CROMIE ISSUE #2

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ISSUE #2

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Foto Copertina: Andrea Adorno - Vincitore Fotocontest Mese di Luglio 2012 - Mestieri

Editorialedi Gaetano Fisicaro

Cari lettori e Cari Soci, eccoci al numero 2 di Cromie.

La fotografia ci ha aiutato a dare un senso a quello che è successo intorno a noi. Ci ha aiutato a scoprire il mondo. Oggi, spesso ci fa sbadigliare. La superficialità di molte immagini è dovuto ad alcuni dei fattori; curatori ed editori che cercano di inventare o trovare valore interpretando le immagini che trattano o che sono invitati a trattare; fotografi che non esplorano a sufficenza qualcosa di nuovo che non sia la loro infanzia, fanciullezza o cortile. La reale perdita è che anche loro non vedono molto significato neanche lì. (cit. Colberg).A voi come sempre la riflessione in merito.

Buona Luce!!!

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Periodico di FotografiaSommario

3 - CulturaZeiss Storia di un Mito (pt 1) di Andrea Adorno

Spazio Portfolio 6 - Salvo Alibrio:Feste Religiose in Sicilia

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Cultura

Zeiss Storia di un mito (1° pt)di Andrea Adorno

1846, il trentenne Carl Zeiss, già con qualche anno di esperienza nel settore della fabbricazione dei microscopi, decise di stabilirsi a Jena, cittadina non lontana da Lipsia (in quella che una volta era la Germania dell’Est), dove aprì un piccolo laboratorio (circa venti dipendenti) per apparecchi di precisione.L’alta qualità ottica e meccanica dei microscopi prodotti (Carl Zeiss si curava personalmente di fare a pezzi a martellate i microscopi che non passavano il suo “controllo di qualità”) fece vincere alla Zeiss il primo premio all’esposizione di Theuringen, nel 1861: medaglia d’oro come uno dei migliori prodotti fabbricati in Germania. A partire dal 1870 la Zeiss ridusse l’artigianalità del processo di fabbricazione ed adottò dei macchinari che le consentirono di iniziare a produrre in serie. Tale innovazione spalancò alla Zeiss il mercato della ricerca scientifica. Quando il dottor Koch annunciò di aver scoperto il bacillo della tubercolosi, ringraziò pubblicamente la Carl Zeiss per l’aiuto dato alle ricerche.Nel 1872, Carl Zeiss conobbe il direttore dell’osservatorio di Jena, Ernst Abbe, classe 1840, professore di matematica. I suoi studi sui sistemi ottici consentirono alla Zeiss di mettere a punto procedimenti di lavorazione delle lenti assai complessi, dai quali si ottenevano lenti molto ricurve grazie alle quali si poterono costruire microscopi assai più piccoli di quelli della concorrenza.Il terzo uomo chiave per la nascita della Zeiss fu Otto Schott, nato nel 1851, esperto vetraio formatosi prevalentemente nella vetreria del padre. Il 21 ottobre 1883, Carl Zeiss, Ernst Abbe ed Otto Schott fondarono a Jena la Schott und Genossen (“Schott e Soci”). Tra i soci c’era anche Roderich Zeiss, il figlio di Carl. L’anno seguente venne attivato il primo forno per la produzione di vetri ottici, e l’otto settembre del 1884 venne effettuata la prima fusione. Abbe poté coronare una sua vecchia idea, quella di produrre un obiettivo fotografico il più possibile corretto per le tre linee dello spettro cromatico. Tale obiettivo vide la luce nel 1886, e fu il primo ad essere definito “apocromatico”.Il 3 dicembre del 1888 Carl Zeiss morì, all’età di settantadue anni, e la direzione della società venne assunta da Ernst Abbe, il quale ne cambiò la forma giuridica: il

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19 maggio del 1889 nacque così ufficialmente la Fondazione Carl Zeiss.Nel 1886 era entrato a far parte dell’organico della Schott il dottor Carl Rudolph. Nel 1896, dopo una lunga e laboriosa ricerca, Rudolph presentò un nuovo schema ottico, il Planar. Tale nome derivava dalla perfetta planeità di campo ottenibile. Praticamente esente di aberrazioni, il Planar aveva una luminosità di f/3.6 ed era uno schema piuttosto complesso, costituito di sei lenti in quattro gruppi. A causa dell’elevato numero di lenti, il contrasto del Planar risultava molto basso. Ma Rudolph non si arrese. Realizzò nel 1902 un obiettivo con tre gruppi, per un totale di quattro lenti. Fu proprio questo numero, quattro, a suggerire il nome da dare all’obiettivo, che fu così battezzato Tessar (dal greco “tessara”, ovvero “quattro”).Inizialmente il Tessar aveva una luminosità di f/6.3, e grazie all’eccezionale nitidezza fu presto soprannominato “Occhio d’aquila”. (“Adlerauge”).Accadde così che un numero sempre maggiore di industrie fotografiche prese a rivolgersi alla Zeiss per gli obiettivi da abbinare alle proprie fotocamere, come la Rollei, la Robot e la Ihagee Exakta. Di fatto, il Tessar divenne lo schema ottico standard dell’industria fotografica, finendo quasi col monopolizzare i listini.Ma il 1902, oltre che per la nascita del Tessar, fu un anno importante per la Fondazione Carl Zeiss anche per un altro motivo. Pochi mesi prima infatti si era deciso di iniziare in proprio la produzione di fotocamere, e la strada scelta fu quella dell’assorbimento di altre industrie. Tre società vennero fuse per creare una nuova entità, la ICA (International Camera Aktiengesellschaft), con sede a Dresda.

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Spazio Portfolio

Salvo AlibrioFeste Religiose in SiciliaNel numero di questo mese andiamo a conoscere Salvo Alibrio e le sue fotografie sulle Feste Religiose in Sicilia, che gli hanno permesso di ottenere l’ARPS Distinction della Royal Society Photographic.Salvo 24 anni, si appassiona di fotografia dopo il diploma al liceo artistico. Ama fotografare principalmente in bianco e nero in modo da fare uscire i con-trasti e mettere in luce il soggetto in ogni sua forma. Gli abbiamo rivolto le nostre domande per conoscerlo meglio.

(www.salvoalibrio.com)

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- Quando inzia la tua passione/interesse per la fotografia?La mia passione per la fotografia inizia da piccolo, matura frequentando le scuole medie e successivamente si rafforza con gli studi del liceo artistico.

- Qual’è il genere fotografico che preferisci o con il quale trovi maggiori affinità?Il mio genere fotografico si basa sul racconto di una storia,un evento,sulla luce di un paesaggio, uno scorcio di vita…. Nella maggior parte delle mie foto prediligo il bianco/nero,fin dalle prime esperienze è stata una tecnica che mi ha affascinato molto, i colori delle mie fotografie sono solitamente sostituiti da luci e ombre. Fotografo con una reflex digitale,ma da sempre affascinato dalla pellicola sto iniziando a fare esperienza con essa.

- Quanto tempo dedichi alla fotografia?Alla fotografia mi dedico sempre, quando gli impegni me lo permettono, cercando di trovare i momenti giusti per avere nuovi spunti in tutto ciò che mi circonda.

- Da dove nasce il tuo progetto di raccontare le Feste Religiose in Sicilia? e per quale motivo?I miei racconti fotografici delle Feste religiose in Sicilia nascono da coloro che fanno la festa,dalle espressioni, dall’entusiasmo, dall’atmosfera che li circonda,cerco sempre un aspetto particolare da mettere in evidenza. Il motivo di questo è l’affetto che personalmente ho verso le feste,anche perché io sono cresciuto e continuo a crescere nell’ambiente in cui si prepara una festa,e soprat-tutto dove si coltiva una devozione particolare, ma il mio scopo è anche quello di far conoscere, riportare e preservare le tradizioni della mia terra.

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- Quali sono per te i fotografi che riconosci come punti di riferimento?Premetto che prima che iniziassi a fare fotografie non conoscevo minimamente i Grandi Fotografi, come Scianna,non avevo mai visto un libro che illustrasse le loro opere. Successivamente grazie al Liceo mi sono interessato alle radici della fotografia Siciliana scoprendo i veri grandi maestri in ogni loro scatto, però non ho mai voluto avere loro influenze mi lascio ispirare principalmente da ciò che vedo e dall’emozione che la scena mi trasmette.

- Progetti per il futuro?Progetti per il futuro… bah continuerò a vivere con la fotografia e di fotografia, perché dà modo di esprimermi e finché ne avrò le forze sarò contento di farlo, per il resto ci penserà Dio…

- Come vedi la fotografia oggi? La fotografia oggi...oggi tutto è fotografia, grazie al Digitale si scatta in qualsiasi momento,c’è molta manipolazione dell’immagine, non si rappresenta più la realtà come tale.La fotografia in parte è stata persa (riferendomi alla pellicola dove i ritocchi neanche esistevano),in parte è una massa che secondo me si sta “evolvendo” troppo senza capire ciò che si vuol raccontare,ciò che si vuol trasmettere con la fotografia.

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Foto di Salvo Alibrio © Riproduzione riservata

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