
AVV. BORGOGNO – Tenuto conto della situazione che Lei ci ha
descritto, quale era l’atteggiamento della Banca
d’Italia, dell’autorità di vigilanza, quindi della
vigilanza nel suo complesso, rispetto al futuro di BNL?
Cioè quali erano negli auspici della Banca d’Italia le
scelte strategiche che la Banca Nazionale del Lavoro
avrebbe dovuto compiere per superare questi problemi?
TESTE BIANCHI – La situazione era abbastanza incancrenita, se
così posso dire, nel senso che non si riusciva
immediatamente ad aggiustare l’ordinato, l’efficiente ed
efficace sviluppo della banca. Quindi si riteneva che
sarebbe stato necessario una fusione con un’altra banca,
o comunque il controllo di un’altra grande banca che
avesse capacità patrimoniali, capacità organizzative e
gestionali per rimetterla in funzione al meglio. Questa
idea non era così facile da realizzare fino al 1998,
finché dentro l’azionario della banca esisteva un
azionista come il Tesoro dello Stato, che non era così
semplice da attuare. Tra l’altro appunto anche il
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2036
management riteneva che prima di fare queste operazioni
dovesse risolversi l’assetto di bilancio, che consentisse
di illustrare il bilancio e poi fare queste operazioni
con maggiore forza contrattuale. Nel 1998 questa
divergenza di opinioni mi venne in chiara luce, perché
ricordo che allora il Ministro dell’Economia era il
Presidente Ciampi ed il Presidente della Banca era Mario
Sarcinelli. Fra i due proprio su questo punto non vi era
perfetta consonanza di posizione, tanto che il Ministro
desiderava quanto prima effettuare la privatizzazione,
anche se questo avrebbe significato un incasso modesto
del suo investimento come azionista. Invece il Presidente
Sarcinelli riteneva che prima si dovesse sistemare la
banca e poi privatizzarla con maggiore ricavo, maggiore
beneficio. La vicenda in quell’epoca si risolve
abbastanza rapidamente, perché la privatizzazione ebbe
luogo ed il Presidente Sarcinelli uscì dalla banca. La
Banca d’Italia guardava con particolare attenzione
all’azienda, perché per aggiustarla – dicevo – era
difficile ritenere che potesse proseguire l’attività
stand alone, come si suol dire, da sola. Poi con
l’azionariato che aveva non vi era abbastanza capacità
patrimoniale di poterla mettere in sesto. Nella
privatizzazione il gruppo blocco di controllo era stato
poi costituito dalla Banca Bilbao di Scaglia, dalla Banca
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Vicentina e dall’INA; Banca Vicentina ed INA che non
avevano una particolare capacità né gestionale né
patrimoniale. Bilbao l’aveva, ma evidentemente avendo
solo il 10% guardava bene, prima di mettere altri fondi
nella banca, che cosa fosse stato più conveniente fare.
Di conseguenza la preoccupazione di Giaj era di trovare
un assetto proprietario della banca che fosse stabile,
nel senso che potesse fare strategie, programmi di medio
e lungo periodo, e quindi anche attuarli. In questa
situazione si stette un attimo ad osservare che accadeva,
perché nel momento della privatizzazione non era stato
così facile privatizzare, perché non aveva diciamo la
fama di una grande banca la BNL e non c’era molto
interesse da parte di grandi banche di entrare nel suo
capitale. Forse perché era anche percepita ancora come
una banca pubblica, nella quale una volta entrati forse
non ci sarebbe stata tutta l’autonomia necessaria per
aggiustare la banca. Tanto che subito dopo la
privatizzazione, la Banca Vicentina aveva ceduto metà
della sua quota al Monte dei Paschi di Siena e poco dopo
l’INA era stata sorbita dalle Generali e quindi diciamo
che la quota dell’INA era finita nelle Assicurazioni
Generali.
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AVV. BORGOGNO – La Banca d’Italia vide positivamente
l’ingresso del Monte dei Paschi e l’ingresso di Generali
per conseguenza dell’acquisizione dell’INA oppure no?
TESTE BIANCHI – Sì. La Banca vide questi ingressi
positivamente, perché da un lato il Monte dei Paschi di
Siena era una banca piuttosto ben messa sul territorio,
piuttosto solida patrimonialmente e le Generali erano la
prima assicurazione italiana, ma forse la seconda o la
terza a livello europeo, e quindi aveva grandi capacità
patrimoniali per adeguare la dotazione di patrimonio
della BNL. Era però una situazione nella quale era
difficile coagulare una politica comune di grande
coesione, perché il Monte dei Paschi aveva immediatamente
interesse ad entrare nella gestione della banca. I suoi
rappresentanti entravano nel Consiglio, come i
rappresentanti delle Generali anche, ma dopo averla
seguita per un po’ il Monte dei Paschi aveva immaginato
di fare un’operazione di acquisizione, di fusione della
BNL nel Monte dei Paschi. La cosa fu studiata anche
abbastanza approfonditamente, poi saltò perché vi erano
due ragioni fondamentali: una, è che la fondazione del
Monte dei Paschi di Siena avrebbe avuto il netto
controllo di questa nuova realtà aziendale. Siccome la
BNL era stata privatizzata da poco, di fatto sarebbe
accaduto se non a 180 gradi, comunque a 90 certamente è
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2039
un passo indietro, perché la fondazione evidentemente era
a natura pubblicistica. Quindi questa cosa ha, dicevo,
due ragioni: una era questa; l’altra era una ragione
diciamo più della cucina, nel senso che le operazioni di
aggregazione richiedono una fitta elaborazione di dati,
di informazioni, di programmi, che di solito sono fatti
degli amministratori delegati. Gli amministratori
delegati: di BNL allora Davide Croff e del Monte dei
Paschi Di Bustis, non vedevano bene come questa
operazione avrebbe potuto concretizzarsi. Nel senso che
essendo una banca sana il Monte dei Paschi, si riteneva
che dovesse essere una fusione della BNL nel Monte dei
Paschi, e quindi poi evidentemente la conduzione della
macchina era di competenza del Monte. BNL non vedeva la
cosa così, quindi nel mettere insieme queste diverse
visioni poi di fatto la trattativa fallì. Un altro
tentativo era avvenuto fra la Cardine (Cassa di Risparmio
di Padova e Verona) – non mi ricordo esattamente, ma è
una cassa Veneta – e il Monte dei Paschi. Iniziarono una
trattativa, ma anche quella fallì abbastanza rapidamente.
AVV. BORGOGNO - Poi, per venire a danni più vicini a noi, e
finalmente avvicinarsi anche ai fatti, ebbe modo di
analizzare come direttore centrale della vigilanza altri
progetti di aggregazione su BNL?
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TESTE BIANCHI – Guardi, altri progetti di aggregazione non ne
ricordo se non abbiamo visto problemi di assetti
proprietari un po’ in movimento. Nel senso che vi erano
stati alcuni immobiliaristi che avevano acquistato azioni
BNL in quote importanti e che avevano intenzione di
entrare nella gestione della banca e quindi di entrare
nel Consiglio di Amministrazione.
AVV. BORGOGNO - Questo a partire da che epoca?
TESTE BIANCHI – Guardi, non lo so indicare puntualmente, ma
certamente negli ultimi anni. Probabilmente quando io
stavo uscendo dalla vigilanza, perché non ricordo di
avere avuto scambi di opinioni con questi signori né di
averli incontrati. Quindi doveva essere una cosa del
2004/2005, nell’ultimo periodo. Questa loro presenza è
considerata dalla banca come positiva, perché c’erano
interessi evidentemente di privati che entravano nel
capitale della banca, che ritenevano un’azienda sana, ma
con qualche riserva perché nessuno di loro avrebbe dovuto
detenere più del 5% del capitale della Banca e nessuno di
loro sembrava avere la capacità patrimoniale a portare i
fondi necessari per risistemare il rectius patrimoniale
della banca, e nessuno di loro aveva quella capacità
professionale che era richiesta agli amministratori in
un’azienda in difficoltà come la BNL.
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2041
AVV. BORGOGNO – Quindi con qualche cautela, con qualche
preoccupazione. Ebbe modo di valutare e analizzare un
progetto riguardante BNL elaborato dalla Banca Popolare
di Verona e Novara?
TESTE BIANCHI – Sì. Nell’estate del 2004, forse luglio o
agosto, io ho incontrato il Presidente della Banca di
Verona, Fratta Pasini. Lo ricordo puntualmente perché
credo che fosse in vacanza in quel periodo. Mi chiamò il
Governatore Fazio e mi disse: “Vedi di incontrare Fratta
Pasini perché ha qualche idea per la BNL”. Ci sentimmo,
lo incontrai e lui mi espose in un modo molto colloquiale
ed informale l’idea che avevano, che era quella di
mettere insieme un piccolo nucleo di banche popolari che
avrebbero potuto prendere il controllo della BNL ed
avrebbero potuto gestire la BNL insieme alle loro
aziende, ritenendo che tutto questo avrebbe comportato
un’economia di costi ed un completamento delle reti e
della BNL e delle loro reti. In quella prima occasione
non andò molto avanti il discorso, non c’era ancora una
analisi, era poco più di un’idea abbozzata. La mia
reazione fu di stare a sentire e di capire che cosa
volevano fare. E di riflettere un po’ sull’idea del
consorzio che si intendeva fare per assumere il controllo
della banca. Nel senso che ricordo che dissi a Fratta
Pasini che forse una banca così in difficoltà aveva
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2042
bisogno di un management molto determinato, con mano
libera, con decisioni rapide. Ma se poi questo controllo
e questa gestione avesse dovuto ogni volta trovare una
unanimità di consensi dei tre azionisti, forse non
sarebbe stato così efficiente e rispondente alle
esigenze. Però ci separammo abbastanza velocemente,
perché era il tempo delle vacanze ed anche Fratta Pasini
mi disse che andava in vacanza, poi ha detto ci saremmo
risentiti in settembre. In settembre tornò con il dottor
Innocenzi - non ricordo se anche la prima volta era
venuto con Innocenzi o meno - e cominciò a portare uno
schema, diciamo uno studio di fattibilità un attimo più
definito. Ricordo che questo studio delle fattibilità
aveva ancora l’inconveniente - se possiamo dire così - la
limitazione della presenza delle tre banche, però avevano
previsto...
AVV. BORGOGNO – Scusi, tanto per essere precisi. Erano tre
banche popolari? Tre?
TESTE BIANCHI - Sì, si trattava di tre banche popolari. Oltre
alla Banca Popolare di Novara e Verona, vi era la Banca
Popolare dell’Emilia Romagna e la Banca Popolare
Vicentina. Avevano trovato questa assonanza, anche perché
erano tre banche abbastanza limitrofe sul territorio,
perché avevano visto che le loro reti territoriali si
integravano molto bene con la Banca Nazionale del Lavoro,
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che aveva una presenza in gran parte nel centro-sud e si
completava una rete di sportelli abbastanza cospicua,
perché la Novara e Verona aveva più di mille sportelli,
l’Emilia aveva più di mille sportelli, la Vicentina un
po’ meno – sui 500 – e con i 700 e rotti della BNL si
veniva a costituire una banca che, se non vado errato,
era nell’ordine del 4° posto nelle banche italiane. E
questo anche come valore degli assets, valori della
raccolta, etc.
AVV. BORGOGNO – Le dissero all’epoca erano gli esponenti della
Banca Popolare di Verona e Novara o a quei colloqui
parteciparono anche esponenti di queste altre banche?
TESTE BIANCHI – No, no, furono soltanto con me a parlare di
questa cosa Fratta Pasini e Innocenzi. Devo dire che non
andammo molto a fondo, nel senso che non mi dissero se
avevano già avuto qualche contatto, qualche pour parler o
un minimo di disponibilità dalle altre due banche. Questo
francamente non ricordo con precisione. A questo punto,
siccome il discorso stava diventando più puntuale, io
informai il collega dottor Frasca dell’iniziativa. Li
vedemmo poi insieme e questa ipotesi passò nella totale
competenza della vigilanza bancaria nella quale io non
avevo più nessuna competenza.
AVV. BORGOGNO – Quindi non seguì poi più la vicenda, cioè il
percorso del progetto all’interno degli uffici?
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TESTE BIANCHI – No.
AVV. BORGOGNO – Ebbe poi modo di sapere ulteriori notizie
sulle iniziative della Banca Popolare di Verona e Novara
oppure non...
TESTE BIANCHI – Sì, guardi, ho presente una loro ulteriore
iniziativa che era dell’inizio del 2005, forse febbraio o
marzo. Ma in quel caso non ricordo, ma non credo, di
avere incontrato Fratta Pasini né di avere partecipato a
riunioni di vigilanza sulla materia. Quello che ricordo è
che siccome conoscevo un po’ il progetto, me ne
parlarono, ma il progetto che presentarono e di cui
parlarono poi in quei mesi iniziali del 2005 fu diverso
da quello che avevano prospettato nell’estate/autunno del
2004, che era forse anche consapevole delle riserve
allora manifestate. Era un progetto nel quale...
AVV. BORGOGNO – Mi scusi dottor Bianchi, le riserve allora
manifestate a che cosa fa riferimento?
TESTE BIANCHI – A quanto dicevo prima circa la snellezza,
capacità e prontezza di gestione della banca in
difficoltà da parte di tre banche che ogni volta dovevano
mettersi d’accordo.
AVV. BORGOGNO – Anche di quelle a cui aveva fatto riferimento
prima?
TESTE BIANCHI – Sì.
AVV. BORGOGNO – Perfetto. Volevo essere sicuro di questo.
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TESTE BIANCHI – Questa volta, infatti, avevano previsto che
loro da soli avrebbero potuto controllare il capitale
della banca e probabilmente con una presenza di altri
azionisti, fra i quali immaginavo ci fosse anche quel
gruppo, quel patto di azionisti privati e definiti: “Il
gruppo degli immobiliaristi”, con una riduzione
importante della loro quota, ma con la presenza nella
banca di questo gruppo di azionisti. Cosicché il loro
esborso nella requisizione del capitale forse non doveva
essere elevatissimo e potevano sostenerlo.
AVV. BORGOGNO – Poi ha avuto modo di sapere come si è
sviluppata questa seconda iniziativa e come si è
conclusa?
TESTE BIANCHI – Sì. Dunque, andò abbastanza avanti e loro
ebbero uno scambio di opinioni e di incontri con il
gruppo degli immobiliaristi, che ho ricordato poc’anzi.
La sua conclusione avvenne... di cui ho conosciuto gli
eventi direttamente...
AVV. BORGOGNO – Ecco, sì, perché volevo chiederle appunto: di
questa evoluzione delle trattative Lei ha avuto notizia
direttamente, indirettamente, in che modo?
TESTE BIANCHI – Sì, il 17 marzo ero ad un seminario nella
nostra scuola di addestramento di Perugia e c’era un
seminario delle Banche Popolari in grande parte, e c’era
anche fra questi il dottor Fiorani. Durante le riunioni,
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mi accorsi che usciva di frequente per telefonare, poi
rientrava e nell’intervallo gli feci una battuta del
tipo: “Ma vedo che anziché stare... sei molto occupato
con gli... della banca. Lui mi disse: “No, no, sto in
contatto con gli immobiliaristi”, perché proprio oggi -
che era il 18, venerdì - stanno concludendo con la Banca
Popolare di Novara e Verona, per cedere in gran parte le
loro quote nella BNL”.
AVV. BORGOGNO – Lei si meravigliò di questa notizia, del fatto
che Fiorani avesse contatti con gli immobiliaristi?
TESTE BIANCHI – Un pochino sì, perché sapevo che lui aveva
avuto qualche rapporto creditizio con uno di loro che era
poi Ricucci, ma era alcuni anni prima. Poi non sapevo che
invece lui - poi mi disse - era rimasto in ottimi e
frequenti rapporti con questa persona e parlava
abitualmente con lui e con qualche altro immobiliarista
evidentemente, seguendo passo passo l’evoluzione della
trattativa. Poi quando finì la giornata e mi ricordo che
c’era una cena di lavoro, anche lì Fiorani ho visto che
andava avanti ed indietro, etc. Poi mi passò vicino al
tavolo e mi disse: “Guarda che è saltato tutto”. Dico:
“Perché è saltato tutto?”. Dice: “Non si sono messi
d’accordo sul prezzo e la trattativa è interrotta”. Poi
aggiunse: o domandava al Governatore di potergli
rappresentare come sono andate queste cose. “Perché non
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vieni anche tu a Roma?”. Io chiamai il Governatore ed
ebbi conferma che aveva pensato di fare una riunione del
tutto informale il giorno dopo, per capire come si era
conclusa questa operazione e se essa avesse avuto ancora
possibilità di proseguire in modo... con disegni diversi
oppure no. Dopodiché, siccome questa riunione a Perugia
finiva all’una ed io avevo la macchina prenotata per
l’una per tornare a Roma, dissi: “Ma, guarda, io non
posso neppure tornare, poi vediamo”. E lui mi offrì un
passaggio su una macchina di autorimessa che aveva
prenotato. Quindi tornai il 19 mattina abbastanza presto
con il dottor Fiorani da Perugia a Roma. L’incontro del
19 fu presso la casa del Governatore, dove mi aspettavo
di vedere il Governatore con Fiorani, che raccontava un
po’ - secondo le sue informazioni - cosa era accaduto.
Con qualche sorpresa vidi che invece erano già lì e
stavano nel viottolo sottostante la casa del Governatore
altre di cui non avevo molta conoscenza. Poi seppi che
erano Borghese, forse Ditati della (inc.) se non vado
errato; Boni, che avevo incontrato qualche altra volta...
AVV. BORGOGNO – Il Governatore, parlando con Lei la sera
prima, le aveva detto che ci sarebbero state anche queste
persone?
TESTE BIANCHI – No.
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AVV. BORGOGNO – Lei sa se il Governatore era stato informato,
glielo ha chiesto?
TESTE BIANCHI - No, non mi risulta, ma io trovai strano,
perché con estranei al Governatore... Io ero stato più di
una volta a casa del Governatore perché in quarant’anni
avevamo rapporti di grande amicizia oltre che di
confidenza, quindi trovavo che qualche volta a casa sua
per qualche ragione mi chiamava ed andavamo. Non vedevo
niente di strano che mi avesse detto di andare a casa
sua, però non mi aspettavo queste persone perché intanto
queste persone non capivo che ruolo svolgessero e poi
erano persone che credo il Governatore neppure...
senz’altro tutte non le conosceva. Quindi francamente
vederli nel suo salotto di casa, per farmi chiacchierare
con queste persone mi sembrava del tutto imprevedibile,
fuori luogo insomma.
AVV. BORGOGNO – Seppe come erano arrivate lì, chi le aveva
invitate?
TESTE BIANCHI – Mi sembra fu inevitabile ritenere che furono
invitate da Fiorani. Era lui che aveva in qualche modo
sollecitato l’incontro. Durante questa riunione – che,
ripeto, fu del tutto colloquiale e durò forse meno di
un’ora - chi parlò di più certamente fu Fiorani, che
raccontò la sua versione dell’andamento della trattativa
e del suo fallimento. E disse: “E’ fallita per un solo
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centesimo”; il che mi pare poco comprensibile fra
controparti che vogliono fare effettivamente un affare.
Ricordo che parlava di 2,28 o 2,29 Euro per azione di
BNL. Quindi ritenevo che da un lato, se veramente gli
immobiliaristi volevano vendere, forse impuntarsi per un
centesimo non era così ragionevole. E dall’altro la Banca
Popolare di Verona di nuovo egli riteneva che fosse poco
plausibile che non avesse concluso la trattativa per un
centesimo. Al ché tutti rimanemmo un po’ sorpresi, un po’
increduli. “Sì, forse Fiorani ha ragione. Chissà che cosa
in realtà c’è sotto e perché non si sono accordati”.
Detto questo, non si andò molto oltre, nel senso che in
quella riunione io non presi la parola, ma anche gli
altri hanno detto pochissime cose. Il Governatore gli ha
fatto qualche domanda per capire meglio qualche passaggio
e poi ci lasciammo perché il Governatore aveva un
appuntamento in banca con Fratta Pasini e Innocenzi, che
venivano ad illustrare al Governatore la loro condotta in
questa trattativa. Andammo in banca con il dottor Frasca
ed il Governatore e vedemmo Innocenzi e Fratta Pasini, i
quali dissero che la trattativa si era interrotta per
questo centesimo, ma loro ritenevano che a questo punto
della storia non avrebbero più fatto l’operazione neppure
per un centesimo in meno, che loro avevano pure offerto
il giorno prima, perché avendo parlato con i loro
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referenti del Consiglio, i consiglieri anziani, avevano
concluso che l’operazione era per la Banca Popolare
troppo rischiosa. Da un lato era rischiosa perché
ritenevano che, siccome la BNL non aveva una fama di una
grande banca, loro avevano molti azionisti esteri, molti
fondi comuni. Questa operazione avrebbe fatto diminuire
il valore della loro azione sul mercato e resa anche
complicata una eventuale operazione sul capitale che
avrebbero dovuto fare per rifinanziare BNL. Dall’altro,
dalla conduzione della trattativa avevano conosciuto
evidentemente meglio di quanto non avessero fatto prima
queste controparti.
AVV. BORGOGNO – Le controparti inteso nel senso di?
TESTE BIANCHI – Immobiliaristi. Siccome loro volevano fare una
trattativa unica con una sola controparte, ma avendo
quattro o cinque controparti non del tutto omogenei e
dovendo fare trattative distinte, valutare o no che
questo tipo di trattativa era effettivamente non solo
dispendioso, ma anche molto rischioso perché non si
riusciva a capire con chi si poteva concludere e quando
si poteva concludere. Quindi Fratta Pasini ricordo che fu
molto esplicito, molto definito e questa operazione per
noi non ha più interesse. Questo con Fratta Pasini fu un
momento di incontro veramente succinto, forse qualche
saluto cordiale, ma durò un quarto d’ora/venti minuti,
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una cosa simile. Perché il Governatore voleva un po’
capire se loro ritenevano che questa trattativa poteva
andare avanti e su quali basi oppure no. Loro dissero
immediatamente che questa operazione per loro aveva perso
di interesse e che il loro consiglio non lo pensava come
operazione fattibile; il discorso si era immediatamente
chiuso, quindi al di là di qualche manifestazione di
cordiale saluto, non si andò.
AVV. BORGOGNO – Ebbe poi modo di... Ma forse non ebbe altri
successivi incontri con Fiorani. Ebbe modo di
incontrarlo, di parlarci?
TESTE BIANCHI – No. Non lo incontrai anche perché di questo
tema me ne occupai poco. Non so se se ne occupò Fiorani,
ne dubito. A mia conoscenza no. Fiorani non l’ho più
visto, salvo una telefonata di tipo informativo
sull’andamento mi ricordo di un’assemblea e di una
ipotesi di commissariamento dell’Antonveneta, ma era un
altro argomento.
AVV. BORGOGNO – No, intendevo dire se avesse riparlato poi con
Fiorani del problema BNL?
TESTE BIANCHI – No, assolutamente no.
AVV. BORGOGNO – L’ultima serie di domande, ma per la verità
brevi che volevo porle, è invece se nel corso degli anni
in cui è stato direttore della vigilanza ha avuto modo di
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avere contatti con esponenti del BBVA, con esponenti
della Banca di Bilbao.
AVV. BORGOGNO – Sì, abbastanza di frequente con credo un
Consigliere della banca, che era Consigliere della Banca
del lavoro, di espressione BBVA. Se non vado errato,
forse era Manolo. Sì, una cosa simile.
AVV. BORGOGNO – Forse Gonzales Sid?
TESTE BIANCHI – Gonzales Sid, forse sì, non ricordo con grande
esattezza. Con lui ebbi un certo numero di incontri ed
anche di grande apertura e cordialità. Spesso parlando di
aspetti di ordine generale del sistema bancario italiano
e del sistema bancario spagnolo, di come loro erano
situati in Spagna, da parte sua mi dava qualche
interpretazione di come andavano evolvendo le cose
all’interno della banca. In alcune di queste occasioni
egli...
AVV. BORGOGNO – Questi incontri, scusi, cominciarono verso che
epoca? Dopo la privatizzazione?
TESTE BIANCHI – Sì, certamente dopo, forse verso il 2001/
2002, una cosa simile. Ma lo incontravo una volta l’anno,
non è che fossero... O una volta ogni sei mesi. Insomma,
ogni volta che mi chiedeva di venire io lo ricevevo come
facevo d’altra parte con tutti gli altri amministratori
di banca. Lui mi dava la sua visione di BNL e mi
raccontava un po’ delle vicende interne, come erano
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vissute e viste da loro. Io dicevo a lui dei problemi che
vedevamo in BNL, problematiche che egli abitualmente
condivideva, riteneva che erano reali. E quindi si andava
avanti dicendo: “Guardate, ci sarebbe bisogno di un
gestore, un amministratore solido, ma anche di una
ristrutturazione della banca perché è evidente che se si
cambia solo un amministratore delegato l’intera struttura
organica dell’azienda non si cambia ed è quella poi che
fa materialmente la vita dell’azienda. Negli ultimi tempi
egli si era soffermato con me per chiedermi come vedevamo
nel sistema bancario italiano le banche estere. Io dicevo
che le vedevamo bene perché la vigilanza le vedeva bene,
la Banca d’Italia anche, perché portavano conoscenza dei
nuovi campi di attività, quindi portavano il know out e
così consentirono alle banche italiane un pochino di
essere aperte alle novità del mercato finanziario
internazionale e di essere in condizioni di pari capacità
di concorrenza sui mercati internazionali. Mi chiese se
vedevamo bene che ci fossero banche italiane controllate
da banche estere. Su questo punto io spiegai a lui la
posizione della banca, che era quella di contenere la
presenza nel capitale della banca italiana da parte di
banche estere entro un limite che, considerando che i
gruppi di controllo delle banche andavano attorno al 30%
e per evitare che poi con un possesso superiore al 15 la
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banca estera diventasse controllore di fatto tramite il
patto della banca italiana, noi francamente in quel
periodo non lo vedevamo bene. E non lo vedevamo bene
perché ritenevamo che, essendo le banche italiane
privatizzate di recente, con la situazione generale
ancora non molto brillante né solida, temevamo che il
Sistema Bancario Italiano così in generale finisse nelle
mani di banche estere con poco costrutto dal punto di
vista dell’apporto di fondi, perché compravano le banche
con pochi soldi, e poi con una situazione più complessa
di gestione e di controllo del Sistema Bancario Italiano,
essendo la banca controllante una banca estera
evidentemente sotto la vigilanza abituale di autorità del
Paese di origine, devo dire che erano anni in cui ancora
la cooperazione fra le autorità di vigilanza dell’Unione
Europea non era così avanzata.
AVV. BORGOGNO – Alla luce di queste spiegazioni il
rappresentante del BBVA che cosa rispondeva?
PRESIDENTE – Avvocato, posso intervenire per chiederle se è
possibile di puntualizzare più tenendo presente il tempo?
Temporalmente i momenti che noi interessano, perché in
questa interessantissima testimonianza però si è spaziato
in un arco temporale talmente ampio che rischia di
rendere poco significative le dichiarazioni. Cioè si è
spaziati da pre ‘98 in poi.
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AVV. BORGOGNO – Come sa, per noi sono estremamente
significative.
PRESIDENTE – Se fosse possibile, quantomeno nelle domande...
AVV. BORGOGNO – Io sono giunto alla fine delle mie domande.
PRESIDENTE – No, oppure quantomeno nelle sue domande precisi
una data, perché le risposte poi sono altrettanto
generiche e non ci si capisce se per esempio questi
incontri si riferiscono ad epoca 1998 post...
AVV. BORGOGNO – No, ha già detto dal 2002.
PRESIDENTE – Però ogni tanto si ritornava indietro sul tempo.
Quindi se fosse possibile allora contestualizzarle nel
tempo, è meglio.
AVV. BORGOGNO – Dottor Bianchi, ci contestualizzi nel tempo
questi incontri con gli esponenti del BBVA.
TESTE BIANCHI – Avvennero soprattutto a partire dal 2001 e si
intensificarono un po’ dopo: nel 2002, 2003. Poi anche
nel 2004.
AVV. BORGOGNO – Queste cose in particolare che Lei ci ha
appena riferito, cioè sull’interesse...
TESTE BIANCHI – Avvennero nel 2003/2004. Nel 2004 credo che
una volta il Gonzales Sid portò anche l’amministratore
delegato della Bilbao e non ricordo se in quell’occasione
li condussi anche dal Governatore, perché loro
Esprimevano un desiderio di aumentare la loro presenza
nel capitale della banca, perché loro avevano avuto al
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R.G. 14037/09 - 25/02/2011 c/BERNESCHI GIOVANNI ALBERTO + 2056
momento della privatizzazione il 10%, poi comperarono sul
mercato un 5% e finirono al 15%. Stavo dicendo che
sostenevano che al momento della privatizzazione il
tesoro avesse detto loro: “Adesso prendete il 10% perché
poi diciamo “tesoro” aveva anche una sua visione sui
controlli della banca e voleva che la Banca del Lavoro,
appunto la prima Banca del Lavoro e della Cooperazione,
la Banca per definizione di interesse nazionale rimanesse
sotto il controllo dell’istituzione nazionale, tanto che
appunto aveva fatto prendere 7 e mezzo alla Banca
Vicentina e 7 e mezzo all’INA. In questo gruppo nuovo a
due azionisti italiani aveva dato il 15% e alla Bilbao
aveva dato il 10%. Loro sostenevano che il Tesoro al
momento della privatizzazione avesse promesso loro di
farli crescere. Io risposi che a noi il Tesoro non aveva
detto niente e a noi questa cosa non risultava. Quindi se
avevano qualche cosa di promesso da altri, che lo
facessero valere, che mandassero il tesoro e dicessero
che cosa voleva fare del tesoro etc.. Quindi su questo
fronte dell’aumento frenammo per le ragioni di ordine
generale che avevo avanzato poc’anzi, per evitare che se
andavano oltre... Avevano preso il 15. Se fossero andati
oltre il 15, di fatto loro controllavano il patto – che
sono stati fatti dei patti all’interno della Banca del
Lavoro fra azionisti – e diciamo una eventuale difficoltà
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del Baon nel suo Paese si sarebbe direttamente riflesso
sulla Banca Nazionale del Lavoro con effetti negativi sui
depositi, sulla clientela, etc. etc.
AVV. BORGOGNO – Nel corso di questi incontri ebbe comunque mai
formalizzate delle richieste specifiche di aumento della
partecipazione o altre richieste ti altro tipo dagli
spagnoli – mi riferisco naturalmente all’ultima parte di
questa vicenda, quindi gli anni 2003/2004.
TESTE BIANCHI – No, richieste specifiche non me ne hanno mai
fatte.
AVV. BORGOGNO – Quindi non ci sono state formalizzazioni di
richieste di aumento di?
TESTE BIANCHI – No, era un’espressione di volontà, di
desiderio, se vogliamo di visione, nel senso che
dicevano: “Noi siamo entrati, siamo venuti perché
volevamo contare, volevamo allargare la rete europea
della nostra banca, però se non possiamo controllare la
banca questo nostro intervento rimane per noi di poco
significato. Però non ci fu mai una richiesta puntuale o
formale.
AVV. BORGOGNO – Non ho altre domande.
Controesame Pubblico Ministero, Dott. Ruta P.M. – Nell’incontro del 19 marzo a casa del Governatore si
ricorda se venne evocata in qualche modo la figura
dell’UNIPOL? Se sì, in che termini?
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TESTE BIANCHI – Posso chiedere? Scusi, io vengo qui per la
prima volta. Lei è?
P.M. – Io sono il Pubblico Ministero.
TESTE BIANCHI – No, l’UNIPOL non fu informato.
P.M. – No, non informato. Evocato è il nome. Si parlò di
UNIPOL?
TESTE BIANCHI – No.
P.M. – Perché in realtà, quando Lei venne sentito dalla
Guardia di Finanza il 9 luglio 2007, aveva detto: “Posso
riferire che nell’incontro citato da Fiorani tra le varie
ipotesi e valutazioni circa la composizione del capitale
di BNL, Fiorani aveva avanzato l’ipotesi che un gruppo di
partner bancari, unitamente a UNIPOL, avrebbe potuto
avere l’interesse ad acquisire quote delle azioni BNL”.
Questo l’ha detto Lei ai marescialli il 9 luglio 2007.
TESTE BIANCHI – Ma guardi, certamente non è così. Io adesso
non so che cosa è successo nella verbalizzazione di quel
mio riferimento alla Guardia di Finanza, però o è stato
male verbalizzato o io non ho fatto troppo caso a che
cosa firmavo. Non le so dire la cosa accaduta, ma non fu
nominato l’UNIPOL.
P.M. – Io ovviamente prendo atto della risposta che Lei dà
adesso, però Lei sa che ci fu in quella stessa data un
incontro a casa dell’ingegnere Caltagirone?
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TESTE BIANCHI – Io so che quando ci lasciammo, forse Fiorani o
qualcun altro ha detto che avrebbero incontrato gli
immobiliaristi nella persona dell’ingegnere Caltagirone.
P.M. – Quindi sa che avvenne questo incontro? Sa che poi in
quella stessa data dopo l’incontro a casa dell’ingegnere
Caltagirone vi fu un nuovo incontro nell’abitazione del
Governatore?
TESTE BIANCHI – No, questo non lo so.
P.M. – Questo non lo sapeva?
TESTE BIANCHI – No, non lo so e non mi risulta.
P.M. – Non sa di che cosa si parlò in questo incontro a casa
di Caltagirone?
TESTE BIANCHI – No.
P.M. – Non ha saputo più nulla?
TESTE BIANCHI – No.
P.M. – Basta così. La contestazione resta, l’ho letto.
AVV. BORGOGNO – Faccio però presente che nel verbale si dice:
“Posso riferire che nell’incontro citato da Fiorani”, che
non è molto chiara come dizione, perché se l’incontro è
quello... Cioè non c’è una indicazione precisa. Questo
per chiarezza anche.
PRESIDENTE – Allora ci potrebbe dire quale altro incontro le
aveva indicato Fiorani?
TESTE BIANCHI – In realtà non c’è, perché c’è tutta una parte
finale di questo verbale in cui la domanda è: “Conosce il
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contesto che ha visto l’interesse di UNIPOL ad acquisire
il controllo della BNL? E il dottor Bianchi parla di
un’ipotesi, che era stata valutata dall’UNIPOL di
acquisire la quota di Generali in BNL. “Quindi non
parlerei propriamente di controllo. So che l’iniziativa
della Popolare di Verona andava avanti da un po’ di
tempo, almeno dal 2004. Nel capitale sociale di BNL vi
era un patto fra una componente estera, il BBVA e due
rappresentanti italiani che erano le Generali e la
società Dorint. Non ricordo precisamente se vi era una
quota dell’MPS. Nel 2003 o in precedenza, quando ero
direttore centrale della Vigilanza, avevo saputo da
Consorte e Sacchetti che avrebbero voluto acquistare la
quota di BNL, etc. Di questa operazione, per quanto mi
risulta, non se ne fece nulla. Penso che l’interesse di
Consorte in quel momento fosse quello di tutelare una
partecipazione importante che UNIPOL aveva. Non ho
evidenza diretta dell’interesse di Consorte o UNIPOL alla
BNL nell’anno 2005 – quindi questo dice immediatamente
prima: “Non ho evidenza diretta dell’interesse di
Consorte o Unipol alla BNL nell’anno 2005, posso riferire
che nell’incontro citato da Fiorani tra le varie ipotesi
e valutazioni circa la composizione del capitale di BNL,
Fiorani aveva avanzato l’ipotesi”. Questo per chiarezza
del Tribunale.
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P.M. DOTT. RUTA – Però chiedo scusa. Allora, l’avvocato
Borgogno ha giustamente letto tutta la risposta a questa
domanda. L’incontro dal tenore complessivo del verbale di
sommarie informazioni è sicuramente l’incontro avvenuto
nella prima parte della mattinata, il 19 luglio, a casa
del Governatore. E lo si capisce benissimo dalla risposta
alla domanda precedente a questa, in cui il dottor
Bianchi appunto conferma di avere preso parte a questo
incontro. L’incontro citato da Fiorani, perché all’inizio
del verbale...
PRESIDENTE – Sentite, ma non è che su accordo delle Parti ci
potreste produrre questo verbale? Che almeno lo
rileggiamo tutto anche noi e non a pezzi? Va bene.
Su accordo delle Parti, acquisiamo il verbale di sommarie
informazioni.
PRESIDENTE – Almeno il Tribunale può leggerlo integralmente.
Solo ai fini della contestazione.
Si dà atto che viene acquisita una copia informatica non
sottoscritta, ma che le Parti confermano che si tratta di
copia del verbale originale.
Esame Tribunale
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PRESIDENTE – Siccome Lei all’inizio ci ha detto che avendo
cessato l’attività come dipendente della banca nel marzo
2004 ha poi continuato per circa due anni con una
consulenza, può dirci se in questo periodo, in questi
ulteriori due anni, ha mai in qualche modo preso parate o
parlato con il dottor Frasca, con il dottor Fazio della
vicenda oggetto di questo processo? Cioè al di là delle
cose che ovviamente ci ha detto: della scalata BNL
UNIPOL, dei problemi dei rapporti con Consorti, etc.
Visto che il periodo in cui Lei è stato consulente
coincide con il periodo che riguarda la fine del 2004 e
tutto il 2005.
TESTE BIANCHI – Presidente, mi consenta di precisare che le
mie funzioni non erano delle funzioni di ordine
amministrativo, nel senso che il Procuratore mi dava
compiti di politica bancaria, nel senso di immaginare se
si dovessero sviluppare le Banche Popolari o le Casse di
Risparmio, le grandi banche o delle limitazioni della
presenza all’estero.
PRESIDENTE – Io le ho solo chiesto se per caso in quel periodo
si è occupato, ha avuto direttamente conoscenza, non per
conoscenza giornalistica, di vicende attinenti all’OPS,
della BBVA o la vicenda di Consorte.
TESTE BIANCHI – Guardi, senz’altro sì, perché con il dottor
Frasca abbiamo avuto una tale continuità dei rapporti
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lavorativi, per cui di tanto in tanto con lui si parlava
del più o del meno che succedeva e queste cose erano
abbastanza importanti, perché io domandassi e lui mi
tenesse un po’ al corrente di quello che accadeva. Però
devo anche precisare un’altra cosa: guardi che nella
parte conclusiva della vicenda, cioè nell’estate del
2005, io ebbi un problema di salute abbastanza serio e
gran parte del tempo, cioè nei mesi grossomodo: metà
giugno fino al mese di luglio io ero assente, non ero in
banca.
AVV. BORGOGNO – Mi permetto di aggiungere che a parte queste
precisazioni anche al di fuori delle funzioni e per i
colloqui che Lei ha avuto con il dottor Frasca è in grado
di riferire qualcosa di interesse sulla posizione dei
vari soggetti...
PRESIDENTE – Invece mi sembra di aver capito che si trattava
di colloqui più o meno informali, non di competenze
specifiche o di consulenze.
TESTE BIANCHI – No, ma dei colloqui senz’altro li ho avuti con
lui, ma consulenze no.
PRESIDENTE – Questi colloqui aventi ad oggetto che cosa? Il
dottor Frasca le riferiva semplicemente quello che era lo
sviluppo della situazione? Oppure avete parlato di
specifiche questioni, problemi attinenti una serie di
questioni poste in quel periodo? L’acquisizione delle
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autorizzazioni all’aumento da parte di UNIPOL? O altre
cose.
TESTE BIANCHI – I problemi specifici di procedure
autorizzatorie e queste cose no. Mi parlava dei problemi
che si ponevano sul sistema in quell’epoca e mi
raccontava un po’ di quello che accadeva. Però adesso,
siccome francamente ci dicevamo tante cose, non so quali
sono le cose di interesse di questo Tribunale.
Esaurite le domande, il Teste viene congedato.
Si dispone una breve sospensione dell’udienza. Rientra il
Tribunale e si procede come di seguito.
* * * * * *
Deposizione Teste DI MATTIA ANGELO
Il quale dà lettura della dichiarazione impegnativa
testimoniale. Il Teste viene generalizzato in aula (nato il
06.09.1941 a Vallo della Lucania, residente a Roma in via
Tommaso Vacelano n. 94).
Esame Difesa, Avv. BorgognoAVV. BORGOGNO – Volevo innanzitutto che Lei rappresentasse al
Tribunale il ruolo ricoperto da Lei in Banca d’Italia;
che ruolo ha ricoperto e che ruolo ricopriva negli anni
2004/2005.
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TESTE DI MATTIA – In questi ultimi anni, nel 2004/2005, io ero
direttore centrale sovrintendente alla Segreteria
particolare del Direttorio. La segreteria particolare si
occupava in particolare di alto segretariato, di
relazioni esterne, di rapporti con la stampa, di rapporti
con la Banca Centrale Europea e così via.
AVV. BORGOGNO – Nell’esercizio di queste funzioni aveva
contatti con chi? Con il Governatore, con altri
esponenti?
TESTE DI MATTIA – Sì, avevo contatti frequenti con il
Governatore e con gli altri membri del Direttorio che
allora erano tre, poi con la riforma del 2005 sono
diventati quattro e erano tutti logisticamente insediati
allo stesso piano: il piano cosiddetto “nobile” di via
Nazionale, 91 dove stavo anche io con il mio ufficio.
AVV. BORGOGNO – Perfetto, allora veniamo al tema oggetto della
sua testimonianza. Volevo chiederle se nell’ambito delle
sue funzioni ha avuto modo di occuparsi della vicenda BNL
UNIPOL e in quali passaggi l’ha potuta seguire, che
colloqui ha avuto con il Governatore o altri esponenti
del Direttorio in merito a questa vicenda.
TESTE DI MATTIA – Sì, io ho avuto modo di interessarmi di
questa vicenda su richiesta del Governatore, ma su alcuni
momenti della vicenda stessa, non a carattere
continuativo. L’inizio del mio interessamento è nato il
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giorno in cui è arrivata la richiesta sulla base
dell’informativa preventiva del BBVA alla Banca d’Italia
per essere autorizzato al lancio di una OPS. Io mi
trovato nella stanza del Governatore, nel primo
pomeriggio, come di solito accadeva per o la firma di
note che la segreteria particolare scriveva o per la
visione di appunti che erano stati preparati. È arrivata
al Governatore l’informativa preventiva del BBVA. Il
Governatore, ricordo, mi è rimasto impresso – poi dirò
perché mi è rimasto impresso questo fatto – ha guardato
la richiesta, ha visto l’oggetto – credo che sull’oggetto
ci fosse appunto “informativa preventiva in tema di OPS”
– ha dato una scorsa rapidissima, come lui solitamente
faceva perché riteneva che le lettere in arrivo anche a
lui dirette, che però riguardavano problemi di vigilanza,
dovessero andare subito agli uffici della vigilanza e poi
tornare a lui o con funzionari e dirigenti che gliene
parlavano direttamente oppure sulla base di appunti. Ha
passato questa lettera a me, perché io a mia volta poi la
dessi agli uffici della Segreteria, che a loro volta
ancora l’avrebbero inoltrata alla Vigilanza, ed ho avuto
modo pure io di scorrere rapidamente quello che c’era
scritto. Ma è stata questione proprio di un minuto, un
minuto e mezzo. Ho detto al Governatore in
quell’occasione – ed è il motivo per cui mi ricordo bene
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di questo scambio di vedute – “Questo è il seguito”.
Oppure aleggia su questo lo spirito di Sheveninghen. A
Sheveninghen, in occasione di un Ecofin informale, si era
verificato un episodio che non era mai accaduto nella
storia degli Ecofin: erano state ammesse a relazionare
sui temi in discussione, che riguardavano in senso lato
anche il sistema finanziario europeo, tre banche di
rilievo internazionale: la Royal Bank of Scotland, AB e
Mambro e poi BMP Paribas. Queste banche, sulla base di
ciò che ne disse il Governatore – ma dopo ci furono anche
dei riferimenti di giornali – sostennero ai Ministri ed
ai Governatori intervenuti alla riunione di questo Ecofin
la necessità che fossero agevolate. Come dire, che le
procedure fossero snellite, che ci fosse un’ampia
possibilità di acquisizione da parte loro di altri
istituti di credito in Europa, perché loro avvertivano il
fiato sul collo di non precisate banche americane, che se
avessero mantenuto la posizione in cui si trovavano non
si fossero irrobustite con l’acquisizione di altre
aziende di credito, probabilmente si sarebbero lanciati
alla conquista di queste grandi banche europee e magari
anche di altre. Poi naturalmente questo fatto non è
risultato assolutamente corrispondente al vero, cioè
l’interesse di banche americane. Sappiamo come per due di
queste banche la storia si è sviluppata. In
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quell’occasione ho detto: “Ma qui c’è ancora questa idea
di Sheveninghen?”. Il Governatore non mi ha nemmeno
risposto. Su questo l’ho visto con una certa
preoccupazione della cosa, però non mi ha detto alcunché.
Mi ha però detto: “Quando la nota sarà stata vista dagli
uffici, ti prego di dargli uno sguardo anche tu”,
rifacendosi al fatto che io in passato avevo acquisito
una esperienza diciamo in senso lato sulle materie di
vigilanza, perché io sono stato dodici anni nelle
strutture della vigilanza conoscendole tutte: il credito
ordinario, il credito speciale, affari generali. Poi
quando sono stato al servizio organizzazione come
dirigente del servizio e poi come vice responsabile del
servizio, ho avuto modo di conoscere tutta la normativa
esterna: quella vigente e quella enri de jure contento
diciamo, perché questa normativa che interessava
direttamente o indirettamente la banca si traduceva poi
in disposizioni interne che per essere emanate dovevano
avere il visto del servizio organizzazione. Allora, in
questa funzione io ho seguito una molteplicità di leggi
sia nella loro formazione sia nel momento in cui
approvate e promulgate poi dovevano essere attuate e
quindi c’era necessità di predisporre tutte le procedure
applicative.
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AVV. BORGOGNO – Quale era l’aspetto in particolare di
interesse per quello che poi è successo? Abbiamo capito
l’antefatto, etc. Che cosa è successo in seguito in
relazione a questa informativa preventiva e su quali
aspetti Lei si è concentrato?
TESTE DI MATTIA – Si è sviluppato un esame da parte degli
uffici competenti della vigilanza. In seguito è stato
anche sentito un consulente esterno, il professor
Gambino. Ma io per la parte mia ho avuto modo di
osservare – e l’osservazione concordava pienamente con
quella degli uffici – che l’informativa preventiva
difettava di alcuni elementi fondamentali, cioè si diceva
che il BBVA lanciava l’OPS per acquisire la maggioranza
assoluta della BNL. Ma poi si diceva anche che avrebbe
valutato, nel caso in cui l’OPA avesse dato un risultato
inferiore al 50%, se ritenere valida e quindi accettare i
titoli conferiti, oppure ritenere non efficace e quindi
non accettare. Questo era un punto fondamentale che non
poteva essere lasciato in questo modo per ragioni che
attenevano innanzitutto al mercato, ai risparmiatori e
poi anche alla stessa, in senso lato, stabilità della
BNL. Poi non diceva un’altra cosa, anch’essa
fondamentale, se cioè il lancio di questa OPS trovava il
Consiglio di Amministrazione della BNL consenziente o no,
cioè se si trattava di un’OPA consensuale o di un’OPA
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ostile. La cosa era molto importante perché le OPA ostili
sono molto più dispendiose. Ed anche perché questa
eventuale OPA ostile si andava ad innestare su una banca
che era reduce di una ispezione i cui risultati sotto il
profilo organizzativo, informatico, forse anche della
qualità del credito, non erano assolutamente eccellenti,
e quindi bisognava tenere d’occhio il problema della
stabilità e della sana e prudente gestione. Una
guerriglia che si fosse scatenata poteva avere riflessi
di questo tipo. Comunque era importante sapere se era
consensuale oppure un’OPA ostile. Noi venivamo dalla
precedente stagione delle OPA, quelle del credito
italiano sulla commerciale e quella del San Paolo sulla
Banca di Roma, in cui gli istituti che avevano lanciato
l’offerta pubblica dicevano che questa era un’offerta
pubblica consenziente con la posizione dei rispettivi
consigli di amministrazione e delle banche bersaglio. Ma
questi consigli si riunirono e fecero presente che non
erano affatto consenzienti. Quindi nasceva un problema
sul rilascio dell’autorizzazione. La Banca d’Italia non
avrebbe potuto rilasciare un’autorizzazione per un’OPA
consensuale quando questa fosse stata ostile. Bisognava
presentarla come OPA ostile e in questo caso la banca
avrebbe valutato, probabilmente avrebbe anche
autorizzato; non lo so se cosa sarebbe successo, ma
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doveva essere presentata nei termini esatti in cui essa
si configurava. Non si diceva una terza cosa, che era
visibile ictu oculi: se il patto di Sindacato a cui BBVA
era legato condivideva questa iniziativa o no, perché si
sarebbe dovuto vedere quale atteggiamento poi sarebbe
stato assunto. C’era una questione inter partes per il
patto stipulato, ma poi c’era anche una questione di
riflesso su chi doveva autorizzare ed ancora una volta
sui problemi della stabilità e della sana e prudente
gestione. Mentre si sviluppava questa disamina...
AVV. BORGOGNO – Avvocato, volevo chiederle: questa analisi che
Lei ci ha riferito l’ha compiuta Lei? L’ha compiuta
insieme agli uffici di vigilanza?
TESTE DI MATTIA – È stata fatta insieme agli uffici di
vigilanza. Ho detto prima che gli uffici concordarono. Ci
fu una riunione alla quale adesso io non ricordo se
partecipò il dottor Castaldi. Insomma, parteciparono
alcuni esponenti della vigilanza, degli uffici
competenti. Anche loro rilevarono ovviamente queste
carenze e poi è stata scritta di conseguenza una lettera.
E lì poi è finito il mio interessamento su questa
materia, ma ne è nato uno negli stessi giorni
collaterale, cioè è accaduto che le agenzie di stampa – i
rapporti con la pampa dipendevano dalla segreteria
particolare – diffusero la notizia che il BBVA aveva
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avuto una autorizzazione di massima della Banca d’Italia
a lanciare questa offerta pubblica di scambio. Non era
così, non eravamo assolutamente all’autorizzazione
dell’offerta pubblica di scambio. Eravamo all’informativa
preventiva, quindi di là da venire. Questo poteva
rappresentare una turbativa del mercato, allora noi
redicemmo un breve comunicato, che poi ho visto io
naturalmente come direttore centrale in cui si diceva:
“La Banca d’Italia non ha rilasciato alcuna
autorizzazione al lancio dell’OPS neppure di massima.
Insomma, poche righe. Mi pare che addirittura per non
fare una cosa formale, che poteva anche all’inizio di
questa vicenda irrigidire i rapporti, abbiamo usato la
formula. Mi pare, di questo non ne sono matematicamente
sicuro. Fonti della Banca d’Italia fanno presente che...
Naturalmente quando si adottava la formula “fonti di
Banca d’Italia, fonti di Palazzo Cocco, Fondi di via
Nazionale” era scontato che non si trattava di falsi.
Questo è stato la parte nella quale io sono intervenuto.
AVV. BORGOGNO – Successivamente ha avuto modo di occuparsi di
altri aspetti della vicenda? Di essere chiamato?
TESTE DI MATTIA – Sì successivamente non solo su questo.
Successivamente è accaduto questo: che a seguito del
lancio di questa OPS e di quella precedente, perché
quella di AB e Mambro è precedente di pochi giorni, sarà
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stato 3 giorni, io questa la ricordo perché era il giorno
prima di San Giuseppe: il 18 marzo. L’altro sarà stato o
il 15 o il 14, una cosa del genere. A seguito del lancio
di questa OPA entra in azione la Commissione Europea. Il
Commissario addetto al mercato interno, il quale chiede,
ma non direttamente alla Banca d’Italia, in dichiarazioni
che comincia a fare: “Ma noi dobbiamo vedere che cosa la
Banca d’Italia farà nei confronti di queste due OPA. C’è
un problema anche normativo. La normativa in Italia
probabilmente deve essere resa più conforme”. Parlo sia
di quella primaria che di quella secondaria. Deve essere
resa più conforme a quella dell’Unione Europea, e
comincia un’azione di monitoraggio, di presenza.
Addirittura si arriva al punto in cui il suo addetto
stampa... Il nome lo ricordo, perché era molto frequente
questa sua presenza, direi quasi quotidiana. Il cognome
lo ricordo, si chiama Druis. Nei briefing che faceva con
i giornalisti quotidiani, perché si usa così presso la
Commissione Europea, diceva: “Stiamo scrivendo una
lettera alla Banca d’Italia” e questa storia è durata per
circa due mesi. Tanto è che interpellato da un
giornalista, io dissi: “Evidentemente scriveranno una
parola al giorno, perché sono passati due mesi e questa
lettera non è arrivata”. Poi c’è un seguito a questa
cosa, perché anche la stampa estera se ne occupa e
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comincia a chiedersi che farà la Banca d’Italia, la
normativa primaria è adeguata o non è adeguata? Etc.. Io
ho modo di scrivere - siamo un po’ più avanti – dei
chiarimenti sia al Financial Times sia a Divelt; entrambi
avevano trattato questo argomento e c’era necessità di
dare dei chiarimenti. Si va avanti di questo passo. Ad un
certo punto della materia si viene ad interessare anche
il Ministro per le politiche comunitarie del Governo di
allora, l’onorevole La Malfa, il quale chiede di
incontrare il Governatore per essere informato su come
procedono le cose, con particolare riferimento al BBVA.
L’onorevole La Malfa viene in Banca d’Italia, parla con
il Governatore, poi...
AVV. BORGOGNO – L’ha visto anche Lei in quell’occasione?
TESTE DI MATTIA – Ho visto anche io. Sono stato per i primi
tre/quattro minuti, poi li ho lasciati soli. Mi è
sembrato che La Malfa concordasse sull’impostazione che
il Governatore scriveva. Dice: “Ma io sono intenzionato a
fare un esame puntuale, a dare le spiegazioni che bisogna
dare, però io ritengo che queste spiegazioni siano
fondate”. Poi alla fine dell’incontro io sono stato
chiamato e sono stato pregato di fare un breve
comunicato. Credo che il comunicato sia stato di questo
tipo: c’è stato un incontro tra il Governatore e il
Ministro per le politiche comunitarie, un incontro molto
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cordiale, che ha approfondito adeguatamente la materia
delle Opa. Adesso la formula esatta non la ricordo, ma la
sostanza è questa. Due righe di comunicato: in
quell’incontro il Governatore mi disse che era rimasto
d’accordo con il Ministro La Malfa che a seguito di
questa lettera ufficiale, che poi finalmente era venuta
da parte della Commissione Europea – era una lettera
destinata agli uffici della vigilanza, intestata al
Governatore, ma destinata agli uffici della vigilanza.
Non di quelle lettere personalizzate al Governatore, che
richiedono una risposta altrettanto personalizzata. A
seguito di questa lettera si stava preparando la risposta
e il Ministro La Malfa chiese al Governatore – così lui
mi riferì – che la risposta fosse inoltrata a lui. Poi
sarebbe stato il Ministro La Malfa a portarla o a
indirizzarla ai commissari europei. Così fu fatto: fu
inoltrato un dossier su questa materia con una lettera di
accompagnamento questa sì intestata dal Governatore e
questa lettera di accompagnamento credo che ho
contribuito io a parla, ma è una breve lettere. O proprio
l’ho scritta io, insomma questo non lo ricordo con
precisione. Trattandosi di una lettera intestata al
Governatore, molto probabilmente c’è stato un intervento
mio. Poi a seguito dell’inoltro di questo dossier al
Ministro e da lui alla Commissione, c’è stato un ritorno
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della Commissione Europea, credo di ricordare a luglio,
adesso insomma. La lettera comunque adesso visivamente,
con la memoria visiva ce l’ho presente. Perché? Per quale
motivo? Perché diceva una cosa importante, cioè esprimeva
apprezzamento per la posizione che la Banca d’Italia
aveva chiarito a proposito della questione del 50%. Cioè
la banca aveva detto: “Sviluppandosi una dialettica anche
con lo stesso BBVA”, benissimo. Io ti autorizzo per il
50% più 1, per la maggioranza assoluta, per il controllo
totale. Se invece il risultato è inferiore al 50%, io
valuterò se questo ti consente un controllo di fatto
pieno. Se questo ti consente tale controllo, allora io ti
autorizzerò. Tieni presente appunto questo aspetto e di
questo la Commissione Europea si dichiarò particolarmente
soddisfatta. Altro punto normativo su cui...
AVV. BORGOGNO – Perché si è occupato di altre vicende
normative?
TESTE DI MATTIA – Normativo. Cioè c’era stata la
rappresentazione da parte del Presidente della BNL di una
interpretazione dell’art. 19 del T.U.B. (Testo Unico
Bancario) secondo la quale nel rapporto impresa non
finanziaria e banca, se ricorreva la circostanza che più
imprese di questo tipo, legate da un accordo, chiedevano
di assumere una partecipazione in una banca, divisa tra
di loro ma sostanzialmente facente capo a queste società
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che erano legate da un accordo, andava considerata questa
partecipazione complessivamente, cioè sommando le varie
partecipazioni. Questo perché? Perché il controbatto
famoso nella BNL presentava a questi immobiliaristi
percentuali diverse tra di loro, ma che complessivamente
superavano la soglia del 15% che era prevista dal T.U.B.
nel rapporto impresa non finanziaria banca, quello che va
sotto il titolo “Separatezza” che poi è stato modificato
dal 2007 in poi.
AVV. BORGOGNO – Quindi fu incaricato anche il Governatore?
TESTE DI MATTIA – In quell’occasione, ricordando il
Governatore le mie precedenti esperienze, mi chiese che
cosa ne pensassi. Io dissi che non ero di questo avviso,
che le partecipazioni erano da considerarsi
individualmente e l’immobiliaristi non si potevano
sommare data anche la differenziazione di scopi sociali,
di attività, di funzioni, di questi soggetti. Questa mia
opinione coincise con quella che aveva già dato la
vigilanza – e non so se la vigilanza aveva anche
interpellato la consulenza legale – che appunto era dello
stesso avviso. La controprova della giustezza di questa
posizione è data dal fatto che in applicazione di una
direttiva comunitaria del 2007, proprio sulla
separatezza, in applicazione di questa normativa – è il
tema della separatezza impresa banca dal lato
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dell’impresa e totalmente poi trasformato oggi – oggi
sarebbe possibile considerarli cumulativamente sia pure
in presenza di limitazioni completamente diverse, molto
più larghe, molto più lasche. Allora, se c’è voluta una
direttiva comunitaria per dare luogo a questa diversa
impostazione, vuol dire che in assenza di una norma di
rango superiore questo non poteva essere fatto.
P.M. DOTT. RUTA – È una interpretazione.
AVV. BORGOGNO – No, è l’interpretazione che credo fosse stata
data all’epoca.
TESTE DI MATTIA – All’epoca. Questa è stata data all’epoca.
Poi nella lettera famosa in cui si ringraziava... Nella
lettera di risposta di cui ho parlato prima della
Commissione Europea, quella del luglio 2005, questo tema
non era assolutamente affrontato, cioè non erano state
mosse contestazioni in ordine a questa materia.
AVV. BORGOGNO – Cioè è un tema che Lei ha trattato su incarico
del Governatore?
TESTE DI MATTIA – Nulla di formale. Siccome avevo la
possibilità quotidiana di vedere il Governatore, il
Governatore mi dice: “Ma tu che cosa ne pensi? La
posizione della vigilanza è questa. Tu che cosa ne pensi?
La mia posizione è così. Io ritengo che sia questa.
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AVV. BORGOGNO – In quel periodo di tempo, quindi nel primo
semestre del 2005 ha avuto modo di interessarsi anche
della scalata Antonveneta.
TESTE DI MATTIA – Sì, della scalata Antonveneta ho avuto modo
di interessarmi. Fra l’altro sono stato anche sentito
come testimone nel relativo processo. La scalata
Antonveneta, che muoveva dall’informativa preventiva di
ABN che precedeva questa del BBVA, diciamo veniva
ritenuta sia perché precedeva sia perché presentava
elementi nel lungo andare poi della contro OPA, etc.,
veniva ritenuta più complessa e quindi ho avuto modo
nelle fasi in cui il Governatore mi ha interessato di
manifestare alcune opinioni delle quali appunto ho reso
edotto il Tribunale.
AVV. BORGOGNO – La mia domanda – ovviamente qui parliamo di
BNL – era volta a sapere se in occasione appunto di
entrambe le vicende: Antonveneta e BNL ha avuto modo in
quel periodo di incontrare o di parlare per telefono con
il dottor Fiorani?
TESTE DI MATTIA – Con il dottor Fiorani ho avuto qualche
colloquio telefonico e alcune volte invece l’ho visto
presenti altre persone il Governatore. Di questo anche in
questa materia ho dato riferimenti al Tribunale che
giudica.
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AVV. BORGOGNO – Su Antonveneta. A questo punto la domanda è se
in quelle occasioni di incontro con il dottor Fiorani in
particolare il dottor Fiorani le ha mai accennato a suoi
interessamenti – suoi di Fiorani o suoi progetti – in
merito a BNL.
TESTE DI MATTIA – No, di BNL non ha mai parlato.
AVV. BORGOGNO – Quindi i temi di conversazione da Lei
affrontati hanno riguardato sempre la vicenda
Antonveneta?
TESTE DI MATTIA – Sempre la vicenda Antonveneta e nei termini
che appunto ho riferito, ma sono sicuro di dire che non
mi ha mai parlato di BNL.
AVV. BORGOGNO – Quindi nel periodo nel primo semestre del
2005.
TESTE DI MATTIA – Sì.
AVV. BORGOGNO – Viceversa, parlando con il Governatore della
vicenda BNL l’ha mai sentito far riferimento a Fiorani in
merito ad eventuali progetti di Fiorani su BNL?
TESTE DI MATTIA – Che io ricordi no, perché quando il
Governatore mi ha parlato, al di là di questi aspetti che
ho ricordato del BBVA, mi ha parlato sempre con
riferimento all’Antonveneta.
AVV. BORGOGNO – Con riferimento all’Antonveneta?
TESTE DI MATTIA – All’Antonveneta, cioè Fiorani – Antonveneta.
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AVV. BORGOGNO – Non altro. In quali altri momenti ha avuto
modo di apprendere dal Governatore notizie su BNL oppure
di essere interessato ad aspetti della scalata di BNL? Ed
aggiungo anche, così dà una risposta complessiva – se ci
sono stati questi scambi – scambi quelli precedenti ed
eventuali scambi successivi – quale era la posizione del
Governatore sul problema BNL?
TESTE DI MATTIA – Tranne in qualche occasione in cui per poter
parlare con il Governatore mi ha telefonato almeno una
volta, credo mi ha telefonato il Presidente della BNL
dicendomi che aveva necessità di parlare con il
Governatore – ha chiesto a me perché di solito le
richieste vengono indirizzate alla segretaria, segretaria
del Governatore, in questo caso lui ritenne di dirlo a me
ed io dissi: “Senz’altro interesserò il Governatore non
appena lo vedrò”. Tranne questo, l’unico altro momento
che io ricordo abbastanza chiaro perché fa riferimento ad
un istituto di credito di cui adesso dirò è stato quando
tra la fine di giugno 2004 e i primi di luglio – la data
non la ricordo con precisione – il Governatore ha
incontrato il dottor Consorte. Il dottor Consorte gli ha
espresso i suoi intendimenti nei confronti della BNL e
gli ha detto – così mi fu riferito poi dal Governatore –
che la sua posizione era sostenuta da istituti di credito
di particolare rilievo. Poi non so se ha usato ancora il
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plurale o il singolare, ma ha fatto un nome che quando il
Governatore me lo ha riferito io ho avuto una
esclamazione. Ho detto: - questo lo ricordo bene –
“Caspita!”, perché il dottor Consorte parlò di Nomura,
che a quell’epoca era la seconda o la prima istituzione
finanziaria a livello mondiale. Il Governatore mi disse:
“Ha detto che ha questo possibile sostegno”. Io gli ho
detto: “Condicio sine qua non preliminare è quella di
avere la disponibilità finanziaria in raccordo con altre,
etc.”. Poi la seconda cosa è quella di tenere conto ed
osservare puntualmente la normativa vigente sulla materia
sia nei confronti della Banca d’Italia sia per quella di
competenza CONSOB sia per quella di competenza ISVAP.
Così si era chiuso diciamo il discorso e questo lui me lo
riferì incidentalmente, perché io l’ho visto, credo che
abbiamo fatto una colazione insieme, in quanto si stava
preparando il Governatore l’intervento che avrebbe fatto
dall’ABI – è un intervento annuale che si fa in occasione
dell’assemblea generale dell’ABI – da lì a pochi giorni.
Non so se è stato intorno al 10/12 luglio che c’era
questo intervento. Solitamente c’era una preparazione
lunghissima di questo intervento, che si faceva anche a
colazione. Lui mi disse: “Oggi è venuto l’ingegnere
Consorte, il quale mi ha detto così così” ed io gli ho
detto...
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AVV. BORGOGNO – Quindi lo collocherebbe in vicinanza di
quell’assemblea dell’ABI del 10/12 luglio?
TESTE DI MATTIA – 10/12 o 13... Comunque in quei giorni di
luglio, subito dopo, a ridosso c’è stata una assemblea
ABI, quella annuale, l’assemblea generale che si tiene
per l’approvazione del Bilancio. In questa occasione la
tradizione vuole che interviene il Ministro del Tesoro,
dell’Economia, interviene il Governatore, interviene...
AVV. BORGOGNO – Sì, mi interessava solo sapere questa
precisazione. Quindi questi sono i momenti in cui il
Governatore ha parlato di BNL?
TESTE DI MATTIA – Che io ricordi adesso, poi...
AVV. BORGOGNO – Non ha memoria di altri?
TESTE DI MATTIA – Altri su questo non ho memoria al momento.
Ripeto, questa posizione nei confronti della Commissione
Europea è stata oggetto di...
AVV. BORGOGNO – No, va bene. Mi interessava sapere quali sono
stati i momenti in cui ha avuto modo...
TESTE DI MATTIA - ...continuo monitoraggio proprio per le
ragioni dei rapporti che noi avevamo con la stampa e con
le istituzioni economiche, finanziarie, estere.
AVV. BORGOGNO – Avrei concluso l’esame.
P.M. DOTT. ORSI - Il teste ha fatto riferimento al luglio del
2004.
PRESIDENTE – È il 2005.
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TESTE DI MATTIA – Ho sbagliato, è 2005. Al 2004 ho fatto
riferimento per Sheveninghen.
PRESIDENTE – Sì, ma abbiamo capito.
TESTE DI MATTIA – L’altra cosa che posso dire è che, se adesso
sto un attimo nuovamente facendo mente locale, il
Governatore nella valutazione dell’istanza una volta poi
regolarizzata del BBVA ha sempre manifestato una forte
attenzione ai contenuti dell’istanza, ma anche c’era in
lui la preoccupazione, perché era presente in lui il
risultato dell’ispezione alla BNL, che era un risultato
non positivo e che aveva... Ecco, questo io ricordo. Lui,
quando manifestava un po’ questi suoi dubbi, mi ricordava
e diceva: “Tu sei stato alla vigilanza, sai che noi non
autorizziamo mai un aumento di capitale in costanza di
ispezione. Invece noi lo abbiamo fatto per la BNL perché
la situazione era particolarmente delicata”. Questo era
il sostrato delle sue osservazioni, che in qualche modo –
dato che BBVA poi era diciamo azionista della BNL –
richiedevano questa attenzione particolare.
Esame Tribunale PRESIDENTE - Una precisazione. Dato che Lei all’inizio ha
parlato dei membri del Direttorio, ci potrebbe dire chi
erano?
TESTE DI MATTIA – Il dottor Vincenzo De Sario, che era il
direttore generale, il dottor Pierluigi Ciocca, che era
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uno dei due vice direttori generali e il dottor Antonio
Finocchiaro, che era l’altro vice direttore generale,
cioè composto: tre più uno, più il Governatore. Preciso
che i poteri in materia di vigilanza, in generale i
poteri di qualsiasi tipo facevano capo al Governatore e
solo nei casi di assenza o impedimento per surroga agli
altri membri del Direttorio o l’eccezione del Direttore
generale che aveva le attribuzioni di preposto
all’amministrazione ordinaria. Questo assetto è
completamente cambiato con la Legge 262/05, che va sotto
il nome “Legge sulla tutela del risparmio”, perché i
membri sono diventati cinque, si è stabilito un altro
principio di funzionamento e così via.
PRESIDENTE – Un’altra precisazione. Lei ha detto che una volta
aveva telefonato il Presidente BNL dicendole che doveva
parlare con il Governatore.
TESTE DI MATTIA – Sì.
PRESIDENTE – Siccome – se non ho capito male – non ha
collocato nel tempo questa richiesta, può dirci chi era
il Presidente all’epoca di BNL che le ha fatto questa
richiesta?
TESTE DI MATTIA – Posso pensare intorno a giugno diciamo, ma
non riesco...
PRESIDENTE – Giugno 2005?
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TESTE DI MATTIA – Sempre 2005. Evidentemente lui non mi disse
l’oggetto né io glielo chiesi, ma era relativamente a
questa vicenda dell’OPS, debbo ritenere.
PRESIDENTE – Quindi era il dottor Abete che l’aveva chiamata?
TESTE DI MATTIA – Sì, il dottor Luigi Abete.
Esaurite le domande, il Teste viene congedato.
PRESIDENTE – Volevamo chiedervi questo: il 17 marzo c’è la
Festa Nazionale, ma il 18 marzo è stato programmato uno
sciopero degli avvocati. Voi partecipate? Mi sembra che
sia stato proclamato per tutta la settimana. Io non
ricordo bene, ma il consulente della Difesa UNIPOL quando
doveva essere sentito? Il 18 e...?
GIUDICE – E l’udienza dopo, il 24.
AVV. SIROTTI – Presidente, io approfitto nell’interesse di
COOP. ADRIATICA, e riproduco gli stessi documenti in
formato cartaceo, perché il cartaceo che avevamo prodotto
mancava di un documento rispetto al formato informatico
sul dischetto.
PRESIDENTE – Va bene.
AVV. SPEDICATI – Presidente, per la parte civile CONSOB mi
accodo anche io all’avvocato Sirotti per un deposito;
deposito delle note interne di CONSOB, che sono delle
note della divisione emittenti e della divisione risorse
che attestano l’indicazione dei funzionari che hanno
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istruito le pratiche per la vicenda in corso e la
quantificazione dei costi in relazione alla loro
retribuzione.
PRESIDENTE – Grazie. Avvocato Accinni?
AVV. ACCINNI – Se è il momento della presentazione di
produzioni, approfitterei, Presidente. In sede di
relazione introduttiva di richieste di prove, noi avevamo
proposto, ossia richiesto al Tribunale, l’acquisizione -
contrassegnato al numero 12 della nostra lista allora di
produzione documentale - di un parere dello Studio (inc.)
Dovery in data 9 marzo 2010 dal titolo: “Condizioni per
l’accettazione in offerte pubbliche volontarie di
acquisto di azioni. Regolamentazione in vigore fino a
marzo 2005, corredato da una traduzione giurata”. Ad
allora venne eccepito dalla Difesa Fazio e Frasca che non
era dato di poter intendere la rilevanza del contenuto di
siffatto parere rispetto al tema oggetto di giudizio. Il
Tribunale si riservò quindi rispetto al prosieguo del
dibattimento. Credo che oggi sia più chiara la ragione di
rilevanza di questo documento, essendo che
nell’illustrare quelle che sono le condizioni, illustra
anche come sia in Italia che in ogni altro Paese sia
assolutamente normale, sia porre – quando si presenta una
offerta pubblica – la condizione del raggiungimento del
50% e sia ed anche l’espressa riserva di potervi
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rinunciare. In questo senso il documento è ancora a
disposizione del Tribunale, quindi ove il Tribunale
volesse riesaminare la riserva ad allora posta, come se
decidesse naturalmente.
Il Tribunale scioglierà le riserve.
AVV. BORGOGNO – La Difesa Fazio e Frasca reitera l’opposizione
a questa acquisizione per le stesse ragioni già spiegate
nella prima udienza. Qui in realtà non si capisce ancora
una volta la rilevanza, perché questo parere, a quanto
capiamo, fa riferimento a normative non italiane e a
normative di vigilanza estere, che sono per di più
filtrate da un tecnico che le ha esaminate, quindi questo
tecnico caso mai avrebbe dovuto essere introdotto come
consulente, per poi depositare una apposita consulenza.
Peraltro l’ammissibilità stessa di una consulenza di
questo genere è piuttosto dubbia, perché riguarda
l’interpretazione di normative estere che oltretutto non
sono pertinenti alla materia che stiamo trattando. Quindi
per questi motivi mi sembra che ancora una volta non si
possa non sottolineare l’irrilevanza di questo parere.
PRESIDENTE – Avvocato, non sono ammesse repliche.
AVV. BORGOGNO – No, era solo per offrire un chiarimento. Mi
guarderei bene dal farle. Perché poi può essere che io mi
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sia espresso male. Non è una interpretazione di norme
straniere, è l’evidenziazione di una prassi che viene
seguita sia a livello nazionale che a livello
internazionale. Tutto qui.
AVV. SIROTTI – Non ricordo, Presidente, se all’epoca ci
associammo. Probabilmente sì. Insisto nell’associazione,
quindi nell’opposizione che è stata svolta dalla Difesa
Fazio e Frasca.
La Difesa Caltagirone e la Difesa Coppola si associano, nonché
la Difesa Biper, Leoni e Statuto.
PRESIDENTE – Noi avevamo allegato un calendario della
discussione. Ricapitoliamo invece ancora la parte
istruttoria. All’udienza del 3 marzo dovrebbe essere
sentito il consulente della Difesa Caltagirone e il
consulente della Difesa Fazio e Frasca; il 4 marzo il
consulente della Difesa Buonsignore e il consulente della
difesa Cooperativa Adriatica; poi ci sarebbe ancora il
consulente Difesa UNIPOL. Il 17 l’avevamo fatto saltare,
era il 18 e il 24. Poi il 25 si terminava con l’eventuale
controesame ed altre. Era così il calendario, mi sembra.
AVV. SIROTTI - E il 31, Presidente, il controesame del
professor Gualtieri, consulente UNIPOL.
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PRESIDENTE – Il problema si pone solo se il 18 marzo c’è
adesione all’astensione. È vero che può essere che
l’astensione venga revocata, però che cosa ci dite?
AVV. BORGOGNO – Questa Difesa non si astiene.
AVV. SIROTTI – Presidente, si potrebbe il 24 e il 25 il
professor Gualtieri e il 31 tutti i controesami.
PRESIDENTE – Noi vorremmo mantenere fermo il calendario della
discussione, perché purtroppo veramente ci sono problemi
anche di collegamento con altri processi, oltre che di
organizzazione anche per voi. Indicavo tra l’altro una
eventuale data in più: quella del 28 aprile, in cui erano
indicate altre parti civili. In realtà le parti civili mi
hanno... Mi sembra la CONSOB, in particolare, mi ha
chiesto la possibilità di concludere forse l’8 aprile,
cioè subito dopo il P.M., mi sembrava.
AVV. SPEDICATI – Presidente, o l’8 o il 21.
PRESIDENTE – Sì, comunque ha detto che era una conclusione
abbastanza rapida. Quindi il 28 aprile resterebbe
comunque come data anche per le Difese. Non sappiamo le
due parti civili minori se concluderanno, comunque non
penso che saranno conclusioni... E vorrei indicare quindi
la data del 28 aprile come data utile anche per le
Difese. Per quanto riguarda questo calendario, teniamo
fermo il 3 e il 4 marzo. Per quanto riguarda il 18, forse
al 4 di marzo ci saprete dire qualcosa di più preciso
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sullo sciopero, sulle astensioni – anzi, anche il 3 – ed
eventualmente potrebbe slittare al 24, al 25 e poi invece
il 31 è sempre il controesame di Gualtieri e quindi al
primo tutte le altre... Chi poi in realtà il 1° verrebbe
sentito? Il Tribunale ha un problema per sciogliere le
riserve etc., ma ci sono altri testi ed altri consulenti?
AVV. SIROTTI – Controesame dei consulenti che via via vengono
sentiti.
PRESIDENTE – No, si era parlato solo del controesame di
Gualtieri su richiesta del Pubblico Ministero.
AVV. SIROTTI – No, per la verità avevamo fissato, Presidente,
due udienze: una per il controesame di Gualtieri ed una
per il controesame degli altri consulenti. Forse questa
udienza può essere accorpata in una unica udienza il 31.
P.M. DOTT. ORSI – Diventa veramente difficile, diventa una
corsa ad ostacoli molto complessa fare il controesame di
tutti...
PRESIDENTE – No, semmai il 1° aprile. Va bene, allora teniamo
fermo. Nel caso saltasse il 18 marzo, Gualtieri sarebbe
il 24 e il 25. Il 31 il controesame e il 1° aprile tutti
gli altri eventuali controesami.
P.M. DOTT. ORSI – Vediamo però all’udienza prossima che ci
dicano i difensori se il 18 rimane o non rimane. Se
rimane, il nostro assetto era già stato...
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PRESIDENTE – Io vorrei sapere: ci sono dei difensori che
certamente si astengono? Forse ve l’abbiamo comunicato
noi. A me è pervenuto via mail questa comunicazione,
quindi se per favore per il 3 di marzo ci sapete
comunicare qualcosa, riusciamo a fare un calendario più
preciso.
AVV. SIROTTI – Presidente, ma siccome l’astensione se ci sarà
penso che con ogni probabilità ci saranno delle adesioni
da parte dei colleghi...
PRESIDENTE – Ma non vorremmo arrivare al ultimo momento per
saperlo.
AVV. SIROTTI - Il professor Gualtieri mi segnalava che il
giorno 18... mi chiedeva se veniva confermata l’udienza,
perché lui avrebbe un altro impegno.
PRESIDENTE – L’udienza è confermata. Se però ci sono delle
astensioni, ne dovremo prendere atto. Il Tribunale farà
udienza comunque, ci sarà. Dipende dagli avvocati. Quello
che volevo chiedere era: Avvocato Borgogno, a questo
punto i testi della Difesa Fazio Frasca sono comunque
esauriti e rinuncia a qualunque altro eventuale?
AVV. BORGOGNO – Ho già rinunciato.
AVV. SIROTTI – Presidente, rimane il teste Galante.
PRESIDENTE – Galanti quando lo dobbiamo sentire?
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AVV. SIROTTI – Presidente, io pensavo nell’udienza finale, a
questo punto dopo i consulenti, il 1° aprile, che però è
diventata l’udienza del controesame.
PRESIDENTE – È un teste impegnativo?
AVV. SIROTTI – No, non credo.
AVV. STICCHI – Presidente, mi scusi, il teste Tarantelli se
nei prossimi giorni non ci dovesse fare avere la sua
disponibilità perché ha degli impegni all’estero che
coincidono con le prossime date di udienza, noi
rinunceremo. Eventualmente non è un teste impegnativo.
PRESIDENTE - Eventualmente per i testi Galante e Tarantelli,
se ci fosse l’adesione, per quell’udienza inizieremo
magari mezz’ora prima, in modo da non incidere sul tempo
dedicato alle altre udienze.
Si dispone il rinvio del dibattimento all’udienza del
03.03.2011.
* * * * * *
Il presente verbale, prima dell’upload a Portale Giustizia perla documentazione e certificazione finale del computodei caratteri, risulta composto da un numero parziale dicaratteri incluso gli spazi pari a: 117427
Il presente verbale è stato redatto a cura di SocietàCooperativa ATHENA
L'ausiliario tecnico: Sig.ra Quadraccia Ornella
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Il redattore: Sig.ra de Rienzo Carla - Trascrittrice
Sig.ra de Rienzo Carla - Trascrittrice ____________________