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Cantieri oggi e domani 1918-2008: 90 anni della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino Dedicato a chi ha fatto la storia della SSIC TI e a chi la continuerà In occasione del suo 90.mo di fondazione (1918-2008), la Società svizzera degli impresari costruttori Sezione Ticino ha deciso di promuovere una nuova pubblicazione commemora- tiva. Infatti una prima rivisitazione del settore principale della costruzione era già stata fatta nel 1988 grazie al lavoro di Felice Lazzarotto, segretario cantonale dal 1967 al 1987, e di Giacomo Pisoni, primo direttore del Centro di formazione professionale di Gordola dal 1976 al 1988. Indubbiamente due personalità carismatiche e di spessore, che hanno svolto un ruolo fonda- mentale nella storia e nella crescita dell’Associazione padronale. A loro un particolare pensiero di affetto e di riconoscenza, che va anche a tutti gli impresari costruttori impegnati sul campo ed in diversi ruoli associativi. Solo così è stato possibile veicolare con successo i variegati interessi verso una causa comune e solidale. Quella retrospettiva era stata molto apprezzata, tanto da richiederne la ristampa anch’essa ormai esaurita. Da qui la riflessione e poi la decisione di proporre una nuova pubblicazione riferita a questi ultimi 20 anni di grandi cambiamenti economici e sociali subentrati nel mondo del lavoro. Anche questa volta si è cercato di documentare il cambiamento tecnologico senza tuttavia dimenticare l’uomo. Uomini veri che ho conosciuto e apprezzato, dai quali ho imparato molto per la professione e per la vita. Io credo che sono profonde le radici di vecchie amicizie che tengono, nel mutare degli anni, un posto che diventa sempre più grande. L’augurio è che anche questo contributo, frutto di un lavoro a più mani, possa lasciare una testimonianza viva del recente passato, ma soprattutto dare a chi ci seguirà il miglior viatico per un futuro societario ricco di idee e di uomini per nuovi, importanti traguardi. Edo Bobbià direttore SSIC Sezione Ticino Fontanaedizioni

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1918-2008:90 anni della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino

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In occasione del suo 90.mo di fondazione (1918-2008), la Società svizzera degli impresaricostruttori Sezione Ticino ha deciso di promuovere una nuova pubblicazione commemora-tiva. Infatti una prima rivisitazione del settore principale della costruzione era già statafatta nel 1988 grazie al lavoro di Felice Lazzarotto, segretario cantonale dal 1967 al 1987,e di Giacomo Pisoni, primo direttore del Centro di formazione professionale di Gordola dal1976 al 1988.Indubbiamente due personalità carismatiche e di spessore, che hanno svolto un ruolo fonda-mentale nella storia e nella crescita dell’Associazione padronale. A loro un particolarepensiero di affetto e di riconoscenza, che va anche a tutti gli impresari costruttori impegnatisul campo ed in diversi ruoli associativi. Solo così è stato possibile veicolare con successo ivariegati interessi verso una causa comune e solidale. Quella retrospettiva era stata moltoapprezzata, tanto da richiederne la ristampa anch’essa ormai esaurita.Da qui la riflessione e poi la decisione di proporre una nuova pubblicazione riferita a questiultimi 20 anni di grandi cambiamenti economici e sociali subentrati nel mondo del lavoro.Anche questa volta si è cercato di documentare il cambiamento tecnologico senza tuttaviadimenticare l’uomo. Uomini veri che ho conosciuto e apprezzato, dai quali ho imparato moltoper la professione e per la vita. Io credo che sono profonde le radici di vecchie amicizie chetengono, nel mutare degli anni, un posto che diventa sempre più grande.L’augurio è che anche questo contributo, frutto di un lavoro a più mani, possa lasciare unatestimonianza viva del recente passato, ma soprattutto dare a chi ci seguirà il miglior viaticoper un futuro societario ricco di idee e di uomini per nuovi, importanti traguardi.

Edo Bobbiàdirettore SSIC Sezione Ticino

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Cantieri oggi e domani

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Società svizzera impresari costruttoriSezione TicinoViale Portone 4CH-6500 BellinzonaTel. 091 825 54 23Fax 091 825 75 38E-mail: [email protected]

Grafica: Gianluigi Susinno, Susinno Design SA, CH-6900 LuganoStampa: Fontana Print SA, CH-6963 Lugano-Pregassona© Copyright SSIC Sezione Ticino 2008ISBN 978-88-8191-254-4

Finito di stampare nel mese di agosto 2008 dalla tipografia Fontana Print SA, 6963 Lugano-Pregassona

Mauro Maestrini è stato per quarant’anni redattore e redattore capo del Corriere del Ticino, occupandosi via via di sport, cronaca e politica cantonale. Negli anni 80 ha insegnato ai corsi di giornalismo dell’Associazione ticinese della stampa diretti da Guido Locarnini. Ha vinto un premio di giornalismo “Lago Maggiore” per le sue collaborazioni all’”Almanacco ticinese” di Giovanni Bonalumi e Sergio Caratti.

L’autore ringrazia Nicola Bagnovini per il suo fondamentale contributo nella realizzazione di questa pubblicazione ed i componenti del comitato di redazione per il loro prezioso aiuto: Edy Genini, Edo Bobbià, Mirko Heimann, Felice Lazzarotto, Vittorino Anastasia, Gian Pietro Losa e Diana Scaramella.

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1918-2008:90 anni della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino

a cura di Mauro Maestrinicon la collaborazione di Nicola Bagnovini

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Presidenti e segretari/direttori nei 90 anni della SSIC Ticino

I presidenti

Serafino Prada di Castel San Pietro 1918 - 1929Giacomo Pelossi di Bellinzona 1929 - 1941Giovanni Merlini di Minusio 1941 - 1945Luigi Marazzi di Chiasso 1945 - 1959Onorato Bettelini di Bellinzona 1959 - 1961Elio Alberti di Lugano 1961 - 1978Renato Merlini di Minusio 1978 - 1984Renato Antonini di Bellinzona 1984 - 1992Luigi Pedrazzini di Lugano 1992 - 2000Dante Gilardi di Lugano 2000 - 2008Cleto Muttoni di Faido 2008 -

I segretari

Florindo Bernasconi di Chiasso 1918 - 1921Arduino Marenghi di Bellinzona 1921 - 1945Mario Sganzini di Bellinzona 1945 - 1960Ido Quadri di Locarno 1960 - 1965Romeo Astolfi di Locarno 1965 - 1966Felice Lazzarotto di Arbedo 1967 - 1987Edo Bobbià* di Stabio 1988 -

* dal 17 marzo 2004 con il titolo di direttore

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Prefazione

a storia non registra solo i nomi dei suoi protagonisti, si costruisceanche sulla lungimiranza delle grandi opere. I principi dell’ingegneriacivile, con l’avvento della rivoluzione industriale e con la scoperta del-l’acciaio e del calcestruzzo armato, hanno segnato una svolta epocale e

le moderne tecnologie sono in costante evoluzione. In questo 90.mo di fonda-zione della SSIC Ticino, il Cantone sta vivendo da protagonista un momentodi particolare fermento sul fronte dei grandi cantieri. AlpTransit e il Piano deitrasporti del Luganese – entrato nel vivo con lo scavo della galleria Vedeggio-Cassarate – sono due progetti fondamentali destinati, con gli altri interventiprevisti in tutte le regioni del Cantone, a migliorare l’assetto territoriale, ilquadro ambientale e a rendere la mobilità più sostenibile.

Se l’uscita del libro del 70.mo coincise con l’imminente caduta del murodi Berlino e l’accelerazione dell’integrazione europea, questa nuova pubblicazio-ne accompagna l’inizio di un nuovo capitolo su scala nazionale: il 1° gennaio2008, infatti, è entrata in vigore la Nuova perequazione finanziaria, che ha vistoil passaggio di proprietà delle strade nazionali dal Cantone alla Confederazione.Il Ticino, dunque, non stabilisce più le regole ma opera in qualità di gestoresecondo i criteri dell’Ufficio federale delle strade. L’impegno della Divisionecantonale delle costruzioni ha permesso di salvaguardare i nostri interessi efornito a Berna gli strumenti utili a operare nel rispetto del nostro territorio.Sono certo che, a loro volta, le imprese di costruzione daranno ancora provadella professionalità acquisita nell’arco di questi 90 anni, anche grazie allacollaborazione con il Cantone, che si è rafforzata nel tempo. Mi auguro, dunque,che i cantieri di domani valorizzino l’efficienza e la qualità di chi opera in tuttii settori delle costruzioni, e che tutti possano continuare a raccogliere i fruttidi questo entusiasmante lavoro di squadra. Il centenario è dietro l’angolo:arriviamoci nella forma migliore!

Marco Borradoripresidente del Consiglio di Stato del cantone Ticino

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“Quando costruiamo, pensiamo di costruire per l’eternità”John Ruskin, “Le pietre di Venezia”

n occasione del suo 90.mo anniversario di fondazione la Società svizzeraimpresari costruttori Sezione Ticino ha deciso di dare alle stampe una nuovapubblicazione commemorativa. Lo aveva già fatto nel 1988, per il suo70.mo, con l’uscita del volume “70 anni nell’edilizia ticinese”, curato da

Felice Lazzarotto e Giacomo Pisoni, che con quella lodevole iniziativa, primaricostruzione della storia della Società sull’arco di quasi tutto il secolo scorso,concludevano entrambi un lungo impegno professionale: Lazzarotto di se-gretario cantonale della SSIC, in carica dal 1967, e Pisoni di primo direttore delCentro di formazione professionale SSIC TI di Gordola. Si avvertiva, in occasionedi quella ricorrenza, e non soltanto per il traguardo raggiunto da questi duestorici dirigenti della SSIC Ticino, il presentimento di imminenti cambiamentiepocali, quasi un giro di boa nella storia della società e del mondo, con rica-dute importanti anche a livello locale. Proprio la storia ci dirà, di lì a poco, chesarebbe crollato il muro di Berlino, con il successivo disfacimento del regimecomunista sovietico e la rottura degli equilibri politici che nel bene e nel malesorreggevano la convivenza fra le grandi potenze dopo la fine della secondaguerra mondiale. E tra i molti nuovi processi politici innescati dalla caduta diquel muro, uno – l’accelerazione dell’integrazione europea – coinvolgerà inevi-tabilmente anche la neutrale Svizzera ed il tranquillo Ticino. Sono appenatrascorsi vent’anni e sembrano cento! L’accelerazione degli avvenimenti e deiprocessi di trasformazione della società è stata impressionante. Il cambio disecolo e di millennio ha inoltre contribuito ad accentuare la percezione delcambiamento, che è stato tuttavia oggettivamente enorme. Vent’anni fa Inter-net era ancora un esperimento di comunicazione prevalentemente diffuso a

Introduzione

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livello interuniversitario, sviluppato da un’idea di rete informativa germogliatanel 1969 in ambienti militari, all’interno del Dipartimento per la difesa degliStati Uniti. Oggi è un macrocircuito telematico utilizzato da almeno due miliardidi utenti. Per dire dell’esempio forse più clamoroso di cambiamento di costumeintervenuto su scala mondiale negli ultimi vent’anni. Negli anni 80 il cellulareera ancora soltanto un furgone per il trasporto di detenuti, mentre oggi è pri-mariamente un apparecchio telefonico portatile che ciascuno di noi tienetranquillamente in tasca. Non esiste più la macchina per scrivere, è scomparsoanche il telegramma. E perfino il frontaliere, lavoratore che ha fatto la storiadell’edilizia e del genio civile nel nostro Cantone, è ormai una figura giuridicacancellata dalla libera circolazione della manodopera, anche se concreta-mente continua la sua quotidiana pendolare processione fra Italia e Svizzera.

Vent’anni che ne valgono dunque cento omille. Sufficienti comunque ai nostri occhi pergiustificare una nuova pubblicazione che tentiper lo meno di documentare alcuni cambia-menti intervenuti nel settore della costruzionein Ticino. Anche cambiamenti di persone chehanno avuto un ruolo importante per la Societàdegli impresari costruttori ticinesi e per l’indot-to che le ruota attorno. Pure a costoro, cosìcome a tutti gli associati della SSIC Ticino, èdedicata questa pubblicazione. Ai presidentidella società, che con il loro impegno e la loro personalità hanno marcatogli ultimi intensi venti anni di vita associativa, al segretario della Commissio-ne paritetica cantonale per l’edilizia ed il genio civile Edy Genini, a riposo dal2004 dopo aver diretto questo ufficio per ben 44 anni, a Gian Pietro Losa, diret-tore per 17 anni del Centro professionale di Gordola, in pensione dal 1° luglio2007. Ma anche a Vincenzo Nembrini, che ha diretto fino al 2007 la Divisionecantonale per la formazione professionale ed a Carlo Mariotta, per molti anni acapo della Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio. Analogoriconoscimento va pure attribuito a chi viceversa ha assicurato in questo pe-riodo la continuità al vertice dalla Società svizzera degli impresari costruttoriSezione Ticino: in primo luogo al direttore Edo Bobbià (da vent’anni alla guidadell’associazione) ed al suo vice Vittorino Anastasia. La sensazione è comunquedi essere, almeno per quanto riguarda certi importanti passaggi di consegneal vertice di uffici ed istituzioni, nuovamente alla vigilia di uno spartiacqueed all’inizio di un ulteriore capitolo nella storia della gloriosa Società ticinesedegli impresari costruttori.

“Vent’anni che ne valgono cento o mille. Sufficienti

ai nostri occhi per giustificare una nuova pubblica-

zione che tenti di documentare alcuni cambiamenti

intervenuti nel settore della costruzione in Ticino.

Anche cambiamenti di persone che hanno avuto

un ruolo importante per la Società degli impresari

costruttori e per l’indotto che le ruota attorno”.

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Costruzione di ripari valangari in Valle Bedretto.

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asce con un buon viatico la Sezione Ticino dell’Unione svizzera degliimpresari costruttori. L’assemblea costitutiva dell’associazione si tienea Bellinzona il 14 settembre 1918 ed i giornali dell’epoca, quel giorno,scrivono che i tedeschi si stanno ritirando sulla linea Hindenburg e

“non deve fare meraviglia a nessuno che si cominci a parlare di pace” nella primaguerra mondiale. Perché un’iniziativa del genere in Ticino: perchè gli impresaricostruttori avvertono il bisogno di associarsi? “Le imprese di costruzione chefanno capo al gruppo dei capimastri sentono il bisogno di meglio organizzarsie si fa strada l’idea della costituzione di una propria associazione professionalecreata su basi meglio strutturate e affiliata all’omonima società nazionale” silegge nel preambolo dell’esemplare ricerca storica sui primi 70 anni della Societàdegli impresari costruttori ticinesi pubblicata nel 1988 a cura di Felice Lazzarottoe Giacomo Pisoni. “Occorre trovarsi pronti ai futuri cimenti in difesa dellacategoria perché alcuni grossi lavori che la fine del conflitto ha reso di possi-bile attuazione sono al centro dell’attenzione e consigliano trattative interne”affermano gli autori.

Il primo presidente degli impresari costruttori ticinesi è Serafino Prada,un ingegnere mendrisiense di Castel San Pietro, già noto, nonostante la giovaneetà (ha 40 anni), per aver partecipato, appena diplomato, alla costruzionedella galleria dell’Albula, dal 1903 al 1908, e successivamente a quella delLoetschberg (lotto nord di Kandersteg) inaugurata nel 1912 ed ancora dellagalleria Grenchen-Moutier e del tunnel dell’Hauenstein. Tornato in Ticino nel1915, Prada apre una sua impresa di costruzione e si vede affidare parecchilavori di allargamento di gallerie ferroviarie, a Taverne, sul Monte Ceneri ed aBellinzona, nell’ambito della realizzazione del secondo binario lungo la linea delSan Gottardo. Ma sono suoi anche l’ampliamento della stazione di Lugano,realizzato senza interruzione del traffico ferroviario, e la costruzione del tunnele dei sottopassaggi pedonali di Besso, ancora oggi funzionanti e funzionalialla rete viaria della principale località del Cantone. A Prada, in carica fino al1929, succederanno Giacomo Pelossi di Bellinzona (1929-1941), GiovanniMerlini di Minusio (1941-1945), Luigi Marazzi di Chiasso (1945-1959), Onorato

I primi 70 anni

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Bettelini di Bellinzona (1959-1961), Elio Alberti di Lugano (1961-1978), RenatoMerlini di Minusio (1978-1984), Renato Antonini di Bellinzona (1984-1992),Luigi Pedrazzini di Lugano (1992-2000), Dante Gilardi di Lugano (2000-2008) eCleto Muttoni di Faido (dal 2008).

Al 1923 risale l’istituzione del primo segretariato stabile della società,affidato al bellinzonese Arduino Marenghi, che resterà in carica fino al 1945.L’incarico di segretario andrà in seguito a Mario Sganzini, pure di Bellinzona(1945-1960), Ido Quadri di Locarno (1960-1965), Romeo Astolfi, pure di Locarno(1965-1966), Felice Lazzarotto di Arbedo, (1967-1987), storico della società,ed infine a Edo Bobbià di Stabio, ancora oggi in attività con il titolo di direttoredella Società svizzera degli impresari costruttori Sezione Ticino.

È un po’ il destino della Società ticinese degli impresari costruttori di farcoincidere le date importanti della sua attività con quelle di grandi avveni-menti mondiali. La sua nascita, come abbiamo visto, con le avvisaglie della finedella prima guerra mondiale. Ed il suo giubileo, o cinquantesimo, con l’annodella contestazione studentesca, il 1968, ricorrenza che consente al suo presi-dente dell’epoca, Elio Alberti, di tirare un po’ le somme di questo primo mezzosecolo di attività. Nel bene e anche nel male. A partire proprio dalle istanze diprogresso sociale germogliate dopo il primo grande evento bellico mondialeche caratterizzarono, “in un clima arroventato e turbolento”, ricordava Alberti,gli anni iniziali di vita della Sezione. “Il vecchio padrone lascia il posto al datore

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Primo “Jumbo” usato per lo scavo di gallerie(da “70 anni nell’edilizia ticinese”).

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di lavoro con nuove prerogative, molte delle quali passano all’associazioneche lo rappresenta, mentre il lavoratore non è più solo il bracciante scamiciatodal viso madido di sudore e le mani incallite, ma l’operaio, il dipendente coscien-zioso che sa aggiornarsi ai nuovi metodi di lavoro e li assimila con impegno eintelligenza”. In questo identikit dei protagonisti del mondo del lavoro, tracciatolucidamente da Alberti, sta probabilmente ancora oggi l’essenza e la ragioned’essere della Società ticinese degli impresari costruttori, che nell’alternarsi di“buoni e cattivi momenti” durante la prima metà del secolo scorso, superataanche la seconda guerra mondiale, registra una “ripresa graduale, dapprimatentennante e circospetta, poi sicura e dilagante”. In questo frangente “nel Ticinohanno inizio gli imponenti lavori idroelettrici e delle strade nazionali” checaratterizzeranno gli anni del secondo dopoguerra, mentre l’edilizia pubblica eprivata “segue la forte espansione demografica e le costruzioni non si contanopiù” annota ancora Alberti. Tra le date “storiche”, che sarebbe imperdonabilenon ricordare, ci limitiamo a segnalare quella del 23 ottobre 1986 relativa al-l’inaugurazione del tronco della N2 di Biasca, che completa il collegamentoautostradale Amburgo-Basilea-Chiasso-Milano. Per la Società degli impresaricostruttori è pure importante ricordare la costruzione del “Palazzo degli impre-sari”, all’inizio degli anni 60, su progetto dell’architetto Augusto Jäggli, e delCentro di formazione professionale di Gordola, a metà degli anni 70, autenticofiore all’occhiello per un’associazione che ha sempre fatto della formazioneprofessionale uno dei suoi impegni principali.

I primi 70 anni

Costruzione di un pontenegli anni 30 e, a sinistra,soletta armata recente prima del getto di calcestruzzo.

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e quel poco di terra non bastava per tirare avanti, si faceva fagotto,cercando altrove, specie al di là del Gottardo, un pane più generoso,anche se salato di solitudine e nostalgia. Si partiva a fine inverno e sitornava sotto le feste, per ritrovare il caldo buono di casa: “tornan in-

dré da vìa pal munt: ul pesantùr di valìs al smorza la vöia di pass che vöraresgulà”. Fino all’ “ültim tòcch d’una strada sugnada par mes e mes“, scrive ancoraGiuseppe Arrigoni.

Mesi e mesi a fare la stagione per i “sciurazzi d’in denta”, rugando calcinae nostalgia sotto la bise della Brévine, rispondendo con un sorriso di rassegnatatristezza ad ogni kàiba cingali e facendo il pieno di freddo e malinconia (“ul freccimmügiaa dal vess vìa pal munt”, scrive Arrigoni), da poi sciogliere al caldobuono del focolare a Natale, che, se non ci fosse stato, bisognava inventarlo,almeno per quei poveri maestràn. Perché quel pensiero del tornare a Nataleera un continuo filo di speranza, e accompagnava ogni gesto. Anche quando“ogni due o tre settimane mandavano a casa il cesto con i panni sporchi, lalettera, una tavoletta di cioccolato per i bambini, magari un pezzo di formaggio;i soldi no, era già capitato che sparissero. (…) A casa le donne aprivano il luc-chetto, toglievano i panni, li mettevano nel gerlo e andavano al lavatoiopubblico sperando di trovare posto e di non prendere una malattia lì intornoalla vasca dove capitava anche la biancheria di persone infette o appenamorte di mali contagiosi; certe donne per prendere posto arrivavano di notte.D’inverno si gelava, bisognava portare un secchio d’acqua calda per metterdentro le mani (….) Poi rispedivano il cesto agli uomini: fra i panni pulitimettevano un salamino, un pezzetto di pancetta, i saluti e baci, i sospiri peril loro continuo stare da sole”, scrive Alberto Nessi in “Terra Matta”, mentreGiuseppe Arrigoni mette in poesia una lettera tutta concretezza e affetto,inviata dal maestran alla sua “cara Mariett”, partendo da luogo e data: “LeLocle, i tant dal mes dal vintisètt”; e poi parla del cesto dei panni speditisporchi e tornati puliti: “gh’eva dent i culzùn pezaa in dal cüü”, e “sota ai camìs,a pus ai gipunitt, u truvaa la panzeta e i salamitt, e n bèll mazz da tuscàn parul mè vizi”.

Dover emigrare di Gianni Ballabiotratto dal libro “Morbio Inferiore... c’era una volta”

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Le settimane d’inverno in paese, spalando neve, riparando un cornicione,sistemando il tetto, dando una mano di bianco alla cucina, volavano via infretta. Doveva essere bello fare quei mestieri di casa, mentre il lavoro si impre-ziosiva di affetto e silenzio. Poco dopo, a inverno ormai inoltrato, mentre leultime chiazze di neve lasciavano come d’incanto il posto ai primi fiori, quellastrada dovevano rifarla, con il campanile alle spalle. Davanti i lunghi mesi dilontananza e duro lavoro, dentro il magone della nostalgia, perché l’attesa delritorno sarebbe stata lunga. Molto. Troppo. E talora, alcuni mesi dopo quellapartenza, la nidiata ritrovava, come un messaggio di affetto mai affievolitodalla lontananza, un nuovo sorriso e due occhi azzurri, ma pure un’altra boccache reclamava la sua parte.

Perforazione di un cunicolo agli inizidel secolo scorso(da “70 anni nell’edilizia ticinese”).

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i sono tante persone che conosci nella vita, ma sono poche quelle cheti entrano dentro, che ti rimangono nel cuore. Una di queste è stata,per me, Felice Lazzarotto, il mio predecessore. Un uomo sicuramentecolto, di quella cultura mai esibita, cauto e furbo al tempo stesso, oso

dire anche un po’ filosofo, oltre che di grande umanità e simpatia. La consegna 20 anni fa durò circa 40 minuti, non di più. Mi disse sostan-

zialmente di sedermi subito sulla sua sedia dirigenziale, di riflettere alcune oresu tutti i problemi e di aver riguardo per una categoria non di rado aggressivae spesso indisciplinata, ma fondamentalmente buona.

Mi raccontò brevemente dei suoi 20 anni di lavoro presso la SSIC TI, congli aneddoti piacevoli e le amare delusioni. Insistette sull’indipendenza opera-tiva di chi è alla testa della SSIC TI, determinata dalla capacità di trattare tuttibene e con perfetta parità, dunque senza privilegi di sorta.

“Vedi caro Bobbià”, mi disse, “questo è un posto bellissimo, delicato, che tidarà tante soddisfazioni se saprai capire in anticipo certe situazioni complesse,se ti occuperai di politica cantonale e se non rimarrai schiacciato dagli eventicon cui sarai confrontato”. Subito dopo sparì, adducendo impegni improrogabi-li, e nemmeno lo vidi i giorni successivi. Il messaggio era chiaro; devi arrangiartie se proprio non ce la fai su questioni particolari, chiamami. Ma da adesso inavanti sei tu a decidere. Devo dire che, a posteriori, la strategia di Felice eraquella giusta. Lui mi seguiva con discrezione e io sapevo di poterlo disturbare,ma non troppo. Questo inizio non ricorrente – spesso chi se ne deve andarelo fa con molta fatica – ebbe il pregio di far nascere fra noi due un affetto eun’intesa che ancora oggi è viva e per me decisamente importante. In questianni, nei momenti molto critici, ad esempio con i sindacati, ho sempre chiestol’opinione di Felice, ho sempre dato ascolto alle sue riflessioni.

Da lui ho anche capito l’importanza della positività e di sorridere unavolta di più, piuttosto che una volta di meno. Questi miei semplici pensieri,ho voluto che fossero riportati nel libro del 90.mo della SSIC TI, proprio qualesegno di stima e di riconoscenza verso un uomo, Felice Lazzarotto, dal qualeho appreso molto non solo per la professione, ma per la vita. Grazie Felice!

1988: il passaggio delle consegne Lazzarotto-Bobbiàdi Edo Bobbiàdirettore SSIC Sezione Ticino

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Il passaggio delle consegne era seguito con molta attenzione, e nonpoteva essere altrimenti, dal presidente Renato Antonini. Sapevo degli ottimirapporti personali, professionali e non professionali (riconducibili anche allaconduzione dell’Associazione Calcio Bellinzona, negli anni indimenticabili displendore agonistico) che intercorrevano fra Lazzarotto e Antonini. Quest’ulti-mo, con il suo stile e carisma, volle subito chiarezza. Si presentò una mattinanel mio ufficio e mi disse: “Lazzarotto e altri mi hanno detto assai bene di lei;sono sicuro che farà bene anche alla SSIC TI. Però noi due dobbiamo andaremolto d’accordo, nel bene della Società. So che ha un carattere forte e perso-nalità: io lo stesso. Dunque o si lega o si rompe, da subito”.

Fu l’inizio di una collaborazione professionale e personale assai qualifi-cante, che poi divenne qualcosa di più importante. Spesso si discuteva in mododiretto e deciso, ma poi, immancabilmente, ci si trovava d’accordo sul procedere,proprio poiché non si ricorreva a preamboli o “tangenziali”. Si instaurò perfinouna profonda amicizia, sempre nel rispetto dei ruoli, che negli anni consentì adentrambi di essere molto uniti, anche nei momenti meno belli della vita.

Edo Bobbià mentre consegna un omaggio a Felice Lazzarotto in occasione dei suoi 80 anni (ottobre 2003).

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ome sono stati, come si sono sviluppati, come sono eventualmentemigliorati o peggiorati, negli ultimi vent’anni circa, i rapporti dellaSSIC Ticino con le istituzioni, con il Cantone in particolare e con glienti pubblici in generale? La domanda delle cento pistole rappresenta

per Edo Bobbià, direttore della Società degli impresari costruttori ticinesi, ilcompendio della sua attività. Per comprendere l’importanza dell’ente pubblicoquale committente di lavori nel settore della costruzione occorre tuttavia co-noscere preliminarmente alcune cifre. Nel Ticino il 60 % dei lavori nel settoredella costruzione (edilizia e genio civile) proviene da committenza privata edil 40 % da committenza pubblica. “L’ente pubblico, in prima linea il Cantone, èdunque il maggiore committente di lavori, per cui la SSIC Ticino ha sempre

Edo Bobbià:“Insieme per crescere”

Luigi Pedrazzini, HeinzPletscher (presidente nazionale) ed Edo Bobbià al centenario della SSIC svizzera, festeggiato nel 1997.

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ritenuto importante e opportuno che un suo dirigente fosse membro del Parla-mento cantonale, che è il luogo dove i progetti pubblici di pertinenza delCantone vengono discussi e deliberati. In questo senso io ho semplicementeripreso e continuato il lavoro svolto dal mio predecessore al segretariato dellaSSIC Ticino, Felice Lazzarotto” dichiara Bobbià. Con quali linee e modalitàd’intervento? “Ogni parlamentare eletto in Gran Consiglio deve evidente-mente fare gli interessi di tutti i cittadini ma anche prepararsi ed interessarsia temi e argomenti particolari di politica cantonale. Io ho cercato di mettere lamia esperienza e conoscenza professionale al servizio della politica economicadel Cantone, con apporti nel campo della legislazione della costruzione in gene-rale e degli appalti” osserva il direttore della SSIC Ticino.

Quanto sia vasto questo settore lo dicono alcune cifre riguardanti lacostruzione nel Cantone. Gli investimenti pubblici sono di un miliardo di franchiall’anno, più un altro miliardo e mezzo di lavori privati. L’intera torta di 2.5miliardi di franchi è costituita da 1.7 miliardi di lavori per l’edilizia e 0.8 miliardiper il genio civile. Parallelamente, 1.6 miliardi di franchi sono investiti in co-struzioni nuove e 0.9 miliardi in trasformazioni e ristrutturazioni. Da notareche, secondo statistiche riferite al 2005, nel Ticino ci sono circa 194 mila

Vittorino Anastasia,Cleto Muttoni, RenzoSimoni, Denis Rossi ed Edo Bobbià in unincontro tra le direzionidi AlpTransit San Got-tardo SA e SSIC Ticino(aprile 2007).

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abitazioni, con un aumento annuo di circa 2’500 nuove costruzioni. Per quantoriguarda il patrimonio immobiliare del Cantone, esso è costituito da 1’060chilometri di strade cantonali (270 km di strade principali e 790 di strade se-condarie) per un valore complessivo di 2.1 miliardi di franchi, 295 chilometri distrade nazionali (valore 1.4 miliardi), 1’600 manufatti cantonali (ponti, sotto-passi, gallerie per complessivi 33 km di lunghezza) del valore di 2 miliardi difranchi e 644 manufatti delle strade nazionali (per una lunghezza di 76 km) delvalore di 2.6 miliardi di franchi. Il Cantone possiede infine edifici ed immobiliper un valore assicurato di 1.7 miliardi di franchi, i cui costi complessivi di ge-stione e manutenzione, sull’arco della loro durata, corrispondono al 75 % deicosti globali. Secondo una concezione condivisa di corretta gestione del patri-

Dialogo e collaborazionesui grandi progetti(marzo 2002).

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monio immobiliare, annualmente sono richieste risorse finanziarie equivalentia circa il 4-6 % del valore a nuovo degli edifici o immobili. Questo significa cheil Cantone necessiterebbe di almeno 30-40 milioni di franchi all’anno per lagestione del suo patrimonio immobiliare. In tempi di strettezze finanziarie,come gli attuali (stiamo parlando degli anni a partire dal 2004) questo livello diinvestimenti non è stato raggiunto e Bobbià lo ha puntualmente segnalato e de-nunciato, come nel rendiconto 2004 presentato all’assemblea della SSIC Ticino,per l’appunto dedicato a “La riduzione degli investimenti cantonali nel settoredella costruzione”, dove tra l’altro si legge: “Fino al 2003 il Consiglio di Stato ed ilGran Consiglio ticinesi hanno adottato una politica attenta agli investimenti.Non è stato così, invece, in altri Cantoni, con conseguenze sul medio terminecosì negative da imporre loro un immediato cambiamento. Questo per direche in Ticino, e parlo di investimenti netti, si sono mantenuti livelli quantitativirispettabili, senza eclatanti aumenti (mal-grado le esigenze) ma anche senza drasticheriduzioni. Poi è arrivato il 2004, con le primeallarmanti proposte di contenimento. La SSICTicino si è subito attivata, argomentando lasua obiezione con dati e tendenze. I minoriinvestimenti pubblici nel 2004 sono statifortunatamente compensati dal buon anda-mento del settore privato”. Un campanellod’allarme fatto squillare con tempestività,rendendo attento il Cantone sul pericoloche “minori investimenti oggi possono facilmente significare molte più spesedomani” e lanciando un avvertimento anche ai Comuni sull’effetto “boomerang”di una politica esageratamente risparmista. Quegli anni particolarmente difficilisembrano in parte superati e oggi Bobbià ribadisce che la sua presenza in GranConsiglio, unitamente a quella del membro di Ufficio presidenziale MicheleBarra eletto in Parlamento nel 2007, resta un presidio per “imparare, essereinformato, seguire la politica cantonale e, ragionevolmente, sostenere il settoredella costruzione”. In sede di bilancio del ventennio che qui ci interessa mag-giormente riconosce in definitiva che questo impegno il Governo cantonale loha “quasi sempre mantenuto”.

Una svolta importante, si potrebbe ben dire storica, nei rapporti fraimpresari e istituzioni è stata rappresentata, all’inizio del nuovo secolo emillennio, dall’approvazione della nuova Legge cantonale sulle commessepubbliche. Al di là del cambiamento semantico (prima si parlava di “Leggeappalti”), la riforma ha portato in pratica al passaggio da un principio che

Edo Bobbià: “Insieme per crescere”

“Il mercato locale esige una qualità così elevata di

materiali ed un perfezionismo di esecuzione dei lavori,

che definirei quasi maniacale, tali da collocare l’edilizia

ancora al riparo dalla concorrenza italiana.

Concorrenza che comincia a farsi sentire in alcuni

settori artigianali collaterali, mentre nel genio civile

le imprese estere sono già presenti sul nostro mercato”.

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premiava il minor offerente ad un nuovo concetto che avvantaggia il migliorofferente. E “migliore” non è necessariamente sinonimo di “minore”. Chi ci haguadagnato, con la nuova legge, fra committente e concorrenti? “Difficile ri-spondere” osserva Bobbià. “I criteri di valutazione restano sempre opinabili, siacon la vecchia, sia con la nuova legge. Però occorreva innanzi tutto adeguarsiper tempo a norme e regole europee che sarebbero poi state imposte dagliAccordi bilaterali ed in secondo luogo allinearsi a misure legislative di protezioneambientale più rigorose. Questo ha creato da una parte maggiori difficoltà agliimpresari che partecipano a concorsi pubblici e di riflesso un aumento dei costidella costruzione. Lo Stato è un cliente esigente, perciò molte imprese preferi-scono lavorare principalmente per committenti privati. Ma la mole di lavoroofferta dall’ente pubblico è sempre un toccasana per l’economia del settoredella costruzione, per cui non resta che chinare il capo ed assoggettarsi a regoleassai rigorose” conclude il direttore della SSIC Ticino. Che traccia in definitivaun bilancio in chiaroscuro di questa riforma: “Sembrava un grande traguardo,mentre alla prova dei fatti il miglior prezzo è ancora quasi sempre il minorprezzo ed in realtà era forse più equilibrata la legge precedente. Tanto più chelo spazio politico di manovra del Consiglio di Stato, che è formalmente l’organoche decide gli appalti, non c’è quasi più. Il potere decisionale è oggettivamentegestito dalle alte sfere burocratiche”. E ciò nonostante il giudizio sul rapportocon i politici ed i funzionari cantonali è largamente positivo. Bobbià ricorda so-prattutto due consiglieri di stato con i quali c’è stata particolare sintonia ecollaborazione: Renzo Respini e Marco Borradori. E ricorda con particolareaffetto alcuni dirigenti e funzionari che hanno lavorato o lavorano dietro lequinte: da Giorgio Calastri a Dario Bottini, da Carlo Mariotta a Giovanni Pettinarie a Marcello Bernardi.

L’altra grande rivoluzione vissuta dal mondo della costruzione dopo il2000 è stata la progressiva apertura del mercato e la libera circolazione dellamanodopera. Anche qui il bilancio del direttore della SSIC Ticino è in agrodolce.“Il mercato locale esige una qualità così elevata di materiali ed un perfezioni-smo di esecuzione dei lavori, che definirei quasi maniacale, tali da collocarel’edilizia ancora al riparo dalla concorrenza italiana. Comincia per contro a far-si sentire la concorrenza in alcuni settori artigianali collaterali, quali: impiantisanitari, imprese di pittura, piastrellisti, eccetera. E nel genio civile, le impreseitaliane che si sono adattate al mercato europeo si dimostrano agguerrite e lohanno palesato anche alle nostre latitudini aggiudicandosi, per fare l’esempiopiù clamoroso e conosciuto, l’appalto per il risanamento del viadotto autostra-dale tra Capolago e Mendrisio, il famoso “Progetto Generoso”. Questo significa– secondo Bobbià – che il futuro sarà molto più difficile del presente e che la

Edo Bobbià: “Insieme per crescere”

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sfida dei prossimi anni potrebbe anche provocare, se gestita male, un forteridimensionamento del settore nel Cantone. Ma potrebbe pure succedere l’esat-to contrario se le attuali imprese, anche grazie a nuove collaborazioni, riuscisse-ro a crescere sia a livello tecnico, sia nel management”. In questa luce va vista econsiderata anche la posizione degli impresari costruttori nella dura vertenza sulrinnovo del contratto collettivo di lavoro che li ha recentemente opposti ai sin-dacati sul piano nazionale e cantonale. “Un sindacalismo superato, meramenterivendicativo, che non ha voluto (o saputo) capire il cambiamento in atto nelmondo del lavoro” scrive Bobbià nell’editoriale del numero di settembre/ottobre2007 di “Metrocubo”. “Termini quali globalizzazione, libera circolazione dellepersone, nuova concorrenza, ecc. non hanno mai fatto parte del vocabolariosindacale. Questa incapacità di adeguarsi alle mutate esigenze ha di fattoinasprito la contesa. Da una parte gli impresari costretti ad operare in uncontesto di mercato più difficile e più complesso, dall’altra parte un’azionesindacale sempre e solo rivendicativa, incurante di adeguare il passo ai tempi.Poi qualche segnale positivo, ancorché debole, è arrivato. Ma è evidente che,nell’interesse delle parti, occorra veramente collaborare di più e meglio.”conclude il direttore della SSIC Ticino.

L’edilizia non tramonterà mai.

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Il rapporto committente pubblico - impresario costruttore

l rapporto Stato/Divisione delle costruzioni con la SSIC Ticino riflettel’evoluzione in quest’ultimo ventennio dei rispettivi ruoli. L’Ente pubblicoha assunto vieppiù la funzione di un dispensatore di servizi e non si limita adesercitare il suo ruolo di semplice committente.

La consapevolezza di dover integrare nel suo modo di pensare ed agirele esigenze e le aspettative di tutti gli attori – desiderosi di ampia mobilità enel contempo di profondo rispetto verso l’ambiente – ha richiesto all’Ente

pubblico notevoli ripensamenti ed adattamentinel suo modo di procedere, per assolvere il suocompito primordiale: mettere a disposizioneun’infrastruttura stradale sicura, durevole, mi-nimizzando gli inconvenienti di tutti gli utenti,rispettosa dell’ambiente ed economicamentesostenibile.

Di pari passo si è pure evoluto il processodecisionale, caratterizzato da un’ampia parte-cipazione di tutte le cerchie interessate, sianoesse promotrici di nuove opere, siano esse at-

tente ed a volte avverse. In questo contesto l’imprenditore, mero esecutoremateriale, con un rapporto piuttosto unilaterale con il committente, ha as-sunto un ruolo più partecipativo, proponendosi come partner, associandosie mettendosi a disposizione durante tutte le fasi preparatorie, realizzative edinfine operative. In tal modo l’impresario costruttore ha ampliato il suo raggiod’azione e si è fatto parte attiva in quella triade committente/utente/operatore -che caratterizza oggi la costruzione stradale pubblica.

I cambiamenti istituzionali, organizzativi/operativi e le nuove esigenzein materia di mobilità sostenibile hanno non poco influenzato il rapporto tra ilcommittente, la Divisione delle costruzioni, e gli impresari costruttori. Una re-trospettiva ed un’analisi rivolta al futuro possono rappresentare un’occasione

Collaborazione aperta per sfide futuredi Carlo Mariottagià direttore della Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio

“È necessario un nuovo dialogo tra le parti, per non

far trovare l’impresario costruttore impreparato a

cambiamenti importanti ed a volte inaspettatamente

rapidi. Chi credeva, fino ad un paio d’anni fa, nella

nuova perequazione finanziaria o nella privatizza-

zione di prestatori di servizi pubblici protetti da

consolidati monopoli?”

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per approfondire l’aperta collaborazione esistente e per affrontare assieme,consapevoli dei distinti ruoli, le sfide future.

Il ventennio e le sue opereIl periodo 1987-2007 si apre con eventi importanti: siamo all’indomani

della completazione dell’autostrada N2 dal Gottardo a Chiasso con l’aperturadel tratto Biasca-Bellinzona Nord; i mesi estivi del 1987 con le loro alluvionilasciano tracce devastanti sul nostro territorio; a fine legislatura il GranConsiglio ticinese vota il credito più importante – oltre 400 milioni di franchi –del Piano Viario del Locarnese a favore della galleria Mappo-Morettina. Essaverrà aperta alla circolazione nel giugno del 1996, portando l’auspicato sollievodal traffico di transito nei Comuni di Minusio, Muralto e Locarno.

Per la rete delle strade cantonali principali si apre il complesso “cantiere”del Piano dei trasporti del Luganese, caratterizzato da una visione più ampiadella mobilità, inglobando due opere faro: il potenziamento della FerroviaLugano-Ponte Tresa (FLP) e la galleria stradale Vedeggio-Cassarate verso la

Lavori di manutenzione su un tratto di autostradanel Bellinzonese.

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nuova porta nord della Città di Lugano. I primi importanti investimenti riguarda-no le due opere citate; la fase realizzativa è in pieno corso. Per gli agglomeratiticinesi il fabbisogno di completazione dell’infrastruttura viaria principaleresta un compito primordiale ancora da affrontare e risolvere (Mendrisiotto eBellinzonese).

Nel contempo è maturata pure la consapevolezza che mezzi finanziariimportanti vanno riservati per la conservazione dell’immenso patrimoniostradale esistente (4.5 miliardi di franchi). Accresciute esigenze di sicurezza, ilrispetto dell’ambiente, il concetto di intervenire a favore delle zone periferichee discoste hanno orientato l’operato di questi anni passati della Divisione dellecostruzioni. Lo strumento del credito quadro ha permesso in tali ambiti deisensibili progressi.

Fresatrice meccanica di allargamento usata per l’avanzamento nella galleria Mappo-Morettina(febbraio 1991). Foto Dipartimento del territorio, Divisione costruzione.

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Durante tutto il ventennio, a frequenze sempre più ravvicinate, la naturaha evidenziato la fragilità delle nostre moderne infrastrutture. Pure la tipologiadegli eventi si è modificata ed ampliata: inondazioni, tempeste di vento, frane,instabilità dei terreni; i cambiamenti climatici si fanno pesantemente sentire.La nozione del rischio “Risk management” entra di prepotenza nella gestionedelle infrastrutture, in particolare per quelle destinate ai fabbisogni dellamobilità.

Tale aspetto assume importanza ben maggiore per le strade nazionali.I grandi cantieri di conservazione, primo fra tutti quello nominato “Generoso”tra Capolago e Mendrisio, assieme agli imponenti interventi di risanamentofonico, caratterizzano questo ventennio. La funzionalità dell’autostrada per untraffico crescente e per un utente sempre più esigente va garantita.

La mobilità, oltre ad essere concepita come un diritto, vuole essere con-sumata: sicura, affidabile, senza inconvenienti e possibilmente a basso costo.A torto o a ragione il pendolare mal sopporta code e disturbi causati da uncantiere, apparentemente senza particolare attività, conseguenza del getto dicalcestruzzo effettuato il giorno prima. Il suo comprensibile sfogo può raggiun-gere “sfere” assai altolocate.

La collaborazioneIl “cantiere” della collaborazione tra ente pubblico e impresario costruttore

propone sfide avvincenti, forme nuove e nuovi traguardi. Quanto evocato nonè così distante dalla realtà: la nuova perequazione finanziaria ha ridefinito ruolie compiti tra Confederazione e Cantoni; in particolare nell’ambito della gestionedelle strade nazionali, ora di spettanza della Confederazione. Si delineano gliorientamenti citati e lo stesso dicasi per il grande cantiere ferroviario di AlpTransit.

È necessario un nuovo dialogo tra le parti, per non far trovare impre-parato il nostro impresario costruttore a cambiamenti importanti ed a volteinaspettatamente rapidi. Un paio di anni fa, chi credeva nella nuova pere-quazione finanziaria o nella privatizzazione di prestatori di servizi pubbliciprotetti da consolidati monopoli? Non vuole essere un monito, ma il ventenniotrascorso, tutto sommato, è stato di quelli “tranquilli”.

Chiudo queste note – gentilmente richiestemi, che considero graditaespressione di stima per il lavoro svolto in comune per tanti anni – con un rin-graziamento verso la Sezione Ticino della Società svizzera impresari costruttoriper la “porta” aperta che ho sempre trovato e verso tutti i miei ex-collaboratoridella Divisione delle costruzioni, che mi hanno aiutato a tenere vivo questodialogo costruttivo. L’auspicio è che esso possa continuare.

Collaborazione aperta per sfide future

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i racconta che il suo pugno, calato con energia e decisione sul tavolonella sala delle riunioni della Società degli impresari costruttori abbiain diverse occasioni troncato discussioni che rischiavano di dilungarsiper prolissità o di degenerare per eccessiva enfasi degli interlocutori.

Renato Antonini (1924-2004) è stato un grande presidente della SSIC Ticino,l’ottavo della serie inaugurata nel 1918 da Serafino Prada. E non viene ricor-dato certamente soltanto per quell’aspetto autoritario del suo carattere, maanche e soprattutto per capacità professionale, spiccata conoscenza dei pro-blemi della categoria, autorevolezza di interventi e di comportamenti ed una

sorprendente capacità di analisi delle circostanzee situazioni. Ancora oggi, a distanza di parecchianni, colpiscono per modernità e attualità dipensiero.

Cresciuto nell’edilizia, dapprima come di-pendente, poi dirigente, dal 1959 divenne titolaredell’impresa di costruzioni Antonini & Ghidossi diBellinzona, un’azienda pioniera nel campo del-l’edilizia in Ticino, affiliata alla SSIC fin dallafondazione. Per Renato Antonini, dedicarsi allacausa societaria fu un’attività naturale e sponta-

nea quanto andare sui cantieri a dirigere i suoi uomini. Dalla Sottosezione diBellinzona della SSIC Ticino, di cui fu a lungo presidente, approdò al Comitatocantonale nel 1977, per diventarne presidente nel 1984, fino al 1992. In queglianni fu anche membro dell’Ufficio presidenziale della Camera di commercioticinese, rappresentandola dal 1988 al 1991 presso l’Unione svizzera dellearti e mestieri a Berna.

La modernità del pensiero di Antonini è ancora oggi documentabileattraverso la rilettura di alcune sue riflessioni pubblicate nel 1990 in occasionedella ristampa di “70 anni nell’edilizia ticinese” di Felice Lazzarotto e GiacomoPisoni. La prima edizione di quel volume era andata esaurita e la nuova vennecompletata, tra l’altro, con una postfazione del presidente allora in carica della

Renato Antonini:pensiero lungimirante

“Nei rapporti con i privati e con lo Stato, Renato

Antonini sfoderava con naturalezza tutte le sue

qualità: abilità dialettica, intelligenza, duttilità e

signorilità, sempre con alto rispetto per l’interlocu-

tore, ma senza mai perdere di vista l’obiettivo della

trattativa. Ed anche le associazioni dei lavoratori

gli riconoscevano carisma e coraggio”.

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SSIC Ticino. Ed Antonini, riflettendo sul futuro che allora si affacciava all’ultimodecennio del secolo scorso, indicava con grande lucidità i temi principali aiquali “l’umanità guarda con comprensibile apprensione”. Alcuni di questi temirestano all’ordine del giorno, così come attuali rimangono le riflessioni di An-tonini sul “microcosmo ticinese”: “Persiste il pericolo di una saturazione delmercato edile che conosce punte di crescita non commisurate alle potenziali

Renato Antonini aGordola con autorità,apprendisti e dirigentidel Centro di forma-zione professionale(ottobre 2003).

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curve di sviluppo demografico” sosteneva l’allora presidente della SSIC Ticino.Mentre invece, sempre secondo Antonini, “non sussistono sufficienti strumentipianificatori, permane la necessità di correttivi entro chiari limiti di costitu-zionalità su alcuni aspetti della libera economia di mercato e manca unaprogrammazione a lunga scadenza di opere pubbliche da appaltare”, arrivandoperfino a prospettare per il mercato della costruzione “tensioni interne insolu-bili dal profilo di una obbligata coesistenza di forze contrastanti”.

Renato Antonini morì ottantenne nel 2004. Così lo ricordò Edo Bobbià:“Lo abbiamo ammirato per il suo modo di fare, per la sua schiettezza, ma soprat-

Renato Antonini con un giovanissimoCleto Muttoni.

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tutto per il suo decisionismo, linfa vitale per superare le difficoltà in un settoreal tempo stesso affascinante e conflittuale. Renato Antonini è stato imprendi-tore nel senso più ampio e remunerativo del termine. La sua abilità nei contatticon le persone e la sua fine filosofia nel contrattare gli affari le ha sempremesse a disposizione della SSIC Ticino. Credeva appieno negli ideali associativi,poiché sapeva della necessità di raggruppare e veicolare interessi variegati perun ottimale riscontro a favore di tutta la categoria. Ad esempio nelle trattativecon i sindacati, che non di rado erano estremamente dure. Però anche le asso-ciazioni dei lavoratori gli riconoscevano carisma e coraggio nella correttezza,memori del fatto che portava l’esperienza della sua impresa di costruzioni,rispettosa del contratto di lavoro e sensibile alle aspettative dei lavoratori. Maè nei rapporti con i privati e con lo Stato che Renato Antonini sfoderava connaturalezza tutte le sue qualità: abilità dialettica, intelligenza, duttilità e signorilità, sempre con alto rispetto per l’interlocutore, ma senza mai perderedi vista l’obiettivo”.

Prima e dopo Renato Antonini, alcuni altri dirigenti e collaboratori dellaSSIC Ticino, protagonisti di questa narrazione, sono scomparsi in anni recenti.Come l’avvocato Carlo Sganzini, deceduto il 13 novembre 2001, che è statoper moltissimi anni “la figura di riferimento, competente ed ineguagliabile, perl’evasione di tutte le questioni di ordine giuridico con cui la SSIC Ticino eraconfrontata” scriveva Edo Bobbià, ricordando l’illustre scomparso sulle paginedi “Metrocubo”. Sganzini “conosceva assai bene il settore ed ancora meglio lecaratteristiche, pregi e difetti, dei costruttori ticinesi e da essi era ricambiatocon grande stima, affetto e sincera amicizia”. Di uguali sentimenti era gratificatoanche Giacomo Pisoni, scomparso quasi contemporaneamente ad Antonini,pioniere della formazione professionale nel campo dell’edilizia, propugnatoree primo direttore del Centro di Gordola della SSIC Ticino. “Non fu facile convin-cere il comitato della SSIC Ticino ad avallare un investimento iniziale di diversimilioni di franchi, pur con l’aiuto del Cantone e della Confederazione” ricordaBobbià, ma l’operazione andò a buon fine grazie proprio alle “posizioni forti econvinte” di Pisoni. Un altro grande presidente della SSIC Ticino, Elio Alberti, incarica dal 1961 al 1978, si accomiata dal mondo dei vivi il 14 gennaio 2007, al-la bella età di 91 anni. Come Antonini (che fu il suo successore) e come Pisoni,anche Alberti fu tra i promotori e gli artefici della realizzazione del Centro pro-fessionale di Gordola, realizzato ed entrato in funzione durante il suo mandatopresidenziale. Ma Alberti fu anche il presidente della SSIC Ticino che portò acompimento la realizzazione del “Palazzo degli impresari” a Bellinzona, sede delsegretariato permanente. Per questi ed altri innumerevoli meriti fu nominatomembro onorario della SSIC Ticino.

Renato Antonini: pensiero lungimirante

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l luganese Luigi Pedrazzini ha presieduto la SSIC Ticino negli anni tra il1992 e il 2000, accompagnandola dunque allo spirare del ventesimo secolo.Successore di Renato Antonini, un presidente importante e carismatico pergli impresari costruttori ticinesi, Pedrazzini ne rilevò la carica – si potrebbe

ben dire – per diritto naturale di successione: era già il vicepresidente di Anto-nini fin dal 1988 e dal 1984 era pure presidente della importante sottosezionedi Lugano della SSIC Ticino. La biografia personale e professionale di LuigiPedrazzini è lineare ed esemplare: diploma di ingegnere alla Scuola tecnicasuperiore di Lugano nel 1963 e, dopo un soggiorno in Germania, ingresso nel-l’impresa di costruzioni paterna, di cui assume la direzione a partire dal 1966.Nel 1986 completa la formazione professionale con il diploma federale diimpresario costruttore.

Pedrazzini è stato presidente della SSIC Ticino per otto anni. Un periodo dicongiuntura difficile per il settore dell’edilizia ticinese, che all’inizio degli anni 90affrontava un calo progressivo della domanda di lavoro durato fino al 1998.Oggi Pedrazzini ricorda quegli anni con invidiabile distacco: “È stata una bel-lissima esperienza” dichiara con un pizzico di orgoglio. “L’impegno che ci venivarichiesto, a livello di organizzazione professionale, era soprattutto di contrastarela diminuzione di manodopera nel settore della costruzione, che in queglianni vide gli effettivi calare a livello nazionale da 110 mila a circa 70 mila di-pendenti nel corso degli anni 90”. Realista e pragmatico, Pedrazzini viveva queglianni con la consapevolezza che sarebbero tornati tempi migliori. Cresciutonell’impresa paterna affiliata alla SSIC fin dal 1943, aveva già vissuto altri alti ebassi del mercato, cicli favorevoli seguiti da altri meno positivi. “Se il presente inquegli anni non era brillantissimo, si guardava al futuro con grandi speranze.Soprattutto alle grandi opere in gestazione, AlpTransit innanzi tutto, ed il nostroimpegno come Società degli impresari costruttori era di sostenere in primoluogo la promozione di questo gigantesco progetto, perché il consenso politicoattorno a questa iniziativa non era né unanime né pacifico, con resistenze per-fino all’interno della nostra categoria, e poi di creare le premesse per favorirele imprese ticinesi nell’assegnazione dei futuri appalti”.

Luigi Pedrazzini: “L’edilizia non morirà mai”

A destra:Luigi Pedrazzini (al centro) con i colleghidi direzione 1992-1996Michele Pedrazzini (a sinistra) e Dante Gilardi.

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In questa operazione di appoggio al progetto di AlpTransit, Pedrazzinipone in prima fila due esponenti politici ticinesi dell’epoca, Renzo Respini eLuigi Generali: “Respini fu l’ispiratore e Generali il primo presidente delGruppo di sostegno alla realizzazione di AlpTransit. Ho un vivo ricordo di moltiincontri con loro e posso dichiarare con orgoglio che ci sembra di aver ottenuto,come SSIC Ticino e come Cantone, risultati di un certo rilievo.

Il periodo di presidenza di Luigi Pedrazzini alla SSIC Ticino è ancora recen-te, ma i cambiamenti intervenuti all’interno della società sono stati moltissimi.“I miei colleghi di comitato erano quasi tutti impresari della generazione pre-cedente: sono usciti di scena con me, che avevo qualche anno in meno di loro.Oggi, se ci ripenso, sento che mi dispiace un po’ di non aver potuto fare daanello di congiunzione fra una generazione e l’altra degli impresari costruttoriticinesi. Anagraficamente avrei potuto forse svolgere questo compito conmaggior profitto, ma il meccanismo della suc-cessione fra presidenti non prevede che quellouscente mantenga un qualsiasi ruolo nell’or-ganizzazione. È un piccolo rimpianto che miporto nell’animo da quando ho lasciato la caricadi presidente”.

Ma come vede l’ultimo presidente delloscorso millennio la situazione attuale nel settoredella costruzione? “La rivoluzione copernicana èarrivata con gli accordi bilaterali. La libera cir-colazione della manodopera ha comunqueportato a mio avviso più benefici che svantaggi alle imprese. Prima si anne-gava in un mare di burocrazia, mentre oggi, ad esempio, è più facile reclutaremanodopera”.

A differenza dei suoi anni di presidenza, gli attuali sono di congiunturapositiva per il settore della costruzione: “È l’eterna regola dei cicli. Dopo unonegativo ne arriva uno positivo. Ma io lo dicevo allora e lo ripeto oggi: l’edilizianon morirà mai. L’uomo è fatto per costruire case e strade”. Eppure, paradossal-mente, in questo periodo di mercato favorevole si assiste ad un deteriora-mento dei rapporti fra partners sociali nel settore della costruzione. “C’è unatradizione di dialogo tra impresari e sindacati dell’edilizia oggi rimessa in discus-sione da un preoccupante irrigidimento. I sindacati sono più aggressivi rispettoal passato ed i datori di lavoro fermi nel richiedere flessibilità e meritocraziasui cantieri. Ma è un braccio di ferro che si manifesta soprattutto a livello nazionale. In Ticino la situazione mi sembra sostanzialmente non moltodiversa da quella che si registrava durante gli anni della mia presidenza”.

“È stato presidente in un periodo di congiuntura

difficile per il settore dell’edilizia ticinese, che

all’inizio degli anni 90 affrontava un calo progressivo

della domanda di lavoro, durato fino al 1998.

Realista e pragmatico, ha vissuto quegli anni con

la consapevolezza che prima o poi sarebbero

tornati tempi migliori”.

Luigi Pedrazzini: “L’edilizia non morirà mai”

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er il suo ruolo istituzionale di presidente uscente della SSIC Ticino,l’ing. Dante Gilardi è senza alcun dubbio fra gli interlocutori più quali-ficati per tentare di fare un bilancio del periodo storico e del settoreeconomico che sono l’oggetto di questa pubblicazione. La sua espe-

rienza nei ranghi societari è, si può ben dire, esemplare: nel 1984 entra a farparte del comitato della Sottosezione di Lugano, della quale viene eletto presi-dente nel 1992, mantenendo questa carica fino al 1997. Sempre nel 1992,Gilardi entra nella direzione della SSIC Ticino e nel 1996 ne diventa vicepresi-dente cantonale, con responsabilità quale capo dicastero per la formazioneprofessionale. Nel maggio 2000 viene quindi eletto presidente cantonale, conun mandato quadriennale confermato nel 2004.

Presidente della SSIC Ticino per il nuovo secolo ed il nuovo millennio,Gilardi succedeva al collega ing. Luigi Pedrazzini il cui mandato, pure di ottoanni, era stato caratterizzato da una situazione congiunturale non particolar-mente brillante per il settore della costruzione. Con quali sentimenti il nuovopresidente si accingeva all’impresa? “Agli inizi del 2000 – ricorda oggi Gilardi –si aveva l’impressione che il ciclo negativo caratteristico degli anni novanta sistesse esaurendo. La congiuntura sembrava orientarsi di nuovo al bello ed ilnostro invito e auspicio alle imprese era di fare ed operare con ottimismo”.Sussistevano tuttavia alcune perplessità sulle finanze pubbliche: già in occasio-ne del progetto di preventivo per il 1999, il Cantone prevedeva un autofinanzia-mento negativo di 70 milioni di franchi, destinato ad aumentare negli annisuccessivi. Non si poteva dunque ancora parlare di ripresa: i rilevamenti statisticiper il terzo trimestre 2001 continuavano ad indicare sintomi di rallentamento,sia per l’edilizia sia per il genio civile e le riserve di lavoro complessive per ilCantone risultavano diminuite del 10.1%. Per la sola edilizia di soprastruttura ilcalo era del 55.5 % rispetto all’anno precedente, mentre gli indicatori congiun-turali prospettavano un 2002 pure difficile. Si notava tuttavia un aumentodelle domande di costruzione, che sembrava far presagire una speranza diripresa. Nel 2002 vi è stato in effetti un recupero, ma di breve durata: il geniocivile sembrava migliorare, mentre l’edilizia marciava sul posto. Nel 2003 si

Dante Gilardi:il ritorno delle grandi opere

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assisteva ad un nuovo calo della congiuntura, con però ipotesi di crescitaper il 2004. Ciò nonostante il Kof (Centro di ricerche congiunturali del Politec-nico di Zurigo) valutava una leggera tendenza al ribasso rispetto alle previ-sioni precedentemente annunciate e si temeva pure un ritocco verso l’altodei tassi di interesse. Solo dal 2005 si assiste finalmente ad una vera ripresa perl’edilizia abitativa, mentre il genio civile rimane sempre zavorrato dalle misure dirisparmio degli enti pubblici. Il fatturato è comunque in crescita nei due settori”.

In questa ricostruzione degli anni della sua presidenza, Gilardi sottolineadunque le difficoltà congiunturali prolungatesi per i primi quattro o cinque annidel nuovo secolo e la svolta, in positivo, avvenuta soltanto a partire dal 2005.

Dante Gilardi con il suo successore CletoMuttoni, durante l’assemblea generale 2008 della SSIC Ticino.

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Due le ragioni principali di questo nuovo corso: l’avvio a pieno regime di alcunegrandi opere pubbliche (AlpTransit, Piano dei trasporti del Luganese, impiantocantonale di termodistruzione dei rifiuti, ripari fonici autostradali) ed un grandesviluppo dell’edilizia abitativa, quest’ultima favorita dal basso costo del denaroe dai vantaggi nell’investimento immobiliare. Gilardi commenta con favore:“Durante il mio mandato presidenziale ho avuto la soddisfazione di vederel’avvio di alcune grandi opere pubbliche. Per la loro realizzazione la SSIC Ticinoha fatto la sua parte, appoggiando e sollecitando le istanze e autorità politichead accelerarne la messa in cantiere: è anche questo un motivo di particolareorgoglio”. Sull’attuale fase euforica dell’edilizia abitativa il giudizio del presi-dente uscente della SSIC Ticino è realista e pragmatico: “Se da una parte possocondividere le preoccupazioni di chi teme lo scoppio di una bolla speculativaimmobiliare, dall’altra parte penso che la lezione degli anni 80 e 90 abbia inse-

gnato qualcosa a banche e investitori: la situazionenon sfuggirà di mano” osserva Gilardi. E aggiunge:“Noi impresari costruttori abbiamo ormai imparatoche ci sono i cicli congiunturali e a non crederetroppo alle previsioni economiche degli specialisti.Abbiamo comunque capito da tempo che le of-ferte non vanno rifiutate e il lavoro va presoquando viene proposto e non può essere congela-to”. La sua analisi parte da lontano e non escludel’autocritica: “La storia delle imprese di costruzionenel cantone Ticino è costellata di successi, di molto

impegno e purtroppo anche di insuccessi. Abbiamo visto aziende crescere, svi-lupparsi e trasformarsi. Parecchie sono servite da scuola per molti dipendenti ecollaboratori. Abbiamo osservato le difficoltà delle seconde generazioni nelmantenimento e nello sviluppo delle imprese ereditate ed i cambiamenti ancheprofondi nella gestione aziendale: ai titolari storici succedono spesso dirigentiai quali vengono richieste qualità manageriali che lasciano meno spazio ai rap-porti umani. Ed in generale, il rischio che questa professione comporta è moltoalto: il coraggio di aver molto osato è stato raramente premiato, mentre piùspesso è stato punito”. Ma Gilardi non è e non vuole assolutamente apparirepessimista. Sottolinea invece con fervore l’apporto che gli impresari costrutto-ri hanno dato all’economia cantonale ed il loro contributo alla “costruzione” diun bel pezzo di storia del Ticino. E sulle sfide del futuro giudica “importantenon farsi trovare impreparati”, ponendo l’accento su un altro punto fermo dellesue opinioni: l’importanza della formazione professionale. “Per più di 25 anniho insegnato, a tempo parziale, alla Scuola per assistenti tecnici di Lugano e

“Degli anni della sua presidenza, Gilardi sottolinea

le difficoltà congiunturali prolungatesi per i primi

quattro o cinque anni del nuovo secolo e la svolta

in positivo avvenuta soltanto a partire dal 2005.

Due le ragioni del nuovo corso: l’avvio a pieno

regime di alcune grandi opere pubbliche ed un

grande sviluppo dell’edilizia abitativa”.

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tenuto corsi per la formazione degli impresari a Gordola. Ho dato anche il miocontributo nella Commissione scientifica della SUPSI. Quella dell’insegnamen-to è stata una delle più belle esperienze della mia vita professionale. Ho vistoragazzi crescere, da apprendisti a muratori, a tecnici, ad impresari costruttoridiplomati. Li incontro oggi nei più svariati ruoli della professione: di tecnicoresponsabile, di direttore dei lavori, di professionista affermato. Che gioiaaverli accompagnati nella loro crescita professionale! Ma tutta la nostra asso-ciazione ha sempre dedicato molto impegno alla formazione professionale. Neè esempio lampante il Centro di Gordola, realizzato dal 1976 in tappe succes-sive, ora alla vigilia di un nuovo importante ampliamento, il blocco “Arca” cheospiterà i lavoratori e le aule per gli apprendisti metalcostruttori, falegnamie montatori di impianti sanitari e di riscaldamento. È una realizzazione ambi-ziosa, che richiede un importante investimento e che verrà realizzata entrola fine del 2009”. Ma investire, avere il coraggio di osare per le future gene-razioni, secondo il presidente Dante Gilardi, è il modo migliore per credere inquello che si fa.

Più severo invece il giudizio che Gilardi formula riguardo ad un ultimofronte del suo impegno di presidente della SSIC Ticino: il rapporto con i sindaca-ti: “Da questo punto di vista, il mio mandato presidenziale non iniziava sotto imigliori auspici”. Per fine aprile 2000 la SSIC Ticino aveva dato disdetta cautelati-va al contratto collettivo cantonale, rispondendo in questo modo all’atteggia-mento duro dei sindacati ed alle manifestazioni da essi organizzate a sostegnodelle loro rivendicazioni. Un accordo venne poi trovato a livello nazionale e nel-l’autunno 2002 si arrivò all’introduzione del pensionamento anticipato a 60anni. “Questa importante decisione, intrisa di socialità, e il miglioramento dellacongiuntura faciliteranno i rapporti fra impresari e sindacati degli anni successi-vi”. Una tregua durata pochi anni ed interrotta in tempi più recenti dal vuotocontrattuale durato dal 30 settembre 2007 al 1° maggio 2008.

I punti principali di contrasto sono la flessibilità ed il riconoscimento delsalario al merito. Gilardi osserva che “l’atteggiamento dei sindacati (o per lomeno di alcuni sindacalisti) si è fatto molto più duro, ma con gli scioperi e lemanifestazioni selvagge hanno ottenuto l’effetto contrario alle loro intenzioni:hanno irrigidito e compattato il fronte degli impresari”. L’unico auspicio cheGilardi formula è che “in futuro si possa contare su un sindacalismo più moder-no e ragionato. Ho infatti scoperto che si possono intrattenere buoni rapporticon i sindacati, in certi casi quasi amichevoli: basta concedere loro quello chechiedono. Ma non è il ruolo del presidente e comunque è pericoloso perl’economia del Paese e in definitiva anche per i concittadini sui quali ricadono irincari e l’aumento dei costi per chi costruisce”.

Dante Gilardi: il ritorno delle grandi opere

Gilardi ad Edilespo 2002promuove l’edilizia abitativa.

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e c’è una costante, nella quasi centenaria storia della Società ticinesedegli impresari costruttori, è di aver sempre avuto presidenti, ma anchesegretari (ora direttore), di lungo corso e di alto profilo professionale.Se ne ha conferma durante l’ultimo ventennio, durante il quale solo

tre presidenti si sono succeduti al vertice istituzionale dell’associazione mentrela direzione operativa è rimasta sempre nelle mani vigorose (diceva Antonini)di Edo Bobbià. Il presidente che traghetta, per così dire, la SSIC Ticino nell’eracontemporanea, fissando la pietra miliare del cambiamento nel 1989, anno delcrollo del muro di Berlino e del regime comunista sovietico, è Renato Antonini.In carica dal 1984, titolare di un’impresa di costruzioni di Bellinzona affiliataalla SSIC fin dalla fondazione, Antonini enuncia in occasione del 70.mo dellasocietà, il suo pensiero su passato e futuro dell’associazione degli impresari

A cavallo del nuovo millennio

Lavoratori sul cantiereAlpTransit. Foto AlpTransit.

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costruttori, rifacendosi alla “vocazione morale e sociale” degli imprenditori delsettore “a vantaggio dell’intera comunità” e vedendo affacciarsi fenomeni “acui l’umanità guarda con comprensibile apprensione”: la mancanza di alterna-tive energetiche, il progressivo deterioramento dell’ambiente, gli scompensieconomici e sociali nel terzo mondo, l’insicurezza valutaria, i numerosi foco-lai bellici, i genocidi e la lotta fra grandi potenze. Parole che, rilette oggi,conservano una sorprendente attualità e denotano una grande lungimiranzadi giudizio.

Ad Antonini, nel febbraio 1992, succede Luigi Pedrazzini, omonimo delpolitico che andrà ad occupare un posto nel Consiglio di Stato, anch’egli diorigine valmaggesi, ma luganese d’adozione, ingegnere STS, dalla metà deglianni 60 alla guida dell’impresa di costruzioni paterna. Come altri presidentidella SSIC suoi predecessori, nel ciclico alternarsi di periodi di vacche grasse emagre che ha caratterizzato il ventesimo secolo, Pedrazzini vede coincidere ilsuo mandato con una fase di bassa congiuntura economica. Sarà lui stesso a

Vita di cantiere.

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farne un bilancio in un’intervista sul periodico informativo della SSIC Ticino“Metrocubo” nel gennaio 1999: “La crisi di questi sette anni ha cambiato e stamodificando la mentalità imprenditoriale dei costruttori ticinesi, confessaPedrazzini, annunciando che “questa cura di cavallo ha praticamente dimez-zato il numero degli addetti nelle nostre imprese”, anche se il numero degliimprenditori “non si è per fortuna ridotto proporzionalmente”. Per coltivarenuove aspirazioni di crescita, Pedrazzini dichiara che “alla base di ogni successorimane sempre l’uomo, con le sue capacità e le due idee”, escludendo tuttaviache si possa ancora “improvvisare, come era permesso un tempo”, ma giudi-

Viadotto autostradale in Valle Leventina.

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cando necessari “preparazione, serietà ed un continuo aggiornamento”. All’epoca di queste dichiarazioni, Pedrazzini aveva già annunciato per il 2000la rinuncia al mandato presidenziale. Intento confermato e che si trasforma,all’82.ma assemblea della SSIC Ticino, nel passaggio di consegne al vicepre-sidente dell’associazione, ing. Dante Gilardi di Lugano. All’alba del nuovomillennio, la Società ticinese degli impresari costruttori si appresta dunque aripartire, come osserva il direttore Edo Bobbià, “con rinnovata speranza”. Lacrisi degli anni 90 sembra alle spalle, con il vecchio secolo ormai messo agliarchivi. Le speranze per un futuro migliore avranno, ahinoi, vita breve, ma alsuo insediamento il nuovo presidente può evidentemente formulare auspicipositivi per l’avvenire dell’associazione. Gilardi pone l’accento sulla formazio-ne professionale, postulando di “adattarla alle mutate esigenze del mercato”.Ed intravvede “pure un’area di miglioramento gestionale per i dirigenti respon-sabili delle imprese” ampliando la “base teorica di conoscenze”. All’orizzontesi profila intanto il tema di fondo del terzo millennio per l’intero mondo dellavoro nel nostro paese: la progressiva introduzione del libero passaggio dellamanodopera nelle nazioni europee. Una chiara maggioranza del popolo svizzeroaccetta in votazione popolare gli accordi bilaterali con l’Unione europea, anchese il Ticino, con Svitto, li boccia. La posizione della SSIC Ticino su questa rivolu-zione in arrivo sul mercato del lavoro, è riassunta efficacemente nel titolo di uneditoriale che viene pubblicato nel numero di febbraio 1999 dalla rivista“Metrocubo”: “Libera circolazione, libera preoccupazione”. I sentimenti sonocioè combattuti tra le aspettative alimentate da ogni apertura di mercato e leinquietudini per la concorrenza fra realtà territoriali economicamente squi-librate. Della libera circolazione continueremo ad occuparci in un prossimocapitolo. Torniamo invece agli avvicendamenti in seno alla SSIC Ticino per ri-cordarne almeno uno, importante, che avviene proprio agli inizi del 2000,nell’organizzazione della società. Il segretario aggiunto, ing. Mirko Heimann,lascia la SSIC Ticino per intraprendere una nuova attività professionale nelsettore privato. Gli subentra l’ing. Vittorino Anastasia, già dirigente d’impresa eresponsabile dell’Ufficio calcoli della società. Nei dodici anni di attività alservizio dell’associazione, Heimann si è occupato in particolare di sicurezza sullavoro, ambiente (gestione delle discariche), informatica, informazione (curandoin particolare la redazione di “Metrocubo”), certificazione della qualità (ISO9001) e collaborazione trasfrontaliera. Dopo l’uscita di Heimann, il vertice delsegretariato della SSIC Ticino, sempre diretto da Edo Bobbià, affiancato daVittorino Anastasia, può ora contare anche sull’ing. Nicola Bagnovini, oggiresponsabile dell’Ufficio informatica, delle relazioni interne ed esterne, dellasicurezza sul lavoro e della redazione di “Metrocubo”.

A cavallo del nuovo millennio

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onclusi politicamente nel dicembre 1998 a Vienna, accettati dal Po-polo svizzero con la votazione del 21 maggio 2000 e entrati in vigoreil 1° giugno 2002, gli accordi bilaterali settoriali tra l’Unione europea(UE) e la Svizzera vertono su sette settori: i trasporti aereo e terrestre,

la libera circolazione delle persone, la ricerca, gli appalti pubblici, l’agricoltura,nonché l’eliminazione degli ostacoli tecnici al commercio. Per il settore dellacostruzione sono due i più significativi: quello sugli appalti pubblici e quellosulla libera circolazione delle persone.

L’accordo bilaterale sugli appalti pubblici – conseguenza diretta degliimpegni assunti dalle parti riguardo alla liberaliz-zazione dei mercati, segnatamente nell’Accordorelativo agli appalti pubblici (AAP) concluso aMarrakech il 15 aprile 1994 ed entrato in vigoreil 1° gennaio 1996 (accordo GATT) – rispetto aquest’ultimo ha introdotto in particolare l’obbligodi assoggettamento delle commesse di un certovalore anche dei Comuni, oltre a quelle della Con-federazione e dei Cantoni. Un’altra particolarità diquesto accordo è data dal fatto che prevale, inmateria di libera circolazione delle persone, su

quello specifico, che limita temporalmente il lavoro distaccato a 90 giorni,mentre, per ovvi motivi, l’accordo sugli appalti pubblici deve concedere il temponecessario alla realizzazione della commessa.

L’unico caso finora registrato di aggiudicazione di un importante appal-to a ditte estere, nell’ambito di accordi internazionali, a parte quelli per i lavoriin sotterraneo, è stato nel 2001 quello per il rifacimento del tratto di autostradaA2 sopra Capolago, denominato “Progetto Generoso”, del valore di ca. 70milioni di franchi, deliberato ad un consorzio italo-svizzero. La decisione è statasofferta sia dal punto di vista tecnico, sia da quello politico e, come si può benimmaginare, ha generato molta amarezza fra i costruttori ticinesi. Per lungotempo rimosso come un cattivo pensiero o come un’eventualità lontana nel

Gli accordi bilaterali

“Per un paese come la Svizzera, in particolare per

un cantone di frontiera come il Ticino, ancora

di più per un settore come quello dell’edilizia e

del genio civile, storicamente abituato a contare

sull’apporto dei lavoratori italiani frontalieri,

la libera circolazione delle persone rappresenta

una rivoluzione copernicana”.

Incontro transfron-taliero a Campioned’Italia (giugno2000) . C

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tempo, il tema della libera circolazione delle persone nel mondo del lavoroall’interno dell’Unione europea, compresa la Svizzera che non fa parte di questaorganizzazione, ma che ha siglato con essa una serie di accordi bilaterali, diven-ta improvvisamente d’attualità con l’avvento del nuovo millennio. Trascinandole inquietudini e le contraddizioni che ogni osservatore economico, qualunqueruolo ricopra nel mondo del lavoro, si trova inevitabilmente a rilevare. La liberacircolazione della manodopera è in linea di principio un vantaggio per ognimercato del lavoro. Garantisce in ugual misura l’imprenditore ed il lavoratore.Siglando nel dicembre 1998 questo accordo bilaterale con l’Unione europea(non l’unico, ma uno dei principali), la Confederazione si impegnava a rinun-ciare a qualsiasi discriminazione e ad abbandonare progressivamente, secondoun programma a tappe, le disposizioni protettive contenute nell’ordinanza chelimita la presenza di lavoratori stranieri. Per un paese come la Svizzera, inparticolare per un cantone di frontiera come il Ticino, ancora di più per un set-tore come quello dell’edilizia e del genio civile, storicamente abituato a contaresull’apporto dei lavoratori italiani frontalieri, la libera circolazione della mano-dopera rappresenta una autentica rivoluzione copernicana. Insidiosa perché?Nel marzo 1999, in occasione di una sua assemblea, la SSIC Ticino tenta didare risposta a questo e ad altri interrogativi organizzando un dibattito nelquale un economista di rango, Alfonso Tuor, mette in guardia soprattutto con-tro la possibilità, offerta dalla libera circolazione di manodopera, di effettuarein Ticino il cosiddetto “lavoro distaccato”, che di fatto permetterà ad unamoltitudine di lavoratori indipendenti italiani, artigiani e “padroncini” di venire alavorare nel Cantone per almeno 90 giorni all’anno senza più alcuna necessitàdi chiedere preventivamente un permesso di lavoro. Basta una semplice notifica.Con il pericolo di un crollo patologico dei prezzi e della qualità della produzione.Non tutti, naturalmente, vedono soltanto i pericoli di una deregolamentazione.In quello stesso dibattito un giovane avvocato ticinese che ha fatto parte delladelegazione svizzera del Dipartimento degli esteri che ha condotto le tratta-tive per gli accordi bilaterali con l’Unione europea, Michele Rossi, rammentache “con le misure fiancheggiatrici pretese dal Consiglio federale si eviterà disnaturare il mercato del lavoro”. Queste misure fiancheggiatrici, o di accompa-gnamento, come vengono anche definite, prevedono l’introduzione di salariminimi, l’incentivazione dei contratti collettivi di lavoro e una legislazione sullavoro distaccato. Cautele sufficienti a scongiurare fenomeni di dumpingsociale e salariale? Gli addetti ai lavori confidano nel lavoro di controllo affidatoalle Commissioni paritetiche dei vari settori professionali ed alla Commissionetripartita, composta da rappresentanti delle organizzazioni professionali, deisindacati e del Cantone, insediata il 1. giugno 2004, data fondamentale nel

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processo di liberalizzazione della manodopera. Altra tappa importante in questopercorso di apertura è quella del 1. giugno 2007, che vede l’abolizione deicontingenti per i permessi di dimora e la scomparsa dello statuto di frontalierenell’accezione di domiciliato nella zona italiana di confine. Fra queste due sca-denze, il 25 settembre 2005, il popolo svizzero viene chiamato a pronunciarsisull’estensione della libera circolazione ai cittadini dei dieci nuovi Stati entratia far parte dell’Unione europea (si tratta di Estonia, Lettonia, Lituania, Malta,Polonia, Slovacchia, Slovenia, Cechia, Ungheria e Cipro). Le precedenti riservesui timori di invasione di lavoratori stranieri soggetti a minori controlli vengonoin questo caso estese alle migliaia di lavoratori provenienti soprattutto dal-l’Europa dell’Est. Nasce l’immagine (e lo spettro) dell’”idraulico polacco”, figu-ra simbolica di lavoratore pronto ad operare in qualsiasi luogo dell’Europaoccidentale a tariffe inimmaginabili (e inaccettabili) per ogni operatore autoc-tono. Ma la strada già imboccata della sostanziale integrazione elvetica nelmercato europeo sembra senza ritorno e le parole dell’allora presidente della

Esecuzione di “Jetting”verticale sul cantieredella galleria Vedeggio-Cassarate. Foto Piano dei trasporti del Luganese / Consorzio DL2010.

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SSIC Ticino Dante Gilardi, in un editoriale che appare su “Metrocubo”, si rivelanouna volta ancora di assoluto buon senso: “L’idea che mi convince sempre più èquella che, al momento attuale, non vi sia un’alternativa valida e credibile allaconferma degli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea per rivivere unafase di crescita economica e di benessere per l’intera popolazione elvetica.Come una medicina, la libera circolazione di manodopera non è priva di con-troindicazioni ed effetti collaterali, ma persegue l’obiettivo di un grande mercatoeuropeo del lavoro, armonioso e fondato sulla libera concorrenza. Obiettivorealistico? Ai posteri, come si suol dire, l’ardua sentenza”.

L’osservazione del mercato del lavoro è tuttavia costante. Nel rapportodell’autunno 2007 presentato dalla Commissione cantonale tripartita, presiedu-ta dal sindacalista Renzo Ambrosetti, si osserva in particolare che “il fenomenodei lavoratori distaccati e indipendenti è in continua espansione” nel Ticino.Nei primi sei mesi del 2007 sono state presentate 3’302 notifiche contro le2’587 dello stesso periodo nel 2006. “Siamo il Cantone svizzero maggiormentesotto pressione, ma anche quello in cui si controlla di più” osserva Ambrosetti,precisando che “rispetto al passato è fortunatamente riscontrabile un mag-giore rispetto delle norme contrattuali di lavoro da parte delle ditte estere chedistaccano lavoratori sul territorio cantonale”. Il numero delle sanzioni inflitteper infrazione dei minimi salariali è diminuito. Merito senza dubbio anche del-l’aumentato numero di ispettori dispiegati da due diverse istituzioni: l’Ispetto-rato cantonale del lavoro (che ne utilizza cinque ed è già stato autorizzato dalParlamento ad assumerne altri tre) e l’Associazione interprofessionale di con-trollo che dispone di tre ispettori, mentre un quarto è in arrivo. “La strategiadella tolleranza zero, anche se suscita malumori oltre frontiera, è pagante”osserva Ambrosetti, che pone tuttavia l’accento anche su due problemi finorairrisolti: quello degli indipendenti (o pseudo-indipendenti) e quello degli appaltia cascata (subappalti): “Una situazione insoddisfacente che richiede correttivia livello nazionale” dichiara il presidente della Commissione cantonale tripartita.Preoccupazioni, quelle di Ambrosetti e della Commissione tripartita, ampiamen-te condivise a livello istituzionale, come puntualmente confermato, nell’ottobre2007, dalla presentazione, da parte del Consiglio di Stato ticinese, della leggecantonale di applicazione di due leggi federali: quella sul lavoro distaccato,che risale al 1. giugno 2004, e quella sui provvedimenti in materia di lotta allavoro nero, entrata in vigore a partire dal 2008. Quest’ultima legge prevedel’istituzione di un ulteriore organo cantonale di controllo, un segretariatoistituito presso l’Ufficio cantonale per la sorveglianza del mercato del lavoro,che assisterà la Commissione tripartita nella sorveglianza della libera circo-lazione di manodopera nel Cantone.

Gli accordi bilaterali

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inizio degli anni 80 fu caratterizzato dall’introduzione della Leggesull’esericizio della professione di impresario costruttore (LEPIC).Essa istituiva tra l’altro l’albo professionale delle imprese nel settoreprincipale della costruzione, fissando il principio dell’obbligo di pos-

sedere le necessarie qualifiche professionali per l’esecuzione di opere di soprae sottostruttura. Si realizzavano così, finalmente, i postulati principali del-l’iniziativa parlamentare generica presentata nel 1973 dall’allora segretariocantonale della SSIC Ticino Felice Lazzarotto. L’inizio degli anni 2000 segnal’avvento della nuova Legge cantonale sulle commesse pubbliche (LCPubb),

in funzione del rispetto delle nuove normativeeuropee. Due avvenimenti storici per il mondodella costruzione nel cantone Ticino, ma se peristituire l’albo professionale degli impresari civollero una dozzina d’anni, per la nuova Leggesulle commesse pubbliche ne bastano circa tre.Nel tempo intermedio, la vecchia Legge canto-nale sugli appalti, risalente al lontano 1942,subisce nel 1978 una riforma importante chesegna l’eliminazione del principio del cosiddetto“preventivo normale” ed il passaggio ad un

criterio meno rigido che serve a premiare il miglior offerente sulla base di unapiù ampia facoltà di scelta per l’ente pubblico committente. In questo periodo,un ruolo importante è stato assunto dal compianto arch. Dario Bottini – per25 anni capo dell’Ufficio lavori sussidiati e appalti, al quale è subentrato nel1990 l’arch. Piergiorgio Minoretti – così ricordato dal direttore della SSIC TI,Edo Bobbià. “Con l’inseparabile Giorgio Calastri, rappresentava l’allora Diparti-mento delle costruzioni. Ci si intese subito, forse a causa di una similitudinecaratteriale, e si instaurò un bellissimo legame. Quando arrivai alla Societàsvizzera impresari costruttori, fui facilitato nel ruolo anche da Dario Bottini,che non mi fece mai mancare il suo qualificato apporto. Egli sapeva tutto delsettore, delle leggi specifiche, delle ordinanze. Credo sia importante trovare

Dagli appalti alle commesse pubbliche

L’“La nuova regolamentazione sugli appalti pubblici

si è resa necessaria per due motivi principali: innanzi

tutto per rendere la normativa cantonale compatibile

con il diritto federale, in secondo luogo per la necessi-

tà di armonizzare questo importante strumento

legislativo con le analoghe leggi nazionali

e internazionali”.

Il viadotto autostradaledella Biaschina.

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nel corso della vita delle persone di riferimento, magari poche ma leali e dispessore, come fu l’Arch. Bottini per me”.

Con l’avvicinarsi del cambio di secolo (e di millennio) nel novembre1998 il Dipartimento del territorio presenta il progetto di nuova “Legge sullecommesse pubbliche” che modifica anche la precedente denominazione di“Legge cantonale sugli appalti”.

L’interesse e l’attenzione della SSIC Ticino per la riforma della legislazionesugli appalti si manifestano attraverso l’impegno parlamentare in prima filadel direttore Edo Bobbià, che faceva parte della Commissione della legislazionedel Gran Consiglio. Prima di portare in aula il messaggio governativo, la SSICTicino esamina la legge in un gruppo di lavoro interno, proponendo una seriedi emendamenti, in gran parte accettati. All’indomani dell’approvazione dellanuova Legge cantonale sulle commesse pubbliche, proprio Bobbià, sul periodico“Metrocubo” di gennaio/febbraio 2001, tira le somme della riforma: “Se verràapplicata bene come spero – dichiara il direttore della SSIC Ticino – questalegge potrà al tempo stesso favorire le imprese indigene che lavorano bene epermettere agli enti pubblici di concretizzare opere e servizi a prezzi equi,senza disavventure sulla qualità e sull’affidabilità delle ditte concorrenti”. Bobbiàpone l’accento sulle principali caratteristiche della nuova legge: “Gli esecutivicantonale e comunali hanno maggiori strumenti e responsabilità rispetto alpassato perché le nuove disposizioni permettono di premiare quelle impreseche danno al mercato interno ticinese una connotazione di qualità nel rin-novamento, adeguandosi alle mutate esigenze del mercato e del cliente”.

La sala del Gran Consiglio ticinese(giugno 2008).

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Detto così sembra poco o nulla, mentre in realtà è una rivoluzione: “Entra nellalegge il concetto, nuovo, del libero accesso al mercato – osserva ancora Bobbià –senza discriminazione di sorta, con l’intento di favorire gli interessi della popolazione locale”. Sembra una cosa da nulla, mentre in realtà è una svoltache si propone “di far crescere ulteriormente l’imprenditoria ticinese”, non perla sua cittadinanza o nazionalità, ma “perché capace di vincere il confronto”in un contesto di concorrenza nazionale ed internazionale.

Su “Metrocubo”, un commento dal fronte della Società ticinese degli im-presari costruttori è dell’allora segretario cantonale aggiunto, Mirko Heimann:“Non v’è dubbio che questa nuova legge, più moderna e flessibile, richiamerà al-le imprese maggiore creatività, rischio imprenditoriale e volontà diverse dalleattuali, nonché l’abbandono di certi schemi operativi che, complice la globaliz-zazione dei mercati, hanno fatto il loro tempo”. Heimann si dichiara fiducioso“che questa apertura controllata possa stimolare l’economia”, a condizionetuttavia ”che non diventi il pretesto per deliberare sempre e comunque alprezzo più basso, a scapito di quello giusto”. Il suo monito è esplicito: “Nel no-me di una concorrenza e di una trasparenza che si vorrebbero le più spintepossibili, una politica di questo tipo – così come l’apertura indiscriminata eperseverante a ditte esterne o estere senza che l’economia locale del cantoneTicino possa trarne un minimo beneficio diretto o indotto – sembrerebbe de-cisamente poco comprensibile ed opportuna”. Il percorso parlamentare dellanuova legge segue il suo corso e si conclude il 20 febbraio 2001 con l’appro-

Lavori di risanamentodel bacino idroelettricodi Airolo (luglio 2003).

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vazione del Gran Consiglio, all’unanimità. Che cosa cambia con la Legge sullecommesse pubbliche in vigore al posto della vecchia Legge sugli appalti pub-blici? Ce lo spiega Vittorino Anastasia, nel frattempo subentrato ad Heimannquale vicedirettore della SSIC Ticino: “La nuova regolamentazione si è resanecessaria per due motivi: innanzi tutto per rendere la normativa cantonalecompatibile con il diritto federale, in particolare con la “Legge sul mercatointerno” che prevede il divieto di discriminazione delle ditte svizzere nell’asse-gnazione di commesse pubbliche. Il secondo motivo è la necessità di armonizza-re questo importante strumento legislativo con le analoghe leggi nazionali einternazionali” afferma Anastasia. I cambiamenti più importanti apportati dallariforma sono quattro: l’assoggettamento alla legge anche delle forniture diprestazioni di servizio (quali, ad esempio, mandati di progettazione o di con-sulenza), la subordinazione alla Legge sulle commesse pubbliche anche di altrienti preposti a compiti cantonali o comunali (ad esempio i patriziati, o lo stessoEnte ospedaliero cantonale) e perfino di enti privati sussidiati in modo cospi-cuo, l’introduzione di una nuova forma di appalto in due fasi (la cosiddetta“procedura selettiva”) e del diritto di ricorso. Come sottolinea ancora il vicedi-rettore della SSIC Ticino, “Gli scopi della legge sono di disciplinare in modotrasparente le procedure di aggiudicazione, promuovendo un’efficace concor-renza tra gli offerenti, ai quali deve essere garantita parità di trattamento, esostenendo un impiego parsimonioso delle risorse finanziarie pubbliche”. LaLegge sulle commesse pubbliche prevede infine anche due procedure straor-dinarie: l’invito e l’incarico diretto. La procedura a invito, che riveste caratteredi promozione dell’economia locale, permette al committente di invitare alme-no tre concorrenti per commesse edili fino ad un valore soglia di 200 milafranchi, commesse artigianali fino a 50 mila e prestazioni di servizio fino a 383mila franchi. L’incarico diretto è consentito per interventi urgenti (ad esempioin caso di catastrofi naturali) e con limiti di 50 mila, 30 mila e 150 mila franchiper gli ambiti citati in precedenza. Per questi interventi vi è anche l’obbligoper gli enti aggiudicanti di pubblicare annualmente le commesse superiori a5 mila franchi. “Il nuovo quadro normativo si può ritenere efficace e soddi-sfacente” osserva Anastasia. Gli fa eco Edo Bobbià, che dai banchi del GranConsiglio e quale membro della Commissione della legislazione ha partecipatoalla gestazione della nuova legge: “Abbiamo tenuto sempre presenti treobiettivi: in primo luogo di adottare disposizioni in funzione dell’apertura deimercati. Quindi di garantire al mercato interno pari opportunità di vinceregli appalti ed infine di dare agli enti pubblici nuovi strumenti per poter deli-berare al migliore offerente, sulla base di precise valutazioni, piuttosto cheal minor offerente”.

Dagli appalti alle commesse pubbliche

Natura e calcestruzzo, sviluppo sostenibile.

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nella natura delle cose che nella storia della Società svizzera impresaricostruttori Sezione Ticino il rapporto con le organizzazioni sindacalisia stato spesso caratterizzato da conflitti e tensioni. Sarebbe dasprovveduti ritenere che un settore professionale importante come

quello della costruzione sia stato e sia una specie di paradiso terrestre, al riparoda contrasti fra gli interessi della parte padronale e della classe lavoratrice.Questo confronto, a volte duro, a volte caratterizzato anche da accordi impor-tanti, è stato sempre presente nell’agenda di impegni della SSIC Ticino fin dallasua costituzione, agli inizi del secolo scorso. Infatti, se la data di nascita uffi-ciale della società è il 14 settembre 1918, la prima riunione dei promotori dellacostituzione di un’associazione fra impresari costruttori ticinesi deve esserefatta risalire ad un paio di mesi prima, precisamente al 21 luglio, quando sitenne a Lugano una convocazione preliminare di “potenziali soci”. Ebbene, inquello stesso luglio, proprio a Lugano, per gli effetti della gravissima crisi eco-nomica di quegli anni e di una dilagante disoccupazione, ci fu un’agitazioneoperaia che , per essere sedata, richiese addirittura l’intervento dell’esercito. Lemanifestazioni ripresero poi in ottobre con forme di sciopero reiterate nellaprimavera successiva, fino all’apertura di trattative con la Camera del lavoroche portarono alla prima convenzione collettiva cantonale tra partners sociali.In quegli avvenimenti, anche drammatici, che segnarono visibilmente l’avviodella vita associativa della SSIC Ticino si avvertono già i segni, verrebbe quasida dire i geni, di successivi avvenimenti che confermeranno, per tutto il secoloscorso e anche nei pochi anni dell’attuale, il rispettivo gioco delle parti. “Ventidi guerra” è ad esempio il titolo bellicoso di un editoriale che la SSIC Ticino fapubblicare in uno dei suoi primi numeri di “Metrocubo”, nell’agosto 1992. Silegge: “I sindacati (sindacalisti) ticinesi ambiscono a medaglie al merito edhanno fatto ricorso alle maniere forti. Nessuna sorpresa, considerando chi ti-ra e guida il carro (carro armato/autoblindo). È dunque partito l’ordine dimobilitazione verso le maestranze democraticamente (!!!) invitate ad equipag-giarsi di fucile e baionetta (con qualche bomba a mano) per attaccare senzaindugi la roccaforte padronale”. L’occasione per questo ennesimo scontro fra

Il difficile rapporto con i sindacati

È

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impresari e sindacati era un aumento salariale, preteso da una parte e giudicatoeccessivo dall’altra. Verrà trovata presto o tardi un’intesa, come in definitiva èsempre accaduto. Interessante però è registrare, in questa come in successiveoccasioni, l’esistenza di un’accusa che la parte padronale rivolge sovente aisindacati: “Importante non è il posto di lavoro degli operai, ma piuttosto unaeclatante politica sindacale, in molti casi benedetta dai media, che dia l’im-pressione, ma purtroppo solo quella, di una volontà vera e seria di affrontare erisolvere i tanti problemi che si presentano in tempi di recessione economica”.A queste accuse di autoreferenzialità, di avere più a cuore le sorti della loro or-ganizzazione che non quelle dei loro assistiti, i sindacati hanno sempre replicato

Al centro di ogni vertenza c’è sempre il lavoro dell’uomo.

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con vivacità e prontezza, non difettando loro gli strumenti comunicativi perfarlo efficacemente. Non è questa tuttavia la sede per dirimere le divergenze difondo dei partners sociali. Qui ci interessa soltanto ricordare alcune fasi, indi-cative, della politica societaria della SSIC Ticino e la sua dichiarata volontà dirispettare anche gli interessi dei lavoratori, e non soltanto degli imprenditori,del settore della costruzione. Ecco, ad esempio, nel dicembre 2001, in un mo-mento delicatissimo per la storia mondiale (è di tre mesi addietro l’attentatoalle torri gemelle di New York) la denuncia del direttore cantonale Edo Bobbià:“A rischio il Contratto collettivo di lavoro nell’edilizia! Che ne sarà di questoimportante strumento sociale?” si chiede il dirigente della SSIC Ticino.

È un ritornello che torna a scadenze regolari. Sempre Bobbià, in tempipiù recenti, per confermare che i problemi sono sempre gli stessi , segnalasul numero di novembre/dicembre 2006 di “Metrocubo” che “L’accordo sala-

riale per il 2007 è fallito” perché, di fonte ad unaproposta padronale di aumento di 100 franchial mese (70 per tutti e 30 franchi al merito) “i sindacati hanno risposto picche, causando difatto un minor guadagno per i propri affiliati”. I rappresentanti dei lavoratori contestavano in-fatti la parte di aumento collegata “al merito”.“Come dire che per i sindacati tutti gli operaisono ugualmente bravi e diligenti, quando tuttinoi sappiamo bene che non è affatto così” osser-vava Bobbià. “Non riconoscere il merito è anche

una dimostrazione di assenza di rispetto verso l’imprenditore, che deve avere ilsacrosanto diritto di decidere chi premiare dei suoi migliori collaboratori, anchecon un diverso ritocco verso l’alto dello stipendio”. Intanto, però, i lavoratoridel settore dell’edilizia una conquista storica l’hanno ottenuta.

Nel giugno 2003 il Consiglio federale, con l’avvallo delle parti contraenti,decreta l’obbligatorietà generale del Contratto collettivo per il pensionamentoanticipato, a 60 anni, nel settore dell’edilizia principale. Decisione che rap-presenta una prima assoluta per il mondo del lavoro in Svizzera. Essa cadeproprio mentre ferve il dibattito sul possibile aumento dell’età pensionabilegenerale ed il presidente della Confederazione, Pascal Couchepin, prospetta unpossibile innalzamento dagli attuali 65 a 67 anni. “Edilizia quindi in contro-tendenza?” chiede retoricamente il vicedirettore Vittorino Anastasia in un edi-toriale di “Metrocubo” di maggio/giugno 2003. E risponde: “Non credo sianecessario essere esperti in materia per capire che se la speranza di vita au-menta in modo importante come registrato negli ultimi decenni – passando

“Un confronto costante, anche duro, ma spesso

baciato dal successo costituito dai rinnovi

contrattuali. Sarebbe ingenuo ritenere che un

settore professionale come quello della costruzione

sia una specie di paradiso terrestre, al riparo

da contrasti fra gli interessi della parte padronale

e della classe lavoratrice”.

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dagli anni 50 al 2000 da 66.4 anni a 77.2 per gli uomini e da 70.9 a 82.8 anniper le donne – mentre diminuisce il numero delle nascite, i costi per le assicura-zioni di vecchiaia non possono che aumentare in maniera ancora più marcata.Ecco che allora il bilancio non quadra più”. È pure vero che “l’aumento dellasperanza di vita non significa automaticamente allungamento delle potenzialitàoperative” ammette Anastasia in riferimento al pensionamento anticipatodegli edili, ma a suo avviso “le soluzioni vanno cercate differenziando il caricodi lavoro fisicamente duro accumulato negli anni in combinazione con unaflessibilità individuale e diversificata anche all’interno del settore stesso”. Per idatori di lavoro del settore della costruzione, è l’opinione del segretario aggiun-to della SSIC Ticino, l’introduzione del pensionamento anticipato, che pure è ilrisultato di un accordo fra le parti sociali, lascia “un po’ di rammarico fra idatori di lavoro per non essere riusciti ad introdurre la componente di flessibi-lità”. E che i giochi non siano mai definitivamente conclusi, Anastasia lo lasciaintendere nella conclusione del suo editoriale: “A dipendenza di quanto verràdisposto in merito al risanamento delle casse AVS ed in previsione dell’innalza-mento dell’età di pensionamento, un ripensamento del modello sarà a miomodo di vedere imprescindibile, per garantire il mantenimento del pensio-namento anticipato a costi sostenibili”. L’eterna “guerra” fra imprenditori esindacati sarà dunque destinata a perpetuarsi, così come la retorica bellicadel loro confronto.

La cronaca più recente, nel ciclico alternarsi di allontanamenti e riav-vicinamenti fra le parti, fa registrare una nuova stagione di crisi a partire dalmaggio 2007 quando i delegati nazionali della SSIC decidono di disdire ilContratto nazionale mantello per la fine di settembre. Seguono un’estate edun autunno caldi, che culminano in una manifestazione nazionale di prote-sta degli edili a Zurigo il 22 settembre e in una sospensione del lavoro il 13ottobre sui cantieri di AlpTransit San Gottardo. Sfiorata a più riprese la rot-tura definitiva delle trattative fra impresari e sindacati, il riavvicinamento sirealizza proprio a partire dal Ticino dove, il 18 febbraio 2008 viene trovatoun accordo “ponte” cantonale che prevede un aumento salariale generaliz-zato di 100 franchi al mese (o di 55 centesimi all’ora) e un aumento indivi-duale al merito pari allo 0.5 % della massa salariale dell’impresa. L’intesa,raggiunta anche nella Svizzera romanda, fa da locomotiva all’accordo nazio-nale che viene annunciato il 14 aprile successivo, con entrata in vigore apartire da maggio 2008. Ed il direttore della SSIC Ticino Edo Bobbià com-menta con orgoglio: “Con il nostro accordo di febbraio abbiamo sicuramentecontribuito a smuovere le acque e ad esercitare forte pressione sui verticinazionali. Il risultato di oggi è anche merito nostro”.

Il difficile rapporto con i sindacati

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l Comitato di redazione mi chiede un’impressione personale sulla relazionefra la SSIC TI e i sindacati firmatari del Contratto collettivo di lavoro nazio-nale e cantonale, cioè OCST e UNIA. Parlerei, come prima immagine, di unrapporto tormentato, di un dibattito sempre vivace, non di rado polemico e

duro. È però degno di menzione il fatto che ambedue le parti si sono sempreaffrontate a viso aperto e con una dialettica senza esclusione di colpi. La partepiù difficile da sostenere era quella dei datori di lavoro, spesso definiti “padroni”e non certo con intenzioni elogiative. Difficile poiché una fetta consistentedell’opinione pubblica tendenzialmente simpatizzava per gli operai (meno per isindacati) come ben comprensibile. Da parte della SSIC TI non si riusciva acapire (e nemmeno adesso è chiara la questione) come mai il settore della co-struzione fosse il bersaglio preferito dai sindacati, pur potendo esso far valereuna soluzione contrattuale d’avanguardia, rispetto e controllo degli orari dilavoro, minimi salariali decorosi, salari medi e dei capi ben oltre le altre categorieprofessionali paragonabili, pensionamento anticipato a 60 anni e tanto altroancora. La storia ci viene in aiuto, nel senso che proprio nel nostro settore si èsempre più affermata l’azione sindacale, sia poiché connaturata nell’uomodi cantiere che fatica e suda, sia poiché è da sempre pressoché automatica lasindacalizzazione. Un sistema, occorre ammetterlo, ben congegnato, che ne-gli anni ‘50 i datori di lavoro hanno generosamente concesso e che è poistato impossibile togliere. La quantità degli addetti ha pure svolto un ruolocerto non secondario. Ricordo che già il mio predecessore Felice Lazzarottoparlava di “sindacalisti mai contenti e insaziabili, che per principio chiedonoil doppio per ottenere la metà”.

In questi ultimi 20 anni, la storia si è puntualmente ripetuta. Loro achiedere, spesso esageratamente, a gran voce e con minacce di scioperi, e noia cercare di contenere l’esplosione dei costi e a difendere chi il lavoro se lodoveva procurare e poi distribuire. Mi piace nondimeno sottolineare che inquesto burrascoso contesto di odio/amore, spesso è prevalso il buon senso ac-casato nelle singole persone preposte alle trattative. Il dato essenziale è peròuno solo: le divergenze si sono sempre concluse con un nuovo accordo, con

A viso apertodi Edo Bobbiàdirettore SSIC Sezione Ticino

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un nuovo contratto. Ed è questo, per me, un piccolo vanto, avendo quasi sempredovuto ricorrere a pazienti mediazioni apparentemente impossibili pur ditrovare uno sbocco, una soluzione. Ed ecco che fatalmente torno a parlare degliuomini del passato, dei sindacalisti con i quali ho lavorato. Pur con il rischio didimenticare involontariamente qualche persona, desidero ricordare, comunquecon simpatia, i vari Angelo Pellegrini, Urbano Bizzozero, Naldo Pedroni eGiancarlo Nicoli per l’OCST, rispettivamente Silvano Bizzozero, Giuseppe Sergi eSergio Tagliaferri per il SEL, SEI e poi UNIA. Nel bel mezzo di queste spessofuribonde dispute, sedeva il segretario cantonale della Commissione pariteticacantonale Edy Genini. Un ruolo, il suo, difficilissimo. Doveva essere imparziale.Ascoltare e tacere. Per fortuna delle parti, Genini è stato l’uomo giusto al postogiusto. Uomo tutto d’un pezzo, integro, assolutamente leale, al quale molti im-presari costruttori ticinesi e la SSIC TI devono molto, sia per il lavoro oscurosvolto in condizioni oggettivamente difficili, sia per essersi assunto spessoresponsabilità e imprecazioni (tante volte!) destinate ad altri. Mi è parso giustoscriverlo, quale semplice atto di giustizia. Persone determinate, persone prepara-te che comunque hanno sempre creduto fermamente nel loro ruolo e dunquemeritevoli di rispetto. Come ho scritto nella mia introduzione, proprio con lepersone che ti hanno fatto tribolare per un’intera vita professionale, ti trovi adavere legami di sincero affetto, quando non amicizia. È una bella sensazione.Questo spaccato sul delicato argomento del rapporto con i sindacati l’ho scrittotutto d’un fiato, all’insegna della dura lotta per le rispettive posizioni ma nonper questo arido di calore umano. È stata insomma privilegiata negli anni lareciproca volontà di assicurare la pace assoluta sui cantieri, alta espressione didemocrazia del lavoro, mirata a garantire pieno rispetto ai lavoratori, senzagambizzare i datori di lavoro che, sia come sia, di meriti ne hanno avuti e ne hanno più di uno. Per questo contributo, qualcuno dirà che ho fatto unquadretto deamicisiano, ma non è un’accusa che mi offenda.

Il settore della costru-zione può far valere una soluzione contrat-tuale d’avanguardia. Foto Fabiana Conti-Bassetti, Muralto.

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randi progressi sono stati compiuti negli ultimi anni grazie a nuovetecniche applicate nel campo della costruzione ed all’impiego di nuovimateriali. Queste innovazioni sono palesemente presenti nei grandiprogetti in corso d’opera, ad esempio sui cantieri di AlpTransit, dove

vengono dispiegate le tecniche più sofisticate di costruzione nel rispetto rigo-roso dell’ambiente, della sicurezza e della protezione dei lavoratori. Un impegnoin questo senso veniva pubblicamente assunto nel 2000 dall’allora presiden-te della direzione di AlpTransit San Gottardo, Peter Zbinden: “Il complesso delleopere nei cantieri di AlpTransit sarà seguito da un gruppo di accompagnamentoecologico, il quale provvederà a far rispettare gli oneri di tutela ambientaleconcordati e sorveglierà l’esecuzione delle misure di protezione previste dalprogetto. Accanto a regolari sopralluoghi sui cantieri – è la promessa diZbinden – saranno effettuate anche misurazioni della qualità dell’aria, del terre-no e delle acque sotterranee e di superficie; allo stesso modo si misurerannoil rumore e le vibrazioni. Lo scopo dell’accompagnamento ecologico è di ridurreal minimo le emissioni. Fra le misure di protezione attiva in favore degli abitanticonfinanti e dell’ambiente in generale rientra inoltre l’uso di macchinari dieseldotati di filtri per particolato” conclude il presidente della direzione generale diAlpTransit San Gottardo SA. Ma queste precauzioni a tutela dell’ambiente emoltissime innovazioni tecniche sono ormai in uso anche sui cantieri, per cosìdire, normali. Il settore delle costruzioni registra importanti sviluppi tecnologiciche stanno per rivoluzionare il modo di costruire. Un esempio è rappresentatodal calcestruzzo autocompattante, prodotto che grazie alla sua fluidità e visco-sità non necessita più di essere vibrato. Un campo, quello del calcestruzzo, dovela tecnologia anticipa la legislazione. Quest’ultima, infatti, arriva nel 2003 con lanuova “Norma svizzera sul calcestruzzo”, che si allinea alle disposizioni euro-pee ed introduce molti concetti, alcuni dei quali per certi versi straordinari, chetestimoniano la volontà di elaborare uno strumento utile per incrementareulteriormente la qualità e soprattutto la durabilità delle opere in calcestruzzo.Un tema, questo della qualità e durata delle opere in calcestruzzo, che inte-ressa in particolare la rete viaria del Ticino, lungo la quale numerosi manufatti

Nuove tecniche e nuovi materiali

GNuovi materiali, macchinari e infor-matica sono al centrodell’evoluzione nella costruzione.

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costruiti prima degli anni 70 accusano evidenti segni di invecchiamento eusura e necessitano di opere di risanamento. Le imprese ticinesi attive nelsettore dell’edilizia e del genio civile sono in grado di garantire alla committenzaqualità, rispetto dei tempi e delle specifiche esigenze tecniche e logistiche inquesto tipo di interventi.

Le innovazioni si manifestano anche nelle nuove costruzioni. Le più audacie moderne, in particolare, come ad esempio il “Palazzo Mantegazza”, sorto sulterreno dell’ex-albergo Europa, a Paradiso. Un imponente edificio affacciatosul golfo di Lugano, quindi in vicinanza del lago, che si sviluppa su sedici livelli,di cui cinque interrati. La parte sotterranea dell’edificio, che sprofonda nella mo-rena di fondo e nei sedimenti glaciolacustri della riva del golfo di Lugano, harichiesto evidentemente il ricorso a tecniche di scavo e fondazioni particolar-mente evolute. Con un risultato finale, ad edificio costruito, tuttavia spetta-colare, che conferisce un nuovo profilo allo “skyline” del lungolago di Lugano.

Lavori di scavo nel cantiere del “Palazzo Mantegazza” a Paradiso.

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on circa il 40 % di tutti i lavori di costruzione ed investimenti dell’ordinedi circa un miliardo di franchi all’anno la committenza pubblica (Canto-ne, Comuni, Confederazione) esercita un ruolo di rilievo nel campodell’edilizia e del genio civile, generando ricadute importanti per l’intera

economia ticinese. Una rapida ricognizione attraverso gli appalti pubblici piùimportanti assegnati durante gli ultimi venti anni permette inoltre di ricostruire,a grandi linee, i principali settori d’intervento degli enti pubblici.

Alla fine degli anni ottanta il polo principale di investimenti del Cantoneera rappresentato dal Piano viario del Locarnese (PVL). Risalgono al 1988 gliappalti degli ultimi lotti della galleria Mappo-Morettina, opera principale delPVL, e la ristrutturazione del semi-allacciamento di Mappo alla A13. In queglianni vengono appaltati anche alcuni importanti lavori comunali: sempre del1988 è la casa per anziani di Viganello, mentre nel 1991 vengono deliberati ilavori per il nuovo centro sportivo di Bellinzona e la nuova pista del ghiacciodella Resega a Lugano. Nel 1992 si inizia la realizzazione del nuovo impiantoradar meteorologico sul Monte Lema (ne è committente l’Ufficio federale dellecostruzioni) e lo stesso anno partono anche i lavori per la realizzazione dellediscariche per rifiuti del Pizzante a Riazzino e della Valle della Motta a Coldrerio.Comincia qui la lunghissima e controversa storia riguardante l’eliminazionedei rifiuti nel Cantone che porterà, dopo molte discussioni, progetti e sistemiscelti, modificati e ripudiati, decisioni parlamentari e votazioni popolari, allasoluzione finale dell’impianto unico cantonale di termovalorizzazione, ubicatoa Giubiasco e messo in cantiere nel 2006. Verso la metà degli anni 90 comincia-no invece a profilarsi gli appalti di AlpTransit: il primo in assoluto è dell’agosto1994 e riguarda la galleria di sondaggio in zona Piora, dove si presume che lagalleria di base del San Gottardo troverà una zona geologica delicata. Due annidopo, nel 1996, viene aggiudicato l’appalto per il cunicolo di prospezione, aSigirino, della galleria del Monte Ceneri. E si comincia a fare sul serio anchecon gli importi per la delibera dei lavori. Questo appalto vale infatti 21.6 milionidi franchi. È tuttavia soltanto un assaggio del menu che seguirà negli annisuccessivi: nel 1999, tra Bodio, Faido e Pollegio, dove si concentrano i cantieri

Vent’anni di appalti

CRisanamento del semiponte in zonaMadonna del Sasso(aprile 2006).Foto LGV SA, Bellinzona.

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principali di AlpTransit San Gottardo SA in Ticino, vengono assegnati setteappalti che valgono complessivamente oltre 300 milioni di franchi. Ma ilmassimo è raggiunto nel dicembre 2000 quando, in un solo colpo, sono aggiu-dicati due lotti per lo scavo della galleria di base tra Faido e Sedrun: uno per867.3 e l’altro per 691.8 milioni di franchi. La costruzione non vive tuttavia disolo AlpTransit, che pure domina la scena con i suoi colossali investimenti. Diquegli anni sono anche la costruzione del Centro cantonale di informatica aBellinzona (1994), della Scuola media di Breganzona (1996), la ristrutturazionedello stabile Turconi a Mendrisio (1996), il risanamento del ponte al valico italo-svizzero di Brogeda (1997) e la costruzione del nuovo Istituto batteriosierologicoe laboratorio cantonale a Bellinzona (1999). Con il nuovo millennio, mentrecontinuano gli appalti milionari per AlpTransit, si profilano ulteriori filoni diinvestimenti per l’ente pubblico. Inparticolare il Cantone assegna nel2001 l’appalto del cosiddetto “Pro-getto Generoso” di risanamento deltratto autostradale tra Capolago eMendrisio, un lavoro da quasi 70milioni di franchi. Altri 15 valgonole protezioni foniche lungo l’A2 aChiasso. In campo comunale con-tinua a distinguersi Lugano, che nel2002 appalta per circa 14.5 milionila costruzione di un autosilo sotterraneo in piazza Castello, di fronte al Palazzodei congressi. A Locarno viene costruito un nuovo stabile amministrativo per leContribuzioni ed a Magadino la Confederazione stanzia 27 milioni per la ri-strutturazione delle infrastrutture militari dell’aeroporto. Si profilano intantoall’orizzonte i primi appalti per l’opera principale del Piano dei trasporti delLuganese, la galleria Vedeggio-Cassarate. Si parte con opere preparatorie minorinella zona dello svincolo autostradale di Lugano nord, ma gli appalti più grossiarrivano nel 2006: 69.1 milioni per il tratto in roccia della galleria principale e38.9 milioni per il tratto in materiale sciolto. Quasi contemporaneamente partea Giubiasco la costruzione dell’impianto cantonale per l’eliminazione dei ri-fiuti: per lo scavo e la costruzione grezza viene assegnato nel luglio 2006 unappalto di 34.2 milioni di franchi. Ed intanto il Comune di Lugano si confermacommittente di grande rilievo nel campo della costruzione mettendo in cantierela ristrutturazione dell’ex-albergo Palace ed assegnando per le opere preliminaririguardanti la realizzazione di un nuovo centro culturale un primo appalto di21.2 milioni di franchi.

Edilizia principale, cifra d’affari in Ticino.Fonte: statistica SSIC.

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n un’immaginaria galleria di personaggi che hanno avuto un ruolo impor-tante nel mondo della costruzione durante la seconda metà del secoloscorso ed ancora in questi primi anni del nuovo millennio, un posto digrande rilievo nel nostro Cantone va riconosciuto al dott. Giovanni

Lombardi. Ingegnere, progettista di grandi opere di genio civile, Lombardi hasegnato due epoche fondamentali per lo sviluppo ed il progresso in Ticino:quella delle infrastrutture idroelettriche e quella, immediatamente successiva,delle opere autostradali, in particolare per la realizzazione della galleria delSan Gottardo, di cui è stato il progettista principale e che gli ha regalato unanotorietà internazionale. Nato nel 1926, originario di Airolo, Lombardi è tut-tora considerato uno dei massimi esperti nella progettazione di dighe ed operesotterranee ed idrauliche. Diplomato in ingegneria civile nel 1948 al Politecnicofederale di Zurigo, nel 1955 consegue il dottorato in scienze tecniche con unatesi su “Le dighe a volta sottili”, un argomento che prefigura uno dei campiprincipali della sua futura attività. Sempre nel 1955 apre uno studio di ingegne-ria a Minusio e nel 2005 avrà la fortuna di festeggiarne, sempre da titolare edancora in piena efficienza, il giubileo. In questo mezzo secolo di fervida attivitàprofessionale, Lombardi ha firmato innumerevoli progetti, in Ticino, in Svizzeraed un po’ in tutto il mondo. Nel campo delle opere idroelettriche la costruzionedelle dighe della Verzasca, di Kops in Austria, di Huites e Zimapàn in Messicoe di Ridracoli in Italia e la ristrutturazione di una decina di altre, fra cui quelledi Zeuzier in Svizzera, di Kölnbrein in Austria e di Flumendosa in Italia. L’altrosuo grande campo di attività è quello delle gallerie stradali e ferroviarie: SanGottardo, come detto, per il tunnel autostradale e per la galleria di base diAlpTransit, ma anche la Mappo-Morettina, la Vedeggio-Cassarate e le gallerie dicirconvallazione di Neuchâtel ed Hergiswil. Ha pure partecipato agli studiper il tunnel sotto la Manica e nel 2006 ha vinto il concorso internazionale peril progetto di un tunnel ferroviario sotto lo stretto di Gibilterra, lungo 40chilometri, che collegherà l’Europa all’Africa da Tarifa in Spagna a Tangeri inMarocco. Un’opera colossale, del costo stimato tra 4 e 5 miliardi di euro, i cuilavori dovrebbero incominciare attorno al 2025. Una bella sfida, anche anagra-

Giovanni Lombardi:un mondo di progetti

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fica, per un uomo che ha già superato gli ottant’anni e che guarda al futuro,oltre che con invidiabile ottimismo, con una grande lucidità di pensiero.Intervistato sul numero di novembre/dicembre 2005 di “Metrocubo”, Lombardifa un bilancio dei suoi “primi” cinquant’anni di attività, annunciando tra l’altrola creazione di una sua fondazione a favore di studenti di ingegneria civileprevalentemente ticinesi o residenti nel Cantone. Secondo l’opinione diLombardi si osserva infatti “una netta disattenzione dei giovani per gli studitecnici, in particolare per il genio civile”. Un fenomeno a suo avviso dovuto adiversi fattori: economici innanzi tutto, ma anche “legati alla propaganda dichi ritiene l’ingegneria civile responsabile del deterioramento ambientale edalle promesse eccessive ed a volte ingannevoli suscitate da attività virtuali, peresempio dall’informatica”. Infine, per Lombardi, una certa crisi delle vocazioniper gli studi di ingegneria va ricercata anche in un “certo disinteresse dei poli-tecnici federali” per questa disciplina “a favore di scienze ritenute più moderne”.Nella sua intervista a “Metrocubo” Lombardi torna infine su uno dei crucciche lo accompagna da molti anni: il tunnel stradale del San Gottardo “realiz-zato soltanto a metà”, cioè con un solo cunicolo in cui il traffico scorre nelledue direzioni, il solo tratto bi-direzionale di tutta l’autostrada che va dal norddella Germania al sud dell’Italia e che registra ogni anno oltre un miliardo diincroci. “Mi chiedo quante vittime ci vorranno ancora affinché la decisione chesi impone (ndr. del raddoppio del tunnel) venga finalmente presa” è la preoc-cupata conclusione del progettista dell’opera.

Giovanni Lombardi con il primo direttore di AlpTransit San Gottardo SAPeter Zbinden (Faido, 6 settembre 2006).

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ell’ultimo decennio, l’attività associativa della SSIC Ticino ha vissutoun’importante evoluzione anche per quanto riguarda la comunica-zione, intesa sia verso l’interno (i propri associati) sia verso l’esterno(l’opinione pubblica).

Conoscere e farsi conoscere, esporre i propri punti di vista e le propriepreoccupazioni, evidenziare gli aspetti positivi e spiegare quelli negativi agliocchi del grande pubblico. Sono questi alcuni degli obiettivi da perseguire percercare di migliorare l’immagine di un settore, quello della costruzione, parti-colarmente generoso per rapporto all’occupazione, alla formazione dei giovanie alla crescita socio-economica del nostro Paese, ma al quale raramente vengo-no riconosciuti i propri meriti.

In questo contesto, sono molte le iniziative della SSIC Ticino indirizzate agiornali, radio, televisioni, piuttosto che a riviste, documentazioni tecniche omoderni strumenti mediatici quali Internet.

Particolare attezione viene anche riservata all’esposizione biennale Edile-spo. Alla mostra ticinese dedicata al settore della costruzione, la SSIC Ticinoprende parte fin dalla prima edizione (1986) nella veste di patrocinatrice del-l’evento allestendo lo stand principale.

Nella comunicazione verso i propri affiliati, oltre ai numerosi incontriformativi e informativi, un occhio attento viene dedicato all’aspetto culturale.La voglia di scoprire nuovi orizzonti è ben rappresentata dall’iniziativa deno-minata “SSIC-CULTURA”. Questa idea è nata una decina di anni fa al fine diproporre regolarmente incontri destinati agli associati della SSIC Ticino. Visiteguidate di mostre di pitture o sculture così come rappresentazioni teatrali o vi-site culturali di varia natura sono alcune di queste iniziative.

Insomma, la vita associativa degli impresari costruttori non è incentratasolo su cantieri, mattoni e cemento. Essa si sviluppa anche sulla base di nuovicontatti personali e ulteriori conoscenze che spesso si creano proprio in questeparticolari occasioni d’incontro e di dialogo. È importante continuare in questadirezione, non fosse altro che per riscoprire la voglia di stare assieme, con lanecessaria tranquillità e serenità.

La SSIC Ticino tra cultura e comunicazione

NI relatori di una conferenza ad Edilespo2002: da sinistra Franco Gervasoni, Aurelio Galfetti, Marina Masoni ed Edo Bobbià.

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Ferruccio De Bortoli,direttore de “Il Sole 24 ore”, relatore con la Consigliera di Stato Patrizia Pesenti adun’assemblea dellaSSIC Ticino.Sotto, una visita alla Galleria Matasci di Tenero.

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gli inizi degli anni 90, al ventaglio di attività curate dalla Societàticinese degli impresari costruttori, si aggiunge la pubblicazione di“Metrocubo”, un bimestrale di informazione su temi e argomenti ri-guardanti la costruzione, l’edilizia e il genio civile. Già a partire dagli

anni 30, in verità, la SSIC Ticino aveva curato la pubblicazione de “Il costruttore”,bollettino ticinese del giornale ufficiale della Società svizzera degli impresaricostruttori. Con “Metrocubo” il salto di qualità è tuttavia evidente. Il periodi-co assume un ritmo di pubblicazione regolare (sei volte l’anno) ed i contenutivengono ampliati. “Metrocubo” nasce sotto la presidenza di Renato Antonini,

che nell’editoriale del primo numero, datatogennaio 1992, così riassume ragioni e inten-dimenti dell’iniziativa: “Ogni organizzazione,per migliorare l’efficienza, si deve dotare diun moderno veicolo di comunicazione. La SSICTicino questa possibilità non l’aveva e, perso-nalmente, ne sentivo la mancanza”. Per Antoni-ni la nuova testata, “Metrocubo”, è “sinonimometaforico di concretezza, solidità e lavoro”.Padrini dell’operazione, con il presidente dellaSSIC Ticino in carica all’epoca, sono il direttore

Edo Bobbià ed il suo aggiunto Mirko Heimann il quale assume la redazione delbimestrale. La terrà fino agli inizi del 2000, trasmettendo poi questa responsabi-lità a Nicola Bagnovini, tuttora redattore responsabile di “Metrocubo”. Nel primonumero “Metrocubo” intervista il presidente del Consiglio di Stato nel 1992,Pietro Martinelli, inaugurando una fortunata rubrica, “La poltrona”, che vedràsfilare nei successivi sedici anni le più importanti personalità politiche e isti-tuzionali del Cantone, intervistate prevalentemente su temi, argomenti eproblemi attinenti il campo della costruzione. La rivista della SSIC Ticino hauna tiratura di 2’700 esemplari e viene inviata gratuitamente ai principali opera-tori del settore della costruzione (imprese edili e del genio civile, studi di inge-gneria e architettura, enti pubblici cantonali e comunali, autorità politiche, ecc.).

Un “Metrocubo” di notizie

“Il bimestrale nasce nel 1992, durante la presidenza

di Renato Antonini e la nuova testata è sinonimo

metaforico di concretezza, solidità e lavoro.

Padrino dell’operazione il direttore Edo Bobbià.

Responsabili della redazione: dalla fondazione fino

al 2000 Mirko Heimann ed in seguito, fino ai giorni

nostri, Nicola Bagnovini”.

A destra: Metrocubo, un mezzo anche per propagandare specifichecampagne pubblicitarie.

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ppena eletto nuovo presidente della SSIC Ticino, dall’assembleagenerale ordinaria riunitasi l’8 maggio 2008 a Lugano, l’ingegnerCleto Muttoni ha dedicato la sua prima riflessione ai “Rapporti conla sede centrale della SSIC di Zurigo”, sottolineando che essi “sono

improntati ad una fattiva collaborazione facilitata da una stima reciproca” e“dal rapporto personale con il presidente nazionale Werner Messmer e con ildirettore centrale Daniel Lehmann”. Un segno evidente, l’accenno del presidenteMuttoni, all’importanza che sempre caratterizza le relazioni fra la SSIC Ticino ela sede centrale di Zurigo.

A livello nazionale, la Società svizzera impresari costruttori è stata fon-data nel lontano 1897 e una ventina di anni più tardi è nata la Sezione ticinesedell’Associazione professionale degli impresari costruttori. La SSIC Ticino, oltread essere una Sezione cantonale, assume per l’organico societario anche ilruolo di regione linguistica; quella italofona. Questo aspetto è importante inquanto genera un maggior coinvolgimento della Sezione ticinese soprattuttoin considerazione di aspetti particolari che contraddistinguono la nostra re-gione, oltre che l’implementazione della lingua italiana per le documentazionie le attività principali al servizio degli associati. In questo ambito, la SSIC Ticinoha sempre cercato di considerare le specifiche esigenze del nostro cantone difrontiera, a diretto contatto con la vicina Lombardia e confrontato quindi conproblemi diversi rispetto, ad esempio, ai cantoni della Svizzera centrale.

Gli associati apprezzano i buoni risultati ottenuti in tale contesto. Risultatifavoriti dall’ottima collaborazione instauratasi tra la direzione cantonale dellaSSIC Ticino e gli organi dirigenziali della SSIC di Zurigo. In tal senso, la presenzadi un rappresentante ticinese (dal 1996 si tratta appunto dell’ingegner CletoMuttoni) nel Comitato centrale favorisce sicuramente i vincoli professionalie di amicizia. Il buon rapporto personale instaurato sia con il presidente nazio-nale Werner Messmer, sia con il direttore centrale Daniel Lehmann giova allacomprensione tra regioni geografiche diverse ma accomunate da prospettive,traguardi ed interessi. Parallelamente, a livello direzionale sussistono altresì otti-mi rapporti di collaborazione tra il direttore cantonale Edo Bobbià e il direttore

I rapporti con la Sede centrale della SSIC di Zurigo

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Werner Messmer, presidente nazionale della SSIC.

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centrale Daniel Lehmann. I frequenti contatti tra i funzionari del Segretariatodi Bellinzona e del Centro di formazione professionale di Gordola con i rispettiviresponsabili d’oltre Gottardo consentono poi di coordinare e di attuare almeglio le attività nei vari ambiti associativi (formazione professionale, docu-mentazioni e norme tecniche, sicurezza sul lavoro, comunicazione, ambiente,qualità, statistica, ecc.). Da ricordare, a tal proposito, che le imprese di co-struzione associate alla SSIC Ticino sono automaticamente affiliate alla SSICnazionale, con tutti i diritti e gli obblighi che ne conseguono.

Il rispetto e la considerazione reciproca rappresentano dunque una grade-vole costante nei rapporti con la sede centrale di Zurigo. Quest’ultima, pure dalprofilo finanziario, sostiene quando possibile le attività e i progetti regionali,come ha puntualmente ricordato il presidente Muttoni accennando al “cospicuoaiuto” garantito al progetto “Arca” per l’ampliamento del Centro professionale diGordola. Tutto ciò contribuisce a fare della SSIC Ticino una Sezione forte emotivata nell’impegno quotidiano, ma soprattutto nella progettualità voltaa rispondere alle aspettative degli impresari costruttori ticinesi.

Daniel Lehmann, direttore nazionale, con Dante Gilardi all’assemblea del 90.modella SSIC Ticino(maggio 2008).

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er la SSIC Ticino il contatto con la propria base associativa è da sempremolto importante. Esso consente di mantenere una buona coesionesociale e di identificare le aspettative, le preoccupazioni e i problemidelle imprese impegnate in prima linea sui cantieri. Ciò serve per strut-

turare nei contenuti e nella forma i variegati servizi proposti agli associati.È risaputo che lo scambio di opinioni e la discussione sono facilitati

quando si è confrontati con gruppi di persone non troppo numerosi. Ancheper questo motivo, la nostra Associazione prevede una struttura cantonalesuddivisa regionalmente nelle cinque Sottosezioni di Bellinzona, Biasca e Valli,Locarno, Lugano e Mendrisio. L’aspetto geografico risulta importante per l’at-tività imprenditoriale dei costruttori. Nelle Sottosezioni spesso si discutepertanto su temi di carattere regionale.

Il collegamento tra queste strutture e il gremio gerarchicamente superioreè poi garantito dai presidenti delle Sottosezioni. Questi ultimi fanno parte delConsiglio sezionale che, a sua volta, è in stretto contatto con l’Ufficio presi-denziale e la direzione associativa.

Questo tipo di organizzazione offre le premesse ideali per mantenere vivoil rapporto con i propri affiliati, pur disponendo di una struttura decisionalesnella e quindi in grado di rispondere in tempi brevi alle variegate esigenzedella SSIC Ticino.

Negli ultimi anni, le attività del Segretariato di Bellinzona e del Centro diformazione professionale di Gordola danno ampio spazio pure al dialogo direttocon le singole imprese affiliate. Ciò avviene regolarmente con delle visite inazienda da parte dei funzionari della SSIC Ticino, durante le quali si raccol-gono informazioni, impressioni e si discute su temi specifici d’attualità o diinteresse particolare.

L’obiettivo principale della SSIC Ticino rimane quello di informare e diessere informati, di capire e di cercare di aiutare gli imprenditori ticinesi dellacostruzione nel loro non facile compito. Tutto ciò va fatto con professionalità,in modo discreto ma, al tempo stesso, razionale e puntuale, al fine di anticipare,per quanto possibile, i cambiamenti in atto.

Il ruolo delle Sottosezioni regionali della SSIC Ticino

PUn’assemblea dellaSottosezione di Bellinzona: da sinistra Ferdinando Santaniello,Ernesto Zanini ed Edo Bobbià (aprile2008).

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Composizione delle Sottosezioni della SSIC Ticino

Sottosezione Presidente * Segretario/Segretaria *

Bellinzona Ferdinando Santaniello Diana Scaramella

Biasca e Valli Odis Barbara De Leoni Matteo Milani

Locarno Nicola Ferrari Leonardo Gagliardi

Lugano Stefano Frei Alain Gujer

Mendrisio Egidio Bernasconi Nicola Medici

* Situazione aggiornata all’1.6.2008Un’assemblea della Sottosezione di Locarno(aprile 2008).

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Nell’interessante e fors’anche necessario libro di Tito Tettamanti (curato daMarco Bazzi) “Parliamo con la luna” apparso alla fine del 2007, il prestigiosofinanziere ticinese sostiene che “avendo dietro di noi tre secoli di sudditanzadei balivi confederati, è ovvio che la tinta dominante in Ticino sia il grigio, con il quale si passa inosservati, privilegiando unicamente la soluzione migliore, quando non la più facile, per sopravvivere” .

er dirigere una società di servizio come la SSIC Ticino, occorre averevoglia di rischiare, di mettersi in evidenza, proprio per evitare il “grigio”,colore senza colore. Certo, si corrono rischi di reazioni e contrarietà,però il risultato sul medio/lungo termine è decisamente migliore nell’in-

teresse della categoria. Nel 1998, Bobbià chiede ed ottiene dall’Ufficio presi-denziale la facoltà di creare il “Gruppo giovani imprenditori” (GGI) della SSIC

Porte aperte ai giovani:l’attività del GGI (Gruppo giovani imprenditori)

Il comitato di fonda-zione del Gruppo giovani imprenditoridella SSIC Ticino(aprile 1998).

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Ticino con il fine dichiarato di ottenere stimoli, proposte e iniziative che l’etàprogressivamente cancellano. Così facendo, si possono facilmente creare sia lepremesse per un dialogo più aperto alle critiche, sia il pieno coinvolgimentodei giovani impresari per gli inevitabili avvicendamenti. Vista a posteriori,l’esperienza del GGI è stata positiva in senso lato. Le proposte emerse, comepure il modo di pensare e di proporsi davanti ad eventi associativi importanti,hanno fatto capire a tutti – come diceva Montanelli – che l’esperienza non ènecessariamente saggezza, anche se può aiutare. Il GGI si è fatto carico diproporre anche autonomamente visite e partecipazioni a manifestazioni cul-turali, integrandosi perfettamente, ma con diversità, nella filosofia aziendale.

Oggi più di ieri, è difficile fare associazione. Così dicono presidente edirettore della SSIC Ticino. Come per altre società, sono passati i tempi in cuiessere in gremi cantonali dava ai partecipanti voglia e prestigio di esserci.

Oggi più di ieri, per ottenere una presenza partecipativa buona, occorre“disturbare” poco, fare in fretta e non dare compiti a casa. Ma si sa che per iproblemi complessi, raramente esistono soluzioni facili!

Il GGI ha avuto il suo battesimo il 28 aprile 1998, presieduto da AldoMerlini e coadiuvato da 6 membri (vedi foto a lato). Negli anni successivi, allapresidenza del GGI si sono succeduti Mauro Galli, Matteo Milani e Alain Gujer.

Giovani imprenditori in visita allo stabilimentodella Pilatus a Stans(marzo 2008).

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asciata la presidenza della SSIC Ticino nel 1992, Renato Antonini segnala sua ulteriore presenza nell’associazione istituendo, l’anno successivo,un premio destinato ai migliori tre apprendisti muratori che ogni annoconcludono il tirocinio e la frequentazione dei corsi di formazione

professionale al Centro di Gordola. È lo stesso Antonini, alla cerimonia di con-segna della prima edizione del premio, ad illustrarne gli scopi e le finalità:“Premiare i giovani più meritevoli che si distinguono nella formazione edesprimere una concreta riconoscenza alla Società ticinese degli impresaricostruttori per la proficua attività che svolge, spesso senza clamore, a favoredegli imprenditori edili del nostro Cantone”. Il “Premio Antonini” diventa rapida-mente una bella consuetudine nel mondo della formazione professionale

Il premio Renato Antonini

Anche dopo la scom-parsa di Renato Antonini, il premioha avuto continuitàgrazie alla figliaLorenza Santaniello. Nella foto in alto l’edizione 2006 e inbasso quella del 2007.

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ticinese, ma la sua assegnazione assume contorni e contenuti particolarmentetoccanti nel 2004 quando, a pochi mesi dalla scomparsa del fondatore, il pre-mio viene assegnato per la prima volta alla sua memoria. Lo consegna ai tregiovani vincitori, i migliori tra i 29 apprendisti diplomatisi nella sessione diesami del 2004, la figlia di Antonini, Lorenza Santaniello, nel commosso ricordodel padre. È occasione per ribadire, come fa puntualmente l’allora presidentedella SSIC Ticino, Dante Gilardi, l’importanza che l’associazione attribuisce allaformazione professionale. “Una priorità in cui crediamo fermamente” osservaGilardi, perché “il nostro compito è di tenere il passo non solo con l’evoluzionetecnologica nel settore della costruzione, ma di precorrere le future necessitàdi un mercato sempre più selettivo”. L’occasione della consegna del premioAntonini è colta anche dal direttore della Divisione della formazione profes-sionale, Vincenzo Nembrini, per confermare lo stretto legame fra la SSIC Ticinoed il Cantone “nella ricerca delle soluzioni ideali per garantire qualità allaformazione professionale nel settore della costruzione e dell’artigianato”.

Renato Antonini con i rappresentanti del-l’autorità cantonale e i dirigenti della SSICTicino in occasione della cerimonia di premiazione svoltasi al Centro di Gordola il 1° ottobre 2003.

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a Società ticinese degli impresari costruttori è sempre stata particolar-mente orgogliosa della sua sede sociale, il “Palazzo degli impresari”, inviale Portone a Bellinzona, costruita nei primi anni 60, ai piedi di Castelgrande, lungo l’asse viario principale della capitale del Cantone,

la “strada del San Gottardo”, prima che venisse realizzata l’autostrada. Progetta-to da uno dei grandi architetti ticinesi del secolo scorso, Augusto Jäggli (1911-1999), esponente con Rino Tami, Alberto Camenzind e Bruno Brunoni, del“Movimento moderno”, il palazzo della SSIC Ticino è fra gli edifici citati in rivistee pubblicazioni di architettura: “Un semplice parallelepipedo verticale e soli-

tario ai piedi della collina del castello”, si leggenella monografia dedicata all’opera omnia diJäggli, che vanta tra i pregi maggiori “un disegnoattento ad un minimalismo quasi severo eschematico”, assegnandogli un ruolo di rilievonel patrimonio architettonico della città ed unposto di diritto nell’inventario ticinese degliedifici moderni. Del “Palazzo degli impresari” sitorna a parlare in anni recenti, nel 2003, perché,dopo circa quarant’anni di lodevole e apprezzatoservizio quale sede del segretariato permanente

della SSIC Ticino, arriva il momento di un intervento di risanamento degli ele-menti deteriorati dal tempo e di ammodernamento dei servizi che la tecnicaha immesso nel settore dell’edilizia. Per questo “maquillage” la Società degli im-presari costruttori stanzia un milione e 600 mila franchi ed affida l’interventodi ristrutturazione, dopo aver bandito un concorso di idee, allo studio d’archi-tettura Moro & Moro di Locarno. “La necessità del risanamento era dettata daproblemi tecnici, estetici e climatici” spiega il progettista Franco Moro, “Eravamoconfrontati con un’opera di grande qualità architettonica e l’intervento è statoperciò ponderato con attenzione, affinché l’apporto di nuovi elementi venissepercepito senza sovrastare le strutture originali”. Operazione perfettamente riu-scita, dunque, che si aggiunge alla collocazione, avvenuta nel 2000, proprio per

L

Il palazzo degli impresari

“Costruito negli anni 60 su progetto del celebre

architetto Augusto Jäggli, il palazzo di viale Portone

è stato sottoposto ad un totale risanamento dettato

da problemi tecnici, estetici e climatici e arricchito

nel 2000 di una scultura dell’artista Adriana Beretta

che simboleggia la vocazione della SSIC Ticino

a progettare e costruire per la comunità”.

L’opera di Adriana Beretta all’esterno delPalazzo degli impresari.

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segnare il passaggio del secolo e del millennio, di un’opera d’arte all’esternodell’ingresso del palazzo. Si tratta di una scultura realizzata dall’artista ticineseAdriana Beretta, scelta fra una rosa di sei concorrenti, che – spiega l’autrice– “sviluppa in modo tridimensionale uno dei temi che fanno parte della miaricerca, intesa come indagine privilegiata dei molteplici aspetti della relazionetra le forme dello spazio e quelle del tempo”. La scultura è in ferro zincato,dipinto a fuoco: un grande cerchio di quattro metri e mezzo di diametro, cheracchiude due linee, una verticale ed una orizzontale. Ed in questi segni geome-trici essenziali sembra davvero rispecchiarsi la vocazione della Società ticinesedegli impresari di progettare e costruire a vantaggio della comunità. E che cosarappresenti per la categoria la sede della società lo dice molto bene l’allora presi-dente, ingegner Dante Gilardi, nel rendiconto 2003 della SSIC Ticino: “Il palazzodi viale Portone è un po’ il simbolo dell’impresario ticinese. Il coraggio di in-traprendere l’operazione ed il progetto d’avanguardia dell’architetto Jäggli deiprimi anni sessanta stanno a dimostrare come gli impresari di allora guardasse-ro con positività e fiducia al futuro. Con la rispettosa ristrutturazione odiernaintendiamo innanzi tutto riconfermare la nostra ammirazione per chi, in queglianni, ci ha preceduto alla guida dell’associazione. Ma in questo interventovorremmo altresì intravedere un altro simbolo: quello del rinnovamento”.

L’edificio di viale Portone a Bellinzona dopoi lavori di ristrutturazioneche si sono conclusi nell’ottobre 2003.

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reve escursione nei ranghi della Società ticinese degli impresari costrut-tori. A giugno 2008 essa contava 172 membri attivi, 4 soci onorari(Paolo Foglia di Bioggio, Dante Gilardi di Aldesago, Renato Merlini diMinusio e Luigi Pedrazzini di Lugano), 3 soci anziani (Carlo Bernasconi di

Chiasso, Eligio Boni di Lugano e Renato Croce di Ambrì) e 11 soci simpatizzanti.Questi ultimi sono ditte, banche, compagnie di assicurazione non direttamenteoperanti nel campo della costruzione, che hanno potuto affiliarsi alla SSIC Ticinoin seguito ad una modifica degli statuti approvata dall’assemblea del 18 maggio2001. Un’interessante opportunità di collaborazione e dialogo, che sottolineal’esistenza di buoni rapporti e contatti fra gli impresari costruttori e il mon-do economico. Gli iscritti effettivi alla SSIC Ticino rappresentano circa l’80 %della massa salariale del settore cantonale della costruzione e fanno tutte partedell’Albo professionale in Ticino, formato da 347 ditte a fine 2007. Negli anni delnuovo secolo e millennio il numero delle imprese di costruzione iscritte all’alboin Ticino è rimasto sostanzialmente stabile, con una leggera tendenza al ribasso(nel 2000 erano 382). Diverse imprese hanno tuttavia aumentato le loro di-mensioni assumendo quote di aziende più piccole, seguendo un processo diconcentrazione in atto anche in altri settori economici e produttivi. Le di-mensioni globali del settore restano dunque più o meno le stesse. Se ne ricavauna conferma guardando agli effettivi della manodopera impiegata nel me-desimo periodo: da 6’581 dipendenti nel 2000 a 7’167 nel 2004, con una puntaaddirittura di 7’306 nel 2003. Nel 2007, secondo i dati della Commissione pari-tetica cantonale, il numero dei dipendenti è sceso a 6’879, ma il valore non èconfrontabile con gli anni precedenti, essendo nel frattempo cambiato il me-todo di rilevamento statistico per effetto della intervenuta libera circolazionedella manodopera. Una leggera crescita del settore della costruzione negliultimi anni viene confermata anche dalla massa salariale, che è passata da391.4 a 401.9 milioni di franchi dal 2004 al 2005 in un periodo in cui l’aumentosalariale medio è stato del 2 % ed è cresciuta di un ulteriore 1.5 % nel biennio2005/2006. Dal numero delle imprese e dalla manodopera impiegata scaturisceun quadro di sostanziale stabilità del settore della costruzione negli ultimi anni.

Nei ranghi della società

BNumero di impreseiscritte all’Albo in Ticino.

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Abbreviazioni: UP (CD): Ufficio Presidenziale (fino al 17.03.2004 Comitato Direttivo); CS (CC): Consiglio Sezionale (fino al 17.03.2004 Comitato Cantonale); Com. Centr.: Comitato Centrale (Zentralvorstand); Soci on.: Soci onorari; *: nomina riconfermata

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l passaggio da un secolo all’altro e, specie nell’ultima occasione, da un mil-lennio all’altro, rappresenta un confine, uno spartiacque, un giro di boache induce, da un lato, a grandiose speranze e costringe d’altro canto a fare iconti con una diversa realtà. Come è stato vissuto questo cambiamento nel

settore della costruzione in Ticino? Ci aiutano nella risposta le riflessioni cheogni anno, all’attenzione della SSIC Ticino, il presidente ed il direttore sotto-pongono all’assemblea dei soci. “Dopo dieci anni di recessione il 2000 sembravafinalmente avviato verso la ripresa economica – sostiene il presidente Gilardinel rendiconto dell’esercizio 2001 – ma sono invece apparsi i primi evidenti

segni di rallentamento della crescita”. In termininumerici il fenomeno non sembra ancora evi-dente. L’importo totale dei lavori messi in ap-palto in Ticino nel 2001, senza i lotti AlpTransit,riscontra un incremento di circa 30 milioni rispetto all’anno precedente, passando da 167a 197 milioni di franchi. Ma l’attacco alle torrigemelle di New York e nel nostro Paese il“grounding” della Swissair “ci hanno scioccati,storditi e disorientati” annota Gilardi. Già nel-l’anno successivo, 2002, i riscontri negativi

cominciano a manifestarsi: “Nel nostro Cantone i settori economici principali,piazza finanziaria, turismo, industria ed edilizia, si trovano in difficoltà” osservail presidente della SSIC Ticino. E gli fa eco il direttore Edo Bobbià: “Anche per ilmondo della costruzione ticinese si prospetta uno scenario vulnerabile” è lasua analisi. Il riscontro delle cifre indica una diminuzione di circa 20 milionidei lavori messi in appalto. Una tendenza al ribasso che viene confermata anchenel 2003, per ulteriori 54 milioni di franchi, che fa ridiscendere il totale gene-rale degli appalti in tutto il Cantone (esclusi sempre i lotti AlpTransit) sotto lasoglia psicologica dei 200 milioni (194). “Non nascondiamo la nostra preoc-cupazione per la diminuzione degli investimenti nelle costruzioni pubbliche”commenta il presidente Gilardi nella sua relazione annuale. E aggiunge: “Anche

Fra speranze e preoccupazioni

“La tendenza al ribasso negli appalti pubblici, durata

per quattro anni consecutivi all’inizio del nuovo

millennio, subisce fortunatamente un’inversione di

tendenza a partire dal 2006, con un balzo in avanzi

nelle commesse pubbliche da 153 a 375 milioni

di franchi, pari al 245 %. Si aprono nuovi scenari

e si torna a sperare in tempi migliori”.

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nel nostro Cantone, dove la costruzione contribuisce alla creazione del Pilcantonale con una quota del 6-7 % e occupa quasi il 10 % degli addetti, unariduzione degli investimenti potrebbe avere un impatto traumatico e metterein dubbio la capacità produttiva e la qualità delle nostre imprese”. L’indicatorenumerico dei lavori messi in appalto continua a puntare verso il basso anchenel 2004, toccando i 170 milioni di franchi (con un ulteriore ribasso del 23%) enel 2005 fino a raggiungere 153 milioni (un altro 10 % in meno). Bobbià nelrendiconto 2004 mette in guardia contro “una politica esageratamente ri-sparmista nell’ambito degli investimenti pubblici” perché “il rinvio di opere emanutenzioni necessarie rappresenta un risparmio fittizio, un po’ una presa ingiro dei contribuenti, mostrando loro il momentaneo sollievo dei conti, senzaperò dire che saranno chiamati fra poco alla cassa con spese ben maggiori”.La tendenza al ribasso negli appalti pubblici, durata per quattro anni consecutivi,subisce fortunatamente una inversione di tendenza nel 2006, con un balzo inavanti delle commesse pubbliche da 153 a 375 milioni di franchi, pari al 245 %.Che cosa è successo? Sono andate in cantiere alcune importanti opere di geniocivile, dalla galleria Vedeggio-Cassarate del Piano dei trasporti del Luganese,all’impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti di Giubiasco, al nuovocentro culturale di Lugano (sull’area dell’ex-albergo Palace). “Stiamo attraver-sando un momento particolarmente felice per la nostra attività imprenditoriale”commenta Gilardi. E Bobbià annota che “il 33 % delle aziende (impresari e ar-tigiani) ha pianificato per il 2007 maggiori investimenti, che per oltre il 90 %hanno quale obiettivo l’ammodernamento del parco macchine ed attrezzature,ciò che vuole anche significare attenzione e sensibilità per l’ambiente”. Si aprononuovi scenari ed il mondo della costruzione torna per fortuna nuovamente asperare in tempi migliori.

Lavori di costruzione dell’impianto di ter-movalorizzazione deirifiuti di Giubiasco(giugno 2008).

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Lavori in corso nella galleria principale Vedeggio-Cassarate(luglio 2007). Foto PTL, Divisione costruzioni.

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icurezza sul lavoro: quali e quanti progressi sono stati realizzati negliultimi vent’anni sui cantieri edili e del genio civile? L’obiettivo di ridurregli infortuni sui cantieri è sempre stato prioritario per la Società tici-nese degli impresari costruttori. Non è probabilmente un caso che il

suo primo presidente, Serafino Prada, negli anni 1912 e 1913, trovandosi adirigere il cantiere dei lavori di costruzione della galleria ferroviaria Grenchen-Moutier, sia stato anche il fondatore della Società di mutuo soccorso a favoredegli operai impegnati nell’esecuzione di quest’opera. Lavoratori quasi tutti diprovenienza italiana, come era d’uso all’epoca in questo genere di lavori, chemanifestarono la loro riconoscenza a Prada facendogli assegnare dal loroGoverno il titolo di “Cavaliere della Corona d’Italia”. Sembra dunque scritto nelpatrimonio genetico della SSIC questo impegno a migliorare costantemente lasicurezza sui cantieri. Un impegno perseguito con tenacia per decenni e cheviene rilanciato a metà circa degli anni 90 dall’introduzione di un “Concettosettoriale per la sicurezza sul lavoro” puntualmente agganciato al Contrattonazionale mantello del settore edilizio. Si tratta in sostanza di una soluzionestandard, che va poi adattata alle esigenze delle singole imprese, in grado dipilotare l’organizzazione della sicurezza. Tra gli obiettivi della SSIC, per AlbertoBernasconi, all’epoca responsabile dell’Ufficio di consulenza per la sicurezzasul lavoro della SSIC Ticino, vi è quello di “non oltrepassare entro il 1997, alivello svizzero, il limite di 250 infortuni all’anno su 1000 lavoratori a tempopieno ed entro il 2000 il limite di 220”. Va ricordato che in quel periodo si con-tavano ancora 290 infortuni annui (per 1000 operai) a livello nazionale e 315in Ticino. Da quegli anni, che pure non sono lontanissimi, ai tempi nostri i pro-gressi nel campo della sicurezza sui cantieri sono stati ancora importanti. Nel2005, designato “Anno nazionale della sicurezza nel settore della costruzione”,gli obiettivi fissati otto anni addietro venivano aggiornati, prospettando per il2010 l’ambizioso traguardo di scendere sotto i 200 infortuni all’anno ogni1000 lavoratori a tempo pieno. Nel frattempo, tuttavia, le statistiche indica-vano proprio per il 2005 il tasso di infortuni del 206.9 per mille a livello svizzeroe di 213.8 per il Ticino. Per il nostro Cantone questo ha significato, come

Sicurezza sul lavoro:l’impegno prioritario

Il concetto settoriale“sicuro” adottato a livello nazionale nella costruzione.

S

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rammentava nel settembre 2005 l’ing. Misha Bianchi (nel frattempo subentratoad Alberto Bernasconi alla testa dell’Ufficio di consulenza per la sicurezza sullavoro e che a fine 2005 cederà a sua volta il posto all’ing. Nicola Bagnovini)“una riduzione del 50 % degli infortuni dal 1990 ed un calo superiore del 15 %rispetto al 2000, anno in cui è diventato obbligatorio per ogni impresa di co-struzioni avere un addetto preposto alla sicurezza sui cantieri”. La legislazione inmateria di sicurezza sul lavoro non conosce tuttavia tregua, nonostante ibuoni risultati conseguiti negli anni a cavallo tra i due secoli. All’inizio del2006 entra in vigore la nuova “Ordinanza sui lavori di costruzione” voluta dalConsiglio federale. Per la prima volta vengono raggruppate in un unico testotutte le disposizioni più importanti riguardanti il settore della costruzione. E, come ci spiega l’ing. Bagnovini, “l’ordinanza tiene conto non soltanto dellosviluppo tecnologico, ma anche delle esigenze degli addetti ai lavori, allo sco-po di garantire una ottimale pianificazione e organizzazione del processo dicostruzione”. In particolare viene introdotto il concetto di sicurezza già a partire

Frequenza infortuni professionali ogni 1’000 lavoratori a tempo pieno nel settore principale della costruzione (fonte: statistica Suva)

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dalla pianificazione e progettazione dell’opera e questo è un altro passo inavanti che contribuisce a tenere alta la guardia sulla prevenzione degli infortunisui cantieri.

È ormai invalso il concetto secondo cui la sicurezza sul lavoro è una pre-occupazione per ogni imprenditore, che di conseguenza crede ed investe moltoin questo ambito. I risultati sono tangibili, segnala Bagnovini analizzando idati statistici emanati dalla Suva. Essi confermano infatti per il 2007 un’ulterio-re, importante, riduzione del 6.4 % (rispetto all’anno precedente) della frequenzadegli infortuni in Ticino. Nel 2007 sono stati registrati 202.7 infortuni ogni1'000 lavoratori a tempo pieno e questo indicatore si avvicina molto allamedia nazionale (194.3, valore che consente alla SSIC di raggiungere con treanni di anticipo l’obiettivo di scendere sotto la soglia delle 200 unità).

Uno dei corsi per l’ottenimento della patente di gruista chesi svolgono al CentroSSIC di Gordola.

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Secondo il responsabile dell’Ufficio di consulenza per la sicurezza sullavoro della SSIC Ticino bisogna continuare, con rinnovato entusiasmo, il lavoroquotidiano di sensibilizzazione e di formazione per cercare di ridurre anche lagravità degli infortuni. Ciò avviene in stretta collaborazione con la Suva, cherappresenta con il proprio qualificato team un punto di riferimento importanteper le imprese di costruzione a livello di consulenza in ambito infortunistico.“È nondimeno importante riuscire a coinvolgere i vari attori della costruzione”,sostiene l’ing. Bagnovini, “perché la sicurezza sul lavoro è un tema che riguardatutti ed insieme si dovranno gettare le basi per ulteriormente migliorare”.

Sistemi di protezione individuali per la sicurezza sui cantieri.

Sicurezza sul lavoro: l’impegno prioritario

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itando un documento del KOF, l’Istituto di ricerca del Politecnico federale di Zurigo, il direttore cantonale della SSIC Ticino Edo Bobbià,nel rendiconto 2006 della società, pone l’accento su un dato statisticointeressante. Un sondaggio tra le imprese svizzere del settore della

costruzione ha rivelato che più della metà (52.5 %) intende effettuare investi-menti legati alla protezione della natura. “L’attenzione della SSIC Ticino versoquesta tematica è rilevante” dichiara Bobbià e fa riferimento in particolare allostandard “Minergie” e all’interesse di alcune associazioni italiane di categoriaper questo tipo di costruzione, che permetterebbe anche, detto di transenna,

di recuperare in parte lo sbilanciamento deirapporti di mercato italo-svizzeri determinatodall’entrata in vigore degli accordi bilaterali edin particolare della libera circolazione della ma-nodopera. Minergie, per tornare all’argomentoche qui ci interessa, è uno standard operativoche consente un risparmio energetico nellacostruzione attraverso il ricorso alle energierinnovabili, permettendo un miglioramento delcomfort abitativo, l’incremento del valore del-l’immobile e la diminuzione del carico ambien-

tale. Riconosciuto dalle istituzioni – il Cantone ha stanziato alcuni crediti-quadro per incoraggiare questo tipo di costruzione o ristrutturazione – e vistodi buon occhio anche da alcune banche che assegnano incentivi finanziari achi investe in questo tipo di costruzione, Minergie sta progressivamente in-contrando l’attenzione del mercato locale. Quali le sue caratteristiche? Inprimo luogo il grado di isolamento dell’edificio, i muri esterni, le finestre edil tetto, che in un edificio Minergie deve raggiungere un valore superiore ri-spetto ad una costruzione di tipo tradizionale. Essenziale, dunque, la sceltadi materiali con buone caratteristiche isolanti. Abbastanza utilizzato il legno,ma l’evoluzione dei materiali e delle tecniche di costruzione hanno permessoanche a materiali tradizionali (mattoni e cemento) di raggiungere lo standard

L’attenzione costante all’ambiente:M come Minergie

C“Minergie è uno standard operativo che permette

un risparmio energetico nella costruzione attraverso

il ricorso alle energie rinnovabili, permettendo un

miglioramento del comfort abitativo, l’incremento

del valore dell’immobile e la diminuzione del carico

ambientale. Essenziale la scelta di materiali

con buone caratteristiche isolanti”.

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Minergie. L’altra caratteristica di questo tipo di costruzione è il ricorso ad unimpianto di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda sanitaria che per-metta di raggiungere un bilancio energetico performante ed un impianto diventilazione per il ricambio continuo di aria nei locali con relativo recupero dicalore. Una costruzione Minergie (o una riattazione: dato che è possibile inter-venire anche su edifici esistenti) richiede un investimento in genere leggermentesuperiore rispetto alle tecniche tradizionali (di circa il 10 %) ma si tratta diuna maggiore uscita che, grazie in particolare alle spese di esercizio ridotte,può essere recuperata a medio termine.

Esempio di costruzioni rispettose dello standardMinergie.

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onoscere altri paesi, altri popoli, altre realtà, altre situazioni economi-che, altri mercati. Risponde a queste esigenze una delle varie iniziativedella Società ticinese degli impresari costruttori: organizzare, a sca-denza all’incirca biennale, viaggi collettivi di studio (ma anche di

piacere) riservati agli associati. Parecchie le mete raggiunte, uno dei primiviaggi ha avuto luogo nel 1988 in Brasile, mente tre sono vivissimi nella memo-ria di chi vi ha partecipato: quello in Argentina nel gennaio del 2004, quellonel Sud-est asiatico (Vietnam, Cambogia e Thailandia) agli inizi del 2006 edinfine il viaggio in Cina nell’aprile 2007.

Non solo cantieri e professione ma… in giro per il mondo

La diga di Itaipù al confine tra il Brasile e Paraguay.Foto Sergio Reali, Osogna.

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L’Argentina dai mille legami con la Svizzera e la Svizzera italiana (ultimoè la recente nomina ad ambasciatrice in quella grande nazione della ticineseCarla Del Ponte, già procuratrice cantonale, federale e del Tribunale specialeinternazionale per i crimini di guerra nell’ex-Jugoslavia) ha incantato gli impre-sari costruttori ticinesi. Dal diario di viaggio di Edo Bobbià ricaviamo qualcheannotazione: “Buenos Aires è una città di grandi contrasti. Fino alla secondaguerra mondiale reggeva il confronto con le grandi capitali europee, con Londrae Parigi. Poi le crisi economiche, i lunghi anni di dittatura ed i recenti problemimonetari hanno mutato il volto di questa città che oggi si presenta a due ve-locità: i ricchi quartieri di Recolèta, di Palermo o di Belgrano e le favelas dovesi vive in condizioni davvero difficili”. Il viaggio in Argentina non si è tuttavialimitato alla scoperta di Buenos Aires. Gli impresari ticinesi hanno visitato ancheSalta, la più grande città del nord-est, alle pendici delle Ande, luogo di partenzaper escursioni fino ai 4 mila metri di Purmamarca, per rituffarsi nella forestasubtropicale ad Iguazu’, località al confine con il Brasile, nota in tutto il mondoper le sue grandiose cascate. Ma l’impresario è soprattutto costruttore ed il

Le spettacolari cascate di Iguazù alla frontiera tra Brasile e Argentina.Foto Sergio Reali, Osogna.

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viaggio in Argentina non poteva trascurare, anche a prezzo di uno sconfina-mento in Brasile, una visita allo sbarramento idroelettrico del fiume Itaipu’, doveè stata costruita la più grande diga del mondo.

Tutt’altro paesaggio, tutt’altro scenario il Sud-est asiatico alla cui scopertagli impresari costruttori ticinesi sono andati tra dicembre 2005 e gennaio2006. Prima tappa Bangkok, in Thailandia, poi la vecchia Saigon, ribattezzataHo Chi Minh City dopo la cacciata dell’esercito statunitense. Tra le scoperte

Le mura della vecchia città imperiale di Xi’an.Foto Diana Scaramella, Gudo.

Non solo cantieri e professione ma… in giro per il mondo

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della delegazione ticinese durante questo viaggio, la più curiosa è certamenteDalat, una località situata in una zona montagnosa del Vietnam, a 1’500 metri dialtitudine sul mare, dove alla fine del 1’800 un medico svizzero, Yersin, collabo-ratore del celebre dottor Pasteur, fece costruire circa 2’500 chalet in stile alpino,destinati alla borghesia francese dell’epoca, che esercitava un dominio sull’al-lora Indocina. Un residuo dell’era coloniale, sopravvissuto alle vicissitudini chenel secolo scorso sconvolsero quel travagliato paese. Oggi Dalat è un rinomatoluogo di villeggiatura. Una puntata in Cambogia, per visitare i templi di Angkored il ritorno a Bangkok, per ritrovare l’ambiente metropolitano, sono le tappeconclusive di questa magnifica avventura in Estremo Oriente.

Avventura rivissuta nell’aprile 2007 con il viaggio di studio in Cina, contappe a Pechino, Xi’an e Shanghai. Di nuovo il continente asiatico, questa voltadeclinato nella stupefacente versione cinese, la nazione che sta vivendo unostraordinario sviluppo. Avvertibile a Pechino, la capitale che stava preparandoi giochi olimpici dell’estate 2008 (e dove l’ambasciata svizzera è diretta da undiplomatico ticinese, Dante Martinelli), ma che si manifesta soprattutto aShanghai, una metropoli che conta 18 milioni di abitanti ed ha un ritmo dicrescita economica e demografica impressionante. La delegazione ticinese dellaSSIC se ne rende conto immediatamente, effettuando il trasferimento dall’aero-porto al centro cittadino (un tragitto di 50 chilometri) con un treno magneticoin grado di raggiungere i 431 chilometri orari e che divora il tragitto, pari alladistanza tra Lugano e Biasca, in soli sette minuti. Per gli impresari costruttoriticinesi un assaggio di quello che sarà, in futuro, il trasporto ferroviario.

Shanghai di notte.Foto Diana Scaramella, Gudo.

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difficile indicare una data-simbolo che rappresenti in maniera esaurien-te il significato del cantiere di AlpTransit per il Ticino, perché l’opera èoggettivamente complessa, non ha una sola collocazione geografica,essendo localizzata sia al San Gottardo, sia al Monte Ceneri, e perché

la lunga durata dei lavori propone più occasioni per cerimonie di varia naturae circostanza. Dovendo tuttavia sceglierne una, di data, la nostra preferenzacade su quella del 2 giugno 2006, che riguarda la posa della prima pietra dellagalleria di base del Monte Ceneri, perché – come sottolineava in quella occa-

AlpTransit, il cantiere del secolo

Posa della prima pietradella galleria di base del Monte Ceneri il 2 giugno 2006.Foto AlpTransit.

È

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sione l’ingegnere Denis Rossi, dirigente del Settore sud di AlpTransit, “dopouna lunga fase pianificatoria e progettuale, iniziata negli anni 80, la costruzionedella galleria di base del Monte Ceneri è finalmente cominciata!”. Un’opera che– precisava Rossi – “da un lato garantisce la continuità con la galleria di basedel San Gottardo (…) e dall’altro tiene in considerazione gli eventuali sviluppifuturi dell’asse gottardiano”. La lunghezza prevista del tunnel del Monte Ceneriè di 15.4 chilometri e la conclusione dei lavori nel 2019. A Sigirino si trova ilquartier generale di AlpTransit Settore Sud, mentre, come è noto, l’altro grandecantiere è quello di AlpTransit San Gottardo, con sede principale, per il portalesud, a Bodio. Qui la cerimonia analoga a quella dell’11 settembre 2007 a Sigirinosi era già svolta il 10 luglio 2000 con la prima volata di mine al portale sud diquella che sarà la galleria ferroviaria più lunga del mondo. Al portale nord dellagalleria di base del San Gottardo, ad Erstfeld, nel canton Uri, i lavori di scavoerano incominciati ancora prima, il 4 novembre 1999.

È assai difficile dare conto di un’opera complessa come AlpTransit, di cuile gallerie di base del San Gottardo e del Monte Ceneri sono due componenti,ma non l’intero progetto (che è la costruzione di una linea ferroviaria ad altavelocità attraverso le Alpi) mentre i lavori sono in corso. Sia per il San Gottardo,sia per il Monte Ceneri sono state necessarie opere preliminari e collaterali

AlpTransit Faido, gallerie della stazionemultifunzionale nel 2003. Foto AlpTransit.

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gigantesche e complesse. Si pensi soltanto alla galleria di sondaggio nella zonadella Piora, un tunnel del diametro di 5 metri e della lunghezza di 5.5 chilome-tri, scavato a partire dal 1994 e fino al 1997 per definire la consistenza dideterminate formazioni geologiche (tra cui la famosa “dolomia saccaroide”)che si presumeva di incontrare in un punto di passaggio dello scavo principale.Pure il cunicolo di Sigirino, il cui scavo è cominciato nel settembre 2007, è untunnel che servirà a raggiungere il luogo di attacco della galleria principale,che non avverrà partendo dai due portali esterni della galleria, Camorino anord e Vezia a sud, ma dal centro del tunnel e nelle due direzioni opposte.

Adesso che le due gallerie di AlpTransit sono in cantiere i giochi sembre-rebbero fatti. In realtà le incognite riguardanti il proseguimento del tracciatodella linea ferroviaria veloce, dal portale sud della galleria del Monte Ceneri indirezione di Chiasso e dell’Italia sono ancora numerose e molto importanti.Al proposito, in un’intervista concessa a “Metrocubo” e pubblicata nel numero diluglio-agosto 2007, il consigliere nazionale ticinese Fabio Abate manifestaval’esigenza di “proporre concretamente al più presto un tracciato a sud di Vezia,in modo tale da raggiungere un consenso con l’Italia, la quale non sembra

Sempre AlpTransit Faido, calcestruzzospruzzato sul fronted’avanzamento (gennaio 2004). Foto AlpTransit.

AlpTransit, il cantiere del secolo

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manifestarsi con particolare interesse”. Per Abate, “le esternazioni dell’alloraministro competente – Antonio Di Pietro, l’ex-giudice di “Mani pulite” – la-sciano intendere che la particolare situazione politica della vicina penisolanon concede molto spazio allo studio dei problemi di merito”. Un giro di paro-le per affermare che la fragilità politica del Governo italiano non gli consentedi prendere decisioni importanti su problemi fondamentali per il futuro dellanazione. L’Italia è d’altronde già in un vicolo cieco per il rifiuto degli abitanti del-la Valle di Susa, per questioni ambientali, di consentire il passaggio della lineaferroviaria veloce Lione-Torino, già approvata dall’Unione europea. Con AlpTran-sit, la Svizzera questo coraggio di decidere l’ha invece avuto e la Società ticinesedegli impresari costruttori per la sua parte, ma anche il Governo ed il Parlamentocantonali, per non dire della Deputazione ticinese alle Camere federali, hannopromosso, favorito e assecondato questo grandioso progetto, nell’ambito del

AlpTransit, il cantiere del secolo

Vista aerea del cantiereAlpTransit di Bodio-Pollegio, in particolaregli impianti di gestionedel materiale (novembre 2007). Foto Manolo Gallo, Otto Scerri SA, Castione.

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Vista sul Ceneri, nodo di Camorino, portale nord, prima dell’inizio dei lavori(maggio 2005). Foto AlpTransit.

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gruppo GCNEAT. Il pensiero della SSIC Ticino al proposito si evince perfetta-mente in un editoriale apparso in uno dei primi numeri di “Metrocubo” (set-tembre/ottobre 1993): “Il Ticino vuole, anzi deve giocare in modo ottimale tuttele carte di cui dispone nell’avventura affascinante e maestosa della realizza-zione della Nuova linea trasversale ferroviaria alpina, che a cavallo fra i duemillenni richiederà un investimento di circa 15 miliardi di franchi, con la pre-senza nel Cantone per parecchi anni di imponenti cantieri per migliaia dioperai. Un investimento storico per la Confederazione, un’occasione unica peril nostro Cantone, a condizione che Berna rispetti (ma come potrebbe farealtrimenti?) i valori paesaggistici ed estetici che sono propri della nostra terra”.La ricaduta economica di AlpTransit sull’economia ticinese sarà oggetto di unprimo studio dell’Istituto di ricerche economiche dell’Università della Svizzeraitaliana (IRE) per il periodo 1993-2002, in una fase ancora caratterizzata dal-

l’esecuzione di lavori preliminari. Ebbene, su uninvestimento globale di 842 milioni di franchi,circa il 53 %, pari a 444 milioni, è stato destinatoad aziende ticinesi. A questo reddito diretto gene-rato dagli investimenti di AlpTransit in Ticino, l’IREha aggiunto un reddito indiretto di ulteriori 259milioni, per un totale di 703 milioni di franchi.

Ma se la tratta su territorio ticinese dellagalleria di base del San Gottardo varrà, a cosefatte, attorno a 3 miliardi di franchi è su quelladel Monte Ceneri (del costo di altri 2.2 miliardi)

che si sono concentrati negli ultimi anni gli sforzi maggiori della classe poli-tica ed imprenditoriale ticinese. A lungo infatti l’opera è rimasta in forse e lasua fase pianificatoria e progettuale è stata lunghissima, una quindicina d’anni.Fondamentali si sono finalmente rivelate le decisioni del Consiglio federaledel 3 luglio 2001 di realizzare il tunnel del Monte Ceneri a due tubi, la pub-blicazione del progetto nell’aprile 2003 e l’approvazione dei piani, da parte delDipartimento federale del territorio, nell’ottobre 2005. Alla cerimonia dellaposa simbolica della prima pietra , il 2 giugno 2006, partecipano tra gli altri ilpresidente della Confederazione Moritz Leuenberger, il direttore del Dipartimen-to cantonale del territorio Marco Borradori e la consigliera di Stato zurigheseRita Fuhrer, presidente del Comitato del San Gottardo. Che cosa significhi lagalleria del Monte Ceneri nell’economia globale di AlpTransit lo spiega nelnumero di maggio/giugno 2006 di “Metrocubo” il direttore del Settore sudDenis Rossi: “La galleria di base del Monte Ceneri non è un progetto solocantonale, ma di portata nazionale ed europea. Infatti, solo con il Ceneri verrà

AlpTransit, il cantiere del secolo

“La ricaduta economica di AlpTransit sull’economia

ticinese, per il periodo 1993-2002, secondo uno

studio dell’Istituto di ricerche economiche

dell’Università della Svizzera italiana, è stata di

444 milioni per appalti diretti assegnati ad imprese

ticinesi (il 53 % di 842 milioni) e di ulteriori

259 milioni di reddito indiretto”.

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Deposito materiale di risulta alla “Buzza di Biasca” (novembre2007). Foto Manolo Gallo, Otto Scerri SA, Castione.

realizzata la ferrovia di pianura attraverso le Alpi, obiettivo irrinunciabile per lapolitica elvetica dei trasporti che prevede il trasferimento del traffico dellemerci dalla strada alla ferrovia”. Secondo l’opinione di Rossi “solo con il Cenerii treni merci più pesanti, di oltre 2 mila tonnellate, potranno attraversare leAlpi senza avere bisogno di locomotive supplementari e quindi senza dispen-diose manovre di smistamento”. Ma l’opera inciderà anche sulla vita quotidianadei ticinesi. “Grazie alla linea ferroviaria veloce – osserva ancora Denis Rossi– verrà compiuto un ulteriore passo verso la realizzazione della Città-Regionepronosticata dal Piano direttore cantonale.

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a forza di un’associazione professionale è data dalla sua storia e dallesue prospettive. In un momento nel quale si sofferma sul suo passatodi successi, la Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino haanche tanta voglia di guardare avanti, ciò che ne fa la sua forza.

Un po’ di storiaDi traforo di base delle Alpi si parlò già nel 1875: la proposta, visionaria

per l’epoca, fu del geologo tedesco Arnold Escher. Una proposta più concretafu poi fatta dall’ingegnere svizzero Eduard Gruner nel 1947. Nei decenni se-guenti la politica tornò saltuariamente sul tema. Nella seconda metà degli anni80 fu elaborato il primo progetto di ciò che diventerà poi l’AlpTransit. Gli anni90 sono quelli del consolidamento politico, finanziario e progettuale. Nel1992 gli svizzeri accettano in votazione popolare il progetto. Nel 1998 il popoloaccetta pure il modello di finanziamento.

Contemporaneamente si effettuano importanti sondaggi (determinantequello a Polmengo, per la sacca della Piora) e cominciano i primi lavori.

Dai primi progetti all’inaugurazione della Galleria di base del San Got-tardo saranno passati 30 anni. Essa è prevista, infatti, nel 2017: quale miglioreregalo per i festeggiamenti dei 100 anni della SSIC TI!

La galleria di base del CeneriIl progetto di massima “variante ottimizzata” e la prima bozza del pro-

getto di pubblicazione prevedono una galleria a tubo unico con due binari. Nel1999 le crescenti esigenze in materia di sicurezza hanno portato il Consigliofederale a bloccare la progettazione e ad incaricare ATG di allestire una basedecisionale per un sistema con due gallerie a binario unico. Il 3 luglio 2001 ilConsiglio federale decide di costruire il Ceneri a due tubi. I lavori di progetta-zione riprendono a ritmo serrato. Nell’aprile 2003 si pubblicano i piani e il 28ottobre 2005 giunge la tanto sospirata approvazione da parte del DATEC. Il restoè cronaca recente: nell’aprile 2006 cominciano i lavori a Sigirino e Camorino.Nel 2008 si apriranno due nuovi cantieri: quello del portale nord a Camorino e

AlpTransit al Monte Ceneridi Denis Rossidirettore Settore Sud, AlpTransit San Gottardo SA

Primo brillamento aSigirino per lo scavodell’attacco intermedioalla galleria di base(11 settembre 2007).

L

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quello del portale sud a Vezia. Da Camorino il cantiere si estenderà sempre piùverso la stazione di Giubiasco, che rappresenta il limite nord del progetto. Abreve quindi i cantieri avranno raggiunto, in superficie, l’estensione massima.Diverso il discorso per i lavori in sotterraneo. Attualmente è in corso lo scavodel cunicolo d’accesso di Sigirino (2.3 km). Solo a partire dal 2010 si comincerà,partendo dal cuore della montagna, a scavare la galleria verso nord e versosud (oltre il 90 % dei 15.4 km della galleria sarà scavato da Sigirino).

Un Cantone più piccoloLa suddivisione in Sopra e Sottoceneri è un tratto marcante del Ticino.

Sarà ancora così fra 50 anni? A partire dal 2019 (data prevista di messa in eser-cizio del Ceneri) Bellinzona si troverà ad un quarto d’ora di treno da Lugano, laquale a sua volta disterà da Locarno 22’, meno della metà dei 54’ attuali. Sonotempi di trasporto di tipo metropolitano e la Città-Regione Ticino, frutto diun’intuizione di circa 20 anni fa, diverrà realtà. I nostri figli e nipoti potrebberoallora non più percepire il Ceneri come la nostra generazione e quelle precedenti.Il territorio cambierà non solo perché avremo qualche binario in più (in veritàpochi, in superficie) ma soprattutto perché il Cantone “diventerà più piccolo”.

Evidentemente il Ceneri ha però anche e soprattutto un’importanzanazionale ed internazionale, in quanto con il suo fratello maggiore (il San Got-tardo) va a costituire la ferrovia di pianura attraverso le Alpi, facilitando sia ilpassaggio delle merci (favorendone il trasferimento dalla strada alla ferrovia)sia il traffico passeggeri.

Le implicazioni economicheA fine 2007 al Ceneri sono stati firmati contratti per 620 milioni di franchi,

250 dei quali sono già stati investiti. Si tratta di una mole di lavoro importanteche crescerà naturalmente ancora. I costi della galleria del Ceneri (indice 2007)ammontano a ca. 2.5 miliardi di franchi. Fino ad oggi le aggiudicazioni hannofavorito in larga misura imprese ticinesi. In alcuni casi nei consorzi sono presentiditte elvetiche provenienti da altri Cantoni e solo in casi rari imprese estere.L’impatto sull’economia cantonale è quindi evidente. Va sottolineato che l’ap-porto delle imprese ticinesi è stato più che soddisfacente: a fronte di offerteconcorrenziali, la qualità delle prestazioni è ottima. Per le fasi successive sonoprevisti ulteriori lotti alla portata di imprese ticinesi. Il lotto delle opere sotter-ranee della galleria di base sicuramente non è alla portata di consorzi ticinesi esarà ambìto anche dalle grosse imprese europee. Siamo tuttavia convinti cheanche in questo caso alcune imprese ticinesi troveranno posto come consor-ziati minoritari e potranno offrire le conoscenze acquisite in questi anni.

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AlpTransit al Monte Ceneri

Avvio della fresatrice, il 15 febbraio 2008, al cantiere di Sigirino.

Ceneri, e poi?Il tratto di AlpTransit della Riviera, nonostante sia ancorato nel piano

settoriale ferroviario, non è attualmente finanziato e quindi è stato relegatoalla fase 2. Il portale di Camorino ne tiene conto e la sua geometria permetteràdi proseguire verso nord con l’attraversamento del Piano di Magadino e lagalleria Sementina-Gnosca compatibilmente con i tracciati fissati dalla pia-nificazione federale.

Purtroppo il progetto AlpTransit si ferma a Lugano. Il proseguimento a sudpreoccupa i ticinesi, consapevoli che il collegamento veloce verso Milano èaltrettanto importante di quello verso Zurigo e che il trasferimento delle mercidalla strada alla ferrovia è possibile solo con un tracciato fin oltre il confine.Un aumento del traffico merci sulla linea attuale a sud di Lugano avrebbe unimpatto deleterio su questa fragile porzione di territorio e sui suoi abitanti.Malauguratamente, dal 2005 al 2007 una serie di ricorsi contro l’aggiudicazionedel mandato di progettazione ha bloccato gli studi sui tracciati a sud di Lugano.Da poco questi sono però ripresi ed entro fine 2008 ne conosceremo i risultati.Nel 2009 dovrebbe essere possibile rilanciare il dibattito e prendere in seguitole prime decisioni. Non è però ragionevole pensare che siano aperti nuovicantieri AlpTransit in Ticino prima che siano conclusi quelli attualmente incorso. D’altra parte, l’onere finanziario e l’impatto sul territorio sarebbero ecces-sivi. L’essenziale è che a conclusione di questa prima fase, non vi siano tempimorti, in modo che tra 30 anni circa la tratta possa essere completata. Il proget-to del Ceneri tiene conto di questi possibili sviluppi. A partire dalla diramazionedi Saré saranno costruiti due mozziconi di tunnel di 150 metri che consentiran-no di continuare lo scavo verso sud senza interrompere il traffico ferroviarionella galleria del Ceneri, che in futuro potrà quindi diventare lunga 30 - 40 km.

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l 1. aprile 2007 resterà una data miliare nella storia del cantiere di AlpTransit.Quel giorno, infatti, segna il passaggio ufficiale di consegne fra il vecchio edil nuovo presidente della direzione generale di AlpTransit San Gottardo. A Peter Zbinden, che va in pensione dopo aver dedicato quindici anni alla

realizzazione della nuova trasversale ferroviaria alpina (di cui nove quale presi-dente della direzione generale) succede il 46enne Renzo Simoni, ingegnere civilee pianificatore territoriale, residente a Meilen, nel canton Zurigo.

Zbinden lascia quando oltre due terzi della galleria di base del San Gottar-do sono stati scavati ed i lavori preliminari al cantiere del Monte Ceneri sonoin corso da circa un anno. “È il momento ideale per il passaggio di timone”rivela il direttore uscente. Ed in una pubblicazione del maggio 2007, curata daiservizi di comunicazione di AlpTransit e distribuita in ben 81mila esemplari inlingua italiana, Zbinden fa il punto della situazione sul cantiere svizzero delmillennio: “Con l’inizio dei lavori al Monte Ceneri e l’imminente delibera delleopere per la tecnica ferroviaria, il progetto entra in una nuova fase. Questenuove sfide dovranno essere affrontate dal mio successore, in quanto perquestioni di età non mi sarebbe più stato possibile portarle a termine”. Il grandecapo del progetto di AlpTransit si dichiara soprattutto soddisfatto dell’avviodei lavori sul cantiere del Monte Ceneri. Zbinden ha infatti sempre perseguitol’obiettivo di realizzare un collegamento veloce tra nord e sud e la nuova ferro-via del San Gottardo, per essere considerata una linea di pianura, abbisognavadella galleria di base del Ceneri. “Se non avessimo potuto iniziare i lavori nel2006, la galleria del Ceneri sarebbe stata posticipata. In questo caso nonavremmo raggiunto il trasferimento del traffico auspicato e con ciò la dimi-nuzione dell’impatto ambientale nei tempi previsti”. Uno scenario per fortunascongiurato, che consente a Zbinden di consegnare al successore un progettoin linea con i processi decisionali assunti.

Renzo Simoni, che rileva lo scettro di comando del progetto, osserva im-mediatamente che “l’obiettivo rimane per tutti lo stesso: la realizzazione dellanuova ferrovia del San Gottardo in tempi brevi, nella qualità richiesta e se-guendo i parametri finanziari preposti”. Il suo giudizio sullo stato dei lavori è

Una staffetta al San Gottardo

Il passaggio di consegne alla dire-zione generale di AlpTransit San Got-tardo SA avvenuto il 1° aprile 2007 tra Peter Zbinden e Renzo Simoni. Foto AlpTransit.

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largamente positivo: “Sono già stati scavati circa due terzi del sistema dellagalleria di base del San Gottardo e possiamo essere orgogliosi di questa ecce-zionale prestazione”, ma la sfida non è ancora completamente vinta. Innanzitutto per ragioni burocratiche, perché secondo Simoni “sarà importante riceve-re i necessari permessi a nord e a sud per non condizionare la tabella di marciadei lavori”. E poi per la natura stessa dell’intervento: “È evidente che lo scavo diuna galleria presenta sempre delle difficoltà impreviste e delle incognite, inparticolare per quanto riguarda la geologia” dichiara Simoni in un’intervistache appare sul numero di maggio-giugno 2007 di “Metrocubo”. Ed alla rivistadegli impresari costruttori ticinesi il nuovo presidente della direzione generale diAlpTransit San Gottardo SA fornisce ampie assicurazioni sulle ricadute positiveche l’opera sta avendo e avrà per l’economia del Cantone in generale e per il set-tore locale del genio civile in particolare, nonostante l’apertura dei mercati: “Unesempio lampante l’abbiamo avuto con l’assegnazione degli appalti dei lavoripreliminari e preparatori a Sigirino, con quasi 240 milioni di franchi deliberati aconsorzi ticinesi o svizzeri, con capofila un’impresa ticinese. Un altro esempioriguarda le tratte a cielo aperto di Biasca e Camorino, dove stanno lavorandobene delle imprese ticinesi. A Camorino hanno operato finora solo consorziticinesi ed il genere di appalti ancora da pubblicare lascia presagire che possaessere così anche in futuro. Ed a Biasca, dove i lavori sono in corso già da alcunianni, tali opere sono state eseguite da consorzi ticinesi che hanno già fatturatooltre 100 milioni di franchi”.

Il rovescio della medaglia, rispetto alle positive ricadute di AlpTransitsull’economia ticinese, è tuttavia rappresentato da una strisciante “germanizza-zione” dell’opera. “Confidiamo che Monte Ceneri non venga tradotto in tedesco”è il provocatorio auspicio formulato dal vicedirettore della SSIC Ticino VittorinoAnastasia in un editoriale pubblicato sul numero di marzo-aprile 2008 di“Metrocubo”. L’allusione è all’annoso problema, palesatosi a partire dal 1997,della lingua utilizzata per i concorsi e gli appalti: tedesco e italiano, come auspi-cato dalla SSIC Ticino, ma anche dal Consiglio di Stato ticinese, o soltanto la lin-gua di Goethe, come è stato il caso per il contratto di appalto relativo al lottoprincipale della galleria di base del Ceneri? “Vista la mancanza di dialogo con lanuova dirigenza di AlpTransit, l’unica alternativa è stata il ricorso contro il bandodi concorso” scrive Anastasia su “Metrocubo”. L’esposto della SSIC Ticino e dialtre quattro imprese è stato inoltrato al Tribunale amministrativo federale. La sentenza ha confermato il principio iniziale, condiviso a suo tempo da AlpTransit e SSIC Ticino, di lasciare la scelta della lingua del contratto al mo-mento dell’assegnazione del mandato. Una decisione quindi di spettanza delcommittente e delle imprese aggiudicatarie.

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a primogenitura in materia di piani viari regionali nel Cantone spetta alLocarnese, dove negli anni 80 e 90 è stata realizzata la prima esperienzaa livello cantonale di costruzione di un’opera stradale – la galleriaMappo-Morettina – abbinata a misure accompagnatorie finalizzate

alla moderazione del traffico. Lungo 4’864 metri, costato 163 milioni di franchi,inaugurato nel giugno 1996, questo tunnel stradale è l’elemento principale diuna più vasta riorganizzazione viaria dell’intera zona urbana del Locarnese,comprendente anche una nuova pianificazione dei posteggi, un potenziamentodei trasporti pubblici locali ed interventi a favore del traffico lento. Comemoltissimi automobilisti ticinesi sanno, ma anche i numerosi turisti ed i pen-dolari italiani provenienti dalla costa settentrionale del Verbano, la galleriaMappo-Morettina ha modificato l’asse di penetrazione verso Locarno, perchi proviene dal Piano di Magadino, eliminando in particolare l’attraversamentodei centri abitati di Gordola, Tenero, Minusio e Muralto, ma anche dello stessocentro di Locarno, perché l’uscita del tunnel alla Morettina è situata già invicinanza dei ponti sulla Maggia. L’obiettivo dichiarato dal PTLV era infattiproprio quello di diminuire il traffico nelle zone urbane, restituendo vivibilitàai quartieri cittadini.

Missione compiuta? Ad oltre dieci anni dall’entrata in funzione dellagalleria Mappo-Morettina, il PTLV ha già potuto essere valutato scientifica-mente, per gli effetti sul traffico e sull’ambiente che ha provocato. Nello studiopubblicato nel 2007 e realizzato da Maurizio Giacomazzi, ricercatore dellaSezione della mobilità del Dipartimento del territorio, si afferma in buonasostanza che “l’apertura della galleria Mappo-Morettina e le misure accompa-gnatorie realizzate hanno portato ad un’importante riduzione del traffico inuna vasta zona dell’agglomerato Locarnese e ad un’elevata diminuzione localedelle immissioni”. Entrambi questi fenomeni sono stati misurati anche statisti-camente. Per quanto concerne il traffico, il carico lungo la strada cantonalealla Verbanella (in territorio di Minusio) è stato dimezzato e riportato ai livellidel 1974. Inoltre, all’interno dell’agglomerato il volume di traffico è general-mente diminuito, secondo le zone, tra il 20 e il 35 % , con punte del 60 o 70 %

Il Piano viario del Locarnese

LIl cantiere della galleria nella zona del portale di Mappo(giugno 1991). Foto Dipartimento del territorio,Divisione costruzioni.

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su alcune singole arterie. Infine, il traffico si è ridotto anche ai posti di controllo di Tenero sud e Gordola nord, rispettivamente del 42 e 27 % ed inmisura minore all’interno degli abitati. Per effetto del dirottamento del trafficoin galleria, che sbuca presso il delta della Maggia, sono stati invece registratiaumenti di traffico del 54% sul nuovo ponte della Maggia e del 25% lungo viaLocarno, il tratto di strada tra i due ponti sul fiume. Non sono stati invece ri-scontrati incrementi di traffico nei nuclei abitati di Ascona e di Losone. Perquanto riguarda invece l’aspetto ambientale, il risultato di dieci anni di effettidel PTLV viene giudicato in termini assai positivi nelle zone dove il traffico èdiminuito. In particolare, le immissioni di anidride carbonica sono ridiscesesotto il limite fissato dalla relativa ordinanza federale (30 microgrammi per me-tro cubo) in tre delle quattro postazioni dove vengono misurate, una a Gor-dola e due a Minusio, rimanendo sopra questo limite in una sola postazionedi controllo (a Minusio, in via San Gottardo).

Le conclusioni a cui giunge lo studio sono dunque positive anche se leaspettative che si assegnavano al PTLV non sono state “pienamente soddisfatte”,osserva Giacomazzi, in particolare per la mancata realizzazione di alcunemisure accompagnatorie, ad esempio la chiusura al transito motorizzato diCittà Vecchia a Locarno. Ma con la galleria Mappo-Morettina le code a cui gliautomobilisti erano costretti ogni volta che si recavano a Locarno, da Teneroin poi, sono un ricordo che sta sbiadendo con il tempo.

La rotonda di Piazza Castello a Locarno in fase di costruzione(1995). Foto Dipartimento del territorio, Divisione costruzioni.

Nelle due pagine seguenti, galleria Mappo-Morettina,carro-ponte per il cassero della volta(maggio 1993). Foto Dipartimento del territorio,Divisione costruzioni.

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el panorama delle grandi opere di genio civile messe in cantiere neglianni 2000, un posto di rilievo va assegnato alla galleria Vedeggio-Cassarate, che costituisce uno degli interventi principali del Pianodei trasporti del Luganese, noto al grande pubblico anche con l’acro-

nimo di PTL. A differenza delle gallerie del San Gottardo e del Monte Ceneri diAlpTransit, entrambe ferroviarie, la Vedeggio-Cassarate è una galleria stradale.È considerata la prima tessera del grande mosaico del PTL, il quale a sua voltasi fonda su un concetto integrato dei trasporti per l’intero distretto di Lugano,concetto rispettoso degli aspetti ambientali e che si propone come traguardo

finale di realizzare una ottimizzazione del territo-rio in cui verranno effettuati interventi di varianatura ed entità. Dunque, non soltanto questagalleria, ma anche la realizzazione di una im-portante circonvallazione stradale tra Agno eBioggio, con spostamento dell’asse viario sullasponda sinistra del piano del Vedeggio, elimi-nando l’attraversamento di due centri abitati, edil potenziamento della ferrovia Lugano-PonteTresa, dimezzando i tempi di percorrenza deiconvogli (da ogni venti ad ogni dieci minuti). Un

progetto ambizioso, quello del Piano dei trasporti del Luganese, da realizzaresu un arco di tempo medio-lungo, tra i 20 ed i 30 anni, con un investimentoche in definitiva si aggirerà attorno al miliardo di franchi. Oltre un terzo diquesta cifra, 355 milioni, è il costo preventivato per la sola galleria Vedeggio-Cassarate, che concretizza il sogno cullato per decenni dai luganesi di collegarele due valli a nord della città, realizzando un’alternativa alla penetrazione deltraffico automobilistico proveniente da settentrione, storicamente sopportatoda due arterie urbane, via San Gottardo e via Besso, entrambe giunte al limitedi saturazione. Con la sua strategia di mobilità integrata fra trasporto pubblicoe privato e fra trasporto stradale e ferroviario, il Piano dei trasporti del Luganesesi propone in definitiva di contenere l’afflusso indiscriminato di traffico e

Il Piano dei trasporti del Luganese

“Con la sua strategia di mobilità integrata fra

trasporto pubblico e privato e fra trasporto stradale

e ferroviario, il Piano dei trasporti del Luganese

si propone di contenere l’afflusso indiscriminato

di traffico e l’intasamento del centro cittadino di

Lugano, incentivando l’uso dei mezzi pubblici

di trasporto”.

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l’intasamento del centro cittadino, incentivando l’utilizzazione dei mezzi pub-blici di trasporto con la realizzazione di parcheggi intermodali in periferia, servitidalla ferrovia Lugano-Ponte Tresa o da altri servizi di trasporto pubblico. Alcunidi questi posteggi (a Cornaredo, allo svincolo autostradale di Lugano Sud ed incorrispondenza di alcune fermate della ferrovia Lugano Ponte Tresa, per esem-pio ad Agnuzzo) sono già in funzione da alcuni anni, con risultati sempre piùincoraggianti. Certamente, la realizzazione di un nuovo asse di penetrazioneverso il centro città di Lugano, rappresentato in concreto dalla galleria Vedeg-gio-Cassarate, comporterà anche il rischio di un richiamo di ulteriore trafficoverso il polo urbano. Un rischio che il Piano dei trasporti del Luganese ritienedi poter escludere proprio in virtù degli interventi correttivi che nel frattempo

Il portale ovest della galleria Vedeggio-Cassarate (febbraio 2007). Foto PTL, Divisione costruzioni.

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verranno attuati, compresa una politica restrittiva di parcheggi nell’area urbana,imposta dalla Confederazione quale condizione per la concessione di sussidifederali. D’altra parte la galleria è considerata un elemento essenziale della“tangenziale Omega” di aggiramento totale del centro urbano, dallo svincolosud dell’autostrada A2 fino al confine italo-svizzero di Gandria. Il suo progettoattribuisce un terzo circa dei finanziamenti (pari a 120 milioni di franchi) allarealizzazione di un efficace raccordo con l’autostrada, attraverso la ristrut-turazione dello svincolo nord dell’A2, nel cosiddetto “comparto Vedeggio”, ed al

Panoramica del cantieresul lato Vedeggio della galleria (novembre2007). Foto Manolo Gallo, Mancini & Marti SA, Bellinzona.

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collegamento con la rete viaria cittadina, con un posteggio d’interscambio edun comodo accesso alla rete di trasporto urbana, nel “comparto Cassarate”. Il proseguimento della “tangenziale Omega” fino al confine per l’Italia resta peril momento musica per un futuro più lontano, prospettato ma non contemplatodall’attuale PTL. La galleria Vedeggio-Cassarate sarà invece una realtà a brevescadenza. Il cantiere avanza velocemente, rispettando i tempi del progetto. Il cunicolo di sicurezza, un tunnel di servizio del diametro di quattro metri emezzo, è già stato interamente scavato. Operazione analoga è invece in corsoper la galleria principale, che avrà due corsie di 3.75 metri ciascuna e duebanchine laterali di un metro e 20, su una lunghezza complessiva di 2’650 metri.Il volume di scavo sarà di 265 mila metri cubi per la galleria principale, più 45mila per il cunicolo di sicurezza. Il tempo previsto per l’esecuzione dell’opera èdi circa sei anni. La prima autovettura sotto la galleria Vedeggio-Cassaratetransiterà prevedibilmente tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011.

Un momento ufficiale sul cantiere della Vedeg-gio-Cassarate con, da sinistra, Brunello Arna-boldi, Marco Borradori,Giovanni Pettinari, Fabio Gervasoni e Attilio Gorla (febbraio2006). Foto PTL, Divisione costruzioni.

Il Piano dei trasporti del Luganese

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er uno che di mestiere fa l’architetto, costruire è la regola, non l’ecce-zione. Giorgio Giudici, dal 1984 sindaco della principale località delCantone, è l’architetto della “grande Lugano”, città che non raggiungevaneppure i 30 mila abitanti quando lui diventò il primo inquilino di

Palazzo Civico ed ora ne conta oltre 52 mila, grazie ad un’accorta politica diaggregazioni comunali, e figura nei primi dieci posti delle principali città sviz-zere. Per la sua professione, Giudici ha dunque una grande familiarità con ilmondo della costruzione. Ha anche un ricordo personale che lo lega alla SSICTicino: “Negli anni settanta, il mio primo intervento in pubblico come municipaledi Lugano, non ancora come sindaco, perché lo sarei diventato soltanto qualcheanno più tardi, lo tenni proprio ad un’assemblea degli impresari costruttori, misembra di ricordare della sottosezione di Lugano della SSIC, e parlai del fu-turo della città e dei progetti che si profilavano al suo orizzonte”. Coincidenza?Lungimiranza? Chissà! Fra questi progetti si scorgeva in quegli anni ancora inlontananza il Piano dei trasporti del Luganese che, contenendo fra le sue ope-re principali la galleria Vedeggio-Cassarate, oggi in fase di realizzazione, puòessere considerato un obiettivo raggiunto. “Forse è un po’ presto parlare diobiettivo raggiunto – replica Giudici – perché il PTL ha ambizioni più da pianoregolatore regionale, di moderazione generale del traffico, che una singolaopera, pur importante come la galleria Vedeggio-Cassarate, non consentirà diconseguire. Per valutarne compiutamente gli effetti occorrerà invece attendere irisultati, anche in sinergia, di tutte le opere principali contemplate: quindianche della circonvallazione di Agno e Bioggio, del potenziamento della ferro-via Lugano-Ponte Tresa e di tutti gli interventi finalizzati a favorire il trasportopubblico ed a contenere quello privato”. Ma un successo il PTL lo ha ottenutoprima ancora che fosse dato un solo colpo di piccone, osserva il sindaco diLugano: l’unione delle forze di diversi, e numerosi, comuni attorno ad un uni-co progetto di respiro regionale. Un tema che sta particolarmente a cuore aGiudici. Con il PTL infatti, per la prima volta nella storia del cantone Ticino, icomuni del distretto di Lugano hanno accettato di contribuire a finanziare operepubbliche da realizzare, se necessario, anche al di fuori del loro territorio,

Giorgio Giudici: il sindaco che costruisce

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contando sul beneficio che da esse ricaveranno in termini di moderazione deltraffico, di minore inquinamento fonico, di miglioramento generale dell’am-biente e della qualità di vita. “Noi, come città di Lugano, abbiamo investitomoltissimo in questo cambiamento di mentalità, avendo tuttavia sempre lacautela di evitare imposizioni o condizionamenti, per non alimentare il pregiudi-zio, peraltro ugualmente già diffuso, del Comune grosso e potente che vuoleprevaricare su quello più piccolo e debole o sull’intero Cantone”, osserva oggiGiudici. “Ci siamo tuttavia assunti in quegli anni un ruolo promotore nella for-mazione di una Commissione intercomunale dei trasporti che si è poi rivelatal’anima e il motore del PTL e ne abbiamo sempre mantenuto il segretariatooperativo, mettendo a disposizione i servizi logistici del nostro dicastero delterritorio”. Un’esperienza felice, che il sindaco Giudici rievoca con favore e chegli suggerisce una ulteriore riflessione: “Sono certo che in quelle riunioni ed inquelle serate trascorse a discutere di gallerie, circonvallazioni, parcheggi d’in-terscambio e quote di riparto furono gettati i semi per le aggregazioni che lacittà di Lugano ha poi condotto a buon fine attorno agli anni 2000”.

Ed ora che la galleria Vedeggio-Cassarate è praticamente una realtà,quali aspettative coltiva la città di Lugano? “Abbiamo innanzi tutto giudicatonecessario realizzare una nuova pianificazione del comparto di Cornaredo, ilquartiere che dovrà per primo assorbire l’onda di traffico proveniente da unnuovo asse di penetrazione in città” risponde Giudici. “È una sfida a mio avvisoeccezionale: Cornaredo è un quartiere nuovo, che possiede i più importantiimpianti sportivi cittadini, ha visto in tempi più recenti l’insediamento di unamultisala cinematografica e con l’avvento della galleria si proporrà come unnuovo polo urbano in alternativa, e non in concorrenza, con il centro storicocittadino. Per assicurarne uno sviluppo equilibrato ci siamo affidati ad unconcorso urbanistico, con il risultato che già oggi registriamo l’interesse dinumerosi gruppi finanziari, solidi e forti, anche di livello internazionale, seria-mente interessati ad insediarsi nella parte settentrionale della città” osserva ilsindaco di Lugano.

Altra scommessa importante che Lugano lancia in questi anni è la ristrut-turazione dell’ex-albergo Palace e la creazione in quest’area affacciata sul lun-golago del nuovo polo museale e teatrale della città. “C’è un grande interesseanche attorno a quest’altra iniziativa” dice Giudici. Un progetto diverso daquello di Cornaredo. Più mirato, perfino ancora più ambizioso, perché il sindacoGiudici pensa ad attività culturali che riescano a mettersi in rete con le piùprestigiose insegne dell’Italia settentrionale, dalla Scala di Milano all’Arena diVerona, abbinate a presenze commerciali di alto livello, capaci di allungare lapasseggiata sotto i portici di via Nassa. Una bella sfida imprenditoriale.

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Il cantiere dell’ex albergo Palace a Lugano (novembre 2007). Foto Manolo Gallo, Mancini & Marti SA,Bellinzona.

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i avvertono, a partire dagli anni 90, segnali di rinnovamento ancheall’interno delle associazioni professionali, quasi che i grandi rivolgi-menti in atto sul mercato globale del lavoro abbiano una ripercussioneanche nelle realtà locali, generando nuove esigenze, necessità e preoc-

cupazioni. Risponde probabilmente anche a questa logica la costituzione, il24 ottobre 1997, dell’Unione delle associazioni dell’edilizia (UAE), un’organiz-zazione mantello che raggruppa le principali professioni del ramo edile delcantone Ticino. Accanto alla Società svizzera impresari costruttori SezioneTicino figurano ad esempio le associazioni padronali dei fabbricanti di mobili e serramenti, dei pittori, dei piastrellisti, delle imprese di pavimentazionestradale, dei mastri gessatori e plafonatori, dei posatori di pavimenti, dei vetraie dei metalcostruttori.

Primo presidente viene eletto il locarnese Efrem Regazzi, un industrialedel ramo del metallo. “Sono anni difficili per il settore della costruzione” è ladichiarazione d’intenti del neo-presidente. “Il mercato immobiliare è penaliz-zato da legislazioni fiscali che allontanano gli interessi degli investitori. Laconcorrenza a qualsiasi prezzo è all’origine di fallimenti e chiusure di aziende,mentre il lavoro nero assume proporzioni sempre più preoccupanti”. In questoquadro a tinte abbastanza fosche, le associazioni del ramo edile “hanno con-statato la necessità di coordinare l’impegno, riunendo iniziative e strategie chedovranno permettere all’edilizia di adeguarsi alle nuove sfide” osserva Regazzi.L’UAE è attualmente presieduta da Claudio Suter, profondo conoscitore del set-tore imprenditoriale e politico ticinese. È stato per alcune legislature deputato alGran Consiglio.

È un fervore di rinnovamento che anima anche la SSIC Ticino e che simanifesta ulteriormente, agli inizi del 2004, attraverso una revisione gene-rale dello statuto della società e con l’adozione di un nuovo regolamento in-terno che istituisce la possibilità di comminare sanzioni, fino al massimodell’espulsione, in caso di mancato pagamento dei contributi sociali da partedelle imprese associate. Con la revisione dello statuto societario la SSIC Ticinosi dà anche una nuova organizzazione: il segretario cantonale Edo Bobbià

Nuove associazioni e nuovi statuti

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diventa direttore ed il suo aggiunto Vittorino Anastasia vicedirettore, mentreanalogamente il Comitato cantonale assume la nuova denominazione diConsiglio sezionale ed il Comitato direttivo diventa Ufficio presidenziale. Lanuova organizzazione si ispira a quella concettuale del Comune e si proponedi separare chiaramente il ruolo di organo legislativo, di competenza delConsiglio sezionale, da quello esecutivo, che ora è di competenza dell’Ufficiopresidenziale.

L’Ufficio presidenzialedella SSIC Ticino all’as-semblea straordinaria del 17 marzo 2004 conil capo dell’Ufficio ma-nodopera estera LiberoMalandra (il secondo da sinistra).

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rrivano sempre sotto Natale le novità legislative che riguardano gliimpresari costruttori. Il 23 dicembre 1985 il Gran Consiglio, appro-vando un’iniziativa parlamentare dell’allora segretario cantonaledella SSIC Ticino Felice Lazzarotto, istituiva il principio della crea-

zione di un albo professionale per impresari costruttori, imponendo l’esigenzadi requisiti professionali più severi per i titolari di aziende operanti nel campodella costruzione. Dodici anni più tardi, nello stesso mese, il 1. dicembre 1997,sempre il parlamento cantonale dava luce verde alla rinnovata Legge sull’eser-cizio della professione di impresario costruttore, ponendo ulteriori condizioni,in tema di versamento degli oneri sociali, formazione di base, capacità profes-sionali, tecniche e di conduzione aziendale, a coloro che intendono esercitarequesta non facile attività imprenditoriale. “La SSIC Ticino ha sostenuto conconvinzione questa riforma legislativa – è il commento di Edo Bobbià su “Metro-cubo” del gennaio/febbraio 1998 – promuovendo occasioni di perfezionamentosu tematiche varie ed organizzando corsi per l’ottenimento della certificazionedi qualità nelle imprese di costruzione”. La nuova legge, osserva ancora Bobbià,che ne ha come sempre seguito con attenzione il percorso parlamentare, rap-presenta “una chiara risposta alle aspettative, sollevate da più parti, di mi-gliorare strutturalmente il settore della costruzione, in funzione soprattuttodelle mutate esigenze di un mercato divenuto più aperto e qualificato, maanche più aggressivo”.

Ma se la nuova legge rappresenta un ulteriore passo in avanti nellapromozione dell’imprenditorialità del settore della costruzione nel cantoneTicino, altri traguardi attendono di essere raggiunti in questi ultimi anni delventesimo secolo. Ne è ben cosciente il direttore cantonale, che nel medesimoeditoriale di “Metrocubo” in cui commenta favorevolmente la nuova Leggesull’esercizio della professione di impresario costruttore, si interroga sullastruttura del settore: “Il prossimo obiettivo – dichiara Bobbià – sarà quello disollecitare nuovamente i costruttori in funzione di possibili unioni o fusioni,così da rafforzare le imprese dal punto di vista qualitativo, se del caso anche ascapito della quantità delle stesse, oggi più di ieri sproporzionata rispetto alle

Professione impresario: professionalità e formazione adeguata

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reali occasioni di lavoro”. È il tema della concentrazione, croce e delizia di ognisettore dell’economia. Bobbià non sfugge all’argomento, pur riconoscendoche “si tratta di un compito delicato, che in passato non ha trovato positivaaccoglienza, ma che le nuove variabili di mercato ripropongono in tutta la suavalenza”. Il direttore della SSIC Ticino invita a “riflettere in profondità sulla que-stione”, osservando che “per le imprese dell’edilizia e del genio civile varrà lapena di capire se sia o meno ipotizzabile un contenimento dei costi, peresempio razionalizzando i servizi amministrativi ed i macchinari”. In questoprocesso evolutivo, la figura professionale dell’impresario costruttore diplomatofederale è fondamentale. Essa sta tra l’altro vivendo importanti mutamenti, sianella modalità di formazione proposta, sia nei contenuti delle varie materie. In sostanza, agli impresari costruttori vengono date le nozioni pratiche e teori-che necessarie per la conduzione tecnica ed amministrativa delle imprese di costruzione. A raggruppare queste persone vi è l’Associazione Impresari Costruttori Diplomati Federali del Cantone Ticino, che conta una novantina disoci ed è attualmente presieduta da Giancarlo Motta. Le attività promosseriguardano in particolare l’aggiornamento professionale e l’informazione sutemi di attualità legati al settore della costruzione.

La consegna del diplomafederale di impresario costruttore in occasionedell’assemblea della SSICTicino del 2004 ad Airolo.

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Il cantiere del PalazzoMantegazza a Paradiso(febbraio 2007). Foto Arnoldo Gaggini, Gentilino.

La collaborazione tra la Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino ele principali associazioni economiche cantonali:

- Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino;- Associazione industrie ticinesi;- Economiesuisse Ticino;- Associazione bancaria ticinese;- Camera ticinese dell’economia fondiaria;- Società ingegneri e architetti / Ordine ticinese ingegneri e architetti;

ed altre, è sempre stata buona e produttiva. Questo aspetto ha costituito unpunto importante di interscambio di informazioni e di azioni politiche con-cordate a favore dell’economia cantonale. In particolare con la Camera dicommercio, alla quale la SSIC Ticino è associata, si è perfezionata una strategiacomune grazie al lavoro svolto nel Consiglio economico e nelle diverse com-missioni (edilizia, formazione professionale, questioni fiscali, comunicazioni etrasporti, questioni ambientali e sociali).

Con i direttori Claudio Camponovo (ora in pensione e sostituito dall’ini-zio del 2008 da Luca Albertoni), Sandro Lombardi, Stefano Modenini, FrancoCitterio e i relativi presidenti, nonché con Gianluigi Piazzini della CATEF, si sonotenute parecchie riunioni per cercare soluzioni a temi comuni correlati all’atti-vità delle rispettive associazioni padronali. Anche in futuro sarà importanteaffrontare le nuove sfide puntando sul dialogo e, quando possibile, su obiettivicomuni, così da ottenere maggior forza politica e rappresentativa.

Collaborazione con le associazioni economiche cantonali

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aramente un’istituzione si è identificata con il suo massimo dirigenteoperativo in misura maggiore della Commissione paritetica cantonaledell’edilizia e del genio civile. Istituita nel 1960, quale organo di vigi-lanza sull’applicazione del contratto collettivo cantonale per l’edilizia

ed il genio civile, questa commissione ha avuto, fin dal primo giorno, un segre-tario a tempo pieno, Edy Genini, rimasto in carica per ben 44 anni, fino al 2004.Quale successore è stato nominato Stefano Malpangotti che ha raccolto questadifficile quanto impegnativa sfida. La Commissione paritetica comprende rap-presentanti dei datori di lavoro (impresari) e dei lavoratori (sindacalisti) operanti

nel settore della costruzione, con un presidenteche ruota, a turno, ogni anno. Il segretariatostabile e permanente assicura la continuitàoperativa in questa struttura che, attraverso lafrequente rotazione dei suoi componenti, offreuna garanzia di rappresentatività dei contrap-posti interessi fra datori di lavoro e dipendenti.Nel quasi mezzo secolo della sua attività, laCommissione paritetica ha mediato e risoltomigliaia di vertenze all’interno di questa cate-goria professionale, diventando perciò anche

uno straordinario laboratorio di osservazione delle trasformazioni vissutedalle professioni che si svolgono nel settore della costruzione, dal manovaleal muratore, dal minatore di galleria al gruista. Basti pensare, per dare adesempio un’idea dell’evoluzione dei salari, ai circa 3 franchi all’ora con cuivenivano retribuiti agli inizi degli anni sessanta i muratori e carpentieri, mentremanovali, minatori, manovratori di gru ed autisti non raggiungevano in molticasi neppure questa paga oraria. Ma è cambiato moltissimo anche il quadrogenerale della costruzione in Ticino, passando ad esempio dalle circa 450aziende che operavano nel settore agli inizi degli anni sessanta alle attualicirca 350, con un sensibile processo di concentrazione di ragioni sociali, e daicirca 17 mila dipendenti agli attuali 7 mila (6’879 a fine 2007).

La Commissione paritetica

“In quasi mezzo secolo di attività, la Commissione

paritetica cantonale dell’edilizia e del genio civile

ha mediato e risolto migliaia di vertenze all’interno

della categoria professionale, diventando anche

uno straordinario laboratorio di osservazione delle

trasformazioni vissute dalle professioni che si

svolgono nel settore della costruzione”.

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Questo panorama in continuo cambiamento, e che ha vissuto all’iniziodegli anni duemila anche la rivoluzione copernicana della libera circolazionedella manodopera in un mercato, come quello svizzero e ticinese, fino ad alloratenuto attentamente sotto controllo, ha avuto in Genini un osservatore edanalista particolarmente attento, diligente e sollecito. In un’intervista pubbli-cata sul numero di luglio-agosto 2004 di “Metrocubo”, il segretario uscentedella Commissione paritetica cantonale dell’edilizia e del genio civile forniscealcune opinioni interessanti sul quadro generale dei rapporti all’interno nelsettore della costruzione. “In passato – sostiene Genini – le relazioni tra partnerssociali erano improntate ad una maggiore comprensione dei reciproci problemi,ciò che ha permesso di trovare soluzioni interessanti e praticabili” alle vertenzedi quegli anni. Il successivo irrigidimento delle posizioni genera viceversa “ilpericolo sempre più latente di ritrovarsi senza Contratto nazionale mantello”,previsione, questa di Genini formulata nel 2004, che si è avverata durante ilperiodo di vuoto contrattuale vissuto dal 1° ottobre 2007 al 30 aprile 2008. E che si ricollega fatalmente allo scenario della libera circolazione della mano-dopera, fenomeno “non necessariamente negativo per l’economia cantonale– osserva Genini – ma che pone il problema principale dell’applicazione dellenorme contrattuali da parte delle ditte estere operanti sul mercato cantonale at-traverso il cosiddetto lavoro distaccato”. Perché occorre “garantire alle impreseindigene almeno pari condizioni di mercato” è la conclusione di Genini.

Riunione esterna dellaCommissione pariteticacantonale dell'edilizia e del genio civile (Monte Tamaro, 11 luglio 2008).

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44 anni da segretario cantonale della Commissione paritetica per l’ediliziaed il genio civile, mediando tra datori di lavoro e sindacalisti in centinaia divertenze all’anno, consentono oggi a Edy Genini di conoscere, meglio proba-bilmente di ogni altro in Ticino, le trasformazioni vissute dal mondo della

costruzione negli ultimi decenni del secolo scorso e nei primi anni dell’attuale.A maggior ragione per il fatto che la Commissione paritetica ha progressiva-mente allargato la sua competenza ad altri otto rami professionali, dai falegna-mi ai gessatori, dai piastrellisti ai pittori, dai vetrai ai posatori di pavimenti, dai

cavisti di granito ai pavimentatori stradali, fino adoccuparsi complessivamente dei dipendenti di circa1’600 imprese ed aziende che operano nel grandefirmamento della costruzione in Ticino. Occupan-dosi di che cosa? “Di tutto quanto concerne l’appli-cazione e l’interpretazione dei contratti collettivi”risponde Genini. Istituita agli inizi degli anni 60, laCommissione trattava inizialmente circa 200 ver-tenze all’anno ed è arrivata ad esaminarne oltre500 nel 2004. Vertenze di che genere? “Nei primianni le questioni riguardavano soprattutto infra-zioni del contratto collettivo inerenti il salario, gliorari di lavoro, il lavoro nero e fuori orario, con untasso di successo altissimo nell’impegno primariodella Commissione di riuscire a far applicare i con-tratti collettivi delle diverse categorie professionali”.Dunque il terreno di scontro tra partners sociali

era fondamentalmente quello del salario e dell’orario di lavoro. Oggi il dissensoriguarda principalmente la flessibilità e la meritocrazia ed è più arduo tentareuna mediazione fra padronato e sindacati arroccati su posizioni lontane e radi-calizzate. Ma oggi più che mai Genini si sente di affermare che ”senza datoridi lavoro non ci sono lavoratori e senza lavoratori non vi sono datori di lavoro” el’esistenza e la validità dei contratti collettivi rappresentano una garanzia per

Edy Genini:un ruolo difficile tra impresari e sindacati

Emilio Croci Torti con-segna una sua opera a Edy Genini, qualeomaggio della SSIC Ticino in occasione delsuo pensionamentoavvenuto nel 2004.

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tutte le parti sociali specialmente in tempi di progressiva liberalizzazione deimercati. L’alternativa è il caos, che non giova a nessuno”.

Dal suo osservatorio privilegiato, Genini ha vissuto anche la profonda tra-sformazione dell’edilizia ticinese negli anni a cavallo del millennio. Al “Journalsuisse des entrepreneurs”, che nell’agosto 2004 gli fece un’intervista, confidava:“All’inizio della mia attività erano pochissime le imprese qualificate, mentre oggila situazione è completamente cambiata. Sono sempre più numerose le aziendecon proprietari, dirigenti e quadri preparatissimi e pure la qualità della manodo-pera è migliorata”. All’ex-segretario della Commissione paritetica cantonale nonsono sfuggiti neppure alcuni cambiamenti che possono indurre a qualche pre-occupazione. “Un tempo c’erano circa 20 mila operai occupati nel settore dellacostruzione, mentre oggi con la meccanizzazione e la scoperta di nuove tec-niche di costruzione, la manodopera si è ridotta notevolmente” confidavaGenini, nell’ottobre 2003, al settimanale “Il lavoro” dell’Organizzazione cristianosociale ticinese. E sull’arco di oltre 40 anni di impegno professionale, ha vistosfilare nella Commissione paritetica centinaia di imprenditori e sindacalisti. Nericorda qualcuno in particolare? “Ne ricordo moltissimi: fra gli impresari edirigenti della SSIC Ticino i presidenti Elio Alberti, Renato Antonini, OnoratoBettelini, Dante Gilardi, Renato Merlini, Luigi Pedrazzini, i direttori del Centroformazione professionale di Gordola Giacomo Pisoni, il “padre” della forma-zione professionale nell’edilizia e Gian Pietro Losa che, con intelligenza e grandeimpegno ne ha raccolto l’eredità. E poi il segretario cantonale Felice Lazzarotto,il direttore Edo Bobbià e il vicedirettore Vittorino Anastasia. Fra i sindacalistidefunti Ezio Canonica, Amedeo Colombi, mons. Luigi Del Pietro, Angelo Pellegri-ni e i viventi Silvano Bizzozero, Roberto Gallina, Saverio Lurati, Naldo Pedroni,Meinrado Robbiani, Giuseppe Sergi, Sergio Tagliaferri e Dario Tettamanti.

Fra i funzionari dello Stato rilevo con piacere la fattiva collaborazioneavuta con Libero Malandra, capo dell’Ufficio della manodopera estera. Parti-colare riconoscenza la devo a Silvio Boggia, per molti anni ascoltato membro delComitato cantonale della SSIC e della Commissione paritetica cantonale che,nell’ormai lontano 1960, mi segnalò il concorso per la nuova funzione di segre-tario della Commissione stessa”.

La paziente opera di mediazione attuata in un settore importante perl’economia cantonale ha assicurato ad Edy Genini identica gratitudine da partedei sindacati e degli impresari. E quando è andato in pensione, nell’aprile 2004, ilquotidiano “La Regione”, nella sua settimanale rubrica “Alti e bassi”, lo ha pro-mosso fra i primi, indicandolo come “Un bell’esempio per chi si impegna sulfronte padronale e sindacale”. Un riconoscimento di cui Genini va particolar-mente orgoglioso.

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el volume che la Società ticinese degli impresari costruttori fecepubblicare per il suo 70.mo di fondazione, nel 1988, c’è una fotogra-fia che documenta molto bene la rapidità del cambiamento, anchedel paesaggio, negli ultimi venti anni del secolo scorso. È una veduta

aerea, a colori, del Centro di formazione professionale di Gordola, scattatapresumibilmente nei primi anni 80, quando la costruzione di questo complessoimmobiliare era appena terminata. Il colore bianco e grigio chiaro dei quattroblocchi spicca sulle varie tonalità di verde dei prati e dei campi che li circondano.Un bel campo di frumento in primo piano, alcune strisce di coltivazioni di or-taggi e sullo sfondo il verde cupo di un filare di cipressi (alti e schietti, verrebbeda dire, come quelli celebri di Bolgheri), che nascondono alla vista una stradaagricola diretta verso qualche altra parte del Piano di Magadino. Oggi quelpaesaggio agricolo attorno al Centro professionale di Gordola non esiste più,cancellato da insediamenti commerciali ed industriali che si sono moltiplicatinegli anni, sulla spinta di un processo di sviluppo inarrestabile. Uno sviluppo

Gordola, formazione professionale in cammino

In alto, Gian PietroLosa con il primo direttore del CentroGiacomo Pisoni.Sopra, Paolo Ortelli,successore di Losa.A destra, autorità ed invitati all’inau-gurazione di un ampliamento delCentro di Gordolanel 1998.

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ed un “rinnovamento”, per ricordare un termine che piaceva allo scomparsoconsigliere di stato Giuseppe Buffi, che la SSIC Ticino ripropone e riconfermaoggi con il progetto di ampliamento del Centro professionale di Gordola, de-nominato “Arca”, firmato dagli architetti Pia Durisch ed Aldo Nolli, vincitorinel 2004 del concorso di idee al quale hanno preso parte una quindicina dipartecipanti.

Sull’arco di poco più di trent’anni, il Centro professionale di Gordola havissuto numerosi ampliamenti e trasformazioni. La prima parte, il Blocco A,destinato agli apprendisti muratori, falegnami e pittori, divenne operativa nel1976. Nel 1979 seguì il Blocco C, edificio in cui trova posto l’amministrazionedella scuola, ma che contiene anche 22 camere, per un totale di 34 posti letto,alcune aule polivalenti, un’aula attrezzata per corsi di informatica destinatiprincipalmente agli apprendisti disegnatori edili e del genio civile ed una mensaper 200 persone, utilizzabile anche come sala per banchetti. Nel 1981, con lacostruzione del Blocco D destinato agli apprendisti dei settori sanitari, latto-nieri, elettricisti e metalcostruttori, venne completata la struttura originale delCentro di Gordola. Ma già nel 1988, con l’ampliamento del Blocco A, perospitarvi i costruttori stradali, gli scalpellini, i piastrellisti, i carpentieri, i tap-pezzieri ed i pittori, la scuola subiva una prima trasformazione. Seguita da una

Panoramica del Centrodi Gordola nel 2008,prima della realizzazionedel progetto “Arca”.

Nelle due pagine seguenti, la centrale termica a trucioli dilegna del Centro pro-fessionale di Gordola,inaugurata il 6 aprile2004.

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seconda, nel 1998, con la costruzione, accanto ai quattro già esistenti, di unquinto blocco di quasi 6 mila metri cubi di volume, il Blocco I, adibito a laborato-rio didattico polifunzionale al servizio principalmente dell’Associazione lattonie-ri e istallatori, con attrezzature destinate ai montatori di fluidi ed ai controlloridi fumi ed un laboratorio polivalente per gli apprendisti dell’edilizia e del geniocivile. Un intervento di qualità, che portava all’epoca ad oltre 30 milioni gliinvestimenti realizzati a favore della formazione professionale nel settore dellacostruzione al Centro di Gordola. Come d’altronde riconosciuto dallo stessoconsigliere di stato Buffi all’inaugurazione del nuovo edificio di aule e labora-tori. “Se c’è un settore, in seno alla nostra società, che si rinnova, pur fra milledifficoltà, è proprio quello degli impresari costruttori” dichiarava l’allora di-rettore del Dipartimento dell’istruzione e delle cultura, riconoscendo che “anchese a volte ci sono visioni diverse, è dunque anche con gli impresari costruttoriche si vuole costruire il Ticino di domani, insistendo sulla qualità del lavoroche è conseguenza diretta di una qualità nella formazione”. Ogni anno vi tran-sitano circa 35 mila persone: non solo gli apprendisti che frequentano i corsidi formazione in ben 29 professioni diverse, ma anche adulti che partecipanoa corsi di aggiornamento e riqualifica professionale.

Qualità, qualità! Il tema resta all’ordine del giorno a Gordola e se ne haconferma nella primavera 2002 quando il Centro di formazione professionaleper l’edilizia ed il genio civile ottiene la certificazione ISO 9001. Ad essa siaggiunge, agli inizi del 2004, anche la certificazione “EDUQUA”, un attestatosvizzero di qualità per le istituzioni impegnate nella formazione continua.

Festeggiamenti per l’ottenimento della certificazione ISO9001, nella primavera2002. Da sinistra Gian PietroLosa, Marco Borradori,Franco Gervasoni eGianni Moresi.

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Lo stesso anno viene sostituita anche la centrale termica dell’intero complessoscolastico. Il vecchio impianto, che risaliva al 1976, lamentava il peso degli annie pure dei danni provocati dalle ripetute esondazioni del Verbano. La nuovacentrale termica – progettata dall’architetto Guido Tallone per quanto riguar-da l’edificio e dagli ingegneri Max Talleri e Marco Tkatzik per quanto riguardal’impiantistica – costruita in soli sei mesi (da maggio a novembre del 2003)con un investimento di 2.7 milioni di franchi – funziona a trucioli di legna,allineandosi agli standard di quel periodo in materia di risparmio energetico.A tal punto che, poco tempo dopo la sua entrata in funzione, alla centraletermica del Centro di Gordola viene attribuito il “Premio solare svizzero” perla categoria “Impianti a biomassa”, giudicandola “affascinante per le sue qualitàestetiche ed il suo elevato contenuto tecnico”.

Gordola, formazione professionale in cammino

La centrale termica delCentro di Gordola ha ricevuto il “Premio Solare Svizzero 2005”per la categoria “Impianti a biomassa”.

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on è soltanto la scuola dei muratori” afferma con orgoglioGian Pietro Losa quando parla del Centro di formazione pro-fessionale che la SSIC Ticino possiede da una trentina d’anni aGordola. Losa lo ha diretto per diciassette anni, dal 1990 al

2007, succedendo a Giacomo Pisoni, che ne fu il primo direttore, e a MarioOrsenigo. “Abbiamo allievi che imparano ventinove diverse professioni, daifalegnami agli elettricisti, dai metalcostruttori ai muratori evidentemente, chedi questa scuola professionale sono il nucleo costitutivo”. Accanto ai giovani informazione a Gordola ruota anche una popolazione scolastica adulta, fatta dilavoratori in fase di riqualificazione e perfezionamento professionali. È il gruppodella formazione continua, che anima il Centro anche nelle ore serali, perchécerti corsi possono essere svolti soltanto al di fuori del normale orario di lavoroed il sabato. “Certi sabati siamo stracolmi” dice Losa con lo stesso entusiasmo.

Gian Pietro Losa:“Gordola, il mio mondo”

Il giorno dell’inaugura-zione della nuova centrale termica. Da sinistra, Guido Tallo-ne, Edo Bobbià, GianPietro Losa, MarcoTkatzik, Max Talleri eDante Gilardi (aprile2004).

“N

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Mediamente, a Gordola transitano da 180 a 200 allievi al giorno, facendoneuno dei più grossi centri professionali del Cantone. “Serve molto spazio per ilaboratori di così tante professioni, una diversa dall’altra, ciascuna con leproprie esigenze” dice Losa. “Il grande merito della Società ticinese degli im-presari costruttori è stato di aver acquistato per tempo, all’inizio degli anni70, i terreni necessari per la creazione ed il successivo sviluppo di questocentro scolastico professionale”. Perché le esigenze della formazione sonomolteplici: “Esistono una legislazione ed una regolamentazione federali ecantonali molto rigorose, che impongono alla nostra organizzazione di seguirecon tempestività le situazioni nuove che si vengono a creare sul mercato dellacostruzione e di adeguarci tempestivamente ad uno sviluppo tecnologico che vaal galoppo in quasi tutte le professioni”.

Ingresso principale del Centro SSIC Ticinodi Gordola.

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Leventinese di origine, Losa è stato impresario costruttore prima di ap-prodare alla direzione del Centro di Gordola. “La mia precedente esperienzaprofessionale mi ha aiutato moltissimo, sia nel rapporto con la dirigenza dellaSSIC Ticino, dove ho continuato ad incontrare vecchi colleghi, sia nella direzionea Gordola, dove erano richieste capacità organizzative”. ”Un caro saluto da undirettore sempre impresario nel cuore” è stato il suo commiato nel rendicontopresentato all’assemblea della SSIC Ticino il 10 maggio 2007 a Mendrisio. Sottola direzione di Losa, il Centro professionale di Gordola è cresciuto, si è sviluppatoe rinnovato. Uno sviluppo in corso anche oggi che Losa è in pensione ed il suoincarico direttivo è stato affidato all’architetto Paolo Ortelli. Nei diciassette annitrascorsi a Gordola Losa è stato impegnato, oltre che nell’organizzazione e nellaconduzione di un centro di formazione professionale complesso e polivalente,nella sfida che le acque del lago Verbano hanno portato a più riprese ai labo-ratori ed agli stabilimenti che accolgono allievi e apprendisti delle professioniconnesse alla costruzione. Losa sa tutto sulle quote e sulle piene del lago Mag-giore; l’esondazione dell’autunno 2000 gli ha portato un metro d’acqua nelleaule e nei padiglioni del Centro. Da allora il suo cruccio è stato quello di evitare ilripetersi di simili dannosi eventi. “Il progetto di ampliamento sarà accompa-gnato da interventi di messa in sicurezza degli stabili esistenti” promette Losa.Nel 2003, a Gordola è stata costruita una nuova centrale termica al riparo da

Acqua alta al Centro di Gordola nell’autunno2000: il direttore Edo Bobbià raggiungeGian Pietro Losa inbarca nell’atrio princi-pale (16 ottobre 2000).

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ogni possibile nuova piena del Verbano. “Una sfida che proietterà il nostroCentro in una nuova dimensione di capacità ricettiva e modernità strutturale,oltre che didattica” dichiara con convinzione. Il progetto Arca sta intanto regi-strando positivi riscontri anche nell’economia privata. La HG Commerciale,azienda operante a livello nazionale e ticinese nella vendita di materiali e at-trezzature per la costruzione, nell’autunno 2007 ha contribuito con 300 milafranchi al finanziamento della nuova tappa di crescita del Centro professionaledi Gordola, il cui preventivo aggiornato di spesa si fissa a circa 23,4 milioni difranchi.

E nel frattempo la scuola sforna diplomati a pieno regime: nel mese disettembre 2007, alla cerimonia di consegna della 16.ma edizione del premioRenato Antonini, riservato ai migliori apprendisti dell’edilizia, 46 nuovi muratorie 12 praticanti muratori sono andati ad infoltire la categoria della manodoperaqualificata del settore. È un segno di perdurante vitalità di questa professione,dovuto anche, osserva Losa, alla nuova Legge cantonale sulle commesse pub-bliche, che ha introdotto tra i criteri di aggiudicazione di lavori pubblici ancheuna percentuale di bonus per quelle aziende che si dedicano alla formazioneprofessionale. Sull’onda di questa innovazione, la figura dell’apprendista è statarivalutata, con ricadute positive sull’occupazione giovanile. Losa si rallegraanche di questo.

Gian Pietro Losa: “Gordola, il mio mondo”

Gian Pietro Losa nel“suo” piccolo museo al Centro di Gordola.

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al suo osservatorio di direttore della Divisione per la formazione pro-fessionale del cantone Ticino fino al 2007, Vincenzo Nembrini ha vistocrescere e svilupparsi, negli ultimi venti anni, uno dei due grandi setto-ri di istruzione e di educazione della gioventù: la scuola che ti inse-

gna una professione. E da questa posizione difficile e privilegiata Nembrini haevidentemente incrociato spesso le sue coordinate con quelle della SSIC Ticino,che ha sempre considerato la formazione professionale uno dei suoi compiti

ed impegni principali. “Un rapporto felicissimo –sintetizza Nembrini – con persone carismatichee molto impegnate nella formazione profes-sionale della loro manodopera”.

Nembrini affonda volentieri i pensieri nelpassato: “Ricordo benissimo, ad esempio, Giaco-mo Pisoni, primo direttore del Centro professio-nale di Gordola, ed il presidente Renato Antonini,due figure importanti per la storia di questaassociazione, che mi impressionarono, negli anniin cui io ero agli inizi della mia esperienza pro-

fessionale, per la capacità di prendere decisioni e poi di realizzarle in tempimolto rapidi. Un pragmatismo che ho sempre ritrovato anche in anni successivinei dirigenti della SSIC Ticino, fino ai giorni attuali, e che mi sembra propriotipico e caratteristico del mondo dell’edilizia e della costruzione: solido, con-creto, con i piedi per terra”. Un’attitudine a fare, a realizzare, che trova purepuntuale riscontro proprio nella crescita del Centro di Gordola, diventato unodei principali poli della formazione professionale dell’intero Cantone, nonsoltanto per l’edilizia ed il genio civile, ma per tutta una gamma di professioniche ruotano attorno al mondo della costruzione. Eppure, nell’immaginario col-lettivo, quella di Gordola resta “la scuola della SSIC”, secondo un luogo comu-ne che neppure un mago del marketing avrebbe saputo creare con maggioreefficacia: “Essendosi impegnata direttamente nella costruzione del Centro diGordola – osserva Nembrini – la Società degli impresari costruttori ha mante-

Vincenzo Nembrini:“Formazione esemplare”

D“Esistono oggi tutte le condizioni affinché la forma-

zione nel settore della costruzione si svolga nel

migliore dei modi: organizzazioni del mondo del

lavoro presenti e attive nel campo della formazione

di base, superiore e continua, centri per corsi

di formazione continua all’avanguardia e docenti

competenti e preparati”.

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nuto un riferimento di questo istituto scolastico con il mondo dell’edilizia,realizzando un’eccellente operazione di immagine. Io lo dico spesso ai diri-genti di altre associazioni professionali: iniziative di questo genere creanoun’identità fortissima. L’esempio della SSIC Ticino andrebbe imitato proprioper i successi che poi riesce a realizzare”. Successi che si traducono in qualinumeri? “Basterebbe dire che ogni anno a Gordola si susseguono oltre duecentoapprendisti muratori, senza contare le centinaia di tirocinanti di altre profes-sioni, che vengono assorbiti assai bene dal mondo del lavoro” risponde il giàdirettore della formazione professionale nel Ticino. Manodopera che in questiultimi anni si è profondamente trasformata dal punto di vista della qualificaprofessionale. “I cambiamenti sono stati enormi, osserva Nembrini, nell’impie-go di materiali e di strumenti e nelle specializzazioni. Grandi progressi sonostati compiuti soprattutto nell’ambito della sicurezza sui cantieri”. Il “clichè”del muratore come lavoratore di livello inferiore appare ormai anacronistico,anche da un punto di vista quasi antropologico.

A fine 2007, dopo 23 anni alla testa della Divisione della formazioneprofessionale, Vincenzo Nembrini abbandona tale carica per raggiunti limitid’età. A “Metrocubo”, che gli chiede una valutazione sulle condizioni attualidella formazione nelle professioni artigianali della costruzione, risponde: “Ingenerale si può dire che sono date tutte le condizioni perché la formazione

Lo stand della SSIC Ticino ad Espoprofes-sioni 2008.

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nell’artigianato della costruzione si svolga nel migliore dei modi: organizza-zioni del mondo del lavoro presenti e attive nel campo della formazione dibase, superiore e continua, centri per corsi interaziendali e di formazionecontinua aggiornati e dotati, aziende che continuano ad offrire un sufficientenumero di posti di tirocinio, scuole bene organizzate e docenti preparati eaggiornati”. Nembrini si rammarica soltanto per “un interesse meno pronun-ciato dei giovani e delle loro famiglie per queste professioni e per le possibilitàdi carriera che viceversa offrono”. Ed è un peccato, perché oggi esistonosbocchi professionali anche per i giovani che scelgono la strada del tirocinionel campo dell’edilizia. “Con grande piacere, annota il direttore uscente dellaDivisione della formazione professionale, scopro sempre nei corsi di maturitàprofessionale parallela al tirocinio, o anche dopo il tirocinio, apprendisti murato-ri o giovani muratori appena diplomati, alcuni dei quali accedono poi allaScuola universitaria professionale della Svizzera italiana”. Attraverso queste pas-serelle è dunque possibile arrivare ad un titolo universitario, anche nel campodella costruzione, partendo da un tirocinio professionale. Un percorso certo im-pegnativo e difficile, che Nembrini esorta i giovani di oggi ad affrontare:“Ogni formazione di base è un passo per poter accedere ai primi livelli di autono-

L’aula informatica del Centro SSIC di Gordola.

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Corsi interaziendali per apprendisti muratori al Centro di Gordola.

Vincenzo Nembrini: “Formazione esemplare”

mia economica e sociale, di responsabilità privata e pubblica, di realizzazionedi se stessi come individui e come parte della società” è il suo messaggio dicongedo. A Nembrini succede, a partire dal 2008, l’ingegner Paolo Colombo,già collaboratore di direzione del Dipartimento educazione, cultura e sportdiretto dal consigliere di stato Gabriele Gendotti. Anche il nuovo direttore dellaDivisione della formazione professionale del cantone Ticino svela a “Metrocu-bo” le sue idee, i suoi progetti e perfino qualche preoccupazione: “Il settoredella costruzione è affascinante, con buone opportunità di lavoro e di carriera,anche se taluni sono portati a credere, a torto, che le professioni che vi si svol-gono siano di serie B” dichiara Colombo, che riguardo al tema generale dellaformazione di apprendisti segnala come il Ticino sia anche in questo campo arimorchio rispetto al resto della Confederazione: “Formare apprendisti èsenz’altro un impegno che merita un riconoscimento pubblico. Ma deve ancheessere un piacere, e non un obbligo al quale si dà seguito contro voglia, chenasce dalla presa di coscienza secondo cui formare l’apprendista di oggi signi-fica preparare sul posto la manodopera di domani. In Ticino, per motivi di-versi, la percentuale di aziende formatrici è nettamente al di sotto della mediasvizzera: il fatto preoccupa perché indebolisce un collaudato sistema duale(formazione a scuola e in azienda, con il complemento di corsi interaziendali)e apre il rischio di far spazio a modelli anglosassoni o latini poco aderenti allanostra realtà ed ai nostri bisogni”.

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ignor Consigliere di Stato, la Società svizzera impresari costruttoriSezione Ticino, ha una lunga, ricca e forte tradizione di impegno nelcampo della formazione professionale, uno dei grandi settori dell’in-segnamento nel nostro Cantone e perciò anche uno dei fronti di mag-

giore attività per il dipartimento da lei diretto, quello dell’educazione, dellacultura e dello sport. Dal suo autorevole osservatorio, quale giudizio si sente diesprimere sulla collaborazione in questo campo con la SSIC Ticino e sul ruoloche quest’ultima riveste nel campo della formazione professionale?“Diciamo subito che la collaborazione del DECS con la SSIC Ticino è ottima e con-tinua nel tempo. Ci sono rapporti consolidati tra la presidenza della società e ladirezione del DECS e, a cascata, tra i servizi del DECS che si occupano di forma-zione professionale e la direzione della SSIC e in particolare quella del Centro diGordola. Il ruolo della SSIC Ticino si può dire sia un ruolo di guida, anche perché ilsettore della costruzione edile, con tutto quello che vi ruota attorno, ha sempreavuto un ruolo importante, se non addirittura trainante, per tutta l’economia delcantone Ticino. Nella formazione professionale è stato grazie all’impulso degliimpresari e alla loro accettazione di rischi imprenditoriali che si sono potuterealizzare, in quel di Gordola, strutture esemplari per lo svolgimento dei corsiinteraziendali in una trentina di professioni. E ancora non è finita, perché sono incorso investimenti per ulteriormente allargare e rinnovare il Centro”.

Con la creazione, a metà degli anni settanta, di un Centro per la formazioneprofessionale a Gordola, che si è progressivamente allargato a molte profes-sioni del settore della costruzione, la SSIC Ticino ha realizzato nel Cantone unbrillante esempio di collaborazione fra istituzioni pubbliche e organizzazioni dicategoria nel campo della formazione professionale. È un modello che ha tro-vato imitazioni nel Cantone e che eventualmente potrà essere riproposto perulteriori settori dell’economia cantonale?“Bisogna dire che la collaborazione fra istituzioni pubbliche e organizzazionidi categoria nel campo della formazione professionale è elevata in modoesplicito a impegno di legge, come indicato nell’articolo 1 della nuova Legge

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Gabriele Gendotti: “Ottima la collaborazione con la SSIC Ticino”

A destra, la parte pratica assume grandeimportanza nell’istru-zione degli apprendistimuratori.

S

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federale sulla formazione professionale del 13 dicembre 2002, entrata in vigore il1° gennaio 2004; analoghe enunciazioni c’erano anche nelle leggi precedenti.Nel caso della SSIC Ticino e del Cantone l’impegno non è soltanto un’enunciazio-ne teorica, ma ha il seguito molto concreto nella realizzazione del Centro diformazione professionale di Gordola. Ma la collaborazione non si esauriscenella realizzazione di infrastrutture. Ci sono attività immateriali, che vengonosviluppate dalla SSIC Ticino, che sono altrettanto importanti della messa a

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disposizione di spazi, per esempio la promozione svolta della formazione deiresponsabili della formazione degli apprendisti sui cantieri e la collaborazionenell’attuazione.

Proprio a Gordola è in fase di realizzazione un ulteriore ampliamento delCentro di formazione professionale. Con quali occhi guarda al progetto “Arca”?“In questi anni si è molto guardato allo sviluppo nel Ticino dell’Università eanche della Scuola universitaria professionale, peraltro nata, quest’ultima, datutta una serie di scuole specializzate superiori preesistenti, come ad esempiola Scuola tecnica superiore, tanto per citarne una. Nell’opinione pubblica, maanche in ambiti di addetti ai lavori interessati, si è un po’ accreditata la tesisecondo cui altri importanti settori del sistema scolastico cantonale fosserotrascurati a vantaggio dei progetti universitari. Come si vede con il progetto“Arca”, che non deve ancora salvare la formazione professionale e soprattuttoquella artigianale dal diluvio, si dimostra che il DECS, ma anche il Governo e ilParlamento dedicano attenzione a tutti i settori, non solo quelli universitari.Il cantone Ticino avrà bisogno anche in futuro di eccellenti maestranze per larealizzazione concreta di opere edili, senza le quali qualsiasi attività economica,anche la più immateriale, non può svolgersi. Insomma, con “Arca” si intende darcorpo, assieme al resto del Centro, a una sorta di università dei mestieri del-l’edilizia che sia da faro per la formazione professionale perlomeno nel campodell’artigianato edile”.

Fra apprendisti del settore edilizio e di una quindicina di altre professionioperanti nel campo della costruzione, il Centro di Gordola accoglie oggi circa1’500 allievi all’anno (più altrettanti lavoratori che frequentano corsi di forma-zione continua). Secondo il suo autorevole giudizio, quali prospettive occupa-zionali sono oggi pronosticabili per questi giovani che si affacciano al mondodel lavoro? E per le aziende che li impiegano, in tempi in cui si parla spessodi risparmi per gli enti pubblici, sono oggi ancora realisticamente attendibili lesperanze di mantenere un volume apprezzabile di investimenti statali?“Credo davvero che chi intraprende una formazione nell’artigianato abbia infuturo, nel Cantone, buone prospettive occupazionali senza doversi muoveretanto. Da un lato perché ci vorrà pur sempre un artigianato che faccia da so-stegno a tutte le attività economiche: anche un’azienda delle nuove tecnologiedell’informazione e della comunicazione avrà sempre bisogno di uno stabile perpoter svolgere le sue attività, lo stesso si può dire di una fiduciaria, per non par-lare del bisogno primario di un’abitazione per la popolazione. Da un altroperché già oggi, per queste attività artigianali e industriali siamo debitori di

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manodopera che entra dall’Italia e con il progressivo livellamento dei salaridalle due parti della frontiera un giorno questo apporto potrebbe mancare.Infine c’è anche il calo demografico nelle fasce dei giovani, a causa del qualesul mercato del lavoro entrano sempre meno lavoratori. Sulla questione degliinvestimenti pubblici il mio proposito, come membro del Governo, è di mante-nerli elevati, al livello attualmente previsto. Sarebbe un segnale sbagliato ridurli,e soprattutto quegli investimenti strategici per il futuro del Cantone, per esempionelle scuole oppure nella mobilità pubblica. Ma anche gli investimenti incidonosulla gestione corrente e se non si trovassero altre vie, una delle quali passa sicu-ramente per la razionalizzazione dei compiti dello Stato, per raddrizzare la situa-zione finanziaria corrente del Cantone, anche gli investimenti potrebbero essereridotti, con le conseguenze del caso per il settore delle costruzioni, solo parzial-mente corrette dai grandi cantieri di carattere nazionale o internazionale in corsodelle gallerie di base del San Gottardo e del Ceneri e dei relativi accessi”.

Gabriele Gendotti: “Ottima la collaborazione con la SSIC Ticino”

A Giuseppe BuffiCon l’Autorità politica cantonale, la SSIC Ticino ha sempre cercato e avuto contatti. Oltre aiservizi in qualche modo legati all’attività edificatoria, c’era un canale privilegiato con il Dipar-timento della pubblica educazione (DPE), ora Dipartimento educazione, cultura e sport (DECS),per l’importante problematica della formazione professionale.Contatti che risultavano per noi decisivi circa l’impostazione dei curricoli, l’ampliamento del-l’offerta formativa e le strategie di coinvolgimento migliori per i giovani. Nei ricordi vivi e affettuosi, citiamo la disponibilità, e fors’anche la creatività di cui dava sempreprova l’On. Giuseppe Buffi. Ci aveva preso in simpatia, forse perché eravamo “i più poveri” diinteressati nel senso che non potevamo contare su un numero elevato di giovani che volevanodiventare muratori. C’erano molte altre professioni che, almeno sulla carta, risultavano piùallettanti, come gli impieghi federali e il posto sicuro presso le banche.Con la regia di Giuseppe Buffi e l’instancabile collaborazione di Vincenzo Nembrini, si sonopotuti fare passi da gigante, arrivando ad una paletta d’offerta che ancora oggi ha validità esuccesso. Perciò, in questo libro, abbiamo voluto citare esplicitamente il Consigliere di StatoGiuseppe Buffi, quale piccolo riconoscimento postumo. Verrà apprezzato dagli impresari che inquei difficili anni hanno vissuto in prima persona e con apprensione la mancanza progressiva digiovani sui cantieri, quasi un segnale per un futuro incerto. Si è provveduto a trovare le soluzionianche grazie a chi, come Giuseppe Buffi, ha voluto credere nel settore, alla sua lunga storia,alla necessità di dare continuità nella qualità.

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scadenze regolari, nel corso degli anni, in caso di prolungato mal-tempo le acque del lago Verbano hanno raggiunto e parzialmentesommerso il Piano di Magadino e dunque anche i padiglioni delCentro di formazione professionale della SSIC Ticino a Gordola.

In qualche occasione, come nel 2000, gli allagamenti furono particolarmentegravi e vistosi, tali da indurre a preventivare future precauzioni contro similiinconvenienti. Ad esempio, la nuova centrale termica del Centro professionale,costruita nel 2003, è al riparo dalle quote che le acque del Verbano possonoraggiungere anche nei modelli matematici delle piene centenarie o millenarie.Altrettanta cautela si imponeva per la progettazione del nuovo ampliamento delCentro di formazione professionale della SSIC Ticino ed il nome del progettouscito vincitore dal concorso di architettura, “Arca”, degli architetti luganesiPia Durisch e Aldo Nolli, appare da questo punta di vista rassicurante. La carat-teristica principale della costruzione, un padiglione della ragguardevole lun-ghezza di 150 metri (circa una volta e mezza un campo di calcio) è infattiquella di appoggiarsi su una piattaforma rialzata di un paio di metri sul ter-reno. Una sopraelevazione, che ricorda anche le antiche palafitte, più chesufficiente a porre l’edificio al riparo da ogni possibile futuro capriccio delLago Maggiore. E la sopraelevazione del nuovo fabbricato permetterà inoltre diricavare, sotto la piattaforma, una vasta area per posteggi e depositi di materialevario, limitando l’impatto ambientale della costruzione.

“Il nuovo volume completa e ordina l’impianto esistente” si legge nelmasterplan del progetto di massima e delimita verso la campagna l’area dedica-ta alla formazione professionale, completando l’insieme urbanistico e creandoun nuovo equilibrio tra l’esistente e il nuovo. Con la realizzazione del progetto“Arca” si può ben dire che nascerà un nuovo centro urbanistico, il “campus” dellaSSIC Ticino, con percorsi interni funzionali ed ampie zone verdi dedicate alleattività formative e ricreative all’aria aperta. Il nuovo padiglione, destinato adaccogliere in particolare le aule ed i laboratori per la formazione di metalco-struttori, falegnami e montatori di impianti sanitari e di riscaldamento, presentapure alcune caratteristiche peculiari, ad esempio il ricorso alla copertura di tipo

Il progetto “Arca” nella cittadella della formazione di Gordola

AIl modellino e un’immagine creatacon il computer del progetto Arca.

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“shed”, con profilo a denti di sega, caratteristico di una certa architettura in-dustriale, che assicura in particolare una buona illuminazione zenitale. Nellarelazione tecnica dei progettisti Durisch e Nolli si legge tra l’altro: “Il corpo deilaboratori e delle aule è concepito come un edificio semplice, flessibile e fun-zionale. Proprio come un edificio industriale o artigianale: allievi ed insegnantivi troveranno un ambiente analogo a quello professionale”. Altra peculiaritàdel progetto “Arca” è la leggerezza della costruzione: “Alla sottostruttura grezzaè sovrapposta una carpenteria metallica leggera, in modo da limitare al minimoi pesi sulla piattaforma” affermano i progettisti, sottolineando come “la leg-gerezza della sovrastruttura rappresenti un fattore importante per la nuovacostruzione” anche per la “delicatezza della situazione geologica del posto,che richiede una limitazione del peso dell’edificio”. A tal proposito, anche lapiattaforma che regge la costruzione risulterà alleggerita per circa un terzo delpeso totale grazie a particolare nervature. Gli architetti Durisch e Nolli nonhanno dubbi sul buon esito dell’ampliamento del Centro di Gordola: “La sempli-cità concettuale e la forma facilmente assimilabile, l’ampia visibilità di cui godràgrazie alla posizione sopraelevata, alle dimensioni ed alla collocazione vicinoall’autostrada faranno del nuovo edificio del Centro della SSIC Ticino un’iconaidentificabile con l’istituzione stessa della formazione professionale”.

Nella foto a sinistra,Dante Gilardi con i progettisti Pia Durisch e Aldo Nolli vincitoridel concorso per l’ampliamento del Centro di Gordola.

Nella foto a destra,la consegna della domanda di costruzionedel progetto “Arca” alMunicipio di Gordola.Da sinistra Paolo Ortelli,Armando Züllig, DanteGilardi e Gianni Moresi.

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L’investimento previsto per la realizzazione del nuovo ampliamento delCentro professionale di Gordola è di circa 23.4 milioni di franchi. All’ingenteimpegno finanziario contribuiranno anche le istituzioni pubbliche, quali laConfederazione e il Cantone, alle quali spetta in prima linea la responsabilitàdella formazione professionale nel nostro paese. Ma il progetto di Gordolafa registrare l’attenzione e l’interesse pure dell’imprenditoria privata.

In particolare, il contributo di 300 mila franchi erogato nell’autunno2007 dalla HG Commerciale a favore di “Arca” focalizza l’attenzione su un’azien-da di servizi per l’edilizia certamente conosciuta dagli addetti ai lavori, ma forsemeno nota al grande pubblico ticinese. Eppure la HG Commerciale, con i suoi3’500 soci, è la più importante società cooperativa svizzera fornitrice di mate-riali per la costruzione. La particolare forma giuridica della HG Commerciale euna presenza marcata di impresari costruttori fra i suoi soci cooperatori, fannodi questa società un partner importante per la SSIC Ticino. Fondata nel lontano1899 a Zurigo, la HG Commerciale è oggi una moderna organizzazione checonta circa 700 dipendenti in tutta la Svizzera, 35 dei quali in Ticino. “La formagiuridica della cooperativa ci garantisce indipendenza e continuità” si legge tra

Cerimonia ufficiale per la posa della primapietra del nuovo edifi-cio “Arca”, avvenuta il 6 giugno 2008. Da sinistra, GabrieleGendotti (direttoreDECS), Dante Gilardi(capo progetto) e CletoMuttoni (presidenteSSIC TI) con il modelli-no in acciaio fissatonell’apposito blocco in calcestruzzo.

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Messa in opera del calcestruzzo della soletta sul cantiere del padiglione "Arca"(15 luglio 2008).

l’altro in un recente resoconto di gestione sull’esercizio della società. “Rifor-niamo i settori dell’edilizia primaria e di ampliamento con attrezzature emateriali da costruzione quali cemento, legno, prodotti in gesso e per costru-zione a secco, piastrelle ed altri prodotti selezionati. Sosteniamo con determi-nazione la formazione professionale nella costruzione con importanti contributiad associazioni del settore”.

“La sicurezza sui cantieri e la formazione degli apprendisti sono per noidegli obiettivi importanti. Ci teniamo ad avere un ruolo attivo nelle variecorporazioni, organizzazioni e associazioni dell’edilizia e della costruzione.L’assegnazione di 300 mila franchi al progetto “Arca” per l’ampliamento delCentro SSIC Ticino di Gordola rientra appunto in queste ultime finalità dellacooperativa” dichiara Armando Spinelli, direttore della HG Regione Ticino.

Il progetto “Arca” nella cittadella della formazione di Gordola

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un cambio di presidenza armonioso, nel segno della continuità, quelloapprovato dall’assemblea generale ordinaria della SSIC Ticino l’8 maggio2008 al Palazzo dei Congressi di Lugano. Alla scadenza del secondomandato quadriennale, l’ingegner Dante Gilardi cede la carica al collega

Cleto Muttoni, suo vicepresidente fin dal 2000. Il nuovo eletto ha 57 anni, èingegnere diplomato al Politecnico federale di Zurigo e contitolare a Faido diun’impresa di costruzioni con 80 dipendenti, un’azienda fondata oltre 100 annifa dal nonno Aurelio e diretta per alcuni decenni dal padre Michele. CletoMuttoni vanta anche una lunga esperienza nelle file dell’associazione di cate-goria: nel 1980 è entrato a far parte del Comitato cantonale della SSIC Ticino,dal 1996 è membro dell’Ufficio presidenziale e delegato ticinese nel Comitatocentrale della Società, un gremio ristretto di una decina di persone. Agli impre-sari costruttori ticinesi che lo acclamano nuovo presidente della SSIC Ticino edalle numerose personalità presenti alla parte pubblica dell’assemblea (fra cui ilpresidente del Gran Consiglio Norman Gobbi, il presidente del Consiglio diStato Marco Borradori, il sindaco di Lugano Giorgio Giudici, il direttore na-zionale della SSIC Daniel Lehmann e l’ingegner Giovanni Lombardi, uno deimaggiori esperti a livello mondiale di progettazione nel campo dell’ingegneriacivile) Muttoni rivolge parole semplici e chiare, nello spirito della sua origineleventinese: “Cercherò di mettere a buon fine la lunga esperienza associativavissuta, di confermare e magari ottimizzare le buone relazioni con il Consigliodi Stato, con il Dipartimento del territorio, con i Comuni, con le associazionieconomiche consorelle e con i fedeli associati”. Il nuovo presidente si ispira aisuoi predecessori, in particolare a quelli che ha conosciuto e con i quali halavorato in seno alla SSIC Ticino, Renato Merlini, Renato Antonini, Luigi Pedraz-zini e Dante Gilardi. Perché, rammenta Muttoni, “occuparsi del futuro significaprima di tutto volgere lo sguardo al passato per attingervi i presupposti essen-ziali alla buona riuscita di ogni iniziativa”. E promette, da ottimo ex-giocatoredi hockey su ghiaccio dell’Ambrì Piotta, che anche la sua continuerà ad essere“una squadra robusta e affiatata”. Fra i dossier che il neo-presidente della SSICTicino curerà con particolare impegno spiccano quelli sui contatti con la sede

L’assemblea del 90.mo:continuità fra Gilardi e Muttoni

ÈPassaggio di consegnealla presidenza dellaSSIC Ticino tra Dante Gilardi e CletoMuttoni.

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centrale della SSIC di Zurigo e sulla formazione professionale. “I rapporti tra laSezione Ticino e gli organi dirigenziali della SSIC di Zurigo sono improntatiad una fattiva collaborazione, facilitata dalla stima reciproca” dichiara Muttoni.“La mia frequente presenza a Zurigo, quale membro del Comitato centrale,facilita e favorisce i vincoli professionali di amicizia, segnatamente con il presi-dente nazionale Messmer e con il direttore centrale Lehmann, giovando allacomprensione reciproca tra regioni geografiche diverse, ma accomunate daprospettive, traguardi e interessi convergenti”. Quanto alla formazione profes-sionale, Muttoni rammenta come la SSIC Ticino l’abbia sempre “consideratacome una priorità, sia dal profilo della formazione degli apprendisti, sia daquello della formazione continua”. Anche nel periodo della sua presidenza,dunque, la Società svizzera degli impresari costruttori continuerà “ad avere unocchio di riguardo verso una struttura tanto importante per i giovani, maanche per i meno giovani del settore”. E per dare immediatamente concretezzaalle parole, Muttoni annuncia una novità per l’autunno 2008: l’introduzione

Il tavolo presidenzialecon i dirigenti dellaSSIC Ticino e i relatoriMarco Borradori e Giovanni Lombardi.

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al Centro professionale di Gordola del nuovo corso per la “Formazione modularedi impresario costruttore”, di durata triennale, fondato su un nuovo concetto diformazione dell’impresario costruttore del futuro, con tre tipi diversi di indirizzo:edilizia, genio civile o costruzione di vie di traffico.

Emozione e perfino qualche attimo di commozione nel commiato delpresidente uscente Dante Gilardi. Nel bilancio dei suoi otto anni di presidenzariaffiorano temi di grandissimo respiro, dall’avvento della libera circolazionedella manodopera alle vertenze sul Contratto nazionale e cantonale dell’edilizia,dall’entrata in vigore di riforme legislative quali la Legge cantonale sulle com-messe pubbliche ad avvenimenti drammatici come l’attentato alle torri gemelledi New York dell’11 settembre 2001, che hanno determinato cambiamenti im-portanti, perfino epocali, anche alle nostre latitudini. Gilardi esorta a guardare inavanti. E lo fa lui stesso indicando alcuni temi che, a suo avviso, sarannoprioritari nel futuro della SSIC Ticino: lo sviluppo della formazione professionale,evidentemente, ma anche un miglioramento dell’imprenditorialità, la valu-tazione di nuovi mercati e di nuove forme di concorrenza. E poi la fiscalità, lefinanze pubbliche, le riforme strutturali necessarie a garantire buone condizioniquadro per il settore della costruzione e più agilità burocratica per le piccole emedie imprese. “Parto dalla convinzione che la concorrenza estera diverrà sem-pre più agguerrita e che bisognerà reagire per tempo piuttosto che subire”.Un ammonimento dunque a non sedersi sugli allori, anche se il mercato dellacostruzione in Svizzera sembra mantenere “la sua inalterata importanza” con unvolume d’affari di 50 miliardi di franchi nel 2007 e quasi 70 mila dipendenti.

Sul calendario degli impegni futuri della SSIC Ticino interviene anche ildirettore Edo Bobbià, indicando quattro temi di particolare attualità: la sicu-rezza sul lavoro, i bilaterali, il confronto con i sindacati e le grandi opere incantiere nel Cantone. La sicurezza sui cantieri, rammenta Bobbià, rimane unobiettivo primario: “Le statistiche ci confortano, ma il cammino da percorrereè ancora lungo. In Ticino si registrano ogni anno circa 1’800 infortuni suicantieri, con una frequenza dimezzata rispetto a 15 anni fa. La SSIC Ticinointende lanciare una nuova campagna per verificare le capacità dei gruisti eaggiornare le conoscenze dei preposti alla sicurezza, una figura professionalefondamentale, oggi presente all’interno di ogni impresa di costruzione. Sui bi-laterali, dichiara Bobbià, la SSIC Ticino si muove su due fronti, aumento deicontrolli tramite l’Associazione interprofessionale di controllo (AIC), “perchécrescono in modo esponenziale le entrate”, e collaborazione più intensa conle Associazioni dei costruttori edili di Como e Varese, con l’obiettivo di ottenere“un lasciapassare” per Expo 2015 a Milano ed un possibile ruolo delle impresee aziende ticinesi nel cantiere della ferrovia Lugano-Mendrisio-Stabio-Arcisate

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e della strada Gaggiolo-Varese. Perché, osserva Bobbià, “in queste grandiopere si potrà valutare l’esistenza di una reale reciprocità, finora decretata soloteoricamente dagli Accordi bilaterali”. Ai sindacati, il direttore della SSIC Ticinochiede di “dar prova di un atteggiamento moderno e non pesantemente legatoai retaggi del passato. Un sindacalismo che percepisca anche le difficoltà del-l’imprenditore confrontato con le nuove realtà di mercato e di concorrenza”.Infine, sulle grandi opere in cantiere nel Cantone, in particolare AlpTransit e lariattazione dell’ex-albergo Palace a Lugano, nonché sul trasferimento dellarealizzazione e manutenzione delle autostrade ticinesi dal Cantone alla Confe-derazione (Ustra), il direttore della SSIC Ticino invita a tenere alta la guardia el’attenzione, affinché le imprese e aziende ticinesi non risultino penalizzate dal-la concorrenza di ditte provenienti da fuori Cantone o dall’estero. “Sarebbe gravese, oltre agli inevitabili disturbi di cantieri nel mezzo del Ticino, non ci fosse dataqualche buona possibilità di lavoro e di occupazione” conclude Bobbià.

Con il cambio di presidenza da Dante Gilardi a Cleto Muttoni muta anchela composizione dell’Ufficio presidenziale della SSIC Ticino. Nuovo vicepresi-dente diventa Michele Barra, che assume la responsabilità dell’Ufficio tecnico.Nella SSIC Ticino, Barra deteneva dal 2000 la responsabilità del dicastero dellaFormazione professionale, che ora è invece assunta dal nuovo membro del-l’Ufficio presidenziale, Mauro Galli.

L’assemblea del 90.mo: continuità fra Gilardi e Muttoni

Il nuovo Ufficio presi-denziale della SSIC TI.Al centro, Cleto Mut-toni (presidente) con,alla sua sinistra, Mauro Galli (membro)e Michele Barra (vice-presidente). Edo Bobbià (direttoreSSIC TI) e Paolo Ortelli(direttore Centro di Gordola) siedono a destra di Muttoni(giugno 2008).

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Nomine statutarie SSIC Sezione Ticino, quadriennio 2008-2012

Ufficio presidenziale SSIC TI (organo esecutivo)

Presidente Cleto MuttoniVicepresidente Michele BarraMembro Mauro Galli

Consiglio sezionale SSIC TI (organo legislativo)

Membri Odis Barbara De Leoni Egidio Bernasconi Guido Biaggio Loretta Canonica Massimo Cereghetti Andrea Ender Nicola Ferrari Stefano Frei Carlo Garzoni Alain Gujer Matteo Milani Andrea Salmina Ferdinando Santaniello Remo Schenkel Paolo Tamò Franco Treccani

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Le quadriennali nomine statutarie hanno interessato in parte anche ilConsiglio sezionale. Gli avvicendamenti hanno riguardato 4 dei 16 membri diquesto importante organo associativo. Sono usciti – a causa di raggiunti limitidi mandato, della diversa ripartizione dei rappresentanti regionali o della nomi-na in Ufficio presidenziale – Claudio Balemi, Edgardo Bianchi, Mauro Galli ed Ernesto Zanini e sono entrati Guido Biaggio, Alain Gujer, Remo Schenkel eFranco Treccani. Il Consiglio sezionale è l’organo legislativo della SSIC Ticinoe fra le sue competenze annovera l’approvazione dei conti annuali (bilancio,conto economico e rapporti di revisione) dandone scarico all’Ufficio presidenzia-le, l’approvazione dei preventivi e le decisioni sugli indirizzi di politica societaria.Tra i componenti del Consiglio sezionale vengono infine scelti i rappresentantiticinesi all’assemblea nazionale dei delegati (5 titolari e 5 supplenti).

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L’assemblea del 90.mo: continuità fra Gilardi e Muttoni

Dopo l’assemblea, applausi per il gruppodelle Blue Dolls.

La parte pubblica dell’assemblea della SSIC Ticino, ha visto dapprima ilneo eletto presidente del Gran Consiglio ticinese, Norman Gobbi, portare il suosaluto ufficiale in veste di primo cittadino del Cantone. Gobbi ha sottolineatol’importanza del settore della costruzione per il buon andamento generale del-l’economia cantonale. È toccato poi al sindaco di Lugano Giorgio Giudiciprendere la parola per fare gli “onori di casa”. Nel suo dire, sono stati parecchigli accenni puntuali a progetti, leggi e procedure strettamente correlate alsettore della costruzione. La conclusione dell’assemblea è stata caratterizzatainfine dagli attesi e importanti interventi dell’ingegner Giovanni Lombardi(uno dei maggiori esperti a livello mondiale di progettazione nel campo del-l’ingegneria civile) e del presidente del Consiglio di Stato ticinese Marco Borra-dori. Nella sua relazione su “L’evoluzione dell’arte del costruire” Lombardi haillustrato l’impressionante sviluppo tecnologico vissuto durante gli ultimi 150anni in particolare nel settore della costruzione di gallerie. Borradori, dal cantosuo, ha confermato che il livello degli investimenti cantonali nel settore delleopere pubbliche verrà mantenuto.

Dopo l’assemblea, per sottolineare i 90 anni di vita della SSIC Ticino, si èsvolto anche un intrattenimento musicale, introdotto con bravura da SilliTogni, con il gruppo delle Blue Dolls, grazie al quale è stato possibile riassa-porare alcuni brani di grande successo degli anni 40 e 50 (stile Andrews Sisters,Trio Lescano e The Chordettes).

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Indice

Prefazione ............................................................................................................................... 5Introduzione ........................................................................................................................... 6I primi 70 anni ........................................................................................................................ 10Dover emigrare ...................................................................................................................... 141988: il passaggio delle consegne Lazzarotto-Bobbià .......................................... 16Edo Bobbià: “Insieme per crescere” ............................................................................... 18Collaborazione aperta per sfide future ........................................................................ 24Renato Antonini: pensiero lungimirante .................................................................... 28Luigi Pedrazzini: “L’edilizia non morirà mai” .............................................................. 32Dante Gilardi: il ritorno delle grandi opere ................................................................ 36A cavallo del nuovo millennio ......................................................................................... 40Gli accordi bilaterali ............................................................................................................. 44Dagli appalti alle commesse pubbliche ....................................................................... 48Il difficile rapporto con i sindacati ................................................................................. 52A viso aperto ................................................................................................................................. 56Nuove tecniche e nuovi materiali .................................................................................. 58Vent’anni di appalti .............................................................................................................. 60Giovanni Lombardi: un mondo di progetti ................................................................ 62La SSIC Ticino tra cultura e comunicazione .............................................................. 64Un “Metrocubo” di notizie ................................................................................................ 66I rapporti con la Sede centrale della SSIC di Zurigo ................................................ 68Il ruolo delle Sottosezioni regionali della SSIC Ticino ............................................ 70Porte aperte ai giovani: l’attività del GGI (Gruppo giovani imprenditori) ...... 72Il premio Renato Antonini ................................................................................................. 74Il palazzo degli impresari ................................................................................................... 76Nei ranghi della società ..................................................................................................... 78Fra speranze e preoccupazioni ........................................................................................ 80

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Sicurezza sul lavoro: l’impegno prioritario ................................................................ 84L’attenzione costante all’ambiente: M come Minergie .......................................... 88Non solo cantieri e professione ma… in giro per il mondo .................................. 90AlpTransit, il cantiere del secolo ..................................................................................... 94AlpTransit al Monte Ceneri ............................................................................................... 102Una staffetta al San Gottardo ......................................................................................... 106Il Piano viario del Locarnese ............................................................................................ 108Il Piano dei trasporti del Luganese ................................................................................ 112Giorgio Giudici: il sindaco che costruisce ................................................................... 116Nuove associazioni e nuovi statuti ................................................................................ 120Professione impresario: professionalità e formazione adeguata ...................... 122Collaborazione con le associazioni economiche cantonali ................................. 124La Commissione paritetica ............................................................................................... 126Edy Genini: un ruolo difficile tra impresari e sindacati ......................................... 128Gordola, formazione professionale in cammino ...................................................... 130Gian Pietro Losa: “Gordola, il mio mondo”.................................................................. 136Vincenzo Nembrini: “Formazione esemplare” ........................................................... 140Gabriele Gendotti: “Ottima la collaborazione con la SSIC Ticino” ......................... 144A Giuseppe Buffi ......................................................................................................................... 147Il progetto “Arca” nella cittadella della formazione di Gordola ......................... 148L’assemblea del 90.mo: continuità fra Gilardi e Muttoni ..................................... 152

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Con riconoscenza ai colleghi impresari costruttori

A pochi mesi dalla mia nomina a presidente della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino, è per me unonore dare alle stampe questa importante iniziativa voluta per sottolineare il 90.mo anno di fondazione della nostraAssociazione padronale. Il documento consente di volgere uno sguardo agli ultimi vent’anni di storia del settoreticinese della costruzione. Periodo caratterizzato da importanti progetti, innovazioni e cambiamenti che oso definireepocali. In questa occasione privilegiata desidero ringraziare tutti gli associati della SSIC Ticino, perché con il loroimpegno imprenditoriale hanno contribuito alla crescita del nostro Paese. Uno speciale sentimento di gratitudine lorivolgo ai presidenti che, con grande signorilità ed intelligenza, mi hanno preceduto, così come ai molti impresariche hanno fatto parte dei vari organi societari. A tal proposito penso in particolare ai colleghi membri di Ufficiopresidenziale e di Consiglio sezionale.Il ruolo degli impresari costruttori è senza dubbio importante per il buon andamento del nostro sistema economico,specialmente nelle valli e nelle periferie. Esso è infatti legato all’occupazione, alla fiscalità, al sogno di tante personeche costruiscono la propria casa, alle ricadute positive per i settori affini e, non da ultimo, alla formazione dei nostrigiovani. Dobbiamo pertanto continuare ad operare con entusiasmo nel solco della tradizione, ma al tempo stessocon un occhio attento ai cambiamenti in atto. Mutamenti che vanno percepiti con tempismo. In questo, la SSIC Ticinoha sempre potuto fare affidamento sul dinamismo e sulla collaborazione piena della direzione del segretariato diBellinzona e del Centro di Gordola, con le rispettive collaboratrici e collaboratori.

Cleto Muttoni, presidente SSIC Sezione Ticino

Grazie ai collaboratori della SSIC Ticino

Ho sempre creduto nella regola secondo la quale “il capo” è bravo nella misura in cui le collaboratrici ed i collaboratoriglielo permettono. In questi miei 20 anni ho avuto il compito facilitato dai bravi colleghi del Segretariato di Bellinzona edel Centro di formazione professionale di Gordola. A loro ho sempre chiesto molto, e da loro ho sempre ricevuto tanto.Soprattutto il lavoro di team, per me fondamentale nella conduzione, mi ha riservato grandi soddisfazioni. Ho vistocollaboratori crescere professionalmente in maniera ammirevole. La capacità di interscambiarsi i ruoli, il rispetto el’acquisizione totale della filosofia d’impresa basata su regole ferme quanto efficaci, hanno fatto sì che sono sempreandato al lavoro col sorriso sulle labbra e con tanta voglia di fare, poiché “sentivo” il gruppo con me. Una sensazionebella, quella della condivisione, come pure la percezione di stimoli ricorrenti a sempre andare avanti. Ai miei fedeliquanto formidabili colleghi e amici Vittorino Anastasia e Gian Pietro Losa, come pure alle brave segretarie di direzioneuna nota di merito particolare. Riflettendoci su, penso che non sia sempre stato facile seguirmi. Al mio carattere allevolte diretto e impulsivo, hanno saputo rispondere con modi adeguati o, in casi speciali, con un “sacro” silenzio, inattesa di aria migliore. Pressoché tutti i collaboratori sono rimasti a lungo, evitando dunque quegli avvicendamenti rav-vicinati che determinano spesso incomprensioni e perdite di tempo. Sono dunque stato fortunato, lo dico con serenaconvinzione, ed è perciò che in questo libro non doveva mancare un grazie grande grande a tutte e a tutti loro.Detto dei collaboratori, sottolineo volentieri l’ideale rapporto di fiducia e di apertura avuto da tutti i presidenti (4)che si sono succeduti alla testa della SSIC Ticino. Presidenti diversi, attenti, capaci e attivi, che hanno svolto esvolgono con passione il loro incarico, coadiuvati dal Consiglio sezionale, il nostro Parlamentino, che non ha maifatto mancare l’essenziale voce della base, sempre assai importante.

Edo Bobbià, direttore SSIC Sezione Ticino