CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1 1 Alessandro De Carli Febbraio 2010 MINICORSO DI PRESENTAZIONE...
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CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 11
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIADELL’AUTOMAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 12
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CHE COSA SARÀ MAI L’AUTOMATICA?
L’ AUTOMATICA NASCE DALL’ESIGENZA DI RENDERE PIÙ EFFICIENTI LE LINEE DI PRODUZIONE E DI RENDERE PIÙ SEMPLICE ED PIÙ EFFICACE L’ATTIVITÀ DELL’UOMO NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA PROPRIA ESISTENZA
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CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 13
Alessandro De Carli Febbraio 2010
L’Automazione è una disciplina che, a differenza di altre più facilmente recepibili, richiede un approccio complesso e multidisciplinare che coinvolge la padronanza di metodologie specifiche e l’applicazione di prodotti realizzati con svariate tecnologie. L’origine dell’Automazione è relativamente recente ed è stata determinata dalla necessità di rendere più efficienti le linee di produzione. Attualmente è molto diffusa nella realtà produttiva e si è espansa verso tutte quelle applicazioni che si prefiggono di rendere più semplice ed più efficace l’attività dell’uomo nell’organizzazione della propria esistenza.L’Automazione richiede la conoscenza di metodi e tecniche che afferiscono a molteplici discipline, alcune tipiche dell’Ingegneria, altre inquadrabili in altre branche del Sapere, quali ad esempio l’Aerospazio, la Medicina, la Biologia, l’Economia, l’Organizzazione Sociale e Aziendale.Nell’Automazione, i problemi da risolvere sono molteplici, ognuno caratterizzato da aspetti non strettamente tecnologici. Per la realizzazione dei sistemi automatizzati, occorre saper risolvere problemi connessi non solo alla realizzazione, ma anche alla organizzazione del loro corretto funzionamento, alla valutazione della efficienza e della redditività, nonché all’addestramento delle persone coinvolte nel loro valido impiego.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 14
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
•COSA È L’INGEGNERIA DELLA AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
•APPROCCIO SISTEMATICO ALLA PROGETTAZIONE
•FONDAMENTI DI MODELLISTICA
•ORGANIZZAZIONE DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
•FONDAMENTI DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
•STRUMENTAZIONE - DISPOSITIVI DI MISURA
•STRUMENTAZIONE - ATTUATORI E RETI DI COMUNICAZIONE
•INTERFACCIA UOMO MACCHINA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 15
Alessandro De Carli Febbraio 2010
INGEGNERIA INDUSTRIALEPROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI APPARECCHIATURE E IMPIANTI CON TECNOLOGIE FACILMENTE RICONOSCIBILIQUALI LA MECCANICA, L’ELETTRICA, L’ELETTRONICA, L’INFORMATICA, ………
INGEGNERIA DELL’ AUTOMAZIONETECNOLOGIA NASCOSTA MA SEMPRE PRESENTE INDISPENSABILE PER RENDERE FUNZIONANTI LE REALIZZAZIONI OTTENUTE CON TECNOLOGIE FACILMENTE RICONOSCIBILI SENZA L’AUTOMAZIONE SAREBBERO COME PEZZI DA MUSEO !LE METODOLOGIE TIPICHE DELL’ATUOMAZIONE SONO APPLICATE ANCHE AD ALTRI SETTORI QUALI LA MEDICINA; L’ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI, DEL COMMERCIO, ECC
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 16
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SIGNIFICATO DI:
AUTOMAZIONE (da Wikipedia)L’automazione identifica la tecnologia che usa sistemi di controllo, come circuiti logici, elaboratori, per gestire macchine e processi, riducendo la necessità dell’intervento umano. Viene realizzata per l’esecuzione di operazioni ripetitive o complesse, ma anche dove viene richiesta sicurezza o certezza dell’azione o semplicemente per maggiore comodità.
TECNOLOGIA (da dizionario della Lingua Italiana)Studio dei procedimenti e delle attrezzature necessarie per la trasformazione di una data materia in prodotto industrialeUna particolare tecnologia non costituisce un vantaggio competitivo. Il vantaggio sta nell’uso che si è capaci di farne, progettando le applicazioni e il modo di operare in funzione delle potenzialità che tale tecnologia rende disponibili
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 17
Alessandro De Carli Febbraio 2010
REALIZZAZIONI CON TECNOLOGIE
MECCANICHE, ELETTRICHE, ELETTRONICHE, INFORMATICHE
AUTOMAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 18
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 19
Alessandro De Carli Febbraio 2010
REALIZZAZIONI CON TECNOLOGIE MECCANICHEREALIZZAZIONI CON TECNOLOGIE ELETTRICHE
REALIZZAZIONI CON TECNOLOGIE ELETTRONICHEREALIZZAZIONI CON TECNOLOGIE INFORMATICHE
COMPONENTI
REALIZZAZIONI CON TECNOLOGIE DELL’AUTOMAZIONE
REALIZZAZIONE
PROGETTAZIONE
PRESTAZIONI
CRITERI EMPIRICI
METODOLOGIE SISTEMATICHE
VENGONO ACCETTATE QUELLE CHE POSSONO ESSERE OTTENENUTE
DEVONO ESSERE RAGGIUNTE QUELLE PREFISSATE
METODOLOGIE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 110
Alessandro De Carli Febbraio 2010
L’Ingegnere dell’Automazione ha come obiettivo quello di individuare le modalità secondo cui intervenire su una macchina o su un impianto in modo da poter ottenere i risultati desiderati nella maniera che ritiene essere la più opportuna e la più conveniente. L’intervento può essere effettuato agendo direttamente sulla macchina o sull’impianto, tramite un operatore, oppure indirettamente facendo in modo che un dispositivo, opportunamente realizzato, sia in grado di effettuare quegli interventi che avrebbe fatto un operatore esperto che conoscere il comportamento della macchina o dell’impianto ed è in grado di intervenire correttamente per ottenere il risultato desiderato.La progettazione, la realizzazione e l’esercizio di tali dispositivi costituisce l’obiettivo dell’Ingegnere dell’Automazione.Per poter intervenire sul comportamento della macchina o dell’impianto, genericamente indicato come sistema da controllare, occorre disporre di opportuni dispositivi o apparecchiature, dette genericamente attuatori, e così pure per poter conoscere le condizioni operative del sistema da controllare nonché gli effetti delle azioni di intervento, sono necessari adeguati dispositivi di misura. Le azioni di intervento, predisposte dall’Ingegnere dell’Automazione, sono ottenute applicando appropriate metodologie e sono rese operative tramite un dispositivo di elaborazione di caratteristiche appropriate. Gli attuatori, i dispositivi e dispositivi di misura comunicano fra di loro tramite reti di comunicazione di tipo dedicato.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 111
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SISTEMA DI CONTROLLO
Gli attuatori, i dispositivi di misura, i dispositivi di elaborazione, le reti di comunicazione e le modalità di controllo costituiscono il sistema di controllo.
ATTUATORIDISPOSITIVI DI MISURADISPOSITIVI DI ELABORAZIONERETI DI COMUNICAZIONE
MODALITÀ DI CONTROLLO
Il sistema da controllare e il sistema da controllo costituiscono un insieme inscidibile indicato comunemente come sistema controllato.
SISTEMA CONTROLLATO
SISTEMA DA CONTROLLARE
SISTEMA DI CONTROLLO
ATTUATORIDISPOSITIVI DI MISURADISPOSITIVI DI ELABORAZIONERETI DI COMUNICAZIONE
MODALITÀ DI CONTROLLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 112
Alessandro De Carli Febbraio 2010
COSTO DEL SISTEMA CONTROLLATO
SISTEMA DA CONTROLLARE SISTEMA DI CONTROLLO
PROGETTAZIONE E MESSA IN FUNZIONE DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA DEL SISTEMA DI CONTROLLOACQUISIZIONE DEGLI ATTUATORI E DEI DISPOSITIVI DI MISURAACQUISIZIONE DELLA RETE DI COMUNICAZIONEMESSA IN FUNZIONE DELLA STRUMENTAZIONE E DELLA RETE DI COMUNICAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 113
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CO
ST
O
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COSTO-PRESTAZIONI DI UN SISTEMA CONTROLLATOREALIZZAZIONE DEL SISTEMA DA CONTROLLARE
ACQUISIZIONE DELLASTRUMENTAZIONE E DELLA RETE DI COMUNICAZIONE
REALIZZAZIONE DEI PROGRAMMI PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLE FUNZIONALITÀ E DELLE PRESTAZIONI DESIDERATE
REALIZZAZIONE DEI PROGRAMMI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLE PRESTAZONI DEL SISTEMA CONTROLLATO
PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DEL SISTEMA DA
CONTROLLARE
SCELTA E ISTALLAZIONE DELLA STRUMENTAZIONE
RISOLUZIONE DEI PROBLEMI DI SOFTWARE RELATIVI AL
COLLEGATEMENTO FRA LA STRUMENTAZIONE E I DISPOSITIVI
DI ELABORAZIONE
PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
LORO TRASFERIMENTO NEI DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 114
Alessandro De Carli Febbraio 2010
COMPETENZE PER LA PROGETTAZIONE, LA REALIZZAZIONE E LA GESTIONE DI UN SISTEMA
CONTROLLATOPROGETTAZIONE•DEL SISTEMA DA CONTROLLARE•DELLA ARCHITETTURA DEL SISTEMA DI CONTROLLO•DELLA ARCHITETTURA DELLA RETE DI COMUNICAZIONE•DEL’INTERFACCIA UOMO-MACCHINA•DEI SERVIZI AUSILIARISCELTA •DELLA STRUMENTAZIONE DI MISURA E DEGLI ATTUATORI•SCELTA DEI COMPONENTI DELLA RETE DI COMUNICAZIONE•DELLE MODALITÀ DI CONDUZIONE E DI CONTROLLO DEI SINGOLI ELEMENTI•SCELTA DELLE MODALITÀ DI CONDUZIONE
REALIZAZZIONE•DEL SISTEMA DA CONTROLLARE•DEI SERVIZI AUSILIARI
ISTALLAZIONE•DELLA STRUMENTAZIONE•DELLA RETE DI COMUNICAZIONE•DEI PROGRAMMI PER IL CONTROLLO DEGLI ELEMENTI SINGOLI E PER IL LORO COORDINAMENTO•DEI PROGRAMMI PER L’INTERFACCIA UOMO MACCHINAGESTIONE•DEL SISTEMA CONTROLLATO•DEI SINGOLI SOTTOSISTEMI•DELLE CORTE•DELLA MANUTENZINE ORDINAZIA•DELLE EMERGENZE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 115
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ALCUNE FRA LE PROFESSIONALITÀ RICHIESTE
• PROGETTISTA DI SISTEMI DI AUTOMAZIONE
• CONDUTTORE DEL SISTEMA CONROLLATI COMPLESSI
• ADDETTO ALLA STRUMENTAZIONE
•RESPONSABILE DEL CONTROLLO DEI SINGOLI IMPIANTI
• PROGETTISTA DI SISTEMI DI CONTROLLO
• PROGETTISTA DI STRUMENTAZIONE EVOLUTA
• GESTORE DELLA RETE DI COMUNICAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 116
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ALCUNE FRA LE PROFESSIONALITÀ EMERGENTICONDUTTORE DI IMPIANTO
CONOSCENZA DELLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA DA CONTROLLARE E DEL SISTEMA DI CONTROLLO
ADDETTO ALLA STRUMENTAZIONECONOSCENZA DEL FUNZIONAMENTO E DELLA MANUTENZIONE ORDINARIACONOSCENZA DELLA STRUMENTAZIONE DA CAMPO DI TIPO CONVENZIONALE
ESPERTI NELLA GESTIONE DI IMPIANTI, DI AUTOMAZIONE INDUSTRIALE, LOGISTICA, MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI
CONOSCENZA APPROFONDITA DI:- STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DI IMPIANTI INDUSTRIALI- STRUMENTAZIONE E FONDAMENTI DI AUTOMAZIONE INDUSTRIALE - LOGISTICA E MANUTENZIONE
OPERAIO SPECIALIZZATO
OPERAIO SPECIALIZZATOTECNICO DIPLOMATO
INGEGNERE DI PROCESSOTECNICO DIPLOMATO
GESTORE DELLA RETE DI COMUNICAZIONECONOSCENZA DELL’HARDWARE UTILIZZATO DALLA RETE
TECNICO DIPLOMATO
CONOSCENZA DEI PROTOCOLLI E DEL SOFTWARE DI COMUNICAZIONE
LAUREATO IN INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
LAUREATO IN INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
LAUREATO IN INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 117
Alessandro De Carli Febbraio 2010
PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DEL SISTEMA DI AUTOMAZIONE DI UN IMPIANTO
CONOSCENZA APPROFONDITA DELLA STRUMENTAZIONE CONVENZIONALE E INNOVATIVA
PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI GE-STIONE E DI ESERCIZIO DI UN SISTEMA COMPLESSO, DI UN IMPIANTO E DEL CONTROLLO DEI SINGOLI APPARATI
PROGETTISTA DI SISTEMI CONTROLLATI COMPLESSI•TECNICO STRUMENTISTA
•ESPERTO IN INFORMATICA INDUSTRIALE
PROGETTISTA DI STRUMENTAZIONE EVOLUTA
•ESPERTO IN INFORMATICA INDUSTRIALE
• TECNICO DIPLOMATO SPECIALIZZATO IN AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
•ESPERTO IN STRUMENTAZIONE INDUSTRIALE
PROGETTISTA DI SISTEMI DI CONTROLLO PER L’AUTOMAZIONE•ESPERTO IN INFORMATICA INDUSTRIALE•ESPERTO IN STRUMENTAZIONE INDUSTRIALE
•DOTTORE IN INGEGNERIA DEI SISTEMI
•DOTTORE IN INGEGNERIA DEI SISTEMI
•DOTTORE IN INGEGNERIA DEI SISTEMI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 118
Alessandro De Carli Febbraio 2010
INGEGNERE DI PROCESSO
CONOSCE “COME FAR FUNZIONARE” IL SISTEMA DA CONTROLLARE E IL RELATIVO SISTEMA DI CONTROLLO
INGEGNEREDELLA CONOSCENZA
CONOSCE COME “TRATTARE” I DATI E LE INFORMAZIONI PROVENIENTI DAL SISTEMA CONTROLLATO E RENDERLI UTILIZZABILI PER IL CONTROLLO
INGEGNERE STRUMENTISTA
SA COME SCEGLIERE LA STRUMENTAZIONE E COME RENDERLA OPERATIVA
INGEGNEREDEL CONTROLLO
CONOSCE COME PROGETTARE LE MODALITÀ DI CONTROLLO E SA SCEGLIERE QUELLE PIÙ INDICATE
INGEGNERE DI SISTEMA
CONOSCE “TUTTO” DEL SISTEMA DA CON-TROLLARE E DEL SISTEMA DI CONTROLLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 119
Alessandro De Carli Febbraio 2010
POSSIBILI SETTORI APPLICATIVI DI UN ESPERTO IN AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
• PROGETTAZIONE DELLA ARCHITETTURA DEL SISTEMA DI CONTROLLO DI UN SISTEMA COMPLESSO, DI UN IMPIANTO, DI UN APPARATO, DI UN COMPONENTE, DI UN ELEMENTO SINGOLO;
• SCELTA DELLA STRUMENTAZIONE HARDWARE E SOFTWARE;
• ISTALLAZIONE E MESSA IN FUNZIONE DELLA STRUMENTAZIONE HARDWARE;
• REALIZZAZIONE DEI PROGRAMMI SOFTWARE DI CONNESSIONE DELLA STRUMENTAZIONE DI CONTROLLO AI DISPOSITIVI PER LA ELABORAZIONE DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO;
• PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI COORDINAMENTO DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO DEGLI ELEMENTI SINGOLI;
• PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI GESTIONE OTTIMIZZATA E DI ESERCIZIO DI UN SISTEMA COMPLESSO;
• PROGETTAZIONE DI STRUMENTAZIONE HARDWARE E SOFTWARE NON CONVENZIONALE.
• ASSISTENZA E AGGIORNAMENTO DI SISTEMI DI CONTROLLO ESISTENTI;
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 120
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Competenze necessarie per la Professione
All’Università occorre acquisire:1. le conoscenze e le metodologie di base necessarie per
rispondere alla domanda: COME SI RIESCE AD OTTENERE DAL SISTEMA DA
CONTROLLARE IL COMPORTAMENTO DESIDERATO?2. le competenze per rispondere alla domanda:
COME PROGETTARE E REALIZZARE IL SISTEMA CONTROLLATO CON LE FINALITÀ PREFISSATE ?
Commissario Universitario: verifica della acquisizione delle metodologie di baseES. Come è strutturato un sistema controllato?Commissario dell’Ordine: verifica che il candidato sappia proporre soluzioni pratiche alle richieste di un possibile committente.ES. Quali sono le finalità, le prestazioni e il costo del sistema controllato proposto ?
L’INGEGNERE DELL’AUTOMAZIONE DEVE POTER RISPONDERE ALLE RICHIESTE DEL COMMITTENTE.
L’Ingegnere dell’Automazione può iscriversi all’albo per:
INGEGNERE INDUSTRIALEINGEGNERE DELL’INFORMAZIONE
Finalità dell’istruzione universitaria
DAMMI• QUELLO CHE TI CHIEDO• SUBITO• AL COSTO MINIMO
VOGLIO • UNA SOLUZIONE
INNOVATIVA • NON SPERIMENTALE• ESCLUSIVA• FACILE DA USARE• DI ELEVATA QUALITÀ
VOGLIO ESSERECOMPLETAMENTE
SODDISFATTO
SUBITO VOGLIO GUADAGNARE
TANTISSIMO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 121
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
APPROCCIO SISTEMATICO ALLA PROGETTAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 122
Alessandro De Carli Febbraio 2010
IMPEGNO TEMPORANEO INTRAPRESO ALLO SCOPO DI CREARE UNA NUOVA REALIZZAZIONE (UN IMPIANTO O UN PROGRAMMA SOFTWARE)
• IMPEGNO TEMPORANEO, SIGNIFICA CHE HA UN INIZIO E UNA FINE • LA FINE DI UN PROGETTO VIENE RAGGIUNTA QUANDO VENGONO
OTTENUTI GLI OBIETTIVI DESIDERATI OPPURE QUANDO È EVIDENTE CHE SARÀ IMPOSSIBILE RAGGIUNGERLI OVVERO QUANDO IL PROGETTO NON È PIÙ NECESSARIO O QUANDO VIENE CHIUSO
• IMPEGNO TEMPORANEO NON SIGNIFICA DI BREVE DURATA• LA PROGETTAZIONE NON È UN’ATTIVITÀ RIPETITIVA E CICLICA• LO SCOPO DEL PROGETTO È IL RAGGIUNGIMENTO DELL’ OBIETTIVO
PREFISSATOIL RISULTATO DI UN PROGETTO DEVE ESSERE UN PRODOTTO MISURABILE E VERIFICABILE.
PROGETTAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 123
Alessandro De Carli Febbraio 2010
APPROCCIO CONVENZIONALE AD UNA NUOVA REALIZZAZIONE
COMMITTENTE
PROGETTAZIONE
VALIDAZIONE DELLA FUNZIONALITÀ E DELLE PRESTAZIONI
FUNZIONALITÀ
PRESTAZIONI
MESSA IN ESERCIZIO
MODIFICHE
REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
COSTOELEVATO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 124
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ANALISI DEI REQUISITI FUNZIONALIREQUISITI FUNZIONALI
PROGETTAZIONE DELLE SPECIFICE FUNZIONALI
STANDARDIZZAZIONE
DOCUMENTAZIONE
COMMITTENTE UTENTE FINALE
ESPERTI PER LA RELIZZAZIONE DELSISTEMA CONTROLLATO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 125
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SVILUPPO DI UN PROGETTO SECONDO UN APPROCCIO INNOVATIVO
1) definizione dello scopo del progetto, delle motivazioni, delle finalità, delle caratteristiche dominanti,
2) formulazione delle proposte di possibili realizzazioni, di modalità di funzionamento e di utilizzazione
3) valutazione del raggiungimento delle finalità desiderate e del rapporto costo/benefici
4) individuazione delle caratteristiche dominanti e degli elementi di fondamentale rilevanza
5) definizione della struttura prescelta e delle specifiche globali e parziali6) scelta degli elementi che compongono la nuova realizzazione 7) assemblaggio degli elementi prescelti8) implementazione delle modalità di funzionamento e utilizzazione9) realizzazione dell’interfaccia uomo/macchina10) messa in esercizio della nuova realizzazione
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 126
Alessandro De Carli Febbraio 2010
• DEFINIZIONE DELLE PRESTAZIONI RICHIESTE DALL’UTENTE FINALE
• TRACCIABILITÀ E STORIA DEI CAMBIAMENTI
• DEFINIZIONE DELLE RISORSE NECESSARIE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
• ELENCO DELLE ATTIVITÀ CHE IL SISTEMA DEVE SVOLGERE
• CONOSCENZE DI BASE PER LA PROGETTAZIONE E PER LA OTTIMIZZAZIONE DEL PROGETTO
• APPROCCIO LOGICO ED ECONOMICO AI CAMBIAMENTI
• SUDDIVISIONE DEL LAVORO DI PROGETTAZIONE IN GRUPPI
• ORGANIZZAZIONE DELLE PROVE E DELLE METRICHE DI VALUTAZIONE PER IL RICONOSCIMENTO DEL LAVORO SVOLTO ANCHE DURANTE LO SVILUPPO DEL PROGETTO
• DOCUMENTAZIONE DEGLI ASPETTI SALIENTI DEL SISTEMA IN TERMINI NON STRETTAMENTE TECNICI IN MODO CHE POSSA ESSERE UTILIZZATO DALLE PERSONE COINVOLTE
• ORGANIZZAZIONE CONTRATTUALE EVIDENTE E CHIARA
PROGETTTAZIONE SISTEMATICA DI UN NUOVA REALIZZAZONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 127
Alessandro De Carli Febbraio 2010
OBIETTIVI
SPECIFICHE
PROGETTAZIONE
REALIZZAZIONE
PROVE DIACCETTAZIONE
PROVE DIFUNZIONALITÀPRESTAZIONI, SPECIFICHE,
COSTO
STRUTTURA DELLA NUOVA REALIZZAZIONE
FINALITÀ, UTILIZZAZIONECONDIZIONI OPERATIVE
PROVE PARZIALISUI COMPONENTI
GUIDA ALLA PROGETTAZIONE SISTEMATICA DI UNA NUOVA REALIZZAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 128
Alessandro De Carli Febbraio 2010
APPROCCIO INNOVATIVO ALLE NUOVE REALIZZAZIONI
COMMITTENTE
PROGETTAZIONE
VALIDAZIONE DELLA FUNZIONALITÀE DELLE PRESTAZIONI
FUNZIONALITÀ
PRESTAZIONI
MESSA IN ESERCIZIO
MODIFICHEESSENZIALI
REALIZZAZIONE DEL PROGETTO IN REALTÀ VIRTUALE
COSTOBASSO
VERIFICA DELLA FUNZIONALITÀ E DELLE PRESTAZIONI
REALIZZAZIONE DEL PROGETTO MODIFICATO
MODIFICHE MARGINALI
COSTOLIMITATO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 129
Alessandro De Carli Febbraio 2010
PRODUZIONEMODIFICHE
AGGIORNAMENTI
PROGETTAZIONEPER LA
REALIZZAZIONE
REALIZZAZIONEE MESSA
IN ESERCIZIO
PROGETTAZIONECONCETTUALE
SPESE
INVESTIMENTI
CICLO DI VITA DI UN SISTEMA CONTROLLATO
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CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 130
Alessandro De Carli Febbraio 2010
come lo spiega il committente
come lo interpreta il capo progetto
come lo progetta l’analista
come lo progetta l’informatico
come lo progetta il fornitore
come è documentato il progetto
come è realizzato dall’installatore
come è stato fatturato al cliente
come è stata effettata la manutenzione
ECCO COSA VOLEVA IL COMMITTENTE
UNA DELLE PRINCIPALI CAUSE DI FALLIMENTO DI UN PROGETTO È LA SCARSA DEFINIZIONE E COMPRENSIONE DELLO SCOPO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 131
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MODALITÀ DI CONTROLLO
STRUTTURA DI UN SISTEMA CONTROLLATO
SISTEMA DA CONTROLLARE STRUMENTAZIONE
SISTEMA DINAMICO COMPLES-SO A PIÙ VARIABILI DI INGRESS0 E PIÙ VARIABILI DI USCITA
ATTUATORI
• DISPOSITIVI DI MISURA• RETE DI COMUNICAZIONE• MODULI DI INPUT/OUTPUT• SOFTAWARE DI CONNESSIONE DELLA
STRUMENTAZIONE• SOFTWARE DI CONFIGURAZIONE DELLA
RETE
ALGORITMI DI CONTROLLO
DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE
SISTEMI OPERATIVI IN TEMPO REALE
INTERFACCIA UOMO-MACCHINA
ASSEGNATO
DA SCEGLIERE
DA SCEGLIERE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 132
Alessandro De Carli Febbraio 2010
IMPIANTI DIPRODUZIONE
FORNITORI DELLA STRUMENTAZIONE
RICHIESTEDEL MERCATO
INNOVAZIONITECNOLOGICHE
SVILUPPO DELLE INNOVAZIONI
SVILUPPO DINUOVI PRODOTTI
CARATTERISTICHEDEL NUOVOPRODOTTO
MODALITÀ DI PRODUZIONE
REALIZZAZIONE DI PROTOTIPI
INVESTIMENTI
REALIZZAZIONE
MESSA INPRODUZIONE
PROGETTAZIONEDEGLI IMPIANTI
PROGETTAZIONEDELLE MODALITÀDI CONTROLLO
REALIZZAZIONE DEL SISTEMA
DI CONTROLLO
VERIFICHE DI VALIDITÀ DEL PRODOTTO
REALIZZAZIONE DEL SISTEMA
DI CONTROLLO
VERIFICHE DI VALIDITÀ DEL PRODOTTO
MESSA INPRODUZIONE
FORNITORI DELLA STRUMENTAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 133
Alessandro De Carli Febbraio 2010
REQUISITIFUNZIONALIREQUISITI
FUNZIONALIREQUISITI
NON FUNZIONALI
DURANTE LAPROGETTAZIONE
COMPORTAMENTODURANTE IL
FUNZIONAMENTO
PRESTAZIONI
AFFIDABILITÀ
ROBUSTEZZA
ADATTATIVITÀ
TOLLERANZA AI GUASTI
SICUREZZA
COSTO
TESTABILITÀ
MANUTENIBILITÀ
RIUSABILITÀ
DOCUMENTAZIONE
LEGAME FRA LE VARIABILI:• DI INGRESSO• INTERNE• DI USCITA
DEFINIZIONE DEI REQUISITI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 134
Alessandro De Carli Febbraio 2010
DEFINIZIONE DELLE FINALITÀ DEL SISTEMA CONTROLLATO
DEFINIZIONE DELLE FUNZIONALITÀ E DELLE SPECIFICHE
PROGETTAZIONE DEL SISTEMA DA CONTROLLARE
SCELTA DEI DISPOSITIVI DIMISURA, DEGLI ATTUATORI, DELLA RETE DI COMUNICAZIONEINTERFACCIA OPERATORE
PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI FUNZIONAMANTO
ISTALLAZIONE DELLA STRUMANTAZIONE
PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI INTERVENTO
IMPLEMENTAZIONE SUI DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE
INTEGRAZIONE DEL SISTEMA DA CONTROLLARE CON LE MODALITÀ DI CONTROLLO
PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI CONDUZIONE
PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI GESTIONE
PROGETTAZIONE DELLE MODALITÀ DI MANUTENZIONE
VERIFICHE DI VALIDITÀ DELLA SCELTE PROGETTUALI
PROGETTAZIONE DELL’INTERFACCIA UOMA-MACCHINA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 135
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
FONDAMENTI DI MODELLISTICA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 136
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MODELLAZIONEPROCEDURA PER LA RAPPRESENTAZIONE DI UN FENOMENTO, DI UN
EVENTO, DI UNA REALTÀ CONCRETA O ASTRATTA MEDIANTE UN
MODELLO
• verbale concisa descrizione verbale degli aspetti salienti dell’elemento in esame• strutturale descrizione degli elementi che compongono l’elemento in esame• formale rappresentazione formale di conoscenze relative dell’elemento in esame
finalizzata alla comprensione, interpretazione, previsione del suo comportamento• fisico rappresentazione di alcuni aspetti di interesse dell’elemento in esame
tramite un oggetto fisico di complessità limitata• comportamentale descrizione del comportamento e degli interventi sull’elemento
in esame• funzionale descrizione accurata delle attività e delle prestazioni
VERBALE FISICO
COMPORTAMENTALE FUNZIONALE
STRUTTURALE FORMALE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 137
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Nell’ambito della AUTOMAZIONE INDUSTRIALE di particolare rilevanza sono il modello strutturale, il modello funzionale e il modello comportamentale.
Affinché un modello possa risultare valido è opportuno che sia:•affidabile•facilmente giustificabile•facilmente comprensibile•eseguibile con un programma di calcolo di limitata complessità.
MODELLOCONCETTUALE
MODELLO FUNZIONALE
descrizione puntuale delle attività e delle prestazioni
MODELLO COMPORTAMENTALEdescrizione del comportamento e
degli interventi sul sistema
MODELLOFISICO
MODELLO STRUTTURALE
descrizione degli elementi che compongono un sistema e delle interazioni
comeè stato realizzato
cosa fa il sistema in esame
comepuò essere riutilizzato
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 138
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Per progettare le modalità di intervento che consentono di agire sul sistema da controllare occorre utilizzare dispositivi in grado di imprimere al sistema da controllare le azioni di intervento che consentono di raggiungere le finalità desiderate. Occorre anche conoscere la struttura e il funzionamento del sistema da controllare.
STRUTTURAINDIVIDUAZIONE
DELLE POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
INDIVIDUAZIONE DELLE MODALITÀ DI
VERIFICA DEL RAGGIUMGIMENTO
DELLE FINALITÀ DESIDERATE
MODELLO COMPORTAMENTALE
FORMULAZIONE DEL MODELLO
CONNESSIONI CAUSA - EFFETTO
NEL DOMINIO DEL TEMPO
STATICO
DINAMICONEL DOMINIO DELLA FREQUENZA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 139
Alessandro De Carli Febbraio 2010
PROGETTAZIONE DI UNSISTEMA CONTROLLATO
FINALITÀ - PRESTAZIONI - SPECIFICHE
SISTEMA DA CONTROLLARE
MODALITÀ DI CONTROLLO
MODELLO DELLA MODALITÀ DI CONTROLLO
MODELLO DEL SISTEMA CONTROLLATO
VALIDAZIONE IN REALTÀ VIRTUALE
REALIZZAZIONE DEL SISTEMA CONTROLLATO
MODELLO DEL SISTEMA DA CONTROLLARE
CONNESSIONE CAUSA-EFFETTO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 140
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Tenuto conto delle attività che il sistema da controllare, semplice o complesso, dovrà svolgere e delle conseguenti condizioni operative, previste e/o prevedibili, occorre individuare:•le variabili in grado modificare il comportamento del sistema in esame, indicate come variabili di ingresso, •le variabili da collegate agli effetti, indicate come variabili di uscita. •le variabili che indicano il raggiungimento delle finalità desiderate, indicate come variabili controllate, •le variabili che fissano le condizioni operative, indicate come parametri operativi •le variabili che possono alterare le condizioni di funzionamento desiderate, indicate come disturbi.• le variabili che caratterizzano le condizioni operative all’interno del sistema da controllare, indicate come variabili di stato.
SISTEMA
VA
RIA
BIL
I DI
ING
RE
SS
OVARIABILI DI INTERVENTO
DISTURBI
VA
RIA
BIL
I D
I US
CIT
A
VARIABILI DI STATO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 141
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SISTEMA IN ESAME
FINALITÀ DEL MODELLO
MODALITÀ DI FUNZIONAMENTODA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE PER LA FORMULAZIONE DEL MODELLO
VARIABILI DI INTERESSE PER LA FORMULAZIONE DEL MODELLO
AFFIDABILITÀ DEL MODELLO
UTILIZZAZIONE DEL MODELLO
FORMULAZIONE DEL MODELLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 142
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Il modello ottenuto prendendo in considerazione solo il comportamento esterno senza conoscere la struttura del sistema sono detti modelli a scatola nera
I modelli ricavati in base alla conoscenza della struttura del sistema, ed ottenuti applicando a ciascuno degli elementi che lo compongono il principio di causalità, sono detti modelli a scatola grigia.
VA
RIA
BIL
ID
I IN
GR
ES
SO
VA
RIA
BIL
ID
I U
SC
ITA
MODELLO
A SCATOLA
NERA
VA
RIA
BIL
ID
I IN
GR
ES
SO
VA
RIA
BIL
ID
I U
SC
ITA
MODELLO
A SCATOLA
GRIGIA
Conoscendo oltre alla struttura del sistema, anche le caratteristiche dei singoli elementi che lo compongono, è possibile ricavare un modello completo che consente di calcolare non solo le variabili di uscita in funzione delle variabili di ingresso ma anche il comportamento di ognuno degli elementi.
VA
RIA
BIL
ID
I IN
GR
ES
SO
VA
RIA
BIL
ID
I U
SC
ITA
MODELLO COMPLETO
Dal modello completo possono essere ricavati gli altri modelli ma non il viceversa.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 143
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Per la formulazione di un modello idoneo alla simulazione in realtà virtuale occorre rappresentare i valori delle grandezze che caratterizzano il sistema in esame in funzione del loro andamento che può essere :•di tipo continuo;•di tipo discontinuo;•periodico;•casuale;•caotico.È compito dell’analista del sistema in esame individuare correttamente il tipo di variabili di ingresso, di uscita e di disturbo, e soprattutto scegliere il modo più opportuno per rappresentarle e per modellare il sistema in esame in modo semplice ma accurato, al fine di poter ottenerne una corretta utilizzazione.
tempo
andamento di una variabile di tipo continuo anche nella
derivata prima
tempo
andamento di una variabile di tipo continuo con discontinuità
nella derivata prima
tempo
andamento di una variabile di tipo continuo a tratti
tempo
andamento di una variabile di valore predefinito in ogni tratto
tempo
andamento di una variabile campionata
T passo di campionamentoT
tempo
andamento di una variabile di con andamento periodico
T
tempo
andamento di una variabile di
tipo casuale
andamento di una variabile campionata
tempo
andamento di una variabile di tipo caotico
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 144
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Quando gli elementi che compongono un sistema hanno un comportamento dinamico poco significativo oppure quando le variabili di ingresso e le variabili di uscita hanno un andamento analogo, è possibile descrivere il comportamento del sistema con un modello statico.Un modello statico fornisce valore delle variabili di uscita in funzione del valore delle variabili di ingresso quando all’interno del sistema si è esaurita ogni evoluzione.Un modello statico può essere formulato come tabelle di dati, oppure come un grafico e infine come una espressione analitica.I modelli statici formulati come tabelle di dati e come grafici sono indicati come modelli non parametrici mentre quelli espressi da espressioni analitiche sono detti modelli parametrici.
variabiledi ingresso
variabiledi uscita
u1 y1u2 y2
un yn
••• •••
TABELLA
u
y
GRAFICO
y = f(u)
ESPRESSIONE ANALICA
I modelli formulati in modo da descrivere il comportamento del sistema durante la sua evoluzione, sono indicati come modelli dinamici.Un modello dinamico consente di calcolare l’andamento delle variabili di uscita e/o delle variabili di stato in funzione del valore delle condizioni iniziali, dell’andamento delle variabili di ingresso e/o dei disturbi.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 145
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Anche i modelli dinamici possono essere di tipo parametrico e non parametrico.Nei modelli dinamici non parametrici il comportamento dinamico è caratterizzato dall’andamento delle variabili di uscita in funzione di andamenti predefiniti e facilmente riproducibili delle variabili di ingresso e/o dei disturbi. Gli andamenti delle variabili di ingresso più diffusamente utilizzati per ottenere modelli dinamici non parametrici sono del tipo a gradino o di tipo sinusoidale.Per gli andamenti di tipo a gradino, l’indagine sul comportamento dinamico di un sistema va effettuata variando l’ampiezza del gradino. L’andamento della variabile di uscita, corrispondente ad una variazione a gradino di una variabile di ingresso, viene indicata come risposta a gradino.Per gli andamenti di tipo sinusoidale, l’indagine sul comportamento dinamico di un sistema va effettuata variando sia l’ampiezza sia la pulsazione della sinusoide di ingresso.Al variare della pulsazione si rileva che il rapporto fra l’ampiezza della sinusoide di uscita e l’ampiezza della sinusoide di ingresso non rimane costante e così pure lo sfasamento reciproco fra la sinusoide di ingresso e quella di uscita.Per caratterizzare il comportamento dinamico di un sistema occorre determinare l’andamento sia del rapporto fra le ampiezze delle sinusoidi di ingresso e di uscita sia lo sfasamento reciproco.L’andamento del rapporto fra l’ampiezza della sinusoide di uscita e la sinusoide di ingresso e l’andamento dello sfasamento reciproco al variare della pulsazione vengono indicati come risposta armonica.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 146
Alessandro De Carli Febbraio 2010
DETERMINAZIONE SPERIMENTALE DELLA RISPOSTA A GRADINOL’andamento della variabile di uscita a seguito della applicazione di una variabile di ingresso di tipo a gradino può essere essenzialmente di tre tipi:•linearmente crescente:•esponenziale;•oscillatorio più o meno smorzato.Dall’andamento della variabile di uscita si ricava la durata del transitorio, che risulta essere un parametro molto significativo.
SISTEMA DINAMICO
SOTTO PROVAtempo
u(t
)
0
U
y(t
)
tempo0Y
tempo
y(t
)
0
Y
tempo
y(t
)
0
Y
y(t
)
tempo0Y
RISPOSTA ARMONICALa risposta armonica può essere ricavata sperimentalmente applicando al sistema sotto prova una variabile di ingresso di tipo sinusoidale e registrando l’andamento della variabile di uscita, quando l’escursione della sinusoide di uscita rimane di valore costante.Il campo di escursione della pulsazione va esteso in modo da ottenere che l’escursione dell’ampiezza della sinusoide di uscita risulti significativa.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 147
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SISTEMA DINAMICO SOTTO PROVA
DETERMINAZIONE SPERIMENTALE DELLA RISPOSTA ARMONICA
u(t
)
tempo0
U
-Utempo
u(t
)
0
-Y(1)
Y(1)
tempo
u(t
)
0
U
-U
tempo
u(t
)
0-Y(i)
Y(i)
MdB (1) = 20 log10
Y(1)U MdB (i) = 20 log10
Y(i)U
A titolo di esempio, sono riportati gli andamenti del diagramma dei moduli e del diagramma delle fasi per un sistema caratterizzato da una risposta a gradino di tipo oscillatorio molto smorzato.
0-10-20-30m
odulo
(dB
) DIAGRAMMA DEI MODULI
.1 1 10 (rad/sec)
0-45
-135-180
fase
(gra
di)
-90
DIAGRAMMA DELLE FASI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 148
Alessandro De Carli Febbraio 2010
RISPOSTA A GRADINO RISPOSTA ARMONICA
00
5 10 15 20 25tempo (sec)
.5
1
y(t)Y
Per ottenere una caratterizzazione significativa del comportamento dinamico di un sistema occorre rilevare sia la risposta a gradino sia la risposta armonica. L’andamento della risposta a gradino è in grado di caratterizzare in modo significativo il comportamento del sistema quando i fenomeni transitori sono in via di esaurimento e fornisce informazioni utili per valutare l’andamento del transitorio dopo gli istanti iniziali. L’andamento della risposta armonica risulta particolarmente significativo per caratterizzare il comportamento del sistema negli istanti iniziali, ossia quando i fenomeni transitori sono più significativi.
10
0
-10
-20
-30
mod
ulo
(dB
)
.1 1 (rad/sec)
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 149
Alessandro De Carli Febbraio 2010
In numerosi sistemi complessi realizzati dall’uomo, le finalità desiderate sono ottenute attivando secondo un ordine prestabilito i vari sottosistemi in modo da poter raggiungere le finalità e la prestazioni desiderate. L’attivazione dei singoli sottosistemi è effettuata in relazione al comportamento che devono avere dopo che sono esauriti gli inevitabili transitori collegati all’avviamento e alla fermata. Ai fini del raggiungimento delle finalità desiderate l’interesse dominante è pertanto quello collegato al funzionamento a regime permanente.L’attivazione in sequenza dei vari sottosistemi determina una evoluzione del sistema complesso che interessa poter modellare non solo per studiarne il comportamento ma anche per progettare le modalità di intervento finalizzate al raggiungimento della funzionalità desiderata.L’attivazione dei singoli sottosistemi è ottenuta agendo sulle interazioni ed è determinata da una decisione.Nella modellazione del comportamento di tali sistemi complessi, interessa indicare i sottosistemi che realizzano il sistema complesso e la sequenza delle decisioni che determinano l’attivazione di ogni sottosistema.
ATTIVAZIONE INIZIALE
SOTTOSISTEMA n
SOTTOSISTEMA n+1
SOTTOSISTEMA n+1
DECISIONE n-1
DECISIONE n
DECISIONE n+1
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 150
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
ORGANIZZAZIONE DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 151
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Nella progettazione dei sistemi di controllo ricorrono frequentemente alcuni termini il cui significato conviene che sia illustrato in modo dettagliato.Tali termini sono:•FINALITÀ•FUNZIONALITÀ•PRESTAZIONI•SPECIFICHE•ASPETTO QUALITATIVO•ASPETTO QUANTITATIVO•CONDIZIONI OPERATIVE FINALITÀ raggiungimento degli obiettivi richiesti dal committente da parte del sistema da controllare, quando è sottoposto ad opportune azioni di intervento, ossia è sottoposto all’azione di controllo.FUNZIONALITÀ attività richieste dal committente affinché il sistema da controllare, per effetto delle azioni di intervento, possa raggiungere le finalità per le quali è stato progettato e realizzato.PRESTAZIONI attività che il sistema da controllare è in grado di svolgere quando è sottoposto alle azioni di controlloSPECIFICHE richieste del committente per la realizzazione di un sistema controllato.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 152
Alessandro De Carli Febbraio 2010
FUNZIONALITÀ
PRESTAZIONI
SPECIFICHE
ATTIVITÀ
RISULTATI
ELENCODETTAGLIATOSCHEMATICOQUALITATIVO DEI RISULTATI
FINALITÀ
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 153
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MODALITÀ DI FUNZIONAMENTO
DI TIPO CONTINUORAFFINERIA, DISTILLAZIONE, CEMENTIFICIO, RETI DI DISTRIBUZIONE
AD EVENTI PROGRAMMATILAMINATOI, MACCHINE DA IMBALLAGGIO,…
AD EVENTI SINGOLIMOVIMENTAZIONE DI PARTI MECCANICHE, DI CARRI PONTE,...
CONDIZIONI OPERATIVEFUNZIONAMENTO IN CONDIZIONI NOMINALIAVVIAMENTOFERMATAMALFUNZIONAMENTO PARZIALEEMERGENZA
Prima di procedere all’individuazione delle modalità di intervento, da rendere operative tramite il sistema di controllo, è necessario svolgere una fase di analisi sugli elementi che costituiscono il sistema da controllare, conoscerne approfonditamente le modalità di funzionamento al fine di individuare le possibilità di applicare le azioni di intervento e verificarne il loro effetto.
Le finalità di un sistema da controllare, la funzionalità del sistema controllato, le prestazioni, le specifiche fornite, possono essere descritte tramite il linguaggio naturale in modo qualitativo, e specificate in modo quantitativo, tramite il valore di opportune entità misurabili.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 154
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SISTEMADI CONTROLLO
SISTEMADA CONTROLLAREVARIABILI DI COMANDO
DEGLI ATTUATORI
VARIABILI CONTROLLATE
VARIABILI INTERNE
SENSORI
ATTUATORI
RETE DI COMUNICAZIONE
AZIONE DI CONTROLLO
DISTURBI
ATTIVAZIONE DECISIONE
EVENTI
IL RUOLO DELL’OPERATORE PER RENDERE OPERATIVO IL CONTROLLO DI UN SISTEMA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 155
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SISTEMA CONTROLLATO
SISTEMA DI CONTROLLO
AZIONI DI INTERVENTO
VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLE AZIONI
DI INTERVENTO
SISTEMA DA CONTROLLARE
SISTEMA DA SOTTOPORRE ALL’AZIONE DI CONTROLLO
STRUMENTAZIONERETE DI
COMUNICAZIONEMODALITÀ DI CONTROLLO
SCHEMA FUNZIONALEDI UN SISTEMA CONTROLLATO
AZIONI DI CONOSCENZA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 156
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SCELTO DAL PROGETTISTASCELTO DAL COMMITTENTE ASSEGNATO
FINALITÀ DESIDERATE
VERIFICA DEL RAGGIUNGIMENTO
DELLE FINALITÀ E DELLE PRESTAZIONI DESIDERATE
MODALITÀ DI INTERVENTO
VALUTAZIONEDEL RISULTATO
VARIABILI DI COMANDO
SISTEMA DA CONTROLLARE
VARIABILI DI FORZAMENTO
DISTURBI
VARIABILI CONTROLLATE
STRUTTURA DI UN SISTEMA CONTROLLATO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 157
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CONTROLLOA CATENA APERTA
VARIABILECONTROLLATA
VARIABILEDI COMANDO
DELL’ATTUATORE
DISTURBI
ATTUATORE ESISTEMA
DA CONTROLLARE
PRESTAZIONIDESIDERATE
CONTROLLOA CATENA CHIUSA
DISPOSITIVO DI ELABORAZIONE
DISPOSITIVODI MISURA
MODALITÀDI CONTROLLO
VARIABILECONTROLLATA
VARIABILEDI COMANDO
DELL’ATTUATORE
ATTUATORE ESISTEMA
DA CONTROLLARE
DISTURBI
DISPOSITIVODI MISURA
DAL CONTROLLO A CATENA APERTA AL CONTROLLO A CATENA CHIUSA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 158
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MODALITÀ DI CONTROLLO
APPROCCIO EMPIRICO
CONSOLIDATEConoscenza superficialedel comportamento del sistema da controllare. La modalità di controllo emula le modalità di intervento di un operatore esperto.
EMERGENTIConoscenza più accurata del comportamento del sistema da controllare. Vengono raggiunte le prestazioni che con una modalità di controllo di tipo consolidato non potrebbero essere mai ottenute.
INNOVATIVEConoscenza approfondita del comportamento del sistema da controllare.La modalità di controllo emula l’esperienza e l’intelligenza degli operatori esperti
CARATTERIZZAZIONE DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
APPROCCIO SISTEMISTICO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 159
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SCELTO DAL PROGETTISTASCELTO DAL COMMITTENTE ASSEGNATO
FINALITÀ DESIDERATE
VERIFICA DEL RAGGIUNGIMENTO
DELLE FINALITÀ E DELLE PRESTAZIONI DESIDERATE
MODALITÀ DI INTERVENTO
VALUTAZIONEDEL RISULTATO
VARIABILI DI COMANDO
SISTEMA DA CONTROLLARE
VARIABILI DI FORZAMENTO
DISTURBI
VARIABILI CONTROLLATE
STRUTTURA DI UN SISTEMA CONTROLLATO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 160
Alessandro De Carli Febbraio 2010
PRESTAZIONI
MODALITÀ DI CONTROLLO
APPROCCIO EMPIRICO
BASATO SOSTANZIALMENTE SULLA INTUIZIONE E SULLA
PRATICA
AUTOMAZIONEDA DILETTANTE
AUTOMAZIONEDA PROFESSIONISTA
APPROCCI ALLA PROGETTAZIONE, ALLA RELIZZAZIONE E ALLA CONDUZIONE DI UN SISTEMA CONTROLLATO COMPLESSO
APPROCCIO SISTEMISTICO
BASATO SU PROCEDURE BEN DEFINITE E SULLA
ESPERIENZA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 161
Alessandro De Carli Febbraio 2010
PRESTAZIONI
MODALITÀ DI CONTROLLOAPPROCCIOEMPIRICO
APPROCCIOSISTEMISTICO
VENGONO ACCETTATE PASSIVAMENTE LE PRESTAZIONI CHE POSSONO ESSERE OTTENENUTE PURCHÉ IL SISTEMA CONTROLLATO SIA IN GRADO DI FUNZIONARE CON LA FUNZIONALITÀ DESIDERATA
- VENE EFFETTUATA LA PREDISPOSIZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO DEGLI ELEMENTI DEL SISTE-MA CONTROLLATO COMPLESSO E PER IL LORO COORDINAMENTO DURANTE IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA CONTROLLATO UNA VOLTA SOTTOPOSTO ALLE AZIONI DI CONTROLLO
- VIENE ISTALLATA LA STRUMENTAZIONE CONVENZIONALE
- VIENE SCELTA UNA STRUTTURA CONVENZIONALE;
VIENE VERIFICATO CHE SIANO STATE RAGGIUNTE LE PRESTAZIONI DESIDERATE ALTRIMENTI VIENE RIPETUTA LA PROCEDURA CON GLI AGGIUSTAMENTI DEL CASO
- VENGONO PROGETTATE LE LEGGI DI CONTROLLO
- VIENE SCELTA E ISTALLATA LA STRUMENTAZIONE
- VIENE INDIVIDUATO IL MODELLO STATICO E DEL MODELLO DINAMICO IN GRADO DESCRIVERE IL COMPORTAMENTO DEL SISTEMA DA CONTROLLARE IN RELAZIONE ALLE MODALITÀ DI CONTROLLO PRESCELTE;
- VIENE SCELTA LA STRUTTURA;
- VENGONO FISSATE LE PRESTAZIONI;
- VENGONO SCELTE LE MODALITÀ DI CONTROLLO;
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 162
Alessandro De Carli Febbraio 2010
AUTOMAZIONE INDUSTRIALE
STRUMENTAZIONERETI DI COMUNICAZIONE
STRUTTURA DEL SISTEMA DI CONTROLLOMODALITÀ DI INTERVENTO
BASSE PRESTAZIONI
EMPIRICHERICOPIANO LA CAPACITÀ DI INTERVENTO DI UN OPERATORE ESPERTO
ELEVATE PRESTAZIONI
EVOLUTECONSENTONO DI SUPERARE LA QUALITÀ DELLE PRESTAZIONI OTTENIBILI APPLICANDO MODALITÀ EMPIRICHE
SISTEMA DA COTROLLARE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 163
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
MODALITÀ FONDAMENTALI DI CONTROLLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 164
Alessandro De Carli Febbraio 2010
STRUTTURA DEL SISTEMA DA CONTROLLARE
STRUMENTAZIONE
MODALITÀ DI CONTROLLO
SIS
TE
MA
DA
CO
NT
RO
LL
AR
E
FINALITÀDESIDERATA
PRODUTTIVITÀ
PRESTAZIONI
FUNZIONALITÀ
IMP
IAN
TIS
TA
PR
OC
ES
SIS
TA
CO
NT
RO
LL
IST
A
PROFITTO
PROGETTISTI DEL SISTEMA DA CONTROLLARE
PROFESSIONALITÀ NECESSARIE PER LA PROGETTAZIONE DI UN SISTEMA CONTROLLATO
PROGETTISTI DEL SISTEMA DI CONTROLLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 165
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SISTEMA CONTROLLATO COMPLESSO
UNITÀ PRODUTTIVAUNITÀ PRODUTTIVAUNITÀ PRODUTTIVA
IMPIANTO IMPIANTOIMPIANTO
APPARATOAPPARATO APPARATO
DISPOSITIVO DISPOSITIVO DISPOSITIVO
RAPPRESENTAZIONE AD ALBERO DELLA STRUTTURA DI UN SISTEMA COMPLESSO
ELEMENTOSINGOLO
ELEMENTOSINGOLO
ELEMENTOSINGOLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 166
Alessandro De Carli Febbraio 2010
STRUTTURA GERARCHICA DI UN SISTEMA CONTROLLATO
COORDINAMENTO
CONTROLLO DEGLI ELEMENTI SINGOLI
CONDUZIONE
GESTIONE
DISPOSITIVI SINGOLI CONTROLLATI SINGOLARMENTE
OTTIMIZZAZIONE DELLA FEDELTÀ DI RISPOSTA
OTTIMIZZAZIONEDELLA FUNZIONALITÀ
OTTIMIZZAZIONEDELLA PRODUZIONE
OTTIMIZZAZIONEDELLA CONDUZIONE
INSIEMI DEGLI ELEMENTI SINGOLI CHE REALIZZANO UN APPARATO
INSIEMI DI APPARATI CHE REALIZZANO UN IMPIANTO
INSIEME DEGLI IMPIANTI CHE REALIZZANO UNA UNITÀ PRODUTTIVA
FINALITÀ DEL CONTROLLO
REALIZZAZIONE DEL SISTEMA CONTROLLATO
INIZIALIZZAZIONE VERIFICA DI APPLICABILITÀ DELLE AZIONI DI CONTROLLO
SENSORI E DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 167
Alessandro De Carli Febbraio 2010
In un impianto di produzione si individuano oltre al sistema controllato complesso•i servizi ausiliari;•le reti di comunicazione;•le apparecchiature e le procedure per la diagnosi dei guasti;•le interfaccia uomo macchina.I servizi ausiliari riguardano tutte quelle risorse e apparecchiature che risultano indispensabili per poter rendere operativo il sistema complesso da controllare. Ad esempio sono indispensabili la presenza delle maestranze con le competenze necessarie, i collegamenti stradali o marittimi per il rifornimento delle materie prime e la spedizione dei prodotti lavorati, l’alimentazione della energia elettrica, dell’acqua, del gas, ecc.In corrispondenza di ogni livello della struttura gerarchica, con cui è stato rappresentato il sistema controllato complesso, è necessario istallare e rendere operative: •le reti di comunicazioni per poter trasmettere e riceve informazioni e dati;•le apparecchiature e le procedure per la diagnosi di guasti che possono alterare la qualità dei prodotti oppure l’efficienza del sistema di produzione o infine la sicurezza delle maestranze e dell’ambiente;•le apparecchiature e le procedure che consentono di realizzare l’interfaccia uomo-macchina visualizzando le condizioni operative degli elementi singoli, degli apparati, degli impianti e dell’intero sistema controllato complesso e rendendo possibili gli interventi sulle variabili di gestione, di conduzione, di comando e di controllo nonché quelli indispensabili per mettere in sicurezza il sistema controllato complesso.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 168
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ATTIVAZIONE
CONTROLLO DEGLI ELEMENTI SINGOLI
COORDINAMENTO
CONDUZIONE
GESTIONE
STRUTTURA DI UN IMPIANTO DI PRODUZIONE
SERVIZI A
USILIA
RI
INTERFACCIA UOMO MACCHINADIAGNOSI DEI GUASTI
RETI DÌ COMUNICAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 169
Alessandro De Carli Febbraio 2010
STRUTTURA DI UN IMPIANTO DI PRODUZIONE
COORDINAMENTO
CONTROLLO DEGLI ELEMENTI SINGOLI
CONDUZIONE
GESTIONE
INIZIALIZZAZIONE
INTERFACCIA UOMO-M
ACCHINA
RETI DI COMUNICAZIONE
DIAGNOSI GUASTISERVIZ
I AUSIL
IARI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 170
Alessandro De Carli Febbraio 2010
• TEMPORIZZAZIONE, SEQUENZIALIZZAZIONE E SCELTA DELLE STRATEGIE DI
INTERVENTO• ASSEGNAZIONE DELL’ANDAMENTO DESIDERATO DELLA VARIABILE DI COMANDO
• VERIFICA DEL CORRETTO FUNZIONAMENTO DEI SISTEMI CONTROLLATI A LIVELLO
DI CAMPO• GESTIONE DELLE CONDIZIONI DI FUNZIONAMENTO IN EMERGENZA• ASSEGNAZIONE DEL VALORE ALLE VARIABILI DI CONTROLLO• ASSEGNAZIONE DEL VALORE AI PARAMETRI DEGLI ALGORITMI DI CONTROLLO
• DETERMINAZIONE DELLA ATTIVAZIONE E DISATTIVAZIONE DEGLI IMPIANTI• DETERMINAZIONE DEL VALORE DA ASSEGNARE ALLE VARIABILI DI CONDUZIONE• VALUTAZIONE DELLA FUNZIONALITÀ E DELLA EFFICIENZA DEL SISTEMA
CONTROLLATO COMPLESSO
• ASSEGNAZIONE DELL’ANDAMENTO DESIDERATO DELLA VARIABILE DI INTERVENTO
• MISURA DELLE VARIABILI CONTROLLATE, DELLE VARIABILI INTERNE E DELLE VARIABILI ESTERNE
OBIETTIVI DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
• VERIFICA CHE SUSSISTANO LE CONDIZIONI PER IL CORRETTO FUNZIONAMENTO
DEI SISTEMI CONTROLLATI A LIVELLO DI CAMPO
CONDUZIONEDEGLI IMPIANTI
COORDINAMENTO
GESTIONEDEL SISTEMA
DI PRODUZIONE
CONTROLLOLOCALE
INIZIALIZZAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 171
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SISTEMACONTROLLATO
COMPLESSO
VARIABILI DI
COMANDO
VARIABILI DI
CONTROLLO
VARIABILI
DI GESTIONE
PRESTAZIONIVARIABILI
CONTROLLATE
STRUMENTAZIONERETI DI COMUNICAZIONE
MODALITÀ DI CONTROLLO
GE
ST
ION
E
MODALITÀ DI CONDUZIONE, GESTIONE ED ESERCIZIO
CONDUZIONEDEGLI IMPIANTI
VARIABILI DI
CONDUZIONEIMPIANTI
SISTEMA DI CONTROLLOGESTIONE DEL
SISTEMA CONTROLLATOCOMPLESSO
APPARATI
ELEMENTI SINGOLI CO
NTRO
LLOCOORDINAMENTO
AZIONIDI CONTROLLO SUI SINGOLI ELEMENTI
VERIFICA DI APPLICABILITÀ DELLE AZIONI DI CONTROLLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 172
Alessandro De Carli Febbraio 2010
GESTIONE
CONDUZIONE
COORDINAMENTO
CAMPOELEMENTO SINGOLO
MODALITÀ DI CONTROLLO
MODALITÀ DI CONTROLLO DEGLI ELEMENTI SINGOLILa finalità delle modalità di controllo degli elementi singolo è quella di ottenere che il comportamento dell’elemento controllato sia tale che possano essere raggiunte la funzionalità e le prestazioni desiderate in relazione ai requisiti che devono caratterizzare il comportamento del sistema complesso, una volta che tutti gli elementi sono sottoposti ad adeguate modalità di controllo.
ATTUATORE
ALIMENTAZIONE PRIMARIA
ELEMENTOSINGOLOVARIABILI
DI INGRESSOVARIABILI INTERNE
VARIABILE
DI COMANDO
VARIABILE
CONTROLLATA
PARAMETRI OPERATIVI
STRUTTURA DEL SISTEMA DI CONTROLLO DI UN ELEMENTO SINGOLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 173
Alessandro De Carli Febbraio 2010
VARIABILE DI COMANDO
ELEMENTOSINGOLO VARIABILE
CONTROLLATA
DISTURBI PREVEDIBILIDISTURBI CASUALIDISTURBI STRUTTURALI
Per effettuare la scelta della modalità di controllo più opportuna, occorre che siano definite:•la variabile di comando;•la variabile controllata;•l’origine e l’entità dei disturbi prevedibili, di quelli casuali e di quelli strutturali;•la caratteristica statica relativa al comportamento ingresso-uscita e disturbo-uscita;•il modello dinamico in grado di descrivere il comportamento dell’elemento in esame per gli aspetti che interessano la corretta applicazione della modalità di controllo.
ELEMENTO SINGOLO
CONTROLLATOVARIABILE DI COMANDO
VARIABILE CONTROLLATA
tempo
tempo
tempo
Per verificare la funzionalità e le prestazioni al livello di elemento singolo vengono prescelti per la variabile di comando andamenti di tipo:•a gradino di ampiezza costante e definita;•a rampa lineare di pendenza costante e definita;•a rampa parabolica.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 174
Alessandro De Carli Febbraio 2010
VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI STATICHE DELL’ELEMENTO CONTROLLATOLa valutazione delle prestazioni statiche dell’elemento controllato viene rilevata in base allo scostamento fra il valore della variabile di comando e il valore della variabile controllata nel funzionamento a regime permanenteandamento a gradino della variabile di comandoL’entità dello scostamento, ossia dell’errore, può essere:•finito•nullo
andamento a rampa lineare della variabile di comando. L’entità dello scostamento, ossia dell’errore, può essere:•infinito•finito•nullo
tempo
tempo
Per valutare le prestazioni dell’elemento controllato converrà fare riferimento ad un disturbo di tipo a gradino applicato direttamente sulla variabile controllata.
VARIABILE CONTROLLATA
ELEMENTOCONTROLLATOVARIABILE
DI COMANDO
tempoDISTURBOANDAMENTO A REGIME DELLA VARIABILE CONTROLLATA
valore nominale
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 175
Alessandro De Carli Febbraio 2010
RAGGIUNGIMENTO DELLE FINALITÀ DESIDERATE
SISTEMA COMPLESSO oppure
ELEMENTO SINGOLO
VARIABILE DI INGRESSO
DELL’ATTUATORE
ATTUATORE
FINALITÀ DESIDERATE
DISPOSITIVO DI CONTROLLO
OPERATORE
CONTROLLO A CATENA APERTA DA OPERATORE O DA DISPOSITIVO
SISTEMA A CONTROREAZIONE CON AZIONI DI INTERVENTO DA OPERATORE
FINALITÀ DESIDERARE
OPERATORE
RAGGIUNGIMENTO DELLE FINALITÀ DESIDERATE
ELEMENTO SINGOLO
ATTUATORE
VARIABILE DI INGRESSO
DELL’ATTUATORE
MISURA DELLE CONDIZIONI OPERATIVE
AZIONI DI INTERVENTO A CATENA APERTAMODALITÀ DI INTERVENTO DELL’OPERATORE A CONTROREAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 176
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CONTROLLO A CONTROREAZIONE DA DISPOSITIVO
MISURA DELLA VARIABILE COMPROLLATA
+-
ANDAMENTO DESIDERATO
DELLA VARIABILE CONTROLLATA
y*(t)ELEMENTO SINGOLO
ATTUATOREu(t)
VARIABILE CONTROLLATA
y*t)
MODALITÀ DI INTERVENTO
ATTUATOREANDAMENTO DELLA
VARIABILE CONTROLLATA
VARIABILE DI ERRORE
ON - OFF ON - OFF ON - OFFON - OFF
DI TIPO CONTINUO
DI TIPO CONTINUO SENZA OSCILLAZIONE SOVRAPPOSTA
DI TIPO CONTINUO
DI TIPO CONTINUO
ON - OFF ON - OFFDI TIPO CONTINUO CON
OSCILLAZIONE SOVRAPPOSTADI TIPO
CONTINUO
MODALITÀ DI INTERVENTO DA DISPOSITIVO
e(t)
VARIABILE DI INGRESSO DELL’ATTUATORE
mt)
VARIABILE DI ERRORE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 177
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MODALITÀ DI CONTROLLO DI TIPO A CATENA APERTA PER UN SISTEMA COMPLESSO CON AZIONI DI
INTERVENTO DA OPERATORE E VERIFICA DEGLI EFFETTI OTTENUTI CON APPROCCIO DI TIPO A CONTROREAZIONE
APPLICAZIONE DELLE MODALITÀ DI CONTROLLO
CONDUZIONEDEGLI IMPIANTI
COORDINAMENTO
GESTIONEDEL SISTEMA
DI PRODUZIONE
CONTROLLOLOCALE
INIZIALIZZAZIONE
MODALITÀ DÌ CONTROLLO DI TIPO A CONTROREAZIONE PER UN SISTEMA COMPLESSO CON AZIONI DI INTERVENTO DA
OPERATORE E VERIFICA DEGLI EFFETTI OTTENUTI CON APPROCCIO DI TIPO A CONTROREAZIONE
MODALITÀ DI CONTROLLO DI TIPO A CATENA APERTA PER UN SISTEMA COMPLESSO CON AZIONI DI INTERVENTO DA
DISPOSITIVO PROGRAMMATO SENZA VERIFICA DEGLI EFFETTI
DI TIPO A CATENA APERTA CON AZIONIDI INTERVENTO DA DISPOSITIVO
PROGRAMMATO oppure DA OPERATORE
MODALITÀ DI CONTROLLO DI TIPO A CONTROREAZIONE DI UN SISTEMA COMPLESSO CON AZIONI DI INTERVENTO DA DISPOSITIVO PROGRAMMATO
DI TIPO A CONTROREAZIONE CON AZIONI DI INTERVENTO DA DISPOSITIVO PROGRAMMATO
MODALITÀ DI CONTROLLO DI ELEMENTI SINGOLI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 178
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ON/OFF
VARIABILE CONTROLLATAMINORE DEL VALORE DESIDERATO
ATTUATORE IN ON
VARIABILE CONTROLLATAMAGGIORE DEL VALORE DESIDERATO ATTUATORE IN OFF
DI TIPO CONTINUO
VARIABILE CONTROLLATALONTANA DAL VALORE DESIDERATO
AZIONE DI CONTROLLO PROPORZIONALE ALLA DIFFERENZA FRA IL VALORE DESIDERATO E IL VALORE ISTANTANEO DELLA VARIABILE CONTROLLATA
VARIABILE CONTROLLATAPROSSIMA AL VALORE DESIDERATO
AZIONE DI CONTROLLO PROPORZIONALE ALL’INTEGRALE DELLA DIFFERENZA FRA IL VALORE DESIDERATO E IL VALORE ISTANTANEO DELLA VARIABILE CONTROLLATA
PARZIALE MIGLIORAMENTO DEL COMPORTAMENTO TRANSITORIO
AZIONE DI CONTROLLO PROPORZIONALE ALLA DERIVATA DELLA DIFFERENZA FRA IL VALORE DESIDERATO E IL VALORE ISTANTANEO DELLA VARIABILE CONTROLLATA
AZIONE DI CONTROLLOCONDIZIONE DI FUNZIONAMENTO
ATTUATORE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 179
Alessandro De Carli Febbraio 2010
VARIABILE DI GESTIONE
DAGLI OPERATORI
VARIABILI DI CODUZIONE
DAGLI OPERATORI
DALL’OPERATORE
VARIABILI DI COMANDO
DAI DISPOSITIVI PER LA ELABORAZIONE DELLE MODALITÀ DI COORDINAMENTO
DALL’OPERATORE E DAI SENSORI
DISPOSITIVI PER LA ELABORAZIONE DELLE PROCEDURE DI INIZIALIZZAZIONE
ANDAMENTO DESIDERATO DELLA VARIABILE CONTROLLATA
DAI DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE DELLE MODALITÀ DI INTERVENTO
VARIABILI DI INGRESSO AGLI ATTUATORI COLLEGATI AGLI ELEMENTI SINGOLI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 180
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
STRUMENTAZIONE - DISPOSITIVI DI MISURA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 181
Alessandro De Carli Febbraio 2010
STRUMENTAZIONEDISPOSITIVIDI MISURA ATTUATORI
RETI DICOMUNICAZIONE
- DI CAMPO CON USCITA
- ON/OFF
- ANALOGICA
- DIGITALIZZATA
- DIGITALE
- SMART CON USCITE DIGITALI
- INTELLIGENTI CON USCITE DIGITALI
- ATTUATORI- ON/OFF
- MOTO CONTINUO
- MOTO INCREMENTALE
- AZIONAMENTI- ELETTRICI
- IDRAULICI
- PNEUMATICI
- SUPPORTO FISICO
- ARIA IN PRESSIONE
- TENSIONE CONTINUA
- TENSIONE MODULATA
- CORRENTE CONTINUA
- INFORMAZIONI- VALORE ON/OFF
- VALORE ANALOGICO
- VALORE DIGITALIZZATO
- PROTOCOLLI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 182
Alessandro De Carli Febbraio 2010
STRUMENTAZIONE INDUSTRIALE DI MISURAINDUSTRIA DI PROCESSORETI DI DISTRIBUZIONE
STRUMENTAZIONE PER L’INDUSTRIA MANIFATTURIERASTRUMENTAZIONE CINETICA
SENSORI ON-OFF
TRASDUTTORI CORRENTE - TENSIONE - POTENZA
LETTORI CODICI A BARRE
SISTEMI DI VISIONE
STRUMENTAZIONE DI ANALISI GAS E LIQUIDIMISURA PARAMETRI CHIMICI E FISICI
ANALISI COMPOSIZIONE CHIMICA
DISPOSITIVI DI MISURA
STRUMENTAZIONE DA QUADRO E DA PANNELLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 183
Alessandro De Carli Febbraio 2010
HARDWARESOFTWARE PER LASTRUMENTAZIONE
SOFTWARE PERIL CONTROLLO
MODALITÀ DI CONTROLLO
STRUMENTAZIONE
FLUSSODI ENERGIA
SISTEMA DA CONTROLLARE
STRUTTURA DI UN SISTEMA CONTROLLATOINQUADRAMENTO DEI PROBLEMI EMERGENTI
FLUSSO DIINFORMAZIONI
ESPERIENZA
MISURA DELLE CONDIZIONIAMBIENTALI
DISPOSITIVIDI MISURA
DECISIONIOBIETTIVI DEL CONTROLLO
ATTUATORIAZIONI DI
INTERVENTO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 184
Alessandro De Carli Febbraio 2010
STRUMENTAZIONEHARDWARE
DISPOSITIVI DI MISURA
CONTROLLORI LOCALI
ATTUATORI
RETE DI COMUNICAZIONE
SOFTWARECOLLEGAMENTO DEI VARI DISPOSITIVI TRAMITE LA RETE DI COMUNICAZIONE
REALIZZAZIONE DEL QUADRO DI CONTROLLO
SOFTWARE DI SUPERVISIONE
COLLEGAMENTO ALLE PROCEDURE DI ESERCIZIO E DI PIANIFICAZIONE
La strumentazione ha un ruolo di fondamentale importanza nella realizzazione del sistema di controllo che, collegato al sistema da controllare, rende operativa l’Automazione.La strumentazione comprende componenti hardware e programmi software come evidenziato nella seguente figura
INTERFACCIA OPERATORE
INTERFACCIA UOMO-MACCHINA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 185
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MODALITÀ DI INTERVENTO ATTUATORE
SISTEMA DACONTROLLARE
DISPOSITIVODI MISURA
ANDAMENTO DESIDERATODELLA VARIABILE CONTROLLATA
VARIABILECONTROLLATA
VARIABILE DI COMANDO
VARIABILE DI FORZAMENTO
DISTURBI
ELEMENTI HARDWARE
SISTEMA DACONTROLLARE
SCHEMA DI PRINCIPIO DI UN CONTROLLO A CATENA CHIUSA
DISPOSITIVI DI MISURATRASDUTTORE dispositivo fisico progettato per trasformare grandezze appartenenti ad un sistema energetico in grandezze equivalenti appartenenti ad un diverso sistema energeticoATTUATORE trasforma un segnale in energiaSENSORE trasforma energia in un segnale
MODALITÀ DI INTERVENTO
HARDWARE INFORMATICOSOFTWARE PER IL CONTROLLO
DISPOSITIVODI MISURA
ATTUATORE
INTERFACCIACOMUNICAZIONE
INTERFACCIACONTROLLO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 186
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CARATTERIZZAZIONE DI UN DISPOSITIVO DI MISURA
GRANDEZZA DA MISURAREPRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO DEL SENSORETECNOLOGIE UTILIZZATE PER LA REALIZZAZIONESEGNALE RICAVATO DAL SENSOREINTERFACCIA VERSO L’ELEMENTO A CUI È APPLICATOCAMPO DI APPLICAZIONEPROPRIETÀPRESTAZIONICLASSE DELLA QUALITÀCOSTO
CRITERI PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DI UN DISPOSITIVO DI MISURA
COMPORTAMENTO STATICOCOMPORTAMENTO DINAMICOCLASSE DI QUALITÀCAMPO DI MISURACAPACITÀ DI SOVRACCARICOCOMPATIBILITÀ CON LA RETE DI COMUNICAZIONECOMPATIBILITÀ ELETTROMAGNETICACOMPATIBILITÀ CON GLI ALTRI COMPONENTIDISPONIBILITÀ
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 187
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ATTUATORI DISPOSITIVI DI MISURA- ELETTRICI
- IDRAULICI- PNEUMATICI
- LETTORI CODICI- SENSORI DI PROSSIMITÀ- SENSORI DI FINE CORSA- ANALIZZATORI DELLA VISIONE
- SENSORI ON/OFF- TRASDUTTORI
WORKSTATIONSSOFTWARE SPECIALISTICI PER LA CONDUZIONE E PER LA GESTIONE
- ANALIZZATORI DI MATERIA- MISURATORI DI MATERIA- MISURATORI DI GRANDEZZE FISICHE
INTERFACCIA OPERATORE
DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE- P L C- D C S
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 188
Alessandro De Carli Febbraio 2010
INQUADRAMENTO DELLA STRUMENTAZIONE
DISPOSITIVIDI MISURA ATTUATORI
RETI DICOMUNICAZIONE
UTILIZZATI PER IL CONTROLLO DEGLI ELEMENTI SINGOLIGRANDEZZA MISURATA DISPONIBILE IN FORMA
•ON/OFF•ANALOGICA•DIGITALE•DIGITALIZZATA•SMART CON USCITE DIGITALIZZATE•INTELLIGENTI CON USCITE DIGITALI
ATTUATORIVARIABILE DI USCITA DI TIPO
•ON/OFF•MOTO CONTINUO•MOTO INCREMENTALE
AZIONAMENTIDI TIPO
•ELETTRICO•IDRAULICO•PNEUMATICO
SUPPORTO FISICO
•ARIA IN PRESSIONE•TENSIONE CONTINUA•TENSIONE MODULATA•CORRENTE CONTINUA
INFORMAZIONI
•VALORE ON/OFF•VALORE ANALOGICO•VALORE DIGITALIZZATO•PROTOCOLLI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 189
Alessandro De Carli Febbraio 2010
FORMATI UTILIZZATI PER LA TRASMISSIONEDELLA GRANDEZZA MISURATA
ANALOGICA CORRENTE CONTINUA CON ESCURSIONE COMPRESA FRA 4 e 20 m A
DIGITALIZZATOSEQUENZA DI BIT ORGANIZZATI SECONDO UNO DEI PROTOCOLLI STANDARD DI TRASMISSIONE LOCALE
PROTOCOLLO HART
CORRENTE CONTINUA CON ESCURSIONE COMPRESA FRA 4 e 20 m A CON SOVRAPPOSTA UNA CORRENTE SINUSOIDALE DI FREQUENZA PREFISSATA E DI DI AMPIEZZA PICCO-PICCO DI 1 mA
REMOTE TERMINAL UNIT COMUNICAZIONE DIGITALE CON STANDARD DI COMUNICAZIONE SECONDO PROTOLLI RS O IEEE.
PROTOCOLLO STANDARD(PROFIBUS, FIELDBUS FUNDATION)
COMUNICAZIONE DIGITALE BIDIREZIONALE FRA UN DISPOSITIVO PER IL CONTROLLODI UN ELEMENTO SINGOLO E UN DISPOSITIVO DI ELABORAZIONE PER IL COORDINAMENTO DELLE AZIONI DI INTERVENTO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 190
Alessandro De Carli Febbraio 2010
FILTROPASSA-BASSO
TRASDUTTORE AMPLIFICATORE
SENSOREGRANDEZZA
DA MISURARE
SCHEMA FUNZIONALE DI UN DISPOSITIVO DI MISURA
CAMPIONAMENTOE TENUTA
MICROCALCOLATORECONVERTITORE A/D
RETE DI COMUNICAZIONE
DISPOSITIVO DI AMPLIFICAZIONE
ED ELABORAZIONE MECCANICO O ELETTRONICO
SENSORE PRIMARIO
GRANDEZZADA MISURARE INERFACCIA PER
L’ADATTAMENTO ALLA RETE DI COMUNICAZIONE
RETE DI COMUNICAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 191
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CARATTERIZZAZIONE DI UN DISPOSITIVO DI MISURASENSIBILITÀ: rapporto fra la variazione rilevata dal sensore e la variazione della grandezza da misurareRISOLUZIONE: la più piccola variazione della grandezza misurata che viene rilevata dal sensorePRECISIONE: differenza fra il valore fornito dal sensore e il valore reale misurato RISOLUZIONE DEL CONVERTITORE: la più piccola variazione della grandezza misurata che viene rilevata dal convertitore analogico/digitaleSTRUMENTAZIONE SMARTGli strumenti smart forniscono, oltre alla misura della variabile controllata, anche la misura di altre variabili significative per conoscere le condizioni operative dell’apparto su cui sono montati.Tali misure sono di ausilio per la conduzione dell’apparato e consentono di gestire in anticipo situazioni anomale e di fornire informazioni da utilizzare per la manutenzione preventiva
AMPLIFICATORE E CONVERTITORE A/DMICROPROCESSOREELABORAZIONEDIGITALE
SENSORE PRIMARIO
GRANDEZZA CHE CARATTERIZZALA VARIABILE CONTROLLATA
SENSORI SECONDARIGRANDEZZE CHE
INFLUENZANO IL VALORE DELLA VARIABILE CONTROLLATA
INERFACCIA PER L’ADATTAMENTO ALLA RETE DI COMUNICAZIONE
RETE DI COMUNICAZIONE
DIGITALE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 192
Alessandro De Carli Febbraio 2010
P L C PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER
P I D REGOLATORI
SOFTWARE DI SUPERVISIONER T U REAL TERMINAL UNIT
DISPOSITIVI E SOFTWARE DI CONTROLLO
S C A D A SUPERVISORY CONTROL AND DATA ACQUISITION
STRUMENTAZIONE DI LABORATORIO
P A S PROCESS AUTOMATION SYSTEMS
CONTROLLO PER L’INDUSTRIA MANIFATTURIERAP L C PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER
C N C CONTROLLO NUMERICO COMPUTERIZZATO
D C S DISTRIBUTED CONTROL SYSTEMS
APPARECCHIATURE DI PROVA IN LINEA E FUORI LINEA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 193
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
STRUMENTAZIONE- ATTUATORI E RETI DI COMUNICAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 194
Alessandro De Carli Febbraio 2010
In un attuatore si distinguono tre parti: •la prima in grado di stabilire l’entità dell’energia prelevata sulla base del valore del valore ottenuto dalla elaborazione dell’entità della azione di intervento;•la seconda in grado di intervenire sulla energia prelevata dalla sorgente primaria;•la terza in grado di trasformare l’energia prelevata nell’energia necessaria per ottenere l’evoluzione desiderata dal sistema da controllare.A seconda della realizzazione del sistema da controllare la sorgente di alimentazione primaria può essere costituita da un fluido, da un liquido, da una tensione continua o dalla rete di alimentazione in alternata. L’energia fornita al sistema da controllare può essere di tipo fluidico, termico, elettrico, meccanico. Le prestazioni dell’attuatore condizionano sia le prestazioni ottenibili dall’elemento controllato sia il costo di realizzazione del sistema di controllo in quanto la sua incidenza è in genere dominate rispetto a quelle collegata ai dispositivi di misura, ai dispositivi di elaborazione e di quelli che realizzano la rete di comunicazione locale.
DALL’ENTITÀ DELL’AZIONE DI INTERVENTO ALLA
QUANTÀ DELLE’ENERGIA PREVEVATA
ENTITÀ DELLA AZIONE DI
INTERVENTO
ELEMTENTO DA CONTROLLARE
SCHEMA FUNZIONALE DI UN ATTUATORE
DISPOSITIVO PER IL PRELIEVO DELLA ENERGIA PRIMRIA
ALIMENTAZIONE PRIMARIA
TRASFORMAZIONE DELL’ENERGIA PRELEVATA NELL’ENERGIA UTILE
PER L’EVOLUZIONE DELL’ELEMENTO DA
CONTROLLARE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 195
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ATTUATORI
ENERGIA ELETTRICA
ENERGIA FLUIDICA
EN
ER
GIA
CH
IMIC
AE
NE
RG
IA T
ER
MIC
A
IDRAULICI PNEUMATICI
RELÈMOTORI
A SEMICONDUTTORI
MOTORI A COMBUSTIONE
INTERNA
ESPANSIONE
DEFORMAZIONE
ESPLOSIONEELETTROLISI
PANORAMICA SUGLI ATTUATORI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 196
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ATTUATORE– DISPOSITIVO UTILIZZATO PER LA TRASFORMAZIONE DI UNA VARIABILE DI COMANDO IN UNA
AZIONE DI INTERVENTO SULL’ELEMENTO DA CONTROLLARE• FUNZIONE COMPLEMENTARE A QUELLA DEL SENSORE• GRANDEZZA IN INGRESSO
– SEGNALE NEL DOMINIO FISICO DEL DISPOSITIVO DI ELABORAZIONE DEL VALORE DELLA VARIABILE DI INTERVENTO
• GRANDEZZA IN USCITA– ENERGIA NEL DOMINIO FISICO DELL’ELEMENTO DA CONTROLLARE
ATTUATORI IDRAULICIMOTORI IDRAULICIATTUATORI PNEUMATICIMOTORI PNEUMATICI
PIEZOELETTRICIMAGNETOSTRITTIVIELETTROCHIMICIBIMETALLICIMETALLI A MEMORIA DI FORMA
ATTUATORI ELETTROMECCANICI
ATTUATORI AD ENERGIA FLUIDICA
ATTUATORI NON CONVENZIONALI
PANORAMICA SUI VARI TIPI DI ATTUATORE
TELERUTTORIELETTROMAGNETIMOTORI A FLUSSO IMPRESSOMOTORI A FLUSSO INDOTTOMOTORI A RILUTTANZAMOTORI A PASSO
MOTO ROTATORIOMOTO LINEARE
ATTUATORI DI FORZAMOTO LINEARE
MOTO ROTATORIO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 197
Alessandro De Carli Febbraio 2010
• PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO• CARATTERISTICHE DELLA VARIABILE DI USCITA• ESCURSIONE DELLA VARIABILE DI USCITA• PRECISIONE ASSOLUTA E RELATIVA• INTERFACCIA VERSO IL DISPOSITIVO DI CONTROLLO• INTERFACCIA VERSO IL SISTEMA DA CONTROLLARE• PASSO DI CAMPIONAMENTO DELLA VARIABILE DI COMANDO• CAMPO DI APPLICAZIONE• BANDA PASSANTE• NATURA DEI GUASTI E RELATIVA AFFIDABILITÀ• COSTO
INFORMAZIONI NECESSARIEPER LA CARATTERIZZAZIONE DI UN ATTUATORE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 198
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ALIMENTAZIONE PRIMARIA
SEGNALI DI COMANDODELL’AZIONAMENTO
SCHEMA STRUTTURALE DI UN AZIONAMENTO
RETEMONOFASE O TRIFASE
CONVERTITOREAC/DC
FILTRO DI LIVELLA-MENTO DELLA TEN-SIONE IN CONTINUADISSIPATORE DELLA
ENERGIA DI RECUPERO
MOTORE
DISPOSITIVO DI ALIMENTAZIONE DEL MOTORE
DISPOSITIVODI COMANDO DELL’AZIONAMENTO
CONVERTITOREDC/AC oppure DC/DC
DISPOSITIVODI COMANDODEL MOTORE
AZIONAMENTO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 199
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ATTUATORIRETETRIFASE
MOTOREASINCRONO POMPA SERBATOIO
ALIMENTAZIONE PRIMARIA
ATTUATORELINEARE
CARICO
SEGNALE DI COMANDODELLA VALVOLA
MOTORE A COMBUSTIONE INTERNA
DISPOSITIVODI COMANDO
VALVOLALINEARE
ALIMENTAZIONEELETTRICA
AMPLIFICATOREELETTROVALVOLA
RETE DI ALIMENTAZIONEDI ARIA COMPRESSA
SCHEMA STRUTTURALE DI UN ATTUATORE IDRAULICO O PNEUMATICO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1100
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ALSERBATOIO
DALLAPOMPA
SPOSTAMENTODELLO STELO
V1 V2
DISPOSITIVODI COMANDO DELLA VALVOLA
ALLA CAMERA 1 DELL’ATTUATORE
OTTURATORE
MISURA DELLA POSIZIONE DELLO STELO
ALLA CAMERA 2 DELL’ATTUATORE
STRUTTURA DI UNA VALVOLA IDRAULICA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1101
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SS TT RR UU MM EE NN TT AA ZZ II OO NN EE
APPARATI SINGOLIAPPARATI SINGOLI
SUPERVISIONECONDUZIONE
GESTIONE
PIANIFICAZIONE
COORDINAMENTO
CO
MP
LE
SS
ITA
’ DE
L C
ON
TR
OL
LO
DISPOSITIVI DIELABORAZIONE
WORKSTATION
PERSONAL COMPUTERS
D C S
D C S
ORIZZONTETEMPORALE
MESI
GIORNI
ORE
MINUTI
SECONDI
MILLISECONDI
VE
LO
CIT
A’ D
I EL
AB
OR
AZ
ION
E
VOLUME DATI
MEGABYTE
KILOBYTE
BYTE
BIT
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1102
Alessandro De Carli Febbraio 2010
SEGNALIINFORMAZIONI
MIT
TE
NT
ED
ES
TIN
AT
AR
IO
UTILIZZAZIONECODIFICA DECODIFICARETE DI
COMUNICAZIONE
STRUTTURA DI UNA COMUNICAZIONE PER MEZZO DELLA RETE
PNEUMATICA
tempo1950 20001975
TEC
NO
LOG
IA
DO
MIN
AN
TE
ANALOGICA DIGITALE
BUS DI CAMPO
TECNOLOGIA DELLA RETE DI COMUNICAZIONE
TIPOLOGIE DEI SISTEMI DI COMUNICAZIONE- PNEUMATICA PRESSIONE VARIABILE FRA 3 E 15 psi
- SMART ANALOGICA IN CORRENTE CONTINUA CON SOVRAPPOSTA TRASMISSIONE DIGITALE SECONDO MODALITÀ DI TIPO PROPRIETARIO ( HART, INTERSOR, DXR 275)
CORRENTE CONTINUA VARIABILE FRA 4 E 20 mA- ANALOGICA
TRASMISSIONE DIGITALE SECONDO BUS DI CAMPO E PROTOCOLLI PREFISSATI ( PROPRIETARI OPPURE FISSATI DA NORME INTERNAZIONALI)
- DIGITALE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1103
Alessandro De Carli Febbraio 2010
PROBLEMI EMERGENTI NELLA COMUNICAZIONEAttualmente le comunicazioni sono di tipo digitale. La comunicazione digitale si basa su tre ingredienti fondamentali:1)il software e le procedure che costituiscono il processo di comunicazione; 2)gli elaboratori (host): sistemi digitali che operano lo scambio di informazioni3)la rete che rappresenta il mezzo di trasmissione su cui viaggia l'informazione sotto forma digitale.
I segnali rilevati da dispositivi di misura e da sensori vanno trasformati da analogici in digitali. Anche le informazioni vanno espresse in forma digitale. I segnali e le informazioni vanno quindi trasformati in dati.Per il trattamento del segnale occorrono circuiti elettronici con le seguenti funzionalità•Front-end circuito analogico di condizionamento•Multiplex per la commutazione di più canali•Amplificatore di strumentazione per l’adeguamento del livello di segnale•Sample & hold per il campionamento e il mantenimento del valore campionato durante la conversione da analogico a digitale.Il circuito di front-end ha come scopo quello di ottenere•elevata impedenza di ingresso•escursione adeguata alle successive elaborazioni•filtraggio dal rumore•isolamento verso massa•isolamento verso altri canali•soppressione dei disturbi di modo comuneIl segnale di uscita deve avere:•impedenza di uscita adeguata•basso rapporto segnale/rumore•disaccoppiamento da altri canali
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1104
Alessandro De Carli Febbraio 2010
8 - 12 BITDAGLI ELEMENTI SINGOLI CONVERSIONE ANALOGICA DIGITALE
16 BIT32 BIT
ELABORAZIONESU PC O DCS
AGLI A TTUATORI
ALGORITMO DI CONTROLLO
CONVERSIONE DIGITALE ANALOGICA
CAMPO DI ESCURSIONE DELLA VARIABILE DI COMANDO
4 - 20 mA± 10 V
RICOSTRUZIONE DELL’ANDAMENTO E FILTRAGGIO
COLLEGAMENTI PUNTO-PUNTO COLLEGAMENTI BASATI SU BUS DI CAMPO
CONSISTENZA DEI DATI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1105
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ATTUATORI
SENSORI
D C S
P L C
SCADA
SENSORBUS
DEVICEBUS
FIELDBUS
TPC/IPETHERNET
TEMPO CICLO < 100 ms
LIVELLOIMPIANTO
WORKSTATIONVISORI
DISPOSITIVI DI MISURA
ELABORATORE FINALIZZATO
ALLA GESTIONE
RETE A LIVELLO DI IMPIANTI
WORKSTATIONVISORI
PROTOCOLLO
ATTUATORI
M
DISPOSITIVI DI MISURA
PROTOCOLLO
DISPOSITIVI DI MISURA
DISTRIBUTED COMPUTER
SYSTEM
LIVELLOAZIENDA
TEMPO CICLO < 1000 ms
PROTOCOLLO TCP/IP
GESTIONE DELL’SISTEMA DI PRODUZIONE
COLLEGAMENTO AD INTERNET
TEMPO CICLO < 10 ms
LIVELLOELEMENTI SINGOLI
ATTUATORI
M
SENSORI
RETE A LIVELLO DI ELEMENTI SINGOLI
PROGRAMMABLE LOGIC
CONTROLLER
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1106
Alessandro De Carli Febbraio 2010
MINICORSO DI PRESENTAZIONE DELL’INGEGNERIA DELL’AUTOMAZIONE
PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLERDISTRIBUTED CONTROL SYSTEMINTERFACCIA UOMO - MACCHINA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1107
Alessandro De Carli Febbraio 2010
APPLICAZIONE DI RETI LOGICHE E DEI CONTROLLORI A LOGICA PROGRAMMABILE ( PLC)
Prima della applicazione delle azioni di intervento al sistema da controllare deve essere verificato che sussistano tutte le condizioni che assicurino il corretto funzionamento e il corretto impiego del sistema controllato. Tale verifica viene effettuata rendendo operativo un programma in grado di elaborare dati e informazioni fornite da una opportuna strumentazione istallata nel sistema da controllare e nell’ambiente in cui opera il sistema controllato. Sulla base delle informazioni ricevute, il programma di attivazione deve fornire come risultato la decisione di attivare le azioni di intervento. Tutte le informazioni fornite dalla strumentazioni devono essere formulate in logica binaria e le elaborazioni collegate alle decisioni espresse in logica binaria.
ELABORAZIONE DEL PROGRAMMA DI
ATTIVAZIONE
ELABORAZIONE E APPLICAZIONE DELLE AZIONI DI
INTERVENTO
SISTEMA DA CONTROLLARE
STRUMENTAZIONE NECESSARIA PER
L’ELABORAZIONE DEL PROGRAMMA DI ATTIVAZIONE
AMBENTE IN CUI OPERA IL SISTEMA CONTROLLATO
COMANDI
RETE LOGICA oppure PLC
VARIABILI DI ATTIVAZIONE
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1108
Alessandro De Carli Febbraio 2010
In molte applicazioni per la elaborazione, per la ricezione delle informazioni provenienti dalla strumentazione e per la trasmissione dei risultati della elaborazione agli attuatori vengono utilizzati o reti logiche rigidamente programmate oppure un controllore a logica programmabile, indicato come PLC, in grado di rendere operativo un programma dedicato.La differenza sostanziale fra rete logica e controllori a logica programmabile sta nella rapidità di elaborazione e nella flessibilità di programmazione.Le reti logiche sono circuiti di elaborazione di tipo digitale realizzati circuiti elettronici in grado di svolgere funzioni di porte logiche (AND, OR, NOT, NAND, NOR, XOR) e caratterizzati dal fatto che in ogni istante i valori delle variabili di uscita dipendono dai valori delle variabili di ingresso e/o di alcune variabili intermedie entrambe codificate in forma binaria.Le reti logiche sono classificate in:• reti combinatorie, quando ad ogni istante le variabili di uscita sono funzioni solo delle variabili di
ingresso presenti nello stesso istante; • reti sequenziali, quando le variabili di uscita ad un certo istante dipendono sia dalle variabili di
ingresso allo stesso istante sia dalle variabili di ingresso in istanti precedenti; • reti asincrone: quando l'elaborazione avviene a flusso continuo; • reti sincrone: quando l'elaborazione avviene ad istanti discreti e prestabiliti.La contemporaneità fra l’applicazione delle variabili di ingresso e la disponibilità delle variabili di
uscita è solo teorica in quanto tutte le elaborazioni richiedono un intervallo di tempo finito per l’esecuzione e tutti i circuiti presentato un transitorio. Per tutte le variabili coinvolte nella elaborazioni, i valori da prendere in sono quelli che vengono raggiunti dopo che si è esaurito il transitorio.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1109
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Il controllore logico programmabile o programmable logic controller (PLC) è un computer industriale specializzato nella gestione dei processi industriali. Il PLC esegue un programma in cui elabora i segnali digitali ed analogici provenienti da sensori e da dispositivi di misura e fornisce come risultato il valore delle variabili attivazione oppure delle variabili di comando degli attuatori a seconda delle finalità collegato al loro impiego. Con la progressiva miniaturizzazione della componentistica elettronica e la diminuzione dei costi si è molto esteso il campo di applicazione dei PLC che è utilizzato in numerose apparecchiature di impiego corrente.Un PLC può essere un oggetto hardware componibile oppure un dispositivo autocontenuto e dedicato ad una particolare applicazione.La caratteristica principale è la sua robustezza estrema. Infatti normalmente il PLC è posto in quadri elettrici situati in ambienti con interferenze elettriche di entità non trascurabile, con temperature e con grado di umidità elevati. In impianti che non possono essere fermati, viene utilizzato 24 ore su 24, per 365 giorni all'anno.La struttura del PLC viene adattata in base alle esigenze del sistema da controllare. Nel caso dei PLC componibili, durante la progettazione del sistema di controllo, viene scelta la configurazione più idonea e vengono adatte le grandezze elettriche che provengono dalla strumentazione e che devo essere inviate agli attuatori come variabili di comando. Il programma che deve essere elaborato dal PLC viene progettato, validato e trasferito in opportune memorie non volativi. Le varie schede vengono quindi inserite nel rack e collegate con il bus ivi residente. Nel caso di un PLC di tipo dedicato viene progettato oltre al programma anche la realizzazione circuitale.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1110
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Un PLC è composto da un alimentatore, dalla CPU che in certi casi può avere interna o esterna una memoria RAM o FLASH o EPROM, da un certo numero di schede di ingressi digitali e uscite digitali, e nel caso in cui sia necessario gestire grandezze analogiche, il PLC può ospitare delle schede di ingresso o di uscita sia analogiche che digitali.Se il PLC opera in rete con altri PLC, sono necessarie delle schede di comunicazione adatte al protocollo di rete già implementato sugli altri PLC.Nel caso di operazioni di movimentazione, come nel campo della robotica, il PLC ospita delle schede di controllo assi, cioè delle schede molto veloci e sofisticate che permettono di gestire spostamenti e posizionamento.
STRUTTURA DI UN PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER
INDICATORILED
ALI
ME
NTA
TOR
E
ESPANSIONE DI MEMORIA
MO
DU
LI I
NO
UT
/OU
TP
UT
MO
DU
LI
INO
UT
/OU
TP
UT
MO
DU
LI
INO
UT
/OU
TP
UT
CPU
INTERFACCIA OPERATORE
BATTERIA TAMPONE
CONNESSIONERETE
SCHEMA A BLOCCHI DI UN PLC
UNITÀ DI MEMORIA
BATTERIATAMPONE
RTC (REAL TIME
CLOCK)
MODULI I/O E DEDICATI
INTERFACCE DI COMUNICAZIONE
(SERIALI, ETHERNET,
BUS DI CAMPO, REMOTE,
DI SERVIZIO, INTERNE)
ALIMENTATORE VAC / VDC
SISTEMA DI CONNESSIONE MECCANICA (GUIDA DIN
PANNELLO, RACK,FRONTE QUADRO,
PIASTRA …)
CPU
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1111
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Un PLC esegue secondo una modalità ciclica un programma utente scritto in uno dei linguaggi definiti dalle norme IEC.La sequenza delle operazioni è la seguente: •lettura degli ingressi e scrittura del loro contenuto in una particolare locazione di memoria. Le variabili di ingressi possono provenire da sensori di varia natura, (on/off, analogici, digitali) o da altri PLC;•esecuzione del programma. Le istruzioni vengono eseguite una dopo l’altra, procedendo dall’alto verso il basso, con operandi prelevati dalla memoria e risultati conservati in locazioni di memoria riservate;•scrittura delle uscite. I risultati delle elaborazioni vengono inviati a locazioni di memoria particolari.I dati in uscita possono essere segnali di comando di un attuatore o oppure dati da scambiare con altri PLC.Il comando di inizio e di termine dell’esecuzione di un programma deve essere inviato dall’esterno.I linguaggi di programmazione grafica proposti dalle norme IEC possono essere suddivisi in due classi: linguaggi grafici e linguaggi testuali.I linguaggi grafici sono: il LADDER, il FUNCTION BLOCH DIAGRAM e il SEQUENTIAL FUNCTION CHART mentre quelli testuali sono l’INSTRUCTION LIST e lo STRUCTURATED TEXT. È anche molto diffuso il GRAFCET, che è alquanto simile al SEQUENTIAL FUNCTION CHART.La scelta di quello più opportuno dipende dalle conoscenze informatiche del programmatore.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1112
Alessandro De Carli Febbraio 2010
D C S(SISTEMI A CONTROLLO DISTRIBUITO)
I sistemi a controllo distribuiti (distibuited control system, DCS), sono utilizzati quando il sistema da controllore è di medie-grandi dimensioni. Un DCS è in grado di agire su una parte di un impianto o di un sistema di produzioneLa struttura hardware e software di base di un DCS è studiata in modo da poter realizzare un sistema di controllo con caratteristiche distribuite.Un DCS risolve i problemi di coordinamento e di conduzione dei sistemi da controllare, attraverso vari strumenti hardware e software interconnessi tra loro.Per realizzare il controllo mediante un d c s è necessario disporre oltre che dei moduli hardware anche dle software di configurazioneIn particolare i moduli sono posizionati nel sistema da controllare in corrispondenza dei punti in cui la loro azione è necessaria per rendere operativa l’azione di controllo.Gli elementi che caratterizzano un DCS sono:●i moduli per l'acquisizione dati, l'elaborazione e il controllo distribuiti in diversi punti del sistema da controllare ●la rete di comunicazione che collega fra di loro i vari sottosistemiLa topologia della rete può essere modificata, aggiungendo o togliendo moduli, anche quando il sistema da controllare è in funzioneIl software associato ad ogni DCS è costituito dai seguenti programmi:•la gestione della rete locale•la gestione della rete di automazione•la gestione della strumentazione di campo•la realizzazione dei controllori locali•il coordinamento e la sequenzializzazione delle azioni di intervento•la realizzazione dell’interfaccia uomo-macchina
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1113
Alessandro De Carli Febbraio 2010
Dal punto di vista hardware, gli elementi costitutivi di un DCS si possono classificare in:Stazioni di supervisione e configurazione: sono tipicamente delle "workstation" o dei PC dotati di software specifici per effettuare:•L’interfaccia uomo-macchina (human-machine interface o HMI), con pannelli di visualizzazione (quadri sinottici) dello stato dell'intero processo,•La raccolta ed elaborazione statistica dei dati di processo (scada), •Il controllo dell'avanzamento delle varie macrofasi del processo produttivo (batch manager),•Programmazione delle unità di controllo e misura remote (remote terminal unit, RTU);le remote terminal unit, che possono essere:•regolatori analogici che realizzano il controllo in retroazione di uno specifico microprocesso (ad esempio il livello di un serbatoio), •controllori logici per il controllo della sequenza produttiva di una parte localizzata del processo, •moduli di i/o non "intelligenti", eventualmente progettati in modo specifico per ambienti pericolosi; I controllori usati in un DCS possono essere quelli tipici dei PLC "tradizionali", ma più spesso sono controllori "ibridi", che integrano all'elaborazione numerica di tipo floating-point a quelle di tipo logico. I sistemi di comunicazione:conversione dei segnali analogici provenienti dai sensori in forma digitale secondo il protocollo della rete digitale, che permette una totale integrazione dei componenti del DCS.In genere tutti i componenti di un DCS sono in grado di supportare le esigenze di ridondanza, vale a dire la contemporanea presenza di più dispositivi (processori, reti di comunicazione) che eseguono lo stesso compito, in modo che se uno di questi dovesse guastarsi, un altro subentrerebbe senza problemi di sicurezza.Dal punto di vista software, la programmazione dei DCS è studiata appositamente per poter intervenire sul sistema da controllare con caratteristiche distribuite.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1114
Alessandro De Carli Febbraio 2010
CONDUZIONEDEGLI IMPIANTI
COORDINAMENTO
GESTIONEDEL SISTEMA
DI PRODUZIONE
CONTROLLO LOCALE
INIZIALIZZAZIONE
REMOTE TERMINAL UNITLa REMOTE TERMINAL UNIT, RTU, è un terminale locale che consente di visualizzare le condizioni operative di alcuni elementi controllati singolarmente o dei dispositivi di elaborazione locale, dei PLC e dei DCS. Tramite la RTU può essere modificato il valore dei parametri di alcuni dispositivi locali di elaborazione.Le sono azionate da operatori locali
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ELABORAZIONEALLARMI/EVENTI
ELABORAZIONECONTROLLIAUTOMATICI
ELABORAZIONECOMANDI
OPERATORE
ELABORAZIONEDATI
INTELLIGENZA
TRATTAMENTO DATI
BASE DI DATI DEL COMPORTAMENTO DEL SISTEMA CONTROLLATO
INTERFACCIA DI COMUNICAZIONE CON
GLI ATTUATORI E I DISPOSITI VI DISURA
VARIABILI MISURATEVARIABILIDI COMANDO
ESPERIENZA
BASE DELLA CONOSCENZA
DATA LOGGING
INFRASTRUTTURA PERLA COMUNICAZIONE
CON SISTEMI ESTERNI
STRUTTURA DEL SISTEMA INFORMATIVO PER IL CONTROLLO DI UN SISTEMA COMPLESSO
INTERFACCIAUOMO-MACCHINA
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INTERFACCIA UOMO-MACCHINA•aiuto all’operatore per la corretta conduzione del sistema complesso•raccolta dei dati, memorizzazione dei dati• tracciamento e memorizzazione di variabili che hanno un significato particolarmente importante per
caratterizzare le condizioni operative del sistema controllato
CONDUZIONEDEGLI IMPIANTI
COORDINAMENTO
GESTIONEDEL SISTEMA
DI PRODUZIONE
CONTROLLO LOCALE
INIZIALIZZAZIONE
ELABORAZIONIDAI DATI ALLE INFORMAZIONI
•analisi statistiche sull’andamento delle variabili di gestione e di conduzione•aggiornamento continuo del valore delle variabili critiche per il funzionamento degli impianti•andamento delle variabili più significative•segnalazione e classificazione di anomalie nel funzionamento degli impianti•guida agli interventi degli operatori preposti alla gestione e alla conduzione
PAGINE GRAFICHE
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Alessandro De Carli Febbraio 2010
Le pagine grafiche sono realizzate tenendo conto delle esigenze degli operatori per la gestione del sistema di produzione e per la gestione dei singoli impianti nonché della esperienza acquista dagli operatori stessi prima della realizzazione dell’interfaccia uomo-macchina.La realizzazione delle pagine grafiche può essere effettuata con l’ausilio di software specialistici indicati come SCADA (Supervisory Control And Data Acquisiion) oppure con software appositamente progettati.Le pagine grafiche sono organizzate in modo da presentare:•gli elementi essenziali del sistema complesso in esame con le interconnessione relative al flusso di energia, di materia, di informazione e del valore attuale delle variabili di primario interesse•gli elementi che hanno un ruolo determinante nella realizzazione e nel funzionamento di un impianto, con indicazione del valore attuale ed eventualmente delle anomalie•l’andamento in tempo reale delle variabili strategiche e del loro effetto per la conduzione di un impianto o di un elemento singolo•le informazioni statistiche in tempo reale sulle condizioni operative relative alle variabili strategiche•la sequenza degli allarmi e della loro ubicazione e rilevanza
AREA DI SELEZIONE E ALLARMI
AREA OPERATIVA GRAFICA
INFORMAZIONI DI SERVIZIO
Le pagine grafiche sono strutturate in modo da consentire la visualizzazione di varie informazioni. Nell’area operativa grafica è visualizzata l’informazione dominante, mentre nelle altre aree informazioni secondarie utili per la conoscenza delle condizioni operative.
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1118
Alessandro De Carli Febbraio 2010
• FUNZIONI PREVALENTI– ACQUISIZIONE DATI (NUMEROSI CANALI)– ALGORITMI DI CONTROLLO
• TIPOLOGIA DELLE GRANDEZZE ELABORATE– VARIABILI IN LOGICA BINARIA– VARIABILI DI TIPO CONTINUO– VARIABILI DIGITALIZZATE
• CARICO COMPUTAZIONALE ELEVATO• FUNZIONI AUSILIARIE DI SUPERVISIONE
– INTERFACCIA OPERATORE– DIAGNOSTICA E MONITORAGGIO
• SISTEMI ESPERTI– IMPIEGO DELLA STORICIZZAZIONE DEI DATI PER ADATTARE I PARAMETRI DI CONTROLLO– CAPACITÀ DI ADATTARE IL SISTEMA PER SUPPLIRE A SITUAZIONI DI FUNZIONAMENTO
DEGRADATO• IMPLEMENTAZIONE MEDIANTE PACCHETTI SOFTWARE SU ARCHITETTURE
DISTRIBUITE SU SCALA LOCALE BASATE SU HARDWARE DI TIPO GENERICO O DEDICATO
ELABORAZIONI DA EFFETTUARE PER REALIZZARE UN INTERFACCIA UOMO MACCHINA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1119
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RACCOLTA DEI DATI•MISURA DI TUTTE LE VARIABILI DI INTERESSE PER IL SISTEMA CONTROLLATO•COSTRUZIONE IN MEMORIA DI UN’IMMAGINE DELLE GRANDEZZE FISICHE
•LA VALIDITÀ DELL’IMMAGINE È LIMITATA TEMPORALMENTE•LA DURATA DELL’INTERVALLO DI VALIDITÀ DIPENDE DALLA DINAMICA DELLA GRANDEZZA
CONDIZIONAMENTO DEI SEGNALI•ELABORAZIONI SU DATI GREZZI PER RENDERLI UTILIZZABILI
•LINEARIZZAZIONE E MESSA IN SCALA•FILTRAGGIO•ANALISI DI COERENZA E VALIDITÀ•OPERAZIONI DI SOFT COMPUTING
•ALCUNE FUNZIONI DI SIGNAL CONDITIONING SONO SVOLTE A LIVELLO HARDWAREMONITORAGGIO DEGLI ALLARMI•ANALISI DELLE INFORMAZIONI DAL CAMPO CHE POSSONO RICHIEDERE L’INTERVENTO AUTOMATICO DEL CONTROLLO E/O DELL’OPERATORE•A SEGUITO DI UN MALFUNZIONAMENTO MOLTE GRANDEZZE POSSONO DEVIARE DAL LORO ANDAMENTO FISIOLOGICO E GENERARE DEGLI ALLARMI
•RILEVAZIONE E VISUALIZZAZIONE DEGLI ALLARMI (TECNICHE DI INFERENZA SOFT)•IDENTIFICAZIONE DELL’EVENTO PRIMARIO CHE HA SCATENATO L’ALLARME•LOG TEMPORALE DEGLI EVENTI
•SISTEMI ESPERTI PER AIUTARE L’OPERATORE NELL’ANALISI DEL GUASTO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1120
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ESEMPIO DI REALIZZAZIONE DI UN INTERFACCIA UOMO MACCHINA
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1121
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ESEMPIO UNA PAGINA GRAFICA PER LA VISIONE DI UNA PARTE DELL’IMPIANTO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1122
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ESEMPIO UNA PAGINA GRAFICA PER LA VISIONE DELLA STRUTTURA FUNZIONALI DI UN IMPIANTO
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1123
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ESEMPIO DI UNA PAGINA GRAFICA CON l?ANDAMENTO IN TEMPO REALEDI ALCUNE VARIABILI
CORSO BREVE DI AUTOMAZIONE 1124
Alessandro De Carli Febbraio 2010
ESEMPIO DI UNA PAGINA GRAFICA CON L’ELENCO IN TEMPO REALEDEGLI ALLARMI