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Addio Maiella mia, montagna innevata e accogliente, nota a chi è cresciuto sulle tue pendici e agli stranieri che ogni anno accogli e benedici; foglie rosse e gialle d’autunno che colorano il tuo manto di colori vivaci; fiocchi di neve leggeri e bianchi che scendono dal cielo come mille coriandoli; vento fresco di primavera che porta il profu- mo dei fiori del bosco; scroscio inces- sante del fiume Foro che accompagna le nostre giornate e che ci porta i ri- cordi dei tempi passati...addio! Dimmi, Maiella mia, come posso allon- tanarmi da tutto questo...Come? E’ qui la mia vita e non posso immagi- nare d’andar via! Eppure siamo costrette a separarci, non potrò più vivere nel mio adorato paese, Pretoro, arroccato sulla Maiel- la, che d’inverno sembra un presepe “Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; tor- renti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pen- dìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! (…)”. A.Manzoni innevato e che nasconde tanta sto- ria, tanta felicità, tanta amicizia e tanti segreti. Non vedrò più il castello bianco in mezzo al verde degli alberi; non po- trò più correre su per le infinite stra- de e le mille scale, non mi perderò più tra le tante viuzze strette e intri- cate… Tutto questo rimarrà nel mio cuore e verrà tramandato alle generazioni future che, a loro volta, godranno di tutto ciò, con lo stesso entusiasmo e amore di chi vi ha vissuto preceden- temente! Mariagiulia Filoso 2N Disegno di Michela Cavalli 2N Sono pronta. I miei bagagli sono nell’atrio. È giunta l’ora. Ma il mio cuore non è pronto a dire addio! Addio! Una parola già triste di per sé. Il mio cuore è in pena; batte come forse non ha fatto mai. Che cosa mi aspetta? Cosa troverò? Chi mi aspetterà? Qui ho ancora tutto: la mia casa, la mia scuo- la, i miei compagni, la mia città… la mia vita! Potrò continuare a chiamare “tutto” una nuova casa, una nuova scuola, nuovi amici, una nuova vita? Ho paura. Sono angosciata. I piedi devono andare avanti, anche se per inerzia. Una parte di me è ancora nella mia casa,nella mia camera lilla. Mi sento male; è come avere il cuore in gola. Sto per lasciare tutto; sto per dire addio al mio piccolo mondo magico. Addio. Che possa soggiornarvi qualcuno che ti ami come ti ho amato io e possa, da lassù qualcuno, vegliare su tutta questa sofferenza e su questo giorno infelice. Che Dio mi aiuti oggi più di ieri a dire...Addio! Alessandra Perrino 2 N

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Addio Maiella mia, montagna innevata

e accogliente, nota a chi è cresciuto

sulle tue pendici e agli stranieri che

ogni anno accogli e benedici; foglie

rosse e gialle d’autunno che colorano

il tuo manto di colori vivaci; fiocchi di

neve leggeri e bianchi che scendono

dal cielo come mille coriandoli; vento

fresco di primavera che porta il profu-

mo dei fiori del bosco; scroscio inces-

sante del fiume Foro che accompagna

le nostre giornate e che ci porta i ri-

cordi dei tempi passati...addio!

Dimmi, Maiella mia, come posso allon-

tanarmi da tutto questo...Come?

E’ qui la mia vita e non posso immagi-

nare d’andar via!

Eppure siamo costrette a separarci,

non potrò più vivere nel mio adorato

paese, Pretoro, arroccato sulla Maiel-

la, che d’inverno sembra un presepe

“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed

elevati al cielo; cime inuguali, note a

chi è cresciuto tra voi, e impresse

nella sua mente, non meno che lo sia

l’aspetto de’ suoi più familiari; tor-

renti, de’ quali distingue lo scroscio,

come il suono delle voci domestiche;

ville sparse e biancheggianti sul pen-

dìo, come branchi di pecore pascenti;

addio! Quanto è tristo il passo di chi,

cresciuto tra voi, se ne allontana!

(…)”.

A.Manzoni

innevato e che nasconde tanta sto-

ria, tanta felicità, tanta amicizia e

tanti segreti.

Non vedrò più il castello bianco in

mezzo al verde degli alberi; non po-

trò più correre su per le infinite stra-

de e le mille scale, non mi perderò

più tra le tante viuzze strette e intri-

cate…

Tutto questo rimarrà nel mio cuore e

verrà tramandato alle generazioni

future che, a loro volta, godranno di

tutto ciò, con lo stesso entusiasmo e

amore di chi vi ha vissuto preceden-

temente!

Mariagiulia Filoso 2N

Disegno di Michela Cavalli 2N

Sono pronta.

I miei bagagli sono nell’atrio. È giunta l’ora.

Ma il mio cuore non è pronto a dire addio!

Addio!

Una parola già triste di per sé. Il mio cuore

è in pena; batte come forse non ha fatto mai.

Che cosa mi aspetta? Cosa troverò?

Chi mi aspetterà?

Qui ho ancora tutto: la mia casa, la mia scuo-

la, i miei compagni, la mia città… la mia

vita! Potrò continuare a chiamare “tutto” una

nuova casa, una nuova scuola, nuovi amici,

una nuova vita? Ho paura.

Sono angosciata. I piedi devono andare

avanti, anche se per inerzia.

Una parte di me è ancora nella mia casa,nella

mia camera lilla.

Mi sento male;

è come avere il cuore in gola.

Sto per lasciare tutto;

sto per dire addio al mio piccolo mondo

magico. Addio. Che possa soggiornarvi

qualcuno che ti ami come ti ho amato io e

possa, da lassù qualcuno, vegliare su

tutta questa sofferenza e su questo

giorno infelice.

Che Dio mi aiuti oggi più di ieri a

dire...Addio!

Alessandra Perrino 2 N

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L a v oce d el Gonza g a

E’ lunedì 11 febbraio 2013,ore

11,45. Durante il Concistoro che

deve decretare la causa di beatifi-

cazione dei martiri di Otranto il

Papa, in lingua latina, annuncia di

lasciare il Ministero petrino. In po-

chi minuti la notizia fa il giro del

mondo; il Papa si è dimesso! Ora

Gianmarco Medoro racconta la sua

esperienza: “ Mi è arrivato un SMS;

aprendolo ho letto la notizia, non

volevo crederci, pensavo …”a Car-

nevale ogni scherzo vale”. Poi sen-

tendo altre voci mi son convinto

che la notizia era vera. Le gambe

tremavano e le guance iniziavano a

bagnarsi di lacrime. Il 19 aprile

2005, all’elezione di Papa Benedet-

to XVI , stavo preparandomi alla

prima comunione ! Ciò evidenzia

quanto il Papa abbia formato il mio

cammino di fede e il mio discerni-

mento vocazionale e abbia arricchi-

to la mia vita spirituale attraverso

la sua parola, il suo sorriso, il suo

Dottrinale Magistero ! Viene a

mancare al Mondo un grande Papa

che nel suo Ministero ha risolto il

caso di pedofilia nella Chiesa, che

si è trovato colpito alle spalle dai

suoi stretti collaboratori, che ha

sofferto per il caso Lefebvre, che ha

lottato per difendere i che ha lotta-

to per difendere i diritti umani, che

ha annunciato attraverso la sua

Teologia il Vangelo. E’ con grande

sofferenza nell’anima che prego

per il Santo Padre , per il mio Pa-

pa, anzi per il mio PapA’.. Ora pre-

ghiamo per il Conclave,perché i

cardinali scelgano un Papa secon-

do il cuore di Dio! A noi non il giu-

dizio ma la preghiera e la silenzio-

sa riflessione”. Adesso racconta la

sua esperienza Fabiana Commito :

“La notizia appresa dalla rinuncia

del Pontificato ha suscitato una

grande emozione nel sapere che

questo evento rappresenta un fat-

to storico che io in prima persona

sto vivendo. piace pensare che i

miei figli lo studieranno sui libri di

scuola. Non so se il Papa abbiamo

lasciato il Pontificato per cause

fisiche o politiche e vorrei tanto

credere che fosse per cause di sa-

lute. La prima sensazione è stata

di abbandono in un momento così

difficile per il nostro Stato ma poi

ho capito che il suo è stato un ge-

sto di umiltà e di non attaccamen-

to alla poltrona. Vorrei che i politi-

ci seguissero il suo esempio!”. Be-

nedetto XVI ha donato non solo

alla Chiesa ma al mondo intero un

grande esempio di servizio, di

umiltà, di amore a Cristo e alla

Chiesa, è stata una trasparente

prova d’amore. Non serve fare

inutili paragoni con il predeces-

sore Giovanni Paolo II! Se lui ha

abbracciato la Croce nella soffe-

renza, nel dolore, nella malattia,

Benedetto XVI ha abbracciato la

croce chiedendo perdono “per i

suoi difetti”, riconoscendosi de-

bole e fragile, dando una forte

importanza alla coscienza perso-

nale “esaminata davanti a Dio”.

L’eredità che ci lascia il Papa è

anzitutto la professione della Ve-

rità, il coraggio di denunciare la

“sporcizia” all’interno della Santa

Chiesa stessa, la forza di difende-

re secondo il Vangelo i diritti

dell’uomo,il suo grande amore

alla Chiesa, la sua razionalità nel-

le scelte di Fede senza mai perde-

re la riflessione teologica e filoso-

fica. Nel suo discorso conclude :

“Continuerò a servire Dio e la

Chiesa nella preghiera e nella

riflessione”. Negli ultimi anni

della sua Vita lui offrirà la sua

preghiera in nostro favore. Un

grande ministero nella solitudi-

ne, in Dio, dono per gli altri” VI-

VA IL PAPA, Colui che per amore

ha fatto il gran rifiuto.

Gianmarco Medoro e

Fabiana Commito 4C

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“Ben consapevole della gravità di questo at-

to,con piena libertà,dichiaro di rinunciare al

ministero di Vescovo di Roma.”1

Sono queste le parole che,dall'11 febbraio,stanno

girando in Italia e nel mondo,lasciando un vuoto

e una grande perplessità nell'animo dei fedeli.

Benedetto XVI,dopo otto anni di pontifica-

to,decide di dimettersi dalla sua importante ca-

rica,che verrà definitivamente abbandonata il 28

di questo mese. La storia sembra ripetersi: nel

1294 Celestino V, amareggiato dalla corruzione

che da tempo infangava l'autorità della Chiesa,è

stato il primo Papa a dimettersi. Tutti conoscia-

mo questo personaggio grazie a Dante ,che lo

definì “colui che fece per viltade il gran rifiuto”

mettendolo nel III canto dell'Inferno tra quei

peccatori chiamati ignavi e accusandolo di viltà.

Egli, infatti, rinunciò ad un compito molto im-

portante che gli era stato affidato proprio per

cambiare la situazione della Chiesa e della Cri-

stianità.

A parlare di Celestino V è stato anche lo scrittore

Ignazio Silone il quale, nel suo libro

“L'avventura di un povero cristiano” parla di

questo personaggio con un tono più comprensi-

vo e pacato, lodando il suo gesto e appoggiando-

lo nella sua decisione. Ma oggi, dopo circa otto-

cento anni,cosa penserebbero Dante e Silone di

Pagina 3

Dal Celestino di Dante al Celestino di Silone...

fino a Benedetto XVI.

L a v oce d el Gonza g a

quanto è accaduto a Benedetto? Il Papa afferma

di non poter continuare a svolgere il suo compi-

to a causa dei suoi problemi di salute. Di fronte a

ciò,non possiamo certo accusarlo e condannarlo

bensì comprenderlo, proprio come fece Silone

con Celestino V. Ma se, nell'ambiguità di questa

storia, ci fosse dell'altro? A molti verrebbe in

mente che,proprio come accadde ottocento anni

fa,ci sia di mezzo la corruzione che ormai in Ita-

lia e nel mondo ha preso il sopravvento in ogni

questione, politica e non. Altri ancora potrebbe-

ro credere che la causa sia la presenza di alcune

questione irrisolte dal precedente Papa Giovanni

Paolo II. In questo caso verrebbe da dire che for-

se Dante aveva ragione. Ciò che potrebbe chiari-

re a tutti le idee è la conoscenza della verità. Ma

qual è questa grande verità? Probabilmente non

verrà mai a galla. Intanto, nell'attesa dell'arrivo

del nuovo Papa ,ricordiamo Benedetto XVI e

tutto ciò che di positivo ha fatto per il mondo,

ringraziandolo di averci accompagnato durante

questi anni.

Benedetta Trivelli 3M

1 Benedetto XVI, Annuncio delle dimissioni,

Roma,11 febbraio 2013

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L a v oce d el Gonza g a

Durante il primo periodo dell'anno sco-

lastico 2012/2013 sono venuti presso il

nostro istituto un docente del CeSI

dell'Università Gabriele D'Annunzio,

professoressa Assunta Pandolfi e il

professore Domenico Galasso del

“Piccolo Teatro Orazio Costa” di Lan-

ciano, per illustrarci il progetto

“PRIMA DI ESSERCI”. Questi ci hanno

spiegato le finalità e i dettagli dell'ini-

ziativa, nel corso di un incontro rivolto

a tutte le classi terze. Il progetto, alla

sua prima edizione, ci proponeva di

coniugare scienza e arte in riferimento

a una tematica molto delicata: le cellule

staminali. Il prodotto finale del lavoro

sarebbe dovuto essere una scenetta,

una poesia, una canzone o qualsiasi

altra forma artistico-comunicativa che

trattasse dell'argomento in questione. I

ragazzi che hanno deciso di aderire

all'iniziativa hanno partecipato inizial-

mente a due incontri informativi che

esaminavano tutto quello che c'era da

sapere su arte e scienze. Durante il pri-

una famiglia benestante, come serva, ma

pian piano il suo ruolo muta e diviene una

sorta di assistente del padrone di casa,

l’affascinante pittore Vermeer.

Quest’ultimo, in segreto, le insegnerà a

produrre i colori permettendole di rima-

nere nel suo segretissimo atelier.

Tra i due si instaura un legame segreto e

rispettoso, fatto di sguardi, ma ben presto

la giovane posa e diviene musa del suo

maestro-padrone: ciò farà andare su tutte

le furie la moglie gelosa.

Griet si ritrova coinvolta in una situazione

complicata che la sua persona non può a

lungo sopportare, fino al punto in cui ab-

bandonerà la casa e ritornerà alla sua vita

precedente.

Il romanzo descrive con minuzia nei det-

tagli e realisticamente Delft, città olandese

dove si svolge l’intera vicenda.

Questa descrizione è resa ancora più

esplicita nelle scene del film, che rievoca-

no la città com’era nel XVII secolo: le

viuzze, il mercato delle carni, del pe-

sce, le case e così via.

Come non accostarsi alla lettura di

questo famoso bestseller? Soprattutto

dopo aver incrociato lo sguardo di

Griet, che invita l’osservatore ad av-

venturarsi nella sua fantastica storia.

Giulia Puce IV D

Lo scorso 16 gennaio le Scuderie del Quiri-

nale hanno ospitato un’affascinante mostra

d’arte.

Alcune classi quarte dell’Istituto Gonzaga

non si sono lasciate scappare quest’iniziati-

va proposta dal preside.

L’ospite d’onore è stato Jan Vermeer, af-

fiancato dai numerosi dipinti dei suoi con-

temporanei olandesi. Al pittore fiammingo

del XVII secolo, l’età dell’oro olandese,

vengono attribuite una trentina di opere,

soprattutto ritratti, tra i quali ha riscontra-

to maggior successo una sua originale crea-

zione, “La ragazza con l’orecchino di perla”

anche detta “La ragazza col turbante”.

Questo dipinto ha ispirato la fantasia di

letterati e registi; Tracy Chevalier nel 2000

pubblica il romanzo dallo stesso titolo

dell’opera pittorica, a cui seguirà un film.

Dunque l’innocente fanciulla del dipinto

prende vita e diviene un vero e proprio

letterario e cinematografico.

La giovane Griet entra a servizio presso

Pagina 4

mo incontro con la Dott.ssa Pandolfi

abbiamo trattato l'argomento delle cel-

lule staminali nella sua specificità

scientifica. Nel secondo incontro con

l'attore D. Galasso ci siamo concentrati

sull'aspetto artistico di questa attività,

riflettendo su quale fosse la forma d'ar-

te più adatta per il nostro lavoro. Dopo

una lunga riflessione abbiamo concor-

dato di svolgere una rappresentazione

teatrale che comprendesse i diversi

linguaggi artistico-teatrali: mimico-

gestuale, coreografico, musicale. Una

volta terminati i preparativi e le prove,

il 5 Dicembre 2012 abbiamo presentato

il nostro prodotto davanti alla commis-

sione giudicatrice presso il CeSI. Il mo-

mento più bello ed emozionante per

noi ragazzi, però, è arrivato il 15 Di-

cembre, quando presso il Teatro Audi-

torium Supercinema abbiamo dram-

matizzato il nostro lavoro. A turno ci

siamo esibiti davanti a una numerosa

platea con le altre scuole secondarie di

secondo grado della nostra città. Que-

sto è stato un momento altamente

emozionante perchè la giuria era

presente e c'era il confronto diretto

con le rappresentazioni di altri isti-

tuti. Per noi, e credo anche per gli

altri, è stato un lavoro molto impe-

gnativo. Lo scopo dell'iniziativa, in-

fatti, era proprio quello di stimolare

i ragazzi e renderli sensibili nei con-

fronti di una tematica attuale e di-

battuta. Per tutti noi partecipanti, è

stata un'occasione di arricchimento

sia culturale che emotivo dal mo-

mento che come gruppo di lavoro ci

siamo affiatati e trovati bene fin dai

primi momenti.

Ragazzi partecipanti: Classe

3C: Francesca Biasone, Guido

Cucchia, Alessia Danese, Va-

nessa Sammartino, Margherita

Visco. Classe 3D: Chiara D'An-

gelo, Noemi Davide. Classe 3A:

Floriana Di Pietrantonio, Bene-

detta Parlante. Classe 3L: Mat-

teo Di Paolo, Sasha Marinelli.

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L a v oce d el Gonza g a

Martedì dodici febbraio quarantacinque alunni

dell'Istituto Isabella Gonzaga hanno avuto il piace-

re di visitare in un giorno, la bellezza di Roma e di

tutte le sue particolarità. Accompagnati dalle pro-

fessoresse Massi, G. Tacconelli e Morelli, abbiamo

cominciato il nostro breve viaggio d'istruzione alle

10.00. Le professoresse fungendo da guide non

hanno avuto problemi a spiegarci la storia e le fun-

zioni dei più importanti monumenti che interessa-

no Roma. Come prima tappa di un lungo percorso,

abbiamo visitato il Colosseo e l'arco di Costantino.

Il Colosseo.

In grado di contenere fino a 50.000 spet-

tatori, è il più grande e importante anfi-

teatro romano, nonché il più imponente

monumento della Roma antica che sia

giunto fino a noi.

Arco di Costantino.

Questo arco trionfale fu dedicato dal senato per

commemorare la vittoria di Costantino I contro

Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio.

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L a v oce d el Gonza g a

L'Altare della Patria o "Il Vittoriano"

è un monumento costruito in onore di Vitto-

rio Emanuele, il primo re di una Italia unita,

con sede a Roma.

Il Campidoglio, detto anche Monte

Capitolino è uno dei sette colli su

cui venne fondata Roma.

La fontana di Trevi.

La fontana di Trevi è considerata la fontana più

celebre del mondo ed è una tra le più grandi e

note di Roma.

Verso le 13 abbiamo deciso di consumare il nostro pranzo al sacco a Piazza di Spagna.

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L a v oce d el Gonza g a

Piazza di Spagna.

Con la scalinata di Trinità dei Monti è la

piazza più importante di Roma. Al cen-

tro della piazza vi è la famosa fontana

della Barcaccia, che risale al primo pe-

riodo barocco, scolpita da Pietro Bernini

e da suo figlio, il più celebre Gian Lo-

renzo Bernini.

Nel pomeriggio,verso le 16.15 ci siamo avvia-

ti per andare a Palazzo Montecitorio: la sede

della Camera dei deputati, una delle princi-

pali sedi della democrazia italiana.

E proprio qui, a Palazzo Montecitorio che si

producono le leggi che regolano la vita della

nostra società. Ogni legge nasce dal confron-

to tra le opinioni espresse dalle donne e da-

gli uomini che ogni cinque anni vengono

scelti dal popolo come suoi rappresentanti al

Parlamento. Questo Palazzo fu commissio-

nato al Bernini nel 1653 e più volte rimaneg-

giato nel tempo da Carlo Fontana e dall’ar-

chitetto Ernesto Basile.

Una volta entrati una guida esperta, ci ha

fatto visitare un lungo itinerario che tocca i

luoghi più noti e suggestivi della vita parla-

mentare: l’Aula dove si riuniscono in seduta

plenaria i 630 deputati, il grande corridoio

prospiciente l’Aula denominato Transat-

lantico o Corridoio dei passi perduti e le

maestose scalinate berniniane che conduco-

no ai piani superiori, le grandi sale di rap-

presentanza del secondo piano come la Sala

della Lupa, Sala Aldo Moro e Sala della Re-

gina.

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Una volta usciti, come ultima tappa del nostro percorso abbiamo visitato il Pantheon.

Il Pantheon.

Il Pantheon è un Tempio roma-

no dedicato a tutte le divinità

(in greco pántheion significa 'di

tutti gli dei'). Fatto costruire da

Marco Vipsanio Agrippa nel 27

a.C. presso le sue terme nel

Campo Marzio a Roma, venne

completamente rifatto dall'im-

peratore Adriano nel II secolo

d.C. Nel VII secolo fu trasfor-

mato in chiesa, dedicata a Ma-

ria e ai martiri, cosa che garan-

tì la sua conservazione, anche

se nei secoli venne spogliato dei

decori bronzei e marmorei. A

Palazzo Montecitorio si trovano

più di mille dipinti e sculture

datati tra il XVI e XX secolo,

alcune migliaia di incisioni e

stampe di varie epoche, un nu-

cleo consistente di reperti ar-

cheologici e una discreta quan-

tità di beni artistici, quali orolo-

gi, mobili d'epoca, arazzi e bu-

sti.

Alle 19.00 abbiamo termina-

to la nostra gita e abbiamo

ripreso l'autobus per tornare

a casa. E' stata proprio una

bella esperienza, mi è capita-

to spesso di passare per Ro-

ma, ma non mi ero mai sof-

fermata ad osservarla nella

sua bellezza ed eleganza.

Alessandra Grimaldi 2D

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I NOSTRI ALUNNI DIVENTANO SCRITTORI

“ Immagina che non ci sia il Paradiso. Prova,è facile. Nessun

inferno sotto ai piedi,sopra di noi solo il cielo. Immagina che la

gente viva al presente. “ -

-- 12 novembre 2012. In una fredda e piovosa giornata di novem-

bre, me ne stavo seduta sul divano di camera mia,accanto alla fine-

stra. Ero sola, rimasta ad osservare uno scenario maledettamente

triste. Pioggia incessante, che invece di lavar via le memorie im-

presse nel marciapiede del mio cuore, non faceva altro che batterci

sopra, come per amplificare ogni mio dolore. Rimasi per parecchio

tempo con uno sguardo assente a fissare il vuoto. Distante sia dal-

la realtà,che dalla fantasia e con un nodo alla gola che non mi per-

metteva di respirare,mi sentivo come imprigionata in un mondo

senza luce, sola e abbandonata. La mia vita era triste e monoto-

na,aveva bisogno di un senso, che non riuscivo a trovare. Armata

di cuffie auricolari e un infinita playlist di canzoni dei Beatles,

riuscii a calmarmi, uscii e dopo aver camminato per qualche minu-

to, mi sedetti su una panchina gelida. La loro musica era la mia

unica ancora di salvezza. Ogni volta che li ascoltavo mi sentivo

libera da ogni pensiero, preoccupazione, rimorso. Mi sentivo bene.

Le loro parole e la loro musica entravano a far parte di me e non

potevo far a meno di sorridere e sentirmi viva. E me ne stavo sedu-

ta lì ad ascoltarli sul mio mp3, mentre la pioggia iniziava a farsi

sempre più fitta e il cielo a ricoprirsi di un manto scuro e tenebro-

so. Mi incamminai per tornare a casa, quando improvvisamente

incrociai lo sguardo di un ragazzo. I suoi occhi erano marroni, i

suoi capelli credo che fossero color castano chiaro. Non so il per-

ché, ma il suo sguardo aveva attirato la mia attenzione. I suoi occhi

sembravano infinitamente profondi, era come se mi ci stessi per-

dendo dentro. Tutto questo accadde però in un solo attimo e fu

tutto così fugace e inaspettato che non riuscì neanche a capire chi

fosse. Tornai a casa e chiamai il mio gruppo per provare. Ci chia-

mavamo i Reckless, ovvero gli spericolati. La nostra band si era

formata da un anno. Eravamo in quattro. Ricky suonava la batte-

ria, Alessandra la chitarra,Noemi al basso ed io ero la voce. Anda-

vamo forte, ma fino ad allora non avevamo mai suonato davanti a

molta gente, non eravamo mai riusciti ad esprimere noi stessi da-

vanti a delle persone. Ogni tanto componevamo canzoni di genere

rock, ma solitamente facevamo cover. I nostri grandi ispiratori

erano i Beatles, i maestri del rock, i nostri idoli. Era la passione

per questo gruppo che ci aveva congiunti. Quando suonavamo,per

ognuno di noi era come esprimere i propri sentimenti, gridare

emozioni, gridare noi stessi. -- 24 gennaio 2013. Era il gran

giorno. Il giorno in cui finalmente avrei cantato con il mio gruppo

davanti ad un vero pubblico. Il giorno in cui insieme avremmo

affrontato tutte le nostre paure, le nostre incertezze, cercando di

esprimerci e di emozionare chi ci avrebbe ascoltato. Lo zio di

Alessandra aveva appena aperto il suo locale, e ci aveva chiesto di

fare un piccolo spettacolo per la sua inaugurazione. Eravamo ecci-

tatissimi. Quando Matteo, il proprietario, ci presentò alla gente,

ero in ansia. Ma salii sul palco, chiusi gli occhi e incominciai a can-

tare, e d’un tratto tutto passò. Lasciai uscire dalla mia anima ogni

sentimento, emozione. Mi divertii come non mai. Era come se

dentro ognuno di noi ci fosse un drago da liberare. Quella sera

aprimmo i cancelli del nostro cuore e ci lasciammo andare.

Arrivati a metà del nostro repertorio, facemmo una pausa.

Prima di riprendere però mi accorsi di uno sguardo familiare,

tra la folla. Lo riconobbi solo quando, mentre stavamo suo-

nando love me do, canzone dei nostri idoli rock, ritrovai quegli

occhi marroni. Era lui, il ragazzo che avevo incontrato in quel-

la giornata maledettamente triste. Quel ragazzo che col suo

sguardo m’aveva fatto riflettere. Lo guardai bene e mi accorsi

che era dotato di una bellezza incredibile. Distratta da cotanta

meraviglia, non mi accorsi che anche lui mi stava guardando,

e quando lo feci mi sentii talmente in imbarazzo. Abbassai

rapida lo sguardo, poi mi misi a pensare e mi accorsi di un

leggero fastidio al petto e di un tremolio alle gambe che non

avevo mai avuto prima d’allora. Mi chiedevo come fosse possi-

bile che io provassi ciò per una persona che neanche conosce-

vo. Alla fine dello spettacolo andai a cambiarmi e, una volta

uscita dal camerino, mi fiondai sul bancone del bar per bere

qualcosa. Quando chiesi al barista il conto però, mi disse che

qualcuno lo aveva già pagato. Mi chiesi chi potesse essere sta-

to, poi mi voltai e vidi quel ragazzo sorridermi. Bizzarro il mo-

do in cui accese in me una forte sensazione di felicità. Si avvi-

cinò e incominciammo a parlare. Ci guardammo negli occhi e

solo allora conoscemmo bene i nostri volti ma non serviva,

perché noi già ci amavamo. Probabilmente passarono due ore

prima che mi riaccompagnasse a casa. Il suo nome era Marco.

Aveva 19 anni e si era da poco trasferito dalla Spagna. Parlam-

mo in breve delle nostre vite, ci raccontammo l’essenziale.

Entrambi amavamo la musica rock. Fu questo ad accomunarci

maggiormente. Col tempo scoprii che era una persona sensibi-

le, romantica, dolce, ma col suo lato.. ‘rock’. Sapeva capirmi e

starmi vicino. Sapeva farmi felice. Fummo ottimi amici, per

un po’ di tempo, anche se sapevamo di appartenerci, sapeva-

mo di provare l’un per l’altro sentimenti ben più profondi.

Non pensavo di poter mai provare certi sentimenti per qualcu-

no, soprattutto durante quel periodo buio della mia vita. Pro-

vammo, a distanza di un anno e più, a scrivere una nostra

storia d’amore nel destino. Eravamo felici, e lo siamo tutt’ora,

a distanza di tanti anni, rimembrando come una grande pas-

sione ci avesse uniti, facendoci scoprire nuovi orizzonti e nuo-

ve speranze. Oggi, insieme, senza più timore di vivere, goden-

doci il presente, canticchiando:“ Love, love me do. ”.-

MARTINA DE CRECCHIO 2 D

L a v oce d el Gonza g a

Elaborati presentati al Concorso Letterario per Anime rock

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...E ANCORA... La realtà è soggettiva

50 Anni. In 50 anni cosa può accadere? Bella domanda, non è vero?

Ogni cosa è mutata. E il nostro protagonista si sente solo, tanto solo. È

rimasto con la mente agli anni sessanta, anni nei quali ha conosciuto la

sua Rosa. Lei, la donna della sua vita, la donna per la quale ha tanto

aspettato, la donna che ama. La loro vita insieme è stata travagliata,

piena di sofferenza, ma altrettanto piena d'amore, di vita. Hanno tanto

desiderato avere figli. Per un lungo periodo è stata la loro sola fissazio-

ne. Ma adesso, adesso non importa più. Lei è morta, dicono. Lei, come

tutti i loro sogni assieme. Lui non ci crede però; sa in cuor suo che tutto

questo è uno scherzo, che tutto quello che continuano a ripetergli da

giorni è puramente inventato. Non riconosce l'ambiente. Non riconosce

nulla. Perché non riesce ad alzarsi? Perché Rosa non è con lui? Chi è

quella gente che entra e esce dalla stanza? E suo padre? Era andato a

Venezia per lavoro, ma dovrebbe già essere tornato da parecchio. Non

comprende. Chiude gli occhi per cercare serenità e subito gli riaffiora

nella mente la dolce figura della moglie. Quegli occhi nocciola, grandi

ed espressivi, fantastici; quei capelli color notte che era solita mettere

dietro l'orecchio destro; le mani fragili, calde e profumate. Tutto in lei è

perfetto. Non si rassegna alla tragica storia che gli hanno raccontato.

No. Non è possibile. per caso: ecco una donna che bussa alla sua porta

per restituire una lettera arrivatale per sbaglio. Continua a ricordare:

vede sua madre passeggiare per la strada di paese, appena fuori il loro

piccolo bar a conduzione famigliare. È radiosa e felice perché ha

appena comprato un nuovo cappello, uguale a quello della moglie del

fioraio che aveva visto una settimana prima a messa. L' immagine

diventa sfocata, ma ne arriva subito un'altra, più dolorosa. È una notte

calma e scura, il telefono suona e lui risponde; è una voce sconosciuta

che gli comunica che c'è stato un incidente, nel quale Salvatore, suo

fratello, ha perso la vita. Era poco più che un bimbo, aveva 11 anni, ma

il destino aveva voluto così. Salvatore amava avventurarsi in sentieri

pericolosi, soprattutto nella notte. Amava il brivido della velocità, ma

amava ancor di più le facce sbalordite dei suoi amici quando ascoltava-

no gli incredibili resoconti dei suoi “viaggi” notturni. Nessuno poteva

placarlo, non i suoi genitori, non suo fratello, non sua sorella. Nessuno.

Si sentiva invincibile. Ma purtroppo qualcosa era riuscito a fermarlo, e

per sempre. Il giorno del suo funerale, 25 Settembre 1961, era presente

tutto il paese; persino la ragazzina di città per cui aveva una cotta.

Salvatore sarebbe senza dubbio rimasto sorpreso nel trovarla lì, ma

ancor di più vedendo la lacrimuccia sul suo viso. E anche sul volto del

nostro protagonista compare una lacrima e con lei una calda sensazio-

ne, bellissima e malinconica allo stesso tempo. D' un tratto sente la

guancia di nuovo asciutta, quasi per miracolo. E via un altro ricordo.

Ambiente familiare, casa sua. È con suo padre. I due parlano seduti in

soggiorno, sono tranquilli. Discutono riguardo una cosa molto importan-

te: il matrimonio con Rosa è prossimo, quindi stanno facendo uno di

quei discorsetti che si affrontano in queste occasioni. Le parole sono

solo in sottofondo, però, perché in realtà lui è concentrato su altro:

Rosa è di là che cucina cantando. La sua voce. La sua meravigliosa

voce. Come gli manca. Da qualche mese è uscita una canzone, una

canzone inglese. Il nome del gruppo è impronunciabile per lei, però

riesce a cantare qualche verso e mentre lo fa sembra davvero felice :”

Lov, lov mi du. Iu no ai lov iu...”. Lui sa ancora quelle parole, solo

quelle, ma gli bastano, gli sono sufficienti per poter rivivere quei mo-

menti. Ricorda persino il ritmo; forse perché Rosa non faceva altro che

cantarla. Gli sembra la canzone più bella del mondo, oltre a essere

l'unica che rammenta, naturalmente. Apre gli occhi. Ancora non sa

dov'è. Viene colpito da una figura nell'angolo. È una giovane donna.

Questa lo guarda affettuosamente tenendolo per mano. Gli parla :”

Com'è crudele con te la vita, papà. Mi dispiace molto. Non puoi alzarti

dal letto, non puoi camminare, figuriamoci se puoi goderti i tuoi nipoti.

Sono così arrabbiata. Non te lo meriti, questo. Hai condotto una vita di

sacrifici, di duro lavoro e non puoi vivere serenamente i tuoi ultimi anni.

Non so nemmeno se comprendi ciò che dico. Non so nemmeno se mi

riconosci!” Lui non sa che fare. Non sa che dire. Non sa che pensare. È

sua figlia? Ma, come? Lui e Rosa non erano riusciti ad averne. Non

capisce. Tenta di parlare, ma è come dice quella donna: non può, non

ce la fa. Fissa la persona seduta alla sua destra con insistenza, ma non

percepisce niente, non sente istinto paterno; non prova assolutamente

nulla. Cerca di considerare per un secondo l'ipotesi che la storia che gli

hanno ripetuto molte volte sia vera. Si vede anziano, cosa che è convin-

to di non essere, insieme a Rosa e a tanti nipoti. Sì, senza alcun dubbio

sarebbe stato bello avere una famiglia numerosa, proprio come l'aveva

sempre sognata. Torna al presente, si sente morire: e se fosse vero?

Se realmente avesse 82 anni? Si sente stanco e appesantito, ma non

vuole credere che sia dovuto all'età. Ma se ipoteticamente fosse la

verità, come mai non ricorda la vita, la sua vita? Com'è possibile? A

quest'ora dovrebbe essere pieno di ricordi, più numerosi e variegati

degli effettivi; ma non ne ha. Perché rammenta fino al 1968? Perché

crede di vivere nel 1968? L' ultima immagine nella sua testa è legata a

quella melodia, a Rosa che la intona. All' improvviso inizia a piangere

lacrime amare di consapevolezza. Ora sa. Sa che per stare bene

l'unica cosa da fare è cantare; ma non riesce e questo lo distrugge.

Sente la donna asciugargli le gote e, dolcemente, avverte dentro di sé il

ritmo. Coinvolgente, pieno di vita; il ritmo magico, il ritmo che ora per lui

è tutto

VIRGINIA D’ALESSANDRO 2 L

I ricordi rimangono impressi per sempre

Son passati già 10 anni dalla morte di mia madre. Ricordo

ancora quando mi raccontava le sue belle storie per farmi

addormentare, il suo tenero abbraccio e le sue dolci parole.

Dopo la sua scomparsa rimasi sola con mio padre. Egli è

molto importante per me, perché ha saputo farmi anche da

madre, non mi ha mai abbandonata. Io lavoravo in un

piccolo ristorante gestito da lui e siccome non potevo

andare a scuola, frequentavo i corsi serali. La mia vita è

sempre stata monotona, fin quando un giorno, mentre

facevo delle compere per il locale, incontrai un bambino

che si era perso. Era tutto impaurito e non sapeva dove

andare. Allora con calma mi feci spiegare dove abitava e

per puro caso viveva in una palazzina vicino al mio risto-

rante. Durante il ritorno a casa, questo bambino di nome

Giulio mi raccontò la sua storia. I suoi genitori erano

morti in un incidente stradale e lui era rimasto solo con

suo fratello maggiore. Io mi rivedevo in lui, sapevo come

si sentiva; in un attimo ti senti tutto il mondo crollare

addosso. Suo fratello si chiama Matteo, egli per guada-

gnarsi da vivere suonava in una band rock e studiava in

una università. Era sempre impegnato a fare le prove per i

concerti e la maggior parte delle volte era costretto a

lasciare il fratellino solo in casa. Gli raccomandava sempre

di non andare in giro da solo ma lui faceva sempre il

contrario. Il tempo passò così in fretta che arrivammo

subito a casa. Giulio era felice del nostro incontro e lo ero

anch’io; ero contenta di aver potuto ascoltare la sua storia

ed ero curiosa di vedere com’era suo fratello. Mentre mi

dirigevo verso il locale, come al mio solito, camminavo

con la testa fra le nuvole, e mi scontrai con un ragazzo. Per

un attimo rimasi a guardarlo, era alto e magro, aveva due

occhi lucenti di colore verde smeraldo e i capelli scuri,

con un ciuffo ribelle che gli scendeva sulla fronte. Anche

lui mi fissava in un modo strano, come se volesse dirmi

qualcosa ma non ne aveva il coraggio. Allora mi scusai per

lo scontro, raccolsi in fretta le cose che mi erano cadute e

scappai via. Per tutta la notte non riuscii a chiudere occhio,

continuavo a pensare a lui. Il giorno dopo non riuscivo a

trovare la foto con mia madre e pensai di averla persa

durante lo scontro che avevo avuto con quel ragazzo. Per

me quella foto significava molto, quindi volevo a tutti

costi ritrovarla. Girovagai per giorni per tutte le strade del

quartiere ma della foto non c’era la ben che minima trac-

cia. Potevo chiedere a quel ragazzo misterioso, ma non

sapevo neanche il suo nome. Giulio a cui mi ero affeziona-

ta tanto, spesso veniva a mangiare nel mio ristorante. Un

giorno mi chiese se potevo andare a riprenderlo a scuola e

mio padre mi diede subito il consenso, perché ormai per

lui e anche per me, Giulio era uno di famiglia. Mentre

andavo, vidi uscire dalla stessa palazzina di Giulio quel

ragazzo con cui mi ero scontrata e senza farmi vedere lo

inseguii. Stava andando proprio verso la scuola di Giulio,

allora presi una scorciatoia in modo da arrivare prima di

lui ed andò proprio così. Lo aspettai e appena mi vide mi

riconobbe subito.

Molto educatamente mi salutò e si presentò; si chiamava

Matteo, come il fratello di Giulio.

Tra me pensavo “ma non sarà per caso lui?” e la risposta

alla mia domanda arrivò immediatamente. Infatti Giulio

appena uscì da scuola abbracciò molto forte Matteo e mi

disse che era suo fratello.

Matteo rimase molto sorpreso e mi chiese se ero

quella Chiara che Giulio nominava sempre e io gli

risposi di sì. Mi sorrise e vidi nei suoi occhi che era

felice e devo ammettere che lo ero anch’io. Volevo

saperne di più di lui e conoscere la sua band, perché

Giulio me ne parlava davvero tanto. Matteo mi

ringraziò per tutte le cose che facevo per suo fratello

e si scusò del disturbo che mi stava causando, ma

purtroppo non poteva portare con sé Giulio all’uni-

versità e a fare le prove; risposi che per me era un

immenso piacere, perché ormai lo trattavo come un

fratello. Arrivati a casa, Matteo mi salutò e mi

chiese se quella sera volevo andare al suo concerto

in città. Io non riuscivo a credere alle sue parole,

quel giorno erano successe troppe cose. Volevo

andare a tutti i costi al concerto di Matteo e per

convincere mio padre gli dissi che con me portavo

anche Giulio, ma non era vero. Non sapevo cosa

mettermi per andare al concerto, alla fine mi vestii in

modo semplice. Indossavo dei pantaloni stretti ed

una camicetta a fiori, per quell’occasione mi truccai

e misi un rossetto rosso. In me sentivo qualcosa di

diverso, come se la mia vita stesse cambiando.

Durante il concerto Matteo cantò tutto il suo reperto-

rio, e fra tutta quella folla, con quei suoi occhi che

brillavano fra tutte le luci del palco, cercava me. Io

sentivo solamente quella sua voce melodiosa e mi

sembrava di stare in un bellissimo sogno che rappre-

sentava la realtà. Quando il concerto finì, lo aspettai

seduta su una panchina. Ad un certo punto sentii una

persona avvicinarsi e come mi girai, vidi che era

proprio lui. Tra le sue mani teneva la foto che avevo

perso e me la restituì dicendomi che mi era caduta il

giorno in cui ci eravamo scontrati. Lo ringraziai e mi

congratulai con lui per la sua bellissima voce e per la

sua meravigliosa band. Mi rispose che era stato solo

merito della mia presenza se era riuscito a cantare

così bene. Proprio in quel momento, mentre i nostri

sguardi si incontrarono, da una radio rimasta accesa,

si sentiva la canzone dai Beatles “Love me do”. Mi

fece provare forti emozioni e mi commossi talmente

tanto che dai miei occhi scesero delle lacrime.

Matteo con la mano me le asciugò e mi strinse forte

fra le sue braccia; e quell’atmosfera così romantica

ci trasportò in un tenero bacio. Insieme tornammo a

casa ed entrambi non riuscivamo a credere a quello

che era successo. Per la prima volta andai a dormire

con il sorriso stampato sulle labbra e nella mente

riascoltavo quella bellissima canzone. Non riuscivo

a togliermi dalla testa quel ritmo così incalzante e

coinvolgente. Da quella sera iniziammo a frequen-

tarci come una vera coppia innamorata ed anche

Giulio era felicissimo; lui aveva desiderato ardente-

mente questo momento, perché in me vedeva una

figura materna, che ad entrambi mancava molto. Ci

incontravamo spesso di nascosto da mio padre;

perché lui è una persona molto complicata, era

difficile parlargli di questo argomento, e lo era

soprattutto per me. Ma un giorno riuscimmo a

parlargli della nostra relazione e lo convincemmo,

dicendogli che non riuscivamo a stare separati,

perché era troppo sofferente sopportare la lontanan-

za. Alla fine ci comprese e accettò addirittura l’idea

del nostro matrimonio. Io sapevo che alla fine ci

avrebbe capito, perché anche lui per mia madre

provava le stesse emozioni che mi legano a Matteo.

Purtroppo la vita non è tutta rosa e fiori, anche io e

Matteo abbiamo le nostre debolezze. Lui è sempre

circondato dalle sue ammiratrici, perché con i suoi

concerti è diventato molto famoso, ed io a volte mi

arrabbio e mi ingelosisco per niente. Per calmarmi,

mi canta la nostra canzone. Cantandomela mi fa

capire che il suo amore è sincero, che nella sua vita

ha trovato una persona fantastica da amare e che nel

suo cuore c’è posto solo per me.

ELODIA SABLONE 2L

L a v oce d el Gonza g a

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La nebbia era fitta, la strada deserta,

buia, illuminata solo da quel corpo cele-

ste che a volte c’è e a volte no. Eppure

Marta Campobasso la percorreva in auto

ogni notte per tornare a casa dopo il tur-

no di lavoro alla radio. Ma quella fu una

notte diversa, una notte che avrebbe

segnato la sua vita. Ignara di ciò che l’at-

tendeva proseguiva il suo ritorno a casa

tranquilla e soddisfatta mentre ascoltava

alla radio il suo brano preferito “Love

me do” .Ad un tratto dietro tutta quella

foschia intravide una luce, così si avvici-

nò. Era un’altra auto, che era uscita fuo-

ri strada. Avvicinandosi vide all’interno

un giovane che con gli occhi semi aperti

le lanciò uno sguardo. Aveva i capelli

castano chiari e gli occhi color oceano,

non sembrava italiano.Marta non si fece

prendere dal panico scese, e con fatica

riuscì a trascinare il giovane nella sua

auto, correndo all’ ospedale più vicino.

La ragazza, dopo essersi assicurata che i

medici si fossero presi cura del giovane,

andò via dimenticando l’accaduto e

pronta a ritornare alla vita di tutti i gior-

ni: il lavoro alla radio e la sua amata

nonna,Maria, che l’aveva cresciuta con

tanti sacrifici dopo la morte dei suoi ge-

nitori all’età di cinque anni.

In ospedale la ripresa del giovane fu più

lunga del previsto, rimase stordito dai

farmaci tre giorni per poi risvegliarsi in

un totale vuoto di memoria, l’ unica cosa

nella sua menta era l’immagine di un

viso angelico, un viso di una giovane

mora coni i capelli lunghi e mossi e gli

occhi color mandorla, a cui facevano da

sottofondo le parole di una canzone me-

lodiosa “Love me do”. Dopo circa una

settimana riacquistò la memoria, rico-

nobbe tutti i parenti che erano andati a

trovarlo in ospedale, si ricordò di chia-

marsi William Trade di essere il figlio di

un ricco imprenditore americano e che

era venuto in Italia per approfondire i

suoi studi universitari. L’immagine di

quella giovane lo perseguitava così si

rifiutò di ritornare in America con i ge-

nitori, perché voleva ultimare gli studi,

ma in realtà il suo unico obiettivo era

L a v oce d el Gonza g a

quello di ritrovare la ragazza a cui do-

veva la vita. Così lo stesso giorno di

uscita dall’ospedale chiese ai medici

informazioni su di lei; questi furono

molto dettagliati nel poiché spesso

Marta svolgeva volontariato nel pronto

soccorso che si trovava al piano inferio-

re. William iniziò subito le ricerche

presso la stazione radio che i medici e

gli infermieri gli avevano indicato, co-

me luogo dove Marta lavorava da di-

versi anni. Purtroppo l’esito non fu

quello sperato perché quando chiese

notizie su di lei allo sportello informa-

zioni gli dissero che da qualche giorno

la ragazza non lavorava più lì e che per

problemi familiari aveva perfino dovu-

to cambiare residenza. William non si

arrese e con i soldi destinati agli studi

ingaggiò un investigatore privato.Nel

frattempo un suo domestico aveva te-

nuto informati i genitori, raccontando

loro che il figlio che stava spendendo

tutto il denaro per via di una ragazza.I

signori Tander assolutamente contra-

riati per l’accaduto non intesero più

finanziare il soggiorno di William. Si

prese del tempo per riflettere. Intanto

l’investigatore privato aveva scoperto

che la giovane si era trasferita a Roma

per portare la nonna in un ospedale

specializzato, visto che era molto mala-

ta e aveva bisogno di cure.William re-

stava dell’ intenzione di conquistare

quella giovane che aveva toccato il suo

cuore solo con uno sguardo; sentiva

che quella poteva essere la donna con

cui avrebbe voluto passare la sua vita:

era diversa da tutte le ragazze che lo

circondavano nella villa in cui viveva in

America, e del tipo che i suoi genitori

volevano per lui. Quegli occhi parlava-

no di una ragazza che aveva affrontato i

dolori e le gioie della vita e che tutto ciò

che era lo era sicuramente non perché

dietro di lei ci fossero genitori facoltosi

che l’avevano fatta diventare qualcuno,

ma perché con la sua semplicità, la sua

genuinità riusciva a conquistare il cuo-

re di tutti.

Questi pensieri invasero la mente di

William per tutto il viaggio verso

Roma in auto stop. Una volta arri-

vato a destinazione egli cominciò

a salire le scale dell’ ospedale con

il cuore in gola, consapevole del

fatto che era l’ ultima opportunità

di poter conquistare quella che

voleva come compagna per la vita.

Arrivato in reparto chiese di una

certa Maria accompagnata da una

giovane di nome Marta. I medici

gli indicarono la stanza ma gli

dissero che le condizioni della di

vita della signora ormai non la-

sciavano più sperare se non nel

caso in cui si fossero adottate cure

mediche molto costose. Perplesso,

amareggiato e preoccupato avan-

zò verso la stanza: vide Marta in

lacrime e la nonna sedata e in un

lento spegnimento come un foco-

lare senza legna. William non eb-

be neppure il coraggio di avvici-

narsi a Marta,ora il suo unico

pensiero era come far salvare Ma-

ria, perché vedeva il dolore della

donna che era diventata il centro

della sua vita. Ormai non aveva

più nulla, né denaro, né casa, né

beni, né appoggio dei genitori.

Decise così di rivolgersi agli usu-

rai che gli dettero la quantità di

denaro necessaria. Consapevole di

non poter estinguere il debito,

prese comunque il denaro, lo mise

in una busta con un biglietto su

cui aveva scritto “Love me do” e lo

inserì nella cassetta postale della

casa in cui Marta stava tempora-

neamente alloggiando a Roma.

Quei soldi fecero uscire la nonna

di Marta dall’ospedale e ridettero

il sorriso a quella giovane che nel-

la vita aveva già tanto sofferto.

Marta non venne mai a conoscen-

za dell’ identità dell’ autore del

gesto. William distanza di mesi

non potè pagare l’enorme debito

così fu disposto a morire, sì a dare

la sua vita per amore.

NAOMI TORTORA 2L

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Kate, 15 anni, un passato alle spalle diverso da quello della maggior parte delle sue coetanee. Un passato DIVERSO.

Dopo aver finito di studiare per il giorno seguente, Kate mette

le cuffie nelle orecchie, accende il suo I-pod e si sintonizza

con la radio. In quell’istante sente ben scandita nella sua

mente la voce di Michael Jackson che canta queste parole:

“Send them your heart

So they’ll know that someone cares

And their lives will be stronger and free”

“Manda loro il tuo cuore

così sapranno che a qualcuno

interessa qualcosa di loro

e le loro vite saranno più forti e libere”

Qualcosa in Kate non va. Si sente persa, si sente piena e

allo stesso tempo vuota di emozioni. Nella sua mente scorro-

no le pagine della sua vita, l’infanzia che non ha avuto, i livi-

di, i pugni, le ferite sul corpo e nel cuore, l’impossibilità di

aver avuto una vita “normale”, un infanzia priva di sorrisi,

gioia, divertimento e serenità. Un mondo pieno di “diritti” dai

quali fuggire. Qual è stata la condanna più grande della sua

vita? Essere nata donna in una realtà sbagliata, una realtà

che discrimina e umilia le donne.

L a v oce d el Gonza g a

Kate era una delle ennesime “bambine invisibili” del ter-

ritorio delle Ande, senza identità, senza istruzione, che

già all’età di tre anni era costretta a lavare enormi quan-

tità di biancheria nell’acqua bollente con le sue manine

piccole e delicate. Kate non conosceva il significato del-

la parola Amore, era piena di sogni e di ambizioni, so-

prattutto sperava di svegliarsi da quel brutto sogno che

era il suo mondo, la sua vita. Gianni e Maria, una cop-

pia appena sposata, si recano in quel territorio per una

missione umanitaria ed un giorno si innamorano a prima

vista di Kate. La piccola prova un sentimento che mai

aveva sentito in vita sua. Ama e si sente amata. Dopo

aver aiutato il suo villaggio, Maria e Gianni riescono a

portarla in Italia. Kate è come se nascesse per la se-

conda volta, le viene attribuita un’identità e inizia a fre-

quentare la scuola, ha dei genitori che la amano e che

la accettano per com’è. La sua vita diventa libera, lei

stessa ora è una donna forte e libera grazie a due per-

sone fantastiche che ora chiama mamma e papà.

Valeria Buccione 2N

GLI ALTRI ELABORATI CHE HANNO PARTECIPATO AL

CONCORSO, VERRANNO PUBBLICATI NELLE PROSSIME

EDIZIONI.

1- Come si trova in questa scuola? E' soddisfatto?

Certo! Mi trovo benissimo,davvero.

2- Quali sono state le sue prime impressioni?

Ho pensato da subito che questa sia una scuola che fun-

zioni. Gli alunni sono motivati e i colleghi sono molto bra-

vi.

3- Secondo lei,quali sono gli aspetti positivi e negativi?

Di aspetti negativi non ne ho trovati. Tra quelli positivi

c'è sicuramente il lavorare insieme ai ragazzi. Cerco sem-

pre di comprendere i loro problemi,e questo mi fa sentire

anche più giovane!

4- Com'è il suo rapporto con gli altri docenti?

Molto buono,ho davvero degli ottimi colleghi. Ovvia-

mente ci sono quelli con cui,tra una battutina e l'al-

tra,vado più d'accordo. Ma devo dire che sono tutti molto

bravi.

5- Da quanti anni fa questo lavoro?

Posso dire di fare l'insegnante da una vita. Per l'esattez-

za dal 1985, perciò da circa 27 anni.

6- Avrà notato che la scuola è frequentata maggiormente da

una componente femminile. Come si sente al riguardo? E' im-

barazzato?

Assolutamente no. Devo dire che non mi è mai capi-

tata una situazione del genere, avendo insegnato in

scuole quasi del tutto maschili. Ma penso che le ra-

gazze siano molto più studiose e disciplinate, perciò

nessun imbarazzo!

7- Se avesse la possibilità,tornerebbe ad insegnare in questa

scuola?

La possibilità c'è,in quanto sono titolare qui. In

realtà,vorrei tanto poter tornare a lavorare a Lancia-

no; ma,nonostante ciò,sono molto contento di rima-

nere.

8- Bene. Ora,se non le dispiace, vorremmo chiederle qualcosa

di più personale. E' sposato?

Sì,certo. Sono sposato ed ho anche un figlio di 22 an-

ni,Matteo.

Trivelli, Belluco, La Cioppa, Di Berardino, 3M

Soddisfatte pienamente, ce ne torniamo nella nostra

classe e aspettiamo con ansia...l’ora di scienze!

Otto domande al professore più discusso dell'anno!

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L’ULTIMA STELLA di Giorgia Cellini 2N

Vorrei raccontarti una storia…parla di me e di te, dei giorni difficili tra-

scorsi a pensare quando finirà tutto questo, quanto dobbiamo soffrire

ancora, quanto dobbiamo ancora sopportare per avere la libertà. La libertà mi manca; mi manca la

brezza dell’aria sulla pelle, la corsa in un campo assolato, la vista di un tramonto…insieme. ..Mi man-

cano quei giorni di vita che ora passano velocemente davanti ai nostri occhi… Mi manca guardare il

cielo, con le sue stelle che illuminano il buio e fanno felice la notte. Amico mio…sono così difficili le

ore e i minuti che passano. Piango all’idea di una vita che avremmo potuto avere. Spero di svegliarmi e

di capire che la vera realtà mi sta aspettando lì fuori…Lì dove c’è quella stella, l’ultima stella che si spe-

gnerà…e sarò io, per te, quella stella.

27 Gennaio 2013 GIORNO DELLA MEMORIA Gli studenti del Gonzaga,

riuniti in Assemblea, ...RICORDANO...E IMMAGINANO...

IMMAGINA di Francesco Di Giorgio 1L

Immagina un bambino troppo spaventato per poter urlare

Immagina una donna troppo triste per poter abbracciare

Immagina un uomo troppo magro per poter mangiare.

Immagina un luogo da cui solo fumo uscirà

Immagina un luogo del quale non si saprà,

immagina le righe sbiadite dal sudore

immagina dei numeri troppo lunghi da poter ricordare.

Immagina un uomo troppo freddo per poter perdonare

Immagina le macerie di una città di cui mai più si ricorderà.

Tutto questo è un incubo, tutto questo è successo e per que-

sto, per non dimenticare, vi chiedo di immaginare e di per-

donare l’uomo che senza pensare alzò il fucile e di ricordare

l’uomo che sentì il tuono quel tuono che, senza pietà, gli

tolse tutto.

IL VIAGGIO A AUSCHWITZ

di Damiano Di Renzo 1L

CARO DIARIO,OGGI E’ UN GIORNO TRISTE PER ME ,

SONO VENUTI I SOLDATI TEDESCHI A PRENDERMI ,

SONO ENTRATI IN CASA BUTTANDO GIU’ LA PORTA E CI

HANNO TRASCINATI TUTTI SUL CAMION SCOPERTO ,

TRA LE GRIDA DI MIA MADRE E MIA SORELLA . LEI

PIANGEVA DISPERATAMENTE E PAPA’ SUPPLICAVA DI

NON FARCI DEL MALE. SUL QUEL CAMION ERAVAMO

IN TANTI , TUTTI AMMASSSATI GLI UNI AGLI ALTRI. CI

HANNO PORTATO AD UNA STAZIONE DOVE CI ATTEN-

DEVA UN LUNGO E AFFOL-LATISSIMO TRENO; ERA

PIENO DI EBREI . SIAMO TUTTI SALITI MA ERA UNO

STRANO TRENO, SENZA POSTI A SEDERE, DOVEVAMO

PER FORZA STARE IN PIEDI STRETTI TRA DI NOI. MIA

MADRE CONTINUAVA A PREGARE CON UN ROSARIO

STRETTO TRA LE MANI, PAPA’ TENEVA IN BRACCIO MIA

SORELLA ED IO CONTINUAVO A CHIEDERMI COSA SA-

REBBE STATO DI NOI. E POI QUEL CANCELLO E TANTE ,

TANTE PERSONE CON LA STESSA ESPRESSIONE SUL

VOLTO. IN QUEL MOMENTO, HO CAPITO CHE CHI EN-

TRA DA QUEL CANCELLO, HA POCHE SPERANZA DI

USCIRNE... IO CE L’HO FATTA…

AL BUIO di Andrea Capo 1L

Al freddo, al buio. PAURA. Questa è la mia vita nel più grande inferno artificiale presen-

te su questo pianeta. Si chiama Auschwitz, un campo di concentramento nazista, dove

ogni giorno muoiono centinaia di persone e dove, i soldati nazisti, non hanno pietà per

nessuno. Sono vivo per miracolo; i miei fratelli hanno dato la loro vita per salvarmi, sa-

crificandosi al rastrellamento. Eh già…la vita…. La vita qui è estremamente dura: bisogna

correre tutto il mattino e chi si ferma, anche solo per una decina di secondi, è morto. Ci

sono tantissime camere a gas ed io ho assistito alla morte di molte persone innocenti.

Molto spesso qualche soldato uccide un prigioniero senza motivo, addirittura per puro

divertimento. Forse all’inferno si starebbe meglio, e non so come né quando toccherà a

me la stessa sorte di tantissimi altri miei compatrioti Ebrei. Non so quanto tempo ancora

starò in questa assurda dimora. Spero di uscirne vivo.

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L a v oce d el Gonza g a

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...e non solo...

BIOMASSA: SCEMPIO ECOLOGICO

di Alessia Pellegrini 4C

Negli ultimi decenni, a causa della diminuzione del petrolio, l’uo-

mo ha avvertito l’esigenza di trovare nuove fonti di energie alterna-

tive e rinnovabili. Fra le più sviluppate vi sono: l’energia eolica,

l’energia solare, l’energia geotermica e l’energia fotovoltaica. A

queste, si sta affiancando anche l’energia ricavata dalla combustio-

ne delle biomasse. Per biomasse si intendono tutti quei materiali di

scarto derivanti dalla lavorazione di prodotti organici come oli

vegetali, scarti della lavorazione agricola, scarti derivanti dalla

macellazione delle carni, residui della lavorazione del legno e tutti

quei materiali di scarto nei cui processi di lavorazione non avven-

gono sintesi chimiche. Le Centrali a Biomasse sono state progettate

circa vent’anni fa nel Nord Europa per sopperire al bisogno di

riutilizzare gli scarti di legname prodotti dalle industrie, ridurre il

trasporto su gomma, e convertire i materiali riciclabili in energia

termica. Infatti, queste centrali sono state utilizzate per il teleriscal-

damento di interi quartieri e per produrre l’energia elettrica da

rivendere ai gestori locali. La normativa europea sulle biomasse

sostiene che il materiale combustibile, per alimentare le centrali,

deve essere reperito in un raggio di non oltre dieci kilometri. In

Italia, le centrali a biomassa sono state installate qualche anno

dopo rispetto a quelle del Nord Europa e si trovano in maggiore

concentrazione nel Nord Italia. Negli ultimi cinque anni hanno

avuto un maggiore sviluppo anche nel Centro-Sud, successivamente

alla chiusura di molti siti adibiti a discariche a cielo aperto. In

Italia, a differenza dell’Europa, il raggio di approvvigionamento

dei combustibili è stato esteso a cento kilometri. Con l’avanzare

della scienza e della tecnologia, è stato dimostrato che queste cen-

trali non sono del tutto a impatto zero sull’ambiente, in quanto esse

rilasciano nell’aria quantità di PM10, nano-polveri che attualmente

non possono essere bloccate da opportuni filtri. Le PM10 sono

estremamente pericolose, perché venendo a contatto con le cellule

del corpo, le modificano dando origine a neoplasie, malattie cardio-

vascolari, malattie delle vie respiratorie, malattie del sangue, ictus

e, da ultimo, anche effetti teratogeni. Si è inoltre scoperto che que-

ste centrali rilasciano grandi quantità di Diossina, le quali se non

adeguatamente filtrate, si depositano per un raggio di venti kilome-

tri dalla centrale. Purtroppo è cronaca dei nostri giorni la nuova

apertura della centrale a biomassa a Vallemare, frazione di Cepa-

gatti (Pe). Le centrali sono state studiate per poter smaltire i rifiuti

organici del posto, ma la suddetta non presenta questi requisiti, in

quanto il luogo non permette un approvvigionamento di materiale

di scarto tale da poter far funzionare la centrale in modo continuo e

redditizio, obbligando perciò il gestore a dover importare materiale

da altri luoghi. Inoltre, sembra che la nostra centrale non rispetti le

distanze necessarie dai centri, dalla zona commerciale e soprattutto

dai fiumi Nora e Pescara. Un altro dato, non trascurabile, è che la

Vallata del Pescara, dove essa è situata, è stata ritenuta una delle

vallate più inquinate d’Europa tanto che le ultime ricerche condot-

te dal WWF hanno evidenziato nelle zone del pescarese lo stesso

grado di inquinamento da PM10 di Istanbul. Inoltre, l’area circo-

stante alla centrale ha registrato, nell’arco degli ultimi decenni, un

aumento esponenziale di neoplasie, ictus e malattie cardiovascolari.

Le autorità locali e regionali hanno concesso l’autorizzazione alla

costruzione della centrale, ma per contrastare questo ennesimo

scempio ambientale, sono nate delle associazioni locali che stanno

combattendo in modo attivo. Nel Nord-Europa, molte centrali a

biomassa stanno chiudendo, perché si è notato che non hanno ap-

portato il previsto beneficio e, nella maggior parte dei casi, hanno

peggiorato la situazione ambientale locale. L’Italia, infatti, è stata

sanzionata dalla Comunità Europea, perché dovrebbe ridurre le

sue centrali soprattutto nel Nord, dove si registrano altissimi livelli

di PM10. Sarebbe opportuno che tutti noi riflettessimo sulla neces-

sità di custodire l’ambiente in cui viviamo, che è fonte di tutto, per

tutelare l’intero patrimonio ambientale, ma soprattutto per proteg-

gere la nostra salute e la nostra vita!

"LE IDEE CHE BLOCCANO IL PROGRESSO E MINACCIANO IL FUTURO"

Un gruppo di fondamentalisti islamici, il 7 febbraio scorso ha causato la

morte di dieci volontari tra cui 9 donne. Loro stavano effettuando il vacci-

no anti-poliomielite ad alcuni bambini, in una clinica nigeriana. Per i ter-

roristi non è stato il primo attacco,poiché già in precedenza avevano provo-

cato la morte di 1400 anime. Tale questione divide i pareri occidentali da

quelli orientali, divisioni queste derivate da profonde radici culturali: la

disinformazione degli jhiadisti, che vedono nei vaccini un pericolo per il

loro popolo. La situazione evidenzia la presenza di “ due aghi di una stessa

bilancia”. Da una parte gli occidentali che vogliono aiutare a prevenire le

malattie che ogni giorno decimano le popolazioni africane, dall'altra l'O-

riente timoroso, guidato da un sentimento di non fiducia.

F. Liberatore, F.Sulpizio, C. Gentile, C. D'aloisio 3M

SARA’ SOLO

SUPERSTIZIONE???

Vi ha mai attraversato la strada un gatto nero? Vi è mai successo di svolgere

un compito in classe, decisivo per l'anno scolastico, di venerdì 17? O mentre

vi truccavate il vostro specchietto preferito si è rotto in mille pezzi ? Vi è

mai capitato di inciampare in palestra e di ricevere dalle compagne di scuo-

la frasi del tipo <<forse ti devi far ribenedire?>>. Vi è mai capitato di avere

un forte mal di testa davanti a vostra nonna ? Forse avete pensato che era

solo colpa di una jettatura (dal verbo "gettare") un tremendo influsso nega-

tivo, gettatovi addosso dall' invidia di qualcuno. Ma eccovi alcuni rimedi :

evitate di camminare sulle crepe;

buttate un pò di sale per terra;

fatevi togliere il malocchio dalla nonna con il suo “dito

magico” e osservate bene l'olio nel piatto pieno d'acqua;

mettetevi al collo un bel cornetto rosso ;

riempitevi la scrivania di civette e di amuleti.

Sono tante le credenze popolari ma saranno vere? Lasciamo a voi la rispo-

sta a questo quesito, ma se avete dei dubbi da chiarire potete leggere "La

Patente" nelle “Novelle di un anno” di Luigi Pirandello, lo scrittore sicilia-

no che nel 1934 ottenne il primo premio Nobel per la Letteratura . E’ un

racconto divertente che narra di un uomo che si ritiene porti sfortuna con la

sua sola presenza, e che sia in grado di gettare il malocchio e di esercitare

influssi negativi sulle vite altrui. Questi allora si rivolge ad un giudice per

denunciare i suoi calunniatori. Qualora non vinca la causa sarà per sempre

in possesso della “patente da jettatore” che gli frutterà altrettanta ricchezza.

“La patente” di Pirandello fu anche interpretata da Totò nel film “Questa è

la vita” nel 1954 nella parte dello jettatore , che riscosse molto successo per

la simpatia e la grande comicità.

Roberta Mincarelli Classe 1^ D

L a v oce d el Gonza g a

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...DIRETTAMENTE DALL’ANTICHITA’

Sensazionale scoperta destinata a cam-

biare il mondo

HOMO ERECTUS SCOPRE

IL FUOCO

Finalmente può cuocere i cibi, scaldarsi e

difendersi dalle belve feroci Secondo alcune testimonianze, sembrerebbe che

Homo Erectus abbia fatto una scoperta sensaziona-

le in grado di proteggere le tribù da invasioni nemi-

che. Si tratta di una misteriosa fonte di calore com-

parsa per caso, mentre stava lavorando delle pietre

in una foresta vicina al villaggio. Alla prima visione

di quello strano fenomeno sembra che sia ritornato

terrorizzato dagli altri membri della tribù, i quali,

credendo che si trattasse di una maledizione da

parte degli dei, gli avrebbero proibito di recarsi

nuovamente in quella foresta. Homo Erectus, spin-

to dalla curiosità di scoprire di cosa si trattasse, ha

deciso di tornare nel bosco tentando di far apparire

nuovamente quella strana fonte di calore sfregando

due pietre, finché dopo alcune scintille è arrivato il

momento tanto atteso da Homo Erectus, che per la

forte emozione non si è accorto che la sua mano

stava bruciando! In preda al panico è scappato alla

ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo, ma l'unica

cosa che ha trovato, pare sia stato un branco di lupi

affamati. Istintivamente ha avvicinato il fuoco verso

gli animali che sono fuggiti spaventati. Quando

Homo Erectus è ritornato al villaggio, ha raccontato

quell'incredibile esperienza ai suoi compagni che

hanno subito disposto sul confine delle torce per

proteggersi dall'attacco di bestie selvagge. Siamo

andati a visitare questa tribù e abbiamo scoperto

che sono stati trovati altri modi per poter utilizzare

il fuoco: per illuminare e scaldarsi durante le notti

gelide, per cuocere i cibi... insomma, gli abitanti

della tribù che affermavano che il fuoco fosse una

maledizione si sono dovuti ricredere: sembrerebbe

che si tratti di una vera e propria benedizione che

sta cambiando le loro vite in meglio!

Letizia Maggi 1M

A Babilonia vige la legge.

ESPOSTO IN PIAZZA IL CODICE DI HAMMURABI Il sovrano intima ai cittadini…”E adesso tutti attenti ai denti”

Babilonia 1782 a.C. Il Re Hammurabi unifica le norme che da tempo regolano la vita in un’unica raccolta di leggi che porta il suo nome: ''Codice di Hammurabi''. Da troppo tempo il sovrano è costretto ad analizzare e giudicare le discussioni fra i suoi cittadini, così ha incari-cato gli scribi di scrivere ed incidere le regole su una pietra enorme posta in pubblico per met-terle a conoscenza di tutti. In questo modo noi cittadini babilonesi abbiamo la possibilità di verificare la nostra condotta secondo le leggi del sovrano e quindi di evitare determinati com-portamenti o scegliere di attuarli a nostro rischio e pericolo. Il Re ammonisce “E adesso tutti attenti ai denti” infatti la pena per i vari reati è spesso indicata dal torto o dal danno provo-cato secondo il criterio “occhio per occhio,dente per dente”. Ad esempio la pena per l'omicidio è la morte. Ovviamente le varie classi hanno diritti e doveri diversi, e differenti pene che posso-no essere corporali o pecuniarie, scelte, purtroppo, in base alle possibilità economiche del cittadino coinvolto, nonchè allo stato sociale della vittima. Siamo ancora lontani da una vera giustizia…ma forse fra tanti ‘denti’ capiremo che nessun reato vale più di un sorriso splen-

dente..

Marta Zampoli 1M

Prevista per 438 a.C. prossimo venturo una straordinaria Nuova Apertura ad Atene

IL MEGA-PARTENONE Un maestoso tempio dedicato ad Atena si erge sull’Acropoli della città.

Dopo nove anni finalmente il Partenone è pronto. Spicca sull’Acropoli di Atene in tutta la

sua maestosità come se volesse dominare la città. Sotto iniziativa di Pericle e progettato

dall’architetto Ictino, il tempio è stato realizzato con marmo locale, seguendo lo stile dorico

e ionico. Al suo interno potremo ammirare la statua della dea Atena , protettrice della città,

alla quale è stato dedicato il tempio. Non passa inosservato lo splendido fregio che l’archi-

tetto nonché scultore Fidia ha realizzato lungo tutto il perimetro. In quest’ultimo potremo

ammirare scene di cavalieri in sella ai loro cavalli, uomini, musici e tantissime altre scene

che ci faranno rievocare la nostra cultura, ma per far questo non ci spetta altro che ammira-

re da vicino il nuovo padrone della città. All’interno oltre a gigantesche statue troveremo

anche un'ara su cui si svolgeranno i sacrifici, ma alla quale potranno avvicinarsi solo i sa-

cerdoti. Inizialmente si pensava che a causa della vicinanza con il tempio di Efesto il Parte-

none sarebbe passato in secondo piano, ma questo pensiero non ha sfiorato neanche per

alcuni secondi gli abitanti di Atene. Le dimensioni eccezionali del monumento, il prestigio

dei suoi progettisti e la precisione della posa in opera fanno già presagire che è destinato a

diventare il simbolo imperituro della nostra maestosa acropoli...l'eterna Atene

Eleonora Pelaccia IN

Che ci sia un nuovo amore in arrivo?

FEELING TRA TESEO E ARIANNA: I RETROSCENA DELLA LOTTA CONTRO IL MINOTAURO La figlia del re di Creta attratta dal giovane ateniese, Minosse dichiara: “Non me lo sarei mai aspettato da mia figlia”.

In questo periodo non si parla d’altro. Teseo, il giovane ateniese, ha sconfitto il Minotauro che Minosse, re di Creta, teneva al centro del labirinto nel palazzo a Cnosso.

Ormai da tempo Atene doveva mandare sette ragazzi e sette ragazze a Creta, in pasto al mostro. Ma quest’anno c’è stata una svolta: Teseo ha sconfitto il Minotauro, ponen-

do fine a quest’obbligo.

Molti si sono fermati all’atto eroico compiuto dal giovane, ma noi siamo voluti andare in fondo alla vicenda.

Teseo non sarebbe mai riuscito nell’impresa senza un inaspettato aiuto, quello di Arianna, figlia di Minosse. La ragazza lo ha aiutato, donandogli un filo magico per non

perdersi nel labirinto e una spada avvelenata. Quello che ci chiediamo è: perché l’ha fatto?

Che la giovane sia rimasta affascinata dal ragazzo quando lo ha visto scendere dalla nave che l’ha condotto a Creta? Che ci sia sotto un sentimento nei confronti del giovane?

Ammettiamo che Teseo è davvero un bel ragazzo. Con quei capelli neri e ricci e quegli occhi verdi come il mare conquisterebbe tutte le ragazze della Grecia. E forse sono

stati proprio quegli occhi ad affascinare così tanto Arianna da farle decidere di aiutare il ragazzo, a discapito del padre.

L’interesse sembra essere reciproco, dato che Teseo, secondo molte voci, avrebbe proposto ad Arianna di scappare insieme a lui. La ragazza ha accettato senza indugi, scate-

nando l’ira del padre, che non si sarebbe mai aspettato che la figlia potesse fare una cosa del genere.

Fonti accertate ci dicono che proprio ieri Teseo e Arianna sono salpati sulla nave che li riporterà ad Atene, dove, secondo molti, hanno intenzione di iniziare una vita insie-

me. Non sappiamo come andranno le cose. Chissà, magari Afrodite ha in serbo sorprese per il loro amore… L’unica cosa di cui siamo certi è che Arianna deve stare molto

attenta. Ora che ha anche la fama di essere un eroe, chi riuscirà più a resistere al bel Teseo?

Debra Di Pietrantonio 1N

L a v oce d el Gonza g a

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1870: entra in vigore la legge contro il lavoro minorile.

I nostri bambini possono finalmente fare i bambini.

Inghilterra: I bambini lavorano come schiavi, finalmente la legge si schiera dalla loro parte.

L a v oce d el Gonza g a

Pagina 16

Cleopatra, altera e accogliente regina, signora di

spirito e compagna perduta d’amore,donna d’af-

fari e moglie affettuosa ci svela i suoi segreti di

bellezza! Comincia la sua esposizione di prodotti

premettendo di affidarsi UNICAMENTE a ciò che

la natura offre: sostanze naturali e vegetali, abil-

mente scelte e preparate. “Una nave fa spola tra

Egitto e Grecia per procurarmi la maggior parte

dei miei prodotti, dagli unguenti ai balsami, e so-

no inoltre molto economici” – ci confida. Il bagno

non è solo un momento di igiene personale, ma

è una vera e propria cura di bellezza! Bagni leni-

tivi, impacchi naturali e fanghi a base di puro limo

del Nilo sono le cure quotidiane della regina

Cleopatra la cui bellezza è sempre impeccabile.

Nei prossimi articoli, vi sveleremo i segreti della

Regina per donare un aspetto impeccabile alla

vostra pelle.

Sara Spinosa IN

Le fabbriche sfruttano i nostri bambini facendoli lavorare

come uomini, anzi peggio, loro che sono il nostro futuro

devono svolgere il lavoro definito “inferiore”, quello più

duro. Sono per lo più orfani o poveri che vengono recluta-

ti e messi a lavorare in condizioni disumane, in luoghi

malsani, con orari insostenibili. Oggi, la legge ha voluto

regolamentare questo problema e prenderne consapevo-

lezza. I bambini hanno il diritto naturale di crescere ed

essere educati dalle proprie famiglie, di istruirsi e di gio-

care. E’ ripugnante pensare che un paese abbia sviluppato

il proprio sistema industriale sfruttando il lavoro disuma-

no di questi piccoli uomini e di queste piccole donne, co-

stretti a crescere troppo in fretta, non avendo potuto vive-

re con dignità una tappa fondamentale della vita dell’es-

sere umano: l’INFANZIA. Certamente questa legge non

potrà fare miracoli, ma è rilevante che si sia voluto cer-

care di porre fine a questa catena infinita di sfruttamen-

to dei bambini costretti a lavorare come schiavi, senza

dignità e senza nemmeno un pizzico di rispetto e tutela.

E’ spiacevole constatare che ragazzi tra i 7 e i 12 anni

costituiscono parte rilevante della manodopera delle

fabbriche statunitensi e pensare che da adulti saranno

sordi per via degli ambienti di lavoro rumorosi, storpi

per l’eccessivo sforzo fisico o asmatici per l’assidua ina-

lazione di prodotti chimici. BASTA! Poniamo fine a que-

sto vergognoso abuso! Costruiamo solide e ciclopiche

mura di difesa intorno al concetto di INFANZIA, per

difendere e promuovere questo inderogabile diritto alla

vita.

Antonella Alessia Di Cola 4 M

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L a v oce d el Gonza g a

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Gazzetta della Francia - 20 brumaio, anno VIII

COLPO DI STATO A SAINT-CLOUD Napoleone Bonaparte, fautore di numerose campagne belliche vittoriose pone

fine al Direttorio con il Colpo di Stato tra le giornate del 18 e del 19 Brumaio.

Napoleone Bonaparte attacca nuovamente, ora più forte che mai.

Abile stratega nelle campagne belliche francesi, che grazie alle sue

mosse tattiche e alla sua tenacia è sempre riuscito ad ottenere ciò

che desiderava. Ma già da tempo si vociferava nelle zone di Parigi

che si sarebbe interessato di politica e che avrebbe preso il con-

trollo della Francia. Le voci di corridoio sono state confermate

due giorni fa, dopo aver studiato a tavolino il colpo di stato lo ha

attuato uscendone vittorioso. Ma cosa è successo due giorni fa?

Il nuovo direttore del Direttorio, Seyes, il 18 Brumaio ha tentato

di modificare la costituzione per rafforzare i poteri del Direttorio

a discapito delle assemblee moderate e monarchiche, ma Napo-

leone è intervenuto prima che ciò accadesse anticipando Seyes,

strumentalizzando la riforma costituzionale del direttore e po-

nendo la premessa dell’Impero.

Adesso la Francia è cambiata, un regime autoritario retto da 3

consoli, di cui solo il primo detiene il potere e il Direttorio è stato

definitivamente sciolto.

Matteo Galvan 4M

Ieri 5 Maggio 1821 e precisamente alle ore 05 e 49 minuti nell’isola di Sant’Elena dove è stato esiliato per la seconda volta, è venuto a manca-re uno dei generali più importanti che la storia abbia mai conosciuto: Napoleone Bonaparte. L’uomo che ha condotto i francesi oltre i confi-ni del mondo, come nessuno era mai riuscito a fare. Le cause della morte sono tuttora incerte. L’autopsia verrà effettuata nei prossimi giorni, ma le ipotesi più accreditate sono ulcera o av-velenamento da arsenico. Fra pochi giorni sa-premo tutto con certezza. Il lutto si estende non solo a tutta la nazione francese, ma anche oltre, infatti quest’oggi moltissime persone piangono questo grande Generale. Le lacrime sono infinite perché mai nessuno riuscirà a rimpiazzare la figura maestosa di Napoleone: abile stratega e conquistatore insaziabile di ter-ritori, ma soprattutto di consensi popolari. Tutti l’hanno amato, acclamato e lodato, forse perché è stato l’unico generale che sia mai riu-scito a conquistare anche la stima dei nemici.

Muore accerchiato da poche persone che gli sono state vicine durante gli ultimi anni della sua vita, in segno di una instancabile volontà di star-gli sempre accanto nel bene e nel male: quattro generali e militari francesi, il mag-giordomo, il cameriere privato, gli ufficiali britannici e un nobile che ha raccolto tutte le memorie dell’imperatore, Las Cases. Il mondo commosso porge l’estremo saluto all’uomo che passerà alla storia come il più amato e odiato di tutti i tempi… Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza.

Dall’inviata nell’isola di S.Elena

Grazia Luberti IV M

Cronaca di un lutto che sconvolge l’Europa

MUORE NAPOLEONE BONAPARTE ‘Così percossa e attonita la Terra al nunzio sta’

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L a v oce d el Gonza g a

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Si tratta infatti di importanti ritrovamenti in cui l’impera-

tore stesso smentisce autorevolmente i racconti e le leg-

gende sul Generale Inverno, riproponendo sotto diversa

luce l’analisi della campagna russa e della Grande Arma-

ta. In uno dei suoi appunti si legge precisamente: “… la

campagna era persa prima che ad Ottobre cominciasse-

ro le grandi gelate: l’inverno non fu nemmeno tanto se-

vero secondo gli standard russi”. Un affermazione, que-

sta, che evidenzia la pesante vittoria dei francesi nella

battaglia di Borodino, una vittoria che costò migliaia di

vittime, anche se spianò la strada verso Mosca a Napoleo-

ne e ai suoi, che vi arrivarono comunque in condizioni

disagevoli.

L’imperatore sostiene inoltre che a ferirlo a morte fu pro-

prio la vittoria di Borodino dove un generale russo tentò

invano di sbarrargli la strada verso Mosca; ciò comportò

Dalla residenza napoleonica nell’isola di Sant’Elena, la sconcertante verità sulla rovinosa campagna di Russia.

NAPOLEONE E LA CAMPAGNA DI RUSSIA:

FU DAVVERO COLPA DEL “GENERALE INVERNO”? 20 Luglio 1821, clamorosa scoperta, durante una perquisizione della residenza di Napoleone Bonaparte nell’ isola di

Sant’Elena. Trovati appunti e memorie scritti per mano dell’esiliato da cui potrebbe emergere una seconda verità ri-

guardante la disfatta della Grande Armata francese.

A pochi giorni dalla vittoria della Coali-

zione sulla Francia di Napoleone, si pro-

va a pensare che cosa accadrà in Francia,

in Europa e nel mondo. Sempre se que-

sta sia la sconfitta definitiva del despota

d’oltralpe!

A Waterloo Napoleone perde contro la

Settima Coalizione. Cosa gli succede?

Avrà perso il suo intuito da generale,

dopo la rocambolesca fuga dall’Isola

d’Elba? Potremmo trovarci davanti alla

fine dell’Imperatore dei Francesi e non

rendercene conto.

Il 18 giugno (1815) nei piani dell’Impera-

tore c’è di conquistare Bruxelles, ma bi-

sogna passare per Waterloo. I soldati

un grandissimo dispendio di forze per i francesi che arri-

varono stremati alla seconda fase della campagna. Fu

una battaglia strepitosa, molto accanita. Sembrava ad un

certo punto che la situazione precipitasse per la Grande

Armata, quando Napoleone con i suoi generali ordinò

l’ultimo decisivo assalto. Le perdite furono rilevantissi-

me, alla fine Borodino fu presa, ma a che prezzo? Nella

battaglia infatti vennero coinvolti oltre 250.000 soldati

con la perdita di circa 80.000 uomini. Napoleone la defi-

nì “la più terribile delle mie battaglie”. Quando la bat-

taglia riprese, la Grande Armata non era più la stessa,

anche se conservava lo stesso spirito. Mai vittoria fu così

dannosa. Napoleone pagò la sua presunzione, convinto

di avere la Russia ai suoi piedi, invece dovette assistere,

alla distruzione e infine al crollo della Grande Armata. Il

grande inverno non c’entrava (scrive lui nei suoi appunti

di Sant’Elena). Il grande freddo al quale i francesi non

erano preparati non esisteva. Sta di fatto che l’imperato-

re a testa bassa con i resti di quella che fu l’Armée, fu

costretto alla ritirata ingloriosa.

Claudia De Leonardis 4M

nemici sono pronti alla battaglia, sono

di gran lunga superiori all’Armata. I

due schieramenti si fronteggiano per

tutta la giornata e la Coalizione è in

vantaggio quando Napoleone decide

d’impiegare, forse troppo tardi, la Vec-

chia Guardia; questa sembra portare

una buona folata di vento, purtroppo

non reale. Arriva la sera, Napoleone

decide la ritirata dei francesi.

Questa pare che sia la sconfitta più pe-

sante della sua carriera. Giunge dopo

appena un centinaio di giorni dal suo

ritorno dall’esilio e al potere.

Qual è il destino della Francia? Ora il

suo più grande condottiero di tutti i

Dopo la bruciante sconfitta ecco cosa accadrà.

Per quanto ricorderemo Waterloo? L’imperatore Napoleone I di Francia sconfitto definitivamente?

tempi, che sembra aver perso

quell’istinto che l’aveva portato in

15 anni a conquistare buona parte

dell’Europa e a essere primo impe-

ratore di Francia, è stato nuova-

mente vinto. Ora cosa farà? Potreb-

be tornare ancora, come ha fatto

dopo l’esilio all’Elba, oppure prova-

re a chiedere un patto con le forze

straniere. E poi c’è l’ipotesi, per

alcuni la peggiore, per altri la mi-

gliore, che l’Imperatore Napoleone

I si consegni ai vecchi nemici e, co-

sì, venga ancora esiliato, chissà se

per sempre… Staremo a vedere.

Enrica Rutolo 4M

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L a v oce d el Gonza g a

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VOX POPULI LABOR LIMAE PER IL NVOVO POEMA DI VIRGILIO

QVALCOSA DI EPICO IL SOMMO POETA CI RIVELA ANTICIPAZIONI EPICHE

SI DIREBBE CHE QVEST’VOMO ALTO, ROBVSTO E

DAL COLORITO SCVRO SIA VN CONTADINO, SE NON

FOSSE PER IL BARLUME DI SAPIENTIA CHE RI-

SPLENDE VIVIDO NEI SUOI OCVLIS. DOPO IL SUC-

CESSO OTTENVTO GRAZIE ALLA DIFFVSIONE DEL-

LE ‘’BVCOLICHE’’E ‘’GEORGICHE’’,

PVBLIO VIRGILIO MARONE CI IN-

FORMA CHE STA ATTUANDO UN UL-

TERIORE LABOR LIMAE ALLA SUA

NVOVA OPERA.<<E’ UN’ OPERA MO-

NUMENTALE E CELEBRATIVA>> IP-

SE DIXIT <<INCIPIT, ERO SPAVENTA-

TO ALL’IDEA DI SCRIVERE VN’OPE-

RA COSI’, MA POI MI SONO DETTO

‘’AVDENTIS FORTVNA IVVAT”. SIC-

COME TEMPVS IRREPARABILE

FVGIT, MI SONO SUBITO MESSO A LAVORARE>> MA

DI COSA PARLERA’ MAI QVEST’OPERA “MONVMENTALE”? <<LA STORIA E’

QVELLA DEL FONDATORE DELLA ‘’IENS IVLIA”, DINASTIA ALLA QVALE AP-

PARTIENE IL NOSTRO IMPERATORE OTTAVIANO AVGVSTO. ENEA, DOPO VN

VIAGGIO PIENO DI PERIPEZIE, APPRODA SVLLE COLLINE ROMANE, DOVE

PORTERA’ PACE TRA DVE POPOLAZIONI IN GVERRA

TRA LORO.>>

QVANDO POTREMO LEGGERE QVEST’OPERA?

<<ATTVALMENTE, L’OPERA NONDVUM MATVRA

EST, INFATTI A BREVE PARTIRO’ PER L’ASIA MINORE,

PER RACCOGLIERE QUANTO PIV’ MATERIALE POSSI-

BILE AL FINE DI RIFINIRLA MEGLIO>>.

SE E’ VERO CHE HISTORIA MAGISTRA VITAE, SIAMO

SICURI CHE IL POEMA SARA’ QVALCOSA DI EPICO,

POICHE’ AB VN DISCE OMNIS.

di Quici Francesca 4M

RIPRENDONO I

LAVORI PER IL

TEMPIO DI MAR-

TE VLTORE: AF-

FIDATI I LAVORI

AD UN NUOVO

ARCHITETTO.

CONTINVA A

PAGINA III.

CLODIA SI CONFESSA:

IO, LA LESBIA DI

CATULLO.

A CIRCA XXV ANNI DALLA

MORTE DEL POETA, CLO-

DIA, SORELLA DI CLODIO

TRIBVNO DELLA PLEBE, SI

CONFESSA IN EXCLUSIVA:

“IO SONO LA LESBIA CATUL-

LIANA. IN GIOVENTU’ FV

COLTA MA SPREGIUDICATA,

TANT’E’ CHE CICERONE LA

DEFINI’ UNA “PROSTITVTA

D’ALTO RANGO”.

CONTINVA A PAGINA IV.

NUOVE PROVINCE

CONQUISTATI E STERMINATI

I SALASSI, SOTTOMESSE LE POPO-

LAZIONI DELLA REGIONE IBERI-

CA, MESIA TRASFORMATA IN VNA

PROVINCIA MILITARE.

CONTINVA A PAGINA II.

SCANDALO SALLVSTIO:

LE INDAGINI CONTINVANO CONTRO LO STORIOGRAFO, IL SENATO

VERIFICA LA VERIDICITA’ DELL’ACCVSA DI PROBRVM.

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L a v oce d el Gonza g a

Pagina 20

IL CYBERBULLISMO COLPISCE ANCORA.

Il fenomeno del cyberbullismo si stia divulgando in maniera spropositata tra i

giovani. Il cyberbullismo o "bullismo" online, è il termine che indica atti di

bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l'e-mail, la mes-

saggistica istantanea, i blog, i telefoni cellulari. Spesso i telefonini degli adole-

scenti non sono controllati dai genitori e con questa app ormai i messaggi sono

sempre più spinti, poiché si è convinti che non venga lasciata alcuna traccia.

Infatti ne vengono scambiati 50 milioni al giorno e in questi è sempre più fre-

quente il sexting (ossia l’invio di immagini sessualmente esplicite). La foto viene

I DISCHI...PARLI FORSE DI QUELLI “VOLANTI”?

La crisi delle case discografiche

É noto a tutti che gli ultimi tempi siano caratterizzati da una crisi econo-

mica che sta mettendo in ginocchio mezzo mondo; sembra che anche la

musica, di qualunque genere o nazionalità essa sia, stia cominciando a

mostrare qualche segno di cedimento. Da considerare é la crisi delle

grandi case discografiche le quali sono costrette a dichiarare bancarotta

perché, onestamente, i dischi non li compra più nessuno. Una delle ra-

gioni più importanti riguarda sicuramente il prezzo, spesso ingiustifica-

tamente troppo alto. A ciò si aggiunge un’ altra realtà che sta mandando

in rovina l’industria che gira intorno alla musica: Internet. Esso è da una

1- Che voto daresti da 1 a 10 all'esperienza appena

vissuta? 9 è stata un'esperienza bellissima. Non do’

10 perchè avrei tanto voluto che una delle mie com-

pagne di classe fosse venuta con me.

2- Come è stata la partenza? Sconvolgente: c'era

Hermes che mi diceva che l'aereo sarebbe precipita-

to, che saremmo andati a schiantarci contro qualche

montagna. Alla fine, per fortuna, abbiamo avuto un

viaggio tranquillo, sia all' andata sia al ritorno.

3- Hai sofferto di mal d' aereo? No, mi ha dato fasti-

dio solo lo sbalzo di pressione. E' stato il mio

“battesimo dell' aria” e non posso dimenticare l'

emozione di affacciarsi dall' oblò e scrutare dall' alto

le nuvole e il cielo azzurro.

4- Come era la famiglia che ti ha ospitato? E' vero

che tu e la tua compagna siete state destinate ad una

casa diversa da quella stabilita? Perchè? All' ultimo

momento, prima di conoscerli, abbiamo saputo che

era crollato il tetto della loro casa a causa della neve,

pertanto siamo state ospitate presso un altro nucleo.

5- Del college cosa ci dici? Il college aveva una strut-

tura piccola rispetto alle mie aspettative in quanto

era destinato esclusivamente a ragazzi stranieri per

le lezioni di lingue inglese. Ad esempio non c' erano

alunni inglesi come tutti si sarebbero aspettati. I

docenti sono stati all' altezza, infatti la mia istruttrice

era molto brava, simpatica e alla mano e ci ha fatto

capire molte cose.

6- Invece per quanto riguarda il cibo cosa ci dici?

Beh, non era il massimo…Indubbiamente il cibo

italiano è il migliore. Alcune famiglie non sapevano

distrutta in pochi secondi al contrario di Facebook, che preleva i

tuoi dati e li conserva anche se li cancelli dal social network. Fre-

quenti sono i ricatti da parte di pedofili o compagni di classe che,

non considerando la gravità di questi atti, inducono la vittima a

compiere gesti estremi. Questo è accaduto a Davide, il ragazzo

preso in giro a Roma, solo perché era troppo serio e riservato. Dun-

que, le tecnologie informatiche sono un’arma a doppio taglio: sicu-

ramente agevolano e velocizzano la vita di giovani ma, se usate

male, possono danneggiare la loro esistenza.

Di Bartolomeo G., Garzarella I.,

Gialluca M, Di Risio F. 3M

parte una risorsa per giovani band che vogliono farsi conoscere, dall'altra

diventa un modo per scavalcare le case discografiche . Nel 1981 in Ameri-

ca venne lanciata MTV, il primo vero sconvolgimento dell'industria

musicale. Molti pensarono che sarebbe bastato vedere il video del tuo

artista preferito, per farti passare la voglia di comprare CD. Fortunata-

mente, non è così; ci sono ancora gli amanti della tradizione i quali, piut-

tosto che “scaricare” musica da internet, preferiscono riempire i loro

scaffali di preziosi CD da ascoltare o mettere in bella mostra. Quindi, se

occorre parlare di crisi, di certo questa non riguarda il mondo della mu-

sica ma dell’accanimento di quell 'industria cinica e spietata che le si

nasconde dietro.

Marco Candeloro 2N

Intervista a Sara Di Vincenzo, alunna meritevole della 4 D appena tornata dal viaggio di una settimana a Londra.

cucinare. Io sono stata fortunata perchè "la

mia famiglia" cucinava cibi commestibili.

7- Capivi cosa diceva la famiglia quando ti

parlava? Si, abbastanza, anche se i bambini

erano incomprensibili. Ero molto in ansia,

era la prima volta che mi trovavo in una si-

tuazione del genere.

8- Andavi d' accordo con la tua compagna?

Si, anche se è stato difficile perchè non la

conoscevo. Avrei preferito andare con una

mia compagna di classe.

9- Quali posti avete visitato? Sono stata a

Purley il primo giorno per fare la spesa per-

chè io ed Hermes avevamo fame, poi siamo

andati a Londra a visitare St. James Park,

dove molti animali circolano liberamen-

te,Greenwich che ospitava il laboratorio, il

Museo delle Scienze, Candem Market, Porto-

bello Road. L' ultimo giorno siamo tornati di

nuovo a Londra a vedere il Tower Bridge, le

Tower of London, il London Bridge. Sono

rimasta impressionata dalla nave-museo, un

importante relitto della seconda guerra mon-

diale attraccato sul lungo Tamigi. Qui i turisti

possono osservare "un mondo di cera", innu-

merevoli scene di vita quotidiana realizzati da

oggetti e personaggi di cera.

10- Hai visitato l' Hardrock cafè? Si, solo che

ho speso tutti i soldi per comprare cibo e

regali per "gli altri" e quindi io non mi sono

comprata niente.

11- Qual è stata la cosa che ti è piaciuta di più?

Non saprei scegliere, ma sono stata colpita

soprattutto dallo stile di vita londinese.

12- Hai visto la statua di Nelson? Si, solo che

non ci siamo soffermati in quanto siamo corsi

a Piccadilly circus .

13- Come andavi in giro per Londra? Con

autobus, treni, macchina, metropolitane, taxi

e gambe specialmente.

14.- Che musica ti è capitato di ascoltare?

Tutte canzoni inglesi? Si, ma sono tutte famo-

sissime, tutte quelle che ascoltiamo anche in

Italia.

15- Allora ti è piaciuto starci, ci torneresti? E

come è stato ripartire? Mi è piaciuto moltissi-

mo, è stata una bella esperienza. Ci tornerei;

però insieme a qualche mia amica. Andarme-

ne è stato brutto e bello allo stesso tempo,

perchè non vedevo l'ora di rivedere tutti.

16- Per concludere la nostra intervista devi

rispondere all' ultima domanda: Conosci il

gioco del coniglio bianco? << No, non lo co-

nosco quindi non ci possiamo giocare>> Que-

sto era uno dei tanti giochi fantastici di Her-

mes! :)

Grazie per la bellissima intervista.

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L'activité de l'immeuble est très utile parce

qu'elle nous donne l'occasion d'enrichir no-

tre compétence lexicale.

Grace à cette activité nous devons communi-

quer; c'est magnifique parce que nous pou-

vons mieux connaitre nos amies.

Nous devons aussi inventer de toutes pièces

des histoires et des personnages en dévelop-

pant notre créativité.

Nous sommes en train d'affronter des sujets

importants de notre société, comme l'in-

tégration et le racisme ou l'homosexualité,

pour nous mesurer avec la réalité dans

laquelle nous vivons.

Federica Peres Classe IVL

Cette année Mesdames Morelli et Lecomte, nos profes-

seurs de français, nous ont proposé d'écrire un roman

appelé "L'immeuble".

Nous avons trouvé cette idée vraiment intéressante par-

ce que les activités proposées permettent de développer

nos compétences linguistiques et créatives tout en nous

amusant.

Notre travail consiste à élaborer des textes chez nous à

partir d'activités faites en classe et à mettre en commun

toutes les informations à l'école avec le groupe-classe.

Chaque éleve doit inventer et écrire l'histoire d'une per-

sonne qui habite dans cet immeuble. Ensuite, toutes les

données sont regroupées pour former le roman.

Cette activité est définie ''simulation globale'', c'est-à-

dire que chacun se crée une indentité et une nouvelle

vie, comme si on était quelqu'un d'autre. C'est vraiment

une belle expérience!

Nadia Desisto et Marianna Masci 4L

Le travail de « L’Immeuble » est une activité originale. Les

élèves de la 4 L ont créé des personnages et des familles avec

différentes origines et habitudes. Treize familles environ ha-

bitent dans « L’Immeuble » et nous avons donné une iden-

tité à chaque habitant.

Nous nous sommes identifiées dans ces personnages et nous

avons raconté leurs histoires. Après un travail individuel on a

dû mettre en relation les personnages entre eux, on a dû in-

venter des sujets d’entente et de mésentente.

Avec ce projet les élèves ont eu la possibilité d’ouvrir une pe-

tite fenêtre sur le monde des autres, de développer leur fan-

taisie et leur créativité. Un travail qui développe les compé-

tences non seulement orales mais aussi écrites.

C’est une occasion pour être plus créatives sans négliger les

compétences grammaticales, textuelles et culturelles.

Irene Falasca IVL

Cette année pendant l'heure de conversation française avec les profs Morelli et

Lecomte on a fait une nouvelle expérience. Nos profs nous ont proposé une

activité différente: l'immeuble,une nouvelle facon d'apprendre la langue française. L'immeuble se trouve en France. Ici

les vies de beaucoup de personnes qui ont différentes personnalités se rencontrent. Comme dans un véritable immeuble

il y a des amitiés et de mauvais rapports entre les locataires,des amours,des disputes. Les habitants ont des animaux:

des chiens,des chats,des perroquets. Il ya des Francais,des étrangers,des hommes,des femmes,riches ou pauvres. Ce que

nous devons faire consiste à inventer les vies de ces personnages et à créer des liens entre eux. Nous devons préciser

tous les détails: leurs voitures,leurs animaux... Les professeurs nous ont proposé ce travail non seulement pour dévélop-

per notre créativité,mais surtout pour dévélopper nos compétences orales et écrites. On trouve que c'est une idée origi-

nale et amusante qui vise également améliorer le rapport entre nous car nous travaillons en groupes, nous collaborons,

nous décidons ensemble, ... On va absolument conseiller cette activité aux autres car elle permet d'apprendre tout en

s'amusant!

Firmani Gloria e Di Filippo Nicole 4L

L a v oce d el Gonza g a

Pagina 21

Page 22: Addio Maiella mia, montagna innevata · La voce del Gonzaga E’ lunedì 11 febbraio 2013,ore 11,45. Durante il Concistoro che deve decretare la causa di beatifi-cazione dei martiri

From February the 3rd to the 17th I spent

my days in London with some students of

my school. There we have improved our

English attending Purley Language

School. Every day we visited the big city

of London, and we have learnt a lot about

English culture. It was a wonderful experi-

ence and we have been very lucky to have

had this opportunity.

Michela Placido III L

A scuola con la valigia

Sì, è proprio cosi! Ventiquattro studenti dell’I-

stituto Gonzaga sono stati ospiti del Purley

Language College di Londra per ben due setti-

mane. Il gruppo, individuato tra i meritevoli

due indirizzi della scuola, e ulteriormente sele-

zionato con un test in lingua inglese era forma-

to da alunni delle classi seconde, terze e quarte

promossi a giugno con una valutazione di al-

meno 7/10 in inglese. Questo è stato possibile

grazie all’impegno di alcune insegnanti che

hanno redatto il progetto durante le vacanze

pasquali dello scorso anno, rispondendo ad un

Avviso Pubblico della Regione Abruzzo

nell’ambito del progetto Giovani Protagonisti.

Un ringraziamento particolare va riservato

all’ente locale che ha finanziato il progetto per più

dell’80% delle spese, permettendo a questi ragaz-

zi l’opportunità di vivere un’esperienza unica ed

irripetibile nella capitale britannica come essi

stessi raccontano…

Every time I visit London, I feel like home and this

experience in English households was useful because

it helped me improve my English and learn a new

culture, very different from ours. I met new people

and everyone, in the family and at school, was nice to

me. I think that when you go to London, this stun-

ning, chaotic, dreamy city takes a little part of you

that you have to take back, coming back again; that's

why I enjoyed this experience so much and I'm very

thankful to my teachers and to the Purley Language

School, which gave me this chance.

Marta Angelini III L

L a v oce d el Gonza g a

Pagina 22

This journey was my first time abroad and it

was fantastic. I had a great time with friends

and teachers. Thanks to this experience, I vis-

ited the beautiful city of London, I improved

my English, I met new people and I found out

a new culture different from mine. I hope I

will have another experience like this one.

Simona D’Orazio III L

What an amazing experience!

Two gorgeous weeks in British style: eggs and ba-

con, sandwiches and fish and chips. Our days? Wa-

king up in the morning with the smell of toasts,

going to school paying attention when crossing the

road, learning a lot and having fun at the same ti-

me... And then? London was waiting for us!

G. Bucci, V. Buccione, M. Pepe, M. Sigismondi 2N

Page 23: Addio Maiella mia, montagna innevata · La voce del Gonzaga E’ lunedì 11 febbraio 2013,ore 11,45. Durante il Concistoro che deve decretare la causa di beatifi-cazione dei martiri

I really enjoyed my time in London.

What I loved most was the city, but

also the lessons were really interesting,

and the teachers were fantastic. If I

have the possibility I will go back to

England one day, even though I felt

sick on my way back to Italy

Valeria Ferrante III M

L a v oce d el Gonza g a

Pagina 23

In my personally experience, the differ-

ence between the English and the Italian

culture impressed me a lot. My host

family was very kind and made me feel

part of it. The lessons aimed at improv-

ing students’ pronunciation and intona-

tion. I think it has been a very exciting

experience that has given me a lot. I'd

like to take part in such activities again

in the future

Francesca Di Girolamo III M

I really enjoyed London and its attractions, and what I

liked most was Portobello Market full of shops, bou-

tiques, stands ... ; it is a very sophisticate area of the

city! Our journey has been warmed up by the host

families who made us feel like being at home. I think

everyone would like to have that chance again!

Francesca Marvulli III M

It was an unforgettable experience once

in a lifetime. I've really enjoyed being

to England for two awesome weeks.

The family was kind and very polite.

London is wonderful I visited a lot of

museums, and famous places: The Na-

tional Gallery, The Big Ben Tower,

Trafalgar Square and lots more.... . I’ve

made a lot of friends, and I recommend

everyone to do this fantastic experience

with the school or on one’s own. I

think that this was the most beautiful

experience in my lifetime .

Daniele Perconti II L

It has been an amazing experience! I've really en-

joyed the trips in London and I've improved my

English a lot thanks to the teachers and my host

family. Everyone has been kind, and I really rec-

ommend Purley Language College to everyone

who would like to study English or visit England

Lucia Del Rosario II L

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Pagina 24

Érase una vez, una joven llamada Nimrodel. Tenía el pelo

largo y blanco, como su piel. Llevaba una capa blanca bo-

radada de oro y los zapatos gris plata. Su voz sonaba como

gotas de plata entre el agua de las Cascadas Nimrodel, que

llevaban su nombre.

Vivía en un castillo, junto a su esposo Amroth, Rey de los

Elfos, Señor del árbol y del claro. En Primavera en

Lothlórien los ramos brillaban de oro.

Pero un día el mal llegó a Lothlórien … los Elfos tuvieron

que dejar el Reino para evitar la muerte y en la Bahía de

Belfalas fueron preparadas las naves que zarparon ense-

guida. Nadie se dio cuenta de que Nimrodel no estaba en la

nave porque ella se había ido a las cascadas para dar un

paseo. Rey Amroth, al ver que su esposa no estaba, se su-

mergió en las aguas para volver al lido cercano.

Los Elfos no supieron nada más del Rey y de su esposa,

que nunca regresaron a Lothlórien.

Es así que durante la primavera, cuando el viento susurra

entre las hojas, se escucha el eco de la mujer cerca de las

cascadas que llevan su nombre.

Y cuando el viento sopla al sur, la voz de Amroth llega de-

sde el mar.

Valeria Miscia IIM

L a v oce d el Gonza g a

Si avvia nel corrente anno scolastico lo scambio con la

scuola partner di Monaco per gli alunni che studiano il

tedesco nel Liceo Linguistico. Il Liceo Oskar von Miller è

un antico istituto – fu fondato infatti nel 1864 – sito nel

quartiere centrale di Schwabing con indirizzo linguistico

dove l’insegnamento dell’italiano come terza lingua

(dopo il latino e l’inglese) incontra da alcuni anni gran-

de successo.

I 19 studenti partecipanti del nostro liceo, che frequenta-

no le classi II L e II N, saranno a Monaco dal 14 al 21

marzo ospitati dai loro partner tedeschi che restituiran-

no la visita nella seconda metà di aprile.

Il programma a Monaco prevede la frequenza alle lezio-

ni, la visita al Deutsches Museum, all’Allianz Arena ed

una escursione giornaliera nelle Alpi bavaresi per

visitare il castello di Linderhof, la cittadina arti-

stica di Murnau, musei del movimento espressio-

nista. Non mancherà una cena, tutti insieme, in

uno dei più “tipici” ristoranti di Monaco…. Orga-

nizzatori dello scambio sono il prof. Philipp Volk,

docente di italiano al liceo di Monaco e la prof.ssa

Angela Natale, docente di tedesco al nostro liceo.

Per saperne di più sulla nostra scuola part-

ner: www.ovmg.de

SCAMBIO SCOLASTICO CON IL LICEO

OSKAR VON MILLER DI MONACO

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L’AMORE

E’vero…l’amore fa soffrire, ma l’amore

è anche la cosa più bella che ci sia.

L’amore è magico, fantastico, ti fa sor-

ridere, ti fa piangere, ti fa provare rab-

bia e felicità.

Un piccolo pensiero, un piccolo bacio,

una piccola carezza, un piccolo gesto…

Tutto questo è Amore..

Sapere che tu ci sei, mi rende felice e se

questo amore finirà…ce ne sarà un al-

tro pronto a bussare alla

porta per donarmi un po’ di felicità.

Michela Di Felice, 1L

NOI CHE…(Inno alla nostra amicizia)

Noi che ci conosciamo da una vita e che scopriamo ogni giorno

una nuova parte di noi.

Noi che ci vediamo ogni mattina ed è sempre come se non ci fossimo

più riviste.

Noi che abbiamo pianto e riso, superando insieme ogni difficoltà.

Noi che con un solo sguardo ci intendiamo immediatamente.

Noi che trascorriamo il pomeriggio al telefono perché non riusciamo

a stare lontane. Noi che non ci accontentiamo neanche dell’eternità

per stare insieme. Noi che insieme riusciamo a trasformare ogni mo-

mento in un istante meraviglioso. Noi che da sole non siamo utili

nemmeno a noi stesse, ma insieme troviamo un senso alla nostra esi-

stenza.

Noi che non abbiamo bisogno delle parole; per dire queste cose…ci

basta solo un abbraccio.

Monaco Miriana e Santarelli Emanuela 1L

QUELLO CHE LE DONNE VOGLIONO

La donna. Quell' essere che nella storia, in un modo o nell' altro, è stata sempre al

centro del pensiero maschile; quell' essere che ha lottato per i propri diritti, ottenen-

doli; quell' essere che in fondo, è il pilastro fondamentale di ogni famiglia e di ogni

uomo.

Ma con buone probabilità, questi ultimi se ne sono dimenticati.

Si sono dimenticati del valore che ha e della sua importanza in quanto donna. Si

sono dimenticati di come portarle rispetto e soprattutto di come corteggiarla.

Spesso sentiamo: “Siamo ancora giovani: divertiamoci”; o, all’opposto:“questa sera

il cielo non brillerà perché la stella più luminosa sta dormendo nel suo letto”; “sei

bellissima”, “stanotte le stelle in cielo non si vedranno perché le uniche stelle sono i

tuoi occhi”; e i più coraggiosi, provano anche con un “hai delle labbra bellissime”.

Sono questi i classici esempi di messaggi che servono a tastare il terreno... Ma am-

mettiamolo: non fanno testo!

Sono solo brevi frasi atti a “inorgoglire” una donna o a farle riconquistare l' autosti-

ma (qualora l’avesse bassa)...Ma siamo realisti: ad una donna serve ben altro!

Una donna non si accontenta di un “mi piace” su Facebook...

Vuole delle rose rosse ogni mattina appena sveglia.

Vuole una serenata al balcone, piuttosto che ritrovarsi “taggata” su un video di you-

tube.Vuole un “TI AMO” scritto sul muro sotto casa e non su una “bacheca”. Vuole

vivere la quotidianità e condividere ogni singola emozione.

Insomma quello che cerca una donna,non è altro che un amore vero.

Di Berardino Jennifer, Fusco Martina, Sava Katerina 3M

mAgici

Momenti

In

Compagnnia...

Indimenticabili!

M.Giulia Filoso 2N

L a v oce d el Gonza g a

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L a v oce d el Gonza g a

AMARE E’…

AMARE è gioia nel cuore, Sentimento di un’ani-

ma che gioisce ogni secondo al solo tuo sguardo.

AMARE è ricchezza di un cuore sereno,

AMARE è patire la tua assenza,

AMARE è volontà di non dividerti con alcuno,

AMARE è tristezza se non ci sei,

AMARE è sofferenza e grande gioia,

la gioia di non perdere mai la persona che hai

accanto.

Non c’è tempesta o mareggiata che possa dividere

due persone che si amano davvero.

Fuciliero Vanessa 2N

L'ANGELO DEL MIO CUORE

Elisabetta Pulcinella 1L

Un giorno incontrai un angelo stupendo,

che mi portò con se

ad un tratto mi sorrise

ed io mi persi in lui.

Da quel giorno, l'angelo,

prese con sè anche il mio cuore.

-Il mio cuore vorrebbe

raccontare ciò che pensa, che prova e che sente

uno di quei tanti pensieri, sei tu

se vuoi puoi anche spezzarlo,

ma ricorda che dentro, ci sei tu.-

Ora vorrei dirti che quell'angelo eri tu,

il mio unico pensiero,il mio unico grande amore

da quel giorno, sei tu.

Per me sei un sogno

che non passerà mai,

sarai irragiungibile e irrealizzabile

ma pur sempre il mio sogno sarai.

Sarai un sogno capace di far volare,

ma che se vuole

può fare anche male.

Un sogno pieno di magia che,

facendo volare la mia fantasia...

mi porta via.

GUARDO LE STELLE

Guardo le stelle

che in cielo risplendono

cerco te nella notte

ma tu non ci sei.

E credevo che il giorno

non sarebbe più tornato.

Cerco te ma non ci sei

quando il sole è ormai sorto.

Smetterò di pensarti

e smetterò di cercarti

quando il sole avrà spento

il buio accecante della notte.

Ora vedo nella luce

che ha oscurato le stelle,

un ultimo sguardo

che piano si spegne.

Leonardo Scogna 4M

LUCE

Nell’immenso, riconosco un sussurro, una voce

che mi chiama, prigioniera di se stessa.

Nell’immenso, trovo una luce, un raggio che illu-

mina il cielo.

In una veranda, guardo un’anziana, che sfoglia

avidamente le pagine di un libro logoro.

E mentre lei, erige dei castelli di sabbia nella sua

mente, guarda l’orizzonte,

in cerca di mille risposte a mille domande.

Giorgia Cellini 2N

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L'Amicizia è l'unico “cemento” che

terrà insieme il Mondo.

L'ho conosciuta tra i banchi di scuola, è alta

come me, ha un sorriso stupendo e sa capir-

mi come nessuno ha mai fatto. E' la persona

più dolce del mondo, capace di riconoscere le

mie lacrime anche sotto la pioggia; ha quel

non so cosa che rende migliore la giornata a

chiunque la incontri. La mia migliore amica è

una persona speciale, e come tutte le persone

speciali, la porterò sempre nel cuore. L'ami-

cizia ha un valore immenso nella nostra vita:

basti pensare che il detto comune vuole im-

maginarla come un qualcosa di molto prezio-

so, non a tutti accessibile. ''Chi trova un ami-

co, trova un tesoro'': ci è stato tramandato

dalla tradizione popolare, e tuttora l'espe-

rienza ce lo suggerisce. ''Quid dulcius quam

habere quicum omnia audeas sic loqui ut

tecum?'' disse Cicerone, nel suo Laelius de

Amicitia; ed aveva ragione, perchè non c'è

nulla di più dolce che avere qualcuno che ti

ascolta come se stessi parlando con te stesso.

Immaginiamo la vita dell'uomo come un

albero: questo, senza radici, non si terrebbe

in piedi. Allo stesso modo le case, senza fon-

damenta, crollerebbero facilmente; un fiore,

senza petali, non sarebbe più lo stesso. L'uo-

mo, senza un sostegno, è debole. E l'Amico,

quello con la A maiuscola, è capace di soste-

nerti, di aiutarti, di farti riflettere, di darti

consigli, sempre e comunque. ''Neque ego

I miei sono i migliori!

Liceo linguistico,

secondo anno scolastico.

Lungo periodo di calvario

cinque ore settimanali con la Dadda-

rio!

Ecco che arriva la Colantoni

sicuro ci assegnerà quelle maledette

equazioni. Speriamo nella venuta del

professor Fantoni ...

almeno ci sentiamo fuori dalle prigioni!

E perche non ripassare

con Mrs. De Crecchio il dialetto?

Ehi, ragazzi, con lei l'inglese è perfetto!

La prof. D'Angelo con il suo Italiano

esclama sempre il mio nome invano.

Attenzione! Sta arrivando la Morelli...

quasi quasi cade per il peso dei suoi

capelli!

A dir la verità mi par un leone

il professor Bomba con il suo vocione!

Ma adesso è meglio non parlare

sta arrivando la Natale.

E alla fine con La Rovere di motoria,

son sicuro per mio volere

che otterrò la vittoria.

Al mondo ci sono tantissimi professori

ma son convinto che i miei

siano i migliori!

Samuel Marusco 2N

L a v oce d el Gonza g a

Pagina 27

nunc de vulgari aut de mediocri, quae

tamen ipsa et delectat et prodest, sed de

vera et perfecta loquor, qualis eorum

qui pauci nominantur, fuit. Nam et

secundas res splendidiores facit amici-

tia, et adversas, partiens communi-

cansque leviores.'' (Cicerone - Laelius de

Amicitia)

Cicerone distingue, in questo stralcio

della sua opera, l'amicizia vera da quella

falsa e interessata. Quella vera non è di

tutti i giorni. Trovare un amico vero è

diventato quasi raro: il mondo ormai è

popolato da maschere, che non esitano

un secondo di più nel pugnalarti alle

spalle. Ma il Vero Amico, in qualsiasi

momento della tua vita, ci sarà sempre,

''ti ascolterà e si batterà per te.. E poi

tranquillo ti sorriderà, perchè un amico

è così'' (Laura Pausini- Un Amico è Co-

sì).

Un amico è così: saggio, coraggioso, un

pò pazzerello, ma sempre fedele. Non

avrà mai paura di aiutarti, sarà sempre lì

accanto a te e niente e nessuno potrà

mai prendere il suo posto.

''E' come un grande amore, solo masche-

rato un pò, ma che si sente che c'è; na-

scosto tra le pietre di un cuore che si da,

e non si chiede il perchè.'' (op.cit.)

Chi trova un amico trova un tesoro... Io

ho trovato te!

Alessia Chiarini 4L

E BASTA con queste smancerie! Non angosciarti se non hai un “Valentino” da amare…

SI VIVE BENE ANCHE DA SINGLE! Eccovi qualche consiglio:

1– La TV ti bombarda di pubblicità fatte di cioccolatini a mo’ di cuore? “Baci” dalle mille forme?

Bene; spegnila coraggiosamente e dedicati alle cose della vita che ti fanno davvero stare bene.

2– Non hai potuto usare i tuoi risparmi per acquistare un peluche al tuo LUI?

Che fortuna! Spendili per un comodo paio di jeans all’ultima moda!

3-Lui non ti invita a mangiare una pizza?

Che problema c’è! Per divertirsi non c’è mica bisogno di un ragazzo? Prendi le tue amiche più allegre

e tra cinema, pop corn e passeggiata, passerai un pomeriggio indimenticabile!

CORAGGIO! SEI GIOVANE! NON C’E’ FRETTA! GODITI LA VITA CON GLI AMICI… DI CERTO NON CI SARANNO DELUSIONI!

di G. De Ritis, M. La Rovere, V. Capoccia; V. Di Luzio 1L

Page 28: Addio Maiella mia, montagna innevata · La voce del Gonzaga E’ lunedì 11 febbraio 2013,ore 11,45. Durante il Concistoro che deve decretare la causa di beatifi-cazione dei martiri

Si ringraziano i seguenti docenti:

Angeloni Grazia, Bomba Claudio, Ciancetti Serafina, Daddario Stefania, De Crec-

chio Carla, Di Cicco Silvana, Franceschetti Paola, Massi Luciana, Morelli Rita, Nata-

le Angela, Settimio Annalisa , Villante Gabriella, Vincitorio Lucia, Vittorini Polise-

na e tutti gli alunni che hanno partecipato.

L a v oce d el Gonza g a

Pagina 28

Resoconto del progetto più ambito dell'anno: “Progetto Giovani in mobilità”

Il 3 febbraio 2013 ha avuto inizio l'avventura dei 24 ragazzi selezionati nell'ambito del progetto “Giovani in mobilità”per

uno stage linguistico di 2 settimane a Londra, all'insegna dell'apprendimento della lingua e cultura inglese, ma anche del

divertimento.

A coppie di due o tre, i ragazzi sono stati presso le famiglie designate dalla scuola, residenti nella cittadina di Purley, nel-

la contea di Croydon, a circa venti minuti dal centro di Londra.

Dal lunedì al venerdì tutti hanno frequentato le lezioni presso il Purley English Language College dove, divisi in base al

livello ottenuto in seguito al test d'ingresso, hanno messo in pratica le loro competenze comunicative, imparando nuovi

termini e approfondendo la fonetica. Dopo 3 ore di lezione, ogni pomeriggio hanno visitato numerosi musei come la Na-

tional Gallery, il British Museum o il Museun of London, e si sono avventurati tra i quartieri più noti della grande città

britannica quali Camden Town, Covent Garden, Notting Hill e Portobello Road, Greenwich, …

Immancabili sono stati gli scatti al Big Ben, al Tower Bridge e al London Eye, simboli principali di Londra.

Ma oltre all'inglese, un'altra è stata la parola-chiave di queste due settimane da sogno: l'amicizia. E' stato infatti convi-

vendo giorno per giorno e trascorrendo così tanto tempo insieme che si sono instaurate tante amicizie che, a causa dei

diversi orari e nonostante la vicinanza dei due plessi, non erano mai sbocciate.

Adesso i “figli di Purley” sono tornati e tutto ciò che rimane sono tanti bei ricordi da raccontare e da conservare nel cuo-

re. Queste due settimane hanno permesso non solo di approfondire la lingua, ma anche di conoscere meglio se stessi,

rendersi indipendenti e soprattutto conoscere persone straordinarie.

Lo stage è filato liscio come l'olio, senza problemi, all'insegna del divertimento, dei giochi, degli scherzi e soprattutto di

tanto tanto inglese. Le famiglie si sono rivelate perfette tanto da usare appellativi come “la mia mamma inglese” o

“mamma adottiva” mentre si racconta di quanto siano state ospitali e dolci.

Tutti i ragazzi sono riconoscenti alle professoresse accompagnatrici Settimio, Belli, Frastornini, De Crecchio e Spaziano

e a tutto lo staff della scuola, esempio di totale disponibilità e gentilezza.

Monica Di Fiore 4 M

Direttore Responsabile

Prof.ssa Simona D’Angelo

Responsabile Grafica

Prof.ssa Daniela Liberati