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l mio servizio sarà annunciare la misericordia di Dio per tutti. Quella misericordia che è la Pentecoste dei nostri giorni». L’arcivescovo De Donatis si è rivolto così ai vescovi, ai sacerdoti e al personale del Vicariato nel giorno della sua nomina a vicario di Roma. Ha parlato di misericordia, ancora una volta. Un tema caro a De Donatis, trattato in maniera approfondita durante lo scorso Giubileo in una rubrica sul nostro sito, “La misericordia nella Bibbia”, con alcune riflessioni poi raccolte in un libro edito dalle Paoline. «Parlare di Misericordia – scriveva nel suo primo articolo del 7 dicembre 2015 –, spiegare il concetto di misericordia, così come è proposto nella Bibbia, non è mai una cosa semplice ed i pericoli a cui si va incontro è di essere troppo riduttivi o troppo prolissi, ed in entrambi i casi non si definisce la misericordia in sé ma se ne dà una descrizione distaccata e superficiale. Per evitare ciò bisogna, per prima cosa, spiegare che il concetto biblico di misericordia non è un mero esercizio letterario ma, come tutti i concetti per la mentalità ebraico–semita, esso vuole fare riferimento al senso pratico ed esperienziale umano, del vissuto umano». E ancora: «La misericordia è l’Amore di Dio per tutti, nessuno escluso. La Misericordia del grembo non si dà mai per vinta, rimane viva ed operativa, amando chi non è più amato da nessuno proprio come una madre è capace di piangere il proprio figlio condannato a morte per atroci delitti. Un mistero grande per i nostri limiti umani ma vero e reale più di ogni altra forma d’amore». Christian Giorgio I « onsignor De Donatis – che inizierà il suo mandato di vicario generale il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro Paolo, patroni di Roma – è nato il 4 gennaio 1954 a Casarano, provincia di Lecce e diocesi di Nardò–Gallipoli. Era vescovo ausiliare dal 14 settembre 2015, nominato da Papa Francesco specificamente per la cura del clero di Roma, alla sede titolare di Mottola. Nomina annunciata dal cardinale vicario Agostino Vallini ai sacerdoti riuniti nella basilica di San Giovanni in Laterano per il tradizionale incontro di inizio dell’anno pastorale. Fu poi proprio Papa Francesco, con una scelta inusuale per un ausiliare della diocesi, a presiedere la Messa per l’ordinazione episcopale di De Donatis, il 9 novembre 2015, nella basilica di San Giovanni in Laterano. In quell’occasione il Papa aveva detto esplicitamente: «Nella Chiesa di Roma vorrei affidarti i presbiteri, i seminaristi. Tu hai questo carisma!». Accanto a Papa Francesco, i co– ordinanti erano stati il cardinale Agostino Vallini e il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero. Alla consegna dell’anello episcopale, il Papa aveva ricordato al presule: «Non dimenticarti che prima di questo anello c’era quello dei tuoi genitori… difendi la famiglia». La famiglia come luogo in cui si fa esperienza d’amore, lo stesso che monsignor De Donatis ha citato nel proprio motto episcopale: “Nihil Caritate dulcius” (Nulla è più dolce dell’amore), parole tratte dal “De officiis ministrorum” di Sant’Ambrogio. Dal 1° settembre 2014 De Donatis era incaricato diocesano del Servizio per la formazione permanente del clero, che aveva rilanciato con la collaborazione di alcuni sacerdoti, promuovendo iniziative di vario tipo. Monsignor De Donatis è stato alunno prima del Seminario di Taranto e quindi del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Compiuti gli studi filosofici alla Pontificia Università Lateranense e quelli teologici alla Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la Licenza in Teologia Morale. È stato ordinato sacerdote il 12 aprile 1980 per la diocesi di Nardò–Gallipoli e dal 28 novembre 1983 è incardinato nella diocesi di Roma. Dal 1980 al 1983, è stato collaboratore nella parrocchia di San Saturnino e insegnante di religione; dal 1983 al 1988, vicario parrocchiale della medesima parrocchia; dal 1988 al 1990, addetto alla Segreteria generale del Vicariato come collaboratore del vicegerente Giovanni Marra e vicario parrocchiale nella parrocchia della Santissima Annunziata a Grottaperfetta; dal 1989 al 1991, archivista della Segreteria del Collegio cardinalizio; dal 1990 al 1996, direttore dell’Ufficio clero del Vicariato di Roma; dal 1990 al 2003, direttore spirituale al Pontificio Seminario Romano Maggiore; dal 2003, parroco in San Marco Evangelista al Campidoglio e assistente per la diocesi di Roma dell’Associazione nazionale familiari del clero. È membro del Consiglio presbiterale diocesano e del Collegio dei consultori. Nel 1989 è stato ammesso all’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme con il grado di cavaliere; è cappellano di Sua Santità dal 10 aprile 1990. Dall’aprile 2016 è rettore della chiesa di San Sebastiano al Palatino e da dieci anni è assistente spirituale dell’associazione intitolata a don Andrea Santoro, il prete romano ucciso in Turchia che ha voluto ricordare venerdì leggendo una sua preghiera. Nella Quaresima del 2014 ha tenuto le meditazioni per gli esercizi spirituali della Curia romana davanti al Papa. M DI FEDERICA CIFELLI onsignor Angelo De Donatis, 63 anni, pugliese di origine, ausiliare di Roma dal 2015, è il nuovo vicario del Papa per la diocesi di Roma. Francesco l’ha elevato alla dignità di arcivescovo e l’ha nominato anche arciprete della basilica lateranense. L’annuncio, diffuso ufficialmente a mezzogiorno di venerdì 26 maggio – festa di san Filippo Neri, compatrono di Roma – dalla Sala stampa della Santa Sede, è stato dato dal cardinale Agostino Vallini nella sala al terzo piano del Palazzo Lateranense, sede del Vicariato di Roma. Una modalità nuova rispetto al passato. Presenti il vicegerente, i vescovi ausiliari della diocesi, i parroci prefetti e il personale del Vicariato. Il Santo Padre ha così accolto la rinuncia presentata dal cardinale Vallini, che ad aprile ha compiuto 77 anni, per raggiunti limiti di età. De Donatis, come ha precisato il cardinale Vallini, inizierà il suo mandato di vicario generale il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro Paolo, patroni di Roma. «Siamo grati al Signore per questo dono alla Chiesa di Roma, che rimane giovane, coraggiosa e libera», le parole del porporato. Poi, rivolto direttamente a De Donatis: «È una Chiesa bella, viva, dove dal Vicariato alle parrocchie tutti hanno una passione sincera per l’annuncio del Vangelo. Vai avanti con fiducia, con la fiducia del Papa e con la nostra». Da parte del cardinale Vallini la «riconoscenza all’esercito della Chiesa, comunità bella e buona, di Roma, che lavora per il Regno di Dio. Sono certo che il cammino pastorale che abbiamo portato avanti insieme continuerà». Per molti sacerdoti monsignor De Donatis è stato in questi anni una preziosa guida spirituale. E dal 1° settembre 2014 era incaricato diocesano per la formazione permanente del clero (un approfondimento a pagina 2). Nel suo primo saluto dopo l’annuncio della nomina, ha fatto riferimento proprio ai lunghi anni passati «nel mio osservatorio privilegiato», accompagnando «nel cammino tanti fratelli, soprattutto preti: ho potuto vedere i miracoli di cui è capace la grazie. Il Signore è fedele e agisce, quindi possiamo non perdere la M speranza». Il suo discorso (che pubblichiamo integralmente a pagina 2) è stato intessuto di riferimenti vivi e forti: il cardinale Vallini e il suo abbraccio «di Padre», ma anche la preghiera del cardinale Ruini e di Papa Benedetto XVI, il ricordo affettuoso di san Giovanni Paolo II, del cardinale Ugo Poletti e di quanti, ora in cielo, «hanno reso bella la vita della nostra diocesi». Ha usato le parole degli Atti degli Apostoli proposte dalla liturgia del giorno, il nuovo vicario, per dire le sensazioni e i timori legati all’incarico che lo attende: «Non avere paura ma continua a parlare e non tacere – l’esortazione del Signore all’apostolo Paolo –, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». Umiltà e misericordia: queste le parole risuonate più volte nel suo saluto. «Consapevole dei miei limiti – ha continuato l’arcivescovo –, mi metto nelle mani del Signore. In questo momento mi è chiesto ancora di più di essere padre e chiedo a Dio il dono di esserlo sempre, per tutti». E ancora: «Il mio servizio sarà annunciare la misericordia di Dio per tutti. Quella misericordia che è la Pentecoste dei nostri giorni. Chiedo a Dio il dono di saper ascoltare in profondità, di custodire e promuovere la comunione ecclesiale». Poi il ricordo delle relazioni personali. Come quel biglietto di auguri ricevuto per Pasqua, nel quale si ricordava con affetto che «l’autorevolezza del vescovo è l’amore ma la sua forza di persuasione è il martirio», ha citato a memoria, con un sorriso carico di consapevolezza, chiedendo «fin da ora» perdono per «i miei limiti» e assicurando «preghiera e benedizione». Da ultimo, un’esortazione, rivolta ai presenti e, con loro, a tutta la Chiesa di Roma: «Stretti attorno al nostro vescovo, il Papa Francesco, seguiamo il Signore che ci invita a prendere il largo». Poi la preghiera conclusiva, con le parole rivolte da don Andrea Santoro, il sacedote romano fidei donum ucciso in Turchia nel 2006, rivolta a Maria, «Madre delle pecore fuori dall’ovile, dei cuori senza speranza, Madre di chi non Lo ha seguito, Madre delle anime senza vita, Madre delle menti senza luce, Madre dei peccatori, Madre del ladrone non pentito, Madre del figlio non ritornato, Madre di quelli che scendono agli inferi per annunciare ai morti la Vita». Su Romasette.it propose durante il Giubileo la rubrica "La Misericordia nella Bibbia" Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Sede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a - 00184 Roma [email protected] - Tel. 06 6988.6150/6478 Questo numero è stato chiuso sabato 26 alle ore 13.00 Abbonamento annuo euro 62,00 C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei Spa Direzione vendite - Via della Pigna 13a 00186 Roma - Tel. e fax 066790295 Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871 ROMA SETTE On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette De Donatis nuovo vicario Ausiliare dal 2015, 63 anni, inizierà il mandato il 29 giugno. La nomina annunciata venerdì mattina dal cardinale Vallini nel Palazzo Lateranense Il profilo del presule, preziosa guida spirituale Di origini pugliesi, in diocesi dal 1983. Per dodici anni è stato parroco a San Marco Evangelista in Campidoglio Francesco ha presieduto la sua ordinazione episcopale Anno XLIV – Numero 21 Domenica 28 maggio 2017 Monsignor De Donatis L’annuncio nella sala al terzo piano del Palazzo del Vicariato (foto Gennari) Il cardinale Vallini L’ordinazione episcopale con Papa Francesco l mio primo pensiero riconoscente va al Santo Padre per il coraggio che ha mostrato nell’affidarmi questa re- sponsabilità al crepuscolo della mia vita. È davvero un segno che crede alla capacità dei vecchi di sognare… ». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia–Città della Pieve, ha accolto merco- ledì la nomina a presidente della Conferenza episcopale i- taliana decisa dal Papa. L’an- nuncio era stato dato in mat- tinata, al termine della Messa presieduta nella basilica di San Pietro, dal cardinale Angelo Bagnasco, che martedì aveva tenuto la sua ultima prolusio- ne da presidente davanti al- l’assemblea generale della Cei riunita in Vaticano. La nomi- na è arrivata poche ore dopo la consegna al Santo Padre del- la terna di nomi eletta dall’as- semblea, a norma di statuto. Bassetti, 75 anni compiuti nel- l’aprile scorso, aveva presen- tato la lettera di dimissioni al Papa, ma Francesco lo aveva con- fermato “finché non si provveda altrimenti”. Toscano, Basset- ti si è formato a Firenze, dove è stato rettore prima del Semi- nario Minore e poi di quello Maggiore. È stato nominato nel 1994 da Giovanni Paolo II ve- scovo di Massa Marittima– Piombino e poi trasferito nel 1998 alla diocesi di Arezzo– Cortona–Sansepolcro. Nel 2009, con Benedetto XVI, la nomina alla guida dell’arci- diocesi di Perugia–Città del- la Pieve. Nel dicembre 2013, Papa Francesco lo chiama a far parte della Congregazio- ne dei vescovi e lo crea car- dinale nel Concistoro del 22 febbraio 2014. Giovedì il neopresidente ha presieduto la sua prima con- ferenza stampa, a chiusura dell’Assemblea generale, indi- cando in giovani, famiglia e lavoro le priorità dell’episco- pato italiano. I « Gualtiero Bassetti è il nuovo presidente della Cei Giovani, famiglia e lavoro le priorità indicate Gualtiero Bassetti

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l mio servizio sarà annunciare lamisericordia di Dio per tutti. Quella

misericordia che è la Pentecoste dei nostrigiorni». L’arcivescovo De Donatis si è rivoltocosì ai vescovi, ai sacerdoti e al personale delVicariato nel giorno della sua nomina a vicariodi Roma. Ha parlato di misericordia, ancorauna volta. Un tema caro a De Donatis, trattatoin maniera approfondita durante lo scorsoGiubileo in una rubrica sul nostro sito, “Lamisericordia nella Bibbia”, con alcuneriflessioni poi raccolte in un libro edito dallePaoline. «Parlare di Misericordia – scriveva nelsuo primo articolo del 7 dicembre 2015 –,spiegare il concetto di misericordia, così comeè proposto nella Bibbia, non è mai una cosasemplice ed i pericoli a cui si va incontro è diessere troppo riduttivi o troppo prolissi, ed in

entrambi i casi non si definisce la misericordiain sé ma se ne dà una descrizione distaccata esuperficiale. Per evitare ciò bisogna, per primacosa, spiegare che il concetto biblico dimisericordia non è un mero esercizio letterarioma, come tutti i concetti per la mentalitàebraico–semita, esso vuole fare riferimento alsenso pratico ed esperienziale umano, delvissuto umano». E ancora: «La misericordia èl’Amore di Dio per tutti, nessuno escluso. LaMisericordia del grembo non si dà mai pervinta, rimane viva ed operativa, amando chinon è più amato da nessuno proprio come unamadre è capace di piangere il proprio figliocondannato a morte per atroci delitti. Unmistero grande per i nostri limiti umani mavero e reale più di ogni altra forma d’amore».

Christian Giorgio

onsignor De Donatis – cheinizierà il suo mandato divicario generale il 29 giugno,

solennità dei Santi Pietro Paolo, patronidi Roma – è nato il 4 gennaio 1954 aCasarano, provincia di Lecce e diocesidi Nardò–Gallipoli. Era vescovoausiliare dal 14 settembre 2015,nominato da Papa Francescospecificamente per la cura del clero diRoma, alla sede titolare di Mottola.Nomina annunciata dal cardinalevicario Agostino Vallini ai sacerdoti

riuniti nella basilica di San Giovanni inLaterano per il tradizionale incontro diinizio dell’anno pastorale. Fu poiproprio Papa Francesco, con una sceltainusuale per un ausiliare della diocesi, apresiedere la Messa per l’ordinazioneepiscopale di De Donatis, il 9novembre 2015, nella basilica di SanGiovanni in Laterano. Inquell’occasione il Papa aveva dettoesplicitamente: «Nella Chiesa di Romavorrei affidarti i presbiteri, iseminaristi. Tu hai questo carisma!».Accanto a Papa Francesco, i co–ordinanti erano stati il cardinaleAgostino Vallini e il cardinaleBeniamino Stella, prefetto dellaCongregazione per il clero. Allaconsegna dell’anello episcopale, il Papaaveva ricordato al presule: «Nondimenticarti che prima di questo anelloc’era quello dei tuoi genitori… difendila famiglia». La famiglia come luogo incui si fa esperienza d’amore, lo stesso

che monsignor De Donatis ha citato nelproprio motto episcopale: “NihilCaritate dulcius” (Nulla è più dolcedell’amore), parole tratte dal “Deofficiis ministrorum” di Sant’Ambrogio.Dal 1° settembre 2014 De Donatis eraincaricato diocesano del Servizio per laformazione permanente del clero, cheaveva rilanciato con la collaborazionedi alcuni sacerdoti, promuovendoiniziative di vario tipo. Monsignor DeDonatis è stato alunno prima delSeminario di Taranto e quindi delPontificio Seminario RomanoMaggiore. Compiuti gli studi filosoficialla Pontificia Università Lateranense equelli teologici alla Pontificia UniversitàGregoriana, dove ha conseguito laLicenza in Teologia Morale. È statoordinato sacerdote il 12 aprile 1980 perla diocesi di Nardò–Gallipoli e dal 28novembre 1983 è incardinato nelladiocesi di Roma. Dal 1980 al 1983, èstato collaboratore nella parrocchia diSan Saturnino e insegnante di religione;dal 1983 al 1988, vicario parrocchialedella medesima parrocchia; dal 1988 al1990, addetto alla Segreteria generaledel Vicariato come collaboratore del

vicegerente Giovanni Marra e vicarioparrocchiale nella parrocchia dellaSantissima Annunziata a Grottaperfetta;dal 1989 al 1991, archivista dellaSegreteria del Collegio cardinalizio; dal1990 al 1996, direttore dell’Ufficioclero del Vicariato di Roma; dal 1990 al2003, direttore spirituale al PontificioSeminario Romano Maggiore; dal 2003,parroco in San Marco Evangelista alCampidoglio e assistente per la diocesidi Roma dell’Associazione nazionalefamiliari del clero. È membro delConsiglio presbiterale diocesano e delCollegio dei consultori. Nel 1989 èstato ammesso all’Ordine equestre delSanto Sepolcro di Gerusalemme con ilgrado di cavaliere; è cappellano di SuaSantità dal 10 aprile 1990. Dall’aprile2016 è rettore della chiesa di SanSebastiano al Palatino e da dieci anni èassistente spirituale dell’associazioneintitolata a don Andrea Santoro, il preteromano ucciso in Turchia che ha volutoricordare venerdì leggendo una suapreghiera. Nella Quaresima del 2014 hatenuto le meditazioni per gli esercizispirituali della Curia romana davanti alPapa.

M

DI FEDERICA CIFELLI

onsignor Angelo De Donatis,63 anni, pugliese di origine,ausiliare di Roma dal 2015, è

il nuovo vicario del Papa per ladiocesi di Roma. Francesco l’haelevato alla dignità di arcivescovo el’ha nominato anche arciprete dellabasilica lateranense. L’annuncio,diffuso ufficialmente a mezzogiornodi venerdì 26 maggio – festa di sanFilippo Neri, compatrono di Roma –dalla Sala stampa della Santa Sede, èstato dato dal cardinale AgostinoVallini nella sala al terzo piano delPalazzo Lateranense, sede delVicariato di Roma. Una modalitànuova rispetto al passato. Presenti ilvicegerente, i vescovi ausiliari delladiocesi, i parroci prefetti e ilpersonale del Vicariato. Il SantoPadre ha così accolto la rinunciapresentata dal cardinale Vallini, chead aprile ha compiuto 77 anni, perraggiunti limiti di età. De Donatis,come ha precisato il cardinaleVallini, inizierà il suo mandato divicario generale il 29 giugno,solennità dei Santi Pietro Paolo,patroni di Roma. «Siamo grati alSignore per questo dono alla Chiesadi Roma, che rimane giovane,coraggiosa e libera», le parole delporporato. Poi, rivolto direttamentea De Donatis: «È una Chiesa bella,viva, dove dal Vicariato alleparrocchie tutti hanno una passionesincera per l’annuncio del Vangelo.Vai avanti con fiducia, con la fiduciadel Papa e con la nostra». Da partedel cardinale Vallini la «riconoscenzaall’esercito della Chiesa, comunitàbella e buona, di Roma, che lavoraper il Regno di Dio. Sono certo che ilcammino pastorale che abbiamoportato avanti insieme continuerà».Per molti sacerdoti monsignor DeDonatis è stato in questi anni unapreziosa guida spirituale. E dal 1°settembre 2014 era incaricatodiocesano per la formazionepermanente del clero (unapprofondimento a pagina 2). Nel suoprimo saluto dopo l’annuncio dellanomina, ha fatto riferimento proprioai lunghi anni passati «nel mioosservatorio privilegiato»,accompagnando «nel cammino tantifratelli, soprattutto preti: ho potutovedere i miracoli di cui è capace lagrazie. Il Signore è fedele e agisce,quindi possiamo non perdere la

Msperanza». Il suo discorso (chepubblichiamo integralmente a pagina 2)è stato intessuto di riferimenti vivi eforti: il cardinale Vallini e il suoabbraccio «di Padre», ma anche lapreghiera del cardinale Ruini e diPapa Benedetto XVI, il ricordoaffettuoso di san Giovanni Paolo II,del cardinale Ugo Poletti e di quanti,ora in cielo, «hanno reso bella la vitadella nostra diocesi». Ha usato leparole degli Atti degli Apostoliproposte dalla liturgia del giorno, ilnuovo vicario, per dire le sensazionie i timori legati all’incarico che loattende: «Non avere paura macontinua a parlare e non tacere –l’esortazione del Signore all’apostoloPaolo –, perché io sono con te enessuno cercherà di farti del male: inquesta città io ho un popolonumeroso». Umiltà e misericordia:queste le parole risuonate più voltenel suo saluto. «Consapevole deimiei limiti – ha continuatol’arcivescovo –, mi metto nelle manidel Signore. In questo momento mi èchiesto ancora di più di essere padree chiedo a Dio il dono di esserlosempre, pertutti». Eancora: «Il mioservizio saràannunciare lamisericordia diDio per tutti.Quellamisericordiache è laPentecoste deinostri giorni.Chiedo a Dioil dono disaper ascoltarein profondità,di custodire epromuovere lacomunioneecclesiale». Poiil ricordo dellerelazionipersonali. Come quel biglietto diauguri ricevuto per Pasqua, nel qualesi ricordava con affetto che«l’autorevolezza del vescovo èl’amore ma la sua forza dipersuasione è il martirio», ha citato amemoria, con un sorriso carico diconsapevolezza, chiedendo «fin daora» perdono per «i miei limiti» eassicurando «preghiera ebenedizione». Da ultimo,un’esortazione, rivolta ai presenti e,

con loro, a tutta laChiesa di Roma:«Stretti attorno alnostro vescovo, ilPapa Francesco,seguiamo ilSignore che ciinvita a prendere illargo». Poi lapreghieraconclusiva, con leparole rivolte dadon Andrea

Santoro, il sacedote romano fideidonum ucciso in Turchia nel 2006,rivolta a Maria, «Madre delle pecorefuori dall’ovile, dei cuori senzasperanza, Madre di chi non Lo haseguito, Madre delle anime senzavita, Madre delle menti senza luce,Madre dei peccatori, Madre delladrone non pentito, Madre del figlionon ritornato, Madre di quelli chescendono agli inferi per annunciareai morti la Vita».

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De Donatis nuovo vicarioAusiliare dal 2015, 63 anni, inizierà il mandato il 29 giugno. La nominaannunciata venerdì mattina dal cardinale Vallini nel Palazzo Lateranense

Il profilo del presule, preziosa guida spiritualeDi origini pugliesi, in diocesidal 1983. Per dodici anniè stato parroco a San MarcoEvangelista in CampidoglioFrancesco ha presiedutola sua ordinazione episcopale

Anno XLIV – Numero 21 Domenica 28 maggio 2017

Monsignor De Donatis

L’annuncio nella sala al terzo piano del Palazzo del Vicariato (foto Gennari)

Il cardinale Vallini

L’ordinazione episcopale con Papa Francesco

l mio primo pensiero riconoscente va al Santo Padreper il coraggio che ha mostrato nell’affidarmi questa re-sponsabilità al crepuscolo della mia vita. È davvero un

segno che crede alla capacità dei vecchi di sognare… ». Così ilcardinale Gualtiero Bassetti,arcivescovo di Perugia–Cittàdella Pieve, ha accolto merco-ledì la nomina a presidentedella Conferenza episcopale i-taliana decisa dal Papa. L’an-nuncio era stato dato in mat-tinata, al termine della Messapresieduta nella basilica di SanPietro, dal cardinale AngeloBagnasco, che martedì avevatenuto la sua ultima prolusio-ne da presidente davanti al-l’assemblea generale della Ceiriunita in Vaticano. La nomi-na è arrivata poche ore dopola consegna al Santo Padre del-la terna di nomi eletta dall’as-semblea, a norma di statuto.Bassetti, 75 anni compiuti nel-l’aprile scorso, aveva presen-

tato la lettera di dimissioni al Papa, ma Francesco lo aveva con-fermato “finché non si provveda altrimenti”. Toscano, Basset-ti si è formato a Firenze, dove è stato rettore prima del Semi-nario Minore e poi di quello Maggiore. È stato nominato nel

1994 da Giovanni Paolo II ve-scovo di Massa Marittima–Piombino e poi trasferito nel1998 alla diocesi di Arezzo–Cortona–Sansepolcro. Nel2009, con Benedetto XVI, lanomina alla guida dell’arci-diocesi di Perugia–Città del-la Pieve. Nel dicembre 2013,Papa Francesco lo chiama afar parte della Congregazio-ne dei vescovi e lo crea car-dinale nel Concistoro del 22febbraio 2014.Giovedì il neopresidente hapresieduto la sua prima con-ferenza stampa, a chiusuradell’Assemblea generale, indi-cando in giovani, famiglia elavoro le priorità dell’episco-pato italiano.

Gualtiero Bassetti è il nuovo presidente della CeiGiovani, famiglia e lavoro le priorità indicate

Gualtiero Bassetti

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Pubblichiamo il testo integrale del discorso tenutodall’arcivescovo Angelo De Donatis in occasionedella sua nomina a vicario per la diocesi di Roma.

ll’inizio del mio mandato desiderosalutarvi con molto affetto. Sento ilbisogno di condividere con tutti i fedeli e

il presbiterio della nostra diocesi i sentimentiche ho nel cuore. Vorrei prima di tutto ringraziare il cardinaleAgostino Vallini. Ho ancora nel cuorel’abbraccio che egli mi ha dato, è un dono che

conservo insieme alla benedizione ricevuta dalPapa. A Lui il mio grande grazie per come misono sentito accompagnato e nutrito dal suoMagistero in questi quattro anni. Papa Francesco ha detto scherzosamente unavolta: “Solo se si hanno seri problemipsichiatrici si può aspirare a diventare Papa!”Ecco… riguardo al diventare vicario di Roma,vi assicuro che io non ho mai avuto di questiproblemi psichiatrici! Accolgo questa chiamata del Signore e dellaChiesa con umiltà profonda e sincera,

consapevole dei miei peccati e dei mieilimiti, e mi metto nelle sue mani. Soloil suo amore fedele e il suo perdono,sempre generoso, sono il motivo percui si può dire di sì e conservare lafiducia, nonostante tutto, nonostantese stessi. So che mi è chiesto (ancora di più) diessere padre. Chiedo a Dio il dono diesserlo sempre, di esserlo con tutti. Ilmio servizio sarà annunciare lamisericordia di Dio, con la parola e conla vita. È la misericordia la Pentecostedei nostri giorni, la nuova e perenneEffusione dello Spirito Santo! Ritengodi non sapere altro che “Cristo e questicrocifisso”, sacramento dellamisericordia di Dio per tutti. Chiedo al Signore di ascoltaresempre… Sono chiamato in particolarea custodire e promuovere lacomunione ecclesiale. Questacomunione è il frutto più bello dellamisericordia. Possiamo riscoprirci figliamati da sempre da Dio, fratelli chehanno in comune l’esperienza delladebolezza e della Grazia. Siamo esaremo sempre dei misericordiati! Èquesta la sorgente della nostra gioia,della dolce gioia di stare insieme e dievangelizzare! In questi anni, dal mio punto diosservazione, che è quello di chi haaccompagnato nel cammino tanti

fratelli, soprattutto preti, ho avuto lapossibilità di contemplare i grandi miracoli dicui è capace la Grazia. Il Signore è fedele eagisce! Per questo possiamo non perdere lasperanza, possiamo sempre avere la fiducia diritrovarci tra le braccia del Padre, accanto aCristo, a Maria e a tutti i nostri fratelli. Guidati dal nostro vescovo, Papa Francesco,stretti intorno a lui, seguiamo il Signore. Egli ciinviterà ancora una volta a prendere il largo, afarci vicini, amici e solidali con tutti gliabitanti di questa città di Roma. Un biglietto che recentemente ho ricevuto,esattamente per la Pasqua di quest’anno, miricordava che per un vescovo due sono le coseda tenere bene a mente: l’autorevolezzaconsiste nell’amore, la forza di persuasione nelmartirio. Sono convinto che ci custodirà la preghiera delcardinale Vallini, espressione della suapaternità, del suo aiuto e della suadisponibilità, la preghiera del Papa emeritoBenedetto XVI e del cardinale Camillo Ruini.Chiedo fin d’ora la preghiera di tutti voi.Chiedo dal cielo la preghiera d’intercessione ditutti quei vescovi, preti, consacrate e laici chehanno reso bella la vita della nostra diocesi. Enon posso non sentire in questo momento dalcielo tutta la benedizione di san GiovanniPaolo II, che ho avuto tante volte la gioia diincontrare da vicino, e anche la paternità,l’amicizia e l’affetto del cardinale Ugo Polettiche mi ha accompagnato per tanti anni e delquale ho detto spesso una frase che miripeteva: “Angelo, ricordati che la diocesi, lanostra diocesi, non è una macchina da farcamminare ma una famiglia da amare!”.Chiedo in particolare la protezione di Maria,Salus Populi Romani, Madre della Fiducia,Madre della Perseveranza, dei Santi Pietro ePaolo, non a caso ci sarà il passaggio in questafesta, e naturalmente di san Filippo Neri. Lunedì scorso il Papa ci ha detto alla Cei chenoi vescovi siamo tutti un po’ bravi e un po’stupidi! Chiedo fin da adesso perdono per lamia stupidità. Assicuro a tutti la mia preghiera.

A

SP

ECIA

LE

Il testo integrale del primosaluto dell’arcivescovoDe Donatis dopo l’annunciodella nomina. «Accolgo questachiamata del Signore e dellaChiesa con umiltà profonda,consapevole dei miei limiti»

«Annunciarela misericordiaQuesto saràil mio servizio»

on Lorenzo Mario Pelati, parrocoa San Marco Evangelista inCampidoglio, è stato per dieci

anni, dal 2005 al 2015, vice parroco dimonsignor Angelo De Donatis nellastessa comunità, e lo ricorda perl’accoglienza che riservava a tutti. «SanMarco – spiega don Lorenzo – non hauna vera e propria comunità parrocchiale.Gli abitanti sono solo 127. È lacosiddetta “parrocchia di elezione” cheviene scelta dai fedeli soprattutto percelebrare i sacramenti, perlopiù imatrimoni. Don Angelo mi ha insegnatoad accogliere tutti pur essendoconsapevole che queste personeprobabilmente non inizieranno afrequentare la nostra chiesa». DonLorenzo descrive don Angelo

attribuendogli le qualità di padre epastore. «Quando sono stato nominatosuo vice parroco mi ha dato fiducia fin dasubito – racconta –. Mi ha semprespronato nel mio cammino, incoraggiatonelle cose importanti. Sono sempre statocolpito dalla sua attenzione ai particolari,alle esigenze di tutti, dalla sua calma nelfare le cose, dalla sua innata pazienza edall’affidamento totale alla Provvidenzaquando c’erano decisioni importanti daprendere. Credo che in questa parrocchia,in modo particolare, lui abbiamanifestato tutto il suo essere padre epastore. Ha saputo impostarla e metterlain piedi nonostante sia una parrocchiache potremmo definire di “passaggio”soprattutto per i turisti». Ma De Donatisdal 2007 è anche assistente spiritualedell’associazione intitolata a don AndreaSantoro. «Sono contenta per la nomina avicario generale della diocesi di Roma»,dice Maddalena Santoro, presidentedell’associazione e sorella del sacerdote“fidei donum” ucciso undici anni fa, dicui De Donatis ha letto una preghiera nelsuo primo saluto. «La spiritualità di donAngelo e il suo impegno con il quale staportando avanti la formazione spiritualeper i sacerdoti è una cosa preziosa».Maddalena Santoro conosce l’arcivescovoda circa dieci anni e lo descrive come

«una persona limpida e retta. Al tempostesso è un uomo molto deciso,disponibile all’ascolto e quando gli vienepresentata una problematica espone ilsuo pensiero con fermezza e trasparenza.Non usa tanti giri di parole ma quando siesprime lo fa con saggezza». DonGianpiero Palmieri, parroco a SanGregorio Magno e collaboratoredell’arcivescovo De Donatis nel Servizioper la formazione permanente del clero,descrive il nuovo vicario come «unapersona che ha ricevuto dal Signore lachiamata ad essere punto di riferimento eguida della comunità cristiana e per isingoli fedeli». Per don Gianpiero trattodistintivo dell’arcivescovo è «la grandecapacità di discernimento e la profondaconoscenza della presenza e dell’azionedello Spirito nel cuore delle persone enella vita della Chiesa, azione cheincoraggia e promuove». «Tutti quelli chehanno conosciuto don Angelo hannonotato la temperatura alta dellaprofondità della vita spirituale –conclude –. Io mi aspetto che ci aiuti afare ulteriormente questo salto e, come ciinvita Papa Francesco, ad essere semprepiù purificati da ogni forma dimondanità spirituale e di formalismo afavore di una vita spirituale autentica».

Roberta Pumpo

D

Le testimonianze: «Un padre e pastore attento a tutti»Don Palmieridon Pelatie MaddalenaSantoro

Il nuovo vicario di Roma monsignor Angelo De Donatis

L’arcivescovo De Donatis e il cardinale Vallini (foto Gennari)

L’arcivescovo De Donatis con alcuni sacerdoti della diocesi

2 Domenica28 maggio 2017

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DI FILIPPO PASSANTINO

eruviani, nigeriani, ghanesihanno battuto le mani al ritmodel Pleskach, ballo ucraino.

Albanesi, salvadoregni, libanesihanno mangiato la Placinte, pastasfoglia ripiena di formaggio, tipicadella Moldavia. Un mondoracchiuso nel sagrato della basilicadi San Giovanni in Laterano,colorato dai costumi tradizionali deitanti rappresentanti di trentacomunità straniere che vivono aRoma, profumato dai loro cibi eanimato da canti, balli e musicheetniche. È questa la Festa dei Popoli,organizzata dall’Ufficio per lapastorale delle migrazioni delladiocesi con la Caritas diocesana eImpresa Sant’Annibale onlus, con ilpatrocinio dei missionariScalabriniani. Si è svolta domenicascorsa, aperta da un forum alSeminario Maggiore di cui sonostate protagoniste le donne dellecomunità migranti. Vive da 20 anninella Capitale Elena Tonko, ucraina,che ha lasciato il suo Paese pergarantire ai figli un futuro piùsereno. «Ci avete accolto e ci avetefatto sentire a casa. Ci sono peròancora alcuni problemi daaffrontare – ha detto –. Abbiamobisogno di aiuto per imparare benela lingua italiana e di uno sportellodi ascolto per le nostre necessità». Ègiunta a Roma 24 anni fa, invece,Zenaida Villanos Baro. Tanto dadefinirsi italiana e non più filippina:«Abbiamo imparato da voi italianiad adattarci a non chiuderci. Basta,però, con i pregiudizi. Filippina nonè sinonimo di domestica – haaffermato –. Dopo avere fatto per 15anni la colf, ho deciso di iscrivermi aingegneria civile a Roma Tre. Misono laureata a 44 anni.L’integrazione è possibile». Si èlaureata in scienze dell’educazioneall’Università Salesiana PatriciaBovadin, giunta a Roma 16 anni fadal Perù. «Sono molti iprofessionisti nella nostra comunitàche si adattano a lavori domestici.Servirebbe un processo per

P

n preghiera per il Venezuela, che sta attraversando una crisieconomica e politica senza precedenti. È questa l’iniziativa deipadri Scolopi (Ordine delle Scuole Pie), al via dal mese di

giugno: «Convinti che “nulla è impossibile se ci rivolgiamo a Diocon la nostra preghiera”, come ha affermato Papa Francesco adAssisi – dichiarano –, invitiamo le persone e le comunità checamminiamo da credenti nella città di Roma a pregare per la pace ela giustizia in Venezuela». Le celebrazioni sono aperte a tutti e siterranno ogni giovedì di giugno alle ore 19.30, nella chiesa di SanPantaleo e San Giuseppe Calasanzio, a piazza di San Pantaleo (neipressi di piazza Navona). “La pace e la giustizia si abbracciano”: leparole del Salmo 85 faranno da filo conduttore agli incontri dipreghiera. Potranno partecipare non solo i romani o quantirisiedono nella Capitale: i padri Scolopi vogliono coinvolgereanche chi è lontano, grazie alla rete: «L’invito – spiegano infatti – èrivolto anche a tutti coloro che nei loro luoghi di origine,desiderano unirsi alla catena di preghiera, con la possibilità dicondividere le loro intenzioni attraverso la pagina webwww.scolopi.org o nelle reti social, attraverso l’hashtag#prayforvenezuela». E già si prevede che questa iniziativa pensataper il prossimo mese possa continuare a partire da settembre,«sempre aperta alla partecipazione di tutti», fanno sapere gliorganizzatori. «Nella loro ultima esortazione pastorale – ricordapadre Pedro Aguado Cuesta, superiore generale dell’Ordine –, ivescovi del Venezuela ci invitano ad impegnarci a favore della pace,della denuncia profetica, della solidarietà fraterna, della carità edella preghiera. E noi – assicura – vogliamo unirci al loro appello,e vi invitiamo a innalzare la vostra preghiera al Dio della Vita,implorando la pace e la giustizia di cui ha tanto bisogno il popolodel Venezuela, che tanto soffre». Le Scuole Pie sono presenti daanni nel Paese latinoamericano, dove gestiscono sei centrieducativi dove studiano più di 4.770 alunni, e svolgono un ampiolavoro di tipo sociale nei Centri Culturali in due città, e cheaccolgono oltre 290 persone. Da circa tre anni, dopo l’elezione apresidente di Nicolás Maduro, il Venezuela sta vivendo una crisieconomica gravissima: si stima che l’inflazione sia arrivata al 700per cento, il più alto tasso di inflazione al mondo. L’Assembleanazionale ha dichiarato lo stato di crisi umanitaria. Mancanocibo e medicinali, e sono continue le manifestazioni dellapopolazione in piazza, che sfociano in scontri sempre piùviolenti con la polizia. Decine di persone hanno già perso la vitadurante questi scontri.

Giulia Rocchi

I

riconoscere le loro lauree e icontributi pensionistici, se dovesserodecidere di lasciare l’Italia». Richiestealle quali ha rispostol’europarlamentare Silvia Costa: «Perottenere il riconoscimento deicontributi è necessario che i sistemipensionistici siano comparabili – haspiegato –. In Europa ci stiamolavorando». Al momento deldibattito è seguito quello dellapreghiera, con la celebrazioneeucaristica presieduta nella basilicalateranense dal vescovo ausiliarePaolo Lojudice, membro dellaCommissione per le migrazionidella Cei. Seduti accanto uomini edonne giunti dalla Colombia edall’India, dall’Islanda e dallaNigeria che hanno indossato i loroabiti tradizionali e stretto tra le manile bandiere dei Paesi d’origine. Tuttihanno portato all’altareun’immagine di Maria, raffigurata inbase alle devozioni diffuse nei loroPaesi. I momenti della Messa sonostati scanditi dai canti di dieci cori,le letture sono state proclamate inlingue differenti. E così ognicomunità ha pregato perun’intenzione: i siro antiocheni perla pace in Mediorente, i brasilianiper i migranti morti durante ilviaggio. Sessanta i sacerdoticoncelebranti, alcuni dei quali dialtri riti. «La Festa dei Popoli è lafesta della Chiesa, perché i popolisono il popolo di Dio, che è laChiesa», ha detto monsignorLojudice. Il vescovo ha citato il temadella manifestazione e, quindi, leparole di Papa Francesco:“Costruiamo ponti, non muri”:«Tante tentazioni ci mettono incondizione di non farci riconoscereche ogni uomo è nostro fratello.Sull’accoglienza dell’altro si misurala nostra dignità. Dobbiamoaccogliere chi viene da lontano evincere tutte le paure». Lacondivisione è continuata nella festasul sagrato. Liliia, ucraina, haportato sul palco non solo la danzama anche i suoi sogni: «Vorreirappresentare il mio Paese allabiennale di Venezia».

Comunicazione, dal Papa una lezione di speranzaDI MASSIMILIANO PADULA

opo l’incontro, la famiglia, lamisericordia, è il tempo dellasperanza e della fiducia. Papa

Francesco va oltre ogni clichétecnicistico per elaborare il Messaggioper la 51ª Giornata mondiale dellecomunicazioni sociali che si celebraoggi, domenica dell’Ascensione. IlPontefice argentino apre alla persona. Aquella dimensione antropocentrica cheè diventata, in modo sempre piùevidente, il fulcro del suo ministeropetrino. E quindi, parole come media,ambienti, cyber, web sono sostituite daidee come condivisione, pregiudizio,coscienza, vita. Francesco coglie così nelsegno “annusando” quel cambio diparadigma che sta investendo ilpensiero comunicativo contemporaneo.I media non sono strumenti chedeterminano qualcosa, non sono più

Dpresunti spazi da abitare ma sono partedella nostra esistenza, di quel nostro“macinare” informazioni «per offrire unpane fragrante e buono a coloro che sialimentano dei frutti della [nostra]comunicazione». Il suo Messaggio è unalezione trasversale e integrale. Non sirivolge esclusivamente ai professionistidella comunicazione ma a tutta lafamiglia umana. Ciascuno, infatti, inquanto soggetto comunicante, rischia diperdersi nei circoli viziosi dell’angoscia enelle spirali della paura,compromettendo la propria libertà,verità ontologica che contraddistingue ilnostro essere cristiani («Conoscerete laVerità, e la Verità vi farà liberi», Gv 8,32).Francesco non usa metafore o allusionima riporta certezze. Il richiamo alleguerre, al terrorismo, agli scandali e aifallimenti umani è un monito a nonfarci sopraffare dal totem della “cattivanotizia” che, invece di scuoterci e farci

reagire, spesso «anestetizza le nostrecoscienze» rendendoci indifferenti aqualunque stimolo. Il Papa, però, non siferma alle diagnosi. I suoi non sonosociologismi leziosi che lasciano iltempo che trovano. Offre una propostaconcreta, «un contributo alla ricerca diuno stile comunicativo aperto e creativo,che non sia mai disposto a concedere almale un ruolo da protagonista macerchi di mettere in luce le possibilisoluzioni, ispirando un approcciopropositivo e responsabile nelle personecui si comunica la notizia». E lo trova inun’espressione tanto semplice quantoilluminante: la «buona notizia». Trovarlacomporta un lungo e tortuoso viaggiodentro il nostro cuore. Basta ribaltare laprospettiva, cambiare «le lenti degliocchiali» e ritornare a noi. Alla vitameravigliosa di ogni uomo, alla suaidentità multiforme, alla sua cultura, allesue relazioni. Buona notizia significa

bellezza dell’umano, verità, educazione,rispetto della dignità della persona. Manon solo. Bergoglio, da buon pastore, ciporge la mano ricordandoci che «pernoi cristiani, la Buona Notizia pereccellenza è il “Vangelo di Gesù, Cristo,Figlio di Dio” (Mc 1,1)». Gesù diventacosì il comunicatore perfetto. Le sueparabole, il ricorso «a immagini emetafore per comunicare la potenza delRegno» diventano il modello cuiispirarsi. E non importa esseregiornalisti e non è neanche necessarioessere credenti, per abbracciarne il sensoautentico. Occorrono speranza efiducia. Soltanto abbracciandolepotremo essere davvero capaci dioperare nelle molteplici forme in cui lacomunicazione oggi avviene e ancora«scorgere e illuminare la buona notiziapresente nella realtà di ogni storia e nelvolto di ogni persona».

* presidente Aiart

Lojudice: accoglienzamisura della dignità

Nella capitalepiù di 500milaresidenti stranieri

oma, con 529.398 residentistranieri, è tra le province

italiane quella con il numeromaggiore di stranieri residenti:82.936 in più rispetto a Milano,il 10,5 per cento del totalenazionale e l’82,1 per cento diquelli residenti nel Lazio. Ildato emerge dal dodicesimorapporto dell’Osservatorioromano delle migrazioni,realizzato dal Centro Studi Idos.

Nel dettaglio, il Lazio, con645.159 residenti stranieri (12,8per cento della presenzadell’intera penisola), è laseconda regione italiana, dopola Lombardia, per numero diimmigrati e la terza per loroincidenza sulla popolazione.Sono stranieri 11 residenti su100, per il 52,4 per centodonne. Nel 2015 sono stati7.520 i nuovi nati da genitoristranieri (10,4 per cento deibambini stranieri nati in Italiae 15,6% di tutti i nati dell’annoin regione); sempre nel 2015, le

anagrafi regionali hannoregistrato 32.905 nuovi iscrittistranieri dall’estero (il 13,2 percento delle iscrizioni avvenutein Italia) e un saldo migratoriocon l’estero di +29.644 unità.Al contempo, 11.289 personesono diventate italiane. Ma dalLazio si continua anche aemigrare. Con 423.943residenti all’estero, il Lazio è alterzo posto, dopo Sicilia eCampania. Nel 2015 i nuoviiscritti all’Aire sono stati 17.055,di cui 13.789 dalla CittàMetropolitana di Roma.

R

Pace e giustizia in Venezuelala preghiera degli Scolopi

In Venezuela sisusseguono lemanifestazioni dellapopolazione contro lapolitica del presidenteMaduro. I Padri Scolopiinvitano alla preghiera,a Roma e nel mondo

Pignatone: lotta alla mafia, vigiliamo su RomaDI CHRISTIAN GIORGIO

iniziato con un minuto di silenzio inmemoria delle vittime di Manchesterl’incontro, all’Ambra Jovinelli, dedicato al

25° anniversario delle stragi di Capaci e di viad’Amelio. «Siamo qui per rivendicare il coraggiodi tante persone che rifiutano ogni mafia eterrorismo», ha sottolineato il presidentedell’Osservatorio regionale per la sicurezza e lalegalità Gianpiero Cioffredi. L’evento, promossomartedì dalla Regione Lazio, ha visto coinvolte25 classi delle scuole secondarie, coordinate dallaboratorio Antimafia della Sapienza. Ragazziche ai tempi degli attentati non erano ancoranati. Indossavano tutti una maglietta con unascritta dedicata a Falcone e Borsellino: “Le loroidee camminano sulle nostre gambe”. A questaplatea così giovane si sono rivolti i duemagistrati, impegnati ora alla procura dellaRepubblica di Roma, che in passato hannooperato in Sicilia e in Calabria contro Cosa

ÈNostra e ‘ndrangheta: Giuseppe Pignatone eMichele Prestipino. Nella Capitale hannoportato il “metodo Falcone”: coordinamentodelle indagini a più livelli, collaborazione tragli organi inquirenti e quella capacità di“seguire il denaro” per tracciare le attivitàillecite della criminalità che ha permesso, daultimo, di scoperchiare gli affari di “Mafiacapitale”. «Roma non è la Palermo degli anni’70 e ’80 – ha precisato il procuratore capoPignatone –. Ai tempi, i magistrati di turno siaffannavano a correre da una parte all’altradella città siciliana funestata dai delitti di mafia:avevamo una media annuale di 150 mortiammazzati». Ma nonostante ciò, la presenza digruppi criminali attivi a Roma «è in grado diinquinare significativamente le istituzioni, lapolitica, l’economia e la società civile. Non c’èpiù bisogno di ammazzare perché qui ci sonosoldi sufficienti per tutti». Il mercato dellaCapitale, aggiunge Prestipino, «offre moltissimepotenzialità che attirano forme di criminalità

diverse: da Cosa Nostra alla ‘ndrangheta finoalla camorra». Qui, i soldi investiti si diluiscononel flusso dei capitali che muove l’economiadel territorio, «una delle difficoltà maggiori checaratterizza le nostre indagini». Il confine tralecito e illecito si fa così molto labile. «Quandoi gruppi criminali sono in grado di infiltrarsi tragli imprenditori – spiega Prestipino –, il passoche porta al contatto con le istituzioni è breve».Ma «Roma è una città straordinaria – concludePignatone –, dalle grandi risorse». Se«riusciremo e riuscirete – rivolto ai giovani – adiventare una società in grado di dire “no” alle“scorciatoie” ai “favori” alle collusioni, saremoin grado di sconfiggere quello che – dicevaFalcone – essendo un fenomeno umano haavuto un principio e avrà una fine». «Ognunopuò trovare nella propria vita un modo perlottare tutti i giorni – è il pensiero delpresidente della Regione Lazio, NicolaZingaretti –. Cerchiamo di non delegare ai solimagistrati il compito di difendere la legalità».Un momento dell’incontro all’Ambra Jovinelli (foto Gennari)

La Messa a San Giovanni presieduta dal vescovo Lojudice (foto Gennari)

Il monito del vescovo ausiliarealla Festa dei Popoli che ha riunitodomenica a San Giovanniin Laterano le tante comunità

dei migranti presenti in cittàIl forum dedicato alle donne,la celebrazione eucaristicae il pranzo con diversi piatti tipici

il rapporto

La riflessione del presidente dell’Aiart sulmessaggio del Papa per la 51ª Giornatamondiale. Un monito «a non farcisopraffare dal totem della “cattivanotizia”» per «ribaltare la prospettiva»

Massimiliano Padula (foto Gennari)

Danze tradizionali sul sagrato (foto Gennari)

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DI ANTONELLA PILIA

na «famiglia di famiglie», con unlaicato molto impegnato e unafortissima devozione mariana. È

la parrocchia–santuario di Santa Mariadelle Grazie al Trionfale, nel cuore delquartiere Prati, che ieri ha accolto ilcardinale Agostino Vallini.La sua visita conclude i festeggiamentiin onore della Madonna delle Grazie,alla vigilia dell’anno giubilare chesegna i 4 secoli di esposizionedell’antica e miracolosa icona cheraffigura Maria insieme al suoBambino. Icona arrivata a Roma nel1587 dalla Terra Santa ed esposta allavenerazione dei romani dal 1618,dapprima nel santuario di PortaAngelica, nel quartiere Borgo.La parrocchia oggi conta circatrentamila abitanti. È un importantepunto di riferimento a Prati e nei

quartieri limitrofi, specie per la praticaquotidiana dei sacramenti. «La mattinasono sempre disponibili uno o dueconfessori e nei giorni feriali ci sonoMesse alle 7, 8, 9 e 10, di cui non sipuò fare a meno», racconta donAntonio Fois, da due anni alla guida diSanta Maria delle Grazie. La parrocchiaè animata da numerose attività, tuttein linea con le direttive della diocesi edi Papa Francesco. A cominciare dalleazioni caritatevoli, con la distribuzionedi pacchi viveri e aiuti economici divario genere. «Prima le periferie eranopiù che altro geografiche – sottolineadon Antonio – ma oggi ogniparrocchia ha le sue periferieesistenziali, vittime della crisi. Noi, adesempio, raggiungiamo quasi 50famiglie locali che hanno la necessitàdi essere assistite, soprattutto negliultimi anni». Su questo fronte sonoimpegnati il gruppo storico delle

Vincenziane, la Caritas diocesana e laComunità di Sant’Egidio, che ilsecondo e il quarto giovedì del meseraccoglie e distribuisce oltre centopanini ai clochard di Ponte Milvio.L’attenzione è grande anche verso lefamiglie. «C’è un laicato moltoimpegnato – racconta il parroco – conun gruppo di circa 60 coppie, moltedelle quali giovani, che si riunisconopiù volte al mese per portare avanti uncammino di fede fatto di ascolto dellaParola, condivisione e preghiera che leresponsabilizza anche nei confrontidella comunità».Altra iniziativa di successo è quelladella scuola di politica, promossainsieme alla pastorale diocesanauniversitaria per avvicinare allaparrocchia gli studenti della Lumsa(Libera Università Maria SantissimaAssunta). Un’attività che, secondo donAntonio, è «molto importante in

questo momento storico, in cui lapolitica viene vista come qualcosa disporco e corrotto, per ridare il giustovalore alla gestione della cosapubblica, sempre più delegata a terzi».Ad animare la vita parrocchialecontribuiscono tante altre realtà. Perprepararsi alla festa patronale e allavisita del cardinale hanno guidato aturno una novena, seguita dalla Messacelebrata ogni giorno da un diversovescovo ausiliare. Tra queste realtàricordiamo l’Azione cattolica, gli Scout,la comunità carismatica Gesù Risorto,il gruppo di Padre Pio e laconfraternita del SantissimoSacramento. «Il punto catalizzatore ditutti questi gruppi – chiosa donAntonio – è la grande devozioneverso la Madonna. È lei la vera“parrochessa” che, come unamamma, raccoglie le loro diversità ele fa convergere attorno a lei».

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Santa Maria delle Grazie al Trionfale, tra devozione e impegno laicale

DI CHRISTIAN GIORGIO

arla di “armonia” don Piero Lallanel descrivere il rapporto tra la suaparrocchia e il rione di Testaccio.

Un rapporto intimo e vitale che affondale proprie radici nel tempo; da quando isalesiani di don Bosco iniziarono alavorare, nel 1902, sulle fondamentagettate dai benedettini di Sant’Anselmoall’Aventino un ventennio prima. «Laparrocchia fa parte del tessuto connettivodei testaccini. Crea relazioni, spirito diappartenenza. Basti pensare che la granparte delle famiglie del rione ha avutoalmeno un figlio cresciuto ed educatonella scuola salesiana, attiva fino aqualche tempo fa sul nostro territorio».All’interno della grande chiesa in stileneoromanico, il cardinale AgostinoVallini celebrerà oggi la Messa solenne in

occasione della festa patronale di SantaMaria Liberatrice. Subito dopoincontrerà gli operatori parrocchiali. Nelpomeriggio, ci sarà poi la processioneper le vie del quartiere; con quella della“Madonna de’ Noantri” di Trastevere ètra le più sentite dai romani. Celebrel’omaggio dei pompieri della casermaOstiense che al passaggio della statua diMaria Liberatrice accendono fumogenicolorati, i lampeggianti e le sirene deiloro mezzi. «Un giorno di festa –sottolinea don Piero – che è il culminedi un anno di attività».Tra queste, «mi piace citare per primaquella che è il cuore del nostro impegnopastorale: la vicinanza agli ultimi, ai piùpoveri». Nella parrocchia è attivo ungruppo Caritas che il mercoledì e ilvenerdì distribuisce pacchi viveri. Ognisabato, invece, si mette in moto la

mensa per i bisognosi. «Assistiamo lefamiglie del rione, ma anche parecchirom e i senza dimora che vivono sotto aivicini ponti Marconi e Testaccio». Comein altre parrocchie della città, nota donPiero, anche qui aumentano gli italianiin difficoltà: «Cerchiamo di stare lorovicini, li andiamo a trovare a casa,proviamo a non lasciarli a se stessi».Molte volte sono persone anziane, senzaparenti che possano accudirle. «L’etàmedia si alza sempre di più. Lo scorsoanno abbiamo celebrato 107 funerali afronte di 30 battesimi». Nonostantequesto, l’oratorio resta un’istituzione aTestaccio, con gruppi sportivi dipreadolescenti e adolescenti. Moltoattivo anche il gruppo post–cresima, equello dei ragazzi che si preparano adiventare animatori. E ancora laboratoridi teatro, musica e cinema. Gianfranco

Di Paolo è impegnato nel gruppo dellapastorale famigliare: «Cerchiamo dilavorare su un tessuto socialesecolarizzato, con sempre menobambini e giovani. Non è facile. Bisognarimboccarsi le maniche ed esserepresenti in maniera capillare, anchefuori dalle mura della parrocchia».Diverse, ogni anno, le coppie cheGianfranco e gli altri collaboratori didon Piero seguono nei corsiprematrimoniali: «Con loro proviamo amantenere i contatti anche dopo ilmatrimonio, con incontri in parrocchiache aiutano a creare un tessutoconnettivo nel quartiere». Intanto è tuttopronto per l’«Estate ragazzi», la grandefesta dell’oratorio di don Bosco che, dal12 giugno al 7 luglio, occuperà conmomenti formativi, ludici e sportivi legiornate dei bambini di Testaccio.

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Santa Maria Liberatrice, nel cuore la vicinanza agli ultimi

Assistenza a famiglie, rom, senzadimora. Don Piero: la parrocchiafa parte del tessuto connettivodei testaccini, crea relazioni

La visita di Francesco allaparrocchia di San Pier Damiani,la quindicesima del pontificatoLa Messa nella chiesa di cui

è titolare il cardinale ValliniL’apertura nel campo di calciocon l’accoglienza dei ragazzie le risposte alle loro domande

«Dolcezza e rispettoCosì parli il cristiano»DI ANDREA ACALI

l linguaggio del cristiano è quellodella dolcezza e del rispetto,ispirato dallo Spirito Santo. Lo ha

detto domenica scorsa PapaFrancesco, nell’omelia tenuta nellaparrocchia di San Pier Damiani, aCasal Bernocchi (Acilia), nel corsodella 15ª visita pastorale nelladiocesi. Un’altra chiesa di periferia,di cui è titolare proprio il suovicario, il cardinale Agostino Vallini.Insieme a Francesco e al cardinalehanno concelebrato il vescovoausiliare per il settore Sud PaoloLojudice, il parroco don LucioCoppa e altri sacerdoti della XXVIIIprefettura. La visita del Pontefice èiniziata sul campo di calcio, dove lohanno accolto iragazzi delcatechismo equelli del postcresima. Circaduecento giovanicon le lorofamiglie: unbagno di follaper il Papa, cheha risposto adalcune domande.Ad uno di loro, di 11 anni, che gli hachiesto quale sport facesse dapiccolo, il Papa ha risposto:«Quando avevo la tua età giocavo acalcio ma non ero bravo e da noiquelli che non sono bravi lichiamano “pata dura”, gamba dura,e per questo di solito giocavo inporta, per non muovermi», hascherzato. Come al solito il dialogocon i ragazzi è stato vivace edivertente. Il Papa ha raccontatoanche un episodio «ma – haammonito – non imitatemi: unavolta con i miei fratelli abbiamogiocato ai paracadutisti e siamoandati sul terrazzo con un ombrello.Uno dei miei fratelli si è buttato giù,si è salvato per poco… Però eravamofelici, perché avevamo papà emamma che ci aiutavano ad andareavanti». Il Papa ha insistito moltosulla bellezza della famiglia: «È unagrazia», ha ribadito. E rispondendo

Ia una domanda sulla vocazione, hadetto che «Gesù vuole che uno sisposi, oppure che un altro faccia ilprete, la suora, ma ognuno di noi hauna strada nella vita e lamaggioranza è che siano come tutti ilaici, come i vostri genitori, sposati,che facciano una bella famiglia, cheportino avanti i figli e la fede».Prima della Messa il Papa haincontrato anche malati, anziani,genitori dei bambini battezzatinell’ultimo anno, i membri delCammino neocatecumenale e ivolontari. Quindi, come diconsueto, ha confessato alcuniparrocchiani. Nella sua omelia poiFrancesco ha parlato a lungo delloSpirito Santo: «Il linguaggio deicristiani che custodiscono lo Spirito

Santo che è statodato in dono èun linguaggiospeciale. Nondevono parlarein latino – hascherzato –. È unaltro linguaggio,quello delladolcezza e delrispetto». Quindiha invitato tutti a

chiedersi com’è il nostroatteggiamento, se è ispirato dalloSpirito oppure è fatto «di ira, èamaro… è tanto brutto vederequelle persone che si diconocristiani ma sono pieni diamarezze». Lo Spirito, haproseguito, «ci insegna a rispettaregli altri». Poi il Papa ha ripetuto unconcetto espresso all’Angelus:«Quanta gente si avvicina a unaparrocchia, cercando questa pace,questo rispetto questa dolcezza eincontra lotte interne fra i fedeli…incontra le chiacchiere, lemaldicenze, le competizioni,quell’aria, non di incenso ma dichiacchiericcio. E che dice? Se questisono cristiani, preferisco rimanerepagano. E se ne va deluso perchéquesti non sanno custodire loSpirito». Poi ha confidato chementre incensava la statua dellaMadonna ha guardato in basso e ha

visto il serpente, simbolo delmaligno schiacciato dalla Vergine,con la lingua che esce. «Unacomunità cristiana che noncustodisce lo Spirito con dolcezza econ rispetto è come quel serpente»,ha ribadito. Quindi ancora unaneddoto, che ha strappato risate eun applauso: «Un parroco una voltami diceva su questo argomento chenella sua parrocchia ci sono alcuniche potrebbero fare la comunionedalla porta, con la lingua che hannoarrivano all’altare… Scusatemi se

torno sempre su questo ma è laverità: questo ci distrugge, ilchiacchiericcio». E ha conclusoinvitando a seguire l’esempio diMaria. Al termine della celebrazioneeucaristica il parroco don Lucio,visibilmente emozionato, haringraziato il Papa: «Lei per noi è ilBuon Pastore e noi abbiamopreparato un piccolo omaggioperché si ricordi di noi: il pastorecon la pecorella sulle spalle, cosìquando la guarderà potrà pensare aqueste pecorelle».

Una confidenza sullo sporta un bambino: «Quandoavevo la tua età giocavoa calcio ma non ero bravoe per questo di solitogiocavo in porta,per non muovermi»

erano tanti e tanti fiorigià fuori dalla chiesadella Natività, su via

Gallia, quasi a voler abbracciareun’ultima volta Alice Galli, 16anni, di cui si è celebratogiovedì il funerale. La ragazza,vittima di un incidente stradaleavvenuto sabato 20 maggio, suvia dell’Amba Aradam mentreattraversava sulle striscepedonali, è stata circondatadall’affetto di un interoquartiere che ha riempito nonsolo i banchi e l’altare maanche la strada adiacente laparrocchia, bloccata al traffico.La famiglia è infatti molto notanella zona: il nonno possiededa tanti anni una macelleriamentre i genitori un negozio diabbigliamento. Proprio per lamamma e il papà di Alice,Laura e Stefano, il primopensiero di padre AntonioTruda, parroco di Santa Prisca,comunità nella quale Alice ècresciuta ricevendo i sacramentie che per questo ha officiato ilsuo funerale. A concelebraremonsignor Paolo Mancini,parroco della Natività. «Avetecon coraggio scelto che inquesta celebrazione – ha dettol’agostiniano – non trovassespazio nel cuore larassegnazione ma unicamentela carità». Lo testimonia lascelta della Parola proclamata:la lettera di Paolo ai Romaniche ammonisce a benedire, nonmaledire, a «non rendere mai anessuno male per male». IlVangelo di Luca, poi, per farememoria del mattino diPasqua, perché «abbiamobisogno di pensare – haspiegato nell’omelia il sacerdote– che ora, Alice, tu sei in cieli eterre nuovi». È stato un vero eproprio dialogo con la giovane

defunta quello di padre Truda.Che ha ricordato il legame diAlice con la parrocchia affidataagli agostiniani: «Hairiconfermato la tua federicevendo il sacramento dellacresima proprio nel giorno disanta Prisca e quasi in segno diamore per lo spiritoagostiniano ci hai lasciati nelgiorno della festa di santa Rita».Il religioso ha poi raccontato diuna delle sue ultimeconversazioni con la ragazza:«Mi avevi detto che eri feliceperché i tuoi sogni si stavanorealizzando». È questo ciò chepadre Trurda ha invitato acustodire di Alice: il suoentusiasmo, il suo spiritopositivo. Poi si è rivoltodirettamente ai giovani amici ecompagni di classe del liceolinguistico Vittoria Colonna:«Questa perdita ci procuradolore, inevitabilmente – haaffermato – ma ci dice ancheche la vita non può passaresenza che ce ne sentiamodavvero artefici». Infine,l’invito, per tutti, a pensareAlice tra le braccia di un Padrebuono «che sempre ci accoglie»e il ricordo del gestocaritatevole della donazionedegli organi che i genitorihanno scelto di compiere, «cosìche Alice continui a vivere e acamminare nel mondo». Daultimo, una richiesta: «Nonlasciarci soli, Alice». Fortel’applauso dei presenti, a direl’affetto e, insieme, lacosternazione. Alice è stataricordata anche venerdì sera,con una fiaccolata in suamemoria e per tutte le vittimedella strada partita da PortaMetronia, luogo precisodell’incidente.

Michela Altoviti

’C

L’ultimo omaggio ad Alice,vita spezzata in un incidente

Il Papa in visita a San Pier Damiani (foto Gennari)

Santa Maria Liberatrice (foto Gennari)

Alice Galli

Santa Maria delle Grazie al Trionfale

4 Domenica28 maggio 2017

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DI MICHELA ALTOVITI

embrava che la pioggia battente dellamattina avesse rovinato il programma einvece è sotto un cielo terso e un sole

caldo che oltre 500 ragazzi si sono radunatinel palazzo del Vicariato sabato pomeriggio,20 maggio, per la XV edizione della Festadiocesana dei cresimandi. L’evento,organizzato dall’Ufficio catechistico, ha vistogli adolescenti che si stanno preparando aricevere il sacramento della Confermazioneprima divertirsi con giochi e musica, poi

S

La medicina «personalizzata»

Nuovo segno per i «Venerdìdella misericordia» in unpalazzo del litorale, nellaparrocchia Santa MariaStella Maris. Emozionatodon Plinio Poncina,alla guida della comunità:«Le persone hanno pianto,erano talmente felici, noncredevano ai loro occhi»La gente si è sorpresaalla vista di Francescoma lui ha cercato di mettereciascuno a suo agio

o saputo dell’arrivo del Papa unasettimana fa e ho cominciato a non

dormire più la notte. Pensare che il Papa vieneda te a fare il parroco è qualcosa che stupisce ilcuore. È come se fosse venuto ad incoraggiartidicendo: “Il tuo lavoro è quello che io sogno”.Ho ancora nelle orecchie il Papa che mi hasalutato dicendomi: “Grazie”. Le persone hannopianto…. erano talmente felici che noncredevano ai loro occhi». È ancora emozionatodon Plinio Poncina, il parroco di Santa MariaStella Maris a Ostia. Non dimenticherà ilpomeriggio di venerdì della scorsa settimana,19 maggio, quando ha accompagnato PapaFrancesco a benedire le case del condominio alcivico 11 di piazza Francesco Conteduca, aOstia. E non lo dimenticheranno neppure loro,gli abitanti, protagonisti di uno di quei Venerdìdella Misericordia inaugurati dal Ponteficedurante il Giubileo straordinario, e rimasticonsuetudine. Così, accompagnato

H« dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente delPontificio Consiglio per la promozione dellanuova evangelizzazione, il Papa si è recato inun palazzo come tanti, in periferia. Nei giorniprecedenti don Plinio aveva affisso come diconsueto l’avviso sulla porta del condominiodelle case popolari, avvertendo che sarebbepassato a trovare le famiglie per la benedizionepasquale. La Sala Stampa vaticana haraccontato della sorpresa degli inquiliniquando, aperta la porta, invece di trovare illoro parroco hanno visto il Pontefice. Ma ilSanto Padre, nel suo stile semplice, ha cercatodi mettere ciascuno a suo agio. Ha benedettouna dozzina di appartamenti, si è intrattenutoa parlare con i condomini e ha lasciato in donoil rosario. Scherzando, ha voluto scusarsi per ildisturbo, rassicurando però di aver rispettatol’orario di silenzio in cui i condomini riposanodopo il pranzo, come recita il cartello affissoall’ingresso del condominio.

DI ROBERTA PUMPO

erapie personalizzate permassimizzarne l’efficacia eminimizzarne gli effetti collaterali. È

l’obiettivo dei progetti di ricerca sviluppatiin collaborazione tra i ricercatori dellefacoltà di Medicina e Chirurgiadell’Università Cattolica e dal policlinicoGemelli. I risultati degli studi sono statipresentati giovedì, durante la VI Giornataper la Ricerca promossa dall’ateneo e dalpoliclinico, su “La medicinapersonalizzata”. Presenti anche AmartyaSen, premio Nobel per l’Economia 1998, e

Robert Huber, premio Nobel per la Chimica1988, che ha parlato della cristallografiadelle proteine a cominciare dai principalifattori che contribuiscono allo sviluppo.L’incontro si è concentrato su tre aree:oncoematologia e immunologia deitumori, microbiota e antibiotico–resistenza,sindromi coronariche e diabete. Grande èl’impegno profuso anche sul fronte dellaricerca biomedica, con 321 nuovi progetti diricerca no profit che ogni anno portano aoltre 1.500 pubblicazioni scientifiche suriviste nazionali e internazionali, oltre 16,4milioni di euro di ricerca finanziata nelcorso del 2016, 17 brevetti attivie depositati, 71 progettifinanziati a livello europeo einternazionale avviati negliultimi 5 anni, 175sperimentazioni cliniche avviatee oltre 380 collaborazioni eassegni di ricerca attivati ognianno grazie a finanziamenti allaricerca. Il rettore Franco Anelli siè soffermato sulle risorseinsufficienti: «La curapersonalizzata rappresenta untraguardo importantissimo dellamedicina – ha detto – maimplica scelte etiche non dapoco, anche di carattereeconomico, riguardo ai fondi dainvestire per garantire a tuttil’accesso all’assistenza». Perquesto, secondo il direttoregenerale del Gemelli EnricoZampedri, è fondamentale una

Tsinergia «tra mondo sanitario dell’industriae dell’impresa per offrire ai pazienti le curepiù avanzate». La medicina personalizzatain Italia è poco sostenibile dal punto divista economico per il presidente diMedicina e Chirurgia, Rocco Bellantone,che ritiene «inaccettabile» che in alcuneregioni per cause economiche la mortalitàsia superiore ad altre. Presente anchel’arcivescovo Rino Fisichella, presidente delPontificio Consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione, il quale hafatto un’analisi sul rapporto che esiste trascienza e fede. «La scienza è condizionestessa della vita personale e nella misura incui si coniuga con la fede è possibilecomprendere il valore che posseggono l’unaper l’altra e il progresso inarrestabile a cuiambedue tendono – ha detto –. È nellamisura in cui ambedue guardano al servizioche viene reso alla persona che possonotrovare non solo uno spazio comune ma unobiettivo reciproco vincente. In questoorizzonte, il primo servizio da rendere èquello di suscitare la passione per la verità eil suo raggiungimento. I cristiani possonoessere veri uomini di scienza e ottimicredenti, a dispetto di quanti ipotizzano ilcontrario; è altrettanto vero, che braviscienziati possono essere atei non perchéuomini di scienza ma perché le condizionidella vita li hanno condotti a questacondizione che spesso non è neppure unascelta. Saremo sempre a favore dellascienza, faremo sempre di tutto per quantoè in noi perché proceda libera nella ricerca,ma non libertaria nelle sue conquiste». Dalpremio Nobel Sen un plauso al sistemasanitario italiano «che paragonato agli altriha aspetti molto positivi, è tra i migliori almondo anche perché fornisce terapie a tuttii cittadini», insieme allo «stupore» per chiritiene che i vaccini siano pericolosi.

Il tema è stato al centro della VI Giornata per la Ricerca, promossa dall’Università CattolicaPresenti anche i Premi Nobel Huber e Sen

Il Papa diventa «parroco» e benedice le famiglie a Ostia

L’intervento della ballerinae pittrice priva delle bracciaalla Festa dei cresimandiGiochi, musica e preghiera

Grande l’impegno profusosul fronte biomedico, con 321nuovi progetti e oltre 16 milionidi euro finanziati per sostenereil settore. L’interventodell’arcivescovo Fisichella

mettersi in ascolto e in preghiera. È unadomanda di senso quella che li ha provocatie portati a riflettere, un quesito che è ancheil titolo di un libro della ballerina e pittriceSimona Atzori, testimone speciale dellafesta: “Che cosa ti manca per essere felice?”.Sulle magliette verdi, donate come gadget,spiccava stampata a caratteri bianchi e così icresimandi e i loro educatori l’hanno portatain giro per la piazza, ma soprattutto a casacome monito per il proprio cammino diformazione. Quando l’artista senza braccia èsalita sul palco sono bastati pochi passi didanza perché dal clima di sano spiritocompetitivo che aveva animato le gare tra leparrocchie si passasse al silenzio rapitogenerato dalla bellezza e dalla curiosità peril racconto di una vita piena. Seduta su untavolo con le gambe incrociate e i piediscalzi che usa davvero come mani, SimonaAtzori, presentata da monsignor Andrea

Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico,come «una di quelle persone che ti aiutano acapire un po’ di più e che ti ispirano», ha finda subito ammonito i ragazzi a prenderecoscienza della loro unicità e irripetibilità,definendoli bellissimi e speciali. «Dovetevoler essere voi – ha detto – esattamente cosìcome siete perché ognuno è prezioso e hauno scopo da realizzare: dovete scoprirequal è mentre camminate». E di seguito haraccontato di come lei abbia sempresognato, fin da bambina, di dipingere edanzare e di quanto abbia dovuto lottare perdimostrare che il suo era un sogno legittimoe possibile: «Può essere difficile, si cade e cisi fa male ma ci si rialza, o si viene aiutati afarlo». Tante le domande per Atzori, i ragazzihanno voluto sapere come ha potuto nonmollare mai e non arrendersi data la suamenomazione fisica e lei sorridendo haspiegato che ha imparato «a guardare

sempre un po’ più in là dellapaura»; le hanno domandatose abbia mai desideratoavere le braccia e un nodeciso e sereno è stato la suarisposta: «Non saprei comeusarle» ha chiosato. C’è statoanche un ragazzo che havoluto abbracciarla e cosìl’artista lo ha fatto avvicinaree lo ha avvolto in un“aggambo”, stringendolocon gli arti inferiori. Con altrettantaspontaneità Atzori ha proposto a tutti ipresenti di fare un selfie e ha afferrato il suocellulare con i piedi mettendosi in posa tra isorrisi dei ragazzi che poi le hanno chiestoaltre foto e tanti autografi, davveroaffascinati dalla sua testimonianza. Inconclusione, la preghiera meditata conpadre Maurizio Botta, collaboratore del

Simona Atzori: guardare sempre più in là della paura

Servizio diocesano per il catecumenato cheha parlato ai cresimandi di Leopardi e dellanoia per esprimere «quel senso diinsoddisfazione che può fare percepire ilcuore mai abbastanza pieno», cuore che«non puoi chiedere ad altri di riempire – haspiegato – quanto meno non a qualcuno acaso ma solo a Dio: non accontentatevi diqualcosa di meno».

Atzori scatta un selfie con i cresimandi (foto Gennari)

Notte Sacra, conclusione con i poveri alla Chiesa del Gesùarà un segno di attenzione per i poveri aconcludere questa mattina la “Notte Sa-cra” promossa dalla diocesi di Roma con

la collaborazione dell’Opera romana pellegri-naggi e il patrocinio di Roma Capitale. Una co-lazione per i senza dimora sul sagrato dellaChiesa del Gesù (piazza omonima), dove al-le 8 il vescovo Gianrico Ruzza, ausiliare per ilsettore Centro, presiederà la Messa nella so-lennità dell’Ascensione. Sarà il momento fi-nale di una notte di iniziative (domani servi-zi su www.romasette.it) che coinvolge sette chie-se del centro storico in un percorso con musi-ca, arte e meditazione. Grandi artisti, comeAngelo Branduardi e Paolo Fresu, composito-ri come monsignor Marco Frisina, attori comeMaddalena Crippa e Sebastiano Somma, tra iprotagonisti dell’evento aperto ieri pomerig-gio con i vespri solenni nella basilica di SanGiovanni Battista dei Fiorentini. La stessa chie-sa che ha poi ospitato il concerto di Branduardidedicato prevalentemente all’album “L’infini-tamente piccolo” sulle fonti francescane. Laseconda tappa è stata Sant’Andrea della Valle:

l’incontro con padre Maurizio Botta e l’orato-rio sacro “Paradiso Paradiso” ispirato alla vitadi san Filippo Neri, eseguito dal Coro delladiocesi di Roma e dall’Orchestra Fideles et A-mati diretti da monsignor Frisina. Quindi, al-l’una, già in pieno orario da “movida” giova-nile, nella cornice di Sant’Ignazio di Loyola inCampo Marzio, il “Laudario di Cortona se-condo Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventu-ra”. Poi, alle 2.30, nel palazzo del “Vicariato vec-chio” di via della Pigna, il gospel dei Soul Sin-gers, con la lettura di testi dalla esortazione a-postolica Evangelii gaudium di Papa Francesco.Alle 4, l’incontro con don Fabio Rosini, diret-tore del Servizio diocesano vocazioni, nellachiesa delle Stimmate (largo omonimo), dicui è rettore. Alle 5.30, nella basilica di SantaMaria sopra Minerva, “musica sacra in un mi-nuscolo spazio vocale”, prima della voce diMaddalena Crippa che ha letto gli scritti disanta Caterina da Siena scelti da don PaoloRicciardi, parroco a San Carlo da Sezze. Ulti-mo atto prima del gran finale alla Chiesa delGesù nel segno della solidarietà.

S«Sos bimbi», app per la salute dei bambini

deata dalla Fondazione “Pa-role di Lulù” la nuova app

“Sos bimbi” di soccorso infan-tile, nata dalla volontà di for-nire uno strumento utile ai ge-nitori, con la doverosa pre-messa che un’applicazione nonpuò sostituire il pediatra. L’in-terfaccia è familiare e si pre-senta con una lista di sezioniche guidano l’utente nella na-vigazione. L’applicazione è di-sponibile gratuitamente su tut-ti i dispositivi Android e iOS. Icontenuti scientifici sono statiredatti dai medici dell’ospeda-le pediatrico Bambino Gesù,del policlinico Agostino Gemellie dell’ospedale di pediatria diModica, provincia di Ragusa. Lasupervisione degli stessi è sta-ta curata interamente dalla So-cietà italiana di pediatria (Sip).

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Angelo Branduardi

La Giornata della Ricerca della Cattolica (foto Gennari)

Il premio Nobel Amarya Sen (foto Gennari)

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no dei più grandiscrittori dei nostritempi dialoga con

una psicoterapeutad’eccezione a proposito deirapporti che possonointercorrere tra finzione everità, nell’ottica di chivuole comprendere lostatuto della narrazione,seguendo una doppiachiave: letteraria e analitica.Ne deriva un librodifficilmente incasellabile e,in tal senso, davvero

prezioso: quello composto a quattro mani da J. M.Coetzee (nella foto) e Arabella Kurtz, intitolato La buonastoria. Conversazioni su verità, finzione e psicoterapia(Einaudi, tradizione di Maria Baiocchi e Paola Splendore,pp.135, 19 euro). Lo scrittore, premio Nobel per laLetteratura nel 2003, chiede alla psicanalista se le sueinvenzioni romanzesche possono farlo ammalare. Alcontrario, lei vorrebbe sapere se sono state in grado di

farlo guarire. Coetzee ammette che se una bugia ti facessestar meglio, forse andrebbe accettata. Kurtz appare menoconvinta: la sua esperienza le dice che ogni menzogna,prima o poi, verrà smascherata e ci chiederà il conto.Entrambi concordano sul fatto che la memoria ègovernata dall’uomo, per questo è malleabile.L’immagine che elaboriamo di noi stessi non semprecorrisponde alla realtà, ma nasce dall’esigenza di trovareuna ragione per vivere. Nonostante tutti gli sforzi, nonsaremo mai liberi di edificare il passato a nostro uso econsumo, anche perché dovremo comunque legare ilbenessere personale alla moralità sociale, visto che siamofatti non solo dei desideri individuali, ma anche dellerelazioni trascorse e presenti. Per questo è fondamentaletrovare persone in grado di apprezzarci, insieme a coloroche sono capaci di smontare gli alibi interiori che cisiamo costruiti. Nella seconda parte del lungo e intensodialogo i due studiosi riflettono sull’importanza deigruppi umani e sulle dinamiche da cui sono attraversati:esercito, bande giovanili, corpi aziendali. Decisivo, perchi li gestisce, dovrebbe essere l’intuizione di uno “spaziomentale” di cui i membri dell’associazione o del partitodovrebbero sentirsi parte. Di notevole interesse gli spunti

sulla classe scolastica e sui rapporti che di norma scattanofra insegnanti e allievi coi rischi conseguenti per tutt’edue: il primo non dovrebbe limitarsi, sostiene Coetzee –che ha una lunga esperienza di docente universitario – aesprimere il giudizio didattico come se fosse un verdetto,né semplicemente adattarsi al ruolo di simulatore («Semi segui, ti guiderò, ti educherò»); il secondo è chiamatoa guardarsi da una pedissequa imitazione del maestro(«All’insegnante bisogna resistere e poi seguirlo, poisuperarlo, e dimenticarlo»). Il volume si chiude conun’analisi del grande romanzo di A. S. Sebald, Austerlitz,il cui nocciolo tematico, la storia di un bambinoabbandonato dai genitori al tempo della seconda guerramondiale, al quale verrà dato un nome non suo, riportaCoetzee e Kurtz alla necessità ineludibile di ricucire glistrappi della nostra esistenza nella convinzione chealtrimenti il cosiddetto rimosso tornerà ad ossessionarci.Su questo punto alla fine i due interlocutori convergono:«Il genere romanzo sembra avere un interesse intrinseconell’affermare che le cose non sono come sembrano, chele nostre vite apparenti non sono le nostre vite reali. E lapsicanalisi ha un interesse analogo».

Eraldo Affinati

UIl Nobel Coetzee e Kurtz in dialogo su finzione e veritàlibri

MERCOLEDÌ 31Le udienze con i sacerdoti avrannoinizio alle ore 10.30.

Lo sport e le dittaturealla Casina dei Vallati

ino al 28 luglio 2017 fatappa a Roma la mo-

stra “Sport, sportivi e Gio-chi olimpici in guerra(1936 – 1948)”, ospitatapresso la Casina dei Valla-ti, spazio espositivo dellaFondazione Museo dellaShoah. La mostra ap-profondisce il rapporto trasport e dittatura negli an-ni Trenta e Quaranta, nel-la Germania nazista maanche in Italia e nel restodell’Europa occupata. E-sposti oggetti, documenti,trofei, medaglie, figurine.

F

cultura

Campagna contro l’azzardo, la Caritas premia le scuole - Il ministro dell’Interno Minniti a San Tommaso Moro Pastorale giovanile, incontro di verifica con i sacerdoti - Giornata di studio sull’eutanasia - Donazioni di sangue

luttoLA MORTE DI DON ANDREA VENEZIA.Sono stati celebrati mercoledì nellabasilica di San Giovanni in Laterano ifunerali di don Andrea Venezia,coaudiutore del Capitolo lateranense.Nato a Roma il 17 aprile 1952 eformatosi al Collegio Capranica, avevaricevuto l’ordinazione presbiterale il16 giugno 1990. Per quasi quindicianni era stato vicario parrocchiale,prima nella comunità del Sacro CuoreAgonizzante a Vitinia, poi in quella diSanta Maria del Ponte e San Giuseppe.Aveva anche insegnato in alcunescuole romane.

incontriCARITAS/1: UN CONVEGNO SU «LESOLITUDINI A ROMA». Si è svoltovenerdì il convegno promosso dallaCaritas diocesana in collaborazionecon la Regione Lazio alla Sala Tirrenodella Regione (via Rosa RaimondiGaribaldi), dalle 10 alle 17, su «Lesolitudini a Roma. La nuova pandemiasociosanitaria per anziani, giovani efamiglie». L’incontro è iniziato con laproiezione di un documetraggio e latestimonianza dell’attore GiulioScarpati. I lavori sono proseguiti conle relazioni del sociologo MauroMagatti, dello psichiatra ToninoCantelmi, di Massimo Pasquo,operatore della Caritas di Roma e diLaura Baldassarre, assessore allaPersona, Scuola e Comunità solidaledi Roma Capitale. Durante l’incontro èstato quindi evidenziato checombattere la solitudine è possibilesolo con politiche sociali intelligentiinnovative e creative.

«ROME BY NIGHT», CICLO CONCLUSO ASANTA CECILIA. Si è chiuso, con il terzoappuntamento, il ciclo «Roma dinotte/Rome by night: incontri di arte,cultura, e fede, per riscoprire nellanotte la bellezza della storia di Roma».Gli incontri sono stati promossidall’Ufficio catechistico diocesano ecurati dal direttore, monsignor AndreaLonardo. Venerdì 26 maggiol’appuntamento è stato a Santa Ceciliain Trastevere. La chiesa fu fondata,secondo la tradizione, da Papa CallistoI (nel luogo in cui dal terreno sgorgòdell’olio) e compiuta da Giulio I.

CARITAS/2: «LA VITA NON È UN GIOCO»,PREMIATE LE SCUOLE. Lunedì 29maggio alle ore 10.30, alla Cittadelladella Carità – Santa Giacinta (viaCasilina vecchia, 19) si svolgeràl’incontro di chiusura della campagna«La mia vita non è un gioco» realizzatadalla Caritas italiana e dal Ministerodell’istruzione, dell’università e dellaricerca. Durante l’incontro verrannopremiati i vincitori del concorso che siè svolto nelle scuole di ogni ordine egrado. L’iniziativa si aprirà con ilsaluto di monsignor Enrico Feroci,direttore della Caritas di Roma, e didon Francesco Soddu, direttore diCaritas Italiana. Seguiranno gliinterventi e le testimonianze delgruppo «(S)Lottiamo contro l’azzardo»della Caritas di Roma, degli studenti edi personaggi nel mondo dellospettacolo. Sarà la dirigente Rosa DePasquale, capo dipartimento del Miur,a premiare le classi vincitrici.

PASTORALE GIOVANILE: INCONTRO DIVERIFICA CON I SACERDOTI. Martedì 30maggio dalle 10 fino all’ora di pranzo,si svolgerà (via Appia Antica, 226) unincontro di verifica promosso dalServizio diocesano per la pastoralegiovanile con i sacerdoti delleparrocchie i cui animatori hannopartecipato ai laboratori di prefetturaper gli animatori degli adolescenti. Perinformazioni telefonare allo06.69886447 o via mail [email protected]

«LAUDATO SI’» E SOSTENIBILITÀ,CONVEGNO ALL’ISTITUTOAUGUSTINIANUM. Si svolgerà martedì30 all’Istituto PatristicoAugustinianum alle 15 l’eventopromosso da Open ed Eni con l’altopatrocinio della Segreteria Vaticana perla comunicazione sul tema “Laudatosi’: la sostenibilità tra comunicazione einnovazione”. L’evento verterà sulprogetto di sostenibilità dello Statodella Città del Vaticano, comeesempio nel mondo di città CO2 free.Tra i partecipanti: il ministrodell’Ambiente Gianluca Galletti; ildirettore del MIT City Lab, Carlo Ratti;il direttore del Corriere della Sera,Luciano Fontana; il prefetto dellaSegreteria per la comunicazione dellaSanta Sede, monsignor Dario EdoardoViganò; il presidente della PontificiaAccademia per la vita monsignorVincenzo Paglia.

IL MINISTRO MINNITI A SAN TOMMASOMORO. Il ministro dell’Interno, MarcoMinniti, sarà l’ospite d’onore dei«Colloqui con... San Tommaso Moro.Incontri e dialoghi sullacontemporaneità» di mercoledì 31maggio. Alle 19, nella parrocchia divia dei Marrucini 1, si parlerà de «Ilfenomeno dell’Immigrazione:problema o occasione?». L’incontro èaperto al pubblico.

GIORNATA DI STUDIO SULL’EUTANASIA. IlCentro «Monsignor Travia per lostudio della storia e della cultura diSicilia» della facoltà teologica di Siciliae dell’Arciconfraternita Santa MariaOdigitria dei Siciliani organizza,giovedì primo giugno alla SalaUmberto Cappuzzo (via del Tritone,82 ore 9.30), la conferenza dal titolo«La vita estranea, la morte buona?L’eutanasia tra scoop giornalistico,tematizzazioni artistiche e riflessioneteologica». Interverranno, tra gli altri,Calogero Caltagirone, docente di Eticadei servizi alla persona alla Lumsa diRoma, su «La fine o il fine? L’eticadella vita nel crogiuolo dei sapericontemporanei»; Carmelo Carvello,dell’Istituto teologico Guttadauro diCaltanissetta, su «La convinzione dellaverità. Una critica alla dolce mortenella canzone d’autore». Alle 17.30interverrà il presidente della Pontificiaaccademia per la vita, l’arcivescovoVincenzo Paglia, su: «Sorella morte? Lavita sospesa tra mistero e libertà».Conclusioni affidate a Salvatore Vacca,direttore del Centro Studi monsignorTravia.

culturaPRESENTAZIONE LIBRI / 1: “FEDELTÀCREATIVA” DI JÉSUS MÒRAN. Domanialle 18, presso l’Istituto San LeoneMagno, in via Bolzano, 38 (angolop.zza di Santa Costanza), saràpresentato il libro “Fedeltà creativa. Lasfida dell’attualizzazione di uncarisma” edito da Città Nuova. DonJuliàn Carròn, presidente dellafraternità di Comunione e liberazione,e Maria Grazia Vergari, vice presidentedella sezione adulti di Azionecattolica, dialogheranno con l’autoredel testo, Jésus Mòran, copresidentedel Movimento dei Focolari. ModereràAlessandro De Carolis, giornalista diRadio Vaticana.

PRESENTAZIONE LIBRI/2: ACS SU PADREGANNI. ”Un sacerdote cattolico nelloStato Islamico. La storia di padreRagheed Ganni”. Questo il titolo dellibro pubblicato a dieci anni dallascomparsa di padre Ganni, sacerdoteiracheno ucciso il 3 giugno 2007 aMosul: Aiuto alla Chiesa che Soffre loricorda così, con un volume scritto dalsuo amico padre Rebwar Audish Basa.La presentazione giovedì 1° giugnoalle ore 11 presso la sede di Acs(piazza San Calisto 16, IV piano,palazzina a destra).

CARITAS/3: TEATRO SOCIALE AMONTEVERDE, IN SCENA LE DONNERIFUGIATE. «A partire da me» è il titolodella performance teatrale promossadalle ospiti della casa di accoglienzaCaritas per donne richiedenti asilo erifugiate del Centro Sprar diMonteverde. La manifestazione si ètenuta il 26 maggio nella parrocchiaNostra Signora de La Salette. Eventoconclusivo del laboratorio di Teatrosociale “A partire da me”, che ha vistoprotagoniste le donne accolte nelcentro di Monteverde e gli uomini dialtri due centri Sprar della zona. Ilpercorso ha coinvolto i partecipanti inun lavoro mirato al miglioramentodelle loro condizioni psicofisiche e alsuperamento di blocchi fisici edemotivi.

solidarietàCARITAS/4: CAMPO DI FORMAZIONE ESERVIZIO PER I GIOVANI DAI 16 AI 18ANNI. La Caritas diocesana promuove“Ricomincio da te …”, un campo diformazione e servizio per giovani dai16 ai 18 anni. L’iniziativa si svolgeràdal 12 al 17 giugno, presso alcune sedidella Caritas e di altre realtàimpegnate nel sociale. Informazioni eiscrizioni: Area Volontariato, viaCasilina Vecchia, 19; telefono06.888.15.150 (ore 9–16),[email protected].

DONAZIONI DI SANGUE NELLEPARROCCHIE CON “ADSPEM”. Conl’associazione «Ad Spem» delPoliclinico «Umberto I» sarà possibiledonare il sangue: il 2 giugno nellaparrocchia San Gerardo Maiella (viaRomolo Balzani); il 4 a Sant’Enrico(via Ratto delle Sabine) e a Santa Ritaa Tor Bella Monaca (via Acquaroni).

DI GIULIA ROCCHI

a mostra dedicata ad Anna Magnani alVittoriano e la proiezione dei suoi filmsulla suggestiva Terrazza Italia.

L’installazione audiovisiva di Luca Brinchi eDaniele Spanò a Palazzo Venezia, cheimmerge il visitatore in un giardinocinquecentesco. Le serate animate e leconversazioni con gli autori a CastelSant’Angelo. E poi concerti, danza, letture. Èun calendario ricco e interessante quellomesso a punto per Artcity Estate 2017,progetto del Polo museale del Lazio direttoda Edith Gabrielli. «Nato nei musei e per imusei – spiegano gli organizzatori –, Artcity

unisce sotto un ombrello comune oltre centoiniziative di arte, architettura, letteratura,musica, teatro, danza e audiovisivo. Nasce dauna domanda concreta del pubblico di Romae delle altre città del Lazio. Specie in estate,turisti e cittadini percepiscono in terminiallargati e quasi liquidi gli spazi, i modi e itempi della cultura. Il Polo Museale del Laziorisponde a questa domanda con unprogramma di ampio respiro, che mette alcentro i musei». Dal 20maggio al 21 settembre,dunque, i luoghi dellacultura si trasformano inveri e propri palcoscenicisu cui salirannopersonaggi come MichelaMurgia, Peppe Servillo,Nicola Piovani, Luigi LoCascio, Emma Dante,Gegè Telesforo, SoniaBergamasco… «Contenutinuovi fanno conosceremeglio i contenitori o,perché no?, anche ilcontrario», commenta

Gabrielli. I musei stessi saranno rinnovati perl’occasione: Castel Sant’Angelo inaugura unpercorso di visita arricchito da pannelli–guida, un’app in sette lingue e la visitanotturna al Passetto di Borgo; PalazzoVenezia offre il ciclo della Sala delle Fatichedi Ercole fresco di restauro, il cantiere apertonella Sala del Mappamondo e unospettacolare percorso di visita sui tetti, finoall’altana, con vista mozzafiato sul centro di

Roma. «Artcity –sottolinea ancoraGabrielli – tiene contodei flussi dei visitatoriin ciascun luogo delPolo, ma supera ipregiudizi gerarchici fra“centro” e “periferia”.Alla base vi è difatti unaconcezione organica eglobale del Lazio,collegato nei suoi varicentri di trasmissione ericezione anche grazieall’impiego della rete edei social».

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Artcity, il museo diventa un palcoscenicoCento iniziative in città finoal 21 settembre nei luoghid’arte e cultura grazie al PoloMuseale del Lazio, da CastelSant’Angelo a Palazzo Venezia

Nicola Piovani (Il Giardino ritrovato)

Tumore alla prostatanovità per prevenire

l tumore della prostata rappresenta il secondo tumore piùfrequente nell’uomo dopo quello del polmone. Colpiscesoprattutto uomini nella VII decade di vita; si dice che a

70 anni il 70% degli individui ha un microscopico tumoredella prostata, a 80 anni 80%, e a 90 anni il 90%. A differen-za del tumore del polmone, nella maggior parte dei pazien-ti, il tumore della prostata ha una crescita lenta, tanto che sidice che il paziente un giorno eventualmente morirà “con”il tumore della prostata e non “di” tumore della prostata.Questa crescita lenta dà tempo per fare una prevenzione. La prevenzione rappresenta la nostra arma più efficace perindividuare precocemente i tumori che possono poi esserepiù facilmente curati, con la chirurgia o con la radioterapia,o tenuti sotto controllo. Il sospetto di un tumore della pro-stata posto mediante la visita clinica (esplorazione digitaledel retto) e con la misurazione di una proteina nel sangueprodotta dalla prostata che si chiama “Psa”. Una determina-zione che ha dei limiti. Tale quantità non è specifica di untumore, ma può essere espressione anche di malattie beni-gne, come la prostatite. E anche andare in bicicletta o a ca-vallo, o l’attività sessuale comportano il rialzo del Psa. Per-tanto in caso di rialzo del Psa si deve escludere per prima co-sa un tumore della prostata.L’esame più accurato per la diagnosi di tumore della prosta-ta è la biopsia, esame minimamente invasivo. Fornisce fram-menti di tessuto prostatico che vengono esaminati al micro-scopio per vedere la forma delle cellule e fare non solo unadiagnosi di tumore, ma anche capire quanto la morfologiadelle cellule tumorali sia differente dalle cellule sane. Oggi la scienza ci mette a disposizione anche metodiche didiagnostica per immagini, come la Risonanza magnetica mul-tiparametrica, che permette di identificare una lesione focalenella ghiandola prostatica sospetta, in maniera totalmentenon invasiva. Per cui in quei pazienti in cui si individua un’im-magine focale nella prostata si prosegue con la biopsia sullazona sospetta, risparmiando la rimanente parte della ghian-dola. E nei pazienti in cui non si osservano lesioni focali nel-la prostata, la probabilità che non abbiano un tumore dellaprostata è quasi una certezza.Una Risonanza magnetica che non mette in evidenza una le-sione focale fa capire che il rialzo del Psa è dovuto ad unacausa benigna, per cui il paziente può essere indirizzato aduna cura conservativa. La recente disponibilità della Riso-nanza magnetica, metodica totalmente non invasiva, po-trebbe invogliare un numero sempre maggiore di uomini afare prevenzione per poter raggiungere i livelli di prevenzio-ne messi già in atto dalle donne per la prevenzione dei tu-mori della mammella.Riccardo Manfredi, direttore Radiologia diagnostica

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