COSPIRAZIONI E FURTI NELL’EGITTO DELLA XX DINASTIA · 10 Indice traduzione, 161 - 9.4 Papiro BM...

18
COSPIRAZIONI E FURTI NELL’EGITTO DELLA XX DINASTIA PIETRO TESTA

Transcript of COSPIRAZIONI E FURTI NELL’EGITTO DELLA XX DINASTIA · 10 Indice traduzione, 161 - 9.4 Papiro BM...

COSPIRAZIONI E FURTINELL’EGITTO

DELLA XX DINASTIA

PIETRO TESTA

Copyright © MMIXARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133 A/B00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–2834–6

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre 2009

 

Ricordando i miei periodi vissuti in Egitto, terra di sole e di nostalgie eterne.

 

 

 

 

 

 

Non trascurare un postulante senza che tu abbia preso in considerazione la sua parola. Se vi sarà un postulante che verrà a fare petizione da te, non respingere ciò che dice come qualcosa di (già) detto: se lo respingerai devi far sì che egli comprenda ciò per cui tu lo respingi poiché, vedi, si dice che un postulante ami che si tenga conto dei suoi discorsi più di ciò che è ascoltato per cui egli fa petizione. (Dalle istruzioni del re Thuthmose III al suo Visir Rekh-mi-Ra (Urk IV, 1090 16-17).

9  

INDICE

11 Prefazione 13 Capitolo I Le divinità nel pensiero egiziano 17 Capitolo II Divinità presenti nel lavoro 27 Capitolo III Il sacerdozio nell’antico Egitto 33 Capitolo IV Il nome nella cultura egiziana 39 Capitolo V Nomi egiziani e stranieri presenti nel lavoro 51 Capitolo VI Gli scioperi nella necropoli tebana

Presentazione, 51- Testo e traduzione, 53 71 Capitolo VII La congiura contro Ramesse III

Presentazione, 71 - 7.A Papiro Giudiziario di Torino, 73 - 7.B Papiro Lee, 95 - 7.C Papiro Rollin, 99

101 Capitolo VIII Gli scandali di Elefantina Presentazione, 101 - Testo e traduzione, 103

111 Capitolo IX I furti di tombe nella XX dinastia Introduzione, 111 - 9.1 Papiro BM 10054, 115 - Presentazione, 115 - Testo e traduzione, 117 - 9.2 Papiro BM 10221 (Abbott), 127 - Presentazione, 127 - Testo e traduzione, 133 - 9.3 Papiro Leopold II, 161 - Testo e

10 Indice 

traduzione, 161 - 9.4 Papiro BM 10053, 171 - Presentazione, 171- Testo e traduzione, 173 - Rapporti tra ladri e destinatari delle refurtive, 195 - Statistiche delle refurtive, 199 -9.5 Papiro BM 10068 vo, 201 - Presentazione, 201 - Testo e Traduzione, 203 - 9.6 Papiro BM 10054, 229 - Presentazione, 229 - Testo e traduzione, 231 -9.7 Papiro BM 10053 (vo 1 segg.), 235 - Quadro storico, 235 - Presentazione, 237 - Testo e Traduzione, 239 - 9.8 Papiro BM 10068 (vo 2-8), 255 - Presentazione, 255 - Testo e Traduzione, 257 - Statistica delle presenza, 277 - 9.9 Abbott Dockets, 279 - Presentazione, 279 - Testo e traduzione, 281 - 9.10 Papiro BM 10052, 289 - Presentazione, 289 - Testo e traduzione, 291 - Componenti della banda di Bukhaaf - Famiglie dei ladri, 377

381 Capitolo X

Papiro BM 10383 Presentazione, 381 - Testo e traduzione, 383 389 Capitolo XI Papiro Ambras

Presentazione, 389 - Testo e traduzione, 391

395 Capitolo XII Cronologia dei documenti

397 Bibliografia

399 Tavole

 

 

 

11

PREFAZIONE

Quando si parla dell’antico Egitto si pensa ad una civiltà ricca di monumenti e-terni, di faraoni, di glorie uniche e di momenti di antica saggezza, alcune volte erme-tica e difficile da comprendere. Ma raramente si conosce la realtà della piattaforma umana che era alla base di questo apparato scenico atto a magnificare e glorificare gli dei, il loro favorito, il re, ed una classe nobile o agiata che poteva permettersi, sotto autorizzazione del sovrano, delle espressioni tangibili di gloria eterna che do-vevano restare come segno di memoria nella posterità.

Oggi il mondo conosce ancora poco la vita quotidiana degli antichi Egiziani, an-che se dei lavori sono stati realizzati in questo senso, ma in buona parte scientifica.

L’antica scrittura egiziana, nelle tre differenti grafie (geroglifica, ieratica e de-motica) specchio dello scorrere del tempo e delle trasformazioni di scambi sociali, è quasi comprensibile il 100% e se ne suppone, con relativa sicurezza, anche la foneti-ca.

La grafia ieratica, dalla I dinastia, diventò un mezzo veloce ed efficace di comu-nicazione per i rapporti sociali quotidiani. Conosciamo una massa enorme di docu-menti che comprendono tutti i campi dell’antica società egiziana: dalla letteratura ai lavori scientifici, dell’epistolografia funeraria a quella dei viventi, dagli esercizi sco-lastici alle note ed elenchi di cantiere, dagli atti amministrativi a quelli giudiziari di qualsiasi connotazione fiscale o giuridica. È proprio attraverso questa documenta-zione dettagliata, densa e molte volte frammentaria, che sono affiorate dall’oscurità della storia egiziana le caratteristiche importanti ed umane di questa società: le sue abitudini, i suoi costumi, le sue credenze, le sue assurdità (secondo il nostro pensie-ro), i suoi atti devoti o bestemmie, i suoi lati elevati od oscuri, le sue speranze e le sue delusioni. Dunque delle espressioni che ogni contesto sociale ha avuto ed avrà sempre finché la natura umana esisterà.

L’oggetto di questo lavoro riguarda tre episodi significativi di alcuni periodi del-la XIX e XX dinastia: 1 - gli scioperi degli operai della tomba reale; 2 - gli atti del processo concernente una cospirazione contro il re Ramesse III; 3 - gli scandali di Elefantina riguardanti le ruberie e le malefatte perpetrate dai sa-cerdoti del tempio di Khnum; 4 - le inchieste sui saccheggi e i furti dei sepolcri reali, e in parte privati, perpetrati sotto i faraoni Ramesse IX e Ramesse XI.

Vi è stata particolare attenzione alla traduzione delle antiche testimonianze se-guendo, là dove è stato reso possibile della lingua, alla lettera le espressioni originali che, senza eccessivo sforzo, possono essere comprese per quelle che erano.

Questa linea di azione vuole avvicinare di più il lettore odierno alla parlata, o al pensiero, degli antichi personaggi, anche se non potremo afferrare mai in pieno il vero spirito e la reale essenza dei discorsi originali, essendo quella egiziana una lin-

Prefazione

12

gua morta. Tuttavia, anche se morta foneticamente, può rivivere virtualmente pro-prio attraverso le testimonianze della vita quotidiana del popolo nilotico.

Più che le testimonianze devote e le azioni domestiche, sono quelle torve e pri-mordiali che ci fanno accorgere che l’uomo non è cambiato molto nei suoi istinti fondamentali.

La vocalizzazione dei nomi stranieri si basa sulle regole di Helck, Beziehungen, mentre per i nomi egiziani si è usata quella convenzionale.

Nelle testimonianze delle pagine di questo lavoro emergerà lo stato di agitazione di una società nella quale vi era la corruzione perché il governo era debole e aveva perso le granitiche fondamenta dell’Antico e Medio Regno e della XVIII dinastia.

La comparsa, ad esempio, di mercenari di differenti origini nelle file dell’esercito egiziano non ha bisogno di commenti. Il potere crescente della classe sacerdotale di Amon, e anche di altre divinità, fa in modo che questi sacerdoti (che non avevano il compito di convertire le folle né di fare sermoni dal pulpito), sempli-ci funzionari esecutori del rituale, avessero sempre di più preso le redini di un paese che non credeva più tanto nel proprio re come erede divino per discendenza e per diritto.

Pietro Testa Napoli, ottobre 2009

13

CAPITOLO I LA DIVINITÀ NEL PENSIERO EGIZIANO

L’antico storico greco Erodoto, che si suppone abbia visitato l’Egitto nel V secolo a.C., descrive gli Egiziani come religiosi all’eccesso più di ogni altra razza umana. 1 Parecchi di noi hanno la stessa impressione. A parte le tombe, la manifestazione più eclatante ed immanente dell’architettura egiziana è rappresentata dai templi; l’arte egiziana è dominata dalle figure degli dei; i nomi di molti Egi-ziani onorano gli dei; ed è difficile trovare un testo egiziano che non menzioni uno o più dei.

L’asserzione di Erodoto che gli Egiziani erano religiosi all’eccesso però riflette una particolare nozione occidentale della religione che (a partire dai Greci) ha sfumature distinte per le varie sfere dell’esistenza umana, come il governo, il comportamento sociale, la ricerca intellet-tuale e la scienza. Nell’antico Egitto non vi era tale distinzione. Ciò che noi chiamiamo religione egiziana non è altro che il modo con cui gli antichi Egiziani comprendevano il loro mondo e a esso si rapporta-vano.

Credano o meno nell’esistenza di un dio (o di dei), molte società odierne guardano il mondo obiettivamente come un insieme di ele-menti e forze impersonali. Noi comprendiamo, ad esempio, che il ven-to nasce dalla differenza di aree di alta e bassa pressione; la gente si ammala a causa dei germi o dei virus; le cose crescono e cambiano a causa di processi chimici e biologici. Questa conoscenza è l’eredità di secoli di esperimenti e pensieri scientifici. Essa ci fornisce oggi una dettagliata comprensione di come va il mondo e come dobbiamo com-portarci in relazione ad esso per vivere meglio e più comodamente.

Gli antichi Egiziani affrontarono lo stesso nostro universo fisico e, come noi, cercarono di comprenderlo e di comportarsi in relazione ad esso. Ma, senza il beneficio della nostra secolare esperienza, essi do-vevano cercare una spiegazione dei fenomeni naturali e i mezzi per comportarsi di conseguenza. Le risposte che essi dettero sono ciò che noi chiamiamo religione.

1 Storie II, 37.

14 La divinità nel pensiero egiziano

Laddove noi vediamo elementi e forze impersonali che agiscono nel mondo, gli Egiziani vedevano voleri e azioni di esseri più grandi di loro: gli dei. Ad esempio, non conoscendo l’origine scientifica di un malanno, loro potevano solo immaginare che qualche forza maligna era in esso. Anche se potevano, e facevano, sviluppare rimedi pratici per combattere i malanni, credevano anche che era necessario in primo luogo allontanare o pacificare la forza che aveva causato la malattia. I testi medici egiziani dunque contengono non solo descrizioni detta-gliate di malattie fisiche e prescrizioni farmaceutiche, ma anche for-mule magiche da usarsi per combattere forze malvagie. Ciò che noi distinguiamo fra scienza della medicina e religione della magia, per gli Egiziani era la stessa cosa.

Gli dei e le dee dell’antico Egitto non sono né più né meno che gli elementi e le forze dell’universo. Gli dei non controllavano questi fe-nomeni, come il dio greco Zeus con i fulmini: essi erano gli elementi e le forze del mondo. Noi esprimiamo questa peculiarità dicendo che gli dei erano immanenti nei fenomeni della natura. Quando un Egizia-no sentiva il vento in faccia, egli sentiva che Shu lo sfiorava.

Come vi sono centinaia di elementi e forze in natura, così vi erano centinaia di dei egiziani. I più importanti, logicamente, erano i mag-giori fenomeni naturali. Essi comprendevano Atum, la fonte originaria di tutte le sostanze, e la sua discendenza: Geb e Nut, la terra e il cielo; Shu, l’atmosfera; Ra, il sole; Osiride, la potenza maschile generatrice; Iside, il principio femminile della maternità. Ciò che noi considere-remmo principi astratti di comportamenti umani, erano anche dei e dee: ad esempio, l’ordine e l’armonia (Maat), il disordine ed il caos (Seth), la creazione (Ptah), la ragione (Thoth), l’ira (Sekhmet), l’amore (Hathor).

La potenza della regalità anche era un dio (Horus), impersonificato non solo dal sole come forza dominante della natura, ma anche nella persona del faraone come forza regnante sulla società umana. La no-stra distinzione tra religione e governo sarebbe stata incomprensibile per un antico Egiziano, per il quale la regalità era una forza divina. Per quanto gli antichi Egiziani potevano, e lo facevano, ribellarsi contro dei re e addirittura anche assassinarli, non hanno mai sostituito il si-stema faraonico con un altro metodo di governo. Sarebbe stato come sostituire il sole con qualche altra cosa.

La divinità nel pensiero egiziano 15

Gli Egiziani vedevano la volontà e i comportamenti delle loro divi-nità nell’azione dei fenomeni della vita di ogni giorno: Ra, nel ritorno giornaliero della luce e del calore; Osiride ed Iside, nel miracolo della nascita; Maat o Seth, nell’armonia o nel disordine delle relazioni u-mane; Ptah e Thoth, nella creazione di edifici, arte e letteratura; Ho-rus, nel re il cui governo era la vita.

In molti casi loro vedevano la presenza degli dei anche in alcune specie di animali: ad esempio, Horus nel falco che vola al di sopra di tutte le creature viventi; o Sekhmet nella ferocia e determinazione del leone. Quest’associazione è la chiave di lettura di numerose immagini di dei zoocefali nell’arte egiziana. Per un Egiziano l’immagine di una donna leontocefala, ad esempio, faceva convergere due cose in una: primo, essa non era l’immagine di una donna e si riferiva a una dea; secondo, la dea in questione era Sekhmet. Queste immagini non erano un tentativo di ritratto di come gli dei potevano apparire o come essi potevano essere visti; al contrario, essi non erano altro che degli ideo-grammi ingranditi: erano le ipostasi delle entità superiori.

Poiché gli Egiziani vedevano gli dei in azione in tutti i comporta-menti naturali e umani, il loro tentativo di spiegare e trattare questi comportamenti si focalizzò nelle divinità. I miti egiziani sono la con-troparte dei nostri testi scientifici: entrambi spiegano perché il mondo è così e perché si comporta in questo modo. Gli inni, le preghiere e i rituali d’offerta hanno lo stesso scopo delle nostre fabbriche d’ingegneria genetica e forza nucleare: entrambi sono un tentativo di mediare gli effetti delle forze naturali e di usarle a vantaggio dell’umanità.

Anche se gli Egiziani ammettevano i fenomeni naturali e sociali come forse divine separate, si accorsero anche che molte di queste e-rano collegate fra di loro e potevano anche essere comprese come a-spetti differenti di una singola forza divina. La realizzazione è espres-sa nella pratica conosciuta come sincretismo, cioè la combinazione di diverse entità in una solo. Ad esempio, il sole non può essere visto so-lo come forza fisica di calore e luce (Ra), ma anche come forza gover-nante della natura (Horus), la cui apparizione all’alba dalla Akhet (l’orizzonte sacro) rende possibile tutta la vita, una percezione incor-porata nel dio composito Re-Harakhti (Re, Horus della Akhet).

16 La divinità nel pensiero egiziano

La tendenza al sincretismo è visibile in tutti i periodi della storia egiziana. Esso spiega non solo la combinazione di vari dei egiziani ma anche la facilità con cui gli Egiziani accettavano divinità straniere, come Baal e Astarte, nel loro panteon come forme differenti dai loro dei familiari.

Dalla XVIII dinastia in poi i teologi egiziani hanno anche iniziato a riconoscere che tutte le forze divine potevano essere comprese come aspetti di un unico grande dio, Amon, re degli dei. Il nome Amon si-gnifica il nascosto. Di tutti gli dei egiziani solo Amon esisteva al di fuori della natura, poiché la sua presenza si percepiva in tutti i feno-meni della vita quotidiana. Gli Egiziani espressero questo carattere duale nella forma composita Amon-Ra: un dio che era nascosto, ma manifesto nelle forze più grandi e naturali.

Nonostante questa scoperta, però gli antichi Egiziani non abbando-narono mai la loro credenza in molti dei. Sotto tale aspetto, la com-prensione egiziana della divinità era simile al tardo concetto cristiano della Trinità: una credenza che un dio poteva avere più di una persona. Per quanto bizzarri possano apparire gli dei egiziani ai nostri occhi, la religione dell’antico Egitto non è molto differente da altre religioni più familiari a noi. Lontano dall’essere un fenomeno isolato della storia umana, la religione egiziana oggi si colloca all’inizio della moderna ricerca e dello sviluppo intellettuale.2

2 Per una bibliografia iniziale, vedere: LÄ, s.v.; S. Morenz, La Religione Egizia (titolo ori-

ginale Ägyptische Religion), Il Saggiatore 1968; E. Hornung, Gli Dei dell’Antico Egitto (titolo originale Der Eine und die Vielen. Ägyptische Gottesvorstellungen), Salerno Editrice 1992.

17

CAPITOLO II DIVINITÀ PRESENTI NEL LAVORO 1

AMON Il nascosto.

Durante l’XI dinastia è attestata la sua presenza in Tebe e nel Nuo-vo Regno diviene la divinità nazionale. Il suo principale luogo di culto era nell’odierna Karnak, espresso in un complesso templare ingrandito sempre più durante la storia del paese.

Altri luoghi di culto particolari furono Hermonthis e l’oasi di Khar-ga, ma in pratica finì con l’essere venerato in tutto l’Egitto n3l forma semplice o in quella sincretistica di Amon-Ra.

La sua barca sacra era lo wsr-HAt, possente-di-fronte. In epoca greca fu identificato con Zeus, e famoso restava il santuario di Amon-Zeus nell’oasi di Siwa. Le sue ipostasi erano l’ariete o l’oca egiziana.

ANUQIS Dea dell’isola di Sehel, presso Assuan. Faceva parte di una triade

divina locala completata dal dio ariete Khnum e da Satis, dea dell’isola di Elefantina.

ASTARTE La Ishtar di Ninive, appare in Egitto già nell’epoca di Amenophis II

con caratteristiche bellicose, ma anche guaritrici. Nel Nuovo Regno spesso è accompagnata con Anat e sono presen-

tate come compagne di Baal (=Seth), figlie di Ra, incinte ma sterili poiché sigillate da Ra, furono aperte da Seth.

Esse respingono i demoni della malattia e proteggono il re in batta-glia, tanto che i corrimano del carro o lo scudo reale sono le mani del-le due dee.

Spesso è associata al cavallo sul quale è in groppa, denotando il suo carattere guerriero.

1 Per ampliare gli approfondimenti, consultare LÄ s.v. Le rappresentazioni delle divinità

sono nella sezione illustrazioni.

18 Divinità presenti nel lavoro

BAAL Divinità siro-palestinese ebbe due aspetti: come protettore della na-

vigazione marittima; come destinatario di culto in Peru-nefer, arsenale nazione dell’Egitto. Presto fu identificato con Seth con il quale formò anche la coppia Seth-Baal, particolarmente venerate dagli Hyksos nel loro dominio in Egitto.

Comunque il suo culto restò in Egitto fino alla tarda Epoca.

HAPY Il Nilo, sorgente di vita quando la sua piena era buona e sorgente di

carestia quando la sua piana era bassa. Fu una divinità che non ebbe templi, ma soggetta a culto data la sua

natura apportatrice di fecondità. La sua piena era annunciata dalla comparsa della stella Sirio della

costellazione del Canis Major.

HERY-SHEF Colui-che-è-sul-suo-lago.

Entità divina il cui culto risale all’epoca prredinastica con centro in Hrakleopolis Magna nel fayyûm, identificato dai Greci anch’egli con Ercole. Fu considerato anche come una forma di Osiride. La sua ipostasi era l’ariete.

HORUS Il-lontano.

I suoi occhi furono considerati il sole e la luna. Il suo luogo princi-pale di culto fu Heliopolis in cui già preesisteva il culto solare di Ra.

Il mito vuole che in epoca antica l’Egitto era diviso in due regni, quello del nord con capitale Behedet, sotto Horus, e quello meridiona-le con captale Ombos, sotto Seth. La guerra tra i due regni terminò con la vittoria di Horus e il ricordo di tale evento pare si sia perpetuato nel totem del distretto dell’orice: Horus sull’orice, animale sethiano.

Nel tempio di Edfu, dedicato al dio, è narrata la leggenda di Horus, quale difensore di Ra, contro il serpente Apep, emanazione di Seth.

Divinità presenti nel lavoro 19

Nel protocollo reale, uno dei cinque nomi era proprio quello sotto

la protezione di Horus (d’oro): ciò significava che il sovrano era iden-tificato anche come riflesso terrestre di tale divinità.

La sua ipostasi era il falco. Dai Greci fu identificato con Apollo.

KHNUM Il-modellatore.

Divinità particolarmente venerata ad Assuan, in Egitto. Si conside-ra protettore delle sorgenti del Nilo e della potenza creatrice delle i-nondazioni; è raffigurato come un uomo con la testa di ariete, a volte sormontata da una croce, mentre tiene in mano l’ankh.

Secondo il mito plasmò l’uovo della creazione, ed è considerato il vasaio divino, che dona la vita alle sue creazioni modellandole al tor-nio con il limo del fiume egizio. Nonostante la sua importanza e le sue opere, l’ascendenza di Amon-Ra lo costrinse a un ruolo subalterno. Le sue compagne sono Satet, raffigurata con corna di gazzella, e Anuqet, con l’alta corona di piume; insieme formano la cosiddetta triade di E-lefantina, dal nome del loro centro cultuale principale.

KHONSU Il-viandante.

Dio lunare la cui presenza si attesta già nell’Antico Regno. Nel Medio Impero è presente nel tempio di Karnak e nel Nuovo Regno il suo culto si generalizza.

È un dio lunare, figlio della coppia Amon-Mut con i quali forma una triade divina.

In epoca greca fu assimilato a Ercole.

ISIDE Trono?

Figlia di Nut e Geb, sorella e sposa di Osiride, crebbe il figlioletto Horus (il giovane) a Abydos, dopo che Seth aveva ucciso Osiride e fatto scempio delle sue membra. Iside andò alla ricerca delle varie membra dello sposo, e in ogni luogo del ritrovamento, eresse un san-tuario.

20 Divinità presenti nel lavoro

La dea è il prototipo divino della sposa e della madre, formando con Osiride una delle più antiche coppie divine.

Iside sviluppò grandi virtù magiche e per tale ragione era chiamata la Grande Maga. Nel viaggio notturno del Sole è lei che ricorre ai suoi incantesimi per paralizzare la forza malefica di Apep.

In epoca greco-romana il suo culto legato anche a dei misteri ini-ziatici si diffuse nel mondo occidentale penetrandovi profondamente. Isis lactans ebbe il suo santuario a Pompei e un Iseum a Roma.

MAAT Nel nome della dea entra il segno che probabilmente rappresen-

ta lo zoccolo sul quale poggiava il trono: dunque simbolo di stabilità ed equilibrio.

Maat è una dea astratta ed è l’espressione dell’ordine cosmico e so-ciale. Il concetto di Maat ha sfumature difficili da tradurre, ma co-munque essa si delinea come giustizia, equità, ordine, etica.

Sposa del dio Thoth, patrono della scrittura e delle scienza, ha un ruolo importante nell’evento della psicostasia in cui ella, sotto forma di piuma di struzzo (simbolo della estrema leggerezza) stava su un piatto della bilancia cosmica, mentre sull’altro piatto vi era il cuore del defunto. Nella confessione dinnanzi al tribunale di Osiride (cap. 125 Libro dei Morti) se il defunto diceva bugie, il cuore pesava nel suo piatto, mentre se diceva la verità i due piatti erano in equilibrio: e-spressione questa della estrema fragilità della verità

Dato il suo carattere astratto, la dea non ebbe luoghi di culto.

MIN Antichissimo dio della fertilità i cui principali centri di culto furono

Koptos e Akhmîm. A sostegno della sua caratteristica è rappresentato itifallico e fu assimilato anche a Amon, Ra e Horus.

La sua festa annuale era una delle più antiche e nel Ramesseum e nel tempio di Medînet Habu sono rappresentate le fasi della festa. Min ebbe l’attributo di Toro-di-sua-madre e la sua cappella aveva un aspetto di capanna siringiforme.