Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

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il dialogo ottobre-novembre 2011 numero 5 - anno XXI bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere associazioni cristiane lavoratori internazionali Giovani e senso religioso

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Bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzereassociazioni cristiane lavoratori internazionali

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il dialogo

ottobre-novembre 2011

numero 5 - anno XXI

bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere

associazioni cristiane lavoratori internazionali

Giovani e senso religioso

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il dialogo 5/112

La vignetta di Daria Lepori

Impressumil dialogoBimestrale delle ACLI SvizzeraDistribuito in abbonamentoStampa 5000 copie

Comitato di redazione:Luciano Alban, Ennio Carint,Antonio Cartolano, Moreno Macchi, Francesco Onorato,Franco Plutino, Giuseppe Rauseo, Paolo Vendola, Luigi Zanolli

Responsabili di zona:AG: Gaetano VecchioBS-BL-BE-SO: Anna GarziaGE-VD: Luciano GattoZH-LU-SG-SZ-TG: Salvatore DugoTI: Ivana Caldelari

Redazione e recapito:Redazione il dialogoVia Contrada Nuova 16982 Agnotelefono 091 921 47 [email protected]

Stampa:Tipografia Reggiani SpA Brezzo di Bedero (VA)

Progetto grafico:Daria LeporiCoordinamento e impaginazione:Ivana Caldelari

È possibile abbonarsi:sei numeri annuali a fr. 20.-CCP 65 - 272444 - 7

Il prossimo numero sarà recapitato afine dicembre 2011. La chiusura diredazione per contributi scritti è fis-sata per il 25 novembre 2011.

Nuova sede del segretariato nazionale

ACLI: Contrada Nuova 1

6982 Agno

tel. 091 921 47 [email protected]

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EDITORIALE

L a n o s t r a p re s e n z a

il dialogo 5/113

Sommarionumero 5 - anno XXI

Il cuore e la manoQuale eredità spirituale per

le generazioni future? pag. 4

AcliFaiQuindici anni di FAI pag. 5

PoliticaElezioni federali, pochi vincenti

tanti perdenti pag. 6

Filo diretto con SynaDonne, c’è motivo di festeggiare? pag. 7

Giovani e senso religiosoSenso religioso come sintesi

dello spirito pag. 8

Giovani e religioni, miti

e credenze pag. 9

Barometro della gioventù pag. 11

Esperienza di vita cristiana vissuta

sul lavoro pag. 12

Riflessioni di una persona

qualunque pag. 13

Paolo Di Tarso e l’incontro giovanile

decisivo pag. 14

Riscoprirsi nel volontariato pag. 15

EditoriaCuore di mamma, di Matteucci pag. 16

ENAIP-SvizzeraPercorsi di formazione pag. 17

PatronatoAVS, i contributi e il calcolo

della retta pag. 18

Lavoro (in)sicurezza pag. 18

Perché Perché pag. 19

La vita delle ACLICadenazzo, Circolo in festa pag. 20

Coro ACLI di Lugano pag. 20

Convegno delle Donne ACLI

a Lenzburg pag. 21

50.mo del Circolo di Dietikon pag. 22

Möhlin: i 90 anni di Nino pag. 23

Festa del PD in Svizzera pag. 23

Sale e PepeCaponata alla moda di Zuanne pag. 23

Negli ultimi mesi tante nostre realtà aclistesul territorio hanno celebrato, assieme adaltri e con momenti molto significativi coin-volgendo anche molti giovani, i 150 annidella nascita dell’Italia nel consesso dellenazioni europee. Una nascita che nonostan-te il trascorso secolo e mezzo può dirsi recen-te e ancora bisognosa di affermazione, con-divisione e unità. Momenti che sono monitoa non cadere nella spirale egocentrica e cam-panilista ma che fa delle diversità popolari eregionali italiane un valore di sentimenti ecultura. Nessuna nazione e nessun popolo ègrande perché tutti la pensano allo stessomodo ma per il coagulo che, nel rispetto reci-proco e delle comuni regole, abbraccia e valo-rizza tutti.

Alcune settimane fa ho potuto essere presen-te all’annuale serata incontro con i genitoridei 26 bimbi ospitati al “Kita” (asilo nidoEnaip) alla Weberstrasse 3 di Zurigo.Erano presenti quasi tutti i genitori. Èstata una serata interessante e ben organiz-zata dalla direttrice Angelica Schneider.Tra i genitori vi erano in maggioranza cop-pie giovani e coppie linguisticamente miste.C’è stata una viva discussione sull’impor-tanza del mantenimento della specifica par-ticolarità del nostro Kita che è il bilingui-smo, italiano e tedesco. Bilinguismo che faunica nella zona questa realtà nata appun-to sulla base di questa specificità. Sonorimasto positivamente sorpreso della serietàorganizzativa, della familiarità, dei colori,della luminosità della struttura e dell’inte-ressantissimo dibattito che i genitori hannoanimato. Credo fermamente che questo siaun importante servizio che come ENAIPZurigo viene offerto nel territorio dove è sen-tito l’interesse di molte famiglie con, uno oambedue i genitori, che hanno l’italianocome lingua di provenienza e sono intenzio-nati a mantenere forte il legame di questovalore e di questa identità di chi è venuto danon molto in Svizzera, magari per matri-monio, o di chi l’ha recepita e vissuta trami-te i propri genitori o nonni. Penso che comeACLI dobbiamo essere orgogliosi di questa

realizzazione e motivarsi perché divenga sti-molo per esperienze analoghe in altre cittâ.

Il 25 settembre si è tenuto a Lenzburg l’an-nuale Convegno Donne ACLI dellaSvizzera. Il momento è stato uno di quellimenzionati in apertura di questo editorialecon a tema “L’Unità d’Italia e le Donne”.Con l’organizzazione attenta della respon-sabile nazionale delle Donne ACLI, MariaAlonso-Ricci e la collaborazione intensadelle donne ACLI d’Argovia e del localeCircolo ACLI, la presenza è stata moltoattenta e numerosa. Franco Narducci hatrattato il tema “Donne del risorgimento ita-liano e donne dell’emigrazione italiana nelmondo”. Introduzione alla giornata che haricordato del contributo femminile all’ideadell’Unità d’Italia e in particolare il contri-buto delle Donne italiane nella resistenza enella fase della forzata emigrazione del dopoguerra. È stata quindi la volta di PaolaVacchina, vicepresidente delle ACLI cen-trali, sul tema “invisibili e forti, contributodelle Donne italiane all’unità” che ha sotto-lineato l’importante funzione di coagulo chele donne hanno avuto ed hanno nella coesio-ne sociale. Vania Alleva, vicepresidentedell’USS, ha parlato del movimento donnein Svizzera e della parità con riferimentoanche alle donne immigrate. Ha sottolineatoi momenti che hanno portato all’emancipa-zione femminile in Svizzera, paese che perultimo in Europa ha sancito il suffragio uni-versale alle donne e che oggi annovera percontro, nonostante ancora molteplici dispari-tà, una forte presenza femminile nella politi-ca e nella società. (v. anche pag. 21)

Questi tre momenti sono il tratto e lo spec-chio di una nostra realtà sul territorio chesottolineano il valore del nostro lavoro el’impegno di tutti a valorizzarne la presen-za. Là dove siamo e ciò che facciamo è alservizio di tutti per un allargamento del-l’impegno e per una società più giusta amisura umana.

Ennio Carint

Presidente ACLI Svizzera

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IL CUORE E LAMANO

Quale eredità spirituale per le generazioni future?

Il richiamo del Maestro di Nazareth può essere

letto come un invito alla riflessione sul livello di

accesso al discorso spirituale rivolto alle giovani

generazioni dei giorni nostri. In una società qual è

quella contemporanea occidentale, che si vuole

aperta e globalizzata, in grado di interagire a tutto

campo e di avere una comunicazione “in tempo

reale”, ci si può chiedere quale spazio sia (e possa

essere) riservato all’insegnamento e alla pratica

religiosi. Di certo, nell’immenso flusso di infor-

mazioni e di persone che contraddistingue il

nostro mondo, i processi di mutamento in atto

coinvolgono anche le tradizioni religiose. Resta

tuttavia da chiarire la questione del loro ruolo

effettivo nell’essere fonti di significato per l’uma-

nità, nel fornire prospettive etiche e trascendenta-

li, nell’accompagnare le trasformazioni culturali e

sociali.

Recenti sondaggi, svolti alle nostre latitudini come

in altri paesi europei, indicano che la religione

continua ad avere un posto riconosciuto soprat-

tutto in ambito personale e familiare, molto meno

sul piano pubblico. Il discorso vale, in genere,

anche per i più giovani: se spesso cresima o con-

fermazione segnano la fine di una pratica religio-

sa regolare, nondimeno per apprendisti e studenti

l’insegnamento trasmesso durante la preparazione

dei sacramenti raffigura un fondamento spirituale

duraturo. Che però il luogo collettivo non possa

più essere rivendicato per Dio o la Chiesa è tal-

volta dimostrato dalle reazioni stizzite e magari

persino accusatorie di determinate correnti socia-

li o politiche quando rappresentanti ecclesiastici

prendono posizione su tematiche sensibili quali la

coesione sociale, l’accoglienza del diverso, il con-

fronto interculturale ed interreligioso, ecc. Gli

esponenti di tali correnti di pensiero si sentono a

volte offesi, perché ecclesiastici ricordano i valori

spirituali (e le rispettive conseguenze morali) su

cui dovrebbe fondarsi la nostra collettività.

Questo è un modo persino elegante di sottolinea-

re il crescente scollamento fra convinzioni indivi-

duali o familiari e presenza pubblica.

Rimane quindi da chiedersi quale eredità spiritua-

le consegneremo alle future generazioni, in un

mondo nel quale i pilastri di riferimento ideologi-

ci sono diventati sempre più fragili e mobili, i cui

orizzonti spirituali si fanno viepiù opachi e tenui

(solo in parte contrastati dall’emergere di manife-

stazioni d’integrismo religioso, ovviamente non

unicamente islamico, ma pure cristiano o induista)

e all’interno del quale il riconoscimento della pro-

pria identità diviene sempre più complesso (e

complicato, a causa delle molteplici influenze ed

implicanze). Nel dopoguerra si affermava con

forza che, almeno in Occidente, il XXI secolo

sarebbe stato necessariamente religioso. Alla luce

dei fatti, possiamo domandarci se sia realmente

così o se non vadano ripensati a fondo il senso

d’appartenenza alla propria comunità spirituale, i

contenuti della testimonianza ed i principi della

coerenza e della credibilità.3

di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera

il dialogo 5/114

“Lasciate che i bambini vengano a me” – è il monito rivolto da

Gesù ai suoi discepoli, intenti ad allontanarli dalla loro cerchia.

Nel rifiutare qualsiasi forma di discriminazione o privilegio, Gesù

afferma – anzitutto con la sua vita ed il suo modo d’essere – che

chiunque ha il diritto di entrare in contatto con lui, indipenden-

temente dal suo statuto sociale e religioso o dalla sua età.

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ACLIFAI

il dialogo 5/115

Con queste parole, nel nuovo Patto associativo

delle ACLI si annuncia la nascita della FAI al con-

gresso di Napoli, nel marzo 1996.

Formalmente costituita nel 1997, la FAI approda

alla Conferenza Organizzativa delle ACLI italiane

del 1998, come una realtà già “da ripensare”. A

neppure due anni dalla nascita, la scommessa sulla

FAI mette in luce una necessità urgente e sempre

più avvertita: “trasformare le ACLI in una vera

organizzazione europea e internazionale…”1.

La FAI sembra dunque nascere all’interno di un

paradosso: da una parte, infatti, il carattere inter-

nazionale è per le ACLI un dato quasi “naturale”,

con-naturato alle finalità che ispirano l’esistenza

stessa dell’Associazione; dall’altro, le ACLI affida-

no alla FAI il compito di renderle una vera orga-

nizzazione internazionale.

Non è qui luogo di ricostruire la storia della FAI,

ma solo evidenziare la portata della scommessa

che la sua costituzione ha rappresentato per le

ACLI, per tutte le ACLI, ovunque fossero. Un

obiettivo voluto da tutti, una scommessa sostenu-

ta da molti, ma una consapevolezza che in parten-

za condividono in pochi: potrebbe sintetizzarsi

così, la situazione in cui nasce la FAI e rispetto alla

quale possiamo registrare oggi un sostanziale cam-

biamento.

Si tratta di un altro paradosso. Almeno in Europa,

gli anni in cui la FAI vede la luce sono quelli più

gravidi di speranze, visioni e progetti collettivi:

laburisti e sinistre governano i maggiori Paesi;

viene approvato il trattato di Amsterdam; nasce

l’Euro e sulla base di Maastricht viene costituita la

BCE; in Italia entra in vigore l’accordo di

Schengen. A fronte di situazioni drammatiche si

tentano soluzioni comuni, come nel caso della gra-

vissima crisi albanese o della nascita del Tribunale

penale internazionale. Insomma sono anni di gran-

de fermento positivo, ma per la velocità dei cam-

biamenti, sono anni “brevi”.

Oggi, sembra infatti definitivamente infranto quel-

l’orizzonte collettivo e comunitario (non certo o

non solo qui in riferimento all’UE) che aveva

caratterizzato quegli anni. Al contrario - nella FAI,

nelle ACLI - è enormemente cresciuta la consape-

volezza di quanto importante sia ricostruire quella

dimensione, quello spazio “necessario” per legge-

re la dimensione internazionale come dimensione

della reciproca “interdipendenza”.

L’esperienza delle ACLI all’estero – abbiamo detto

- nasce insieme alle ACLI stesse, quasi spontanea-

mente. Nel 2005 abbiamo commemorato i 60 anni

delle ACLI e nel 2006 i 60 del Servizio per l’emi-

grazione del Patronato ACLI, istituito per “rispon-

dere ai bisogni sociali concreti” dei lavoratori.

Ma cosa vuol dire oggi rispondere ai bisogni socia-

li, alle domande vecchie e nuove che vengono dalle

nostre comunità? Cosa vuol dire, in uno scenario

locale e internazionale completamente mutato?

Quanto siamo in grado oggi di sostenere progetti

e contribuire concretamente allo sviluppo locale,

ovunque nel mondo, come vorremmo?

Quali strategie comuni e quali saperi ci sono

necessari?

Quali sono i modelli associativi e partecipativi che

le ACLI hanno proposto e realizzato? E oggi, quei

modelli valgono ancora? A chi si rivolgono e chi

escludono? Che conti hanno fatto con il cambia-

mento e la moltiplicazione delle domande che pro-

vengono dal tessuto sociale? Si tratta di modelli

“consapevoli” e tra loro dialoganti? In che lingua e

a quali contesti parlano?

Queste domande hanno segnato gli

ultimi anni del nostro percorso come

FAI, consegnandoci la consapevolez-

za profonda di quanto le nostre espe-

rienze siano necessarie gli uni agli altri.

Perché lo “stare al mondo”, come l’in-

ternazionalità, è un apprendimento

continuo.3

Q u i n d i c i a n n i d i FA I : u n p e rc o r s o d i c o n s a p evo l e z z a e d i a p p re n d i m e n t o“La vocazione internazionale di una grande associazione che, sia in Italia che all’estero, si esprime

sempre più in percorsi di solidarietà e collaborazioni associative si è realizzata nella costituzione

della Federazione ACLI Internazionali (FAI)”.

di Simonetta De Fazi, coordinatrice Dipartimento "Rete Mondiale ACLI"

1 Entrambi i passaggi virgolettati sono tratti da “La FAI e la Conferenza

Organizzativa e Programmatica”, documento presentato in occasione del

seminario sull’internazionalità delle Acli, Roma 21 ottobre 1998.

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Elezioni federali, pochi vincenti tanti perdenti

POLITICA

Le votazioni federali dello scorso 23 ottobre hanno emesso il

loro verdetto di vincitori e perdenti. La nuova formazione poli-

tica, il Partito borghese democratico (PBD) e il Partito dei verdi

liberali sono i vincitori di queste elezioni, il Partito socialista è in

pareggio, ha perso lievemente in percentuale, ma ha guadagnato

tre seggi. Tutti gli altri, invece, possono essere considerati per-

denti, seppure con valutazioni diverse.

C’è da registrare la notevole perdita di 8 parlamen-

tari dell’UDC (SVP), mentre i sondaggi la davano

in leggero aumento. Anche la prepotenza mediati-

ca di Christoph Blocher per un posto al Consiglio

degli Stati a Zurigo non è stata valutata favorevol-

mente, in questa tornata elettorale è risultato solo

terzo.

Come spesso accade ad ogni votazione politica, le

aspettative dei partiti venivano poste molto in alto.

Ogni voto conta, è stata la parola d’ordine di tutte

le forze partitiche, con la speranza che le previsio-

ni venissero superate dai risultati elettorali. In real-

tà, per chi conosce il sistema politico svizzero,

unico al mondo nel suo genere, i cambiamenti dei

risultati, se pur di una certa rilevanza, non sempre

sono determinanti nella formazione del Governo

federale, dove invece contano le alleanze.

L’esempio più eclatante lo si è avuto il 12 dicem-

bre 2007, con la non rielezione di Christoph

Blocher a Consigliere federale. Con una strategia

degna d’un film di Hitchcock, dopo una notte d’in-

contri trasversali, si è addirittura programmato

l’arrivo a Berna di Eveline Widmer-Schlumpf,

componente del Governo grigionese e della stessa

formazione politica di Blocher. Con questo accor-

do si è riusciti a estromettere nientemeno che il

massimo rappresentante del partito di maggioran-

za relativa.

La Schlumpf, accettando l’incarico, ha provocato

un terremoto politico: l’UDC nazionale ha chiesto

la sua espulsione dall’UDC grigionese, ciò non è

avvenuto, provocando così la spaccatura di tutta la

sezione grigionese.

Conseguenza di quella situazione è la nascita di un

nuovo partito: il PBD – Partito borghese demo-

cratico che, in queste votazioni federali ha ottenu-

to un risultato sorprendente, rafforzando la possi-

bilità che Eveline Schlumpf possa venire rieletta.

Ricordiamo ai lettori che i prossimi appuntamenti

elettorali, secondo i Cantoni, saranno: 13/20/27

il dialogo 5/116

di Luciano Alban, vice presidente ACLI Svizzera

novembre, ballotaggio dei Consiglieri agli Stati che

non hanno raggiunto la maggioranza assoluta e, il

14 dicembre elezione del nuovo Consiglio federa-

le. Le più importanti incognite del prossimo

Consiglio federale sono due: la rielezione di

Eveline Schlumpf e l’indebolimento del Partito

liberale radicale che potrebbe perdere un

Consigliere federale.

Da una recente inchiesta popolare, la maggioranza

degli elettori, circa il 70%, desidera che la

Schlumpf rimanga al Governo. A questo punto,

però, sarà la regia delle alleanze tra i 246 parla-

mentari eletti al Nazionale e agli Stati a determina-

re la composizione del nuovo Consiglio federale.

Ogni gruppo tenderà, in un primo momento, a

mantenere le proprie posizioni, ma le due forze

emergenti: i Verdi liberali e il Partito borghese

democratico migliorano chiaramente la loro posi-

zione nella scacchiera della partita di Berna.

Considerazioni di carattere generale. Anche la

politica svizzera non sfugge ai grandi influssi

esterni, soprattutto nel campo della finanza e nel

binomio ecologia-energia pulita. Senza il disastro-

so incidente alla centrale nucleare di Fukushima

non ci sarebbe stata la scelta svizzera di uscire dal-

l’energia nucleare. Le pressioni esterne hanno

anche alleggerito, e di molto, la posizione del

Parlamento sul segreto bancario svizzero.

“Coprire” capitali che sfuggono ai controlli fiscali

del paese d’origine sarà sempre meno tollerato.

Importanti impegni attendono il nuovo

Parlamento e il Governo che verrà eletto il 14

dicembre. Il risanamento del secondo pilastro,

indebolito dalla situazione dei mercati finanziari; i

costi della sanità che diventano sempre più inso-

stenibili, i costi dell’esercito con l’acquisto dei

nuovi caccia, i problemi causati all’esportazione

dal Franco svizzero troppo forte, sono solo alcuni

dei temi che dovranno trovare delle risposte.

Dopo i successi di Lega e dell’UDC ticinese, ci

sarà una situazione più pesante per quanto riguar-

da la condizione dei frontalieri italiani. Il Bignasca

parla già di costruire un muro tra il Ticino e la

Lombardia, senza nemmeno tenere in considera-

zione che è stata proprio la Lega lombarda a ispi-

rare la creazione della Lega dei ticinesi.3

Luciano Alban

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FILO DIRETTO CON SYNA

il dialogo 5/117

Nell'anniversario dei loro diritti, le donne atten-

dono tuttora di essere retribuite in modo equo.

Malgrado siano già passati 30 anni dall'introdu-

zione dell'articolo di uguaglianza nella

Costituzione, si intraprendono ancora troppi

pochi sforzi in favore della parità salariale. Syna

ha pertanto predisposto un ampio pacchetto di

rivendicazioni, non da ultimo in vista degli immi-

nenti negoziati di quest'autunno.

40 anni di diritto di voto alle donne, 30 anni diuguaglianza nella Costituzione, 20 anni dal primosciopero delle donne, 15 anni di legge federale sullaparità dei sessi. Non c'è che dire, tutte ragioni vali-dissime per festeggiare. È pressoché inverosimileche solo mezzo secolo fa le donne non avevano ildiritto di voto. Anche in molti altri settori l'ugua-glianza tra le donne e gli uomini è già una realtà:dalla formazione alle assicurazioni sociali fino adarrivare all'attuale composizione del Consigliofederale. Molto spesso non è più una questione diappartenenza sessuale, ma semplicemente dell'uo-mo in senso lato.

Strada accidentata

Nonostante i progressi conseguiti negli ultimi anni,ci sono ancora parecchi ostacoli sulla strada cheporta all'uguaglianza, come ad esempio quelli rela-tivi ai salari: a tutt’oggi le donne guadagnano inmedia 1.747 franchi meno degli uomini. Il 40% diquesta differenza non è riconducibile né alle quali-fiche personali, né al ramo professionale e tantomeno alla posizione all'interno dell'azienda ed èpertanto da considerarsi discriminatoria.L'opuscolo “Verso la parità salariale tra donna euomo”, pubblicato dall'Ufficio federale per l'ugua-glianza tra donna e uomo (UFU), illustra gli osta-coli sulla “strada accidentata” che porta alla paritàsalariale:n la situazione è tuttora in stallo (tra il 1986 e il2006 la differenza salariale è diminuita di un mise-ro 0,5%);n a seconda dello stato civile, le donne guadagna-no il 31% (sposate) o “solo” il 10% (nubili) menodei loro colleghi maschi;

di Arno Kerst *

n dipendentemente dal settore, la differenza salariale tra donne euomini è più marcata, come ad esempio nell'edilizia o nell'ambitodei trasporti, o più ridotta, come nella sanità o nel settore sociale;n i bonus aumentano ulteriormente la disparità salariale: tra il 2002e il 2006 la media dei bonus corrisposti agli uomini sono aumentatida poco meno di 900 a 1200 franchi, quelli delle donne invece soloda 380 a 480 franchi.Come dimostra l'UFU, sul percorso che porta alla parità salariale cisono però anche strade ben ampliate:n nel commercio al dettaglio e nell'industria tessile e chimica le dif-ferenze sono infatti diminuite;n la percentuale di lavoratrici e lavoratori con paghe inferiori ai 3000franchi è calata drasticamente, soprattutto quella delle donne: nel1998 il 20,7% delle donne guadagnava meno di 3000 franchi, nel2006 la percentuale è calata all'8,7%, mentre quella degli uomini èdiminuita dal 5,3% al 3%.

Essenziale il lavoro del sindacato Syna

L'ultimo esempio dimostra che gli sforzi intrapresi dai sindacatihanno fatto sì che i salari del gentil sesso siano aumentati. La fissa-zione di stipendi minimi è stata raggiunta soltanto grazie alle insi-stenti rivendicazioni da parte del Syna in favore di un aumento diquesti ultimi.Il sindacato intende concretizzare la parità salariale stabilita nellaCostituzione tramite le seguenti tre rivendicazioni di base: aumentodella trasparenza; rafforzamento della protezione dal licenziamentoin caso di cause legali in materia di disparità salariali e semplificazio-ni di queste ultime; eliminazione dei vecchi ruoli tra uomo e donnae promozione di condizioni di lavoro conciliabili con la famiglia.In occasione delle trattative salariali, il Syna avanzerà tra le altre leseguenti rivendicazioni concrete e affronterà i seguenti temi:n aumento dei salari minimi;n il dialogo sulla parità salariale facoltativo con cui i datori di lavo-ro controllano e se necessario adattano gli stipendi alla parità sala-riale, deve essere attuato nel maggior numero possibile di ditte e set-tori;n misure mirate in favore di un incremento degli stipendi delledonne;n criteri chiari e non discriminatori per quantoriguarda gli aumenti individuali e il pagamento dibonus: bisogna evitare a tutti i costi che le donnesubiscano svantaggi.

Comunicateci il vostro parere

Chi intende saperne di più su queste o altre rivendicazioni del sin-dacato Syna o chi vuole trasmetterci la sua opinione in merito è invi-tato a contattarci: [email protected] (Responsabile dellacommissione uguaglianza) oppure [email protected] (responsabi-le della politica salariale del sindacato Syna).3

C ' è m o t i v o p e r f e s t e g g i a r e ?

* Responsabile settori e rami professionali del sinda-cato Syna

Page 8: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

il dialogo 5/118

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

In un prezioso opuscolo* del 1966 Don Luigi Giussani, impegna-

to nello sviluppo di “Gioventù Studentesca”, che in seguito sareb-

be diventata “Comunione e Liberazione”, sviluppa una serie di

punti organicamente protesi a costruire una traccia per il cam-

mino religioso dell’uomo. In esso l’autore riordina alcune note

oggetto di numerosi convegni, corsi e lezioni tenute e stende per

iscritto con sistematicità le linee dello sviluppo del suo pensiero.

Il valore del contenuto è confermato anche dalla grande parteci-

pazione mediatica che si è tenuta a livello mondiale nella prima-

vera di quest’anno per una rilettura del pensiero di “Don Gius”.

Dall’introduzione presentiamo alcune considerazioni sempre

attuali.

a cura di Luigi Zanolli, vice presidente ACLI-FAI

A che livello della nostra dinamica interiore, a chelivello del nostro sentimento e pensiero si colloca ilsenso religioso? Ci sono domande che s’attaccanoalla radice stessa del nostro moto umano: per checosa vale la pena che io viva? Quale è il significatodella realtà? Che senso ha l’esistenza?Il senso religioso è esattamente al livello di questedomande; più precisamente il senso religioso sorgecon l’emergenza in quelle domande di un aggettivo(o avverbio) molto importante: quale è il sensoesauriente dell’esistenza? Quale è il significato ultimo

della realtà? Per che cosa vale la pena in fondo divivere?Si tratta di domande ad un livello inevitabile, impli-cito in qualunque posizione umana. Per ciò stessoche uno vive cinque minuti afferma l’esistenza diun qualcosa per cui ultimamente vale la pena vive-re in quei cinque minuti; per ciò stesso che uno

Il senso religioso come “sintesi dello spirito”

* L. Giussani, Il senso religioso, Jaca Book, 1966

prolunga la sua esistenza, afferma l’esistenza di unquid che sia ultimamente il senso per cui vive. Ilcontenuto del senso religioso è una implicazioneinevitabile: come uno aprendo gli occhi vede i colo-ri e le forme, così uno per ciò stesso che viveimplica quello. È la natura stessa della ragione, delnostro pensiero, della nostra coscienza che si ponecome senso religioso.Perciò l’atteggiamento religioso è nel marxista con-vinto come nel cattolico: non esiste ateo che possascrollarsi d’addosso questa implicazione.Qualunque principio o valore si ponga come rispo-sta a quelle domande, è una religiosità che si espri-me ed è un dio che si afferma: e infatti a quel prin-cipio, qualunque esso sia, l’uomo dà incondiziona-ta devozione. E non c’è assolutamente bisogno chesia teorizzato, non c’è assolutamente bisogno chesia espresso in sistema mentale: può essere unaimplicazione in una banalissima pratica di vita. Puòessere la propria ragazza, gli amici, il lavoro, la car-riera, i soldi, il potere, la politica, la scienza: ma qua-lunque sia l’implicazione ultima che la coscienzaumana realizza di fatto vivendo, è una religiositàche si esprime e un dio che si afferma. Magari il diodi un istante, di un’ora, di un periodo…Proprio per sua natura il senso religioso è un fatto-re ineliminabile, è – come si suol dire – dimensio-ne di ogni gesto, di ogni minuto di esistenza. Sequalcuno sfuggisse a quello che noi identifichiamocol dio, comunque lo si intenda, come il Partitoguida o il Progresso della Scienza oppure il Dio cri-stiano, non sarebbe più dio, perché ci sarebbe qual-cosa di più profondo di esso implicato da noi,intrinseco al nostro modo di agire.Il senso religioso quindi coincide con quel senso dioriginale, totale dipendenza che è l’evidenza piùgrande e suggestiva per l’uomo di tutti i tempi,comunque sia stata tradotta, nella fantasia primitivao nella coscienza più evoluta e pacata dell’uomocivile. Il dio è il determinante di tutto, è il fattore dacui non si può sfuggire mai. È come se dentro dinoi ci fosse un’esigenza che ci spinga ad una totaledevozione verso qualcosa da cui tutto dipende. Edè proprio questo qualcosa che si chiama, nella tra-dizione cristiana, esplicitamente Dio...Tale energica inclinazione è, come abbiamo visto

Continuazione a pag. 10

Il quadro di Eugène Burnand (Les disciples Jean et Pierre accourant au sépulcrele matin de la résurrection, 1898, Museo d'Orsay, Parigi) utilizzato per la coper-tina de Il senso religioso. Giovanni e Pietro accorrono al sepolcro di Gesùdopo la resurrezione.

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il dialogo 5/119

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

Giovan i e re l i g ion i , m i t i e c redenze

Le Le cose da precisare sull’argomento sarebbero

troppe e le novità ben poche, qui mi limito a ripe-

tere ciò che altri hanno probabilmente già detto

mille e mille volte sul sentimento religioso giovani-

le. Questo articolo, quindi, vuole soprattutto essere

una vetrina del “già” detto e un richiamo a un paio

di qualificati autori.

Non perdiamo tempo a tratteggiare una presunta

realtà disastrosa di giovani e fede1, ma iniziamo col

precisare due o tre piccole cose. La prima: chi

sono (o chi sarebbero) i giovani?

Inutile nascondercelo: buona parte delle persone

che conosciamo si reputano giovani o almeno gio-

vanili. Quando poi costoro superano gli –anta ci

tengono comunque a sottolineare che non conta

l’età anagrafica ma il “sentirsi giovani dentro”.

Pancreas e sistema circolatorio a parte, c’è da chie-

dersi realmente chi intendiamo classificare col ter-

mine di “giovani” (soprattutto in riferimento al

senso religioso) e se realmente le fasce di età che

riteniamo “giovani”, siano solo e semplicemente

“giovani”. Inoltre dovremmo chiederci in relazione

al senso di religiosità: esiste davvero una cultura

giovanile determinata e contrapposta a una cultura

adulta, o quantomeno da lei diversa?2

La seconda cosa da chiarire: cos’è la religione?

La religione cattolica si presenta esteriormente

come un sistema di norme e riti, ma anche di cre-

denze e di ideali. Non è detto però che il senti-

mento religioso dei giovani (e chissà di quanti altri)

coincida sempre e comunque con un tale sistema

tanto ben articolato. Di conseguenza non è detto

che tutti i giovani si sentano allo stesso modo coin-

volti nella nostra religione3. Perché? Perché i riti e

le norme non incontrano il sentimento religioso dei

giovani?

Perché Daniele (18 anni compiuti di fresco) assiste

alla liturgia del Giovedì Santo presieduta da

Benedetto XVI e mi fa notare che tra il

gesto di umiltà compiuto durante la lavan-

da dei piedi e la ricchezza degli arredi sacri

utilizzati c’è, a parer suo, una grande incoe-

renza?

Perché Piero (25 anni) resta sempre e

comunque infastidito dagli interventi “poli-

tici” della Chiesa? (Ogni anno va in pelle-

grinaggio con la famiglia a Pietralcina).

Perché Mario (24 anni) non si reputa un

gran credente, ma è sempre pronto a dare una

mano e ha un gran bel Padre Pio tatuato sul pol-

paccio?

Perché Silvio (20 anni) non perde occasione per

ricordarmi i numerosi scandali che hanno coinvol-

to e sconvolto la Chiesa, dalle Crociate ai giorni

nostri? (Silvio mi porta sempre l’acqua benedetta

da Lourdes).

Eppure sia Daniele che Piero, come Mario e Silvio,

sono disposti (senza problemi) a professare il

Credo tutte le volte (e non sono tante) che parteci-

pano alla liturgia eucaristica.

Per cercare di dare un abbozzo di risposta a queste

domande, non ci resta che fare i conti con uno dei

caratteri crescenti della nostra cultura contempora-

nea: il soggettivismo. Che cos’è?

Nella nostra realtà sociale pare non ci sia più un

centro indiscusso e sicuro che promulghi valori e

ideali da tutti accettabili e da tutti condivisibili,

quanto piuttosto una verità fatta da tessere di un

puzzle, tessere che non devono necessariamente

coincidere sempre tra loro, una cultura fatta di

frammenti, dove non può trovare posto né l’ogget-

tività né, di conseguenza, la Verità.

Non penso che sia un fenomeno soltanto giovani-

le, ma di certo le nuove generazioni mostrano mag-

giore disinvoltura a muoversi in un tale sistema cul-

turale che trova fondamento in un certo tipo di

emotività: “faccio o credo una determinata cosa

perché mi fa star bene, o meglio”, mi dicono alcu-

ni giovani.

Il soggettivismo è un sistema culturale che esprime

una profonda necessità di immediatezza tempora-

le: vale il presente! Vivi la vita giorno per giorno!

Questa necessità diventa critica nei confronti non

solo del passato (vedi per esempio la Tradizione

della Chiesa) ma anche del futuro (ad esempio

verso tutta l’Escatologia).

C’è da dire anche che è un sistema molto fragile,

Quando siamo confrontati col mondo giovanile e

il suo senso religioso, restiamo vittime di molti

preconcetti e cliché che esprimiamo regolar-

mente con poca fantasia retorica: i giovani non

credono più, i giovani non vanno più a messa, i

giovani non hanno più valori, ecc. Questi pensie-

ri scontati sono veri e propri pregiudizi che da

sempre in ambito religioso fanno la parte del

leone (di carta).

di Francesco Marra, teologo laicoFrancesco Marra

Page 10: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

il dialogo 5/1110

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

perché non è definitivo, ma in continua mutazione

(le cose credute o ritenute credibili possono perciò

cambiare in tempi brevi) e dipende molto da ciò

che altri credono e vivono. Insomma una buona

testimonianza (chi mi dice di credere, vive coeren-

temente al dato creduto?) e la relazionalità sono

aspetti importanti di questo sistema e saranno, a

seconda dei casi, la “rovina” o la “salvezza” del

senso religioso dei giovani.

Infatti ogni volta che un giovane (vero o presunto

tale) si lascerà irretire da qualsiasi setta o chiesuccia

varia, il suo senso religioso non si svilupperà real-

mente ma soltanto sincretisticamente4. Ma se inve-

ce riuscirà a relazionarsi con persone che gli daran-

no la possibilità di percepire e credere che Gesù

Cristo è una persona vera, e non una figura imma-

1 Ci pensano già altri media. In riferimento a questo

c’è un bellissimo ed esaustivo articolo di MASSIMO

DONADDIO, completo di statistiche e ricerche varie.

Pubblicato su “Il Sole 24 ore” il 20 aprile del 2010, lo

trovate facilmente anche qui:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/

2010/04/ricerca-giovani-fede.shtml 2 Personalmente lascio la domanda aperta, ognuno giu-

dichi come meglio crede, mi permetto però di riman-

darvi a un interessante FRANCIS-VICENT

ANTONY, che nel 2003 ha pubblicato per la LDC,

Pastorale giovanile. Sfide, prospettive ed esperienze. Se

non avete tempo e voglia di leggerlo tutto, andate

direttamente alle pagg. 21-32.3 A riguardo cfr. RAFFAELLA FERRERO CAMO-

LETTO, I giovani delle GMG: un arcipelago di “stili

religiosi”, in GARELLI-CAMOLETTO, Una spiritua-

lità in movimento. Le giornate Mondiali della

Gioventù da Roma a Toronto, Messaggero di Padova

2003, pagg. 223-2524 Cfr. ad esempio BARBARA RIVA, Il New Age fra

secolarizzazione e nostalgia, Il Ponte Vecchio, Cesena

1997.5 Se volete approfondire l’argomento, andate a rilegge-

re il magnifico discorso fatto dal vecchio e sofferente

Giovanni Paolo II ai giovani svizzeri: http://www.vati-

can.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/2004/june

/documents/hf_jp-ii_spe_20040605_bern-

youth_it.html. Tutti si meravigliarono della partecipa-

zione emotiva dei giovani a quel discorso.

ginaria, allora quel giovane farà meno fatica a entra-

re in relazione con Lui e potrà crescere nella fede

più facilmente di quelle generazioni di fedeli che

non erano abituati a una forme di fede personale,

ma soltanto comunitarie.

In questo il senso religioso giovanile è vincente: la

Verità non potrà mai essere soltanto un sistema di

valori e di riti, o un insieme di norme e di precetti,

ma è prima di tutto una persona: Gesù Cristo5. La

Chiesa che annuncia il Cristo, troverà sempre ascol-

to tra i giovani.

Senza perdersi in facili giudizi sull’argomento, basta

riconoscere che su questa base il senso religioso

delle giovani generazioni è in pieno sviluppo e può

presentare delle enormi potenzialità non solo per i

giovani stessi ma per tutta la Chiesa che, come gli

altri, vecchia non vuol sentirsi mai.3

Continua dalla pagina precedente

Continua dalla pagina 8

prima, proprio dentro la nostra struttura, è, si dice,

una capacità del nostro essere.

Si tratta come di un’energia che protende il fondo

delle nostre azioni in una determinata direzione.

Gli antichi filosofi scolastici chiamavano tale dote

o disposizione viva della nostra persona una vis

appetitiva, forza di aspirazione.

Il senso religioso è quindi una dote caratteristica

della nostra natura, che dispone l’anima ad aspirare

verso Dio, quasi la protende nel tentativo di affer-

rare Dio, in qualche modo.

Fra tutte le capacità della nostra natura, quella del

senso religioso è evidentemente la fondamentale

perché tutte le altre si rivolgono a dei beni partico-

lari, mentre questa si rivolge al bene finale e conclu-

sivo. In un certo senso, perciò, la capacità naturale

che è il senso religioso riassume tutti gli scopi delle

altre capacità della nostra persona… Montini defi-

niva il senso religioso come “sintesi dello spirito”.

Evidentemente la capacità del senso religioso non

ce la formiamo da soli, ce la troviamo dentro la

nostra natura. Questa nativa aspirazione è come

suscitata, destata in noi da un potere superiore a

noi: essa è come provocata indipendentemente

dalla nostra volontà, prima ancora che intervenga il

nostro parere. Noi siamo come di fronte a una voce

che chiama. Potremo rispondervi o no, ma non

possiamo impedire che essa chiami. Il senso reli-

gioso è una vocazione; esso è la vocazione della

vita.

Il senso religioso è quindi qualcosa che fa parte del

dono dell’essere; è un elemento della struttura stes-

sa della nostra natura. Il senso religioso è l’iniziati-

va di Dio che ci crea. Non possiamo evitarla, anche

se possiamo insipientemente cercare di rifiutarla o

contraddirla.3

Page 11: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

il dialogo 5/1111

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

B a r o m e t r o d e l l a g i o v e n t ù

Un sondaggio scientifico condotto tra i giovani da

Credit Suisse, nell’agosto del 2011, e denominato

appunto “Barometro della gioventù”, ha dato

risultati per certi versi inattesi. Citiamo quelli a

nostro modo di vedere più significativi.

a cura di Luigi Zanolli

Mentre nella concezione della vita e dei valori èposta in evidenza l’amicizia (95%), un buon rap-porto di copia e una buona vita familiare (89%), unlavoro appassionante (85%), buone possibilità diformazione e perfezionamento (77%), tolleranzaed autonomia (73% ciascuno), si deve purtroppoconstatare che tra i valori oggetto del sondaggio econsiderati meno importanti c’è anche l’impegnopolitico (13%) e i successi sportivi (21%).Rassicura il fatto che l’88% dei giovani dichiara chegli stranieri nei rapporti privati sono gentili e chesono considerati utili alla Svizzera per il 74%.Fanno pensare invece i risultati che riguardano ilrapporto dei giovani con la religione.Infatti solo il 58% degli intervistati crede che esistaun’entità superiore, che il 43% chiama esplicita-mente Dio.Il 29% dichiara di non credere in Dio o ad un’enti-tà superiore. Il 12% afferma di essere ateo o diessere privo di appartenenza ad una confessione.Tuttavia la convinzione che la convivenza tra lediverse religioni in Svizzera sia possibile è sostenu-ta dai tre quarti dei giovani, anche se una minoran-za significativa (17%) sostiene che ciò non sia pos-sibile. Espressione di disagio è il 27% dei giovani cheaffermano di avere vissuto nel proprio ambienteconflitti di origine religiosa, nota di pessimismo la

convinzione che tali conflitti siano destinati adaumentare a livello mondiale (61%), anche sel’81% sostiene che non è giusto utilizzare la vio-lenza nei conflitti religiosi.È uno specchio impietoso di una fetta importan-tissima della società che nella crisi del nostrotempo esprime una profonda sofferenza e unsenso di smarrimento che cerca risposte rassicu-ranti.3

Fonte dei grafici:Barometro dellagioventù, studiodel Credit Suisse(2011)

Page 12: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

il dialogo 5/1112

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

Il senso religioso che pervade ogni individuo trova il suo signifi-

cato pieno quando diventa testimonianza. Testimoniare con la

propria vita a partire dal luogo dove la si vive, coinvolgendo le

persone con le quali si condividono esperienze profonde, porta

a dire: ”Ho cercato ed ho trovato”. Che cosa? Il senso stesso

della vita. Dal racconto di un’esperienza così intensamente vis-

suta emerge il valore di gesti, i sacramenti, grazie ai quali “si

opera nell’uomo una partecipazione all’Essere a un livello più

profondo, soprannaturale, per cui avviene il mistero di una vera

nuova realtà nel mondo” (L.Giussani).

L'articolo che segue é scritto da una giovane cresciuta in una

famiglia cattolica che ha trovato nella religione il senso della pro-

pria esistenza, impegnandosi a testimoniare e trasmettere ai pro-

pri figli i valori del cristianesimo. L'insegnamento che si può trar-

re da questo articolo è l'importanza che riveste, in quanto geni-

tori, l'essere testimoni credibili. In questo caso il detto "chi semi-

na raccoglie" è ancora di moda.

di Elisa Grignoli

Esperienza di vita cristiana vissuta sul lavoro

Mi è capitato alcuni giorni fa di leggere la seguente

frase di S.Agostino: “Che cosa dunque diremo di

Dio, fratelli? Se infatti ciò che vuoi dire lo hai capito,

non è Dio. Se sei stato capace di capirlo, hai compre-

so una realtà diversa da quella di Dio. Se ti pare d'es-

sere stato capace di comprenderlo, ti sei ingannato a

causa della tua immaginazione. Se dunque lo hai

compreso, Dio non è così; se invece è così, non lo hai

compreso. Perché dunque vuoi parlare di ciò che non

hai potuto comprendere?” (Discorso 52,16). Davanti

a simili parole, come possiamo parlare di Dio, appro-

fondire la Sua conoscenza e quindi amarlo se, come

afferma S.Agostino, non siamo in grado di raggiun-

gerlo e afferrarlo? Quale senso può avere una pur

semplice testimonianza? Chi sarà garante della cor-

rettezza delle mie parole? Ma l’ultimo messaggio di

sttembre della Vergine a Medjugorie, dice: “Cari figli,

vi invito affinché questo tempo sia per tutti voi il

tempo per testimoniare. Voi che vivete nell’amore di

Dio e avete sperimentato i Suoi doni, testimoniateli

con le vostre parole e con la vostra vita perché siano

gioia ed esortazione alla fede per gli altri.”

Da una decina d’anni lavoro in istituto occupando-

mi di ragazzi disabili, alcuni dei quali tolti alle fami-

glie a seguito di provvedimenti giuridici. Essendo

arrivati molto piccoli nel nostro gruppo, con alcuni

di loro si sono creati rapporti stretti e significativi.

Quando anno dopo anno si condivide la quotidiani-

tà, le gioie della crescita ma anche i dolori - dovuti

all’evolvere della malattia o alla tristezza per una

famiglia assente - la posta in gioco assume un valore

diverso. Non ci si può nascondere dietro obblighi

e mansioni, anche se a volte sarebbe più semplice

e sbrigativo. Oppure, scegliendo questa via, si può

decidere di sorvolare sugli aspetti più profondi,

anche se spesso faticosi, della relazione d’aiuto.

Con queste motivazioni, alcuni anni fa ho propo-

sto ai colleghi e alla direzione dell’istituto una scel-

ta per me importante: accompagnare al sacramen-

to del battesimo due ragazzini del gruppo. Per uno

dei due in modo particolare, sono certa d’aver

suscitato qualche perplessità: una diagnosi infausta

e un evidente ritardo dello sviluppo avranno fatto

domandare a qualcuno se ne valeva veramente la

pena. Con mia grande sorpresa, ho però trovato

appoggio e disponibilità nell’accogliere una richie-

sta decisamente fuori dalla norma. Di questo sono

grata. Da questa iniziale proposta è poi germoglia-

to un fiore ancora più bello, poiché i due ragazzi,

durante la primavera del 2010, hanno ricevuto

tutti e tre i sacramenti della vita cristiana: battesi-

mo, comunione e cresima.

Ora, potremmo chiederci anche noi quale senso

abbia impartire un sacramento a una persona che

non ne ha coscienza e, probabilmente, non ne avrà

mai, almeno secondo i nostri criteri. Mi riaggancio

allora a S.Agostino, per chiedermi chi possa real-

mente avere piena conoscenza delle realtà celesti

di cui i sacramenti sono una manifestazione. Sono

certa che la distanza tra la consapevolezza di Dio

da parte di una persona disabile e la mia, sia un’i-

nezia se paragonata alla distanza tra la mia cono-

scenza di Dio e la Sua realtà. Tanto siamo piccoli

dinanzi alle profondità del mistero divino, tanto

Dio ha misericordia di noi e ci raggiunge dentro la

grazia dei suoi doni. Perché di questo si tratta: non

di parlare di Dio - come potremmo? - ma di testi-

moniare con parole e opere, come dice la

Madonna a Medjugorie, i doni sperimentati in una

vita di comunione con Lui. Allora il battesimo

diventa la possibilità data alla Grazia di agire, den-

tro le capacità e i talenti di ognuno. “Quanto il

cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano

le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri

pensieri” (Is.55,8-9). Ha ragione S.Agostino. E allo

stesso tempo Maria. Nessuno ci chiede di buttarci

ad occhi chiusi nel vuoto, ma di fare atto d’umiltà

e abbandonarci fiduciosi tra le braccia di Qualcuno

che ci conosce a fondo, e che fa del suo amore la

nostra forza.3

Page 13: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

il dialogo 5/1113

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

R i f l e s s i o n i d i u n a p e r s o n a q u a l u n q u e

In queste considerazioni di una giovane insegnan-

te, ci sembra importante mettere in risalto la sua

constatazione del contrasto tra la sacralità che

alcuni giovani attribuiscono all’amicizia (anche

questo è manifestazione di un senso religioso?) e

la freddezza emotiva l’utilitarismo portato all’esa-

sperazione di altri.

di Un giovane qualunque *

Quando il mio vecchio - nel senso più nonnesca-

mente affettuoso possibile - professore di latino

del liceo mi ha chiesto se fossi disponibile a scrive-

re una piccola riflessione su cosa sia il senso reli-

gioso per i giovani di oggi ho accettato volentieri,

contenta di fargli un piacere. Non avevo soppesa-

to con attenzione la delicatezza del compito: su

una simile tematica non è certo possibile interro-

garsi per qualche istante, stabilire quale sia la pro-

pria opinione - sempre che ne si possieda già una -

e verbalizzarla in modo formalmente accettabile.

D’altra parte, mi pare, è sicuramente desiderabile al

riguardo resistere alla tentazione di lanciarsi in spe-

culazioni filosofiche lunghe pagine e pagine e man-

tenersi su un piano il più possibile concreto, e

comprensibile.

Ci proverò.

Anzitutto mi sono chiesta cosa sia per me il senso

religioso, in un’accezione più ampia possibile (e

svincolata, dunque, da qualunque dato anagrafico,

ma anche da qualunque culto specifico) e il meno

possibile legata a dotte dissertazioni da dizionario

etimologico, che in questo caso particolare sareb-

bero del resto parecchio controverse.

La risposta che mi sono data è stata che mi sembra

si possa parlare di senso religioso a proposito di

tutto ciò che ci lega a quel che avvertiamo come

sacro. Di conseguenza, credo che il senso religioso

sia molto vicino alla capacità stessa di percepire

qualcosa - un pensiero, un’azione, un’idea - come

sacro, come altro, come non profano (e qui sì, le

etimologie potrebbero essere d’aiuto) né profana-

bile. Tracciare un recinto che protegga insindaca-

bilmente un nucleo e non volerlo violare mi pare

una dote ammirevole e rara, per certi versi sovran-

naturale.

Stabilita questa definizione, per quanto sommaria,

sono passata a chiedermi come relazionare con le

giovani generazioni il senso religioso che avevo

così delineato.

Le risposte che mi sono data a tal proposito sono

state più rapide. Io non credo che la mia concezio-

ne di senso religioso o il mio modo di viverlo siano

determinati dalla mia età, quanto piuttosto dal mio

percorso esistenziale. Quando osservo i miei stu-

denti resto spesso ammirata e commossa dalla

sacralità che molti di loro attribuiscono all’amicizia

che li lega: la immaginano eterna e immutabile, più

forte del tempo e dello spazio. Allo stesso modo

però mi colpiscono l’utilitarismo e la freddezza

emotiva almeno apparente di altri loro coetanei.

Non vedo, dunque, un’analogia di sentimenti, non-

ostante si tratti sempre di giovani, appartenenti

dunque alla medesima “categoria” generazionale.

Ciò che contraddistingue i più giovani, e gli adole-

scenti in particolare, mi pare sia essenzialmente la

trasparenza: credo sia più facile riscontrare ed

osservare in loro tratti che, forse, verranno un

domani maggiormente dissimulati. Non ho mai

amato tematiche ai miei occhi artificiose come “la

perdita di valori dei giovani”, “la vita di coppia tra

gli anziani”, “la crisi degli uomini di mezza età”,

con le relative, insidiose gerarchizzazioni nascoste:

esistono giovani in crisi, uomini di mezz’età con

problemi di coppia, anziani privi di valori. Il dono

di aver la capacità di considerare qualcosa sacro, o

la sua mancanza, mi sembra travalichi i confini

generazionali.3

* Autore conosciuto dalla redazione

Page 14: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

14il dialogo 5/11

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

Un essere umano, oggi, tra i venticinque e i trent’anni si trova a

fare varie scelte fondamentali per la sua vita. E quando le condi-

zioni professionali e familiari non gli consentono ancora di avere

una sua piena autonomia, come oggi spesso avviene al di là delle

sue responsabilità individuali, può andare incontro a delusioni,

tensioni e perdere slancio vitale.

Non è stato così per san Paolo. Più o meno a quest’età, nel con-

testo sociale, culturale e religioso multiforme del Mediterraneo

del I secolo d.C., egli fa l’incontro decisivo della sua vita: quello

con il Dio di Gesù Cristo. Nato ebreo e sempre molto orgo-

glioso della sua estrazione culturale di nascita, di una decina d’an-

ni più giovane di Gesù di Nazareth, molto più colto della media

dei discepoli che hanno vissuto in Palestina con Gesù, dal 35 d.C.

circa e per una trentina d’anni si è impegnato in tutti i modi e le

forme possibili per una sola, coinvolgente causa: l’annuncio, nelle

parole e nei fatti, dell’amore di Gesù Cristo crocifisso e risorto

come strada fondamentale dell’esistenza di tutti.

di Ernesto Borghi

Paolo di Tarso e l'incontro giovanile decisivo

Delle tredici lettere che il NuovoTestamento contiene e a lui attribuite,sette sono state certamente dettate dalui (la prima lettera ai Tessalonicesi, lelettere ai Romani, ai Corinzi, ai Galati,ai Filippesi, a Filemone) e le altre sonovariamente legate alla sua persona ealla sua opera. Paolo non nasce, comemolti nei secoli successivi, cristiano, lodiventa. E a partire dalla sua letturadel Vangelo parla di giustizia interper-

sonale, sapienza autentica, liberazione dal male inmodo efficace e sempre concreto.Una grande figura del secolo scorso, il teologo,musicista, medico e filantropo Albert Schweitzercosì scriveva di lui nell’opera “la mistica dell’apo-stolo Paolo” (1930): “Paolo ha per sempre garantito i

diritti del pensiero nel cristianesimo. Al di sopra della fede

stabilita dalla tradizione, egli ha collocato la conoscenza

data dallo Spirito di Cristo. Un rispetto insuperabile della

verità vive in lui. Egli non riconosce altro obbligo imposto

da un’autorità dottrinale, ma quello imposto dall’amore.

Ciononostante, non è un rivoluzionario. Il suo punto di

partenza è la fede della Chiesa, ma egli non ammette che

vi ci si debba limitare; egli rivendica il diritto di pensare il

contenuto integrale della cristologia, che le verità raggiunte

siano o meno accettate dalla fede corrente della Chiesa ...Il

cristianesimo può diventare verità vivente per le generazio-

ni successive solo se sorgono costantemente dei pensatori

che, nello spirito di Gesù, ma tenendo conto del mondo in

cui vivono, trasformano la fede in conoscenza. Dovunque

il cristianesimo si accontenti di essere una fede tradiziona-

le, perde ogni relazione con la vita spirituale del momento

e ogni capacità di adattamento. Dal momento in cui cessa

il dibattito tra la tradizione e il pensiero, la verità cristia-

na e, con essa, la sincerità cristiana sono a rischio” ...

“Non estinguete lo Spirito”; “Là dove è lo Spirito, lì è la

libertà”. Queste parole che Paolo ha scritto nei primi docu-

menti del cristianesimo significano che il pensiero conserva

i suoi diritti all’interno della fede. Il cristianesimo non

dovrà mai rinunciare a questo grandioso e semplice ardire

con il quale, tramite la voce di Paolo, riconosce che anche

l’intelligenza viene da Dio. Questo sforzo primaverile del

cristianesimo paolino deve restare un esempio vivificante.

Paolo è il “santo patrono” di coloro che pensano. Si deve

avere paura di tutti coloro che credono di servire la fede in

Cristo riducendo al nulla il libero pensiero”.Queste sono certamente tutte ottime ragioni perleggere e rileggere le lettere di Paolo nel presentee nel futuro. Infatti testimonianze culturali di que-sta portata teologica ed antropologica radicalesono una piattaforma decisiva, anzituttonell’Occidente variamente privilegiato, per lanciar-si nell’avventura affascinante e sempre perfettibiledi comprendere quale sia il senso fondamentaledella propria vita. Paolo costruisce, in continuitàinterpretativa con la predicazione di Gesù, unanuova forma di socialità nella quale universalismoe pluralismo si rafforzano a vicenda e dove quelloche conta non è da dove si viene per cultura e pernascita, ma se si vuole accogliere o meno, nellapropria esistenza, la centralità dell’amore, concre-to e quotidiano, verso chiunque si incontri.L’amore di Gesù Cristo crocifisso e risorto pertutti, al di fuori di settarismi di qualsiasi genere.Questi discorsi sono eredità astratta di un passatolontano o delle opzioni costruttivissime per la vitaindividuale e collettiva, personale e sociale delnostro tempo? Lettrici e lettori sapranno comerispondere a questa domanda.3

Prof. ErnestoBorghi, biblista,dottore in teologia. Presiedel’Associazionebiblica dellaSvizzera italiana ecoordina la forma-zione biblica nellaDiocesi di Lugano.

Associazione Biblica della Svizzera ItalianaÈ un sodalizio culturale ecumenico, fondato nel 2003, che ha, qualesuo fine, di favorire la lettura e lo studio della Bibbia anzitutto nelterritorio della Svizzera italiana, al di fuori di qualsiasi divisione reli-giosa, sociale o culturale, sia nelle Chiese che nella società civile nelsuo complesso. Attualmente i soci sono 217. ABSI, via Cortivallo 11, 6900 Lugano; tel/fax 0919933259;[email protected]; www.absi.ch

Page 15: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

15il dialogo 5/11

GIOVANI E SENSO RELIGIOSO

R i s c o p r i r s i n e l v o l o n t a r i a t o

Senso religioso: quella serie di domande esisten-

ziali sullo scopo della vita che non trovano rispo-

sta né nella scienza né nel ragionamento filosofi-

co, che sono costitutive dell’essere umano, la

relazione tra l’Assoluto e se stessi. A partire dalle

testimonianze dei volontari di Terre e Libertà una

riflessione sul legame tra volontariato internazio-

nale e senso religioso nei giovani di oggi.

di Paola Villa, presidente IPSIA

Spostarsi porta a cambia il proprio punto di osser-

vazione e quindi la necessità di rifissare i propri

punti cardinali. In un contesto diverso le stesse

parole e gli stessi riti religiosi assumono un altro

significato. Escono dalla routine e dallo scontato.

L’ospite è davvero un semidio e il fatto che non abbia

importanza chi possa d’un tratto diventare un ospite non

attenua, ma anzi accentua questo carattere divino. La

dimensione divina appare ancora più autentica quando si

considera che la si acquisisce d’improvviso una sera, sol-

tanto per alcuni colpi battuti a una porta. E questa tra-

sformazione inattesa è appunto partecipe della natura divi-

na (Kadaré). Così ti senti in tutta la tua permanenza

(Chiara). Il perno attorno cui ruota tutto è l’incontro con

gli altri, il mettersi in ascolto e accogliere un po’ della vita

delle altre persone. Perché solo così la nostra vita diventa

più ricca, più piena (Ilaria). Ognuno prega le sue pre-

ghiere, svolge i suoi riti, si parlano lingue diverse e si seguo-

no diversi calendari di festività. Ma sono tutti accomunati

dallo stesso senso di appartenenza a una terra fatta di seco-

lari tradizioni ancora vive. Più che un luogo fisico, il

Kosovo é un luogo dell’anima… (Lorena). Il viaggio è

incontro con altre culture e altre religioni. E l’in-

contro con l’altro apre interrogativi su di sé.

La dimensione comunitaria cambia l'esperienza

religiosa. Le nostre comunità hanno perso quasi

tutto dell’esperienza comunitaria e la dimensione

della spiritualità, anche quando è praticata, rischia

di essere privata e personale. Il volontariato inter-

nazionale è un’esperienza di gruppo in cui inizial-

mente non ci si conosce ma che la condivisione

porta a dire che ho capito che potevo fidarmi (Marco)

e che mi sembra di conoscerci da una vita (Chiara). Ho

riso fino alle lacrime con i miei compagni d’avventura

abbiamo parlato, discusso, ci siamo confrontati ed emozio-

nati e un po’ siamo anche cresciuti portandoci a casa parte

del pensiero altrui (Gianluca). Sul murales di Osatica,

ognuno ha lasciato la sua impronta (Agnese) alla fine ti

sei sentito pienamente parte (Rosaria).

Il volontariato internazionale ti mette a contatto

con “gli ultimi” e questo è una forma di resistenza

etica alla frenesia moderna, alla corsa al consumo

(Edmond). I bambini, la gente di altri luoghi sono

importanti anche se piccoli, deboli, marginali, non

produttivi. Sentire così tanto i bisogni di una comunità,

bisogni primari e fondamentali, mi ha messo in contatto

con un senso di impotenza, che mi induce a cercare spe-

ranza e a chiedermi: ho fatto qualcosa di buono?

(Caterina).

Siamo abituati ad astrarre e razionalizzare tutto.

Anche l’esperienza di fede e la ricerca religiosa

rischiano di diventare percorsi puramente menta-

li. Ogni segno fisico è diventato simbolico. E nel

tempo il simbolo è diventato criptico.

Nell’esperienza dell’impegno volontario invece si

vive a 360 gradi un’esperienza che è al tempo stes-

so razionale, fisica, emotiva. La Bosnia mi è entrata

negli occhi, nel cuore, nella mente e nelle ossa (Gianluca).

Questa esperienza ha il sapore di una storia diversa

(Paolo) in cui tutto sembra più reale, tutto diventa più

semplice, più genuino, più vero e ridimensioni te stesso e la

tua vita (Ilaria) ma nello stesso tempo riscopri te stes-

so (Matteo). Sono esperienze che servono a chiu-

dere uno di quei vuoti lì che è difficile spiegare (Viola) e

senza le quali Ti sentiresti un po’ più vuoto (Matteo).

Perché questa estate mi sono confrontata come mai

prima d’ora col valore della mia vita (Elisa) Sento atte-

nuarsi quella sete, quel bisogno, quella ricerca di significa-

to... (Stefania). La terra e il cielo, è come se fossero più

vicini, e io più piccola fra loro (Valeria).3

Page 16: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

il dialogo 5/1116

EDITORIA

Il laconico risvolto di copertina diAdelphi recita: Rosa Matteucci è nataa orvieto e vive a Genova. È autricedi Lourdes (che leggemmo con grandepiacere alla sua uscita nel 1998, comedire mille libri fa) e Libera la Karenina

che è in te. È tutto. Siamo poi riusciti asapere che esistono anche altri libri(tra cui India per signorine di cui abbia-mo parlato su Il Dialogo 4.10). Luce, all’appropinquarsi del natale,decide di compiere la mossa che met-terà fine alla terrificante dittaturamaterna: obbligare la madre Ada(vedova da trent’anni, misantropa,scontrosa e inacidita, che lascia svo-gliatamente seccare perfino le pianti-ne decorative più resistenti portatedalla figlia) ad accettare in casa la pre-senza di una badante. operazionemolto ardua e non scevra da rimorsi,patemi d’animo e groppi terrificantisituati tra il cervello e il cuore…Durante il viaggio in macchina che laporta alla rocca materna - torre d’avo-rio in cui la donna si è praticamentetrincerata (per non dire sepolta), e incui vive tra immane disordine eabbondante sudiciume - Luce archi-tetta il diabolico piano che dovrebbeliberarla dagli artigli materni.Contemporaneamente, due abili svali-giatrici di vecchietti e pensionate(dagli strani nomi da combattimento:Lupenga e Cagnetta1), si introduconosubdolamente in casa di Ada peralleggerirla dei suoi ori e dei risparmi(in lire) di tutta una vita. Luce arriva acasa della scorbutica madre appenaspogliata di ogni bene, ma che mai epoi mai confesserebbe il furto allafiglia, ed inizia l’opera settimanale dirisanamento del tugurio materno.un’impari lotta può cominciare; ildramma può iniziare.Contemporaneamente (eh, sì),Gianluca - che ha praticamente sper-perato il capitale famigliare riducendoi vecchi genitori sul lastrico, mentre

Cuore di mamma, di Rosa Matteucci

di Moreno Macchiloro lo considerano il miglior figliodel mondo, dotato di tutte le possibiliqualità e anche di quelle impossibili -si reca a casa loro per le Feste e perconfessare (questa è perlomeno la suaintenzione) di aver impegnato persinola loro casa e forse pure le sedie su cuisi siedono. Anche lui, a modo suo, haun nodo alla gola. In perfetta antitesicon la casa della madre di Luce, quel-la dei genitori di Gianluca è perfetta,pulitissima, “lustra come il raggiolaser”, grazie all’efficace preziosa pre-senza di una badante polacca di nomeVera.Luce e Gianluca hanno ambedue allespalle matrimoni andati a rotoli e fal-limenti vari ma anche tutto il futurodavanti a loro. Riusciranno a dipanarei rispettivi imbrogli famigliari? Comeda nostra abitudine, non vi diremo dipiù sulla brillante trama del breve maincisivo romanzo.Con fine (ma decisamente caustica)ironia e abbondante mordente, laMatteucci porta avanti un romanzosfavillante con una buona dose dihumour dalle tonalità tendenti al gri-gio scuro2, ricco di analisi psicologicae di belle trovate stilistiche.Pochi come la Matteucci sanno con-durre il lettore dalla risata alla com-mozione in 156 pagine formato tasca-bile.

RoSA MAtteuCCI

Cuore di mamma (romanzo) Adelphi

1 Come non pensare a “lupa” e “cagna” ed alGatto e alla Volpe di Collodi che inganna-rono e spogliarono Pinocchio dei suoibeni?

2 non volevamo dire “nero”

La tripla vita di Michele

Sparacino (di Camilleri)

Diciamolo subito, non abbiamo maiavuto una passione travolgente perCamilleri. Però, questo racconto, pre-sentato in splendida veste editorialeda Rizzoli ci è piaciuto, vuoi per ilcontenuto vuoi per la lingua, vuoi perla storia, vuoi per il peculiare stile. Iltesto è seguito da una lunga ed inte-ressante intervista con FrancescoPiccolo che chiarisce il perché e ilpercome della scelta di Camilleri discrivere con quel suo particolarissimolinguaggio a metà strada tra l’italianoed il dialetto. “Perché di una data cosail dialetto esprime il sentimento, men-tre della medesima cosa la linguaesprime il concetto.” Superate le prime perplessità dovutealla mera comprensione della lingua,che può sorprendere i non iniziaticome noi, si entra poi in un ritmo“diverso” di lettura, certo assai piùlento del normale (ci si deve soffer-mare a volte un po’ su certe grafie esu alcune espressioni), ma non scevroda piacere. Poi, andando avanti ci siaccorge che si capisce sempre di più esempre meglio. La storia, che va avanti su un accu-mulo di malintesi e qui pro quo giocasu uno sfasamento temporale. InfattiMichele, il personaggio principale, sitrova a vivere dapprima due vite (dicui una non è sua, ma inventata), poiuna terza, dopo morto. Forse la piùriuscita. Vedrete come.Consigliamo caldamente anche la let-tura della “conversazione” conFrancesco Piccolo che completa ilvolume, perché permette di “coglieredal vivo” ciò che sta dietro alla nasci-ta della sua particolare lingua.

AnDReA CAMILLeRI

La tripla vita di Michele Sparacino

(novella + intervista) Rizzoli

La scrittriceRosa Matteucci

Page 17: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

ENAIP SVIZZERA

Va r i p e rc o r s i a l l ’ i n t e r n o d e l l ’ E N A I P

Dal 2012 nuovi percorsi formativi affiancano i corsi tradizionali presso i vari

Centri Servizi Formativi dell’ENAIP in Svizzera.

Come ogni anno, ritornando dallevacanze estive, una tra le tantedomande che ci poniamo è se intra-prendere o no un percorso di aggior-namento professionale e/o un veropercorso formativo, oltre ai classicicorsi per “allenare” le proprie compe-tenze se pensiamo ai vari corsi inten-sivi d’informatica. Vi sono diverse situazioni che portanomolti a questo tipo di riflessione eriscontrate quotidianamente nei varicentri dell’ENAIP ai quanti si rivolgo-no presso le nostre segreterie. Oggi, ilpubblico di riferimento è variegato ecomposto da diverse nazionalità. Si vadal neo arrivato (non solo italiano) allaricerca di un corso di lingua (tedesco,francese, inglese e/o italiano) a testarele proprie competenze linguistichecon un certificato ufficiale (ENAIP èun centro TELC per la certificazionedelle lingue) perché in molti casirichiesto dalle locali autorità d’immi-grazione per il rilascio del permesso disoggiorno se consideriamo personeprovenienti da aree extra-UE.

Un settore molto riuscito in questiultimi anni è quello di Tedesco&Integrazione offerto soprattutto neicentri di Lucerna-Littau e Zurigo; infase di sperimentazione anche micro-progetti nel basilese (Città eCampagna), nel Cantone Argovia enel Cantone Ticino. Questi percorsiformativi particolari derivano da unfinanziamento pubblico dei rispettiviUffici Cantonali per l’Integrazione giàCommissione Federale per gliStranieri (CFS/EKA) non più attivo.Infatti, da alcuni anni sono stati attiva-ti questi uffici locali (Integrationsför-derung/Promozione per l’integrazio-ne) cantonali che si occupano da vici-

no dell’integrazione degli stranieri edella lotta al razzismo. Il promovi-mento dell’integrazione degli stranieriin Svizzera è fissato nell’art. 2cpv d)della Legge di applicazione alla legisla-zione federale in materia di personestraniere (8 giugno 1998) e trova unasua concreta applicazione nei variRegolamenti delle Commissioni can-tonali per l’integrazione degli stranierie la lotta contro il razzismo (CISR)dell’11 maggio 2004. Ogni Cantone, asua volta, ha creato un ufficio (Città eCantone per i grandi agglomeratiurbani) con compitiorganizzativi/promozionali e di coor-dinamento, soprattutto, per i variinterventi formativi e conoscitivi chemolti enti privati e organizzazionioffrono in tale ambito.

La presenza straniera nel nostro con-testo economico-sociale, è un dato difatto al di là della reale percezione cheognuno di noi ha del fenomeno. Laconfederazione elvetica ha stanziatoquesti fondi proprio per la ferma con-vinzione della capacità di accoglienzadella popolazione svizzera da un lato equella di integrarsi nella nuova realtàdall’altra; un’integrazione che non èsolo correlata alle competenze lingui-stiche ma anche della comprensionedel nuovo contesto sociale, culturaleed economico per favorire una cresci-ta della società tutta in cui viviamo. Èevidente che un Paese che investenella formazione permanente da unlato e nell’Integrazione dall’altra, è unPaese che fonda i propri presuppostidi crescita competitiva ed economicaproprio sui solidi fondamenti deisaperi, chiara consapevolezza di quan-to sta alla base dello stesso sistemaeconomico oltre a rafforzare la

di Paolo Vendola, direttore ENAIP Svizzera

il dialogo 5/1117

coesione sociale.Sul fronte della formazione professio-nale “tout court”, ENAIP continua apromuovere quei percorsi professio-nalizzanti con certificazione svizzera(AFC e/o APF) per adulti provenien-ti da tutte le nazionalità (oggi sonoancora molti i portoghesi e gli spa-gnoli per affinità linguistica).Troviamo questa fascia di pubbliconei corsi di edilizia (caposquadra,muratore, gessatore) e della metallur-gia (corsi di saldatura a Lucerna) e nelcorso di custode d’immobile (collau-data esperienza a Lugano e Zurigo)che oltre alla formazione specifica haintrodotto un modulo specifico perl’apprendimento di metodologie digestione dei conflitti interpersonali. A questi percorsi tradizionali ENAIPsta avviando una serie di attività diconsulenza e orientamento professio-nale mirato richiesto sia dal privato siada alcune organizzazioni sindacali.Infatti, sempre più (non solo verso inuovi migranti) si nota l’esigenza diun accompagnamento puntuale e diconsulenza verso specifici percorsiformativi evidenziando e facendoprendere maggiore consapevolezzadelle competenze – non formali – dimolti adulti che fanno difficoltà ariconoscere e ricondurre in specificheprofessioni e/o considerarle come“valore aggiunto” chiaramente spen-dibile in un mercato del lavoro fram-mentato, sempre più alla ricerca dipersone flessibili e collocabili nei piùsvariati settori. In quest’ottica continua ad attivarsil’ENAIP in Svizzera con il suo pooldi progetto costituito da professioni-sti del sistema educativo-formativoche monitora il cambiamento attivonel mercato del lavoro e che con il“nostro fare quotidiano” pone al cen-tro dell’attenzione la persona con lesue esigenze formative.3

Page 18: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

PATRONATO

18

In Svizzera, la legge sull’assicurazione

vecchiaia e superstiti prevede che a

pagare i contributi previdenziali siano

indistintamente tutti i cittadini resi-

denti, indipendentemente se svolgono

o meno un’attività lavorativa. In prati-

ca, pagano i contributi coloro che

lavorano ma anche coloro che non

lavorano.

Mentre per coloro che lavorano l’ob-

bligo inizia dal primo gennaio dell’an-

no del compimento dei 18 anni (e

continua anche dopo il pensionamen-

to), i non attivi devono versare i con-

tributi dal primo gennaio dell’anno

del compimento dei 21 anni fino all’e-

tà regolare di vecchiaia.

Eccezioni sull’obbligo di pagare i

contributi si applicano alle persone

sposate, purché comunque uno dei

due abbia un’attività lavorativa dalla

quale ha l’obbligo di versarli. Esempio

classico: marito che lavora e moglie

casalinga. In questo caso la moglie

non ha obbligo di pagare i contributi

e tale periodo è considerato comun-

que, a tutti gli effetti, un periodo assi-

curativo utile ai fini del calcolo della

rendita quando giungerà il momento.

L’importante che il coniuge che lavo-

ra abbia un salario annuo di almeno fr.

9'224 se lavoratore dipendente o fr.

18'600 se lavoratore autonomo.

Nel suo caso, però, essendo lei già

pensionato, e di età superiore ai 65

anni, sua moglie ha l’obbligo di paga-

re i contributi fino al raggiungimento

dell’età regolare, prevista con il com-

pimento dei 64 anni.

La rendita della signora, essendo già

assegnata, non cambierà anche se nel

frattempo sta pagando ulteriormente

contribuiti all’AVS. Ciò avviene per

tutti i pensionati di vecchiaia che con-

tinuano a lavorare, anche dopo il pen-

sionamento previsto all’età regolare.

Essi hanno l’obbligo di pagare i con-

tributi ma l’importo della rendita non

subirà più modifiche.

Chi ha raggiunto l’età pensionabile

regolare e intende svolgere un’attività

lavorativa, come detto, dovrà pagare i

contributi previdenziali AVS. Ma a

questi lavoratori pensionati viene

applicata una franchigia di fr. 1'400 al

mese o fr. 16'800 l’anno.

Se ad esempio durante i 12 mesi del-

l’anno un pensionato ha lavorato e

guadagnato complessivamente fr.

24'800, pagherà i contributi su un

salario di fr. 8'000 (24'800 meno

16'800). Se invece l’attività lucrativa

non si estende all’anno intero, ma

supera comunque un mese, la franchi-

gia viene calcolata proporzionalmente

il dialogo 5/11

AVS, i contr ibut i e i l ca lcolo del la rendita“Lo scorso anno ho smesso di lavorare perché ho compiuto i 65 anni e daallora ricevo la pensione. Mia moglie, nata a gennaio del 1949, ha preferitoandare in pensione due anni prima con una riduzione. Non capisco come maida quel momento anche la mia pensione è stata ridotta e inoltre, ci è statodetto, che essa è obbligata a pagare i contributi AVS fino al compimento dei64 anni, anche se non lavora più. Ma dopo, mi chiedo, la sua rendita saràaumentata o rimarrà invariata? Io avrei adesso intenzione di svolgere qualchepiccolo lavoretto: avendo compiuto già i 65 anni naturalmente non devopagare più contributi. Esatto?”

di Gaetano Vecchio, Patronato ACLI Zurigo

Fine novembre all’insegna della sicu-rezza sul lavoro. È questo infatti iltema che sarà al centro di alcuniincontri promossi dal PatronatoACLI, dal Circolo ACLI di Lugano edalle ACLI Ticino.Sono previste due proiezioni di filme una tavola rotonda conclusiva ani-mata da esperti nel settore.

Rassegna cinematografica

Martedì 22 novembreLA FABBRICA DEI TEDESCHI Costruita attraverso ricerche sul campo

e testimonianze dei parenti delle vitti-

me, la docu-fiction ripercorre i tragici

avvenimenti accaduti nel dicembre

Lavoro (in)sicurezza2007 nell'acciaieria ThyssenKrupp a

Torino dove, a seguito di un grave inci-

dente, morirono sette operai.Dibattito moderato dal critico cine-matografico Gino Buscaglia e con lapartecipazione di un sindacalista.

Venerdì 25 novembreIL SENSO DELL’OPERA - FRANCE-SCO NOVARA SI RACCONTA Il film testimonia l’esperienza di Olivetti

in cui Cesare Musatti e Francesco

Novara sono stati innovativi protagoni-

sti contribuendo a creare una delle

esperienze di umanesimo lavorativo tra

le più importanti del mondo.

Dibattito moderato dal critico cine-

matografico Marco Zucchi e conClaudio Palumbo, prof. di psicologiadel lavoro.

I film, la cui visione è gratuita, saran-no proiettati nella Sala multiuso delCircolo ACLI di Lugano.

Conferenza conclusiva

Domenica 27 novembre, ore 14-18al palazzo dei Congressi di Lugano.Tavola rotonda con interventi edibattito alla presenza di alcuniesperti nel settore (Ufficio dell’i-spettorato del lavoro, sindacati,impresari costruttori SSIC, Suva ePatronato ACLI).

Page 19: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

PATRONATO

il dialogo 5/1119

INPS, cambia la banca che versa la pensione

P e r c h é p e r c h é

Spettabile Patronato ACLI,

sono un pensionato INPS residente in Svizzera; ho

saputo che tra un po’ cambierà la banca che paga la mia

pensione, è vero? Spero che ciò non blocchi come in

passato il pagamento delle quote di pensione.

F. Carlo

Egregio signor Carlo,

in effetti, con il pagamento del rateo pensionistico del mese di gen-

naio 2012, il servizio cesserà di essere a carico dell'Istituto cen-

trale delle banche popolari italiane (ICBPI), per passare, a par-

tire dal rateo del mese di febbraio 2012 e per la durata di tre

anni, a carico di Citibank

Con lettera INPS - Citibank a partire dal 1° novembre 2011,

oltre ad un aggiornamento sulle novità operative, ai pensionati

verrà indicato il termine del 2 aprile 2012 entro il quale dare

dimostrazione della propria esistenza in vita. Occorrerà a tal fine

utilizzare l'apposito modulo messo a disposizione, per evitare di

vedersi sospendere, a partire dal rateo del mese di maggio 2012,

il pagamento della pensione.

Quindi ancora una volta lei e gli altri pensioni italiani sarete chia-

mati a inviare le certificazioni che già nel corso dell’anno avete

dovuto presentare.

Cordialmente

Francesco Onorato

alla frazione annua corrispondente,

ossia fr. 1'400 per ogni mese civile

intero o parziale. Esempio: se il bene-

ficiario di una rendita lavora dal 30

marzo al 6 giugno, si calcolano 4 mesi,

(marzo e giugno valgono come mesi

interi). La franchigia sarà dunque di fr.

1'400 x 4, ovvero fr. 5'600. Se nel

periodo predetto il pensionato ha

guadagnato fr. 6'000, dovrà pagare i

contributi su un salario di fr. 400.

Non esistono problemi di regolarizza-

re la contribuzione nei confronti di

coloro che lavorano, in quanto a ciò

pensa il datore di lavoro che deduce la

metà del contributo (5,15%) dalla

paga dei dipendenti e la versa alla

competente Cassa di compensazione,

unitamente alla propria quota (anche

5,15%).

Chi invece non svolge alcuna attività

lavorativa, deve annunciarsi presso l’a-

genzia comunale AVS del luogo di

domicilio al fine di regolarizzare la

propria posizione e pagare direttamen-

te i contributi previdenziali che vengo-

no calcolati tenendo conto della tassa-

zione dell’imposta federale diretta.

Veniamo infine a spiegare i motivi per

cui l’importo della sua rendita è stato

abbassato dopo il pensionamento

della moglie. La decima revisione

della legge AVS, in vigore dal 1997,

fra le tante regole introdotte ha previ-

sto la rendita individuale per marito e

moglie ma con l’applicazione del

cosiddetto “splitting”, ovvero la ripar-

tizione dei salari realizzati dai due

coniugi durante gli anni del matrimo-

nio fino al pensionamento. La sua

rendita, calcolata l’anno scorso, si è

basata sul periodo assicurativo fatto

valere.

Il periodo assicurativo è completo se

si è stati assicurati in Svizzera, come

prevede la legge, dal primo gennaio

dell’anno del compimento dei 21 anni

fino al 31 dicembre dell’anno prece-

dente l’evento pensionistico. Il perio-

do assicurativo completo fa applicare

la scala di rendita completa, la 44. Per

chi non può far valere il periodo assi-

curativo completo si applica la scala

parziale da 1 a 43, secondo gli anni di

assicurazione. Ogni scala ha un

importo minimo ed uno massimo, ciò

in ragione dei salari realizzati durante

il periodo assicurativo che vengono

sommati, rivalutati e divisi per il

numero degli anni fatti valere. Il risul-

tato corrisponde al reddito annuo

medio realizzato in pratica negli anni

di assicurazione. Attraverso apposite

tabelle si constata così la rendita che

deve essere erogata. Non appena però

due coniugi maturano entrambi il

diritto alla pensione, la rendita viene

calcolata applicando il citato “split-

ting” al coniuge che chiede la per ulti-

mo la pensione ma nello stesso tempo

viene ricalcolata anche all’altro coniu-

ge che era già in pensione.

La scala di rendita viene determinata

sempre in rapporto al periodo assicu-

rativo fatto valere da ognuno dei due.

Per la determinazione del reddito

annuo medio, invece, i salari percepiti

da marito e moglie durante gli anni di

matrimonio vengono sommati e

ripartiti in due parti uguali sul conto

individuale di ognuno di loro.

Esempio: in un determinato anno il

marito ha guadagnato fr. 50'000 e la

moglie, invece, fr. 30'000; ebbene, ad

ognuno di loro va pertanto accredita-

to, in quel determinato anno, ai fini

del calcolo pensionistico, una somma

di fr. 40'000. In pratica, è come se ave-

ste guadagnato fr. 10'000 di meno lei

mentre sua moglie fr. 10'000 di più.

Sulla base di questi nuovi criteri è

stata calcolata la rendita della moglie e

di conseguenza è stata ricalcolata e

ridotta la Sua rendita.3

Page 20: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

Lo scorso 25 settembre il Circolo ACLI Cadenazzo/S.Antonino, ha festeg-

giato il suo 35° anniversario. Alla festa organizzata per l’occasione sono

intervenuti il presidente cantonale Franco Plutino, Antonio Cartolano e

rappresentanti dei circoli ACLI dei paesi limitrofi, Cinzia Zanchin del Circolo

di Bellinzona ed Enza D’Amico del Circolo di Locarno.

scopi delle ACLI internazionali. Ilnostro desiderio più grande e di poterabbracciare nuovi amici di altrenazionalità.Col tempo il Circolo di Cadenazzo haavuto l’apertura di spirito di effettua-re delle evoluzioni all’interno del pro-prio comitato direttivo, applicandodelle riforme nelle attività interne edando maggior spazio alle iniziativedelle donne. Nel prossimo futuro sidarà conferma di questo cambiamen-to con valide azioni ricreative. Un grazie ai soci e ai simpatizzantiche hanno partecipato alla bella gior-nata di festa.

Il comitato della presidenza si auguradi rivedere tutti ai prossimi appunta-menti in programma per rivivereancora l’atmosfera magica sperimen-tata il 25 settembre scorso.3

il dialogo 5/11

VITA DELLE ACLI

Circolo in festa a Cadenazzo

di Marina Cristiano, segretaria Circolo S.Antonino/Cadenazzo

20

La parte ufficiale della giornata è stataaperta con il saluto del presidenteattuale del Circolo, Giuseppe Faroldi,e con gli interventi dei presidenti chelo hanno preceduto, nonché del pre-sidente Cantonale che ha avuto paro-le di elogio per la febbrile attività diquesto Circolo. È seguita una presen-tazione commemorativa in ricordodegli albori del Circolo e dell’intensospirito aggregativo che lo fatto cre-scere fino ad oggi e che, nel suo pic-colo, rappresenta in Ticino una bellatestimonianza di conservazione divalori e di identità culturale.All’inizio, nel lontano 1976, i socierano un gruppo di amici italiani,adesso, nel 2011, la famiglia si è este-sa ad altri amici provenienti da altrenazioni, alcuni iscritti hanno originispagnola e portoghese. Un’ulterioreconferma di quanto rispecchiano gli

L’estate luganese ha avuto quest’announ denso cartellone di eventi musica-li a beneficio dei turisti e degli appas-sionati ticinesi e delle vicine provincedi Como e Varese. Essere inseriti contre concerti in questo programma èstato motivo di grande soddisfazioneper i nostri coristi e merito del mae-stro Pontiggia capace di far progredi-re la corale e promuovere la parteci-pazione a tali iniziative culturali.Per il Circolo ACLI di Lugano il Coroè una consolidata realtà ormai dasedici anni e si fa appello a tutti i socidel movimento per sostenerlo e rin-forzarlo con nuove voci sia maschiliche femminili. Chi ha voglia di can-

tare e far gruppo con serena allegria

nel Coro ACLI sarà il benvenuto. Prossimo appuntamento: Vezia 3dicembre – concerto natalizio dibeneficenza.3

Istantanea di un momento della festa (a destra) e il gruppo organizzatore dellamanifestazione (a sinistra) con, al centro, il presidente del Circolo Giuseppe Faroldi

L u c e r n aCastagnata e tomboladomenica 13 novembre, ore 15

al Centro Grosshof.

R e i n a c hFesta di Natalesabato 10 dicembre, ore 19.00

Presso la sede del Circolo ACLI.

di Franco Plutino

Il Coro ACLI ha animatol’estate di Lugano

Dopo la felice partecipazione in mag-gio alla Rassegna “Cori fra i Castelli”di Bellinzona il Coro del CircoloACLI di Lugano ha chiuso la stagio-ne estiva con due concerti inPiazzetta San Carlo a Lugano sotto laguida del maestro Claudio Pontiggia el’apprezzata partecipazione di IreneFerrarese (Arpa) e Donato Matola(Chitarra).

B e l l i n z o n aCastagnata e tombola socialedomenica 13 novembre, ore 14.30

Page 21: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

21il dialogo 5/11

VITA DELLE ACLI

L ’ U n i t à d ’ I t a l i a e l a d o n n adato e dà luogo a risultati che posso-no trasformare tutta la società. Èsotto gli occhi di tutti quanto la donnaal lavoro stia modificando l’organizza-zione sociale e del lavoro rendendolapiù rispettosa delle esigenze delle per-sone, della società, dell’ambiente,semplicemente portandovi dentro lapropria esperienza femminile. Ma le difficoltà persistono: noi donnesiamo tuttora le più discriminate nel-l’accesso al mondo del lavoro, nel trat-tamento contrattuale e nei percorsi dicarriera. E tuttavia siamo pronte adinvestire i nostri talenti, a mettere ingioco situazioni personali e risorse.Partecipare e lavorare per il bene delPaese è un’aspirazione e un dovere dinoi donne e come donne delle ACLI,ci proponiamo di promuovere undibattito che consenta una riflessionepiù complessiva sul ruolo che la risor-sa femminile riveste nell’ambito dellasocietà.3

Nei 150 anni di storia d’Italia la parte-cipazione femminile ha portato bene-fici sociali, economici e di progressocivile all’intera comunità nazionale.Lo ha sottolineato Maria Alonso-Ricci, del Coordinamento nazionaledelle Donne ACLI, nel suo interventod’apertura. E così è stato anche nell’ambito dellarinascita civile dopo la SecondaGuerra Mondiale. La Resistenza rap-presenta, infatti, la fase in cui nasconoe si sviluppano le premesse per laCostituzione e della Repubblicademocratica e le donne partecipanoda protagoniste a questo momentodecisivo della storia italiana. È unfatto inedito, che non ha precedenti:la partecipazione femminile non è piùlimitata ad una élite intellettuale delPaese, com’era avvenuto durante ilRisorgimento; si tratta invece di unevento di massa, al quale le donne cat-

È il tema trattato nel Convegno nazionale della Donne ACLI tenuto il 25settembre scorso a Lenzburg.

toliche danno un apporto sostanziale.Ricordiamo il ruolo di Maria FedericiAgamben, che fu a lungo una delega-ta nazionale delle ACLI. Laureata inlettere ed insegnante, aveva partecipa-to alla Resistenza e nel 1946 era tra le21 donne elette all’AssembleaCostituente. Nel 1948 fu poi eletta allaCamera dei Deputati. Tina Anselmi,attivamente impegnata nellaResistenza e poi nel partito dellaDemocrazia Cristiana. Nel 1968 entròin Parlamento e nel suo lungo manda-to di deputata, che durò fino al 1992,ha fatto, tra l’altro, parte dellaCommissione Lavoro e Previdenzasociale, divenendo poi Ministro del-l’omonimo dicastero nel 1976 e primoMinistro donna in Italia. A lei si deveanche la prima legge sulle PariOpportunità del nostro Paese. Oltreal contributo alla ricchezza del Paesel’interazione tra donne e lavoro ha

di Maria Alonso-Ricci, Coordinamento Donne ACLI-Svizzera

Alcune considerazioni sui lavori digruppoUno dei punti forti del Convegnosono i gruppi di lavoro, formati sutemi specifici, dai quali scaturisconointeressanti spunti di riflessione. Si èqui parlato di formazione dei giovaninel settore socio-politico e si è rileva-ta la necessita di un cambiamentogenerazionale nelle ACLI anche alivello femminile, con una maggiorepartecipazione delle donne. Si è poidiscusso anche di anziani e di volon-tariato, nonché di diritti, soprattuttoall’interno della famiglia.Forti delle loro competenze, di essereun vero “serbatoio” del sapere, con-sce della loro capacità di intuire e disviluppare idee e programmi che ten-gano conto delle specificità localiemergenti, le Donne ACLI si fannocarico di portare questi temi all’inter-no dei circoli ACLI.3

Qui sopra: foto di gruppo dei partecipanti al Convegno, Maria Alonso-Ricci e la dis-cussione in un gruppo di lavoro.

Page 22: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

VITA DELLE ACLI

50 anni fa a Diet ikon nascevano le ACLI

Cinquant’anni fa, mentre Dietikon si

popolava d’immigrati italiani, nasce-

vano qui le ACLI. Tante erano allora

le difficoltà che incontravano i nostri

connazionali.

di Rita Alban

il dialogo 5/1122

Lo capì presto Don Vincenzo, della

Missione Italiana di Zurigo, che una

volta al mese veniva a Dietikon a

celebrare la Messa. Lui stesso si fece

promotore e con alcuni volontari:

Maria e Luigi Guerrini, che sarà poi il

primo presidente, i signori Spadaro,

Cazzola, Garbino, Di Carlo e Gada,

presero accordo per far nascere un

Circolo ACLI. La fondazione venne

ufficializzata alla presenza del sindaco

di Dietikon, Herr Wiederkehr, del

parroco Dr. H. Rieger e per le ACLI

centrali il compianto Benedetto

Petris. Con l’arrivo di Don Lucio

Cortesi, le ACLI di Dietikon trovaro-

no nel loro cammino un assistente

spirituale ed un collaboratore conti-

nuo ed infaticabile. Nel 1965 arrivò

da Roma a Dietikon la prima bandie-

ra delle ACLI in Svizzera. Il primo

presidente, Luigi Guerrini, rimase in

carica fino al 1974. Si succedettero

poi nell’ordine: Rolando Marchesini,

Rocco Del Priore, Mario Muolo,

Bruno Serioli, Luciano Alban, Aldo

Santabarbara, Dino Suppa, per arri-

vare al presidente in carica, Aldo

Gullo, un giovane proposto da Don

Marek Gòrski, attuale parroco degli

italiani, che dal 1° ottobre 1986

sostiene le ACLI.

Il Circolo ACLI di Dietikon ha vissu-

to momenti gloriosi con numerose

attività socio-culturali e con la squa-

dra di calcio Milan-Acli, da sempre

guidata da Silvestro Maffei. Nella

sede-ritrovo delle ACLI, parecchie

famiglie o singole persone, hanno

trovato un punto d’incontro, di ami-

cizia, di sostegno morale e concreto

nelle difficoltà burocratiche e sociali.

Ora i tempi sono cambiati, le necessi-

tà sono meno evidenti, ma il Circolo

è un’associazione di promozione

sociale e uno spirito aclista contribui-

sce sempre a tessere i legami della

società, favorendo forme di parteci-

pazione e di democrazia. Questo, in

sintesi è anche l’invito del Presidente

rivolto ai soci e simpatizzanti presen-

ti alla festa di Giubileo: il 50° va cele-

brato con gioia e festosità, ma deve

essere anche un momento di rifles-

sione, di ringraziamento a tutti colo-

ro che con il loro impegno ed abne-

gazione hanno portato avanti, per

tanti anni, la “vita” del Circolo. Oggi

si presentano nuove sfide, alle quali

siamo chiamati, tenendo sempre pre-

sente le tre fedeltà dell’aclista: Chiesa,

Lavoro e Democrazia.

La festa di Giubileo si è svolta lo

scorso 22 ottobre, in un’atmosfera

d’amicizia e cordialità. Il sindaco,

Otto Müller, il Console Generale,

Min. Fridegotto, l’onorevole Franco

Narducci, il presidente della

Kirchenpflege, Karl Geiger e il

nostro parroco Don Marek Gorski ci

hanno onorato con la loro presenza,

e le loro riflessioni. Erano presenti

anche numerosi presidenti di Circoli

ACLI della SCO, con il presidente

Antonio Mighali, Franco Plutino in

rappresentanza delle ACLI nazionali

che, oltre al suo intervento, ha letto il

messaggio del Presidente della FAI,

Andrea Olivero. Hanno partecipato,

inoltre, rappresentanti di altre asso-

ciazioni ed infine tanti soci e amici.

La storia delle ACLI di Dietikon con-

tinuerà fintanto che ci saranno perso-

ne disposte ad impegnarsi volontaria-

mente, a “dare una mano” per un

mondo migliore.3

I molti partecipanti alla festa di Giubileo e, qui sopra (a sin.) Franco Plutino delleACLI nazionali, il Min. Mario Fridegotto, Console Generale a Zurigo, e consorte; (adestra) al microfono il sindaco di Dietikon, Otto Müller, con il presidente delCircolo, Aldo Gullo e Luciano Alban.

Page 23: Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso

VITA DELLE ACLI

il dialogo 5/1123

Caponata alla moda di Zuanne

Ingredienti:250 g di melanzane, 250 g di zucchine, 400 g di pomodori maturi, 2 peperoni carnosi(uno giallo e uno rosso), 30 g di capperi freschi o s/sale dissalati, 3 spicchi di aglio, 1 scalogno, 1 mazzetto di prezze-molo, basilico e erbette profumate, 20 g di miele, 50 g di aceto di vino o di mele, olio extra vergine d’oliva, sale e pepe.

Come procedere: - affettate le melanzane, le zucchine e i peperoni, salatele, e lasciatele mezz’ora in uno scolapasta in modo che perda-no l’acqua di vegetazione;- intanto tritate finemente l’aglio, lo scalogno e le erb; un pizzico di questo trito va aggiunto alla polpa tritata dei pomo-dori (pelati in precedenza) unitamente ai capperi; fate cuocere per 5 minuti in un tegamino con un filo d’olio; scio-gliete il miele nell’aceto e aggiungetelo alla salsina; aggiustate di sale e pepe e lasciate cuocere ancora qualche minuto; - risciacquate e asciugate le fette di melanzane, zucchine e peperoni, ungetele con poco olio e fatele grigliare; - ponete in una terrina a strati alterni le verdure grigliate e la salsa di pomodoro e il restante trito di erbe (comincian-do e finendo con la salsa); chiudete con la pellicola da cucina e riponete in frigo per alcune ore.Va servito freddo o a temperatura ambiente.

S a l e e p e p e ( q u a n t o b a s t a )

a cura di Giovanni Poete

I 9 0 a n n i d i “ N i n o ”

U s t e rA teatro con il Circolo ACLI domenica 11 dicembre, ore 15.30

alla "Stadthofsaal"

La compagnia "Primo Sole"

porterà in scena il pezzo teatrale

“I casi sono due”,

di Armando Purcio, con adatta-

mento di Peppino de Filippo.

di Agostino Oliva

Antonino Bonfiglio, “Nino” per ifamigliari e gli amici, il 7 agosto scor-so ha spento 90 candeline! Circondatodall’affetto della moglie (che si trovaaccanto a lui sulla foto) e dei suoi figliha voluto festeggiare con amici eparenti questo bel traguardo.È socio del Circolo ACLI di Möhlinda innumerevoli anni e tra i tesseratidel Circolo è senz’altro il più longevo.Ha sempre seguito con molto interes-se e grande passione le partite dellasquadra del Circolo divendandone ilbeniamino.Rinnoviamo a Nino, attraverso il

Lugano, pranzi serviti dal lunedì al venerdì Dal 3 ottobre il servizio ristorazionepresso il Centro Labor delle ACLI èofferto 5 giorni alla settimana, dallunedì al venerdì. Ci sono sempre 3menu a scelta: primo o secondo piat-to, insalata contorno e dessert. Per informazioni, tel. 091 923 66 46 [email protected]

La tre giorni di ottobre, preparata daiCircoli della circoscrizione consolare diZurigo è stata ricca di incontri, dibattitie concerti. Si è parlato di precariato gio-vanile con Pippo Civati, Luca Telese eFabrizio Macrì ed è stato molto seguitol’incontro delle donne con Ada Marra,Emilia Margelisch e Maria Bernasconi.Sabato sera si è tenuto un faccia a fac-cia su “ La Svizzera del futuro e la crisieuropea” tra Cedric Wermuth, vice pre-sidente del PS svizzero e Dario Sassoli,deputato europeo del PD. La domenicaè stata caratterizzata dall’atteso incon-tro con i parlamentari eletti all’esterodel PD, Gianni Farina e ClaudioMicheloni. Si è scusato FrancoNarducci impegnato a Londra con laFAI. Hanno chiuso la festa il segreta-rio del PD in Svizzera MicheleSchiavone e la Presidente AnnaRuedeberg.3

Si è tenuta dal 7 al 9 ottobre a

Zurigo nella storica “Casa d’Italia”.

Motto della festa: “La Svizzera di

domani per tutti, di tutti”.

di Salvatore Dugo

Festa nazionale del PD in Svizzera

Dialogo, che lui legge puntualmente,gli auguri più sinceri con l’auspicio dicontinuare a seguire le partite di calcioancora per tanti anni.3

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Siamo persone normali. Insieme a voi facciamo cose speciali.

Le idee sono importanti per fare di più emeglio:

4 per crescere e formarci insieme

4 per coinvolgere e sensibilizzare allademocrazia partecipata

4 per impegnarci a sostegno dei bisognidella gente.

Dai forza alle idee. Iscriviti anche tu alle ACLI.

Presso il Circolo o il Patronato più vicino a te!

Per informazioni chiama lo 091 921 47 94 o scrivi a [email protected]

Ci impegniamo contro le nuove povertà,l'emarginazione e la discriminazione.

Il motto del tesseramento 2012 sarà

“ IL VERO CAPITALE È L’UOMO ”