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n.105 APRILE 2016 Editore Reclam Edizioni & Comunicazione srl . viale della Lirica 43 . 48124 Ravenna . Iscrizione al Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8/11/2004 . Redazione 0544.271068 . [email protected] . Pubblicità 0544.408312 . [email protected] . ISSN 2499-2550 ALL’INTERNO OFFERTE QUALIFICATE CON ANNUNCI FOTOGRAFICI CASA BELLA CASA ARCHITETTURA E STORIA CITTÀ E QUARTIERI LOCALI DI DESIGN ARTE CONTEMPORANEA ABITARE L HABITAT ARCHITETTURA, ARREDAMENTO E ANNUNCI IMMOBILIARI

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Voglia di relax nel borgo antico tra natura, pietra e aufgusssulle sponde dell’Acerreta

Edilmax 14 .Idea Casa 15 .

Studio Effe 23 .Gesticasa . Gabetti 24 .

Futura 25 .Happy Home . Scor 26 .

Romagna 27 .Sir Case 32 .Habitat 35 .

Case d’Autore . Mondo Casa 42 .Assocase . Mazzini 43 .

di Paolo Bolzani

16 Il Palazzo del Governo a Ravenna, le vicende secolari

di un edificio del poterearchitettura e storia ________________________________________________

casa bella casa _____________________________________________________

di Pietro Barberini

28 Lugo: la piazza di Romagnaracconta la propria storia

fra mercati, cultura e passionicittà e quartieri ______________________________________________________di Chiara Bissi

38 Pulp fiction da riviera:Pasolini e la «ragazzaglia» ravennate

incontrata nel viaggio del 1959grand tour ______________________________________________________________di Alberto Giorgio Cassani

50 Artificio e natura,dai paesaggi alla Land Art.

L’ambiente ricreato dall’arte percorsi artistici ____________________________________________________di Serena Simoni

56 La Paulownia di Le Corbusier.Storia di un albero

e di un architettodesign e lifestyle _____________________________________________________di Sabrina Ghinassi

60 M11, un club di campagnatra Scandinavian dinner,

“tex-mex” e Django-Djangolocali di design ________________________________________________________di Paolo Bolzani

68 Pensieri sparsisulla schiuma del mondo.

Rifugiati e diritto di asilocittà e società ______________________________________________________________di Marina Mannucci

74 Antichi borghi, evoluzione del concetto

di “recupero”abitare l’habitat ___________________________________________________________di Marco Turchetti

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fotografie

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OGGETTI AUTORE CP PAG 2016:Layout 1 18/04/16 21:55 Pagina 2

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Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8 novembre 2004

Direttore responsabile: Fausto Piazza Consulenza redazionale: Paolo Bolzani

Collaborano alla redazione: Pietro Barberini, Roberta Bezzi, Chiara Bissi, Alberto Giorgio Cassani, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini (grafica), Sabina Ghinassi, Marina Mannucci,Domenico Mollura, Cetty Muscolino, Guido Sani, Serena Simoni, Marco Turchetti.

Progetto grafico: Quadrastudio - www.quadrastudio.info

Restyling grafico: Gianluca Achilli

Referenze fotografiche: Alberto Giorgio Cassani, Pietro Barberini, Paolo Genovesi, Barbara Gnisci,Maurizio Montanari, Fabrizio Zani (e altre citazioni in pagina).

Redazione: tel. 0544.271068 - [email protected]

Editore: Edizioni e Comunicazione srl

viale della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544.408312 [email protected] - www.reclam.ra.it

Direttore generale: Claudia Cuppi

Stampa: Grafiche Baroncini - Imola - www.grafichebaroncini.it

edizione di Ravenna

ControcopertinaDall’esterno il locale M11, immerso nella campagna di Russi, è sostanzialmenteinvisibile, se non fosse per il piazzale adibito a parcheggio posto accanto allacasa colonica, sul fianco opposto a quello in cui viene fronteggiata da un vec-chio corpo di servizio, da cui viene separata per mezzo di un giardino, ricavatoal posto della vecchia aia contadina. M11 corrisponde ad un fare moderno: es-sere alla mano, ma amare i dettagli. Lasciare l’idea del ristorante per abban-donarsi a quella del club. Un lugo di ritrovo senza insegne.

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Voglia di relax tra natura, pietra e aufgusssulle sponde dell’AcerretaLa nuova vita di un borgo rurale di alta collina

fra i territori di Marradi e Tredozio

di Paolo Bolzani

Con il ritorno della primavera, velata dall’ariaumida di un ricordo di un tiepido inverno, sa-liamo sulle colline del Comune di Marradi, nellembo più orientale della provincia di Firenze.È probabile che in ciò influisca anche l’immi-nente anniversario del centenario dell’incon-tro tra Dino Campana e Sibilla Aleramo; unidillio, breve ma intenso, che si apre con unalettera di Marta Felicina Faccio, detta Rina,del 10 giugno 1916, con la quale ella esprimeal poeta di Marradi la sua ammirazione per isuoi Canti Orfici usciti nel 1914. Sarà che iltema dell'opera di Campana è centrato sul viaggio, onirico o reale, saràche l’alta collina faentina ha sempre qualcosa di magico, ma noi oggivorremmo evocare il viaggio come pratica di emancipazione dalla prassidel consueto e del quotidiano. Il nostro racconto ci porta nella valletta del torrente Acerreta, non lon-tano da Marradi e a due passi da Tredozio. Sulla strada che “mena” allavolta dell’Eremo di Gamogna, fondato da San Pier Damiani nel 1053, ol-trepassata da poco Badia della Valle, alla nostra sinistra si intravede,nascosto dal pendio che scende verso il torrente, un piccolo gruppo dicase in pietra, incassato tra i due controcrinali che scendono verso Lu-tirano, nella foto imbiancati dalle ultime nevi (figg. 1-2). Il territorio ècarico di elementi suggestivi. Poco lontano, oltre il controcrinale occi-dentale, si trova la Cascata dell’Acquacheta, celebrata da Dante nel-l’Inferno (XVI, 94-102); sarà quell’acqua, un po’ più a valle, a formare ilMontone, che bagna Forlì e sfocia a Ravenna. Lungo il gorgheggiantemormorio dell’Acerreta (fig. 3), in prossimità dell’affluenza del piccolo

ruscello del Rio Corniola sulla riva oppostaal borgo, nel XVII secolo si insediava un mu-lino insieme a qualche fabbricato, funzio-nale all’attività di controllo di un vastopodere delimitato dalle cime dei due con-trocrinali, cui in seguito si costituì verosi-milmente una stazione di posta. Oggi, a seguito di un attento lavoro di re-cupero condotto dal 1996 al 2000 dall’ar-chitetto Ennio Nonni di Faenza, il piccolocomplesso aziendale è rimasto residenzadi pregio, accogliendo ora un B&B consauna finlandese, incastonato dall’anticarugosa bellezza della pietra dell’alta collinamarradese. Il fabbricato principale seicen-

tesco è ornato nel fronte da un grande forno e si apre sulla corte prin-cipale, articolata in due livelli dalla linea sinuosa di una scala ad effettoscenografico, quasi teatrale; da qui il nome di “piazza del teatro”, ancheper la loggetta che si dispone come una quinta verso il terreno. Ristrutturato parzialmente negli anni Cinquanta a seguito di un terre-moto, oggi il fabbricato principale reca memoria di quell’intervento coni cordoli in cemento lasciati a vista, dopo essere stati opportunamenteoggetto di una provvidenziale martellinatura che ne ha stemperato l’ec-cessiva modernità materica, pur senza negarla. Verso valle gli si affiancauna casa in cui ora si trovano le camere da letto padronali e quelle degliospiti, ad eccezione della stalla con fienile, costruiti sul lato a monte ametà dell’Ottocento. Dalla corte centrale si può scendere al greto deltorrente percorrendo un passaggio laterale che borda l’ampio parcoverso valle e conduce alla piazzola più bassa, omaggiata dalla chiomadi un possente albero e denominata “piazzetta del torrione” per la pre-senza di un cilindrico terrapieno bordato da un vecchio muro che pro-

Nell’Antico Borgo di Rio Corniolavivono Francesco Muscio

e Laura Giacovazzi, che hannolasciato la città per immergersi

in un paesaggio sospeso in una condizione senza tempo:

il tempo della pietra, del medioevo,delle colline verdi, ma anche

del rituale del vapore aromatico nella pratica della sauna finlandese

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Foto 1: vista delborgo in inverno,proveniendo dal valico.Foto 2: vista dalborgo dal torrenteAcerreta.Foto 3: scorcio deitetti dei tre fabbricatiprincipali del borgo ininverno, proveniendodal fondovalle.

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Foto 4: un fabbricato lambito dal torrente Acerreta. Foto 5: planimetria del Borgo. Foto 6: veduta della “piazzetta del teatro”,corte principale del Borgo a due livelli. Foto 7: il soggiorno del B&B verso il camino. Foto 8: l’angolo conversazione nel soggiorno.Foto 9: il soggiorno verso la porta che conduce al living del corpo di fabbrica doppio. Foto 10: living del corpo di fabbrica doppio.

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Oggi, a seguito di un attento lavoro di recuperocondotto dal 1996 al 2000 dall’architetto

Ennio Nonni di Faenza, il piccolo complessoaziendale è rimasto residenza di pregio,

ora accogliendo un B&B con sauna finlandese,incastonato dall’antica rugosa bellezzadella pietra dell’alta collina marradese

segue come bordo del prato del parco e su cui un tempo si trovava ad-dossata la letamaia. Osservando l’alveo dell’Acerreta che si spinge fin quasi a bagnare lemura in pietra dei fabbricati più antichi (fig. 4), scivolando con la suaacqua limpida su grossi lastroni di arenaria e pietra di galestro, vienespontaneo di immaginare ad un effetto dovuto ad un’azione naturale.Quello che sembra tale, in realtà si rileva l’esito di un intervento di ri-modellazione dell’alveo stesso, con asportazione di grandi depositi diterra e di vegetazione infestante, al termine del quale le sponde del tor-rente si sono tramutate in una piscina naturale. Questa predisposizioneal restauro ambientale si rivela anche nel parco a valle, ornato da es-senze arboree autoctone (carpini, ippocastani) e nel segmentare il di-slivello di 11 metri tra la strada di Valle Acerreta e il torrente, al terminedel quale il borghetto ha assunto l’aspetto di una struttura “urbana” agradoni (fig. 5), sfalsata in piazzette, scalinate e nuovi pendii, comequello che omaggia le stanze della vecchia stalla-fienile con un fittomanto sempreverde tappezzante in cotonastro (cotonaster salicifoglie).Dalla piazzetta centrale si può invece risalire al livello superiore stra-dale sottopassando l’arco di un corpo di fabbrica che ricorda una portaurbana, ornata da una finestra orbicolare in cui si trova inserita unaruota di un carro, viceversa un grande fiore della collina, simbolo di pro-sperità, fertilità e lavoro. E qui il restauro conservativo lascia spazio aquello stilistico, come accade nel fabbricato posto accanto in aderenzaalla loggetta, che reca un segnacolo simile, e che ritroveremo iscrittosull’architerave del fabbricato principale. Nell’Antico Borgo di Rio Corniola, questo il nome del B&B, vivono Fran-cesco Muscio e Laura Giacovazzi, che raccontano in questo modo lascoperta che li ha portati a mutare scenari e stili di vita: «stavamo cer-cando un rustico per allontanarci dalla città. Avevamo già trovato unmulino in Toscana, ma quando da Faenza ci hanno segnalato questoluogo abbiamo capito che qui c’era l’atmosfera psichica positiva». Al richiamo del paesaggio della natura silvestre, dell’architettura ruraledell’alta collina tra la Toscana e la Romagna faentina, dal contatto rudedella pietra e dell’esperienza della solitudine, lontani dai rumori, cheevoca un certo senso di medioevo, più magico che reale, palpitante diodori antichi, sono accorsi ospiti da tutte le parti d’Italia e del mondo.Entriamo nell’edificio padronale, posto al centro dei tre che si affac-ciano sul torrente. Subito una scala si disimpegna nei percorsi, vegliatada Il canto mattutino del galletto, opera di Francesco Galeotti di Marradi

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dipinta sul sasso locale, autore inoltre di una singolare “Madonna Fa-raona”. Proseguiamo, passando sotto un architrave con coppia di men-sole seicentesche, e raggiungiamo il grande soggiorno padronale, cuoredel borgo, utilizzato anche come sala per le colazioni (fig. 7). È dominatoda un grande camino recante lo stemma di Marradi. Ai suoi fianchi sitrova un lungo tavolo frattino, bordato da una credenza a muro ad antemascherate da sportellini quadrati, illuminate da una singolare appli-que a “palo di vite”, progettata dallo stesso Nonni e collocata a fiancodella finestra. Tra le sedie si scorge la “sedia con orecchie” della “Col-lezione Rio Corniola” disegnata anch’essa da Nonni (fig. 13). All’altrolato del camino si dispone la zona conversazione, con due comode pol-trone imbottite dal gusto rétro (fig. 8), illuminata da una abat jour aterra con struttura in ferro in foggia di serpente, anch’essa uscita dallamano dell’architetto, autore di quasi tutti gli oggetti che pullulano negliambienti. Ci giriamo verso una grande porta “armata” con struttura inferro a vista, che scopriremo essere progettata per difendersi da intrusinon graditi provenienti dal vecchio fienile, cui si perviene per mezzo diun passaggio a ponte sospeso in quota, dal sapore medievale. Accantoalla porta si dispone un tavolino di servizio tratto da un piano da lavorodi un ebanista, vegliato da una serie di oggetti, tra cui un stampa perostie (fig. 9). Raggiungiamo il fienile (fig. 10), “Suite sul torrente”, in-trodotta da una “Pera” su arenaria di Giovanni Pini da Solarolo. Il fienilesi incendiò nel 1848, come riporta una targa soprastante la grande fi-nestra con grata dello spazio living, al primo piano. Consiste in un corpodi fabbrica doppio, con camera da letto al piano terra, laddove si trovavala stalla per le pecore, e ambiente living al primo piano nel fienile, col-legato al grande soggiorno. Un sofa con stoffa in stile Mackintosh «con-sente alla persona seduta di stare con lo sguardo alla stessa altezza di

Osservando l’alveo dell’Acerreta che si spinge finquasi a bagnare le mura in pietra dei fabbricati più

antichi, scivolando con la sua acqua limpida sugrossi lastroni di arenaria e pietra di galestro, vienespontaneo di immaginare ad un effetto dovuto ad

un’azione naturale. Quello che sembra tale, in realtàsi rileva l’esito di un intervento di rimodellazione

dell’alveo stesso, con asportazione di grandidepositi di terra e di vegetazione infestante, al

termine del quale le sponde del torrente si sonotramutate in una piscina naturale.

Foto 11: scala del corpo di fabbrica doppio.Foto 12: camera da letto del corpo di fabbrica doppio.Foto 13: particolare di una “sedia dalle orecchie”, della collezione“Rio Corniola”.Foto 14: camera da letto matrimoniale.

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CASA BELLA CASA

un presbitero yemenita posto accanto», spiega Nonni, autore di unasingolare chaise lounge in legno e ferro e del lampadario/abat jour “aforca” (fig. 11), posto ad illuminare anche la scala che conduce alla zonanotte (fig. 12), in cui troveremo un “trono di legno” a vegliare il talamonuziale e una Madonna con Bambino su fondo oro di Pietro Lenzini. Lavisita prosegue nelle altre due camere da letto matrimoniali (fig. 14),una delle quali occupata dai nostri ospiti e dalla “Stanza del viandante”,con coppia di letti a castello (fig. 15). Si può inoltre scendere a pianoterra e in questo modo raggiungere una tavernetta, con frattino cen-trale (fig. 16) e camino «alla Wright» (Nonni), sagomato con camera diriscaldamento. Usciamo per raggiungere l’ultima meraviglia, il regnodell'Aufgussmeister ("maestro di Aufguss"), il rituale con cui France-sco intrattiene i propri ospiti nella sauna finlandese ricavata nel depo-sito della legna, posta nella corte più alta, in cui si può fermare in relaxnella camera con gli sdrai (fig. 18), oppure affrontare la fragrante e spi-rituale esperienza degli 80°C della sauna, da cui si può uscire per im-mergersi nella vasca idromassaggio “a tino” con stufa a legna adimmersione (fig. 19). Oggi ci siamo presi una piccola pausa dal “logoriodella vita moderna”, come avrebbe detto qualcuno tanti anni fa. Ab-biamo descritto un paesaggio sospeso in una condizione senza tempo:il tempo della pietra, delle colline verdi, del silenzio, del medioevo, maanche del rituale dell’aufguss.

Le foto del servizio sono di Fabio Forapan e Ennio Nonni (2, 16, 17).

Il grande soggiorno padronale, cuore del borgo,viene utilizzato anche come sala per le colazioni.

È dominato da un grande camino recante lo stemma di Marradi. Ai suoi fianchi si trova unlungo tavolo frattino, bordato da una credenza

a muro ad ante mascherate da sportellini quadrati,illuminate da una singolare applique

a “palo di vite”, progettata dallo stesso Nonni e collocata a fianco della finestra.

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> Crediti• Progetto e DL: architetto Ennio Nonni

• Opere di falegnameria, arredi, infissi: BM di Franco Maretti (Marradi - FI)

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• Fornitura e scolpitura pietra: Cava Piegna di Monducci

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Foto 15: camera da letto con letti a castello. Foto 16: tavolo della tavernetta. Foto 17: camino della tavernetta. Foto 18: sala relax con rivestimento inmezzi tronchi. Foto 19: sauna finlandese ricavata nel deposito, con vista verso la vasca idromassaggio “a tino”, con stufa a legna ad immersione.

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CASA BELLA CASA

di Pietro Barberini

Siamo nell’alta valle dell’Acerreta, un bel torrente che scende dai con-trafforti del Monte Bruno (1089 m. di altezza). Il ruscello corre versovalle, incidendo con un solco diritto i dolci declivi quasi inchinati ai piedidella Badia della Valle che Pietro Damiano consacrò a San Giovanni Bat-tista nel 1053.Saranno state le acque, trasparenti e pure, ad ispirare il Santo, fonda-tore dell’Ordine dei Monaci Camaldolesi?Dalla Badia di Acerreta della Valle, dipendeva l’Eremo di Gamogna, de-dicato a San Barnaba che prosperò per oltre cinque secoli come romi-torio dei monaci Camaldolesi. Nel XIII secolo, dove il Rio Corniola “precipita” nel ruscello, si è formatoun Borgo, stazione di posta dove riposavano viandanti e cavalli nei per-corsi appenninici fra Firenze e le Romagne. Il Borgo addossato al tor-rente ne sfruttò le acque per macinare orzo e granaglie strappate alledure terre di una campagna protetta da creste collinari che formanoampi terrazzamenti. Le case assumono nomi ed identità toponomastiche come lo stessoBorgo Corniola e Rio Faggeta.Lutirano è il centro principale che permette di raggiungere la valle delTramazzo, valicando il passo della Collina che fa da confine fra Toscanae Romagna: nel folto di una bella abetaia si arriva a 600 metri di quotaper scendere verso Tredozio, il cui territorio fa parte delle foreste Ca-sentinesi. Le case di Lutirano si affacciano alla strada e al torrente e lasua piazza, un prato erboso, è sovrastata dal ponte che unisce le duesponde. La località è collegata a Marradi da un servizio di autobus cheserve anche a trasportare gruppi di persone all’importante centro dimeditazione buddista di Vipassana. Questi luoghi conservano ancora il fascino derivante dalle solitarie ispi-razioni dei monaci Camaldolesi, che ne hanno mantenuto intatta la me-moria. La morfologia e la stessa collocazione geografica hanno favorito,fin dai tempi di Dante, il passaggio di viandanti e mercanti dal Casentinoe dal Mugello alla Romagna e viceversa. Per i ricordi e le citazioni nellasua Commedia, Dante Alighieri transitò lungo il torrente Acerreta, forseprovenendo dalla cascata dell’Acquacheta che descrive mirabilmente:

Come quel fiume c'ha proprio cammino prima dal Monte Viso 'nver' levante,da la sinistra costa d'Apennino,che si chiama Acquacheta suso, avanteche si divalli giù nel basso letto,e a Forlì di quel nome è vacante,rimbomba là sovra San Benedettode l'Alpe per cadere ad una scesaove dovea per mille esser recetto;così, giù d'una ripa discoscesa,trovammo risonar quell'acqua tinta,sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa

Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XVI, Versi 94-102Sul fianco della Badia di San Giovanni Battista è collocato un orologio solare

che porta un’altra straordinaria terzina di Dante (Paradiso, X-28)

Lo ministro maggior de la natura, che del valor del ciel lo mondo imprenta e col suo lume il tempo ne misura

Secoli dopo un altro illustre viandante passò da Badia di Valle: era unanotte d’agosto 1849 e il generale Giuseppe Garibaldi accompagnato dalsuo luogotenente, venne protetto e guidato dal sacerdote di Modiglianadon Giovanni Verità. La via della fuga verso il Granducato di Toscanapassò fra queste colline. Transiti illustri che sembrano far parte dello stesso paesaggio, perchéanche la geografia conserva la memoria della storia. Agli abitanti e ai visitatori il compito di mantenerla viva.

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Foto 1: Passo della Collina: si entra in Toscana.Foto 2: Lutirano sul torrente di Valle o Acerreta.

Foto 3: l’orologio solare sul fianco di un edificio di Badia di Valle.Foto 4: bus stop fra le colline.

Foto 5: l’acqua corre fra le case di Lutirano.Foto 6: Badia di Valle, sullo sfondo il campanile

della chiesa dedicata a San Giovanni Battista.Foto 7: Borgo Corniola sull’Acerreta.Tutte le foto sono di Pietro Barberini.

L’alta valle dell’Acerretae i suoi transiti illustri

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di Pietro Barberini

Le giornate del FAI quest’anno hanno aperto il Palazzo del Governo, lagrande struttura che occupa gran parte del lato sud della piazza del Po-polo di Ravenna. La Piazza, prima del risanamento ad opera dei veneziani, era uno spa-zio erboso che conduceva dal mercato del pesce alla piazza delle Oche(platea ocharia, l’attuale via Diaz), dove si svolgeva il mercato degli uc-celli di valle e da cortile. Dopo la sistemazione della Piazza che viene sel-ciata, l’abbellimento degli edifici circostanti fra i quali spiccano il Pa-lazzetto Veneziano, le colonne sui basamenti di Pietro Lombardo e laTorre dell’Orologio, passa più di mezzo secolo prima che venga riedifi-cato il Palazzo Apostolico, sede del Legato Pontificio che dal 1509 erastato ospitato nella canonica di Porto. Nel 1557 l’intervento viene ulti-mato nelle decorazioni e nei suoi dettagli architettonici e rimarrà tale finoa quando il cardinale Francesco Barberini non opererà importanti lavoridi ampliamento sullo stile dei grandi palazzi della Roma di fine Seicento. È di quell’epoca la massima estensione della “cittadella” che com-prende: la caserma del corpo di guardia, il carcere, le scuderie, la teso-

reria, il tribunale, archivi e uffici amministrativi, sale di ricevimento e rap-presentanza nonché le residenze del Legato e del suo Vice.Il carcere situato dietro il Palazzetto Veneziano dove ora si apre la piaz-zetta Unità d’Italia, è stato demolito nel 1907. Nel 1927 il Palazzo haperso l’ala sud trasformata nella sede centrale delle Poste, la cui corteinterna è stata ricoperta, come era diffuso a quel tempo, in modo da ri-cavarne un ampio salone tuttora in uso.All’esterno il Palazzo del Governo rappresenta in maniera significativa,ma austera e sobria, il potere temporale della Chiesa che amministravaun territorio di rilevanti dimensioni ed importanza: la legazione della Ro-magna.Un ampio scalone porta al piano superiore dove si sviluppano le sale dirappresentanza: dal più ampio spazio per ricevimenti e balli ad altri più

Alcuni scorci del Palazzo del Governo di Ravenna affacciato sul lato sud di Piazzadel Polo. Un tempo Palazzo Apostolico, sede del Legato Pontificio, oggi è

comunemente conosciuto come sede della Prefettura. Recentemente sono stateaperte al pubblico alcune sale storiche grazie alle “Giornate del FAI”.

Il Palazzo del GovernoPer oltre trecento anni è stata la sede del Legato Pontificio.

Una cittadella a capo di un territorio che andava da Rimini a Imola.

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raccolti per incontri. C’è anche una sala dove al centro è situato un bi-liardo antico. Sui soffitti dipinti di scene mitologiche ed allegorie, pa-vimenti eleganti abbinati nel colore alle tappezzerie, agli intonaci, agliarredi: il salotto rosso, quello giallo, quello azzurro, che si aprono tuttisulla Piazza del Popolo. La visita organizzata dal Fondo per l’Ambiente Italiano ha permesso diammirare questi spazi, le statue che abbelliscono lo scalone monu-mentale e gli stemmi (o armi gentilizie) dipinti su tela ed appesi alle pa-reti. A tal proposito si riporta quanto scrive Gian Franco Andraghetti sulsuo libro di toponomastica (Ravenna, 2010): «Il cardinale Barberini or-dinò di dipingere, nella grande sala del palazzo, le armi gentilizie dei le-gati che avevano presieduto il governo della città, a partire dall’uscitadi scena dei veneziani. Successivamente il cardinale Saverio Massimo(1846) facendo demolire i muri su cui erano dipinti, fece ricopiare e di-pingere li stemmi su quadretti di tela, ampliando la serie dal 48 a.C. al-l’anno 1509 (230 stemmi). La collezione fu perfezionata da BenedettoBaronio, il conte Ippolito Gamba e Francesco Donati, deputati dell’am-ministrazione provinciale (1849), per conto del conte Francesco Lader-chi di Faenza , preside di Ravenna, per un totale di 432 stemmi, dal 1432al 1849. L’autore è Angelo Ferrari (1799-1894), figlio del noto decoratoreGaetano (1775-1858) che lavorò con il padre nel Palazzo Arcivescovile,nel Palazzo Rasponi Murat, nel Palazzo Pasolini Dall’Onda e altri.

A sinistra, il salotto rosso del Palazzo del Governo; in alto, una parete affrescata del piano nobile; a destra uo delle centinaia di stemmi (armi gentilizie) che abbelliscono le pareti delle sale del palazzo.

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Sopra, una delle statue che ornano lo scalone monumentale.A destra, in alto, il salotto azzurro e un grande lampadario in vetro di Murano.

La serie fu aggiornata con gli stemmi prefettizi fino al 1929, dai pittoriEnrico Piazza e figlio, e proseguirà fino al 1961. Metà degli anni 1930, perlavori di manutenzione del palazzo, le tele degli stemmi e i ritratti furonoconsegnate a Santi Muratori, direttore della Biblioteca Classense, col-locati nelle pareti della scala d’accesso e nel magazzino detto ManicaLunga. Nel 1956 gli stemmi passarono all’Archivio di Stato, restaurati eappesi alle pareti, fino al trasferimento dell’istituto (1966). Infine, la se-rie araldica è tornata ad ornare le sale del Palazzo del Governo». Dal 13 giugno del 1859, quando dal Palazzo fugge precipitosamente (inpantofole, scrivono le cronache del tempo) il Cardinale legato, il Palazzo“è passato di mano”: dal governo vecchio a quello nuovo, rappresen-tato dallo Stato unitario che prende possesso di quel luogo inizial-mente come sede del commissario straordinario della Provincia di Ra-venna, che dal 1863 assumerà il nome di Prefetto, rappresentante delgoverno e nominato direttamente dal Ministero dell’Interno. Da quelladata “Sua Eccellenza” il prefetto abita qui e il suo appartamento è so-pra il “volto Perelli” dove stanziavano le guardie svizzere. L’arco per-mette di passare dalla piazza del Popolo alla piazza Garibaldi, ci si in-fila anche il vento di tramontana tanto che un tempo veniva chiamato“e volt de fred”. L’arco, che un tempo era più basso, offre una singolaree suggestiva prospettiva da piazza del Popolo alla Tomba di Dante cheviene esaltata dalla sua biancheggiante architettura.

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Le guide che hanno accompagnato i numerosi visitatori delle “Giornatedel FAI” erano studenti delle classi dei tre licei cittadini: Classico, Scien-tifico e Artistico. Preparati dai loro insegnanti, in particolar modo quellidi storia dell’arte, si sono presentati all’appuntamento con entusia-smo e “professionalità” ed hanno fatto una gran bella figura. Ho parlato con uno di loro, Giulio Piazza che frequenta la IVA del LiceoScientifico Orinai “Scienze Applicate”: «Ero particolarmente interes-sato alla visita guidata, mi attirava la vastità del palazzo che potevo con-frontare con quello della visita FAI dello scorso anno, Palazzo Rasponidelle Teste – racconta Giulio –. Gli ambienti di questo edificio governa-tivo si fanno apprezzare per le loro peculiarità e la diversità delle di-mensioni. Mi trovavo e sono stato fortunato, nella sala più ampia e forsepiù elegante, quella delle feste, con bel un pavimento di marmo, due im-portanti dipinti e uno splendido lampadario di Murano. A partire da que-sto grande ambiente, si aprivano salotti dominati dal colore e per que-sto motivo chiamati “salotto rosso”, “salotto azzurro”, “salotto giallo”.Oltre quattro secoli di storia hanno permesso di attraversare vari periodistorici che si riflettono nello stile degli arredi, nelle tappezzerie, neglistessi pavimenti che passano dal legno al marmo e alle maioliche di-pinte».Giulio e i suoi compagni hanno illustrato e soddisfatto le molte curiositàdei presenti, dando una bella immagine di come la scuola possa inte-ragire positivamente con la società. Protagonisti di una bella espe-rienza che continua, anno dopo anno, a svelare con occhi senz’altro di-versi, le tante bellezze, più o meno conosciute, che Ravenna custodisce.Grazie alla formula adottata dal FAI, ogni anno vengono spalancati pa-lazzi e monumenti alcuni dei quali rappresentano vere e proprie sco-perte. Chi non è mai stato in Prefettura, per un permesso o pratiche bu-rocratiche? Molti cittadini hanno salito i gradini dello scalone, sorvegliatodagli occhi severi delle statue allegoriche che simboleggiano la Forza,la Temperanza, la Prudenza e la Giustizia.In anni passati, nel cortile del Palazzo, venivano eseguite le pene capi-

tali: proprio di fianco vi era la Chiesa di San Giovanni decollato, dovela Confraternita della Misericordia o della Buona Morte assicurava i con-forti religiosi (sic!). Per fortuna il tempo non è passato invano e tantecose sono mutate, ma “il contenitore” è sempre quello: un possente edi-ficio dal quale si entra attraverso un portale barocco. Varcato l’an-drone, si può immaginare quanto fosse diverso il passo di chi si recavaal Palazzo Apostolico per essere ricevuto da un Segretario del Cardinalelegato, da quello festoso dei tanti ravennati e turisti che sono stati ac-colti e intrattenuti dagli studenti-cicerone, domenica 20 marzo 2016.Nei primi anni del Novecento, anche Gaetano Savini, disegnatore e pit-tore, insegnante di materie artistiche, dava come compito ai suoi allievil’esecuzione di bozzetti e disegni dal vero. I ragazzi si recavano così da-vanti a basiliche e palazzi, talvolta spingendosi all’interno per ritrarreparticolari di scaloni, stucchi e balaustre. Per quanto riguarda il Palazzodel Governo non credo abbia potuto utilizzarli, tantomeno per guidarevisitatori. Sul Palazzo della Prefettura resta però un suo scritto che siriporta integralmente:

«Nell'atrio, a destra e a sinistra, vi sono due scale ... la scaladi sinistra ... conduce alla Prefettura ... benché di marmo nonabbia che le pedane ... presenta l'aspetto di scalone nobile;è decorato con colonne ioniche e balaustre, il tutto di cottoverniciato, e sei statue di scagliola lucida allusive alla scienza,giustizia, ecc. fra le quali Minerva, posta in una nicchia ... fron-teggia lo scalone.. Di questo scalone neoclassico, ornato dauna balaustra con colonne ioniche binate, rimangono solo ilricordo e le statue».

Un gruppo di guide volontarie al Palazzo del Governo di Ravenna in occasionedelle “Giornate del FAI: (da sinistra) Francisca Orrego, la professoressa

Donatella Fusconi, Sara Mathlouthi e Giulio Piazza, studenti della IV A sa del Liceo Scientifico “A. Oriani” di Ravenna.

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SAN MARCO Bell'appartamento di recente costruzione, alP.T. con ingresso ed ampio giardino indip.:salone, ang. cottura separato, 2 letto ampie,ripost./studio, bagno finestrato con doccia;posto auto coperto/lavanderia. Risc. aut. Im-pianti a norma. Tutto parquet. Ottime rifini-ture. Cert. Energ. “F” Ep 217,65. Rif. Sito 71€ 170.000,00

SAN BIAGIO Appartamento da ristrutturare posto al 3°piano ed ultimo, con ascensore: ingresso,sala con balcone, cucinotto con tinello e bal-cone, 3 letto (2 matrim. e 1 singola ampia),2 bagni, ripost.; garage al P.T. Risc. aut. Cer-tif. Energ. “F” Ep.248,40. Rif. Sito 26€ 145.000,00

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SAN BIAGIO (VICINANZE CENTRO STORICO) - VILLA ABBINATA IN CLASSE “ A”-Splendida villa di recentissima costruzione, abbinata ai lati, realizzata con finiture e materiali di pregio, composta da ingresso, cucina abitabile,studio, salone con camino e affaccio sul giardino di proprietà, 3 bagni finestrati, 3 letto ( padronale con sala da bagno in camera e ampio vanoguardaroba ), balcone, lavanderia, garage doppio ( tot. mq. 300 ca ). Particolare attenzione nell’ottima distribuzione degli spazi interni, così comenella cura dei particolari architettonici e d’arredo. Zona tranquilla, molto servita e a pochi passi dal centro storico. Classe Energ. “A”. Rif. Sito 72Maggiori info direttamente in agenzia su appuntamento

ZONA VIA CANALE MOLINETTO Bell'appartamento di recente costruzione,al primo piano di 3, con ascensore, compo-sto da: ingresso, ampia sala (30 mq) conterrazzo abitabile, cucina abitabile con bal-concino, 2 camere da letto (una matrim. euna singola), 2 bagni (uno finestrato con va-sca e uno cieco con doccia), ripostiglio/la-vanderia; garage. Risc. aut. Impianti anorma. Aria condizionata giorno/notte. Imp.di allarme. Ampio giardino condominiale.Certif. Energ. D Ep.92,96. Rif. sito 18€ 178.000,00,00

CENTRO STORICO (TRAV VIA CARDUCCI )Luminoso appartamento di ampie dimen-sioni composto da ingresso, ampio salonecon camino, cucina con vano uso dispensa,3 camere da letto matrimoniali (di cui duecon bagno in camera), 3 bagni finestrati,vano uso guardaroba, ampio ripostiglio, 2balconi, garage (mq. 30), ampio sottotettoabitabile con cucinotto, bagno e living.Certif. Energ. “F” Ep. 208,60.Rif. Sito 99PRE€ 345.000,00

ZONA GALILEI Attico molto luminoso e ben tenuto, po-sto al 4° piano ed ultimo con ascensore.Composto da sala con balcone a log-gia, cucinotto dal quale si accede adampio terrazzo abitabile, 2 letto (matri-moniale e singola), bagno finestrato convasca. Cantina. Posto auto. Risc. auto-nomo. Impianti a norma. Parquet di le-gno zona giorno e notte. Aria condizio-nata. Libero velocemente. Certif. Energ.“D” Ep. 125,02. Rif. sito 64€ 158.000,00

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GABBIA MONTAGGI 2016:Layout 1 19/04/16 22:11 Pagina 26

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CITTÀ E QUARTIERI28

Le infinite trame alla scoperta di Lugo,

mercato, luogo di cultura

e di grandi passioni

di Chiara Bissi

Fuori dalle mura urbane, prosegue il viaggio nelle città del com-prensorio ravennate. La meta di questa settimana è Lugo. Di certolo spazio della rubrica non può bastare a rappresentare appieno lacittà, ma può essere utile fissare alcuni elementi che aiutano aconoscerla e a comprenderne l’evoluzione. Da sempre è statadefinita e riconosciuta come città di mercato, luogo di scambio perle merci, di incroci di persone e di idee. Una vocazione che ne hatratteggiato la fisionomia, il carattere, il profilo e ne ha decretatola fama secolare come piazza della Romagna. Ed è alla presenza diquesta forma urbana moltiplicata attorno al fulcro originario, laRocca, che Lugo deve il suo aspetto attuale. Gli ampi spazi, il mer-cato e la straordinaria “macchina” scenografica, nota come ilPaviglione ne fanno il cuore pulsante. A Lugo il passato affioranteconvive con le esigenze del presente e non pregiudica le scom-messe del futuro. Qui come altrove la crisi economica morde, il tes-suto commerciale soffre e il centro storico non è immune dafenomeni presenti in tante città italiane, come la chiusura di negozi,

La piazza della Romagnaracconta la propria storia

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il calo di abitanti e la difficoltà a tenere coeso il tessuto sociale, madi certo Lugo è attrezzata per superare le difficoltà e resistere. Unachiave per comprendere la fortuna della città risiede nell’individua-zione di alcuni binomi facili da elencare: aver legato saldamente leragioni dell’economia a quelle della cultura, del commercio allospettacolo, degli affari all’intrattenimento. Concetti espressi e ap-profonditi nel 2009 da Cristina Garotti, nel volume La formazionedella struttura urbana di Lugo di Romagna, Edit Faenza.

Le origini di Lugo sono remote, si parla di resti di un villaggio neo-litico a nord est dell’attuale abitato, di un alveo fluviale successi-vamente abbandonato, di presenze di galli boi fra il VI e II secoloavanti Cristo, di bonifiche e centuriazioni romane. Le prime fontiscritte risalgono al 782 e Lugo vanta una continuità insediativa noncomune. In un documento del 1224 appare la dicitura Villa Lugipossibile richiamo all’attuale toponimo. Contesa dai Polentani, daibolognesi, dai Visconti di Milano, passò agli Estensi dal 1437 finoal 1597 per passare nei possedimenti dello Stato pontificio. E pro-prio il nuovo assetto garantì la stabilità necessaria alla città per di-

Alcune vedute della struttura esterna, della corte interna e del vasto porticato del Pavaglione, uno dei simboli e delle testimonianze storiche della Lugo mercantile.

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CITTÀ E QUARTIERI30

venire uno dei più fiorenti mercati della regione. A fianco dellaRocca dal XII secolo cresce il borgo Brozzi, la presenza di ospedalie opere di carità testimoniano la consistenza delle attività produt-tive e mercantili favorite anche da un sistema di comunicazione flu-viale e di scambi con i territori a nord del Po di Primaro. Della Roccasi hanno notizie dal X secolo, distrutta a più riprese. Al condottieroghibellino Uguccione della Faggiola, gli storici,  attribuiscono la co-struzione del mastio di nord-ovest alla fine del Duecento. Ma lo svi-luppo del fortilizio si deve agli Estensi. Nel 1568-1570 il ducaAlfonso II fece abbattere la cittadella, divenuta superflua ai fini di-fensivi. Con il passaggio di Lugo allo Stato pontificio, la Rocca di-venne sede dei governatori pontifici, poi con il Regno d’Italia sededel governo locale. Ad oggi è possibile ammirare il giardino pensileche occupa un’area di 1.000 metri quadrati a 7 metri d’altezza, elungo le mura ha trovato un felice habitat la Capparis Spinosa. Dasecoli sono presenti numerose piante spontanee di cappero, el’amministrazione si occupa della raccolta e la conservazione sottoaceto per far dono del prodotto agli ospiti in visita in città. Esisteanche il diritto di capperaggio per i cittadini che possono racco-gliere i frutti fino ad altezza d’uomo.

Nel 1574 viene costruita la loggia dei mercanti della seta riunitinell’appuntamento settimanale del mercoledì. E saranno propriole manifatture, i commerci della lana, come detto della seta, dellacanapa, dei cereali e dei bovini a fare di Lugo un centro commer-ciale di prima grandezza, posto all’incrocio delle legazioni pontificie

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di Ravenna, Ferrara e Bologna. Di certo incise nello sviluppo del-l’economia locale anche la presenza di una forte comunità ebraica,ridotta in un ghetto a partire dal 1639 su via Codalunga ovverocorso Matteotti, sulla quale si aprivano la sinagoga, scuole, l’archi-vio e la biblioteca della comunità. Fuori della porta a poca distanzanacque anche il cimitero ebraico poi alla fine dell’Ottocento spo-stato in via di Giù - all’angolo delle odierne via dell’Arca e viale Eu-ropa. Sull’elegante corso Matteotti sono ancora riconoscibili casaMarangoni del XV secolo conti di Barbiano, in più parti rimaneg-giata e il palazzo costruito dal conte Giovanni Rossi nel XVII, dal1952 sede dell’albergo Ala d’Oro, gestito da allora dalla stessa fa-miglia. Lì nacque nel XVIII secolo Cornelia Rossi di San Secondo, inMartinetti. E a lei si deve all’inizio dell’Ottocento la creazione di unsalotto letterario frequentato da ospiti illustri, come Giacomo Leo-

Altri due scorci del Pavaglione, che sotto i suoi portici ospita diversi esercizi commerciali e di ristoro.

Qui a destra , l’ingresso dell’Hotel Ala D’Oro, albergo e ristorantelughese aperto nel 1952 e noto in tutta la Romagna.

Ha sede nello storico palazzo residenza del conte Giovanni Rossi (XVII sec.) che si affaccia

su via Matteotti. Agli inizi dell’Ottocento, grazie a Cornelia Rossi di San Secondo, ospitò un salotto letterario frequentato da illustri

letterati come Leopardi, Byron, Foscolo e Stendhal.

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pardi, Lord Byron, Ugo Foscolo, Stendhal. Ma è fra Settecento e Ot-tocento che il centro storico prende l’aspetto attuale con la costru-zione del Pavaglione, il quadriportico monumentale che enfatizzal’antica area dei mercanti, posta in prossimità della Rocca sin dalXVI secolo. Un segno tangibile della ricchezza della città realizzatoad opera di Giuseppe Campana a partire dal 1771. Lo spazio chiusocircondato da portici di ordine gigante oggi appare nella nuovaveste dopo la riqualificazione completata nel dicembre del 2015,seguita dall’architetto Giovanni Liverani, responsabile del Serviziopatrimonio ufficio Associato Area infrastrutture per il territorio.Piazza Mazzini, l’area scoperta del Pavaglione è stata dotata di unapavimentazione in “ghiaietto giallo mori”, di sedute e di un im-pianto di illuminazione a Led. I corpi illuminanti sono stati collocatisu pali dal disegno stilizzato, la fascia perimetrale del loggiato a ri-dosso dei pilastri è invece in acciottolato con materiale di recuperoproveniente dai magazzini comunali e copre circa 2.800 metri qua-drati, su una superficie totale della corte interna di circa 6mila metriquadrati. I costi per la realizzazione dell’intervento ammontano a

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Due svettanti monumenti lughesi: a destra, la celebre ala con la statua dell’eroe aviatore

della Prima Guerra Mondiale Francesco Baracca.In alto: il recente (2014) e imponente (quanto controverso)

portale intitolato “La meridiana dei popoli”,ideato dall’artista Mario Nanni.

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CITTÀ E QUARTIERI

570mila euro (di cui circa il 75% finanziati dalla Regione) e com-prendono anche la sistemazione dei bagni pubblici. L’intervento èstato accompagnato da polemiche suscitate dal timore che i lavoripotessero restituire uno spazio non più accogliente per eventi ditradizioni, ospitati nel Pavaglione, prima fra tutti la Contesaestense. I quattro rioni lughesi (Madonna delle Stuoie, De’ Brozzi,Cento, Ghetto) saranno protagonisti della manifestazione in pro-gramma per tutto il mese di aprile e di maggio e potranno gareg-giare domenica 22 maggio per aggiudicarsi il titolo della 48simaedizione con il tradizionale tiro alla fune. Per l’occasione il ghiainodi piazza Mazzini verrà asportato per consentire lo svolgimento delprogramma in sicurezza. Passeggiando lungo il quadriportico sisusseguono caffetterie, bar, rivendite di prodotti dolciari e del ter-ritorio, negozi di accessori, oggettistica, abbigliamento, profume-rie, a comporre un’offerta variegata nonostante le difficoltàattraversate dal settore del commercio. Come indicato in prece-denza circa il binomio economia e cultura, la struttura a serviziodel commercio fu affiancata al teatro affacciato proprio su quello

A sinistra, la quattrocentesca Casa Marangoni con il portale goticorinascimentale, già appartenuta (si legge in una targa

commemorativa) ai Conti di Barbiano e ai Duchi d’Este.A destra, l’ingresso della Rocca Estense, originaria del X secolo,

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che era definito il Prato della fiera. Fra il 1758 e il 1760 vennero co-struite le parti principali, su progetto di Ambrogio Petrocchi, men-tre, a partire dal 1760, i lavori interni, furono completati da AntonioGalli Bibiena. Inaugurato nel 1761 con l’opera Catone in Utica diPietro Metastasio, nel 1859 fu intitolato a Rossini. Dello stesso se-colo la biblioteca Civica, ospitata nel settecentesco Palazzo Trisi,eretto su progetto di Cosimo Morelli. Il palazzo dal 1774 ospitò ilcollegio dei nobili, istituzione voluta dal conte Fabrizio Trisi nel1630. Oggi la Biblioteca vanta un patrimonio di oltre 220 mila testitra manoscritti, incunaboli, cinque centine, edizioni di pregio, pe-riodici, stampe, disegni, immagini e materiale multimediale. A duepassi dal Pavaglione si apre inoltre la chiesa del Carmine, operadell’architetto Francesco Petrocchi, ricostruita a metà del Sette-cento, in stile barocco su una precedente chiesa del 1520, annessaall’attiguo convento carmelitano, che oggi ospita la sede del-l’Unione della Bassa Romagna. Qui si venera Sant’Ilaro, patronodella città. La Chiesa custodisce un famoso organo realizzato nel1797 da Gaetano Callido e un Gatti del 1750. Negli stessi anni inpiazza Savonarola, nel 1772, sorse la chiesa della Collegiata su di-segno di Cosimo Morelli, costruita su una precedente chiesa erettadai francescani attorno al 1230. Una stagione quella settecentescafelice, ma bruscamente interrotta dall’arrivo delle truppe napoleo-niche nel 1796. La resistenza opposta dalla nobiltà, dal clero e dallapopolazione fu repressa nel sangue con il sacco della città. MaLugo ha dato i natali anche a Giuseppe Compagnoni, (1754 – 1833).L’intellettuale e letterato, dopo aver abbandonato l’abito talare,abbracciò le idee illuministe, fu segretario generale della Repub-

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CITTÀ E QUARTIERI

blica Cisalpina, eletto al Congresso di Reggio Emilia propose nel1797 di identificare la bandiera Cispadana in uno stendardo verde,bianco e rosso. Tra le figure leggendarie di Lugo un posto specialeva assegnato a Francesco Baracca (1888 – 1918), al quale la cittàha dedicato una piazza con il celebre monumento e un museo. Lamemoria del pioniere dell’aviazione italiana, dell’eroe della Primaguerra mondiale, fu negli anni Trenta interamente assunta dal re-gime fascista che ne fece un veicolo di propaganda. La statua inbronzo, collocata nella piazza è alta 5,70 metri, e fa da sfondoun’ala alta 27 metri , sulla quale è scolpito il cavallino rampantecol motto “Ad Maiora” e l’ippogrifo, simbolo mitologico della vit-toria dell’uomo nei cieli.  Liberato da ogni intento ideologicoil Museo rappresenta il punto di partenza di un itinerario citta-dino che comprende il monumento, progettato e ultimato nel 1936dallo scultore faentino Domenico Rambelli, la cappella sepolcrale,decorata dall’artista lughese Roberto Sella, nel cimitero cittadino,al cui interno è collocato il sarcofago fuso col bronzo dei cannoniaustriaci del Carso. Infine ultimo in ordine di apparizione l’operadell’artista e light designer Mario Nanni, La meridiana dei popoli,un monumento sorto non senza polemiche nel 2014. Si tratta diuna grande porta in acciaio alta 21 metri, sulla quale sono riportatele date più significative della storia lughese, un testo poetico tra-dotto anche in inglese, in dialetto romagnolo e in alfabeto braille. 

Servizio fotografico di Barbara Gnisci.Alcune immagini sono di Pietro Barberini.

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> Pier Paolo Pasolini.

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Fotografie di fine anni Cinquanta-inizi Sessanta del molo di Marina di Ravenna/Porto Corsini, Archivio Danilo Montanari editore. Ringrazio di cuore l’amico Danilo per averne permesso la pubblicazione.

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di Alberto Giorgio Cassani

Di Pasolini è piuttosto notala poesia dedicata al “mau-soleo” di Galla Placidia.1

Assai meno che un po’degli umori della città scor-rono nel sangue di uno deipiù grandi intellettuali diquello che è stato chia-mato, a torto o a ragione, il“secolo breve”. Sì, perchéil padre di Pier Paolo eraproprio ravennate, di unadelle tante ramificazionidei Pasolini. La «cara do-mestica Ravenna» è un«tappeto orientale», losappiamo… ma i ravennati?Che cosa pensa degli abi-tanti della “malinconica”2

città il “ragazzo di vita”?Pier Paolo calcò il nostrosuolo, per meglio dire lenostre spiagge, nell’agostodel 1959, nel corso di un re-portage in tre puntate sullecoste italiane commissio-natogli dal mensile “Suc-cesso”, dal titolo: La lungastrada di sabbia.3

Questa strada lo porta unbel giorno sul lido di Ma-rina di Ravenna, che PierPaolo chiama ancora PortoCorsini (i vecchi toponimisono assai tenaci). Qui siferma solo qualche ora, ma il suo lucido sguardo coglie immedia-tamente il genius loci degli “indigeni”. Sì perché Pasolini ci guarda

come se fossimo dei sel-vaggi e lui fosse capitato inun’isola degna dei Viaggi diGulliver.Poche, affossanti parole:«Spiaggia per soli raven-nati» (ormai di nuovo vero,dopo il fallimento del “si-stema Marina” degli annidel boom e il ritorno a unadimensione più “dome-stica”). «Il mare di lacca», laspiaggia4 «di calce»: noi,forse, li possiamo immagi-nare così, ma non riusciamoa dirlo, altrimenti saremmodei poeti.Ma Pasolini è autore “di fron-tiera”, e non indulge in elegie:«Qui infuria la ra g az zagliadella periferia, del contado,del proletariato» che lavoranelle fabbriche, «quasi nuovecattedrali, nuovi Sant’Apolli-nari». Ravenna è un’«isola»,un’«a rea marginale»: non puòche essere «conservatrice».Mac ché «Bi zantini», piuttosto«Goti», forse.Ma è la fisiognomica che cifrega: «Questi giovani, piccolidi cranio, grossi di mascella,nasuti, sono scatenati». Unoscenario da grandguignol,che non sarebbe spiaciuto alfin troppo lodato Quentin Ta-rantino: «urla animali», sputi,tentativi di speronamento

con una barca a vela contro degli ignari bagnanti: «roba da spappolar-gli il cranio».

Pulp fiction da riviera Pasolini e la «ragazzaglia» ravennate (1959)

Note1. Tappeto orientale, in “Il Caffè”, XI, n. 1, gennaio-febbraio 1963, ora in PIER PAOLO PASOLINI, Tutte le poesie, Tomo primo, a cura e con uno scritto di Walter Siti, Saggio in-

troduttivo di Fernando Bandini, Cronologia a cura di Nico Naldini, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2003, pp. 1380-1382.2. Il termine «malinconia» ritorna ben cinque volte nella lirica.3. Cfr. “Successo”, I, n. 5, settembre 1959; le prime due puntate erano apparse nei nn. 3 del 4 luglio e 4 del 14 agosto. Il brano – ripubblicato con tutta l’inchiesta in PIER

PAOLO PASOLINI, Romanzi e Racconti, Volume primo: 1946-1961, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude con due saggi di Walter Siti, Cronologia a cura di Nico Naldini, Mi-lano, Arnoldo Mondadori Editore, 1998, pp. 1479-1526: 1521 e, da solo, in DANILO MONTANARI, Volo d’angelo, Brescia, Edizioni l’Obliquo, 2000, p. 51 – compare ora, as-sieme a tutto il reportage, in PIER PAOLO PASOLINI, La lunga estate di sabbia, fotografie Philippe Séclier, Roma, Contrasto, 2014, p. 201 (il passo del dattiloscritto originaleè riprodotto a p. 207).

4. Nel dattiloscritto, «spiaggia» sostituisce un precedente «sabbia», parola cancellata da Pasolini con una serie di “x”, come si faceva una volta, quando ancora si utiliz-zava la macchina da scrivere.

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Restauri e recuperi di Edifici Pubblicinell’esperienza di Mauro Crepaldi

e l’essenzialità di MIDE architetturaOrientamenti professionali e progetti a confronto fra due generazioni di progettisti,

in occasione della seconda conferenza 2016 dedicata ai temi dell’architettura contemporanea,in programma il 21 aprile nello showroom di Oggetti d’Autore a Forlì

di Chiara Bissi

Secondo appuntamento per la rassegna 2016 di incontri- confrontisulla progettazione contemporanea "SeDici Architettura", promossadalla rivista Casa Premium della società editoriale Reclam e ideatadal comitato scientifico composto da Gianluca Bonini e Giovanni Me-cozzi di Nuovostudio di Ravenna e da Filippo Pambianco di Caveja-studio di Forlì. Protagonisti della conferenza del 21 aprile – che sitiene nella prestigiosa sede dello show-room di mobili e complementidi design Oggetti d'Autore di Forlì – saranno l'architetto Mauro Cre-paldi (Copparo, Ferrara) e i più giovani professionisti dello studioMide (Stra, Venezia).Novità degli incontri di quest'anno una breve tavola rotonda, a con-clusione della serata, sul tema: "Il peso della sostenibilità. Minimoimpatto ambientale massimo risparmio energetico. Dove sta l'equi-librio? Un argomento di stringente attualità sia sul piano dei nuoviindirizzi professionali della progettazione che della normativa incampo edilizio. Oltre ai relatori della conferenza sarà ospite al tavolodella discussione a più voci anche l'architetto faentino Paolo Rava,particolarmente esperto del campo, delegato dell'Associazione Na-zionale Architettura Bioecologica e con alle spalle anche un'espe-rienza di amministratore pubblico come assessore all'urbanisticadel Comune di Forlì.

Risorse limitate e interventi frammentariper il patrimonio comuneE i temi della sostenibilità sono facilmente rintracciabili nelle espe-rienze progettuali di Mauro Crepaldi, nato a Copparo nel 1975. Cre-

paldi si laurea alla facoltà di Architettura di Ferrara nel 2001. Collaborastabilmente con lo studio Antonio Ravalli Architetti fino al 2008 par-tecipando a numerosi progetti e concorsi internazionali. Attualmenteè progettista presso Patrimonio Copparo s.r.l., società “in house”del Comune di Copparo. In particolare l’attività svolta da Mauro Cre-paldi spazia dalla progettazione alla realizzazione di opere pubbliche,di grande e piccola scala, dal restauro architettonico a nuovi interventiinseriti all’interno del tessuto urbano. In questi anni progetta e rea-lizza numerose opere che gli valgono riconoscimenti e pubblicazionisu riviste di settore. Nel 2012 partecipa al Premio Internazionale“Domus Restauro e Conservazione” ricevendo la Menzione Specialecon il progetto “Villa Mensa – Salvaguardia, Intrusione Riscoperta”.Nel 2015 partecipa al premio “Giovane Talento dell’Architettura Ita-liana” con il progetto Nuovo Polo Cimiteriale di Copparo, che gli valela segnalazione all’interno dei progetti premiati.

Come descriverebbe l’esperienza della società Patrimonio Copparorispetto alle realtà convenzionali presenti negli enti locali? E comesi caratterizza il ruolo del responsabile dell’ufficio progettazione?

«Patrimonio Copparo s.r.l. è una società in house del Comune diCopparo, costituita nel 2007 per la gestione del patrimonio comunale,l’organizzazione dei servizi pubblici locali, delle attività complemen-tari, la progettazione delle opere pubbliche. Ad essa è stata conferitaparte del patrimonio immobiliare comunale, di cui cura riqualifica-zione e manutenzione, la gestione di servizi pubblici locali, quali lamanutenzione di strade, verde pubblico e la gestione cimiteriale chesvolge attraverso la società Gecim srl. Al suo interno, l’Ufficio Progetti,oltre alla riqualificazione del patrimonio comunale, si occupa di pro-gettazione e realizzazione delle Opere Pubbliche, a stretto contatto

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con l’Area Tecnica del Comune di Copparo, avvalendosi inoltre dellacollaborazione esterna di tecnici locali. Pertanto, il ruolo principaledell’Ufficio Progetti, è di elaborare i progetti gestendo le risorse adisposizione, ottimizzando i costi, anche in un’ottica di gestione fu-tura del bene, e massimizzare la qualità e l’efficienza del progetto.Si occupa inoltre dirigere i professionisti esterni che collaborano allaredazione delle opere impiantistiche e strutturali relative ad ogni in-tervento. Negli ultimi anni, le risorse a disposizione sempre più limi-tate, hanno imposto una frammentazione degli interventi ed unasuddivisione dei costi su più di stralci funzionali. In quest’ottica, oc-corre pertanto pensare ad un progetto globale che venga diluitonegli anni. In questo caso, Patrimonio Copparo e l’Ufficio Progetti,garantisce anche una continuità linguistica ed esecutiva degli inter-venti».

Quali sono le maggiori difficoltà incontrate nel restauro del patri-monio esistente o di quello storico in relazione agli obiettivi strin-genti del basso impatto ambientale e del massimo risparmio ener-getico?

«Il patrimonio del Comune di Copparo è principalmente costituitoda edifici realizzati nel secolo scorso e da alcune emergenze di mag-giore interesse storico architettonico sparso sul territorio comunale(Delizia Estense sede del Palazzo Municipale – Villa Mensa per citarnealcuni). Oggi, la maggiore difficoltà nel recupero del patrimonio sto-rico sta nell’operare principalmente con risorse limitate che impon-gono una frammentazione degli interventi. Gli importanti investimenti

che in passato permettevano grandi restauri, per realtà ridotte comela nostra, devono essere sempre più di frequente frammentati neglianni. I bandi europei ed i finanziamenti, molto spesso mirati al con-seguimento di una riqualificazione energetica del patrimonio immo-biliare spesso aiutano le Amministrazioni ad intervenire sul recuperopatrimonio storico per una ottimizzazione dell’impatto ambientale edei costi di gestione futura».

Il nuovo polo cimiteriale, la ristrutturazione dell’ex pretura e delleex carceri sono alcune delle opere realizzate in questi anni. Si trattadi luoghi aperti al pubblico e di uffici, qual è il vantaggio di una pro-gettazione pubblica rispetto a un incarico a un professionistaesterno?

«Il ruolo dell’Ufficio Progetti è non solo di pensare ad un progettoeconomicamente vantaggioso, in termini finanziari, di servizi e digestione futura del bene, ma anche di coordinare un gruppo di pro-fessionisti esterni, che di volta in volta viene selezionato sul territorio,

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Nelle foto, alcuni degli edifici e degli spazi pubblici, realizzati a Copparo su progetto e direzione lavori

dell’architetto Mauro Crepaldi, progettistadi una società “in house” del comune ferrarese.

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al fine di collaborare al progetto, e di svolgere quelle funzioni chePatrimonio Copparo non comprende nel suo organico. In particolareil Nuovo Polo Cimiteriale, contenente al suo interno un Impianto diCremazione, è stato pensato fin da subito per essere progettato,realizzato e gestito interamente da Patrimonio Copparo e da Gecimsrl, la propria società addetta alla gestione cimiteriale. Siamo partitirealizzando un business plan, che ha indagato i costi e benefici di unservizio che avrebbe avuto una importante ricaduta sul proprio ter-ritorio, quantificando le risorse a disposizione per la realizzazionedell’opera, nell’ottica di un rientro dell’investimento, e coniugandoun progetto, che potesse avere un basso impatto ambientale in ter-mini energetici e di inserimento urbanistico. Il Polo infatti si inseriscein un’area verde confinante con il Centro Storico, un prolungamentodella fascia cimiteriale, destinata sempre più a diventare Parco Ur-bano Cittadino».

Quanto è consistente il patrimonio immobiliare gestito dalla societàPatrimonio Copparo e quindi quali sono i progetti per il futuro?

«Patrimonio Copparo gestisce alcuni immobili all’interno del CentroStorico di Copparo, che ha riqualificato, occupato o dato in gestione

ad enti pubblici locali, immobili produttivi ed aree verdi o sportive.Attualmente sta collaborando con l’Area tecnica del Comune di Cop-paro alla riqualificazione di un’ex-area industriale degradata, inseritanel tessuto storico del paese al fine di trasformarla in uno spazioaperto a servizio della comunità. Inoltre sta realizzando un progettodi ristrutturazione della Biblioteca Comunale. Partendo dall’esigenzadi un urgente adeguamento impiantistico, coglie l’occasione per am-pliarla e trasformarla in un grande Polo culturale contemporaneo aservizio dei cittadini. Si tratta di un progetto che mira a trasferiregran parte delle funzioni bibliotecarie all’interno della antica TorreEstense, cuore e fulcro del centro storico e delle attività culturali diCopparo».

Come costruire una palestrain area sismica in cinque mesi Mide architetti è uno studio di architettura che si occupa di proget-tazione in differenti ambiti d’intervento: urbanistico, architettonico,e d’interni; il particolare interesse alla semplicità delle linee e deivolumi, l’estrema attenzione al dettaglio, alle finiture e alla scelta

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attività di ricerca e confronto, attraverso la partecipazione a concorsidi progettazione nazionali ed internazionali. In breve tempo lo studioha ottenuto importanti riconoscimenti e pubblicazioni. In occasione della conferenza dei “SeDici”, Mide architetti presentafra gli altri progetti, la realizzazione della ristrutturazione di un casaledi campagna a Lucca, la ristrutturazione di un’abitazione privata aStra di Venezia, la costruzione di una palestra scolastica temporaneadopo il sima del 2012 a Massa Finalese, in provincia di Modena; edi-ficio che è stato realizzata in soli 5 mesi .

dei materiali, ne caratterizzano l’approccio progettuale. Le sugge-stioni che ispirano la produzione architettonica, nascono dall’analisifunzionale delle esigenze del committente e dalla lettura emozionaledel luogo; al progetto viene attribuito il ruolo di risposta alla voca-zione del sito d’intervento, i cui i tratti tipici vengono reinterpretati etradotti in nuove soluzioni architettoniche.Il lavoro dello studio – fondato dai giovani progettisti Fabrizio Mi-chielon e Sergio de Gioia che ha sede a Stra nell'area metropolitanadi Venezia – si distingue per una particolare attenzione ai temi dellasostenibilità ambientale ed energetica, anche grazie a consulenzedi specialisti qualificati.Tra i clienti di maggior rilievo acquisiti da Mide, sono stati sviluppatiprogetti per importanti aziende quali Volvo Trucks Italia, RenaultTrucks, Intrerbrau, Philippe Model, Ipercoop, Rubner Haus, Stilena-tura, John Barritt, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo,Benetton, Birrificio Antoniano. Lo studio ha ideato progetti anche per diverse pubbliche ammini-strazioni: Regione Emilia Romagna, Comune di Mirandola, Comunedi Viadana, Comune di Massa Finalese, Comune di San Felice sul Pa-naro e Comune di Mira. In parallelo all’attività professionale Mide persegue una continua

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Nelle imagini, in sequenza in basso e in alto a destra,alcune opere realizzate

dalllo studio Mide architetti di Stra (Venezia).

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Oggetti D’Autore muove i suoi primi passicome costola di Tecnesa, società nata neglianni ’70 e che si è evoluta e specializzatanella lavorazione di laminati metallici. Dopooltre 10 anni di esplorazione del mondo uf-ficio, avvia la ricerca e la collaborazione congrandi brand dell’arredo di design. È uncammino di grande successo che porta Og-getti D’Autore a stringere partnership conbrand di alto livello internazionale, abbrac-ciando via via progetti sempre più trasver-sali, sia per clienti privati che in collabora-zione con architetti e interior designer. Nel 2013 è stata inaugurata la sede attualedi via Martoni a Forlì, uno showroom di2.000 mq dove poter ricevere la clientelainternazionale in un’atmosfera particolar-mente efficace, in cui viene esaltata l’eccel-

lenza di ogni grande brand del design e ognimarchio è presentato nella sua più specificaparticolarità. Solo per citarne alcuni, da Og-getti D’Autore potrete vedere le cucine Bul-thaup – marchio in esclusiva per la Roma-gna –, gli arredi Poltrona Frau, Molteni,Vitra, Zeitraum, le superfici continue di Ol-tremateria, i pavimenti in legno di pregio,dalla forte identità sostenibile, di ListoneGiordano, sinonimo in tutto il mondo digrande eccellenza italiana.«Ci piace pensare al nostro lavoro come aquello degli scenografi e dei costumisti nelcinema: la ricerca dell’ambiente e dell’abitoperfetto al servizio della regia dei nostricommittenti per la realizzazione dei loro ca-polavori» afferma, Francesca Rambaldi, re-sponsabile dello showroom. In Oggetti

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D’Autore opera uno staff di professionisti condiversi profili ed expertise, che da lungotempo e con grande passione si adopera pertrasformare in realtà i progetti dei propri com-mittenti.«Aggiornamento continuo e costante scambiodi informazioni con i professionisti del settoresono i punti di forza della nostra struttura –prosegue Rambaldi, personalità spiccata e

forte attenzione ai fatti –. Proprio per poterlorealizzare al meglio, abbiamo allestito nei no-stri uffici una sala riunioni da oltre 100 posti,che ospita meeting e conferenze di aggiorna-mento professionale, con contenuti innovativie di interesse generale, proprio come il ciclodi conferenze “I 16 - SeDici Architettura”, chesiamo lieti di sponsorizzare e ospitare già dadue anni».

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Artificio e naturafra paesaggi e Land Art

Dalle pitture di marine, boschi e giardini ai titanici interventi territoriali degli statunitensi Smithson

e De Maria, fino ai lavori dell'italiano Piero Gilardi

Nella pagina a sinistra, in alto: Jakob Philipp Hackert, A view along the valley ofthe river Tiber towards Poggio Mirteto, and beyond the sabine mountains lit upby the evening sun, 1799. In basso: Walter De Maria, Lightning Field, 1973/79.In questa pagina, sopra: Robert Smithson, Spiral Jetty, 1970.In basso a sinistra: Marie Luise Gothein (1863 - 1931).In basso a destra: Jan Dibbets, Perspective Correction, 6 Hours Tide Objectwith Correction of Perspective, 2009.

di Serena Simoni

La natura - intesa come vegetazione, terra, mondo di Flora - è semprestata presente nella storia dell'espressione visiva ma con sorte alternae pesi differenti. Inutile dire che la nascita del paesaggio come genereartistico autonomo nel corso del '600 segna l'inizio di questa storia,partita però sottotono visto che dipingere paesaggi era consideratauna specializzazione "minore" e a costi ridotti rispetto ad esempio aisoggetti storici o di invenzione. Il mercato ha invece avuto una chiaraimpennata di gradimento e le case occidentali hanno iniziato proprioda questo periodo a riempirsi di paesaggi, con sottocategorie parti-colari come marine, "boscareccie" o vedute con monumenti antichi.Di questi dipinti ne rimangono ancora in circolazione data l'intramon-tabile passione per un genere che ancora oggi ha prezzi di antiqua-riato abbastanza alti: una marina di Philipp Hackert, il maestro didisegno di Goethe, può aggirarsi fra i 25-30,000 euro mentre per unminore di fine '800 si può spuntarla con prezzi 10 volte inferiori.Partendo sempre dai secoli passati occorre ricordare anche la nascitadegli orti botanici, sorti in Europa fin dalla metà del '400, e la diffu-sione degli erbari - collezioni in album di erbe e fiori - che venneroprima solo dipinti e poi dal Cinquecento raccolti grazie alla tecnica del-l'essicazione, a quanto pare prima non così semplice ed efficace. Dif-ficile vederli dal vivo ma a chi fosse interessato ricordiamo chel'erbario di Ulisse Aldrovandi è oggi tutto on line, mentre per altre rac-colte esistono buone pubblicazioni.

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Sempre in argomento, credo sia questa l'occasione di rendere omag-gio a Marie Luise Gothein (1863-1931), la prima studiosa in Occidentea indagare il tema dei giardini in un'ottica storico-artistica: la sua Sto-ria dell'arte dei giardini uscita nel 1913 in Germania e considerata an-cora oggi fondamentale purtroppo è ancora conosciuta solo da unanicchia di esperti. In Italia il testo è stato tradotto infatti per la primavolta appena 10 anni fa e l'alto costo della pubblicazione lo rende an-cora invisibile (nessuna traduzione su wikipedia italiano, tanto perdire): si rimanda quindi alle biblioteche del polo romagnolo che comesempre dimostrano una grande attenzione.Saltando a decenni più vicini, l'attenzione alla natura conosce una rin-novata stagione nella seconda metà degli anni Sessanta: la Land Artè la corrente artistica statunitense che meglio ha espresso questa at-tenzione al territorio naturale, rovesciando i termini dell'antropocen-trismo che per secoli ha colonizzato la storia dell'arte occidentale.Sarebbero numerose le opere da citare per la capacità di coinvolgerelo spettatore rimettendo al centro della progettazione la relazione franatura e azione umana. Oltre a Walter De Maria, Robert Smithson, Ri-chard Long, Michael Heizer e Dennis Oppenheim, molti sarebbero inomi coinvolti, alcuni dei quali non contemplati nello storico film LandArt di Gerry Schum (1969), il gallerista che ha coniato il termine dandoper primo visibilità ad un linguaggio che per le caratteristiche di estem-poraneità, irraggiungibilità o durata effimera rischiava di essereescluso dalla memoria collettiva. A parte alcune opere di Richard Longcreate appositamente per gli spazi delle gallerie d'arte, è quasi im-possibile vedere questi progetti, la cui visibilità è stata affidata fin dal-l'origine a fotografie, videoregistrazioni, film, a tutto ciò che potevadocumentare e al tempo stesso essere destinato al mercato dell'arte.Come immagine guida è difficile liberarsi dalla bellezza del LightningField di Walter De Maria, realizzato fra il 1973 e il 1979 in New Mexico:l'installazione, composta da 400 steli di acciaio piantati in un'area diun miglio per un chilometro di lato nel deserto presso Albuquerque èfra le poche ancora oggi visitabili da un numero limitato di persone -massimo sei al giorno - fra la primavera e l'autunno. Lo spettacolo diquesta zona, già affascinante grazie al paesaggio, acutizza la perce-zione visiva e sonora degli spettatori, chiarendo l'importanza del-l'esperienza musicale dell'artista partito inizialmente come musicistacon i Velvet Underground. Rimane la difficoltà di assaporare l'operanella sua solennità tramite le semplici fotografie o le rare immagini suYoutube – purtroppo guastate dalle voci dei visitatori o da soundtrackdiscutibili – che non possono restituire in nulla l'atmosfera reale. Perassistere al concerto naturale, occorrono dai 150 ai 250 dollari più ilvolo negli Usa e la fortuna di beccare un temporale (studiate i monsoniestivi) che concentra tutta la potenza di tuoni e fulmini in un perime-tro di pochi chilometri. Credo sia un'esperienza indimenticabile.Le linee di Nazca in Perù sono quanto di più vicino alle progettazionisu vasca scala della Land Art, purtroppo ben individuabili solo graziea vedute aeree: se per le antiche popolazioni peruviane si trattava ditogliere pietre dal suolo per lasciare la traccia del disegno, in molticasi gli Earth Workers hanno operato al contrario, aggiungendo ma-teriale – pietre, terra, legno, fogliame, minerali, sabbia – per creareesempi come la grandiosa Spiral Jetty di Robert Smithson, un lungomolo di terra a forma di spirale sul Grande Lago Salato dello Utah(1970), o la serie delle Correzione di prospettiva (1969) dell'olandeseJan Dibbets, raffiguranti geometrie sul suolo che ricostruiscono unapercezione virtualmente prospettica agli occhi dello spettatore.Altri interventi di Land Art si avvicinano anche alla tecnica dei CropsCircles – i famosi "cerchi di grano", inventati e realizzati per gioco daDoug Bower e Dave Chorley alla fine degli anni '70 – in cui le formevengono identificate nel togliere, tagliare, dar forma a materiali natu-rali: è questo il caso delle sagome del corpo dell'artista impresse nel-l'erba, nella neve o nella terra della serie Silueta di Ana Mendieta(1976-78) o dei grandi circoli di neve creati da Michael Heizer nel 1968presso El Mirage Dry Lake in California, realizzate mediante tonnellatedi materiale gettato da un camion che ripete un pattern ad alta velo-Ravenna - via Ravegnana, 481

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cità. E se nel lavoro di Mendieta la natura diventa losfondo in cui viene assorbito il corpo femminile met-tendo in crisi il rapporto fra natura/cultura (sono gli annidella riflessione sul femminile), nel lavoro di Heizer siesplora – come in tante altre opere dei colleghi – gli in-trecci fra Land Art, Arte Concettuale e Gestuale.Che questa grande stagione espressiva non sia termi-nata ne è testimonianza l'uscita recente (luglio 2015) delfilm documentario Troublemakers: The Story of Land Art,scritto e diretta da James Crump e basato su una serie diinterviste ai grandi interpreti storici della corrente. Ancheun giro in rete permette di verificare la freschezza di in-terventi più recenti fra cui quelli realizzati dal duo fran-cese Gilles Bruni e Marc Babarit, che operano da diversianni in Europa e nel nord America creando installazioniall'aperto mediante materiali vegetali reperiti sul luogoal fine di riattivarne il significato. Senza scopi altrettantosignificativi, possiamo aggiungere anche i macrointer-venti di Andres Amador (1971), un artista di San Franciscoche esegue sulla spiaggia enormi pattern curvilinei neimomenti di bassa marea allo scopo dichiarato di otte-nere una decorazione destinata presto al tramonto. Dallapostazione al computer oppure tramite vere e proprie

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In alto a sinistra: Ana Mendieta, Silueta Works in Mexico, 1973-1977.

In alto a destra: Ana Mendieta, Silueta Series in Mexico, 1976.Segue: Michael Heizer, Circular Surface,

Planar Displacement Drawing, 1969.Sotto: Gilles Bruni e Marc Babarit, La tonnelle, 1996, 

Rudkobing, Langeland, Danemark.

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perlustrazioni sono visitabili inoltre i percorsi di Land Art all'aperto inprovincia di Trento, fra cui ricordiamo i percorsi di ArteNatura nei bo-schi della Val di Sella – dove dal 1986 sono disseminate installazionicreate con sassi, foglie, muschi e tronchi, realizzate da artisti locali - equelli similari del lago di Ledro, dell'Alpe Cimbra o del Bosco di Ste-nico. Se ci spostiamo poi nel sud dell'Italia, andrebbe visitato almenouna volta nella vita il Museo di Gibellina in provincia di Trapani, che perquanto caratterizzato dalla raccolta di sculture all'aperto, presentaanche l'installazione del grande Cretto di Burri, realizzato tra il 1984 eil 1989 dall'artista su un'area di 8.000 metri quadrati.Lungi dall'aver esaurito l'argomento, possiamo solo citare altri grandiprotagonisti come Joseph Beuys, i cui interventi – spesso eseguiti inItalia – si situano a cavallo fra Land Art, Arte Concettuale e Arte Pub-blica, o gli italiani Giuseppe Penone e Piero Gilardi, entrambi accomu-nati dall'esperienza iniziale di Arte Povera. Nulla pone questi due artistia maggior distanza da Jeff Koons che nel 1992 realizzava un enormecagnolone, oggi davanti al Museo Guggenheim di Bilbao: per quantoPuppy – questo il nome del white terrier alto 13 metri – sia eseguitosolo da un'armatura che sorregge fiori e piante in continuo mutamentoa seconda della stagione, il fine ultimo dell'artista statunitense è sim-boleggiare tanto "amore, calore e felicità", una triade di significatomolto semplice rispetto agli intenti espressi dai tappeti-natura di Gi-lardi dove si indaga il rapporto fra natura e artificio oltre alla fragilitàstessa dell'ecosistema. Proseguendo la linea di attivismo che lo avevacondotto a forme sempre più partecipative, più recentemente Gilardi hacongiunto la sua passione per l'arte, la terra e la collettività nella rea-lizzazione a Torino del Pav-Parco d'Arte Vivente, progettato e gestito daun collettivo di persone guidate dall'artista e dall'architetto del pae-saggio Gianluca Cosmacini: in questo contesto si radunano i leitmotivdella ricerca dell'artista come il rapporto fra arte e natura, l'arte rela-zionale e partecipativa, il bisogno di sostenere i movimenti artistici.Come a dire: – "tutto torna" – ma ciò che torna risponde talvolta alcuore e ai bisogni del contemporaneo.

In colonna, dall’alto: Andres Amador, intervento di Land Art, San Francisco, costa settentrionale.Alberto Burri, Cretto, 1984-1989, Gibellina (TP).Piero Gilardi, Angurie, 1967.Piero Gilardi, Gianluca Cosmacini, Parco d’Arte Vivente (PAV), Torino.In basso a sinistra: Giuseppe Penone, Continuerà a crescere tranne che in quel punto, 1968-2003.

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autorevoli designer di valore internazionale. Un controllo totale dei pro-dotti che fa di Molteni un marchio di grande affidabilità. Si tratta di com-ponenti modulari e singoli pezzi, sempre versatili e flessibili nell'uti-lizzo, dotati di innumerevoli varianti per quanto riguarda accessori,materiali e colori, che possono essere adattati negli spazi abitativi più di-versi e sintonizzati a stili di vita estremamente personalizzati». Nella collezione di sistemi modulari – scaffali e contenitori – per il livingsono da segnalare l’eleganza di Pass-word (design Dante Bonuccelli), leampie potenzialità di 505 (design Nicola Gallizia), la flessibilità di Forte-piano (design Rodolfo Dordoni) ma anche singoli pezzi seriali come le li-brerie Graduatedi Jean Nouvel, la celebre Piroscafodi Aldo Rossi e LucaMeda e la raffinata Kristal, sempre di Bonuccelli. Molto vasta la gamma di divani e sofà modulari, poltrone, sedie, tavolie tavolini, di grande fascino e sottile eleganza, firmati da prestigiosi ar-chitetti e designer quali Nunziati, Dordoni, Laviani, Nouvel, Wettstein, Gal-lizia, Urquiola, MDT, Levy...Infine, per chi cerca un pezzo d’autore, ecco la serie di mobili che hannofatto la storia del design italiano – fra comò, libreria, sedie, tavolini e pol-trone – ideati dal maestro Gio Ponti.

aprile 2016

Quando la tradizione – ottant'anni di espe-rienza nel campo dei mobili – si incontra conl'innovazione costante – decine di brevettiad alta tecnologia e di progetti firmati daigrandi nomi del design internazionale – ilbrand che intreccia entrambi all'insegna del-l'eccellenza dell'arredamento è Molteni&C. Un vero e proprio sinonimo della bellezza,della funzionalità e del confort in ambientedomestico: un catalogo di oggetti d'arredod'alto profilo estetico e tecnologico, per laqualità dei materiali e la perfezione delle fi-niture. Un'avanguardia nel settore dei mobili,vanto del Made in Italy in tutto il mondo. Mol-teni&C propone componenti e complementiper il living e la camera da letto – e con il mar-chio Dada per la cucina – dallo stile ricer-cato, oltre le mode effimere, fatti per durarenel tempo. Tutte le straordinarie opportunità marcateMolteni&C e Dada – da vedere, valutare, escegliere per progettare gli interni di casapropria – sono disponibili da Arka, in via Panfilia a Ravenna, che ha ot-tenuto l'esclusiva in città della gamma dello storico gruppo industrialemilanese. Così come sono disponibili il titolare dello showroom DanieleBronzetti (decenni di esperienza nel settore degli arredi di qualità) e i suoicollaboratori, gli interior designer Massimo Cicognani e Alessandra Maz-zotta, per servizi a tutto campo: approfondimenti su dettagli funzionalie convenienza dei mobili, consulenze per progetti d’interni “su misura”,assistenza – prima e dopo l’acquisto – e messa in opera degli arredi. «I mobili di design di Molteni&C e Dada – sottolinea Bronzetti – sono ca-ratterizzati da una intramontabile purezza stilistica, ampia funzionalitàe comodità d'uso. Esprimono il piacere di vivere e rilassarsi a casa pro-pia in modo estremamente confortevole. Tutti le componenti sono ga-rantite da un ciclo integrale di produzione che va dalla scelta dei mate-riali fino alla definizione stilistica del prodotto, sempre firmata da

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Da Arka la purezza esteticae la confortevole funzionalità

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55 IP ARKA 04_2016:Layout 1 19/04/16 19.53 Pagina 55

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Foto 1: Villa Le Lac Paulownia Collection: Little Bird, The Bird House, The Edge, di Jaime Hayon (produzione Cassina 2015). Foto 2: Villa Le Lac PaulowniaCollection: Little Bird, The Edge, di Jaime Hayon (produzione Cassina 2015). Foto 3: Villa Le Lac Paulownia Collection: Little Bird, The Bird House, di Jaime Hayon(produzione Cassina 2015). Foto 4: Salle de verdure, Villa Le Lac, Corseaux (Lago di Ginevra), progetto di Le Corbusier e Pierre Jeanneret, 1924(www.wikiwand.com). Foto 5: Salle de verdure con la Paulownia e scorcio dell'edificio, Villa Le Lac, Corseaux (Photo 2012. © 2013 Artists Rights Society - ARS,New York/ADAGP, Paris/FLC. Photo © Richard Pare). Foto 6: ingresso dal giardino, Villa Le Lac, Corseaux (www.wikiwand.com). Foto 7: fronte sul lago, Villa LeLac, Corseaux (foto Cemal Emden, www.architettura-italiana.com). Foto 8: fronte sulla strada, Villa Le Lac, Corseaux (www.fondationlecorbusier.fr). Foto 9:disegno prospettico dall'alto, Villa Le Lac, Corseaux (Fiftieth anniversary of Le Corbusier’s passing: “Homage to Le Corbusier” © Villa “Le Lac”). Foto 10:schizzo della Villa Le Lac (www.villalelac.ch, Fondation Le Corbusier).

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di Sabina Ghinassi

Il design, un po’ come l’arte, ha il privilegio di essere intuitivo e, oltread essere green, negli ultimi tempi è diventato funzionale, ripensa sestesso, progetta il suo ciclo di vita e racconta storie e relazioni. Rela-zioni dinamiche con lo spazio, con il tempo e con le persone, maanche relazioni poetiche: si è fatto emozionale e sociale insieme. Que-sto a volte può avere a che fare con il lusso, ma, ultimamente, ha a chefare soprattutto con altre componenti. I consumatori sono diventatipiù esigenti e, nello stesso tempo, hanno mediamente meno accessoalle risorse economiche. Quindi un prodotto, soprattutto se costoso, deve essere di qualità.Deve essere evocativo, raccontare una memoria o aprire a un imma-ginario diverso e inedito, adattandosi alla personalità, ai diversi pas-saggi della vita. Sia esso cibo, sia esso indumento, sia esso oggettodi design destinato ad abitare la nostra casa.  La dimensione este-tica  ed emotiva dei progetti ci deve riflettere nella nostra unicità e lalogica del consumo fast non è più adeguata.  Si tratta di una sorta diRitorno all’Ordine, dove l’ordine è una conservazione dinamica e in-novativa tra passato e presente, che cerca di costruire un futuro es-senziale, felice e sostenibile. Un futuro che nasce partendo dallastoria. Si cerca la Storia, la nostra Storia e quella degli altri, le nostrecostellazioni affettive, anche e soprattutto nel design.La collezione di oggetti Villa Le Lac Paulownia di Jaime Hayon per Cas-sina è un esempio di queste storie. Un piccolo uccellino con il legnodi un’albero di Paulownia ha la funzione di tenere nel becco e nellafessura sul dorso le lettere; The Bird House, la casetta dell’uccellino,è invece il contenitore per appoggiare piccoli oggetti come cellulari,monete, schede e tessere ed è dotato di un gancio a cui appenderele chiavi; The Edge, l’altalena, è un ripiano da fissare alla parete tra-mite due corde in cuoio naturale. Villa Le Lac Paulownia è una collezione a tiratura limitata di 100 esem-

Storia di un alberoe di un architetto

Il design come strumento poetico e di memoria: l’albero di Paulownia di Le Corbusier a Villa Le Lac

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DESIGN & LIFESTYLE

plari per ognuno dei  pezzi ed è dedicata alla petit maison di Corse-aux sulle rive del lago di Ginevra, primo esempio di architettura mo-derna disegnata da Le Corbusier e da suo cugino Pierre Jeanneret.Nella piccola casa sul lago andarono ad abitare i genitori dell’archi-tetto. Il padre per un solo anno e la madre sino al 1960. Nei sessan-taquattro metri quadri di Ville Le Lac, completata nel 1924, si trovanogià espresse le linee guida del programma di Le Corbusier. Si tratta diun luogo mitico per gli architetti di tutto il mondo: una casa proget-tata a partire dal paesaggio, dolcemente adagiata in riva al grandelago svizzero, piccola e discreta eppure grandissima perché l’esternosi irradia all’interno e, pur essendo un confortevole nido, si percepi-sce un grande respiro, la libertà dello sguardo. Il roof garden na-sconde con discrezione la casa in mezzo alla natura, proteggendola,e  la grande finestra a nastro si apre sull’orizzonte di acqua e monta-gna. Nel giardino della villa fu piantato un albero di Paulownia tor-mentosa, considerato dagli architetti come un “albero sacro” perchéi suoi rami lunghi dovevano creare, nelle intenzioni dell’architetto, iltetto di foglie della Salle de Verdure, lo spazio vicino all’acqua chiusoda un muro con una piccola finestra che incorniciava, come un qua-dro, il panorama meraviglioso sul lago.  Le Corbusier  scelse una Pau-lownia per la sua storia simbolica e perché era a crescita rapida: inCina viene utilizzata da millenni ed è piantata in occasione della na-scita di una figlia femmina. Quando la figlia si sposa, l’albero viene ta-gliato e con il legno si realizzano il letto nuziale e altri arredi per lacasa, portati dalle ragazze come dote.  È quindi un albero orientale,con una memoria forte e portatore di un’identità importante. Nel 2013l’albero fu tagliato perché irrimediabilmente malato e Cassina, ve-nuto a conoscenza di questo episodio dall’ECAL - University of Art andDesign Lausanne, si impegnò a ripiantare un nuovo albero per la Sallede Verdure, riutilizzando il legno della Paulownia storica per un nuovoprogetto di design che mantenesse una relazione con l’albero stesso. Nonostante i numerosi tentativi di piantare un discendente tramitetalee dell’albero originario, nessuno è riuscito a sopravvivere durantela primavera piovosa del 2013, e i semi raccolti dai suoi frutti e semi-nati a diverse latitudini a Corseaux (Svizzera), Parigi, Boulogne-sur-Mer (il nord della Francia), Roquebrune Cap Martin (il sud dellaFrancia) e Bruxelles (Belgio), non sono cresciuti. Nel novembre del2013, un nuovo albero Paulownia è stato piantato a Ville Le Lac comesegno di continuità dell’eredità di Le Corbusier e della sua architet-tura. Tuttavia nella primavera del 2014, è stato scoperto un germoglioche cresceva dal muro della terrazza della villa, molto probabilmentegrazie a un seme spinto dal vento o portato da un  uccellino, comequello pensato da Jaime Hayon. Questo piccolo erede della Paulow-nia di Le Corbusier è stato trapiantato a Bourse aux Arbres, nella pe-riferia di Losanna, dove ha raggiunto più di 50 centimetri di altezza.In occasione del 50° anniversario della collezione LC, Cassina haquindi affidato al designer Jaime Hayon l’incarico di rendere omag-gio al grande maestro creando una serie di accessori inevitabilmentein edizione limitata poiché realizzati con il legno di questo unico al-bero di Paulownia.«Ho pensato a chi avrebbe più sentito la mancanza di questa bellis-sima Paulownia sulle rive del Lago di Ginevra. Ho pensato agli uccelliche cantano con il sottofondo delle foglie che si muovono con il vento,a una piccola casa per quegli uccelli, e ai bambini che ridono felice-mente mentre oscillano dai rami. Ho lasciato che quest’intuizione mi

Foto 11: disegno al tratto del fronte sul lago, Villa Le Lac(www.poppybevan.com). Foto 12: Pauwlonia tormentosa, fiori efrutti. Foto 13: la rimozione della Paulownia ammalorata, Villa LeLac, 2013. Foto 14: Pauwlonia tormentosa, esemplare adulto (fotoJaean-Pol Grandmont, creative commons, Wikipedia). Foto 15:Pauwlonia tormentosa, esemplare adulto in fioritura.

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guidasse nel realizzare tre oggetti che parlano il linguaggio poetico dell’al-bero, evocandone una nuova vita», ha raccontato Jaime Hayon a propositodel progetto. Una curiosità: la Paulownia è uno degli alberi più sostenibili del mondo. Unapiantagione di 4 acri assorbe 13 tonnellate di CO2 ogni anno, il suo legno èuna biomassa straordinaria e le sue foglie si possono utilizzare come forag-gio. È inoltre un albero adatto per la prevenzione dell’erosione del suolo per-ché sviluppa in breve tempo un profondo apparato radicale; è indicato per labonifica dei siti inquinati dai metalli pesanti  e cresce velocemente, svilup-pando una bellissima chioma e grandi fiori a calice, profumati e melliferi; ilsuo legno è elastico e allo stesso tempo molto resistente, ottimo per le ta-vole da surf e gli skateboard.  In Cina, oltre che per le doti delle giovani spose,era il legno con cui si costruivano gli strumenti musicali e i giocattoli.  Un po’come il Little Bird di Jaime Hayon, insomma, un gioco utile che ricorda il cantodegli uccelli tra i rami dell’albero di un grande architetto sognatore.

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«Il locale è nato per caso», racconta Daniele.«Con Danilo avevamo questo spazio rurale pieno di trattori.

Volevamo fare un coffee shop a Ravenna, ma alla fine abbiamo deciso di farlo nella campagna di Russi»

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M11tra Scandinavian dinner,

“tex-mex” e Django-DjangoTorna la rubrica dell’«Architettoste», vale a dire

l’architetto ristoratore. Questa è la volta di Daniele Vertemati e Danilo Pavone, un brianzolo e un barese

piacevolmente persi nella campagna di Russi

di Paolo Bolzani

Riprendendo il filone del viaggio e della ricerca sul territorio av-viato con la casa di questo mese, oggi ci perdiamo nella “ubertosa”campagna di Russi. All’inizio il girovagare non sembra condurre inalcun luogo, ma poi si ferma al civico 11 di via Madrara, davanti aduna casa colonica di fine Ottocento. In realtà qualcosa di familiaresi si scorge in lontananza. A nord sono le sagome dello Zuccherifi-cio Eridania, ormai archeologia industriale, e, spostato più a ovest,del Gran Palazzo tardo seicentesco dei Rasponi a San Giacomo, ac-

«M11 – riprende Daniele – corrisponde ad un fare moderno.

Essere alla mano, ma amare i dettagli.Lasciare l’idea del ristorante

per abbandonarsi a quella del club.Per questo motivo non abbiamomesso un’insegna sulla strada».

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canto al Lamone. Dall’esterno il locale è sostanzialmente invisibile,se non fosse per il piazzale adibito a parcheggio posto accanto allacasa, sul fianco opposto a quello in cui viene fronteggiata da unvecchio corpo di servizio, da cui viene separata per mezzo di ungiardino, ricavato al posto della vecchia aia contadina. Nel corpo diservizio si riconoscono tre fasi costruttive, progressivamente rea-lizzate procedendo verso sud, in quanto il primo ambiente si trovaprossimo alla strada. Quella originale è costituita da due ambienti,un tempo utilizzati in sequenza come stalla e deposito di attrezziagricoli. Segue una fase successiva, attuata negli anni Sessantacon la costruzione di un corpo adibito a fienile. Infine ecco il quartoambiente, una luminosa veranda ulteriormente collocata verso sudnel 2015, che si affaccia su un giardino vegliato a est da un grandepioppio bianco, che in russiano e ravennate si chiama “albaraz”.In questa successione di quattro ambienti si articola «M11 Restau-rant&Shop», ideato e gestito dagli architetti quarantenni DanieleVertemati e Danilo Pavone. Il primo nasce in Brianza e si laurea alPolitecnico di Milano. A Bologna si incontra con Danilo, che è diBari e si è laureato a Venezia. «Il locale è nato per caso», raccontaDaniele. «Con Danilo avevamo questo spazio rurale pieno di trat-tori. Volevamo fare un coffee shop a Ravenna, ma alla fine abbiamodeciso di farlo nella campagna di Russi». Il recupero delle parti piùvecchie risale al 2013, momento in cui si ricava la zona tecnica, co-stituita dalla sequenza cucina, preparazione pasti, dispensa e glispazi per i bagni, aggregati ad una prima sala, omaggiata dallalunga installazione Clouds di Ronan & Erwan Bouroullec, felice-mente montata su un muro sismico in blocchi a vista fronteggiatoda muri in mattoni, mentre la sequenza di tavolini è illuminata dallebolle in vetro soffiato a mano di Bocci serie 14, provenienti dal so-laio tradizionale in travi, listelli e pianelle. Passeggiando sul par-quet in listellini industriali di teak, opportunamente proposto daGiovanni Baldini di Tavar, si raggiungono i bagni, nel cui pavimento

Passeggiando sul parquet in listelliniindustriali di teak, opportunamente

proposto da Giovanni Baldini di Tavar, siraggiungono i bagni, nel cui pavimento si

dispiegano le ceramiche di“14oraitaliana”, in particolare la serie «i Gattopardi» che allude chiaramente

al ricordo del Novecento siciliano, mentre i lavabi sono di MOAB 80

con vassoio in acciao su lungo piano in legno.

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LOCALI DI DESIGN

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da oltre quarant'anni la nostra professionalità

al vostro servizio

La vasta sala al piano inferiore si apreverso il giardino a prato con una

piacevole movimentazione delle falde.«L’idea proviene dal genius loci

– spiega Danilo – in particolare dalla rilettura delle falde

della casa ottocentesca. Per la struttura ho messo a frutto l’esperienza lavorativa

maturata nell’ambito del progetto di carpenterie metalliche, disegnando

una struttura in acciaio e vetro che si vede solo quando si è entrati. Quindi non è mai di impatto, è molto

luminoso e silenzioso. Nel pomeriggio poi

si smaterializza e non se ne percepisce più

il volume perché è invaso dal sole».

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LOCALI DI DESIGN66

si dispiegano le ceramiche di “14oraitaliana”, in particolare la serie«iGattopardi» che allude chiaramente al ricordo del Novecento si-ciliano, mentre i lavabi sono di MOAB 80 con vassoio in acciao sulungo piano in legno. Attraversando il vecchio fienile, che mantieneintatto il solaio in travi Varese e tavelloni opportunamente tinti digrigio, infine entriamo nella nuova grande veranda, che in realtà sirivela un volume a doppia altezza, con quello superiore destinatoa shop per prodotti di cucina e pezzi di design, ma concepito comeluogo più riservato, «come un club», da cui lo sguardo spazia finoallo skyline delle colline di Faenza, a rassicurare il nostro sguardosul senso del limite della grande pianura. La vasta sala al piano in-feriore si apre verso il giardino a prato con una bella pedanaesterna in listoni di teak ugualmente forniti da Tavar e una piace-

vole movimentazione delle falde. «L’idea proviene dal genius loci– spiega Danilo – in particolare dalla rilettura delle falde della casaottocentesca. Per la struttura ho messo a frutto l’esperienza lavo-rativa maturata nell’ambito del progetto di carpenterie metalliche,disegnando una struttura in acciaio e vetro che si vede solo quandosi è entrati. Quindi non è mai di impatto, è molto luminoso e silen-zioso. Nel pomeriggio poi si smaterializza e non se ne percepiscepiù il volume perché è invaso dal sole». Mentre osserviamo da vi-cino i bulloni cromati in evidenza sui profili metallici tinti di un gri-gio scuro con una vena calda testa di moro, una commensale sientusiasma alla vista delle orchidee Vanda appese ai pilastri. «M11– riprende Daniele – corrisponde ad un fare moderno. Essere allamano, ma amare i dettagli – come i bicchieri e piatti in ceramica diNicola Fasano di Grottaglie o i tessuti di Vanda Catucci, ma anchei tavoli in ferro naturale – lasciare l’idea del ristorante per abban-donarsi a quella del club. Per questo motivo non abbiamo messoun’insegna sulla strada». Mentre stiamo uscendo abbiamo il tempoper cogliere meglio all’ingresso l’idea dei divisori in lamiera forataper delimitare la zona ufficio, la grande parete traslucida in vetroretinato per proteggere la cucina, il riuso di un grande tavolo da la-voro per falegname da distretto industriale brianzolo come pianoper l’accoglienza o il congedo dei commensali “soci”, tra Scandi-navian dinner e “tex-mex”, stile Django Unchained.

Le fotografie del servizio sono pubblicate per gentile concessione di Cristina Bagnara,

eccetto alcuni scatti realizzati dall’autore dell’articolo Paolo Bolzani.

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Norme

In Italia il diritto di asilo è garantito dall’art. 10 comma 3 della Co-stituzione che recita: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suopaese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantitedalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Re-pubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». In relazionealla particolare condizione, può essere riconosciuto al cittadinostraniero che ne faccia richiesta lo status di rifugiato o può essereaccordata la misura di tutela di protezione sussidiaria. La diffe-rente tutela attiene a una serie di parametri oggettivi e soggettivi,che si riferiscono alla storia personale dei richiedenti, alle ragionidelle richieste e al paese di provenienza. Nello specifico, il rifu-giato è un cittadino straniero il quale, per il timore fondato di es-

CITTÀ E SOCIETÀ68

Pensieri sparsisulla schiuma del mondo

Rifugiati e diritto di asilo di Marina Mannucci

È noto che dall’agosto 2015 decine di uomini di origine pakistanasono giunte a Ravenna per avviare la procedura di legge per il ri-conoscimento della protezione internazionale presso la localeQuestura. In attesa della valutazione delle loro domande da partedella Commissione Territoriale queste persone sono state aiutatedapprima da una rete di volontariato e di cittadinanza attiva e dal23 dicembre hanno potuto usufruire di otto container riscaldaticon quaranta brandine e un box con docce e bagni nei pressi del-l’associazione di protezione civile Mistral, in via Romea Nord a Ra-venna.Annoiata da un chiacchiericcio fastidioso che troppo spesso ignoraconoscenze minime di storia, di geografia, di giurisprudenza e disemantica, in questa mia ricerca ho cercato di raccogliere un po’d’informazioni per tentare di approfondire, se pur in modo parzialela questione.

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umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionalidello Stato italiano». Si tratta di una clausola di salvaguardia mi-rata a riconoscere tutela anche a situazioni non rientranti in ob-blighi specifici. Fra i seri motivi-suscettibili di ampiainterpretazione- possono rientrare sia situazioni soggettive, comei bisogni di protezione a causa di particolari condizioni di vulne-rabilità quali motivi di salute o di età, sia situazioni relative alPaese di provenienza, come grave instabilità politica, episodi diviolenza o insufficiente rispetto dei diritti umani, carestie, disastrinaturali, ambientali o situazioni similari. La protezione umanitariapuò essere riconosciuta anche quando vi sia comunque un con-creto pericolo di essere sottoposti a torture, pene e trattamentiinumani o degradanti, in caso di rientro nel Paese di origine.

Cenni storici

Uno sguardo alla storia del Pakistan può essere d’aiuto a com-prendere cosa sta succedendo in questo paese, di cui poco ci vieneriportato dagli “organi d’informazione”.Stato dell’Asia meridionale, il Pakistan è costituito nel 1947 a se-guito della dissoluzione del dominio britannico nel subcontinenteindiano. Le ragioni che portano alla sua nascita hanno radici re-mote. Prima della conquista britannica nel XIX secolo, l’India erastata a lungo dominata da potenti dinastie musulmane le qualiavevano consolidato nel Paese una forte componente islamica, inrapporti conflittuali con la maggioranza induista della popola-zione. Il contrasto tra le due comunità proseguì durante la domi-nazione britannica e segnò gli anni della lotta di liberazione; almomento dell’indipendenza, in un quadro di gravi violenze, nac-quero due nuovi Stati, l’Unione Indiana, a maggioranza indù, e ilPakistan, a maggioranza musulmana. Questo comprendeva il

sere perseguitato per motivi di etnia, religione, nazionalità, ap-partenenza a un determinato gruppo sociale od opinione politica,si trova fuori dal territorio del Paese di cui ha la cittadinanza e nonpuò o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezionedi tale Paese. Può trattarsi anche di un apolide che si trova fuoridal territorio nel quale aveva precedentemente la dimora abitualeper le stesse ragioni e non può o non vuole farvi ritorno. È inveceammissibile alla protezione sussidiaria il cittadino straniero chenon possiede i requisiti per essere riconosciuto rifugiato, ma neicui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritor-nasse nel Paese di origine, o, nel caso di un apolide, se ritornassenel Paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale,correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno. Sonoesclusi dalla protezione gli stranieri già assistiti da un organo oda un’agenzia delle Nazioni Unite, diversi dall’Alto Commissariatodelle Nazioni Unite per i rifugiati. Lo status di rifugiato e le formedi protezione sussidiaria sono riconosciute all’esito dell’istruttoriaeffettuata dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento dellaprotezione internazionale. Le norme che disciplinano l’asilo sonoregolate a livello comunitario dal cosiddetto Regolamento DublinoII, per il quale lo straniero può richiedere la protezione internazio-nale nello Stato di primo ingresso che, pertanto, diviene compe-tente a esaminare la domanda. Oltre alle misure di protezioneinternazionale, in forza dell’art. 5 comma 6 del D. Lgs 286/1998,richiamato dall’art. 32, comma terzo, D. Lgs 251/2007, è previstala possibilità di rilascio di un permesso di soggiorno per motiviumanitari quando ricorrano «seri motivi, in particolare di carattere

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> Moschea di Abbasi (Cholistan), Bahawalpur (Punjab), Pakistan

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CITTÀ E SOCIETÀ

Sind, il Punjab occidentale, il Belucistan, la provincia della Frontieradel Nord-Ovest e il Bengala orientale, che divenne il Pakistan orien-tale, separato dal Pakistan occidentale da oltre 1500 km di territo-rio indiano. Il Pakistan divenne nel 1956 una Repubblica islamica,sebbene schierata con il blocco occidentale. Nel 1948, MuhammadAli Jinnah aveva dichiarato l’urdu lingua ufficiale del Pakistan, sca-tenando gravi disordini nel Bengala, di lingua bengali; la tensionefra Pakistan occidentale e orientale crebbe fino a scatenare, nel1971, una guerra civile, in seguito alla quale il Bengala orientale sidistaccò, dando vita al Bangladesh. La crisi politica che seguì portòal potere Zulfiqar Ali Bhutto, che dette il via a un programma nu-cleare, imprimendo alla politica interna una svolta nel senso delsocialismo di Stato. Bhutto cedette infine all’ascesa dei partiti re-ligiosi, che condusse al potere (1977) il generale Muhammad Zia-ul-Haq, in un colpo di Stato che islamizzò il Pakistan e impose lalegge marziale, abolendo le riforme socialiste e riconducendo ilPaese nel blocco antisovietico. Nel 1988 Zia-ul-Haq morì in un inci-dente aereo. Fece seguito un decennio di governi retti da Benazir Bhutto e daNawaz Sharif, che dovettero far fronte alle conseguenze dell’inva-sione sovietica in Afghanistan, che spostò in Pakistan grandi massedi profughi adepti di una forma estrema di riformismo sunnita: i ta-liban. Nel 1999 un nuovo colpo di Stato portò al potere il capo del-l’esercito, Pervez Musharraf, il quale rafforzò i legami con gli USA,pur continuando il confronto militare e nucleare con l’Unione In-diana, in particolare per il controllo del Kashmir. Dopo gli attentatidell’11 settembre 2001, il Pakistan è stato spinto dagli USA a inter-rompere l’assistenza ai taliban afghani, sostenuti fin dalla loropresa del potere (1996) dai servizi segreti pakistani, per diventarenel 2004 uno dei principali partner degli Stati Uniti al di fuori dellaNATO. Le elezioni del 2008 hanno condotto all’abbandono del po-tere da parte di Musharraf e alla vittoria di Asif Ali Zardari, capo delPartito popolare del Pakistan (PPP) dopo l’assassinio politico di

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Benazir Bhutto, che era sua moglie. Nonostante la progressiva di-stensione dei rapporti con l’India, nel 2011, dopo l’assassinio delgovernatore del Punjab da parte di fondamentalisti islamici, ilpaese fu scosso da una nuova ondata di violenze a carattere reli-gioso. Nel maggio dello stesso anno, in seguito all’operazione mi-litare americana che portò alla morte di Osama Bin Laden, i rapportitra Stati Uniti e Pakistan subirono un sensibile inasprimento (cfr.«Pakistan», s.v., in www.treccani.it). La grande maggioranza deipachistani, circa il 95%, è di religione musulmana, con minoranzeinduiste e cristiane. La popolazione musulmana risulta divisa trala componente sunnita (circa il 75% dei musulmani) e quella sciita,divisione che genera numerose tensioni e violenze. Il gruppo etnicopiù numeroso è costituito dai punjabi, circa il 45%, seguiti dai pa-shtun (15%), dai sindhi (14%) e da altre minoranze come i sariaki ei beluci. Anche a causa di tale ripartizione, l’urdu, lingua ufficialedel paese assieme all’inglese, è parlata solo dall’8% della popola-zione, mentre la lingua punjabi, riconosciuta ma non ufficiale, èparlata da quasi metà della popolazione. L’area punjabi risultaanche quella con la maggiore densità di popolazione, con una di-stribuzione molto variata: si passa dai circa 19 abitanti per chilo-metro quadrato nel Belucistan ai più di 350 nel Punjab. Dal 2008,sono trentaquattro i giornalisti uccisi in Pakistan; dall’insedia-mento del governo di Nawaz Sharif, nel giugno 2013, gli omicidi direporter sono stati otto, di cui sei nel 2014. In alcune zone delpaese, soprattutto quelle rurali e di frontiera con l’Afghanistan, alleistituzioni statali si sovrappongono sistemi legislativi e consuetu-dinari basati su tradizioni locali e sulla religione, il che rende taliaree quasi indipendenti da Islamabad. In particolar modo le cosid-dette aree tribali di amministrazione federale (Federally Administe-red Tribal Areas, Fata), a maggioranza pashtun, sono governate dafunzionari non eletti, afferenti al sistema tribale locale, che ven-gono nominati dal presidente, senza l’intermediazione dei partitipolitici. Allo stesso modo nel Khyber Pakhtunkhwa, nota in passato

come provincia della frontiera del Nord-Ovest (North-West FrontierProvince, Nwfp), ha destato preoccupazione il fatto che, nel di-stretto di Swat, il governo di Islamabad abbia raggiunto un accordocon i gruppi islamisti locali legati ai talebani per permettere l’ap-plicazione della legge islamica (sharia) in quell’area. Il recente at-tentato al parco giochi di Lahore è un ulteriore tentativo da partedi un nuovo gruppo fondamentalista islamico di affermarsi tra letante fazioni attive in Pakistan. Il sistema legale tribale vigente inalcuni distretti limita molto anche l’uguaglianza di genere, nono-stante a livello istituzionale sia garantita dal numero fisso di seggi(60) destinati alle donne in parlamento. In alcune aree vi sono an-cora tribunali religiosi e negli ultimi anni si sono verificati casi dilapidazione per adulterio. Secondo l’ordinamento giuridico dellostato, la blasfemia è considerata un reato punibile con la morte. Ilgoverno di Pechino ha investito molto nell’area del Belucistan e nelporto di Gwadar, nel sud del paese, individuando quest’area comepossibile terminal per le proprie importazioni petrolifere; e, oltreal porto, sta costruendo per un totale di circa 15 miliardi di dollari.La Cina è il secondo partner per le importazioni pachistane, dopogli Emirati Arabi Uniti (Uae) e prima di Kuwait e Arabia Saudita, daiquali il Pakistan compra petrolio. Pechino è il secondo partner diIslamabad anche per quanto concerne le esportazioni, precedutadagli Usa e seguita dall’Afghanistan.

Foto a sinistra: immagine ormai ricorrente quella degli emigranti in cerca di un futuro migliore.

A destra: la mappa etnica del Pakistan.

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CITTÀ E SOCIETÀ

Attualità

Riporto di seguito stralci di una sentenza pronunciata dalla Corted’Appello di Trieste, nella quale il 2 febbraio 2015 si provvedevaad accogliere l’appello lanciato da un cittadino pakistano ricono-scendogli lo status di protezione sussidiaria. Nella sentenza dicausa civile contro il Ministero dell’Interno per il provvedimentoadottato dalla Commissione Territoriale per il riconoscimento dellaprotezione internazionale e per sentire, accertare e dichiarare ilproprio diritto alla protezione sussidiaria o, in subordine, a quellaumanitaria vengono riportate queste motivazioni: «Osserva il Col-legio che l’impugnazione proposta debba essere accolta con con-seguente riforma dell’Ordinanza impugnata e debba essereconcessa protezione sussidiaria. La Corte ha acquisito informazionisul Pakistan e in particolare sulla città di Gujrat mediante la Com-missione Nazionale per il Diritto di Asilo presso il Ministero dell’In-terno; ulteriori informazioni sono state assunte attraverso i sitireuters.it, ansa.it nonché attraverso il rapporto annuale sui dirittiumani in Pakistan fornito da Amnesty International, tra i cui punticritici rilevano la forte discriminazione delle minoranze religiose,la mancanza della libertà d’espressione, l’abuso nell’utilizzo dellapena di morte, le sparizioni forzate... la Corte ha quindi deciso che:le dichiarazioni del richiedente possono essere dunque consideratecredibili e coerenti, trovando riscontro nella situazione del Paesee nella documentazione prodotta. Alla luce di ciò, la motivazionedi diniego adoperata dalla Commissione e l’Ordinanza di rigetto

La semantica del rifugiato

Il vocabolario che usiamo è decisivo: solo con le parole giuste pos-siamo capire il significato della presente fuga in massa di popoli.Fuga da che? Da chi? Rispondendo a queste domande siamo ingrado di individuare le responsabilità primarie dell’esodo cuistiamo assistendo. Come scrive Barbara Spinelli, la distorsionedella realtà comincia con la stessa parola “migranti”, quindi con ilsintagma “questione migranti”. Sono pochissimi però gli organideputati all’informazione che usano il vocabolo appropriato “rifu-giati” o “persone in fuga”, l’unico che corrisponde alla stragrandemaggioranza degli arrivi.

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Sopra: Benazir Bhutto col Manifesto per le elezioni del 2008.A sinistra: Hanna Arendt, courtesy of the Hannah Arendt Private Archive.

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della richiesta di protezione richiesta non appaiono condivisibili,perché il richiedente risulta attendibile. Le condizioni del Paesed’origine invero appaiono idonee ad integrare i presupposti di cuiall’art. 14 lett. c) del D. lgs. n. 251/2007, tenuto conto dell’escala-tion di violenza generalizzata quale emerge dalle informazioni as-sunte. Dal Rapporto EASO sul Pakistan aggiornato all’agosto 2015(https//easo.europa.eu/latest-news/easo-issues-country-of-origin-information-report-on-pakistan-country-overviev) si ricavainfatti che nel 2014, in Punjab, vi sono stati 41 attacchi terroristicie che il numero delle vittime è cresciuto in modo significativo, cosìcome il numero degli incidenti violenti (che include anche il numerodegli incidenti per natura religiosa, etnica, politica e le violenze co-muni) e delle persone scomparse.Dal rapporto Country Information and Guidance, Pakistan, del lu-glio 2014 (http//www.refworld.org/country) risulta che a prescin-dere dai motivi di rischio individuale legati a motivi politici ereligiosi, tutti i cittadini pakistani, inclusi gli studenti e coloro chenon seguono rigidamente la legge della sharia, sono soggetti allaviolenza dei gruppi armati. La situazione di criticità esistente in Pa-kistan è confermata anche dal Rapporto di Amnesty Internationaldel 2013, secondo cui “Le minoranze religiose sono state vittimedi persecuzioni e attacchi, con uccisioni mirate da parte di gruppiarmati, le forze armate e i gruppi armati hanno continuato a per-petrare violazioni nelle zone tribali, tra cui sparizioni forzate, rapi-menti, tortura e uccisioni illegali… Le forze di sicurezza hannocontinuato ad agire nell’impunità e sono state accusate di diffuseviolazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, sparizioni for-zate, tortura, decessi in custodia ed esecuzioni extragiudiziali… Dapiù parti sono state denunziate centinaia di uccisioni illegali, tracui esecuzioni extragiudiziali e decessi in custodia…I talebani pa-kistani, Lashkar e Jhangvi, l’esercito di liberazione del Belucistane altri gruppi armati hanno preso di mira le forze di sicurezza e i ci-vili, compresi membri di minoranze religiose, operatori umanitari,attivisti e giornalisti… Hanno compiuto attacchi indiscriminati uti-lizzando ordigni esplosivi rudimentali e attacchi dinamitardi sui-cidi…”. Pertanto, considerata la situazione del paese d’origine e lacorposità dei riscontri, in riforma dell’impugnata Ordinanza, all’ap-pellante deve essere concessa la protezione sussidiaria, valutandola Corte che sussistono, nel suo Paese d’origine, fondati elementiche inducono a ritenere la presenza di una situazione di potenzialerischio per l’attuale incolumità dei cittadini, stante il perdurare edil diffondersi di un clima di generale violenza indiscriminata e discontro tra i gruppi armati di varie correnti religiose, in un contestodi assoluta carenza delle condizioni minime di sicurezza».

Riflessioni finali sulle derivedell’ortopedia sociale

«Privati dei diritti umani garantiti alla cittadinanza, si trovarono adessere senza alcun diritto, schiuma della terra». È questa la tesi,posta in Le origini del Totalitarismo a premessa del capitolo sulTramonto degli Stati nazionali e la fine dei diritti umani, di HannahArendt. Prendendo spunto da un articolo del 1943 sempre dellaArendt, dal titolo We Refugees, il filosofo Giorgio Agamben così in-terviene: «La Arendt rovescia la condizione di rifugiato e di senzapatria che si trovava a vivere, per proporla come paradigma di unanuova coscienza storica. Il rifugiato che ha perduto ogni diritto ecessa, però, di volersi assimilare a ogni costo a una nuova identitànazionale, per contemplare lucidamente la sua condizione, riceve,

in cambio di una sicura impopolarità, un vantaggio inestimabile».Questo vantaggio caratterizzerebbe una nuova coscienza storica,ed è così descritto dalla Arendt: «I rifugiati cacciati di paese inpaese rappresentano l’avanguardia dei loro popoli». SecondoAgamben il rifugiato è «nuda vita». Tutto ciò certificherebbe la crisiirreversibile dello Stato-nazione e l’inadeguatezza dell’impalcaturaideologica dei diritti dell’uomo come riportato sempre dalla Arendt:«La concezione dei diritti dell’uomo basata sull’esistenza suppostadi un essere umano come tale, cadde in rovina non appena coloroche la professavano si trovarono di fronte per la prima volta uominiche avevano veramente perduto ogni altra qualità e relazione spe-cifica – tranne il puro fatto di essere umani». Lo Stato-nazione, chesi regge sul concetto di cittadinanza formulato nella Dichiarazionedel 1789, non sarebbe quindi in grado di far fronte a questa nuovarealtà, poiché secondo Agamben: «lo statuto di rifugiato è statosempre considerato, anche nel migliore dei casi, come una condi-zione provvisoria, che deve condurre o alla naturalizzazione o alrimpatrio. Uno statuto stabile dell’uomo in sé è inconcepibile neldiritto dello Stato-nazione». Di qui le logiche conclusioni: «Se il ri-fugiato rappresenta, nell’ordinamento dello Stato-nazione, un ele-mento così inquietante, è innanzitutto perché, spezzando l’identitàfra uomo e cittadino, fra natività e nazionalità, esso mette in crisila finzione originaria della sovranità».Il rifugiato diviene così la figura centrale della nostra storia poli-tica.

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ABITARE L’HABITAT74

Antichi borghi, evoluzione del concetto di “recupero”

La valorizzazione di un bene culturale attribuisce riconoscimentodella sua importanza nel sistema di valori di una comunità

di Marco Turchetti *

Il fascino dei luoghi si accompagna al loro destino e spesso a un senti-mento di abbandono.Esiste cioè una bellezza particolare nella polvere che il tempo disperdenei luoghi e una seduzione singolare nei brandelli delle cose che non ser-vono più.L’abbandono livella i destini, i ruderi sono simili nel colore, negli spacchi,nelle infestazioni della natura. I muri, sono pieni di tutte le vite di chi ci hapreceduto, delle lacerazioni delle guerre, della furia della natura. L’abbandono riduce le dissomiglianze sociali, economiche, geografiche epersino quelle religiose. Le sontuose ville di campagna, ad esempio, oggisomigliano a quelle dimesse abitazioni dei contadini. Tutte sono segnateda crepe e coperte di edera. Anche la più nobile dimora non è diversadall’umile chiesa campestre. Entrambe sono prive di orpelli e hanno as-sunto il colore della terra.Bisogna sentire l’urgenza di guardare le cose inutili e vecchie cui dare sig-nificati nuovi. Gli antichi borghi abbandonati, benché esprimano una poetica

stramba e malinconica, non sono privi di una gioia speciale, quasi tattile. E’importante toccare la superfice delle case, la loro pelle ferita e sentire inche modo resistono al tempo. In questi luoghi, se la fine è venuta è an-ch’essa passata: non sono morte perché anche la morte da qui se ne è an-data. I ruderi stanno lì, imperfetti e pericolanti, come un canto alla durata.I nostri ruderi sono lo spaccato di un paese franante e crudele, nel quale,figure decise e disperate, lottano per curare le ferite di un mondo di vinti.La storia dei paesaggi italiani coincide con quella delle sue stratificazionie del modificarsi continuo tramite aggiunte e sottrazioni di manufatti. Findall'antichità gli uomini si sono sempre appropriati delle costruzioni dellegenerazioni precedenti modificandole secondo i propri bisogni. Oggi laconsapevolezza della necessità di ridurre i consumi energetici e di costru-ire in modo sostenibile è diventato un imprescindibile criterio progettuale,che ha portato a riscoprire e a rendere attuali antiche modalità di proget-tazione, in grado di utilizzare l'esistente come risorsa preziosa.In altra parte di questa rivista l’articolo di Paolo Bolzani tratta di un bell’e-sempio di recupero di un borgo aabbandonato, abbiamo ritenuto impor-tante cogliere questa occasione e unire con un filo rosso la sua

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presentazione a qualche riflessione più specifica e trattare l'approccio bio-climatico e sostenibile al recupero del patrimonio edilizio esistente, in par-ticolare a quello dei centri storici minori, e dell’edilizia rurale, anche infunzione di un sempre maggiore sviluppo del turismo che va alla ricerca diesperienze all'insegna di una sostenibilità globale. Lo scopo è dimostrare come le esigenze del turismo, della valorizzazionee del recupero possano interagire efficacemente. Il recupero edilizio per-mette di risparmiare l'uso del suolo per nuova edificazione, con tutti i van-taggi ambientali che questo può comportare assieme al risparmioenergetico messo in atto con un recupero eco-efficiente. La valorizzazionedi un bene, anche attraverso un adatto, studiato e calibrato cambio di des-tinazione d'uso, permette di innescare circoli virtuosi che possono giovareall'economia e alla socialità di un intero territorio. Il crescente mercato delturismo sostenibile, può essere la spinta propulsiva per recuperare edificie paesaggi del nostro paese, evitando il fenomeno dell'abbandono e con-servandone la memoria storica. Da sempre l'uomo ha ripensato il patrimonio edilizio e urbano ereditatodai propri predecessori, bisognoso di soddisfare le mutate esigenze dellasocietà, ma anche consapevole della scarsità delle risorse, nei secoli sisono riadattati ai più diversi usi gli edifici nati con funzioni diverse, mu-tandone spesso la forma oltre che il significato. Le trasformazioni attualitendono a tenere in considerazione la compatibilità delle nuove funzionicon la conservazione della testimonianza storica del manufatto, ancheper il patrimonio minore riconosciuto sia nel valore economico sia inquello storico. Gli aspetti da affrontare, nella realtà di oggi, sono di duetipi: la rifunzionalizzazione-valorizzazione dei fabbricati e il loro recuperoedilizio in termini di sostenibilità e risparmio energetico. Si tratta di un in-tervento che mira all'individuazione di una destinazione d'uso compatibilecon le forme, il luogo e i materiali, che renda l'intera operazione sosteni-bile anche dal punto di vista economico e al consolidamento-recuperodella materia. Il recupero del patrimonio esistente riguarda non solo il loroaspetto tecnologico, funzionale e normativo, ma anche al mantenimentodei loro caratteri storici. Anche se spesso non si tratta di edifici vincolati,l'approccio dovrebbe puntare agli obiettivi propri del recupero degli edificitutelati, in particolare mantenere le informazioni contenute nelle sueforme e nelle sue componenti, conservarne l'integrità e assicurare la pro-tezione dei suoi valori culturali.Date queste premesse diventa imprescindibile un progetto di conoscenza,i cui scopi sono in particolare di capire le cause che hanno portato al de-grado le strutture materiali e reperire le informazioni sui metodi costruttivilocali dell'epoca, per poter in seguito elaborare una risposta ottimale nelprogetto di restauro e recupero. In relazione ai diversi obiettivi dovrannoessere elaborati diversi livelli di conoscenza da elaborare e restituire criti-camente. Sinteticamente si può affermare che il progetto di conoscenza in un recu-pero si articola in due grandi parti: l'analisi del contesto e l'analisi deimanufatti. L'analisi del contesto è di importanza fondamentale per la va-lutazione della sua fattibilità e dalla quale spesso emergono elementi de-cisivi per il progetto. La conoscenza del contesto avviene attraverso ilrilievo e l'analisi di tutti quei fattori ed emergenze che sono tipici del ter-ritorio. Tra gli aspetti da indagare vi è sicuramente l'accessibilità, in fun-zione dell'uso che si prevede dell'edificio. L'analisi dell'evoluzioneterritoriale e urbanistica dell'abitato tramite carte storiche e delle tecnichecostruttive tramite manuali sull'edilizia storica. Lo studio dei vari piani vi-genti, delle norme locali, di eventuali vincoli, ma anche lo studio dellecaratteristiche del lotto, distanze dai confini e da facciate esistenti. Lo stu-dio poi potrà approfondirsi fino ad analizzare ai vari livelli le funzioni pri-marie insediate o di progetto, nonché la presenza di servizi e di attivitàcommerciali. La conoscenza dell'edificio ha come obiettivo l'individu-azione dei metodi di intervento più adeguati per risanare i degradi e dellesoluzioni tecniche per le parti nuove e per un'adeguata impiantistica. Da quanto sopra si comprende come non possa esistere una griglia di op-erazioni univoca per gli interventi di recupero, ma per tutte le varie vocideve essere definita una soglia minima di conoscenza in relazione agliscopi che si vogliono perseguire, sia a livello urbano-territoriale per es-empio un cambio d'uso da abitazione ad albergo diffuso, sia a livelloedilizio come un adeguamento normativo, una manutenzione straordi-naria, un risanamento energetico, una trasformazione integrale.

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Nella pagina a sinsitra: i ruderi della parrocchiale di San Lorenzo a Filetto.L’abbandono riduce le dissomiglianze sociali, economiche, geografiche

e persino quelle religiose, bisogna sentire l’urgenza di guardare le cose inutili e vecchie cui dare significati nuovi.

In questa pagina, dall’alto: Lozzole, piccolo borgo sul giogo montano spartiacquetra le vallate dei fiumi Senio e Lamone. Parzialmente recuperato grazie

all’infaticabile Don Antonio Samorì, partendo proprio dalla chiesa di San Bartolomeo e la sua canonica, i lavori sono poi proseguiti

con il recupero del vecchio circolo.Casolari abbandonati nelle nostre campagne. Vuoti e tristi, dove gli alberi ormai la

fanno da padroni, ricordano acquerelli che andrebbero dipinti.Costruzioni accessorie come le capanne di canna, spesso associate a casolari

e piccoli borghi. Rappresentano il tentativo di salvaguardare, non solo lemodalità abitative che caratterizzavano un tempo il territorio, ma soprattutto le

tecniche e le conoscenze costruttive alla base della loro edificazione.

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ABITARE L’HABITAT76

In alto e a fianco: Santo Stefano di Sessanio in provincia dell’Aquila. DanieleKihlgren ha acquistato molti edifici del centro storico, li ha ristrutturati con criteri

rigorosi e assolutamente eco-compatibili con il tessuto storico-architettonico ene ha fatto un albergo diffuso: il “Sextantio”.

Non solo il borgo è diventato una meta di turismo colto e responsabile, ma è anche considerato esempio di sviluppo sostenibile.

Nell’ormai ventennale riscoperta dell’interesse al recupero dei borghi an-tichi vi sono alcuni esempi di grande livello e fascino, Paolo Bolzani ne haben descritto uno proprio nelle nostre vicinanze, ma forse l’intervento piùfamoso, e sicuramente uno dei meglio riusciti, in questo senso è quellodi Santo Stefano di Sessanio in provincia dell’Aquila. Qui un giovane im-prenditore di origini svedesi, Daniele Kihlgren, ha acquistato alcuni annifa, molti edifici del centro storico, li ha ristrutturati con criteri rigorosi eassolutamente eco-compatibili con il tessuto storico-architettonico e neha fatto un albergo diffuso, il Sextantio. Grazie a questo intervento nonsolo il borgo è diventato una meta di turismo colto e responsabile ma èanche considerato esempio di sviluppo sostenibile. Vale sicuramente lapena di informarsi sui criteri che hanno guidato questo progetto che è di-ventato anche un caso di studio. Si tratta in ogni caso di individuare progetti che richiamino un’attenzionediversa da quella del popolo delle seconde case, progetti ben diversi daquello di una rivitalizzazione stagionale. I borghi dismessi possono di-ventare un tassello di una nuova economia.Insomma forse si sta sempre più facendo strada l’esigenza di un nuovomodo di vivere all’insegna del “piccolo è bello” oltre che prezioso.

* [Progettare Sostenibile - Ravenna][email protected]

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aprile 2016

Comitato scientifico Gianluca Bonini, Giovanni Mecozzi, Filippo Pambianco Organizzazione, promozione, documentazione Reclam edizioni e comunicazione srl – Casa Premium rivista dell’abitare

ore 20 Apertura, registrazione crediti formativi ore 20.30 Spazio imprese ore 20.40 Architetti emergenti ore 21.20 Architetti esperti ore 22.15 Tavola rotonda ore 23 Brindisi e saluto conviviale

Info Reclam tel. 0544 [email protected] - www.reclam.ra.it

ORDINEARCHITETTIRAVENNA

Comune di Ravenna

Comune di Cervia

Comune di Faenza

Comune di Forlì

Comune di Cesena

Con il patrocinio di

Con la collaborazione di

ciclo di conferenze 2016

Otto incontri/confrontifra protagonisti esperti ed emergenti della progettazione contemporanea

con tavola rotonda

Giovedì 17 MARZOSalone Nobile

Palazzo RasponiRAVENNA

Andrea Dal Fiume

Imola

De Gayardon BureauCesena

Giovedì 21 APRILEShow Room

Oggetti d’AutoreFORLÌ

Mauro CrepaldiCopparo (FE)

Mide ArchitettiVenezia

Giovedì 19 MAGGIOShow RoomStudio TRAVENNA

Rossi&TarabellaMilano

CiclostileArchitettura

Bologna

Giovedì 16 GIUGNOPadiglione delle Feste

Terme di CastrocaroCASTROCARO (FO)

Zamboni AssociatiArchitetturaReggio Emilia

CavejastudioForlì

Giovedì 14 LUGLIOCantina

La PandolfaPREDAPPIO (FO)

Nicola MarzotBologna

Alvise RaimondiCesena

Giovedì 15 SETTEMBRESala Conferenze

Magazzini del SaleCERVIA (RA)

DiverserighestudioBologna

InOut Architettura

Ferrara

Giovedì 13 OTTOBRERidotto

Teatro BonciCESENA

Alberto GiorgioCassaniRavenna

Francesco Di Gregorio

Parma

Giovedì 17 NOVEMBRESala Conferenze

Pinacoteca ComunaleFAENZA

ETBTessari/Bandiera

Treviso

MassimoIosa Ghini

Bologna

Aziende sostenitrici Aziende partner

CONF ARCHITETTURA CP:Layout 1 19/04/16 14.28 Pagina 2

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MERCATO IMMOBILIARE

Sgravi e incentivi sulla casanella Legge di Stabilità 2016

Quali effetti sulle compravendite? Il commento delle associazioni di categoria degli intermediatori Fimaa e Fiaip

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di Roberta Bezzi

Diverse le novità – fra sgravi e incentivi – riguardanti il "pianetacasa" contenute nella Finanziaria 2016, ossia nella legge di stabilitàapprovata definitivamente dal Senato lo scorso dicembre. Novitàche rafforzano la convinzione che il settore immobiliare stia fatico-samente riguadagnando quella centralità che merita, per le fami-glie che coinvolge, per gli oltre sei miliari di euro che rappresentanoil patrimonio immobiliare italiano (4,3 volte il Pil) fatto, non solo dimattoni, ma anche di cultura dell’abitare, di saperi millenari, di artefamosa nel mondo e del sacrificio di generazioni che hanno saputovolgere lo sguardo al futuro.

«Da segnalare – afferma il presidente Fiaip Romagna, Pier PaoloBaccarini – la riduzione della base imponibile Imu, in luogo del-l’esenzione totale, sugli immobili concessi in comodato, la detra-zione Iva per l’acquisto di immobili nelle classi energetiche A o B el’introduzione del leasing immobiliare. Si tratta di provvedimentiche ci inducono a sperare in un approccio finalmente più organicoe sistemico adottato dalla politica nei confronti del settore immo-biliare». Dello stesso avviso è il sindacato immobiliare Fimaa. «La politica –afferma il presidente provinciale Pierluigi Fabbri – ha adottato mi-sure che vanno incontro alla ripresa del mercato immobiliare. Ov-viamente speriamo che sia solo il primo passo, a cui ne farannoseguito altri. Tra le novità vi è, per esempio, la possibilità di de-

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trarre il 50 per cento dell’Iva per chi acquista un’unità immobiliareresidenziale da impresa costruttrice entro il prossimo 31 dicembre.Un incentivo interessante nel caso di seconda casa al mare o ac-quisto a scopo investimento. Ai soggetti che invece acquistano laprima casa, la legge di stabilità 2016 consente di usufruire di be-nefici anche se la casa che si detiene come prima casa non è stataancora ceduta. Fino all’anno scorso chi voleva cambiare la primacasa, doveva per forza prima venderla e poi riacquistare. Da ora in-vece c’è un anno di tempo dalla data di acquisto di quella che di-venterà la nuova prima casa, per vendere quella che si lascia.Un’ottima cosa in un momento in cui i tempi di vendita si sono cosìtanto allungati». Fimaa rileva anche il bonus per immobili da locare. «La misura ri-sale in realtà al 2014 – spiega Fabbri –, e prevedeva una deduzionedel 20 per cento sulle spese di acquisto/costruzione di immobilidestinati a locazione a canone concordato, frutto di accordi fra as-sociazioni di proprietari e associazioni di inquilini. Ma l’Agenziadelle Entrate ha specificato che c’è un limite di spesa di 300 milaeuro e che la deduzione degli interessi passivi spetta per tutta ladurata del mutuo, purché non superiore a predetta cifra». Senza contare che, a livello fiscale, le unità immobiliari locate a ca-none concordato possono avere una riduzione del 25 per cento del-l’Imu e della Tasi. Sono state prorogate anche al 2016 le detrazioniIrpef per interventi di ristrutturazione edilizia e per incremento diprestazioni energetiche. In particolare, sono fissate al 50 per centoquelle per i lavori di recupero del patrimonio edilizio e al 65 percento quelle per la riqualificazione energetica, compreso l’acqui-sto, installazione e posa in opera di meccanismi multimediali per

il controllo del riscaldamento, dell’acqua calda e della climatizza-zione estiva. Tra le misure della manovra, Fiaip ricorda anche:l’esenzione Imu sui terreni agricoli; l’esenzione Tasi per la primacasa (a eccezione delle categorie A/1, A/8, A/9); il blocco della pos-sibilità di deliberare aumento dei tributi e delle addizionali regio-nali e comunali; la possibilità per le giovani coppie – che hannoacquistato un immobile da adibire ad abitazione principale – diusufruire di una detrazione fiscale del 50 per cento per le spese so-stenute per l’acquisto di mobili nel 2016 fino a 8 mila euro. Fiaipguarda inoltre con grande attenzione e curiosità al leasing immo-biliare (o “locazione finanziaria di immobile”), che contribuisce adare un certo dinamismo al settore. «Con il leasing immobiliare – precisa Baccarini –, banche o inter-mediari finanziari si obbligano ad acquistare o far costruire l’im-mobile da adibire ad abitazione principale, su scelta e secondo leindicazioni dell’utilizzatore, il quale ne assume tutti i rischi. L’im-mobile viene messo a disposizione per un determinato tempo edietro un corrispettivo che considera il prezzo di acquisto o di co-struzione e la durata del contratto: alla scadenza del contratto l’uti-lizzatore ha la facoltà di acquistare la proprietà del bene a unprezzo prestabilito». Dal punto di vista fiscale sono previste detrazioni dei canoni e deirelativi oneri accessori per un importo non superiore a 8 mila euro,e del costo di acquisto nei casi di opzione finale, per un importonon superiore a 20 mila: detti limiti valgono nel caso in cui il bene-ficiario sia un soggetto di età inferiore a 35 anni con un redditocomplessivo non superiore a 55 mila euro all’atto della stipula delcontratto di leasing e non titolari di diritti di proprietà su immobili

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a destinazione abitativa. Se il soggetto utilizzatore ha più di 35anni, la detrazione è riconosciuta ma per importi dimezzati rispettoa quelli sopra indicati. «La parola chiave è "personalizzazione" – conclude il presidenteFiaip -. Benché estremamente complessa e poco organica, la nostraburocrazia lascia la possibilità di ricercare la soluzione più adattaalle varie esigenze della clientela, anche in base agli sgravi e in-centivi del momento. Senza volere né potere privilegiare una cate-goria di consumatori rispetto ad un’altra, va rilevato come unarinnovata attenzione alle giovani coppie, alla riqualificazione ener-

getica e alla ristrutturazione degli edifici siano scelte che lascianointendere una prudente progettualità, un accenno di visione, la vo-glia di cominciare a definire un mondo possibile e sostenibile». Un giudizio positivo viene anche da Fimaa. «Si prospettano buoneopportunità per chi vuole acquistare – conclude il presidente pro-vinciale Fabbri -. Anzitutto perché i prezzi sono relativamente bassise paragonati agli anni pre-crisi. Poi in quanto c’è tutta una seriedi benefici e detrazioni che rende appetibile, per esempio, com-prare un appartamento vecchio ma di generose dimensioni per ri-strutturarlo con il proprio gusto personale».

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