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Polo Sud | n. 3 | 2013 | <http://www.editpress.it/cms/book/polo-sud-3> anno secondo | n. 3 | 2013 ISNN 2280-1669 © 2013 editpress di Alessia Melcangi La collettività italiana nell’Egitto di Gamal ‘Abd al-Nasser. Alcune note a proposito dei documenti diplomatici italiani sulla visita di Fanfani al Cairo 1. Premessa «V.E. vorrà riprendere subito contatto con codesto governo [italiano] per esaminare i vari punti e fare ogni possibile sforzo perché essi possano tro- vare adeguate e rapide soluzioni nell’interesse dei due paesi» 1 . Queste le parole dell’allora presidente del Consiglio, nonché ministro degli Este- ri italiano, Amintore Fanfani in un telegramma rivolto all’ambasciatore d’Italia al Cairo Giovanni Fornari, con cui si avviavano i carteggi e le rela- zioni a partire dal settembre 1958 fino al gennaio 1959. I documenti diplomatici in questione, raccolti nella serie Gabinetto del Ministro 1961-63 e conservati presso l’Archivio storico diplomatico del mi- nistero degli Affari esteri a Roma (ASDMAE), vennero compilati in occa- sione della visita ufficiale che Fanfani effettuò al Cairo tra il 6 e il 9 genna- io del 1959. L’evento era auspicato dall’intera collettività italiana che ne- gli anni Cinquanta subiva, come tutte le comunità straniere presenti nel paese, gli effetti delle politiche nazionalistiche messe in atto dal governo del presidente egiziano Gamal ‘Abd al-Nasser 2 . Dal breve testo riportato si evince, infatti, l’urgenza e la necessità, da parte del governo italiano, di concertare, insieme a quello egiziano, possibili soluzioni alle problemati- che che la comunità italiana si trovava ad affrontare, sia in ambito econo- mico che in ambito sociale, in un Egitto sempre meno propenso al dialogo e alla collaborazione con le comunità straniere e minoritarie. L’obiettivo del nostro contributo è quello di analizzare la storia della collettività italiana stanziata in Egitto in epoca nasseriana, ricostruendo- ne il contesto storico e politico di riferimento, attraverso la documentazio- ne diplomatica, tanto più che essa ci appare ancora adesso poco indagata.

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anno secondo | n. 3 | 2013ISNN 2280-1669 © 2013 editpress

di Alessia Melcangi

La collettività italiana nell’Egitto di Gamal ‘Abd al-Nasser. Alcune note a proposito dei documenti diplomatici italiani sulla visita di Fanfani al Cairo

1. Premessa

«V.E. vorrà riprendere subito contatto con codesto governo [italiano] per esaminare i vari punti e fare ogni possibile sforzo perché essi possano tro-vare adeguate e rapide soluzioni nell’interesse dei due paesi»1. Queste le parole dell’allora presidente del Consiglio, nonché ministro degli Este-ri italiano, Amintore Fanfani in un telegramma rivolto all’ambasciatore d’Italia al Cairo Giovanni Fornari, con cui si avviavano i carteggi e le rela-zioni a partire dal settembre 1958 fino al gennaio 1959.

I documenti diplomatici in questione, raccolti nella serie Gabinetto del Ministro 1961-63 e conservati presso l’Archivio storico diplomatico del mi-nistero degli Affari esteri a Roma (ASDMAE), vennero compilati in occa-sione della visita ufficiale che Fanfani effettuò al Cairo tra il 6 e il 9 genna-io del 1959. L’evento era auspicato dall’intera collettività italiana che ne-gli anni Cinquanta subiva, come tutte le comunità straniere presenti nel paese, gli effetti delle politiche nazionalistiche messe in atto dal governo del presidente egiziano Gamal ‘Abd al-Nasser2. Dal breve testo riportato si evince, infatti, l’urgenza e la necessità, da parte del governo italiano, di concertare, insieme a quello egiziano, possibili soluzioni alle problemati-che che la comunità italiana si trovava ad affrontare, sia in ambito econo-mico che in ambito sociale, in un Egitto sempre meno propenso al dialogo e alla collaborazione con le comunità straniere e minoritarie.

L’obiettivo del nostro contributo è quello di analizzare la storia della collettività italiana stanziata in Egitto in epoca nasseriana, ricostruendo-ne il contesto storico e politico di riferimento, attraverso la documentazio-ne diplomatica, tanto più che essa ci appare ancora adesso poco indagata.

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In occasione di una missione di ricerca svolta presso l’ASDMAE tra il 2009 e il 2010, abbiamo avuto la possibilità di analizzare questi docu-menti: la notevole mole di informazioni sui cambiamenti politici e sociali dell’epoca, corredata da dati statistici, relazioni dettagliate e appunti, fa di questi documenti una fonte importante per descrivere la condizione della comunità italiana nell’Egitto di quegli anni.

2. La collettività italiana nell’Egitto di Gamal ‘Abd al-Nasser

La notte tra il 22 e il 23 luglio del 1952, gli Ufficiali Liberi, con un colpo di stato, deposero l’ultimo rappresentante della monarchia in Egitto ed in-staurarono la repubblica, affidando ai militari l’esercizio del potere. Do-po questo momento, per il paese si aprì una fase di profondo mutamento delle istituzioni, delle strutture di governo e della società, contrassegna-ta, soprattutto, dall’ascesa politica di Gamal ‘Abd al-Nasser, che si impo-se come leader all’interno del gruppo militare che aveva guidato la rivolu-zione3. Eletto, nel 1956, presidente della Repubblica egiziana, egli realizzò un nuovo programma politico che promuoveva l’emancipazione dell’Egitto coloniale e l’abolizione dei simboli della vita politica istituzionale dell’an-cien régime, nella convinzione che l’appello all’ideologia nazionalista po-tesse funzionare come strumento ideologico in grado di unire la popolazio-ne contro la dominazione straniera.

Nel quadro della nuova età repubblicana – in seno alla strutturazione su nuove basi di uno Stato che, nell’ideologia impersonata dal presidente Gamal ‘Abd al-Nasser, si legittimava attraverso la volontà di redistribu-zione delle risorse, la riforma della proprietà a favore dei contadini, istan-ze socialiste e nazionaliste –, per le comunità straniere presenti nel paese4 si aprì una fase contrassegnata da notevoli difficoltà economiche e sociali.

Gli anni Cinquanta e Sessanta furono in Egitto, come in molti paesi del mondo islamico, gli anni dell’attuazione delle politiche di nazionalizzazio-ne e di naturalizzazione, volte a sancire la definitiva indipendenza dopo il periodo coloniale, attraverso la gestione diretta dell’economia per iniziati-va dello Stato e con una nuova organizzazione della società.

Si diede dunque avvio a una pianificazione complessiva dello sviluppo economico e sociale e a una generale riforma in senso socialista, attraverso un primo piano quinquennale e con la promulgazione, nel 1957, di diverse leggi che riservavano la direzione delle banche e delle agenzie commerciali di import-export agli egiziani5. Si trattava delle leggi n. 22, 23 e 24, per ef-fetto delle quali tutte le banche commerciali, le compagnie di assicurazio-ne e le agenzie commerciali straniere avrebbero dovuto assumere la forma di società anonime egiziane, con capitale e direzione egiziana6. Il Comitato superiore della pianificazione nazionale e l’Organismo economico erano gli organi preposti alla pianificazione messa in atto dal regime.

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L’egizianizzazione dell’economia e della società mise in ginocchio l’economia delle comunità straniere con la confisca di terre e con la chiu-sura di diverse attività, dal quel momento gestite dal solo personale egi-ziano. I privilegi economici di cui godevano le comunità straniere ven-nero immediatamente annullati come conseguenza dell’attuazione delle politiche statali volte a recuperare i beni in possesso degli stranieri e a fa-vorire la manodopera locale7.

Molti cittadini stranieri subirono la confisca ed il sequestro dei beni e furono obbligati ad abbandonare le loro attività imprenditoriali. Lo Sta-to, dopo aver nazionalizzato le aziende coloniali, decise di utilizzarle co-me risorse per incentivare la creazione di un settore pubblico, tutelando-le, altresì, dall’ingerenza dei privati. Per avere un’idea dei cambiamenti effettivi, riportiamo i dati forniti da Nazih Ayubi: nel 1954, su 1.406 im-prenditori presenti in Egitto, il 35% era costituito da egiziani, l’11% da si-riani o da libanesi, il 38% da europei. Nel 1960 questi dati mutano, poi-ché su 1.339 imprenditori, per il 70% erano egiziani, per il 13% siriani o libanesi, per il 14% europei8.

La comunità italiana, insieme a tutte le altre comunità straniere stabili-tesi nel paese, subì pesantemente le conseguenze della nuova politica.

A voler ritornare retrospettivamente sulle origini9 della colonizzazione italiana in Egitto, possiamo constatare che già dal Medioevo diversi mer-canti di Venezia, Genova, Pisa, Amalfi, avevano intessuto relazioni com-merciali nel paese, svolgendo la loro attività al Cairo, ad Alessandria e a Damietta, e godendo, fin dalla primissima età moderna, dei privilegi pre-visti dal regime capitolare, grazie ai quali era loro consentito di costruire chiese e magazzini doganali propri, ma anche di riorganizzare nuove intese e scambi con le città interessate.

La presenza italiana in Egitto restava, comunque, relativa, stagionale e non strutturata: con l’avvento al potere di Muhammad ‘Ali, nei primi anni dell’Ottocento, è possibile ricostruire verosimilmente il nucleo originario di quella che possiamo considerare una vera e propria colonia italiana, in cui rileviamo una presenza stabile e progressiva di italiani10.

Il processo di modernizzazione avviato dal pasha richiamò in Egitto personale qualificato sia dall’Italia che da altri paesi europei (la Francia ne è un esempio); si trattava di «professionisti, commercianti, artigiani, ope-rai attratti dal rapido sviluppo dell’economia egiziana, caratterizzata dalla costruzione di infrastrutture, prima fra tutte il taglio dell’istmo di Suez, di-ghe e canali per l’irrigazione, ponti, strade, ferrovie»11.

Come sottolinea Vittorio Briani12, subentrarono poi gli italiani profughi segnati dal fallimento dei moti risorgimentali e quelli che, invece, sperava-no di trovare lavoro, spinti ovviamente da necessità economiche. Già nel 1878 si possono contare 14.524 italiani in Egitto, pari al 21,1% degli stra-nieri13 e 40.198 nel 1917, secondo il censimento condotto dall’Ufficio di sta-tistica dello Stato egiziano14.

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A fornirci un quadro completo e dettagliato della storia della comuni-tà italiana in Egitto, è il lavoro di Marta Petricioli15, la quale ci restituisce un racconto preciso della società italiana e delle attività svolte dalla col-lettività nel settore economico: creazione del Banco italo-egiziano (1924) e delle Camere di Commercio al Cairo (1928) e ad Alessandria (1931); incremento delle importazioni e delle esportazioni con la madrepatria; partecipazione di ditte italiane alla costruzione di grandi opere. Sul ver-sante delle iniziative culturali va menzionata l’attività svolta da alcuni studiosi italiani che lavorarono presso strutture universitarie; la creazio-ne di scuole statali e private; la produzione di giornali italiani; la fonda-zione dell’Istituto italiano di Cultura al Cairo nel 1950. Mentre, per quel che riguarda il settore sanitario, spicca la creazione dell’Ospedale “Um-berto I” al Cairo nel 1868 e dell’Ospedale di Alessandria nel 1923. È sem-pre di questi anni, parallelamente alla nascita e allo svolgersi in Italia del Ventennio fascista, l’intensa vitalità della minoranza italiana ivi stanzia-ta, strutturata peraltro in associazioni e consorterie di carattere marcata-mente politico. La partecipazione degli italiani al secondo conflitto mon-diale e la loro condizione nell’immediato dopoguerra rappresentano uno dei capitoli tragici della storia della collettività in Egitto.

Dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia, nel 1940 il governo egi-ziano, legato alla Gran Bretagna dagli accordi del 193616, fu costretto ad adottare un piano d’emergenza contro gli italiani stanziati in Egitto, con-siderati dagli inglesi una possibile “quinta colonna”. Il piano comprende-va il sequestro dei beni mobili ed immobili; il licenziamento dai posti di lavoro; il divieto di esercitare qualsiasi attività commerciale; la consegna degli apparecchi radio; l’internamento degli uomini di età compresa tra i 15 e i 65 anni, ma anche delle donne ritenute pericolose. Secondo alcu-ne stime, nel 1943 «il numero totale dei maschi internati era di 6.006; il numero delle donne era di 44 di cui 12 tedesche, 25 italiane, 3 egiziane, 2 greche, 1 ceca; il totale dei preti ammontava a 47 dei quali 17 sarebbero stati sottoposti a ulteriori indagini»17.

Se l’internamento subito durante la guerra aveva già inferto un duro colpo alla condizione degli italiani, i provvedimenti degli anni Cinquan-ta peggiorarono il clima di incertezza nel quale era precipitata la comunità italo-egizia, incoraggiandone l’esodo. Si tratta di anni difficili per la collet-tività italiana, le cui attività erano ramificate in tutti i settori, sicché venne più volte sollecitato l’intervento del governo italiano, affinché concordas-se con quello egiziano soluzioni adeguate alle disposizioni discriminatorie.

Come si evince dai dati dei documenti diplomatici, nel 1959 erano presenti sul territorio circa 41.000 italiani, diversamente ripartiti: 20.000 si collo-cavano nella circoscrizione del consolato del Cairo, 19.500 nella circoscri-zione del consolato di Alessandria e 1.500 in quella del consolato di Por-to Said. Il livello economico e sociale della comunità, formata prevalente-

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mente da piccoli commercianti, impiegati, artigiani ed operai, era in gene-re abbastanza modesto18.

La seconda guerra mondiale aveva inciso profondamente: «il prolunga-to internamento in campi di concentramento della grande maggioranza dei cittadini italiani validi ha infatti notevolmente colpito sul piano finanziario e psicologico i membri della collettività stessa»19.

Nel dopoguerra gli italiani d’Egitto subirono gli effetti delle trasformazioni politiche e sociali in atto nel paese. La nuova politica nazionalista si manifestò con l’emanazione di alcuni provvedimenti che tendevano ad egizianizzare i principali settori della vita economica del paese e a riservare agli egiziani i po-sti di lavoro. Come affermato nei documenti, «queste leggi sono state emana-te dal governo egiziano nell’atmosfera creata dal conflitto di Suez, con lo sco-po principale di giungere alla definitiva liquidazione degli interessi inglesi e francesi in alcuni fondamentali settori dell’economia egiziana. Esse, tuttavia, colpiscono indiscriminatamente tutti gli stranieri e, nonostante il termine di cinque anni concesso per la loro applicazione, hanno suscitato gravi elementi di incertezza e di instabilità nella vita delle collettività straniere»20.

Anche la nuova legge sulla cittadinanza, entrata in vigore dopo l’unio-ne con la Siria (1958) e a seguito della costituzione della Repubblica araba unita (RAU), «non sembrava attenuare, nemmeno per quegli stranieri che decidevano di richiederla, le barriere che via via l’ordinamento giuridico egiziano elevava alle loro attività»21. Infatti, «la cittadinanza, acquistata per decreto di naturalizzazione, non dà immediatamente pieni diritti, per-ché il cittadino o naturalizzato non può godere dei diritti accordati ai cit-tadini della RAU come tali né esercitare quelli politici se non dopo cinque anni dalla naturalizzazione»22.

Secondo quanto scritto dalla Direzione generale dell’Emigrazione (DGE), «per alleviare lo stato di disagio determinatosi nella nostra collet-tività d’Egitto sono state previste varie misure assistenziali, quali il rimpa-trio di connazionali indigenti, speciali provvidenze per quei connazionali che dall’Egitto desiderino trasferirsi in altri paesi, l’organizzazione di cor-si sia in Italia che in loco, per la qualificazione professionale, ecc. Un certo numero di connazionali, rientrati in Italia durante o subito dopo la crisi di Suez, ha chiesto successivamente di ritornare in Egitto, ma le autorità egi-ziane hanno generalmente negato l’autorizzazione al rientro, nonostante i nostri interventi. Un’eccezione alla regola è stata fatta per quelle famiglie […] il cui capo era rimasto in Egitto»23.

Una questione, che interessava particolarmente quanti avevano deciso di lasciare definitivamente il paese, riguardava il trasferimento dei loro be-ni: rispetto alla quota stabilita, il governo italiano propose di aumentarla da 2.000 a 7.000 lire egiziane (Leg) per famiglia, al fine di venire incon-tro alle incessanti richieste24. Questo argomento, come altri riguardanti l’aspetto economico, sarebbe stato trattato da Fanfani in sede di colloquio con il presidente Gamal ‘Abd al-Nasser.

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Grazie alle relazioni compilate dalla Direzione generale Affari economici (DGAE), disponiamo di alcuni dati più precisi sulle conseguenze dei decreti di nazionalizzazione attuati dal governo egiziano25. Secondo le leggi di na-zionalizzazione emanate dalla RAU26, era stato disposto che «le banche e le società di assicurazione dovranno, entro un termine di cinque anni dall’ot-tenimento dell’autorizzazione a proseguire la propria attività, assumere la forma di “società anonime egiziane” […] ed avere amministratori e dirigenti egiziani; le loro azioni dovranno essere nominative ed appartenere ad egi-ziani; le rappresentanze commerciali di case straniere, siano esse persone o società, dovranno essere iscritte in uno speciale registro e […] per ottenere tale iscrizione dovranno essere egiziane mentre, nel caso di società, le azioni dovranno appartenere a cittadini egiziani, come pure dovranno essere cit-tadini della RAU gli amministratori ed i dirigenti. Non sono state toccate le agenzie di navigazione né altre attività industriali e commerciali»27.

Tali provvedimenti andavano a colpire alcune attività di primaria im-portanza, quali la Banca commerciale italiana per l’Egitto (COMITEGIT) – filiale della Banca commerciale italiana creata nel 1924 –, il Banco italo-egiziano – filiale del Banco di Roma –, la Banca Mosseri – ovvero la società anonima fondata dalla famiglia Mosseri –, la Banca Suares, l’agenzia delle Assicurazioni generali di Trieste e l’Agenzia Riunione adriatica di Sicurtà.

Anche in campo economico l’egizianizzazione comportò notevoli per-dite, non solo per la colonia italiana, ma anche nello specifico delle relazio-ni commerciali tra i due paesi. Guardando alla bilancia commerciale, nel 1956 l’Italia rappresentava per l’Egitto il maggior esportatore di frumento, seguito da autoveicoli e concimi; sebbene i prodotti farmaceutici, le mac-chine tessili, i tessuti di cotone e gli pneumatici fossero presenti nelle voci attive, sempre negli anni ’56 e ’57, si registrò per queste merci una sensibi-le contrazione28. Nei fatti, secondo la politica dirigista e statalista imposta dal governo, si cominciarono a limitare le importazioni, favorendo l’intro-duzione nel paese di beni strumentali e adottando un rigido sistema di con-trolli sulla politica commerciale29.

Tra i prodotti esportati dall’Egitto non potevano mancare il cotone e il petrolio greggio che, in realtà, compare come “voce” solo nel 1957 e che, in base ai documenti, «è destinato a continuare e ad aumentare di valore trat-tandosi, com’è noto, dell’estratto dalla Compagnia italo-egiziana operante nel Sinai (Compagnie orientale des Pétroles d’Égypte – COPE)»30.

Per quanto riguarda le attività italiane, è necessario distinguere tra le piccole aziende commerciali – che per prime subirono gli effetti delle leggi di nazionalizzazione – e le grandi imprese che operavano adesso nel paese.

Tra queste ultime, i documenti citano la suddetta COPE – «costituita nel febbraio del 1957 con una partecipazione del 20,32% dell’Agip mineraria e della SAIP (del gruppo ENI), che opera nel Sinai e che ha una produzione di circa 2 milioni di tonnellate l’anno» – e la Società egiziana dei Fosfati (SEF), «che opera nei giacimenti di Kosseir con una produzione annua di 400 mila

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tonnellate di fosfati. Anche la FIAT partecipa alla meccanizzazione agricola del paese con forniture di trattori e costituzione di centri pilota»31.

Per mantenere e sviluppare questi settori, si era reso negli anni prece-denti necessario stipulare nuovi accordi che garantissero profitti sia per l’Italia che per l’Egitto. Il 29 dicembre 1958 venne stilato un accordo tra Enrico Mattei, presidente dell’ENI, e le autorità egiziane, così da ottenere lo sfruttamento di nuove zone del Sinai ed «aumentare l’estrazione di pro-dotti petroliferi, con prospettive di incremento delle proprie [dell’Egitto] disponibilità valutarie»32.

Per mantenere la Società egiziana di Fosfati, di cui l’IRI possedeva la totalità delle azioni, si sarebbero dovute avviare delle trattative con il go-verno egiziano, per cedere il 50% del suo pacchetto azionario alla Eco-nomical Development Organization (EDO). Sull’argomento, come ripor-tato dai documenti, sorsero delle controversie riguardanti il valore reale degli impianti che l’Italia avrebbe voluto far riconoscere e che il governo egiziano sembrava voler rifiutare per delegare la stima definitiva ad una commissione di esperti33.

La politica culturale italiana si mostrò, dalla fine dell’Ottocento, molto attiva nei paesi dove erano presenti importanti comunità; la manifestazio-ne più evidente di tale interesse fu la fondazione di scuole – sotto la spinta degli ordini religiosi, ma anche di assetto statale – create dalle comunità italiane residenti nei diversi paesi, con il sussidio della madrepatria34. La retorica propagandistica con cui le istituzioni culturali, stanziate sul terri-torio, accompagnavano, in concomitanza al diffondersi del fascismo in Ita-lia, le proprie manifestazioni, fu sfruttata nel secondo dopoguerra politica-mente, al fine di promuovere lo scambio commerciale e le relazioni pacifi-che con i paesi arabi, non viziate da precedenti coloniali35.

Nel 1959 le scuole statali italiane nelle maggiori città egiziane erano numerose: solo al Cairo si registrava la presenza di tre scuole statali – una scuola elementare, una scuola media e un Istituto tecnico commer-ciale e per geometri – concentrate in un unico edificio di proprietà de-maniale sito nel quartiere di Bulaq, e sei scuole non statali sussidiate dal ministero degli Affari esteri, ma gestite da ordini religiosi – cioè, l’Istitu-to dei Padri Salesiani, l’Istituto “Maria Ausiliatrice” delle Suore Salesia-ne, l’Istituto “S. Francesco” delle Suore Francescane Missionarie d’Egit-to, l’Istituto “Clot Bey” delle Suore Francescane Missionarie, la Scuola “S. Giuseppe” delle Pie Madri della Nigrizia, la Scuola “A. Manzoni” delle Figlie di Maria Ausiliatrice –, a cui si aggiungeva, come unica istituzione laica, la Scuola d’Arte “L. Da Vinci”36.

Le scuole italiane si avviavano a mettere in atto una riforma dei pro-grammi e degli ordinamenti didattici, in modo da diventare scuole miste italo-egiziane, grazie al sussidio del governo italiano. Questa riforma ven-ne, però, bloccata da un provvedimento legislativo in merito alla riorganiz-zazione delle scuole private, emanato nel 1958 dalle autorità egiziane che

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mise in crisi il sistema scolastico italiano nel paese. La legge n. 160, infatti, sanciva che «il proprietario di una scuola privata deve avere la cittadinanza della RAU o, quanto meno, deve essere arabo; il personale dirigente e inse-gnante deve essere cittadino della RAU, tranne i docenti di lingue estere; le scuole non possono ricevere sovvenzioni di provenienza estera o interna-zionale senza preventiva autorizzazione ministeriale»37.

Per evitare la chiusura delle scuole, la collettività italiana chiese un tem-pestivo intervento del governo italiano; nel novembre del 1958, grazie ad una serie di scambi epistolari tra Fanfani e il ministro degli Esteri della RAU, Mahmoud Fawzi, la questione sembrò avviarsi a una soluzione: dalle lettere inviate dal ministro egiziano al presidente del Consiglio italiano si evince esplicitamente che le disposizioni della legge n. 106 non sarebbero state applicate alle scuole e alle istituzioni culturali italiane38.

Questa corrispondenza trovò piena attuazione nell’accordo culturale italo-egiziano, discusso il 13 novembre 1958 dal governo italiano – appro-vato in seguito alla riunione interministeriale il 3 dicembre del 1958 – e fir-mato in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto di Cul-tura italiano al Cairo il 7 gennaio 1959.

3. Gennaio 1959: la visita di Fanfani in Egitto e la ricerca di spazi di autonomia perseguita dal “neoatlantismo”

Un tentativo di risoluzione dei problemi che affliggevano la collettività italiana venne attuato con la visita ufficiale del presidente del Consiglio Amintore Fanfani in Egitto. Tre anni dopo, nel 1962, il presidente del Con-siglio si recò in Tunisia, anche lì chiamato ad intervenire per risollevare la situazione economica e sociale degli italiani residenti. Queste iniziative di-plomatiche si inseriscono all’interno di una strategia che già da alcuni anni l’Italia aveva attuato in politica estera.

Nell’immediato dopoguerra, con la fine degli anni Quaranta, la politi-ca estera italiana cominciò a manifestare interesse verso alcuni paesi me-diterranei, per normalizzarne e rilanciarne, al contempo, i rapporti; tutta-via, per quanto le premesse si rivelassero funzionali alla ripresa dei legami con la sponda meridionale del Mediterraneo, stabilizzare le relazioni diplo-matiche con i paesi europei – in linea con la politica estera americana e in conseguenza del “patto atlantico” – apparve invece prioritario39: ragioni di sicurezza e assestamento interno, quali la ricostruzione economica e isti-tuzionale – su cui pressavano urgenze di ripresa tutt’altro che scontate in piena temperie post-bellica –, mobilitavano l’Italia in altre direzioni (basti pensare alla difficile eredità che veniva consegnata alla nazione attraverso il proverbiale divario tra Nord e Sud).

La cosiddetta “opzione mediterranea” tornò utile come strategia di-plomatica nella metà degli anni Cinquanta fino ai primi anni Sessanta,

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poiché a una politica interna risanata diverse personalità del mondo poli-tico ed economico italiano auspicavano di farvi corrispondere una politi-ca estera di maggiore respiro e con più ampi margini di autonomia, al fine di rilanciare il ruolo internazionale dell’Italia compromesso dagli esiti del secondo conflitto mondiale40.

Ne conseguirono successi economici eclatanti, registrati da alcune im-prese italiane – sul finire degli anni Cinquanta, per esempio, l’ENI con-cluse importati accordi economico-commerciali con la Libia, la Tunisia e l’Egitto41 – e dall’azione diplomatica che l’Italia aveva esercitato nei con-fronti del Medio Oriente in occasione del conflitto arabo-israeliano, o della crisi di Suez nel 1956.

La crisi di Suez, in particolare, rappresentò un banco di prova per la de-finizione della politica estera italiana: il governo scelse, infatti, la linea del-la moderazione, per non penalizzare o pregiudicare gli interessi italiani42, sfruttando così l’occasione per mostrarsi solidale con i paesi e i popoli arabi impegnati ad affrancarsi dalla soggezione politica ed economica alla quale erano sottoposti dalle potenze coloniali.

La guerra di Suez provocò il definitivo declino delle posizioni inglesi e francesi e fornì a Fanfani l’occasione per realizzare la sua strategia: egli si fece portavoce di un nuovo indirizzo di politica estera43, il “neo-atlanti-smo”, che prevedeva una forte alleanza con gli Stati Uniti, il rifiuto di qual-sivoglia “asse” europeo, la ricerca di una zona di influenza e di autonomia nel Mediterraneo, con un’azione fortemente propositiva nei confronti del mondo arabo, che includesse la speranza di eliminare gli elementi diviso-ri, per instaurare un rapporto preferenziale – l’Unione Sovietica andava al-lontanata quanto più possibile dallo scacchiere mediorientale.

Il governo italiano concordava con gli americani nel volere ridurre l’im-portanza dei disaccordi con l’Egitto ad una querelle meramente tecnico-economica, prescindendo così da qualsiasi tipo di implicazione politica o, ancor peggio, ideologica.

L’atteggiamento italiano appariva, tutto sommato, vicino a quello ame-ricano e ben rispondeva al progetto di creare una solida collaborazione tra Roma e Washington, a spese di un’intesa con Londra e Parigi, di cui la spedi-zione di Suez e la guerra d’Algeria offuscavano l’immagine nel mondo arabo.

In questo quadro politico internazionale, Fanfani costituì il suo secon-do governo nel luglio del 1958: egli fu tra i maggiori promotori della nuo-va direttrice “mediterranea” e “mediorientale” assunta dalla politica estera italiana. Eletto il primo luglio 1958 presidente del Consiglio, egli si trovò ad essere allo stesso tempo anche ministro degli Esteri e segretario del pro-prio partito – la Democrazia cristiana44.

La visita in Egitto coronò il suo successo politico e diplomatico e si presentò come l’ultima occasione per agevolare la condizione della mino-ranza italiana – con la sua strategia politica, egli intendeva spostare l’at-tenzione di Gamal ‘Abd al-Nasser dall’Oriente all’Occidente. La sua ini-

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ziativa accelerò molti degli accordi in programma tra l’Italia e l’Egitto ed essa venne salutata come un vero successo dalla collettività italiana: per la prima volta nella storia delle relazioni italo-egiziane il capo di un go-verno italiano si recava in Egitto.

Seguirono cerimonie pubbliche – come l’inaugurazione e quella del Monumento ossario di El-Alamein, celebrate, rispettivamente, il 7 ed il 9 gennaio 1959 –, che rappresentarono importanti momenti di partecipa-zione e rinnovo dell’identità della collettività italiana. A tutte le cerimonie parteciparono grandi delegazioni di italiani residenti al Cairo e ad Alessan-dria, insieme alle autorità egiziane e a notabili musulmani.

Grazie al buon esito dei colloqui intercorsi tra Fanfani e il ra’is, si otten-nero importanti garanzie di miglioramento per la condizione degli italiani residenti in Egitto. Nel testo degli accordi italo-egiziani si legge: «conside-rato che il contributo dato dal lavoro e dalla iniziativa italiana costituisce un importante fattore di sviluppo e la premessa di forme di collaborazio-ne fra l’Italia e la RAU, il governo della RAU ha voluto confermare al pre-sidente del Consiglio italiano che le attività economiche e il benessere dei cittadini italiani in Egitto saranno garantiti conformemente allo spirito di amicizia che esiste tra i due paesi»45.

Con la stipula degli accordi, la ricomposizione dei maggiori problemi che coinvolgevano la comunità italiana – per es. quello delle rimesse e del rimpatrio di alcuni cittadini italiani –sembrò, almeno sulla carta, vicina.

L’ordine dell’intesa, come riportano alcuni documenti del 15 gennaio 1959, fu il seguente: «L’aumento del valore delle rimesse per gli italiani che facessero ritorno in patria […]; la risoluzione in breve tempo delle que-stioni relative al dissequestro dei beni di alcuni cittadini italiani. Inoltre, a scopo di promuovere la cooperazione economica, vennero promosse age-volazioni per l’esportazione in Italia di cotone egiziano; venne proposta la partecipazione di tecnici italiani per lo studio di progetti di irrigazione e bonifica, tra cui il progetto di costruzione della diga di Assuan; venne inol-tre firmato ufficialmente un accordo culturale che assicurava il funziona-mento delle istituzioni culturali dei due paesi e prevedeva la creazione di centri culturali tanto al Cairo che a Roma»46.

Il 22 gennaio 1959 in un articolo – intitolato Un accordo costruttivo – del giornale comunitario la «Voce d’Italia» veniva stilato un bilancio positivo dei risultati della visita: «È con profonda soddisfazione che non solo la colletti-vità italiana ma tutti i residenti stranieri in Egitto, hanno preso conoscenza dell’accordo concluso fra il governo italiano e la RAU, al termine della visita dell’on. Fanfani. […] Ciò che soprattutto è notevole, è che l’accordo pone le prime basi di una collaborazione fruttuosa ed amichevole fra i due paesi, col-laborazione che permetterà agli italiani di Egitto di continuare a fornire un massimo di lavoro efficiente, soprattutto se, in un secondo tempo, le spinose questioni legate alle leggi restrittive sul lavoro verranno risolte»47. L’artico-lo metteva l’accento sui problemi risolti: «le società italiane che, sino a poco

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fa, si consideravano colpite a morte […] oggi, invece, possono intravvedere l’avvenire con serenità sulla base di una più estesa attività e con il concorso del capitale egiziano che s’integrerà a quello straniero senza eliminarlo»48.

4. I documenti diplomatici

La documentazione conservata nella posizione archivistica che abbiamo già menzionato fa riferimento al viaggio effettuato da Amintore Fanfani al Cairo e alla sua successiva visita ad Atene. Si tratta di relazioni preparato-rie, redatte dai vari dipartimenti del ministero degli Affari esteri e dall’am-basciata italiana al Cairo, nonché di rassegne stampa di giornali italiani, egiziani ed esteri, che riportano le cronache della missione e dei diversi in-contri tra il leader democristiano e le personalità politiche egiziane.

I documenti diplomatici sono suddivisi in due buste, la A/52 n. 36 e la A/52 n. 37, che contengono diversi fascicoli divisi per argomento (af-fari economici, politici, ecc.) e natura (documenti diplomatici, documen-ti a stampa)49.

Le carte conservate nella busta n. 37 sono per lo più appunti, relazioni di natura amministrativa e documentaria redatte dalle direzioni ministe-riali: concepiti allo scopo di esibire alcuni dati sulla politica e l’economia egiziana degli anni Cinquanta, questi documenti intendevano fornire, al-la delegazione scelta per il viaggio e allo stesso presidente, informazioni quanto più esaustive sulle questioni pendenti fra i due paesi, con parti-colare attenzione alle problematiche su cui era cogente interloquire con le autorità egiziane.

Redatti nella fase preliminare del viaggio, tra il settembre 1958 e il gen-naio 1959, questi appunti illustrano una serie di colloqui tra l’allora amba-sciatore italiano al Cairo, Giovanni Fornari, e il segretario generale del mi-nistero degli Affari esteri, Adolfo Alessandrini, sulle “questioni concrete”50 da affrontare al fine di favorire gli interessi italiani. In questi documenti, oltre a notazioni di carattere pratico riguardanti il viaggio e le diverse visite ufficiali, emerge l’urgenza di trovare un accordo definitivo su alcune que-stioni già oggetto di colloquio tra Fornari e le autorità egiziane.

In base alle istruzioni ricavabili da questi scambi telegrafici, le ammi-nistrazioni del ministero romano produssero una serie di relazioni di cui proponiamo qui una breve analisi.

Il fascicolo Questioni Politiche raccoglie gli appunti scritti dalla Direzio-ne generale per gli Affari politici (DGAP) e le corrispondenze avviate dalla DGAP con l’ambasciatore Fornari: si tratta di numerosi e dettagliati pro-memoria in merito ai rapporti esteri dell’Egitto con i paesi europei e me-diorientali, da cui si evince la necessità da parte italiana di illustrare anali-ticamente la politica estera egiziana alla luce delle possibili critiche che la visita ufficiale di Fanfani avrebbe potuto causare a livello internazionale.

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Sono, questi, anni di grande cambiamento e l’Egitto di Gamal ‘Abd al-Nasser si accingeva a delineare i caratteri della propria politica estera: il panarabismo nasseriano, chiaramente anti-imperialista e anticoloniale, inserito nel quadro del non allineamento elaborato durante la conferen-za di Bandung, ostacolava, soprattutto dopo il 1956, gli interessi inglesi e francesi in Medio Oriente. Inoltre l’avvicinamento all’Unione Sovietica, all’indomani della guerra di Suez, e la protezione assicurata, nel 1958, dal presidente egiziano al governo algerino in esilio guidato da Ferhat Abbas, mal si conciliavano con i progetti filo-arabi di Fanfani, che intendeva pre-sentarsi «come un apripista della NATO e dell’Europa nello stabilire “nuo-ve relazioni” con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo»51.

Fornari, in una relazione indirizzata a Fanfani, analizza le posizioni politiche espresse dal leader egiziano nell’imminenza del viaggio: «Se non vogliamo dunque esporci a spiacevoli delusioni, non dobbiamo il-luderci che sia giunto il momento di “riportare Nasser nel campo occi-dentale”, né dobbiamo tornare alla carica con patti e dottrine che sono, almeno in parte, causa dei nostri guai in Medio Oriente: tutto quello che possiamo sperare è che egli ristabilisca il turbato equilibrio nel suo tanto proclamato neutralismo; che egli si riaccosti – nei limiti di questo neutra-lismo – all’Occidente, da cui era andato sempre più distaccandosi; e che si ancori solidamente – e auguriamoci definitivamente – su una posizio-ne di effettivo non allineamento»52.

Alla luce di ciò, Fanfani cercò di realizzare un’azione diplomatica basata sull’equilibrio e sulla moderazione, ponendosi appunto nel ruolo di media-tore rispetto agli interessi in gioco, ma le critiche al suo operato non tarda-rono ad arrivare all’indomani della visita, come si ricava dai numerosi arti-coli conservati nelle rassegne della stampa estera53.

I documenti analizzati ridimensionano l’importanza del viaggio e lo stesso Alessandrini esorta, pragmaticamente, a porre l’accento sulla volon-tà chiara da parte del presidente di stipulare accordi che componessero le questioni più care al governo italiano (per es. il problema delle rimesse de-gli italiani o i nuovi assetti culturali). Difatti, Alessandrini, rivolgendosi a Fornari, soggiunge: «Non sfuggirà né a te né agli egiziani la necessità che il viaggio abbia una base ed una conclusione che lo giustifichi sotto ogni aspetto. L’assolvimento di tale necessità renderà tanto più ampie e libe-re da interpretazione le conversazioni in materia strettamente politica»54.

Questa posizione venne successivamente ribadita dallo stesso Fanfa-ni nel corso della conferenza stampa tenuta a conclusione del viaggio: egli sottolineò come l’interesse dell’Italia fosse soprattutto quello di centrare l’attenzione sui rapporti italo-egiziani e sull’intensificazione degli scambi economici tra i paesi, eludendo ogni riferimento a discussioni di carattere politico di respiro internazionale55.

Per quanto riguarda gli affari strettamente economici, ritroviamo una serie di appunti elaborati dalla DGAE, in cui vengono riportate dettagliata-

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mente le questioni più rilevanti relative ai rapporti di cooperazione econo-mica e commerciale tra i due stati: nelle relazioni analizzate viene auspica-ta la partecipazione dei tecnici italiani alla progettazione e all’esecuzione di grandi opere pubbliche, come la costruzione della diga di Assuan.

In una nota della DGAE sulla condizione dell’economia italiana, ponen-do l’accento sull’esiguità dell’appoggio finanziario che l’Italia avrebbe po-tuto fornire all’Egitto si invita ad indirizzare i colloqui «verso forme di col-laborazione che […] si rivolgano a quei settori dove maggiormente sono le possibilità italiane di contribuire allo sviluppo egiziano»56. Tale approccio avrebbe potuto «spoliticizzare per quanto possibile il problema della diga di Assuan portandolo sul suo naturale terreno tecnico ed economico»57, posizione che l’Italia, alla luce degli accordi stipulati tra l’Unione Sovietica e l’Egitto nel 1958 per il finanziamento e l’esecuzione dei lavori, caldeggia-va vivamente. Una breve relazione preparata dall’ITALCONSULT – socie-tà di ricerca e progettazione tecnica che già in Marocco e in Tunisia aveva sviluppato, soprattutto nel settore agricolo58, la propria attività – si soffer-ma sull’apporto tecnico che l’Italia avrebbe potuto fornire alla soluzione di alcuni problemi economici egiziani, quali, per es., la bonifica di nuove terre o il reperimento e lo sfruttamento delle acque sotterranee ai fini agricoli59.

Se in queste relazioni è evidente l’auspicio di una rinnovata collabora-zione con il paese, i toni mutano quando si discutono le questioni che inte-ressano direttamente la collettività residente. Obiezioni e preoccupazioni vengono, infatti, avanzate dall’amministrazione sulle politiche di egizia-nizzazione messe in atto dal governo, sulla questione delle rimesse degli italiani rimpatriati e sul ritorno dei connazionali in Egitto dopo la crisi di Suez, tanto da suggerire di trattare questi temi «in maniera più ferma e più esplicita in vista di ottenere, intanto, delle assicurazioni di massima per un comprensivo esame della particolare posizione italiana»60.

Le note informative della DGAE insistono sui problemi vissuti in quegli anni dagli italiani in Egitto, chiarendo i risvolti preoccupanti della nuova politica nasseriana, votata a colpire, tanto sul piano finanziario quanto su quello psicologico, i membri della collettività italiana, così come le altre co-munità straniere presenti in Egitto.

Sono, infine, gli appunti redatti dalla Direzione generale Relazioni cultu-rali (DGRC) a fornirci ulteriori dati sulla collettività e sugli aspetti culturali della presenza italiana; in particolare, vengono riportati i dettagli della pro-posta d’accordo culturale italo-egiziano, progetto su cui da tempo si erano sviluppati cospicui scambi epistolari tra il ministro degli Esteri Mahmoud Fawzi e Fanfani, e che si sarebbe concluso con la visita di quest’ultimo.

Occorreva prima di tutto evitare che il provvedimento emanato dal governo egiziano sulle scuole private colpisse le scuole italiane, e ottenere dalle autorità egiziane una nuova sede per l’Istituto di Cultura del Cairo. Sotto quest’ottica, ogni iniziativa rivolta a sostegno dell’attività culturale era non soltanto auspicata, ma promossa dalla comunità italiana, poiché

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vi si ravvisava la possibilità di mantenere e salvaguardare la presenza al-logena nel paese. Così si esprime Luigi Rivara, scrivendo all’allora capo di Gabinetto Raimondo Manzini: «Qui dove Francia ed Inghilterra e Stati Uniti hanno sempre fatto benissimo sviluppando con grande serietà, pro-grammi di vasta portata con edifici ed attrezzature grandiose e dove esi-ste una psicologia disposta a farsi attrarre soprattutto dai valori formali occorre presentarsi con una organizzazione, fin dal primo momento, am-pia e possibilmente completa»61.

5. I commenti della stampa

Il quadro fin qui tracciato si completa con la rassegna stampa dei giornali in lingua italiana, araba, inglese e francese, curata dall’Ufficio stampa del ministero degli Affari esteri a Roma.

Nella busta n. 36, oltre ad appunti e note sul programma di viaggio, si trovano comunicati delle agenzie di stampa, telegrammi e articoli di gior-nale, che testimoniano le reazioni dell’opinione pubblica locale ed estera all’evento: questa documentazione si integra con la rassegna stampa egi-ziana contenuta nella busta n. 37.

Abbiamo, per lo più, a disposizione comunicati delle agenzie di stam-pa (principalmente, l’ANSA e l’Agenzia Italia) –, che riportano i testi dei colloqui e delle dichiarazioni ufficiali tra il presidente Amintore Fanfani e il presidente Gamal ‘Abd al-Nasser, nonché le reazioni della stampa lo-cale, estera e italiana. A questo materiale si aggiungono ritagli di giornali in lingua araba, italiana, francese ed inglese, pubblicati in Egitto, affian-cati dalla traduzione italiana.

La maggior parte dei comunicati delle agenzie riportano in traduzione italiana gli articoli pubblicati dai giornali egiziani sulla visita: quelli vici-ni al governo – «Al-Ahram», «Al-Gumhurryia» –, così come i giornali in-dipendenti – «Al-Akhbar» – mettono in rilievo il buon esito dei colloqui, puntando l’attenzione, però, piuttosto che sugli accordi raggiunti tra i due paesi, sul ruolo politico svolto dall’Italia come mediatrice del dialogo con un paese mediorientale, in una fase difficile a livello internazionale62.

Il giornale «Al-Gumhurryia», per es., nel sottolineare l’importanza dell’evento, lancia un’accusa ai paesi colonialisti, chiarendo la disponibili-tà del governo egiziano ad instaurare «relazioni amichevoli con tutti i pa-esi che rispettano la nostra indipendenza, la nostra neutralità e i nostri di-ritti»63 e rispondendo, probabilmente, alle critiche rivolte dalla Francia a Fanfani per la sua iniziativa. Tutti i giornali egiziani, di cui vengono ripor-tati alcuni articoli, descrivono minutamente i diversi momenti della visita ed esprimono giudizi favorevoli sul governo italiano e sullo stesso Fanfani.

Si uniscono al coro di voci favorevoli anche i giornali di proprietà euro-pea pubblicati in Egitto: in particolare «La Réforme» e «La Bourse Égyp-

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tienne», da sempre amichevoli con l’Italia64, dedicano gran parte degli ar-ticoli pubblicati in quei giorni alla visita del premier, all’inaugurazione dell’Istituto di Cultura italiano al Cairo e ai colloqui ufficiali65. Alla stes-so modo, «Le Journal d’Égypte» e «Le Progrès Égyptien», per la stampa in lingua francese, o, sul fronte anglosassone, il «The Egyptian Gazette», dedicano i numeri pubblicati tra l’8 e l’11 gennaio 1959 al viaggio e ai di-scorsi ufficiali, elogiando l’Italia che, sebbene «militarmente, politicamen-te ed economicamente legata alle potenze del blocco occidentale, è riuscita a svolgere il ruolo di intermediario con i paesi mediterranei»66.

Alcuni telegrammi inviati dalle ambasciate italiane danno testimonian-za delle reazioni della stampa estera al viaggio: la posizione “critica” assun-ta dalla stampa francese si rivela di segno opposto rispetto a quella della stampa americana che, invece, ne indaga i presupposti e gli esiti positivi.

Mentre il «Paris Journal» sottolinea come «l’on. Fanfani sarà pres-so Nasser ancor più l’intermediario dell’Europa che il rappresentante di un’Italia attaccata ai suoi propri interessi»67, i quotidiani «Libération» e «Combat» ipotecano maliziosamente gli indiscussi benefici che la visita potrebbe portare all’Italia che, «benché occidentale, non è stata “com-promessa” nella crisi di Suez e intende ricavare vantaggio da questa po-sizione favorevole, tanto sul piano economico che su quello internazio-nale»68. L’ANSA del 6 gennaio 1959 scrive che il portavoce del ministero degli Esteri francese, pur affermando che «il viaggio dell’on. Fanfani ha luogo nel quadro degli sforzi occidentali per migliorare le relazioni con l’Egitto», ha sottolineato, prendendo le distanze, come, seppur informato dei progetti, «il gen. De Gaulle non ha “affidato alcuna missione” al presi-dente del Consiglio italiano»69.

Di tono ed indirizzo contrario, la stampa americana sottolinea il succes-so del viaggio del presidente del Consiglio italiano, approfittando del quale l’Egitto, nella prospettiva statunitense, avrebbe potuto indirizzare la pro-pria politica estera in favore di un allineamento con le posizioni occidenta-li70. Il «Baltimore Sun» del 5 gennaio 1959 insiste sul successo di Fanfani in Medio Oriente, considerando che «se si potrà migliorare il livello di vita degli arabi, pace e stabilità saranno più facilmente restaurate. […] L’Italia è in posizione geografica e storica tale da poter agire come ponte tra i mon-di arabo e occidentale»71. Dello stesso parere è il «New York Times» del 7 gennaio 1959, che fa comprendere come il viaggio di Fanfani al Cairo sia seguito con molta attenzione negli Stati Uniti e riconosce al leader italiano il ruolo di portavoce delle posizioni occidentali72.

Le reazioni della stampa italiana furono tra le più favorevoli. Del re-sto, ancor prima della visita di Fanfani, la stampa italiana aveva già ri-volto una grande attenzione alle difficoltà in cui versava la comunità ita-liana in Egitto.

Il «Giornale d’Italia», nel numero del 19-20 novembre 1958, titolava in terza pagina Sempre più amara la vita per gli italiani in Egitto. Le inevi-

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tabili conseguenze del nazionalismo dei popoli arabi73. Nell’articolo veni-va descritta la condizione degli italiani e si distingueva tra l’azione svolta dagli italiani e quella attuata dai francesi e dagli inglesi. Non sottovalutan-do la diversa storia coloniale, si concludeva: «contro inglesi e francesi la lotta degli egiziani ha avuto accenti di vendetta per i soprusi subiti. È stata guerra di liberazione e di indipendenza». Tuttavia, «contro italiani e greci, due comunità laboriose, la lotta è formalmente pacifica, educata, ma non meno grave. Si tratta di concorrenza nella manodopera»74.

Una nota sulla politica italiana conteneva ulteriori sollecitazioni rivol-te al governo italiano, affinché intervenisse in modo attivo per risolvere la situazione: «Se onestamente non possiamo permetterci politiche in gran-de stile, decidiamo di svolgere azioni commerciali marginali, che siano di contropartita ad una proroga della permanenza degli italiani in Egitto. […] Se infine tutto il gioco ci appare di relativo interesse, e sul piano politico e su quello economico, curiamo almeno di risolvere seriamente il grave pro-blema dei rimpatri dei nostri connazionali»75.

La stampa italiana salutò con piena soddisfazione l’esito dei colloqui, ma soprattutto mise in risalto l’importanza effettiva del ruolo svolto da Fanfani, sostenendone la politica estera76 contro le critiche mosse dal go-verno francese; nella «Stampa» del 6 gennaio 1959 veniva affermato che «la missione del presidente del Consiglio italiano non è che un passo nor-male in una politica sinceramente e intelligentemente atlantica, un con-tributo che il nostro paese, fruendo di buoni rapporti con il mondo arabo intende arrecare al comune vantaggio nostro, degli alleati atlantici e dello stesso mondo arabo»77. «L’Avvenire d’Italia», il 7 gennaio 1959, spiegava il viaggio in Egitto con la necessità di «assistere gli interessi particolari della vasta comunità italiana, ravvivare dei rapporti che tra Roma e il Cai-ro erano stati cordiali da secoli, giovarsi della indenne posizione politica dell’Italia nei confronti degli egiziani per tentare di ritessere qualcuno dei fili di un tessuto che i conflitti per Suez avevano lacerato»78. Non si devo-no tuttavia dimenticare i contrasti politici interni suscitati dalla politica estera del governo, a cui pure fanno riferimento le cronache in Italia: le posizioni di Fanfani provocarono un’ampia discussione, sia nel consiglio nazionale della DC, sia nell’opposizione al governo. Accanto ai numero-si consensi, vi furono anche dubbi e perplessità, soprattutto da parte di Scelba e Pella, polemici verso la cosiddetta “ortodossia” atlantica e scet-tici sulla realizzabilità degli interventi politico-economici che si prospet-tavano necessari in Medio Oriente. D’altro canto, vi si opponevano i co-munisti, i socialisti e la destra. Una critica chiara alla missione di Fanfa-ni venne, infatti, espressa dall’«Unità», che ravvisava nelle intenzioni del presidente italiano la volontà di avvicinare strumentalmente il governo socialista egiziano all’Occidente79.

Negli articoli raccolti dall’Ufficio stampa del ministero, accanto alle que-stioni politiche, si accenna agli accordi bilaterali sull’importazione di coto-

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ne egiziano, sulla partecipazione di tecnici italiani alla costruzione della di-ga di Assuan, sulla firma di un’intesa che prevedesse scambi culturali con-creti fra i due paesi. Questi accordi dovevano contribuire a risolvere le mag-giori controversie da cui la comunità italiana era stata afflitta, senza sot-tovalutare le difficoltà correlate al dibattito sulle rimesse e sui rimpatri80.

Come leggiamo nel «Corriere della Sera» del 10 gennaio 1959, la prima visita di un presidente del Consiglio, che rappresentava oltretutto uno Sta-to occidentale, alimentava in tutte le collettività europee residenti in Egit-to, in particolare nella collettività italiana, la speranza che la soluzione a molti dei problemi in corso si prospettasse vicina81.

La cronaca delle cerimonie svolte in occasione della visita occupa una sezione non esigua negli articoli di giornale pubblicati in Egitto, ma anche in Italia (per es., a proposito dell’inaugurazione dell’Istituto di Cultura ita-liano al Cairo o di quella del Monumento ossario di El-Alamein).

Soprattutto la celebrazione del sacrario dei caduti italiani si ammantava di significati simbolici per l’Italia, poiché rappresentava, attraverso l’uffi-cialità dell’evento, un riconoscimento al valore dei militari che erano cadu-ti nella battaglia di El-Alamein. Numerose informazioni sulla costruzione e sui dettagli interni dell’edificio, ma anche sul numero di salme conservate, sono fornite da un documento ufficiale, redatto dal Commissariato genera-le “Onoranze Caduti di Guerra” del ministero della Difesa, intitolato Siste-mazione definitiva delle salme italiane in Egitto82 e conservato tra i docu-menti ufficiali della serie ora discussa.

Le principali testate giornalistiche italiane insistono, come nel caso del «Corriere della Sera» del 9 gennaio 1959, sui contenuti intrinseci che la ce-lebrazione riassumeva in entrambi i paesi, poiché «nessuno pensa a rivin-cite, nessun rancore separa ormai gli avversari di ieri, e tutti riconoscono che il compito dei governi è ormai quello di procedere in mutua concor-dia»83; mentre, leggiamo ne «Il Mattino», il paese resta «al di sopra di tut-te le sue divisioni faziose, al di là di tutte le sue dimenticanze»84.

Nella rassegna delle fonti a stampa merita di esser menzionato «La Vo-ce d’Italia», giornale italiano pubblicato al Cairo85 per iniziativa dell’inge-gnere Roberto Mitrovich, direttore di una delle maggiori imprese di impor-tazione di legnami in Egitto. Il giornale era distribuito dalla fine degli anni Cinquanta al Cairo, ad Alessandria e a Porto Said, dove la concentrazione italiana era maggiore.

Del giornale è possibile consultare solo due copie, in particolare l’edi-zione speciale pubblicata l’8 gennaio 1959 e quella, invece, pubblicata a qualche settimana dalla visita, il 22 gennaio 1959.

Il numero speciale celebrava, con immagini e brevi didascalie sulle maggiori opere realizzate nel territorio e sulle attività svolte ad Alessan-dria e al Cairo, la laboriosità e l’impegno degli italiani residenti in Egitto. Tra le istituzioni più rilevanti, venivano ricordate le Camere di Commercio di Alessandria e del Cairo86, gli Istituti culturali italiani di Alessandria e del

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Cairo (le nuove sedi sarebbero state inaugurate da Fanfani nel corso della visita), la palestra italiana di Alessandria, (fondata nel 1919), l’associazio-ne sportiva “Pro-patria” (fondata negli anni Quaranta)87, l’Ospedale italia-no d’Alessandria – «sorto dopo la prima guerra mondiale per iniziativa di tutta la colonia italiana, la quale, senza distinzione di partiti, con grande entusiasmo e con nobile emulazione sottoscrisse le ingenti somme neces-sarie»88 –, l’Ospedale “Umberto I” del Cairo (fondato nel 1868), le associa-zioni civili che fornivano assistenza – tra cui la Società operaia di mutuo soccorso (fondata nel 1865), la Società di beneficenza italiana (si occupa-va della cura degli indigenti) e l’Unione femminile (prestava sostegno agli anziani e ai bambini)89. Nel medesimo numero speciale, si dedicava poi spazio all’attività del Banco italo-egiziano – che celebrava il suo Cinquan-tenario90 dalla fondazione, avvenuta ad Alessandria nel 1905 – e al lavoro svolto da alcune importanti ditte italiane quali la Manufacture Alexandri-ne du Rayon et de la Soie (diretta dall’ingegnere Luigi Ferdinando Polvara e fondata nel 1936), la The Alexandria Glass & Porcelain Factory – ovve-ro «l’unica fabbrica che esista in Africa e nel Vicino Oriente per la sua spe-ciale produzione di vetri temperati, cristalli e lana di vetro»91 –, la fabbrica di tabacco Salonica Cigarette Company (fondata nel 1903 da Gioacchino Grassi), la G.A. Mitrovich & Co di Roberto Mitrovich92.

Sempre l’edizione speciale del giornale menzionava da ultimo gli ap-porti strettamente “culturali” della Società Dante Alighieri, riaperta dopo l’ultimo conflitto mondiale ad Alessandria per «rialzare la fiaccola dell’ita-lianità tra gli italiani […] mediante il culto della lingua, della cultura e dell’arte italiana al di sopra di ogni concezione paritaria ed in un clima di rispetto ed affetto per l’Egitto e di sincera amicizia per tutti i suoi abitan-ti»93; dell’Istituto Don Bosco, fondato nel 1909 e divenuto «faro d’italiani-tà, centro spirituale e culturale per tutti gli italiani d’Alessandria, la scuo-la a cui affluirono migliaia e migliaia di giovani italiani, egiziani e stranie-ri»94; delle scuole italiane di Stato e di quelle private diffuse al Cairo95; del Conservatorio di Alessandria, fondato nel 195096.

D’altra parte, il numero pubblicato il 22 gennaio 1959 era interamen-te dedicato alla descrizione delle manifestazioni pubbliche della mino-ranza italiana. Dagli articoli del giornale è possibile comprendere quan-to la comunità riponesse fiducia nella visita del presidente del Consiglio per una rapida risoluzione dei suoi problemi economici. Numerose foto scandiscono le fasi degli incontri pubblici avvenuti in quei giorni, mentre gli articoli ivi contenuti magnificano la figura e l’operato di Fanfani, nel tentativo di alleviare, supponiamo, le preoccupazioni più generalmente diffuse. Il giornale apriva con un titolo eloquente (Fanfani auspica gior-ni più sereni agli italiani di Egitto), dedicando la prima pagina ai nuovi accordi97. La seconda pagina del numero ordinario è interamente dedica-ta all’arrivo del premier e all’esposizione delle fasi che ne scandiscono il soggiorno, quali la visita all’Istituto Don Bosco, agli Istituti culturali ita-

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liani, agli ospedali italiani e al Monumento di El-Alamein. Nel discorso pronunciato in occasione della visita alle scuole – riportato interamente sul giornale – Fanfani si rivolgeva agli italiani, con parole colme di spe-ranza: «È stato fatto appello dal vostro presidente al ricordo che il patrio governo deve avere per le vostre istituzioni e anche per la vostra vita. Ho il piacere di dirvi che il primo e pressoché esclusivo oggetto nelle conver-sazioni che ieri ebbi con Nasser riguarda le condizioni della vostra vita, delle vostre scuole, le possibilità di coloro che operano in questa terra nel nome dell’Italia e la possibilità di incrementare le relazioni economiche e culturali tra questa nazione e la nostra»98.

6. Conclusioni

Dopo questa analisi si può concludere che i documenti dell’Archivio storico diplomatico del ministero degli Affari esteri sulla visita del presidente del Consiglio Amintore Fanfani in Egitto nel 1959 forniscono una serie molto interessante di informazioni e di notizie sulla vita della comunità italiana in Egitto nel primo periodo nasseriano, consentendo di ricostruire un qua-dro complessivo piuttosto completo della sua situazione e dei suoi proble-mi, così come di una fase particolare delle relazioni politiche e diplomati-che tra l’Italia e l’Egitto.

La visita si iscrisse in un momento critico e delicato della storia contem-poranea dei paesi del Medio Oriente e dell’Africa mediterranea, uniti, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, dalla comune ricerca di affrancamento e di liberazione dai vincoli del co-lonialismo e del neocolonialismo. Nel contesto storico dell’epoca, la visita di Fanfani fu senza dubbio un avvenimento di rilevanza internazionale: su-scitò polemiche per le aperture verso un regime osteggiato dalle principali potenze europee, ma anche speranze nella possibilità di una soluzione pa-cifica dei problemi che la nuova situazione poneva alla comunità interna-zionale, nel quadro di una guerra fredda che aveva proprio in quella regio-ne uno dei principali punti di scontro.

Aldilà delle questioni internazionali che ponevano scelte conflittuali al-le classi politiche, i diplomatici italiani ed il presidente del Consiglio cer-carono in quel frangente una soluzione ad un problema specifico e più cir-coscritto, al quale abbiamo dedicato la nostra attenzione: quello della dife-sa degli interessi dell’Italia e della comunità italiana del paese, minacciati dalla politica nasseriana.

I risultati della visita fecero nascere molte speranze, che scemarono gradatamente negli anni successivi. Anche dopo il 1959 il governo egiziano continuò ad affermare la politica di egizianizzazione e di sistematica na-zionalizzazione che era stata avviata negli anni precedenti: nelle mani del-lo Stato finirono le banche, le compagnie di assicurazione, le industrie pe-

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santi e quelle di base, i trasporti ed il commercio estero. Molte imprese in questi settori costituivano l’ossatura economica che permetteva la vita di alcune decine di migliaia di connazionali.

La collettività italiana, come del resto tutti i gruppi minoritari presenti nel paese, subì i contraccolpi di questa politica e il nuovo spazio naziona-litario così delineato non lasciò margini di partecipazione a nessuna delle comunità straniere, che erano in costante diminuzione dal punto di vista numerico e in forte perdita di rilevanza economica.

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Note

1 ASDMAE, Gabinetto del Ministro 1961-63 [da adesso G.d.M.], b. A/52 n. 36, sf. 5 Questioni pendenti fra l’Italia e l’Egitto, tel. n. 16284/36, Roma 27 settembre 1958, p. 6.2 Si userà qui nel testo, come in altri casi, una trascrizione corrente e non quella linguistica-mente più corretta di Gamal ‘Abd al-Nasir.3 Tra i molti scritti sull’Egitto nasseriano e sulla rivoluzione del 1952 ci limiteremo a ricor-dare S.K. Aburish, Nasser: The Last Arab, St. Martin’s Press, New York 2004; A. Alexander, Nasser: His Life and Times, The American University in Cairo Press, Cairo 2005; A. Farid, Nasser: The Final Years, Ithaca Press, Reading 1994; J. Gordon, Nasser’s Blessed Move-ment: Egypt’s Free Officers and the July Revolution, Oxford University Press, Oxford 1992; J. Jankowsky, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism and the United Arab Republic, Lynne Rien-ner Publisher, Colorado 2002. A questi titoli, per un quadro generale sulla storia dell’Egitto, è necessario aggiungere il volume di P. J. Vatikiotis, The History of Modern Egypt, Weidenfeld and Nicolson, London 1991 e quello di M. Campanini, Storia dell’Egitto contemporaneo. Dal-la rinascita ottocentesca a Mubarak, Edizioni Lavoro, Roma 2005, a cui faremo particolare riferimento.4 Sulla storia di alcune delle principali comunità nazionali e religiose presenti in Egitto nel periodo monarchico v. A. Kitroeff, The Greeks in Egypt 1919-1937: Ethnicity and Class, Itha-ca Press, Oxford 1989; D. Gérard- Plasmans, La présence française en Égypte entre 1914 et 1936: de l’imperialisme à l’influence et de l’influence à la coopération, Éditions Darnétalai-ses, Darnétal 2005; L. Mak, The British in Egypt: Community, Crime and Crises 1882-1922, I.B. Tauris, London 2012; G. Krämer, The Jews in Modern Egypt: 1914-1952, University of Washington Press, Seattle 1989.5 R.H. Dekmejian, Egypt under Nasir: a Study in Political Dynamics, State University of New York Press, Albany 1971, p. 126.6 A. Abdel-Malek, Esercito e società in Egitto 1952-1967, Einaudi, Torino 1967, p. 89.7 K.J. Beattie, Egypt during the Nasser Years: Ideology, Politics and Civil Society, Westview, London 1994, p. 169.8 N.N. Ayubi, Bureaucracy and Politics in Contemporary Egypt, Ithaca Press, London 1980, pp. 163-165.9 Per un quadro generale dell’emigrazione italiana negli ultimi due secoli v. P. Audenino e M. Tirabassi, Migrazioni italiane. Storia e storie dall’Ancien régime a oggi, Bruno Mondadori, Milano 2008; V. Briani, L’emigrazione italiana ieri ed oggi, La Navicella, Roma 1959; M.I. Choate, Emigrant Nation. The Making of Italy Abroad, MA: Harvard University Press, Cam-bridge 2008. Fra i molti contributi sulla storia della comunità italiana in Egitto, v. V. Briani, Italiani in Egitto, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1982 (viene descritta la storia degli italiani in Egitto dagli anni di Muhammad ‘Ali fino agli anni Sessanta); A. Sammarco, L’opera degli italiani nella formazione dell’Egitto moderno, Stabilimento Grafico Tiberino, Roma 1942; per ulteriori approfondimenti – in particolare, per il periodo compreso tra il 1917 e il 1947 – v. M. Petricioli, Oltre il Mito. L’Egitto degli italiani (1917-1947), Bruno Mondadori, Milano 2007.10 E. Michel, Esuli italiani in Egitto (1815-1861), Domus Mazziniana – Collana Scientifica, Pisa 1958, pp. 1-3.11 R.H. Rainero, La colonia italiana in Egitto: presenza e vitalità, in R.H. Rainero e L. Serra (a cura di), L’Italia e l’Egitto dalla rivolta di Arabi Pascià all’avvento del fascismo (1882-1922), Marzorati, Milano 1991, pp. 125-130.12 V. Briani, Italiani in Egitto, cit., pp. 25-29.13 D. Amicucci, La comunità italiana in Egitto attraverso i censimenti dal 1882 al 1947, in P. Branca (a cura di), Tradizione e modernizzazione in Egitto, 1798-1998, Franco Angeli, Milano 2000, p. 82.14 M. Petricioli, op. cit., p. 6.15 M. Petricioli, op. cit. 16 Nel 1936 una delegazione egiziana partiva per Londra, per ratificare l’atto formale con cui porre fine all’occupazione militare britannica. Tra Inghilterra ed Egitto veniva quindi stabilita un’alleanza a seguito della quale l’Egitto autorizzava l’Inghilterra a mantenere uno stanzia-mento di diecimila uomini e, in particolare, quattrocento piloti nella zona del Canale di Suez.

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Nel caso che uno dei due paesi fosse stato coinvolto in una guerra, l’altro sarebbe venuto im-mediatamente in suo soccorso come alleato; in tal caso l’Egitto avrebbe messo a disposizione dell’Inghilterra tutte le sue strutture militari nonché le vie di comunicazione di cui disponeva. Di poco successiva fu la conferenza di Montreux, convocata il 12 aprile 1937 su invito dell’Egit-to alle potenze capitolari, che si concluse con la firma di una convenzione che sanciva la fine dei privilegi capitolari degli stranieri in Egitto. I tribunali misti esistenti nel paese sarebbero stati mantenuti fino al 14 ottobre 1949, data in cui la competenza per tutte le materie, civile e penale, sarebbe passata ai tribunali nazionali (già chiamati tribunali indigeni). I tribunali consolari, a cui spettava il giudizio in materia penale e di statuto personale, perdevano così tale compe-tenza considerata dagli egiziani una limitazione alla loro sovranità nazionale. Di conseguenza l’abolizione della giurisdizione capitolare permise al governo egiziano di esercitare sugli stra-nieri il suo pieno potere legislativo e fiscale con chiare conseguenze per le piccole imprese straniere che in precedenza godevano della tutela concessa dalle capitolazioni. La convenzione entrò in vigore il 15 ottobre 1937. Per ulteriori approfondimenti v. A. Fattal, Le statut légal des non-musulmans en pays d’Islam, Dar el-Machreq Sarl Éditeurs, Beyrouth 1995.17 M. Petricioli, op. cit., p. 421.18 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni emigrazione, pos. 1 Dati sulla collettività italiana, Roma 2 gennaio 1959, p. 1.19 Ibid.20 Ivi, p. 221 Ibid.22 Ibid.23 Ivi, p. 3.24 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 8 Egizianizzazione, pro-memoria.25 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 8 Egizianizzazione, Ro-ma 29 dicembre 1958, pp. 1-5.26 V.C. Issawi, Egypt in Revolution – An Economic Analysis, Oxford University Press, New York 1963, pp. 200-201.27 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 8 Egizianizzazione, Ro-ma 29 dicembre 1958, pp. 1-528 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 1 Appunto sull’economia egiziana, s.d., pp. 9-10.29 Ivi, p. 5.30 Ivi, p. 10.31 Ivi, pp. 10-12.32 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 15 Attività E.N.I. Egitto, Roma 2 gennaio 1959, p. 1.33 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 7 Miniere di Kosseir, Roma 27 dicembre 1958, p. 1-2.34 M. Petricioli, Italian Schools in Egypt, in «British Journal of Middle Eastern Studies», vol. 24, n. 2, 1997, pp. 1-2.35 L. Medici, La diplomazia culturale della Repubblica italiana nel Mediterraneo, in D. Mel-fa, A. Melcangi, F. Cresti (a cura di), Spazio privato, spazio pubblico e società civile in Medio Oriente e in Africa del Nord, Giuffrè, Catania 2008, pp. 560-561.36 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni culturali, pos. 5 Scuole italiane, Roma 28 novembre 1958, pp. 1-3.37 Ivi, pp. 5-6.38 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni culturali, pos. 1 Accordo culturale italo-egiziano, lettera di Mahmud Fawzi, ministro degli Affari esteri della Repubblica araba unita, ad Amintore Fanfani, Cairo s.d.39 A. Varsori, Europeismo e mediterraneità nella politica estera italiana, in M. De Leonardis (a cura di), Il Mediterraneo nella politica estera italiana del dopoguerra, Il Mulino, Bologna 2003, pp. 27-28.40 F. Perfetti, Mediterraneo e Medio Oriente nella politica estera italiana, in «La Comunità Internazionale», n. 2, 2011, p. 188. 41 Cfr. B. Bagnato, Petrolio e politica. Mattei in Marocco, Edizioni Polistampa, Firenze 2004; L. Maugeri, L’arma del petrolio. Questione petrolifera globale, guerra fredda e politica in-

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terna nella vicenda di Enrico Mattei, Loggia de’ Lanzi, Firenze 1994. Con la cessione del 75% dei profitti alla nazione dove le ricerche venivano avviate, gli stati coinvolti nell’accordo si svincolavano dalla morsa in cui erano costretti dalle principali compagnie occidentali, protese allo sfruttamento del territorio.42 Cfr. E. Ortona, Anni d’America. La diplomazia: 1953-1961, Il Mulino, Bologna 1985, pp. 192-216.43 Sulla politica estera di Fanfani verso i paesi mediterranei e sul neoatlantismo v. G. Calchi Novati, Mediterraneo e questione araba nella politica estera italiana, in F. Barbagallo (a cura di), Storia dell’Italia repubblicana, Einaudi, Torino 1995, vol. II; P. Craveri, G. Quagliarello (a cura di), Atlantismo ed europeismo, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003; M. De Leonardis, Il Mediterraneo nella politica estera italiana nel secondo dopoguerra, Il Mulino, Bologna 2003; U. Gentiloni Silveri, L’Italia e la nuova frontiera. Stati Uniti e centro-sinistra, 1958-1965, Il Mulino, Bologna 1998; A. Giovagnoli, L. Tosi (a cura di), Amintore Fanfani e la politica estera italiana, Marsilio, Venezia 2010; E. Martelli, L’altro Atlantismo. Fanfani e la politica estera italiana (1958-1963), Guerini e Associati, Milano 2008; L. Riccardi, Il «problema Israele». Diplomazia italiana e Pci di fronte allo Stato ebraico (1948-1973), Guerini, Milano 2006. In particolare sull’atteggiamento di Fanfani verso l’Egitto sono di particolare rilevanza per il no-stro argomento il lavoro di F. Onelli, All’alba del neoatlantismo. La politica egiziana dell’Italia (1951-1956), Franco Angeli Edizioni, Milano 2013, e l’articolo di E. Martelli, Documenti: Fan-fani e l’Egitto, in «Ventunesimo Secolo», n. 14, ottobre 2007, che propone un’analisi puntua-le della politica estera perseguita dall’Italia durante gli anni Cinquanta e Sessanta, partendo dallo studio di alcuni documenti diplomatici contenuti nell’Archivio storico del Senato della Repubblica relativi alla visita di Fanfani al Cairo nel gennaio del 1959, pur non prendendo in considerazione la condizione della comunità italiana in Egitto nel periodo nasseriano. 44 Cfr. A. Giovagnoli, Il partito italiano. La Democrazia cristiana dal 1942 al 1994, Laterza, Roma-Bari 1996.45 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), ANSA n. 297 Testo integrale comunicati colloqui Cairo, Cairo 8 gennaio 1959, pp. 50-51.46 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 6 Viaggio al Cairo e M.O. di S. E. il Ministro degli Esteri e Presidente del Consiglio Fanfani, tel. 40/00812/101, Roma 15 gennaio 1959, pp. 1-2.47 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, Stampa egiziana sul viaggio presidente Fanfani in Egitto, «Voce d’Italia», anno I, n. 26, Cairo 22 gennaio 1959, p. 1. 48 Ibid.49 Tutti i documenti emessi e ricevuti sullo stesso argomento formano un unico fascicolo, identificato da un numero di posizione, per quanto riguarda la busta A/52 n. 36, e da un titolo, per quanto riguarda la busta A/52 n. 37. Nello specifico, la busta A/52 n. 36 riporta una serie di fascicoli numerati da 1 a 15 con l’indicazione sf., fogli sfusi, e ulteriori due fascicoli che raccolgono diversi fogli sfusi identificati come primo e secondo gruppo. Allo stesso modo, la busta A/52 n. 37 è composta da una serie di fascicoli non numerati, con un titolario comune, Visita di S.E. il Presidente del Consiglio e Ministro per gli Affari Esteri Onorevole Amintore Fanfani a Il Cairo (6-9 gennaio 1959), e un riquadro che ne specifica il tema: questioni politiche; questioni culturali; questioni sull’emigrazione; questioni eco-nomiche. In quest’ultima busta sono contenuti due fascicoli: uno intitolato Fanfani visita il Cairo – che raccoglie la rassegna stampa dei giornali dell’epoca – e l’altro sulla visita di Fanfani ad Atene.50 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 5 Questioni pendenti fra Italia ed Egitto, tel. 2973, Cairo 25 settembre 1958, p. 1.51 P. Craveri, G. Quagliariello (a cura di), op. cit., p. 348.52 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni politiche, pos. 1 Elenco degli appunti, tel. 0009/c, Cairo 3 gennaio 1959, p. 7.53 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. primo gruppo, J. D’Hospital, L’Italie devra préciser ses objectifs méditerranéens avant le voyage de M. Fanfani au Caire, “Le Monde”, Paris 21 settembre 1958.54 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 5 Questioni pendenti fra Italia ed Egitto, tel. 4/854, Roma 27 settembre 1958, p. 3.55 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 5 Questioni pendenti fra Italia ed Egitto, Agenzia Italia, Conferenza stampa Fanfani, Alessandria 9 gennaio 1959.

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56 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 4 Costituzione commis-sione mista italo-egiziana, s.d., p. 1.57 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, pos. 5/6 Diga di Assuan, Roma 5 gennaio 1959, p. 2.58 N. Pasotti, Italiani e Italia in Tunisia. Dalle origini al 1970, Finzi editore, Roma 1971, p. 162.59 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, Italconsult, Egitto: contribu-to italiano alla soluzione di alcuni problemi economici egiziani, Roma 3 gennaio 1959.60 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, fasc. Questioni economiche, Appunto DGAE Conversazio-ni italo-egiziane, Roma 5 gennaio 1959, p. 3.61 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 7 Argomenti per viaggio Egitto Presidente, Cairo 22 settembre 1958, p. 3.62 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 1 Viaggio Presidente Fanfani Egitto. Comunicati dell’“Agenzia Italia”, Agenzia Italia 39-e, Su visita Fanfani al Cairo, Cairo 8 gennaio, p. 7.63 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), ANSA n. 151, Stampa egiziana su visita on. Fanfani, Cairo 6 gennaio 1959, pp. 26-27.64 Per un approfondimento sui giornali egiziani e stranieri pubblicati in Egitto dall’inizio degli anni Venti v. M. Petricioli, op. cit., p. 299.65 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 14 MAE, 1959, Copie del quotidiano «La Réforme». Viaggio Cairo-Atene, Alexandrie 7 Janvier 1959, n. 4; 10 Janvier 1959, n. 6.66 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), ansa n. 152, Stampa egiziana su visita on. Fanfani, Cairo 6 gennaio 1959, p. 27; ANSA n. 100, Giornali egiziani su Fanfani (2), Cairo 8 gennaio 1959, p. 18.67 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), ANSA n. 192, Portavoce francese su viaggio on. Fanfani, Parigi, 6 gennaio 1959, p. 32.68 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), ANSA n. 100, Stampa francese Fanfani (2), Parigi 7 gennaio 1959, p. 18.69 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), ANSA n. 192, Portavoce francese su viaggio on. Fanfani, Parigi 6 gennaio 1959, p. 32.70 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 3 Ministero degli Affari Esteri. Segreteria Generale. In Visione a S.E. il Ministro degli Affari Esteri. Commenti della stampa estera. Viaggio in Egit-to, tel. n. 240, Stampa francese su visita on. Fanfani al Cairo, Parigi 5 gennaio 1959, pp. 1-371 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 3 Ministero degli Affari Esteri. Segreteria Generale. In Visione a S.E. il Ministro degli Affari Esteri. Commenti della stampa estera. Viaggio in Egit-to, tel. n. 268, Stampa usa su viaggio Fanfani al Cairo, Washington 5 gennaio 1959, pp. 2-3.72 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 3 Ministero degli Affari Esteri. Segreteria Generale. In Visione a S.E. il Ministro degli Affari Esteri. Commenti della stampa estera. Viaggio in Egitto, tel. n. 270, Stampa usa su viaggio Fanfani al Cairo, Washington 7 gennaio 1959, p. 3.73 Tre Aranci, Sempre più amara la vita degli italiani in Egitto, «Il Giornale d’Italia», Roma 19-20 novembre 1958, p. 3, in ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 5 Questioni pendenti fra l’Italia e l’Egitto.74 Ibid.75 G. Barillà, Le carte dell’Italia, «Il Giornale d’Italia», Roma 19-20 novembre 1958, p. 3, in ASDMAE, G.d.M, b. A/52 n. 36, sf. 5 Questioni pendenti fra l’Italia e l’Egitto.76 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 1 Viaggio Presidente Fanfani Egitto. Comunicati “Agenzia Italia”, Agenzia Italia 120-1 Invito al suicidio, Roma 9 gennaio 1959, p. 33. 77 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), Rassegna stampa italiana del 6/1/1959, p. 2.78 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), Rassegna stampa italiana del 7/1/1959, p. 5.79 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), Rassegna stampa italiana del 6/1/1959, p. 4.80 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), ansa n. 297, Testo integrale comunicato colloqui Cairo, Cairo 8 gennaio 1959, pp. 50-51.

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[79]La collettività italiana nell’Egitto di Gamal ‘Abd al-Nasser

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81 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), Rassegna stampa italiana del 10/1/1959, p. 5.82 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 11 Viaggio Cairo-Atene, Sistemazione definitiva delle salme italiane in Egitto, pp. 1-16.83 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 36, sf. 2 A.N.S.A. Viaggio del presidente Fanfani in Egitto e in Grecia (6-11-1959), Rassegna stampa italiana del 9/1/1959, p. 5.84 Ibid.85 Per una rassegna della stampa italiana in Egitto tra XIX e XX secolo v. A. Marchi, La presse d’expression italienne en Égypte. De 1845 à 1950, in «Rivista dell’Istituto di Storia dell’Euro-pa Mediterranea», n. 5, 2010, pp. 91-125. 86 Cfr. M. Petricioli, op. cit., p.115 ss. 87 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, Stampa egiziana sul viaggio presidente Fanfani in Egitto, «Voce d’Italia. Numero speciale edito in occasione della visita dell’on. Fanfani», 8 gennaio 1959, p. 41.88 Ivi, p. 10.89 Ivi, p. 24.90 Ivi, p. 25.91 Ivi, p. 17.92 Ivi, pp. 14, 17, 20-21.93 Ivi, p. 22.94 Ivi, p. 33.95 Ivi, pp. 37-38.96 Ivi, pp. 35-36.97 ASDMAE, G.d.M., b. A/52 n. 37, Stampa egiziana sul viaggio presidente Fanfani in Egitto, «Voce d’Italia», anno I, n. 26, 22 gennaio 1959, p. 1.98 Ivi, p. 2.

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