Camillo BOITO 1836-1914

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17 prof. arch. Caterina Giannattasio Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro contemporaneo Pura Conservazione: Marco Dezzi Bardeschi

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17

prof. arch. Caterina Giannattasio

Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro contemporaneo

Pura Conservazione: Marco Dezzi Bardeschi

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Marco

DEZZI BARDESCHI 1934

Il restauro di pura conservazione

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I. MDB e la storia del restauro

1. Biografia Culturale

2. Decalogo della Teoria

3. Prassi Metodologica

3.1 Il rilievo

3.2 Il progetto di conservazione

3.3 Il cantiere

3.4 Il progetto del nuovo

3.5 Il riuso

II. Lavori e Progetti

1. Biblioteca Classense - Ravenna

2. Palazzo della Ragione - Milano

3. Il Tempio-Duomo - Pozzuoli

Il restauro di pura conservazione - Marco Dezzi Bardeschi

INDICE

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«A presunta giustificazione e sostegno delle

incredibili manomissioni condotte a spese del

patrimonio architettonico si è ogni volta invocata

una particolare “teoria” o “stagione” di crescita

della disciplina (il restauro), considerata in

presunta naturale progressione e messa a punto

“lineare”.

Così appunto pretende di ricapitolare, ad

esempio, la storia del restauro la voce omonima

dell’Enciclopedia Universale dell’Arte per mano di

Renato Bonelli, il quale individua altrettante

aggettivazioni successive dal restauro stilistico

(quello di Viollet-Le-Duc) a quello romantico (degli

inglesi ed in particolare di Ruskin) a quello storico

(di Beltrami) a quello cosiddetto scientifico (da

Boito a Giovannoni) o filologico, fino a quello

critico (di Bonelli stesso) che ancora ritiene

l’intervento di restauro consistere essenzialmente

in “atto creativo” ».

Marco Dezzi Bardeschi e la storia del restauro

M. DEZZI BARDESCHI,

Restauro: punto e da

capo, 1991, pp.55-56

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«Ed oggi a tale sofisticata collana dovremmo

aggiungere sia il cosiddetto restauro tipologico

(Benevolo, Cervellati) sia quello che aspira alla

«reintegrazione dell’immagine» (Carbonara),

ossia che tende ingenuamente a «reintegrare la

visione e il godimento» dell’opera d’arte a costo di

un sacrificio della consistenza materiale che “dovrà

essere compiuto secondo l’esigenza dell’istanza

estetica” (questa è la nota tesi di Cesare Brandi)».

Marco Dezzi Bardeschi e la storia del restauro

M. DEZZI BARDESCHI,

Restauro: punto e da

capo, 1991, pp.55-56

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Marco Dezzi Bardeschi e la storia del restauro

«Ad eccezione del cosiddetto restauro

“romantico”, quello di Ruskin, che risulta al

massimo rispettoso del monumento-documento

ma che è bollato ad arte come rinunziatario e

fatalista, a causa di un presunto «amore quasi

morboso per il monumento, e la conseguente

repulsione per l’intervento dell’uomo, considerato

brutale e sacrilego» (Bonelli) (!), tutte le altre

aggettivazioni di comodo si applicano a concezioni

fortemente ideologizzate e, il che è peggio,

direttamente finalizzate non alla conservazione ma

alla mutazione dell’esistente considerato comunque

inappagante».

M. DEZZI BARDESCHI,

Restauro: punto e da

capo, 1991, pp.55-56

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1. Biografia culturale

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1934 | Nasce a Firenze dove riceve una formazione classica

1957 | laurea ingegneria (Bologna) con Giovanni Michelucci

1962 | laurea in architettura (Firenze) con Piero Sanpaolesi, con il quale collabora

fin dalla fondazione al neonato Istituto di Restauro dei Monumenti

1964-65 | lavora presso la Soprintendenza di Arezzo

Assistente di ruolo presso l’Università degli studi di Firenze

Professore incaricato libero docente di Caratteri stilistici e costruttivi dei

monumenti e di Storia dell’Architettura

Vince la cattedra di Restauro

1976 | si trasferisce a Milano

1980 | Fonda e dirige il Dipartimento per la Conservazione delle Risorse

Architettoniche e Ambientali

1974 | Psicon rivista fondata con Marcello Fagiolo

1993 | ‘ANANKE, cultura storia e tecniche della conservazione per il progetto

PROFILO BIO-PROFESSIONALE

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MONUMENTI che hanno caratterizzato

l’orizzonte del suo mondo e contribuito a

formare la sua idea di ARCHITETTURA 1. LA FORTEZZA DA BASSO (1534-37)

L’impressione della possente muraglia della fortezza

alimenterà la sua passione per i temi dei fortilizi e delle

macchine da guerra, che animeranno la mostra e gli

studi sulle architetture militari di Francesco di Giorgio.

2. LA STAZIONE DI S. MARIA NOVELLA (G. Michelucci,

anni ‘30)

Con Michelucci si laurea a Bologna in Ingegneria civile;

nel corso della sua attività professionale gli capiterà di

curare proprio il restauro della Stazione e della Palazzina

Reale.

3. LA FACCIATA DELLA CHIESA DI S. MARIA NOVELLA

(L.B. Alberti)

I suoi studi in architettura lo porteranno a studiare con

profonda devozione Leon Battista Alberti, alla cui opera

dedica, tra gli altri, un insuperato saggio sulla lettura

iconografica della facciata di Santa Maria Novella

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PERSONALITÀ che hanno influenzato la sua formazione

1. GIOVANNI MICHELUCCI (1891 - 1990)

Architetto italiano. Molto attivo soprattutto come progettista, diventa professore

universitario dal 1936, insegnando nelle università di Firenze e Bologna.

2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)

Storico dell'architettura e restauratore. Nel 1943 fu nominato Soprintendente ai

monumenti e alle gallerie di Pisa. Libero docente dal 1941, insegnò presso le facoltà

d'Ingegneria di Pisa e presso quella di Architettura di Firenze, dove nel 1960 divenne

professore ordinario di Restauro dei monumenti e vi fondò e diresse l'Istituto di restauro

dei monumenti.

3. FRANCESCO RODOLICO (1905-1989)

Mineralista e petrografo. Si dedicò soprattutto allo studio litologico delle regioni

vulcaniche della Toscana e dell'Umbria. Sensibilità e cultura umanistica gli consentirono

un'indagine originale dei rapporti fra le condizioni litologiche e l'attività costruttrice

dell'uomo (Le pietre delle città d'Italia, 1952).

4. LEON BATTISTA ALBERTI (1404-1472)

Letterato e architetto. Appassionato di letteratura ma anche di matematica, scrittore e

grande architetto, pedagogista e teorico dell'arte, sintetizzò nella sua opera i caratteri

tipici dell'Umanesimo. La sua arte fu decisiva per i successivi sviluppi della architettura

del Rinascimento.

Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/

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PERSONALITÀ che hanno influenzato la sua formazione

5. VICTOR HUGO (1802-1885)

Scrittore francese. Nelle sue opere l'ispirazione intimistica, religiosa e filosofica si alterna

con quella politica e sociale, di poeta "vate", interprete del suo tempo e profeta

dell'avvenire. Tra le sue opere più celebri Notre-Dame de Paris (1831) e Les

Misérablese (1862).

6. JOHN RUSKIN (1819-1900)

Critico d'arte e riformatore sociale. Più che gli studî, compiuti in maniera irregolare,

fondamentali furono per R. i molti viaggi, l'osservazione attenta della natura, dei

monumenti e delle opere d'arte, l'assidua lettura dei classici.

7. ALOIS RIEGL (1850-1905)

Storico dell'arte austriaco. Tra i più significativi esponenti della scuola di Vienna,

rappresentò il pensiero critico più vivace e quello che affrontò con maggiore sensibilità

per la forma artistica i problemi della metodologia storiografica nel campo delle arti

figurative, tanto da segnare una vera e propria svolta nell'ambito di questa disciplina.

Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/

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1. GIOVANNI MICHELUCCI (1891 - 1990)

► il dubbio continuo e la continua ricerca

“io non ho risposte. Non ne ho mai avute, il dubbio, il timore di

sbagliare mi ha sempre accompagnato. Certo vedendo i naufragi

delle certezze degli altri posso dire che quella che ho sempre

considerato una mia personale condanna era forse un metodo di

lavoro a suo modo rigoroso”.

Dezzi Bardeschi, come il suo maestro, non si ferma mai alle

prime ipotesi, facendo del metodo rigoroso del dubbio il vero

motore della sua ricerca.

► l’architettura come opera aperta e progetto continuo

In un’opera di architettura il suo completamento non rappresenta un momento

compiuto e un dato definitivo, ma solo il punto di partenza della vita dell’edificio.

Un’architettura non è semplicemente il frutto dell’ideazione dell’architetto e del

lavoro di cantiere ma, una volta realizzata, acquista una sua vita propria nella

quale gli utenti sono chiamati a partecipare e coinvolti come progettisti.

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1. GIOVANNI MICHELUCCI (1891 - 1990)

L’architettura è dunque un’opera collettiva della quale gli

architetti sono, più che gli autori, solo dei suggeritori.

► la natura circolare del tempo

Tema teorico che riveste una importanza fondamentale nella

prospettiva della conservazione: il tempo proprio

dell’architettura è quello del circolo in cui si realizza

l’interconnessione di passato-presente-futuro.

“quando un'idea diventa «muro», fatto dalle mani dell'uomo e diventa «spazio»

per gli uomini, si assiste a un cosa stupenda. Ad un certo punto si sente che ciò

che nasce ha un significato particolare, che si riallaccia però a qualcosa di cui

non possediamo il segreto: è come una voce sottile ed inafferrabile che viene da

lontano, che si rigenera oggi per il domani e che parla di un fatto nuovo che deve

ancora avvenire...passato, presente futuro...”.

La funzione dell’architetto è dunque quella di raccogliere e proiettare nel futuro

una voce che proviene dal passato e fornire il suggerimento per un seguito, un

ulteriore sviluppo. Ed è una voce che deve essere in grado di toccare il cuore

degli uomini. L’architettura cioè deve emozionare. Solo quando l’architettura è in

grado di suscitare partecipazione ed emozione ha raggiunto il suo scopo.

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► conservazione della materia

“L’esperienza e il continuo aggiornamento su idee e

fatti mi hanno convinto essere indispensabili per

conseguire il risultato veramente importante, l’unico a

ben considerare, di aver rispetto cioè per l’integrità

fisica e storica dell’edificio degradato (…). Il restauro

vuole e deve conservare quanto più e possibile non

solo la forma, ma la materia stessa dell’edificio, e con

la materia la personalità, cioè la pelle esterna e le

strutture insieme, cioè infine l’edificio intero vivo in

corpo e spirito”

2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)

E ancora:

“E’ la materia originale che pesa e deve pesare con la sua presenza. Noi dobbiamo

chiarirci quale funzione abbiano i materiali nella costituzione dell’oggetto e della

sua autenticità e trovare in essi la giustificazione del restauro (...). Non materiali

genericamente indicati ma proprio quelli che il costruttore ha maneggiato nel

comporre quella sua opera d’arte. (…) ciò implica anzitutto il riconoscimento

dell’unicità dell’opera d’arte, quindi dell’irripetibilità dell’opera stessa” (Piero Sanpaolesi, 1973)

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2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)

Autenticità, unicità e irripetibilità diverranno le parole d’ordine nel discorso di

Dezzi Bardeschi sul restauro. Il restauro non si effettua per sostituzione della

materia, ma per conservazione e consolidamento della materia stessa: quella

materia, autentica, originale e irriproducibile, che, proprio perché segnata dal

tempo e dalla storia, ne è testimone e documento primo.

► importanza di un accurato rilievo del manufatto

“si deve pure confermare (…) l’assoluta necessità di rilievi preventivi e di

accertamenti tecnologici; e questi, accompagnati a una completa conoscenza

delle fonti e delle notizie storiche remote e recenti, guidano il restauratore a una

conoscenza del monumento che giustifichi la sua capacita a intervenire” (Piero Sanpaolesi, 1973)

- Studio sulla Cupola di Santa Maria del Fiore per comprendere come

Brunelleschi avesse potuto costruirla senza l’utilizzo delle centine.

- Campagna di rilievo del Duomo di Pisa, condotta dagli allievi di

Sanpaolesi all’Istituto di Restauro dei Monumenti dell’Università di

Firenze.

Il rilievo è esplorazione degli aspetti più nascosti dell’edificio, e pertanto

imprescindibile punto di partenza dell’opera di conservazione.

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► monumento come documento/testimone di una civiltà

“l’edificio d’altra parte non perde mai il suo valore di documento di una civiltà. Esso

perciò, come tale, deve essere intangibile. La sua funzione di testimone non può

essere in alcun modo alterata, anche in particolari apparentemente insignificanti,

senza che ne venga compromessa l’integrità totale. Posto questo principio, accanto a

quello di opera d’arte non possiamo accettare la posizione di compromesso che ne

ignori l’aspetto documentario” (Piero Sanpaolesi, 1973)

► restauro come opera creativa

“l’opera del restauratore di per sé a questo punto appare, come è ovvio debba

essere, opera creativa e non più soltanto intesa come opera manuale tecnologica

volta unicamente a evitare che un muro cada o un pezzetto di capitello precipiti. Deve

avere invece una funzione creativa” (Piero Sanpaolesi, 1973)

Il restauratore non è un architetto di seconda classe, ma è un architetto progettista

a pieno titolo, anche un semplice opera di consolidamento statico, deve essere

progettualmente controllato nelle forme e nei colori.

Palazzo da Scorno (Pisa) Cimitero Monumentale (Pisa) Palazzo Ducale (Massa)

2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)

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3. FRANCESCO RODOLICO

Professore di mineralogia alla facoltà di Architettura di

Firenze, trasmette a Dezzi Bardeschi la passione per

le pietre da costruzione che, da inerti elementi

costruttivi, si trasformano in componenti vive, dotate di

voce ed anima. Proprio in occasione della

presentazione della riedizione del testo di Rodolico,

Le pietre delle citta d’Italia, Dezzi Bardeschi ricorda il

ruolo determinante del maestro:

“L’amore che Rodolico mostra per il corpo fisico delle pietre

≪vive, salde, serrate, crude, intere, trattabili, disubbidienti, molli,

vetrigne, scagliose≫, tocca sicuramente l’apice d’affezione nel

caso delle tarsie marmoree del tempietto albertiano cui dedica

sia il motivo che lo stesso carattere a stampa della copertina

(…). Insomma Rodolico ci ha trasmesso questo amore

invincibile per il politissimo commesso in marmo e serpentina e

per la sua stessa singolare scalfibilità. A noi studenti di

architettura ce l’ha fatto tastare palmo a palmo, come si

trattasse del più prezioso libro scritto, portandoci a riconoscerne

l’individualità e a leggerne – sfruttando l’angolo di rifrazione

della luce – le stesse sovrascritture più invisibili, singolari

microstorie appena percepibili che contribuiscono a rendere

unico e dunque irriproducibile ed insostituibile quel prezioso

palinsesto”

(M. DEZZI BARDESCHI,

L’insegnamento di Rodolico,

ovvero: perché in architettura la

materia non può avere il suo

doppio, in Le pietre delle citta

d’Italia. Atti della giornata di studi in

onore di Francesco Rodolico,

Firenze 1995)

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4. LEON BATTISTA ALBERTI

Figura come il primo dei lontani ed indiretti maestri di

Dezzi Bardeschi, rappresenta sia l’ideale di fusione

della cultura tecnica e di quella umanistica, ma

anche l’esempio di uno specifico atteggiamento

progettuale verso la preesistenza.

► In Santa Maria Novella e nel Tempio

Malatestiano di Rimini, Alberti attua un approccio

che non nega l’esistente ma lo accetta e lo accoglie

in una nuova composizione.

Quella albertiana, inoltre, è un’architettura

programmaticamente simbolico-ermetica, densa di

significati celati in simboli geroglifici.

Anche nelle architetture di Dezzi Bardeschi si

materializza la medesima concezione

dell’architettura come forma simbolica.

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5. VICTOR HUGO

►conservazione del patrimonio architettonico

Lo scrittore nelle sue più celebri opere combatte la

sua battaglia per la conservazione del patrimonio

architettonico francese.

«è venuto il momento in cui non è più consentito a nessuno

rimanere in silenzio. Un grido universale deve finalmente

chiamare la nuova Francia in soccorso dell’antica. Ogni genere di

profanazione, di degradazione e di rovina minaccia ciò che ci

resta dei pregevoli edifici medioevali nei quali è impressa l’antica

gloria nazionale (…). Sarebbe finalmente tempo di mettere fine a

questi scempi (…). Sebbene impoverita dai devastatori

rivoluzionari, dagli speculatori, e soprattutto dai restauratori

classicisti, la Francia è ancora ricca di monumenti francesi.

Bisogna fermare il martello che mutila il volto del paese. Una

legge basterebbe; che la si faccia» (VICTOR HUGO, Guerra ai demolitori,

1825, p. 8).

«O francesi! Rispettiamo questi resti / Il cielo benedice i figli pietosi / che conservano, nei

giorni funesti/ l’eredita dei loro avi. / Come una gloria nascosta contiamo ogni pietra caduta»

«quanto a noi, non profaniamo punto questa madre sacra / consolando la sua gloria in

lacrime / cantiamo i suoi astri eclissati / perche la nostra giovane musa, sfidando l’anarchia /

non vuole agitare la sua bandiera / fattasi bianca dalla polvere dei tempi passati» (VICTOR

HUGO, Ode alla Bande Noire, 1823)

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La parola greca, la cui traccia, incisa

nell’oscuro recesso di una delle torri della

cattedrale parigina, non era sopravvissuta

all’intervento dei restauratori e a cui Hugo

dedica il suo romanzo, è ripresa da Dezzi

Bardeschi come titolo e programma della sua

rivista:

«e dunque proprio per stimolare una più

profonda riflessione sui corretti fini della

disciplina, sulle sue radici, tanto più

autentiche quanto disattese, e sui suoi

concreti criteri e modi di applicazione, che è

nata la rivista ΆΝΑΓΚΗ, prendendo a proprio

vessillo l'avvertimento preposto al suo

popolare Notre Dame, nel marzo 1831».

Tale battaglia è attivamente portata avanti da

Dezzi Bardeschi, proprio sotto l’insegna di

ΆΝΑΓΚΗ.

«una bandiera che già tante generazioni

hanno sventolato e si sono idealmente

passate di mano, in una risentita staffetta

contro ogni ipocrisia e deliberato tradimento

perseguito nel nome stesso del "restauro":

una bandiera che, oggi più che mai, invitiamo

i giovani a raccogliere e a levare ben alta

contro ogni conformismo ed ogni

compromesso dilaganti».

Alcuni anni or sono, visitando, o per meglio dire rovistando

all'interno di Notre-Dame, l'autore di questo libro trovò in un

recesso oscuro di una delle torri, questa parola incisa a mano sul

muro: ΆΝΑΓΚΗ.

Queste maiuscole greche, annerite dal tempo e scolpite piuttosto

profondamente nella pietra, un non so che nei tratti tipici della

grafia gotica presente nella forma e nella disposizione, quasi ad

indicare che era stata una mano medievale a scriverle là, ma

soprattutto il senso lugubre e fatale che esse racchiudono,

colpirono vivamente l'autore. Egli si chiese, cercò di indovinare

quale potesse essere stata quell'anima in pena che non aveva

voluto abbandonare questo mondo senza lasciare un simile

marchio di crimine o di sventura in fronte alla vecchia chiesa.

In seguito, il muro (non so più quale) è stato imbiancato o

raschiato e l'iscrizione è scomparsa.

Perché è così che si trattano da circa duecento anni in qua le

meravigliose chiese del Medio Evo. Le mutilazioni sono loro inflitte

da ogni parte, dal didentro come dal difuori. Il prete le imbianca,

l'architetto le raschia, poi sopraggiunge il popolo che le demolisce.

Così, tranne il fragile ricordo che le dedica qui l'autore di questo

libro, non rimane più niente oggi di questa parola misteriosa incisa

nella oscura torre di Notre-Dame, niente dell'ignoto destino che

essa riassumeva così malinconicamente.

Già da parecchi secoli, l'uomo che ha scritto questa parola su quel

muro è scomparso dal novero delle generazioni, la parola, a sua

volta, è scomparsa dal muro della chiesa, forse la chiesa stessa

scomparirà ben presto dalla faccia della terra.

Proprio su quella parola si è fatto questo libro.

VICTOR HUGO, Notre Dame de Paris, 1831

5. VICTOR HUGO

Page 21: Camillo BOITO 1836-1914

6. JOHN RUSKIN

► battaglia contro il restauro

Ruskin si scaglia risolutamente contro il

restauro, definendolo:

«la più totale distruzione che un edificio

possa patire: una distruzione per la quale

nessun resto può essere raccolto, una

distruzione accompagnata dalla falsa

descrizione della cosa distrutta».

► l’impossibilita del restauro

«è impossibile in architettura restaurare

come non è possibile resuscitare i morti (…):

quello spirito che è dato solo dalla mano e

dall’occhio dell’esecutore non può essere

richiamato».

Page 22: Camillo BOITO 1836-1914

6. JOHN RUSKIN

► edificio monumentale come documento /

testimonianza di storia e civiltà

Per il critico inglese il valore di un edificio non

risiede tanto nella sua origine ma piuttosto

nel suo valore di memoria, nel suo valore

propriamente monumentale di testimonianza

della storia che vi è passata sopra. Dunque, i

segni che il tempo lascia sull’edificio, anche i

segni del degrado, entrano a far parte dei

caratteri propri e distintivi di un’architettura.

► patina superficiale come testimonianza

materica del tempo

«la tinta dorata del tempo (..) è testimonianza

dell’età dell’opera: di ciò in cui, come si è

detto, consiste la maggior gloria dell’edificio.

Pertanto i segni esteriori di questa gloria, che

hanno una forza ed un compito più grandi di

qualsiasi altro che appartenga alla loro pura

bellezza sensibile, possono essere fatti

rientrare nel rango dei caratteri puri ed

essenziali dell’architettura».

Page 23: Camillo BOITO 1836-1914

7. ALOIS RIEGL

► equivalenza tra valore storico e valore estetico, il

monumento storico ha valore d’arte

«è importante rendersi conto che qualunque monumento

d’arte è senza eccezioni contemporaneamente un

monumento storico, perché rappresenta un certo stadio dello

sviluppo dell’arte figurativa (...). E viceversa, ciascun

monumento storico è indubbiamente anche un monumento

d’arte, perché anche un monumento della scrittura cosi

secondario come un pezzo di carta stampata con brevi

appunti trascurabili, contiene, oltre ad un valore storico per

lo sviluppo della produzione della carta, della scrittura, dei

materiali occorrenti per scrivere ecc., tutta una serie di

elementi artistici».

► l’affiancamento del valore d’uso al valore di antico

«una parte essenziale di quel gioco vivente delle forze della

natura, la cui percezione e presupposto del valore di antico

andrebbe perduta in modo insostituibile con la cessazione

dell’utilizzo dei monumenti (…): l’utilizzazione pratica e

continua di un monumento possiede anche per il valore di

antico un significato importante e senz’altro spesso

indispensabile».

ALOIS RIEGL, Der Moderne

Denkmalkultus. Sein

Wesen und seine

Entstehung, Braumuller,

Wien-Leipzig, 1903, trad.

it. Il culto moderno dei

monumenti. Il suo carattere

e i suoi inizi, Sandro

Scarrocchia (a cura di),

Bologna 1990.

Page 24: Camillo BOITO 1836-1914

7. ALOIS RIEGL

► superamento dell’ottocentesco restauro di rifacimento

verso la saldatura della conservazione con il progetto del

nuovo

Tale argomento diventa il nucleo del discorso e della

pratica del restauro di Dezzi Bardeschi, con una

conservazione tutta tesa verso il progetto, secondo quel

senso che anche Michelucci gli aveva impresso: «la

coscienza del passato non dovrebbe inibire mai la

costruzione del nuovo, dovrebbe semmai dargli un

grande senso di responsabilità».

ALOIS RIEGL, Der Moderne

Denkmalkultus. Sein

Wesen und seine

Entstehung, Braumuller,

Wien-Leipzig, 1903, trad.

it. Il culto moderno dei

monumenti. Il suo carattere

e i suoi inizi, Sandro

Scarrocchia (a cura di),

Bologna 1990.

Page 25: Camillo BOITO 1836-1914

2. Decalogo della Teoria

Page 26: Camillo BOITO 1836-1914

RESTAURO | ogni intervento che si proponga l’obiettivo della permanenza del

tempo, per quanto relativa, della consistenza fisica del Bene materiale ricevuto

in eredità della storia, del quale si possa garantire la conservazione di ogni sua

dotazione e componente in uso attivo (meglio quest’ultimo se ancora originario

o almeno comunque d’alta compatibilità e minimo consumo), da perseguire

attraverso opportuni e calcolati nuovi apporti di progetto (funzionali,

impiantistico- tecnologici, di arredo), in vista della sua integrale trasmissione in

efficienza al futuro.

B. P. TORSELLO (a cura di), Che cos’è il restauro? Nove studiosi a confronto, Venezia 2005, p. 38.

DEFINIZIONE DI RESTAURO

Page 27: Camillo BOITO 1836-1914

“Saper conservare per poter innovare” sintesi della teoria di Dezzi Bardeschi.

Affiancare alla conservazione, intesa come il massimo rispetto per l’esistente,

l’innovazione, cioè il riconoscimento dell’autonomia del progetto del nuovo.

Conservazione

Permanenza

Continuità

Tradizione

Identità

Passato

Provenienza

Progetto

Mutazione

Frattura

Innovazione

Differenza

Futuro

Destino

La linea sinusoidale che separa e nello stesso

tempo congiunge i due campi, contrapposti ma

complementari, rappresenta il restauro come

soglia tra conservazione e progetto e tra tutte

quelle coppie di termini che solo in apparenza

sono tra loro in contraddizione.

«occorre prendere nella dovuta considerazione la fondamentale

contrapposizione, anzi l'essenziale forbice che si stabilisce tra i due concetti di

permanenza e di mutazione, i quali siglano due modi opposti di rapportarsi alla

realtà (...), modi che esprimono due vie conflittuali ed antitetiche ma entrambe

essenziali al nostro stesso equilibrio»

DEFINIZIONE DI RESTAURO

Page 28: Camillo BOITO 1836-1914

1. CONSERVAZIONE E STORIA

Alla visione della storia come esclusiva pratica di scrittura e che si traduce, nel

campo dell’architettura, in una storiografia architettonica fatta per immagini di

facciata, per arbitrarie classificazioni di stili, tesa a restituire la forma originaria

e la verità dell’origine, Dezzi Bardeschi contrappone una storia archaeologica

fatta sull’attenta lettura del costruito nelle sue stratificazioni e discontinuità, nel

rilievo accurato dell'edificio nella sua consistenza materica hic et nunc, nello

studio della fabbrica come insostituibile e irriproducibile documento-

monumento.

2. LA STORIA EFFETTIVA

Alla storia scritta bisogna sostituire la storia effettiva, alla ricerca della verità

dell’origine la storia del trascorso della fabbrica e la storia vivente che la

fabbrica scrive, allo sguardo storiografico l’ascolto clinico dell’esistente che

diventa il punto di partenza di una corretta pratica di conservazione. Si deve,

dunque, «rispettare ogni segno della storia, anche di quella che meno sembra

appartenerci e a cui siamo meno disposti a prestare ascolto e considerazione».

DECALOGO DELLA TEORIA

Page 29: Camillo BOITO 1836-1914

3. IL MONUMENTO-DOCUMENTO

In continuità con la tradizione che, da Boito in poi, sottolinea il valore

documentale del monumento, che non accetta dicotomie tra forma e materia e

privilegi speciali accordati alle istanze estetiche.

La materia, sulla quale la storia si inscrive, è il documento primo da conservare

nella sua autenticità:

«è la materia che racconta, perché ce l'ha scritto addosso, il processo per il

quale è passata ogni fabbrica, anche la fabbrica più umile, e che insomma

costituisce in definitiva il segno tangibile, il documento primario, su cui riposa la

storicità e dunque la specificità e l'autenticità di quella fabbrica e non altre, in

quel luogo e non in altro».

4. AUTENTICITÀ E MATERIA

La materia non è solo il mezzo di manifestazione dell’opera d’arte, ma è il

veritiero testimone della sua autenticità:

«l'autenticità dell'opera è quella stessa dei suoi componenti materici, ed è

legata irreversibilmente proprio alla loro sussistenza hic et nunc». Occorre

dunque conservare il monumento «non semplicemente in effigie ma nelle sue

reali strutture fisiche, nei componenti materici che ne costituiscono l'irripetibile

contesto specifico, unico, individuo, in cui solo consiste l'autenticità dell'opera».

DECALOGO DELLA TEORIA

Page 30: Camillo BOITO 1836-1914

5. FORMA E MATERIA

La coincidenza tra valore storico e valore artistico significa che l’immagine non

è un invariante immateriale, una realtà pura sottratta al divenire, ma è il risultato

dello stesso processo di degrado dell’edificio.

«l'immagine estetica è tutt'altro che una costante immutabile permanente e

definitiva. Altro che invariante! Anch'essa fatalmente segue, essendone il

risultato, il processo biologico che subisce il contesto fisico di cui essa è veicolo

di immagine».

6. UNICITÀ E IRRIPRODUCIBILITÀ DELL’ORIGINALE

Non si tratta di perseguire il ritorno allo stato originario ma di salvaguardare

l'originale in quanto documento autografo, unico e irriproducibile, in una lettura

senza pregiudizi che si fa carico della processualità della fabbrica e dunque

anche di fratture e discontinuità.

L’architettura è scrittura autografa «come ogni originale una siffatta scrittura è

deperibile (e peribile), ma soprattutto è irriproducibile. È l'aura dell'originale che

ci parla e ci coinvolge, non l'ambito freddo della riproduzione differente che il

restauro ha tentato di proporci in oltre un secolo di macabri esercizi sulla viva

pelle del monumento. Nei casi migliori, alla fine, ci ha consegnato al posto

dell'originale, solo inganni e ben datate esercitazioni di revival stilistico da

manuale».

DECALOGO DELLA TEORIA

Page 31: Camillo BOITO 1836-1914

7. MONUMENTO PALINSESTO

Occorre abbandonare le categorie di unità, originarietà ed omogeneità stilistica,

in favore del concetto articolato di palinsesto, una scrittura di mondo sempre

aperta a nuove e inedite trascrizioni.

L’architettura è un palinsesto stratificato in continua trasformazione dove ogni

generazione continua a sovrascrivere, lasciando traccia della propria storia e

del proprio passaggio.

8. RIPETIZIONE E DIFFERENZA

Anche la conservazione, persino la conservazione, è di necessità

trasformazione e mutazione. La denuncia contro i ripristini del “dov'era,

com'era”, contro i miti del ritorno all'origine, si fonda sull’affermazione di una

irreversibilità del processo subito dalla fabbrica.

In un mondo eracliteo dove tutto scorre e tutto si trasforma, ogni ripetizione è,

per principio, differente.

DECALOGO DELLA TEORIA

Page 32: Camillo BOITO 1836-1914

9. CONSERVAZIONE E RI-USO

Specificità dell’architettura è l’essere un manufatto rispetto al quale non può

essere messo in atto un atteggiamento - teoretico/estetico - esclusivamente

contemplativo, avendo il suo senso in una destinazione funzionale.

La conservazione non può che implicare il ri-uso: senza uso non si può

pretendere di conservare poiché tutto si ruderizzerebbe in modo definitivo.

Per attuare una concreta ed effettiva conservazione dell'esistente occorre

dunque riattivarne l’uso, un uso che può essere differente rispetto alla

destinazione passata ma pur sempre compatibile, vale a dire che deve

implicare il minor consumo e il massimo rispetto per la raggiunta consistenza

materiale della fabbrica: «per poter ri-usare cioè, bisogna conservare, anzi

dimostrare di saper conservare».

DECALOGO DELLA TEORIA

Page 33: Camillo BOITO 1836-1914

10. CONSERVAZIONE E PROGETTO

Accanto alla conservazione trova quindi posto il progetto del nuovo, cioè il

progetto di quelle componenti necessarie alla fruizione dell’edificio.

È il progetto del nuovo che dà senso alla conservazione.

Il rispetto integrale della fabbrica, considerata nell’autenticità materiale di

documento, trova il suo irrinunciabile corrispettivo nel progetto del nuovo,

secondo il principio di non sottrarre ma semmai aggiungere materia, rendendo

l'aggiunta riconoscibile e denunciata come nuova.

«sono convinto che un intervento corretto sul costruito debba procedere

secondo un doppio registro: quello della conservazione (senza privilegi, né

selezioni di parti) di ciò che già esiste e costituisce il risultato

dell'accumulazione materica che la storia ci consegna in eredità; e quello

dell'innovazione ossia del nuovo apporto, autonomo che a nostra volta

lasciamo impresso sulla fabbrica a testimonianza del nostro uso, del nostro

passaggio»

DECALOGO DELLA TEORIA

Page 34: Camillo BOITO 1836-1914

3. Prassi Metodologica 3.1 Il rilievo

3.2 Il progetto di conservazione

3.3 Il cantiere

3.4 Il progetto del nuovo

3.5 Il riuso

Page 35: Camillo BOITO 1836-1914

1 | IL RILIEVO | CONOSCERE PER CONSERVARE

Il rilievo per la conservazione non si limita ad una restituzione geometrica dell’edificio ma

indaga lo stato di degrado dell’edificio, le patologie sofferte dai suoi materiali. Accanto al

rilievo geometrico è dunque necessario produrre un rilievo materico-patologico nel quale

siano evidenziati i differenti materiali di cui è composta la fabbrica, le loro forme patologiche

e le cause del degrado. Ciò è evidentemente necessario per impostare un progetto di

conservazione che sia essenzialmente mirato a conservare la materia eliminando

preliminarmente le cause del degrado.

Siderno, palazzo De Mojà, Recupero a sede di attività

socio-culturali (2008)

Pisa, Recupero della cittadella

per servizi al pubblico del

museo delle navi (2011)

Cosenza, Recupero e restauro del Castello

Svevo-Normanno (2008)

Page 36: Camillo BOITO 1836-1914

Le tavole di rilievo offrono il supporto alle indicazioni di intervento, in generale

essenzialmente di pulizia, consolidamento e protezione, essendo ridotte al minimo

necessario le sostituzioni.

2 | IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE

Nelle tavole di progetto una

fitta tessitura di descrizioni

scritte sintetizza, in relazione

ad ogni diverso materiale e

patologia individuati, le

operazioni previste nelle

schede del capitolato

speciale dei lavori.

Crotone, recupero e valorizzazione

del Castello di Carlo V (2008)

Lucca, Restauro dell’ex Convento

di San Domenico - ex Manifattura

Tabacchi (2010)

Page 37: Camillo BOITO 1836-1914

Obiettivo principale del restauro

è la conservazione della materia,

supporto materico della storicità

del documento architettonico. È

la materia che racconta: è il

primo testimone della storia della

fabbrica.

Pistoia, Recupero dell’ex Fonderia Michelucci

Cosenza, Recupero e restauro del Castello Svevo-

Normanno (2008) Milano, Recupero e riuso della Cascina Cuccagna

(2006)

2 | IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE

Page 38: Camillo BOITO 1836-1914

3 | IL CANTIERE

Costituisce luogo e momento di ulteriori approfondimenti sull’edificio, dove si completa il

quadro delle informazioni necessarie all’intervento. Bandite demolizioni e operazioni

generalizzate di sostituzione, si attuano esclusivamente interventi di consolidamento

strutturale, pulizia e protezione dei materiali.

In dettaglio: le tecnologie impiegate negli interventi di pulizia, come gli impianti di lavaggio con

nebulizzazione di acqua deionizzata e l’applicazione di impacchi di argilla assorbente per eliminare

le macchie più resistenti, e documenta le operazioni di riposizionamento e la riadesione delle parti

in fase di distacco tramite iniezioni di resine epossidiche con minime reintegrazioni mediante

tassellature delle lacune. La sostituzione dei materiali in opera viene effettuata solo nei situazioni

estreme come nel caso delle lastre della pavimentazione della galleria della stazione,

eccessivamente lesionate e parzializzate e perciò irrecuperabili.

Documentazione fotografica

che illustra i lavori svolti sui

paramenti in pietra della

Stazione di Santa Maria

Novella a Firenze (1991).

Page 39: Camillo BOITO 1836-1914

4 | IL PROGETTO DEL NUOVO

Al progetto di conservazione si accompagnano,

laddove occorrano, le integrazioni necessarie a

permettere la continuita d’uso dell’edificio.

Gli interventi di reintegrazione sono il campo di

applicazione del progetto del nuovo che per Dezzi

Bardeschi non è mai mimetico rispetto

all’esistente. Il nuovo deve denunciarsi come tale,

entrando in positivo dialogo con l’antico.

In una disposizione che lo avvicina all’Alberti,

Dezzi Bardeschi fa delle motivazioni simbolico-

narrative la riconoscibile cifra personale dei suoi

interventi. Cosmogonie e bestiari abitano

costantemente i progetti di Dezzi Bardeschi, che

si esprime con segni architettonici densi di

significati geroglifici ed ermetici.

Talora l’intervento progettuale di Dezzi Bardeschi

è coordinato con quello di un artista alla cui mano

è delegata la realizzazione di un preciso

programma iconologico.

La ricerca di un filo narrativo-simbolico che riconnetta la

testimonianza del nostro tempo alla voce degli antichi è ben

evidente nel nuovo ingresso al Palazzo della Comunità di

Modena, nel quale la lettura archeologica dell’esistente si

accompagna all’intervento artistico sulla volta, in cui è

fissata la posizione dei pianeti nel giorno della Liberazione

della città.

Page 40: Camillo BOITO 1836-1914

5 | IL RIUSO

Il riuso compatibile è necessario e complementare alla conservazione ed implica

l’inserimento di nuovi elementi.

Intervento di conservazione e recupero del

Bastione Borghetto a Piacenza (2001)

La casamatta semicircolare è stata destinata a sala

teatrale polivalente, con caffetteria panoramica e

ingresso autonomo.

Il grande invaso esterno è stato attrezzato a teatro

all’aperto e dotato di una quinta scenica prospettica

in mattoni a faccia-vista.

Le precarie baracche di fortuna, embrionale borghetto

artigiano, sono state recuperate, rivestite di un nuovo

paramento di mattoni faccia-vista e dotate di una

nuova copertura in lamiera azzurra, in sostituzione

della preesistente in eternit, e destinate ad accogliere

le attività di giovani creativi.

Il progetto ha previsto la realizzazione di nuovi

elementi di arredo urbano a corredo funzionale

dell'esistente, ridisegnando le pavimentazioni e nuovi

diaframmi in muratura, un belvedere porticatoe un

balconcino di affaccio sul vallo esterno.

Page 41: Camillo BOITO 1836-1914

4. Lavori e Progetti

1975-88

Biblioteca Classense

Ravenna

Palazzo della Ragione

Milano

1984-92

Tempio-Duomo

Pozzuoli

2003

INTERVENTI SU COMPLESSI STORICO-MONUMENTALI: la Biblioteca Classense a Ravenna (1975-88), il

Palazzo Gotico a Piacenza (1982-86), il Palazzo della Ragione a Milano (1978-2003), e più

recentemente, il Bastione Borghetto a Piacenza (2000-02)

PROGETTI DI NUOVE ARCHITETTURE: il complesso residenziale di San Jacopino (1970-74) a Firenze, la

nuova Sala Consiliare a Campi Bisenzio (FI) (1985-93), la nuova sede ASL e le residenze per

anziani a Montelupo Fiorentino (FI) (1991-93), l’ampliamento delle Terme di Tabiano a

Salsomaggiore (PR) (1993-95)

INTERVENTI DI SISTEMAZIONE DI SPAZI URBANI: la Piazza del Teatro a Porto San Giorgio (AP) (1991) e la

piazza Fornia a Monticelli Terme (PR) (2002)

Page 42: Camillo BOITO 1836-1914

Il complesso

monumentale della

Biblioteca Classense si

trova nel centro storico

di Ravenna e

comprende, oltre la

stessa biblioteca, le

chiese di San Romualdo

e San Nicolò.

1. Biblioteca Classense Ravenna 1975-88

PROGETTO DI RESTAURO

Page 43: Camillo BOITO 1836-1914

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88

L'edificazione dell'Abbazia

camaldolese, poi sede della Biblioteca

Classense, ha inizio nel 1512.

Per tre secoli l'Abbazia è stata

oggetto di continui ampliamenti,

divenendo nel corso del tempo uno

dei più grandi e maestosi monumenti

dell'Ordine Camaldolese.

Page 44: Camillo BOITO 1836-1914

Lineamenti storici Le origini della Biblioteca Classense risalgono al

secondo decennio del XVI secolo, quando, in

seguito alla battaglia di Ravenna del 1512, i

camaldolesi abbandonarono il sito suburbano di

Classe per costruire all'interno delle mura cittadine

quello che sarebbe diventato il più importante

complesso monastico dell'Ordine.

I cantieri si protrassero fino al 1798, anno della

soppressione napoleonica in seguito alla quale il

complesso diventò la sede delle maggiori

istituzioni bibliotecarie cittadine.

Testimonianza della primitiva struttura sono: la

porta d'ingresso, sul cui architrave si legge la data

“1523”, e una parte del primo chiostro.

Successivamente, si realizzarono altri interventi,

che hanno portato alla configurazione di un

processo costruttivo stratificato, esito

dell'alternanza di molteplici e differenti generazioni

di architetti e di maestranze.

La compresenza di soluzioni formali diverse che

riflettono lo schema della struttura conventuale nella

distribuzione tra ambienti di preghiera, di studio e di

lavoro, si rispecchia anche nella successione di stili

e tradizioni storiche che vanno dal modello

rinascimentale al neoclassicismo. Incisione raffigurante l'Abbazia di Classe, pubblicata nei

volumi degli Annales camaldulenses di J.B.Mittarelli e

A.Costadoni, stampati a Venezia, 1762-1764

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 45: Camillo BOITO 1836-1914

Il vestibolo cinquecentesco con il portale ,intagliato da Marco

Peruzzi nel 1581 ed integrato da due telamoni e due grandi

vasche con le statue dei santi dell'Ordine, introduce al refettorio.

Nel secolo successivo furono realizzati la cosiddetta Manica

Lunga, il nuovo ospizio, la sopraelevazione del dormitorio, e la

chiesa di San Romualdo.

Tra i cantieri avviati tra XVII e XVIII secolo anche il chiostro

interno con colonnato dorico in pietra d'Istria; progettato dal

toscano Giulio Morelli, integrato tra il 1738 e il 1740 dal pozzo

centrale realizzato dal ravennate Domenico Barbiani su disegni

di Giovanni Paolo Panini.

Nel 1704, per volontà dell'abate Pietro Canneti, si avviò la

progettazione della monumentale libreria camaldolese, affidata

all'architetto Giuseppe Antonio Soratini. Obiettivo principale era

dotare il complesso di una struttura destinata alla libreria,

allestita in un unico ambiente del monastero già dal 1648.

Di questa originaria struttura non resta traccia.

Conduce al vasto ambiente un vestibolo che si apre con

un'arcata centrale raggiungibile attraverso un doppio rampante di

scale, di effetto scenografico.

Le tre sale superiori, Sala delle Scienze, Sala delle Arti e Sala

dei Santi Padri protrassero al 1780 il progetto del Soratini,

deceduto nel 1762.

Un “gioiello di stile neoclassico” può essere considerata la Sala

delle Scienze, edificata nel 1780 su disegni di Camillo Morigia

(1743-1795).

Prospetto e sezione della fabbrica (Soratini)

Page 46: Camillo BOITO 1836-1914

L’intervento

«Sono convinto che un intervento corretto sul costruito

debba procedere secondo un doppio registro: quello della

conservazione di ciò che già esiste e la storia ci consegna

in eredità; e quello dell'innovazione ossia del nuovo

apporto che a nostra volta lasciamo impresso sulla

fabbrica a testimonianza del nostro uso e del nostro

passaggio»

Con queste parole Marco Dezzi Bardeschi

introduce il suo pensiero al restauro della fabbrica

prima di iniziare a lavorare su quello che sarà poi

il cantiere ravennate.

1. Biblioteca Classense Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 47: Camillo BOITO 1836-1914

FASE 1 | 1976

Si avviano i primi studi d'archivio e le prime indagini dirette sulla

fabbrica.

Elaborati prodotti:

-rilievo geometrico dettagliato dello stato attuale, sul quale è

evidenziata la situazione di degrado dei materiali, in particolare in

riferimento al fenomeno dell'umidità.

- schede analitiche per ogni vano appositamente elaborate per

rendere sintetica e allo stesso tempo completa e immediata la

lettura dello stato di conservazione dei materiali per ogni singolo

locale.

- relazione finale nella quale, posta in evidenza l'importanza

dell’accurato rilievo dello stato di fatto, si propone un piano

pratico e concreto degli interventi prioritari da intraprendere.

Rilievo geometrico. Pianta piano terra

Stato di conservazione della copertura.

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 48: Camillo BOITO 1836-1914

Valori di umidità alle diverse altezze dal

piano di calpestio (75, 150, 225 cm.)

Andamento dell'umidità a 75 cm.

dal piano di calpestio.

Valori dell'umidità nei vari ambienti.

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 49: Camillo BOITO 1836-1914

Lo stato di abbandono della sala

degli otto pilastri al piano terra,

prima dell’intervento

1. Biblioteca Classense

Ravenna 1975-88

PROGETTO DI RESTAURO

Page 50: Camillo BOITO 1836-1914

1. Biblioteca Classense

Ravenna 1975-88

PROGETTO DI RESTAURO

Page 51: Camillo BOITO 1836-1914

FASE 2 | 1978

Dagli studi condotti è emerso che il primo intervento di

restauro e consolidamento deve interessare gli edifici

del Magazzino di Classe, o Manica Lunga, nel quale

sono stati riscontrati importanti fenomeni di dissesto

statico.

Per la redazione del progetto si prevede di effettuare una

serie di indagini preliminari per la verifica delle

fondazioni, delle falde e della consistenza del suolo,

nonché il monitoraggio di lesioni, fessurazioni,

spanciature e cedimenti delle fondazioni, e l’analisi della

volta mediante prove di carico in scala. Successivamente si redige il progetto di aggiornamento

degli impianti tecnici: i punti luce e di riscaldamento

installati sono insufficienti, mentre è necessario

provvedere alla prima installazione di impianti telefonici,

antifurto e antincendio.

Occorre dunque particolare attenzione per

l’implementazione dei nuovi impianti con i preesistenti,

evitando, per quanto possibile, la manomissione e il

dannegiamento irreversibile della fabbrica. Pianta piano terra - Pianta piano ammezzato -

Pianta piano primo Sezioni longitudinali della Manica Lunga

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 52: Camillo BOITO 1836-1914

Sezioni significative della Manica Lunga con apputi per il progetto di consolidamento.

Progetto di consolidamento delle volte al piano terra.

Proposta di tre diverse soluzioni tecniche.

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 53: Camillo BOITO 1836-1914

PRINCIPI GUIDA

rispettare e arricchire la preesistenza, dimostrando così piena consapevolezza del patrimonio

storico su cui si interviene.

aggiungere e non sottrarre.

Dopo l’intervento di conservazione e consolidamento il progetto si concentra sulle modifiche

necessarie alla nuova destinazione d’uso della fabbrica

Il progetto di recupero della Sala degli otto pilastri al pian terreno della Manica Lunga ha previsto:

una nuova pavimentazione, in sostituzione del piano di calpestio in terra battuta che la sala ha

mantenuto per secoli;

un nuovo sistema di impianti;

fornitura di attrezzature essenziali.

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 54: Camillo BOITO 1836-1914

Rilievo della pavimentazione

Pianta piano terra

Pianta piano ammezzato

Pianta piano primo

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 55: Camillo BOITO 1836-1914

Manica lunga.

Studi per la realizzazione della

pavimentazione del piano terra.

Dezzi Bardeschi utilizza per l’inserimento dei nuovi elementi, e in particolare nel disegno della

pavimentazione, un linguaggio eloquente, fortemente connotato dal punto di vista stilistico,

assolutamente non rinunciatario. La soluzione proposta si ispira alla narrativa creando un percorso

architettonico fantasioso combinando disegni immaginari, nuove tecnologie, e materiali naturali.

Page 56: Camillo BOITO 1836-1914

Progetto esecutivo della nuova pavimentazione

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 57: Camillo BOITO 1836-1914

Alcuni momenti di cantiere durante la realizzazione della

nuova pavimentazione

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 58: Camillo BOITO 1836-1914

Dettagli della pavimentazione

Page 59: Camillo BOITO 1836-1914

Manica Lunga. Studi per la realizzazione della nuova pavimentazione e degli arredi

fissi al piano terra

Progetta, inoltre, un sistema integrato di pannelli espositivi e illuminazione,

una nuova scala in cui sono reiterati simboli astrali e cosmologici e, al

piano ammezzato, l’ampliamento della biblioteca con l’apertura e il

consolidamento con strutture metalliche delle arcate che diventano veri e

propri elementi di arredo.

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 60: Camillo BOITO 1836-1914

Il dado sovrapposto al capitello della prima colonna di granito, con la vecchia linea di

alimentazione elettrica in disuso, prima e dopo l’intervento.

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 61: Camillo BOITO 1836-1914

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 62: Camillo BOITO 1836-1914

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 63: Camillo BOITO 1836-1914

Interviene anche in altre parti del complesso.

Scuola Olivetti: ripristina la comunicazione diretta tra

i locali recuperati e la biblioteca.

Liceo Artistico: necessità di una sottofondazione

lungo tutta la lunghezza della facciata esterna, che

presentava rilevanti dissesti statici nonostante un

recente intervento di consolidamento (1966).

Biblioteca: necessità di dotarla di un adeguato spazio

multifunzionale da destinare a sede di eventi pubblici,

come conferenze, mostre, etc.. Si pensa,pertanto di

recuperare la Chiesa di S. Romualdo, scarsamente

utilizzata a causa dell’insalubrità dell’ambiente per la

presenza di umidità.

Si procede ad un intervento di risanamento

dall'umidità e di consolidamento statico delle

coperture, all’installazione di un impianto di

condizionamento e al collegamento diretto di questo

ambiente con la biblioteca attraverso la riapertura di

una porta al piano terreno.

Dezzi Bardeschi, inoltre, suggerisce

all’amministrazione comunale di Ravenna e ai

responsabili della Classense di dotare la fabbrica di

apparecchiature per il monitoraggio continuo delle

condizioni microclimatiche dei diversi ambienti.

Chiesa di San Romualdo, ora Sacrario dei Caduti, e

Museo del Risorgimento, piano terra.

1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO

Page 64: Camillo BOITO 1836-1914

2. Palazzo della Ragione | 1984-92

Milano, piazza Mercanti

Progetto di conservazione e sistemazione interna

Tradizionale cuore della

vita pubblica e degli

scambi collettivi, è

considerato la più

significativa

testimonianza

monumentale laica della

città.

Page 65: Camillo BOITO 1836-1914

Lineamenti storici

Il Palazzo della Ragione, insieme a la Loggia degli Osii, le Scuole

Palatine e la Casa dei Panigarola, circoscrive la piazza dei

Mercanti.

Il progetto iniziale, avviato nel 1228 per volere del Podestà,

prevedeva il solo portico aperto da destinare a luogo per

assemblee, arbitraggi e ordinanze.

Nel 1233, sul porticato fu costruita una grande sala coperta,

nella quale si riunivano mercanti, banchieri e notai,

accrescendone ulteriormente l’importanza nella vita politica e

sociale dell’intera città. Il Palazzo fu detto “delle Ragioni”

perché qui si rendeva al popolo ragione, civile e penale, da parte

dei Giudici.

Nel XVI secolo il Palazzo subì numerosi adattamenti e nel 1770-

73, per volere di Maria Teresa d’Austria, un ulteriore intervento,

ad opera dell’architetto Francesco Croce, dotò il Palazzo

dell’ultimo piano, un sopralzo con ampie finestre ovali. Tale

modifica fu necessaria perché potesse essere adibito a sede

dell’Archivio Notarile, funzione che mantenne fino al XX secolo.

Durante le "Cinque giornate di Milano" (18-22 marzo 1848) il

Palazzo fu danneggiato da una cannonata, ma subito riparato.

Nel 1939 il Comune di Milano diventa proprietario del Palazzo

della Ragione e negli anni Ottanta ne avvia il restauro.

http://palazzodellaragionefotografia.it/palazzo-della-ragione/

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Page 66: Camillo BOITO 1836-1914

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Page 67: Camillo BOITO 1836-1914

Piazza Mercanti,Palazzo dei Giureconsulti e il

vecchio passaggio al Duomo, 1860 Giovanni Pividor, Loggia degli osii,1850 ca.

L'Illustrazione Italiana,

19 marzo 1882

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Acquerelli di vedute della piazza, Civica Raccolta

delle Stampe “Achille Bertarelli” (fine XIX sec.)

http://www.storiadimilano.it/citta/Piazza_Duomo/la_laicizzazione_d

ell'area_sacra.htm

Page 68: Camillo BOITO 1836-1914

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Il Palazzo della Ragione,

agli inizi del XX sec.

STATO DI FATTO

Edificio pubblico dell’istituzione

comunale medioevale, ampliato nel

XVIII secolo con la costruzione

dell’ultimo piano, da destinare ad

archivio e caratterizzato da grandi

finestre ad oculi.

Il primo progetto proposto prevedeva

l’abbattimento del piano

Settecentesco per ripristinare

l’immagine medievale.

L’opinione pubblica disapprovò tale

atteggiamento discriminatorio,

richiedendone la conservazione di

tutte le stratificazioni storiche.

Page 69: Camillo BOITO 1836-1914

http://europaconcorsi.com/projects/144820-Marco-Dezzi-Bardeschi-Milano-nuova-scala-di-accesso-dalla-Piazza-Mercanti-al-piano-primo-del-Palazzo-della-Ragione-2000-

Il progetto si è sviluppato in più fasi:

1. intervento di conservazione del Palazzo

Consolidamento strutturale dell’edificio, compreso l’attico e tutte le aggiunte interne.

Consolidamento di tutte le superfici intonacate, mantenute nella loro autenticità storica,

senza reintegrazione delle lacune e facendo ri-aderire le parti distaccate.

2. rifunzionalizzazione e sistemazione dell’interno del Salone e del portico di casa

Panigarola

3. riapertura dell’antico accesso sul lato di Piazza del Duomo e realizzazione di una

nuova scala di accesso dalla Piazza.

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Page 70: Camillo BOITO 1836-1914

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

L’intervento di conservazione ha coinvolto, inoltre, anche

parti tradizionalmente considerate secondarie, e perciò

sacrificabili e sostituibili, come, ad esempio, gli infissi dei

grandi oculi settecenteschi nel sopralzo del Palazzo.

1. INTERVENTO DI CONSERVAZIONE

Sui muri esterni del Palazzo rimangono visibili, anche

dopo l'attuazione dell'opera di conservazione, non solo i

segni di scalpellatura del paramento in mattoni e della

cornice ad archetti, testimoni dell’intoncatura e della

modanatura settecentesca poi rimosse negli interventi di

restauro alla fine dell’Ottocento, ma addirittura le spie in

gesso poste all’inizio del Novecento per monitorare i

dissesti.

Sulle pareti interne del salone, invece, rimane, nel suo

assetto lacunoso, il palinsesto degli affreschi, le cui

stratificazioni attestano i diversi usi che si sono succeduti

nel corso del tempo.

Con la stessa attenzione archeologica sono state messe in

luce e salvaguardate anche alcune scritte anonime, voce

lontana della mano autografa che le ha lasciate incise.

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2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

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2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

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2. RIFUNZIONALIZZAZIONE

La rifunzionalizzazione del Palazzo della

Ragione a sala espositiva e salone di

rappresentanza ha comportato

l’inserimento dei nuovi sistemi impiantistici

per il riscaldamento e l’illuminazione.

Dezzi Bardeschi progetta un elemento

addossato alle pareti, ma totalmente

esterno ad esse, nel quale è inserita l’intera

dotazione impiantistica, azzerando le

demolizioni sulla muratura storica.

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

I nuovi elementi di arredo, in cui si

alternano sedute e piani d’appoggio,

coprono una fascia di muro non decorata,

risultato dell’abbassamento della quota del

solaio della sala avvenuto quando, con il

nuovo sopralzo, il salone era stato

trasformato in archivio notarile.

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2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Alcune immagini che mostrano gli interni di alcune sale

del Palazzo. È evidente la volontà di conservare lo stato

di fatto, soprattutto nel consolidamento delle superfici

intonacate e affrescate, sulle quali non si prevede alcuna

reintegrazione dell’immagine figurativa.

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2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

3. LA NUOVA SCALA DI ACCESSO

L’intervento di conservazione è stato infine completato con

una scala di sicurezza, per la realizzazione della quale Dezzi

Bardeschi ha dovuto attendere più di venti anni. La scala,

nelle sue varie versioni, è interpretata come elemento

tecnologico autonomo ed il più possibile trasparente, che

consente inedite viste del paramento murario, del portico e

del contesto urbano.

Raffigura una sorta di macchina d’assedio, composta da un

pennone principale al quale è appesa, tramite bracci ad

albero, una trave scatolare a C che regge tutto l’impalcato dei

gradini in vetro.

Il tema delle scale-macchine d’assedio è uno schema

ricorrente nei progetti di Dezzi Bardeschi (palazzo Gotico di

Piacenza e per il nuovo ingresso - non realizzato - della

Castiglia di Saluzzo)

La scala di sicurezza è realizzata con criteri, colori e materiali

moderni, in totale dissonanza con la preesistenza,

esplicitamente dichiarata come aggiunta contemporanea,

segno dell’ennesima stratificazione sull’opera e della

continuità funzionale della fabbrica architettonica.

Foto: Frank Kaltenbach, München

Page 76: Camillo BOITO 1836-1914

Le soluzioni studiate per la nuova scala di accesso hanno avuto tutte in comune la ricerca della massima

autonomia, leggerezza e trasparenza visiva della struttura, rappresentata da un unico supporto, un’esile

antenna d’acciaio, a cui è appeso l’impalcato dei pianerottoli e dei gradini in cristallo.

La soluzione adottata ha consentito di liberare da ingombri a terra l’intera sede stradale sottostante e di

smaterializzare la struttura, usando cavi d’acciaio in luogo di ingombranti sostegni da terra.

La prima soluzione ha ipotizzato una tensostruttura come perno su un’unica asta baricentrica rispetto

all’articolato percorso di discesa: realizzando così una scala di vetro, un’utile “macchina” per la

conoscenza da vicino della peculiare stratigrafia del monumento (e dello spazio circostante).

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Page 77: Camillo BOITO 1836-1914

Nella versione effettivamente realizzata (1999) si è, però,

ridotta l’altezza del pennone ed il numero dei cavi.

L’antenna diventa un “albero” metallico rastremato, in

lamiera piegata d’acciaio inox, che segue l’asse obliquo

del percorso, proiettandosi verso la piazza: i suoi “rami”,

ridotti all’essenziale, sostengono l’impalcato nei suoi

punti strategici.

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

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Inizi XX secolo

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

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Stato attuale

2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA

Page 80: Camillo BOITO 1836-1914

3. Tempio-Duomo | 2004-10

Pozzuoli

Progetto di restauro

L’attuale denominazione del

complesso religioso

preannuncia visivamente la

coesistenza di un monumento

archeologico (il tempio

romano) e di un luogo di culto

cristiano (il duomo).

Il programma d’intervento alla

base del recente restauro,

nell’intento di rispettare tutte

le fasi storiche ancora

presenti nel complesso ha

prescritto di conservare

entrambe le destinazioni del

monumento.

Page 81: Camillo BOITO 1836-1914

COMPLESSO PLURISTRATIFICATO

primo impianto: antico

Capitolium della colonia

romana di Puteoli

trasformato in tempio dedicato,

secondo alcuni, ad Apollo, e,

secondo altri, al culto

dell’imperatore Augusto.

età tardoantica: vi si insediò la

Cattedrale di San Procolo,

XVI-XVII sec.: trasformazione in

chiesa barocca

Numerosissimi monumenti, in

Italia, sono stati edificati su

precedenti costruzioni antiche e,

non per questo, sono ricordati con

una doppia attribuzione, essendo,

normalmente, l’ultima

trasformazione quella

predominante, anche in casi di

grande visibilità delle strutture

antiche come, ad esempio, nel

Duomo di Siracusa.

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO LINEAMENTI STORICI

1. La fabbrica dall’esterno

2. La Cappella del SS.

Sacramento

3. Il punto di attacco tra la

zona absidale e la navata

Page 82: Camillo BOITO 1836-1914

1964: un incendio provoca la distruzione del tetto e il

crollo di piccole porzioni di murature e di buona parte dei

rivestimenti, riportando in vista alcune colonne, l’epistilio

e le pareti della cella dell’antico edificio.

1968: intervento di restauro, curato da Ezio De Felice.

Inizialmente si procede al consolidamento del tempio.

Poi, si realizza una copertura metallica temporanea per la

protezione del cantiere di restauro, rimasta in funzione

oltre il 1972, anno di sospensione dei lavori.

L’obiettivo del restauro di De Felice era di riportare alla

luce l’antico tempio romano a discapito della fabbrica

barocca.

Probabilmente, se l’intervento fosse stato completato, oggi

sopravviverebbe solo il tempio romano, mentre si sarebbe

irreparabilmente persa la straordinaria ricchezza evocativa suscitata

dalla coesistenza armonica di due architetture fra loro molto diverse.

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

LINEAMENTI STORICI

In alto, Dettaglio del muro laterale dopo l’intervento

di De Felice

In basso, da sin. verso des., la facciata d’ingresso e

la controfacciata, una vista verso la zona absidale.

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3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

CONCORSO INTERNAZIONALE DI PROGETTAZIONE, PROMOSSO DALLA

REGIONE CAMPANIA NEL 2003, PER IL RESTAURO DEL COMPLESSO

MONUMENTALE TEMPIO-CATTEDRALE DELL’ACROPOLI DI POZZUOLI, MEGLIO

NOTA COME RIONE TERRA.

Consulenti

ALESSANDRA G. ANGELONI

MARIO BENCIVENNI

FULVIO CAPTANO

GIOVANNI COPPOLA

SABINO GIOVANNONI

MONSIGNOR U. GRAZIOSO

GIAMPIERO MARTUSCELLI

GIORGIO PICCONATO

FURIO SACCHI

DOMENICO TRISCIUOGLIO

Capogruppo

MARCO DEZZI BARDESCHI

Progettisti

FRANCESCO BUONFANTINO

ALESSANDRO CASTAGNARO

RENATO DE FUSCO

ANTONIO DE MARTINO

LAURA GIOENI

ROSSELLA TRAVERSARI

Collaboratori

MARZIA DEZZI BARDESCHI

CARLA CELESTINO

FEDERICA DE STEFANO

ROSANNA PANDOLFO

FERDINANDO ZACCHEO

"ELOGIO DEL PALINSESTO"

Page 84: Camillo BOITO 1836-1914

PROGETTO

DUALISMO COME CARATTERE COSTANTE

Classicismo | Barocco

Tempio Pagano | Chiesa

Isolamento | Stratificazione

Archeologia | Liturgia

Distinzione | Separatezza

Navata | Presbiterio

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

CONSERVAZIONE integrale delle stratificazioni del tempo

+

AGGIUNTA di nuovi segni, anche fortemente connotanti,

spesso in aperta dissonanza con il testo

antico, considerati quali ulteriori

stratificazioni del monumento.

«Posti di fronte alla discordia in atto tra la tendenza degli archeologi (interessati

a rimuovere tutto il costruito povero […]) e quella della chiesa (fortemente

decisa a ripopolare il quartiere dei suoi abitanti e a riconsacrare il tempio al rito

religioso privilegiando la sua sopravvissuta dotazione barocca), il progetto si

pone l’obiettivo di conciliare i due punti di vista affidandosi a un puntiglioso

progetto di conservazione […] senza tuttavia rinunciare ad attivare un progetto

architettonico di qualità nei punti più deboli e “vuoti” del palinsesto […] dopo

l’ultimo intervento “moderno” di De Felice»

Page 85: Camillo BOITO 1836-1914

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

Page 86: Camillo BOITO 1836-1914

Lo spazio anticamente occupato dal pronao si

presenta oggi con gli intercolumni tamponati da

lastre di vetro sostenute da leggere strutture hi-

tech con tiranti in acciaio.

La scelta del vetro strutturale permette così di

mantenere la trasparenza dell’ambiente,

anticamente aperto e di creare al contempo uno

spazio del tutto nuovo che non ricalchi alcuna

delle precedenti fasi di vita del complesso.

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

Page 87: Camillo BOITO 1836-1914

La copertura dello spazio occupato dal tempio

romano è posta a un’altezza tale da riproporre

l’antico volume ed è trattata con un cassettonato

bianco impreziosito da un sistema di luci disposte in

modo da riprodurre, simbolicamente, la volta celeste

di duemila anni fa

È stata mantenuta la cesura fra la zona del tempio e

le parti rimanenti del duomo barocco, già realizzata

nel restauro degli anni Sessanta con la trasparenza di

infissi metallici che, sfruttando la luminosità esterna,

delimitano la zona antica con sapienti tagli di luce.

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

Page 88: Camillo BOITO 1836-1914

I MATERIALI

Scelti indiscutibilmente moderni nelle parti

aggiunte, sono impiegati a seconda delle diverse

funzioni cui devono assolvere:

il vetro e l’acciaio per le tamponature,

il legno per la zona destinata ai fedeli.

Il pavimento in legno sembra quasi incresparsi

per dar forma alle sedute e si inclina verso l’altare

per raggiungere la quota della chiesa barocca, di

circa un metro più bassa.

marmo e pietra per le altre pavimentazioni.

Il marmo, unico materiale affine all’antico, è

utilizzato per la pavimentazione interna che

rievoca la quota dell’antico tempio.

L’elevazione del pavimento così realizzato ha

consentito, al di sotto, la conservazione e la visita

del podio di età repubblicana.

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

Page 89: Camillo BOITO 1836-1914

La reintegrazione delle colonne perdute dell’antico tempio è suggerita, oltre che dal mantenimento dei

fusti in cemento armato del precedente restauro, da una campitura opaca realizzata in serigrafia sulle

lastre di vetro che ricreano l’antico perimetro.

► reintegrazione in forme semplificate (sia per le basi che per i fusti e i capitelli), riconoscibili e

indiscutibilmente moderne.

3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO

Page 90: Camillo BOITO 1836-1914

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Per il pensiero e la prassi metodologica

• LAURA GIOENI, Marco Dezzi Bardeschi: teoria e pratica della conservazione

dell’architettura, in GIUSEPPE FIENGO E LUIGI GUERRIERO (a cura di), Monumenti e

documenti. Restauratori del Secondo Novecento (Atti del Seminario Nazionale,

Quaderni del Dipartimento di Restauro e Costruzione dell’Architettura e

dell’Ambente, Seconda Università di Napoli, n. 8), Napoli 2011.

• M. DEZZI BARDESCHI, Restauro: punto e da capo. Frammenti per una (impossibile)

teoria, Milano 2005.

Per le immagini e i dettagli sui progetti

• http://europaconcorsi.com/authors/10012721-Marco-Dezzi-Bardeschi

• www.marcodezzibardeschi.com/Portfolio.html

• http://www.prospettivedizioni.it/testrun/wp-content/uploads/2011/10/AR-60-web.pdf

• http://palazzodellaragionefotografia.it/

• https://www.academia.edu/3522539/Il_restauro_del_Tempio-Duomo_di_Pozzuoli