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Controllo dell’espressione genica Corso di Genetica per Scienze per l’Ambiente e la Natura Alberto Pallavicini

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Controllo dell’espressione

genica

Corso di Genetica

per Scienze per l’Ambiente e la

Natura Alberto Pallavicini

Perchè controllare l’espressione

genica?

L’intero complemento genico all’interno di una singola cellula

rappresenta una quantità enorme di informazione biologica.

Parte è necessaria in ogni momento (rRNA- housekeeping

genes).

Molti geni invece hanno un ruolo molto più specializzato e la

loro informazione biologica viene richiesta dalla cellula solo

in determinate circostanze.

Tutti gli organismi sono pertanto capaci di regolare l’espressione

dei loro geni.

La regolazione genica in E. coli

La regolazione genica permette ad un batterio di rispondere a

cambiamenti ambientali. Un esempio viene fornito da quei geni

batterici che sono coinvolti nell’utilizzazione di diversi zuccheri

come fonte di carbonio e di energia.

E. coli possiede una varietà di enzimi che permettono alla cellula di

utilizzare vari zuccheri.

Quali enzimi sono richesti in un determinato momento dipende da

quali zuccheri siano disponibili nell’ambiente.

Perchè non produrre sempre tutti gli enzimi? Spreco energetico...

Regolando l’espressione genica i batteri sono in grado di adattarsi

rapidamente alle condizioni ambientali ma senza spreco di energia.

I geni inducibili

La regolazione genica negli eucarioti

Al livello più basilare, la regolazione genica riesce ad ottenere lo

stesso risultato sia nei batteri che negli eucarioti: permette ad una

cellula di modificare le sue capacità biochimiche.

In realtà negli eucarioti esiste un livello maggiore di sofisticazione

per quello che riguarda i segnali che influiscono sull’espressione

genica.

Le cellule eucariotiche possono rispondere ad una più vasta

gamma di stimoli di regolazione.

Alcuni geni eucariotici vengono regolati durante lo sviluppo.

La regolazione genica negli organismi pluricellulari porta come

conseguenza ad un specializzazione cellulare.

Possibili meccanismi di controllo

dell’espressione genica

Il controllo dell’espressione genica è essenzialmente il controllo

sulla quantità del prodotto genico che dev’essere presente

all’interno della cellula.

Questa quantità è un equilibrio fra due fattori: la velocità di sintesi

e la velocità di degradazione.

Il risultato di questo equilibrio è una diversa concentrazione

all’equilibrio per ciascun prodotto genico all’interno della cellula.

La regolazione di questo equilibrio si basa essenzialmente sulla

velocità di sintesi del prodotto genico.

Come può venire regolata la velocità di sintesi?

Possibili meccanismi di controllo

dell’espressione genica

•La trascrizione. Se il numero dei trascritti che vengono

sintetizzati nell’unità di tempo cambia, cambierà anche la quantità

del prodotto genco che viene sintetizzato.

•Il catabolismo dell’mRNA. Se le molecole di mRNA vengono

degradate prima che possa avvenire la traduzione, la sintesi del

prodotto genico sarà limitata, se si diminuisce il livello di

degradazione ci sarà più prodotto genica.

•Il processamento dell’mRNA. Nel caso della maggior parte degli

mRNA eucariotici, eventi del processamento (cap, polyA e

splicing) sono prerequisiti per la traduzione.

•Traduzione. Vi deve essere un controllo sui numeri dei ribosomi o

sulla velocità di traduzione.

Controllo dell’espressione genica nei

batteri

La base per la nostra comprensione di come i batteri regolino

l’espressione dei loro geni venne fondata da Jacob e Monod in una

pubblicazione del 1961 che è considerata un classico dell’analisi

sperimentale e della logica deduttiva.

Jacob e Monod basarono le loro ipotesi sulla complessa analisi

genetica dell’utilizzazione del lattosio da parte di E. coli e

descrissero un elegante sistema di regolazione che solo

successivamente è stato confermato in tutti i dettagli.

Regolazione dell’utilizzazione del

lattosio Il lattosio è un disaccaride composto da una molecola di glucosio

legata ad una molecola di galattosio.

Per poter utilizzare il lattosio una cellula di E. coli deve trasportare

le molecole di lattosio all’interno della cellula e successivamente

spezzare le molecole in galattosio e glucosio.

Queste reazioni vengono catalizzate da tre enzimi: la lattosio

permeasi, che trasporta il lattosio; la β-galattosidasi che idrolizza

il legame; la β-galattoside transacetilasi di cui in realtà non si

conosce a fondo la funzione.

Normalmente questi enzimi sono quasi assenti nella cellula di E.

coli ma in presenza di lattosio la quantità aumenta di 1000 volte in

breve tempo ed in maniera coordinata.

I geni per l’utilizzazione del lattosio

formano un operone.

I tre geni implicati nell’utilizzazione del lattosio vengono chiamati:

lacZ (β-galattosidasi), lacY (permeasi) e lacA (transacetilasi).

Questi geni sono associati nel genoma e formano un operone;

ciascuno viene trascritto nella stessa molecola di mRNA.

I geni per l’utilizzazione del lattosio

formano un operone.

I geni per l’utilizzazione del lattosio

formano un operone. Con tecniche di analisi genetica identificarono i geni lacZ, lacY e

lacA. Inoltre scoprirono un ulteriore gene lacI. Questo gene si

trova a monte dei geni lac ma non fa parte dell’operone. Il prodotto

genico di lacI è strettamente associato all’utilizzazione del lattosio

ma non è un enzima richiesto per l’ingresso o la degradazione.

I geni per l’utilizzazione del lattosio

formano un operone.

Il prodotto di lacI regola l’espressione degli altri tre geni, se lacI

viene inattivato per mutazione l’operone lac risulta attivato in

maniera costitutiva.

La terminologia adottata da Jacob e Monod è ancora utilizzata:

lacZ, lacY e lacA sono geni strutturali, mentre lacI è un gene

regolatore.

Il prodotto genico di lacI è una proteina capace di legarsi alla

molecola di DNA di E. coli ad un sito nel promotore per l’operone

lac e l’inizio del gene lacZ. Questo sito di attacco viene chiamato

operatore.

Il repressore del lattosio

Il repressore del lattosio

Di fatto l’operatore si sovrappone al promotore, in questo modo la

trascrizione è bloccata.

L’allolattosio è l’induttore della trascrizione. Infatti il repressore lac

può legarsi anche a questa molecola.

Esiste sempre un certo livello di trascrizione così qualche molecola

dell’operone viene tradotta. In questo modo se nell’ambiente si

trova lattosio alcune molecole possono entrare.

Si formerà allolattosio che legherà il repressore, il complesso

repressore-allolattosio si dissocia dalla molecola di DNA,

permettendo alla RNA polimerasi di localizzare il sito promotore.

Il repressore del lattosio

L’allolattosio agisce come induttore dell’operone.

Gli enzimi trascritti esauriranno la quantità di lattosio

disponibile. Il legame tra il repressore e lo zucchero è una

reazione all’equilibrio. Quando cala la concentrazione di

lattosio libero il numero di complessi repressore-allolattosio

diminuirà.

Il repressore libero riprenderà la sua conformazione e si

legherà nuovamente all’operatore.

Il repressore del lattosio

Gli effetti delle mutazioni sui geni.

L’analisi di Jacob e Monod sull’operone lac è un ottimo esempio

della maniera in cui le mutazioni vengono utilizzate per la ricerca

genetica.

Una mutazione è un’alterazione della sequenza nucleotidica di una

molecola di DNA.

Se una mutazione avviene all’interno di un gene potremo avere

un’alterazione della sequenza aminoacidica della proteina

codificata dal gene.

Effetti delle mutazioni del gene lacOc

Effetto cis-dominante della mutazione lacOc in un ceppo diploide

parziale.

Effetti delle mutazioni del gene lacOc

Effetti delle mutazioni del gene lacI

Effetti delle mutazioni del gene lacI

Effetti delle mutazioni del gene lacI

Il glucosio reprime l’operone lac.

Se la cellula ha una fonte sufficiente di glucosio per le sue necessità

energetica, questa cellula non avrà bisogno di metabolizzare il

lattosio.

Questo meccanismo viene chiamato la repressione da catabolita e

coinvolge una seconda proteina regolatrice, la proteina attivatrice

del catabolismo (CAP) e un secondo sito di legame a monte, il

sito CAP.

La CAP si lega al sito CAP solo in presenza di AMP ciclico

(cAMP) un nucleotide modificato per mezzo dell’adenilato ciclasi.

Il glucosio reprime l’operone lac.

Controllando la quantità di cAMP all’interno della cellula il

glucosio può regolare indirettamente il legame del complesso CAP-

cAMP al sito CAP.

Il glucosio inibisce la sintesi di cAMP inibendo l’adenilato

ciclasi.

Infatti quando il complesso è legato al sito CAP stimola il legame

dell’RNA polimerasi al promotore e pertanto stimola anche la

trascrizione dell’operone lac.

Quando il sito CAP non è occupato, l’operone viene trascritto

solamente a bassa frequenza, anche se fosse presente il lattosio e il

repressore lac non sarebbe legato all’operatore.

Regolazione espressione genica eucarioti

Siti a monte e proteine che si legano al

DNA

Il gene per la metallotioneina umana.

Esempio per illustrare il ruolo dei siti a monte dei geni e le proteine

che si legano al DNA nella regolazione genica degli eucarioti.

La metallotioneina è una proteina che protegge le cellule da effetti

tossici dovuti ai metalli pesanti, quali il cadmio.

Nove sono i siti coinvolti nell’espressione del gene per la

metallotioneina, divisibili in quattro gruppi:

1. Il TATA box. Questo è il sito al quale l’RNA polimerasi II si

lega la DNA.

2. Gli elementi a monte del promotore (UPE). Gli esempi più

comuni sono il GC box e il CAAT box

Siti a monte e proteine che si legano al

DNA

3. Siti enhancers (di attivazione) costituiscono anch’essi degli

elementi di attivazione della trascrizione, ma contengono

sequenze di DNA più lunghe che gli UPE e contengono siti di

legame per un certo numero di proteine.

4. Elementi di risposta transiente. Un sito di risposta transiente

attiva la trascrizione in maniera temporanea, in risposta ad uno

stimolo esterno della cellula.

Le proteine che si legano al DNA

Sia nel caso dei procarioti che degli eucarioti è stato più facile

identificare i siti a monte di un gene, che studiare le proteine

leganti il DNA che si attaccano a questi siti.

Solo dall’inizio degli anni 90 quest’area di ricerca ha progredito più

rapidamente.

Possiamo riconoscere tre classi principali di proteine che

interagiscono con il DNA.

a) Motivo a Zinc finger. Sono chiamati così perche la struttura

assomiglia a dita sporgenti dalla proteina. Caratteristicamente

dua aa cisteina e dua istidina sono posizionati in modo da

legare una molecola di zinco.

Le proteine che si legano al DNA

b) Motivo a Leucine Zipper. Le proteine con leucine zipper sono

dimeri con ciascun dominio leucine zipper consistente di due

regioni ad elica. Il nome deriva dalle presenza di leucine (L) ad

ogni settima posizione.

c) Motivo helix-turn-helix. In questa struttura due eliche α sono

separate da quattro aminoacidi, in modo che la catena

polipeptidica abbia una brusca curvatura. Gli aminoacidi delle

due eliche prendono il contatto con il DNA.

Le proteine che si legano al DNA

La regolazione dei geni durante

lo sviluppo

Uno dei principali problemi ancora irrisolti dai genetisti è quello di

colmare la lacuna concettuale fra il comprendere come venga

regolato un gene individuale e comprendere come sia controllata

una funzione biologica complessa.

Il problema più importante e più difficile è quello di capire come

sia regolata la serie programmata di cambiamenti che conducono

dall’uovo fecondato all’essere umano adulto.

Identificazione dei geni

associati allo sviluppo

Si capisce facilmente come trovare l’informazione biologica che

una determinata proteina sia una β-galattosidasi ma come

comprendere che un gene determini la funzione: “fai crescere una

gambo in questo punto, fallo adesso”?

Mutanti di sviluppo nella Drosophila

Tra i tanti mutanti di Drosophila che sono stati scoperti, ve ne sono

molti nei quali lo sviluppo stesso del moscerino è completamente

alterato. Un esempio sorprendente viene fornito da Antennapaedia

che causa la crescita delle zampe invece di antenne.

Questo tipo di mutazione che causa la trasformazione di una parte

del corpo in un’altra viene detta omeotica.

Identificazione dei geni

associati allo sviluppo

Alla fine degli anni 70 con la capacità di isolare e caratterizzare la

sequenza genica si scoprì che ciascuno di questi geni possedeva

una sequenza molto simile lunga 180 bp. Questa sequenza venne

chiamata omeobox e si ritiene codifichi una struttura con capacità

di legare il DNA.

I geni omeotici nei vertebrati.

Nel 1984 vi fu una grande sorpresa quando si scoprì che una

struttura tipica di un omeobox era presente nel rospo Xenopus

laevis. Successivamente le prime strutture omeobox vennero

identificate nei mammiferi e sappiamo ogg che la specie umana

possiede almeno 38 geni di questo tipo.

Attività genica differenziale in

tessuti diversi

Attività genica differenziale in

tessuti diversi