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www.storiainrete.com n. 150 | Aprile 2018 | € 6,90 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L 353/03(conv in L. 27/02/2004 n°46) Art.1 Comma 1 Salerno Aut /SA/11/2018/C, Bugie, bufale, mezze verità... Niente di nuovo sotto il sole. Oggi web e social amplificano ciò che accade da sempre: la Storia falsificata dalla propaganda PENNELLI&SANGUE Da Caravaggio a Charles Manson: quando crimine e arte convivono UN QUARANTOTTO ITALIANO 70 anni fa le elezioni che impedirono l'arrivo dei comunisti al potere e aprirono l'era della Dc UCRONIA IN CATTEDRA La fantastoria non è solo letteratura ma un esercizio per capire il passato « FAKE NEWS»

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Bugie, bufale, mezze verità... Niente di nuovo sotto il sole.Oggi web e social amplificano ciò che accade da sempre:

la Storia falsificata dalla propaganda

PENNELLI&SANGUEDa Caravaggio a Charles Manson:quando crimine e arte convivono

UN QUARANTOTTO ITALIANO70 anni fa le elezioni che impedirono l'arrivo

dei comunisti al potere e aprirono l'era della Dc

UCRONIA IN CATTEDRALa fantastoria non è solo letteraturama un esercizio per capire il passato

«FAKE NEWS»

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ARTICOLICOPERTINA pag. 12 L’arma più forte è la menzognadi Emanuele Mastrangelo

COPERTINA pag. 26 Da che parte stava il vero fakescismo?di Fabio Andriola

COMMENTI pag. 34 Ma come si fa a votare sulla Verità?di Paolo Simoncelli

MAGHI IN DIVISA pag. 42 Le facce nascoste della Guerra Occultadi Luca Gallesi

STORIA IMMAGINARIA pag. 48 Ucronia: la Storia si fa anche con i «se»di Enrico Petrucci & Emanuele Mastrangelo

ANTICIPAZIONI pag. 56 E se gli Alleati fossero stati fermati sullaLinea Gotica?di Sergio Valzania

ESCLUSIVO pag. 62 Mussolini a Padre Pio: «mi hai riportato a Dio!»di Luciano Garibaldi

ESERCITO ITALIANO pag. 70 Croce & stellettedi Antonello Carvigiani

ANNIVERSARI pag. 76 18 aprile 1948: l’Italia sceglie l’Ovestdi Aldo G. Ricci

CRIMINALI pag. 88 Artisti poco raccomandabili di Massimo Centini

RUBRICHESTORIA & NOTIZIE pag. 4

TARGET AREA pag. 69 di Sebastiano Parisi

LIBRI&RECENSIONI pag. 84 a cura di Aldo G. Ricci

LA STORIA È UN ROMANZO pag. 87 di Elena e Michela Martignoni

LE GUERRE IMPROBABILI pag. 95 di Enrico Petrucci

LETTERE&E-MAIL pag. 96 di Luciano Garibaldi

sommarioAPRILE 2018

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12 | STORIA IN RETE

COPERTINA La lunga storia delle fake news

«S ignore e si-gnori, devor i f e r i r v iqualcosa dimolto grave.– la voce del

cronista radiofonico Carl Phillips è vi-brante di dolorosa emozione – Sembraincredibile, ma le osservazioni scientifichee l’evidenza stessa dei fatti inducono acredere che gli strani esseri atterrati sta-notte nella fattoria del New Jersey nonsiano che l’avanguardia di un’armata diinvasione proveniente da Marte. La bat-taglia che ha avuto luogo stanotte aGrovers Mill si è conclusa con una dellepiù strabilianti disfatte subite da un eser-cito nei tempi moderni (...)». Era il 30ottobre 1938 e Marte aveva appenainvaso la Terra, iniziando – chissà perché– dal New Jersey. In tutti gli Stati Unitila gente dopo aver ascoltato la radio-cronaca di questa invasione si riversò

per le strade dandosi a scene di isteria eintasò freneticamente i centralini tele-fonici per avere altre informazioni. Tantorumore per nulla. Come tutti sappiamobene nel 1938 non c’è stata alcuna inva-sione marziana e semplicemente i ra-dioascoltatori americani furono coltidal panico non riuscendo a distinguerequello che era uno sceneggiato radiofo-nico dai reali radiogiornali. Era il capo-lavoro di un giovane regista e attore,Orson Welles. Il suo adattamento delromanzo di fantascienza di Herbert Ge-orge Wells «La guerra dei Mondi» erariuscito così bene che il risultato andòmolto oltre le previsioni dei suoi pro-duttori: il pubblico l’aveva scambiatoper un vero bollettino di guerra.

Non c’era intenzionalità dietro la mes-sinscena di Welles. Ma gli effetti dellasua «Guerra dei Mondi» rivelaronoquanto fossero suggestionabili le folle

Propaganda, calunnia, casus belli: sono alcuni deifigli mostruosi della fabbrica delle falsa verità. Una«fabbrica» oggi più che mai al centro dell’attenzionema che in realtà è attiva da migliaia d’anni. Anchesenza internet e i social, ma anche prima della stampapopolare, Stati e grandi centri di potere si sono fattila guerra diffondendo informazioni inventate, pensateappositamente per screditare l’avversario. Un mec-canismo collaudato che ha pesantemente condizionatola Storia dell’uomo. Dall’Antichità fino ai giorni nostri

di Emanuele Mastrangelo

LA MENZOGNAL’ARMA PIÙ FORTE È

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Colin Powell, segretario di Stato della presidenza G. W. Bush, presentaall’assemblea delle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003 una provetta

contenente polvere di antrace, prova del possesso di armi NBC da partedell’Iraq di Saddam Hussein. Come riconobbe in seguito lo stesso Powell, sitrattava di una messinscena, e la provetta conteneva solo polvere innocua.

Che tuttavia costò la vita a centinaia di migliaia di iracheni uccisi nellaguerra d’aggressione scatenata dagli Stati Uniti con quella scusa

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Feb-26 | STORIA IN RETE

COPERTINA Bufale e Ventennio

In linea con la recente ansia pre-elettorale per il temutoritorno del Fascismo, nei mesi scorsi si è parlato molto deipresunti meriti – e dei sicuri demeriti – del Ventennio. Ov-viamente lo si è fatto con la solita approssimazione, da unaparte e dall’altra. Ad aprire il tira-e-molla su meriti e re-sponsabilità del Fascismo sono state alcune affermazioni di

uomini politici del centro-destra o della destra tout court. Affermazionisubito derubricate a livello di «fake news» dai pronti e vigili «debunkers»,cioè gli smascheratori delle «bufale». Gente che viene presentatacome preparata e puntuta, abituata a quella pratica definita, col solitoinglese di cui sembra non si possa fare a meno, come «fact checking»cioè il «controllo dei fatti». Un particolare accento è stato messo sullapolitica sociale del Fascismo, uno dei campi in cui in genere sembravapossibile che il regime di Mussolini abbia effettivamente fatto qualcosadi buono. Ammesso che questo sia possibile quando si parla diFascismo visto che dal Presidente della Repubblica fino agli ormai expresidenti delle Camere (e poi via via ministri, leader politici,presidenti di associazioni, intellettuali, giornalisti, conduttori TV eradio ecc. ecc.) hanno ripetutamente sostenuto che non «esiste unFascismo buono». Si è parlato di architettura e leggi razziali, di gas e

Ma il Regime di Mussolini ha fatto davveroqualcosa di buono per lavoratori e famiglie?In campagna elettorale se ne è parlatomolto, quasi sempre a sproposito. Tra esal-tazioni, smentite e mezze ammissioni, co-munque, emerge un quadro complesso esicuramente ricco di provvedimenti inno-vativi per l’epoca e che sono arrivati fino anoi: assicurazioni, pensioni, edilizia popolare,cassa integrazione, tutela della maternità edell’infanzia, turismo di massa. Ecco quantoemerge da questa intervista con lo storicoGiuseppe Parlato

di Fabio Andriola

FAKESCISMO?DA CHE PARTE STAVA IL VERO

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In basso, una cartolina propagandistica dei regali che il Regime facevaai bambini in varie occasioni. A sinistra, alcuni tentativi

di «debunking» delle presunte bufale che circolano sul Ventennio.Nella maggior parte dei casi si tratta di superficiali analisi di mitiche sembrano fatti circolare apposta sui social per carpire (e poi

deridere) l’entusiasmo di qualche ingenuo nostalgico. In altri casituttavia fra i cacciatori di «bufale» vi sono evidenti forzature

dei dati storiografici reali per costruire dei contro-miti, altrettanto,se non più falsi dei «pacchi» grossolanamente apologetici

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34 | STORIA IN RETE Aprile 2018

COMMENTIParlamenti&Storia

La ricerca storica costituisceun’attività scientifica (ecome tale ha proprie nor-me di metodo nella ricer-ca) o la Storia è una veritàda credere (e quindi la ri-

cerca scientifica è sostituita da dimostra-zioni di fede)? E poi: sulla verità si vota?Domande elementari (regolarmente eluse)che tornano a riproporsi quando casiparticolari giungono all’improvviso adaccendere discussioni nel merito, spessosenza risalire di un solo gradino a consi-derazioni di metodo. È il caso, in questesettimane, della legge polacca che prevedepene fino a tre anni di carcere per quantisi riferiscano ai campi di sterminio na-zionalsocialisti come «campi polacchi» orilevino responsabilità di polacchi nel-l’Olocausto. Punendo in sostanza le con-clusioni di libere ricerche o discussioniche portino a delineare un «collabora-zionismo» polacco. Non entriamo nel

merito; proviamo però a salire quel me-taforico gradino verso considerazioni dimetodo.

Viene in mente – per spostarci di secolie di tensioni politico-ideologiche – la na-scita dell’Anabattismo. A Zurigo, nel1523, la Riforma protestante si venivadiffondendo gradualmente, senza le vio-lenze che da anni ne caratterizzavano ladiffusione nelle terre tedesche dell’Imperoasburgico. A Zurigo, il consiglio cittadino(eletto) ascoltava le parti discutere pub-blicamente: Ulrich Zwingli per i luteranie Johann Faber vicario del vescovo diCostanza per i cattolici; poi prendevadecisioni (che generalmente favorivano iprotestanti). Ma giovani allievi di Zwingli,senza entrare nel merito delle decisioni,posero il problema dell’autorità prepostaa giudicare: un organo politico statale; eche competenza aveva in materia di fede?Da qui la loro successiva scelta di separarsi

Il caso più recente è quello della Polonia dove ora èun reato associare i polacchi ai campi di sterminio nazio-nalsocialisti. Da tempo ormai in varie nazioni i parlamenticedono sempre più di frequente alla tentazione diregolare per legge la «Memoria», limitando così nonsolo la ricerca storica ma anche la libertà d’insegnamentoe di opinione. Un altro indice della deriva delle democrazieoccidentali dove pian piano si stanno ridisegnando (e ri-ducendo) i contorni delle libertà personali e collettive?

di Paolo Simoncelli

MA COME SI FAA VOTARESULLA VERITÀ?

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La stazione del campo di concentramento

di Auschwitz, costruito dai tedeschi nellaPolonia occupata

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42 | STORIA IN RETE Aprile 2018

ESP Maghi in divisa

GK.Chesterton, genia-le creatore di PadreBrown e critico fe-roce della modernitàlaica e illuminista,scrisse che «il pazzo

è colui che ha perso tutto fuorché la ra-gione», ribadendo una verità nascostain evidenza, ovvero l’indiscutibile realtàdi una dimensione non razionale, nonmisurabile, non assimilabile alle categorieconsuete di spazio e tempo: la dimensioneche Jung definì «psichica» e che, vol-garmente, possiamo chiamare anche«occulta». Per lo psichiatra elvetico,

esiste un mondo del tutto reale, «anta-gonista della coscienza», che spessoviene inconsapevolmente dimenticatodall’uomo, con delle gravi conseguenzeche si ripercuotono tanto sul suo equi-librio individuale quanto su quello col-lettivo. In uno dei suoi ultimi libri, «Unmito moderno. Le cose che di vedonoin cielo» (Bollati Boringhieri, 2004) in-teramente dedicato al mistero dei dischivolanti, l’inventore della psicologia ana-litica ricorda come, nelle società primitive– sarebbe più corretto, forse, chiamaretradizionali – gli uomini hanno compiutoriti intesi ad assicurare la collaborazione

Una decorazione sul soffitto di una criptadel castello di Wewelsburg, in Vestfalia,centro dell’occultismo delle SS. L’interastruttura è un florilegio di simbologie neopagane e mistiche

LE FACCENASCOSTE

dellaGUERRAOCCULTA

I nazionalsocialisti hanno dato il via.Russi e americanili hanno seguiti a ruota e non si sono ancora fermati.E così, ancora oggi, è in corso una guerra segreta abase di letture del pensiero, pendolini, oroscopi, ra-diestesia, biodinamica e mille altre discipline compresenell’universo chiamato «occulto» o «soprannaturale».Una ricerca continua che da più di ottant’anni assorbedenaro e cervelli di ogni tipo: militari, maghi, scienziati,avventurieri, intellettuali. Che non si risparmiano colpi.E che hanno ottenuto successi insospettabili...

di Luca Gallesi

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48 | STORIA IN RETE

STORIA IMMAGINARIA Fra letteratura e accademia

Undici dicembre1945: mentre la ra-dio passa una can-zonetta, un uomoin uniforme delleforze armate USA

e sua moglie incinta entrano nella loronuova casa. Parlano amabilmente delbambino che scalcia nel pancione. Im-provvisamente la finestra dietro di loroviene inondata di luce e un violentoboato li fa trasalire. «Cos’è quello?» dicela donna con voce tremante, mentre unanube di fuoco a forma di fungo si alzaall’orizzonte. «Credo che i nazi abbianoappena colpito Washington…» risponderaggelato l’uomo.

Nel vero 11 dicembre 1945 la Secondaguerra mondiale era finita da mesi. LaGermania di Hitler era un cumulo dirovine e l’unica potenza nucleare eranogli Stati Uniti. La scena che abbiamoappena descritto proviene dal promodella terza stagione della serie TV «L’uo-mo nell’alto castello», ispirata al romanzoomonimo di Philip K. Dick (1928-1982)e visibile in Italia su Amazon Video.Quello di Dick è un romanzo di ucroniain cui gli Stati Uniti hanno perduto laguerra e sono stati invasi da giapponesie tedeschi. «L’uomo nell’alto castello»(in Italia noto anche col vecchio titolodella prima edizione nel 1965: «La

UCRONIA LA STORIA SI FA

ANCHE CON I «SE»

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1962. Una strada di New York, capoluogo degli Stati dell’Est annessi

al Grande Reich nella serieTV Amazon «L’uomo nell’alto

castello» (2015), tratta dall’omonimoromanzo ucronico di Philip K. Dick

Non si fa la Storia con le ipotesi e la fantasia, sostengono i realisti. Ma se è veroche il passato non si può materialmente cambiare, l’immaginazione a volte vieneusata per inventare storie alternative ma verosimili. E questo accade tanto perdivertimento – con romanzi, fumetti e film - quanto per una forma di seriariflessione storiografica sulle meccaniche degli eventi reali e sul presente. Sichiama «ucronia» questo genere di revisione del passato. Un genere con cui sisono cimentati non solo molti scrittori di fantascienza ma anche personaggi delcalibro di Tito Livio, Winston Churchill o lo storico contemporaneo Niall Ferguson

di Enrico Petrucci & Emanuele Mastrangelo

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56 | STORIA IN RETE Aprile 2018

E se gli Alleati fossero stati fermati sulla

Linea Gotica?

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Aprile 2018 STORIA IN RETE |57

ANTICIPAZIONIStorie immaginate / 2

Nell’estate del 1944 laguerra in Europa eraormai prossima allaconclusione. Il 4 giu-gno gli Alleati entra-vano a Roma, due

giorni dopo, il 6, avvenne lo sbarco inNormandia, che aprì un nuovo fronte dicombattimento. Intanto i russi avanzavanoda est, respingendo i tedeschi in Ucraina,Lituania e Moldavia. Dopo la fine dellaguerra il mondo conobbe una pace sin-golare: furono gli anni della cosiddetta«guerra fredda», che tale fu solo per l’Eu-ropa, dato che ci furono conflitti sanguinosi,in particolare in Corea e Vietnam, nelcorso dei quali il blocco occidentale e ilblocco orientale si affrontarono armi allamano, senza arrivare però allo scontrodiretto con l’impiego dell’arsenale atomico.Fu definito «l’equilibrio del terrore».

«Faccia attenzione con quella sigaretta,sergente». «Perché?». «Se vedono il chiarore, gli americani cisparano». «Non ti preoccupare, Botti. Se nonsapessi come fumare di notte, non sareiancora qui, a combattere, dopo quindicianni di guerra. E poi oggi è una notte

tranquilla. Non ci sono pattuglie ame-ricane in giro». «Come fa a esserne così sicuro?». «Si capisce da tanti piccoli indizi. Se haipratica di queste cose riconosci subitole notti pericolose, quelle durante lequali corri il rischio che venga qualcunoad ammazzarti. Hanno come un odoreparticolare». «Per morire una notte vale l’altra». «Ma non per andare in perlustrazione». «Gli americani potrebbero aver decisodi attaccare». «Non oggi. Non è ancora arrivata lastagione della guerra vera. Troppa pioggia,troppo fango. E poi non c’è la luna giusta.Un attacco si lancia con la luna nuova,se non vuoi farti vedere, o con quellapiena, se ti interessa sfruttare il chiaroreche fa, per non perdersi, quando vengonoimpiegate truppe che non conosconobene il terreno. E poi non senti comespara il cannone?». «Ogni tanto fa bum, da lontano, alloraabbasso la testa e mi rannicchio dentrola buca aspettando che la granata scoppi». «Mi riferisco al ritmo del tiro: è regolare,lo definirei annoiato. Sparano di routine,perché devono, perché hanno i cannoni.Se si preparasse un attacco o se avesseromandato delle pattuglie in esplorazione,

tirerebbero in modo diverso, più deter-minato. Sarebbero concentrati».

Il sergente espirò una densa boccata difumo, che rimase ferma a lungo nell’ariaimmobile dell’inverno che finiva. Passòqualche minuto prima che Botti ripren-desse a parlare, con quella voce sussurratacaratteristica delle conversazioni tenutein prima linea, durante le quali non sismette di ascoltare ogni rumore prove-niente dal buio. «Davvero sono quindici anni che lei èsotto le armi? Da quando la guerra ècominciata?». «Anche da prima. Il 10 giugno del 1940ero stato richiamato da otto mesi. Mihanno mandato a Cuneo, per l’attaccoalla Francia». «Ha combattuto contro i francesi?». «No. Sono arrivato tardi. La guerra l’hoconosciuta in Nord Africa, con Grazianie poi con Rommel. Durante la grandeoffensiva sono arrivato a cento chilometrida Alessandria, e poi, dopo El Alamein,sono tornato indietro a piedi fino a Ben-gasi. Lì mi hanno ferito e sono statorimpatriato. Finita la convalescenza vo-levano mandarmi in Russia, ma ancorauna volta sono stato fortunato e quandostavo per partire era già finito tutto».

Una nuova antologia di fantastoria racconta un mondo in cui l’Italia non è statasconfitta nella Seconda guerra mondiale e dove il Fascismo è andato oltre il suoprimo «ventennio». Venti autori hanno immaginato un passato alternativo, partendoogni volta da un diverso punto di svolta. Per Sergio Valzania, autore di questoracconto – intitolato «Una notte tranquilla» – estratto dalla raccolta «Fantafascismi»(Bietti editore), il giro di boa è stata la vittoria della Germania nella corsa alla bombaatomica. Arrivata nell’estate del 1944, l’arma finale ha permesso a Hitler di imporrela pace all’URSS e ha trasformato il fronte occidentale in una guerra di trincea. In cuisi confrontano l’idealismo di un giovane della RSI e la cinica disillusione di unanziano commilitone che invece è al fronte da quindici anni...

di Sergio Valzania

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62 | STORIA IN RETE Aprile 2018

Padre Pio (1887-1968) durante unadelle ultime messe celebrate primadi morire. Si vede chiaramente comealla fine della vita le Stigmate sianoscomparse. A destra, BenitoMussolini e la prima pagina dellalettera inviata dal capo del Governoa Padre Pio, il 2 giugno 1924

ESCLUSIVOSanti e Dittatori

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Aprile 2018 STORIA IN RETE |63

Il 2018 è l’anno centenariodella comparsa delle Stig-mate sulle mani, sui piedi eal costato del Santo più ve-nerato del nostro tempo,san Padre Pio da Pietrelcina.

Un secolo fa, il 1918, l’Italia vivevauna delle pagine più drammatiche edolorose della sua storia. Dopo Ca-poretto, il nostro esercito, impegnatonella guerra contro Austria-Ungheriae Germania, aveva subito perdite spa-ventose, alle quali si erano aggiunte lespietate esecuzioni capitali, volute dalgeneralissimo Cadorna, di quei soldatiche non erano stati capaci di tener testaal nemico fino alla morte. E fu ancoraun «fatto di sangue», il 20 settembre diquel 1918, a scuotere gli animi nellamontuosa provincia pugliese di Foggia.Le tradotte militari in arrivo alla stazionedi Capitanata non facevano che scaricare

«Storia in Rete» intervista uno dei più noti studiosi e biografi del Santo frate, EnricoMalatesta, che ha ritrovato una lettera autografa inviatagli da Benito Mussolini dopo unasua visita al frate cappuccino a San Giovanni Rotondo. Una lettera breve in cui il Capo delFascismo riconosce a Padre Pio il merito di averlo riavvicinato a Dio. E questo pochi giorniprima che scoppiasse la crisi per il rapimento e l’uccisione di Giacomo Matteotti

di Luciano Garibaldi

MUSSOLINI A PADRE PIO:«MI HAI

RIPORTATO A DIO!»

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70 | STORIA IN RETE Aprile 2018

ESERCITO ITALIANO I cappellani militari

Alla vigilia della con-sueta celebrazionedell’anniversario deiPatti Lateranensi(ottantanovesimo)e dell’accordo di

modifica del Concordato (trentaquat-tresimo), il consiglio dei ministri, l’8febbraio scorso, ha approvato lo sche-ma di intesa tra la Repubblica italianae la Santa Sede sull’assistenza spiritualealle Forze Armate. Si tratta di una ri-forma sulla quale si lavora da qualcheanno e che – come spiega il comuni-cato del governo – «ridefinisce i profiligiuridici del rapporto tra i Cappellani

e le strutture militari, per conciliarel’elemento di continuità, costituitodalla presenza dei sacerdoti nelle ForzeArmate fin dal 1915, con i mutatiscenari intervenuti a seguito della so-spensione della leva obbligatoria edelle nuove funzioni che le Forze Ar-mate sono chiamate a svolgere in Italiae all’estero». Nell’intesa, si ridefinisconoconsistenza numerica, grado e tratta-mento economico dei preti con lestellette, come chiarisce ancora la notadel governo Gentiloni: «Il testo regolal’inquadramento, lo stato giuridico,la retribuzione, le funzioni e la disci-plina dei Cappellani militari, figure

autonome rispetto all’organizzazionemilitare; l’organico dei Cappellaniviene ridotto dalle precedenti 204unità a 162 e il loro trattamento eco-nomico principale continua ad esserequello base previsto per il grado diassimilazione, mentre per quello ac-cessorio l’Intesa indica specificamentele diverse tipologie». L’accordo è statoformalizzata dal Segretario di Statovaticano, cardinale Pietro Parolin, edal presidente del Consiglio, PaoloGentiloni, proprio nel corso dell’in-contro celebrativo dei Patti lateranensi,l’11 febbraio, a palazzo Borromeo,sede dell’Ambasciata d’Italia presso la

CROCE STELLETTEPoche settimane fa una riforma concordata col Vaticano ha ridotto a 162 icappellani militari inseriti nelle Forze Armate italiane. Più o meno lo stessonumero che aveva il Regio Esercito nel 1865. Infinitamente meno però dei 2.700cappellani italiani presenti al fronte durante la Grande Guerra del ’15-’18. Tra loroc’era anche un futuro Papa: Angelo Roncalli, il Giovanni XXIII che da qualchemese è il Patrono dell’Esercito. La cosa ha scandalizzato i soliti ambientiprogressisti che dimenticano che Roncalli fu un convinto patriota che dal frontesognava un’Italia «libera e grande nella luce di Cristo»

di Antonello Carvigiani

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Aprile 2018 STORIA IN RETE |71

Un documento di identità di Don Angelo Roncalli durante il servizio come cappellano militare nel RegioEsercito. Il futuro papa Giovanni XXIII manifestòun fervente patriottismo nei suoi diari bellici

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76 | STORIA IN RETE

ANNIVERSARI Giri di boa

«Vi ricordate quel18 aprile, diaver votato de-mocristiani,senza pensareall’indomani, a

rovinare la gioventù». Così cantavano,settanta anni fa, i comunisti all’indomanidelle elezioni del 1948, che avevano de-cretato la vittoria della DC e la nettasconfitta del Fronte socialcomunista,convinto, fino all’infuocata vigilia delvoto, di poter conseguire un netto suc-cesso. Nomen omen (il nome è un desti-no), dicevano i latini, ma anche nomina

sunt consequentia rerum (i nomi cor-rispondono all’essenza delle cose, o nerivelano il significato), si legge nelle«Istituzioni» di Giustiniano, formularipresa da Dante nella «Vita Nova» edentrata poi nelle citazioni più ricorrenti.Questa citazione per ricordare che «ilquarantotto» non è un numero qualsiasi,ma carico di significati anche nel nostrolinguaggio corrente (forse meno inquello dei giovani). «È successo unquarantotto», «mandare tutto a cartequarantotto» sono espressioni che in-dicano confusione, rivolgimenti, di-sordine, caos e così via. Questo signi-

18 aprile 1948:L’ITALIA SCEGLIE DA CHE PARTE STARESettant’anni fa l’Italia decideva definitivamentel’Occidente premiando la Democrazia Cristiana esconfiggendo il blocco delle sinistre alle elezionipolitiche. In realtà era già stato tutto deciso a Yalta,nel febbraio 1945: l’Italia sarebbe comunque rimastafuori dalla sfera di influenza sovietica per finire sottol’ombrello degli USA. Ma molti non sapevano diquegli accordi e ampi settori delle sinistre sognavanoancora la Rivoluzione. A bloccarli, ancora prima delvoto popolare, furono i «no» arrivati da Mosca el’abile politica di De Gasperi. Che aveva rotto gliindugi già nel maggio 1947 per preparare lo scontrodell’anno successivo

di Aldo G. Ricci

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Alcide De Gasperi(1881-1954) duranteun comizio dellacampagna elettoraledel 1948. Nel riquadro un manifestoanticomunista. L’usoda parte del FrontePopolare dell’effigiedi Garibaldi comesimbolo divenne unodei bersagli preferitidella propaganda filo-occidentale

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CRIMINALIArte & Sangue

Fu Cesare Lombroso(1835-1909) il primo stu-dioso a cercare il legametra l’attività del cosiddettogenio e ambiti come lapazzia e il crimine. Il suo

approccio, oggi non più sostenibile inambito scientifico, ha comunque sug-gerito una traccia i cui germi hannoprodotto occasioni di approfondimento,poi effettuati con le moderne cono-scenze della psichiatria, della psicoanalisie della criminologia. Per iniziare a fareun po’ di ordine i isoliamo alcune ti-pologie del binomio arte/crimine: a) l’artista è anche un criminale e raf-figura nella sua opera i propri crimini;b) l’artista è anche criminale, ma lesue opere non rivelano, quantomenoin apparenza, alcun legame con i suoicrimini. In realtà, a un’analisi più ap-

profondita e tecnica, spesso quelleopere dimostrano in modo latente leproblematiche che contrassegnato ilcarattere, le parafilie e altri disturbidell’autore;c) il criminale diventa artista durantela detenzione;d) ci sono poi artisti che sono stati vit-time di crimini (anche quando rimossi)e che in alcuni casi trasferiscono in-consciamente il proprio vissuto nellaloro produzione creativa;e) alcune forme d’arte che riproduconoeventi particolarmente violenti (mas-sacri, sacrifici, omicidi, ecc.), possonoessere all’origine degli impulsi omici-diari, per esempio di un serial killer;f) in alcuni periodi storici l’attività cri-minale (in particolare crimini efferati)può aver influenzato le tematiche diartisti coevi.

ARTISTI POCORACCOMANDABILILa tentazione di usare le mani non solo per maneg-giare la penna o i pennelli è frequente tra i grandiartisti. Ma anche noti assassini, come Charles Mansono il Mostro di Firenze, hanno scoperto dentro di sé,insieme all’odio per il prossimo, anche una venaartistica, magari coltivata in carcere... Ci può essere unlegame tra creatività e violenza? Alcune biografie digrandi artisti e di grandi criminali hanno suggerito astorici e antropologi nuove indagini. Che non potevanoche partire dalle opere di questi criminali ispirati

di Massimo Centini

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L’inglese Richard Dadd (1817-1886). Parricida e tentato omicida,

fu internato come pazzo. In manicomio iniziò a dipingere

realizzando decine di opere fiabesche che gli valsero il soprannome

di «pittore delle fate»

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