Concistoro. De Donatis è cardinaleno, mentre la nomina di Papa France-sco risale al 26 maggio 2017....

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DI CHRISTIAN GIORGIO San Pietro sono le 16.35 quando il vicario di Roma si inginocchia davanti al suo vescovo. Sul capo di don Angelo, Francesco impone lo zucchetto e la berretta cardinalizia «rossa come segno della dignità del cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all’effusione del sangue, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa». Poi, «dalla mano di Pietro» la consegna dell’anello con l’invito a ricordare che «con l’amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa». Infine, dopo la consegna della Bolla di creazione cardinalizia e l’assegnazione del “titulus Marci” (San Marco in Campidoglio ndr.), lo scambio dell’abbraccio di pace tra il Papa e il suo vicario per la diocesi di Roma. Oltre a De Donatis, nel Concistoro di ieri sono stati creati altri due cardinali italiani: Giovanni Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato vaticana fino ad agosto, quando assumerà la guida della Congregazione per le cause dei santi, e Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila. Con loro, a ricevere la berretta cardinalizia, Luis Raphael I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, in Iraq; Luis Ladaria Ferrer, gesuita spagnolo, dal 1° luglio 2017 prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; Konrad Krajewski, polacco, Elemosiniere pontificio; Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, in Pakistan; Antonio dos Santos Marto, vescovo di Leiria – Fatima, in Portogallo; Pedro Ricardo Barreto Jimeno, gesuita, arcivescovo di Huancayo, in Perù; Désiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina, in Madagascar; Thomas Aquino Manyo Maeda, arcivescovo di Osaka, in Giappone. Tre i cardinali non elettori: Sergio Obeso Rivera, arcivescovo emerito di Xalapa, messicano, Toribio Ticona Porco, prelato emerito di Corocoro, boliviano, e Aquilino Bocos Merino, claretiano spagnolo, l’unico non vescovo tra i nuovi cardinali. A tutti loro, sulla scorta del Vangelo di Marco, il Papa ha ricordato che non serve «guadagnare il mondo intero se si è corrosi all’interno», se si vive «tutti presi da intrighi asfissianti che inaridiscono e rendono sterile il cuore e la missione». In questa situazione, il monito di Francesco, «si potrebbero già vedere gli intrighi di palazzo, anche nelle curie ecclesiastiche». Ma, niente paura, «mentre siamo sulla strada per Gerusalemme, il Signore cammina davanti a noi per ricordarci che l’unica autorità credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo». Il cardinalato non è una promozione, una onorificenza, lo è «servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato, nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente, nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le loro sofferenze e ferite». Infine il monito del pontefice ai neo cardinali: «Nessuno di noi deve sentirsi “superiore” ad alcuno. Nessuno di noi deve guardare gli altri dall’alto verso il basso. Possiamo guardare così una persona solo quando la aiutiamo ad alzarsi». Le ultime parole dell’allocuzione di Francesco sono dedicate a san Giovanni XXIII. Del suo testamento spirituale il Papa ha voluto ricordare il ringraziamento a Dio per «questa grazia della povertà […] che mi sorresse a non chiedere mai nulla, né per me, né per i miei parenti o amici». A testimoniare e a ringraziare il Papa per la «vitalità e l’apertura della Chiesa che concretizza la sua universalità al servizio di tutti gli uomini» è stato il cardinale Sako nel suo indirizzo di saluto: «Assicuriamo la nostra collaborazione ancora più intensa per promuovere la cultura del dialogo dove c’è più bisogno come nell’Iraq, nella Siria, nella Palestina e nel Medio Oriente». Oggi «vogliamo rinnovare la nostra fedeltà alla Chiesa e alla nostra gente con la promessa che faremo il nostro meglio per essere testimoni gioiosi della nostra fede, del nostro amore, della gratuità, del perdono» nel mondo d’oggi «che vive nell’indifferenza, nel consumismo e nei conflitti di potere e di interessi». A i San Marco al Campidoglio il cardinale De Donatis è stato parroco dal 2003 al 2015. Il Papa gli ha assegnato come “titolo” proprio quello legato alla basilica di piazza Venezia, la chiesa nazionale dei veneti residenti a Roma. Ogni porporato riceve infatti, al momento della sua creazione, oltre all’anello e alla berretta rossa, il titolo che fa riferimento a una chiesa di Roma come segno di vicinanza alla sollecitudine pastorale del Pontefice nell’Urbe. Sono in tutto 222, suddivisi in sedi suburbicarie, titoli e diaconie. Una sede suburbicaria è attribuita ad un cardinale vescovo, un titolo a un cardinale presbitero, una diaconia a un cardinale diacono. Secondo alcune fonti del medievale Liber Pontificalis, in origine erano 25, mentre 7 erano le diaconie. San Marco al Campidoglio fa parte della lista dei 25 titoli originari. Non a caso si tratta di una delle più antiche chiese di Roma; le sue origini risalgono a Papa Marco che la fece costruire nel 336. Gregorio IV la ricostruì nell’833, mentre l’attuale decorazione brocca risale ai restauri del XVII e XVIII secolo. Secondo il catalogo del cronista e storico Pietro Mallio il titolo era collegato alla basilica di San Pietro e i suoi sacerdoti avevano il diritto di celebrarvi Messa a turno. Di solito era il titolo che “spettava” al patriarca di Venezia alla sua nomina a cardinale, come accadde con Albino Luciani (il futuro Giovanni Paolo I) dopo il Concistoro del 1973. (Chr. Gio.) D De Donatis è cardinale Il Papa: «Servire Cristo» Concistoro. 14 i nuovi porporati. L’invito a «mettersi ai piedi degli altri» Il titolo di San Marco al Campidoglio E DITORIALE LA MISSIONE CON IL SAPORE DEL V ANGELO DI ANGELO ZEMA n dono che accetto con bontà e una chiamata a vivere in modo ancora più forte il martirio della carità nel quotidiano». Così il vicario Angelo De Donatis aveva commentato “a caldo” l’annuncio della nomina cardinalizia. Non un privilegio personale, ma un dono, una responsabilità per il servizio alla diocesi e alla città. Una città complessa come Roma, segnata dall’indifferenza e dallo scollamento sociale, ma nello stesso tempo capace di slanci di solidarietà con le tante espressioni della comunità ecclesiale e di quella civile. Nella città, dove sono chiamate a confrontarsi diverse culture e religioni, il vescovo – e il suo vicario che governa la diocesi a nome del Papa – è non solo annunciatore del Vangelo, ma anche servitore della comunione. Una comunione fondata sull’Eucaristia e sulla Parola. Come scriveva sant’Ignazio di Antiochia alla comunità di Tralles, «il vescovo è l’uomo per l’unità». Nell’ascolto dei “suoi” preti e della gente di questa città che ha l’onore di essere il cuore della cristianità. E l’ascolto è infatti il filo conduttore di questi primi dodici mesi di De Donatis da vicario di Roma, nelle visite a parrocchie, ospedali, carceri, altri ambienti. Dentro la realtà che pulsa, piena di fatiche, difficoltà, sconfitte, gioie e riscatti. Con quel “martirio della carità nel quotidiano” che già ricordava Madeleine Delbrêl: «Non ogni martirio è sanguinoso: ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita». Anche per i vescovi e per i cardinali. E i segni particolari conferiti ai porporati – la berretta, l’anello e il titolo di una chiesa romana – testimoniano proprio quest’impegno senza riserve nell’unione con il Papa, vescovo di Roma. Impegno di servizio, stando dentro la realtà e in particolare dentro quelle “periferie”, geografiche e soprattutto esistenziali, care a Francesco. Anche ieri il Papa ha ribadito con chiarezza che è la missione ciò che conta davvero. Accanto ai “feriti” della vita. «L’unica autorità credibile – ha detto rivolgendosi ai nuovi cardinali – è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo». E «la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci possa essere conferita» è «servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato, nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente, nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite». L’autentica missione con il sapore del Vangelo. U « Oggi i Vespri a San Giovanni con il vicario ggi, solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, il cardinale vicario Angelo De Donatis presiederà la celebrazione solenne dei secondi vespri nella ba- silica di San Giovanni in Laterano. L’inizio è previsto per le ore 18. Do- po la lettura breve prevista dal rito, verrà proposto per la meditazione un brano tratto da una lettera di don An- drea Santoro, il sacerdote fidei donum ucciso a Trabzon, in Turchia, il 5 feb- braio del 2006. La celebrazione sarà animata dai seminaristi del Pontifi- cio Seminario Romano Maggiore. Al termine dei vespri, il cardinale salu- terà i partecipanti nel cortile dell’at- tiguo Palazzo del Vicariato. Il vicario di Roma inizierà la sua gior- nata in piazza San Pietro: alle 10, in- fatti, insieme agli altri 13 cardinali crea- ti nel Concistoro di ieri, sarà tra i con- celebranti della Messa presieduta dal Papa per la solennità dei santi Pietro e Paolo in cui saranno benedetti i pal- li per i nuovi arcivescovi metropoliti. De Donatis, lo ricordiamo, ha inizia- to il suo mandato di vicario generale proprio il 29 giugno dello scorso an- no, mentre la nomina di Papa France- sco risale al 26 maggio 2017. Era ve- scovo ausiliare dal 14 settembre 2015, nominato dal Santo Padre specifica- mente per la cura del clero di Roma, alla sede titolare di Mottola. Dal 1° settembre 2014, era incaricato dioce- sano del Servizio per la formazione permanente del clero. Fu proprio Francesco a presiedere la Messa per l’ordinazione episcopale, ce- lebrata il 9 novembre 2015 nella basi- lica di San Giovanni in Laterano. E sempre il Papa lo chiamò, nella Qua- resima del 2014, a tenere le medita- zioni per gli Esercizi spirituali della Curia Romana. Il motto episcopale scelto da De Donatis fu “Nihil carita- te dulcius” (”Nulla è più dolce dell’a- more”), parole tratte dal “De officiis ministrorum” di Sant’Ambrogio, che ha mantenuto anche come cardinale. Nato il 4 gennaio 1954 a Casarano (Lecce), nella diocesi di Nardò–Galli- poli, De Donatis è stato alunno prima del Seminario di Taranto e quindi del Pontificio Seminario Romano Mag- giore. Ha compiuto gli studi filosofici alla Pontificia Università Lateranense e quelli teologici alla Pontificia Uni- versità Gregoriana, dove ha consegui- to la licenza in Teologia morale. È stato ordinato sacerdote il 12 aprile 1980 per la diocesi di Nardò–Galli- poli e dal 28 novembre 1983 è incar- dinato nella diocesi di Roma. Dal 1980 al 1983 è stato collaboratore nella par- rocchia di San Saturnino e insegnante di religione; dal 1983 al 1988, vicario parrocchiale della medesima parroc- chia; dal 1988 al 1990, addetto alla Se- greteria generale del Vicariato come collaboratore del vicegerente Giovan- ni Marra e vicario parrocchiale nella parrocchia della Santissima Annun- ziata a Grottaperfetta; dal 1989 al 1991, archivista della segreteria del Collegio Cardinalizio; dal 1990 al 1996, diret- tore dell’Ufficio Clero del Vicariato di Roma; dal 1990 al 2003, direttore spi- rituale al Pontificio Seminario Roma- no Maggiore; dal 2003, parroco a San Marco Evangelista al Campidoglio. De Donatis è stato anche assistente diocesano dell’Associazione naziona- le familiari del clero. È stato membro del Consiglio presbiterale diocesano e del Collegio dei Consultori. Nel 1989 è stato ammesso all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme con il grado di Cavaliere; è cappella- no di Sua Santità dal 10 aprile 1990. Dall’aprile 2016 è stato rettore della chiesa di San Sebastiano al Palatino e per dieci anni ha seguito come assi- stente spirituale l’associazione Don Andrea Santoro. O La celebrazione alle ore 18 nella cattedrale. Lettura di un brano di don Santoro Il porporato saluterà poi i partecipanti nel cortile del Palazzo del Vicariato La basilica lateranense (Foto Gennari) Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 00184 Roma - tel. 06.69886150 Abbonamento annuale Avvenire domenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) 62 Per abbonarsi: N. 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O forse la risposta già la sappiamo, è dentro di noi. È in quel clima culturale che respirano i ra- gazzi, nell’idea del denaro al primo posto, nel deside- rio di un oggetto da soddisfare a ogni costo, nella so- litudine che vivono in casa. Con genitori assenti o di- stratti, che concedono troppo presto uno smartphone in mano ai propri figli. «Un’azione criminale», com- menta un esperto del Bambino Gesù. Ma su questo punto sembra essere diffusa una rassegnazione dila- gante. Non è il solo su cui riflettere, naturalmente. Quel che è certo che è occorre impegnarsi sempre più nella scommessa educativa. Contro quelle, distorte e dannose, che offrono le sale slot e il Web. (A.Z.) C Scommessa educativa contro quelle del Web L’ordinazione di Palmieri, vescovo per il settore Est a pagina 4 www.romasette.it Inserto redazionale di facebook.com/romasette twitter.com/romasette [email protected] Anno XLV – Numero 26 – Venerdì 29 giugno 2018 Speciale per il Concistoro ome annunciato domenica scorsa, Roma Sette propone oggi un’edizione speciale per il Concistoro in cui è stato creato cardinale il vicario di Roma, Angelo De Donatis. L’uscita anticipa e sostituisce quella della domenica. Nel pomeriggio, alle 18, è prevista una diffusione straordinaria del giornale nella basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della celebrazione dei vespri che sarà presieduta dal cardinale vicario. Il numero speciale del settimanale mescola l’attualità con l’approfondimento. I fatti della settimana, dall’ordinazione episcopale di don Palmieri agli appuntamenti con Macron, la conferenza stampa sull’azzardo, l’incontro sul lavoro. Le testimonianze su due impegni che hanno caratterizzato il ministero pastorale di De Donatis: l’accompagnamento spirituale dei sacerdoti e il servizio nelle parrocchie. C Roma Sette

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DI CHRISTIAN GIORGIO

San Pietro sono le 16.35 quandoil vicario di Roma si inginocchiadavanti al suo vescovo. Sul capo

di don Angelo, Francesco impone lozucchetto e la berretta cardinalizia«rossa come segno della dignità delcardinalato, a significare che doveteessere pronti a comportarvi confortezza, fino all’effusione del sangue,per la pace e la tranquillità del popolodi Dio e per la libertà e la diffusionedella Santa Romana Chiesa». Poi,«dalla mano di Pietro» la consegnadell’anello con l’invito a ricordare che«con l’amore del Principe degliApostoli si rafforza il tuo amore versola Chiesa». Infine, dopo la consegnadella Bolla di creazione cardinalizia el’assegnazione del “titulus Marci” (SanMarco in Campidoglio ndr.), loscambio dell’abbraccio di pace tra ilPapa e il suo vicario per la diocesi diRoma. Oltre a De Donatis, nelConcistoro di ieri sono stati creati altridue cardinali italiani: GiovanniAngelo Becciu, Sostituto dellaSegreteria di Stato vaticana fino adagosto, quando assumerà la guidadella Congregazione per le cause deisanti, e Giuseppe Petrocchi,arcivescovo dell’Aquila. Con loro, aricevere la berretta cardinalizia, LuisRaphael I Sako, patriarca di Babiloniadei Caldei, in Iraq; Luis Ladaria Ferrer,gesuita spagnolo, dal 1° luglio 2017prefetto della Congregazione per ladottrina della fede; Konrad Krajewski,polacco, Elemosiniere pontificio;Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi,in Pakistan; Antonio dos SantosMarto, vescovo di Leiria – Fatima, inPortogallo; Pedro Ricardo BarretoJimeno, gesuita, arcivescovo diHuancayo, in Perù; DésiréTsarahazana, arcivescovo diToamasina, in Madagascar; ThomasAquino Manyo Maeda, arcivescovo diOsaka, in Giappone. Tre i cardinalinon elettori: Sergio Obeso Rivera,arcivescovo emerito di Xalapa,messicano, Toribio Ticona Porco,prelato emerito di Corocoro,boliviano, e Aquilino Bocos Merino,claretiano spagnolo, l’unico nonvescovo tra i nuovi cardinali. A tutti

loro, sulla scorta del Vangelo di Marco,il Papa ha ricordato che non serve«guadagnare il mondo intero se si ècorrosi all’interno», se si vive «tuttipresi da intrighi asfissianti cheinaridiscono e rendono sterile il cuoree la missione». In questa situazione, ilmonito di Francesco, «si potrebberogià vedere gli intrighi di palazzo,anche nelle curie ecclesiastiche». Ma,niente paura, «mentre siamo sullastrada per Gerusalemme, il Signorecammina davanti a noi per ricordarciche l’unica autorità credibile è quellache nasce dal mettersi ai piedi deglialtri per servire Cristo». Il cardinalatonon è una promozione, unaonorificenza, lo è «servire Cristo nelpopolo fedele di Dio, nell’affamato,nel dimenticato, nel carcerato, nelmalato, nel tossicodipendente,nell’abbandonato, in persone concretecon le loro storie e speranze, con leloro sofferenze e ferite». Infine ilmonito del pontefice ai neo cardinali:«Nessuno di noi deve sentirsi“superiore” ad alcuno. Nessuno di noideve guardare gli altri dall’alto verso ilbasso. Possiamo guardare così unapersona solo quando la aiutiamo adalzarsi». Le ultime paroledell’allocuzione di Francesco sonodedicate a san Giovanni XXIII. Del suotestamento spirituale il Papa ha volutoricordare il ringraziamento a Dio per«questa grazia della povertà […] chemi sorresse a non chiedere mai nulla,né per me, né per i miei parenti oamici». A testimoniare e a ringraziareil Papa per la «vitalità e l’apertura dellaChiesa che concretizza la suauniversalità al servizio di tutti gliuomini» è stato il cardinale Sako nelsuo indirizzo di saluto: «Assicuriamola nostra collaborazione ancora piùintensa per promuovere la cultura deldialogo dove c’è più bisogno comenell’Iraq, nella Siria, nella Palestina enel Medio Oriente». Oggi «vogliamorinnovare la nostra fedeltà alla Chiesae alla nostra gente con la promessache faremo il nostro meglio per esseretestimoni gioiosi della nostra fede, delnostro amore, della gratuità, delperdono» nel mondo d’oggi «che vivenell’indifferenza, nel consumismo enei conflitti di potere e di interessi».

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i San Marco al Campidoglio il cardinale DeDonatis è stato parroco dal 2003 al 2015. Il

Papa gli ha assegnato come “titolo” proprioquello legato alla basilica di piazza Venezia, lachiesa nazionale dei veneti residenti a Roma.Ogni porporato riceve infatti, al momento dellasua creazione, oltre all’anello e alla berrettarossa, il titolo che fa riferimento a una chiesa diRoma come segno di vicinanza allasollecitudine pastorale del Pontefice nell’Urbe.Sono in tutto 222, suddivisi in sedisuburbicarie, titoli e diaconie. Una sedesuburbicaria è attribuita ad un cardinalevescovo, un titolo a un cardinale presbitero,una diaconia a un cardinale diacono. Secondoalcune fonti del medievale Liber Pontificalis, in

origine erano 25, mentre 7 erano le diaconie.San Marco al Campidoglio fa parte della listadei 25 titoli originari. Non a caso si tratta diuna delle più antiche chiese di Roma; le sueorigini risalgono a Papa Marco che la fececostruire nel 336. Gregorio IV la ricostruìnell’833, mentre l’attuale decorazione broccarisale ai restauri del XVII e XVIII secolo. Secondoil catalogo del cronista e storico Pietro Mallio iltitolo era collegato alla basilica di San Pietro e isuoi sacerdoti avevano il diritto di celebrarviMessa a turno. Di solito era il titolo che“spettava” al patriarca di Venezia alla suanomina a cardinale, come accadde con AlbinoLuciani (il futuro Giovanni Paolo I) dopo ilConcistoro del 1973. (Chr. Gio.)

D

De Donatis è cardinaleIl Papa: «Servire Cristo»

Concistoro.14 i nuovi porporati. L’invito a «mettersi ai piedi degli altri»

Il titolo di San Marco al Campidoglio

E D I T O R I A L E

LA MISSIONECON IL SAPOREDEL VANGELO

DI ANGELO ZEMA

n dono che accetto conbontà e una chiamata avivere in modo ancora più

forte il martirio della carità nelquotidiano». Così il vicario Angelo DeDonatis aveva commentato “a caldo”l’annuncio della nomina cardinalizia.Non un privilegio personale, ma undono, una responsabilità per ilservizio alla diocesi e alla città. Unacittà complessa come Roma, segnatadall’indifferenza e dallo scollamentosociale, ma nello stesso tempo capacedi slanci di solidarietà con le tanteespressioni della comunità ecclesiale edi quella civile. Nella città, dove sonochiamate a confrontarsi diverse culturee religioni, il vescovo – e il suo vicarioche governa la diocesi a nome delPapa – è non solo annunciatore delVangelo, ma anche servitore dellacomunione. Una comunione fondatasull’Eucaristia e sulla Parola. Comescriveva sant’Ignazio di Antiochia allacomunità di Tralles, «il vescovo èl’uomo per l’unità». Nell’ascolto dei“suoi” preti e della gente di questacittà che ha l’onore di essere il cuoredella cristianità. E l’ascolto è infatti ilfilo conduttore di questi primi dodicimesi di De Donatis da vicario diRoma, nelle visite a parrocchie,ospedali, carceri, altri ambienti.Dentro la realtà che pulsa, piena difatiche, difficoltà, sconfitte, gioie eriscatti. Con quel “martirio della caritànel quotidiano” che già ricordavaMadeleine Delbrêl: «Non ognimartirio è sanguinoso: ce ne sono disgranati da un capo all’altro dellavita». Anche per i vescovi e per icardinali. E i segni particolari conferitiai porporati – la berretta, l’anello e iltitolo di una chiesa romana –testimoniano proprio quest’impegnosenza riserve nell’unione con il Papa,vescovo di Roma. Impegno di servizio,stando dentro la realtà e in particolaredentro quelle “periferie”, geografiche esoprattutto esistenziali, care aFrancesco. Anche ieri il Papa haribadito con chiarezza che è lamissione ciò che conta davvero.Accanto ai “feriti” della vita. «L’unicaautorità credibile – ha dettorivolgendosi ai nuovi cardinali – èquella che nasce dal mettersi ai piedidegli altri per servire Cristo». E «la piùalta onorificenza che possiamoottenere, la maggiore promozione checi possa essere conferita» è «servireCristo nel popolo fedele di Dio,nell’affamato, nel dimenticato, nelcarcerato, nel malato, neltossicodipendente, nell’abbandonato,in persone concrete con le loro storie esperanze, con le loro attese edelusioni, con le loro sofferenze eferite». L’autentica missione con ilsapore del Vangelo.

Oggi i Vespri a San Giovanni con il vicarioggi, solennità dei Santi Pietroe Paolo, patroni di Roma, ilcardinale vicario Angelo De

Donatis presiederà la celebrazionesolenne dei secondi vespri nella ba-silica di San Giovanni in Laterano.L’inizio è previsto per le ore 18. Do-po la lettura breve prevista dal rito,verrà proposto per la meditazione unbrano tratto da una lettera di don An-drea Santoro, il sacerdote fidei donumucciso a Trabzon, in Turchia, il 5 feb-braio del 2006. La celebrazione saràanimata dai seminaristi del Pontifi-cio Seminario Romano Maggiore. Altermine dei vespri, il cardinale salu-terà i partecipanti nel cortile dell’at-tiguo Palazzo del Vicariato.Il vicario di Roma inizierà la sua gior-nata in piazza San Pietro: alle 10, in-fatti, insieme agli altri 13 cardinali crea-ti nel Concistoro di ieri, sarà tra i con-celebranti della Messa presieduta dalPapa per la solennità dei santi Pietro

e Paolo in cui saranno benedetti i pal-li per i nuovi arcivescovi metropoliti.De Donatis, lo ricordiamo, ha inizia-to il suo mandato di vicario generaleproprio il 29 giugno dello scorso an-no, mentre la nomina di Papa France-sco risale al 26 maggio 2017. Era ve-scovo ausiliare dal 14 settembre 2015,nominato dal Santo Padre specifica-mente per la cura del clero di Roma,alla sede titolare di Mottola. Dal 1°settembre 2014, era incaricato dioce-sano del Servizio per la formazionepermanente del clero.Fu proprio Francesco a presiedere laMessa per l’ordinazione episcopale, ce-lebrata il 9 novembre 2015 nella basi-lica di San Giovanni in Laterano. Esempre il Papa lo chiamò, nella Qua-resima del 2014, a tenere le medita-zioni per gli Esercizi spirituali dellaCuria Romana. Il motto episcopalescelto da De Donatis fu “Nihil carita-te dulcius” (”Nulla è più dolce dell’a-

more”), parole tratte dal “De officiisministrorum” di Sant’Ambrogio, cheha mantenuto anche come cardinale.Nato il 4 gennaio 1954 a Casarano(Lecce), nella diocesi di Nardò–Galli-poli, De Donatis è stato alunno primadel Seminario di Taranto e quindi delPontificio Seminario Romano Mag-giore. Ha compiuto gli studi filosoficialla Pontificia Università Lateranensee quelli teologici alla Pontificia Uni-versità Gregoriana, dove ha consegui-to la licenza in Teologia morale.È stato ordinato sacerdote il 12 aprile1980 per la diocesi di Nardò–Galli-poli e dal 28 novembre 1983 è incar-dinato nella diocesi di Roma. Dal 1980al 1983 è stato collaboratore nella par-rocchia di San Saturnino e insegnantedi religione; dal 1983 al 1988, vicarioparrocchiale della medesima parroc-chia; dal 1988 al 1990, addetto alla Se-greteria generale del Vicariato comecollaboratore del vicegerente Giovan-

ni Marra e vicario parrocchiale nellaparrocchia della Santissima Annun-ziata a Grottaperfetta; dal 1989 al 1991,archivista della segreteria del CollegioCardinalizio; dal 1990 al 1996, diret-tore dell’Ufficio Clero del Vicariato diRoma; dal 1990 al 2003, direttore spi-rituale al Pontificio Seminario Roma-no Maggiore; dal 2003, parroco a SanMarco Evangelista al Campidoglio.De Donatis è stato anche assistentediocesano dell’Associazione naziona-le familiari del clero. È stato membrodel Consiglio presbiterale diocesano edel Collegio dei Consultori. Nel 1989è stato ammesso all’Ordine Equestredel Santo Sepolcro di Gerusalemmecon il grado di Cavaliere; è cappella-no di Sua Santità dal 10 aprile 1990.Dall’aprile 2016 è stato rettore dellachiesa di San Sebastiano al Palatino eper dieci anni ha seguito come assi-stente spirituale l’associazione DonAndrea Santoro.

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La celebrazione alle ore 18nella cattedrale. Letturadi un brano di don SantoroIl porporato saluterà poii partecipanti nel cortiledel Palazzo del Vicariato

La basilica lateranense

(Foto Gennari)

Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 00184 Roma - tel. 06.69886150

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è un’emergenza nascosta. Non se ne parla suigiornali. Né occupa i tg della prima serata. È il

miraggio del denaro facile per migliaia di ragazzi,anzi di ragazzini. Le cifre fornite dalla Caritas, di cuiparliamo nel giornale, sono drammatiche. A Romadue ragazzi su tre, tra i 13 e i 17 anni, giocano d’az-zardo almeno una volta all’anno; il 36% gioca abi-tualmente. Il campionario è vario: scommesse sporti-ve, il “gratta e vinci”, le scommesse online. «I ragazziromani sanno tutto dell’azzardo», denuncia la Cari-tas. E lo smartphone è lo strumento più utilizzato da-gli adolescenti. C’è da chiedersi come si arrivi a tuttoquesto. O forse la risposta già la sappiamo, è dentrodi noi. È in quel clima culturale che respirano i ra-gazzi, nell’idea del denaro al primo posto, nel deside-rio di un oggetto da soddisfare a ogni costo, nella so-litudine che vivono in casa. Con genitori assenti o di-stratti, che concedono troppo presto uno smartphonein mano ai propri figli. «Un’azione criminale», com-menta un esperto del Bambino Gesù. Ma su questopunto sembra essere diffusa una rassegnazione dila-gante. Non è il solo su cui riflettere, naturalmente.Quel che è certo che è occorre impegnarsi sempre piùnella scommessa educativa. Contro quelle, distorte edannose, che offrono le sale slot e il Web. (A.Z.)

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Scommessa educativacontro quelle del Web

L’ordinazione di Palmieri, vescovoper il settore Esta pagina 4

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Anno XLV – Numero 26 – Venerdì 29 giugno 2018

Speciale per il Concistoroome annunciato domenica scorsa,Roma Sette propone oggi

un’edizione speciale per il Concistoroin cui è stato creato cardinale il vicariodi Roma, Angelo De Donatis. L’uscitaanticipa e sostituisce quella delladomenica. Nel pomeriggio, alle 18, èprevista una diffusione straordinariadel giornale nella basilica di SanGiovanni in Laterano in occasionedella celebrazione dei vespri che saràpresieduta dal cardinale vicario.Il numero speciale del settimanalemescola l’attualità conl’approfondimento. I fatti dellasettimana, dall’ordinazione episcopaledi don Palmieri agli appuntamenticon Macron, la conferenza stampasull’azzardo, l’incontro sul lavoro. Letestimonianze su due impegni chehanno caratterizzato il ministeropastorale di De Donatis:l’accompagnamento spirituale deisacerdoti e il servizio nelle parrocchie.

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Roma Sette

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Page 2: Concistoro. De Donatis è cardinaleno, mentre la nomina di Papa France-sco risale al 26 maggio 2017. Era ve-scovo ausiliare dal 14 settembre 2015, nominato dal Santo Padre specifica-mente

L’ascoltodei pretisenza spondeForlai: l’arte dell’accompagnamentodei presbiteri, tra sorriso e ruvidezzaLo stile della paternità nello Spirito

DI GIUSEPPE FORLAI *

uando ti siedi davanti a lui la primavolta – sempre in un luogo bello e di-gnitoso – pensi che ti darà ragione. Dal-la seconda volta in poi sperimenterai

tre cose: verrai ascoltato, sarai riportato all’e-gemonia delle Scritture, non avrai sponde perlamentarti più di tanto o annaffiare quel piz-zico di vittimismo che c’è in ciascuno di noi.Con don Angelo non si gioca alla sequela, an-che se tutto sembra leggero e soave. Il sorrisobonario non inganni gli utenti! Sicuramenteuscirai dal colloquio con la sensazione di es-sere importante, ma non sempre avrai quelloche il tuo cuore attende. «Dai il sangue e rice-vi lo Spirito!», dicevano i padri monastici.Ascoltare noi preti – non si offendano i con-fratelli – non è cosa semplice, ed è per questoche pochi lo fanno: siamo un misto di prete-sa e fragilità, di entusiasmo e smarrimento, difede e incredulità non sempre facile da dipa-nare e ricondurre alla grazia. E poi c’è la sto-ria del ruolo da tenere alto, per cui la debo-lezza (che è altra cosa rispetto alla fragilità e-motiva) va nascosta per non deludere econfondere. Parlarne a un altro prete è atto diumiltà non da poco. Abbiamo forse confusola santità con il luccichio della funzione? Pro-prio noi ministri abituati a mirare all’essen-ziale quando incontriamo gli altri, a volte cisentiamo stralunati come bambini al primogiorno di scuola quando ritorniamo all’inti-mità con noi stessi.Da soli non siamo onestamente in grado, enon per cattiveria, ma perché così vuole ilCreatore: «Non è bene che l’uomo sia solo»!Abbracciare la menzogna di farcela senza aiu-ti è philautìa, amore smodato di sé. Per que-sto Abba Poimen sentenziava: «Non misura-

Qre te stesso, ma unisciti a chi sa vivere bene».Abbiamo bisogno che qualcuno ci prenda permano per fendere il buio e non aver paura deifallimenti.Don Angelo ha fatto anche questo, con tantamisericordia. Troppa, per evitare il sospettoche non l’abbia a sua volta sperimentata in pri-ma persona. Dietro il mestiere di chi – a tem-po pieno – ascolta seminaristi e preti, religio-se e religiosi, monaci e consacrate c’è un tra-vaglio interiore personale che bisogna am-mettere e serenamente portare: la storiella delguaritore ferito è molto più che una metafo-ra! Solo chi si è scheggiato sa riconoscere latraiettoria che prenderanno le crepe incipien-ti di cui l’altro forse, nemmeno si avvede. A vo-glia a far corsi di discernimento o master sul-la direzione spirituale! Le sofferenze qui sonodi gran lunga più importanti delle competen-ze. Non che la paternità nello Spirito sia unacosa triste, ma certamente costringe alla vigi-lanza, poiché il Signore ti manda sempre lepersone di cui hai bisogno per convertirti.

Al popolo di dura cervice Dio inviava profeti,ai direttori spirituali fa conoscere battezzati didue categorie: quelli che hanno più fede di tee quelli che hanno più problemi di te. E di cer-to i primi sono più difficili da trattare perchécostringono prepotentemente a tacere e a ri-manere al proprio posto. L’arte dell’ascoltos’impara in bottega e la bottega dello Spiritospesso è ruvida .... Le consolazioni sono raris-sime, ma certo molto sostanziose e capaci difarti fare un lungo pezzo di strada, come Elianel deserto in fuga da Gezabele.La meraviglia più grande di tutte è constatarecome la grazia esista davvero, operi e viva nelcuore delle persone, spogliandole e rivestendole.Dio – come scriveva il Cardinal de Berulle – ha con-cesso all’uomo di dominare il creato ma ha riser-vato esclusivamente a se il regnare sui cuori. È pro-prio vero, e chi ascolta le anime lo sa molto bene.Guai ad intromettersi. Il Signore è paziente, maquando si tratta di vita spirituale non cede il suo scet-tro a nessuno. Tanto meno ai direttori spirituali.

* direttore spirituale Seminario Maggiore

Fragnelli: mitezza e fermezzadonano serenità nel discernimento

er 13 anni, dal 1990 al 2003, il cardinale AngeloDe Donatis ha ricoperto il delicato ruolo di

direttore spirituale al Pontificio Seminario RomanoMaggiore dove egli stesso, giovane seminarista, avevacompiuto gli studi. Durante il suo mandato alMaggiore si sono succeduti due rettori.Dal 1988 al 1996 il Seminario è stato guidatodall’attuale arcivescovo emerito di Fermo, Luigi Conti,e dal 1996 al 2003 da Pietro Maria Fragnelli, oggivescovo di Trapani e presidente della commissioneCei per la famiglia, i giovani e la vita, legato al vicarioda un’amicizia decennale. Entrambi, infatti, si sonopreparati al sacerdozio insieme proprio nell’istitutoformativo di piazza San Giovanni in Laterano.Alla notizia della consegna della berretta cardinaliziaal vicario De Donatis, Fragnelli ricorda il cammino diformazione e di ministero che li ha accomunati per

vari anni e da questo deriva la sua«certezza che il sì di “don Angelo” sarà digrande attenzione e stimolo per ognivocazione nel popolo di Dio. La suamitezza e fermezza donano alla diocesidel Santo Padre serenità neldiscernimento dei tempi nuovi chestiamo vivendo. Serenità e speranzasoprattutto per le famiglie e per igiovani, nel servizio dei poveri, chesegnano le vie della missione dellaChiesa nel mondo di oggi».Il vescovo di Trapani affida il suopensiero augurale per il nuovo cardinalealla Madonna della Fiducia, alla quale iseminaristi del Maggiore riservano unadevozione e un culto particolari.

Roberta Pumpo

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Testimonianzadel vescovodi Trapani,che fu rettoredel SeminarioMaggiorenegli anni in cuiDe Donatisfu direttorespirituale«Sarà stimolo perogni vocazione»

Le voci dalle parrocchie: padre di spiritualità profondaDI MICHELA ALTOVITI

ono voci diverse ma all’unisono,quelle che raccontano del vicarioAngelo De Donatis, da ieri insignito

della dignità cardinalizia, e del suoimpegno come sacerdote in tre parrocchieromane: per tutti è stato un padre dallaspiritualità profonda, con lo sguardoluminoso e il sorriso accogliente. Così loricordano Giorgio e la moglie MariateresaSorcini, della parrocchia di San Saturnino,nel quartiere Trieste, dove De Donatis neiprimi anni Ottanta fu prima collaboratoree poi vicario parrocchiale, fino al 1988.«Ha lasciato grandi segni in noi che inquegli anni eravamo adolescenti –affermano –, in lui abbiamo conosciuto lapazienza e la discrezione ma nel contempouna presenza forte fatta di attenzioneall’incontro personale e di una spiritualità

capace di interpellare nel profondo la fedenel Signore». I due sposi, uniti inmatrimonio nel 1991 proprio da chi perloro «è e sarà sempre don Angelo»,all’epoca erano impegnati come catechisti eanimatori in parrocchia. «Curava molto laformazione di noi giovani – ricordano –anche con proposte forti, come gli esercizispirituali invernali nel convento diMontefiolo dove abbiamo avuto modo disperimentare silenzio, preghiera e lavoro,riportando un vissuto gioioso ed unaprofondità spirituale che ancora ci leganofortemente a quei luoghi». In quegli anni, aSan Saturnino, De Donatis operò insinergia con don Remo Chiavarini, oggiamministratore delegato dell’Operaromana pellegrinaggi e a quel tempovicario parrocchiale: «Fin da allora – chiosa– spiccavano in don Angelo la grandecapacità di relazione e l’abilità di “fare

comunità” sia nel presbiterio che con illaicato» come fa «il vero pastore checonosce una ad una le sue pecore». AncheCristiana Pedacchia, della parrocchiaSantissima Annunziata a Grottaperfetta,dove dal 1988 al 1990 De Donatis è statovicario parrocchiale, ricorda «la sua abilitàdi rinforzare i legami e “fare gruppo” tranoi educatori» con proposte originali comela realizzazione di uno spettacolo teatraleispirato a “Forza venite, gente”. «Con donAngelo iniziammo il percorso del dopoCresima che poi sfociò nell’oratorio –racconta –, inoltre fu lui ad organizzare iprimi campi estivi per i giovani in localitàsuggestive, dove apprezzavamo davvero labellezza del Creato e l’amore del Creatore».Aveva vent’anni ed era animatricedell’Azione cattolica Stefania Brunese, chericorda con precisione il giorno in cui DeDonatis arrivò all’«Annunziatella» e

«l’umiltà con cui entrò in relazione contutti, insegnandoci il valore della semplicitàe della gratitudine» espressa sempre «neinostri riguardi, anche con un vassoio dicornetti a colazione nella domenica digrande impegno per la festa dell’Acr». Nel2000 è stato De Donatis a celebrare lenozze tra Stefania e il marito Gilberto e ilpresule è anche il padrino del loro figlioEmanuele, a dire come «il legame costruitoin quegli anni resta vivo nel tempo». Conlo stesso affetto ricordano il loro parrocoGiampiero e Mariarosa, della parrocchia diSan Marco, a piazza Venezia, guidata da DeDonatis dal 2003 al 2015: «Il gruppo diformazione “Amici di San Marco” da luicurato è stata un’esperienza forte per tutti,che ancora oggi produce frutti – affermano– perché la sua spiritualità di vero pastoretocca i cuori e parla a ciascuno: incontrarloè un dono».

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I racconti da San Saturnino,dalla Santissima Annunziata,da San Marco, le tre comunitàdove ha servito De Donatis

Celebrazione dei giubilei, la giornata al Maggiore La Messa del vicario e la meditazione di Libanori

i sono ritrovati presso il SeminarioRomano Maggiore nella mattina disabato, 23 giugno, i sacerdoti della

diocesi di Roma che quest’annofesteggiano i giubilei sacerdotali: 25, 50 e60 anni di servizio alla Chiesa. Lagiornata di preghiera e condivisione èstata guidata da monsignor Angelo De

Donatis, vicario del Papa per la diocesi diRoma e dal vescovo Daniele Libanori,delegato per la cura del clero, che hatenuto la meditazione iniziale seguita dauna messa in comune del vissutoesistenziale e di fede di ciascuno rispettoa questi anni di sacerdozio. Prima del pranzo comunitario, la Messapresieduta dal vicario De Donatis che hasottolineato come «la Parola del giornoproponga a tutti noi degli spunti diriflessione fondamentali, proprio inquesta ricorrenza così importante»:commentando infatti il Vangelo diMatteo, De Donatis ha evidenziato comeseguire e servire Cristo significhi «nonpreoccuparsi per la propria vita,interrogandosi su ciò che si mangerà o dicome si provvederà al proprio vestiario,perché come dice il Maestro “di questecose vanno in cerca i pagani”».

L’invito del Signore è, invece, «ad averefiducia – ha proseguito –, una fiduciacontinua che deve essere alimentata esostenuta dalla memoria di quello cheDio ha già fatto, per noi e per tutti».Ancora, l’augurio per i confratelli: «È ilPadre stesso che ve lo presenta attraversola preghiera odierna del Salmo: ai suoieletti Egli conserverà infatti il proprioamore, per sempre, e la Sua alleanza saràfedele nei secoli». In conclusione, De Donatis – che è statodirettore spirituale del SeminarioRomano dal 1980 al 1988 – haevidenziato «la bellezza e il valore diritrovarsi proprio in questo luogo per ilvostro giorno di festa», a direl’importanza di tornare alle radici dellapropria vocazione per proseguire confiducia nella propria missione.

Michela Altoviti

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Ordinaticinque sacerdotidella FraternitàSan CarloBorromeo

Il vicario di Roma, Angelo DeDonatis, ha conferitol’ordinazione sacerdotale acinque diaconi dellaFraternità di San Carlo,fondata nel 1985 da monsignor MassimoCamisasca, attuale vescovo di ReggioEmilia–Guastalla (foto di Giulia Riva). Lacelebrazione si è svolta sabato 23 giugnonella basilica di San Giovanni in Laterano.I nuovi sacerdoti sono Antonio Acevedo,30 anni, originario di Bogotá (Colombia),destinato alla casa di Taipei (Taiwan);Michele Baggi, 34 anni, di FoglianoRedipuglia (Gorizia), che andrà inmissione a Budapest (Ungheria);Emanuele Fadini, 33 anni, di Calcinate(Bergamo), destinato a Broomfield, neipressi di Denver (Stati Uniti); LucaMontini, 29 anni, di Lumezzane (Brescia),che sarà in missione in Kenya, e presterà

servizio nella parrocchia di St Joseph, nelquartiere di Kahawa Sukari; PatrickValena, 29 anni, originario di Delebio(Sondrio), è invece destinato alla casa diReggio Emilia, dove collaborerà con ilvescovo Massimo Camisasca. Nella stessacelebrazione sono stati ordinati duediaconi destinati al sacerdozio: MarekMikulastik, 36 anni, originario di Zlìn(Repubblica Ceca), trascorrerà il suo annodi diaconato presso la casa dellaFraternità a Praga; e Francesco Montini,36 anni, di Rodengo Saiano (Brescia),dopo l’ordinazione diaconale andrà inmissione a Fuenlabrada, nei pressi diMadrid (Spagna).

Pietro Maria Fragnelli

La Messa per i giubilei sacerdotali

Il Seminario Maggiore

San Marco Evangelista

2 Venerdì29 giugno 2018

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Ordinato Palmieri«Il coraggio dei no»

«Sappi educare alla gioia per la misericordia ricevuta»

DI ROBERTA PUMPO

nnunciare la grazia di Dio, insegnareai fedeli a non «piangersi addosso»,avere il coraggio di dire dei “no”.

Questi i consigli del vicario Angelo DeDonatis a don Gianpiero Palmieri,nominato da papa Francesco vescovoausiliare per il settore Est della diocesi diRoma, titolare della sede di Idassa, eordinato domenica scorsa nella basilica diSan Giovanni in Laterano. L’ordinazioneepiscopale del sacerdote, che dopo dueanni lascia la guida della parrocchia di SanGregorio Magno alla Magliana, si è tenutain una cattedrale gremita di fedeli moltidei quali venuti dalle parrocchie dove donPalmieri ha svolto il suo ministerosacerdotale. Nato a Taranto 52 anni fa, èstato vicario parrocchiale prima ai SantiSimone e Giuda Taddeo a Torre Angela,dal 1997 al 1999, e poi a San Frumenzioai Prati Fiscali fino al 2004, anno in cui èstato nominato parroco della stessacomunità. Nel giorno in cui la Chiesacelebra la nascita di San Giovanni Battistail vicario, nella sua omelia, si è soffermatoin modo particolare sulla figura diElisabetta, donna anziana e sterile, nellaquale il Signore ha manifestato la suagrande misericordia concedendole lagrazia di un figlio. Al nuovo vescovo haquindi consigliato di prendere lei comemodello e predicare sempre la grazia diDio e aiutare le persone che gli sarannoaffidate, «compresi i preti e i consacrati, aridiventare un popolo che si rallegra nelloscoprire la grazia che c’è, un popolo chenon si piange addosso come se il Signorelo avesse lasciato in balia della sterilità».Lo ha esortato ad educare i fedeli «allagioia per la misericordia ricevuta ancorprima di programmare, di organizzare, diprogettare di tutto e su tutto».Commentando il coraggio dimostrato daElisabetta la quale contro ogniconsuetudine familiare e uso socialedell’epoca riesce a spezzare la tradizione ead imporre il nome «Giovanni» albambino, De Donatis ha invitato donGianpiero a «non accontentarsi del “giàfatto”» ma ad avere sempre «il coraggio didire dei “no”: al clericalismo soft del pretetuttofare, all’attivismo che dimentica ilsilenzio e lo stare in ginocchio, al benefatto per inerzia e senza discernimento».Ha quindi incitato il nuovo vescovo «a

Adire cose nuove e secondo Dio,specialmente alle nostre parrocchie,spesso tentate di ripetere all’infinito ilsolito e stanco paradigma pastorale. Nonti limitare ad amministrare: cerca anche difarci “vedere” un orizzonte diverso».Particolarmente intensa e partecipata lacelebrazione alla quale erano presenti inqualità di conconsacranti l’arcivescovoLuis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto

della Congregazione per la Dottrina dellaFede, e monsignor Giuseppe Marciante,vescovo di Cefalù e predecessore di donPalmieri come ausiliare per il settore Est.Presenti, oltre a tutti i vescovi ausiliari diRoma, il cardinale Marc Ouellet, prefettoper la Congregazione dei vescovi; gliarcivescovi Filippo Iannone, presidentedel Pontificio Consiglio per i Testilegislativi; Claudio Maria Celli, presidentedel Consiglio di amministrazione delCentro Televisivo Vaticano; AntonioMennini, officiale della Segreteria di Stato;Francesco Giovanni Brugnaro (Camerino);i vescovi Enrico dal Covolo, rettoreuscente della Lateranense; AntonioNapolioni (Cremona), Anton Leichtfried,ausiliare della diocesi di Sankt Pölten(Austria). Il rito è iniziato con

l’invocazione allo Spirito Santo, a cui èseguita la presentazione di don Gianpieroda parte di don Benoni Ambarus,vicedirettore della Caritas di Roma, edell’amico don Eugenio Bruno.Particolarmente emozionanti i riti dellaconsacrazione: gli impegni dell’eletto sulproposito di custodire la fede e diesercitare il proprio ministero; laprostrazione durante il canto delle litanie

dei Santi; l’imposizione dellemani da parte del vescovo DeDonatis e degli altri vescovipresenti; l’imposizione dellibro dei Vangeli sulla testadell’eletto durante la preghieradi ordinazione; l’unzionecrismale; la consegna deiVangeli, dell’anello episcopale,della mitra e del pastorale;l’insediamento di Palmieri alprimo posto fra tutti i vescoviconcelebranti. Il momentodell’ordinazione è statoaccompagnato da un calorosoapplauso dei fedeli che si èripetuto quando il nuovovescovo ha attraversato lanavata per benedire i presentimentre il coro, diretto damonsignor Marco Frisina,intonava il Te Deum. Nel suobreve saluto don Gianpiero haevidenziato che la Chiesa staattraversando un momentoimportante, quello in cui «igrandi cambiamenti delmondo chiedono alla Chiesa

conversioni più profonde e riconciliazionipiù autentiche tra di noi. Un ritorno alSignore senza esitazioni, senza se e senzama». Ha confessato di aver ricevuto tanteraccomandazioni in questi giorniricordando in primis quella della zia Zairala quale lo invita a «rimanere un prete»anche da vescovo. Don Palmieri, per il suomotto episcopale, ha scelto le parole trattedal capoverso 10 della Misericordiae vultus,la Bolla di indizione del GiubileoStraordinario della Misericordiapromulgata da Papa Francesco l’11 aprile2015: “Architrave della Chiesa è lamisericordia”. Durante il suo intervento harimarcato di essere chiamato atestimoniare «la misericordia comeGiovanni Battista, con quanto fiato ho ingola, fino all’ultimo respiro».

Augurio tratto da «I fratelli Karamazov»«Ama tutti, la ricompensa è la tua gioia»

ono alcune parole che il grande romanziere russoFëdor Michajlovic Dostoevskij mette in bocca allostarez Zosima nel suo capolavoro I fratelli Karamazov a

concludere l’omelia del vicario Angelo De Donatis inoccasione dell’ordinazione del nuovo vescovo ausiliare peril settore Est della diocesi, don Gianpiero Palmieri.«Vogliono essere anche il mio augurio e la mia paternaraccomandazione», ha sottolineato De Donatis.Riproduciamo qui integralmente le parole riportatedomenica dal romanzo di Dostoevskij (pubblicato nel1880): «Il genere umano respinge i suoi profeti e limassacra, ma gli uomini amano i loro martiri e veneranoquelli che prima hanno torturato. Tu lavori per l’umanitàintera, tu agisci in vista del futuro. E non cercare mainessuna ricompensa, perché anche così hai già una grandericompensa su questa terra: è la tua gioia spirituale, quellache solo il giusto si guadagna. Non aver paura né deigrandi, né dei potenti, ma sii saggio e sii sempre nobile. Equando rimani solo, prega. Ti sia dolce inginocchiarti ebaciare la terra. Bacia la terra e amala senza mai stancarti,senza mai saziarti, ama tutti e tutto, cerca sempre diprocurarti questa gioia, questo senso di ebbrezza. Bagna laterra con le tue lacrime di felicità e amale, queste tuelacrime. E non ti vergognare di questa tua ebbrezza anzi,abbila cara, perché è un dono di Dio, un dono grande, néil Signore lo dà a molti, ma solo agli eletti».

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Il vicario Angelo De Donatis (foto Gennari)

Qui e a centro pagina, due momenti della Messa di ordinazione episcopale (foto Gennari)

ubblichiamo di seguito un branodell’omelia pronunciata dal vicarioAngelo De Donatis domenica scorsa,

nella basilica di San Giovanni in Laterano,in occasione dell’ordinazione episcopale delnuovo ausiliare di Roma, GianpieroPalmieri.

DI ANGELO DE DONATIS *

Carissimi, don Gianpiero, Dio hatolto anche dal nostro volto lavergogna: non dobbiamo più arrossireper la nostra colpa. Mentre eravamoancora peccatori – scrive Paolo aiRomani – Cristo ci ha amati! Nonsiamo più schiavi dei nostri vuoti (chea volte sono voragini!) della paura dirimanere sterili, dell’inconcludenza edella apparente inutilità. Cristo hatrasformato la vita di ogni battezzato

P in una esplosione di grazia. Gianpiero,da vescovo – primo annunciatore dellaRisurrezione – predica sempre e soloquesto! Aiuta le persone che ti sonoaffidate – preti e consacrati compresi –a ridiventare un popolo che si rallegranello scoprire la grazia che c’è… e chenon si piange addosso come se ilSignore lo avesse lasciato in balia dellasterilità! Educa alla gioia per lamisericordia ricevuta ancor prima diprogrammare, organizzare, progettaredi tutto su tutto... Il Battista – perdiventare levita a sua volte come ilpadre – doveva prenderne il nome; sisarebbe dovuto chiamare “Zaccariafiglio di Zaccaria”. Elisabetta dice “no”alla tradizione sacerdotale. Ha capitoche lo Spirito non passa più per ilTempio e i suoi riti. A lei la grazia èarrivata per una strada diversa!

Nessuno può smentire la suaesperienza profetica. E che nome vuoldare a suo figlio? “Giovanni” che inebraico significa «Dio ha usatomisericordia», come ha fatto propriocon lei, togliendo la vergogna dellasterilità della sua esistenza. Elisabettacapisce che sta iniziando qualcosa didiverso e imprime il nuovo di Dio nelnome stesso del figlio. Non basta dire“no” alle piccole tradizioni, bisogna

soprattutto avere una visione sulfuturo a partire dai segni discreti dirigenerazione che Dio ci manda. DonGianpiero, non accontentarti del “giàfatto”! Abbi il coraggio di dire dei“no”: al clericalismo soft del pretetuttofare; all’attivismo che dimentica ilsilenzio e lo stare in ginocchio; albene fatto per inerzia e senzadiscernimento. Impara ad averevisione, a dire cose nuove e secondoDio, specialmente alle nostreparrocchie, spesso tentate di ripetereall’infinito il solito e stanco paradigmapastorale. Non ti limitare adamministrare; cerca anche di farci“vedere” un orizzonte diverso. Comelo ha visto Elisabetta, come lo hadisegnato Giovanni, il più grande deiprofeti.

* vicario generale

Nell’immagine sopra, ilcelebre ritratto di FedorDostoevskij, realizzato nel1872 dal pittore russo VasilijPerov, custodito nellaGalleria Tret’jakov di Mosca.Dostoevskij scrisse “I fratelliKaramazov” nel 1879; fu ilsuo ultimo romanzo.

Il saluto del nuovo ausiliare: accettare che attraverso lo Spiritooggi il Signore scompigli tutto per ricreare una nuova armoniaPubblichiamo un ampio brano del saluto rivolto dalvescovo Palmieri al termine della celebrazione.

DI GIANPIERO PALMIERI *

uello che in questi giorni mi ha accom-pagnato di più è la consapevolezza chestiamo vivendo una stagione straordina-ria della vita della Chiesa. Una stagione

cominciata con il Concilio Vaticano II. Stiamo inquesta scia luminosa, tracciata dal Signore. E for-se siamo nella seconda fase di questa stagione:quella in cui i grandi cambiamenti del mondochiedono alla Chiesa conversioni più profondee riconciliazioni più autentiche tra di noi… in-somma un ritorno al Signore senza esitazioni,senza se e senza ma. Elisabetta e Zaccaria nonpossono più permettersi di essere sterili o muti.Ci si rimette in cammino, perché il Signore a-scolta il grido degli schiavi e dei poveri del nostrotempo, e manda noi. Dobbiamo accettare che ilSignore, ancora una volta, per mezzo dello Spi-

rito, scompigli tutto per ricreare una nuova ar-monia… Siamo guidati dal nostro vescovo, il Pa-pa Francesco, dal suo vicario, e di loro possiamodire, come di Mosé nel libro dei Numeri al capi-tolo 12, che non ci sono tra noi uomini così man-sueti e (aggiungiamo) così forti, come loro due. Ero così felice di vivere tutto questo da presbi-tero e da parroco di San Gregorio Magno! Ma ilSignore ha le sue vie. Mi è di grande aiuto sen-tire la vostra preghiera e le vostre parole, la pre-ghiera e le parole del sopolo santo di Dio. Co-me mi fanno un piacere immenso le vostre rac-comandazioni...Il vuoto creato in me dalla mia debolezza e dalmio peccato è enorme. Eppure il Signore lo hariempito della sua misericordia e mi ha fatto di-ventare un misericordiàto! Ciò che sono chia-mato a fare è testimoniare questa misericordia atutti, come Giovanni il Battista. Con quanto fia-to ho in gola, fino all’ultimo respiro, parlare del-l’amore del Signore. È più che sufficiente: perchéè la misericordia l’architrave della Chiesa (Mise-

ricordiae vultus, 10). Chiedo per me quanto è e-spresso da una preghiera di santa Camilla Batti-sta da Varano, clarissa di Camerino: che io pos-so ripagarti, o Signore, amore per amore, sangueper sangue, vita per vita. Grazie a tutti i fratelli ele sorelle della comunità cristiana: in primo luo-go alla mia famiglia (ho papà e un fratello in cie-lo), ma anche grazie a chi con pazienza è statoper me padre e madre (o perché mi ha insegna-to teologia o perché mi ha fatto comprenderequanto è impagabile l’onore di lavorare nella vi-gna del Signore) e per chi mi è stato e mi è ami-co, soprattutto gli amici spirituali: se un giornonon andrò all’inferno, scriveva santa Teresa d’A-vila, sarà grazie al buon Dio e agli amici che Luimi ha messo al fianco. Da sposo e da padre, co-sì come è chiamato a fare un vescovo, in colla-borazione obbediente con il Papa e con il suo vi-cario, insieme ai vescovi ausiliari, abbraccio tut-ti i cristiani, preti e laici, della nostra Chiesa di Ro-ma, in particolare del settore Est. Pregate per me.

* vescovo ausiliare

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De Donatis ha presieduto la celebrazionenella basilica di San Giovanni in Laterano«Aiuta le persone a ridiventare un popoloCerca di farci “vedere” un orizzonte diverso»Il nuovo vescovo saluta i fedeli nella cattedrale (foto Gennari)

L’augurio del vicario: «Abbi visione sul futuro a partire dai segni che Diomanda. Non accontentarti del “già fatto”»

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DI ANTONELLA GAETANI

oma è la capitale europeadell’azzardo. Il 66,3% dei giovani trai 13 e 17 anni gioca d’azzardo

almeno una volta all’anno; mentre il36,3% lo fa in modo abituale. Questialcuni dati emersi dalla ricerca sulfenomeno tra gli adolescenti, curata dallaCaritas di Roma e presentata martedì inVicariato. Dallo studio, inoltre, emergecome si sottovalutino i rischi dell’azzardo.Quello che inizia per gioco diventa unavoragine che inghiotte denaro e persone.«Sto seguendo il caso di un giovane,

appena ventenne, che ha speso oltre60mila euro», sottolinea monsignorEnrico Feroci, direttore della Caritas diRoma. Nel 2016 gli italiani hanno spesooltre 96 miliardi di euro per l’azzardo.«Bisogna intervenire soprattutto suigiovanissimi», sottolinea l’arcivescovovicario Angelo De Donatis. Infatti a Romai tredicenni che giocano da una voltal’anno a tutti i giorni sono oltre la metà(56,5%). «Non dobbiamo lasciare lepersone sole, ma aiutare chi è caduto arisollevarsi», dice De Donatis. Eccodunque un indirizzo email dedicato,attivato dall’Ospedale Bambino Gesù:[email protected], per ricevere aiuto daglispecialisti dell’ospedale pediatrico dellaSanta Sede. Infatti, oltre al rapporto che hafotografato la situazione nella Capitale, èstato presentato un progetto che vedeinsieme Caritas e Bambino Gesù per dareun supporto a chi è caduto nella trappola.«Il gioco d’azzardo è un disturbo mentale.

C’è una genetica e fattori ambientali.Fondamentale è intercettare precocementela dipendenza. In questo un ruoloessenziale lo hanno genitori e insegnanti»,spiega Stefano Vicari, responsabile delCentro di Neuropsichiatria infantile delBambino Gesù. Importante, dunque, saperleggere dei segnali: «Come i cambiamentid’umore che si protraggono nel tempofino al punto di condizionare la vitasociale. E la tendenza all’isolamento e allatristezza». Un ruolo essenziale è svoltodalla famiglia. «I genitori – continua Vicari– devono fare un percorso con il figlio.Bisogna dedicare loro del tempo. Primadei 12 anni è dannoso dare ad un figlio untablet o uno smartphone». Ma cosa attraedel gioco d’azzardo? «Il desiderio di unavincita favolosa. L’idea di risolvere unproblema con la fortuna», evidenzia ildirettore della Caritas di Roma. «Questo èuna rovina – continua – perché eliminal’impegno, il sacrificio, la responsabilità. Si

vizia la società». Vincere la prima volta è ilvero tranello che induce a continuare finquando non se ne può fare più a meno. Ilgioco è la risposta ai problemi. Ma nonsolo. È una risposta alla portata di tuttiperché si può giocare ovunque: alsupermercato, al bar. Inoltre, sul gioconon c’è ignoranza: «È conosciuto dallaquasi totalità degli adolescenti», sintetizzaElisa Manna, responsabile del Centro studidella Caritas di Roma. «Il maggior canale –continua – è la pubblicità in tv e online».«I giochi maggiormente praticati tra iminorenni – prosegue Manna – sono lescommesse sportive l’88,3%, poi gratta evinci (48%), le scommesse online(30,2%). Queste ultime rappresentanouna fetta importante e in costanteaumento tra i minori». Il vicario DeDonatis lancia un monito: «Bisognapuntare all’educazione e a un usoresponsabile della libertà fornendostrumenti ai giovani e alle loro famiglie».

R

Cattedrale,il CapitoloaccoglieMacron

Il presidente francese ha preso possessomartedì del titolo di protocanonico d’onoredella basilica di San Giovanni in LateranoL’accoglienza e il saluto del vicario

mbiente, migrazioni, disarmo, ma ancheuno scambio di vedute su alcune zone

“calde” come Medio Oriente e Africa, al centrodell’udienza che martedì mattina PapaFrancesco ha concesso al presidente franceseEmmanuel Macron. È quanto emerge dalcomunicato diffuso dalla Sala stampa dellaSanta Sede. Macron ha poi incontrato ilcardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato.«Nel corso dei cordiali colloqui – si legge nellanota vaticana – sono stati sottolineati i buonirapporti bilaterali esistenti tra la Santa Sede ela Francia, ed è stato rilevato, con particolareriferimento all’impegno della Chiesa, ilcontributo delle religioni alla promozione delbene comune del Paese. Sono state quindiaffrontate questioniglobali di interessecondiviso, quali laprotezione dell’ambiente,le migrazioni e l’impegnoa livello multilaterale perla prevenzione e larisoluzione dei conflitti,specialmente in relazioneal disarmo. Laconversazione – prosegueil comunicato – hainoltre consentito unoscambio di valutazione sualcune situazioni diconflitto, particolarmentenel Medio Oriente e inAfrica. Infine, non è

A mancata una riflessione congiunta circa leprospettive del progetto europeo». Macron haregalato al Papa un’edizione storica epreziosa del “Diario di un curato dicampagna”, in italiano, risalente al 1949. «Èun libro che ha sempre amato molto», hadetto Macron. «L’ho letto molte volte, mi hafatto bene», la risposta del Papa, che hadonato al presidente una medaglia di SanMartino in bronzo realizzata da un artistaromano del secolo scorso. Il Papa haraccontato a Macron e alla moglie l’episodioin cui il vescovo di Tours donò metà del suomantello a un mendicante. A Palazzo Farnese,sede dell’ambasciata di Francia, Macron avevaricevuto in precedenza una delegazione della

Comunità diSant’Egidio (impegnatanei “corridoiumanitari” per imigranti) guidata daAndrea Riccardi eMarco Impagliazzo.«Abbiamo parlato diAfrica e dello sviluppodella gioventù africana– ha spiegatoquest’ultimo aigiornalisti – e dei pianidi educazione chepossano permettere airagazzi del continentedi restare e lavorarenei loro Paesi».

A Roma il 36% dei ragazzisopra i 13 anni prova slot e webCaritas e Bambino Gesù alleatiper l’aiuto e la prevenzione

Azzardo e minori, quando il «gioco» è una trappola

Diocesi, Acli e altre organizzazioniinsieme per facilitare l’accessoal mondo del lavoro. Il vicario:uscire dal deserto privo di speranza

DI ROBERTA PUMPO

n aiuto concreto per accedere al mon-do del lavoro, una mano tesa a favoredi 40 giovani disoccupati romani di età

compresa tra i 18 e i 34 anni. Il progetto “Ge-nerare futuro”, grazie al lavoro di squadra di9 realtà locali, attraverso 11 incontri con e-sperti, ha aiutato i ragazzi a redigere il curri-culum vitae, ad elaborare un portfolio di com-petenze, li ha preparati ai colloqui di lavoroma soprattutto li ha spronati a non perdere lasperanza nel futuro. I risultati ottenuti dal pro-

U

getto sono stati presentati lunedì alla Cameradi Commercio di Roma durante l’evento “Ge-neriamo lavORO”, promosso dall’Ufficio dio-cesano per la pastorale sociale e dalle Acli diRoma e provincia, in collaborazione con le se-di locali di Cisl, Confcooperative, Ucid, Azio-ne Cattolica, Mlac Lazio, Mcl e Centro Elis. Ul-tima tappa del progetto cofinanziato dalla pre-sidenza del Consiglio dei Ministri, con Acli eForum delle Associazioni Familiari. Sono sta-ti ricordati i dati preoccupanti di una ricercagià condotta dalle Acli attraverso la quale è e-merso che nella Capitale il 40,2% dei ragazzitra i 18 e i 24 anni è disoccupato. Inoltre l’80%dei giovani ha un livello alto o medio–alto diremissività lavorativa, cioè sarebbe pronto a ri-nunciare ai giorni di malattia (28,2%), alle fe-rie il 26,6%, il 15,2% a una parte dello sti-pendio, l’11,1% alla maternità. “Generare fu-turo” ha guidato i giovani ad avere una visio-ne alta del lavoro, incentrata sulla Dottrina so-

ciale della Chiesa dotandoli di un kit di stru-menti che permetterà a molti di loro di svol-gere stage e tirocini in varie aziende. Da tuttoquesto è nato il “Cantiere Generiamo lavO-RO”, un patto per facilitare i giovani a inserir-si nel mondo lavorativo firmato lunedì dalleorganizzazioni. Il vicario Angelo De Donatisha posto l’accento sulla sfiducia che può ser-peggiare tra i giovani quando «alla fatica del-l’operosità del lavoro si aggiunge la fatica del-la ricerca». Per questo ha auspicato che il pro-getto possa davvero «diventare un cantiere a-perto in cui i giovani possano sentire di nonessere lasciati soli ad affrontare questa fatica ecapire cosa desiderano veramente». A tal pro-posito ha consegnato loro un consiglio prati-co: «fare discernimento». Il difficile momen-to storico che stiamo attraversando «richiedeun’attenzione maggiore – ha spiegato –. Nonsi tratta solo di risolvere una situazione. Inquesta crisi emerge il bisogno di una maggio-

re capacità di discernere e lapossibilità di ottenere un la-voro qualificato è una rispostaal vuoto esistenziale». Citandoil discorso di Papa Francescoa Genova, ha rimarcato che «illavoro è centro di ogni pattosociale e cercarlo è un bisognoinsopprimibile. È urgentissi-mo uscire dal deserto in cuinon abita la speranza». “Ge-neriamo lavORO” rappresen-ta «un’occasione per rilevare, condividere emettere a sistema le iniziative a favore del la-voro giovanile messe in campo da tutti gli at-tori sociali interessati», ha spiegato Lidia Borzì,presidente delle Acli di Roma e provincia. Disperanza ha parlato il vescovo ausiliare mon-signor Gianrico Ruzza, per il quale la granderisorsa della Capitale è «l’immensa creativitàdei giovani. Per questo bisogna ridare loro u-

«Generare futuro», cantiere aperto per i giovani

na prospettiva di speranza perché altrimentinegheremo ai ragazzi la possibilità di sogna-re». Don Francesco Pesce, incaricato dell’Uffi-cio per la pastorale sociale, si è detto «conten-to» del clima di collaborazione instauratosi trale realtà coinvolte. «Ci auguriamo di aver rea-lizzato un servizio per rendere i giovani più for-ti e in grado di usufruire pienamente dei pro-pri diritti e delle proprie possibilità».

DI ANDREA ACALI

na cerimonia che affonda le sueradici nel Medioevo, quando ilcapitolo insignì il re di Francia

Enrico IV del titolo di protocanonicod’onore come ringraziamento per ladonazione alla basilica lateranensedell’abbazia di San Pietro di Clairac. Inquella stessa occasione fu anche fattascolpire la statua in bronzo del sovrano,che si trova ora nel chiostro della “Madredi tutte le chiese” e che il presidentefrancese Emmanuel Macron, venuto aRoma per essere insignito del titoloonorifico, ha potuto ammirare nel corsodella sua visita a San Giovanni, martedìscorso. Una cerimonia breve ma intensa. Ilpresidente francese, accompagnato dallamoglie Brigitte e da una delegazioneguidata dai ministri dell’Interno, Collomb,e degli Esteri, Le Drian, è stato accolto sulsagrato dal vicario di Sua Santità, Angelo

De Donatis, e dall’intero capitolo. Nel suosaluto, l’arcivescovo ha citato il discorso diPapa Francesco al Parlamento europeo del25 novembre 2014 per ricordare«l’impegno per il bene comune di uominie donne che appartengono alla culturaeuropea, fondata sulle radici culturalistrettamente connesse con la tradizionegiudaico–cristiana» che «ci chiede diassumere impegni profetici ed altissimi, trai quali emerge in particolare la difesa delladignità trascendente dell’essere umano».Citando Bergoglio, monsignor De Donatisha ricordato la solitudine «propria di chi èprivo di legami. La si vede particolarmentenegli anziani, spesso abbandonati al lorodestino, come pure nei giovani privi dipunti di riferimento e di opportunità per ilfuturo; la si vede nei numerosi poveri chepopolano le nostre città; la si vede negliocchi smarriti dei migranti che sono venutiqui in cerca di un futuro migliore». Paroledi grande significato proprio nei giorni che

vedono una fortissimacontrapposizione traItalia e Franciasull’immigrazione e apochi giorni dal verticeeuropeo sul tema. Dalcanto suo Macron, che harinnovato le felicitazioniall’arcivescovo per la suanomina cardinalizia, haspiegato di aver accettatoil titolo «perchéappartiene alla tradizionedi concordia e amiciziatra Francia e Vaticano».Una consuetudine ripresain tempi moderni dalpresidente Coty negli

anni Cinquanta del secolo scorso e poiseguita da De Gaulle, Giscard d’Estaing,Chirac e Sarkozy, l’ultimo a ricevere iltitolo il 20 dicembre 2007. Una pratica chenon è stata invece seguita dai socialistiMitterand e Hollande. «La presenza delCapo di Stato – ha detto ancora Macron –sottolinea la volontà della Francia diapprofondire la relazione di amicizia,comprensione e fiducia con la Santa Sede»che intende rafforzare per «lavorareinsieme per la pace e al servizio del benecomune». Proprio alla pace aveva fattoriferimento l’ultimo passaggio del discorsodi monsignor De Donatis: «In questabasilica ogni giorno viene elevata lapreghiera per la pace nel mondo e per ilprogresso del genere umano. Da oggi lei,signor presidente, fa parte della realtà delLaterano, a nome dell’intera nazionefrancese». Un legame profondo che sirinnova ogni anno, il 13 dicembre, data dinascita di Enrico IV, quando a SanGiovanni viene celebrata la “Missa pronatione gallica”. «Da quando il re haistituito questa Messa – aveva scrittol’arcivescovo in un messaggio – essa nonha mai cessato di essere qui celebrata,richiamando la comunità francese a Romache viene alla sede del successore di Pietroa pregare per la prosperità del proprioPaese». Alla cerimonia erano presenti unasettantina di rappresentanti diplomaticipresso la Santa Sede oltre al cardinaleMamberti, prefetto della Segnaturaapostolica, e all’arcivescovo Brugues,archivista e bibliotecario di Santa RomanaChiesa, di cui il Santo Padre ha annunciatoproprio martedì la sostituzione a settembrecon il portoghese don José TolentinoCalaça de Mendonça.

UAmbiente, migrazioni e disarmoal centro dell’incontro con il Papa

Feroci e Manna

Il discorso di Macron nella basilica di San Giovanni (foto Gennari)

La visita nel chiostro (foto Gennari) Il Papa e Macron (foto Sir)

De Donatis interviene all’incontro a piazza di Pietra

4 Venerdì29 giugno 2018

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Page 5: Concistoro. De Donatis è cardinaleno, mentre la nomina di Papa France-sco risale al 26 maggio 2017. Era ve-scovo ausiliare dal 14 settembre 2015, nominato dal Santo Padre specifica-mente

celebrazioniRITO DI CONSACRAZIONE DI DUE DONNENELL’ORDO VIRGINUM A SAN GIOVANNIIN LATERANO. Domenica 1 luglio, alleore 17.30, sarà celebrato nella basilicadi San Giovanni in Laterano il rito diconsacrazione nell’Ordo virginum didue donne che hanno terminato ilperiodo di formazione. Una è siriana,l’altra polacca, entrambe hannocompiuto a Roma studi biblici. Il ritosarà presieduto dal vicario di Roma,Angelo De Donatis.

MADONNA DE’ NOANTRI A TRASTEVERE,INIZIO DELLA NOVENA. Inizia sabato 7luglio la solenne novena inpreparazione della festività di MariaSantissima del Carmine (Madonna de’Noantri). Fino a domenica 15 lugliotutte le sere, dalle 18.30, si reciterà ilrosario nella chiesa di Sant’Agata inTrastevere (largo San Giovanni de’Matha). Alle 19 sarà celebrata laMessa.

formazioneISTITUTO GIOVANNI PAOLO II, MASTER INSCIENZE DEL MATRIMONIO E DELLAFAMIGLIA. Aperte fino al 30 settembrele iscrizioni al master organizzato dalPontificio Istituto Teologico GiovanniPaolo II per le Scienze del matrimonioe della famiglia. Il corso di studi sirivolge agli agenti di pastoralefamiliare delle Chiese localigarantendo un percorsointerdisciplinare che propone unaunità di fondo fra preparazionefilosofico–teologica, scienze umane eattenzione pastorale. Informazioni:www.istitutogp2.it.

SETTIMANA INTENSIVA DI EBRAICOBIBLICO PER PRINCIPIANTI.Dal 16 al 21 luglio il biblista padreGiovanni Odasso guiderà un corsointensivo di ebraico biblico che hal’obiettivo di introdurre alla letturadella Torah, dei Profeti e degli Scrittinella lingua originale. Il corso èdestinato principalmente a coloro chesi accostano per la prima volta allalingua ebraica ed è accessibile anche achi non abbia sviluppatol’apprendimento di altre lingueantiche o moderne, ma sia realmentemotivato a comprendere la Scritturanella ricchezza della lingua originale.Il corso si terrà in via XX Settembre,65b. Informazioni: segretaria delCibes, Angela Pak (334.7661564, ore20–21.30), [email protected].

incontriCAMILLIANUM: OPEN DAY, L’11 LUGLIOTAVOLA ROTONDA E PRESENTAZIONEMASTER SU BIOETICA. Un open dayricco di iniziative è in programma l’11luglio all’Istituto Camillianum diRoma. Sarà presentato ufficialmente ilmaster di 1° livello in Bioetica,pluralismo e consulenza etica cheprenderà il via nell’anno accademico2018–2019. Organizzato dalCamillianum in convenzione con ilDipartimento di Filosofia e Scienzedell’Educazione dell’Università diTorino. Saranno inoltre presentati icorsi di licenza e dottorato in Teologiapastorale sanitaria e i corsi di altaformazione. L’open day si concluderàcon la tavola rotonda sul tema “Mortee morte cerebrale: a 50 anni dalRapporto di Harvard”. Moderato daPalma Sgreccia, l’appuntamento siavvarrà del contributo del direttore delmater Maurizio Mori, LucettaScaraffia, docente di Storiacontemporanea all’Università LaSapienza e membro del Comitatonazionale di bioetica, Marco Vergano,anestesista e rianimatore dell’ospedaleSan Giovanni Bosco di Torino, e diAntonio Puca, emerito di Bioetica delCamillianum. La tavola rotondaaffronterà una delle tematiche piùdelicate nell’ambito della bioetica edel fine vita e le differenti istanzesaranno illustrate dai partecipanticontribuendo ad arricchire l’offertaformativa del Camillianum, dedicatoallo studio teologico e all’attuazione“sul campo” della pastorale sanitaria.Ispirato al carisma di san Camillo deLellis, è l’unico Istituto accademico inTeologia pastorale sanitaria e preparadocenti in teologia pastorale sanitaria,esperti del settore socio–assistenziale ei referenti diocesani per la pastoralesanitaria.

culturaALLE SUORE DI MARIA BAMBINAPRESENTAZIONE DI DUE LIBRI. Lunedì 2,alle 19, sulla terrazza delle Suore di“Maria Bambina” (via Paolo VI, 21)sarà presentato il libro “Discernere lavolontà di Dio. Finalità e dinamiche”di padre Pietro Schiavone.Intervengono i due gesuiti padreFausto Gianfreda e padre LelloLanzilli. Durante la serata, organizzatadal Centro ignaziano di spiritualità,sarà presentato anche il volume dipadre Giacomo Costa “Ildiscernimento”.

MUSEI VATICANI/1: CERAMICHESETTECENTESCHE IN MOSTRA. All’indomani dell’accurato restaurooperato presso il Laboratorio Metalli eCeramiche dei Musei Vaticani, e primadi essere prossimamente esposto in unallestimento permanente, il preziososervizio di piatti in ceramica istoriatadella Collezione Carpegna potrà essereammirato dal 4 luglio, e per tutta lastagione estiva, nella prestigiosaPinacoteca vaticana. La mostra, curatada Guido Cornini per la rassegnaMuseums at Work, espone 33maioliche del Reparto Arti decorativedei Musei Vaticani realizzate in pienoCinquecento da abili maestrimaiolicari di Urbino, su disegni dipittori della scuola di Raffaello.L’insieme delle ceramiche costituisceuno dei capitoli meno noti e, al tempostesso, tra i più affascinanti delcollezionismo secentesco.

MUSEI VATICANI/2: APERTURESTRAORDINARIE NOTTURNE. Fino al 26 ottobre i Musei Vaticanipropongono ai visitatori, romani enon solo, un’esperienza di visita unicanel suo genere quanto ad atmosfere,bellezze artistiche e proposte musicali.A partire dalle ore 19, per più di seimesi, i “Musei del Papa”“raddoppiano” la loro offerta culturaleoffrendosi in un’inedita versioneserale molto gradita al pubblico,specie nella stagione primaverile edestiva. Come ogni anno, e sempreinclusa nel costo del bigliettod’ingresso prenotabile esclusivamenteonline, un’ampia rassegnaconcertistica andrà ad arricchirel’apertura notturna. Informazioni piùdettagliate su www.museivaticani.va.

societàCORRIDOI UMANITARI, ARRIVATI 139PROFUGHI. UNA FAMIGLIA OSPITE ALLACITTADELLA DELLA CARITÀ. Mercoledì,da Addis Abeba, sono arrivati aFiumicino 139 profughi del Cornod’Africa che erano rifugiati nei campidel Tigrai in Etiopia. Il loro ingresso inItalia è reso possibile grazie alProtocollo di intesa con lo Statoitaliano, firmato dalla Cei e dallaComunità di Sant’Egidio. I rifugiatisaranno accolti in 13 regioni italianepresso parrocchie, appartamenti diprivati e istituti religiosi. La diocesi diRoma ospiterà una famiglia – genitorie tre bambini di 10, 6 e 2 anni –presso la “Cittadella della Carità” dellaCaritas. Si tratta di un nucleo dirifugiati per motivi politici.

PROGETTI E MISSIONI UMANITARIE INMOZAMBICO CON L’AUCI, SE N’È PARLATOAL GEMELLI. Ieri, nella hall delPoliclinico Gemelli, in un incontrosono stati presentati i progetti e lemissioni umanitarie in Mozambicosostenute dall’AssociazioneUniversitaria per la CooperazioneInternazionale (Auci), collegata allaFacoltà di Medicina e chirurgiadell’Università Cattolica, e dallaparrocchia di San Frumenzio. Allapresentazione è intervenuto il vescovoausiliare Gianpiero Palmieri.

DROGA, APPELLO DELLE COMUNITÀTERAPEUTICHE DEL LAZIO.L’associazione delle comunitàterapeutiche accreditate del Lazio, inoccasione della XXXII Giornatamondiale di lotta alla droga,sottolinea «l’urgenza di rimettere alcentro dell’agenda politica l’attenzioneal fenomeno delle dipendenze che sista diffondendo in manierapreoccupante investendo tantissimigiovani in un clima di indifferenza, ditolleranza e di scarsa considerazionedel problema dal punto di vistaculturale, educativo e politico». L’Italiaè sempre più ai primi posti nelleclassifiche europee sul consumo disostanze stupefacenti. «Siamo difronte ad un processo dinormalizzazione del consumo didroghe che ci preoccupa moltissimo –prosegue la nota –: nelle nostrecomunità arrivano ogni giorno ragazzisempre più giovani che intorno ai 16anni hanno già conosciuto il carcere,la prostituzione e il disagio mentalecausato dalle nuove sostanzepsicoattive. Le persone più fragili, gliadolescenti, sono prese di mira daimercati legali e illegali con l’obiettivodi diffondere in maniera capillarealcol, tabacco e cannabis. Il businessdella cannabis light sta facendo lafortuna di centinaia di aziende sullapelle di ragazzi, per questo salutiamocon favore l’intervento del Consigliosuperiore di sanità teso a promuoverelo stop alla vendita di questa sostanza.Le famiglie e la scuola sono semprepiù abbandonate a se stesse, mentre lecomunità rappresentano gli ultimiavamposti sui territori dove sisforzano di tenere alta l’attenzionedelle istituzioni, dei cittadini, degliadulti sulle responsabilità educativenei confronti dei giovani». Ilfenomeno, affermano ancora lecomunità, «ha bisogno di risposteinnanzitutto culturali e poi sanitarie,educative, sociali perché affonda le sueradici nel disagio esistenziale dellepersone».

Novità sul prolassogenitale femminile

l prolasso degli organi pelvici colpisce circa il 30–50% delle donne pluripare nei Paesi occidentali edincide soprattutto sulla fascia medio–alta della po-

polazione, anche se vi sono un numero crescente digiovani donne che ne sono affette. La sua insorgenzaè legata eminentemente alle gravidanze che determi-nano uno stiramento dei tessuti e legamenti della zo-na pelvica durante il parto.Una volta che si allentano o si distaccano queste strut-ture di supporto, inizia una lenta e continua discesadegli organi (vescica, vagina, utero e retto) all’internodel bacino fino alla fuoriuscita dalla vagina, cui segueuna alterazione della loro funzionalità con compar-sa di una sensazione di corpo estraneo in vagina, ri-gonfiamento vaginale, incontinenza urinaria e/o fe-cale, difficoltosa minzione o ostruita defecazione, rap-porti sessuali dolorosi o cistiti ricorrenti.Il prolasso degli organi pelvici, pertanto, pur non es-sendo una condizione clinica che mette a repentagliola vita, impatta negativamente sulla qualità della vitadella donna che ne è affetta. Attualmente varie sono le modalità terapeutiche, dal-le terapie conservative fino alle terapie chirurgichecomplesse nei casi di alti gradi di prolasso o nelle re-cidive. La riabilitazione, soprattutto nei casi modera-ti, è un primo approccio che va sempre attuato per-ché ridà tono alla componente muscolare pelvica, ri-ducendo così i sintomi irritativi e migliorando la per-cezione soggettiva. C’è tuttavia scarsa evidenza in let-teratura sugli effetti positivi a lungo termine della fi-sioriabilitazione nell’alleviare i sintomi e nel ridurrela componente anatomica del prolasso a breve e alungo termine.Il comparto anteriore è il sito di maggiore incidenzadel prolasso degli organi pelvici e più dell’ 80% del-le procedure chirurgiche coinvolgono la parete vagi-nale anteriore. Dalla metà degli anni ‘90 si è introdottol’uso di reti sintetiche nel trattamento chirurgico delprolasso genitale, essendo questo difetto anatomicoconsiderato pari ad una ernia addominale.Anche se all’inizio si ebbero ottimi risultati, succes-sivamente si sono presentati dei problemi di bio-compatibilità nell’uso di questi materiali sintetici in-trodotti in vagina con fenomeni di rigetto ed erosio-ne. Per cui dagli inizi del 2010 la Food and drug ad-ministration americana ha raccomandato un uso piùrestrittivo di questi materiali consigliando un ap-proccio per via addominale.Attualmente, pertanto, il trattamento più efficace delprolasso genitale di grado elevato prevede un ap-proccio addominale mediante laparoscopia. La più re-cente introduzione del robot ha ulteriormente mi-gliorato le tecniche e incrementato le percentuali deirisultati positivi, pertanto tale trattamento rappresentain assoluto la terapia mininvasiva con minor impat-to tissutale.

Mauro Cervigni, responsabile Centromedic. pelvica femminile e Chirurgia ricostruttiva

I

Obiettivo Salutea cura del Policlinico Gemelli

Caracalla, da martedìla stagione estiva

l consueto scenariodelle Terme di Caracal-

la farà da cornice fino al6 agosto alla stagione e-stiva 2018 del Teatro del-l’Opera di Roma. L’aper-tura il 3 luglio con “La tra-viata” di Giuseppe Verdi,con la regia di LorenzoMariani. Oltre a celebri o-pere e balletti, da nonperdere le serate con Ro-berto Bolle, James Taylore Joan Baez.

I

musica

a banda dell’Arma dei Carabinieri e Aiu-to alla Chiesa che Soffre uniti per la pri-ma volta per gli oltre 200 milioni di cri-

stiani perseguitati nel mondo e per tutti co-loro che soffrono e vengono uccisi a causa delloro credo religioso. Martedì scorso, nellapiazza d’armi della Legione allievi carabi-nieri, si è svolto un concerto dedicato ai mar-tiri dei nostri giorni in onore dei quali è sta-ta portata ai piedi del palco la grande crocelignea di Nassiriya.La banda dell’Arma dei Carabinieri, direttadal maestro Massimo Martinelli, composta da90 elementi, accompagnata dal Coro degliallievi carabinieri del 137° corso, ha esegui-to tra l’altro l’Ave Maria dall’Otello di Giu-seppe Verdi e il brano “Jesus bleibet meinefreude” di Johann Sebastian Bach. Durante ilconcerto il palazzo della Legione allievi è sta-to illuminato con fasci di luce rossa, simbo-lo del sangue versato ancora oggi da tanti cri-stiani in tutto il mondo, così come erano sta-ti illuminati Fontana di Trevi nel 2016 e il

Colosseo lo scorso 24 febbraio.Per il generale Luigi Longobardi, comandantedelle scuole dell’Arma dei Carabinieri, aver or-ganizzato l’evento nella scuola «crea un lega-me unico tra le vittime della fede e i militarimorti nell’adempimento del proprio dovere».Monsignor Santo Marcianò, arcivescovo ordi-nario militare per l’Italia, ha rimarcato che da-vanti al tragico fenomeno delle persecuzioni«siamo tutti chiamati alla responsabilità pervincere l’indifferenza e la tiepidezza che sonopiù dannose della violenza».«Questi eventi aiutano a forare i muri innal-zati non solo dai persecutori ma anche dallapassività di troppi e a far conoscere al mondola Chiesa dei martiri», ha spiegato il cardinaleMauro Piacenza, presidente internazionale diAiuto alla Chiesa che Soffre. Louis Raphael ISako, patriarca di Babilonia dei caldei, ha os-servato che il suo popolo desidera solo essere«artigiano di pace» mentre Joseph Coutts, ar-civescovo di Karachi, ha sottolineato che «nontutto è buio, viviamo nella speranza». (Ro. Pu.)

L

Acs e Arma dei Carabinieri insiemea favore dei cristiani perseguitati

MARTEDÌ 3 Dalle ore 8.30 riceve isacerdoti.

DA MERCOLEDÌ 4 A VENERDÌ 6 LUGLIO

Partecipa in Val di Fassa allasettimana di fraternità per iseminaristi organizzata dalPontificio Seminario RomanoMaggiore.

DA SABATO 7 A SABATO 14 LUGLIO

Partecipa in Val di Fassa allasettimana di fraternitàorganizzata dal Servizio per laFormazione Permanente per isacerdoti al 10°, 20°, 30° annodi ordinazione.

L’AGENDADEL VICARIO

libri

olm Tóibín (nellafoto), nato nel1955 a

Enniscorthy, in Irlanda,uno dei grandi scrittoridel nostro tempo, èsempre statoossessionato dalleombre fugaci delpassato che possonotornare a interrogarci inqualsiasi momento,

magari assumendo le forme imprevedibili esorprendenti di persone trapassate: comedimenticare il finale di The master (2004),quando Henry James, protagonista di quellastraordinaria biografia romanzesca, si aggiranelle stanze vuote di Lamb House, laresidenza dove trascorse gli anni più fecondidella sua esistenza? A ben pensare, anche lariflessione criptocristiana del Testamento diMaria (2012), dove la Vergine ormai anziana

ricorda il Figlio perduto, era l’evocazione diun’assenza insostenibile. E non è forsenemmeno un caso che Nora Webster (2014),ripercorra con lancinante acumeintrospettivo la vita interiore di una vedova,madre di quattro figli, impegnata conammirevole determinazione a ritrovare sestessa. La casa dei nomi (Einaudi, pp. 261,traduzione di Giovanna Granato, 19,50euro), ultimo formidabile risultato narrativo,continua a scavare sul medesimo terreno, checorrisponde ai temi eterni della libertà e delcondizionamento sociale, del sensoprofondo che siamo chiamati ad attribuireall’avventura umana, stavolta in una liberainvestigazione mitologica greca che, purprendendo le mosse, come dichiara lo stessoautore nei ringraziamenti conclusivi,dall’Orestea di Eschilo, dall’Elettra di Sofoclee da Elettra, Oreste e Ifigenia in Aulide diEuripide, trasfigura queste opere, non senzaaverne prima in ogni modo spremuto il

prezioso succo. È la storia antica delsacrificio di Ifigenia da parte del padreAgamennone, il quale non esita a ucciderlacon l’intenzione di propiziarsi il favore deiventi, innescando così la vendetta diClitennestra spalleggiata dall’amante Egisto.Colm Tóibín comincia proprio da leicollocandola, nelle stupende pagine iniziali,a una dolorosa distanza dalle supreme forzedell’Olimpo: «Parlerò usando parole chevengono dal mondo, e quelle parole sarannocariche di rimpianto per le perdute cose…».E i morti? «Sono partiti e non farannoritorno». Cosa ci resta? «Gli avanzi dellalingua della preghiera». Forse soltantopronunciare i nomi di chi non c’è piùpotrebbe scuotere gli dèi dal loro torpore.Conta nel romanzo, che ritaglia in modonuovo il vecchio schema tematico del nodofatale (Agamennone accoltellato daClitennestra e questa dal figlio Oreste conl’aiuto dell’altra sorella Elettra), la pulsione

ritmica del referto rigoroso, unico nellaletteratura contemporanea per tensioneemotiva, tenuta stilistica e intensitàspirituale. Tóibín si ferma ben prima dellasoluzione “democratica” che dovrebbe porretermine alla catena delle reciprocherivendicazioni, quando le Erinni, grazie adAtena, diventano Eumenidi. A lui noninteressa l’indagine sulla giustizia. È attiratodal sangue, dal male umano, dalle complicitàe dalle alleanze (Oreste con Leandro, Elettracon Iante) che paradossalmente rendonol’uomo ancora più solo. Eppure, dentro ilbuio della tragedia, lascia accesa una piccolaluce: il bambino nato dalla violenza cieca eselvaggia, certo, ma anche l’ostinata speranzache gli dèi non si dimentichino di noi.Chissà, «forse tengono il ricordo della mortechiuso a doppia mandata nei loro depositi,gelosamente custodito, e liberano invecesentimenti che un tempo erano puri e dolci».

Eraldo Affinati

C«La casa dei nomi» di Tóibín, una luce nel buio della tragedia

Consacrazione di due donne nell’Ordo Virginum - «Madonna de’ Noantri», inizio della novena a Sant’AgataAperture notturne con musica ai Musei Vaticani - Settimana intensiva di ebraico biblico per principianti

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Page 6: Concistoro. De Donatis è cardinaleno, mentre la nomina di Papa France-sco risale al 26 maggio 2017. Era ve-scovo ausiliare dal 14 settembre 2015, nominato dal Santo Padre specifica-mente

28 gennaio 2018: De Donatisall’Angelus in piazza San Pietroper la Carovana della pace dell’Acr

12 giugno 2018:la celebrazionepresiedutaall’UniversitàCattolicadel Sacro Cuoreper la festapatronale

15 febbraio 2018: il vicario De Donatiscon papa Francesconell’incontro del cleroall’inizio della Quaresima

13 maggio 2018: De Donatis presiedela Messa nella chiesa di San Francescoa Ripa, a Trastevere, a conclusionedella “Notte Sacra – Perfetta letizia”promossa dalla diocesi di Roma

26 maggio 2017: il cardinaleAgostino Vallini, nel PalazzoLateranense, annunciala nomina di monsignorAngelo De Donatis all’incaricodi vicario del Papa per la diocesi

18 dicembre 2017: la visita al Centro Astalliper l’inaugurazione della mensarivolta a richiedenti asilo e rifugiati

Un anno da vicario dentro la cittàle tappe.L’annuncio della nomina,le celebrazioni, gli incontri, le visite

20 aprile 2018:De Donatisprotagonistadi un incontroalla Sapienzain dialogocon il rettoreEugenio Gaudio

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