L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello...

34
Bozza provvisoria e non corretta Pag.1 Organised sessions Agricoltura Etica e Civile Promotori: Francesco Di Iacovo, Andrea Segrè, Saverio Senni, L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello scenario comunitario Francesco Di Iacovo Università di Pisa 1. Introduzione L’agricoltura sociale è una pratica di agricoltura multifunzionale ancora poco codificata, sebbene largamente praticata, in Italia ed in Europa. L’agricoltura sociale fa leva su alcune risorse specifiche del mondo delle imprese agricole e dei processi agro-zootecnici, ed è, solitamente, frutto di processi dinamici di interazione tra portatori di interesse locali del mondo delle imprese, delle istituzioni, della società civile, con competenze variegate. Per le sue caratteristiche, l’agricoltura sociale può essere classificata come esito di percorsi di retro innovazione (Stuiver, 2006) generati dall’attivazione di reti ibride di soggetti multi-competenti, locali e non. Nelle reti viene facilitata la connessione e la riorganizzazione di conoscenze diverse, tacite e codificate, mediante l’articolazione di processi di apprendimento collettivo. Ovunque in Europa, l’agricoltura sociale risponde a nuovi bisogni degli abitanti delle aree rurali ed urbane ed è il frutto di una diversa integrazione del mondo dell’agricoltura con il mondo dei servizi socio- sanitari, educativi, della formazione e del lavoro, della giustizia. L’attualità dell’agricoltura sociale nasce dalla riorganizzazione della sfera dell’intervento pubblico nei sistemi di welfare urbani e rurali e, allo stesso tempo, in risposta ad una crescente domanda di personalizzazione e qualificazione delle reti di protezione sociale. Nelle aree rurali l’agricoltura sociale consente di ovviare ai limiti sociali dello sviluppo e alla crisi dei servizi che rende questi territori sempre più difficili da abitare, per nuove e vecchie generazioni, con vincoli crescenti per la permanenza e lo sviluppo delle attività economiche. Le pratiche di agricoltura sociale nell’Unione si presentano omogenee per caratteristiche e finalità, sebbene assai diverse per modalità di regolazione ed esiti. Omogeneità e diversità sono il frutto di settori che risentono di un diverso processo di integrazione delle politiche dell’Unione, oramai conclusosi, per quanto riguarda la PAC, dopo oltre 50 anni di vita comunitaria, appena agli inizi per altri campi di azione, di quasi esclusiva pertinenza dei singoli Stati Membri. La lettura del fenomeno dell’agricoltura sociale su scala comunitaria fornisce, molti elementi di conferma dell’applicabilità delle teorie della transizione (Loorbach & Frantzeskaki, 2009) al mondo agricolo, ed offre lezioni utili per disegnare percorsi di risposta alla crisi in atto nel nelle aree rurali. Consente di mettere in risalto, anche dal punto di vista metodologico, il ruolo di approcci partecipativi di ricerca (Hofmann et all, 2007) nel disegno di processi di innovazione sociale, necessari per facilitare il cambiamento delle strutture aziendali, delle istituzioni e della società civile. Lo stesso dominio delle politiche emerge modificato, per essere messo in più stretta relazione con la capacità di creare ambienti, strumenti e regole facilitanti i sentieri dell’innovazione su scala locale e renderne possibile l’articolazione e lo scambio su una scala sovra-locale all’interno di nuove reti e comunità di pratiche. Rispetto alla crisi in atto, poi, la diversità delle esperienze nazionali consente di delineare visioni innovative nei processi di produzione e distribuzione della ricchezza, dove, accanto al mercato ed alla formazione di quasi mercati per la produzione di beni pubblici, acquisiscono nuova attenzione i valori del dono e della reciprocità, attitudini di impresa basati sulla responsabilità sociale e una diversa capacità di auto-organizzazione dei sistemi locali nella definizione di meccanismi di resilienza utili per fornire risposte adattative alle tensioni generate da una diversa

Transcript of L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello...

Page 1: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.1

Organised sessions Agricoltura Etica e Civile Promotori: Francesco Di Iacovo, Andrea Segrè, Saverio Senni,

L’agricoltura sociale:

pratiche e paradigmi nello scenario comunitario

Francesco Di Iacovo Università di Pisa

1. Introduzione L’agricoltura sociale è una pratica di agricoltura multifunzionale ancora poco codificata, sebbene largamente praticata, in Italia ed in Europa. L’agricoltura sociale fa leva su alcune risorse specifiche del mondo delle imprese agricole e dei processi agro-zootecnici, ed è, solitamente, frutto di processi dinamici di interazione tra portatori di interesse locali del mondo delle imprese, delle istituzioni, della società civile, con competenze variegate. Per le sue caratteristiche, l’agricoltura sociale può essere classificata come esito di percorsi di retro innovazione (Stuiver, 2006) generati dall’attivazione di reti ibride di soggetti multi-competenti, locali e non. Nelle reti viene facilitata la connessione e la riorganizzazione di conoscenze diverse, tacite e codificate, mediante l’articolazione di processi di apprendimento collettivo. Ovunque in Europa, l’agricoltura sociale risponde a nuovi bisogni degli abitanti delle aree rurali ed urbane ed è il frutto di una diversa integrazione del mondo dell’agricoltura con il mondo dei servizi socio-sanitari, educativi, della formazione e del lavoro, della giustizia. L’attualità dell’agricoltura sociale nasce dalla riorganizzazione della sfera dell’intervento pubblico nei sistemi di welfare urbani e rurali e, allo stesso tempo, in risposta ad una crescente domanda di personalizzazione e qualificazione delle reti di protezione sociale. Nelle aree rurali l’agricoltura sociale consente di ovviare ai limiti sociali dello sviluppo e alla crisi dei servizi che rende questi territori sempre più difficili da abitare, per nuove e vecchie generazioni, con vincoli crescenti per la permanenza e lo sviluppo delle attività economiche. Le pratiche di agricoltura sociale nell’Unione si presentano omogenee per caratteristiche e finalità, sebbene assai diverse per modalità di regolazione ed esiti. Omogeneità e diversità sono il frutto di settori che risentono di un diverso processo di integrazione delle politiche dell’Unione, oramai conclusosi, per quanto riguarda la PAC, dopo oltre 50 anni di vita comunitaria, appena agli inizi per altri campi di azione, di quasi esclusiva pertinenza dei singoli Stati Membri. La lettura del fenomeno dell’agricoltura sociale su scala comunitaria fornisce, molti elementi di conferma dell’applicabilità delle teorie della transizione (Loorbach & Frantzeskaki, 2009) al mondo agricolo, ed offre lezioni utili per disegnare percorsi di risposta alla crisi in atto nel nelle aree rurali. Consente di mettere in risalto, anche dal punto di vista metodologico, il ruolo di approcci partecipativi di ricerca (Hofmann et all, 2007) nel disegno di processi di innovazione sociale, necessari per facilitare il cambiamento delle strutture aziendali, delle istituzioni e della società civile. Lo stesso dominio delle politiche emerge modificato, per essere messo in più stretta relazione con la capacità di creare ambienti, strumenti e regole facilitanti i sentieri dell’innovazione su scala locale e renderne possibile l’articolazione e lo scambio su una scala sovra-locale all’interno di nuove reti e comunità di pratiche. Rispetto alla crisi in atto, poi, la diversità delle esperienze nazionali consente di delineare visioni innovative nei processi di produzione e distribuzione della ricchezza, dove, accanto al mercato ed alla formazione di quasi mercati per la produzione di beni pubblici, acquisiscono nuova attenzione i valori del dono e della reciprocità, attitudini di impresa basati sulla responsabilità sociale e una diversa capacità di auto-organizzazione dei sistemi locali nella definizione di meccanismi di resilienza utili per fornire risposte adattative alle tensioni generate da una diversa

Page 2: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.2

organizzazione dei modelli di produzione e distribuzione della ricchezza su scala nazionale come all’interno dei sistemi locali. Il lavoro prende spunto dalla conclusione di una ricerca realizzata nell’Unione Europea a seguito di un finanziamento del VI programma quadro per la ricerca e coordinata dall’autore. 2. Agricoltura sociale: definizioni, ruoli e tipologie

Con l'espressione agricoltura sociale (AS) ci riferiamo a quell'insieme di attività che

impiegano le risorse dell’agricoltura e della zootecnica, la presenza di piccoli gruppi, famigliari e non, che operano nelle aziende agricole, per promuovere azioni terapeutiche, di riabilitazione, di capacitazione, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana e di educazione (Di Iacovo, 2009, Di Iacovo et all 2009)).

L’ AS svolge azione di ponte tra politiche agricole e politiche sociali, del lavoro, formative, sanitarie, della giustizia, in un processo di progressivo, sebbene non semplice, avvicinamento.

È possibile distinguere alcuni ambiti di attività dell' agricoltura-sociale: • riabilitazione/cura: esperienze rivolte a persone con disabilità (fisica, psichica/mentale,

sociale) con un fine principale di tipo socio-terapeutico; • formazione e inserimento lavorativo: esperienze orientate alla capacitazione e

all’occupazione di soggetti svantaggiati; • ricreazione e qualità della vita: esperienze rivolte ad un ampio spettro di persone con

bisogni (più o meno) speciali, con finalità socio-ricreative; • educazione: azioni volte ad ampliare le forme ed i contenuti dell’apprendimento per

avvicinare alle tematiche ambientali persone giovani e meno giovani; esperienze rivolte a minori con difficoltà nell’apprendimento e/o in condizioni di disagio, a rischio di esclusione nei percorsi scolastici ordinari con la definizione di azioni di educazione parallele e concordati; possono essere legate a casi di affidi familiari, a rapporti con istituti scolastici o di giustizia minorile, all’inclusione di minori migranti, a ragazzi con difficoltà di concentrazione o iper-cinetici, ma anche ad adulti in momenti particolari della loro vita (Di Iacovo, 2008).

L’agricoltura sociale si lega allo sviluppo agricolo e rurale da due diversi punti di vista, perchè: • adotta una visione multifunzionale dell’agricoltura legando la gestione dei processi produttivi

alla creazione di servizi e di benessere per le persone coinvolte (Casini et all 2009). • Contribuisce ai percorsi di sviluppo nelle aree rurali, consolidando la rete di servizi

disponibili per le popolazioni locali, accrescendo la reputazione e la capacità delle imprese agricole di operare in nuove reti di soggetti, migliorando la visibilità della loro offerta e diversificando le opportunità di reddito, stimolando l’ingresso di nuovi soggetti nella gestione di attività economiche innovative (Di Iacovo 2003, Di Iacovo 2009, UE).

L’agricoltura sociale dispone di elementi utili all’evoluzione dei sistemi di welfare, di tipo: o Tecnico:

L’uso di risorse e processi produttivi agro-zootecnici, delle strutture e delle risorse umane delle aziende agricole per erogare servizi innovativi per persone e comunità;

disporre di una elevata varietà di mansioni processi, dal diverso contenuto, capaci di sollecitare con progressione e variabilità le capacità di un ampio numero di soggetti;

la flessibilità di adattamento ad un’ampia gamma di bisogni e d’utenti in una logica progressiva, graduale e continuativa;

o Relazionale:

Page 3: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.3

l’informalità e, allo stesso tempo, la responsabilità e la mutualità da parte dei soggetti coinvolti, aspetti che consentono di disporre di contesti e servizi inclusivi caratterizzati da un basso tasso di medicalizzazione;

la possibilità, nei percorsi socio-terapeutici e di formazione/inclusione lavorativa, di favorire transizione graduale verso la partecipazione attiva nei processi economici, in strutture aperte alla vita sociale e produttiva ed al rapporto con molteplici categorie di soggetti, tra cui i consumatori,

l’opportunità di offrire e rigenerare beni di relazione nelle comunità locali. o Organizzativo:

legare insieme reti formali di protezione sociale e le professionalità degli operatori e reti informali di comunità per rafforzare l’efficacia delle reti di protezione locali;

la possibilità di ri-orientare le risorse disponibili localmente per i servizi alla persona e generare strategie win-win, per la molteplicità dei soggetti coinvolti;

la possibilità per le imprese di legarsi ai mercati etici di consumo;

o Culturale: La partecipazione di imprese agricole alla costruzione di beni pubblici e di comunità; l’adozione di attitudini d’impresa basate sulla responsabilità sociale d’impresa; l’integrazione dei concetti di mutualismo e professionalità nella rete dei servizi; una diversa sovrapposizione tra sfera sociale ed economica e il disegno di percorsi di

nuova economia; la rottura di barriere settoriali e la mobilizzazione di risorse utili allo sviluppo locale, una diversa visione del ruolo di soggetti a bassa contrattualità nelle comunità locali.

La specificità offerta dall’AS è data dalla possibilità di misurarsi con ritmi e spazi propri dei processi naturali e di ambienti aperti. Un’ampia disponibilità di setting (spazi e scenari di azione) consente l’adattamento di mansioni e funzioni ad una ampia variabilità di esigenze e di capacità. Il rapporto con le piante e con gli animali, consente la presa in carico e l’assunzione di responsabilità in ambienti dove la tolleranza e la disponibilità alla prova ed all’errore è più ampia. Questa possibilità rafforza percorsi di apprendimento, di autostima e di partecipazione per molte categorie di persone. La possibilità di muoversi in spazi aperti, l’interazione nei gruppi di persone, la partecipazione a processi che hanno un esito tangibile, diretto e comprensibile, sono elementi che facilitano l’acquisizione di sicurezze e capacità da parte di soggetti a più bassa contrattualità. La dispersione territoriale delle aziende, se da una parte le rende più difficili da raggiungere, consente, dall’altra, genera vantaggi nella costruzione di prossimità nelle reti di protezione. Proprio in considerazione del modo in cui l’AS ha trovato diffusione, si assiste oggi ad una notevole varietà di pratiche e di modalità e campi d’intervento. Tra le pratiche di agricoltura sociale non sono considerate quelle che fanno uso di piante ed animali in ambienti confinati e dove non è presente un processo con un significato produttivo. E’ il caso della pet-therapy, o di attività di giardinaggio, che pure sono comprese all’interno dell’ombrello del green care (Sempik et al, 2010). La distinzione tra strutture terapeutiche verdi e altre tipologie dell’agricoltura sociale ha una sua utilità per capire: o logiche di lavoro; o potenziali impatti in termini inclusivi; o modalità di organizzazione dei processi e delle reti che fanno uso delle risorse verdi nei

percorsi di co-terapia ed inclusione, o strumenti e le politiche di intervento da adottare, o logica degli strumenti di regolazione da utilizzare.

Page 4: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.4

Il progressivo affermarsi ed emergere di pratiche di agricoltura sociale, e l’avvicinarsi dei legislatori al tema, sollecita una più attenta riflessione circa le tipologie dei progetti esistenti. E’ utile precisare, però, come ogni distinzione, sconti la difficoltà di codificare un mondo in rapidissima evoluzione. Ciò premesso nel mondo dell’AS è possibile distinguere, in funzione del tipo di utenza e di organizzazione aziendale, tra: • Aziende agricole e strutture co-terapeutiche (per persone con disagio psichico o mentale)

mediante l’attivazione di servizi specifici e mirati (es ippoterapia o pratiche orti-colturali); • Aziende agricole produttive di inclusione terapeutica sociale e lavorativa. impegnate in

percorsi di co-terapia (per persone con disagio psichico o mentale, adulti o minori), di inclusione sociale e lavorativa per diverse tipologie di utenza (con disabilità o soggetti a bassa contrattualità) che fanno leva su processi produttivi presenti in azienda.

• Aziende agricole attive nei servizi civili nelle aree rurali e periurbane, per bambini (agriasili, campi solari/estivi, didattica) per anziani, mediante l’organizzazione di strutture diurne di accoglienza, oppure per alloggi di emergenza per persone con difficoltà abitativa o per l’erogazione di servizi di prossimità, che fanno leva su spazi e risorse aziendali.

• Aziende agricole pubbliche di formazione al lavoro: si tratta normalmente di strutture o parti di attività realizzate all’interno di strutture penitenziarie pubbliche che si dotano di proprie aziende agricole a fini di formazione al lavoro.

Per discriminare meglio di seguito forniamo alcune indicazioni relative alle singole tipologie: o Aziende agricole e strutture co-terapeutiche: si tratta di progetti in continua evoluzione,

diversamente organizzati e regolati nell’UE in strutture dotate di adeguate competenze socio-sanitarie che si riferiscono ad un mercato privato o pubblico. In queste realtà prevale la logica di servizio e l’uso di piante e animali a fini co-terapeutici, (es ippoterapia o altre terapie assistite con animali). Questa specializzazione richiede una validazione dell’efficacia terapeutica, una regolamentazione, il presidio di personale socio-sanitario. Il settore socio-sanitario, pubblico, privato, del terzo settore gestisce queste iniziative in proprie strutture. Non mancano però, come in Olanda, aziende agricole di proprietà di strutture sanitarie private, ovvero legate con rapporto contrattuale con queste ultime. Nel caso di disabilità mentali e psichiatriche, può verificarsi l’affiancamento di case-famiglie, magari gestite dal terzo settore, in aziende agricole vere e proprie, ovvero, l’autonoma offerta di servizi da parte di privati agricoltori riconosciuti dai servizi pubblici. Terzo settore, volontariato, mondo associativo o dell’impresa sociale, usano le risorse agricole per percorsi di co-terapia, di inclusione sociale e lavorativa. Questi progetti trovano supporto economico da parte di Fondazioni, Donazioni, o politiche pubbliche. In Italia le Coop.Soc.A organizzano attività co-terapeutiche con risorse verdi, senza che i processi abbiano un reale significato economico-produttivo, ma con il sostegno delle rette del servizio pubblico. In talune occasioni, però, i prodotti acquistano una dimensione economica, non irrilevante. Più di recente, in Italia, si aprono progettazioni con una amalgama tra risorse e competenze agricole e sociali (psicologi, personale medico, educatori). Le aziende agricole possono mettere a disposizione parte delle strutture aziendali per azioni svolte da personale qualificato, ovvero, possono convertire strutture e risorse aziendali nel campo dei servizi alla persona.

o Aziende agricole produttive di inclusione terapeutica sociale e lavorativa: progetti realizzati, da imprenditori agricoli o da soggetti del terzo settore, in accordo con il mondo dei servizi socio-assistenziali. In funzione dei sistemi di welfare adottati, sono diversi i soggetti variamente coinvolti nei diversi Paesi dell’Unione. Il terzo settore –cooperazione sociale e volontariato- è particolarmente attivo in Germania, Francia, Irlanda, Italia. Le imprese agricole for profit in Olanda, Norvegia e nelle Fiandre, e in Italia. Progetti di formazione e inserimento lavorativo si rivolgono a soggetti marginalizzati dal mondo del lavoro e prevedono azioni che iniziano da contenuti dal significato co-terapeutico, per poi evolvere rapidamente dal punto di vista formativo e dell’inserimento lavorativo. Le persone coinvolte (ad esempio disabili mentali o psichiatrici o persone con dipendenza o detenuti in regime di pena alternativo al carcere, etc), traggono dal contatto con i processi agricoli significati utili

Page 5: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.5

ma differenti. In alcuni casi prevale un contenuto educativo-formativo1. Per soggetti con difficoltà gravi, la presenza in contesti informali, più che un significato lavorativo vero e proprio, assicura spazi di vita. E’ difficile demarcare con precisione il significato terapeutico, formativo o inclusivo per le persone coinvolte. Peraltro, la difficoltà si accresce nel momento in cui le pratiche avviate ed i risultati ottenuti, portano ad una modifica delle stesse coordinate culturali dell’inclusione. Le iniziative portate avanti hanno un’evoluzione diversa. Nel caso del mondo della cooperazione sociale, in Italia, nascono di frequente da spin-off della cooperazione di tipo A e sono facilitati da progettazioni pubbliche (progetti di formazione, contratti sussidiati, priorità nell’aggiudicazione di bandi pubblici). In considerazione della parzialità dell’aiuto pubblico, queste iniziative hanno, presto, necessità di trovare una loro autonoma dimensione economica attraverso una corretta conduzione aziendale e la valorizzazione dei prodotti realizzati. La produzione ha un significato concreto, sebbene non sempre sufficiente a coprire i costi di gestione. Ciononostante, proprio nel terzo settore, aumentano le sollecitazione verso l’adozione di una più forte imprenditorialità e una attenta gestione economica, facilitata dall’evoluzione della normativa sull’imprenditoria agricola. Più di recente, i progetti portati avanti da imprese sociali e da associazioni di volontariato, trovano il supporto di aziende agricole private. L’integrazione di competenze e risorse facilita la stabilità economica- finanziaria delle iniziative e la possibilità di generare dinamiche inclusive. I soggetti di impresa for profit del mondo agricolo, si interfacciano diversamente con il mondo dei servizi a seconda dei casi e dei Paesi. Si tratta, in prevalenza, di esperienze volontarie, gestite in accordo con i servizi di territorio, e da questi seguite. L’azienda agricola mette a disposizione, oltre alle strutture ed ai processi agricoli, una propria competenza nel proprio campo professionale ed un supporto tutoriale. La responsabilità delle persone ospitate resta in carico dei servizi pubblici o del terzo settore. Il coinvolgimento delle aziende agricole nasce spontaneamente, con limitati riconoscimenti da parte delle politiche sociali, sanitarie, della formazione e dell’inserimento al lavoro e, anche per questo, solitamente in assenza di supporti diretti. Fa eccezione il caso Olandese, dove, il sistema di accreditamento pubblico, prevede responsabilità e competenza diretta da parte delle aziende, l’organizzazione codificata di un servizio, la realizzazione di strutture fisiche e di competenze professionali mirate in azienda, e, di contro, il pagamento delle prestazioni rese.

o Aziende agricole attive nei servizi civili: aziende che offrono servizi non terapeutici rivolti a mercati o quasi mercati, pubblici o privati. Rispondono ad una domanda privata in rapida evoluzione con la modifica dei sistemi di welfare. I servizi hanno un significato diverso a seconda che si realizzino in ambito peri-urbano o rurale. Nel primo caso, rispondono ad una esigenza di diversificazione, flessibilizzazione e qualificazione dell’offerta di servizi. Nelle aree rurali, offrono risposte alla rarefazione dei servizi, dovuta alla crisi di risorse pubbliche e alla scarsa coerenza di modelli basati sulla scala economica. Questi progetti hanno necessità di conformarsi con regole minime stabilite dai responsabili delle politiche sociali, e agire di concerto con essi. Rappresentano un esempio in questa prospettiva i servizi per i bambini (agriasili, campi solari/ estivi, didattica) e a sostegno della conciliazione dei tempi di vita, realizzati in ambienti e spazi esperenziali del tutto differenti rispetto a quelli tradizionali. Quello della didattica aziendale, con significati educativo-pedagogici, rivolto a minori in età scolare, facilita la costruzione di un sano rapporto con gli alimenti e con la natura. Operare in spazi aperti e con azioni dal significato pratico, consente di organizzare in azienda agricola servizi di alternanza scuola lavoro per ragazzi con difficoltà di apprendimento ed iper-cinetici. Anche l’affido di ragazzi dai tribunali dei minori, infine, è molto più diffuso nelle aziende agricole di quanto normalmente non sia considerato. I servizi agli anziani, riguardarno l’organizzazione di strutture diurne di accoglienza, l’erogazione di servizi di prossimità, oppure l’accoglienza notturna di supporto in particolari fasi di vita (ad

1 Iniziative rivolte a minori con difficoltà di apprendimento o con disagio sociale, migranti, bambini guerrieri, con disagio famigliare.

Page 6: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.6

esempio per superare inabilità temporanee di anziani soli). Ancora, rispondono a persone in emergenza abitativa (es uso di strutture di agriturismo per giovani coppie, ovvero in momenti di crisi famigliare, etc.). Tutti i servizi sono realizzati in accordo con i servizi responsabili del territorio e da questi coordinati. Alcuni, come nel caso dei servizi ai minori, possono riferirsi direttamente alle famiglie, a seguito di processi di riconoscimento da parte delle strutture pubbliche responsabili.

o Aziende agricole pubbliche di formazione al lavoro: Nella realtà italiana, ma anche in quella di altri paesi dell’Unione, si registrano strutture penali agricole. Si tratta di strutture che si rivolgono a detenuti a fine pena, o, in ogni caso, a soggetti la cui condotta viene valutata coerente con questo tipo di regime. (Verdone, INEA, AIAB REM)

Come già emerso, i soggetti che operano in agricoltura sociale sono numerosi e diversamente coinvolti, anche in funzione del sistema nazionale di welfare e delle regole vigenti in ogni Paese. Oltre al settore pubblico e privato dei servizi, si registra un’attiva partecipazione del terzo settore –volontariato e cooperazione sociale- delle famiglie (quarto settore) e, in modo sempre più evidente, delle aziende agricole profit (quello che potrebbe essere definito un quinto settore). In funzione della diversità dei soggetti attivi in AS, si diversificano le componenti organizzative delle esperienze e dei percorsi ed il prevalere di competenze di tipo socio-assistenziale, educativo e agricolo, come riportato nella tabella 1. Tabella 1:Attori dell’agricoltura sociale e tipologie di strutture

Pubblico Privato for profit sociale

Terzo settore Privato for profit agricolo

Azioni co-terapeutiche specializzate

Ospedali Centri diurni

Residenze assistite

Strutture sanitarie

residenziali e non

Cooperative sociali di tipo

A

Aziende agricole specializzate

(Olanda), Aziende agricole co-gestite

con operatori sociali

Progetti di inclusione terapeutica sociale e lavorativa

Cooperative sociali B,

Associazioni volontariato, Fondazioni

Aziende agricole in rete con servizi

di territorio

Aziende agricole attive nei servizi civili

Cooperative sociali B

Aziende agricole multifunzionali

Aziende agricole pubbliche di formazione al lavoro

Colonie penali agricole

Ogni soggetto è portatore di proprie competenze e attitudini specifiche. Le aziende famigliari, infatti, diversamente da quelle del terzo settore e istituzionali, gestiscono con professionalità e sostenibilità economica processi produttivi solidi dal punto di vista tecnico-economico. Al contrario, istituzioni pubbliche e terzo settore dispongono di solide professionalità socio-sanitarie, mentre sono meno pronte nel condurre processi di produzione basati sui cicli biologici e/o pronti per confrontarsi con il mercato dei prodotti agricoli. Proprio l’amalgama di conoscenze e attitudini diverse favorisce, nell’agricoltura sociale, una diversa sovrapposizione tra sfere dei saperi e tra regole produttive e redistributive, contribuendo a generare sentieri di innovazione sociale che vedono protagonista il mondo agricolo e le aree rurali.

Page 7: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.7

3. Progetto sofar: metodologia ed esiti Proprio in considerazione della novità del tema, la DG Ricerca dell’Unione Europea ha selezionato su un bando per il supporto alle politiche dell’Unione una proposta di ricerca sul tema dello sviluppo della multifunzionalità nel campo dell’agricoltura sociale, contenuta nel progetto SoFar (social Farming. Il progetto, realizzato in 6 paesi dell’Unione Europea (Italia, Francia, Slovenia, Germania, Olanda, Irlanda), aveva tra i suoi obiettivi quello di: o esplorare caratteristiche e differenze dell’agricoltura sociale nei paesi europei, ed in

particolare in quelli partner del progetto, o analizzarne i punti di forza e di debolezza, i vincoli e le opportunità, o mettere in evidenza pratiche avviate con riferimento a diverse tiplogie di utenza e diversi

sistemi organizzativi, o analizzare strategie innovative per il supporto della tematica all’interno dell’Unione Europea; Per raggiungere questo obiettivo il progetto ha adottato una metodologia coerente con i metodi della ricerca-azione (Elliot et all, 1993, Scurati et all, 1993, Barbier, 2007) secondo cui il ricercatore diventa agente di cambiamento e di emancipazione sociale, mediante l’avvio di un’azione recursiva tra teoria e pratica, promuovendo cambiamenti e azione sociale. In questa prospettiva, il progetto, oltre a raccogliere le informazioni disponibili e raccogliere casi aziendali attraverso una metodologia condivisa tra i partner,ha organizzato un lavoro di animazione territoriale mediante l’organizzazione di piattaforme di lavoro.Le piattaforme, organizzate a livello nazionale e comunitaria, avevano lo scopo di mobilizzare e quindi coinvolgere i portatori di interesse per la tematica nelle fasi della ricerca, ed in particolare, nella precisazione dei campi di applicazione dell’agricoltura sociale in ambito nazionale e comunitario, per evidenziare le questioni cruciali da afforontare, individuare i percorsi seguiti nei singoli territori dei progetti di agricoltura sociale, di individuare punti rilevanti sui quali indirizzare le politiche dell’Unione ed i comportamenti di altri soggetti istituzionali ed attori locali interessati alla tematica, di precisare in modo partecipato delle linee guida strategiche per l’innovazione in agricoltura sociale. In particolare le piattaforme, sono state organizzate creando intersezioni tra livelli nazionali e comunitario, mediante due cicli successivi di discussione alternati tra livelli nazionali e comunitario. L’intento era quello di favorire il coinvolgimento e la presa in carico della tematica e la sua esplorazione, seguendo un approccio basso-alto, mediante la sintesi comunitaria dei punti e delle informazioni che volta volta scaturivano a livello nazionale. Ad ogni incontro di piattaforma nazionale hanno partecipato circa 40/50 soggetti, in rappresentanza del mondo agricolo, sociale, medico, rappresentanze istituzionali attive a diversi livelli, i portatori di progetto, le associazioni di utenti. In ambito comunitario, si sono incontrate lo stesso numero di persone, in rappresentanza delle piattaforme nazionali alla presenza di funzionari ed esperti attivi a livello comunitario nelle diverse DG coinvolte (affari sociali, agricoltura, ricerca) e della Commissione. Il progetto, oltre a raccogliere al termine del progetto informazioni e prodotti disponibili sul sito del progetto (http://sofar.unipi.it) ha prodotto un video che racconta il viaggio di un utente dei servizi dell’agricoltura sociale attraverso le diverse esperienze europee. Al di la, però dei prodotti previsti, gli esiti del progetto sono ancora evidenti nell’azione di animazione che ha finito per generare e che, a diverso titolo ed in diverse modalità, ha stimolato il formarsi di reti di agricoltura sociale in alcuni paesi europei (ad esempio l’Irlanda) e stimolato il nascere di una specifica azione all’interno della rete rurale europea.

Page 8: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.8

Alcune delle informazioni che presenteremo di seguito son oi frutto di questo lavoro. Ovviamente per un dettaglio si rinvia al sito del progetto o alla mail dell’autorie per ulteriori dettagli. La dimensione Europea dell’agricoltura sociale E’ difficile quantificare la diffusione delle pratiche di agricoltura sociale presenti all’interno dell’Unione, spesso per il fatto che le pratiche operano nell’ombra, in modo implicito e, ancora, al di fuori di una codifica che le rende leggibili agli occhi dei non addetti ai lavori. Durante il progetto SoFar sono state raccolte informazioni relativamente ai paesi interessati dal progetto, come riportato in Tabella 2, dati che sottostimano un fenomeno che, peraltro, è in costante crescita. Le esperienze di AS diffuse in Europa nascono da una sintesi originale e spontanea dell’incrocio tra i bisogni delle popolazioni, le risorse dell’agricoltura, nuove tendenze culturali contemporanee e specificità organizzative e valoriali locali. Nonostante l’eterogeneità della risultante di questa interazione alcuni elementi accomunano le pratiche in atto su scala comunitaria. Le caratteristiche delle aziende: La gran parte dei progetti di agricoltura sociale registrano una complessità nei processi produttivi vegetali o animali avviati. Per gestire al meglio la naturale diversità delle risorse ambientali disponibili, per assicurarne una corretta gestione nel rispetto delle rotazioni colturali e della diversificazione del rischio di impresa, ma anche per la naturale complessità e specificità dei processi produttivi nelle diverse fasi di crescita delle piante e di allevamento degli animali, le aziende agricole sviluppano, quasi sempre, un’ampia ed eterogene gamma di azioni e mansioni, competenze e scansioni temporali, specie se confrontate a quelle di qualsiasi altro settore

produttivo. Questa prima caratteristica consente di sviluppare una larga possibilità di interazione con persone che hanno un diverso grado di capacità, interesse, predisposizione, attenzione, nell’interagire con le singole pratiche, assicurando flessibilità e personalizzazione dei coinvolgimenti. Nel panorama comunitario, eccezion fatta per le Fiandre, le pratiche di agricoltura sociale coinvolgono in modo privilegiato aziende che hanno scelto di avviare processi produttivi condotti con il metodo biologico. Questo metodo, più del convenzionale, richiede una forte alternanza dei processi produttivi, riduce il rischio di contatto di persone poco esperte con sostanze pericolose, prevede una più ampia quantità di pratiche che impegnano lavoro manuale. La larga presenza del biologico nelle esperienze di agricoltura sociale sottintende imprese caratterizzate dal punto di vista etico, ed una attenzione più elevata nei confronti delle risorse pubbliche che si declina nel rispetto ambientale ma, di frequente, anche nell’attenzione verso le persone a più bassa contrattualità. Peraltro, è molto frequente la produzione di un’ampia gamma di beni pubblici a seguito di processi di inclusione sociale e lavorativa, ad esempio, una maggiore cura del paesaggio, la conservazione della biodiversità naturale e delle varietà locali. La scala dimensionale dei processi produttivi varia notevolmente da caso a caso, ciò che resta, però, è una più forte propensione a gestire la complessità, anche

Tabella 2: Numero iniziative di agricoltura sociale in Paesi dell’UE (Fonte: SoFar,

2008) Paese Privati Istituzionali Altre Totale

Belgio (Fiandre) 258 38 12 308

Francia

Aziende e giardini di agricoltura sociale 400 400

Aziende terapeutiche 200 300 500

Germania 12 150 162

Irlanda 2 92 12 106

Italia

Aziende terapeutiche ed inclusive 150 65 450 675

Istituti di Pena 10

Olanda 746 83 10 839

Slovenia 4 6 5 15

Page 9: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.9

nell’accompagnare le materie prime prodotte verso la trasformazione in prodotti finiti e la vendita diretta, o in circuiti di filiera corta per la creazione di valore. Questa circostanza, oltre ad accrescere ulteriormente le mansioni da svolgere in azienda, al chiuso e all’aperto, aumenta la possibilità di stabilire relazioni, anche nel contatto con il pubblico, assicurando un’interazione ampia, sul posto del lavoro e con il pubblico esterno. L’insieme di queste condizioni consente di mediare meglio l’incontro tra capacità ed esigenze di persone a bassa contrattualità e le stesse strutture e pratiche aziendali. Peraltro, la valorizzazione dei processi aziendali, dove gestita correttamente dal punto di vista economico, è in grado di aumentare la complessità aziendale e generare opportunità di occupazione, a tempo determinato o indeterminato. Per natura e caratteristiche le aziende che praticano AS sono solite operare al di fuori di logiche strettamente settoriali, sono più aperte alla contaminazione con punti di vista, osservazioni e ipotesi di lavoro elaborate anche al di fuori del mondo agricolo, fatto che permette loro di esplorare potenzialità nuove di sviluppo aziendale. I gruppi di riferimento e gli impatti dell’agricoltura sociale La similitudine delle risorse disponibili nelle aziende agricole fa sì che, un poco ovunque, le esperienze si rivolgono ad una gamma di soggetti ampia, sebbene, comune. Si tratta di persone con disabilità intellettuali, fisiche o sensoriali, con patologie mentali, affette da dipendenze, ex detenuti, disoccupati di lungo periodo, ovvero giovani in difficoltà, anziani, soggetti con patologie specifiche (burn-out, malati terminali di cancro). Nelle aziende si registra una certa specializzazione verso alcune categorie di utenza, magari a seguito dello stabilirsi di routine ed accordi con specifici segmenti del mondo dei servizi. Nei singoli Paesi, poi, in funzione della modalità di organizzazione dei servizi, anche la stessa modalità di gestire l’accoglienza in azienda presenta similitudini e diversità. Le esperienze Olandesi sono quelle più codificate. Qui, si registrano gruppi di utenza in numeri stabiliti, in orari definiti della giornata e della settimana,per attività di servizio formalizzate, controllate e remunerate. In Italia è frequente, specie nelle aziende agricole famigliari o cooperative, il rapporto con singole persone inviate dai servizi (dai SERT o dai centri per l’impiego). Nelle cooperative sociali, ma anche nelle aziende agricole in servizi svolti con i servizi del territorio, si registrano gruppi di utenti, talvolta con diverse esigenze e caratteristiche, impegnati in azioni di terapia occupazionale, di formazione e di inclusione sociale e lavorativa. Stessa cosa si registra in Slovenia e Francia. Nelle Fiandre, solitamente, le aziende agricole ricevono un utente dai servizi per alcune mezze giornate la settimana, come attività alternativa ai centri diurni, come alle case di detenzione. In Germania, come detto, si tratta di grande strutture gestite dal terzo settore dove trovano accoglienza ed occupazione persone a bassa contrattualità. In Irlanda e nei paesi anglosassoni, sono frequenti aziende agricole gestite da Fondazioni che ospitano più utenti dei servizi allo stesso tempo. Gli effetti delle pratiche di agricoltura sociale L’impatto delle pratiche di agricoltura sociale è da mettere in relazione con aspetti congruenti con la tipologia di servizio offerto e con gli utenti raggiunti dai servizi. La possibilità di rapportarsi con le piante e gli animali, assumerne la responsabilità, conoscerne i percorsi e le routine, interagire senza tema di giudizio, specie con le componenti animali tende a strutturare nuove coordinate di vita, ad aumentare l’autostima ed il proprio senso di utilità, ad accrescere le capacità di relazione. Tra gli effetti facilitanti il rapporto con le piante e gli animali, la permanenza all’interno di spazi naturali e poco codificati, la partecipazione alla vita di relazione in piccoli gruppi non formali sono riconosciuti alcuni elementi tra cui: • un miglioramento delle condizioni generali di benessere, • senso di libertà, • rapporti migliorati con la gestione dello spazio e dell’ambiente, • migliore integrazione sociale,

Page 10: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.10

• benessere fisico, mentale e sociale. Elings e Hassink, 2008 hanno tentato una prima classificazione degli effetti come riportato in tabella 3. Tabella 3: I benefici dell’Agricoltura sociale nei confronti degli utenti Fisico forza appetito competenze Dosaggio forze Uso dei sensi Mentale autostima rispetto di

se stesso Entusiasmo Consapevolezz

a di se Responsabilità

Sociale interazione sociale

contatti sociali

strumenti di relazione

indipendenza occupabilità

Gli elementi qualificanti un progetto di agricoltura sociale sono fatti risalire ad aspetti tra cui: il senso di comunità che si realizza all’interno del progetto, in termini di accettazione, grado di socialità, diversità delle storie e dei livelli di interazione possibili. Le attitudini dei portatori di progetto, in termini di capacità di accogliere al di fuori di un rapporto esperto-utente, in assenza di pregiudizi, la capacità di assegnare progressivi gradi di responsabilità e confidenza, possibilità di stabilire relazioni interpersonali franche. Le modalità in cui si realizza l’avvicinamento alle componenti professionali, in termini di adattabilità alle capacità ed alle competenze disponibili ed acquisite, flessibilità alle esigenze di percorso individuali, alternanza tra lavoro, interazione sociale e riposo, integrazione in lavori di buona utilità, Le caratteristiche delle strutture e la loro capacità di assicurare adeguato supporto allo svolgimento delle diverse attività aziendali: di lavoro in sicurezza, di accoglienza, di riposo, etc. La diversità delle attività e delle iniziative che possono essere realizzate. La presenza di spazi verdi, di quiete, di una ricca quantità di stimoli diversi, la possibilità di stare in solitudine quando necessario. Le esperienze orientate a rafforzare i sistemi di prevenzione e di coterapia sono solitamente gestite da operatori professionali o in accordo con questi, facendo leva sul contatto con i cicli biologici vegetali ed animali e su un forte lavoro relazionale durante la gestione dei processi agricoli, che tende a facilitare assunzione di responsabilità, fiducia nelle proprie capacità, razionalità causa effetto, stabilire routine ordinate di vita. Gli utenti o le persone coinvolte o i clienti (nella terminologia olandese) non sono quasi mai occupati in azienda e non percepiscono remunerazione, se non nel caso delle pratiche di terapia occupazionale in Italia una piccola compensazione. I servizi possono essere erogati da soggetti diversi (privato d’impresa in Olanda e nelle Fiandre, privato sociale, soggetti pubblici) e sono, solitamente, finanziati attraverso il pagamento di specifiche tariffe o compensazioni, in accordo con le normative vigenti. Ai vantaggi personali dei singoli utenti, vanno aggiunti, quelli derivanti dall’organizzazione di servizi civili in ambiti poco serviti del territorio nazionale, ed in particolare nelle aree rurali più distanti dai poli urbani, la possibilità per il servizio pubblico di riorientare la spesa pubblica in modo efficace oltre che efficiente, la possibilità dei servizi socio-assistenziali di diversificare gli strumenti di lavoro, l’opportunità delle aziende agricole e di coloro che gestiscono processi produttivi agricoli di diversificare le proprie attività e di accrescere la loro visibilità reputazione nel sistema locale, sia in ambiti rurali, sia in quelli periurbani, una più ampia e corretta gestione delle risorse naturali. Proprio per la complessità degli esiti delle pratiche di agricoltura sociale, la valutazione degli impatti assume aspetto problematico degno di un attento esame ed approfondimento che in questa sede non è possibile affrontare. Una sintesi dei punti di vista sull’agricoltura sociale in Europa In conclusione di questo paragrafo ci sembra utile riportare il punto di vista sull’agricoltura

Page 11: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.11

sociale manifestato dai portatori di interesse pubblici e privati di questa attività attivi in Europa. La discussione è stata realizzata durante il progett Sofar attraverso l’uso di metodi partecipativi, in piattaforme di lavoro nazionali ed europee che hanno visto la mobilizzazione di alcune centinaia di persone (Di Iacovo et all 2009). Nella tabella 4 sono riportati, in modo sintetico, i punti di forza e di debolezza delle pratiche di agricoltura sociale, ma anche le opportunità e i vincoli attesi per il futuro prossimo. Un futuro che, rispetto al momento della discussione effettuata nel 2008, manifesta oggi già degli evidenti avanzamenti, in positivo ma anche con qualche elemento problematico di riflessione. Tabella 4 Una SWOT per l’AS in Europa (Sofar, 2009)

Punti di Forza Punti di Debolezza Pratiche e relazioni • Potenziale elevato • Processi di immediato riscontro e personalizzabili • Costo contenuto • Valori fiducia e reciprocità – motivazione soggetti

coinvolti • Nuove attitudini professionali e personali • Mondo del lavoro coerente con problematiche

specifiche Dimensione territoriale • Integrazione sul territorio tra società ed economia –

nuova impostazione pratiche di welfare • Interesse ed attenzione crescente – sensibilizzazione

della comunità • Nuovi legami tra settori, persone, con i consumatori • Reputazione agricoltura Dimensione imprenditoriale • Innovazione e diversificazione in azienda • Capace di coinvolgere giovani imprese Utilizzatori • Benefici e supporti alle famiglie

Norme e procedure • Quadro giuridico limitato e frammentato • Diffusione ancora limitata • Difficoltà riconoscimento pratiche ed aziende, limiti

incontro domanda/offerta • Eterogeneità, esperienze. puntuali, poco collegate

scarsa consapevolezza operatori AS Start up • Avviamento non semplice (burocrazia, inter-

settorialità, organizzazione, equilibrio tra produzione e servizi)

• Problemi culturali e di linguaggio nello scambio di pareri e competenze

Gestione iniziative • Limiti competenze per pratiche AS • Pratiche poco codificate • Valutazione efficacia limitata Sistema locale • Stigma e pregiudizi nei confronti diversabili • Connettività e trasporti in contesti rurali Mercati prodotti dell’AS • Limitata visibilità dei prodotti

Vincoli Opportunità Politiche/istituzioni • Burocrazia, assenza di cambiamento o disinteresse • Spontaneismo in assenza di quadro istituzionale

coerente locale/nazionale • Perdurare del mancato riconoscimento dell’AS Pratiche aziendali - attori • Azioni opportunistiche, logica di puro mercato • Strutture socio-terapeutiche in aree rurali • Rischio di incidenti in azienda Tema AS • Eccesso di aspettative • Rischio specializzazione e appiattimento, modifica

vocazioni • Competizione e conflitti con no profit

Sistema locale • Attenzione amministratori, istituzioni , AS qualità e

reputazione Politiche/istituzioni • Precisazione di un quadro normativo e istituzionale

chiaro • Riconoscimento prestazioni e definizione supporti • Sviluppo agricoltura multifunzionale Pratiche • Passaggio da un modello di medicalizzazione ad

uno sociale • Diversificazione opportunità di cura, Integrazione

nella comunità Reti e relazioni • Introduzione agricoltura in nuove reti Mercati prodotti dell’AS • Reputazione e immagine imprese agricole • Mercati etici e filiera corta

4. L’agricoltura sociale: stadi di sviluppo, regimi di welfare e sistemi di regolazione Le indagini di campo e le discussioni svolte durante le piattaforme comunitarie hanno fatto emergere similitudini e differenze delle pratiche diffuse in ambito comunitario, sia per quanto riguarda gli stadi di sviluppo, sia per quanto attiene i modi di regolazione adottati. La diversità

Page 12: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.12

dell’AS europea nasce dalla declinazione dello stesso concetto all’interno di un quadro regolamentare definito dall’incontro asimmetrico tra la Politica Agricola Comune dell’Unione e sistemi nazionali di welfare23. All’interno di culture e logiche regolamentari diverse, il tema si apre uno spazio dinamico legato dalla capacità di innovazione espressa dai portatori di interesse attivi in ciascun Paese/sistema. La tipologia di soggetti che prende l’iniziativa (del sociale o del mondo agricolo) determina una lettura originale dei diversi campi regolamentari esistenti (dell’agricoltura o del socio-sanitario), si confrontano con i sistemi regolamentari nazionali, con le attitudini e la cultura del luogo, per generare esiti organizzativi distinti. Emerge, quindi, una stretta interdipendenza tra: modelli di welfare, tipologie di soggetti coinvolti nella gestione dei progetti di AS, sistemi di regolazione adottati (più o meno affini alle logiche socio-sanitarie o dell’agricoltura), caratteristiche delle esperienze di AS, esiti per gli utenti e le popolazioni locali. Riguardo questo ultimo punto, infatti, si registrano tipologie diverse di lavoro: • Costruzione di quasi mercati per i servizi di agricoltura sociale di aziende private (diffuso

nei sistemi di welfare nord-europei, dove il welfare prevede il ricorso al contributo aperto dei privati, attenzione ai diritti degli utenti e sistema del personal budget per assicurare libertà di scelta tra servizi accreditati, anche quelli dell’AS -Olanda, Norvegia),

• Progetti finanziati da fondazioni per strutture gestite dal volontariato (sistemi anglosassni - Irlanda),

• Progetti di natura pubblica gestiti da operatori sociali (modelli detti anche di workfare dove l’attenzione è all’inclusione sociale e lavorativa realizzati in ambienti protetti controllati dal soggetto pubblico - Germania),

• Sistemi di compensazione per aziende agricole private (Fiandre, sistema che risente della contaminazione del vicino sistema Olandese, sebbene facendo uso di logiche di intervento dell’agricoltura, ambito in cui hanno preso avvio le iniziative utilizzando la stessa logica della compensazione per le produzioni bio),

• Sistemi misti di integrazione pubblico-privata e di sovrapposizione tra sistema economico ed interventi pubblici per progetti gestiti dal terzo settore o da aziende agricole private (diffusa nelle aree di welfaremediterraneo, dove è previsto un mix di soggetti ampio nell’organizzazione dei servizi, sebbene in prevalenza del sociale pubblico, privato e del terzo settore- Italia).

La situazione in atto in Europa è il frutto dinamico di processi di animazione sociale che disegnano stadi evolutivi comuni, come emerge da un’analisi trasversale tra le diverse esperienze comunitarie. Infatti, le iniziative di agricoltura sociale prendono spunto, ovunque, da realtà isolate, spesso nate dalla intuizione di alcuni soggetti innovatori, in tempi anche molto lontani da quelli attuali. . In Italia, come in altri paesi europei, gran parte di questa carica innovativa è nata negli anni ’70, a seguito dei processi di contro-urbanizzazione avviati da parte di giovani, peraltro in una fase di piena espansione del welfare nazionale. La contestazione del processo di 2 Diversamente dalle politiche agricole e di sviluppo rurale che, dal Trattato istitutivo della CEE nel 1957, hanno iniziato un percorso comunitario di integrazione, ancora oggi le politiche sociali e sanitarie, come quelle educative, sono competenza degli Stati Membri dell’UE. D’altra parte, l’accordo di Lisbona include gli affari sociali nelle politiche di azione dell’Unione e facilita, attraverso il metodo aperto di coordinamento e la diffusione di buone pratiche tra Paesi membri, l’avvicinamento degli indirizzi adottati dai singoli Stati. L’intento, è quello di fissare obiettivi condivisi ed avvicinare le soluzioni adottate, senza invadere, però, le autonomie degli Stati membri, promuovendo l’organizzazione di un minimo di regole e restrizioni comuni e, allo stesso tempo, facilitando il raggiungimento di obiettivi e risultati concordati, anche attraverso il monitoraggio delle azioni. 3 Come noto gli studiosi del tema fanno riferimento a quattro diversi modelli (Esping Andersen, REM?, Ferrera,1998). Il modello di welfare social democratico, diffuso nei paesi del Nord Europa, pone al centro i diritti dei cittadini e fa leva su un elevato livello di tassazione. Questo modello mescola l’intervento pubblico e sistemi privati di assicurazione nell’intento di coprire la maggior quota di esigenze degli abitanti. Il modello corporativo (Francia, Belgio, Austria, Germania, Lussemburgo) dove il sistema sociale pone grande attenzione all’inclusione lavorativa (workfare) attraverso incentivi alla formazione, sussidi di disoccupazione e salario minimo. Il modello liberale, prevalente nei paesi di cultura anglofona, è basato soprattutto sull’aiuto alle famiglie con specifiche difficoltà. L’azione dei gruppi di volontariato e delle fondazioni di carità sussidia lo Stato per assicurare la vitalità delle comunità locali. Il modello mediterraneo, è basato su un welfare mix (o welfare society), dove il primo ed il secondo settore (pubblico e privato), sono affiancati dal terzo settore e dal quarto settore (le famiglie). Il sistema è frammentato in schemi diversi di lavoro, il ruolo del volontariato copre spazi dai quali il soggetto pubblico si ritrae, mentre le famiglie giocano un attivo ruolo di ammortizzatore sociale, anche rispetto ai temi dell’inclusione lavorativa.

Page 13: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.13

modernizzazione in atto –caratterizzato da specializzazione, individualismo e penetrazione del mercato nelle regole di funzionamento sociali- ha generato esperienze dove, viceversa, veniva favorita una logica comunitaria, mantenute relazioni di interdipendenza e di reciprocità, la sovrapposizione tra sfera economica e sociale organizzando risposte coerenti con una propria visione del mondo. Si tratta, quindi, di iniziative di diversa matrice ed ispirazione, nate dal basso, che, pur selezionate dal tempo e dai fallimenti, si sono rafforzate per acquisire progressiva visibilità mano a mano che gli elementi di differenza hanno acquisito una portata innovativa utile per rispondere a delle mutate condizioni di uno scenario. A volte, quel modo di pensare è rimasto residuo in scelte individuali di persone divenute agricoltori, o operatori sociali, i quali, in modo diverso, hanno continuato ad associare la loro attività professionale con una motivazione volontaria a favorire processi di inclusione di persone a più bassa contrattualità. Questa evoluzione ha fatto sì che le iniziative di AS siano il frutto di scelte individuale, seppure organizzate su scala locale, e siano presenti in modo informale e nascosto. In molti Paesi europei, anche quelli di nuova adesione, l’AS è presente a questo stadio, di novità, magari latente e poco compresa dai soggetti istituzionali e dal mondo professionale del sociale e dell’agricoltura, in uno stadio che registra progetti isolati e dispersi. Il processo di discussione che, in sede locale, si avvia sul tema dell’AS, porta all’emergere e al collegamento di grappoli di iniziative (nicchie) che si consolidano in piccole reti locali. Il progredire della discussione e l’ampliamento della partecipazione di nuovi portatori di iniziativa e gestori dei servizi facilita la discussione e la formazione di nuove conoscenze condivise, fino a precisare nuove interazioni e modalità di organizzazione dei processi di inclusione (paradigmi). L’acquisizione di evidenze tende a facilitare il processo di codifica verso procedure e regole di lavoro capaci di coinvolgere gli attori interessati nella progettazione e gestione dei servizi alla persona, come del mondo agricolo. Vengono di fatto, costruiti nuovi regimi di lavoro, che, attraverso un processo di socializzazione allargata, consentono di ripensare a scenari di fondo dell’organizzazione sociale (ad esempio, dove le barriere settoriali vengono riprecisate, prevalgono nuovi concetti e nuove routine di lavoro). Il processo di evoluzione non è lineare, e registra casi in cui, a lungo, la tematica rimane ad uno stato di novità latente, per poi emergere o ripiegare. Il coinvolgimento di soggetti istituzionali arriva, di solito, in uno stadio successivo, quando la tematica acquista evidenza e sono state prodotte prime evidenze positive sugli esiti.

Vale la pena ribadire che paradigmi e regimi rappresentano stadi logici comuni per quanto riguarda processo di evoluzione,ma non necessariamente con contenuti ed ipotesi uguali tra paesi che operano in regimi di welfare differenti. Ciò spiega la differenza delle situazioni in atto in

Grafico 1. I percorsi dell’agricoltura sociale ed il ruolo delle reti in una logica di transizione

Page 14: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.14

Europa. Allo stesso tempo, è utile segnalare come, il processo di convergenza in atto in Europa, porti a progressivi avvicinamenti, se non ancora nei modelli di welfare, in alcuni dei principi che connotano le esperienze di agricoltura sociale. Tra questi, la progressiva tendenza in Europa, ad avvicinare aziende agricole e soggetti istituzionali nelle reti locali di agricoltura sociale, la valorizzazione delle competenze diverse all’interno di percorsi e reti capaci di rinforzarsi reciprocamente (in particolare legando professionalità e capacità di tutela del mondo sociale, con informalità e capacità inclusiva attiva legata al mondo agricolo), la sovrapposizione progressiva tra sfera economica e sfera sociale. Nel grafico 1 è rappresentata l’evoluzione dell’agricoltura sociale in Europa. Allo stesso modo, incrociando stadi di sviluppo, e diversi regimi di welfare, si osserva come, anche a parità di regimi di welfare si possano registrare stadi evolutivi diversi dell’agricoltura sociale. Infine, è anche evidente come, in funzione degli stadi di sviluppo, siano diverse le tipologie di azioni che le politiche possono mettere in campo per favorire l’ulteriore evoluzione del tema. (tabella 5).

Il passaggio tra i diversi stadi è solitamente promosso dalla capacità di organizzazione di reti locali e del loro ruolo di esercizio attivo dell’azione politica. Il ruolo dei policy network e l’importanza della costruzione di arene di discussione perl’agricoltura sociale è emersa a più riprese nel corso delle piattaforme SoFar. In particolare, i policy networks, con l’intento di favorire la progressiva acquisizione di consapevolezza di un maggior numero di soggetti intorno al tema che presidiano, sono chiamati, a filtrare alternative ed idee, fornire raccomandazioni di politica, amplificare i messaggi e le idee chiave, accrescere la capacità di impatto del tema presso i soggetti chiave, favorire l’aggregazione di portatori di interesse, facilitare la ricerca di risorse aggiuntive e organizzare gruppi di lavoro e di discussione. Il ruolo dei policy network è stata diffusamente analizzata in letteratura. In questa sede è utile solamente richiamare alcuni concetti. In particolare i policy network hanno la funzione di presidiare risorse ed organizzare assetti di potere nei processi di negoziazione (Rhodes, 1977; Benson 1982); favorire la creazione di comunità epistemiche e la capacità di policy advocacy di diverse coalizioni in processi competitivi (Sabatier et al., 1993); permettere la costituzione di gruppi di pressione nei confronti dei soggetti istituzionali (Rhodes, 1997); assicurare nuovi livelli di governance e di risposta ai problemi politici di coordinamento attraverso la diffusione di reti di fiducia e l’abbassamento dei costi di transazione (Borzel, 1997). Il ruolo dei policy network è quello di costruire comunità di attori, salvaguardare la tematica, soprattutto nelle fasi iniziali, da possibili intromissioni e alterazioni dei significati, difondere la tematica verso un pubblico più ampio – attraverso la ricerca, la comunicazione, l’informazione, la formazione, la

Modello di Welfare

AS tradizionale AS evolut a

Stadio Principali azioni

di supporto

In transizione Social

democratico

Corporativista Liberale Mediterranneo

Regim e Ripensare e

approfondire

Olanda

(Norvegia )

Paradigm a Promuovere ed

integrare

Fiandre BE, Italia

(dallo stadio di

nicchia)

Nicc h i a Diversificare gli

scopi e ge nerare

mainstreami n g

Francia,

Germania

Austria

Regno

Unito

Irlanda

Novità Riconoscere e

comprendere

Testare e

migliorare

Bulgaria , Romania,

Lettonia Lituania,

Slovenia, Slovacchia,

Repubblica Ceca,

Ungheria , Polonia,

Estonia

Danimarca,

Svezia

Finlandia

(verso stadio

di nicchia )

Lussemburgo Spagna, Grecia,

Portogallo Cipro

Malta

(Turchia)

Tabella 5: Regimi di welfare, stadi di sviluppo e azioni di supporto per l’agricoltura sociale

Page 15: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.15

diffusione di buone pratiche- facilitare l’attivazione di nuove relazioni e attività, raccogliere fondi e strumenti di supporto. L’organizzazione dei policy network può avvenire a diversi livelli istituzionali (Di Iacovo, 2007) e contribuire a facilitare la progressione della tematica dal locale al generale, dal micro al macro, dalla novità alla ridefinizione dello scenario di riferimento. Per quanto riguarda l’agricoltura sociale, non è un caso che territori dove questa sia presente a stadi di maturazione più evoluti, siano anche i paesi dove si registrano reti organizzate di attori. La creazione di network avviene solitamente in modo spontaneo e autonomo, attraverso il riconoscimento reciproco e la fiducia tra i soggetti coinvolti e la formulazione di nuove ipotesi di lavoro e di collaborazione tra attori (Marsden T. 2004). (Graph 4) (Wiskerke, 2004). Ciò non significa che i soggetti istituzionali non possano supportare la formazione di tali reti, come avviene nel caso della rete rurale europea, che, attraverso il sistema delle reti nazionali e regionali, potrebbe in questo campo assicurare adeguati supporti ai portatori di interesse della tematica. Allo stesso tempo, l’ingresso nelle reti di soggetti istituzionali, dotati di una propria missione politica, può svolgere a sua volta, una funzione di filtro e di regolazione che finisce per riorientare le dinamiche di innovazione. 5. Agricoltura sociale come innovazione sociale nelle campagne L’agricoltura sociale rappresenta un’innovazione sociale in atto nelle campagne europee. Un percorso che coinvolge una miriade di attori locali e componenti diverse del mondo produttivo, istituzionale e della società civile, per fornire risposte utili alle sollecitazioni che provengono dall’evoluzione dei mercati agro-alimentari, ma, più in generale, del modo di organizzare la vita economica e sociale nelle comunità locali, non solamente rurali. Il concetto di innovazione sociale rappresenta una leva sulla quale l’Unione Europea sta cercando di attivare risorse finanziarie e culturali con l’intento di promuovere risposte utili inmolti campi toccati dalla crisi attuale. Il concetto di innovazione sociale non è nuovo, esso riguarda la formulazione di concetti, strategie, idee ed organizzazioni nuove ed utili per rispondere a bisogni sociali emergenti, attraverso il coinvolgimento attivo di componenti della società civile. In questa prospettiva l’innovazione in agricoltura sociale ha una natura sistemica legata ad un’azione collettiva condizionata dalla struttura sociale presente nei territori dove si realizza. Il suo esito deriva dall’interazione attiva e continuativa tra persone, strumenti, risorse naturali, più che dal travaso di informazioni esterne. Per questo le pratiche di agricoltura sociale sono fortemente immerse nelle località pur nello sviluppo di azioni capaci di coinvolgere progressivamente soggetti attivi in sede locale, in ambito sovralocale e nazionale/sopranazionale. Per le sue caratteristiche, l’analisi dell’agricoltura sociale appare interessante, sia in quanto pratica ma, in questa parte del ragionamento, come caso attraverso cui leggere i rapporti che si instaurano tra percorsi di innovazione e politiche. Nella nostra successiva analisi cercheremo di approfondire questo campo di interazione. Nell’affrontare il tema dell’innovazione in altri campi, Osti (2010) ha utilizzato uno schema basato su alcune categorie concettuali che puntano a metter in evidenza alcuni passaggi cruciali dal punto di vista sociale. Passaggi che ben si prestano a comprendere anche il caso dell’agricoltura sociale. In particolare, secondo l’autorem esiste una corrispondenza tra aspetti cognitivi, strumentali e valoriali che informano i processi di organizzazione delle azioni da parte dei soggetti attivi nei singoli campi di lavoro. La produzione di innovazione ha a che fare con la modifica di assetti esistenti riguardo questi tre aspetti. Per quanto riguarda gli aspetti cognitivi, la ricerca di nuove soluzioni si afferma, solitamente, a partire dalla rottura dei vecchi paradigmi, ed a seguito di aspetti più o meno drastici e traumatici che portano a cercare soluzioni di cambiamento. Una modifica delle condizioni di contesto generale, quindi, rappresenta uno stimolo per riposizionare convinzioni consolidate ed avviare la ricerca di soluzioni innovative, anche radicali. Nel mondo dei servizi alla persona, come visto in apertura di questo capitolo, le tensioni di cambiamento risalgono a più aspetti, tra cui:

Page 16: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.16

o la necessità di rispondere con soluzioni innovative a bisogni di servizi non pienamente soddisfatti dalle modalità tecniche prevalenti,

o la necessità di fare fronte a una crisi dei sistemi di regolazione per quanto riguarda la dotazione delle risorse finanziarie, e/o la possibilità di continuare a generare reti di protezione sociale adeguate;

o la dimensione culturale che sostanzia le decisioni di cura o di organizzazione delle reti di protezione sociale che tende oggi a privilegiare l’uscita da modelli puramente assistenziali verso logiche più altamente evocative dell’autosufficienza e dell’inclusione paritaria di soggetti a più bassa contrattualità;

o i comportamenti delle comunità locali, dei suoi membri pubblici e privati, oggi più inclini, in molti casi, magari anche a seguito della difficoltà della competizione nel modello individualista, ad un ri-radicamento ai valori della località, alla responsabilità ed alla costruzione di relazionalità .

Quando una o più componenti trova risposte insoddisfacenti nelle pratiche esistenti, si generano assunti cognitivi, culturali e politici di nuovo segno, e, in parallelo, si avvia la ricerca di innovazioni tecniche, organizzative e sociali utili per fornire risposte alle domande emergenti. Il percorso che l’agricoltura sociale nell’Unione ha seguito, nella sua recente evoluzione, segue questa domanda di innovazione4. Partendo dalle nuove sollecitazioni gli attori locali, iniziano a comprendere e a riapprendere la possibilità di utilizzare in modo nuovo le risorse dell’agricoltura, ad esplorare iniziative pilota innovative. Questa innovazione, nel caso dell’agricoltura sociale, e diversamente , ad esempio dell’energie rinnovabili, più che essere il frutto di specifiche azioni di laboratori di ricerca, rappresenta l’esito primario di una dinamica sociale, che come vedremo più avanti, può essere nata molto tempo prima, ma che viene riscoperta nel nuovo scenario che si è venuto a determinare. L’affermarsi ed il consolidarsi dell’efficacia di queste nuove ipotesi di lavoro consiglia lo studio di specifiche ipotesi organizzative capaci di dialogare con l’organizzazione dei diversi tipi di servizio (di educazione, di inclusione, di terapia, etc) ed a precisare soluzioni applicative replicabili nel contesto di manovra. Infine, l’esistenza di pratiche innovative e funzionali, consente di acquisire informazioni, conoscenze ed attitudini innovative, tali da rendere più routinaria e facile sul

4 Domanda diversamente perseguita nei contesti nazionali e locali a partire dall’incontro del medesimo set di risorse, legate alla agricoltura ed ai suoi processi produttivi, con sistemi socio-sanitari, valori culturali e attitudini distintive delle organizzazioni sociali.

Grafico 2 La definizione dei processi d’innovazione in agricoltura sociale

Page 17: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.17

territorio l’adozione di nuovi comportamenti capaci di diffondere l’innovazione. Partendo da questo schema concettuale è possibile specificare meglio i possibili esiti dei processi di innovazione in agricoltura sociale, in funzione dell’adozione di diversi sistemi cognitivi e valoriali da parte degli attori coinvolti dalle pratiche di agricoltura sociale. Elementi cognitivi e valori che, a loro volta, derivano dal regime di welfare e della cultura prevalente nei luoghi dove le dinamiche di cambiamento si innestano. Vediamo come. Domanda di servizi flessibili ed adattabili ai variegati bisogni degli utenti e il dibattito sulla multifunzionalità in agricoltura rappresentano due assunti cognitivi già introdotti in altre parti. Questi assunti portano a definire range diversificati di risposte. Una prima è quella che si traduce in una diversificazione produttiva in agricoltura e nella creazione di quasi-mercati in campo sociale. Questo tipo di risposta, più coerente con un’attitudine d’impresa basata sull’etica del profitto individuale, implica una dotazione finanziaria non sempre disponibile a fronte della crisi fiscale dello Stato, oltre alla necessità, in ogni caso, di ridefinire in profondità regole di funzionamento e rapporti tra mondo del sociale e mondo agricolo5. Per questo motivo, il pagamento dei servizi di agricoltura sociale trova diffusione soprattutto in nord europa, dove la disponibilità di risorse e le caratteristiche dei sistemi di welfare, consentono una più ampia partecipazione dei privati all’erogazione dei servizi e la diversificazione produttiva da parte delle aziende agricole. Tabella 6 Aspetti cognitivi e valoriali: gli orientamenti in agricoltura sociale. Aspetti -> cognitivi

Cultura organizzativa dei servizi Aspetti valoriali

Scarsità risorse pubbliche

Risposte flessibili ed innovative rete di protezione sociale

Discorsi sulla multifunzionalità agricola

Diversificazione e quasi mercati

servizi on demand, accreditamento rapporto con clienti

Responsabilità sociale Sistemi di nuova economia legati alla mobilizzazione di risorse locali e alla reputazione nuove reti informali

dono Iniziative di volontariato e cittadinanza attiva

Viceversa, dove sono presenti attitudini valoriali basate su un diverso grado di responsabilità da parte delle imprese, è possibile pensare a risposte che sono alimentate da motivazioni etiche ealla costruzione di legami sociali più densi all’interno delle comunità di origine. La diffusione di elementi valoriali di questo tipo, sebbene più complessa per una grande maggioranza di imprenditori privati sembra più coerente con alcune sollecitazioni emergenti nel nuovo scenario di riferimento. La responsabilità sociale d’impresa prevede, infatti, atteggiamenti aperti al cambiamento anche radicale nei comportamenti delle imprese, capacità di attesa dei risultati a seguito di investimenti materiali ed immateriali necessari, una capacità di comunicare in modo trasparente ed aperto nuovi sistemi di valori acquisiti. La capacità di assumere nella propria visione operativa una nuova responsabilità per il bene pubblico e per la comunità locale, oltre che per l’acquisizione di risultati immediati per l’impresa, rappresenta una modifica valoriale spesso profonda da parte delle imprese che può svilupparsi in un mambiente capace di riconoscere e valorizzare tale tipo di scelte. Ciò non significa necessariamente che ogni impegno aziendale aggiuntivo tragga unico supporto sulla volontarietà e sull’altruismo,. Al contrario, il sistema locale può accordare riconoscimenti diretti ed indiretti, attraverso specifiche forme di compensazione o il riconoscimento del contributo offerto alla comunità ed un riconoscimento del valore sociale dei prodotti aziendali. In molti casi, proprio l’evidente attitudine a prendere in carico i bisogni della comunità accresce la tendenza a predisporre nuovi strumenti di lavoro e supporti da parte degli enti pubblici a sostegno delle iniziative che mostrano risultati di successo. Quest’ultimo set di valori sembra essere più adatto al sistema italiano dove, la crisi di risorse pubbliche, la prevalenza di un welfare mix aperto alla partecipazione di una gamma estesa di

5 Ad esempio, criteri di qualità dell’offerta, principi di accreditamento, professionalizzazione degli operatori, etc.

Page 18: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.18

soggetti, ed in particolare del terzo settore, facilita la collaborazione di imprese agricole che operano con responsabilità, in campo sociale, in prevalenza, nell’ambito di reti locali ibride ed informali e modelli basati sulla creazione di nuova economia e la mobilizzazione di risorse non specialistiche. In altri sistemi, infine, ad esempio quelli anglosassoni, la partecipazione delle associazioni di volontariato, tende a favorire il consolidarsi di realtà che si fondano sul dono e la responsabilità di comunità, sebbene, talvolta, all’interno di reti nelle quali le contropartite si registrano sul fronte della reputazione dei soggetti interessati e la loro acquisizione di potere in reti e circuiti locali di discussione. Il tema dell’agricoltura sociale è per sua natura ibrido, per risorse, competenze, pratiche operative e soggetti. Proprio il suo essere tema di confine implica modalità nuove nel suo diffondersi nella società, più legate all’interazione dinamica tra soggetti e, meno, alla specializzazione e alla modellizzazione di servizi codificati in modo gerarchico. In questo senso, l’agricoltura sociale è il frutto di un processo di co-produzione realizzato da soggetti dotati di bagagli esperenziali, motivazioni e risorse differenti. Il suo emergere nel dibattito pubblico stimola contaminazioni culturali ed organizzative tra soggetti portatori di competenze specifiche, assicura la formazione di nuovi saperi, fino a generare innovazione nei modelli di lavoro adottati. L’integrazione delle competenze, socio-sanitarie degli operatori dei servizi, inclusive del terzo settore e tecnico-economiche del mondo agricolo, favorisce la formazione di un sapere integrato, e alla definizione di regole di comportamento pertinenti6. La creazione di reti ibride di soggetti stimola l’affermarsi di modelli organizzativi nuovi che traggono spunto dalla collaborazione interprofessionale e da una certa ingenuità creativa. In particolare, quest’ultima deriva dal legame che si innesta tra la competenza professionale specifica (agricola o socio-sanitaria ed educativa) e lo sguardo fresco e non strutturato/corrotto dalle routine di soggetti non competenti –in campo agricolo o sociale-7. Proprio questa visione incrociata multicompetente ed interdipendente, su campi, obiettivi, risorse, finisce per generare un sistema dotato di più ampia flessibilità di azione e di adattamento ai bisogni dei singoli individui. La complessità degli scenari descritti si ripercuote sulla dimensione delle politiche e sugli stessi strumenti di intervento, lasciando spazio ad una molteplicità di percorsi la cui definizione può nascere solo a partire dal coinvolgimento dei diretti portatori di interesse per l’agricoltura sociale. Per questo è utile approfondire alcuni aspetti, ed in particolare: o il rapporto tra risorse dell’agricoltura sociale e la loro diversa attivazione in funzione degli

strumenti di supporto adottati; o le dinamiche locali di cambiamento in cui si inscrive l’azione di innovazione sociale. o Gli scenari evolutivi più generali in cui si colloca l’evoluzione dell’agricoltura sociale. 6. Logiche innovative e vecchi rischi per la produzione delle politiche E’ possibile analizzare meglio, ora, le dinamiche di cambiamento in cui si sviluppa l’innovazione dell’agricoltura sociale. Solitamente, specie in agricoltura, le politiche di innovazione hanno agito per favorire il trasferimento di soluzioni tecniche dalle strutture di 6 L’operatore sociale è chiamato ad acquisire informazioni sui processi agricoli, come l’agricoltore ad assumere alcuni saperi in campo sociale. Allo stesso tempo, l’operatore sociale è chiamato a chimarsi con maggiore attenzione ai meccanismi dei mercati e delle convenienze dei processi produttivi,mentr, l’operatore agricolo, a spogliarsi dell’opportunismo mercantile per acquisire nuove regole di comportamento più attente alla responsabilità nei confronti dellacomunità. 7 In questa prospettiva si registrano convergenze tra il mondo della cooperazione sociale e quello delle aziende agricole, nell’intento di potenziare la struttura economica dei progetti e, allo stesso tempo, accrescere il potenziale formativo e occupazionale, oppure, viceversa, le aziende agricole costruiscono alleanze con il mondo del terzo settore, capace di assicurare, oltre ad una migliore integrazione con il mondo del sociale, una più facile alleanza con il mondo del consumo urbano, facendo leva sulla partecipazione dei componenti del terzo settore a dinamiche sociali e stili di vita diffusi in ambito urbano.

Page 19: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.19

ricerca verso le aziende agricole. In questo percorso le politiche hanno, via via, attivato strumenti capaci di velocizzare il processo di adozione dell’innovazione, secondo una logica tipica dall’alto verso il basso. Più di recente, in molti campi dello sviluppo rurale ed agricolo, un numero crescente di innovazioni ha seguito percorsi diversi, come nel caso dell’agricoltura sociale. Queste, come altre pratiche, sono nate solitamente in ambito locale, da parte di alcuni soggetti innovatori che hanno sviluppato una lettura originale delle risorse locali, mediandole con sistemi valoriali e cognitivi radicali ed individuali, e definendo nuove soluzioni. Quelle soluzioni, radicalmente nuove, hanno avuto la possibilità di svilupparsi più facilmente in contesti più aperti e recettivi, non senza difficoltà da parte degli iniziatori. Latenti per lungo tempo agli occhi dei più, sebbene attive e significative nella vita dei portatori di progetto, queste esperienze hanno vissuto e prodotto esiti nelle comunità di appartenenza, seppure quasi sempre nell’ombra e al di fuori di specifici riconoscimenti e politiche. Seguendo questa dinamica sociale si sono sedimentate, in ambito locale, ma con grande capacità di contaminazione intraterritoriale all’interno di specifiche fasce di soggetti, soluzioni innovative. Solo molto dopo, si è avviato quel processo di cambiamento descritto nel paragrafo precedente secondo cui, la modifica del quadro generale di riferimento (nel caso dell’agricoltura sociale, delle coordinate di finanziamento delle politiche redistributive e del dibattito sull’efficacia e la domanda di personalizzazione delle risposte di servizio, accanto a d una riproposizione dei concetti di giustizia sociale) ha messo in moto una dinamica più aperta di innovazione. Questa si è andata sviluppando secondo una dinamica circolare e progresssiva che, partendo da casi puntuali, ha proceduto in modo iterativo basso alto, per poi fare leva su strumenti ed iniziative generate da livelli istituzionali alti, per iniziare a ricontaminare nuovi attori e territori. Ancora oggi, questa dinamica (fig.REM) segue alcuni passaggi logici che si ritrovano in molti territori: o viene favorita l’emersione delle pratiche innovative esistenti e l’avvio di processi di

socializzazione e dei risultati. o La discussione dei risultati di queste esperienze si realizza all’interno di nuove arene, la cui

organizzazione viene facilitata da specifici strumenti di supporto e di animazione sociale, spesso messi a disposizione da soggetti pubblici.

o In queste sedi si definiscono nuove strutture cognitive, nuove soluzioni strumentali e nuove logiche di azione.

o All’interno di questi luoghi di discussione si generano le condizioni utili per l’analisi, il confronto e lo scambio tra esperienze, la condivisione di obiettivi econoscenze, la fusione di saperi specialistici in nuovi saperi comuni, attraverso la gestione di un processo di apprendimento collettivo capace di generare nuova conoscenza.

o Questa fase, nel caso dell’agricoltura sociale, facilita la condivisione di linguaggi, punti di vista, aspettative, ipotesi di lavoro, visioni per il futuro, da parte di soggetti con esperienze, competenze, appartenenza settoriale, assai diversa.

Il processo può interrompersi in presenza di risultati negativi, ma, al contrario, può ampliarsi in presenza di esiti positivi. In questa seconda ipotesi il processo continua: o aggregando esperienze, facendo convenire nuovi soggetti, promuovendo l’avvio di nuove

pratiche o l’emersione di quelle esistenti. o L’evidenza di esiti positivi e la reputazione dei portatori di iniziative, facilita la possibilità di

impegno da parte di soggetti pubblici i quali avviano un primo processo di codifica per rendere la tematica comprensibile agli occhi dei non esperti e facilitarne l’avvicinamento a schemi di lavoro esistenti.

o La codifica delle esperienze rappresenta un passo importante per la loro stessa comunicazione e per la creazione di un senso comune necessario per la definizione di soluzioni applicative e logiche organizzative nuove.

o L’evidenza delle pratiche e la spendibilità della tematica rende possibile il posizionamento di

Page 20: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.20

attori che operano nel campo delle politiche, secondo due diversi approcci –pro-attivo o reattivo- all’innovazione: da una parte, per cogliere la possibilità di posizionarsi tra i soggetti dell’innovazione di fronte ai propri rappresentati, dall’altra, per necessità di mantenere posizioni acquisite in un campo in cui l’innovazione può portare con se perdite del proprio ruolo e del proprio potere.

o Nella competizione tra questi due approcci si generano specifici interventi di supporto, il cui disegno potrà essere più o meno vicino agli interessi dei soggetti coinvolti nelle pratiche e nei processi di apprendimento, in funzione dello stile di condotta locale delle politiche e della capacità di rappresentanza dei portatori di iniziativa.

Gli strumenti di politica individuati, a loro volta, possono rafforzare in campo i portatori di iniziativa -alcuni, o tutti, in funzione degli strumenti applicati- e dare luogo ad ampliamento/evoluzione della offerta di agricoltura sociale sul territorio. Tenuto conto di quanto sopra è possibile affermare che: o le politiche rappresentano quasi sempre l’esito di percorsi di innovazione, più che loro

induttori; o la formazione delle politiche è condizionata dalla visibilità e dalla spendibilità di una

tematica agli occhi dei policy maker, o nella definizione delle politiche incide in modo rilevante il grado di partecipazione dei

portatori di interesse ed il loro attivismo attraverso la creazioni di reti (policy network), o temi che consentono di acquisire visibilità nelle reti di potere possono subire processi di

appropriazione, presidio e riorientamento da parte di attori non direttamente coinvolti nella tematica, con ricadute sui processi decisionali,

o l’adozione di strumenti di intervento agisce sui percorsi di innovazione, favorendone l’emerge ma, anche, distorcendone i significati e le utilità a vantaggio di coloro che prendono parte al processo di decisione.

D’altra parte, è necessario ricordare come (Lizzi, 2008) ogni politica si inscriva all’interno di un quadro istituzionale che presenta i suoi valori, obiettivi e conoscenze. Ciascuna politica è il frutto dell’azione di filtro operata dai legami e dalle coalizioni esistenti che operano su diversa scala locale e nazionale, per questo motivo, la costruzione di politiche di agricoltura sociale richiede una capacità incisiva di operare nei luoghi di formazione delle decisioni, attraverso reti di attori nuovi, determinati e dotati di buona capacità di movimento nelle arene di decisione. Questa caratteristica assegna al processo di aggregazione in reti e alla loro capacità di voice, un ruolo strategico per la precisazione di linee di intervento più mirate alle esigenze dell’agricoltura sociale8. 7. Agricoltura sociale, politiche di sviluppo rurale e rapporti città campagna L’agricoltura sociale offre un caso quasi da manuale per analizzare diversi campi della transizione culturale, sociale ed economica in atto. Quando si apre questo tema emergono riferimenti alla: • formazione dei saperi ed al dominio delle competenze professionali, in particolare per

quanto riguarda percorsi e modelli di cura, campi ed aree della prevenzione e dell’azione terapeutica, pratiche mediche e benessere di comunità;

8 In questa direzione sono numerose le esperienze locali di agricoltura sociale che hanno saputo fare leva su strumenti nazionali e comunitari per supportare e promuovere percorsi di agricoltura sociale. In questa sede ricordiamo i casi della Provincia di Pordenone che, partendo dalle risorse del FSE ha supportato la nascita della rete provinciale delle fattorie sociali, la provincia di Torino che ha impiegato risorse del fondo disabilità per promuovere un bando di supporto a progetti di agricoltura sociale presentati dal terzo settore e dal mondo agricolo, la provincia di Pisa che ha finanziato percorsi di formazione per operatori ed utenti dell’agricoltura sociale, animando, di fatto l’ìorganizzazione di reti di territorio in accordo con l’Azienda Sanitaria Locale ed i comuni della Valdera.

Page 21: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.21

• discussione sui processi di inclusione sociale, ai rischi dell’assistenzialismo ed ai criteri utili per la promozione di sentieri di giustizia sociale;

• alla discussione sui modelli di welfare e sui processi di formazione e redistribuzione della ricchezza,

• organizzazione di percorsi di innovazione sociale nelle campagne; • definizione di nuovi approcci per la costruzione delle politiche e per una loro integrazione

operativa. Allo stesso tempo, ci sono argomenti che sono più strettamente legati all’agricoltura, alle aree rurali ed ai rapporti tra campagna e città e collegati alla costruzione di scenari di futuro in cui dare nuova collocazione al mondo agricolo. In sintesi ci sembra utile evidenziare tre ambiti: • ciò che riguarda il concetto di capacità competitiva e di resilienza del nostro sistema di

imprese; • il ruolo che le risorse agricole possono giocare nel rafforzare la vitalità dei sistemi locali: • la revisione delle pratiche e delle politiche di sviluppo rurale fino ad oggi adottate. In questa sede ci limiteremo a tratteggiare alcuni elementi di riflessione che necessiteranno di un adeguato approfondimento. Costruire resilienza del mondo agricolo Nella fase attuale la discussione sul futuro della politica agricola comune sta sollecitando un ampio esercizio di costruzione di scenari attesi, ma anche di costruzione di possibili strategie di trasformazione. In molti casi la discussione sembra delineare tre modelli di lavoro per il futuro dell’agricoltura europea: • un modello più aperto alla competizione sui mercati dei prodotti di base (il cui futuro resta il

più incerto in assenza di politiche pubbliche di supporto, ovvero in assenza di sistemi capaci di alterare la competizione internazionale a vantaggio delle imprese europee);

• un modello basato sulla valorizzazione, anche sui mercati internazionali, di prodotti con elevato grado di differenziazione e legati all’uso delle denominazioni (in questo campola discussione riguarda, all’esterno dell’Unione, il riconoscimento internazionale delle denominazioni e, all’interno, il grado di industrializzazione-artigianalità di questo modello);

• un modello basato sulla interazione nel sistema locale, sulla multifunzionalità e sulla prossimità (fortemente dipendente dalla capacità di ricollocare l’agricoltura e le risorse della campagna in una interazione più dinamica ed aperta con i bisogni delle popolazioni e delle istituzioni locali.

I tre modelli, non risultano tra loro alternativi, sebbene nel dibattito trovino spesso profondi aderenti o oppositori. Al contrario, la loro presenza andrebbe meglio compresa alla luce della riprecisazione dei regimi di produzione e redistribuzione che l’Europa sta cercando, non senza qualche difficoltà di mettere a punto. Anche per questo motivo il dibattito sul futuro dell’agricoltura e della PAC, difficilmente potrà risolversi tra soli addetti al lavoro, proprio perché attiene ai livelli di ricostruzione dei rapporti tra risorse ed esigenze presenti all’interno dell’Unione Europea per un ampia gamma di questioni. La riformulazione dei modelli di welfare è centrale in questa ottica, per più motivi, perchè: • quello del welfare rappresenta, accanto alla politica agricola, la componente redistributiva

più importante per gli Stati e L’unione Europea; • esiste il rischio che, in assenza di riformulazione dei sistemi di welfare, di adeguate risorse

pubbliche -sempre più difficili da reperire in una fase di rallentamento della crescita economica- e di riformulazione dei principi di lavoro a vantaggio di una partecipazione più attiva delle risorse –ambientali e sociali – di comunità, l’accesso ai servizi progressivamente privatizzati finirà per essere sempre più gravoso per i privati cittadini.

• nelle aree rurali la crisi del sistema di welfare sta mettendo in ginocchio la rete di protezione sociale che, negli anni 60 e 70, le associazioni degli agricoltori hanno negoziato in patti

Page 22: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.22

nazionali che, se li rendeva imprenditori attivi nella produzione della ricchezza nazionale, offriva in cambio la diffusione dei sistemi di welfare nelle campagne,

• la crisi economica genera nuove situazioni di disagio che chiedono risorse per essere affrontate, e spinge molti a guardare con interesse alla riallocazione delle risorse della PAC;

• si tendono ad affermare criteri di giustizia sociale che guardano con attenzione alla organizzazione di sistemi locali più inclusivi, dove percorsi di inclusione attiva siano meno dipendenti da logiche assistenzialistiche e, allo stesso tempo, più attenti al libero accesso a beni comuni, ambientali e relazionali.

La possibilità di generare coesione e sviluppo nell’Unione poggia su due elementi, tra cui: • la capacità di continuare ad assicurare crescita economica, con soluzioni meno impattanti nei

confronti di risorse non rinnovabili, attraendo flussi di risorse da fuori del territorio dell’Unione;

• la mobilizzazione di risorse interne, anche non convenzionali, utili per dare risposte ai bisogni della popolazione, in ambito urbano e rurale.

L’agricoltura e le aree rurali, sono pienamente coinvolte da questo dibattito il cui respiro non può essere settoriale. Il primo modello, quello della produzione di commodities, sembra, oggi assumere un ruolo strategico, legato all’ approvvigionamento quantitativo degli alimenti, e, conseguentemente politico. La necessità di ricevere risorse pubbliche di supporto per sopravvivere alla concorrenza competitiva di altre agricolture, rappresenta il prezzo da pagare per assicurare parziale assorbimento degli shock di domanda che mercati aperti possono continuare a generare; Il secondo modello, può contribuire a generare ricchezza e reddito ed attrarre risorse dall’esterno del territorio dell’Unione intercettando flussi di domanda in crescita nelle aree geografiche che registrano più elevati tassi di sviluppo. La valorizzazione dei prodotti agricoli dell’Unione, oltre ad avere ricadute economiche nell’agro-alimentare, esercita ricadute positive sulla vitalità delle aree rurali dell’Unione, sulla continuità della gestione del territorio e la vitalità delle aree rurali. Il terzo scenario, invece, si adatta meglio alla necessità di mobilizzare risorse locali per costruire infrastruttura vitali utili per le comunità locali, in campo ambientale e sociale, ma anche per assicurare libertà di scelta per i consumatori, favorendo rapporti più diretti tra produzione e consumo in ambito locale, ed un più intenso rapporto di co-produzione e co-gestione delle risorse e dei bisogni locali. Peraltro, già oggi i tre modelli convivono nelle campagne europee, con confini porosi che assicurano processi circolari di innovazione tra di loro. Proprio per diversità di funzioni e per la necessità di rispondere a bisogni assai diversi appare poco lungimirante la loro messa in contrapposizione. Al contrario, proprio la necessità di ricostruire resilienza al cambiamento e adottare strategie di trasformazione utili per ripensare ad un futuro vitale per il territorio dell’Unione dovrebbe spingere ad una visione più armonica ed alla valorizzazione dei livelli di integrazione utili tra modelli per continuare ad attrarre e mobilizzare risorse (Castells, REM) utili per la vita degli abitanti dell’Unione. Risorse agricole e rafforzamento della vitalità sociale dei sistemi locali La modernizzazione dell’agricoltura europea è proceduta di pari passo con i processi di individualizzazione della società e di penetrazione del ruolo dello Stato nella organizzazione di beni pubblici, in particolare nel campo della salute. A seguito di questi processi l’agricoltura ha finito per essere guidatain modo quasi esclusivo dai mercati e dalle politiche pubbliche (a lungo tempo sovrapponendo i due aspetti per effetto dell’aiuto accoppiato). La crisi di entrambe-mercati e sostegni agricoli- genera oggi gravi difficoltà di adattamento per molte realtà produttive, in particolare per quelle che più hanno seguito la crescita della scala produttiva in una logica di competizione sui costi. Peraltro la crisi economica e finanziaria, oltre che riflettersi sul solo settore agricolo, si ripercuote in tutta la sua evidenza sulla stessa gestione dei beni pubblici –ambientali e sociali- sottoposti a pressione dall’inasprimento della competizione e dal contrarsi

Page 23: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.23

dell’intervento di controllo/riparazione dello Stato –sia in campo ambientali, sia nel sociale-. Esito di questo processo è la messa in discussione della qualità della coesione a livello locale e l’emergere di fenomeni di crescente disparità nell’accesso a risorse essenziali per la qualità della vita degli abitanti – la qualità del cibo, la qualità ambientale, l’accesso ai servizi essenziali- sempre meno garantito dalle politiche pubbliche e sempre più collegata alla capacità/possibilità dei singoli individui di avere parte attiva e riconosciuta nei processi economici. Dal punto di vista delle politiche socio-sanitarie, poi, la crisi finanziaria, spinge verso il ripensamento dei sistemi vigenti e l’introduzione di aspetti di profonda innovazione, capaci di assicurare benessere alla popolazione nel rispetto dei vincoli di bilancio, tra questi, la possibilità di ripensare i concetti di prevenzione della salute, a partire dal miglioramento degli ambienti e degli stili di vita. Su questo filone di pensiero si diramano diverse posizioni in altrettanti campi del sapere. Nel campo della pianificazione territoriale viene posta maggiore attenzione all’organizzazione degli spazi verdi nelle aree aree e perturbane, fino alla definizione di veri e propri paesaggi terapeutici. In questa prospettiva emerge la possibilità concreta di disegnare la continuità di strutture verdi urbane-periurbane e ruali- che, a diverso titolo, contribuiscono ad assicurare spazi di qualità, vere e proprie infrastrutture vitali, per la vita degli abitanti delle città e delle aree contermini. In questa prospettiva esiste una continuità sempre più evidente tra giardini, community garden, aziende perturbane multifunzionali (per didattica, nidi agricoli, servizi ad anziani etc) e spazi aperti,per l’attivazione di nuovi servizi e spazi di presa in carico, libertà e crescita sociale comune. Dal punto di vista medico, il tema della prevenzione, alimentare, delle condotte di vita, tende a salvaguardare le persone da possibili danni alla salute. Allo stesso tempo, si analizzano con maggiore attenzione, gli interventi che possono accrescere flessibilità ed adattabilità dei percorsi di cura, anche attraverso l’adozione di forme meno istituzionalizzate di intervento. Nel campo delle politiche sociali, poi, il concetto di giustizia sociale viene declinato ponendo nuova attenzione al concetto di presa in carico (care), ovvero di quelle azioni necessarie per assicurare salute e benessere, piuttosto che intervento terapeutico. In particolare, per soggetti a più bassa contrattualità il concetto di presa in carico si associa a quello di rispetto dei diritti civili, piuttosto che di processi di istituzionalizzazione e cura (azioni peraltro ben costose), da facilitare mediante azioni attive di inclusione, capaci di assicurare empowerment personale. Ciò estende il concetto di presa in carico verso “ogni cosa deve essere fatta per mantenere, riparare dare continuità al nostro mondo, in modo da poter vivere nel miglior modo possibile. Questo mondo comprende il nostro corpo, noi stessi ed il nostro ambiente, tutto quello che si intreccia nell’organizzazione di un life-sustaining-web” (Tronto, 1993, 103). Questo concetto ha diverse implicazioni nella definizione di un etica della assistenza, tra queste, anche il fatto che la rete di relazioni locali, una certa capacità di vivere le interdipendenze tra persone vicine, di agire la responsabilità e la presa in carico come concetto diffuso, attento alle persone più deboli e con risposte pro-attive, finisce per rendere alcune località più inclusive e socialmente giuste di altre. In questa prospettiva le esperienze di agricoltura sociale, specie quelle che non si strutturano sulla semplice organizzazione dell’uso di piante ed animali per erogare servizi a clienti passivi, ma che, al contrario, instaurano una relazione di presa in carico, fondata su un’etica non semplicemente economica9, “condotta ogni giorno nel lavorare insieme con le persone, nell’assicurare attenzione ai bisogni degli altri, nell’accettare il punto di vista dei fruitori delle pratiche, nell’assicurare comportamenti competenti per raggiungere obiettivi convenuti e condivisi e nel comprendere i livelli di risposta assicurati dalle perone coinvolte nei progetti” (Barnes 2008, 34), consentono ai sistemi locali di innalzare le loro risorse inclusive e la loro capacità di assicurare risposte utili ai bisogni delle popolazioni, ed in particolare di quelle a più

9 Barnes (2008) parla di etica della presa in carico declinandola come: riconoscimento delle interdipendenze tra persone, piuttosto che autonomia; rilevanza sociale e politica delle interdipendenze; presa in carico come disposizione verso l’altro, più che semplice pratica; utilizzatore dei servizi come partecipante attivo della relazione che si instaura; consapevolezza che le azioni di presa in carico sono definite culturalmente; necessità di assicurare giustizia sociale per le persone vulnerabili.

Page 24: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.24

bassa contrattualità, anche in una fase di revisione dei sistemi di produzione e redistribuzione della ricchezza. Nelle prospettive descritte, quindi, l’agricoltura gioca un ruolo attivo nel rafforzare la capacità di presa in carico che un sistema locale è in grado di assicurare, e questo, sotto molti punti di vista: nella produzione di cibo salubre ed accessibile, nella salvaguardia della qualità e dell’accessibilità delle risorse naturali, nella possibilità di organizzare supporti specifici per soggetti vulnerabili e nel contribuire a creare sistemi di welfare attivi o rigenerativi (Di Iacovo 2003) basati su un concetto di etica della presa in carico. In questo scenario le politiche –agricole ma non solo, comunitarie ma non solo- hanno necessità di valorizzare quelle funzioni dell’agricoltura che contribuiscono a generare sistemi più inclusivi per gli abitanti dell’Unione Europea, e rafforzare il terzo modello, con l’intento di ispessire le infrastrutture vitali utili per la qualità della vita delle persone. La revisione delle pratiche e delle politiche di sviluppo rurale L’agricoltura sociale consente di ripensare i percorsi di sviluppo nelle aree rurali, integrando nelle politiche comunitarie, meglio di quanto non sia avvenuto fino ad oggi, sviluppo sociale ed economico. Peraltro l’interdipendenza tra valorizzazione delle risorse locali dal punto di vista economico e dotazione di servizi e di reti sociali è sempre più chiara per il fatto che: • il ricambio generazionale e l’opportunità di vivere nelle campagne da parte di vecchie e

nuove generazioni è sempre più legata all’esistenza di una rete di servizi equivalente a quella presente nelle aree urbane (OCDE, 2008

• molte delle risorse del secondo modello agricolo, quello basato sulle produzioni locali, è legata alla vitalità culturale delle comunità rurali e quindi, ancora una volta, allo stato delle relazioni sociali e della capacità inclusiva di quanti partecipano o non partecipano ai processi produttivi (per approfondimenti vedi Di Iacovo, 2003).

Ad oggi le politiche di sviluppo rurale dell’Unione hanno seguito percorsi parziali, volti a promuovere integrazione nelle economie locali e a promuovere la valorizzazione economica delle risorse delle località. Solo nella attuale programmazione il tema dei servizi nelle aree rurali è entrato a fare parte, seppure timidamente, dei piani di sviluppo rurale. La motivazione di questa disattenzione delle politiche di sviluppo rurale nei confronti delle risorse umane non è casuale, al contrario essa nasce da una dicotomia dell’intervento comunitario che si ripercuote su scala locale, in particolare per quanto riguarda la capacità di integrazione delle politiche del fondo sociale e del fondo di sviluppo regionale con quelle di sviluppo rurale. Come noto, l’articolazione di queste politiche, ed in particolare tra quelle di sviluppo regionale e di sviluppo rurale dell’Unione è materia di discussione per quanto riguarda il periodo di programmazione post 2013. Peraltro, la dicotomia ha trovato a lungo giustificazione su altri due aspetti, ed in particolare, la competenza degli Stati membri in materia di politiche sociali e sanitarie e, d’altra parte, la disponibilità di risorse che, negli anni passati, i sistemi di welfare hanno consentito di impiegare per organizzare la rete di servizi nelle stesse aree rurali. Oggi, questi territori sono attraversati, al contrario, da un evidente diacronia che si registra tra le possibilità di sviluppo economico offerte dalla domanda di ruralità che emerge in larghi strati delle popolazioni urbane (legata ai prodotti, alla fruizione, etc) e, il venir progressivamente meno della rete di protezione sociale che in questi territori, in anticipo, ha registrato la difficoltà di organizzare servizi dispersi e prossimi per le popolazioni locali. In misura sempre più evidente ricerche e rapporti rurali (Shortall, 2004; Shucksmith, 2004), presentano situazioni di difficoltà crescente di inclusione dei soggetti più deboli nelle aree rurali a seguito di processi di esodo, di invecchiamento, di nove migrazioni e, talvolta, registrano una vera e propria crisi di opportunità per le popolazioni più giovani (Shucksmith et all, 2006) che si ripercuote sulle stesse possibilità di sviluppo economico. Partendo da questa esigenza l’OECD sottolineando come l’offerta di servizi

Page 25: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.25

rappresenti una chiave interessante per lo sviluppo delle aree rurali, ha indicato 6 punti su cui orientare le politiche, in una logica di rafforzamento dei servizi nelle aree rurali10. L’agricoltura sociale offre risposte utili in questa prospettiva, per più ordini di motivi, infatti: • oltre ad assicurare, anche nelle aree rurali, sistemi di presa in carico basati su una migliore

integrazione tra reti di servizio pubblico e reti informali responsabili ed attente ai bisogni della comunità, ha la possibilità di innovare la rete di protezione sociale valorizzando le strutture, le competenze e le risorse umane presenti nelle aziende agricole, per assicurare servizi di diverso tipo (agriasili, luoghi di svago sociale, sistemi di prossimità per gli anziani, alloggi di sollievo per persone in difficoltà, luoghi di formazione ed inclusione sociale e lavorativa per soggetti deboli etc) a strati sociali differenti;

• rende nuovamente protagonisti attivi della comunità locale le aziende agricole restituendogli nuova attenzione agli occhi degli abitanti e delle istituzioni locali;

• consente di diversificare le fonti di reddito aziendale in modo diretto, attraverso la valorizzazione economica di alcuni servizi che richiedono un impegno diretto di risorse (ad esempio spazi fisici, o risorse umane dedicate, come nel caso degli agri-asili), ovvero di contribuire alla costruzione di nuovi mercati per le produzioni ottenute, anche attraverso l’ingresso in nuove reti;

• consente di restituire nuovo protagonismo, visibilità e reputazione agli agricoltori impegnati in questi processi, contribuendo ad accrescere l’interesse per un’attività, quella agricola, che sconta difficoltà di ricambio generazionale anche per un difetto di riconoscimento sociale;

• accresce la possibilità di trasmettere competenze e capacità di lavoro in agricoltura a nuovi ceti sociali.

• Consente di riqualificare i percorsi di sviluppo rurale, accrescendo la coesione interna nelle comunità locali e le reti di relazione accrescendo la capacità di controllo e di costruzione autonoma di percorsi di continuità per le comunità e per i territori rurali.

8. Agricoltura sociale, agricoltura civica: verso una migliore resilienza dei sistemi locali In questo lavoro abbiamo cercato di dare conto del concetto e dello stato dell’arte dell’agricoltura sociale in Italia ed in Europa e provato a mettere a fuoco le implicazioni che il tema apre in una logica di trasformazione strategica delle aree rurali, dell’attività agricola e di suoi ruoli, degli stessi sistemi di inclusione sociale. L’agricoltura sociale, specie nel caso italiano, offre interessanti spunti da approfondire, proprio grazie all’originale mix che si sta creando tra reti di soggetti, sovrapposizione tra sfera della produzione e della redistribuzione, nuova formulazione tra valori del mercato, del dono e della reciprocità nella gestione delle relazioni su scala locale per le interazioni che le reti ibride di soggetti aprono tra mondi diversi, anche dal punto di vista della costruzione dei mercati dei prodotti agricoli e del rapporto con i consumatori e gli abitanti delle comunità locali (graf.3). Il modello italiano di agricoltura sociale rappresenta dunque, un modello di agricoltura e di economia civica (Bruni et al, 2002, Zamagni, 2007, Lyson, 2005), dove, il patto nella mobilizzazione delle risorse è diretto, aperto e liberamente concordato su scala locale tra agricoltori, soggetti del terzo settore, istituzioni locali e consumatori. Il nuovo patto prevede, implicitamente, una diversa modalità di creazione e distribuzione del valore creato, meno fondato sulla logica Stato-Mercato (ancora prevalente nel modello olandese di AS), più legato

10 I sei punti sono di seguito indicati: 1. l’offerta di servizi dovrebbe essere disegnata inmodo da essere coerente con I bisogni delle popolazioni locali; 2. obiettivi di equità ed efficienza dovrebbero essere correttamente bilanciati; 3. l’organizzazione di nuovi contratti tra città e campagna dovrebbero essere alla base dell’offerta dei servizi nelle aree rurali;; 4. gli interventi pubblici dovrebbero promuovere attenzione nei confronti di investimenti più che sulla spesa corrente; 5. la governance locale rapresenta una chiave essenziale per l’organizzazione dei servizi 6. l’innovazione dovrebbe essere largamente incoraggiata.

Page 26: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.26

alla interdipendenza economica e alla responsabilità degli attori locali. Diversamente da quanto avviene in una logica assistenziale, l’AS può generare risposte “tutti vincenti”, legando la organizzazione di percorsi inclusivi e la partecipazione attiva ai processi economici di soggetti a bassa contrattualità alla crescita economica dell’impresa. Questa prospettiva appare particolarmente feconda per costruire comunità –urbane e rurali- resilienti e dare vita a percorsi di adattamento nell’attuale momento di crisi. Tenuto conto della portata dei processi di agricoltura sociale è utile porre l’attenzione, prima di arrivare alle note conclusive, su due ultimi aspetti che hanno una notevole influenza sull’evoluzione dei processi di innovazione in AS e sui loro esiti, ed in particolare, quello che: • riguarda il disegno delle politiche di intervento per l’AS; • attiene agli strumenti di valutazione di queste pratiche.

Le politiche per l’agricoltura sociale: raccomandazioni in uscita Il rafforzamento di pratiche locali di agricoltura sociale è legato all’adozione di politiche utili a generare ambienti facilitanti e strumenti di lavoro utili per le dinamiche di cambiamento che si sviluppano sul campo. Le peculiarità del processo di innovazione sociale in AS solleva alcuni punti cruciali riguardo al tradizionale modo di operare nelle decisioni di politica (Di Iacovo 2009) ed in particolare: • L’integrazione tra strumenti esistenti da parte di diverse politiche richiede una grande

capacità di visione e l’articolazione di un denso sistema di governance su scala locale. Nel caso dell’AS, quindi, la difficoltà, più che sorgere dalla indisponibilità degli strumenti, deriva dalla necessità di adeguare e rendere coerente la molteplicità degli strumenti comunitari, nazionali e regionali disponibili sui diversi territori, con le caratteristiche e le esigenze

Grafico 3 Tipologie di agricoltura sociale, soggetti e sistemi di regolazione nell’agricoltura sociale in Italia

Page 27: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.27

specifiche della tematica e dei progetti. Per questo diviene importante l’azione delle reti, attive a diverse scali geografiche ed istituzionali. Queste, sono in grado di fare circolare informazioni, contribuire alla costruzione di pareri, mescolare competenze e saperi, anche normativi e regolamentari, necessari per ridefinire il set di regole disponibili su scale locale in funzione di nuovi obiettivi e strumenti di lavoro utili.

• La dinamica di innovazione sociale che caratterizza i percorsi di AS consiglia attenzione nei confronti dei portatori di pratiche e capacità di attesa da parte delle istituzioni preposte alla normazione, anche al fine di evitare irrigidimenti controproducenti di normative inadeguate;

• il supporto all’agricoltura sociale, così come ad altri sentieri analoghi dell’innovazione, trae vantaggio iniziale da strumenti semplici, capaci di favorire l’incontro e la discussione di soggetti eterogenei, la formazione di reti ibride di attori, supporti per la gestione dei processi di animazione, supporti per la definizione ed il consolidamento di iniziative pilota attraverso cui consolidare conoscenze locali, la legittimazione di nuovi attori nei processi e nei luoghi di decisione, strumenti facilitanti le azioni di comunicazione e la definizione condivisa di regole e schemi di lavoro. Solo successivamente è possibile pensare a specifici strumenti di incentivazione e politiche mirate di compensazione ed, eventualmente, pagamento, di specifici servizi.

• Il legislatore affronta spesso il tema dell’AS ponendo attenzione sui meccanismi di mercato utili per orientare le scelte degli agricoltori, similmente a quanto avviene per altri interventi di politica agraria. Al contrario, nel caso dell’AS, sarebbe utile riflettere sugli effetti che l’introduzione di meccanismi di compensazioni e la creazione di quasi mercati generano nei confronti del tipo di offerta dei servizi di AS, sulla coerenza con l’evoluzione in atto dei sistemi di welfare, sulla sostenibilità economica della proposta, ma, soprattutto sulla capacità inclusiva dei servizi offerti. In questa prospettiva gli strumenti economici diretti hanno bisogno di essere attentamente dosati, assicurando priorità a comportamenti basati su una logica di etica della presa in carico (piuttosto che l’etica del profitto). Il rischio è quello di promuovere una offerta di servizi che introducono l’uso degli strumenti dell’agricoltura, ma senza assicurare, specie nel caso di persone a più bassa contrattualità, la partecipazione attiva e paritaria nei percorsi di AS e la promozione di percorsi di economia civica. Va da se che le compensazioni economiche sono necessarie ogni volta che sono messe a disposizione risorse specifiche per l’organizzazione dei servizi e dove non si generano ritorni indiretti attraverso la valorizzazione delle produzioni agricole del processo multifunzionale.

• Le politiche ed i gestori degli strumenti di intervento dovrebbero acquisire alcuni principi di un’etica della presa in carico nel disegno e nelle scelte delle politiche, ricercando propri vantaggi, di potere, di relazioni sociali, di crescita di reputazione e di stima, senza però esercitare un uso del tutto strumentale della tematica a questo scopo. Anche in Italia, non mancano esempi positivi e negativi in questo senso.

Sistemi di valutazione delle pratiche di agricoltura sociale Le pratiche di agricoltura sociale hanno impatti molteplici, sui fruitori, sulle strutture che erogano i servizi, sulle collettività locali e le reti sociali, sugli esiti dell’organizzazione della pianificazione del territorio, sui bilanci pubblici. Il paradigma su cui si fonda l’AS, consente di attivare una varietà molteplice di risorse, soggetti, relazioni, modificandone, allo stesso tempo, il modo di costruzione e gli esiti delle relazioni. Proprio in considerazione di questa evidenza, la valutazione degli esiti delle pratiche di agricoltura sociale deve riguardare, in modo complessivo, i diversi aspetti tenendoli insieme attraverso strumenti innovativi e pertinenti (graf.4). Quello della valutazione è un tema che, al pari di altri, risente della condivisione di un nuovo paradigma. Nello specifico, è richiesta la modifica di routine operative e degli approcci valutativi che nei singoli ambiti di lavoro hanno già trovato sviluppo. La valutazione degli esiti dei processi di AS è rilevante nel generare consapevolezza diffusa sulla tematica e nel condizionare l’adesione di nuovi soggetti al processo di innovazione sociale. Per questo motivo la decisione sui metodi di valutazione da adottare non è neutrale nell’orientare i percorsi stessi. Per questo motivo l’adozione di metodi valutativi

Page 28: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.28

standard appaiono poco efficaci e rischiano di essere fuorvianti rispetto alla tematica, perché rischiano di nascondere esiti importanti, finendo per orientare l’adozione o il rifiuto del tema da parte di alcune categorie di soggetti ed influenzando, di conseguenza, la successiva organizzazione delle pratiche. In questo senso, una validazione medica degli esiti dell’AS tende a rafforzare la tematica presso questo ambito disciplinare rischiando di ricondurlo ad un ambito

terapeutico assistenziale, gettando le premesse per l’organizzazione di servizi che, riconosciuti dalle strutture socio sanitarie all’interno del paradigma della specializzazione e della professionalizzazione, finiscono per replicare modelli assistenziali classici. Al contrario, una logica tutta economica può interessare il mondo imprenditoriale e quello dei programmatori dei servizi pubblici, rischiando però, di offuscare i temi della giustizia sociale e della etica della presa in carico. Tenuto conto della complessità e delle implicazioni del tema, quindi, come nel caso delle politiche, anche nel caso della precisazione degli strumenti di valutazione, è utile: • coinvolgere i portatori di progetto nel chiarimento degli aspetti innovativi delle pratiche e

degli aspetti qualificanti gli esiti di questi percorsi; • definire strumenti capaci di leggere in modo contestuale i diversi aspetti; • riuscire a fornire chiavi di lettura degli esiti capaci di fare evolvere i processi di innovazione

in una logica condivisa ed utile per innovare le risposte che le comunità locali sanno organizzare rispetto alle forze che oggi sembrano esprimere un cambiamento radicale delle routine operative fin qui utilizzate.

Agricoltura sociale nicchia o regime per l’Unione Europea? In conclusione di questo lavoro vorremmo soffermarci su poche riflessioni finali, senza aggiungere o discutere ulteriormente punti evidenziati nei paragrafi precedenti. Laprima affermazione è che, già oggi l’agricoltura sociale nell’Unione Europea esiste ed assicura servizi ad una ampia gamma ed un largo numero di persone, spesso nell’ombra ed in

Grafico 4 Le possibili implicazioni dell’agricoltura sociale

Page 29: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.29

modo inatteso per la consapevolezza dei più. Queste iniziative sono il frutto di persone – imprenditori, operatori sociali, sanitari, educatori, istituzioni locali, motivate ed innovative che condividono percorsi sociali di cambiamento. Per sua natura, l’agricoltura sociale ha una portata fortemente innovativa, coerente con i cambiamenti in atto nello scenario agricolo e rurale ma, più in generale, con le tensioni economiche e sociali in atto. Questa carica di cambiamento, che si osserva dal punto di vista professionale, culturale, organizzativo, sociale ed economico, può essere attutita e diversamente indirizzata nei percorsi di innovazione da parte dei soggetti che sul tema, a diverso titolo, si confrontano. Per questo è difficile valutare lo spazio reale che il tema e le pratiche potranno assumere all’interno dell’Unione. Il tema dell’AS consente di acquisire visibilità, spazi, e ruoli interessanti nelle comunità locali per l’agricoltura e le aree rurali, per gli imprenditori agricoli e le stesse associazioni di rappresentanza, per questo, forse, il tema meriterebbe di essere guardato con una diversa attenzione rispetto a quella che, ad oggi, è stata accordata. Operando in un campo ibrido, l’agricoltura sociale è in grado dfi sviluppare nuove collaborazioni, ma anche nuove competizioni, specie in una fase di contrazione delle risorse pubbliche e tra il mondo agricolo e quello sociale. Questo rischio, presente nelle arene di discussione è il frutto di una visione della rappresentanza spesso fondata sul presidio e l’appropriazione di risorse settoriali piuttosto che sulla definizione di soluzioni e progetti di cambiamento coerenti con le sfide in atto. Proprio la crisi di risorse sta togliendo molta acqua per navigare secondo rotte consolidate, al contrario, la collaborazione tra soggetti appartenenti a mondi differenti può offrire soluzioni utili per continuare ad assicurare opportunità concrete di inclusione e di vitalità economica sui territori urbani e rurali dell’Unione, quello di cui in questo momento abbiamo grande bisogno. Resta evidente, in ogni caso, che l’agricoltura sociale, può contribuire a definire nuove ipotesi di lavoro ed offrire soluzioni integrative e parziali ai gravi problemi economici e sociali in atto. Sarebbe del tutto sbagliato interpretare il fenomeno in modo diverso dal considerarlo una utile risorsa per testare concretamente sistemi di lavoro a più alta collaborazione e capacità di sovrapposizione della sfera economica e sociale. Bibliografia Amin, A. and Condehet, P. (2000): Organisational learning and governance through embedded

practices. Journal of Management and Governance, 4, 93-116. Bandura, A. (1977): Social learning theory. Prentice-Hall, Englewood Cliffs, NJ. Barnes, M. (2006). Care and social justice Basingstoke, Palgrave. Barnes, M. (2007). Care, deliberation and social justice, in Dossein J. Farming for Health,

proceedeings of Community of Practices farming for health, Gent, 7 november, Merelbeke, Belgium.

Bartunek, J.M. and Moch, M.K. (1987): First-order, second-order, and third-order change and or- ganization development interventions – A cognitive approach. The Journal of Applied Behavioral Science, Vol. 23, No. 4, 483-500.

Bell S., Montarzino A.,AspinallP., Peneze Z., Nikodemus O. (2009) Rural Society, Social Inclusion and Landscape Change in Central and Eastern Europe: A Case Study of Latvia Sociologia Ruralis, Vol 49, Number 3, July.

Benson, K. J. (1982) A Framework for Policy Analysis, Pp.137-176 in Rogers, D. and D. Whitten, and Associates eds (1982) Interorganizational Co-ordination: Theory, Research and Implementation (Ames, Iowa State University Press).

Best R., Schucksmith M (2006) Homes for rural communities Joseph Rowntree Foundation UK. Block D.R., Thompson M., Euken J., Liquori T. (2008) Engagement for transformation: Value

webs for local food system, Agric Hum Values 25:379–388 Borzel, T. (1997) What's So Special About Policy Networks? - An Exploration of the Concept

and Its Usefulness in Studying European Governance, European Integration online Papers (EIoP) Vol. 1 (1997) N° 016; http://eiop.or.at/eiop/texte/1997-016a.htm

Page 30: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.30

Bruni L., Pelligra V. (eds) (2002) Economia come impegno civile, Padova, Città Nuova. Bruni L., Zamagni S. (2004): Economia civile. Efficienza, equità, felicità pubblica, Il Mulino,

Bologna. Brunori G., Rand S., Proost J. (2008) Towards a conceptual framework for agricultural and rural

innovation policies, deliverables 1 IN-SIGHT project: Strengthening Innovation Processes for Growth and Development.

Burt, R.S. (2001): Structural holes vs network closure as social capital, in: L. Nan, K. Cook and R.S. Burt (eds): Social capital – Theory and research. Berlin: Aldine de Gruyter.

C. Scurati, G. Zanniello (a cura di), La ricerca azione, Napoli, Tecnodid, 1993; Campedelli M. (1998): Del welfare municipale, in Animazione sociale, n. 6-7. Canevaro A., (2004), Otto punti per una prefazione, in G. Alleruzza (2004), L’impresa meticcia,

Erickson, Mori (TN). Carbone A., Gaito M., Senni S., (2007), Quale mercato per prodotti dell’agricoltura sociale ?,

AIAB, Roma. Casanova N. (2003): La strada stretta, storia del Forteto, Il Mulino, Bologna CE (2001): Libro Verde, Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle

imprese, Bruxelles,COM(2001) 366 Cella G.P. (1997), Le tre forme dello scambio, reciprocità, politica, mercato a partire da Karl

Polany, Bologna, Mulino. Cerana N. (2004), Comunicare la responsabilità sociale, Franco Angeli, Milano. Ciaperoni A. (a cura di) (2008): Agricoltura biologica e sociale. Strumento del welfare

partecipato, AIAB, Roma. Ciaperoni A., (2009) Agricoltura e detenzione, AIAB, OGRARO, Roma Ciaperoni A., Di Iacovo F., Senni S. (2008) Agricoltura sociale, riconoscimento e validazione

delle pratiche inclusive nel welfare locale, AIAB, OGRARO, Roma Cloke, P., R.C. Widdowfield and Melbourne P. 2000. The hidden and emerging spaces of rural

homelessness. Environmental and planning A 32(1), 77-90. Commins P. (2004) Poverty and social exclusion inrural areas: characteristic, processes,

andresearch issues, Sociologia Ruralis, vol 44, 1 jan. Dansero E. (2002): Sistemi territoriali locali, milieu, ecosistema: riflessioni per incorporare la

nozione di sostenibilità SloT, quaderno 1 Baskerville Unipress. Dargan L., Shucksmith M. (2008) LEADER and Innovation Sociologia Ruralis, Vol 48, Number

3, July. de Haan L, Zoomers A (2005) Exploring the Frontier of Livelihoods Research, Development and

Change 36(1): 27–47. Dean, M., (1999) Governmentality: Power and Rule in Modern Society. Sage, Thousand Oaks,

CA. Del Giudice G., Tacca L. (1999): Dall’ergoterapia all’impresa sociale: l’inserimento lavorativo

nel DSM di Trieste, in AA.VV., Percorsi di vita e di risocializzazione, Ed. La Goliardica Pavese

Delind, L.B. (2002) Place, work, and civic agriculture: Common fields for cultivation from the ground up. Agriculture and Human Values 23 (4): 401–415.

development Di Iacovo (2003) New trends in relationships among farmers ad local communities, pp 101-

128 in Huylenbroeck G., Durand G. (eds) Multifunctional agriculture, Ashgate, Aldershot England.

Di Iacovo F. (2004), Welfare rigenerativo e nuove forme di dialogo nel rurbano toscano, REA, n.4.

Di Iacovo F. (2007) Pathways of change in social farming: how to build new policies. In Gallis C. (ed) Green care in agriculture: health effects, economics and policies. University study press. Tessaloniki. 55-66.

Page 31: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.31

Di Iacovo F. (2008) Social farming: charity work, income generation - or something else? pp 55-70, in: Dessein J. (ed) Proceedings. of the Community of Practice Farming for Health Ghent. ILVO Belgium

Di Iacovo F. (ed) (2008), Agricoltura sociale: quando le campagne coltivano valori, Franco Angeli, Milano.

Di Iacovo F., Ciofani D. (2005), Le funzioni sociali dell’agricoltura: analisi teorica ed evidenze empiriche, REA, 1: 78-103.

Di Iacovo F., O’ Connor D. (eds) (2009), Supporting policies for social farming in Europe: Di Iacovo (2003) New trends in relationships among farmers ad local communities. in Huylenbroeck G., Durand G. (eds) Multifunctional agriculture, Ashgate, Aldershot England.101-128.

Di Iacovo F., Senni S. (2005): I servizi sociali nelle aree rurali, INEA, Roma. Di Iacovo, F., (2003) Lo sviluppo sociale nelle aree rurali “Social development in rural areas”

(Milano, Franco Angeli). Dosi, G. (1982): Technological paradigms and technological trajectories – A suggested

interpretation of the determinants and directions of technical change. Research Policy 6, 147-162.

Du Puis, E.M. and D. Goodman (2005) Should we go home to eat? Towards a reflexive politics of localism. Journal of Rural Studies 21 (3) 359–371

Du Toit A. (2004) ‘Social Exclusion’ Discourse and Chronic Poverty: A South African Case Study, Development and Change 35(5): 987–1010

Ender-Sleger M.J. (2007). Therapeutic farming or therapy on a farm?, in Dossein J. Farming for Health, proceedeings of Community of Practices farming for health, Gent, 7 november, Merelbeke, Belgium.

ern Europe. Planning Practice & Research. 15.1/2: 95-115. Esping Andersen G. (1995) Il welfare state senza il lavoro. L’ascesa del familismo nelle

politiche sociali dell’Europa continentale. Stato e mercato, 45: 347-380. ETUDE (2007) Expanding the theoretical understanding of rural development. Research report 1

(Brussels: European Commission) Etzioni A. (1996): The responsive community: a communitarian perspective, New York ASR. EU (2008) Poverty and social exclusion in rural areas, EU Commission (2008) Background for workshop 4: The diversity of rural areas, harnessing the

development potential. in Europe’s rural areas in action-Facing the challenges of tomorrow, Limassol, Cyprus, October 16-17, 2008.

Eu Commission (2008) THE EU RURAL DEVELOPMENT POLICY: FACING THE CHALLENGES

Geels, F.W. (2004): From sectoral systems of innovation to socio-technical systems – Insights about dynamics and change from sociology and institutional theory. Research policy 33, pp 897- 920.

Granovetter, M., (1985) Economic action and social structure : the problem of embeddedness. American Journal of Sociology 91, 481–510.

Guyomard H. (2008) Rural areas: Current situation and future challenger, in Europe’s rural areas in action-Facing the challenges of tomorrow, Limassol, Cyprus, October 16-17, 2008.

Haas, P. M. (1992) Epistemic communities and international policy coordination, International Organization 46(1), pp. 1–35.

Habermas, J., 1981. New Social Movements; in Delos, 49 (Fall) p. 33–37. Hassink, J and van Dick M. (eds) (2006) Farming for Health: green care farming across Europe

and the USA. Springer. Dordrecht. 357. Herbert-Cheshire, L., (2000) Contemporary strategies for rural community development in

Australia: a governmentality perspective. Journal of Rural Studies 16, 203–215. Hoffmann V., Kirsten P. and Christinck A. (2007) Farmers and researchers: How can

collaborative advantages be created in participatory research and technology development?

Page 32: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.32

Agriculture and Human Values 24:355–368 Howells, J. (2006): Intermediation and the role of intermediaries in innovation. Research Policy

35, pp. 715-728. J. Elliott, A. Giordan, C. Scurati, La ricerca – azione. Metodiche, strumenti, casi, Torino, Bollati

Boringhieri, 1993; Jentsch B. (2006) Youth Migration from Rural Areas: Moral Principles to Support Youth and

Rural Communities in Policy DebatesSociologia Ruralis, Vol 46, Number 3, July Killen M, Smetana J.G. (2010) Future Directions: Social Development in the Context of Social

Justice, Social Development, 19, 3,. Blakwell Lanzalaco L., Lizzi R. (2008) Governance e government come fattori strategici per le politiche

agricole e rurali, paper presented in the XLV SIDEA Congress, Portici, Italy. Latour, B. (1987): Science in action – How to follow scientists and engineers through society.

Milton Keynes: Open University Press. Lennert M. (2008), Exploring rural futures The ESPON scenarios, in Europe’s rural areas in

action-Facing the challenges of tomorrow, Limassol, Cyprus, October 16-17, 2008. Loorbach D., Frantzeskaki N., Thissen W.H., (2009), A transition research perspective on

governance for sustainability, Sustainable Development: A challenge for European Research, EU DG Research, 28-29 May 2009, Brussels, Belgium.

Lowe P. and L. Speakman (eds) (2006) The Ageing Countryside: the Growing Older Population of Rural England (London: Age Concern Books)

Lyson, T. (2005) Civic agriculture and community-solving problems. Culture and agriculture 27 (2) pp. 92–98

Lyson, T.A. and J. Green (1999) The agricultural marketscape: a framework for sustaining agriculture and communities in the Northeast. Journal of Sustainable Agriculture 15 (2–3) pp. 133–150

Lyson, T.A., and A. Guptill. (2004) Commodity agriculture, civic agriculture and the future of U.S. farming. Rural Sociology 69 (3): 370–385.

Marini M. (a cura di) (2000): Le risorse immateriali. I fattori culturali dello sviluppo, Roma, Carocci.

Marsden, T. (2004) The quest for ecological modernisation: re-spacing rural development and agri-food studies, Sociologia ruralis, Vol 4 (2), pp.129-146.

Matthews A. (2008) Changing rurality, what new policy requirements? in Europe’s rural areas in action-Facing the challenges of tomorrow, Limassol, Cyprus, October 16-17, 2008.

Meert H. (2000) Rural community life and the iimportance of reciprocal survival strategies, Sociologia Ruralis vol, 40, 3 July.

Mendizabal, E. (2006) Understanding networks, working paper 271, Overseas Development Institute, London.

Milbourne P., (2004) Rural Poverty: Marginalisation and Exclusion in Britain and the United States, Routledge, London.

Moran W. (1993): Rural space as intellectual property, Political Geography, 12 (3), pp. 263-277.

Moro G. (1998): Manuale di cittadinanza attiva, Roma, Carocci. Moseley, M.J. (2000): Innovation and rural development – Some Lessons from Britain and

West- O’Connor D. (2007). Policies for farming for health-Partners or enemies?, in Dossein J. Farming

for Health, proceedeings of Community of Practices farming for health, Gent, 7 november, Merelbeke, Belgium.

OECD (1998) Multifunctionality: a framework for policyn analysis, Paris. OECD (2001) Multifunctionality: Towards an Analytical Framework, Paris. OECD (2005) Multifunctionality in agriculture: What role for private initiatives?, Paris. Osti G. (2000): Il ruolo delle associazioni nello sviluppo socio-territoriale: il caso della

Garfagnana, Sviluppo Locale VII, 15.

Page 33: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.33

Plessner H. (2001): I limiti della comunità, Bari, Laterza. Powell, W.W. and Grodal, S. (2005): Networks of innovators, in: J. Fagerberg, D. Mowery and

R. Nelson. (eds): The oxford handbook of innovation. New York: Oxford University Press. Ray C. (1998): Culture, Intellectual property and territorial rural development, Sociologia

Ruralis, 38, n°1,3-20. Reimer B. (2004) Social exclusion in a comparative context, Sociologia Ruralis vol, 44, 1

January. René Barbier, La ricerca – azione, Roma, Armando, 2007 Rhodes, R. 1997. Understanding governance, policy networks, reflexivity and accountability,

Buckingam Open University Press. Rogers, E. (1962) Diffusion of innovations (New York: Free Press) Sabatier, P. A. and H. C. Jenkins-Smith, (1993) (ed.) Policy Change and Learning: an Advocacy

Coalition Approach (Boulder and Oxford: Westview). Senni S. (2006): Formule innovative di imprenditoria sociale in agricoltura, in Linee guida per

un nuovo sviluppo della cooperazione sociale in Italia, Progetto EQUAL Incubatori di Impresa Sociale, Roma.

Shortall S. (2004) Exclusion zone: Inadequate resources and civic rigjts inrural areas, Sociologia Ruralis vol, 44, 1 January.

Shortall S. (2004), Social or Economic Goals, civic inclusion or exclusion? An analysis of rural development theory and practice, Sociologia Ruralis, vol 44, n.1 110-123.

Shortall S. (2008) Are rural development programmes socially inclusive? Social inclusion, civic engagement, participation, and social capital: Exploring the differences, Journal of Rural Studies 24, 450–457.

Shortall, S. (2004) Social or Economic Goals, civic inclusion or exclusion? An analysis of rural development theory and practice Sociologia Ruralis, vol 44, n.1 110-123.

Shucksmith M. (2004) Young people and social exclusion in Rural area, Sociologia Ruralis, vol 44 (1), 43-59.

Shucksmith M., Cameron S., Merridew T.(2006) First European Quality of Life Survey: Urban–rural differences, Luxembourg: Office for Official Publications of the European Communities,

Shucksmith, M. (2004) Young people and social exclusion in Rural areas. Sociologia Ruralis, vol 44 (1), 43-Smith, A., Stirling, A. and Berkhout, F. (2005): The governance of sustainable socio-technical transitions. Research Policy 34 (2005) pp. 1491–1510.

Sibilla M. (2008) Sistemi comparati di welfare, Milano, Franco Angeli. Sonnino, R. (2008) Quality food, public procurement, and sustainable development: The school

meal resolution in Rome. Environment and Planning, DOI: 10.1068/a40112, published online October 2008

Stuiver, M. (2006) Highlighting the retro-side of innovation and its potential for regime change in agriculture. Pp. 147–175 in T. Marsden and J. Murdoch eds, Between the global and the local: confronting complexity in the contemporary agri-food sector vol. 12. Rural Sociology and Developmentt Series (Amsterdam: Elsevier)

Swyngedouw E. (1997) Excluding the other: the production of scale and scaled politics. In: Lee, R., Wills, J. (Eds.), Geographies of Economies. Arnold, London, pp. 167–176.

Tolbert, C.M., T.A. Lyson and M.D. Irwin (1998) Local capitalism, civic engagement and socioeconomic wellbeing. Social Forces 77 (2) pp. 401–428

Tronto J. (1993) Moral boundaries: a political argument fora n ethic of care. New York and London Routledge.

Van Huylenbroeck, G. and G. Durand eds (2003) Multifunctional agriculture (Aldershot, Ashgate).

Verdone M. (2008) Il respiro della gorgonia,LibreriaEditrice Fiorentina, Firenze. Winter, M. (1997): New policies and new skills – Agricultural change and technology transfer.

Sociologia Ruralis. 37.3 (1997): 363-381.

Page 34: L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello ...ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di iacovo.pdf · pratiche e paradigmi nello scenario comunitario ... sanitari,

Bozza provvisoria e non corretta

Pag.34

Wiskerke, J.S.C. and J.D. Ploeg, 2004. Seeds of Transition. Essay on novelty production, niches and regimes in agriculture, Van Gorcum, Assen.

Woods M. (2003) Deconstructing rural protest: the emergence of a new social movement Journal of Rural Studies 19, 309–325

Zamagni S. (2002): Per un consumo ed un turismo autenticamente umani, in Bruni L. e Pelligra V. ( a cura di) Economia come impegno civile, Città Nuova, Padova.

Zamagni S. (2007) L’economia del bene comune, IdEconomia, Citta Nuova, Ed, Roma Zografos C. (2007), Rurality discourses and the role of the social enterprise in regenerating rural

Scotland Journal of Rural Studies 23, 38–51

Link utili http://sofar.unipi.it www.farmingforhealth.org www.umb.no/greencare http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=88&langId=it&eventsId=158 www.sdsvaldera.it