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16 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento Capitolo 2 Le componenti passive dell’apparato locomotore La componente passiva dell’apparato locomotore che mantiene l’equilibrio e assicura il movimento è costituita dalla combinazione dell’apparato scheletrico e articolare, supportati da fasci di tessuto connettivale, chiamati legamenti: le parti rigide di queste strutture (ossa) sono collegate dalle articolazioni che permettono il movimento ma non lo provocano; questo è possibile solo grazie alla trazione che i muscoli contraendosi esercitano sui tendini, opportunamente inseriti sulle parti rigide del sistema. Da un punto di vista meccanico le ossa possono essere paragonate alle leve e le articolazioni a giunti meccanici, su cui il motore, rappresentato dai muscoli, esercita la propria azione (vedi paragrafo 4.6). Ossa e articolazioni, se attivate, si avvicinano e si allontanano dando forma a ogni atto motorio. 2.1 L’apparato scheletrico L’apparato scheletrico è formato dall’unione di tessuti diversi che, sviluppandosi, danno forma a struttu- re particolari chiamate ossa. Esse nel loro insieme formano lo scheletro, l’impalcatu- ra del corpo umano. Lo scheletro non solo assicura il sostegno e definisce la forma del corpo, ma protegge anche gli organi interni e le parti molli e, insieme a mu- scoli e articolazioni, rende possi- bile il movimento. Le ossa hanno nomi e forme dif- ferenti, legate alla funzione che devono svolgere. Dal punto di vi- sta della forma distinguiamo le ossa in lunghe, corte e piatte. Ossa lunghe, corte e piatte Le ossa lunghe agiscono come leve per alzare e abbassare gli ar- ti e si sviluppano generalmente nel senso della lunghezza. So- no tali il femore, la tibia, l’ulna, il radio. Il corpo centrale delle ossa lunghe si chiama diafisi; le due porzioni periferiche epifisi. Nei bambini e nei ragazzi tra la osso corto (vertebra) osso piatto (scapola) osso lungo (femore) epifisi epifisi diafisi Le tre forme delle ossa.

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16 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

Capitolo 2 Le componenti passivedell’apparato locomotore

La componente passiva dell’apparato locomotore che mantiene l’equilibrio e assicura il movimento è costituita dalla combinazione dell’apparato scheletrico e articolare, supportati da fasci di tessuto connettivale, chiamati legamenti: le parti rigide di queste strutture (ossa) sono collegate dalle articolazioni che permettono il movimento ma non lo provocano; questo è possibile solo grazie alla trazione che i muscoli contraendosi esercitano sui tendini, opportunamente inseriti sulle parti rigide del sistema. Da un punto di vista meccanico le ossa possono essere paragonate alle leve e le articolazioni a giunti meccanici, su cui il motore, rappresentato dai muscoli, esercita la propria azione (vedi paragrafo 4.6). Ossa e articolazioni, se attivate, si avvicinano e si allontanano dando forma a ogni atto motorio.

2.1 L’apparato scheletrico

L’apparato scheletrico è formato dall’unione di tessuti diversi che, sviluppandosi, danno forma a struttu-re particolari chiamate ossa. Esse nel loro insieme formano lo scheletro, l’impalcatu-ra del corpo umano. Lo scheletro non solo assicura il sostegno e defi nisce la forma del corpo, ma protegge anche gli organi interni e le parti molli e, insieme a mu-scoli e articolazioni, rende possi-bile il movimento.Le ossa hanno nomi e forme dif-ferenti, legate alla funzione che devono svolgere. Dal punto di vi-sta della forma distinguiamo le ossa in lunghe, corte e piatte.

Ossa lunghe, corte e piatteLe ossa lunghe agiscono come leve per alzare e abbassare gli ar-ti e si sviluppano generalmente nel senso della lunghezza. So-no tali il femore, la tibia, l’ulna, il radio. Il corpo centrale delle ossa lunghe si chiama diafi si; le due porzioni periferiche epifi si. Nei bambini e nei ragazzi tra la

osso corto (vertebra)

osso piatto (scapola)

osso lungo (femore)

epifi

siep

ifisi

diaf

isi

Le tre forme delle ossa.

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Capitolo 2

17Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

zona mediana e le zone periferiche esiste una zona di transizione costituita dalla cartilagine di coniugazione, o metafi si. Queste cartilagini rappresentano la zona di accrescimento in lunghezza delle ossa, che avviene attraverso la loro graduale ossi-fi cazione. Una volta completata l’ossifi cazione della metafi si, lo sviluppo della sta-tura dell’individuo si arresta. Al centro di un osso lungo si trova la cavità midollare che contiene midollo osseo e vasi sanguigni. Le ossa corte, come le vertebre, le ossa del piede (tarso), le ossa della mano (carpo), fungono da «ponte» e si sviluppano quasi in ugual misura in lunghezza e in lar-ghezza.Le ossa piatte, la cui peculiarità è quella di avere uno spessore minimo e una super-fi cie particolarmente estesa (scapola, ossa del cranio), svolgono una funzione pro-tettiva.Vediamo ora com’è fatto un osso.

La struttura delle ossa

Le ossa sono formate da tessuti connettivali di tipo osseo e cartilagineo.

➜ Il tessuto osseo

Il tessuto osseo è costituito da una sostanza organica fondamentale, l’osseina, e da sali minerali, soprattutto fosfato di calcio e carbonato di calcio. A questi ultimi l’os-so deve la sua particolare consistenza e la capacità di resistere alle forze di trazione e pressione; all’osseina deve la sua elasticità e fl essibilità.Il tessuto osseo è particolarmente leggero; infatti lo scheletro costituisce soltanto il18% circa del peso dell’uomo.Nelle ossa dell’adulto la sostanza fondamentale (sostanza extracellulare prodotta dal-le cellule ossee) è organizzata in lamelle disposte in maniera concentrica attorno a piccolissimi canali (canali di Havers) attraversati da vasi sanguigni e fi bre nervose. In piccole nicchie immerse nella sostanza fondamentale si trovano le cellule ossee, gli osteociti: queste cellule sono dotate di sottili prolungamenti che le mettono in comu-

nicazione tra loro e con i canali in cui scorre il san-gue, da cui traggono le sostanze per nutrirsi.A seconda di come sono disposte le lamelle della so-stanza fondamentale distinguiamo due tipi di tes-suto osseo:• il tessuto compatto, in cui le lamelle sono stretta-

mente addossate le une alle altre; si trova general-mente nella diafi si delle ossa lunghe;

• il tessuto spugnoso, in cui le lamelle si interseca-no lasciando fra loro ampie lacune (da qui il ca-ratteristico aspetto «a spugna») che contengono il midollo osseo; questo tipo di tessuto si trova nelle epifi si e nelle ossa corte.

Il tessuto osseo è rivestito esternamente da una membrana di tessuto connettivo detta periostio, che protegge l’osso e contribuisce alla sua nutrizione. Nel periostio vi sono gli osteoblasti, cellule molto importanti perché hanno la capacità di fabbricare nuovo tessuto osseo che va a sostituire quello de-molito da altre cellule dette osteoclasti, situate vici-no al canale midollare: è il cosiddetto fenomeno del «rimaneggiamento osseo». Fino ai 20 anni di età

tessuto spugnoso

fibranervosa

vasosanguigno

canale midollare

venaarteria

epifisi

tessutocompatto

fibranervosa

vasosanguigno

canaledi Havers

osteocita

sostanzafondamentale

canalefra le cellule

vena arteria

periostio

Le componenti di un osso. Ingrandimento di una porzione di tessuto compatto.

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18 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

la produzione di tessuto osseo da parte degli osteoblasti permette l’accrescimento dello scheletro. Tra i 20 e i 40 anni il meccanismo della produzione e quello della distruzione ad opera degli osteoclasti sono in equilibrio. Dopo i 40 anni prevale la demolizione e dunque le ossa si indeboliscono e diventano fragili ().

➜ La cartilagine

La cartilagine è formata da un tessuto connettivo piú elastico e fl essibile di quello osseo. Oltre a costituire lo scheletro del feto (poi sostituito da tessuto osseo) e quel-lo del naso e dell’orecchio nell’adulto, la cartilagine ricopre le estremità delle ossa in corrispondenza di molte articolazioni: la sua superfi cie liscia protegge le ossa che vengono a contatto fra loro, evitando lo sfregamento e permettendo ai capi articolari di scorrere l’uno sull’altro. Il tessuto cartilagineo non è vascolarizzato; si nutre attraverso il tessuto osseo che ricopre, accrescendosi e rigenerandosi continuamente.

➜ Il midollo osseo

Il midollo osseo è una sostanza molle che si trova all’interno delle cavità ossee. Vi sono due tipi di midollo:• il midollo giallo, costituito essenzialmente di grasso e di tessuto connettivo, nel

quale si trovano vasi sanguigni, nervi e cellule midollari; • il midollo rosso, che contiene piú cellule midollari di quello giallo, le quali hanno

il compito di formare nuove cellule del sangue (globuli rossi e globuli bianchi).

Com’è fatto lo scheletroIl numero di ossa presenti nello scheletro di un individuo adulto varia da persona a persona. Tuttavia in media vi sono circa 200 ossa, connesse da articolazioni e legamenti, con forme e dimensioni differenti. Esteriormen-te le ossa presentano delle irregolarità (appendici, incisure, tubercoli, de-pressioni) su cui si inseriscono muscoli e tendini. Se osserviamo lo scheletro possiamo distinguere una parte detta assiale, formata dalle ossa centrali del cranio, dalla gabbia toracica e dalla colonna vertebrale. Lateralmente e simmetricamente a questa struttura sono dispo-ste le ossa degli arti superiori e inferiori che terminano con le complesse strutture scheletriche delle mani e dei piedi: queste ossa formano, insieme a scapole, clavicole e pelvi, lo scheletro appendicolare.

SUDDIVISIONE DELLO SCHELETROParti dello scheletro Ossa che lo compongono Funzioni

Scheletro assiale Formato dalle ossa della testa, dalle ossa della colonna vertebrale e dalle ossa della gabbia toracica.

Sostegno e protezione degli organi interni.

Scheletro appendicolare

Formato dalle ossa dei due arti superiori (mano compresa) e da quelle degli arti inferiori e dei cinti o cingoli (bacino, scapola e clavicola).

Sostegno e movimento.

Crescita e sviluppo delle ossa

Nella copertina del manuale è possibile visualizzare tutte le principali ossa dello scheletro e conoscerne la nomenclatura.

Scheletro assiale Scheletro appendicolare Arti Cartilagini

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19Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

➜ Ossa della testa

L’impianto osseo della testa, fra i piú complessi del corpo umano, si compone di due gruppi di ossa: le ossa del cranio e le ossa della faccia.Il cranio è costituito da 8 ossa: il frontale, l’etmoide, lo sfenoide, l’occipitale, i due parietali, i due tem-porali. Le ossa sono unite fra loro da dentellature che si incastrano saldandosi in un’unica e compat-ta struttura che forma una sorta di scatola: la scato-la cranica. Nel neonato, i margini fra le varie ossa

del cranio, dette suture, sono di membrana fi brosa e prendono il nome di fontanel-le; al termine del primo anno di vita sono del tutto ossifi cate. La scatola cranica con-tiene e protegge l’encefalo. Posteriormente, alla base del cranio, è presente un foro (orifi zio) attraverso il quale passa il midollo spinale.

La faccia è formata da 14 ossa: la mandibola, il vomere, le due palatine, le due nasa-li, le due zigomatiche, le due lacrimali, le due mascellari, le due turbinate o conche inferiori. In esse alloggiano gli organi della vista, dell’udito e dell’olfatto.

testacranio, 8 ossafaccia, 14 ossa

regione ioidea osso ioide, 1 osso

tronco colonna vertebrale, 33-34 ossagabbia toracica, 25 ossa

bacino o pelvi 6 ossa

arti arti superiori o toracici, 60 ossaarti inferiori o pelvici, 60 ossa

frontalefrontale temporale

nasale

temporaleparietaleparietale

sfenoide

occipitaleetmoide

lacrimale

zigomatico

mascellare

mandibolare

sfenoide

zigomatico

etmoide

frontale

nasali

lacrimali

mascellaresuperiore

mandibola

Ossa della testa, di lato e di fronte.

Ossa del cranio (suture) e ossa della faccia, viste di lato e separatamente.

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20 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

➜ Ossa del tronco

La struttura ossea del tronco è formata frontalmente dalla gabbia toracica, costituita da 12 paia di coste che si saldano allo sterno mediante prolungamenti carti-laginei e si dividono (dall’alto verso il basso) in ster-nali (7), asternali (3) e fl uttuanti (2). La gabbia toraci-ca forma un ampio spazio dove alloggiano il cuore, i polmoni e l’esofago; nella parte dorsale essa si artico-la con le vertebre toraciche della colonna vertebrale, il cui compito è quello di sostenere il tronco e di proteg-gere il midollo spinale racchiuso nel canale vertebrale da eventuali traumi.La colonna vertebrale (o rachide) è la struttura por-tante del corpo umano. Sul rachide grava tutto il peso del busto, del capo e degli arti superiori. Esso tuttavia non ha solo una funzione statica e di sostegno, ma ha anche una funzione dinamica, resa possibile dalla sua particolare struttura.

La colonna vertebrale è composta da 33-34 vertebre, ossa corte sovrapposte in senso verticale. In base alla regione che occupano e alla funzione che svolgono, le verte-bre si distinguono in: • vertebre cervicali (7): hanno il compito di sostenere il capo permettendogli di

muoversi su tutti i piani dello spazio;• vertebre dorsali (12): sostengono la gabbia toracica consentendo al busto di ruota-

re lateralmente e di fl ettersi in avanti e indietro e di ruotare;• vertebre lombari (5): permettono al busto di ruotare e fl ettersi in avanti e indietro

e sostengono la maggior parte del peso del corpo;• vertebre sacrali (5, fuse tra loro);• vertebre coccigee (4 o 5): assieme alle sacrali hanno il compito di trasmettere il

peso del corpo e del bacino alle gambe.

In ciascuna vertebra distinguiamo il corpo, che si articola con le vertebre superiore e inferiore, e l’arco posteriore, a forma di ferro di cavallo, che si attacca all’estremità del corpo delimitando uno spazio (foro vertebrale). L’arco posteriore presenta dei prolunga-menti, le apofi si, che servono per l’inserzione dei muscoli e per collegare le vertebre fra loro. I fori vertebrali, in seguito alla so-vrapposizione delle vertebre una sull’altra, formano il canale ver-tebrale all’interno del quale scorre il midollo spinale. La colonna vertebrale nel suo insieme, vista di fronte, ha una for-ma rettilinea; osservata di lato presenta curvature in cui a tratti mobili (cervicali e lombari) si alternano tratti semirigidi o rigidi (dorsali, sacrali e coccigee). Nei due tratti cervicale e lombare la concavità della curvatura è rivolta all’indietro, mentre nei due a li-

vello dorsale e sacrale è rivolta in avanti. Perché le curve del rachide sono importanti? Perché permettono una migliore e piú effi cace distribuzione dei carichi, vale a dire di tutte le sollecitazioni rappresentate dal peso del corpo, sia nella statica stazione eretta sia, soprattutto, durante il movi-mento. Le curve assorbono e distribuiscono questi carichi, che altrimenti andrebbe-ro direttamente a gravare sul bacino e sulle vertebre lombari, con il rischio di cau-sare seri danni.Questa capacità di sostegno e distribuzione del peso è assicurata da speciali dischi elastici e ammortizzanti che separano le vertebre: i dischi intervertebrali. I dischi, si-tuati tra i corpi delle vertebre, sono costituiti da un nucleo polposo, una sorta di cu-

cervicale 7

lombare 5

sacrale 5

coccigea 4-5

toracica(dorsale) 12

apofisitrasversa

corpo vertebrale

foro vertebraleapofisi

spinosa

arcoposteriore

Struttura di una vertebra tipo.

Le sezioni in cui si suddivide la colonna vertebrale e il numero di vertebre da cui è composta ciascuna sezione.

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21Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

scino di forma sferica al cui interno si trova una sostanza gelati-nosa, circondato da un anello di tessuto fi broso. La loro azione combinata consente di sopportare le pressioni trasmesse dalle vertebre. L’elasticità e la conseguente riduzione dello spessore dei dischi permettono inoltre il movimento della colonna.

Struttura del disco intervertebrale

Colonna vertebrale vista di lato e suddivisione delle vertebre secondo la regione che occupano.

Struttura generale del bacino.

vertebrecervicali

vertebredorsali

vertebrelombari

vertebresacrali

vertebrecoccigee

lordosicervicale

cifosidorsale

lordosilombare

cifosisacrale

A B C

nucleo polposo

anello fibroso

Lo spessore del disco in condizioni di riposo. Come si modifica il disco quando è sottoposto a pressione (oltre alla compressione del disco è evidenziato lo stress sulle faccette articolari). Il beneficio provocato dagli esercizi di decompressione, cioè dall’allontanamento dei corpi vertebrali e delle faccette articolari.

➜ Ossa del bacino

Il bacino è formato da tre ossa speculari saldate fra loro (anca) con un tipo di arti-colazione immobile:• ileo, con la cavità per l’articolazione col

femore;• ischio;• pube.

Attraverso il bacino il peso del corpo viene scaricato sugli arti inferiori; esso ha anche il compito di contenere e proteggere gli or-gani dell’addome.L’anca destra e l’anca sinistra si articolano posteriormente con l’osso sacro e anterior-mente con la sinfi si pubica (articolazione semimobile) fra le due ossa pubiche.

quintavertebra lombare

ischio

sinfisi pubicapube

coccige

sacro

ileo

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22 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

➜ Ossa degli arti superiori

L’arto superiore è formato da tre parti ben distinte:• il braccio, costituito da un unico osso, l’omero; • l’avambraccio, formato dal radio e dall’ulna;• la mano, costituita da 27 piccole ossa divise in carpo, metacarpo e dita.

Tutto l’arto superiore, attraverso l’omero, è connesso al tronco per mezzo di due os-sa: la scapola, posta dorsalmente, e la clavicola, posta anteriormente alla gabbia to-racica.

➜ Ossa degli arti inferiori

Gli arti inferiori, attraverso il femore, si uniscono al tronco con le due ossa iliache.L’arto inferiore è formato da tre parti: • la coscia, che comprende il femore e la rotula;• la gamba, che comprende la tibia e il perone;• il piede, costituito dall’unione di 26 piccole ossa divise in tarso, metatarso e dita.

Gli eff etti del movimento sull’apparato scheletrico

L’apparato scheletrico presenta nel periodo giovanile una caratteristica di grande importanza, la plasticità. In-fatti, piú l’individuo è giovane, piú facilmente le ossa si modellano in conseguenza degli stimoli ricevuti. Ciò

è possibile perché il processo di ossifi cazione non è terminato e l’accrescimento è ancora in corso. Il movimento, se ben eseguito, può indurre le sollecitazioni necessarie a guidare l’accrescimento.Il movimento però può essere anche pericoloso; infatti tale malleabilità dello scheletro rende possibile il crearsi di deformazioni, che una volta acquisite sono permanenti. Questi danni si verifi cano soltanto se si esagera con gli esercizi di forza (pesi, sovraccarichi ecc.). Le ossa infatti seguono la legge generale dei tessuti, secondo la quale nei tessuti eccitazioni deboli danno origine all’attività vitale, eccitazioni medie la stimolano, quelle forti la danneggia-no, quelle violente la arrestano.L’esercizio fi sico in primo luogo stimola la crescita delle ossa in lunghezza e in larghezza: le pressioni esercitate dal peso e dalla trazione delle masse muscolari favoriscono la moltiplicazione delle cellule ossee. La pratica moto-ria, poi, attiva e migliora la circolazione sanguigna nella membrana che avvolge le ossa (periostio): ciò permette una migliore nutrizione del tessuto osseo, che può diventare piú forte e resistente. Se si confrontano le ossa di una persona abituata all’attività fi sica con quelle di una persona sedentaria, si osserverà che le prime presentano una superfi cie ricca di creste e curvature molto marcate e che, se sollecitate, si dimostreranno assai resistenti; nel secondo caso invece la superfi cie sarà liscia e nell’insieme le ossa risulteranno molto piú fragili e quindi maggior-mente soggette a fratture.Svolgere attività fi sica durante l’adolescenza permette in defi nitiva di accrescere in modo signifi cativo la densità ossea e di prevenire in questo modo le fratture e le malattie degenerative che colpiscono le ossa in età avanzata, come l’osteoporosi. Le ossa infatti possono perdere sali minerali, soprattutto calcio, diventando fragili.

la parola al medico sportivo

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23Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

2.2 Paramorfi smi e dismorfi smi: alterazioni dello scheletroL’età evolutiva è caratterizzata da un continuo sviluppo corporeo, sia dal punto di vista osseo e della mo-

bilità articolare, sia relativamente all’ampliarsi dei tendini e dei muscoli. L’accresci-mento di queste parti costringe il corpo ad assumere posizioni nuove talvolta scor-rette per ricercare nuovi equilibri, che possono alla lunga tradursi in atteggiamenti sbagliati dello scheletro.Si parla in questi casi di paramorfi smi, indicando con questa parola tutto ciò che, pur determinando un’alterazione della forma corporea (per esempio, il margine delle scapole in evidenza), è correggibile. Si parla invece di dismorfi smi quando le alterazioni dello scheletro si sono ormai cronicizzate e non possono essere modifi -cate con la cinesiterapia.I paramorfi smi, soprattutto nel periodo dell’età evolutiva, sono per lo piú poco visibili e non provocano dolore; per questo riescono a mascherarsi facilmente. Qualora vi sia una predisposizione latente, l’età scolare è il momento in cui essi si manifestano. Tra queste alterazioni fi siche, si trasformano in dismorfi smi soprattutto quelle che interessano la funzione statica della colonna vertebrale.È dunque importante che l’insegnante riesca a rilevarne la presenza fi n dai primi anni di scuola e che si intervenga al piú presto con la ginnastica correttiva, costan-te e continua, fi nché il soggetto è in grado di assumere la posizione corretta e di mantenerla.

I paramorfi smi piú facilmente riscontrabili possono riguardare:• il dorso;• gli arti inferiori.

I paramorfi smi del dorso si dividono in:• simmetrici (cifosi, scapole alate, dorso piatto, dorso curvo, lordosi), che agiscono

sul piano sagittale;• asimmetrici (scoliosi, scapole e spalle asimmetriche), che agiscono sul piano

frontale.

Ci sono poi i paramorfi smi degli arti inferiori, quali il varismo e il valgismo del gi-nocchio e del piede e le forme miste.Tra gli atteggiamenti non corretti vi sono anche quelli che il corpo tende ad assu-mere in situazione di deambulazione errata, ma che facilmente l’individuo riesce a modifi care con la volontà.

La dinamica della colonna vertebralePer meglio capire come si instaurano questi atteggiamenti viziati, che per lo piú si traducono in posture errate della schiena, è opportuno aggiungere qualche nozione sulla dinamica della colonna vertebrale.Come abbiamo visto, la colonna vertebrale presenta sul piano sagittale quattro cur-ve fi siologiche, di cui due a concavità posteriore o lordosi, nel tratto cervicale e lom-bare, e due a concavità anteriore o cifosi, nel tratto dorsale e sacrale.Le curve fi siologiche hanno grande importanza perché scaricano i colpi e i contrac-colpi che altrimenti si ripercuoterebbero sul cervello qualora le articolazioni delle vertebre e dei dischi non attenuassero, frazionandone l’effetto, gli agenti d’urto. Es-se svolgono inoltre l’azione di incrementare la resistenza della colonna vertebrale. Alcune semplici regole possono aiutare a prevenire l’insorgere di comportamenti viziati:

32-35

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24 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

• camminare con busto e capo eretti, appoggiare correttamente i piedi e badare che le braccia oscillino normalmente lungo il busto;

• evitare di portare eccessivi pesi nello zaino;• trasportare i pesi alternando l’uso delle braccia;• sedere correttamente nel banco di scuola (a questo proposito, studi recenti hanno

stabilito che l’altezza del banco scolastico dovrebbe essere rapportata all’età e alla statura dello studente, onde evitare pericolosi atteggiamenti viziati, secondo la se-guente formula: lunghezza della gamba + 19% della statura);

• soprattutto per gli studenti che occupano i banchi laterali, cambiare ogni settima-na il posto con il compagno seduto all’estremità opposta dell’aula;

• praticare attività fi sica;• dormire su un materasso duro utilizzando un cuscino basso.

Tratteremo ora i paramorfi smi che piú frequentemente compaiono nell’età scolare.

Il portamento rilassato Il portamento rilassato (o abito astenico) è dovuto all’incapacità del corpo di oppor-si alla forza di gravità, la quale ne altera la forma. Il soggetto si presenta con il capo inclinato in avanti, addome prominente, spalle cadenti, piedi piatti ecc. In seguito si instaurano atteggiamenti scoliotici. L’abito astenico è reputato la causa principale di vari paramorfi smi. Si pensa sia dovuto a un poco sviluppato tono della muscola-tura, lassità dei legamenti e da componenti di origine psicologica. Esso si evidenzia in modo particolare nel periodo della crescita ed è legato anche a fattori come il cli-ma, l’alimentazione, l’ambientamento, l’esercizio fi sico.Il portamento rilassato in genere si risolve spontaneamente dopo la crisi pubera-le, ma i vari atteggiamenti (dorso curvo, scapole alate ecc.) possono divenire anche permanenti: ciò in funzione delle deformazioni piú o meno gravi che ha subito l’or-ganismo.

Ipercifosi e iperlordosiSono curve eccessive della colonna vertebrale sul piano sagittale. L’atteggiamen-to delle ipercifosi si trasforma in dorso curvo se non si agisce nella fase di accre-

scimento (8-12 anni), e si evidenzia quando la curva fi siologica dorsale della cifosi è piú appariscente del normale. Nelle ipercifosi le vertebre nel tempo assumono modifi cazioni strutturali, sviluppandosi in modo poco omogeneo a causa della pressione sui corpi vertebrali che prendo-no un caratteristico aspetto a cuneo. Determinano problemi alla respi-razione per una scarsa capacità e una diminuita elasticità della gabbia toracica.Nelle iperlordosi si ha un’accentuata rotazione del bacino in avanti con evidente curvatura del rachide a livello delle vertebre lombari, una insuf-fi ciente tonifi cazione dei muscoli addominali e glutei prominenti.Le ipercifosi e le iperlordosi richiedono un buon trattamento della postu-ra e del movimento per rafforzare i muscoli indeboliti e distendere quel-li piú contratti. Da ricordare che un’ottimale tonifi cazione della cintura lombare e addominale costituisce la base di una corretta posizione.

Scapole alateSi hanno nel caso in cui i margini vertebrali delle scapole risultino particolarmente sporgenti sul dorso. Questo è dovuto allo slittamento in avanti, sulla gabbia toraci-

Portamento rilassato.

ipercifosi

iperlordosi

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25Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

ca, dei margini vertebrali e del loro angolo inferiore. L’origine di questo atteggia-mento è dovuto essenzialmente a un marcato sviluppo dei muscoli pettorali a sca-pito di quelli dorsali, che provoca un aumento della distanza fra le scapole. La po-sizione delle spalle risulta eccessivamente avanzata. Le scapole alate generalmente si evidenziano nell’età puberale per debolezza dei muscoli fi ssatori delle scapole (come il trapezio, il romboide, il gran dentato) e tendono a scomparire col tempo. Spesso però si trovano associate ad altri paramorfi smi come il dorso curvo, il porta-mento rilassato e l’atteggiamento scoliotico.

Piede piattoNormalmente il piede poggia su tre arcate: la mediale, la laterale e l’anteriore. Se schiacciate da un elevato peso corporeo o se i legamenti sono rilassati, queste arca-te possono appiattirsi e generare il piede piatto (o piattismo). Il piattismo è deter-minato dall’appiattimento della volta plantare, normalmente fermata dalla forma e dal reciproco incastro delle ossa del piede, dai legamenti e dai muscoli sottoposti al sistema nervoso.Il piede piatto è presente fi n dalla nascita, ma è altrettanto normale che si sviluppi in modo spontaneo e che giunga ad essere un piede normale intorno ai 7/10 anni, con la maturazione ossea. Se il piede piatto persiste nell’adolescente o nel giovane adulto non deve procurare eccessivi allarmismi: spesso il piede piatto si presenta da fermo ma diventa normale durante la fase di deambulazione e di corsa, grazie all’intervento dei potenti tendini che lo controllano recuperando le normali curva-ture. Se invece il piattismo persiste, per ottenere una correzione defi nitiva, si inter-viene chirurgicamente inserendo una vite che impedisce la rotazione della caviglia oltre il limite fi siologico. Oltre ad essere un’alterazione anatomica su base familiare, può essere infl uenzata negativamente da:• patologie a carico del ginocchio;• eccessivo peso corporeo;• camminare a piedi scalzi su pavimenti lisci come quelli di casa, che non fornisco-

no informazioni stimolanti come quelli irregolari tipo la sabbia, l’erba, i sassi ecc. Infatti, il piede non svolge solo un’azione meccanica, ma, ogni volta che poggia sul terreno, diventa organo di senso, elaborando e trasmettendo le varie informa-zioni per una ottimale funzionalità del passo.

Ginocchio valgo e ginocchio varoSi parla di ginocchio valgo quando le ginocchia si toccano fra loro, mentre le caviglie rimangono distanti alcuni centimetri l’una dall’altra, cosicché le gambe formano la caratteristica X. Questo disturbo può comparire sia nell’infanzia sia nell’adolescenza, ed è dovuto a un evidente rilassamento dei legamenti dell’arti-colazione del ginocchio. Solo se si interviene in questo periodo si possono otte-

Arco di un piede normale.

Impronta di un piede normale in posizione di riposo.

Arco di un piede piatto. Impronta di un piede piatto in posizione di riposo.

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26 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

nere discreti risultati. Oltre agli esercizi specifi -ci di ginnastica correttiva, vengono consigliati plantari.Si parla di ginocchio varo quando i piedi si tocca-no ma le ginocchia restano separate. Sono le co-siddette gambe a parentesi o a cavallerizzo. Que-sta situazione è molto comune nei giovani maschi e nelle persone anziane. È assai frequente anche nei calciatori, che comunque possono continuare a giocare in quanto non risentono sul momento di particolari disturbi. È bene ricorrere all’uso di plantari e di tutori, e seguire l’evoluzione del di-sturbo effettuando regolari controlli clinici e ra-diografi ci. Nei casi piú gravi è previsto l’interven-to chirurgico onde evitare problemi invalidanti anche solo per salire e scendere le scale.

Scoliosi e atteggiamenti scolioticiLa colonna vertebrale vista frontalmente deve apparire assolutamente in linea. Quando questa presenta una o piú incurvature laterali ormai fi ssate (andamento a C e a S), verso sinistra o destra, prende il nome di scoliosi.Talvolta si evidenzia nell’infanzia, o piú frequentemente dopo i 10 anni di età, nell’adolescenza, e progredisce fi no alla fi ne dell’accrescimento (18-20 anni) e con piú frequenza nelle femmine. Sovente si trova in forma leggera e senza sintomi; se trattata in tempo, guarisce completamente permettendo un normale stile di vita. Le cause si presume (perché non del tutto conosciute) siano originate da vizi di po-sizione, causati da atteggiamenti compensativi (ad esempio la differente lunghez-za degli arti inferiori), da malformazioni congenite (presenti già dalla nascita), da malattie delle ossa, delle articolazioni o muscolari. Con l’accentuarsi della curvatu-ra si possono presentare affaticamento della schiena, quando si è costretti per lun-go tempo alla posizione eretta o seduta, e mal di schiena. Tra i fattori di rischio ri-cordiamo gli aspetti ormonali (la scoliosi è piú facilmente riscontrabile nelle adole-scenti che hanno avuto un repentino e precoce sviluppo puberale).Se le scoliosi sono raddrizzabili con una postura corretta e una ginnastica appro-priata e non comportano rotazioni vertebrali, siamo in presenza di semplici atteg-giamenti scoliotici; quando compare la rotazione vertebrale siamo di fronte a vere e proprie scoliosi, che si evidenziano soprattutto, per un occhio allenato, con marca-ta asimmetria delle spalle, delle scapole, delle anche. In presenza di scoliosi, i cor-pi delle vertebre sono sottoposti a un processo di torsione che coinvolge le coste, cosí che nella fl essione del busto in avanti si noterà una gibbosità dalla parte della

convessità della curva. Le scoliosi che superano un certo grado so-no curabili solo con l’uso di cor-setti (bustini) ortopedici o, nel peggiore dei casi, con interventi chirurgici.

Valgismo fi siologico. Valgismo eccessivo. Varismo.

femore

tibia

perone

malleolo

scoliosi

gibbo

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27Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

2.3 Il mal di schiena

Il mal di schiena è un disturbo molto frequente che, sia pure in misura diversa, colpisce circa l’80% del-la popolazione adulta: sedentari, lavoratori, giovani, anziani, spesso anche sportivi. Per questo è importante conoscerne le cause e sapere come si può prevenire.I motivi che possono scatenare il mal di schiena sono i seguenti.

• Gli errori di postura a carico della co-lonna vertebrale, ossia gli atteggiamen-ti sbagliati che assumiamo tutti i giorni e che pongono la colonna in «stato di sofferenza» (per esempio quando sia-mo seduti al tavolo in maniera scorret-ta o «sprofondati» nella poltrona).

• Lo stress, che provoca un’esagerata ten-sione muscolare e può portare ad as-sumere posture rigide a vari livelli del corpo.

• I movimenti effettuati in modo scor-retto: quando, per esempio, dobbia-mo raccogliere un oggetto caduto a terra l’azione che istintivamente sia-mo portati a compiere è quella di fl et-tere il busto in avanti tenendo gli arti inferiori rigidi; anche quando dobbia-mo sollevare un peso facciamo pres-soché lo stesso movimento, cosí pure quando ci laviamo il viso al lavandino. Senza accorgercene graviamo la schie-na di carichi elevati. Per eseguire il mo-vimento correttamente bisogna invece abituarsi a piegare le gambe mantenen-do la schiena il piú possibile verticale.

• Una mediocre tonicità della parete addominale, dei muscoli lombari e del dorso: praticare poca o nessuna attività fi sica porta ad un inevitabile indebolimento del tono muscolare. Una buona tonicità dei muscoli addominali consente di scarica-re il 40% delle pressioni, che altrimenti andrebbero tutte a gravare sui dischi ver-tebrali del tratto lombare.

• L’eccessivo peso corporeo, al quale spesso si associano atteggiamenti di postura errati.

2.4 L’apparato articolare

L’apparato articolare è formato dall’unione di tessuti diversi (cartilagineo, connettivale, fi broso) che co-stituiscono particolari strutture: le articolazioni, formazioni anatomiche localizzate nei punti in cui due o piú segmenti ossei vengono in contatto tra loro per un tratto della loro superfi cie. Queste «cerniere» di collegamento delle ossa permettono tutti i movimenti del corpo umano.Le articolazioni si differenziano in base al modo in cui il contatto ha luogo e alla for-ma e all’aspetto particolare delle parti interessate.

36-37

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28 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

Le articolazioni

Le articolazioni sono formazioni anatomiche lo-calizzate nei punti in cui le parti ossee si avvici-nano e hanno il compito di collegare le ossa fra loro e di permettere (in genere) il movimento. Si distinguono in fi sse, semimobili, mobili.Le articolazioni fi sse uniscono, senza possibilità di movimento, due o piú ossa vicine, saldandole mediante un solido tessuto connettivo. Sono fi s-se le articolazioni che uniscono le ossa del cra-nio (suture) e le ossa del bacino.Le articolazioni semimobili uniscono due o piú ossa tramite un tessuto cartilagineo elasti-co e permettono movimenti limitati. Sono semi-mobili le articolazioni che uniscono le coste al-lo sterno (esse rendono possibili piccoli sposta-menti verso l’alto e verso il basso durante l’atto respiratorio).Le articolazioni mobili sono quelle piú comuni. Consentono ampi movimenti, come quelli tra scapola e omero (scapolo-omerale) e femore e

bacino (coxo-femorale). L’area di contatto fra le due ossa è strutturata in modo tale che alla parte concava di una corrisponde la parte convessa dell’altra. Le ossa unite da questo tipo di articolazione nei punti terminali (capi articolari) sono rivestite da uno strato di tessuto cartilagineo, liscio, elastico, che permette lo scorrimento senza attriti fra le superfi ci di contatto. Le cartilagini articolari sono a loro volta rivestite da una sottile membrana, che durante il movimento produce il liquido sinoviale: esso ha il compito di lubrifi care l’articolazione e viene poi riassor-bito a riposo. Questa membrana forma il rivestimento interno della capsula fi brosa che avvolge l’articolazione e serve a stabilire una piú solida unione fra le due ossa, consentendone entro certi limiti il movimento. Spesso la capsula è rinforzata da legamenti che, inserendosi sulle superfi ci ossee

I tre diversi tipi di articolazione.

articolazione fissa

articolazione semimobile

articolazione mobile

cartilaginearticolare

femore

rotula

femore

legamenti crociati

cartilaginearticolare

tendinerotuleo

tibia

tibia

perone

legamentocollaterale

legamentocollaterale

cresta tibiale

meniscolaterale

legamento collaterale

perone

meniscomediale

condilodel femore

(tondeggiante)

piattotibiale

menisco

cartilaginearticolare

femore

rotula

femore

legamenti crociati

cartilaginearticolare

tendinerotuleo

tibia

tibia

perone

legamentocollaterale

legamentocollaterale

cresta tibiale

meniscolaterale

legamento collaterale

perone

meniscomediale

condilodel femore

(tondeggiante)

piattotibiale

menisco

Articolazione del ginocchio vista in sezione frontale e laterale.

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29Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

contigue in corrispondenza dell’articolazione, hanno lo scopo di mantenere salda l’articolazione e permettere una corretta posizione durante il movimento. In genere i legamenti sono esterni, ma possono essere anche interni, come nel ginocchio. Al rinforzo esterno dell’articolazione spesso concorrono anche i tendini, parti ter-minali dei muscoli che si inseriscono sulle ossa articolate.Quando i capi articolari hanno forme molto disomogenee, e non combaciano per-fettamente, sono presenti piccoli dischi di tessuto cartilagineo che si interpongono come cuscinetti: si tratta dei menischi articolari, che hanno lo scopo di facilitare la funzione articolare. I menischi piú conosciuti sono quelli del ginocchio, fra femore e tibia, che sono due per arto.

➜ Classifi cazione delle articolazioni mobili

Le articolazioni mobili possono essere classifi cate in cinque gruppi, secondo la diver-sa possibilità di movimento che permettono e la confi gurazione dei capi articolari:• a sfera (1); formate da una superfi cie emisferica che si inserisce in una cavità,

permettono movimenti in tutte le direzioni: fl essione, estensione, adduzione, ab-duzione e rotazione; esempi tipici sono l’articolazione dell’anca (coxofemorale) e quella della spalla (scapolo-omerale);

• a condilo (2); costituite da due superfi ci curve, una concava e l’altra convessa ma piatta, permettono movimenti di fl essione ed estensione; un esempio è l’articola-zione del polso, che permette l’adduzione, l’abduzione e la fl esso-estensione del-la mano;

• a cilindro (3); sono quelle dove la superfi cie di un cilindro scorre su una super-fi cie lievemente cava; ne è un esempio l’articolazione del gomito (radio-ulnare); questo tipo permette solo movimenti di rotazione sull’asse longitudinale;

• a troclea (4); sono caratterizzate dalla presenza di un capo articolare a forma di rocchetto che s’inserisce su una cavità della stessa forma; i movimenti che es-se permettono sono quelli di fl esso-estensione; un esempio sono le articolazioni omero-ulnare nel gomito e quelle delle falangi delle dita;

• a sella (5); sono formate da due superfi ci curve a forma di sella perpendicolari fra loro: ne è un esempio l’articolazione nella mano fra il trapezio e il primo meta-carpo del pollice; questo tipo permette movimenti di fl essione, estensione, addu-zione e abduzione.

ulna

radio

radioulna

anca

femore

omero

trapezio

metacarpodel

pollicecarpo

a sfera a cilindro a sellaa condilo a troclea1 2 3 4 5Le diverse articolazioni mobili.

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30 Sezione 1 » Il corpo umano, macchina del movimento

➜ Le articolazioni mobili e i movimenti

Fra i movimenti possibili delle articolazioni si distinguono:• movimenti di fl essione 1, quando due ossa si avvicinano (per esempio l’avam-

braccio sul braccio), e di estensione 2, quando si allontanano; • movimenti di adduzione 3 e abduzione 4, quando gli arti si avvicinano (adduzio-

ne) o si allontanano (abduzione) dalla linea mediana del corpo (per esempio, il sollevamento laterale o anteriore dell’arto superiore);

• movimenti di rotazione 5, compiuti da segmenti ossei intorno al proprio asse (movimento della spalla) e distinti in movimenti di rotazione interna (intrarota-zione) ed esterna (extrarotazione);

145°

posizionedi partenza

movimentodi estensione

movimentodi flessione

adduzioneposteriore

adduzioneanteriore

30°

60°

120°

180°

a b c d

b, c, d: movimento di abduzionea: posizione di partenza

rotazione internadel cingolo

scapolo-omerale

rotazione esternadel cingolo

scapolo-omerale

movimentodi estensione

rotazione interna rotazione esterna

A

B

movimentodi flessione

movimentodi abduzione

movimentodi adduzione

60°

90°

30°

30°145°

posizione neutra

C

movimento di circonduzione

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31Capitolo 2 » Le componenti passive dell’apparato locomotore

Gli eff etti del movimento sulle articolazioni

L’attività fi sica è fondamentale per il rendimento ottimale delle articolazioni. Infatti l’articolazione se non viene esercitata perde gran parte della sua motilità e va incontro a malattie come l’artrosi. In particolare l’esercizio

fi sico stimola la secrezione del liquido sinoviale che lubrifi ca costantemente le giunture articolari, rendendo fl es-sibile e resistente la membrana fi brosa che riveste il manicotto articolare; permette ai legamenti di mantenere la massima effi cienza, salvaguardando l’articolazione da traumi come distorsioni, lussazioni e rottura dei menischi. L’apparato articolare può conservare un ottimo grado di mobilità se sollecitato con esercizi mirati, soprattutto con lo stretching.

la parola al medico sportivo

movimentodi estensione

rotazione interna rotazione esterna

A

B

movimentodi flessione

movimentodi abduzione

movimentodi adduzione

60°

90°

30°

30°145°

posizione neutra

C

movimento di circonduzionemovimento di circonduzione

• movimenti di inclinazione, compiuti dal busto, dal tronco e dal capo per passare dal proprio assetto verticale a quello orizzontale;

• movimenti di circonduzione 6, che si verifi cano quando un arto compie un mo-vimento di ampia escursione passando per punti opposti nello spazio.

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Le componenti passive dell’apparato locomotore

L’apparato scheletrico

32

L’apparato scheletrico svolge funzioni di:• protezione dei piú importanti organi interni;• sostegno (dare stabilità agli organi, posizionare il corpo nello spazio);• movimento, mediante i muscoli inseriti sulle ossa.È formato dalle ossa, che funzionano come leve su cui i muscoli possono esercitare la loro trazione, e dalle articolazioni.La colonna vertebrale è la struttura portante del corpo umano del qua-le costituisce l’asse longitudinale. Svolge funzioni di sostegno e di pro-tezione per il midollo spinale.Consiste in 33 vertebre unite tra loro:7 cervicali – 12 toraciche – 5 lombari – 5 sacrali – 4 coccigee.

in sintesi

I paramorfi smi: conoscerli e prevenirliDopo aver brevemente ricapitolato in tabella quali sono i piú co-muni paramorfi smi e quali conseguenze comportano, proponia-mo una serie di esercizi da eseguire per correggere quelli che si presentano con maggiore frequenza.

I piú comuni paramorfi smi

Paramorfismi sul piano frontale(visibili sul soggetto posto di fronte rispetto all’esaminatore, con busto flesso in avanti)

Paramorfismi sul piano sagittale(visibili sul soggetto posto di fianco rispetto

all’esaminatore)

• Scoliosi deviazione in senso laterale e rotatorio della colonna.

• Lordosi aumento della curva lombare fisiologica della colonna.

• Cifosi aumento della curvatura dorsale fisiologica della colonna.

• Dorso piatto diminuzione delle curve lordotica e cifotica fisiologiche.

• Scapole alate eccessiva sporgenza del margine vertebrale delle scapole.

• Ginocchio valgo deviazione verso l’esterno dell’asse verticale della gamba.

• Ginocchio varo deviazione verso l’interno dell’asse verticale della gamba.

• Ginocchio ricurvato iperestensione del ginocchio oltre i 180°.

• Piede piatto appiattimento dell’arco plantare del piede.

conoscere per stare bene

Per conoscersi e mettersi alla prova

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33Per conoscersi e mettersi alla prova

Esercizi correttivi per i paramor� smi

Per la scoliosi

NO

NONO

NO

NONO

NO

NONO

Esercizi di toni� cazione.

Esercizi da evitare assolutamente se si

so� re di scoliosi.

Esercizi di mobilizzazione.

Per le scapole alate

Per il piede piatto

3333

Page 19: Cultura sportiva - Conoscenza del corpo - Sport Preview

Per conoscersi e mettersi alla prova34

Per il ginocchio valgo

TEST Veri� ca se rischi di avere qualche paramor� smo

Sottoponiti adesso alle prove che ti proponiamo per veri� care l’eventuale presenza di paramor� smi: ri-corda, però, che i dati di queste prove sono solo indicativi e che per una valutazione seria e approfondita occorre e� ettuare controlli presso specialisti o strutture adeguate.

Prove per accertare la presenza di paramorfi smi

Paramorfismo Esercizio Prova Risultato

Cifosi

Dalla posizione di seduto con gambe incrociate, con appoggio alla parete di nuca, spalle e bacino, sollevare le braccia in alto.

Riesci a eseguire l’esercizio senza inarcare il rachide, chinare il capo, flettere le braccia?

Sí No

Se sí: tutto OK Se no: effettuare un controllo medico

Lordosi

Dalla posizione di decubito supino (ventre in alto) con gambe piegate, verifica se la tua schiena aderisce completamente al suolo.

Riesci a eseguire l’esercizio senza arcuare la colonna vertebrale nel tratto lombare?

Sí No

Se sí: tutto OKSe no: effettuare un controllo medico

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35Per conoscersi e mettersi alla prova

Atteggiamento scoliotico

Di fronte allo specchio, in posizione in piedi con braccia lungo i fianchi, leggermente aperte.

Rilevi eventuali dislivelli fra spalle (1) e anche (3) e il triangolo determinato dal margine interno del braccio destro e dall’angolo formato dal busto e dalla vita è diverso da quello sinistro (2)?

Sí No

Se sí: effettuare un controllo medicoSe no: tutto OK

Alterazioni arti inferiori

Dalla posizione in piedi, gambe unite.

Le tue ginocchia si toccano (valgismo) o divergono eccessivamente (varismo)?

Sí No

Se sí: effettuare un controllo medicoSe no: tutto OK

Alterazioni arco plantare

A B CA B C

A B C

Cospargi le tue piante dei piedi con del borotalco e appoggiale su una superficie scura.

Le impronte che hai lasciato, a quale figura assomigliano maggiormente?

Figura A Figura B Figura C

Se hai risposto Figura A: tutto OKSe hai risposto Figura B o C: effettuare un controllo medico

NORMALI VARISMO VALGISMO

1 1

3 3

2

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Per conoscersi e mettersi alla prova36

Mal di schiena? No, grazie!Il mal di schiena è una condizione fastidiosa che riguarda quattro persone su cinque nel corso della vita. Le cause sono diverse e molteplici: si può trattare di un semplice fastidio che riguarda la muscolatura che circonda la colonna vertebrale, provocato da una posizione o da un movimento scorretti, o da un colpo d’aria, oppure può essere il sintomo di un problema piú serio, come un’ernia del disco. Il mal di schiena della prima tipologia è un disturbo molto diff uso, anche fra i giovani. Le cause princi-pali sono: stress, tensioni psicologiche, stare seduti troppo a lungo e muscolatura del tronco indebolita. Anche carichi di lavoro eccessivi o sbagliati su singoli comparti vertebrali o infortuni possono causare dolori muscolari e articolari.Nel corso della giornata molti atteggiamenti e movimenti possono causare alterazioni alla colonna ver-tebrale che degenerano in fastidiosi dolori, soprattutto se mantenuti per lungo tempo o eseguiti ripetu-tamente in maniera scorretta.

Cosa fare e cosa non fareEcco una serie di indicazioni utili per evitare il mal di schiena che nasce da posizioni viziate o da movimenti eseguiti in maniera scorretta. Quando dobbiamo raccogliere un oggetto caduto a terra o solleva-

re un peso, l’azione piú istintiva è quella di � ettere il busto in avanti, tenendo gli arti inferiori rigidi. In questo modo graviamo la schiena di carichi e pressioni elevati. Per eseguire il movimento correttamen-te bisogna invece abituarsi a piegare le gambe.

La posizione seduta, se errata, ha e� etti negativi non solo sulla co-lonna vertebrale ma anche sull’apparato circolatorio, su quello re-spiratorio e sugli organi interni. Stando seduti il carico che grava sulla colonna vertebrale (vertebre cervicali e lombari in particolare) è notevolmente maggiore che stando in piedi. Stare a lungo seduti, magari sempre nella stessa posizione, fa male all’apparato locomotore umano. Perciò, è importante cambiare continuamente posizione sulla se-dia. Ogni tanto è opportuno allungarsi e muoversi un po’. A scuola o sul posto di lavoro non si deve tra-scorrere seduti i momenti di pausa. Di tanto in tanto bisogna alleviare il carico sulla schiena piegando la-teralmente il tronco o allungandosi.

conoscere per stare bene

NO NO

NONONO

NO

NO

NO

NO

NO

NO NO

NONO

NO

NO

NO

Posizione al cinema Posizione di riposo

Posizioni sedute errate

Posizione seduta corretta e proporzionetavolo-sedia

Trasporto di un peso Sollevamento di un peso Posizione in moto

Posizione in automobileSalire e scendere dall’automobile

Altre attività domestiche

Alcune attività domestiche

Come stare seduti

1. Sedersi in posizione eretta: tenere testa e collo dritti e raddrizzare la schiena in una postura eretta.

2. Rilassare le spalle: lasciar cadere le spalle in posizione rilassata e portarle leggermente all’indietro.

3. Angolo delle ginocchia: le ginocchia dovrebbero formare un angolo di 90°-100°, pertanto occorre adattare l’altezza della sedia di conseguenza.

4. Piedi a terra: l’intera pianta deve poggiare al suolo.5. Sfruttare lo schienale: anche la parte lombare deve poggiare sullo schienale.

NO NO

NONONO

NO

NO

NO

NO

NO

NO

NONO

NO

NO

NO

Posizione al cinema Posizione di riposo

Posizioni sedute errate

Posizione seduta corretta e proporzionetavolo-sedia

Trasporto di un peso Sollevamento di un peso Posizione in moto

Posizione in automobile.Salire e scendere dall’automobile.

Altre attività domestiche.

Alcune attività domestiche.

NO NO

NONONO

NO

NO

NO

NO

NO

NO

NONO

NO

NO

NO

Posizione al cinema Posizione di riposo

Posizioni sedute errate

Posizione seduta corretta e proporzionetavolo-sedia

Trasporto di un peso Sollevamento di un peso Posizione in moto

Posizione in automobile.Salire e scendere dall’automobile.

Altre attività domestiche.

Alcune attività domestiche.

Posizione corretta al computer

45-70 cm

60-70 cm

38-42 cm

40-50 cm

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37Per conoscersi e mettersi alla prova

Esercizi antalgici per il mal di schiena

Questi esercizi antalgici, per essere utili al mal di schiena, devono essere eseguiti con regolarità, ripeten-doli anche se non se ne sente il «bisogno». Sono da evitare nei periodi di riacutizzazione del dolore; in ogni caso è bene sottolineare che la ginnastica antalgica non può sostituire la terapia medica.

Piante dei piedi a terra, gambe piegate, busto eretto, braccia in alto, mani in presa a una sbarra posta a un’altezza idonea per poter e� ettuare una completa distensione delle braccia e della schiena, mantenere la posizione per 30”. In caso di una forzata ed eccessiva estensione a livello delle vertebre lombari è conve-niente svolgere esercizi e posture di compenso in � essione.

Dalla posizione di partenza distesi a terra ventre in alto (decubito supino), le braccia lungo i � anchi, gambe piegate leggermente divaricate, � ettere le gambe al petto e a� errare le ginocchia. Tenere la posizione per 30”. Ritornare alla posizione di partenza. In caso di eccessiva � essione della spina dorsale è opportuno compiere esercizi e posture che reintegrino la curvatura della lordosi nel tratto lombare.

Posizione «a quattro zampe», con le ginocchia aperte. Espirando sedersi sui talloni mentre il capo tocca il terreno. Tenere la posizione per 5” e ritornare alla posizione di partenza. Eseguire con movimento blando.

C

C E

F

G H

C

C E

F

G H

Sdraiati sul dorso, gambe piegate a 90° con i piedi appoggiati alla parete. Espirando, spingere i piedi contro il muro appiattendo la colonna contro il pavimento, senza sollevare il sedere. Mantenere la posizione per 5” e rilassare. Ripetere 5 volte.

Assumere la posizione di rilassamento e mantenerla per qualche minuto: il capo è appoggiato sul pavimento, le ginocchia un po’ aperte, il sedere a contatto dei talloni.

Sdraiati sul dorso piegare le ginocchia verso destra e girare il viso nella direzione opposta. Il braccio sinistro si apre in fuori all’altezza delle spalle per bilanciare la torsione.

Posizione del gatto che fa la gobba: espirando, fare forza con le mani a terra e spingere le spalle in alto facendo la gobba. Abbassare il piú pos-sibile la testa e chiudere il mento contro lo sterno allungando la schiena e la parte posteriore del collo.

Piegare lentamente il busto in avanti � no a toccare con la fronte il pavimento, oppure appoggiare la fronte sulle mani, senza sollevare il bacino da terra. Se non si arriva con la testa a terra, appoggiare la fronte su un cuscino, perché è importante abbandonare il peso in avanti per allungare la schiena.

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Per conoscersi e mettersi alla prova38

L’osteoporosiÈ una malattia che riduce la massa ossea; provoca quindi fragilità delle ossa, che tendono a rompersi con facilità. La menopausa (cioè la scomparsa defi nitiva delle mestruazioni) incide in maniera determinante sulla riduzione della massa ossea ed è per questo che l’osteoporosi colpisce le donne piú degli uomini. Il fenomeno è connesso a una diminuzione degli estrogeni che, dopo la menopausa, rende piú veloce la perdita di calcio nell’organismo. La manifestazione piú evidente dell’osteoporosi è legata alla curvatu-ra della schiena, per l’indebolimento del rachide e il cedimento delle singole vertebre. Per prevenire o limitare i danni dell’osteoporosi grande importanza ha il calcio, che è il minerale presente in maggior quantità nel corpo umano: fra le sue numerose e importanti funzioni (come regolare l’azione cardiaca, trasmettere impulsi al cervello, cooperare alla contrazione dei muscoli) vi è anche quella di far parte del-la composizione delle ossa alle quali conferisce maggiore robustezza. Se il calcio nel sangue non è suffi -ciente per assolvere tutti i suoi compiti, l’organismo lo reperisce nelle ossa, che quindi si indeboliscono.

Cosa fare e cosa non fareIl modo piú e� cace per prevenire l’osteoporosi femminile consiste nel rinforzare la massa ossea prima della menopausa. Può essere utile seguire anche alcuni accorgimenti: aggiungere all’alimentazione giornaliera una certa quantità di calcio (perché il nostro corpo non lo produce); non fumare (o ridurre la quantità di sigarette); limitare il consumo di alcolici, non seguire diete troppo drastiche; svolgere un’adeguata attività � sica.

conoscere per stare bene

Il midollo osseo è il tessuto contenuto nella cavità delle ossa (da non confondere col midollo spinale, che è parte del sistema nervoso), deputato alla produzione degli elementi cellulari del sangue (globu-li rossi, globuli bianchi, piastrine). Le cellule del midollo osseo hanno la capacità di replicarsi; il loro numero resta dunque invariato per tutta la vita, anche nel caso che vengano prelevate per una dona-zione.Vi sono delle malattie che rendono il midollo incapace di produrre le cellule del sangue, per esempio la leucemia, ed è proprio per curare queste malattie, un tempo inguaribili, che si ricorre al trapianto di midollo.

La donazione di midollo osseosalute e solidarietà

ALTERAZIONI E TRAUMI DELL’APPARATO SCHELETRICOALTERAZIONI E TRAUMI DELL’APPARATO SCHELETRICOFrattura Si veri� ca nel momento in cui l’elasticità e la resistenza dell’osso cedono a causa dell’azione di una forza diretta o indiretta con una rottura in uno o piú punti.

Periostite È l’in� ammazione o la lacerazione della membrana di rivestimento delle ossa (periostio). I muscoli a causa di sollecitazioni eccessive possono parzialmente disinserirsi dalla loro inserzione.

Pubalgia È l’in� ammazione o degenerazione a carico della sin� si pubica, tipica dei calciatori. Provoca dolore nella regione pubica, alla radice della coscia, durante e dopo lo sforzo.

Talalgia La talalgia provoca dolore alla parte inferiore del calcagno, dolore che si acuisce una volta sospesa l’attività sportiva. Si riscontra di frequente nei giovani calciatori e deriva da microtraumi del tessuto osseo in crescita.

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39Per conoscersi e mettersi alla prova

Il midollo osseo può essere trapiantato solo se vi sia compatibilità fra donatore e ricevente. Diversa-mente, il sistema immunitario (che difende l’organismo non solo da batteri o agenti infettivi ma anche da tessuti e/o organi estranei) del ricevente attacca e distrugge le cellule estranee del midollo trapian-tato. Per determinare la compatibilità si eseguono piú prelievi di sangue che servono a identifi care la tipologia del midollo da trapiantare. Date le moltissime possibilità di combinazioni antigeniche (di an-ticorpi) esistenti, fra due soggetti estranei vi è una possibilità di compatibilità su 400.000; i fratelli, che hanno patrimonio genetico simile, hanno una possibilità su 4 di essere compatibili; i genitori rispetto ai fi gli, invece, una su 200.000.Il prelievo del midollo (sangue midollare) viene eff ettuato mediante ripetute punture nelle creste ilia-che (ossa del bacino). Poiché si tratta di punture ossee, il prelievo viene eseguito in anestesia totale; dura, di norma, meno di un’ora. Dopo il prelievo, il donatore rimane in ospedale due giorni. Il rischio dell’anestesia è estremamente basso; il dolore locale è modesto (bastano semplici antidolorifi ci per se-darlo) e la ripresa della normale attività avviene dopo pochi giorni.Il midollo prelevato è in quantità limitata rispetto al fabbisogno dell’organismo, e si riforma in pochi giorni. Le cellule midollari prelevate dal donatore vengono somministrate al ricevente per via endove-nosa, in maniera simile ad una normale trasfusione di sangue.Può donare il midollo chiunque abbia un’età compresa fra i 18 e i 35 anni, sia sano, non abbia soff erto di malattie tumorali, non sia aff etto o portatore sano di malattie infettive o contagiose (epatite, AIDS), non appartenga a gruppi a rischio per queste malattie.

L’apparato articolare

Le articolazioni sono formazioni anatomiche localizzate nei punti in cui le parti ossee si avvicinano, e hanno il compito di collegare le singole ossa per consentire i movimenti delle varie parti del corpo.Ogni articolazione è avvolta da una capsula molto resistente, nel cui spessore si osservano dei fasci di tessuto fi broso, chiamati legamenti articolari che quindi uniscono due ossa vicine e fungono da controllori del movimento.Le articolazioni si dividono in:• fi sse; • semimobili;• mobili.

in sintesi

Artrosi: muoversi per mantenere le articolazioni fl essibili!L’artrosi è una malattia degenerativa delle articolazioni. Essa provoca il progressivo deterioramento delle cartilagini articolari e la conseguente formazione di osteofi ti (escrescenze ossee) lungo i margini dell’ar-ticolazione che tendono a irritare i tessuti circostanti e i nervi.L’artrosi può dipendere da diverse cause: fra queste l’età (in genere si manifesta intorno ai 40-50 anni), i fattori ereditari, l’eccesso di peso che determina un sovraccarico per l’articolazione, il clima.L’artrosi, che colpisce soprattutto le articolazioni di anca, ginocchio, colonna vertebrale, si manifesta con dolore, che si attenua con il riposo.

Cosa fare e cosa non fareIn passato, si riteneva che la cura migliore in caso di artrosi fosse il riposo, cosí da evitare ulteriori degenera-zioni; studi recenti hanno invece dimostrato il contrario: è muovendosi che si mantengono � essibili e lubri� -

conoscere per stare bene

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Per conoscersi e mettersi alla prova40

ALTERAZIONI E TRAUMI DELL’APPARATO ARTICOLAREALTERAZIONI E TRAUMI DELL’APPARATO ARTICOLAREArtrite È una malattia infettivo-in� ammatoria che colpisce le articolazioni e si manifesta con dolore, gon� ore, arrossamento dell’articolazione interessata.Gli agenti in� ammatori possono penetrare nel corpo attraverso una ferita oppure possono raggiungere l’articolazione da un altro punto di infezione attraverso il circolo sanguigno o linfatico.

Distorsione Lesione dei legamenti o delle capsule che circondano l’articolazione. Allontanamento momentaneo dei capi articolari con stiramento dei legamenti. Aumento della tumefazione e del dolore con limitazione del movimento. Ci può essere versamento di liquido nella capsula.

Lussazione Perdita di contatto fra le super� ci ossee dell’articolazione con spostamento permanente dei due capi articolari. Molto dolorosa, l’articolazione risulta deformata e gon� a, determina impossibilità di movimento.

Lesione meniscale del ginocchio Una delle parti piú soggette a traumi, specie in sport rapidi come il calcio o di carico articolare come lo sci, sono i menischi. Se sollecitate in modo inopportuno o eccessivo, in particolare con movimenti veloci di estensione o con rotazioni esagerate dovute a improvviso blocco del piede, tali delicate strutture possono disinserirsi oppure rompersi bloccando l’articolazione.

Lesioni ai dischi intervertebrali Quando si sottopone la colonna vertebrale a carichi di lavoro eccessivi ci possiamo procurare dolori alla schiena o alterazioni alle articolazioni e, nei casi piú gravi, la rottura dell’anello � broso che separa le vertebre con la fuoriuscita del nucleo polposo (ernia del disco).La parte gelatinosa del nucleo si espande nell’anello � broso, per passare nella sua parte posteriore andando a comprimere i legamenti longitudinali. Ciò provoca lombalgie o esercita pressione sui nervi che fuoriescono dal canale vertebrale, come accade al nervo sciatico con sintomatologie molto dolorose quali le sciatalgie.

Epicondilite Detta anche «gomito del tennista» per la frequenza con cui si manifesta in chi pratica il tennis, l’epicondilite è comune anche nei giocatori di baseball, golf ecc.È un’in� ammazione dell’articolazione del gomito dovuta a carico eccessivo o movimenti errati.

cate le articolazioni, rinforzando contemporaneamente i legamenti e i muscoli adibiti a sostenere le strutture articolari. Inoltre, studi condotti su atleti che praticano il podismo hanno dimostrato che, nei podisti, l’artrite progredisce nello stesso modo che nelle persone sedentarie, quindi il correre non ha particolare incidenza sull’incremento della malattia.