Don camillo monsignore ma non troppo locandina

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DON CAMILLO MONSIGNORE... MA NON TROPPO

(1961) di Carmine Gallone - Sceneggiatura: Giovanni Guareschi (dai suoi romanzi) - Fotografia: Carlo Carlini - Musica: Alessandro Cicognini - Interpreti: Fernandel (Don Camillo), Gino Cervi (Peppo-

ne), Leda Gloria, Valeria Ciangottini - Italia - 117'

Anche Don Camillo, dopo i suc-cessi politici di Peppone, che è di-ventato senatore, fa carriera: è di-ventato, infatti, Monsignore. Apparentemente la loro elevazio-ne dovrebbe portare alla pacifica-zione, ma il paese si divide in due fazioni contrapposte. Per quanto in eterno litigio, Don Camillo e Peppone, che perdono immediatamente la testa se uno dei due manifesta qualche breve disturbo di salute, si prodigheran-no per riportare la calma a Bre-scello. Quarto film della serie, tardivo e un po' in declino. Jone Tuzzi ricor-da i tempi migliori: "Qualche anno prima della sua trasposizione cine-

matografica, Peppino Amato ave-va acquistato per pochi soldi i di-ritti del libro di Guareschi Don Camino. Un giorno pensò che fos-se arrivato il momento giusto per farlo, oltretutto era il periodo del-le coproduzioni, e così si recò a proporlo a Robert Chabert, che era il rappresentante di Rizzoli a Parigi. Da principio i francesi pen-sarono a un regista sconosciuto. Quando l'idea fu offerta a Rizzoli, egli disse che sì, gli piaceva, anche perché era molto amico di Guare-schi, un patito di tutto quello che scriveva e il libro l'aveva pubblica-to lui, però nicchiò sul nome del regista e pretese assolutamente Duvivier. Il quale a sua volta por-

tò Fernandel, che con quei dentoni gialli da prete stava proprio bene in parte, e gradì moltissimo Gino Cervi per il ruolo, perché già lo co-nosceva come grande attore e per averlo ammirato in Quattro passi fra le nuvole. Comunque fu Ama-to a ventilargli il nome di Cervi. Guareschi era terribilmente nervo-so. Dopo il successo del primo film, per cedere i diritti del secon-do libro volle 50 milioni e poi, se non gli andava qualcosa, faceva delle sfuriate. Comunque, lo sop-portavamo di buon grado tutti, in-cluso Rizzoli che aveva molta sog-gezione di lui, anzi appena lo vede-va comparire si metteva proprio sull'attenti."