Diritti e valori per una reale inclusione - ins. Verì

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Diritti e valori per una reale inclusione scolasticaInsegnante Verì Annalisa

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“Diritti e valori per una reale inclusione scolastica”

Insegnante Verì Annalisa

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L’Italia, a differenza degli altri Paesi Europei, può vantare un'esperienza di ormai 30

anni di integrazione scolastica degli alunni con disabilità nella scuola ordinaria, a

partire dalla prima legge datata 1971, fino ad arrivare a quella principale più attuale,

la Legge Quadro 104 del 1992.

Negli ultimi anni anche la Comunità Europea ha focalizzato la sua attenzione

sull'educazione dei bambini con bisogni speciali e sulla loro situazione nelle scuole,

citando soltanto i documenti più importanti, facciamo riferimento alla Dichiarazione

di Salamanca, la Carta di azione per i bisogni educativi speciali (UNESCO 1994); e

sopra ogni documento, la Convenzione dei diritti delle Persone con Disabilità redatta

dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (2006), sottoscritta da molti paesi del mondo.

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Una scuola inclusiva deve sempre “ promuovere il diritto di essere

considerato uguale agli altri e diverso insieme agli altri”. Le Linee Guida per

le Politiche di Integrazione nell’Istruzione (2009) dell’UNESCO suggeriscono

che: “La scuola inclusiva è un processo di fortificazione delle capacità del

sistema di istruzione di raggiungere tutti gli studenti. Un sistema scolastico

“incluso” può essere creato solamente se le scuole comuni diventano più

inclusive. In altre parole, se diventano migliori “nell’ educazione di tutti i

bambini della loro comunità”.

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Dall’integrazione all’inclusione

Ad oggi, il termine "integrazione" scolastica è stato ormai racchiuso e

sostituito dal termine "inclusione": intendendo con questo il processo

attraverso il quale il contesto scuola, con i suoi diversi

protagonisti (organizzazione scolastica, studenti, insegnanti, famiglia,

territorio)assume le caratteristiche di un ambiente che risponde ai bisogni

di tutti i bambini e in particolare dei bambini con bisogni speciali fra i quali

rientrano a pieno titolo anche gli alunni stranieri e i bambini adottati.

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LA RECENTE NORMATIVA SULL’INCLUSIONE SCOLASTICADIRETTIVA - 27 gennaio 2012

Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali eorganizzazione territoriale per l’Inclusione Scolastica

BES: Area dello svantaggio scolastico che ricomprende diverse problematiche.

3 GRANDI SOTTO-CATEGORIE:

1.DISABILITÀ

2. DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI

3. SVANTAGGIO SOCIO-ECONOMICO, LINGUISTICO, CULTURALE

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Disturbi evolutivi specifici

Svantaggio

Handicap

BES

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LEGGE 104/1992Sentenza della Corte Costituzionale n.80/100

La Repubblica: garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della

persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società;

Certificazione ASL

sostegno sostegno assistenza

Articolo 3, comma 1Handicap Articolo 3, comma 3

Handicap grave

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COME ATTIVARE IL SISTEMA DI INCLUSIONE SCOLASTICA

FAMIGLIA PROVVEDE ALL’ISCRIZIONE FORNENDO ATTESTAZIONE ALUNNO IN SITUAZIONE DI HANDICAP

SCUOLA ASSEGNA ALL’ ALUNNO UNA CLASSE INOLTRA RICHIESTA PER L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO

G.L.H. REDIGE IL PROFILO DINAMICO FUNZIONALE (PDF)

OPERATIVO PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO

(PEI)

SCUOLACOMUNE/PROVINCIA COLLABORATORE SCOLASTICO ASSISTENTE EDUCATIVA / COMUNICAZIONE

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LE LINEE GUIDA DEL MIUR SULL’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITA’ 4 agosto 2009, prot. n. 4274

Le direttive mirano ad innalzare il livello qualitativo degli interventi formativi ed educativi sugli alunni portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali.

“ La certificazione di disabilità” e’ l’unico presupposto giuridico per l’assegnazione della risorsa del sostegno. La norma di riferimento attuale è il DPCM 185 del 2006: per l’integrazione scolastica la certificazione è emessa da un Collegio ASL.

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ALTRA DOCUMENTAZIONE PER LA DISABILITA• La Diagnosi Funzionale secondo l’ICF:nella quale è indicata la situazione globale della persona, del suo stato di salute e delle funzioni nei suoi contesti reali di vita. •Il Profilo Dinamico Funzionale:indica le caratteristiche fisiche, psichiche , sociali, affettive dell’alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento conseguenti alla situazione di handicap, sia le possibilità di recupero.

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• Il Piano Educativo Individualizzato: è il documento nel quale vengono indicati gli interventi integrati ed equilibrati tra di loro predisposti per l’alunno in situazione di handicap ai fine della realizzazione del diritto all’educazione e all’istruzione ( come indicato dai primi 4 commi dell’art. 12 della legge 104 del 1992).

Esso è redatto congiuntamente dagli operatori sanitari individuati dalla Asl, dalle insegnanti curriculari e di sostegno della scuola in collaborazione con i genitori.

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Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) COMPOSIZIONE: •D.S. (che lo presiede o delega il referente) •Referente BES • FF.SS •Insegnanti specializzati • AEC / Assistenti alla comunicazione • Docenti con esperienza e/o formazione specifica o con compiti di coordinamento delle classi • Genitori • Esperti istituzionali o esterni in convenzione con la scuola

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• COMPITI DEL GLI

RACCOLTA E COORDINAMENTO DELLE PROPOSTE FORMULATE DAI SINGOLI GLHO;

INTERFACCIA DEI CTS E DEI SERVIZI SOCIALI E SANITARI TERRITORIALI;

ELABORAZ DI UN PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIONE RIFERITO AGLI ALUNNI CON BES

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RACCOLTA E DOCUMENTAZ. DEGLI INTERVENTI DIDATTICO-

EDUCATIVI POSTI IN ESSERE ANCHE IN RETE TRA SCUOLE

E/O CON AZIONI DELL’AMMINISTRAZ IONE

RILEVAZIONE DI BES PRESENTI NELLA

SCUOLA

FOCUS/CONTROLLO SUI CASI, CONSULENZ E SUPPORTO AI

COLLEGHI SU STRATEGIE/METODO DI GESTIONE DELLE CLASSI

RACCOLTA E COORDINAMENTO DELLE PROPOSTE GLH

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“INTELLIGENZA TERRITORIALE”

“La direttiva affida un ruolo fondamentale ai CTS - Centri Territoriali di Supporto, quale interfaccia fra l’Amministrazione e le scuole, e tra le scuole stesse nonché quale rete di supporto al processo di integrazione, allo sviluppo professionale dei docenti e alla diffusione delle migliori pratiche”. Cir. Min. n. 8 06/ 6/03/13

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Il Piano Annuale per l’Inclusività introdotto dalla CM n.8 del 6/03/2013 del MIUR

La scuola ha l’onere di proporre il Piano Annuale per

l’Inclusività, relazionando proprio sul processo di inclusività agito, sullo stato dell’arte in merito agli interventi inclusivi attivati in itinere e ancor di più presentare una proiezione globale di miglioramento che essa intende realizzare attraverso tutte le specifiche risorse che possiede.

In questa prospettiva più ampia, il PAI allarga la cerchia dell’integrazione tradizionale, compiuta dalla singola istituzione scolastica, verso un orizzonte più inclusivo, rinviando, prima di tutto, ad un’analisi dell’effettiva inclusività della scuola.

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Legge 170/2010Linee guida - 6 luglio 2011

Art. 1

Riconoscimento e definizione didislessia, disgrafia, disortografia e discalculia

La presente legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la

discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati

«DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in

assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono

costituire una limitazione importante per alcune attività della vita

quotidiana.

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DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI

• DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO-DSA• DEFICIT DEL LINGUAGGIO• DEFICIT DELLE ABILITÀ NON VERBALI• DEFICIT DELLA COORDINAZIONE MOTORIA

• IL FUNZIONAMENTO COGNITIVO LIMITE (BORDERLINE COGNITIVO)• è considerato ai confini tra disabilità e disturbo specifico. (Circa 200.000 alunni – 2,5% pop. scolastica)• DEFICIT DELL’ATTENZIONE E DELL’IPERATTIVITÀ per la sua origine in età evolutiva - (Circa 80.000 alunni – 1% popolazione

scolastica

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DSA

Dislessia

(lettura)

DisgrafiaDisortogr

afia(scrittura)

Discalculia

(calcolo)

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Art. 2 Finalità

La presente legge persegue, per le persone con DSA, le seguenti finalità:a) garantire il diritto all'istruzione; b) favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto,

garantire una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità;

c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali; d) adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative

degli studenti; e) preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle

problematiche legate ai DSA; f) favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi; g) incrementare la

comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione; h) assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale.

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AREA DELLO SVANTAGGIO

Direttiva MIUR 27-12-2012

CM 8 marzo 2013

Nota MIUR 22 novembre 2013

Ricomprendere altre situazioni che si pongono comunque oltre l’ordinaria difficoltà di apprendimento.Pertanto la rilevazione di una mera difficoltà di apprendimento non dovrebbe indurre all’attivazione di un percorso specifico con la conseguente compilazione di un PDP.»(Nota MIUR 22 novembre 2013)

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I TRE TIPI DI SVANTAGGIO

socioeconomico

linguistico

culturale

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Il Team docenti / Consiglio di classeIndividua

(non certifica)l’alunno con svantaggio

«E’ peculiare facoltà dei Consigli di classe o dei team docenti individuare – eventualmente anche sulla base di criteri generali stabiliti dal Collegio dei docenti – casi specifici

per i quali sia utile attivare percorsi di studio individualizzati e personalizzati, formalizzati nel Piano

Didattico Personalizzato» (Nota MIUR 22 novembre 2013)

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Che cosa fare dopo l’individuazione / certificazione?

Elaborazione di un percorso individualizzato e personalizzato

per alunni e studenti con BES.

Redazione di un PDP (Piano Didattico Personalizzato)

individualizzato o riferito a tutti i bambini della classe con

BES (strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti e

documentazione delle strategie programmate per la famiglia)

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Indicazioni operative riguardantila Direttiva del 27 dicembre 2012

• Riafferma che l’attivazione del percorso individualizzato e personalizzato sia deliberato dal Cdc o dal team docenti.

• Chiarisce che il PDP deve essere firmato dal D.S. (o docente delegato) e in caso sia necessario trattare dati sensibili includere l’autorizzazione dei genitori

• Conferma l’obbligo di presentazione della certificazione per l’esercizio dei diritti conseguenti alla situazione di disabilità e di DSA.

• Precisa che in mancanza di certificazione clinica o diagnosi “motiveranno opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò al fine di evitare il contenzioso”

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DIDATTICA INCLUSIVA

Cosa s’intende per didattica

inclusiva?

Quali sono gli strumenti

compensativi?

Cosa sono le misure

dispensative?

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PARLARE DI DIDATTICA INCLUSIVA SIGNIFICA PARLARE DI PROPOSTE DIDATTICHE ADATTATE AGLI STILI DI APPREDIMENTO DEI SINGOLI ALUNNI, TENENDO CONTO DELLE LORO DIVERSITA’. ESSA RICHIEDE FORME EFFICACI E FLESSIBILI DI LAVORO SCOLASTICO. LA DIDATTICA QUINDI HA BISOGNO DI ESSERE STRUTTURATA, POGGIANDO SU DUE PILASTRI:•CURRICULI D’ISTITUTO, IN QUANTO RAPPRESENTANO I TRAGUARDI, I SAPERI ESSENZIALI ALL’INTERNO DI UN ITER SCOLASTICO COESO E SIGNIFICATIVO LUNGO TUTTO IL PERCORSO DI APPRENDIMENTO DELL’ALUNNO;•LE COMPETENZE, CIOE’ L’AGIRE IN MODO AUTONOMO E CONSAPEVOLE.IN QUESTA PROSPETTIVA L’UNITA’ DIDATTICA RAPPRESENTA UNO DEI MEZZI PIU’ ADEGUATI A PERSEGUIRE REL’INDIVIDUALIZZAZIONE / PERSONALIZZAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI.

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La diversità, in tutte le sue forme, dunque, viene considerata una risorsa e una ricchezza, piuttosto che un limite, e nell’ottica dell’inclusione si lavora per rispettare le diversità individuali. L’idea di inclusione deve basarsi sul riconoscimento della rilevanza della piena partecipazione alla vita scolastica da parte di tutti i soggetti, ognuno con i suoi bisogni “speciali”. L’inclusione deve rappresentare un processo, una cornice in cui gli alunni, a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica o culturale, possono essere ugualmente valorizzati e forniti di uguali opportunità a scuola.

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STRATEGIE PER UNA SCUOLA INCLUSIVA

• Partire dalle competenze del bambino.• Favorire l’organizzazione dell’attività in piccoli gruppi. • Il tutoring.• L’apprendimento per scoperta. • La suddivisione del tempo in tempi.• Utilizzo di molteplici linguaggi (pittorico, teatrale, musicale…) per

poter esprimere e valorizzare molteplici personalità. • Approccio operativo esperienziale per l’acquisizione dei saperi.• Attuare un processo di apprendimento-insegnamento secondo una

logica costruttivista ( alunno al centro del processo, protagonista attivo della costruzione della propria conoscenza).

• Promuovere la metacognizione (riflettere su ciò che si apprende).

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• L’utilizzo di mediatori didattici.• Attrezzature e ausili informatici.• Software e sussidi specifici.

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Ciò implica anche la conoscenza e l’uso dei diversi stili cognitivi e

mnestici (uditivo, visivo, globale, analitico) e l’individualizzazione/

personalizzazione degli apprendimenti di tutti i bambini e non

solo di quelli con bisogni speciali, coinvolgendo l’alunno stesso e

anche le famiglie nell’ individuazione delle strategie. In

quest’ottica l’utilizzo di mappe concettuali e delle tecnologie

interattive risulta molto significativo ( LIBRI DI TESTO IN FORMATO

DIGITALE/ LIM)

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LA VALUTAZIONE NELLA SCUOLA INCLUSIVA La valutazione assume la funzione di “strumento regolatore dei

processi” e ha carattere: promozionale perché dà all’alunno la percezione esatta dei suoi

punti forti prima di sottolineare i suoi punti deboli; formativo: perché, dando all’alunno la percezione del punto in cui è arrivato, gli consente di capire, all’interno del processo formativo, che cosa deve fare e che cosa deve chiedere alla scuola;

orientativo: in quanto il ragazzo si rende consapevole dei propri aspetti di forza e di debolezza e acquista più capacità di scelta e di decisione. Una scuola inclusiva utilizza la valutazione anche come mezzo per “giudicare” sé stessa, in un’ottica di continuo miglioramento sia per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse umane sia di quelle materili.

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PROFILO DEI DOCENTI INCLUSIVI(Agenzia Europea per lo Sviluppo dell’Istruzione degli Alunni Disabili)

Il progetto “La formazione dei docenti per l’inclusione” ha esaminato le prassi della formazione

iniziale dei docenti e in che modo sono preparati ad essere “inclusivi”.

Il progetto triennale è stato realizzato per individuare quali sono le competenze, il bagaglio

formativo e culturale, i comportamenti ed i valori necessari a tutti coloro che intraprendono la

professione docente a prescindere dalla materia di insegnamento, dalla specializzazione,

dall’età degli alunni cui si andrà ad insegnare o dal tipo di scuola in cui si andrà a lavorare. Al

progetto hanno partecipato cinquantacinque esperti provenienti da 25 paesi europei.

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Sono stati identificati quattro valori essenziali dell’insegnamento e dell’apprendimento sulla base dell’osservazione del lavoro dei docenti in classe. Questi quattro valori sono:

1. Valutare la diversità degli alunni – la differenza tra gli alunni è una risorsa e una ricchezza;

2. Sostenere gli alunni – i docenti devono coltivare alte aspettative sul successo scolastico degli studenti;

3. Lavorare con gli altri – la collaborazione e il lavoro di gruppo sono approcci essenziali per tutti i docenti;

4. Aggiornamento professionale personale continuo – l’insegnamento è un’attività di apprendimento e i docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento permanente per tutto l’arco della vita.

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• Il 19 febbraio 2014 il Miur ha emanato le nuove “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, in cui sono stati messi in evidenza alcuni temi: l’importanza strategica dell’italiano lingua 2, la necessità di un orientamento mirato anche alle famiglie, il ruolo decisivo dei CPIA e la formazione, per insegnanti e dirigenti, sulle strategie d’integrazione.

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2014 - Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri

«Gli alunni con cittadinanza non italiana necessitano anzitutto di interventi didattici di natura transitoria relativi all’apprendimento della lingua e solo in via eccezionale si deve ricorrere alla formalizzazione di un vero e proprio piano didattico personalizzato (v. nota ministeriale del 22 novembre 2013). Si fa in questo caso riferimento soprattutto agli alunni neo-arrivati ultratredicenni provenienti da paesi di lingua non latina»

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LA VALUTAZIONE • La normativa vigente (DPR 394/1999, art. 45; DPR n.122/2009

Regolamento sulla valutazione scolastica) prevede che gli alunni con cittadinanza non italiana presenti sul territorio nazionale, in quanto soggetti all’obbligo d’istruzione, siano valutati nelle forma e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essa consente, comunque, una valutazione che tenga conto dei livelli di partenza, del percorso di apprendimento dei singoli (quindi anche della storia scolastica pregressa) e del raggiungimento delle competenze e dei traguardi di apprendimento «essenziali». La normativa d’esame non consente di differenziare formalmente le prove per gli studenti stranieri, ma solo per gli studenti con bisogni educativi speciali certificati o comunque forniti di un piano didattico personalizzato. La prova nazionale nell’Esame conclusivo del I ciclo e la relativa griglia di correzione sono le stesse previste per tutti i candidati.