Didattica laboratoriale f maurizi_7-05-2010

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La didattica laboratoriale: Le esperienze acquisite, le risorse, i bisogni del sistema scolastico italiano Roma, 7 maggio 2010 Franco Maurizi ITP presso IISS “A. Einstein” di Roma

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convegno “Laboratori nella Nuova Scuola Italiana”, Roma 07/05/2010, intervento del Prof F. Maurizi insegnante tecnico pratico

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La didattica laboratoriale:

Le esperienze acquisite, le risorse, i bisogni del sistema scolastico italiano

Roma, 7 maggio 2010Franco MauriziITP presso IISS “A. Einstein” di Roma

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“Per fare didattica laboratoriale

non sono indispensabili i laboratori”

“Per fare la cioccolata non è indispensabile il cacao”

“Per fare il caffè non è indispensabile la caffeina”

“Per fare la maionese non sono indispensabili le uova”

...

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Un laboratorio non crea automaticamente una didattica laboratorialeUna cioccolata con molto cacao non è automaticamente buonaUn caffè con caffeina può essere non gradito... ...

UNA CONDIZIONE NECESSARIA NON E' DI PER SE' SUFFICIENTE

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Dalla lavagna al libro di testo, Dalla lavagna luminosa al film Dal computer alla reteDalla lavagna interattiva multimediale al laboratorio virtuale

Ciascuno di questi può essere utile ad una didattica laboratoriale;

Ci sono poi le aule attrezzate (l'aula di fisica, l'aula di scienze …)

La didattica laboratoriale è una metodologia di insegnamento e di apprendimento

Ogni metodologia trova i sussidi didattici di cui ha bisogno

Ed i... LABORATORI

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Le peculiarità di un laboratorio

L'organizzazione degli spaziL'operatività diretta degli studenti

(L'aula attrezzata non è un laboratorio)

Il laboratorio è il “sussidio didattico”che induce per sua natura all'uso di una didattica laboratoriale,anche in chi non ne ha mai sentito parlare

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Un lusso insostenibile o una ricchezza da condividere ?

Si potrebbe pensare che le attività sperimentali svolte dagli studenti in laboratorio si possano sostituire con altro; è molto di moda parlare oggi di laboratori virtuali, ma che differenza pedagogica c'è tra un 16 mm della Esso degli anni '60 ed un video su you tube di 50 anni dopo ?La differenza c'è, se stiamo condividendo con altri interlocutori, in una modalità di comunicazione reciproca, i risultati di un nostro percorso di studio su un determinato fenomeno . Ma questo implica comunque l'uso di un laboratorio “reale”.

Il padre riconosciuto del metodo sperimentale è Galileo, ma penso anche a Lavoisier: che possibilità c'è di far proprio un concetto come la conservazione della massa, che viene continuamente ingannato dalla percezione visiva, se non utilizzando appropriati strumenti e rigorose misure, se non costringendo l'apparenza a piegarsi alla razionalità ?Un percorso di questo tipo può essere indotto da un “racconto” per quanto “multimediale”?

Una giovane mente ha il diritto di vivere direttamente questo processo ?

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L'insegnante nel laboratorio

Nella scuola italiana esiste una figura specifica per l'insegnamento nei laboratori

Oggi può essere visto come un costo aggiuntivo o come una risorsa consolidata

La sua introduzione è dovuta al fatto che il solo insegnante di teoria, per percorso formativo, non offriva garanzia di competenza operativa

Questa necessità è superata ?

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L'insegnante di laboratorio

L'uso di un laboratorio utile ad una didattica laboratoriale implica un lavoro specifico

- progettazione delle attività- adattamento alle specificità del gruppo classe- controllo della funzionalità della strumentazione- vigilanza sul corretto utilizzo e sulle condizioni di sicurezza- verifica dell'utilità didattica

( Per alcuni di questi aspetti gli Insegnanti Tecnico Pratici degli istituti tecnici e professionali si avvalgono della collaborazione dell'aiutante tecnico, figura che in 3 anni di taglio di organico e di condivisione tra diversi laboratori è diventata piuttosto aleatoria )

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Un lusso insostenibile o una ricchezza da condividere ?

Il costo di una risorsa deve essere valutato sulla base di quanto viene utilizzata e dei benefici che comporta. Il beneficio didattico dei laboratori come sono stati organizzati fino ad oggi negli Istituti Tecnici, con la compresenza dell'insegnante teorico, con spazi temporali adeguati fin dal primo anno, è intuitivo, ma non so quanto dimostrato.

Lo studio che viene ripreso nelle prossime diapositive fa riferimento ad un ambito regionale, ma è molto interessante il concetto di valore aggiunto che introduce. Anche tenendo conto della approssimazione che comporta qualsiasi elaborazione statistica, offre una occasione di riflessione su quali debbano essere i parametri da tenere in considerazione nel definire l'efficacia di una metodologia didattica

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cito da :

Atti della 1a sessione del seminario nazionaleLe regioni italiane in PI SA 2006:

risultati problemi prospettive Genova, 20-21 giugno 2008

Organizzato da ADI- Associazione Docenti Italiani

UN ESPERIMENTO DI MISURAZIONE DELVALORE AGGIUNTO DELLE SCUOLE

SECONDARIE DI 2° GRADO DEL VENETOCON L'USO DEI DATI PISA 2006

Rel azione d i Angel a mart iniRic er c atr ic e ANSAS Veneto

Il sotto-campione su cui lo studio di cui si presentano qui i risultati è stato condotto si compone deisoli alunni dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali. Sono stati esclusi gli studentidei Centri di Formazione Professionale, per le ragioni che diremo fra poco, e gli studenti dellascuola media, perché, pur facendo essi parte della popolazione dei quindicenni scolarizzati, che è lapopolazione-target di PISA, non possono però esser considerati rappresentativi di questa fasciad’istruzione.Gli studenti effettivi che compongono il sotto-campione analizzato sono 1387, che, dato il sistema

(...)

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A titolo di confronto si riporta una statistica relativa agli iscritti di una singola scuola di Roma.1 prima di liceo sc.tecnologico (26 iscritti)4 prime di ist. Tecnico (97 iscritti)

Liceo

Istituto Tecnico

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Graduatoria delle stesse scuole in base al “valore aggiunto”

Se viene preso in considerazione il miglioramento rispetto al punteggio prevedibile in base ai livelli in uscita dalla scuola media (il “valore aggiunto” dalla scuola) si trovano ai primi posti gli Istituti Tecnici.Forse non sarà tutto merito dei laboratori, ma varrebbe la pena approfondire...

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http://www.invalsi.it/download/pdf/pisa06_20080604_INVALSI_03_cap2.pdf

Nonostante le osservazioni precedenti sui livelli in entrata, già dal 1° anno il gruppo più numeroso tra gli studenti dei tecnici è quello del livello 3 di competenza.

Questo grafico riassume i diversi livelli di competenza scientifica dei 15enni italiani in relazione al tipo di scuola... e preoccupa tanto le alte sfere...

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http://www.invalsi.it/download/pdf/pisa06_20080604_INVALSI_03_cap2.pdf

“Il livello 3 corrisponde a conoscenze e competenze più diversificate, anche se utilizzabili soloin un numero limitato di contesti, ed alla capacità di operare in situazioni note e concrete seguendoi passi dell’indagine scientifica – individuazione dei fatti, applicazione di semplici modelli, interpretazionedei dati – per arrivare a prendere decisioni basate su conoscenze semplici e su proveevidenti di carattere scientifico.”

E' la definizione INVALSI del livello 3 di competenza scientifica, ma somiglia moltissimo agli obiettivi minimi della programmazione delle attività di laboratorio del primo anno ITIS...

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http://www.confindustria.it/aree/progedu.nsf/....

Gli esiti formativi degli studenti degli istituti tecnici, nelle diverse articolazioni, se messi a confronto con la tipologia in entrata, indicano una crescita di aspirazione alla formazione universitaria

Un altro indizio di valore aggiuntodella didattica con il laboratorio: gli esiti formativi

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Oltre un quarto delle matricole proviene da Istituti Tecnici

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http://www.confindustria.it/aree/progedu.nsf/....

La consistente fetta di laureati giunti all'università passando attraverso il diploma di un istituto tecnico, specie in alcune facoltà, è un ulteriore indizio della capacità di formare e ri-orientare.In questa azione di rimotivazione agli studi il ruolo dei laboratori è tutt'altro che marginale.

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Modifica elaborazione confindustria su dati miur

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Un lusso insostenibile o una ricchezza da condividere ?

A chi pone problemi di costi bisogna ricordare l'elementare criterio Costi/Benefici:Il beneficio didattico dei laboratori come sono stati organizzati fino ad oggi negli Istituti Tecnici, con compresenza dell' insegnante teorico, con spazi temporali adeguati fin dal primo anno, seppure non è documentato da specifiche ricerche, è ampiamente deducibile.I laboratori esistenti, e gli insegnanti di laboratorio specializzati che vi operano, sono anche il risultato di investimenti economici sostanziosi. Il loro impiego dovrebbe essere intensificato al massimo in una logica di buon utilizzo del bene comune.

Ampliare l'uso dei laboratori e della didattica laboratoriale è la strada per raggiungere i livelli di qualità e diffusione della cultura scientifica richiesti dalla conferenza di Lisbona

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Ampliare Come?

Progettiamo

Reti di scuole , medie e superiori, istituti tecnici e licei

Condivisione dei laboratori e degli insegnanti tecnico pratici tra le scuole della rete

Integrazione della rete fisica con una rete web

Risorse : tutte interne al sistema scolastico

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Estendere l'uso dei laboratori sia alle scuole medie che ai licei comporta solo problemi di natura organizzativa, perchè le risorse ci sono tutte: insegnanti, laboratori, attrezzature.

I drastici tagli orari alle attività di laboratorio previsti dal “riordino” delle superiori produrranno un sovrannumero di ITP: perchè non utilizzarli nell'organizzazione e conduzione di questi laboratori condivisi ?

Queste reti tra scuole sarebbero una occasione formidabile di praticare la continuità tra scuola media e superiore, la condivisione di esperienze didattiche e di metodologie tra diversi ordini e tipologie di scuola.

Finalmente comincerebbero a franare gli steccati artificiosi tra i diversi “saperi”, si permetterebbe agli studenti una scelta più consapevole del loro percorso formativo, si eviterebbe di trasformare le attività di orientamento in avvilenti cacce allo studente - cliente