Costruire n36 luglio 2015qp2

4
a pagina 3 a pagina 2 L’associazione è fin troppo scontata si tratta, senza dubbio, di una risorsa problematica , infatti se è vero che il Travertino come pietra da costruzione ha un passato glorioso è altrettanto vero che il territorio di Tivoli / Guidonia su cui insistono le cave del “nobile” materiale, ne sopporta a fatica il peso ambientale e sociale. Ci troviamo di fronte ad un profondo, quanto incomprensibile, considerata la sua storia, scollegamento tra una realtà produttiva millenaria ed il suo territorio che comunque nei secoli ha tratto dalla coltivazione del travertino buona parte della sua ricchezza. Non è certamente mia intenzione sottolineare l’aspetto sociologico del problema , ma cercare di evidenziare una situazione di reale rischio per l’occupazione e per le professionalità presenti sul territorio in ragione di questo stato di cose, evidenziando Travertino risorsa o problema a pagina 2 il paradosso per cui, mentre il settore lapideo in Italia, forte di una tradizione votata all’esportazione, ha risentito meno di altri della crisi, per questo distretto non è stato così. La coltivazione del travertino nel territorio è iniziata, come è noto, già ai tempi della Roma Imperiale quando questo materiale è stato largamente utilizzato per la costruzione di opere giunte ai nostri giorni con la loro imponente bellezza ed è proseguita nei secoli con altrettanto splendore, ciò nonostante nei secoli la sua estrazione e lavorazione non ha mai raggiunto il livello industriale che sarebbe oggi necessario per fronteggiare l’attuale crisi del settore delle costruzioni ma anche, l’assottigliarsi delle risorse non infinite come pure, e non ultimo, il ripristino ambientale in un momento storico che a pagina 3 Rivedere l’età pensionabile perché i lavori non sono tutti uguali; rafforzare la sicurezza sul lavoro in un settore, quello dell’edilizia, ancora troppo colpito da incidenti mortali; contrastare la piaga del lavoro nero e del precariato; rilanciare gli investimenti per rilanciare la crescita. Sono questi in estrema sintesi le ragioni alla base della manifestazione nazionale indetta dai sindacati delle costruzioni di Cgil, Cisl e Uil in programma sabato 18 luglio a Roma in piazza Santi Apostoli a partire dalle ore 10. “Oggi X domani”, queste le parole scelte da Fillea Filca Feneal per sintetizzare i motivi che porteranno in piazza - sfidando il caldo che da settimane attanaglia il paese - lavoratrici e lavoratori delle costruzioni provenienti da tutta Italia perché, come sottolineano i leader delle tre categorie di Cgil Cisl e Uil, Walter Schiavella, Domenico Pesenti, Vito Panzarella, “non possiamo più aspettare, il governo deve passare dagli ‘Oggi x domani’, il 18 luglio in piazza a Roma. “Non possiamo più aspettare: basta parole, ora i fatti”. In piazza Santi Apostoli dalle ore 10 manifestazione nazionale Fillea Filca Feneal con Camusso, Furlan e Barbagallo. i annunci ai fatti”. Il settore dell’edilizia, com’è noto e com’è spesso sostenuto senza dirette conseguenze, ha una natura ‘anticiclica’, ovvero può se sostenuto frenare un trend economico negativo, indirizzandolo verso la crescita. Eppure, oltre questa condivisa consapevolezza, “il settore continua a subire la crisi e le sue conseguenze - affermano Schiavella, Pesenti e Panzarella - con il crollo devastante dell’occupazione, del lavoro regolare e sicuro, dei redditi e dei consumi e la perdita di legalità e trasparenza”. Parole legate a fatti e dati che parlano chiaro: dal 2008 al 2014 il settore, riportano i sindacati, ha perso il 32% degli investimenti e si colloca sui livelli di attività più bassi degli ultimi 50 anni. Numeri che attraversano trasversalmente tutti i comparti del settore: edilizia, legno- arredo, cemento, lapidei, manufatti, restauro. Ma non solo. I sindacati contestano la millantata inversione di tendenza mostrando altri, e ancor più significativi, numeri. “Se c’è ripresa nei nostri settori serve una lente di ingrandimento per trovarla. Lo vediamo dai dati delle Casse Edili - fanno sapere i segretari di Fillea Filca e Feneal - dopo l’ennesima caduta dell’ultimo trimestre del 2014 (-8% ore lavorate, -7% operai e -6% monte salario), nei primi mesi di quest’anno l’emorragia di posti di lavoro segna una lieve frenata, ma di contro scendono ancora le ore lavorate ed il monte salario (- 5% e -4%). Un dato che fa pensare ad una qualità del lavoro sempre più al ribasso e ricattato”. La fotografia del settore, rispetto a sei anni fa, è data dal dimezzamento del numero di operai, imprese e della massa salari. Questo il quadro nel quale si innestano i provvedimenti sul mercato del lavoro che, sottolineano i tre leader sindacali, “nel nostro settore si confermano inutili perché, proprio per le COSTRUIRE Periodico informativo della Fillea CGIL Roma e Lazio - Luglio 2015 - N°36 Roma Lazio Ho recentemente scoperto che le cappelle delle nostre Chiese, di città e di campagna, sono piene di immaginette votive legate al mondo del lavoro, molte delle quali proprio al settore delle costruzioni. Ritraggono, per lo più, uomini che cadono da un ponteggio, da una scala, da un edificio. Sono indicati un nome e una data e, ovviamente, in alto campeggia la figura della Madonna o di qualche Santo al cui provvidenziale intervento i “miracolati” sentivano di dover rendere grazie. Per associazione di idee torno bruscamente all’oggi e mi rivengono in mente i dati pubblicati sul Piano Nazionale di Prevenzione in Edilizia 2014-2018: è il cantiere, con il 52,4% degli incidenti, il luogo in cui più frequentemente si verificano le cadute dall’alto. Da tetti o coperture, da attrezzature per lavori in quota, da parti in quota di edifici, da macchine da sollevamento. Basta scorrere la triste cronologia degli infortuni mortali nel settore edile Sicurezza nei cantieri: un problema senza santi in paradiso Mi ha colpito molto qualche giorno fa, leggere un articolo di stampa di circa 30 fa scritto da Angelo Panico della segreteria della FILLEA di Roma, ne cito uno stralcio “il settore delle costruzioni è attraversato da un progresso di profonda crisi occupazionale e da un forte processo di trasformazione, la crisi occupazionale rende inevitabilmente gli stessi Sicurezza sul lavoro a che punto siamo lavoratori occupati più deboli nel posto di lavoro, da ciò la messa in discussione spesso, di diritti in anni di lotte come le mense ed i servizi ma anche e soprattutto un organizzazione del lavoro che sfugge al controllo operaio con conseguenze ovvie in termini di accelerazione di ritmi e recupero di produttività non derivate da nuove tecnologie ma dallo sfruttamento della forza lavoro un processo di trasformazione inoltre, che vede un processo di finanziarizzazione della grande impresa ed una conseguente frantumazione produttiva.” l’articolo si chiudeva sull’importanza di accrescere la cultura della sicurezza, per la registrati dalla Fillea Nazionale, cronologia che – si avverte correttamente nel sito !- essendo basata solo ed esclusivamente sulle notizie comparse sugli organi di stampa o provenienti dalle categorie territoriali, è viziata alla fonte da una sottostima di circa il 40%. Ebbene, su 39 infortuni i registrati ad oggi (2 luglio n.d.r.) per ben 25 volte leggo l’espressione “caduto da…” , “precipitato da…” e scopro inoltre che, su questi 25 infortuni mortali causati da cadute dall’alto, la vittima, per ben 13 volte, è un lavoratore con più di 50 anni di età. In alcuni casi – 6 per di Giorgio Saccoia di Francesca Alberti di Gianni Lombardo di Claudio Coltella

description

 

Transcript of Costruire n36 luglio 2015qp2

Page 1: Costruire n36 luglio 2015qp2

a pagina 3

a pagina 2

L’associazione è fin troppo scontata si tratta, senza dubbio, di una risorsa problematica , infatti se è vero che il Travertino come pietra da costruzione ha un passato glorioso è altrettanto vero che il territorio di Tivoli / Guidonia su cui insistono le cave del “nobile” materiale, ne sopporta a fatica il peso ambientale e sociale. Ci troviamo di fronte ad un profondo, quanto incomprensibile, considerata la sua storia, scollegamento tra una realtà produttiva millenaria ed il suo territorio che comunque nei secoli ha tratto dalla coltivazione del travertino buona parte della sua ricchezza. Non è certamente mia intenzione sottolineare l’aspetto sociologico del problema , ma cercare di evidenziare una situazione di reale rischio per l’occupazione e per le professionalità presenti sul territorio in ragione di questo stato di cose, evidenziando

Travertino risorsa o problema

a pagina 2

il paradosso per cui, mentre il settore lapideo in Italia, forte di una tradizione votata all’esportazione, ha risentito meno di altri della crisi, per questo distretto non è stato così.La coltivazione del travertino nel territorio è iniziata, come è noto, già ai tempi della Roma Imperiale quando questo materiale è stato largamente utilizzato per la costruzione di opere giunte ai nostri giorni con la loro imponente bellezza ed è proseguita nei secoli con altrettanto splendore, ciò nonostante nei secoli la sua estrazione e lavorazione non ha mai raggiunto il livello industriale che sarebbe oggi necessario per fronteggiare l’attuale crisi del settore delle costruzioni ma anche, l’assottigliarsi delle risorse non infinite come pure, e non ultimo, il ripristino ambientale in un momento storico che

a pagina 3

Rivedere l’età pensionabile perché i lavori non sono tutti uguali; rafforzare la sicurezza sul lavoro in un settore, quello dell’edilizia, ancora troppo colpito da incidenti mortali; contrastare la piaga del lavoro nero e del precariato; rilanciare gli investimenti per rilanciare la crescita. Sono questi in estrema sintesi le ragioni alla base della manifestazione nazionale indetta dai sindacati delle costruzioni di Cgil, Cisl e Uil in programma sabato 18 luglio a Roma in piazza Santi Apostoli a partire dalle ore 10. “Oggi X domani”, queste le parole scelte da Fillea Filca Feneal per sintetizzare i motivi che porteranno in piazza - sfidando il caldo che da settimane attanaglia il paese - lavoratrici e lavoratori delle costruzioni provenienti da tutta Italia perché, come sottolineano i leader delle tre categorie di Cgil Cisl e Uil, Walter Schiavella, Domenico Pesenti, Vito Panzarella, “non possiamo più aspettare, il governo deve passare dagli

‘Oggi x domani’, il 18 luglio in piazza a Roma. “Non possiamo più aspettare: basta parole, ora i fatti”. In piazza Santi Apostoli dalle ore 10 manifestazione nazionale Fillea Filca Feneal con Camusso, Furlan e Barbagallo.

i annunci ai fatti”.Il settore dell’edilizia, com’è noto e com’è spesso sostenuto senza dirette conseguenze, ha una natura ‘anticiclica’, ovvero può se sostenuto frenare un trend economico negativo, indirizzandolo verso la crescita. Eppure, oltre questa condivisa consapevolezza, “il settore continua a subire la crisi e le sue conseguenze - affermano Schiavella, Pesenti e Panzarella - con il crollo devastante dell’occupazione, del lavoro regolare e sicuro, dei redditi e dei consumi e la perdita di legalità e trasparenza”. Parole legate a fatti e dati che parlano chiaro: dal 2008 al 2014 il settore, riportano i sindacati, ha perso il 32% degli investimenti e si colloca sui livelli di attività più bassi degli ultimi 50 anni. Numeri che attraversano trasversalmente tutti i comparti del settore: edilizia, legno-arredo, cemento, lapidei, manufatti, restauro.Ma non solo. I sindacati contestano la millantata

inversione di tendenza mostrando altri, e ancor più significativi, numeri. “Se c’è ripresa nei nostri settori serve una lente di ingrandimento per trovarla. Lo vediamo dai dati delle Casse Edili - fanno sapere i segretari di Fillea Filca e Feneal - dopo l’ennesima caduta dell’ultimo trimestre del 2014 (-8% ore lavorate, -7% operai e -6% monte salario), nei primi mesi di quest’anno l’emorragia di posti di lavoro segna una lieve frenata, ma di contro scendono ancora le ore lavorate ed il monte salario (- 5% e -4%). Un dato che fa pensare ad una qualità del lavoro sempre più al ribasso e ricattato”.La fotografia del settore, rispetto a sei anni fa, è data dal dimezzamento del numero di operai, imprese e della massa salari. Questo il quadro nel quale si innestano i provvedimenti sul mercato del lavoro che, sottolineano i tre leader sindacali, “nel nostro settore si confermano inutili perché, proprio per le

COSTRUIREPeriodico informativo della Fillea CGIL Roma e Lazio - Luglio 2015 - N°36

Roma Lazio

Ho recentemente scoperto che le cappelle delle nostre Chiese, di città e di campagna, sono piene di immaginette votive legate al mondo del lavoro, molte delle quali proprio al settore delle costruzioni. Ritraggono, per lo più, uomini che cadono da un ponteggio, da una scala, da un edificio. Sono indicati un nome e una data e, ovviamente, in alto campeggia la figura della Madonna o di qualche Santo al cui provvidenziale intervento i “miracolati” sentivano di dover rendere grazie. Per associazione di idee torno bruscamente all’oggi e mi rivengono in mente i dati pubblicati sul Piano Nazionale di Prevenzione in Edilizia 2014-2018: è il cantiere, con il 52,4% degli incidenti, il luogo in cui più frequentemente si verificano le cadute dall’alto. Da tetti o coperture, da attrezzature per lavori in quota, da parti in quota di edifici, da macchine da sollevamento.Basta scorrere la triste cronologia degli infortuni mortali nel settore edile

Sicurezza nei cantieri: un problema senza santi in paradiso

Mi ha colpito molto qualche giorno fa, leggere un articolo di stampa di circa 30 fa scritto da Angelo Panico della segreteria della FILLEA di Roma, ne cito uno stralcio “il settore delle costruzioni è attraversato da un progresso di profonda crisi occupazionale e da un forte processo di trasformazione, la crisi occupazionale rende inevitabilmente gli stessi

Sicurezza sul lavoro a che punto siamolavoratori occupati più deboli nel posto di lavoro, da ciò la messa in discussione spesso, di diritti in anni di lotte come le mense ed i servizi ma anche e soprattutto un organizzazione del lavoro che sfugge al controllo operaio con conseguenze ovvie in termini di accelerazione di ritmi e recupero di produttività non derivate da nuove tecnologie

ma dallo sfruttamento della forza lavoro un processo di trasformazione inoltre, che vede un processo di finanziarizzazione della grande impresa ed una conseguente frantumazione produttiva.” l’articolo si chiudeva sull’importanza di accrescere la cultura della sicurezza, per la

registrati dalla Fillea Nazionale, cronologia che – si avverte correttamente nel sito !- essendo basata solo ed esclusivamente sulle notizie comparse sugli organi di stampa o provenienti dalle categorie territoriali, è viziata alla fonte da una sottostima di circa il 40%. Ebbene, su 39 infortuni

i registrati ad oggi (2 luglio n.d.r.) per ben 25 volte leggo l’espressione “caduto da…” , “precipitato da…” e scopro inoltre che, su questi 25 infortuni mortali causati da cadute dall’alto, la vittima, per ben 13 volte, è un lavoratore con più di 50 anni di età. In alcuni casi – 6 per

di Giorgio Saccoia

di Francesca Alberti

di Gianni Lombardo

di Claudio Coltella

Page 2: Costruire n36 luglio 2015qp2

SegueOggi per domani, il 18 luglio in piazza a Roma

caratteristiche contrattuali del lavoro di cantiere, i posti di lavoro recuperati in questi ultimi mesi non dipendono da quel provvedimento ma piuttosto da una parziale emersione del lavoro grigio, dovuta ad adempimenti minimi introdotti a livello contrattuale, e alla ripresa in attività di lavoratori che hanno fatto ricorso ad ammortizzatori sociali, presumibilmente impiegati in medie imprese”.Ultimo ma centrale punto alla base delle rivendicazioni dei sindacati, il tema pensioni. Perché i lavori non sono tutti uguali e non deve esserlo, per questa ragione, l’età pensionabile. “Bisogna ridurre l’età pensionabile - rivendicano Schiavella, Pesenti e Panzarella -, consentendo uscite flessibili e senza penalizzazioni a chi svolge mansioni pesanti, come gli edili e i cavatori, che per poter avere uno straccio di pensione sono costretti a stare sulle impalcature o in cava fino a 67 anni, con rischi per la vita, come confermano i dati in crescita di infortuni gravi e mortali tra gli over 60”. Non solo, rincarano i numeri uno di Fillea Filca e Feneal, “a questi lavoratori, caratterizzati dalla discontinuità lavorativa, occorre garantire anche ammortizzatori sociali adeguati, con l’aumento di periodi di copertura contributiva”.Queste ragioni porteranno in piazza a Roma sabato 18 luglio le lavoratrici e i lavoratori delle costruzioni in una manifestazione che verrà conclusa dai segretari generali di categoria e dai segretari generali di Cgil,

Cisl e Uil, Camusso, Furlan, Barbagallo. “Non possiamo più aspettare, il governo deve passare dagli annunci ai fatti. Il paese ha bisogno di lavoro e di opere utili, di scelte strategiche e risorse per far partire i cantieri utili, di lavoro buono, imprese regolari. Per questo occorre rafforzare la lotta ad irregolarità, lavoro nero, corruzione - concludono Panzarella, Pesenti, Schiavella - per questo serve una nuova legge sugli appalti e la revisione della norma sul Durc on-line. Per questo serve rafforzare le regole ed i controlli, a partire da quelli sulla sicurezza, in un settore che drammaticamente sta pagando un tributo di sangue e morti intollerabile”.

SegueSicurezza nei cantieri: un problema senza santi in paradiso

l’esattezza! – la vittima aveva dai sessant’anni in su. Questi dati favoriscono delle riflessioni che chiunque frequenti per lavoro i cantieri edili fa tutti i giorni. La prima considerazione è che, quando un evento si ripete con tale frequenza, non è possibile parlare di tragica fatalità ma sarebbe invece più corretto – e più utile!- prendere coscienza a tutti i livelli che si tratta di una vera e propria criticità e come tale affrontarla. La seconda ancora più facile considerazione – lo scrivo senza retorica alcuna ! – è che non è accettabile esporre a tali rischi lavoratori “di mezza età” e oltre, dai quali non è possibile attendersi le performances fisiche di un giovane. E’ vero, l’esperienza in questo settore vale molto! Ce lo insegnano i “veterani” con i loro mille coloriti racconti di pericoli scampati grazie alle intuizioni e ai campanelli di allarme di chi conosce bene il mestiere ma, quando si eseguono certe lavorazioni – è inutile negarlo!- i riflessi pronti, la prestanza e la forza fisica, l’equilibrio, i tempi di recupero dopo uno sforzo contano eccome!Si tocca così inevitabilmente uno temi più scottanti per gli edili: quello dell’età pensionabile. Le lacrime della Fornero non hanno certo commosso le migliaia di operai del settore delle costruzioni che, in un solo momento, hanno visto allontanarsi l’età pensionabile a oltre 66 anni. Semmai hanno suscitato rabbia, indignazione, senso profondo di ingiustizia e di disperazione. Oggi il tema è ritornato di attualità con gli annunci del Governo Renzi che parlano di possibilità di prepensionamenti da introdurre nella prossima Legge di Stabilità ma che, pur nella diversità delle formule al vaglio, saranno pagati dai lavoratori stessi con una riduzione dell’assegno pensionistico. Ancora una volta gli edili sarebbero penalizzati da una norma che non terrebbe conto della specificità di questo settore in

cui le contribuzioni sono già fortemente compromesse e l’ammontare delle pensioni, quindi, già negativamente condizionato, a causa della fisiologica frammentarietà della vita lavorativa degli addetti al settore.Quello della salute e sicurezza sui posti di lavoro è un tema assai complesso che intreccia le responsabilità di più soggetti e a più livelli, che vede la contestuale presenza di vari fattori in grado di fare, nel bene o nel male, la differenza. Ridurlo e semplificarlo nelle limitate “battute” di cui è fatto un articolo di giornale non è cosa semplice. Quello che posso fare qui è socializzare con il lettore interessato una convinzione che mi sono fatta occupandomi della materia e fornire qualche spunto di riflessione meritevole di ben altri approfondimenti.La convinzione, nemmeno troppo originale a ben guardare e, anzi, da molti condivisa, è che solo pochi infortuni in cantiere siano dovuti unicamente al “destino beffardo”. La verità è che per la maggior parte dei casi gli infortuni sul lavoro sono la conseguenza di precise scelte compiute, per lo più, prima dell’inizio dei lavori.E da questa convinzione originano gli spunti di riflessione, ognuno dei quali produce domande alle quali occorre dare risposte.Quanto pesa sui fattori di rischio la modalità con la quale vengono selezionate e, quindi, scelte le imprese alle quali affidare l’esecuzione dei lavori? Se il criterio di aggiudicazione degli appalti è ancora, in molti casi, quello della gara al massimo ribasso e ciò persino nelle opere pubbliche, quelle cioè che per la natura stessa della committenza e per la provenienza del finanziamento dovrebbero implicare maggiori responsabilità, etiche oltre che giuridiche, come possiamo pensare che nella valutazione complessiva dei costi dell’opera sia dato il giusto peso e il giusto valore ai cosiddetti “oneri per la sicurezza”? Quale effettiva verifica della “congruità” anche in termini di sicurezza possiamo attenderci? Quanto pesa sui fattori di rischio l’organizzazione del lavoro e, soprattutto, la pianificazione corretta delle fasi lavorative ? Ma se nei cantieri – non solo quelli privati !- continuiamo a trovare catene, spesso finanche difficili da ricostruire, di subappalti e subaffidamenti, con l’ingresso di decine di micro-aziende e di lavoratori autonomi, preoccupati solo di eseguire le lavorazioni entro i tempi e con i costi – massimamente ribassati! – preventivati nel contratto, quale livello di rispetto e di attenzione all’organizzazione del lavoro e alla programmazione in chiave di salute e sicurezza dei lavoratori possiamo ragionevolmente aspettarci?Quanto pesa sul contenimento dei fattori di rischio una formazione che sia davvero “sufficiente ed adeguata”

Nelle provincie di Frosinone e Latina lo stato di crisi del settore delle costruzioni, come del resto in tutto il Paese, è molto acuto.L’edilizia ha dimezzato gli addetti regolari rispetto al 2008, l’anno di più altre iscrizioni in Cassa edile dovuto all’”effetto DURC”. Per entrambe le provincie parliamo di circa 11 mila lavoratori usciti dal regolare processo produttivo. Ragionamento analogo va effettuato per il settore dei materiali. Sia il polo di Aprilia/Cisterna, sia quello di Cassino, hanno visto un ridimensionamento consistente delle aziende del legno e dei manufatti. Flette anche il settore dei lapidei senza però subire perdite drammatiche. Completamente al collasso il settore nautico della provincia di Latina che ha visto la chiusura per fallimento dell’intero gruppo Rizzardi (Cantieri navali Rizzardi, Posillipo, Italcraft) per un totale di circa trecento lavoratori e un indotto di un 1.500 lavoratori. A causa del combinato disposto degli effetti della crisi e delle disgraziate normative sul lavoro varate dai vari Governi che si sono succeduti ( d e p o t e n z i a m e n t o dell’attività delle Direzioni territoriali del lavoro e delle Asl, dematerializzazione del Durc, precarizzazione spinta della forza lavoro, Jobs Act, ecc.), la gran parte dei lavoratori che ha perso il lavoro regolare ora si trova sì inserita nei processi produttivi, ma in maniera totalmente o parzialmente irregolare. Difficile in questa situazione svolgere un ruolo negoziale positivo. Nel senso che le uniche negoziazioni in campo sono quelle legate alla individuazione del migliore ammortizzatore sociale da offrire ai lavoratori per attutire l’impatto della crisi.Si sono iniziate, di contro, sia in provincia di Frosinone che di Latina, le trattative per il rinnovo del Contratto provinciale di lavoro per il settore Edilizia industria. Con esiti, al momento, diversificati. Su Frosinone sembra ci sia la disponibilità da parte dell’Ance di affrontare la trattativa e concluderla con risultati positivi per entrambe le parti. Su Latina, l’Ance non

Frosinone e Latina colpite duramente dalla crisi

sembra essere all’altezza di affrontare il confronto per il rinnovo del Contratto provinciale di lavoro, sia a causa delle divisioni interne all’Associazione datoriale, sia per una fisiologica incapacità della stessa di intendere le dinamiche del settore. Il dramma della fine degli Ammortizzatori sociali e dell’effetto “Fornero”(Potrebbe essere un box)Quest’anno sono in scadenza quasi tutti gli ammortizzatori sociali messi in atto a cominciare dall’inizio della crisi nel settore delle costruzioni, il 2010. È quindi evidente che da questo anno in poi ci saranno tantissimi lavoratori senza alcun reddito e fuori da ogni tutela, tenendo anche conto del ritardato pensionamento a causa dell’effetto della controriforma Fornero sulle pensioni. Stiamo parlando, soltanto nel nostro settore nelle provincie di Frosinone e Latina, di qualcosa come circa 15.000 lavoratori.Finite le Casse integrazioni in ogni loro forma, conclusa la mobilità, al termine le Aspi attivate a partire dall’anno scorso, migliaia di lavoratori dal prossimo autunno si troveranno sull’orlo della disperazione. Con tutto quello che ne può conseguire anche sul piano dell’ordine pubblico.È per tale motivo che le proposte che la Fillea di Frosinone e Latina hanno presentato con il Piano del lavoro lo scorso anno, devono trovare una risposta a partire da subito da parte prima di tutto della Pubblica amministrazione. Soltanto investendo su alcuni determinati asset produttivi con risorse certe, è possibile scongiurare

per una buona parte dei lavoratori delle costruzioni la disperazione sociale.È su questo tema la sfida che la Fillea-CGIL di Frosinone Latina vuole lanciare agli Amministratori pubblici, agli imprenditori seri, a Feneal e Filca.

di Ezio Giorgi

Page 3: Costruire n36 luglio 2015qp2

SegueTravertino risorsa o problema

vede il territorio svilupparsi in altri ambiti, stimolato da un boom demografico che ha portato in pochi anni il Comune di Guidonia Montecelio ad essere il terzo comune del Lazio dopo Latina ed ovviamente Roma.In questa mancanza di dimensione industriale credo risiedano oggi i maggiori problemi di questa attività, infatti le aziende del territorio si muovono sul mercato nazionale e su quelli internazionali isolatamente o attraverso occasionali associazioni, non riuscendo a valorizzare adeguatamente,

o peggio ancora facendosi concorrenza sui prezzi e di fatto dequalificando, un prodotto che ha come valore aggiunto il fatto di avere una “storia” da vendere, insieme a quello che diversamente sarebbe considerato solo un sasso. Non dico che in tale direzione non si sia tentato di muoversi in passato ma senza riuscirci trovandoci oggi nella situazione descritta ed in più con un forte decremento degli occupati in tutta la filiera produttiva con la perdita non solo di posti di lavoro ma di professionalità difficilmente recuperabili.Intanto il territorio cambia, cambiano le necessità della popolazione residente e le cave diventano un peso non più sopportabile dal punto di vista ambientale rischiando di diventare, in mancanza di un’inversione di tendenza, una lacerazione non solo del territorio ma del suo tessuto sociale. In tutto questo una mentalità industriale seria e organizzata potrebbe da un lato, rispettando le normative vigenti in tema ambientale, a ripristinare le molte cave dismesse riconsegnandole all’utilizzo della collettività, dall’altro attraverso una forte valorizzazione delle qualità intrinseche del materiale iniziare una politica dei prezzi che riduca la produzione salvaguardando la redditività degli investimenti per guardare

al futuro, non solo dell’azienda ma anche delle professionalità di un settore produttivo a cavallo tra artigianato ed arte.Devo rilevare che a mio giudizio nulla di questo sta avvenendo ne vedo all’orizzonte iniziative politiche o imprenditoriali che risolvano questo conflitto vedo anzi, l’aumentare di vendite di prodotti grezzi sotto forma di blocchi appena squadrati , a tutto vantaggio di altre realtà che fanno della lavorazione dei prodotti il loro punto di forza, e lasciando sul nostro territorio, solo profonde ferite del terreno ma anche e forse soprattutto, nella storia e nella cultura di un settore oramai in agonia.La crisi di questi anni potrebbe essere punto di svolta di questa produzione, infatti ha ridimensionato la produzione, peraltro già in difficoltà per l’approvvigionamento di materiale, ed ha causato la inevitabile sofferenza finanziaria di alcune aziende, anche importanti del distretto, mancherebbe solo la presa di coscienza da parte di tutti e la necessaria iniziativa coordinatrice della politica, meglio se con la “P” maiuscola, per fare in modo che una risorsa del territorio, trasformata, adeguata, professionalizzata e non ultimo integrata in un contesto sociale oltre che economico, rinasca a nuova vita. I lavoratori e il sindacato si propongono come parte

SegueSicurezza sul lavoro a che punto siamo

difesa della salute del cittadino lavoratore e l’importanza della informazione e della formazione dei lavoratori. Credo che basterebbe questo articolo per descrivere a che punto siamo, ma non basta perché a differenza di 30 anni fa oggi il nostro paese è profondamente cambiato, tutto è cambiato dalla politica alle istituzioni, anche la cultura del lavoro è cambiata oggi il lavoro per la nostra classe dirigente è una merce, come si evince chiaramente dalla controriforma del lavoro chiamata job Acts del governo Renzi che inevitabilmente anche sulla sicurezza del lavoro andrà ad incidere profondamente, perché ancora di più si è reso precario il lavoro, e tra il lavoro e la sicurezza molti saranno costretti a subire questo ignobile ricatto per non perderlo il lavoro.Ma veniamo al nostro settore che vive una crisi ancora più profonda di trenta anni fa e i numeri non lasciano dubbi oltre 40 mila occupati in meno solo nella provincia di Roma, e una frantumazione ancora maggiore del mondo delle imprese. ed è questa la realtà con cui ci dobbiamo confrontare e parlare di sicurezza sul lavoro con i nostri operai è ancora più difficile perché maggiore è il ricatto occupazionale, e le conseguenze nei cantieri sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto nei lavori privati ma anche in molti lavori pubblici, con ponteggi arrangiati alla meno peggio, dpi vecchi, e il vestiario solo per pochi eletti e per finire dove la mensa e lo spogliatoio sembrano cose lunari per non parlare dei servizi igienici inesistenti o impraticabili, e quando si chiede l’acqua calda o le docce per i lavoratori scatta inevitabilmente il sorriso del capocantiere di turno. Finisco ponendo l’accento su due temi fondamentali assolutamente carenti in questo settore il sistema de controlli e l’assenza della partecipazione e della consultazione dei lavoratori nella valutazione dei rischi per la prevenzione degli infortuni e parto da quest’ultima, oggi sempre più spesso l’RLS è designato dal datore di lavoro che normalmente è un suo uomo di fiducia o addirittura un parente. E infine il sistema dei controlli assolutamente insufficienti per garantire anche un minimo di prevenzione ,visto il numero

in materia di sicurezza, come prevede l’art 37 del d.Lgs 81/2008 ? La verità, sgombrato il campo da ipocrisie, è che ancora oggi, malgrado nel settore edile siano strutturalmente presenti Organismi Paritetici deputati a occuparsi di formazione sulla sicurezza, quest’ultima è ancora troppo spesso affidata dalle Imprese a Enti di formazione “a basso costo” che fanno nascere più di un dubbio sull’effettività e sulle modalità di erogazione della formazione stessa. E a questo proposito certo non aiuta la recente risposta del Ministero del Lavoro ad un quesito, nella quale si legge che non è sanzionabile il datore di lavoro che eroghi formazione sulla sicurezza senza la collaborazione degli Organismi Paritetici. Un obbligo senza sanzione che obbligo è? Così come contro ogni logica appare anche la previsione, contenuta in uno dei decreti attuativi del Jobs Act, che non obbliga il datore di lavoro, in caso di demansionamento, alla formazione specifica del lavoratore al cambiamento della mansione. E ancora, quanto potrebbe pesare sul contenimento dei rischi la presenza di RLS che siano davvero messi nella condizione di esercitare le prerogative che il Testo Unico riconosce loro in termini di consultazione preventiva, accesso alle informazioni, individuazione e proposta di attuazione di misure di prevenzione? La scomoda verità è che, in un settore fatto per lo più di piccole-medie imprese, le criticità che emergono nell’agire il ruolo di RLS sono molteplici, sia con riferimento ai rapporti con il datore di lavoro sia con riferimento ai rapporti con gli altri lavoratori. Senza considerare le numerose ipotesi nelle quali i RSL, contrariamente a quanto previsto dal Testo Unico, non sono regolarmente eletti dai lavoratori stessi ma di fatto scelti e designati dal datore di lavoro. E altre domande ancora riguardano il tema della vigilanza e dei controlli sul rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sui posti di lavoro. Tema nel quale ci si scontra però quotidianamente con la scarsezza di risorse economiche e umane lamentate dai servizi ispettivi, oltre che –ahimè- con i recenti scandali che a Roma hanno visto coinvolti, insieme a imprenditori e tecnici dei Municipi, proprio alcuni ispettori degli Spresal. Né, su questo versante, ci vengono in aiuto le recentissime norme contenute nello schema di “decreto semplificazioni” le quali, nel caso in cui nel corso di un’ispezione emerga una situazione di lavoro nero (cioè quanto di più incompatibile con la sicurezza!), non prevedono più la sospensione dell’attività d’impresa ma solo un invito a sanare l’illecito, cancellando così l’ennesimo deterrente. Insomma, l’infortunio dell’operaio edile non è

affatto, come ci suggeriscono vecchi e intollerabili luoghi comuni, un evento fatale e inevitabile dovuto alla componente “soggettiva” e all’errore umano. Il cantiere non è affatto un luogo di lavoro congenitamente pericoloso. Progettare e realizzare un cantiere sicuro è possibile! Se così non fosse… tanto varrebbe raccomandarsi di nuovo alla Madonna e ai Santi!

di ispettori messi in campo, lo testimonia il fatto che mentre scrivevo questo articolo è arrivata la notizia di due operai che sono rimasti gravemente feriti per il crollo del solaio in una palazzina di Pontecorvo.. che aggiungere è anche su questi temi che il 18 dovremo provare a cambiare le cose sulla sicurezza, e il sindacato la FILLEA dovrà riappropriarsi di questo terreno eleggendo in tutti i cantieri possibili insieme ai lavoratori gli RLS e aprire un confronto serrato con la regione Lazio per il rafforzamento degli SPRESAL per dare voce a coloro che in questo paese ogni giorno rischiano la propria vita per portare il pane a casa.

#oggiXdomani#oggiXdomani#oggiXdomani

Page 4: Costruire n36 luglio 2015qp2

SegueTravertino risorsa o problema

attiva di questo possibile cambiamento cercando gli interlocutori imprenditoriali e istituzionali per tentare di invertire una tendenza autolesionista di un settore per troppo tempo preda di (in)prenditori attratti solo da facili guadagni.

Tra le fabbriche più importanti del territorio c’è sicuramente la Società Oraacciaio, specializzata nella realizzazione di mobili per ufficio con tanta qualità nella manodopera e professionalità tra i lavoratori esperti falegnami con capacità davvero d’altri tempi.Nonostante tanti anni di probabili riprese del mercato del settore e tentativi di aiuto con tutte le possibili forme di ammortizzatori sociali, ad oggi la situazione della Società è davvero compromessa. L’Azienda che vedeva impiegati fino ad una anno fa circa 70 lavoratori dopo una procedura di mobilità con l’uscita di 25 lavoratori è andata in fallimento e si è costituita una nuova società all’interno del fallimento che portava lo stesso nome cambiando solo la ragione sociale passando da una Spa ad una Srl, con tutta la vecchia proprietà al completo che prendeva la vecchia struttura provando a porre rimedio al danno comunque oramai commesso. Ma non bastando quanto fatto prima anche la nuova società nel giro di qualche mese viene posta dal curatore fallimentare che cura le sorti della prima Società, viene posta in liquidazione, in quanto ha creato un debito che non poteva più garantire continuità nel fallimento. Ora verrebbe quasi da dire per fortuna, ma non si dovrebbe dire, viene nominato un liquidatore che cercando di fare le cose fatte bene, sembra strano, per l’azienda, comincia a mettere le cose in chiaro e a non fare più figli e figliastri all’interno della Società, cominciando a dare una nuova prospettiva aziendale, con tutte le difficoltà ereditate da una situazione estremamente compromessa in precedenza anche nei rapporti con i dipendenti.

Oraacciaio: la crisi del mobile colpisce azienda leader del settore

Basta pensare che i lavoratori stanno sostenendo la causa della loro azienda non percependo gli stipendi in maniera regolare e continuando a lavorare con l’augurio che riparta il mercato. Ora stanno arrivando buon notizie dall’acquisizione di nuove commesse che danno uno spiraglio di luce a tutti i dipendenti facendo percepire a tutti compresa noi come Organizzazione Sindacale, che cercare di lavorare bene con umiltà e sacrificio, come stanno facendo i lavoratori

della Oracciaio va bene la crisi, ma alla fine qualche risultato seppur non la soluzione di tutti i problemi, può arrivare.

Sportello per il sostegno e l’assistenza al Bando per il conseguimento della qualifica di restauratore

La Fillea CGIL di Roma e Lazio sta attivando un servizio di consulenza e assistenza per la compilazione della domanda telematica, con modalità che vi comunicheremo nelle prossime settimane attraverso la newsletter restauro, visto il mese che ancora bisognerà attendere per la valutazione dei titoli di collaboratore restauratore.Per prenotare un appuntamento presso i nostri uffici sarà messo a disposizione a breve, sul sito internet della Fillea CGIL Roma e Lazio, un sistema di prenotazione on-line, dove sarà possibile scegliere il giorno e l’orario del proprio appuntamento.Consigliamo a tutti coloro non fossero già inseriti nella nostra mailing list, di iscriversi al più presto, per poter ricevere tutte queste ed altre comunicazioni in tempo utile.Per iscriversi è sufficiente inviare una email con nome cognome e data di nascita al nostro indirizzo dedicato: [email protected]

Vi segnaliamo nuovamente che le domande potranno essere presentate solo a partire dal 31 agosto 2015 e fino alle ore 12:00 del 30 ottobre 2015 e non prima.

E’ attivo il nostro sitowww.fillearomalazio.it

Troverete le nostre notizie i cotratti e le tabelle paga.

Finalmente riapre il cantiere della Tangenziale dei Castelli Romani, meglio conosciuta come “Appia Bis” la Tangenziale che attraversa tutto il territorio dei Castelli Romani almeno nel progetto iniziale, che prevedeva 3 lotti di realizzazione, con inizio nel Comune di Albano Laziale e doveva terminare al comune di Velletri, passando per Genzano di Roma. In realtà il cantiere, fermo oramai da circa 2 anni, non aveva visto nemmeno ultimato il primo lotto, con l’apertura di un solo tratto che è servito fino ad ora a ben poco rispetto a quello per cui era stata progettata.Nello stesso cantiere la FILLEA del territorio, per denunciare lo stato di abbandono, aveva deciso di utilizzarlo per l’iniziativa della FILLEA CGIL, sulla legalità e la sicurezza nei cantieri, con tanto di affissione del manifesto di denuncia dello stato di crisi del settore.L’opera che risulterebbe importantissima per tutto il territorio dei Castelli Romani, da un punto di vista ambientale e strategico per la ripresa industriale del territorio, non ha mai suscitato particolare attenzione a tutta la collettività, soprattutto negli ultimi anni, proprio perchè oramai è entrata nel più assoluto dimenticatoio di tutti, residenti e non, per colpa della sua lunghissima e complicatissima vicenda. Cantiere che nasce circa 15 anni fa, con costi di realizzazione senza nessun paragone, ha visto un susseguirsi di imprese ed operai ma sempre la stessa stazione appaltante che aveva vinto inizialmente l’appalto,

Al via i lavori dell’Appia Bis, ossigeno per l’edilizia

con la Regione Lazio, appalto pubblico quindi. Da due anni si sono fermati i lavori senza conoscerne le ragioni, tranne quella più banale, vale a dire sono finiti i soldi, con licenziamenti e completo abbandono del cantiere. Poi ripartito a dicembre 2014 con piccole lavorazioni di consolidamento di quello che era stato realizzato per poi rifermarsi nuovamente e di nuovo operai licenziati. E adesso da 2 mesi la Società che inizialmente aveva cominciato l’opera, ha ripreso i lavori di sbancamento per proseguire la strada che comunque andrebbe a finire in maniera ancora provvisoria il primo lotto con modifiche al progetto e adeguamenti a tutto il territorio circostante, gia profondamente danneggiato negli anni passati proprio per la realizzazione dell’opera stessa. Per dovere di cronaca nel parlare con il Capocantiere e con gli operai stessi il cantiere stenta a ripartire come ci si aspettava e ad oggi c’è solo un piccolo movimento nell’area interessata, con la presenza di 4/5 operai e il capocantiere stesso che tutte le volte che ci incontriamo l’unica cosa che mi sa dire è “speriamo bene”. Per essere un appalto pubblico di fondamentale importanza per il territorio è paradossale che ci si affidi alla speranza e non alla uona volontà e al buon lavoro di tutti.

di C

ater

ina

Tab

asso

di Simone Cioncolini di Simone Cioncolini