CP 2/2012

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Poste Italiane S.p.a. Spedizione in a. p. D.L.353/2003 convertito in L. 27/02/2004 n. 46 art.1 comma 1 DCB/PV Road map di Coldiretti contro un taglio da 1,4 miliardi di euro n.2 2012 ANNO 68 periodico di Coldiretti Pavia PAC Coldiretti: puntiamo all’obiettivo vitale

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Coltivatore Pavese num. 2/2012

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Road map di Coldiretti contro un taglioda 1,4 miliardi di euro

n.2 2012

ANNO 68

periodico di Coldiretti Pavia

PAC Coldiretti:puntiamo all’obiettivo vitale

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Il Coltivatore PaveseEdito dalla Federazione Provinciale COLDIRETTI PAVIA

Progetto grafico e impaginazione

Fotocomposizione e stampaGrafiche Lama Srl

Strada ai Dossi di Le Mose, 5/7, Piacenza

Concessionaria di pubblicitàGrafiche Lama Srl

Strada ai Dossi di Le Mose, 5/7, PiacenzaTel. +39 0523 592803, +39 0523 592859

Abbonamento annuo Euro 40,00

PresidenteGiuseppe Ghezzi

DirettoreGiovanni Roncalli

Responsabile di RedazioneClaudio Milani

Direzione artisticaMarino Galli

Direzione Generale aGricoltura

iniziativa realizzata con il contributo di

Il ColtIvatore Pavese

vIene InvIato a tuttI I soCI della

FederazIone ProvInCIale ColdIrettI PavIa

www.pavia.coldiretti.it

twitter.com/coldirettipavia

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fotografie: archivio fotografico Coldiretti

Registrazione del Tribunale di Pavia n.3del 17 luglio 1948

Hanno collaborato:Mario Campari, Sergio Canobbio,Enrico De Marziani, Marta MadamaPietro Migliavacca, Luigi Negri,Annamaria Seves, Rosanna Sora,Gianni Mario Stoppini

Redazione ed amministrazione:Viale Brambilla, 34 27100 PaviaTel. +39 0382 518001, Fax +39 0382 518010

sommario

Questo numero è stato chiuso in redazione il 29 febbraio 2012

in primo piano

Il Coltivatore PaveseEdito dalla Federazione Provinciale COLDIRETTI PAVIA

Progetto grafico e impaginazione

Fotocomposizione e stampaGrafiche Lama Srl

Strada ai Dossi di Le Mose, 5/7, Piacenza

Concessionaria di pubblicitàGrafiche Lama Srl

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il coltivatore Pavese

viene inviato a tutti i soci Della

FeDerazione Provinciale colDiretti Pavia

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Registrazione del Tribunale di Pavia n.3del 17 luglio 1948

Hanno collaborato:Mario Campari, Sergio Canobbio,Enrico De Marziani, Marta MadamaPietro Migliavacca, Luigi Negri, Alessandro Negruzzi, Annamaria Seves, Rosanna Sora, Gianni Mario Stoppini

Redazione ed amministrazione:Viale Brambilla, 34 27100 PaviaTel. +39 0382 518001, Fax +39 0382 518010

ETICHETTOPOLI

TERRANOSTRA

SINDACALE

BREVI

BIOLOGICO

SUINICULTURA

(COL)DIRETTAMENTE

MISURA 111 - SPECIALI

ZONE

TECNICO

TECNICO

TECNICO

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8 10adesso basta!..

Tassa sul cibo-spazzatura 21

Agriturismo in provincia di Pavia 22

Petizione contro i danni da selvaggina 24Caccia: no alla commercializzazione della selvaggina... 25

Pomodoro da industria: tra Pac e concorrenza un futuro incerto 30Quote latte 31Riforma Monti ecco come cambianole pensioni dal 2012 32

Commissione provinciale espropri provincia di Pavia 36

Editoriale: tesseramento 2012 - Coldiretti Pavia 5Coldiretti, una road map contro i tagli della PAC 6Fuliera italiana riso 8Adesso basta!.. 10Filiera corta 12La Francia vara l’etichetta OGM free 14Fungicida nel succo d’arancia brasiliano 16Campagna e città 17Giovanni Benedetti nominato direttore regionale 18Coldiretti incontra gli Associati 19

Coltivare idialogo tra scuola e agricoltura 42

Nuovo partenariato sul commercio di prodotti biologici 26Approvato il regolamento Ue sul vino bio 27Vino biologico 28

Cala la produzione suinicola 34

“Big Black ” Azienda Agricola Gravanago 29

Filiera bosco legno energia 38

Fotonotizia: il Ringraziamento a Robecco Pavese 38

ETICHETTOPOLI

TERRANOSTRA

SINDACALE

BREVI

BIOLOGICO

SUINICULTURA

(COL)DIRETTAMENTE

MISURA 111 - SPECIALI

ZONE

TECNICO

TECNICO

TECNICO

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È nato un nuovo modo di vendere

i tuoi prodotti!

Oggi esiste un motivo in più per aderire a Fondazione Campagna Amica:

puoi diventare fornitore delle Botteghe di Campagna Amica

• Seiun’impresa agricola,unacooperativaounconsorziocheproduceortofrutta,carne,salumi,formaggi,vini,oli,miele,confettureealtriprodottiagricolidaoffrirealliberomercato?

• LaretediCampagna Amicacostituitadaimercatiedaipuntiinvenditadiretta,siarricchiscedellebotteghe,allequalipotraiproporreletueproduzioniaziendali.

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Potrai trovare informazioni e moduli di adesione in tutte le sedi Coldiretti, oltre che sul sito www.campagnamica.it

www.campagnamica.it www.coldiretti.it

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Giuseppe GhezziPresidente Coldiretti Pavia

Oggetto: TESSERAMENTO 2012 - Coldiretti Pavia

Caro Associato, con questa comunicazione prende il via la campagna di TESSERAMENTO dell’anno 2012.

Un altro anno assieme per consolidare una storia, quella di Coldiretti, che da molto tempo è anche la storia

dell’Italia stessa. Non a caso, lo slogan della nostra ultima assemblea è stato: Coldiretti…quella straordina-

ria Italia del buon senso. Quell’Italia che dopo l’ultima guerra ha saputo ricostruire il Paese e dare la giusta dignità sociale a quelle

categorie, fino a quel momento emarginate, che stavano agli ultimi posti nella scala sociale, ma che ha anche

saputo evolversi sino ad arrivare a quanto oggi Coldiretti rappresenta.

Dal patto con il consumatore di oltre dieci anni fa, la nostra Organizzazione molto altro ha messo in campo:

progetti, regole, azioni e comportamenti che hanno ridisegnato l’agricoltura italiana e fatto assurgere Coldi-

retti al ruolo di rappresentante della “vera agricoltura” di questo nostro Paese.

Con questo spirito abbiamo attraversato negli anni il confronto con Governi diversi in scenari diversi, meri-

tando l’attenzione dell’opinione pubblica per la nostra coerenza e capacità di elaborare e portare a concretez-

za progetti ed idee, utili alle imprese agricole ma anche ai cittadini.

Abbiamo riallacciato il legame tra agricoltura e società; e il nostro rapporto diretto con i consumatori ci

identifica oggi come l’agricoltura italiana, quella più vera ed autentica, in grado di elaborare programmi

e sviluppare strategie che rispondono unicamente al bene delle imprese agricole e del tessuto economico e

sociale nel quale crediamo.Ma operare in questo modo, significa progettare e condurre azioni di prospettiva, che diano una risposta per il

futuro, che vadano oltre la “semplice” manifestazione di piazza, significa: progettare, costruire, comunicare,

investire…..significa avere libertà intellettuale ed economica.

Per questo, ogni anno abbiamo la necessità di ribadire l’importanza del tesseramento. É un momento di con-

divisione ideale, di fiducia nelle capacità dell’Organizzazione di saper “scrivere il futuro”, ma anche molto

concreto di tangibile sostegno finanziario.

In queste prime settimane del nuovo anno, anche per il settore agricolo si stanno delineando le “novità” che

il Governo Monti ha messo in campo per tentare di far ripartire il Paese.

A parte l’apprezzabile impegno di modernizzare l’apparato pubblico e di semplificare norme e burocrazia,

attendiamo ancora fatti concreti che dimostrino attenzione per il comparto agricolo e agroalimentare, uno dei

perni della nostra economia, bandiera del made in Italy, oggetto da troppo tempo di speculazioni, imitazioni,

improvvisazioni che consentono la circolazione nel mondo di prodotti spacciati in qualche modo per italiani

per un valore di oltre tre volte quelli veri.Abbiamo necessità di un progetto che parta rapidamente, per assicurare quei concetti di origine, tracciabilità,

sicurezza e salubrità che sono riconosciuti ai nostri prodotti.

Abbiamo bisogno di una autorevole attività del Governo per gestire il rinnovo della PAC, evitando le pesanti

penalizzazioni per il nostro sistema agricolo.

Sono così stati fatti incontri sulla PAC con il commissario UE Ciolos, incontri sul tema delle agromafie, pre-

sentate richieste per andare nel senso di una autentica semplificazione delle attività e degli adempimenti per

le imprese (soprattutto quelle vitivinicole), ma anche istanze per rivedere la norme fiscali che stanno mettendo

in ginocchio il nostro settore.E così, se dal Governo le uniche certezze che si prospettano pare siano solo quelle di maggiori tasse, dobbia-

mo mettere in atto tutto quello che possiamo per evitare un destino di marginalizzazione delle nostre imprese.

Noi ci siamo e ci stiamo dando da fare, ma abbiamo però bisogno del sostegno convinto di tutti i nostri Asso-

ciati e di tutti coloro che, assieme a COLDIRETTI, non vogliono rassegnarsi ad un futuro “scritto da altri”.

Cordiali saluti.

Il Direttore Il Presidente

A tutti gli AssociAti dellA coldiretti di PAviA

EDITORIALE

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Per scongiurare il taglio di 1,4 miliardi di

euro all’agricoltura italiana e superare le

troppe contraddizioni nella proposta di

riforma della politica agricola presentata

dalla Commissione Europea, la Coldiretti

è impegnata in una “road map” di

incontri con i principali protagonisti

del negoziato che ha già portato

nella nostra sede in Italia il presidente

della Commissione Europea Dacian

Ciolos, il Presidente della principale

Organizzazione agricola francese

(FNSEA) Xavier Beulin e Peter Kendal

presidente dell’NFU inglese

Coldiretti, una road map contro i tagli della PAC

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Occorre evitare che all’accoppiamento dei prezzi alla produ-zione, che aveva causato una rendita di posizione a valle della filiera, si sostituisca una nuova forma di accoppiamento alla superficie che rappresenterebbe una nuova ed incomprensi-bile rendita fondiaria. Questo è il principio che deve guidare le modifiche alla proposta della Commissione Europea. L’Ita-lia, che si è impegnata di più verso un modello agricolo ca-pace di rispondere alle aspettative dei cittadini in termini di sicurezza, qualità, biodiversità, occupati e ricchezza prodotta per ettaro, si ritrova paradossalmente ad essere il paese più penalizzato. Bisogna superare nel negoziato le criticità che riguardano, in particolare, l’insostenibile taglio delle risorse disponibili, l’applicazione del “greening” e la definizione di agricoltore attivo, ma anche le misure per controllare la vo-latilità dei prezzi agricoli nonché la necessità di rafforzare le organizzazioni dei produttori. La proposta della Commissione individua la figura dell’agricoltore attivo al quale destinare le risorse della Politica agricola comune (Pac), in base ai finan-

ziamenti che già prende e non per quello che fa e per come lo fa e ciò, oltre ad essere iniquo, è inaccettabile per i cittadini. Per Coldiretti e per l’intera filiera agri-cola italiana l’agricoltore attivo non può, invece, che essere quello professionale, cioè quello che lavora e vive di agricoltura e che sarebbe spinto all’abbando-no dalla riduzione del sostegno. Per questo occorre lasciare gli stati membri liberi di adottare una defini-zione adeguata. Anche la proposta di destinare il 30 per cento delle risorse al greening (“rinverdimento”) per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in re-altà da rivedere perché esclude la maggior parte delle colture virtuose in termini sostenibilità del territorio e di cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana come olivo, vite e alberi da frutta, che sono la base della dieta mediterranea. In pratica un olivi-coltore italiano non prenderebbe i pagamenti “verdi”, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì.

SINDACALE

Coldiretti-Fnsea, alleanza Italia-Francia sulla Riforma della PAC Patto Coldiretti-Nfu:

“Mantenere la centralità della Pac” prodotti agricoli. Nello stabilire la definizione di “agricoltore in attività”, si dovrà consentire, di te-nere conto delle specificità nazionali. Le modalità dell’inverdimento della Pac non dovranno essere in contraddizione con quanto richiesto all’agri-coltura europea in materia di competitività e di livello di produzione. Le organizzazioni di produttori devono essere delle entità economiche di forma giuridica che consenta loro di svolgere un’attività d’impresa.La politica di sviluppo rurale proposta offre nuo-ve opportunità per rafforzare la competitività del settore agricolo. Sarà necessario assicurare che gli agricoltori ne siano i principali beneficiari. Do-vranno essere valorizzati la filiera corta, la vendi-ta diretta e il protagonismo dell’agricoltore lungo la filiera alimentare.Una particolare attenzione dovrebbe inoltre es-sere dedicata ad aiutare i giovani agricoltori.La centralità economica dell’agricoltura e il ruolo strategico degli agricoltori nella produzione di cibo, per rispondere alle attese espresse dal G20 agricolo in materia di sicurezza alimentare e an-che alle esigenze dei consumatori in merito alla tracciabilità, sono i pilastri su cui si dovrà fondare la riforma della politica agricola comune.

Riportiamo in estrema sintesi gli accordi siglati a Roma tra il Presidente della Coldiretti Sergio Marini, il presidente del-la Fédération Nationale des Syndicats d’Exploitants Agrico-les (Fnsea), Xavier Beulin e il Presidente della National Far-mers’ Union of England and Wales (NFU), Peter Kendall che si sono incontrati in colloqui separati bilaterali sulla riforma della Politica agricola comune a Roma a Palazzo Rospigliosi, sede dell’organizzazione agricola italiana. La futura Politica agricola comune (Pac) dovrà sostenere la centralità economi-ca dell’agricoltura e il ruolo strategico degli agricoltori nella produzione di cibo, per rispondere alle attese espresse dal G20 agricolo in materia di sicurezza alimentare e anche alle esigenze dei consumatori in merito alla tracciabilità. Le prin-cipali organizzazioni agricole europee in considerazione delle proposte della Commissione relative al mantenimento del bi-lancio della Pac durante il periodo 2014-2020 e degli orienta-menti legislativi della stessa Pac hanno richiamato l’attenzione su una serie di punti. Innazitutto, la convergenza degli aiuti tra gli Stati membri non può essere concepita senza un riavvici-namento delle condizioni di vita a livello europeo e dei costi di produzione. In alcuni casi, debitamente giustificati, la nuova Pac dovrà poi apportare la flessibilità indispensabile, attraver-so pagamenti mirati a settori specifici. Gli strumenti di gestio-ne del mercato proposti dalla Commissione dovranno inoltre essere potenziati per creare una effettiva rete di sicurezza che permetta di affrontare in maniera tempestiva ed efficace le situazioni di crisi, in risposta alla forte volatilità dei prezzi dei

Coldiretti, una road map contro i tagli della PAC

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Il riso rappresenta per la nostra provincia un fiore all’occhiello. La produzione italiana somma il 52 per cento dell’intera produzione europea e Pavia, con 88.539 ettari coltivati, è la prima provincia nazionale ed europea raggiungendo il 36 per cento della coltiva-zione tricolore. Bisogna tuttavia sottolineare che questo rilevante dato, diventa quasi insignificante se paragonato alla produzione mondiale del cerale più consumato al mondo. L’intera produzione italiana som-ma solo lo 0,30 per cento del riso mondiale. Di conseguenza le dinamiche internazionali sono quasi completamente fuori dalla nostra portata. Tuttavia, la risicoltura italiana è fortemente carat-

Filiera Italiana riso

Aggregare l’offerta per ottenere t trasparenza, garanzie, correttezza, affidabilità e risultati economici

terizzata da una coltivazione orientata al consu-mo interno, infatti, su un totale di 1.600.000 ton-nellate prodotte, 435.000 sono di varietà indica, che si confronta con la produzione mondiale e 1.129.000 sono di varietà japonica destinate al mercato interno (247.000 tonnellate) e all’espor-tazione (329.000 ton.).Il mercato della trasformazione è principalmente collocato nelle mani di pochi grandi riserie. Lo studio di Coldiretti dimostra che una quaranti-na di aziende trasformano circa il 70% dell’inte-ra produzione mentre altre 100 aziende medie e piccole, generalmente a conduzione familiare, raggruppano il restante 30%. Se il gruppo del-le grandi riserie, esclusiviste dell’importazione e della trasformazione parboiled, difficilmente attua politiche di qualità e legame con il territo-rio, trattando il riso sostanzialmente come una

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commodity, le restanti piccole aziende, fanno della qualità e della territorialità il proprio cavallo di battaglia. I problemi che da sem-pre attanagliano il settore sono legati ad una cronica mancanza di politica generale, una sostanziale instabilità nella produzione per quantità e varietà conseguente all’assenza di una seria pianifica-zione, la volatilità dei prezzi e la variabilità dei dazi, l’assenza di una filiera collaborativa all’interno di una filiera di per sé corta e soprattutto, la quasi totale assenza di un sistema di aggregazione dell’offerta.In questa situazione il risicoltore paga le conseguenza di una dra-stica incapacità contrattuale incassando solo l’11 per cento della spesa affrontata dal consumatore mentre l’industria si accaparra il 20 per cento e la distribuzione fa la parte del leone con oltre il 67 per cento. Un altro fattore di crisi è la dipendenza dalla figura del mediatore che costa all’incirca lo 0,25% e garantisce esclusiva-mente l’industria.La nascita di una società di scopo, targata Coldiretti, a respiro na-zionale, capace di raggruppare una parte consistente dell’offerta,

Filiera Italiana riso

Aggregare l’offerta per ottenere t trasparenza, garanzie, correttezza, affidabilità e risultati economici

rappresenta un’opportunità eccezionale per la risicoltura italiana. Il solo veicolo che sia in grado di cambiare i rapporti evitando le speculazioni e garantendo una remunerazione che, partendo dai costi di produzione assicuri alle imprese il giusto utile. Il dialogo con l’industria e la distri-buzione oltre all’integrazione con le piattaforme che il sistema Coldiretti può mettere in campo, Consorzi Agrari d’Italia e Botteghe di Campagna Amica, unitamente ad un solo marchio facilmen-te identificabile da parte del consumatore, po-tranno garantire alla risicoltura nazionale quel ri-conoscimento di eccellenza lontano dalla nebbia delle commodity in cui l’industria risiera, troppo spesso, l’ha spinta.

SINDACALE | 9

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Gli sviluppi delle ultime settimane ci hanno indotto a ribadire, in maniera formale, quale sia la posizione di Coldiretti Pavia rispetto alla realizzazione dell’autostrada cosiddetta Broni Mortara.Da quanto si apprende dagli organi di stampa, la stessa Amministrazione provinciale, dopo aver condiviso con noi la negatività di questo intervento, pare stia ora esprimendo posizioni di mediazione che non trovano nessun tipo di giustificazione.Abbiamo deciso di rendere pubblica questa nostra lettera, auspicando che contribuisca a inibire la realizzazione di un’opera che rischia di danneggiare irrevocabilmente il patrimonio naturale del nostro territorio.

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Filiera corta

È scontro sul Decreto Liberalizzazioni, con la lobby della Grande

distribuzione organizzata che sta cercando di affossare il prov-

vedimento che porta a 30 giorni i termini dei pagamenti per i

prodotti alimentari deteriorabili. Una novità che va finalmente a

riequilibrare il potere contrattuale all’interno della filiera agroa-

limentare a vantaggio dei produttori e che, proprio per questo,

non viene ben vista dalla Gdo e rompe quel perverso meccani-

smo che faceva dei produttori la vera “banca” della Gdo con ritar-

di nei pagamenti fino a tre cifre.

A difesa del decreto è così scesa in campo la Coldiretti che, as-

sieme alle altre organizzazioni di rappresentanza del mondo co-

operativo, ha ricordato che “lo stesso Parlamento Europeo ha

richiamato l’attenzione ad un maggiore equilibrio lungo la filiera.

La nuova disciplina sulle relazioni commerciali per la vendita dei

prodotti agricoli, contenuta nell’art. 62 del Decreto sulle liberaliz-

zazioni, aumenterà la trasparenza non solo nei rapporti contrat-

tuali tra produzione e distribuzione, ma anche tra tutti i passaggi

e gli attori della filiera, con un indubbio vantaggio per lo stesso

consumatore finale”.

L’agroalimentare italiano è già soggetto a trop-

pi fenomeni di alterazione della concorrenza, dal

disequilibrio nei rapporti di filiera all’italian soun-

ding, dalla contraffazione al dumping sociale, am-

bientale e sanitario con il resto del mondo. Per

questo, ogni misura che contiene tali fenomeni

trova il plauso e il forte sostegno di tutta la filie-

ra produttiva e sarebbe dunque inaccettabile un

eventuale cedimento del Parlamento rispetto ad

una norma di così indubbia civiltà.

L’intervento legislativo, fortemente voluto dal Mi-

nistro delle Politiche Agricole Mario Catania, fissa

a 30 giorni i termini di pagamento per i prodotti

alimentari deteriorabili (e 60 per le altre merci),

introduce la forma scritta obbligatoria per tutti

i contratti di fornitura, prevede quali comporta-

menti sono espressamente vietati nelle relazioni

commerciali e istituisce infine uno specifico regi-

me sanzionatorio.

Liberalizzazioni: scontro produttori-Gdo sui pagamenti a 30 giorni

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SINDACALE | 13

Tra le varie disposizioni del cosiddetto decreto sulle liberaliz-zazioni sono state previste delle misure volte a limitare lo stra-potere di alcuni anelli forti della filiera alimentare. Con il nuovo meccanismo di governo e sanzioni, l’Antitrust dovrebbe essere in grado di evitare i ritardi nei pagamenti (con multe fino a 500 mila euro) e gli accordi contrattuali non scritti, da sempre con-siderati una delle peggiori pratiche vessatorie nei confronti di agricoltori e Pmi.Ma anche la situazione europea si sta evolvendo rapidamente, ad una velocità impensabile fino a qualche anno fa. La Commissione Europea ha recentemente creato una task force esplorativa sugli squilibri della filiera alimentare che, per monitorarne meglio le dinamiche competitive, investigherà su private label (i prodot-ti a marchio del supermercato), alleanze e gruppi di acquisto, schemi di certificazione.Sono state tre le relazioni presentate dal Parlamento Europeo sull’argomento: quella più recente, sugli squilibri della filiera alimentare; una incentrata non sulle fasi “a valle” della filiera (industria alimentare e grande distribuzione organizzata) ma sulle fasi “a monte” (fertilizzanti, fitosanitari, energia, eccetera)e una sugli sprechi alimentari. Nella prima relazione, si mettono all’indice in modo chiaro e defi-nitivo tutta una serie di cattive prassi commerciali che purtroppo permeano le filiere agroalimentari europee, determinando diffi-coltà oggettive agli agricoltori. Tali prassi, che ricalcano la lista di quelle fornite dagli agricoltori europei (Copa) e che hanno visto al lavoro anche Coldiretti, riguardano – tra gli altri – aspetti come clausole vessatorie, modifiche unilaterali dei contratti, oppure ancora sconti retroattivi, contributi sulle promozioni, contributi e “tasse” per la messa a scaffale dei prodotti, derubricazione dei prodotti senza preavviso, modifiche dei prezzi contrattati. La relazione paventa in modo chiaro “il deterioramento in ter-mini di varietà dei prodotti, patrimonio culturale, punti vendita al dettaglio, posti di lavoro e mezzi di sussistenza” , ma sottoli-nea anche “la situazione reddituale degli agricoltori, in continuo peggioramento” e tale da indurre “molti di loro ad abbandonare le campagne”. Il che può avere contraccolpi gravi anche a livello geopolitico, se è vero che si potrebbe accentuare la dipenden-za dei vari Stati membri Ue all’approvvigionamento dai mercati esterni.

Se la Relazione chiede conto di una definizione chiara e rigorosa delle pratiche abusive e sleali (con sanzioni e vigilanza), invita allo stesso tem-po le autorità garanti per la concorrenza nazio-nali ed europee ad adottare chiare misure con-tro le pratiche di acquisto abusive dei grossisti e dei dettaglianti a svantaggio degli agricoltori. Il dumping sulla sicurezza alimentare viene inoltre posto con forza all’attenzione della Commissione Europea: paesi terzi, che non applicano gli stessi rigorosi requisiti in termini di sicurezza alimenta-re, qualità e benessere animale ma anche di diritti dei lavoratori e norme ambientali risultano avvan-taggiati nelle esportazioni verso la Ue. Non solo: anche il modello agricolo europeo va mantenuto nelle sue caratteristiche fondamentali, inclusa quella dimensionale: “ la politica agricola deve consentire alle aziende agricole di piccole e medie dimensioni, comprese quelle a conduzione familiare, di avere un reddito ragionevole, di pro-durre alimenti in quantità sufficiente e di qualità adeguata a prezzi accessibili”. La relazione di Bovè, che condanna l’oligopolio crescente nell’industria dei mezzi tecnici, invita la Commissione Europea a prendere misure per evitare - come è accaduto- che i prezzi degli input agricoli aumentino in media del 40% in 10 anni (dal 2000 al 2010) quando per contro i prezzi pa-gati agli agricoltori sono aumentati solo del 25%, con una erosione reale del reddito agricolo. Inoltre si chiede un confronto serio su aspetti re-lativi all’approvazione dei fitosanitari, che vedono oggi l’Europa fortemente svantaggiata viste le re-strizione stessi sul loro utilizzo, che penalizzano la food security europea a vantaggio di alimenti importati che non devono sottostare agli stessi rigidi criteri di valutazione sulla sicurezza alimen-tare. Si chiede poi un “piano proteine” per copri-re il fabbisogno dell’Unione Europea e limitare la dipendenza da proteine importate, con maggiori garanzie per gli agricoltori che vogliono usare i semi senza pagare royalties alle multinazionali. La relazione sugli sprechi alimentari considera in-vece un dato di fatto: sciupando meno, e quindi insistendo di meno sull’aspetto di aumento della produzione come soluzione, si può garantire un migliore accesso al cibo a un numero crescente di persone sul pianeta.

Filiere agroalimentari, dall’Italia all’Ue più peso agli agricoltori

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n.2 2012 | 14

In Francia, la dicitura “OGM free” diventerà frequente sui prodotti alimentari Il Paese transalpino ha infatti adottato, in questi giorni, un decreto che autorizza tale etichettatura, dopo intense e lunghe discussioni, che entrerà in vigoreil 1° luglio 2012.

Il decreto consente di etichettare come tali tre

categorie di prodotti alimentari: quelli di origine

vegetale contenenti meno dello 0,1% di materiale

Ogm; di origine animale con due differenti cita-

zioni a seconda che provengano da animali

nutriti con alimenti contenenti meno dello

0,1% o 0,9% di Ogm e prodotti dell’apicol-

tura che provengono da alveari situati a più

di tre chilometri da colture Ogm.

Bisognerà dunque indicare in etichetta e nelle

informazioni commerciali destinate ai consuma-

tori solo elementi realmente verificabili, sotto la

responsabilità del produttore.

Le organizzazioni dei consumatori, come la UFC-

Que Choisir e l’associazione CLCV, esprimono

soddisfazione per quello definiscono un “passo

avanti per l’informazione e la libertà di scelta dei

consumatori”. Hanno difeso questa normativa

che riempie un vuoto, perchè la legislazione co-

munitaria prevede l’etichettatura solo dei prodot-

ti contenenti OGM.

Le nuove norme dovrebbero essere applicate

principalmente a carne, pesce, uova, latticini e

altri alimenti provenienti da animali nutriti senza

OGM, visto che é proprio il settore zootecnico, a

La Francia vara l’etichetta “Ogm free”

Dopo l’uscita dal mercato europeo della multinazionale Basf, che ha preso atto del disinteresse verso il transgenico, la Francia vara l’etichettatura “Ogm Free”.

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| 15 SINDACALE

Proprio in questi giorni la Presidenza danese della Com-

missione Europea sta impostando un dibattito sulla pos-

sibilità di includere accordi e negoziati bilaterali tra Stati

Membri e singole industrie produttrici di sementi geneti-

camente modificati.

In sostanza, nell’ambito della procedura di autorizzazione

per varietà GM, gli Stati Membri avranno la possibilità di

indicare la messa al bando di tali varietà, raggiungendo un

accordo con l’industria produttrice.

Tali “divieti bilaterali pilotati”, da un lato dovrebbero resi-

stere alle sanzioni e ritorsioni in sede Wto, garantendo un

rispetto delle scelte nazionali, con un vero e proprio valore

causa del mais e della soia utilizzati nei mangimi, ad esse-

re a maggior rischio di contaminazione.

L’etichetta dovrà riportare la frase “alimentato senza GM”,

quando nell’alimento sono presenti ingredienti non tra-

sformati che provengono da animali di allevamento, ad

eccezione delle uova e del latte provenienti da animali

alimentati esclusivamente con alimenti ottenuti a partire

da materie che contengono al massimo l’0,1% di OGM, a

condizione che questa presenza sia accidentale e tecnica-

mente inevitabile.

La dicitura “ottenuto da animali nutriti senza ogm” va,

invece, apposta agli ingredienti trasformati, contaminati

entro lo 0,9% , alle uova e al latte provenienti da animali di

allevamenti nutriti esclusivamente con alimenti non sotto-

messi ad obbligo di etichettatura. Gli ingredienti (farina,

amido o lecitina), possono essere etichettati “OGM free”,

legale della messa al bando; dall’altro prefigu-

rerebbero una sorta di lesa sovranità, mettendo

sullo stesso piano attori privati e attori pubblici in

un accordo privatistico.

Non a caso, ciò finisce per gettare ombre su

aspetti chiave: cosa accade se uno Stato e l’indu-

stria non raggiungono un accordo? Chi detiene

la sovranità ultima? A chi ci si appella? La Com-

missione spera di raggiungere un accordo per

marzo, anche se potrebbe essere eccessivamen-

te ottimistico un proposito di questo genere.

mentre il miele può riportare tale dicitura quan-

do nel raggio di 3 km non siano presenti colture

geneticamente modificate.

Consci dell’attenzione dei consumatori, alcu-

ni operatori della GDO non hanno aspettato il

decreto per apporre il marchio sui loro prodotti.

Carrefour ha lanciato una campagna commer-

ciale nell’ottobre 2010: quasi 300 prodotti a

marchio privato etichettati con un cerchio verde

con su scritto “alimentato senza OGM”.

Sandrine Mercier, direttore dello sviluppo so-

stenibile per Carrefour in Francia ha dichiarato

“Abbiamo registrato un significativo incremento

delle vendite per uova, vitello e prosciutto “. An-

che le industrie avicole come Duke o Loué hanno

preparato l’etichettatura “OGM free”.

Allo stesso modo, Labeyrie per il salmone.

L’Europa e i prodotti liberi da OGM

Page 16: CP 2/2012

n.2 2012 | 16

Fungicida nel succo d’arancia Brasiliano

Le squadre di investigatori della Food and Drug Administration, Agenzia per gli alimenti e i medicinali degli Stati Uniti, stanno con-trollando le importazioni di succo d’arancia provenienti dal Brasile dopo il rilevamento, a fine dicembre, della presenza di un fungici-da in un lotto. Tale sostanza attiva è utilizzata su alberi d’arancio in Brasile per combattere la muffa.Anche Coca-Cola ha individuato tracce del fungicida nei suoi suc-chi d’arancia. Lo ha riferito il colosso americano delle bibite che produce il succo Minute Maid e Simple Orange ed importa la ma-teria prima dal Brasile. L’allarme fungicida era stato diffuso all’inizio, quando la Food and Drug Administration (Fda) aveva riferito che un’azienda alimenta-re (di cui non era stato rivelato il nome) aveva individuato tracce della sostanza tossica in alcuni prodotti già confezionati e pre-senti negli scaffali dei supermercati del Paese. L’annuncio della Coca-Cola è arrivato dopo che l’agenzia federale ha fornito più dettagli alle aziende sui test da effettuare per verificare i prodotti contaminati. Il succo d’arancia è un grande business negli Stati Uniti, con oltre 4,5 miliardi di litri consumati nel 2009, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Le più grandi marche sono Mi-nute Maid, di proprietà di Coca-Cola, e Tropicana, di proprietà di Pepsico, che controllano insieme quasi i due terzi del mercato na-zionale.Le importazioni di succo d’arancia negli Stati Uniti sono state bloccate, almeno fino a quando la Fda avrà completato l’indagine, mentre le ispezioni nei supermercati si stanno concentrando sulle aziende americane che importano maggiormente dal Brasile. Pro-prio a causa delle preoccupazioni sulla contaminazione, ma anche per l’ondata di maltempo in Florida (massimo produttore di aran-

ce negli Stati Uniti), che ha minacciato il raccolto, i futures del succo d’arancia avevano raggiunto i massimi storici martedì scorso.Il caso del succo d’arancia brasiliano dimostra an-cora una volta che i prodotti agricoli ottenuti in Italia garantiscono gli standard più alti in termini di sicurezza alimentare, con particolare riferimen-to alla eventuale presenza di residui di antiparas-sitari. Questo per due ragioni:1) le imprese agricole italiane rispettano in modo

rigoroso la legislazione europea in materia di fitofarmaci che é avanzatissima, in quanto l’UE a provveduto ad eliminare dal mercato mol-tissime sostanze attive tossiche per la salute umana e l’ambiente;

2) il Ministero della salute italiano ha un sistema di monitoraggio dei residui di antiparassitari negli alimenti che é il più efficiente d’Europa, come ha evidenziato di recente la Commissione Eu-ropea, sì che, secondo i dati diffusi dallo stesso Ministero, il 99.2% dei prodotti ortofrutticoli italiani sono regolari perché o a residuo zero o, comunque, hanno presenza di residui di an-tiparassitari contenuta entro le soglie ritenute non pericolose per la salute umana. È impor-tante quindi essere consapevoli della elevata salubrità dei prodotti agricoli italiani, anche per quanto concerne la presenza di antiparassitari, informazione che, purtroppo, non sempre vie-ne correttamente diffusa.

USA blocca le importazioni

Page 17: CP 2/2012

La società BIOPOPLAR, leader in Europa nella filiera legno-energia, inparticolare nel settore delle coltivazioni dedicate a rapido accrescimento,RICERCA, su incarico di importante multinazionale, superficie da destinarea tali coltivazioni per alimentare impianto cogeneretivo a biomasse legnose.

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| 17SINDACALE

“Campagna e città – Dialogo fra due mondi in cerca di

nuovi equilibri”. È il titolo del volume presentato a Milano

da Coldiretti e Touring Club Italiano e che verrà distribuito

in esclusiva ai 350.000 Soci Tci per l’anno 2012.

In occasione dell’evento sono stati illustrati i risultati di una

ricerca condotta da Swg che esprimono una valutazione

quantitativa del valore aggiunto che apporta il territorio

sui pacchetti turistici. Dall’indagine, infatti, risulta che nella

scelta di una meta turistica la presenza di bellezze natura-

listiche e paesaggistiche incide per il 55%, seguiti da cul-

tura arte e storia (49%), relax (33%), divertimento (22%) e

gastronomia (21%).

Il paesaggio è quindi un elemento al quale i turisti non vo-

gliono rinunciare: togliendo la componente ambientale da

un ipotetico pacchetto turistico, il valore cala di 46 punti

(passando dal valore iniziale di 100 a 54).

Città e campagna nella nostra storia sociale ed economi-

ca non vanno viste separate e distanti; sarebbe un errore

perché da sempre rappresentano dei componenti della

società in continua connessione e mutuo rapporto. Una

interrelazione che ha permeato abitudini e vita quotidia-

na della gente che oggi più che mai riconosce i primati

dell’agricoltura italiana che è divenuta leader nel mondo

con primati assoluti sul piano qualitativo, ambientale e

sanitario. È questa l’agricoltura che Coldiretti rappresenta

nella nuova stagione caratterizzata da rapporti più stretti

tra agricoltori e consumatori. Un’agricoltura che vive una

nuova centralità nel Paese, al servizio del bene comune.

Campagna e città Dialogo fra due mondi in cerca di nuovi equilibri Coldiretti-Touring Club insieme per un libro

Page 18: CP 2/2012

n.1 2012 |18

Giovanni Benedetti nominato direttore regionale

Lo scorso 20 dicembre nella sede dell’associazione in via Fabio Filzi 27, a Milano, alla presenza del segretario generale della Col-diretti Enzo Gesmundo, si è tenuto il passaggio di consegne fra Eugenio Torchio e il nuovo Direttore regionale Giovanni Bene-detti, eletto all’unanimità dal Consiglio della Federazione. Eugenio Torchio lascia dopo sei anni: in precedenza era stato direttore della Federazione di Alessandria e della Federazione regionale del Piemonte. Benedetti assume la direzione della Federazione Coldiretti della Lombardia dopo aver gestito, dal 2007 al 2011, la Federazione provinciale di Mantova.Si tratta di un avvicendamento fra due figure di valore che han-no già dimostrato le loro capacità e che anche nei nuovi incarichi loro affidati giocheranno un ruolo strategico nello sviluppo della

Filiera agricola italiana e nella difesa delle azien-de a favore dello sviluppo economico dei nostri territori. “Ringrazio per la fiducia che mi è stata accordata e garantisco tutto il mio impegno per il compito che mi è stato affidato in una regione così importante e complessa come la Lombardia” ha commentato Giovanni Benedetti. “La nostra forza – è intervenuto Eugenio Torchio - è nella coesione e nella capacità che abbiamo di dare slancio al progetto della Filiera agricola italiana, un progetto vincente che tocca a noi re-alizzare”. Mentre il segretario generale Enzo Ge-smundo ha concluso ricordando come la Coldiret-ti sia una forza sociale che ha nella coerenza uno dei suoi principi guida: “La nostra linea è quella dell’Italia del buonsenso e della responsabilità”.

Cambio al vertice della Coldiretti Lombardia

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Tornata di Assemblee formative

Coldiretti incontra gli Associati

Si è da poco concluso il ciclo di assemblee formative che ha visto la Col-diretti incontrare i propri associati nelle singole zone. A Cava Manara per le zone di Pavia e Corteolona, a Casteggio per Voghe-ra, Varzi e lo stesso Casteggio, a Mortara, a Broni, dove si sono dati ap-puntamento gli associati della zona di Broni e Stradella, a Valle Lomellina per la zona di Mede e a Gambolò per Vigevano, abbiamo registrato un confortante successo di presenze sottolineate da un interesse concreto verso i temi trattati.

Una serie di interventi ha caratterizzato lo scorrere di ogni assemblea con relazioni tecniche vertenti sui temi più attuali e considerazioni sindacali sull’attività di Coldiretti con il duplice scopo di portare a conoscenza di tutti l’impegno della struttura e accogliere le istanze della base.

L’evoluzione della PAC e l’applicazione dell’IMU, di cui hanno dissertato rispettivamente Enrico De Marziani, responsabile CAA e Sergio Canobbio, referente CAF per Coldiretti Pavia hanno catalizzato l’interesse dei soci che hanno colto l’occasione per porre domande specifiche utili a tutti per chiarire i temi generali.Ma la partecipazione vibrante delle assemblee si è percepita sui temi sin-dacali che hanno coinvolto tutti i partecipanti coinvolgendoli sulle iniziati-ve di Coldiretti in particolare sui temi legati alle varie zone.

La petizione con raccolta di firme contro i danni provocati dallo svilup-po incontrollato di alcune specie selvatiche cha ha superato quota 5.000 consensi; la forte presa di posizione contro la realizzazione dell’autostra-da Broni Mortara che ci ha visti impegnati di fronte all’Amministrazione provinciale e in diverse dichiarazioni ufficiali; la richiesta di coinvolgimen-to delle Amministrazioni locali con delibere in difesa del vero Made in Italy e la denuncia della scriteriata attività di Simest, la società partecipata pubblicamente che finanzia il falso made in Italy, concorrente sleale della nostra produzione, sono stati i temi affrontati nel corso degli incontri.

Ma l’impegno di Coldiretti non si è fermato, affrontando anche i temi eco-nomici al fine di recuperare capacità contrattuale e ridare la giusta dignità e il dovuto reddito alle imprese. Riso e vino, prodotti principe della nostra provincia ci vedranno nei prossimi mesi impegnati in un percorso verso la realizzazione dei distretti e un impegno concreto che realizzi quegli stru-menti capaci di modificare il rapporto oggi perdente tra l’impresa agricola e il resto della filiera.

| 19SINDACALE

L’Assemblea di Valle Lomellina, presso la Sala Polinfuzionale

Salone Litta a Gambolò ha stentato a contenere tutti i partecipanti all’Assemblea della zona di Vigevano

La Sala contrattazioni merci di Mortara gremita durante l’Assemblea del 16 febbraio

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|21ETICHETTOPOLI

Volevano mettere la tassa sul cibo-spazzatura. Ma dimen-ticano che nelle nostre scuole medie si tengono lezioni di cultura alimentare organizzate dalla grande industria. «È ancora sul tavolo del ministro della Salute Renato Bal-duzzi», così scriveva l’agenzia Agi meno di tre settimane or sono, «l’ipotesi di introdurre una tassa sul junk food, il cosiddetto cibo spazzatura causa, tra l’altro, dell’aumento dei bambini sovrappeso nel nostro Paese. Lo ha chiarito lo stesso Balduzzi, intervistato da Famiglia Cristiana (a questo link il servizio integrale). Occorre mangiare meno e mangiare meglio», spiegava il ministro: «Intendo aiutare le nuove generazioni a cambiare le proprie abitudini alimen-tari attraverso tutti gli strumenti a disposizione. Se sarà considerata utile, proporrò una tassa di scopo sul cosid-detto junk food, il cibo spazzatura... Non possiamo stare fermi. È uno dei punti che potrebbe qualificare il nuovo Patto per la salute». E proprio il Patto, annunciava Balduz-zi, sarà pronto «entro il 30 aprile».Francamente ho dei grossi dubbi che questa nuova tassa di scopo entri davvero nel decreto in arrivo e destinato a cambiare in parte i meccanismi di cura della persona. Da parte delle strutture pubbliche ma non solo. C’è fra l’altro da dissipare una serie di equivoci su cosa sia davvero il cibo spazzatura. Già perché assieme ad hamburger e pa-tatine, il simbolo universalmente riconosciuto per gli ali-menti anti-salutistici, rischiano di finire sulla lista nera pure alcune delle specialità del Made in Italy a tavola che pur non avendo alcuna responsabilità diretta nella tendenza all’obesità delle nuove generazioni, hanno un tenore di grassi molto elevato. Certi salumi, per esempio.Ma prima di varare il provvedimento blocca-colesterolo i Professori, forse, farebbero meglio a dare un’occhiata a quel che sta succedendo proprio in queste settimane nelle scuole italiane. Per la precisione alla medie. Dove stanno partendo una serie di lezioni in 77mila classi per un mi-lione e 600 mila bambini, curate da Federalimentare, la corazzata italiana del cibo industriale. A onor del vero va detto che Balduzzi ha ereditato la patata bollente dal mi-nistro che l’ha preceduto all’Istruzione, Maria Stella Gelmi-ni, la quale a sua volta ha chiuso una pratica aperta quan-do ancora da quelle parti stava seduta una certa Letizia Moratti. Sta di fatto che nell’aprile 2011 Federalimentare e Miur hanno siglato un accordo per far partire il program-ma di formazione «Scuola e cibo, piani di educazione sco-lastica alimentare». E il programma, in effetti, è partito: a gennaio scorso si sono tenute tre sessioni, una a Milano e due a Roma, destinate a formare gli insegnanti delle scuo-le medie (ecco il documento dettagliato con la scaletta

degli interventi, scritto fra l’altro su carta intestata recante il doppio logo: Federalimentare e Ministero dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca).Visto che fra i candidati alla nuova tassa rischiano di finire hamburger e patatine ma pure merendine e snack vari, senza contare le bibite gassate, che sono alcune delle bandiere della grande industria del cibo, forse una maggiore cautela da parte di tutti sarebbe consigliabile.Per completezza d’informazione mi sento di preci-sare alcune cose. Le elenco qui sotto non necessa-riamente in ordine d’importanza.1. Ho cercato di ottenere i testi delle sessioni for-

mative per docenti di gennaio ma senza esito: conservo traccia del carteggio elettronico in-tercorso con l’agenzia che cura le pubbliche relazioni di Federalimentare. La mia richiesta è scaturita allorché, dalla medesima fonte, mi è arrivata una nota dal titolo esplicativo: «Federa-limentare: indagine Ipsos, “no” degli italiani ad una tassa su cibi e bevande».

2. Non è mia intenzione assegnare la patente di corruttore della salute delle nuove generazioni ad alcuno. Nel grande gioco della concorrenza ciascuno scende in campo con le armi di cui di-spone. Nell’arena del business e in quella della comunicazione (che poi spesso coincidono) si combatte una guerra quasi sempre lecita ma senza esclusione di colpi: faccio il giornalista da 30 anni e l’ho capito presto.

3. Molte delle persone che hanno parlato a genna-io ai seminari per docenti, le conosco. E si trat-ta di manager, professori e ricercatori di chiara fama e di cui è impossibile non nutrire la massi-ma stima.

4. Le polemiche roventi dei mesi scorsi fra i pa-stai e l’industria delle carni (due componenti fondamentali della corazzata Federalimentare) proprio a proposito della salubrità di taluni cibi consiglierebbero una prudenza ulteriore da par-te del governo.

Ecco, la mia analisi finisce qui, anche se vi confesso che sono tormentato tuttora da un’insana curiosi-tà sui contenuti dei «Piani di educazione scolasti-ca alimentare». Ho un figlio che frequenta la terza media e temevo che un giorno, arrivando da scuo-la, mi dicesse: «Sai papà, tutte le cose che scrivi sui cibi, le etichette e la tracciabilità... Sono delle baggianate». Così non accadrà: quella di Riki non è fra le 77mila classi coinvolte nel progetto «Scuola e cibo».

l’industria fa educazione alimentare a scuola

di Attilio Barbieri

Tassa sulcibo-spazzatura

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TERRANOSTRAn.2 2012 | 22

Tutto sull’agriturismo di Coldiretti in provincia di Pavia, si trova nella nuova guida del 2012 “Agriturismo in provin-cia di Pavia”, presentata da Coldiretti Pavia alla recente BIT, la fiera del turismo di Milano.Realizzata a cura di Terranostra, Campagna Amica e Col-diretti Pavia, consta di 52 pagine in un comodo formato tascabile 16 per 16 e raggruppa 58 aziende agrituristiche, suddivise secondo il criterio della regione territoriale di appartenenza. Pianura, Bassa collina e Alta collina sono i tre capitoli principali caratterizzati da percorsi natura-listici individuati anche grazie alla collaborazione con l’associazione La Pietra Verde.Per ogni azienda, la guida riporta una breve descrizione dei tratti salienti e delle caratteristiche principali oltre agli orari di apertura, ai riferimenti al numero di letti o

coperti e ad una indicazione delle specialità che la con-traddistinguono. Una comoda legenda spiega, attraver-so simboli semplici e di immediata comprensione, tutti i servizi offerti. Stampata in una prima tiratura di 5.000 copie, sarà a disposizione di tutti gli interessati e in di-stribuzione gratuita presso gli uffici di Coldiretti e alle manifestazioni che ci vedranno protagonisti.Uno strumento semplice, efficace ed accattivante per conoscere l’agriturismo in provincia di Pavia targato e garantito da Coldiretti. Cinquantotto aziende che han-no fatto della qualità, del legame con il territorio e le tradizioni il vanto della propria impresa e una serie di itinerari per scoprire le bellezze di una provincia che, una volta conosciuta, farà innamorare e non si potrà più abbandonare.

La Guida del 2012 in provincia di Pavia

Agriturismo

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ANTE INSTALLAZIONE

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della Provincia di Pavia, l’ATC Casteggio Oltrepò Nord 4, l’ATC Oltrepò Sud 5 e Coldiretti di Pavia.Coldiretti si è sempre battuta in difesa del territorio in tutte le sue declinazioni, ma il problema dei cinghiali in alcune zone di collina come, ad esempio, quello delle nutrie nei territori limitrofi i corsi d’acqua, sta diven-tando veramente insostenibile. Non parliamo solo dei danni alle coltivazioni i cui rimborsi da parte dell’Am-ministrazione sono stati sempre assenti o in ogni caso assolutamente insufficienti, parliamo dei problemi del-la sicurezza delle persone, dei rischio di incidenti au-tomobilistici, dei danni ai corsi d’acqua e dei rischi di allagamenti che non possono essere ignorati.Comprendiamo il punto di vista delle associazioni ani-maliste ma un conto è vedere l’aspetto edonistico della natura, magari risiedendo in città e immaginando di vivere in armonia con gli animali, altro conto è vivere in alta collina e ritrovarsi un cinghiale di 100 chili sull’u-scio di casa o al buio dopo una curva cieca, o ancora ritrovarsi nel bel mezzo di un allagamento causato dal tunnel scavato da una nutria nella riva di un fossato sopraelevato.Coldiretti difende l’ambiente, la fauna e la flora, lo fa in modo consapevole, conscia della necessità di una con-vivenza fra uomo e natura che richiede il rispetto di en-trambi da parte di entrambi. Ogni eccesso è sbagliato e sulla base di questa convinzione, Coldiretti prosegue nella sua raccolta di firme affinché gli organi prepo-sti capiscano che, se vogliamo salvaguardare il patri-monio della nostra meravigliosa provincia, dobbiamo mettere le imprese agricole nelle condizioni di lavorare e presidiare il territorio difendendolo e arricchendolo nel rispetto delle sue caratteristiche naturali.

In alcune zone del territorio provinciale possiamo parlare di una vera e propria emergenza. I danni al territorio e alle coltivazioni e i rischi per la popolazione stanno assumendo i contorni dell’emer-genza perché l’incontrollato aumento della popolazione selvatica di alcune specie animali che non hanno nemici naturali provoca squi-libri a cui è sempre più difficile rimediare.Coldiretti si è fatta promotrice di una petizione con raccolta firme per sensibilizzare le amministrazioni sul tema dei danni e sul con-trollo dell’abnorme sviluppo della popolazione di taluni selvatici. Oltre 3.000 firme sono state consegnate al presidente della provin-cia di Pavia Daniele Bosone e la raccolta, che ha fino ad ora supera-to la soglia delle 5.000 firme, sta ancora proseguendo.Ad una prima presa di posizione dell’Amministrazione provincia-le che avviava un fase di controllo, sorvegliata e regolamentata, nei confronti dei cinghiali in esubero, si è contrapposto un ricorso al TAR regionale da parte della Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC) e dell’Associazione Vittime della Caccia, contro la delibera

Raccolta firme promossa da Coldiretti per sensibilizzare le Amministrazioni nei confronti dei crescenti danni al territorio e alle coltivazioni provocati dall’incontrollato incremento di alcune specie di animali selvatici

Petizione contro i danni da selvaggina

n.2 2012 | 24 TECNICO

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TECNICO | 25

Mentre il problema dei danni da fauna selvatica con-tinua a costituire una vera e propria emergenza per le imprese agricole, in assenza di adeguate misure di prevenzione e di contenimento del fenomeno, la re-gione Umbria ha adottato una delibera regionale che, nel prevedere indicazioni vincolanti per la commercia-lizzazione di selvaggina abbattuta, rischia di inasprire ulteriormente la situazione attuale.Il provvedimento è motivato dal fatto che, negli ultimi tempi, il consumatore richiede sempre più carni alter-native ricercando la qualità, la salubrità e la freschez-za cioè la capacità dell’alimento di trasmettere quella “vitalità residua” ancora presente nelle carni ottenute da selvaggina che induceva, nelle epoche passate, i cacciatori a mangiare subito il fegato della loro preda quasi per impadronirsi della vita dell’animale.Se quindi da un lato, l’obiettivo delle norme sanitarie adottate dalla regione Umbria è condivisibile, dall’al-tra parte desta delle perplessità in quanto la delibera autorizza la cessione diretta della selvaggina, da parte del singolo cacciatore, al consumatore finale o ad eser-cizi al dettaglio o a punti di ristorazione. In tal modo, si rischia di alimentare un interesse da parte dei cac-ciatori ad esercitare l’attività venatoria a fini di lucro, aspetto questo che risulta anacronistico rispetto alla natura di tale attività che ha, oggi, una finalità preva-lentemente ricreativa. Inoltre, in tal modo si agevola, di fatto, il fenomeno delle immissioni di cinghiali sul territorio rurale che, al momento, costituisce una delle principali emergenze per i danni che essi provocano alle imprese agricole. Coldiretti ritiene, pertanto, che a livello nazionale sa-rebbe necessario introdurre una specifica disciplina

volta ad acconsentire esclusivamente agli imprenditori agricoli che siano titolari di iniziative di interesse faunistico venatorio autoriz-zate a livello regionale, la vendita o comunque l’immissione al con-sumo di selvaggina.Il singolo cacciatore, quindi, non dovrebbe essere autorizzato in al-cun modo a commercializzare le carni di selvaggina, se si intende evitare le immissioni illegali di cinghiali da parte di alcuni cacciatori, fenomeno questo che non fa che alimentare l’annoso problema dei danni arrecati alle imprese agricole.Pertanto, le norme igienico sanitarie sono auspicabili e senz’altro necessarie, ma occorre restringerne il campo di applicazione solo alla selvaggina di proprietà di un impresa agricola, come definita dell’art. 2135 c.c., escludendo, con termini chiari, i soggetti che eser-citano attività venatoria.

no alla commercializzazione della selvaggina da parte di singoli cacciatori

Caccia,

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BIOLOGICOn.2 2012 | 26

Storico accordo tra Unione Europea e Stati Uniti

Nuovo partenariato sul commercio di prodotti biologici

L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno annunciato che a partire dal 1° giugno 2012 i prodotti biologici certificati nell’UE o negli Stati Uniti possono essere venduti come prodotti biologici nei rispettivi territori. Il partenariato tra i due maggiori produttori biologici del mondo costituirà una solida base per la promozio-ne dell’agricoltura biologica e favorirà questo settore industriale in espansione nonché l’occupazione e le imprese su scala mondiale.In base alle stime il valore complessivo del compar-to biologico negli Stati Uniti e nell’Unione europea è di circa 40 miliardi di euro e aumenta ogni anno. Le lettere formali che istituiscono questo partenariato sono state firmate il 15 febbraio 2012 a Norimberga, Germania, da Dacian Cioloş, Commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale; Kathleen Merrigan, Sottosegretario del ministero USA dell’Agricoltura e Isi Siddiqui, ambasciatore e Rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio nonché Negoziatore principale per l’Agricoltura.La firma è stata apposta in occasione della BioFach World Organic Fair, la principale manifestazione com-merciale per i prodotti biologici a livello mondiale.In precedenza, i coltivatori e le imprese che intende-vano commercializzare la rispettiva produzione sulle due sponde dell’Atlantico dovevano ottenere certifica-zioni distinte attestanti il rispetto delle due normative e ciò comportava un duplice onere a livello di spese, di ispezioni e di pratiche. Questo partenariato elimi-na ostacoli significativi, in particolare per le piccole e medie imprese del comparto biologico. Tutti i prodotti conformi alle disposizioni del partenariato possono essere commercializzati ed etichettati come prodotti, carne, cereali o vino, biologici certificati. Per giungere all’odierno storico annuncio, le due parti hanno con-

dotto approfonditi controlli in loco al fine di garantire la compatibilità della regola-mentazione, delle misure di controllo del-la qualità, dei requisiti in materia di cer-tificazione e delle norme di etichettatura da essi adottati.Nonostante tra le norme di produzione biologica degli Stati Uniti e quelle dell’U-nione europea vi siano leggere differenze, le due parti sono giunte separatamente alla conclusione che, tranne per il divieto in materia di uso degli antibiotici, i loro programmi sono equivalentiLe due parti si impegnano a garantire che tutti i pro-dotti biologici oggetto di scambi soddi-sfino le disposizioni del partenariato e mantengano la loro integrità biologica nei passaggi dall’azienda al mercato Il princi-pale ruolo di controllo in materia è affida-to alla Direzione generale dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale della Commissio-ne europea e al programma nazionale di agricoltura biologica dell’USDA, che su-pervisiona l’intera produzione biologica degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti e l’Unione europea continueranno ad avere rego-lari scambi di opinioni e riesamineranno periodicamente i rispettivi programmi al fine di verificare il rispetto delle dispo-sizioni del partenariato. Essi inizieranno inoltre a lavorare su una serie di iniziative di cooperazione intese a promuovere la produzione biologica e ad affrontare temi importanti, come il benessere degli ani-mali e altre questioni.

Page 27: CP 2/2012

BIOLOGICO | 27

Finalmente i produttori bio potranno utilizzare il termine Vino Biologico sulle etichette delle proprie bottiglie mentre fino ad oggi hanno dovuto ripor-tare la dicitura “vino ottenuto da uve biologiche”. Il nuovo regolamento, che sarà pubblicato nelle prossime settimane sulla Gazzetta Ufficiale, sarà applicabile a partire dalla vendemmia 2012Il testo approvato,sebbene stabilisce una riduzione del tenore massimo di solfiti utilizzabile, non sod-disfa le richieste dell’Italia e ancor meno quelle di Coldiretti che sin dall’inizio del difficile negoziato ha sostenuto la necessità di una regolamentazione basata sul principio della vocazioneterritoriale e improntata ad una maggiore differen-ziazione del vino biologico rispetto al vino conven-zionale partendo dalle pratiche enologiche utiliz-zabili e da una rilevante riduzione del quantitativo di solfiti. Infatti il regolamento prevede i seguenti limiti massimi di solfiti: 100mg per i rossi e 150 per i bianchi e rosati purché con residuo zuccherino fino a 2 grammi litro, mentre per tutti gli altri vini (spu-manti, frizzanti, passiti, e con residui maggiori di 2 grammi litro) una riduzione di 30 mg rispetto ai limiti fissati per il vino convenzionale nel reg. 606. Inoltre che gli stati membri possano in deroga au-torizzare quantitativi superiori a quelli massimi in caso di eventi eccezionali (fitopatie, avversità at-mosferiche ecc). Mentre per alcune pratiche eno-logiche è prevista una revisione nei prossimi anni, nulla si dice per i solfiti. Pertanto è da ritenere che i limiti di SO2 su riportati non saranno in futuro oggetto di revisione in modo agevole. “Si tratta di una bellissima notizia – afferma Gabriele Scabini, socio Coldiretti, produttore di uve Pinot, Moscato e Riesling, nella propria azienda tutta a coltivazione biologica in località Golferenzo – che finalmente fa chiarezzanell’unico settore al quale fino ad ora non era consentito applicare integralmente la normativa dell’Unione Europea sulla produzione biologica, con un conseguente ed evidente danno non solo economico”. “La nostra azienda – interviene Marco Goia, direttore tecnico dell’azienda agricola Caseo, trasformatori anche di uve biologiche - pur avendo sempre creduto nel settore, ha limitato la produ-zione perché convinta che i regolamenti non fosse-ro sufficientemente chiari. Esportiamoil nostro vino bio in America dopo averlo sotto-posto a controlli volontari rigidissimi per garantire

un livello qualitativo molto elevato. Questo nuovo regolamento integra un quadro che fino ad ora era rimasto incompiuto e consentirà di valorizzare il Vino Biologico riconoscendo il giusto valore, anche dal punto di vista commerciale, che consegue da costi cospicui, di gran lunga superiore alle coltiva-zioni tradizionali. Dobbiamo ora essere in grado di valorizzare la qualità della produzione pavese per non perdere questa opportunità” “Abbiamo inten-zione – conclude Giuseppe Ghezzi, presidente del-la Coldiretti di Pavia - di intervenire affinché ven-gano applicati parametri tecnici tali da certificare un prodotto di altissima qualità, che sia veicolo e punta di diamante dell’eccellenza che contraddi-stingue la produzione del nostro Oltrepò”.

Vino BiologicoIl pressing di Coldiretti ha finalmente spinto il Comitato permanente per produzione biologica ad approvare un nuovo regolamento sul “Vino Biologico”

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n.2 2012 | 28 BIOLOGICO

Grazie al pressing di Coldiretti il Comitato perma-nente per la produzione biologica (SCOF) a Bru-xelles ha approvato le nuove norme comunitarie per la produzione di “vino biologico”. Il nuovo regolamento che si applicherà a partire dalla ven-demmia 2012, consentirà finalmente l’utilizzo del termine “vino biologico” sulle etichette. Ricordia-mo infatti che fino ad oggi, in assenza di norme comunitarie, l’unica produzione e conseguente etichettatura possibile è stata “vino da uve biolo-giche”. Il testo approvato, sebbene stabilisce una riduzione del tenore massimo di solfiti utilizzabile, non soddisfa le richieste dell’Italia e ancor meno quelle di Coldiretti che sin dall’inizio del difficile negoziato ha sostenuto la necessità di una rego-lamentazione basata sul principio della vocazione territoriale e improntata ad una maggiore dif-ferenziazione del vino biologico rispetto al vino

convenzionale partendo dalle pratiche enologiche utilizzabili e da una rilevante riduzione del quan-titativo di solfiti. Infatti il regolamento prevede i seguenti limiti massimi di solfiti: 100mg per i ros-si e 150 per i bianchi e rosati purché con residuo zuccherino fino a 2 grammi litro, mentre per tutti gli altri vini (spumanti, frizzanti, passiti, e con re-sidui maggiori di 2 grammi litro) una riduzione di 30 mg rispetto ai limiti fissati per il vino conven-zionale nel reg. 606. Inoltre che gli stati membri possano in deroga autorizzare quantitativi supe-riori a quelli massimi in caso di eventi eccezionali ( fitopatie, avversità atmosferiche ecc).Vi segnalo anche che mentre per alcune pratiche enologiche è prevista una revisione nei prossimi anni, nulla si dice per i solfiti. Pertanto è da rite-nere che i limiti di SO2 su riportati non saranno in futuro oggetto di revisione in modo agevole

Nuove normedell’Unione Europea per il vino biologico

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(COL)DIRETTAMENTE | 29

(Col)direttamente nel bicchiere:

“Big Black ”Azienda Agricola Gravanago

che provenga dalla vendemmia 2010; in questo caso ci trove-remmo dinanzi ad un Pinot Nero decisamente giovane, non pensato per un lungo invecchiamento… ed il tappo in mate-riale sintetico ci dice che l’interpretazione è stata corretta: apriamo, dunque, e versiamo.Nel bicchiere Big Black conferma subito il suo nome; infatti per essere un Pinot Nero (vitigno che non possiede una gran-de carica colorante) il colore ci appare intenso e piuttosto pie-no, anche se correttamente ancora dotato di sottile traspa-renza: un rubino che, in presenza della giusta illuminazione, ai bordi si declina verso il cerasuolo. Bello.Al naso troviamo le conferme della gioventù di Big Black: frutti rossi di sottobosco (mora, lampone maturo) si intreccia-no con la rosa appassita ed un pepe nero appena accennato.In bocca la freschezza delle acidità la fa da padrona, accom-pagnata da una buona morbidezza che riempie il cavo orale piacevolmente e sorretta da una sensazione pseudocalorica dell’alcol di tutto rispetto: leggo l’etichetta, siamo in presenza di 13% di alcol, infatti.Il tannino è sottile ed appena accennato, cosa che rientra per-fettamente nei canoni della tipologia.Bell’equilibrio, dunque, con una persistenza non da primato, ma anche qui dobbiamo ricordarci di essere in presenza di un vino nato per esprimere caratteristiche di giovinezza e non pensato per l’invecchiamento.Gli abbinamenti saranno soprattutto piatti della tradizione ol-tre padana; gli agnolotti, una bella pasta fatta in casa con un ragù di carne, ma anche degli estivi spiedini di carne (maiale o vitello, in primis), o il maialino da latte arrosto.Anche una merenda importante, un panino col salame, dove però il pane sia un miccone di Stradella appena sfornato ed il salame un Varzi cucito a media stagionatura! Insomma, tra i motivi per visitare Fortunago, perla oltrepada-na tra i cento più bei borghi d’Italia, c’è sicuramente una visita all’ Azienda Agricola GRAVANAGO di Goggi Paolo.

Roberto PaceDelegato FISAR Pavia

Sulle nostre colline d’Oltrepo spesso si trovano delle vere perle, autentiche pietre preziose.Una di queste è l’ameno borgo di Fortunago, iscrit-to tra i primi cento borghi più belli d’Italia; e, guarda caso, mentre sto cercando in rete qualche informazio-ne che mi permetta di comprendere meglio il territo-rio, mi appare su un sito web la scritta «Fortunago, diamante storico dell’Oltrepo Pavese»… perbacco, siamo proprio al cospetto di una vera pietra preziosa!Il territorio comunale, che si estende nella zona col-linare dell’Oltrepo Pavese vanta numerose frazioni disseminate sulle colline, attorniate da vigneti, frutteti e boschi ed il capoluogo è situato sopra uno spero-ne montuoso: le abitazioni, restaurate e conservate nel loro tipico aspetto antico in sassi, sono arrocca-te sul pendio di un colle, disposizione tipica del bor-go medioevale con la chiesa ed il palazzo comunale che dominano dall’alto, e con un panorama collinare unico nel suo aspetto. Le origini sono antiche, come testimoniano i resti del castello e delle mura di cinta; il nome, Fortunago, di origine celtica, significhereb-be “casa presso l’acqua”, tesi avvalorata dall’effettiva presenza di sorgenti di acqua freschissima con pro-prietà minerali.In un tale particolare ed evocativo contesto, l’Azienda Agricola GRAVANAGO di Goggi Paolo non può che es-sere quello che è: un’azienda a conduzione famigliare, viticoltori da generazioni ed oggi condotta da Paolo, enotecnico, e dal padre Angelo.A completare il quadro aziendale, la famiglia Goggi conduce anche il Ristorante La Pineta, sotto la guida del giovane Danilo, il rampollo della dinastia.Ma veniamo al nostro BIG BLACK.Si tratta di un Oltrepo Pavese Pinot Nero DOC e dal nome possiamo già immaginare che sia stato vinifica-to in rosso. La bottiglia è essenziale, bordolese verde scuro classica, con l’etichetta a forma di scudo giocata sulle gradazioni del rame, lo stemma dell’azienda co-lor oro e le scritte in nero; capsula della stesso colore ramato dominante. Forse una soluzione grafica non modernissima, ma sicuramente “giusta” per un pro-duttore che risiede in un antico borgo medievale e con esso fortemente si identifica.Non viene riportata l’annata di vendemmia (con i vini DOC è opzionale), ma dal lotto di imbottigliamento possiamo immaginare che il vino sia stato messo in bottiglia a fine aprile del 2011 e dunque supponiamo

Nuove normedell’Unione Europea per il vino biologico

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n.2 2012 |30 TECNICO

Pomodoro da industria: tra Pac e concorrenza un futuro molto incerto

Calano gli aiuti comunitari e cambiano i criteri di as-segnazioneLa presentazione da parte dell’Ue delle prime pro-poste dei regolamenti, che dovranno dare vita alla nuova fase di riforma della Pac, ha concentrato l’in-teresse del mondo agricolo sul contenuto comples-sivo della Pac per il periodo 2014-2020.La riforma annunciata presenta due aspetti chia-ve: a) la contrazione del finanziamento accordato all’agricoltura italiana; b) la rimodulazione delle mo-dalità di erogazione. Sul primo punto gravano due necessità, una più generale di una effettiva contra-zione dei fondi a disposizione dell’agricoltura, l’altra specifica dell’Italia che vede ridotti i fondi a causa del riequilibrio fra vecchi e nuovi Paesi membri. Il tutto porta a una contrazione del 7% dei fondi a di-sposizione. Il secondo aspetto, dopo la definitiva eli-minazione dell’aiuto accoppiato, introduce il nuovo aiuto unico per tutte le colture, indipendentemente da quelle che storicamente hanno generato il pa-gamento, e la creazione di nuove modalità, come il 30% del pagamento di carattere ambientale, il co-siddetto greening, lasciando per il resto una certa adattabilità nazionale.Per il pomodoro si apre una fase di rilevante incer-tezza: scompare la logica della produttività e della competitività e finisce così la particolarità del soste-gno a questa coltura. L’Italia, però, appare penaliz-zata dalla produttività e dalla qualità delle sue pro-duzioni, due elementi che la proposta, al contrario, mette in secondo piano.

IL QUADRO PRODUTTIVOL’evoluzione del quadro produttivo risente dell’in-certezza che grava sul comparto esposto a una con-correnza molto forte e spesso senza scrupoli non solo nei tradizionali mercati di esportazione, ma an-che su quello interno.In questo contesto la dinamica produttiva, se con-siderata in un orizzonte temporale ampio, indica un certo consolidamento della superficie, fra 90mila e 95mila ha, e della produzione compresa fra 5 e 6 mi-lioni di t, a cui corrisponde una produzione raccolta e avviata alla trasformazione leggermente inferiore a seconda delle annate. Se, però, si considera solo

l’ultimo triennio sembra delinearsi una tendenza alla contra-zione che segnala l’esistenza di una situazione oggettivamen-te di difficile previsione.

CONCENTRAZIONE E LOCALIZZAZIONEIn questo quadro trova spazio la capacità d’individuare nuo-ve soluzioni produttive e di variazione dell’offerta e si rileva un importante ruolo di fatti innovativi, a partire dal cambia-mento in atto nelle aree di produzione. Infatti, si conferma la migrazione interna della coltura dalle aree tradizionalmente più rilevanti, sia sul versante produttivo, sia su quello della tra-sformazione, che è avvenuta in un primo tempo coinvolgendo spostamenti anche importanti all’interno del tradizionale polo territoriale del Mezzogiorno e successivamente interessando l’area settentrionale, con la localizzazione più tradizionale in Emilia e in seguito con un’estensione in altre regioni.Il ruolo del polo meridionale si è andato contraendo nell’ulti-mo decennio di circa il 10% collocandosi fra il 49% e il 50%, mentre crescono le regioni settentrionali nella stessa propor-zione raggiungendo il 42%-43% in presenza di una sostanzia-le stazionarietà delle regioni del Centro fra il 7% e l’8%. Questo spostamento è il fenomeno di maggiore interesse per le im-plicazioni che ha nei confronti sia della produzione agricola, sia dell’industria di trasformazione che sono attori importanti del cambiamento e, allo stesso tempo, ne subiscono, in molti casi le conseguenze.Di conseguenza muta anche il quadro del contributo relativo delle singole regioni. Il volto della graduatoria è cambiato con l’inserimento ormai stabile dell’Emilia-Romagna al secondo posto e della Lombardia al terzo, mentre la Toscana sale alla quarta posizione, superando Campania, Basilicata e Sicilia.

LA TRASFORMAZIONELa trasformazione del pomodoro conferma un assetto indu-striale che va dalle lavorazioni più tradizionali, come i concen-trati e i pelati, e su altre innovative, come le passate, i nuovi tipi di succhi e i diversi tipi di polpe.In questi anni, a fronte dell’aggressività di altri produttori mondiali come la Cina, l’offerta si è evoluta con un occhio all’esportazione, tradizionalmente orientata, ad esempio, ver-so i paesi africani. Anche in un anno di minore produzione come il 2010, le passate hanno di fatto confermato il volume produttivo del 2009 mentre pelati e concentrati, prodotti più convenzionali e per i quali la concorrenza di prezzo è più forte, si sono contratti.

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| 31TECNICO

stato, invitandola a fornire informazioni in relazione alla

proroga di 6 mesi al 30 giugno 2011, del pagamento del-

la rata delle multe sul latte in scadenza al 31 dicembre

2010. L’Italia ha ora un mese per rispondere a Bruxelles.

“Non c’era alcuna valida motivazione per una ulteriore

proroga del pagamento delle multe - ha commentato la

Coldiretti - che di fatto ha danneggiato gli allevatori che

hanno creduto nello Stato e si sono messi in regola af-

frontando duri sacrifici economici. Ci siamo duramente

opposti ad quella proroga che ha danneggiato gli inte-

ressi degli allevatori italiani che hanno rispettato le re-

gole e che negli anni, proprio per questo motivo, hanno

acquistato o affittato quote per un valore complessivo di

2,42 miliardi di euro”.

Quote latte: l’ue apre la procedura di infrazioneLa pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione eu-

ropea dell’intenzione della Commissione di avviare nei

confronti dell’Italia una procedura di infrazione “per aiuti

di Stato a seguito della concessione con il Decreto legge

n. 225/2010 della proroga del pagamento dei prelievi

sul latte previsti dalle legge 119 del 2003 e dalla leg-

ge 33 del 2009” non è che la conferma dell’urgenza

di assicurare la corretta applicazione del regime delle

quote latte.

La Commissione europea ritiene che la proroga conces-

sa dall’Italia rappresenti un ingiustificato aiuto di stato

a favore dei produttori interessati e quindi sia incompa-

tibile con le norme europee in materia di concorrenza.

L’Esecutivo comunitario prenderà una decisione che po-

trebbe comportare conseguenze negative, sia per l’Am-

ministrazione, sia per i produttori di latte interessati.

Quella delle quote latte è una storia che è costata al

nostro paese finora oltre 1,7 miliardi di euro e da trop-

pi anni ha condizionato l’agricoltura italiana, mettendo

spesso il nostro paese in una condizione di debolez-

za negoziale nei contesti comunitari. Non è possibile

sedere al tavolo del negoziato per la politica agricola

comune del dopo 2013 con ancora tali scheletri nell’ar-

madio!

Quote latteProroga del pagamento delle multe per le quote latte l’UE apre un’indagine

Certamente il problema degli scambi si pone e i dati del commercio estero del 2010 confermano che la voce dei concentrati è l’unica in passivo sia in quan-tità sia in valore. I concentrati in effetti registrano un calo produttivo da materia prima nazionale circa equivalente al quantitativo importato.

LE PROSPETTIVEI problemi del comparto, alla luce, da un lato, dell’incombente riforma della Pac e, dall’altro, del-la situazione competitiva dei mercati si presenta molto complessa e contraddittoria. Diviene sempre

più urgente l’adozione di una strategia complessiva, a livello sia delle singole imprese agricole e industriali, sia dell’intera filiera. Il tema centrale di questa strategia riguarda la costru-zione di un complesso agricolo-industriale che attraverso un’attività organizzativa, tecnica ed economica, costruita sul piano della collaborazione e non della competizione inter-na, riesca a far recuperare valore aggiunto al comparto. La sfida della competizione non si gioca solo sul prezzo, ma sulla capacità di offrire requisiti addizionali che giustifichi-no la segmentazione del mercato e la formazione di prezzi differenziati puntando alla diversificazione, all’introduzione d’innovazione a tutti i livelli.

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Riforma Monti ecco come cambiano le pensioni dal 2012 A decorrere dal 1° gennaio 2012, le pensioni saranno denomi-nate soltanto Pensioni di vecchiaia ordinaria e Pensione anti-cipata. Ecco di seguito una sintesi sui nuovi requisiti previsti per la pensione di vecchiaia dei lavoratori autonomi (coltiva-tori diretti, coloni e mezzadri, artigiani e commercianti) e dei dipendenti. La prossima settimana ci dedicheremo alle nuove pensioni anticipate (in passato pensioni di anzianità).

Pensione di vecchiaia ordinariaPer il diritto alla pensione di vecchiaia ordinaria, la riforma ha introdotto nuovi requisiti anagrafici e contributivi. Si parte già da quest’anno. Per coloro che maturano i requisiti dal 1.1.2012 in poi, la pensione di vecchiaia per gli uomini (dipendenti e autonomi) si consegue al compimento di 66 anni di età e un’anzianità contributiva di almeno 20 anni.Fermo restando il requisito contributivo minimo di 20 anni, in-vece, le donne conseguono il diritto alla pensione di vecchiaia nel 2012 al raggiungimento dell’età anagrafica riportata nella seguente tabella:

Requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia 2012

Dipendenti pubbliche 66 anni

Dipendenti private* 62 anni

Lavoratrici autonome ** 63 anni e 6 mesi

Per i lavoratori e le lavoratrici con primo accredito contributivo successivo al 1° gennaio 1996 è richiesta l’ulteriore condizione che l’importo della pensione non sia inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno so-ciale, questa soglia non è richiesta ai lavoratori che hanno raggiunto i 70 anni di età e siano in possesso di un’anzianità contributiva minima effettiva di alme-no 5 anni. Per le dipendenti private e le lavoratrici autonome, l’età pensionabile sarà ulteriormente elevata nel 2014 – 2016 – 2018. Inoltre, tutti i requisiti anagrafici (uo-mini e donne) dal 2013 saranno indicizzati alla spe-ranza di vita (3 mesi in più dal 2013, 4 mesi in più dal 2016). È prevista un’eccezione solo per le dipendenti private che maturino 20 anni di contributi e compia-no 60 anni di età entro il 31 dicembre 2012, in quanto potranno andare in pensione di vecchiaia al compi-mento dei 64 anni di età, se più favorevole rispetto ai nuovi requisiti.Si ricorda che per accedere alla pensione di vecchiaia occorre aver cessato l’attività di lavoro dipendente.

Nuove decorrenzePer chi matura i suddetti requisiti per il pensionamen-to dal 2012 non si applica più, salvo alcune eccezioni di Legge, la normativa sulle decorrenze differite per andare in pensione (cosiddette finestre di uscita di un anno, per

*per chi all’Inps ha solo contributi da dipendente** per chi ha soli contributi autonomi o misti autonomi-dipendenti o iscritte alla Gestione separata dell’Inps

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i dipendenti, e di diciotto mesi, per gli autonomi). Al riguardo, occorre segnalare che la prosecuzione dell’attività lavorativa è incentivata attraverso l’applicazione di coefficienti di trasfor-mazione calcolati fino all’età di 70 anni. Inoltre, per i dipendenti sono estese le tutele del licenziamento fino alla suddetta età.

Contributivo-pro rata La riforma introduce il sistema di calcolo contributivo per tutti i periodi di anzianità contributiva maturati dal 1° gennaio 2012 anche per i lavoratori che avevano almeno 18 anni di anzianità contributiva alla data del 31.12.1995. Il criterio applicato è quello

del pro-rata (continueranno quindi ad essere liquidati col sistema di calcolo retributivo gli anni di anzianità contri-butiva fino a tutto il 2011). Per una consulenza personalizzata è possibile rivolger-si al Patronato Epaca: gli operatori Epaca forniranno gratuitamente tutta l’assistenza necessaria, verificando il raggiungimento dei requisiti previsti dalla normativa vigente. Per conoscere l’ufficio Epaca più vicino, si può telefona-re al numero verde 800.667711 o visitare il sito Internet http://www.epaca.it/.

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SUINICULTURAn.2 2012 | 34

Cala la produzione suinicola

L’Associazione nazionale degli allevatori di suini ha recente-

mente pubblicato le prime stime sull’annata 2011. Sulla base

dei dati Istat, lo scorso anno la produzione italiana è diminu-

ita del 5,2% rispetto al 2010 per la diminuzione del numero

delle scrofe, dovuta al prolungarsi della crisi del settore; di

conseguenza, è diminuita anche l’attività di macellazione

che, con 13.323.500 capi, ha fatto segnare un significativo

arretramento (-3,2% rispetto al 2010). La mancanza del pro-

dotto di origine italiana ha portato a una rilevante impor-

tazione di suini e suinetti esteri (+ 28,3% rispetto al 2010).

Nel 2011 sono aumentate anche le importazioni di carni sui-

ne (in totale 1.036.066 tonnellate), corrispondenti ad un va-

lore di 2.007,7 milioni di euro (+5,5% rispetto all’anno prece-

dente). Positive le performance delle esportazioni, con circa

313.625 tonnellate (un balzo del 6,6% rispetto al 2010), per

un valore di circa 1.219,4 milioni di euro (+ 9,5% rispetto al

2010).

Calano invece i consumi di carne suina: rispetto al 2010 gli

acquisti sono scesi dell’1,6%, con una diminuzione del consu-

mo pro-capite del 2,1%. In ripresa i prezzi dei suini nazionali

da macello, con + 12% per quelli leggeri e + 15,6% per quelli

pesanti Dop 160/176 kg; in calo del 2,3% invece le quotazioni

dei suinetti.

Grazie al rafforzamento delle quotazioni, lo scorso anno

il valore della produzione suinicola italiana è cresciuta del

9,6% (per un totale di 2.644,3 milioni di euro) nonostante la

contrazione nelle produzioni. Il settore si trova ancora oggi

a dover fronteggiare un notevole rincaro del prezzo delle

materie prime per l’alimentazione degli animali, soprattutto

per mais (+33,7%), orzo (35,9%) e crusca di frumento tenero

(30,2%). Complessivamente, il costo di una razione standard

è cresciuto del 24,3% rispetto al 2010.

La crisi della suinicoltura italiana è aggravata dallo scarso

potere contrattuale degli allevatori all’interno dell’intera

filiera produttiva e nelle produzioni Dop. Coldiretti stima

che nel 2011 le quote percentuali dei prodotti ottenuti dai

suini pesanti italiani si ripartiscano in un 16% agli allevatori

e un 10,5% ai macellatori contro il 23,5% dell’industria e il

50% alla distribuzione. In questo quadro diventa importan-

te valorizzare tutte quelle iniziative che, come i mercati di

Campagna Amica, accorciano la filiera offrendo la giusta

remunerazione ai produttori e prezzi più convenienti ai con-

sumatori.

filiere corte per battere la crisi

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n.2 2012 | 36 TECNICO

Tipi di colturaReg. agr. n° 1 valori medi

Reg. agr. n° 2 valori medi

Reg. agr. n° 3 valori medi

Reg. agr. n° 4 valori medi

Reg. agr. n° 5 valori medi

€/mq €/mq €/mq €/mq €/mq

Seminativo 0,78 2,00 1,35 2,98 3,30

Seminativo Arborato 0,85 2,20 1,05 === ===

Seminativo Irriguo === === === 3,40 3,80

Prato 0,56 1,70 1,05 === ===

Prato Irriguo === 2,17 === 2,40 2,90

Prato a Marcita === === === 2,30 2,75

Risaia Stabile === === === 2,80 2,86

Pascolo 0,33 0,36 0,33 === ===

Pascolo Arborato 0,34 0,37 0,34 === ===

Orto === 3,07 === 2,78 3,09

Orto Irriguo === === === 3,45 4,16

Vigneto I.G.P. 1,27 4,00 3,20 === ===

Vigneto D.O.C. === 5,04 4,00 === ===

Frutteto 2,75 3,30 2,90 === ===

Bosco Alto Fusto 0,59 0,79 0,59 1,05 1,18

Bosco Ceduo 0,45 0,48 0,46 0,72 0,79

Bosco Misto 0,45 0,50 0,46 0,79 0,92

Incolto Produttivo 0,35 0,35 0,35 0,50 0,50

Commissione provinciale espropri provincia di pavia

Regione Agraria 1: Bagnaria, Brallo di Pregola, Menconico, Romagnese, Santa Margherita Staffora, Val di Nizza, Val-verde, Varzi, Zavattarello.

Regione Agraria 2: Bosnasco, Calvignano, Canneto Pave-se, Castana, Casteggio, Cigognola, Codevilla, Corvino San Quirico, Godiasco, Montebello della Battaglia, Montescano, Montù Beccaria, Mornico Losana, Oliva Gessi, Pietra de’ Giorgi, Redavalle, Retorbido, Rivanazzano, Rovescala, San Damiano al Colle, Santa Giuletta, Santa Maria della Versa,

Stradella, Torrazza Coste, Torricella Verzate, Zenevredo.Regione Agraria 3: Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Ca-

nevino, Cecima, Fortunago, Golferenzo, Lirio, Montaltio Pavese, Montecalvo Versiggia, Montesegale, Ponte Nizza, Rocce de’ Giorgi, Rocca Susella, Ruino, Volpara.

Regione Agraria 4: Candia Lomellina, Castello d’Agogna, Ca-stelnovetto, Ceretto Lomellina, Confienza, Cozzo, Galliavo-la, Langosco, Lomello, Mede, Nicorvo, Olevano, Ottobiano, Palestro, Robbio, Rosasco, Sant’Angelo Lomellina, Semiana,

ANNOTAZIONI: • pioppeti,coltureflorovivaisticheeboscolatifogliepregiatevannovalutatiriferitialterrenonudo(seminativo,semina-

tivo irriguo, etc.) con soprassuolo stimato a parte. • per ogni Regione Agraria sono state evidenziate in verde le colture agricole più redditizie ai sensi del 4° comma dell’art. 16.• (numeriingrassetto)perilsem.edilsem.arb.perisoliterrenidipianuradellaR.A.2siapplicherannoivalorimedi

per la coltura corrispondente alla R.A. 10. • perrisaiastabilesiintendonoterrenichenonpermettononessunaltrotipodicoltivazionealternativa.

Page 37: CP 2/2012

TECNICO | 37

Reg. agr. n° 6 valori medi

Reg. agr. n° 7 valori medi

Reg. agr. n° 8 valori medi

Reg. agr. n° 9 valori medi

Reg. agr. n° 10 valori medi

Reg. agr. n° 11 valori medi

€/mq €/mq €/mq €/mq €/mq €/mq

3,42 3,72 3,30 2,78 3,60 3,20

=== === === === 3,75 ===

4,00 4,60 3,70 3,15 === 3,50

=== === === === === ===

3,36 3,10 2,56 === 2,70 2,80

3,10 3,00 2,43 2,45 === 2,50

3,20 3,38 3,00 2,48 === 2,80

=== === === === === ===

=== === === === === ===

2,77 2,95 2,77 2,77 3,44 2,77

4,20 4,00 3,60 3,30 3,61 3,60

=== === === === 3,20 2,20

=== === === === 4,00 2,68

=== === === === 3,80 2,50

1,31 1,12 1,21 0,98 0,98 1,18

0,53 0,53 0,49 0,67 0,66 0,66

0,79 0,79 0,53 0,79 0,75 0,79

0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50

Tabella dei valori agricoli medi riferiti all’anno 2011 e valevoli per l’anno 2012(Ai sensi del quarto comma dell’art. 41 del D.P.R. 8.6.2001 n. 327 e successive modifiche e integrazioni)

Valeggio, Valle Lomellina, Velezzo Lomellina, Villa Biscossi, Zeme.

Regione Agraria 5: Alagna, Albonese, Borgo San Siro, Cassol-novo, Cergnago, Cilavegna, Dorno, Gambolò, Garlasco, Gra-vellona, Gropello Cairoli, Mortara, Parona, San Giorgio Lo-mellina, Tromello, Vigevano, Zerbolò.

Regione Agraria 6: Bereguardo, Linarolo, Pavia, Torre d’Isola, Valle Salimbene.

Regione Agraria 7: Albuzzano, Bascapè, Battuda, Borgarello, Bornasco, Casorate Primo, Ceranova, Certosa di Pavia, Co-piano, Cura Carpignano, Filighera, Genzone, Gerenzago, Giussago, Landriano, Lardirago, Magherno, Marcignago, Marzano, Rognano, Roncaro, San Genesio ed Uniti, Sant’A-lessio con Vialone, Siziano, Torre d’Arese, Torrevecchia Pia, Trivolzio, Trovo, Vellezzo Bellini, Vidigulfo, Villanterio, Vista-rino, Zeccone.

Regione Agraria 8: Carbonara al Ticino, Cava Manara, Fer-rera Erbognone, Mezzana Rabattone, Pieve Albignola,

San Martino Siccomario, Sannazzaro de’ Burgondi, Scal-dasole, Sommo, Travacò Siccomario, Villanova d’Arden-ghi, Zinasco.

Regione Agraria 9: Breme, Frascarolo, Gambarana, Mezzana Bigli, Pieve del Cairo, Sartirana Lomellina, Suardi, Torreberet-ti e Castellaro.

Regione Agraria 10: Albaredo Arnaboldi, Barbianello, Bastida de’ Dossi, Bastida Pancarana, Bressana Bottarone, Broni, Campospinoso, Casanova Lonati, Casatisma, Casei Gerola, Castelletto di Branduzzo, Cervesina, Corana, Cornale, Lun-gavilla, Mezzanino, Pancarana, Pinarolo Po, Pizzale, Rea Po, Robecco Pavese, San Cipriano Po, Silvano Pietra, Verretto, Verrua Po, Voghera.

Regione Agraria 11: Arena Po, Badia Pavese, Belgioioso, Chi-gnolo Po, Corteolona, Costa de’ Nobili, Inverno e Monteleo-ne, Miradolo Terme, Monticelli Pavese, Pieve Porto Morone, Portalbera, Santa Cristina e Bissone, San Zenone al Po, Spes-sa Po, Torre de’ Negri, Zerbo.

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FILIERA BOSCO LEGNO ENERGIALa misura 221 del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Lombardia finanzia la costituzione di boschi permanenti e di

impianti di arboricoltura da legno su terreni agricoli in Lombardia

LE TIPOLOGIE DI INTERVENTO AMMISSIBILI A FINANZIAMENTO

• Tipologia A: Boschi permanenti, a scopo ambientale, paesaggistico o protettivo, con durata dell’impegno di anni

15 ma con vincolo forestale permanente

• Tipologia B: Arboricoltura da legno a ciclo medio - lungo, per la produzione di legname di pregio con durata

dell’impegno di anni 15

• Tipologia C: Arboricoltura da legno con ceduazione a turno breve, per la produzione di biomassa a fini energetici

o di legname da lavoro, con durata dell’impegno di anni 8

• Tipologia D: Arboricoltura da legno a rapido accrescimento (pioppeti), con durata dell’impegno di anni 8.

La principale novità introdotta da marzo 2011 riguarda la possibilità di finanziare i pioppeti a ciclo medio - lungo

nell’ambito della tipologia B, i pioppicoltori avranno due opzioni:

1) continuare a fare pioppeti a ciclo breve con durata minima 8 anni finanziati con il solo contributo sulle spese d’im-

pianto nell’ambito della tipologia D

2) aderire alla tipologia B, che finanzia impianti a ciclo medio–lungo con durata minima dell’impegno di 15 anni.

La tipologia B prevede, oltre al contributo sulle spese di impianto, un premio annuale per il mancato reddito che

va da 150 a 700 €/ha per 15 anni ed un premio annuale per la manutenzione di 650 €/ha/anno per i primi 5 anni

di impegno.

La densità minima per gli impianti di tipologia B è di 500 piante per ettaro suddivise tra specie principali da

portare a fine ciclo e specie accessorie; la novità è costituita dal fatto che possono essere usati, sia come piante

principali, che come piante accessorie, anche i cloni di PIOPPO IBRIDO fino ad un massimo di 270 piante/ha.

LOCALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO

Gli interventi devono essere realizzati in Lombardia nei seguenti territori:

interventi di tipologia A e B nel territorio dei comuni classificati di “pianura” o di “collina” dall’ISTAT.

interventi di tipologia C e D nel territorio dei comuni classificati di “pianura” dall’ISTAT.

FILIERA BOSCO LEGNO ENERGIAFI

LIER

A B

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Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone ruraliPSR 2007-2013 Direzione Generale Agricoltura

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FILIERA BOSCO LEGNO ENERGIA

I terreni su cui realizzare l’impianto devono essere agricoli, ossia essere coltivati, nei due anni precedenti la realiz-

zazione dell’intervento, aseminativioaltrecoltureerbaceeavvicendate.

CHI PUÒ PRESENTARE LA DOMANDA

Soggetti Tipologie di intervento Cosa viene finanziato

Imprenditori Agricoli Professionali (IAP)

A – B•Spesediimpianto•Aiutoannualepermanutenzione•Aiutoannualepermancatoreddito

C - D Spese di impianto

Altre persone fisiche o giuridiche di diritto privato A – B

•Spesediimpianto•Aiutoannualepermanutenzione•Aiutoannualepermancatoreddito

Persone giuridiche di diritto pubblico A – B Spese di impianto

COSA VIENE FINANZIATO

• Spese di impianto: rimborso parziale delle spese sostenute dal richiedente, calcolato in percentuale sui costi so-

stenuti, nei limiti delle voci indicate nel prezzario o dei costi standard indicati nelle disposizioni attuative

Tipologia di intervento Spesa unitaria massima ammessa (€/ha)

Percentuale contributo base

Contributo massimo unitario (€/ha)

A. Boschi permanenti 10.500,00 70% 7.350,00

B. Arboricoltura da legno a ciclo medio lungo 6.500,00 70% 4.550,00

C. Cedui a turno breve per biomassa 3.500,00 40% 1.400,00

D. pioppeti 3.500,00 60% 2.100,00

la percentuale di contributo è maggiorata del 10% rispetto alla tabella precedente:

• pergliinterventiditipologiaAoBoDnellezoneinclusenellareteNatura2000;

• pergliinterventiditipologiaDrealizzatidaIAPcheabbianoacquisitolacertificazioneforestalesecondoglistan-

dard della gestione sostenibile (FSC o PEFC) per la loro azienda.

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone ruraliPSR 2007-2013 Direzione Generale Agricoltura

• premio per mancato reddito: L’aiuto annuale per il mancato reddito viene erogato per 15 anni per gli impianti di

tipologia A e B

Tipologia di intervento Imprenditori agricoli professionali Altre persone di diritto privato

A. Boschi permanenti a scopo ambien-tale, paesaggistico o protettivo 700€/ha/anno in tutti i comuni 150€/ha/anno in tutti i comuni

B. Arboricoltura da legno a ciclo me-dio-lungo

700€/ha/anno in comuni di pianura (classificazione ISTAT)

150€/ha/anno in tutti i comuni

440€/ha/anno in comuni di collina (classificazione ISTAT)

• premio per manutenzione: è un finanziamento della durata di cinque anni erogato annualmente ai soggetti che

abbiano realizzato un intervento di misura 221 di tipologia A o B per coprire le spese per la manutenzione dell’im-

pianto.

L’aiuto annuale per la manutenzione è pari a:

• 500,00€all’ettaroperogniannodalprimoalquintonelcasodiinterventiditipologiaA;

• 650,00€all’ettaroperogniannodalprimoalquintonelcasodiinterventiditipologiaB.

Non sono previsti aiuti annuali per la manutenzione:

• perlepersonegiuridichedidirittopubblico;

• pergliimpiantiditipologiaCeD.

CUMULABILITà E COMPATIBILITà DEI FINANZIAMENTI

I terreni impiantati con le tipologie A e B non possono essere abbinati ai titoli PAC, i terreni impiantati con tipologie C

e D sono invece abbinabili ai titoli

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche degli impianti occorre fare riferimento al decreto della Giunta della

Regione Lombardia n. 10116 del 3 novembre 2011 pubblicato sul BURL serie Ordinaria n. 45 del 8 novembre 2011.

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Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

QUANDO PRESENTARE LA DOMANDA

Le domande possono essere presentate ininterrottamente fino al 31 luglio 2013, tuttavia al fine della realizzazione

delle graduatorie e delle istruttorie delle domande l’epoca di presentazione è divisa in intervalli denominati periodi:

9° periodo: 14 maggio 2012

10° periodo: 31 luglio 2012

11° periodo: 13 maggio 2013

12° periodo: 31 luglio 2013

Alle domande viene assegnato un punteggio di priorità in base alle caratteristiche del richiedente e dell’intervento

da realizzare, la Regione Lombardia finanzia le richieste in ordine decrescente rispetto al punteggio di priorità fino

all’esaurimento delle risorse disponibili.

I lavori per la realizzazione dell’intervento non possono essere avviati prima della data di formale comunicazione di

ammissione a finanziamento dell’intervento medesimo.

FILIERA BOSCO LEGNO ENERGIA

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Coltivare e crescere insieme ridando valore al territorio, alla tradizione e alla nostra storia

Lo scorso 4 febbraio a Rivanazzano Terme, presso il Te-atro Comunale, si è tenuto il convegno “Coltivare il fu-turo” organizzato da Coldiretti insieme all’Istituto Com-prensivo di Rivanazzano Terme.Il programma ha visto tre sintetiche relazioni di Luciano Valle, filoso ambientalista, Vilma Pirola, coordinatrice provinciale di Donne Impresa Coldiretti e Stefano Raviz-za, delegato regionale e provinciale di Giovani Impresa Coldiretti. A seguire ha preso vita una tavola rotonda cui hanno partecipato Alberto Lucotti ed Elisabetta Scabrosetti che hanno portato la propria esperienza di contatto con il mondo della scuola attraverso l’agricol-tura multifunzionale, i docenti Mara Saviotti e Fiorenza Lanfranchi, la ricercatrice Graziella Arazzi, Luigi Tosca-ni, dirigente dell’Istituto Gallini e Piera Selvatico, storica della cucina locale.Durante il convegno l’autrice Graziella Zelaschi ha pre-sentato il libro “Star bene con il cibo e la terra”.Al termine gli studenti dell’Istituto Alfieri di Voghera hanno offerto un risotto d’Oltrepò cucinato dal ristoran-te Selvatico di Rivanazzano.

Al convegno hanno partecipato e sono intervenuti il pre-sidente della Provincia Daniele Bosone e il presidente della Coldiretti di Pavia Giuseppe Ghezzi.Tra i presenti anche il direttore di Coldiretti Giovanni Roncalli, il presidente della Comunità montana Bruno Tagliani e i sindaci della zona.“È una straordinaria occasione di incontro – ha com-mentato Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia – tra due mondi che hanno molto in comune e che possono, da un efficace scambio di esperienze, trarre grandi benefici e fornire spunti di crescita soprattutto ai giovani, studenti e imprenditori”.

Anche Robecco Pavese ha celebrato la propria Giornata del Ringraziamento. Lo scorso 11 dicembre grande successo e soddisfazione dei soci che si sono riuniti per l’occasione.

Coltivare il territorio dialogo tra scuola e agricoltura

BREVI

Un momento dell’intervento di Vilma Pirola e Annamaria Seves

Ringraziamento a Robecco

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Un momento dell’intervento di Vilma Pirola e Annamaria Seves

Visto il successo riscosso (circa 4000 SIM), Agritel in accordo con Coldiretti, presenta il nuovo piano RICARICABILE, che andrà ad affiancarsi al già collaudato piano a CONTRATTO.

L’ obbiettivo primario del progetto AGRITEL-COLDIRETTI rimane quello di Estendere la Community Agricola, e utilizzarla come leva per abbattere i prezzi e offrire agli Associati una reale e trasparente possibilità di risparmio sulla bolletta di telefonia mobile.

Il piano RICARICABILE, consente di rafforzare tale obbiettivo ,offrendo tariffe vantaggiose, anche a quella parte di associati con una spesa media mensile <75,00 € per i quali non era conveniente adottare il piano a CONTRATTO.

Principali Caratteristiche dell’offerta:

• Canone: 2 euro a settimana

• Tariffazione per gli effettivi secondi di conversazione

• Telefono in OMAGGIO ,a scelta tra 20 modelli disponibili

• Direttrice Intercom 33 ore di conversazione al mese a costo zero

• Direttrice Rete Fissa 0,03 euro minuto

• Direttrice Tim 0,06 euro minuto

• Direttrice Sms 0,06 euro cad.

• Direttrice Altri operatori mobili 0,08 euro minuto

• Pagamento tramite Rid bancario (canoni e ricariche post pagate)

• Esente da Tassa di Concessione Governativa e da anticipo e/o scatto alla risposta

• Tre modalità di ricarica disponibili (Automatica ,Manuale ,Mensile)

Possono aderire all’offerta i Dipendenti Coldiretti/Impresa Verde ,gli Associati Coldiretti e gli Associati

Fondazione Campagna Amica

Contattare l’addetto di zona per maggiori informazioni

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