Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso
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il dialogo
ottobre-novembre 2011
numero 5 - anno XXI
bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere
associazioni cristiane lavoratori internazionali
Giovani e senso religioso
il dialogo 5/112
La vignetta di Daria Lepori
Impressumil dialogoBimestrale delle ACLI SvizzeraDistribuito in abbonamentoStampa 5000 copie
Comitato di redazione:Luciano Alban, Ennio Carint,Antonio Cartolano, Moreno Macchi, Francesco Onorato,Franco Plutino, Giuseppe Rauseo, Paolo Vendola, Luigi Zanolli
Responsabili di zona:AG: Gaetano VecchioBS-BL-BE-SO: Anna GarziaGE-VD: Luciano GattoZH-LU-SG-SZ-TG: Salvatore DugoTI: Ivana Caldelari
Redazione e recapito:Redazione il dialogoVia Contrada Nuova 16982 Agnotelefono 091 921 47 [email protected]
Stampa:Tipografia Reggiani SpA Brezzo di Bedero (VA)
Progetto grafico:Daria LeporiCoordinamento e impaginazione:Ivana Caldelari
È possibile abbonarsi:sei numeri annuali a fr. 20.-CCP 65 - 272444 - 7
Il prossimo numero sarà recapitato afine dicembre 2011. La chiusura diredazione per contributi scritti è fis-sata per il 25 novembre 2011.
Nuova sede del segretariato nazionale
ACLI: Contrada Nuova 1
6982 Agno
tel. 091 921 47 [email protected]
EDITORIALE
L a n o s t r a p re s e n z a
il dialogo 5/113
Sommarionumero 5 - anno XXI
Il cuore e la manoQuale eredità spirituale per
le generazioni future? pag. 4
AcliFaiQuindici anni di FAI pag. 5
PoliticaElezioni federali, pochi vincenti
tanti perdenti pag. 6
Filo diretto con SynaDonne, c’è motivo di festeggiare? pag. 7
Giovani e senso religiosoSenso religioso come sintesi
dello spirito pag. 8
Giovani e religioni, miti
e credenze pag. 9
Barometro della gioventù pag. 11
Esperienza di vita cristiana vissuta
sul lavoro pag. 12
Riflessioni di una persona
qualunque pag. 13
Paolo Di Tarso e l’incontro giovanile
decisivo pag. 14
Riscoprirsi nel volontariato pag. 15
EditoriaCuore di mamma, di Matteucci pag. 16
ENAIP-SvizzeraPercorsi di formazione pag. 17
PatronatoAVS, i contributi e il calcolo
della retta pag. 18
Lavoro (in)sicurezza pag. 18
Perché Perché pag. 19
La vita delle ACLICadenazzo, Circolo in festa pag. 20
Coro ACLI di Lugano pag. 20
Convegno delle Donne ACLI
a Lenzburg pag. 21
50.mo del Circolo di Dietikon pag. 22
Möhlin: i 90 anni di Nino pag. 23
Festa del PD in Svizzera pag. 23
Sale e PepeCaponata alla moda di Zuanne pag. 23
Negli ultimi mesi tante nostre realtà aclistesul territorio hanno celebrato, assieme adaltri e con momenti molto significativi coin-volgendo anche molti giovani, i 150 annidella nascita dell’Italia nel consesso dellenazioni europee. Una nascita che nonostan-te il trascorso secolo e mezzo può dirsi recen-te e ancora bisognosa di affermazione, con-divisione e unità. Momenti che sono monitoa non cadere nella spirale egocentrica e cam-panilista ma che fa delle diversità popolari eregionali italiane un valore di sentimenti ecultura. Nessuna nazione e nessun popolo ègrande perché tutti la pensano allo stessomodo ma per il coagulo che, nel rispetto reci-proco e delle comuni regole, abbraccia e valo-rizza tutti.
Alcune settimane fa ho potuto essere presen-te all’annuale serata incontro con i genitoridei 26 bimbi ospitati al “Kita” (asilo nidoEnaip) alla Weberstrasse 3 di Zurigo.Erano presenti quasi tutti i genitori. Èstata una serata interessante e ben organiz-zata dalla direttrice Angelica Schneider.Tra i genitori vi erano in maggioranza cop-pie giovani e coppie linguisticamente miste.C’è stata una viva discussione sull’impor-tanza del mantenimento della specifica par-ticolarità del nostro Kita che è il bilingui-smo, italiano e tedesco. Bilinguismo che faunica nella zona questa realtà nata appun-to sulla base di questa specificità. Sonorimasto positivamente sorpreso della serietàorganizzativa, della familiarità, dei colori,della luminosità della struttura e dell’inte-ressantissimo dibattito che i genitori hannoanimato. Credo fermamente che questo siaun importante servizio che come ENAIPZurigo viene offerto nel territorio dove è sen-tito l’interesse di molte famiglie con, uno oambedue i genitori, che hanno l’italianocome lingua di provenienza e sono intenzio-nati a mantenere forte il legame di questovalore e di questa identità di chi è venuto danon molto in Svizzera, magari per matri-monio, o di chi l’ha recepita e vissuta trami-te i propri genitori o nonni. Penso che comeACLI dobbiamo essere orgogliosi di questa
realizzazione e motivarsi perché divenga sti-molo per esperienze analoghe in altre cittâ.
Il 25 settembre si è tenuto a Lenzburg l’an-nuale Convegno Donne ACLI dellaSvizzera. Il momento è stato uno di quellimenzionati in apertura di questo editorialecon a tema “L’Unità d’Italia e le Donne”.Con l’organizzazione attenta della respon-sabile nazionale delle Donne ACLI, MariaAlonso-Ricci e la collaborazione intensadelle donne ACLI d’Argovia e del localeCircolo ACLI, la presenza è stata moltoattenta e numerosa. Franco Narducci hatrattato il tema “Donne del risorgimento ita-liano e donne dell’emigrazione italiana nelmondo”. Introduzione alla giornata che haricordato del contributo femminile all’ideadell’Unità d’Italia e in particolare il contri-buto delle Donne italiane nella resistenza enella fase della forzata emigrazione del dopoguerra. È stata quindi la volta di PaolaVacchina, vicepresidente delle ACLI cen-trali, sul tema “invisibili e forti, contributodelle Donne italiane all’unità” che ha sotto-lineato l’importante funzione di coagulo chele donne hanno avuto ed hanno nella coesio-ne sociale. Vania Alleva, vicepresidentedell’USS, ha parlato del movimento donnein Svizzera e della parità con riferimentoanche alle donne immigrate. Ha sottolineatoi momenti che hanno portato all’emancipa-zione femminile in Svizzera, paese che perultimo in Europa ha sancito il suffragio uni-versale alle donne e che oggi annovera percontro, nonostante ancora molteplici dispari-tà, una forte presenza femminile nella politi-ca e nella società. (v. anche pag. 21)
Questi tre momenti sono il tratto e lo spec-chio di una nostra realtà sul territorio chesottolineano il valore del nostro lavoro el’impegno di tutti a valorizzarne la presen-za. Là dove siamo e ciò che facciamo è alservizio di tutti per un allargamento del-l’impegno e per una società più giusta amisura umana.
Ennio Carint
Presidente ACLI Svizzera
IL CUORE E LAMANO
Quale eredità spirituale per le generazioni future?
Il richiamo del Maestro di Nazareth può essere
letto come un invito alla riflessione sul livello di
accesso al discorso spirituale rivolto alle giovani
generazioni dei giorni nostri. In una società qual è
quella contemporanea occidentale, che si vuole
aperta e globalizzata, in grado di interagire a tutto
campo e di avere una comunicazione “in tempo
reale”, ci si può chiedere quale spazio sia (e possa
essere) riservato all’insegnamento e alla pratica
religiosi. Di certo, nell’immenso flusso di infor-
mazioni e di persone che contraddistingue il
nostro mondo, i processi di mutamento in atto
coinvolgono anche le tradizioni religiose. Resta
tuttavia da chiarire la questione del loro ruolo
effettivo nell’essere fonti di significato per l’uma-
nità, nel fornire prospettive etiche e trascendenta-
li, nell’accompagnare le trasformazioni culturali e
sociali.
Recenti sondaggi, svolti alle nostre latitudini come
in altri paesi europei, indicano che la religione
continua ad avere un posto riconosciuto soprat-
tutto in ambito personale e familiare, molto meno
sul piano pubblico. Il discorso vale, in genere,
anche per i più giovani: se spesso cresima o con-
fermazione segnano la fine di una pratica religio-
sa regolare, nondimeno per apprendisti e studenti
l’insegnamento trasmesso durante la preparazione
dei sacramenti raffigura un fondamento spirituale
duraturo. Che però il luogo collettivo non possa
più essere rivendicato per Dio o la Chiesa è tal-
volta dimostrato dalle reazioni stizzite e magari
persino accusatorie di determinate correnti socia-
li o politiche quando rappresentanti ecclesiastici
prendono posizione su tematiche sensibili quali la
coesione sociale, l’accoglienza del diverso, il con-
fronto interculturale ed interreligioso, ecc. Gli
esponenti di tali correnti di pensiero si sentono a
volte offesi, perché ecclesiastici ricordano i valori
spirituali (e le rispettive conseguenze morali) su
cui dovrebbe fondarsi la nostra collettività.
Questo è un modo persino elegante di sottolinea-
re il crescente scollamento fra convinzioni indivi-
duali o familiari e presenza pubblica.
Rimane quindi da chiedersi quale eredità spiritua-
le consegneremo alle future generazioni, in un
mondo nel quale i pilastri di riferimento ideologi-
ci sono diventati sempre più fragili e mobili, i cui
orizzonti spirituali si fanno viepiù opachi e tenui
(solo in parte contrastati dall’emergere di manife-
stazioni d’integrismo religioso, ovviamente non
unicamente islamico, ma pure cristiano o induista)
e all’interno del quale il riconoscimento della pro-
pria identità diviene sempre più complesso (e
complicato, a causa delle molteplici influenze ed
implicanze). Nel dopoguerra si affermava con
forza che, almeno in Occidente, il XXI secolo
sarebbe stato necessariamente religioso. Alla luce
dei fatti, possiamo domandarci se sia realmente
così o se non vadano ripensati a fondo il senso
d’appartenenza alla propria comunità spirituale, i
contenuti della testimonianza ed i principi della
coerenza e della credibilità.3
di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera
il dialogo 5/114
“Lasciate che i bambini vengano a me” – è il monito rivolto da
Gesù ai suoi discepoli, intenti ad allontanarli dalla loro cerchia.
Nel rifiutare qualsiasi forma di discriminazione o privilegio, Gesù
afferma – anzitutto con la sua vita ed il suo modo d’essere – che
chiunque ha il diritto di entrare in contatto con lui, indipenden-
temente dal suo statuto sociale e religioso o dalla sua età.
ACLIFAI
il dialogo 5/115
Con queste parole, nel nuovo Patto associativo
delle ACLI si annuncia la nascita della FAI al con-
gresso di Napoli, nel marzo 1996.
Formalmente costituita nel 1997, la FAI approda
alla Conferenza Organizzativa delle ACLI italiane
del 1998, come una realtà già “da ripensare”. A
neppure due anni dalla nascita, la scommessa sulla
FAI mette in luce una necessità urgente e sempre
più avvertita: “trasformare le ACLI in una vera
organizzazione europea e internazionale…”1.
La FAI sembra dunque nascere all’interno di un
paradosso: da una parte, infatti, il carattere inter-
nazionale è per le ACLI un dato quasi “naturale”,
con-naturato alle finalità che ispirano l’esistenza
stessa dell’Associazione; dall’altro, le ACLI affida-
no alla FAI il compito di renderle una vera orga-
nizzazione internazionale.
Non è qui luogo di ricostruire la storia della FAI,
ma solo evidenziare la portata della scommessa
che la sua costituzione ha rappresentato per le
ACLI, per tutte le ACLI, ovunque fossero. Un
obiettivo voluto da tutti, una scommessa sostenu-
ta da molti, ma una consapevolezza che in parten-
za condividono in pochi: potrebbe sintetizzarsi
così, la situazione in cui nasce la FAI e rispetto alla
quale possiamo registrare oggi un sostanziale cam-
biamento.
Si tratta di un altro paradosso. Almeno in Europa,
gli anni in cui la FAI vede la luce sono quelli più
gravidi di speranze, visioni e progetti collettivi:
laburisti e sinistre governano i maggiori Paesi;
viene approvato il trattato di Amsterdam; nasce
l’Euro e sulla base di Maastricht viene costituita la
BCE; in Italia entra in vigore l’accordo di
Schengen. A fronte di situazioni drammatiche si
tentano soluzioni comuni, come nel caso della gra-
vissima crisi albanese o della nascita del Tribunale
penale internazionale. Insomma sono anni di gran-
de fermento positivo, ma per la velocità dei cam-
biamenti, sono anni “brevi”.
Oggi, sembra infatti definitivamente infranto quel-
l’orizzonte collettivo e comunitario (non certo o
non solo qui in riferimento all’UE) che aveva
caratterizzato quegli anni. Al contrario - nella FAI,
nelle ACLI - è enormemente cresciuta la consape-
volezza di quanto importante sia ricostruire quella
dimensione, quello spazio “necessario” per legge-
re la dimensione internazionale come dimensione
della reciproca “interdipendenza”.
L’esperienza delle ACLI all’estero – abbiamo detto
- nasce insieme alle ACLI stesse, quasi spontanea-
mente. Nel 2005 abbiamo commemorato i 60 anni
delle ACLI e nel 2006 i 60 del Servizio per l’emi-
grazione del Patronato ACLI, istituito per “rispon-
dere ai bisogni sociali concreti” dei lavoratori.
Ma cosa vuol dire oggi rispondere ai bisogni socia-
li, alle domande vecchie e nuove che vengono dalle
nostre comunità? Cosa vuol dire, in uno scenario
locale e internazionale completamente mutato?
Quanto siamo in grado oggi di sostenere progetti
e contribuire concretamente allo sviluppo locale,
ovunque nel mondo, come vorremmo?
Quali strategie comuni e quali saperi ci sono
necessari?
Quali sono i modelli associativi e partecipativi che
le ACLI hanno proposto e realizzato? E oggi, quei
modelli valgono ancora? A chi si rivolgono e chi
escludono? Che conti hanno fatto con il cambia-
mento e la moltiplicazione delle domande che pro-
vengono dal tessuto sociale? Si tratta di modelli
“consapevoli” e tra loro dialoganti? In che lingua e
a quali contesti parlano?
Queste domande hanno segnato gli
ultimi anni del nostro percorso come
FAI, consegnandoci la consapevolez-
za profonda di quanto le nostre espe-
rienze siano necessarie gli uni agli altri.
Perché lo “stare al mondo”, come l’in-
ternazionalità, è un apprendimento
continuo.3
Q u i n d i c i a n n i d i FA I : u n p e rc o r s o d i c o n s a p evo l e z z a e d i a p p re n d i m e n t o“La vocazione internazionale di una grande associazione che, sia in Italia che all’estero, si esprime
sempre più in percorsi di solidarietà e collaborazioni associative si è realizzata nella costituzione
della Federazione ACLI Internazionali (FAI)”.
di Simonetta De Fazi, coordinatrice Dipartimento "Rete Mondiale ACLI"
1 Entrambi i passaggi virgolettati sono tratti da “La FAI e la Conferenza
Organizzativa e Programmatica”, documento presentato in occasione del
seminario sull’internazionalità delle Acli, Roma 21 ottobre 1998.
Elezioni federali, pochi vincenti tanti perdenti
POLITICA
Le votazioni federali dello scorso 23 ottobre hanno emesso il
loro verdetto di vincitori e perdenti. La nuova formazione poli-
tica, il Partito borghese democratico (PBD) e il Partito dei verdi
liberali sono i vincitori di queste elezioni, il Partito socialista è in
pareggio, ha perso lievemente in percentuale, ma ha guadagnato
tre seggi. Tutti gli altri, invece, possono essere considerati per-
denti, seppure con valutazioni diverse.
C’è da registrare la notevole perdita di 8 parlamen-
tari dell’UDC (SVP), mentre i sondaggi la davano
in leggero aumento. Anche la prepotenza mediati-
ca di Christoph Blocher per un posto al Consiglio
degli Stati a Zurigo non è stata valutata favorevol-
mente, in questa tornata elettorale è risultato solo
terzo.
Come spesso accade ad ogni votazione politica, le
aspettative dei partiti venivano poste molto in alto.
Ogni voto conta, è stata la parola d’ordine di tutte
le forze partitiche, con la speranza che le previsio-
ni venissero superate dai risultati elettorali. In real-
tà, per chi conosce il sistema politico svizzero,
unico al mondo nel suo genere, i cambiamenti dei
risultati, se pur di una certa rilevanza, non sempre
sono determinanti nella formazione del Governo
federale, dove invece contano le alleanze.
L’esempio più eclatante lo si è avuto il 12 dicem-
bre 2007, con la non rielezione di Christoph
Blocher a Consigliere federale. Con una strategia
degna d’un film di Hitchcock, dopo una notte d’in-
contri trasversali, si è addirittura programmato
l’arrivo a Berna di Eveline Widmer-Schlumpf,
componente del Governo grigionese e della stessa
formazione politica di Blocher. Con questo accor-
do si è riusciti a estromettere nientemeno che il
massimo rappresentante del partito di maggioran-
za relativa.
La Schlumpf, accettando l’incarico, ha provocato
un terremoto politico: l’UDC nazionale ha chiesto
la sua espulsione dall’UDC grigionese, ciò non è
avvenuto, provocando così la spaccatura di tutta la
sezione grigionese.
Conseguenza di quella situazione è la nascita di un
nuovo partito: il PBD – Partito borghese demo-
cratico che, in queste votazioni federali ha ottenu-
to un risultato sorprendente, rafforzando la possi-
bilità che Eveline Schlumpf possa venire rieletta.
Ricordiamo ai lettori che i prossimi appuntamenti
elettorali, secondo i Cantoni, saranno: 13/20/27
il dialogo 5/116
di Luciano Alban, vice presidente ACLI Svizzera
novembre, ballotaggio dei Consiglieri agli Stati che
non hanno raggiunto la maggioranza assoluta e, il
14 dicembre elezione del nuovo Consiglio federa-
le. Le più importanti incognite del prossimo
Consiglio federale sono due: la rielezione di
Eveline Schlumpf e l’indebolimento del Partito
liberale radicale che potrebbe perdere un
Consigliere federale.
Da una recente inchiesta popolare, la maggioranza
degli elettori, circa il 70%, desidera che la
Schlumpf rimanga al Governo. A questo punto,
però, sarà la regia delle alleanze tra i 246 parla-
mentari eletti al Nazionale e agli Stati a determina-
re la composizione del nuovo Consiglio federale.
Ogni gruppo tenderà, in un primo momento, a
mantenere le proprie posizioni, ma le due forze
emergenti: i Verdi liberali e il Partito borghese
democratico migliorano chiaramente la loro posi-
zione nella scacchiera della partita di Berna.
Considerazioni di carattere generale. Anche la
politica svizzera non sfugge ai grandi influssi
esterni, soprattutto nel campo della finanza e nel
binomio ecologia-energia pulita. Senza il disastro-
so incidente alla centrale nucleare di Fukushima
non ci sarebbe stata la scelta svizzera di uscire dal-
l’energia nucleare. Le pressioni esterne hanno
anche alleggerito, e di molto, la posizione del
Parlamento sul segreto bancario svizzero.
“Coprire” capitali che sfuggono ai controlli fiscali
del paese d’origine sarà sempre meno tollerato.
Importanti impegni attendono il nuovo
Parlamento e il Governo che verrà eletto il 14
dicembre. Il risanamento del secondo pilastro,
indebolito dalla situazione dei mercati finanziari; i
costi della sanità che diventano sempre più inso-
stenibili, i costi dell’esercito con l’acquisto dei
nuovi caccia, i problemi causati all’esportazione
dal Franco svizzero troppo forte, sono solo alcuni
dei temi che dovranno trovare delle risposte.
Dopo i successi di Lega e dell’UDC ticinese, ci
sarà una situazione più pesante per quanto riguar-
da la condizione dei frontalieri italiani. Il Bignasca
parla già di costruire un muro tra il Ticino e la
Lombardia, senza nemmeno tenere in considera-
zione che è stata proprio la Lega lombarda a ispi-
rare la creazione della Lega dei ticinesi.3
Luciano Alban
FILO DIRETTO CON SYNA
il dialogo 5/117
Nell'anniversario dei loro diritti, le donne atten-
dono tuttora di essere retribuite in modo equo.
Malgrado siano già passati 30 anni dall'introdu-
zione dell'articolo di uguaglianza nella
Costituzione, si intraprendono ancora troppi
pochi sforzi in favore della parità salariale. Syna
ha pertanto predisposto un ampio pacchetto di
rivendicazioni, non da ultimo in vista degli immi-
nenti negoziati di quest'autunno.
40 anni di diritto di voto alle donne, 30 anni diuguaglianza nella Costituzione, 20 anni dal primosciopero delle donne, 15 anni di legge federale sullaparità dei sessi. Non c'è che dire, tutte ragioni vali-dissime per festeggiare. È pressoché inverosimileche solo mezzo secolo fa le donne non avevano ildiritto di voto. Anche in molti altri settori l'ugua-glianza tra le donne e gli uomini è già una realtà:dalla formazione alle assicurazioni sociali fino adarrivare all'attuale composizione del Consigliofederale. Molto spesso non è più una questione diappartenenza sessuale, ma semplicemente dell'uo-mo in senso lato.
Strada accidentata
Nonostante i progressi conseguiti negli ultimi anni,ci sono ancora parecchi ostacoli sulla strada cheporta all'uguaglianza, come ad esempio quelli rela-tivi ai salari: a tutt’oggi le donne guadagnano inmedia 1.747 franchi meno degli uomini. Il 40% diquesta differenza non è riconducibile né alle quali-fiche personali, né al ramo professionale e tantomeno alla posizione all'interno dell'azienda ed èpertanto da considerarsi discriminatoria.L'opuscolo “Verso la parità salariale tra donna euomo”, pubblicato dall'Ufficio federale per l'ugua-glianza tra donna e uomo (UFU), illustra gli osta-coli sulla “strada accidentata” che porta alla paritàsalariale:n la situazione è tuttora in stallo (tra il 1986 e il2006 la differenza salariale è diminuita di un mise-ro 0,5%);n a seconda dello stato civile, le donne guadagna-no il 31% (sposate) o “solo” il 10% (nubili) menodei loro colleghi maschi;
di Arno Kerst *
n dipendentemente dal settore, la differenza salariale tra donne euomini è più marcata, come ad esempio nell'edilizia o nell'ambitodei trasporti, o più ridotta, come nella sanità o nel settore sociale;n i bonus aumentano ulteriormente la disparità salariale: tra il 2002e il 2006 la media dei bonus corrisposti agli uomini sono aumentatida poco meno di 900 a 1200 franchi, quelli delle donne invece soloda 380 a 480 franchi.Come dimostra l'UFU, sul percorso che porta alla parità salariale cisono però anche strade ben ampliate:n nel commercio al dettaglio e nell'industria tessile e chimica le dif-ferenze sono infatti diminuite;n la percentuale di lavoratrici e lavoratori con paghe inferiori ai 3000franchi è calata drasticamente, soprattutto quella delle donne: nel1998 il 20,7% delle donne guadagnava meno di 3000 franchi, nel2006 la percentuale è calata all'8,7%, mentre quella degli uomini èdiminuita dal 5,3% al 3%.
Essenziale il lavoro del sindacato Syna
L'ultimo esempio dimostra che gli sforzi intrapresi dai sindacatihanno fatto sì che i salari del gentil sesso siano aumentati. La fissa-zione di stipendi minimi è stata raggiunta soltanto grazie alle insi-stenti rivendicazioni da parte del Syna in favore di un aumento diquesti ultimi.Il sindacato intende concretizzare la parità salariale stabilita nellaCostituzione tramite le seguenti tre rivendicazioni di base: aumentodella trasparenza; rafforzamento della protezione dal licenziamentoin caso di cause legali in materia di disparità salariali e semplificazio-ni di queste ultime; eliminazione dei vecchi ruoli tra uomo e donnae promozione di condizioni di lavoro conciliabili con la famiglia.In occasione delle trattative salariali, il Syna avanzerà tra le altre leseguenti rivendicazioni concrete e affronterà i seguenti temi:n aumento dei salari minimi;n il dialogo sulla parità salariale facoltativo con cui i datori di lavo-ro controllano e se necessario adattano gli stipendi alla parità sala-riale, deve essere attuato nel maggior numero possibile di ditte e set-tori;n misure mirate in favore di un incremento degli stipendi delledonne;n criteri chiari e non discriminatori per quantoriguarda gli aumenti individuali e il pagamento dibonus: bisogna evitare a tutti i costi che le donnesubiscano svantaggi.
Comunicateci il vostro parere
Chi intende saperne di più su queste o altre rivendicazioni del sin-dacato Syna o chi vuole trasmetterci la sua opinione in merito è invi-tato a contattarci: [email protected] (Responsabile dellacommissione uguaglianza) oppure [email protected] (responsabi-le della politica salariale del sindacato Syna).3
C ' è m o t i v o p e r f e s t e g g i a r e ?
* Responsabile settori e rami professionali del sinda-cato Syna
il dialogo 5/118
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
In un prezioso opuscolo* del 1966 Don Luigi Giussani, impegna-
to nello sviluppo di “Gioventù Studentesca”, che in seguito sareb-
be diventata “Comunione e Liberazione”, sviluppa una serie di
punti organicamente protesi a costruire una traccia per il cam-
mino religioso dell’uomo. In esso l’autore riordina alcune note
oggetto di numerosi convegni, corsi e lezioni tenute e stende per
iscritto con sistematicità le linee dello sviluppo del suo pensiero.
Il valore del contenuto è confermato anche dalla grande parteci-
pazione mediatica che si è tenuta a livello mondiale nella prima-
vera di quest’anno per una rilettura del pensiero di “Don Gius”.
Dall’introduzione presentiamo alcune considerazioni sempre
attuali.
a cura di Luigi Zanolli, vice presidente ACLI-FAI
A che livello della nostra dinamica interiore, a chelivello del nostro sentimento e pensiero si colloca ilsenso religioso? Ci sono domande che s’attaccanoalla radice stessa del nostro moto umano: per checosa vale la pena che io viva? Quale è il significatodella realtà? Che senso ha l’esistenza?Il senso religioso è esattamente al livello di questedomande; più precisamente il senso religioso sorgecon l’emergenza in quelle domande di un aggettivo(o avverbio) molto importante: quale è il sensoesauriente dell’esistenza? Quale è il significato ultimo
della realtà? Per che cosa vale la pena in fondo divivere?Si tratta di domande ad un livello inevitabile, impli-cito in qualunque posizione umana. Per ciò stessoche uno vive cinque minuti afferma l’esistenza diun qualcosa per cui ultimamente vale la pena vive-re in quei cinque minuti; per ciò stesso che uno
Il senso religioso come “sintesi dello spirito”
* L. Giussani, Il senso religioso, Jaca Book, 1966
prolunga la sua esistenza, afferma l’esistenza di unquid che sia ultimamente il senso per cui vive. Ilcontenuto del senso religioso è una implicazioneinevitabile: come uno aprendo gli occhi vede i colo-ri e le forme, così uno per ciò stesso che viveimplica quello. È la natura stessa della ragione, delnostro pensiero, della nostra coscienza che si ponecome senso religioso.Perciò l’atteggiamento religioso è nel marxista con-vinto come nel cattolico: non esiste ateo che possascrollarsi d’addosso questa implicazione.Qualunque principio o valore si ponga come rispo-sta a quelle domande, è una religiosità che si espri-me ed è un dio che si afferma: e infatti a quel prin-cipio, qualunque esso sia, l’uomo dà incondiziona-ta devozione. E non c’è assolutamente bisogno chesia teorizzato, non c’è assolutamente bisogno chesia espresso in sistema mentale: può essere unaimplicazione in una banalissima pratica di vita. Puòessere la propria ragazza, gli amici, il lavoro, la car-riera, i soldi, il potere, la politica, la scienza: ma qua-lunque sia l’implicazione ultima che la coscienzaumana realizza di fatto vivendo, è una religiositàche si esprime e un dio che si afferma. Magari il diodi un istante, di un’ora, di un periodo…Proprio per sua natura il senso religioso è un fatto-re ineliminabile, è – come si suol dire – dimensio-ne di ogni gesto, di ogni minuto di esistenza. Sequalcuno sfuggisse a quello che noi identifichiamocol dio, comunque lo si intenda, come il Partitoguida o il Progresso della Scienza oppure il Dio cri-stiano, non sarebbe più dio, perché ci sarebbe qual-cosa di più profondo di esso implicato da noi,intrinseco al nostro modo di agire.Il senso religioso quindi coincide con quel senso dioriginale, totale dipendenza che è l’evidenza piùgrande e suggestiva per l’uomo di tutti i tempi,comunque sia stata tradotta, nella fantasia primitivao nella coscienza più evoluta e pacata dell’uomocivile. Il dio è il determinante di tutto, è il fattore dacui non si può sfuggire mai. È come se dentro dinoi ci fosse un’esigenza che ci spinga ad una totaledevozione verso qualcosa da cui tutto dipende. Edè proprio questo qualcosa che si chiama, nella tra-dizione cristiana, esplicitamente Dio...Tale energica inclinazione è, come abbiamo visto
Continuazione a pag. 10
Il quadro di Eugène Burnand (Les disciples Jean et Pierre accourant au sépulcrele matin de la résurrection, 1898, Museo d'Orsay, Parigi) utilizzato per la coper-tina de Il senso religioso. Giovanni e Pietro accorrono al sepolcro di Gesùdopo la resurrezione.
il dialogo 5/119
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
Giovan i e re l i g ion i , m i t i e c redenze
Le Le cose da precisare sull’argomento sarebbero
troppe e le novità ben poche, qui mi limito a ripe-
tere ciò che altri hanno probabilmente già detto
mille e mille volte sul sentimento religioso giovani-
le. Questo articolo, quindi, vuole soprattutto essere
una vetrina del “già” detto e un richiamo a un paio
di qualificati autori.
Non perdiamo tempo a tratteggiare una presunta
realtà disastrosa di giovani e fede1, ma iniziamo col
precisare due o tre piccole cose. La prima: chi
sono (o chi sarebbero) i giovani?
Inutile nascondercelo: buona parte delle persone
che conosciamo si reputano giovani o almeno gio-
vanili. Quando poi costoro superano gli –anta ci
tengono comunque a sottolineare che non conta
l’età anagrafica ma il “sentirsi giovani dentro”.
Pancreas e sistema circolatorio a parte, c’è da chie-
dersi realmente chi intendiamo classificare col ter-
mine di “giovani” (soprattutto in riferimento al
senso religioso) e se realmente le fasce di età che
riteniamo “giovani”, siano solo e semplicemente
“giovani”. Inoltre dovremmo chiederci in relazione
al senso di religiosità: esiste davvero una cultura
giovanile determinata e contrapposta a una cultura
adulta, o quantomeno da lei diversa?2
La seconda cosa da chiarire: cos’è la religione?
La religione cattolica si presenta esteriormente
come un sistema di norme e riti, ma anche di cre-
denze e di ideali. Non è detto però che il senti-
mento religioso dei giovani (e chissà di quanti altri)
coincida sempre e comunque con un tale sistema
tanto ben articolato. Di conseguenza non è detto
che tutti i giovani si sentano allo stesso modo coin-
volti nella nostra religione3. Perché? Perché i riti e
le norme non incontrano il sentimento religioso dei
giovani?
Perché Daniele (18 anni compiuti di fresco) assiste
alla liturgia del Giovedì Santo presieduta da
Benedetto XVI e mi fa notare che tra il
gesto di umiltà compiuto durante la lavan-
da dei piedi e la ricchezza degli arredi sacri
utilizzati c’è, a parer suo, una grande incoe-
renza?
Perché Piero (25 anni) resta sempre e
comunque infastidito dagli interventi “poli-
tici” della Chiesa? (Ogni anno va in pelle-
grinaggio con la famiglia a Pietralcina).
Perché Mario (24 anni) non si reputa un
gran credente, ma è sempre pronto a dare una
mano e ha un gran bel Padre Pio tatuato sul pol-
paccio?
Perché Silvio (20 anni) non perde occasione per
ricordarmi i numerosi scandali che hanno coinvol-
to e sconvolto la Chiesa, dalle Crociate ai giorni
nostri? (Silvio mi porta sempre l’acqua benedetta
da Lourdes).
Eppure sia Daniele che Piero, come Mario e Silvio,
sono disposti (senza problemi) a professare il
Credo tutte le volte (e non sono tante) che parteci-
pano alla liturgia eucaristica.
Per cercare di dare un abbozzo di risposta a queste
domande, non ci resta che fare i conti con uno dei
caratteri crescenti della nostra cultura contempora-
nea: il soggettivismo. Che cos’è?
Nella nostra realtà sociale pare non ci sia più un
centro indiscusso e sicuro che promulghi valori e
ideali da tutti accettabili e da tutti condivisibili,
quanto piuttosto una verità fatta da tessere di un
puzzle, tessere che non devono necessariamente
coincidere sempre tra loro, una cultura fatta di
frammenti, dove non può trovare posto né l’ogget-
tività né, di conseguenza, la Verità.
Non penso che sia un fenomeno soltanto giovani-
le, ma di certo le nuove generazioni mostrano mag-
giore disinvoltura a muoversi in un tale sistema cul-
turale che trova fondamento in un certo tipo di
emotività: “faccio o credo una determinata cosa
perché mi fa star bene, o meglio”, mi dicono alcu-
ni giovani.
Il soggettivismo è un sistema culturale che esprime
una profonda necessità di immediatezza tempora-
le: vale il presente! Vivi la vita giorno per giorno!
Questa necessità diventa critica nei confronti non
solo del passato (vedi per esempio la Tradizione
della Chiesa) ma anche del futuro (ad esempio
verso tutta l’Escatologia).
C’è da dire anche che è un sistema molto fragile,
Quando siamo confrontati col mondo giovanile e
il suo senso religioso, restiamo vittime di molti
preconcetti e cliché che esprimiamo regolar-
mente con poca fantasia retorica: i giovani non
credono più, i giovani non vanno più a messa, i
giovani non hanno più valori, ecc. Questi pensie-
ri scontati sono veri e propri pregiudizi che da
sempre in ambito religioso fanno la parte del
leone (di carta).
di Francesco Marra, teologo laicoFrancesco Marra
il dialogo 5/1110
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
perché non è definitivo, ma in continua mutazione
(le cose credute o ritenute credibili possono perciò
cambiare in tempi brevi) e dipende molto da ciò
che altri credono e vivono. Insomma una buona
testimonianza (chi mi dice di credere, vive coeren-
temente al dato creduto?) e la relazionalità sono
aspetti importanti di questo sistema e saranno, a
seconda dei casi, la “rovina” o la “salvezza” del
senso religioso dei giovani.
Infatti ogni volta che un giovane (vero o presunto
tale) si lascerà irretire da qualsiasi setta o chiesuccia
varia, il suo senso religioso non si svilupperà real-
mente ma soltanto sincretisticamente4. Ma se inve-
ce riuscirà a relazionarsi con persone che gli daran-
no la possibilità di percepire e credere che Gesù
Cristo è una persona vera, e non una figura imma-
1 Ci pensano già altri media. In riferimento a questo
c’è un bellissimo ed esaustivo articolo di MASSIMO
DONADDIO, completo di statistiche e ricerche varie.
Pubblicato su “Il Sole 24 ore” il 20 aprile del 2010, lo
trovate facilmente anche qui:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/
2010/04/ricerca-giovani-fede.shtml 2 Personalmente lascio la domanda aperta, ognuno giu-
dichi come meglio crede, mi permetto però di riman-
darvi a un interessante FRANCIS-VICENT
ANTONY, che nel 2003 ha pubblicato per la LDC,
Pastorale giovanile. Sfide, prospettive ed esperienze. Se
non avete tempo e voglia di leggerlo tutto, andate
direttamente alle pagg. 21-32.3 A riguardo cfr. RAFFAELLA FERRERO CAMO-
LETTO, I giovani delle GMG: un arcipelago di “stili
religiosi”, in GARELLI-CAMOLETTO, Una spiritua-
lità in movimento. Le giornate Mondiali della
Gioventù da Roma a Toronto, Messaggero di Padova
2003, pagg. 223-2524 Cfr. ad esempio BARBARA RIVA, Il New Age fra
secolarizzazione e nostalgia, Il Ponte Vecchio, Cesena
1997.5 Se volete approfondire l’argomento, andate a rilegge-
re il magnifico discorso fatto dal vecchio e sofferente
Giovanni Paolo II ai giovani svizzeri: http://www.vati-
can.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/2004/june
/documents/hf_jp-ii_spe_20040605_bern-
youth_it.html. Tutti si meravigliarono della partecipa-
zione emotiva dei giovani a quel discorso.
ginaria, allora quel giovane farà meno fatica a entra-
re in relazione con Lui e potrà crescere nella fede
più facilmente di quelle generazioni di fedeli che
non erano abituati a una forme di fede personale,
ma soltanto comunitarie.
In questo il senso religioso giovanile è vincente: la
Verità non potrà mai essere soltanto un sistema di
valori e di riti, o un insieme di norme e di precetti,
ma è prima di tutto una persona: Gesù Cristo5. La
Chiesa che annuncia il Cristo, troverà sempre ascol-
to tra i giovani.
Senza perdersi in facili giudizi sull’argomento, basta
riconoscere che su questa base il senso religioso
delle giovani generazioni è in pieno sviluppo e può
presentare delle enormi potenzialità non solo per i
giovani stessi ma per tutta la Chiesa che, come gli
altri, vecchia non vuol sentirsi mai.3
Continua dalla pagina precedente
Continua dalla pagina 8
prima, proprio dentro la nostra struttura, è, si dice,
una capacità del nostro essere.
Si tratta come di un’energia che protende il fondo
delle nostre azioni in una determinata direzione.
Gli antichi filosofi scolastici chiamavano tale dote
o disposizione viva della nostra persona una vis
appetitiva, forza di aspirazione.
Il senso religioso è quindi una dote caratteristica
della nostra natura, che dispone l’anima ad aspirare
verso Dio, quasi la protende nel tentativo di affer-
rare Dio, in qualche modo.
Fra tutte le capacità della nostra natura, quella del
senso religioso è evidentemente la fondamentale
perché tutte le altre si rivolgono a dei beni partico-
lari, mentre questa si rivolge al bene finale e conclu-
sivo. In un certo senso, perciò, la capacità naturale
che è il senso religioso riassume tutti gli scopi delle
altre capacità della nostra persona… Montini defi-
niva il senso religioso come “sintesi dello spirito”.
Evidentemente la capacità del senso religioso non
ce la formiamo da soli, ce la troviamo dentro la
nostra natura. Questa nativa aspirazione è come
suscitata, destata in noi da un potere superiore a
noi: essa è come provocata indipendentemente
dalla nostra volontà, prima ancora che intervenga il
nostro parere. Noi siamo come di fronte a una voce
che chiama. Potremo rispondervi o no, ma non
possiamo impedire che essa chiami. Il senso reli-
gioso è una vocazione; esso è la vocazione della
vita.
Il senso religioso è quindi qualcosa che fa parte del
dono dell’essere; è un elemento della struttura stes-
sa della nostra natura. Il senso religioso è l’iniziati-
va di Dio che ci crea. Non possiamo evitarla, anche
se possiamo insipientemente cercare di rifiutarla o
contraddirla.3
il dialogo 5/1111
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
B a r o m e t r o d e l l a g i o v e n t ù
Un sondaggio scientifico condotto tra i giovani da
Credit Suisse, nell’agosto del 2011, e denominato
appunto “Barometro della gioventù”, ha dato
risultati per certi versi inattesi. Citiamo quelli a
nostro modo di vedere più significativi.
a cura di Luigi Zanolli
Mentre nella concezione della vita e dei valori èposta in evidenza l’amicizia (95%), un buon rap-porto di copia e una buona vita familiare (89%), unlavoro appassionante (85%), buone possibilità diformazione e perfezionamento (77%), tolleranzaed autonomia (73% ciascuno), si deve purtroppoconstatare che tra i valori oggetto del sondaggio econsiderati meno importanti c’è anche l’impegnopolitico (13%) e i successi sportivi (21%).Rassicura il fatto che l’88% dei giovani dichiara chegli stranieri nei rapporti privati sono gentili e chesono considerati utili alla Svizzera per il 74%.Fanno pensare invece i risultati che riguardano ilrapporto dei giovani con la religione.Infatti solo il 58% degli intervistati crede che esistaun’entità superiore, che il 43% chiama esplicita-mente Dio.Il 29% dichiara di non credere in Dio o ad un’enti-tà superiore. Il 12% afferma di essere ateo o diessere privo di appartenenza ad una confessione.Tuttavia la convinzione che la convivenza tra lediverse religioni in Svizzera sia possibile è sostenu-ta dai tre quarti dei giovani, anche se una minoran-za significativa (17%) sostiene che ciò non sia pos-sibile. Espressione di disagio è il 27% dei giovani cheaffermano di avere vissuto nel proprio ambienteconflitti di origine religiosa, nota di pessimismo la
convinzione che tali conflitti siano destinati adaumentare a livello mondiale (61%), anche sel’81% sostiene che non è giusto utilizzare la vio-lenza nei conflitti religiosi.È uno specchio impietoso di una fetta importan-tissima della società che nella crisi del nostrotempo esprime una profonda sofferenza e unsenso di smarrimento che cerca risposte rassicu-ranti.3
Fonte dei grafici:Barometro dellagioventù, studiodel Credit Suisse(2011)
il dialogo 5/1112
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
Il senso religioso che pervade ogni individuo trova il suo signifi-
cato pieno quando diventa testimonianza. Testimoniare con la
propria vita a partire dal luogo dove la si vive, coinvolgendo le
persone con le quali si condividono esperienze profonde, porta
a dire: ”Ho cercato ed ho trovato”. Che cosa? Il senso stesso
della vita. Dal racconto di un’esperienza così intensamente vis-
suta emerge il valore di gesti, i sacramenti, grazie ai quali “si
opera nell’uomo una partecipazione all’Essere a un livello più
profondo, soprannaturale, per cui avviene il mistero di una vera
nuova realtà nel mondo” (L.Giussani).
L'articolo che segue é scritto da una giovane cresciuta in una
famiglia cattolica che ha trovato nella religione il senso della pro-
pria esistenza, impegnandosi a testimoniare e trasmettere ai pro-
pri figli i valori del cristianesimo. L'insegnamento che si può trar-
re da questo articolo è l'importanza che riveste, in quanto geni-
tori, l'essere testimoni credibili. In questo caso il detto "chi semi-
na raccoglie" è ancora di moda.
di Elisa Grignoli
Esperienza di vita cristiana vissuta sul lavoro
Mi è capitato alcuni giorni fa di leggere la seguente
frase di S.Agostino: “Che cosa dunque diremo di
Dio, fratelli? Se infatti ciò che vuoi dire lo hai capito,
non è Dio. Se sei stato capace di capirlo, hai compre-
so una realtà diversa da quella di Dio. Se ti pare d'es-
sere stato capace di comprenderlo, ti sei ingannato a
causa della tua immaginazione. Se dunque lo hai
compreso, Dio non è così; se invece è così, non lo hai
compreso. Perché dunque vuoi parlare di ciò che non
hai potuto comprendere?” (Discorso 52,16). Davanti
a simili parole, come possiamo parlare di Dio, appro-
fondire la Sua conoscenza e quindi amarlo se, come
afferma S.Agostino, non siamo in grado di raggiun-
gerlo e afferrarlo? Quale senso può avere una pur
semplice testimonianza? Chi sarà garante della cor-
rettezza delle mie parole? Ma l’ultimo messaggio di
sttembre della Vergine a Medjugorie, dice: “Cari figli,
vi invito affinché questo tempo sia per tutti voi il
tempo per testimoniare. Voi che vivete nell’amore di
Dio e avete sperimentato i Suoi doni, testimoniateli
con le vostre parole e con la vostra vita perché siano
gioia ed esortazione alla fede per gli altri.”
Da una decina d’anni lavoro in istituto occupando-
mi di ragazzi disabili, alcuni dei quali tolti alle fami-
glie a seguito di provvedimenti giuridici. Essendo
arrivati molto piccoli nel nostro gruppo, con alcuni
di loro si sono creati rapporti stretti e significativi.
Quando anno dopo anno si condivide la quotidiani-
tà, le gioie della crescita ma anche i dolori - dovuti
all’evolvere della malattia o alla tristezza per una
famiglia assente - la posta in gioco assume un valore
diverso. Non ci si può nascondere dietro obblighi
e mansioni, anche se a volte sarebbe più semplice
e sbrigativo. Oppure, scegliendo questa via, si può
decidere di sorvolare sugli aspetti più profondi,
anche se spesso faticosi, della relazione d’aiuto.
Con queste motivazioni, alcuni anni fa ho propo-
sto ai colleghi e alla direzione dell’istituto una scel-
ta per me importante: accompagnare al sacramen-
to del battesimo due ragazzini del gruppo. Per uno
dei due in modo particolare, sono certa d’aver
suscitato qualche perplessità: una diagnosi infausta
e un evidente ritardo dello sviluppo avranno fatto
domandare a qualcuno se ne valeva veramente la
pena. Con mia grande sorpresa, ho però trovato
appoggio e disponibilità nell’accogliere una richie-
sta decisamente fuori dalla norma. Di questo sono
grata. Da questa iniziale proposta è poi germoglia-
to un fiore ancora più bello, poiché i due ragazzi,
durante la primavera del 2010, hanno ricevuto
tutti e tre i sacramenti della vita cristiana: battesi-
mo, comunione e cresima.
Ora, potremmo chiederci anche noi quale senso
abbia impartire un sacramento a una persona che
non ne ha coscienza e, probabilmente, non ne avrà
mai, almeno secondo i nostri criteri. Mi riaggancio
allora a S.Agostino, per chiedermi chi possa real-
mente avere piena conoscenza delle realtà celesti
di cui i sacramenti sono una manifestazione. Sono
certa che la distanza tra la consapevolezza di Dio
da parte di una persona disabile e la mia, sia un’i-
nezia se paragonata alla distanza tra la mia cono-
scenza di Dio e la Sua realtà. Tanto siamo piccoli
dinanzi alle profondità del mistero divino, tanto
Dio ha misericordia di noi e ci raggiunge dentro la
grazia dei suoi doni. Perché di questo si tratta: non
di parlare di Dio - come potremmo? - ma di testi-
moniare con parole e opere, come dice la
Madonna a Medjugorie, i doni sperimentati in una
vita di comunione con Lui. Allora il battesimo
diventa la possibilità data alla Grazia di agire, den-
tro le capacità e i talenti di ognuno. “Quanto il
cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano
le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri
pensieri” (Is.55,8-9). Ha ragione S.Agostino. E allo
stesso tempo Maria. Nessuno ci chiede di buttarci
ad occhi chiusi nel vuoto, ma di fare atto d’umiltà
e abbandonarci fiduciosi tra le braccia di Qualcuno
che ci conosce a fondo, e che fa del suo amore la
nostra forza.3
il dialogo 5/1113
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
R i f l e s s i o n i d i u n a p e r s o n a q u a l u n q u e
In queste considerazioni di una giovane insegnan-
te, ci sembra importante mettere in risalto la sua
constatazione del contrasto tra la sacralità che
alcuni giovani attribuiscono all’amicizia (anche
questo è manifestazione di un senso religioso?) e
la freddezza emotiva l’utilitarismo portato all’esa-
sperazione di altri.
di Un giovane qualunque *
Quando il mio vecchio - nel senso più nonnesca-
mente affettuoso possibile - professore di latino
del liceo mi ha chiesto se fossi disponibile a scrive-
re una piccola riflessione su cosa sia il senso reli-
gioso per i giovani di oggi ho accettato volentieri,
contenta di fargli un piacere. Non avevo soppesa-
to con attenzione la delicatezza del compito: su
una simile tematica non è certo possibile interro-
garsi per qualche istante, stabilire quale sia la pro-
pria opinione - sempre che ne si possieda già una -
e verbalizzarla in modo formalmente accettabile.
D’altra parte, mi pare, è sicuramente desiderabile al
riguardo resistere alla tentazione di lanciarsi in spe-
culazioni filosofiche lunghe pagine e pagine e man-
tenersi su un piano il più possibile concreto, e
comprensibile.
Ci proverò.
Anzitutto mi sono chiesta cosa sia per me il senso
religioso, in un’accezione più ampia possibile (e
svincolata, dunque, da qualunque dato anagrafico,
ma anche da qualunque culto specifico) e il meno
possibile legata a dotte dissertazioni da dizionario
etimologico, che in questo caso particolare sareb-
bero del resto parecchio controverse.
La risposta che mi sono data è stata che mi sembra
si possa parlare di senso religioso a proposito di
tutto ciò che ci lega a quel che avvertiamo come
sacro. Di conseguenza, credo che il senso religioso
sia molto vicino alla capacità stessa di percepire
qualcosa - un pensiero, un’azione, un’idea - come
sacro, come altro, come non profano (e qui sì, le
etimologie potrebbero essere d’aiuto) né profana-
bile. Tracciare un recinto che protegga insindaca-
bilmente un nucleo e non volerlo violare mi pare
una dote ammirevole e rara, per certi versi sovran-
naturale.
Stabilita questa definizione, per quanto sommaria,
sono passata a chiedermi come relazionare con le
giovani generazioni il senso religioso che avevo
così delineato.
Le risposte che mi sono data a tal proposito sono
state più rapide. Io non credo che la mia concezio-
ne di senso religioso o il mio modo di viverlo siano
determinati dalla mia età, quanto piuttosto dal mio
percorso esistenziale. Quando osservo i miei stu-
denti resto spesso ammirata e commossa dalla
sacralità che molti di loro attribuiscono all’amicizia
che li lega: la immaginano eterna e immutabile, più
forte del tempo e dello spazio. Allo stesso modo
però mi colpiscono l’utilitarismo e la freddezza
emotiva almeno apparente di altri loro coetanei.
Non vedo, dunque, un’analogia di sentimenti, non-
ostante si tratti sempre di giovani, appartenenti
dunque alla medesima “categoria” generazionale.
Ciò che contraddistingue i più giovani, e gli adole-
scenti in particolare, mi pare sia essenzialmente la
trasparenza: credo sia più facile riscontrare ed
osservare in loro tratti che, forse, verranno un
domani maggiormente dissimulati. Non ho mai
amato tematiche ai miei occhi artificiose come “la
perdita di valori dei giovani”, “la vita di coppia tra
gli anziani”, “la crisi degli uomini di mezza età”,
con le relative, insidiose gerarchizzazioni nascoste:
esistono giovani in crisi, uomini di mezz’età con
problemi di coppia, anziani privi di valori. Il dono
di aver la capacità di considerare qualcosa sacro, o
la sua mancanza, mi sembra travalichi i confini
generazionali.3
* Autore conosciuto dalla redazione
14il dialogo 5/11
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
Un essere umano, oggi, tra i venticinque e i trent’anni si trova a
fare varie scelte fondamentali per la sua vita. E quando le condi-
zioni professionali e familiari non gli consentono ancora di avere
una sua piena autonomia, come oggi spesso avviene al di là delle
sue responsabilità individuali, può andare incontro a delusioni,
tensioni e perdere slancio vitale.
Non è stato così per san Paolo. Più o meno a quest’età, nel con-
testo sociale, culturale e religioso multiforme del Mediterraneo
del I secolo d.C., egli fa l’incontro decisivo della sua vita: quello
con il Dio di Gesù Cristo. Nato ebreo e sempre molto orgo-
glioso della sua estrazione culturale di nascita, di una decina d’an-
ni più giovane di Gesù di Nazareth, molto più colto della media
dei discepoli che hanno vissuto in Palestina con Gesù, dal 35 d.C.
circa e per una trentina d’anni si è impegnato in tutti i modi e le
forme possibili per una sola, coinvolgente causa: l’annuncio, nelle
parole e nei fatti, dell’amore di Gesù Cristo crocifisso e risorto
come strada fondamentale dell’esistenza di tutti.
di Ernesto Borghi
Paolo di Tarso e l'incontro giovanile decisivo
Delle tredici lettere che il NuovoTestamento contiene e a lui attribuite,sette sono state certamente dettate dalui (la prima lettera ai Tessalonicesi, lelettere ai Romani, ai Corinzi, ai Galati,ai Filippesi, a Filemone) e le altre sonovariamente legate alla sua persona ealla sua opera. Paolo non nasce, comemolti nei secoli successivi, cristiano, lodiventa. E a partire dalla sua letturadel Vangelo parla di giustizia interper-
sonale, sapienza autentica, liberazione dal male inmodo efficace e sempre concreto.Una grande figura del secolo scorso, il teologo,musicista, medico e filantropo Albert Schweitzercosì scriveva di lui nell’opera “la mistica dell’apo-stolo Paolo” (1930): “Paolo ha per sempre garantito i
diritti del pensiero nel cristianesimo. Al di sopra della fede
stabilita dalla tradizione, egli ha collocato la conoscenza
data dallo Spirito di Cristo. Un rispetto insuperabile della
verità vive in lui. Egli non riconosce altro obbligo imposto
da un’autorità dottrinale, ma quello imposto dall’amore.
Ciononostante, non è un rivoluzionario. Il suo punto di
partenza è la fede della Chiesa, ma egli non ammette che
vi ci si debba limitare; egli rivendica il diritto di pensare il
contenuto integrale della cristologia, che le verità raggiunte
siano o meno accettate dalla fede corrente della Chiesa ...Il
cristianesimo può diventare verità vivente per le generazio-
ni successive solo se sorgono costantemente dei pensatori
che, nello spirito di Gesù, ma tenendo conto del mondo in
cui vivono, trasformano la fede in conoscenza. Dovunque
il cristianesimo si accontenti di essere una fede tradiziona-
le, perde ogni relazione con la vita spirituale del momento
e ogni capacità di adattamento. Dal momento in cui cessa
il dibattito tra la tradizione e il pensiero, la verità cristia-
na e, con essa, la sincerità cristiana sono a rischio” ...
“Non estinguete lo Spirito”; “Là dove è lo Spirito, lì è la
libertà”. Queste parole che Paolo ha scritto nei primi docu-
menti del cristianesimo significano che il pensiero conserva
i suoi diritti all’interno della fede. Il cristianesimo non
dovrà mai rinunciare a questo grandioso e semplice ardire
con il quale, tramite la voce di Paolo, riconosce che anche
l’intelligenza viene da Dio. Questo sforzo primaverile del
cristianesimo paolino deve restare un esempio vivificante.
Paolo è il “santo patrono” di coloro che pensano. Si deve
avere paura di tutti coloro che credono di servire la fede in
Cristo riducendo al nulla il libero pensiero”.Queste sono certamente tutte ottime ragioni perleggere e rileggere le lettere di Paolo nel presentee nel futuro. Infatti testimonianze culturali di que-sta portata teologica ed antropologica radicalesono una piattaforma decisiva, anzituttonell’Occidente variamente privilegiato, per lanciar-si nell’avventura affascinante e sempre perfettibiledi comprendere quale sia il senso fondamentaledella propria vita. Paolo costruisce, in continuitàinterpretativa con la predicazione di Gesù, unanuova forma di socialità nella quale universalismoe pluralismo si rafforzano a vicenda e dove quelloche conta non è da dove si viene per cultura e pernascita, ma se si vuole accogliere o meno, nellapropria esistenza, la centralità dell’amore, concre-to e quotidiano, verso chiunque si incontri.L’amore di Gesù Cristo crocifisso e risorto pertutti, al di fuori di settarismi di qualsiasi genere.Questi discorsi sono eredità astratta di un passatolontano o delle opzioni costruttivissime per la vitaindividuale e collettiva, personale e sociale delnostro tempo? Lettrici e lettori sapranno comerispondere a questa domanda.3
Prof. ErnestoBorghi, biblista,dottore in teologia. Presiedel’Associazionebiblica dellaSvizzera italiana ecoordina la forma-zione biblica nellaDiocesi di Lugano.
Associazione Biblica della Svizzera ItalianaÈ un sodalizio culturale ecumenico, fondato nel 2003, che ha, qualesuo fine, di favorire la lettura e lo studio della Bibbia anzitutto nelterritorio della Svizzera italiana, al di fuori di qualsiasi divisione reli-giosa, sociale o culturale, sia nelle Chiese che nella società civile nelsuo complesso. Attualmente i soci sono 217. ABSI, via Cortivallo 11, 6900 Lugano; tel/fax 0919933259;[email protected]; www.absi.ch
15il dialogo 5/11
GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
R i s c o p r i r s i n e l v o l o n t a r i a t o
Senso religioso: quella serie di domande esisten-
ziali sullo scopo della vita che non trovano rispo-
sta né nella scienza né nel ragionamento filosofi-
co, che sono costitutive dell’essere umano, la
relazione tra l’Assoluto e se stessi. A partire dalle
testimonianze dei volontari di Terre e Libertà una
riflessione sul legame tra volontariato internazio-
nale e senso religioso nei giovani di oggi.
di Paola Villa, presidente IPSIA
Spostarsi porta a cambia il proprio punto di osser-
vazione e quindi la necessità di rifissare i propri
punti cardinali. In un contesto diverso le stesse
parole e gli stessi riti religiosi assumono un altro
significato. Escono dalla routine e dallo scontato.
L’ospite è davvero un semidio e il fatto che non abbia
importanza chi possa d’un tratto diventare un ospite non
attenua, ma anzi accentua questo carattere divino. La
dimensione divina appare ancora più autentica quando si
considera che la si acquisisce d’improvviso una sera, sol-
tanto per alcuni colpi battuti a una porta. E questa tra-
sformazione inattesa è appunto partecipe della natura divi-
na (Kadaré). Così ti senti in tutta la tua permanenza
(Chiara). Il perno attorno cui ruota tutto è l’incontro con
gli altri, il mettersi in ascolto e accogliere un po’ della vita
delle altre persone. Perché solo così la nostra vita diventa
più ricca, più piena (Ilaria). Ognuno prega le sue pre-
ghiere, svolge i suoi riti, si parlano lingue diverse e si seguo-
no diversi calendari di festività. Ma sono tutti accomunati
dallo stesso senso di appartenenza a una terra fatta di seco-
lari tradizioni ancora vive. Più che un luogo fisico, il
Kosovo é un luogo dell’anima… (Lorena). Il viaggio è
incontro con altre culture e altre religioni. E l’in-
contro con l’altro apre interrogativi su di sé.
La dimensione comunitaria cambia l'esperienza
religiosa. Le nostre comunità hanno perso quasi
tutto dell’esperienza comunitaria e la dimensione
della spiritualità, anche quando è praticata, rischia
di essere privata e personale. Il volontariato inter-
nazionale è un’esperienza di gruppo in cui inizial-
mente non ci si conosce ma che la condivisione
porta a dire che ho capito che potevo fidarmi (Marco)
e che mi sembra di conoscerci da una vita (Chiara). Ho
riso fino alle lacrime con i miei compagni d’avventura
abbiamo parlato, discusso, ci siamo confrontati ed emozio-
nati e un po’ siamo anche cresciuti portandoci a casa parte
del pensiero altrui (Gianluca). Sul murales di Osatica,
ognuno ha lasciato la sua impronta (Agnese) alla fine ti
sei sentito pienamente parte (Rosaria).
Il volontariato internazionale ti mette a contatto
con “gli ultimi” e questo è una forma di resistenza
etica alla frenesia moderna, alla corsa al consumo
(Edmond). I bambini, la gente di altri luoghi sono
importanti anche se piccoli, deboli, marginali, non
produttivi. Sentire così tanto i bisogni di una comunità,
bisogni primari e fondamentali, mi ha messo in contatto
con un senso di impotenza, che mi induce a cercare spe-
ranza e a chiedermi: ho fatto qualcosa di buono?
(Caterina).
Siamo abituati ad astrarre e razionalizzare tutto.
Anche l’esperienza di fede e la ricerca religiosa
rischiano di diventare percorsi puramente menta-
li. Ogni segno fisico è diventato simbolico. E nel
tempo il simbolo è diventato criptico.
Nell’esperienza dell’impegno volontario invece si
vive a 360 gradi un’esperienza che è al tempo stes-
so razionale, fisica, emotiva. La Bosnia mi è entrata
negli occhi, nel cuore, nella mente e nelle ossa (Gianluca).
Questa esperienza ha il sapore di una storia diversa
(Paolo) in cui tutto sembra più reale, tutto diventa più
semplice, più genuino, più vero e ridimensioni te stesso e la
tua vita (Ilaria) ma nello stesso tempo riscopri te stes-
so (Matteo). Sono esperienze che servono a chiu-
dere uno di quei vuoti lì che è difficile spiegare (Viola) e
senza le quali Ti sentiresti un po’ più vuoto (Matteo).
Perché questa estate mi sono confrontata come mai
prima d’ora col valore della mia vita (Elisa) Sento atte-
nuarsi quella sete, quel bisogno, quella ricerca di significa-
to... (Stefania). La terra e il cielo, è come se fossero più
vicini, e io più piccola fra loro (Valeria).3
il dialogo 5/1116
EDITORIA
Il laconico risvolto di copertina diAdelphi recita: Rosa Matteucci è nataa orvieto e vive a Genova. È autricedi Lourdes (che leggemmo con grandepiacere alla sua uscita nel 1998, comedire mille libri fa) e Libera la Karenina
che è in te. È tutto. Siamo poi riusciti asapere che esistono anche altri libri(tra cui India per signorine di cui abbia-mo parlato su Il Dialogo 4.10). Luce, all’appropinquarsi del natale,decide di compiere la mossa che met-terà fine alla terrificante dittaturamaterna: obbligare la madre Ada(vedova da trent’anni, misantropa,scontrosa e inacidita, che lascia svo-gliatamente seccare perfino le pianti-ne decorative più resistenti portatedalla figlia) ad accettare in casa la pre-senza di una badante. operazionemolto ardua e non scevra da rimorsi,patemi d’animo e groppi terrificantisituati tra il cervello e il cuore…Durante il viaggio in macchina che laporta alla rocca materna - torre d’avo-rio in cui la donna si è praticamentetrincerata (per non dire sepolta), e incui vive tra immane disordine eabbondante sudiciume - Luce archi-tetta il diabolico piano che dovrebbeliberarla dagli artigli materni.Contemporaneamente, due abili svali-giatrici di vecchietti e pensionate(dagli strani nomi da combattimento:Lupenga e Cagnetta1), si introduconosubdolamente in casa di Ada peralleggerirla dei suoi ori e dei risparmi(in lire) di tutta una vita. Luce arriva acasa della scorbutica madre appenaspogliata di ogni bene, ma che mai epoi mai confesserebbe il furto allafiglia, ed inizia l’opera settimanale dirisanamento del tugurio materno.un’impari lotta può cominciare; ildramma può iniziare.Contemporaneamente (eh, sì),Gianluca - che ha praticamente sper-perato il capitale famigliare riducendoi vecchi genitori sul lastrico, mentre
Cuore di mamma, di Rosa Matteucci
di Moreno Macchiloro lo considerano il miglior figliodel mondo, dotato di tutte le possibiliqualità e anche di quelle impossibili -si reca a casa loro per le Feste e perconfessare (questa è perlomeno la suaintenzione) di aver impegnato persinola loro casa e forse pure le sedie su cuisi siedono. Anche lui, a modo suo, haun nodo alla gola. In perfetta antitesicon la casa della madre di Luce, quel-la dei genitori di Gianluca è perfetta,pulitissima, “lustra come il raggiolaser”, grazie all’efficace preziosa pre-senza di una badante polacca di nomeVera.Luce e Gianluca hanno ambedue allespalle matrimoni andati a rotoli e fal-limenti vari ma anche tutto il futurodavanti a loro. Riusciranno a dipanarei rispettivi imbrogli famigliari? Comeda nostra abitudine, non vi diremo dipiù sulla brillante trama del breve maincisivo romanzo.Con fine (ma decisamente caustica)ironia e abbondante mordente, laMatteucci porta avanti un romanzosfavillante con una buona dose dihumour dalle tonalità tendenti al gri-gio scuro2, ricco di analisi psicologicae di belle trovate stilistiche.Pochi come la Matteucci sanno con-durre il lettore dalla risata alla com-mozione in 156 pagine formato tasca-bile.
RoSA MAtteuCCI
Cuore di mamma (romanzo) Adelphi
1 Come non pensare a “lupa” e “cagna” ed alGatto e alla Volpe di Collodi che inganna-rono e spogliarono Pinocchio dei suoibeni?
2 non volevamo dire “nero”
La tripla vita di Michele
Sparacino (di Camilleri)
Diciamolo subito, non abbiamo maiavuto una passione travolgente perCamilleri. Però, questo racconto, pre-sentato in splendida veste editorialeda Rizzoli ci è piaciuto, vuoi per ilcontenuto vuoi per la lingua, vuoi perla storia, vuoi per il peculiare stile. Iltesto è seguito da una lunga ed inte-ressante intervista con FrancescoPiccolo che chiarisce il perché e ilpercome della scelta di Camilleri discrivere con quel suo particolarissimolinguaggio a metà strada tra l’italianoed il dialetto. “Perché di una data cosail dialetto esprime il sentimento, men-tre della medesima cosa la linguaesprime il concetto.” Superate le prime perplessità dovutealla mera comprensione della lingua,che può sorprendere i non iniziaticome noi, si entra poi in un ritmo“diverso” di lettura, certo assai piùlento del normale (ci si deve soffer-mare a volte un po’ su certe grafie esu alcune espressioni), ma non scevroda piacere. Poi, andando avanti ci siaccorge che si capisce sempre di più esempre meglio. La storia, che va avanti su un accu-mulo di malintesi e qui pro quo giocasu uno sfasamento temporale. InfattiMichele, il personaggio principale, sitrova a vivere dapprima due vite (dicui una non è sua, ma inventata), poiuna terza, dopo morto. Forse la piùriuscita. Vedrete come.Consigliamo caldamente anche la let-tura della “conversazione” conFrancesco Piccolo che completa ilvolume, perché permette di “coglieredal vivo” ciò che sta dietro alla nasci-ta della sua particolare lingua.
AnDReA CAMILLeRI
La tripla vita di Michele Sparacino
(novella + intervista) Rizzoli
La scrittriceRosa Matteucci
ENAIP SVIZZERA
Va r i p e rc o r s i a l l ’ i n t e r n o d e l l ’ E N A I P
Dal 2012 nuovi percorsi formativi affiancano i corsi tradizionali presso i vari
Centri Servizi Formativi dell’ENAIP in Svizzera.
Come ogni anno, ritornando dallevacanze estive, una tra le tantedomande che ci poniamo è se intra-prendere o no un percorso di aggior-namento professionale e/o un veropercorso formativo, oltre ai classicicorsi per “allenare” le proprie compe-tenze se pensiamo ai vari corsi inten-sivi d’informatica. Vi sono diverse situazioni che portanomolti a questo tipo di riflessione eriscontrate quotidianamente nei varicentri dell’ENAIP ai quanti si rivolgo-no presso le nostre segreterie. Oggi, ilpubblico di riferimento è variegato ecomposto da diverse nazionalità. Si vadal neo arrivato (non solo italiano) allaricerca di un corso di lingua (tedesco,francese, inglese e/o italiano) a testarele proprie competenze linguistichecon un certificato ufficiale (ENAIP èun centro TELC per la certificazionedelle lingue) perché in molti casirichiesto dalle locali autorità d’immi-grazione per il rilascio del permesso disoggiorno se consideriamo personeprovenienti da aree extra-UE.
Un settore molto riuscito in questiultimi anni è quello di Tedesco&Integrazione offerto soprattutto neicentri di Lucerna-Littau e Zurigo; infase di sperimentazione anche micro-progetti nel basilese (Città eCampagna), nel Cantone Argovia enel Cantone Ticino. Questi percorsiformativi particolari derivano da unfinanziamento pubblico dei rispettiviUffici Cantonali per l’Integrazione giàCommissione Federale per gliStranieri (CFS/EKA) non più attivo.Infatti, da alcuni anni sono stati attiva-ti questi uffici locali (Integrationsför-derung/Promozione per l’integrazio-ne) cantonali che si occupano da vici-
no dell’integrazione degli stranieri edella lotta al razzismo. Il promovi-mento dell’integrazione degli stranieriin Svizzera è fissato nell’art. 2cpv d)della Legge di applicazione alla legisla-zione federale in materia di personestraniere (8 giugno 1998) e trova unasua concreta applicazione nei variRegolamenti delle Commissioni can-tonali per l’integrazione degli stranierie la lotta contro il razzismo (CISR)dell’11 maggio 2004. Ogni Cantone, asua volta, ha creato un ufficio (Città eCantone per i grandi agglomeratiurbani) con compitiorganizzativi/promozionali e di coor-dinamento, soprattutto, per i variinterventi formativi e conoscitivi chemolti enti privati e organizzazionioffrono in tale ambito.
La presenza straniera nel nostro con-testo economico-sociale, è un dato difatto al di là della reale percezione cheognuno di noi ha del fenomeno. Laconfederazione elvetica ha stanziatoquesti fondi proprio per la ferma con-vinzione della capacità di accoglienzadella popolazione svizzera da un lato equella di integrarsi nella nuova realtàdall’altra; un’integrazione che non èsolo correlata alle competenze lingui-stiche ma anche della comprensionedel nuovo contesto sociale, culturaleed economico per favorire una cresci-ta della società tutta in cui viviamo. Èevidente che un Paese che investenella formazione permanente da unlato e nell’Integrazione dall’altra, è unPaese che fonda i propri presuppostidi crescita competitiva ed economicaproprio sui solidi fondamenti deisaperi, chiara consapevolezza di quan-to sta alla base dello stesso sistemaeconomico oltre a rafforzare la
di Paolo Vendola, direttore ENAIP Svizzera
il dialogo 5/1117
coesione sociale.Sul fronte della formazione professio-nale “tout court”, ENAIP continua apromuovere quei percorsi professio-nalizzanti con certificazione svizzera(AFC e/o APF) per adulti provenien-ti da tutte le nazionalità (oggi sonoancora molti i portoghesi e gli spa-gnoli per affinità linguistica).Troviamo questa fascia di pubbliconei corsi di edilizia (caposquadra,muratore, gessatore) e della metallur-gia (corsi di saldatura a Lucerna) e nelcorso di custode d’immobile (collau-data esperienza a Lugano e Zurigo)che oltre alla formazione specifica haintrodotto un modulo specifico perl’apprendimento di metodologie digestione dei conflitti interpersonali. A questi percorsi tradizionali ENAIPsta avviando una serie di attività diconsulenza e orientamento professio-nale mirato richiesto sia dal privato siada alcune organizzazioni sindacali.Infatti, sempre più (non solo verso inuovi migranti) si nota l’esigenza diun accompagnamento puntuale e diconsulenza verso specifici percorsiformativi evidenziando e facendoprendere maggiore consapevolezzadelle competenze – non formali – dimolti adulti che fanno difficoltà ariconoscere e ricondurre in specificheprofessioni e/o considerarle come“valore aggiunto” chiaramente spen-dibile in un mercato del lavoro fram-mentato, sempre più alla ricerca dipersone flessibili e collocabili nei piùsvariati settori. In quest’ottica continua ad attivarsil’ENAIP in Svizzera con il suo pooldi progetto costituito da professioni-sti del sistema educativo-formativoche monitora il cambiamento attivonel mercato del lavoro e che con il“nostro fare quotidiano” pone al cen-tro dell’attenzione la persona con lesue esigenze formative.3
PATRONATO
18
In Svizzera, la legge sull’assicurazione
vecchiaia e superstiti prevede che a
pagare i contributi previdenziali siano
indistintamente tutti i cittadini resi-
denti, indipendentemente se svolgono
o meno un’attività lavorativa. In prati-
ca, pagano i contributi coloro che
lavorano ma anche coloro che non
lavorano.
Mentre per coloro che lavorano l’ob-
bligo inizia dal primo gennaio dell’an-
no del compimento dei 18 anni (e
continua anche dopo il pensionamen-
to), i non attivi devono versare i con-
tributi dal primo gennaio dell’anno
del compimento dei 21 anni fino all’e-
tà regolare di vecchiaia.
Eccezioni sull’obbligo di pagare i
contributi si applicano alle persone
sposate, purché comunque uno dei
due abbia un’attività lavorativa dalla
quale ha l’obbligo di versarli. Esempio
classico: marito che lavora e moglie
casalinga. In questo caso la moglie
non ha obbligo di pagare i contributi
e tale periodo è considerato comun-
que, a tutti gli effetti, un periodo assi-
curativo utile ai fini del calcolo della
rendita quando giungerà il momento.
L’importante che il coniuge che lavo-
ra abbia un salario annuo di almeno fr.
9'224 se lavoratore dipendente o fr.
18'600 se lavoratore autonomo.
Nel suo caso, però, essendo lei già
pensionato, e di età superiore ai 65
anni, sua moglie ha l’obbligo di paga-
re i contributi fino al raggiungimento
dell’età regolare, prevista con il com-
pimento dei 64 anni.
La rendita della signora, essendo già
assegnata, non cambierà anche se nel
frattempo sta pagando ulteriormente
contribuiti all’AVS. Ciò avviene per
tutti i pensionati di vecchiaia che con-
tinuano a lavorare, anche dopo il pen-
sionamento previsto all’età regolare.
Essi hanno l’obbligo di pagare i con-
tributi ma l’importo della rendita non
subirà più modifiche.
Chi ha raggiunto l’età pensionabile
regolare e intende svolgere un’attività
lavorativa, come detto, dovrà pagare i
contributi previdenziali AVS. Ma a
questi lavoratori pensionati viene
applicata una franchigia di fr. 1'400 al
mese o fr. 16'800 l’anno.
Se ad esempio durante i 12 mesi del-
l’anno un pensionato ha lavorato e
guadagnato complessivamente fr.
24'800, pagherà i contributi su un
salario di fr. 8'000 (24'800 meno
16'800). Se invece l’attività lucrativa
non si estende all’anno intero, ma
supera comunque un mese, la franchi-
gia viene calcolata proporzionalmente
il dialogo 5/11
AVS, i contr ibut i e i l ca lcolo del la rendita“Lo scorso anno ho smesso di lavorare perché ho compiuto i 65 anni e daallora ricevo la pensione. Mia moglie, nata a gennaio del 1949, ha preferitoandare in pensione due anni prima con una riduzione. Non capisco come maida quel momento anche la mia pensione è stata ridotta e inoltre, ci è statodetto, che essa è obbligata a pagare i contributi AVS fino al compimento dei64 anni, anche se non lavora più. Ma dopo, mi chiedo, la sua rendita saràaumentata o rimarrà invariata? Io avrei adesso intenzione di svolgere qualchepiccolo lavoretto: avendo compiuto già i 65 anni naturalmente non devopagare più contributi. Esatto?”
di Gaetano Vecchio, Patronato ACLI Zurigo
Fine novembre all’insegna della sicu-rezza sul lavoro. È questo infatti iltema che sarà al centro di alcuniincontri promossi dal PatronatoACLI, dal Circolo ACLI di Lugano edalle ACLI Ticino.Sono previste due proiezioni di filme una tavola rotonda conclusiva ani-mata da esperti nel settore.
Rassegna cinematografica
Martedì 22 novembreLA FABBRICA DEI TEDESCHI Costruita attraverso ricerche sul campo
e testimonianze dei parenti delle vitti-
me, la docu-fiction ripercorre i tragici
avvenimenti accaduti nel dicembre
Lavoro (in)sicurezza2007 nell'acciaieria ThyssenKrupp a
Torino dove, a seguito di un grave inci-
dente, morirono sette operai.Dibattito moderato dal critico cine-matografico Gino Buscaglia e con lapartecipazione di un sindacalista.
Venerdì 25 novembreIL SENSO DELL’OPERA - FRANCE-SCO NOVARA SI RACCONTA Il film testimonia l’esperienza di Olivetti
in cui Cesare Musatti e Francesco
Novara sono stati innovativi protagoni-
sti contribuendo a creare una delle
esperienze di umanesimo lavorativo tra
le più importanti del mondo.
Dibattito moderato dal critico cine-
matografico Marco Zucchi e conClaudio Palumbo, prof. di psicologiadel lavoro.
I film, la cui visione è gratuita, saran-no proiettati nella Sala multiuso delCircolo ACLI di Lugano.
Conferenza conclusiva
Domenica 27 novembre, ore 14-18al palazzo dei Congressi di Lugano.Tavola rotonda con interventi edibattito alla presenza di alcuniesperti nel settore (Ufficio dell’i-spettorato del lavoro, sindacati,impresari costruttori SSIC, Suva ePatronato ACLI).
PATRONATO
il dialogo 5/1119
INPS, cambia la banca che versa la pensione
P e r c h é p e r c h é
Spettabile Patronato ACLI,
sono un pensionato INPS residente in Svizzera; ho
saputo che tra un po’ cambierà la banca che paga la mia
pensione, è vero? Spero che ciò non blocchi come in
passato il pagamento delle quote di pensione.
F. Carlo
Egregio signor Carlo,
in effetti, con il pagamento del rateo pensionistico del mese di gen-
naio 2012, il servizio cesserà di essere a carico dell'Istituto cen-
trale delle banche popolari italiane (ICBPI), per passare, a par-
tire dal rateo del mese di febbraio 2012 e per la durata di tre
anni, a carico di Citibank
Con lettera INPS - Citibank a partire dal 1° novembre 2011,
oltre ad un aggiornamento sulle novità operative, ai pensionati
verrà indicato il termine del 2 aprile 2012 entro il quale dare
dimostrazione della propria esistenza in vita. Occorrerà a tal fine
utilizzare l'apposito modulo messo a disposizione, per evitare di
vedersi sospendere, a partire dal rateo del mese di maggio 2012,
il pagamento della pensione.
Quindi ancora una volta lei e gli altri pensioni italiani sarete chia-
mati a inviare le certificazioni che già nel corso dell’anno avete
dovuto presentare.
Cordialmente
Francesco Onorato
alla frazione annua corrispondente,
ossia fr. 1'400 per ogni mese civile
intero o parziale. Esempio: se il bene-
ficiario di una rendita lavora dal 30
marzo al 6 giugno, si calcolano 4 mesi,
(marzo e giugno valgono come mesi
interi). La franchigia sarà dunque di fr.
1'400 x 4, ovvero fr. 5'600. Se nel
periodo predetto il pensionato ha
guadagnato fr. 6'000, dovrà pagare i
contributi su un salario di fr. 400.
Non esistono problemi di regolarizza-
re la contribuzione nei confronti di
coloro che lavorano, in quanto a ciò
pensa il datore di lavoro che deduce la
metà del contributo (5,15%) dalla
paga dei dipendenti e la versa alla
competente Cassa di compensazione,
unitamente alla propria quota (anche
5,15%).
Chi invece non svolge alcuna attività
lavorativa, deve annunciarsi presso l’a-
genzia comunale AVS del luogo di
domicilio al fine di regolarizzare la
propria posizione e pagare direttamen-
te i contributi previdenziali che vengo-
no calcolati tenendo conto della tassa-
zione dell’imposta federale diretta.
Veniamo infine a spiegare i motivi per
cui l’importo della sua rendita è stato
abbassato dopo il pensionamento
della moglie. La decima revisione
della legge AVS, in vigore dal 1997,
fra le tante regole introdotte ha previ-
sto la rendita individuale per marito e
moglie ma con l’applicazione del
cosiddetto “splitting”, ovvero la ripar-
tizione dei salari realizzati dai due
coniugi durante gli anni del matrimo-
nio fino al pensionamento. La sua
rendita, calcolata l’anno scorso, si è
basata sul periodo assicurativo fatto
valere.
Il periodo assicurativo è completo se
si è stati assicurati in Svizzera, come
prevede la legge, dal primo gennaio
dell’anno del compimento dei 21 anni
fino al 31 dicembre dell’anno prece-
dente l’evento pensionistico. Il perio-
do assicurativo completo fa applicare
la scala di rendita completa, la 44. Per
chi non può far valere il periodo assi-
curativo completo si applica la scala
parziale da 1 a 43, secondo gli anni di
assicurazione. Ogni scala ha un
importo minimo ed uno massimo, ciò
in ragione dei salari realizzati durante
il periodo assicurativo che vengono
sommati, rivalutati e divisi per il
numero degli anni fatti valere. Il risul-
tato corrisponde al reddito annuo
medio realizzato in pratica negli anni
di assicurazione. Attraverso apposite
tabelle si constata così la rendita che
deve essere erogata. Non appena però
due coniugi maturano entrambi il
diritto alla pensione, la rendita viene
calcolata applicando il citato “split-
ting” al coniuge che chiede la per ulti-
mo la pensione ma nello stesso tempo
viene ricalcolata anche all’altro coniu-
ge che era già in pensione.
La scala di rendita viene determinata
sempre in rapporto al periodo assicu-
rativo fatto valere da ognuno dei due.
Per la determinazione del reddito
annuo medio, invece, i salari percepiti
da marito e moglie durante gli anni di
matrimonio vengono sommati e
ripartiti in due parti uguali sul conto
individuale di ognuno di loro.
Esempio: in un determinato anno il
marito ha guadagnato fr. 50'000 e la
moglie, invece, fr. 30'000; ebbene, ad
ognuno di loro va pertanto accredita-
to, in quel determinato anno, ai fini
del calcolo pensionistico, una somma
di fr. 40'000. In pratica, è come se ave-
ste guadagnato fr. 10'000 di meno lei
mentre sua moglie fr. 10'000 di più.
Sulla base di questi nuovi criteri è
stata calcolata la rendita della moglie e
di conseguenza è stata ricalcolata e
ridotta la Sua rendita.3
Lo scorso 25 settembre il Circolo ACLI Cadenazzo/S.Antonino, ha festeg-
giato il suo 35° anniversario. Alla festa organizzata per l’occasione sono
intervenuti il presidente cantonale Franco Plutino, Antonio Cartolano e
rappresentanti dei circoli ACLI dei paesi limitrofi, Cinzia Zanchin del Circolo
di Bellinzona ed Enza D’Amico del Circolo di Locarno.
scopi delle ACLI internazionali. Ilnostro desiderio più grande e di poterabbracciare nuovi amici di altrenazionalità.Col tempo il Circolo di Cadenazzo haavuto l’apertura di spirito di effettua-re delle evoluzioni all’interno del pro-prio comitato direttivo, applicandodelle riforme nelle attività interne edando maggior spazio alle iniziativedelle donne. Nel prossimo futuro sidarà conferma di questo cambiamen-to con valide azioni ricreative. Un grazie ai soci e ai simpatizzantiche hanno partecipato alla bella gior-nata di festa.
Il comitato della presidenza si auguradi rivedere tutti ai prossimi appunta-menti in programma per rivivereancora l’atmosfera magica sperimen-tata il 25 settembre scorso.3
il dialogo 5/11
VITA DELLE ACLI
Circolo in festa a Cadenazzo
di Marina Cristiano, segretaria Circolo S.Antonino/Cadenazzo
20
La parte ufficiale della giornata è stataaperta con il saluto del presidenteattuale del Circolo, Giuseppe Faroldi,e con gli interventi dei presidenti chelo hanno preceduto, nonché del pre-sidente Cantonale che ha avuto paro-le di elogio per la febbrile attività diquesto Circolo. È seguita una presen-tazione commemorativa in ricordodegli albori del Circolo e dell’intensospirito aggregativo che lo fatto cre-scere fino ad oggi e che, nel suo pic-colo, rappresenta in Ticino una bellatestimonianza di conservazione divalori e di identità culturale.All’inizio, nel lontano 1976, i socierano un gruppo di amici italiani,adesso, nel 2011, la famiglia si è este-sa ad altri amici provenienti da altrenazioni, alcuni iscritti hanno originispagnola e portoghese. Un’ulterioreconferma di quanto rispecchiano gli
L’estate luganese ha avuto quest’announ denso cartellone di eventi musica-li a beneficio dei turisti e degli appas-sionati ticinesi e delle vicine provincedi Como e Varese. Essere inseriti contre concerti in questo programma èstato motivo di grande soddisfazioneper i nostri coristi e merito del mae-stro Pontiggia capace di far progredi-re la corale e promuovere la parteci-pazione a tali iniziative culturali.Per il Circolo ACLI di Lugano il Coroè una consolidata realtà ormai dasedici anni e si fa appello a tutti i socidel movimento per sostenerlo e rin-forzarlo con nuove voci sia maschiliche femminili. Chi ha voglia di can-
tare e far gruppo con serena allegria
nel Coro ACLI sarà il benvenuto. Prossimo appuntamento: Vezia 3dicembre – concerto natalizio dibeneficenza.3
Istantanea di un momento della festa (a destra) e il gruppo organizzatore dellamanifestazione (a sinistra) con, al centro, il presidente del Circolo Giuseppe Faroldi
L u c e r n aCastagnata e tomboladomenica 13 novembre, ore 15
al Centro Grosshof.
R e i n a c hFesta di Natalesabato 10 dicembre, ore 19.00
Presso la sede del Circolo ACLI.
di Franco Plutino
Il Coro ACLI ha animatol’estate di Lugano
Dopo la felice partecipazione in mag-gio alla Rassegna “Cori fra i Castelli”di Bellinzona il Coro del CircoloACLI di Lugano ha chiuso la stagio-ne estiva con due concerti inPiazzetta San Carlo a Lugano sotto laguida del maestro Claudio Pontiggia el’apprezzata partecipazione di IreneFerrarese (Arpa) e Donato Matola(Chitarra).
B e l l i n z o n aCastagnata e tombola socialedomenica 13 novembre, ore 14.30
21il dialogo 5/11
VITA DELLE ACLI
L ’ U n i t à d ’ I t a l i a e l a d o n n adato e dà luogo a risultati che posso-no trasformare tutta la società. Èsotto gli occhi di tutti quanto la donnaal lavoro stia modificando l’organizza-zione sociale e del lavoro rendendolapiù rispettosa delle esigenze delle per-sone, della società, dell’ambiente,semplicemente portandovi dentro lapropria esperienza femminile. Ma le difficoltà persistono: noi donnesiamo tuttora le più discriminate nel-l’accesso al mondo del lavoro, nel trat-tamento contrattuale e nei percorsi dicarriera. E tuttavia siamo pronte adinvestire i nostri talenti, a mettere ingioco situazioni personali e risorse.Partecipare e lavorare per il bene delPaese è un’aspirazione e un dovere dinoi donne e come donne delle ACLI,ci proponiamo di promuovere undibattito che consenta una riflessionepiù complessiva sul ruolo che la risor-sa femminile riveste nell’ambito dellasocietà.3
Nei 150 anni di storia d’Italia la parte-cipazione femminile ha portato bene-fici sociali, economici e di progressocivile all’intera comunità nazionale.Lo ha sottolineato Maria Alonso-Ricci, del Coordinamento nazionaledelle Donne ACLI, nel suo interventod’apertura. E così è stato anche nell’ambito dellarinascita civile dopo la SecondaGuerra Mondiale. La Resistenza rap-presenta, infatti, la fase in cui nasconoe si sviluppano le premesse per laCostituzione e della Repubblicademocratica e le donne partecipanoda protagoniste a questo momentodecisivo della storia italiana. È unfatto inedito, che non ha precedenti:la partecipazione femminile non è piùlimitata ad una élite intellettuale delPaese, com’era avvenuto durante ilRisorgimento; si tratta invece di unevento di massa, al quale le donne cat-
È il tema trattato nel Convegno nazionale della Donne ACLI tenuto il 25settembre scorso a Lenzburg.
toliche danno un apporto sostanziale.Ricordiamo il ruolo di Maria FedericiAgamben, che fu a lungo una delega-ta nazionale delle ACLI. Laureata inlettere ed insegnante, aveva partecipa-to alla Resistenza e nel 1946 era tra le21 donne elette all’AssembleaCostituente. Nel 1948 fu poi eletta allaCamera dei Deputati. Tina Anselmi,attivamente impegnata nellaResistenza e poi nel partito dellaDemocrazia Cristiana. Nel 1968 entròin Parlamento e nel suo lungo manda-to di deputata, che durò fino al 1992,ha fatto, tra l’altro, parte dellaCommissione Lavoro e Previdenzasociale, divenendo poi Ministro del-l’omonimo dicastero nel 1976 e primoMinistro donna in Italia. A lei si deveanche la prima legge sulle PariOpportunità del nostro Paese. Oltreal contributo alla ricchezza del Paesel’interazione tra donne e lavoro ha
di Maria Alonso-Ricci, Coordinamento Donne ACLI-Svizzera
Alcune considerazioni sui lavori digruppoUno dei punti forti del Convegnosono i gruppi di lavoro, formati sutemi specifici, dai quali scaturisconointeressanti spunti di riflessione. Si èqui parlato di formazione dei giovaninel settore socio-politico e si è rileva-ta la necessita di un cambiamentogenerazionale nelle ACLI anche alivello femminile, con una maggiorepartecipazione delle donne. Si è poidiscusso anche di anziani e di volon-tariato, nonché di diritti, soprattuttoall’interno della famiglia.Forti delle loro competenze, di essereun vero “serbatoio” del sapere, con-sce della loro capacità di intuire e disviluppare idee e programmi che ten-gano conto delle specificità localiemergenti, le Donne ACLI si fannocarico di portare questi temi all’inter-no dei circoli ACLI.3
Qui sopra: foto di gruppo dei partecipanti al Convegno, Maria Alonso-Ricci e la dis-cussione in un gruppo di lavoro.
VITA DELLE ACLI
50 anni fa a Diet ikon nascevano le ACLI
Cinquant’anni fa, mentre Dietikon si
popolava d’immigrati italiani, nasce-
vano qui le ACLI. Tante erano allora
le difficoltà che incontravano i nostri
connazionali.
di Rita Alban
il dialogo 5/1122
Lo capì presto Don Vincenzo, della
Missione Italiana di Zurigo, che una
volta al mese veniva a Dietikon a
celebrare la Messa. Lui stesso si fece
promotore e con alcuni volontari:
Maria e Luigi Guerrini, che sarà poi il
primo presidente, i signori Spadaro,
Cazzola, Garbino, Di Carlo e Gada,
presero accordo per far nascere un
Circolo ACLI. La fondazione venne
ufficializzata alla presenza del sindaco
di Dietikon, Herr Wiederkehr, del
parroco Dr. H. Rieger e per le ACLI
centrali il compianto Benedetto
Petris. Con l’arrivo di Don Lucio
Cortesi, le ACLI di Dietikon trovaro-
no nel loro cammino un assistente
spirituale ed un collaboratore conti-
nuo ed infaticabile. Nel 1965 arrivò
da Roma a Dietikon la prima bandie-
ra delle ACLI in Svizzera. Il primo
presidente, Luigi Guerrini, rimase in
carica fino al 1974. Si succedettero
poi nell’ordine: Rolando Marchesini,
Rocco Del Priore, Mario Muolo,
Bruno Serioli, Luciano Alban, Aldo
Santabarbara, Dino Suppa, per arri-
vare al presidente in carica, Aldo
Gullo, un giovane proposto da Don
Marek Gòrski, attuale parroco degli
italiani, che dal 1° ottobre 1986
sostiene le ACLI.
Il Circolo ACLI di Dietikon ha vissu-
to momenti gloriosi con numerose
attività socio-culturali e con la squa-
dra di calcio Milan-Acli, da sempre
guidata da Silvestro Maffei. Nella
sede-ritrovo delle ACLI, parecchie
famiglie o singole persone, hanno
trovato un punto d’incontro, di ami-
cizia, di sostegno morale e concreto
nelle difficoltà burocratiche e sociali.
Ora i tempi sono cambiati, le necessi-
tà sono meno evidenti, ma il Circolo
è un’associazione di promozione
sociale e uno spirito aclista contribui-
sce sempre a tessere i legami della
società, favorendo forme di parteci-
pazione e di democrazia. Questo, in
sintesi è anche l’invito del Presidente
rivolto ai soci e simpatizzanti presen-
ti alla festa di Giubileo: il 50° va cele-
brato con gioia e festosità, ma deve
essere anche un momento di rifles-
sione, di ringraziamento a tutti colo-
ro che con il loro impegno ed abne-
gazione hanno portato avanti, per
tanti anni, la “vita” del Circolo. Oggi
si presentano nuove sfide, alle quali
siamo chiamati, tenendo sempre pre-
sente le tre fedeltà dell’aclista: Chiesa,
Lavoro e Democrazia.
La festa di Giubileo si è svolta lo
scorso 22 ottobre, in un’atmosfera
d’amicizia e cordialità. Il sindaco,
Otto Müller, il Console Generale,
Min. Fridegotto, l’onorevole Franco
Narducci, il presidente della
Kirchenpflege, Karl Geiger e il
nostro parroco Don Marek Gorski ci
hanno onorato con la loro presenza,
e le loro riflessioni. Erano presenti
anche numerosi presidenti di Circoli
ACLI della SCO, con il presidente
Antonio Mighali, Franco Plutino in
rappresentanza delle ACLI nazionali
che, oltre al suo intervento, ha letto il
messaggio del Presidente della FAI,
Andrea Olivero. Hanno partecipato,
inoltre, rappresentanti di altre asso-
ciazioni ed infine tanti soci e amici.
La storia delle ACLI di Dietikon con-
tinuerà fintanto che ci saranno perso-
ne disposte ad impegnarsi volontaria-
mente, a “dare una mano” per un
mondo migliore.3
I molti partecipanti alla festa di Giubileo e, qui sopra (a sin.) Franco Plutino delleACLI nazionali, il Min. Mario Fridegotto, Console Generale a Zurigo, e consorte; (adestra) al microfono il sindaco di Dietikon, Otto Müller, con il presidente delCircolo, Aldo Gullo e Luciano Alban.
VITA DELLE ACLI
il dialogo 5/1123
Caponata alla moda di Zuanne
Ingredienti:250 g di melanzane, 250 g di zucchine, 400 g di pomodori maturi, 2 peperoni carnosi(uno giallo e uno rosso), 30 g di capperi freschi o s/sale dissalati, 3 spicchi di aglio, 1 scalogno, 1 mazzetto di prezze-molo, basilico e erbette profumate, 20 g di miele, 50 g di aceto di vino o di mele, olio extra vergine d’oliva, sale e pepe.
Come procedere: - affettate le melanzane, le zucchine e i peperoni, salatele, e lasciatele mezz’ora in uno scolapasta in modo che perda-no l’acqua di vegetazione;- intanto tritate finemente l’aglio, lo scalogno e le erb; un pizzico di questo trito va aggiunto alla polpa tritata dei pomo-dori (pelati in precedenza) unitamente ai capperi; fate cuocere per 5 minuti in un tegamino con un filo d’olio; scio-gliete il miele nell’aceto e aggiungetelo alla salsina; aggiustate di sale e pepe e lasciate cuocere ancora qualche minuto; - risciacquate e asciugate le fette di melanzane, zucchine e peperoni, ungetele con poco olio e fatele grigliare; - ponete in una terrina a strati alterni le verdure grigliate e la salsa di pomodoro e il restante trito di erbe (comincian-do e finendo con la salsa); chiudete con la pellicola da cucina e riponete in frigo per alcune ore.Va servito freddo o a temperatura ambiente.
S a l e e p e p e ( q u a n t o b a s t a )
a cura di Giovanni Poete
I 9 0 a n n i d i “ N i n o ”
U s t e rA teatro con il Circolo ACLI domenica 11 dicembre, ore 15.30
alla "Stadthofsaal"
La compagnia "Primo Sole"
porterà in scena il pezzo teatrale
“I casi sono due”,
di Armando Purcio, con adatta-
mento di Peppino de Filippo.
di Agostino Oliva
Antonino Bonfiglio, “Nino” per ifamigliari e gli amici, il 7 agosto scor-so ha spento 90 candeline! Circondatodall’affetto della moglie (che si trovaaccanto a lui sulla foto) e dei suoi figliha voluto festeggiare con amici eparenti questo bel traguardo.È socio del Circolo ACLI di Möhlinda innumerevoli anni e tra i tesseratidel Circolo è senz’altro il più longevo.Ha sempre seguito con molto interes-se e grande passione le partite dellasquadra del Circolo divendandone ilbeniamino.Rinnoviamo a Nino, attraverso il
Lugano, pranzi serviti dal lunedì al venerdì Dal 3 ottobre il servizio ristorazionepresso il Centro Labor delle ACLI èofferto 5 giorni alla settimana, dallunedì al venerdì. Ci sono sempre 3menu a scelta: primo o secondo piat-to, insalata contorno e dessert. Per informazioni, tel. 091 923 66 46 [email protected]
La tre giorni di ottobre, preparata daiCircoli della circoscrizione consolare diZurigo è stata ricca di incontri, dibattitie concerti. Si è parlato di precariato gio-vanile con Pippo Civati, Luca Telese eFabrizio Macrì ed è stato molto seguitol’incontro delle donne con Ada Marra,Emilia Margelisch e Maria Bernasconi.Sabato sera si è tenuto un faccia a fac-cia su “ La Svizzera del futuro e la crisieuropea” tra Cedric Wermuth, vice pre-sidente del PS svizzero e Dario Sassoli,deputato europeo del PD. La domenicaè stata caratterizzata dall’atteso incon-tro con i parlamentari eletti all’esterodel PD, Gianni Farina e ClaudioMicheloni. Si è scusato FrancoNarducci impegnato a Londra con laFAI. Hanno chiuso la festa il segreta-rio del PD in Svizzera MicheleSchiavone e la Presidente AnnaRuedeberg.3
Si è tenuta dal 7 al 9 ottobre a
Zurigo nella storica “Casa d’Italia”.
Motto della festa: “La Svizzera di
domani per tutti, di tutti”.
di Salvatore Dugo
Festa nazionale del PD in Svizzera
Dialogo, che lui legge puntualmente,gli auguri più sinceri con l’auspicio dicontinuare a seguire le partite di calcioancora per tanti anni.3
Siamo persone normali. Insieme a voi facciamo cose speciali.
Le idee sono importanti per fare di più emeglio:
4 per crescere e formarci insieme
4 per coinvolgere e sensibilizzare allademocrazia partecipata
4 per impegnarci a sostegno dei bisognidella gente.
Dai forza alle idee. Iscriviti anche tu alle ACLI.
Presso il Circolo o il Patronato più vicino a te!
Per informazioni chiama lo 091 921 47 94 o scrivi a [email protected]
Ci impegniamo contro le nuove povertà,l'emarginazione e la discriminazione.
Il motto del tesseramento 2012 sarà
“ IL VERO CAPITALE È L’UOMO ”