Non e' Mai Troppo ... Presto. (1)

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SULLA PRECOCITÀ NON è MAI TROPPO … PRESTO Una probabile causa dell’arretramento dell’atletica Luciano Bagoli Officina Atletica 1

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SULLA PRECOCITÀ

NON è MAI TROPPO … PRESTO Una probabile causa dell’arretramento dell’atletica

Luciano Bagoli Officina Atletica

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PREMESSA

La presentazione che segue è stata proposta a Casalmaggiore, come

introduzione al tema dell’incontro tecnico sui giovani “velostacolisti”.

Un excursus un po’ ampio per mostrare la complessità delle implicazioni

connesse all’attività ludico-motoria, ovvero fisico-sportiva, dei giovani

sportivi.

Il problema è serio e travalica il mero ambito sportivo, come dimostrato

da numerosi studi internazionali e di cui hanno avuto conferma con un

approfondito studio sullo sviluppo delle capacità motorie in età scolare

affrontato da Valeria Delugas e dal sottoscritto e pubblicato da Officina

Atletica.

Ma lo sport va oltre l’aspetto pedagogico generale e si pone l’obiettivo

delle prestazioni sportive, individuali o assolute.

E’ possibile costruire un grattacielo se non si sono fatte adeguate

fondamenta? La metafora retorica è chiara. E allora ci chiediamo se sia

possibile ambire ad alte prestazioni sportive se non si sono costruite

adeguate fondamenta nell’età in cui queste devono essere posate.

I numerosi studi, citati in parte, sull’attività motoria e ludico-sportiva dei

bambini dagli anni ‘70 ad oggi ne evidenzia la drastica caduta

quantitativa e qualitativa, con gravissime conseguenze sulla formazione

psicofisica della persona. Nel contempo la proposta sportiva, almeno

quella della nostra Atletica, non compensa queste carenze.

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Coloro che accolgono bambini nelle palestre o al campo sportivo hanno il

compito di colmare le carenze di attività fisica generale proponendo uno

stile di vita coerente con le reali esigenze dell’organismo umano, anche

attraverso l’educazione dei genitori, dove l’attività ludico-sportiva svolga

un ruolo primario.

La questione della precocità sportiva in atletica deve essere affrontato in

modo approfondito. In sostanza ci si pone la seguente domanda:

Perché i nostri atleti “vanno forte” nelle categorie giovanili e poi faticano

grandemente a spiccare nelle categorie assolute?

A questa domanda si lega anche la questione delle reali ragioni che

portano all’abbandono dell’atletica da parte di molti sportivi in età

giovanile.

Qui poniamo all’attenzione la questione della precocità, per comprendere

se sia vero che in atletica si comincia o ci si specializza troppo presto o se,

in realtà, non sia errata in tutt’altro senso la proposta metodologica.

Nella presentazione in PPT ci si avvale di alcune immagini allo scopo di

porre l’attenzione sugli temi da affrontare, per aiutare a comprendere il

fenomeno del movimento umano e quanto esso sia importante per la

specie e la formazione della persona.

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Diapositiva 2

La relazione viene introdotta in modo leggero, addirittura con scherzo,

per toccare un argomento che solleva una tematica più ampia della quale

sarebbe opportuno occuparsi in modo approfondito.

Non è possibile porre la questione delle prestazioni sportive nelle diverse

generazioni se non si considerano i fattori che hanno contribuito alla

strutturazione dell’organismo attuale dell’uomo, il quale è il compimento

di circa 5-6 milioni di anni di evoluzione.

Nel costante primario obiettivo di soddisfare le esigenze naturali legate

alla sopravvivenza, egli è giunto a creare strumenti atti a facilitare i

compiti necessari a tale scopo.

In questo periodo, per mezzo delle esperienze sensoriali e motorie e la

loro rielaborazione in processi logici, indotte dalle molteplici attività atte

a sopravvivere, a lavorare e creare, l’uomo si è evoluto adattandosi alle

condizioni naturali, a quelle che egli stesso contribuiva a modificare e a

quelle delle quali era artefice.

L’uomo ha sviluppato una grande capacità lavorativa e creativa, tra loro

indissolubilmente legate, dove l’esperienza lavorativa era lo strumento di

apprendimento e rielaborazione.

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La Genesi secondo Darwin

All’inizio era Lucy. Lucy e il suo compagno vivevano in

ambiente ostile e durarono fatica a sopravvivere delle cose

della terra. Poi la donna e l’uomo iniziarono lentamente ad

evolvere imparando dall’esperienza. Si adattarono prima alle

condizioni climatiche, dalle quali impararono a difendersi con

vestiti di animali e poi di stoffe e riparandosi nelle caverne e

poi nelle capanne che impararono a costruire. Si salvarono

fuggendo dai predatori , dai quali impararono a difendersi

imparando a costruire oggetti in grado di uccidere, e

mangiando delle prede e dei frutti della terra, che impararono

a coltivare.

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Diapositiva 3 e 4

Questo lungo processo di adattamento, del quale Darwin ci fornito gli

elementi di comprensione, è causa della struttura del corpo umano e,

specialmente, della strutturazione dei sistemi atti ad acquisire

informazioni, ad elaborare e controllare processi logici ed azioni.

La ripetizione di gesti volontari controllati e rielaborati con determinati

segmenti piuttosto che gesti occasionali, l’acquisizione e registrazione dei

segnali importanti dall’esterno o dall’interno del corpo, prevalentemente

con determinati recettori piuttosto che con altri, hanno strutturato il

sistema nervoso centrale e neuromotorio.

I sistemi sensoriali e di controllo del movimento rappresentano i

principali componenti dell’“hardware” del nostro sistema; i dati che

abbiamo memorizzato in ogni loro aspetto sensoriale, fisico ed

“emozionale”, sono una parte del “software” necessario a sviluppare

elaborazioni, scelte e gesti sempre più precisi.

Se ne deduce che le esperienze sono l’elemento sul quale è andata

formandosi anche l’intelligenza umana.

Il tipo di attività svolta e il livello di impegno fisico qualitativo e

quantitativo hanno specializzato le varie parti del corpo e le aree

deputate al loro controllo e modellato la struttura morfo-funzionale del

sistema neuromuscolare e degli organi.

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Dopo Lucy e il suo compagno, l’essere umano si è evoluto

grandemente e grazie alla capacità di ricordare e di mettere a

frutto l’esperienza si affrancò dallo stato di preda (ad

eccezione dei suoi simili) e , nel 19 secolo, ha persino

idealizzato l’affrancamento dalla schiavitù del lavoro.

Questa capacità di imparare dall’esperienza per risolvere

problemi e modificare la realtà si chiama intelligenza.

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Le esperienze sono registrate nel cervello in tutte le loro forme fisiche e

sensoriali: colore, natura, temperatura, forma, peso,… velocità, ecc. Sono

altresì registrate le reazioni alle percezioni: dolore, piacere, … .

Esse sono il repertorio delle conoscenze di origine necessarie

all’elaborazione di un processo logico e di un atto conseguente.

Se ne deduce che più elevato è il bagaglio delle esperienze, più ricca sarà

la possibilità di elaborazione.

Sul versante logico cognitivo si avrà una maggiore capacità di

comprensione dei processi relativi a ciò che accade, e di elaborare nuovi

percorsi logici partendo da condizioni concrete o astratte.

Sul versante motorio si avrà l’elaborazioni di gesti più complessi e

raffinati.

esperienza – elaborazione – azione

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Diapositive 4, 5, 6

Tutte le esperienze relative alle emozioni e agli aspetti fisici del

movimento, che provengono sia dall’esterno sia dall’interno del corpo,

sono acquisite e analizzate nelle aree della corteccia somatosensoriale e

ad altre aree del cervello.

“L’ampiezza delle zone corticali dedicate alle singole parti periferiche del

corpo è proporzionale alla loro capacità di discriminazione percettiva,

direttamente correlata alla densità di recettori in esse presenti. Le mani, il

viso e le labbra hanno una rappresentazione corticale più grande rispetto

a tutte le altre porzioni del corpo: a un centimetro quadrato della punta

delle dita, per es., è dedicata un’area della corteccia somatosensoriale più

estesa nell’ordine di circa cento volte rispetto a quella che riceve le

informazioni tattili provenienti da un centimetro quadrato di cute della

schiena”. (Treccani)

La corteccia somatica è collegata alla corteccia motoria e, con le

informazioni provenienti da altre aree, fornisce i dati di partenza

affinché la scelta motoria possa avvalersi delle esperienze

precedentemente acquisite. Il gesto viene controllato da un complesso di

diverse regioni del cervello tra loro connesse.

Il cervello si evolve fino alla maturità, sia nelle dimensioni sia nelle

capacità di elaborazione. Tale processo è fortemente legato alle

esperienze vissute dall’individuo (pratiche e teoriche).

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Corteccia somatica e corteccia motoria sono collegate

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Il sistema nervoso si sviluppo con la crescita fino alla maturità. Nella figura, quindici anni di sviluppo sono compressi in 5 immagini che mostrano uno slittamento dal rosso (meno maturo) al viola (più maturo).

PROLIFERAZIONE DI CONNESSIONI NERVOSE … Dall’età di 11 per le ragazze e di 12 e mezzo per i ragazzi, i neuroni nella parte frontale del cervello hanno formato migliaia di nuove connessioni. Nel corso dei pochi anni successivi la maggior parte di queste saranno recise. … E RECISIONE Le connessioni che sono usate -ad esempio le vie del linguaggio - sono rinforzate - mentre quelle che non si usano si estingueranno.

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Diapositiva 7

Quanto detto in merito allo sviluppo del cervello si tramuta in capacità di

apprendimento che si differenziano nelle diverse età in relazione

all’oggetto da apprendere.

Il cervello dell’uomo ha nell’infanzia, nell’adolescenza e nella giovinezza

le maggiori capacità di apprendimento.

Ad esempio, è noto che le maggiori capacità di apprendimento linguistico

si hanno nell’infanzia e nella prima età scolare, come per la musica.

Ma raramente si sviluppa un processo didattico coerente con le capacità

di apprendimento dei bambini. Ed esempio, solo da pochi anni nel nostro

Paese si è introdotto (fatto male) l’insegnamento della lingua straniera

dalle scuole elementari.

Lo stesso accade per l’attività ludico motoria e sportiva, sia per la qualità,

sia per la quantità.

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Il percorso di acquisizione delle esperienze-conoscenze inizia da prima della

nascita e procede per tutta la vita.

Questo processo non è lineare ma ha momenti di accelerazione e momenti di

arresto. Il suo momento aureo si colloca dalla prima infanzia al conseguimento

della maturità.

E’ la ragione per cui i bambini e i ragazzi apprendono con grande facilità.

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Diapositiva 8

Per l’apprendimento motorio il processo è similare all’apprendimento

delle abilità cognitive. E’ la ragione per cui in diverse discipline sportive si

tende all’avviamento prima possibile.

I periodi di maggiore capacità di apprendimento motorio sono stati

studiati da diversi ricercatori e pressoché tutti concordano con lo schema

qui proposto da Martin.

Inoltre, all’attività fisica è connesso il livello di efficienza degli organi e

apparati dell’organismo umano, vale a dire il livello delle capacità

prestative.

L’età evolutiva, dall’infanzia fino all’adolescenza è il periodo di massimo

adattamento di organi ed apparati alle diverse sollecitazioni. Ciò vale

anche per gli elementi “meccanici” e strutturali del movimento, di

supporto, trasmissione e collegamento : muscoli, ossa, legamenti, tendini.

Se ne deduce che il “training” svolto nei periodi evolutivi sono le

fondamenta su cui si può costruire lo sportivo adulto.

A questo punto è doveroso il quesito: “I Bambini si muovono abbastanza?”

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Questo vale anche per l’apprendimento motorio.

Osservano le fasi sensibili, si nota che nell’età scolare si ha un’accentuato

apprendimento delle capacità motorie legate alla funzionalità del Sistema

Nervoso, mentre sono successive le fasi di maggiore sviluppo condizionale.

Fasi sensibili secondo Martin, 1986

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Diapositiva 9 , 10, 11, 12

La realtà ci dice che i bambini attualmente si muovono molto poco, con

diverse molteplici influenze negative nello sviluppo dell’organismo (tutti

gli organi e gli apparati), della personalità e delle relazioni sociali, delle

abilità motorie, delle capacità logiche e cognitive.

Si riporta (dia 9) un semplice schema delle differenze dell’attività dei

bambini tra “ieri” e “oggi”.

Sono successivamente riportati alcuni dati relativi a studi effettuati in

diverse nazioni.Tutti concordano nel rilevare - o, possiamo dire,

denunciare - il gravissimo stato della situazione media.

D’altro canto, anche gli allenatori che da più tempo operano sui campi

sportivi hanno rilevato quanto qui comunicato. Dagli studi, con gli

sconfortanti dati scientifici, giunge loro conferma.

Come già detto, uno studio approfondito effettuato recentemente, dal

quale sono colti alcuni dati, si può scaricare da Officina Atletica: “Analisi

delle Capacità Motorie dei Bambini in Età Scolare”.

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QUAL E’ LA REALTA’ ATTUALE

Preso atto che le esperienze motorie sono assolutamente ineludibili per lo

sviluppo delle capacità logiche, cognitive, e delle abilità motorie, cosa rivela il

confronto dell’attività dei bambini e dei ragazzi di “ieri” e oggi?

ETA’ IERI OGGI 0-6 Giochi di manipolazione di piccoli idem oggetti, piccoli spostamenti a breve raggio dall’ambito famigliare. 7-10 Perfezionamento manipolazione, Perfezionamento manipolazione, da piccoli a grandi giochi di gruppo giochi individuali in casa,di gruppo ai giochi di squadra. Giochi di gran- a scuola, inizio sport “soft” 2 volte de movimento. Stacco dalla mamma. alla settimana. Poche ore all’aperto. Molte ore all’aperto. Molte ore passive davanti a schermi. 11-14 Acquisizione dell’autonomia dalla Lieve incremento delle attività sportive famiglia, identificazione nel gruppo. rispetto al periodo precedente. “Bande”, attività ad ampio raggio, Incremento sedentarietà con schermo tutto il giorno fuori casa, spesso at- o cellulari. No “bande” o gruppi di identi- tività lavorativa. ficazione.

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ALCUNI STUDI RIVELANO

L’attività fisica praticata da bambini e adolescenti in contesti

chiaramente identificabili quali il trasporto attivo, educazione

fisica scolastica e lo sport organizzato, in molti Paesi diminuisce

già a partire dalla scuola materna (Dollmann, Norton, Norton,

2005).

La letteratura internazionale evidenzia una riduzione della

capacità di prestazione motoria e in particolare di tipo aerobico,

che rappresenta il principale fattore di rischio per l’efficienza

fisica collegata alla salute nei giovani, ovvero nei bambini e negli

adolescenti (Tomkinson et al. 2003a).

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… PROSEGUENDO

Tomkinson e collaboratori (2003) hanno messo a confronto i

risultati di test di efficienza aerobica somministrati a bambini e

adolescenti tra i sette e diciannove anni d’età appartenenti ad

undici paesi industrializzati in un arco temporale di venti anni,

dal 1980 al 2000. Questo studio ha messo in evidenza un

significativo declino della funzionalità aerobica in età evolutiva

negli ultimi venti anni, con la riduzione media dei valori dello

0,43% per anno.

In particolare in Italia (Buonaccorsi, comunicazione personale, in

Tomkinson et al. 2003a) la prestazione risulta essere mediamente

diminuita dal 1981 al 2000, dello 0,9% per anno, con valori

oscillanti da 0,4% a 1,5%. Questi dati concordano con quelli

rilevati da Hollmann, Klemt, Rost, Liesen e Heck (Malina, Young

Athletes, 1984).

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… E ANCORA

In Germania, negli anni ’70 il volume dell’attività di movimento dei

bambini dai 6 ai 10 anni era tre - quattro ore al giorno, attualmente è

calato verticalmente a circa un’ora, nella quale i bambini si muovono

intensamente solo da 15 a 30 minuti, mentre passano circa nove ore

seduti. (Bös et al., 2001).

Altre ricerche (Kleine, 2003) riferiscono che, in una giornata, il periodo

di tempo durante il quale bambini e adolescenti sono fisicamente attivi

varia da una a due ore.

Una ricerca che ha confrontato l’efficienza fisica di bambini di dieci anni

del 1980 con quelle dei bambini della stessa età del 2000, ha riscontrato

una diminuzione della capacità aerobica, della forza di salto e della

flessibilità dal 10 al 20%, sia nei maschi che nelle femmine (Bös, 2003).

IN SINTESI SI HA CHE

Il fenomeno della diminuzione dell’attività fisica nei bambini e negli

adolescenti si riflette direttamente nel crescente problema del

sovrappeso e dell’obesità, ha effetti negativi a livello neuromuscolare,

cardiovascolare e metabolico, e anche nei trend di peggioramento delle

prestazioni motorie e degli indici di efficienza fisica.

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Diapositiva 13

LA REALTA’ DELL’ATLETICA LEGGERA …

In atletica leggera da molti anni si sostiene la necessità di non proporre

una specializzazione precoce.

Tale principio è assolutamente condivisibile, ma raramente esso è stato

sostenuto in modo non generico e pressoché mai ci è capitato ricevere

indicazioni metodologiche riguardanti il processo di sviluppo sportivo più

coerente con l’evoluzione delle capacità dei giovani sportivi.

Esso - principio -si è tramutato in concreto quasi esclusivamente in

attività a carattere ludico di moderata o bassa intensità e quantità, con

approccio globale a un gesto atletico che poco si scosta dalla motricità

primaria.

Ciò può essere coerente, forse, con le dinamiche socio-affettive dei

bambini, ma non certo con lo sviluppo del loro organismo e della

personalità. E tantomeno possono rappresentare, sia qualitativamente, sia

quantitativamente, uno stimolo adeguato all’incremento delle capacità

prestative.

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LA SITUAZIONE MEDIA DELL’ATLETICA

• I bambini della categoria esordienti si presentano al capo un paio di volte

alla settimana, un’ora per seduta;

• L’attività da loro svolta è prevalentemente ludica, moderata, prestando

attenzione che “non sudino”, …;

• Questo tipo di atteggiamento persiste fino alla categoria Ragazzi, dove

raramente le società propongono tre giorni di attività;

• Nella categoria Cadetti si comincia a svolgere tre giorni di allenamento, per

circa 90 min a giornata;

Se ne deduce che abbiamo il timore di proporre un’attività sportiva precoce

e quindi attendiamo “l’avvento della maturità”.

Questo percorso non ha alcuna correlazione con l’evoluzione delle capacità

motorie e le esigenze reali dei giovani sportivi.

Con questo tipo di proposta, salvo qualche eccezione dovuta a fattori

occasionali, difficilmente i giovani possono realizzare un’attività che li porti

ad eventuali alti livelli, sia individuali, sia assoluti.

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Diapositiva 14, 15, 16

… E QUELLA DI ALTRI SPORT

La non corretta valutazione delle potenzialità della persona, con

conseguente proposta didattica sottodimensionata, si riscontra, come

visto, anche in ambito scolastico per la proposta delle conoscenze.

Possiamo però affermare tranquillamente che pur con questo errore il

sistema scolastico ha prodotto e continua a produrre ottimi cervelli.

Invece, considerati gli effetti che l’enorme riduzione di attività fisica

produce sull’organismo dei bambini, è ormai ineludibile l’esigenza di

ripensare la proposta metodologica per i giovani che si affacciano

all’atletica per una pratica sportiva o ludico-motoria. Ciò, anche solo per

uno sviluppo psicofisico equiparabile ai bambini e ai giovani di mezzo

secolo fa.

A questo punto, per capire se il fenomeno è generale, ci poniamo la

domanda se l’atteggiamento che osserviamo in atletica sia uguale anche

in altri sport.

E qui scopriamo che la situazione è ben diversa.

Il problema della precocità è stato posto anche da altre Federazioni

Sportive e, a quanto sembra, l’hanno risolto in modo diverso.

Osserviamo perciò alcuni dati relativi ad alcune discipline diverse.

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ESEMPI DI PRECOCITA’ AGONISTICA

GINASTICA: SONO AL VERTICE GIA’ DA GIOVANI …

età inizio

Vanessa Ferrari 1990 8 anni 1 C.M. 2006, 2 ‘13, 2x3 C.M. ‘06, 3 2007, …

Federica Macrì 1990 3 anni 1 C.E. 2008, 2x3 2004, …

Francesca Benolli1989 5 anni 1 C.E. 2005, 3 2004, 2008, …

Carlotta Ferlito 1995 6 anni 2 C.E. 2011, 3 2010, 2012, …

Erika Fasana 1996 9 anni 2x 3 C.E. 2010; 3 2012, …

Elisabetta Preziosa1993 6 anni 2 C.E. 2007, 3 2011, G. Med. 1 2009 e ‘13, …

Chiara Gandolfi 1995 4 anni G.Med. 1 squadra, 1 parallele, …

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… DOVE DIVENTANO ANCHE “VECCHI”

età inizio

Yuri Chechi 1969 7 anni a 9 anni vince la prima gara; …

3 G.O. 2004 a 35 anni

Igor Cassina 1977 5 anni 1 G.O. 2004, 2 C.M. ‘03, 3 C.M. ‘09, …

Matteo Morandi 1981 5 anni 3 C.M. 2002,‘03,‘05,‘10; C.E. 1 ‘98(J), 2010,

2 ‘12; …

Enrico Pozzo 1981 6 anni 12 G.O. 2004, 11 G.O. 2012; 2 C.E. ‘07, …

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E GIUSTO PER MOSTRARE CHE NON E’ UN CASO

Ginnastica ritmica Nascita età inizio

(Squadra nazionale)

Elisa bianchi 1987 4 anni

Romina Laurito 1987 3 anni

Marta Pagnini 1991 9 anni

Andrea Stefanescu 1993 6 anni

Elisa Santoni 1987 5 anni

Anzhelika Savrayuk 1989 7 anni

(Non riportiamo titoli e medaglie in quanto occorrerebbe un libro)

Nuoto

Federica Pellegrini 1988 7 anni

Tania Cagnotto 1985 7 anni (prime competizioni)

Alessia Filippi 1987 3 anni

Filippo Magnini 1982 9 anni

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CONCLUSIONI

Quanto presentato fornisce dati sufficienti per affrontare un seria

riflessione sulla proposta atletica giovanile. In particolare si è osservato

quanto segue.

1 – Numerosi studi hanno posto l’accento sulla carenza generale di

attività fisica svolta dai bambini e dai giovani. Questo atteggiamento

sociale porta come conseguenze un grave calo della funzionalità

dell’organismo e una riduzione dei livelli prestativi.

Pertanto: vi è la necessità di far svolgere ai bambini molta attività ludico

motoria e sportiva, finalizzate allo sviluppo sia delle abilità sia

dell’efficienza fisica generale.

A maggior ragione se si tiene in considerazione che in età infantile e

giovanile si ha il migliore adattamento degli organi e apparati alle

sollecitazioni, sicché l’organismo sarà in grado successivamente di

affrontare gli eventuali carichi previsti dall’allenamento sportivo.

Considerate le fasi e le caratteristiche dell’evoluzione della persona è

importante che le attività di abilità siano una proposta costatante fin

dalla prima infanzia.

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2 – Dai dati di altre discipline, si osserva che l’attività fisico sportiva

iniziata nell’infanzia non preclude il conseguimento di alti livelli

prestativi in età agonistica adulta e non preclude la durata della carriera

sportiva.

Pertanto: se ne può dedurre che con ogni probabilità non è l’età

“precoce” di inizio dell’attività sportiva a determinare l’abbandono e il

basso livello delle prestazioni dell’atletica italiana.

3 – Il principio che dice “no alla precocità agonistica” deve essere perciò

meglio specificato in relazione agli aspetti dell’evoluzione delle capacità

motorie e psicologiche dei giovani sportivi, delle capacità degli organi e

apparati di affrontare determinati tipi di sollecitazioni.

4 – Deve essere affrontato uno studio serio relativo alle cause dei bassi

livelli prestativi degli atleti giunti a maturità agonistica. Ciò coinvolge la

metodologia della preparazione e dell’allenamento.

5 – Pertanto devono essere elaborate proposte metodologiche adeguate

riguardanti le tappe della formazione sportiva dei giovani atleti fino

all’età della maturità agonistica.

6 – In relazione a quanto sopra è conseguenza che debba essere ripensata

la formazione dei quadri tecnici.

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Dopo tutto, l’atletica è facile e bella

Grazie per l’ attenzione

Luciano Bagoli