Di Competenze e Paradigmi

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Di competenze, paradigmi erelazioni.

Rifessioni a margine del CollegioCare colleghe, cari colleghi,facendo seguito, come promesso, al breve intervento in C.d.D., che, a

quanto pare, ha suscitato un po’ di discussione, vorrei chiarire quanto detto.Premetto che il mio intervento era problematico. Partiva dalla

ricostruzione di quanto vissuto: tornato lo scorso anno al “Giannone, dopo dueanni di “!ummo, a"datami la delicata cura del P.#.$., immediatamente fecinotare alla Preside %consentite questa onomastica “conservatrice& che in essomancava un’omogena programmazione fondata sulle competenze. Con iresponsabili dei dipartimenti facemmo una serie di incontri che potesseroportare ad un soddisfacente “format condiviso. 'lla (ne ci rendemmo contoche il lavoro non poteva esser “calato dall’alto, ma doveva passare attraversouna preliminare presa di consapevolezza da parte di tutti i docenti del )iceo delmutamento di “paradigma” in atto %uso il termine nell’accezione vulgatada *. +uhn ne La struttura delle rivoluzioni scientifche&. Per questo, con laPreside, si decise di dedicare un corso quello che sta per partire adapprofondire la questione.

)o scorso mese nella nostra scuola due esperti del progetto VALEhanno fatto uno screening  %mi adeguo al linguaggio dei colleghi valutatori-&dell’intero )iceo. o, come altri colleghi, ho dovuto rispondere ad una batteria di

domande, dalle quali / emerso il “ritardo %attenzione alle virgolette-& dellanostra scuola rispetto alle attese europee %che risalgono almeno agli anni0ovanta, al Libro Bianco di Delors&. Per questo ci sar1 prospettato a breve un“piano di miglioramento.

2o cercato, durante le vacanze, di elaborare il senso di disagio che avevoprovato, simile a quello degli anni liceali durante “l’interrogazione di chimica%ero un pessimo alunno, confesso, nelle discipline scienti(che-&. Grazie anchealla lettura del fascicolo monogra(co di 3'ut4'ut5 della primavera 6789dedicato all’argomento %a disposizione, in formato digitale, di quanti voglianoleggerlo&, ho capito che la questione non pu essere posta solo nei termini diinnovazione %buona& vs. conservazione %cattiva&. 2o utilizzato, dunque, come

strumento per decifrare quanto andavo elaborando, l’idea di “paradigma. Lascuola italiana, e pi! in generale europea, sta vivendo una "ase diconfitto "ra due modelli, due ipotesi, due possibilit#. ;na privilegia latrasmissione dei contenuti disciplinari, l’altra la costruzione di competenze inun’ottica multidisciplinare. #vviamente sempli(co per intenderci. l rischio /che, per, la scuola delle “competenze costruisca un tipo di allievo pocopropenso all’elaborazione critica, educato al  problem solving  come approcciocomplessivo alla realt1, “obbediente a forme di veri(ca molto semplici%stimolo<risposta&, che annullino l’elaborazione, la ri=essione che necessitaspesso di tempi lunghi:

3)a trivializzazione della cultura / avvenuta sotto la specie della sottoculturaaziendalistica. Con il suo lessico falsamente oggettivo, essa ha avuto lo scopo di riempire imargini del linguaggio e di colmare le beanze della nostra realt1 sociale e culturale, di saturare

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con un troppo di senso l’essenziale spazio del non4senso. Densi(care la realt1 / un antidotoall’angoscia: lo scopo manifesto dell’odierno programma ideologico / che la scuola debbamutare radicalmente il suo senso, da comunit1 autonoma a struttura soggetta a eteronomia.Cos>, da apprendistato alla critica, essa deve diventare portatrice di un senso prodotto altrove,da acquisizione dell’arte del disgiungere per ricomporre a un saper4ricomporre mediantepacchetti preformati da maneggiare secondo regole imposte. )a retorica delle competenze di

cui / ammantato il pi? recente discorso pedagogico nasce da qui, da questa esigenzapresupposta e inindagata pertanto meta(sica che / funzionale allo scopo di otturare queivuoti di senso che, d’altronde, / lo stesso tardo4capitalismo a produrre5.

%!aoul +irchma@r, La dittatura del programma, in 3'ut4'ut5. La scuola impossibile, n. 9AB, maggio4giugno 6789&.

' mio avviso / possibile una “terza via” che permetta di cogliere il buonodi questa innovazione, accettata dai pi? acriticamente, come un dogma,ri(utandone l’implicita dimensione tecnocratica. o ritengo sia possibiledeclinare il nuovo paradigma delle competenze in maniera critica, facendone lostrumento per plasmare quelle che orin de(niva, nel suo celebre, aureolibriccino, “teste ben fatte.

l pro". Rinaldi, che ha l’unico demerito ai miei occhi di discutere questecose solo privatamente, ritiene che la scuola “tecnocratica, evocata anchedall’intervento del pro". $nerre, sia il vero nemico, rispetto al quale tanto lascuola “tradizionale %delle teste “ben piene& tanto quella innovativa di“competenze critiche %delle teste “ben fatte& costituiscono una possibileresistenza. a, mi chiedo, / possibile un’alleanza fra queste due ipotesi discuola ndividuato il “nemico %la scuola al servizio della tecnica,dell’economia, una scuola eteronoma, privata della sua peculiare ed autonomaelaborazione del senso, che sostanzialmente consiste, per evocare $ardner,nell’educare al vero, al giusto e al bello&, possiamo limitarci a giustapporre

strategie entrambe “critiche ma totalmente disomogenee o credo di no. lmio intervento era, come detto, problematico, perchE volevo omaggiare quantisvolgono magni(camente il proprio lavoro all’interno del vecchio paradigma%discipline “a canne d’organo, autoreferenzialit1 disciplinare&, ma io mipronunzio risolutamente per un%innovazione che ponga però conrigore il problema di un sapere critico. Per sempli(care al massimo: sì aduna scuola delle competenze ma solo a patto che esse siano strumento diesercizio critico, di pensiero libero, di consapevolezza civica.

Dal mio punto di vista l’accettazione di una scuola delle competenzesigni(ca ripensare radicalmente il nostro modo di lavorare in classe e fuori diessa, il rapporto fra di noi, il rapporto con gli studenti. )a s(da / elaborare il

pro(lo in uscita degli studenti del )iceo Giannone e, rispetto ad esso, ride(nirele pratiche didattiche e gli strumenti di lavoro, abbandonando la praticamortifera dei “programmi e della lezione meramente trasmissiva. )a s(da,per, e vorrei essere chiaro su questo, ben sapendo di muovermi su un terrenominato, / avviare pratiche reali di programmazione comune, in base, appuntoalle competenze da costruire nei ragazzi, ben sapendo quanto questo siadi"cile.

Care colleghe, cari colleghi, questa / la s(da che abbiamo davanti. Fuelloche chiedo, umilmente, in primis a me stesso, /: lo vogliamo "are& #, ancorauna volta, le carte dovranno camuare pratiche antiche che si perpetuanoHiamo in grado di abbandonare la nostra autoreferenzialit1 o vogliamocontinuare ad essere imperatores nelle nostre ore di lezione, senza dar contodel lavoro che stiamo facendo sulla testa, unica, unitaria, dei nostri alunni

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Fuesto non li condanna ad una sorta di “schizofrenia, rispetto a modelli cos>diversi di pratiche didattiche

Per quanto mi riguarda, proprio insegnare in un )iceo Classico, dovel’inutile, la dépense, per dirla con 'ataille, / il cuore stesso, la ragion d’esseredella scuola, mi raorza nelle mie convinzioni. Dobbiamo, dunque, custodire

questa splendida “anomalia ma accettando la s(da di un’innovazione nellepratiche didattiche e relazionali, rivendicare, per citare il fortunato libro di(rdine, “l’utilit1 dell’inutile, ma ponendoci all’altezza del tempo. !imodulare,per parafrasare un pensatore ospite del nostro )iceo alcuni anni fa, )rancoCassano, la tradizione in forma rivoluzionaria. 'llora, forse, lo “sguardo sulmondo, irrimediabilmente non asservibile alla ragione economica estrumentale della (loso(a greca o medievale, della poesia di ogni tempo,dell’indagine scienti(ca (nalizzata al taumazein  e non al dominio, dellamatematica come conoscenza di un ordine ideale, della lingua come incontropossibile con l’altro potranno contribuire a plasmare uomini e donne cheabitano consapevolmente e criticamente il proprio tempo, agenti dellatrasformazione e non meri esecutori o consumatori passivi di merci le pi? varie%e avariate&.

Hperando che il corso che stiamo per avviare ci consenta almeno unafranca, anche dura se necessario, discussione...

'enevento, *+ gennaio +-